SPAZIO LIBERO
Numero 2 – dicembre 2013
Nuova serie
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EDITORIALE
RIFLESSIONI SULLA VERTENZA IN CORSO: I PUNTI STRATEGICI
DELLA PIATTAFORMA RIVENDICATIVA PER IL RINNOVO DEL
CONTRATTO NAZIONALE
A più di un mese dallo sciopero di categoria è utile fare un bilancio della prima fase della vertenza, ma,
soprattutto, cercare di delineare una prospettiva.
Partiamo dal dato inconfutabile della massiccia partecipazione allo sciopero da parte dei colleghi. Una
categoria, troppo spesso definita corporativa e individualista, ha espresso consapevolezza dello scontro
in atto e volontà di reagire collettivamente. Questi stati d'animo erano già percepibili nelle assemblee
svolte a sostegno della vertenza e a nulla sono serviti gli ostacoli che le aziende, compresa la nostra,
hanno frapposto alla riuscita dello sciopero. Anzi questi atteggiamenti aziendali sono stati un segnale di
debolezza; nonostante le numerose indagini di clima la dirigenza non aveva colto il malessere che
sedimentava tra i colleghi.
Nelle assemblee le organizzazioni sindacali hanno messo in campo un'analisi autonoma della situazione del
settore, che ha fatto apparire sotto un'altra luce l'elaborazione fatta dall'Abi. Questo elemento è stato
importante nella costruzione del rapporto di forza che poi si è espresso nello sciopero. Qualche giornale
ha scritto che i banchieri, per la prima volta, sono stati costretti a giocare in campo avverso, fuori dai
loro salotti ovattati; in effetti, intervistati il giorno dello sciopero o nei giorni immediatamente
successivi, apparivano alquanto a disagio.
Ora, però, bisogna sfruttare questa opportunità favorevole alle lavoratrici ed ai lavoratori, non
disperdendo la capacità di mobilitazione espressa dai colleghi. La vertenza deve continuare con parole
d'ordine concrete. Perciò è necessaria la costruzione immediata di una piattaforma rivendicativa per il
rinnovo del contratto nazionale, che metta al centro i nodi principali della vertenza, partendo ovviamente
dalle analisi elaborate delle organizzazioni sindacali e condivise con i lavoratori nelle assemblee.
Una piattaforma che, come è scritto nel documento approvato dal direttivo nazionale della Fisac/CGIL il
22 novembre, sappia dare risposte al malessere profondo ed indiscutibile che i lavoratori vivono e che
abbia al centro le tematiche e le contraddizioni che la fase propone:
EDITORIALE
(segue: RIFLESSIONI SULLA VERTENZA IN CORSO….)
- la difesa dell'occupazione con al centro la stabilità del lavoro, anche in rapporto all'allungamento degli
orari ed all'affermarsi delle nuove reti distributive;
- il rafforzamento dell'area contrattuale, prevedendo vincoli e procedure che rendano più difficili le
esternalizzazioni;
- il riconoscimento di una dimensione salariale che garantisca la tutela del potere d'acquisto delle
retribuzioni, rifiutando soluzioni utilizzate in passato (Edr) e ridando centralità al salario contrattato;
- contrattazione forte del salario incentivante, prevedendo obiettivi di gruppo, di qualità e di medio lungo
periodo;
- l'impegno della controparte a garantire un tetto alle retribuzioni dei manager, primi responsabili delle
difficoltà e della crisi delle banche;
- il rafforzamento della contrattazione di secondo livello, che deve restare integrativa e non derogatoria,
come la vorrebbero le banche.
Il direttivo nazionale della Fisac sottolinea inoltre la stretta relazione tra la trattativa sul fondo e la
disdetta del contratto nazionale, ritenendo non percorribili strade che prefigurino un accordo sul fondo,
in assenza della sospensione degli effetti della disdetta del ccnl da parte di ABI.
E' evidente che questa prospettiva è radicalmente diversa da quella tracciata dall'Abi nel documento
consegnato a settembre alle organizzazioni sindacali. Alla base di questa divaricazione ci sono due visioni
del settore finanziario agli antipodi. L'attuale modello di banca, che tanti danni ha prodotto, è descritto
in modo quasi paradigmatico dalle dichiarazioni del ceo di Intesa Sanpaolo rilasciate a margine della
presentazione dei risultati trimestrali. Nonostante le prese di posizione di Bankitalia e il difficile
contesto di mercato, il consigliere delegato ha dichiarato che la distribuzione dei dividendi continua ad
essere una priorità della banca. Le risorse per aumentare o mantenere inalterata la remunerazione degli
azionisti arrivano anche dai risparmi sul costo del lavoro, in discesa del 9,4%.
Alla luce di tutto ciò appare chiaro che si trasferisce ricchezza dal lavoro ai profitti e alle rendite.
Questo è uno dei meccanismi sociali che ha portato l'Italia ad essere uno dei paesi dove maggiore è la
disuguaglianza nella distribuzione dei redditi e dei patrimoni. Questa tematica si impone oggettivamente
anche nella vertenza del nostro settore.
EDITORIALE
(segue: RIFLESSIONI SULLA VERTENZA IN CORSO….)
La piattaforma andrà sottoposta al voto vincolante delle lavoratrici e dei lavoratori, che dovranno essere
coinvolti negli snodi principali delle trattative. Nelle assemblee è emerso un forte desiderio di
partecipazione da parte dei colleghi, una domanda di democrazia che non va frustrata, perché è
determinante nella costruzione dei rapporti di forza con la controparte. In una fase storica di crisi della
rappresentanza, la conduzione di questa vertenza rappresenta un momento molto delicato nella vita di
tutte le organizzazioni sindacali del settore.
Economia e Credito
I SUD E LE CRISI
Quand’ero bambino nella mia città c’erano un pastificio e un’industria del caffè. Il primo è fallito molti anni
fa, la seconda è in cattivissime acque (eppure il capostipite era stato il primo al mondo ad avere l’intuizione di
impacchettare il caffè, che agli inizi del secolo scorso si vendeva sfuso).
La storia dell’Unità d’Italia (depurata dalle pagine più buie, dai saccheggi, dalle rapine e dallo smantellamento
del sistema industriale e bancario del sud - che prima del 1861 non conosceva l’emigrazione) dimostra che
quando c’è un unione valutaria, la parte che ha l’inflazione (e quindi i prezzi) più alta, anziché produrre ha
convenienza ad acquistare da chi ha l’inflazione più bassa.
Così, per decenni, le industrie meridionali non riuscivano a competere con le industrie del nord ed erano
costrette a chiudere: oggi sta accadendo esattamente lo stesso e il Nord Italia si scopre Sud rispetto
all’Unione Europea e troviamo più convenienza a fare la spesa nei supermercati tedeschi che nei nostri.
Questo meccanismo non avveniva quando per comprare dalla Germania usavamo i marchi: a un certo punto il
marco si apprezzava sulla lira a tal punto che non era più conveniente comprare prodotti tedeschi e
l’economia italiana poteva ripartire.
In Italia si arrivava addirittura a svalutare periodicamente la lira proprio per aumentarne la competitività
eppure sfiderei chiunque a dimostrare che allora non si arrivava a fine mese o si stava peggio di adesso.
Abbiamo avuto un esperienza di cambi semi fissi negli anni ‘80: il sistema monetario europeo. Le valute
potevano oscillare del 2,5% con l’eccezione della lira che inizialmente oscillava fino al 6%. Nel momento in cui,
nel 92 la lira si dovette adeguare alle altre valute, avemmo il famoso crack, il Governo Amato, la patrimoniale
e l’inizio delle privatizzazioni. La produzione industriale negli anni dal 92 al 2001 (prima dell’euro) raggiunse il
suo massimo storico. Nonostante quell’esperienza qualcuno, senza chiederci se lo volessimo e senza
spiegarcene le conseguenze, ci ha voluto imbrigliare in un sistema ancora più rigido: l’Euro.
In un sistema di cambi fissi come l’euro, non potendo svalutare la moneta si svalutano i salari per aumentare
la competitività. Si costringono cioè i lavoratori ad accettare accordi al ribasso, come avvenuto a Pomigliano,
per non perdere il posto di lavoro (svalutando anche i diritti). Ma ci sono precise ragioni politiche se l’euro
non viene svalutato e se non se ne stampa quanto ne occorrerebbe per far ripartire l’economia in tempi di
crisi (il cosiddetto “quantitative easing”).
Economia e Credito
(segue: I SUD E LE CRISI)
Dietro tutto questo c’è un ideologia, un tempo camuffata come una teoria scientifica oggi considerata come
un fatto naturale anche da tanti che si professano di sinistra: il neoliberismo. Una deriva che, con la scusa del
mercato, sta distruggendo lo stato sociale, le pensioni, che porterà una classe politica inetta a vendere pure
le spiagge se “ce lo chiede l’Europa”.
Ci dicono che senza l’euro, con la liretta, la benzina costerebbe 20.000 lire al litro (ma non mi risulta sia così
in Albania o Bulgaria) e che il debito pubblico sarebbe alle stelle. Ma di debito pubblico ne parleremo un’altra
volta.
Così, il sogno Europeo è diventato un incubo: un intero popolo, quello Greco, è perseguitato perché avrebbe
“vissuto al sopra delle proprie possibilità” mentre in realtà i governanti e i banchieri corrotti che hanno
creato i danni rimangono impuniti o sono al vertice di importanti istituzioni.
Viviamo il periodo più folle della storia del mondo. Continuare a negare di vedere come stanno le cose non
giova a nessuno.
Economia e Credito
IL CONTO ECONOMICO CONSOLIDATO DEL GRUPPO INTESA
SANPAOLO DEI PRIMI NOVE MESI DEL 2013: BREVI
OSSERVAZIONI
L’utile netto del Gruppo Intesa SanPaolo dei primi nove mesi del 2013 è stato pari a 640 mln di €, inferiore
di oltre il 60% rispetto al risultato netto del corrispondente periodo del 2012 (1.688 mln di €).
Quali i motivi di questa flessione? In sintesi, ne possiamo individuare due: 1) la consistente flessione dei
proventi netti, diminuiti del -7,7%, essendo passati dai 13.387 mln di € rilevati al 30.9,12 ai 12.351 mln di €
dell’anno successivo; 2) l’elevata crescita delle rettifiche nette su crediti ed altre attività finanziarie,
aumentate rispettivamente del 24% (da 3.253 mln di € a 4.031 mln di €) e del 75% (da 141 mln di € a 247
mln di €) tra i due periodi.
Esaminando nel dettaglio la dinamica dei proventi di Gruppo emerge che la contrazione dei ricavi è
riconducibile, prevalentemente, alla flessione degli interessi derivanti dall’intermediazione con la clientela
(diminuiti da 5.448 a 4.280 mln di € tra i due periodi) ed, in misura minore, alla contrazione dei risultati
dell’attività di negoziazione (da 1.500 mln di € a 1.091 mln), influenzata peraltro dagli effetti di alcune
operazioni straordinarie e non ricorrenti su titoli del Gruppo.
La contrazione degli interessi netti da clientela privata risente indubbiamente del sensibile
ridimensionamento dei crediti erogati alla clientela privata, diminuiti in un anno da 374.807 a 349.671 mln di
€ (-6,70%). In particolare, i prestiti ai privati da attività commerciale sono passati da 318.819 mln di € ai
292.508 mln di € (-11,4%). Il dato è influenzato sia dalla flessione della domanda di credito, specie da parte
delle imprese, in linea con la tendenza generale rilevata a livello di sistema sia dall’irrigidimento dei criteri di
valutazione del merito creditizio addottati nel Gruppo.
All’opposto le commissioni nette sono cresciute del 14% su base annua (da 3.972 mln di € dei primi nove mesi
del 2012 ai 4.524 mln di € dell’analogo periodo del 2013).
Economia e Credito
(segue: IL CONTO ECONOMICO CONSOLIDATO DEL GRUPPO INTESA SANPAOLO DEI PRIMI NOVE MESI DEL 2013…..)
In particolare sono aumentate le commissioni sull’attività di gestione, intermediazione e consulenza
(commissioni sulle gestioni patrimoniali, sulla distribuzione dei prodotti assicurativi, sull’intermediazione e
collocamento titoli) e le commissioni sui conti correnti (a seguito della graduale estensione, dal secondo
semestre 2012, delle commissione di disponibilità dei fondi alle forme tecniche autoliquidanti delle aperture
di credito commerciale).
L’altro fattore che ha contribuito pesantemente alla riduzione dell’utile netto di periodo è stata la crescita
delle rettifiche nette sui crediti e sulle altre attività finanziarie. In particolare, gli accantonamenti a
copertura delle perdite attese su crediti sono cresciuti del 24% (da 3.253 ai 4.031 mln di €) per fronteggiare
il crescente stock dei crediti deteriorati (55.503 mln di € al 30 settembre 2013, in crescita del 17% rispetto
ai 47.453 mln di € del 30 settembre 2012). Nello specifico, le sofferenze e gli incagli hanno manifestato una
forte crescita mentre i ristrutturati, i crediti scaduti e i crediti sconfinati sono diminuiti. Per effetto delle
rettifiche effettuate il tasso di copertura dei crediti deteriorati è passata dal 42,7% al 30.9.12 al 44,5% al
30.9.13.
La contrazione dell’utile netto è stata contenuta per effetto della sensibile riduzione degli oneri operativi,
complessivamente diminuiti tra il 30 settembre 2012 ed il 30 settembre 2013 da 6.616 a 6.150 mln di € per
un risparmio complessivo di 466 mln di €; di questi, ben 378 mln di € sono stati conseguiti mediante la
riduzione del costo del lavoro per effetto delle varie misure di contenimento adottate dal Gruppo ed, in
particolare, di quelle per favorire l’esodo del personale (-4.900 addetti in un anno; -7.000 in 21 mesi).
Nel dettaglio, ad eccezione degli ammortamenti (in crescita del 7,4%) e delle imposte indirette e tasse
(+22%) tutte le categorie di oneri operativi sono state ridotte. Le spese per il personale sono diminuite del 9,4%, proseguendo nella flessione in atto dal 2008. Per effetto delle misure adottate, finalizzate, in
particolare, alla riduzione degli organici, il cost/income (il rapporto tra costi e ricavi) del Gruppo Intesa
SanPaolo è il più basso dei gruppi bancari italiani (49,8%) ed il secondo più basso nel campione di 16
competitori bancari europei (media rilevata del campione=62,6%); inoltre, la contrazione complessiva degli
oneri operativi del Gruppo Intesa SanPaolo (-7%) è la più elevata nello stesso campione.
MONDO FILIALI
INDAGINE SU BANCA ESTESA
I compagni di Intesa Sanpaolo – Capogruppo hanno pubblicato un’indagine conoscitiva su Banca Estesa: fra
poco alcune filiali “flexi” vanteranno un anno di esperienza di estensione degli orari e, dunque, é tempo di
trarre un bilancio sulla novità.
E’ evidente che l’azienda ha affrontato la realizzazione dell’idea dell’estensione degli orari con grande
approssimazione contando sulla possibilità di educare la clientela ai nuovi orari senza prevedere un periodo
di assestamento e soprattutto tenendo le filiali sugli organici esistenti: alla triplicazione dell’orario di
apertura al pubblico non ha corrisposto un incremento di organico mentre l’estensione dell’orario poteva
essere un modo di impiegare il personale in esubero che l’azienda continua a dichiarare. La difficoltà
descritta è presente anche nel Banco di Napoli, afflitto da una carenza di organici ormai cronica.
La reale novità delle filiali “flexi” è stato il peggioramento del servizio: la clientela viene gestita da un
personale ridotto perché sottoposto a tre turni di presenza; alle casse, sempre più private di personale, le
attese si dilatano (adesso gli erogatori di numeri per le attese sono reale testimonianza di attese davvero
lunghissime) e la probabilità di trovare il proprio gestore di riferimento è minore di quella di non trovarlo,
visti i turni. Anche la gestione degli appuntamenti è una pia illusione per la scarsità del personale e
chiaramente il cliente viene gestito da chi è presente al momento; la logica dei portafogli, sostenuta
dall’azienda da quindici anni a questa parte, è del tutto scomparsa.
Tutti i comparti nelle filiali “flexi” sono in sofferenza, sotto pressione, ma le maggiori difficoltà attengono
agli Assistenti alla Clientela e i Gestori Famiglie che naturalmente dovrebbero sostenersi a vicenda e
colmare le reciproche mancanze per il completamento dei turni ma, in molte filiali del Banco di Napoli, si
assiste ad una forte resistenza a sguarnire i ruoli di Gestore creando forti mancanze e rigidità nelle
turnazioni degli Assistenti alla Clientela, gravati di compiti fra i più vari, ma che di fatto a stento riescono
a fare la cassa. E fare la cassa al Banco di Napoli, qualunque orario si abbia, non è semplice: si è sempre in
pochi, spesso non si ha il tempo di confezionare come si deve un sacco valori, si vive l’ossessione della
movimentazione dei contanti ormai “demonizzati” come indice, sempre e comunque, di attività illecite.
Nelle filiali “flexi” del Banco di Napoli dopo le 17,30 si assiste alla progressiva diminuzione della clientela
che, d’altra parte, è in massima parte interessata a fare operazioni di cassa, a cui sovrintende a volte un
solo cassiere...
MONDO FILIALI
(segue: INDAGINE SU BANCA ESTESA)
Alla fine anni di inviti alla clientela all’uso di mezzi alternativi quali i bancomat evoluti o Internet Banking
sono vanificati dall’incertezza organizzativa; bisogna infatti decidersi: se la cassa c’è deve essere ben
gestita e pronta all’imprevisto; altrimenti è meglio che non ci sia del tutto, come accade al sabato. A
proposito del sabato: la clientela “di cassa” di alcune filiali del Banco ad orario standard, vista la pubblicità
di fine ottobre su Banca Estesa, aspetta con ansia l’apertura del sabato delle filiali di riferimento…per
poter usare le casse!
Naturalmente restano del tutto trascurate le attività amministrative che, ufficialmente, sono gestite dai
Back Office. In realtà basterebbe consultare l’inventario delle Partite Varie di una qualunque Filiale, anche
in questo caso qualunque orario abbia, per riscoprire la necessità di vecchi lavori ormai cancellati perché
attinenti più ai controlli che alle attività commerciali.
L’indagine condotta in Intesa Sanpaolo tratteggia una figura di impiegato, di lavoratrice/lavoratore che si
ritrova ovviamente anche nel Banco di Napoli: la volontà, lo spirito di sacrificio predomina e risolve la
mancanza di organizzazione aziendale per le filiali “flexi”. L’Azienda vive esternamente ai lavoratori, spesso
anche i Responsabili la sentono come esterna, ed è presente solo in forme coercitive: obblighi tassativi su
formazione, ferie, programmazioni varie e provvedimenti disciplinari spesso assolutamente fuori scala nella
proporzione fra mancanza e sanzione.
Che fare?
Immediatamente bisogna supportare le filiali “flexi”, in tutto il Gruppo Intesa Sanpaolo, con personale
aggiuntivo; bisogna poi ragionare sul modello di filiale, sui carichi di lavoro, sulle normative da applicare e
soprattutto non fingere che tutto vada bene, che i clienti e i colleghi siano felici della Banca Estesa così
com’è: un simile atteggiamento aggrava solamente il senso si distanza fra la Banca e la clientela e fra la
Banca e i lavoratori.
MONDO FILIALI
CHI FRAVECA E SFRAVECA …
Chi fràveca e po’ sfràveca (chi fa e poi disfa) non perde mai tempo, diceva un vecchio proverbio
napoletano.
All’interno della Filiale di Via Toledo a Napoli sono stati tolti i bancomat. Non solo quelli della Filiale, ma
anche gli altri nell’intero palazzo, della ex sede della Direzione Generale.
Motivo? Costano troppo, dal momento che la loro gestione è stata esternalizzata, appena un anno fa.
Questa operazione è sintomatica dello sbandamento che vive non solo il Banco di Napoli, ma l’intero gruppo
Intesa Sanpaolo. Appena un anno fa si decise, come detto, l’esternalizzazione dei 7 apparecchi presenti
nello stabile di via Toledo, nonostante il servizio fosse assicurato da un apposito ufficio, il caveau, che ne
curava tutti gli aspetti operativi e contabili. Oggi dei 7 apparecchi ne è rimasto uno soltanto. E questo
succede dopo che per anni è stata bombardata la clientela indirizzandola, suo malgrado, alle
apparecchiature elettroniche. Per anni ci hanno detto che l’operatore di sportello doveva dire ai clienti di
andare a fare le operazioni presso i bancomat anziché alle casse.
Da quando c’è la banca estesa gli atm/mta hanno anche incrementato il loro volume operativo, proprio
perché si sono ridotti gli addetti agli sportelli, causa turni, e quindi il flusso di operazioni verso le
macchine è decisamente aumentato. E di conseguenza sono anche aumentati gli interventi di manutenzione
da parte delle società incaricate del caricamento e dello svuotamento delle stesse.
Tutto questo succede in un gruppo bancario che ha appena liquidato il suo ex amministratore delegato con
la congrua somma di 7 milioni di euro, tra varie voci. Quindi, da una parte si remunerano i super manager,
artefici del nulla, e dall’altra si tagliano i costi essenziali della banca, in totale dispregio sia delle esigenze
della clientela, che delle condizioni lavorative dei dipendenti. I pochi cassieri rimasti, infatti, d’ora in poi
subiscono la maggior pressione dovuta alle conseguenti maggiori file di clienti dovute anche all’assenza
delle macchine.
Nella nostra banca, quindi, chi fràveca e sfràveca, non solo perde tempo, ma contraddice le sue stesse
scelte aziendali, e quindi getta al vento anche soldi.
Queste sono le politiche del primo gruppo bancario italiano, quello che condiziona con le sue scelte l’intero
settore creditizio, quello che trascina l’Abi nelle sue scellerate scelte, come quella di disdettare il
contratto .
La lotta a queste aziende è sempre più necessaria.
La domanda per il riconoscimento dello stato di invalidità civile
La procedura per ottenere il riconoscimento dell’handicap si articola in quattro fasi: la richiesta del
certificato medico, l’inoltro della domanda e la convocazione a visita, la visita presso la Commissione
dell’ASL e la notifica del verbale.
In primo luogo, l’interessato deve richiedere al proprio medico curante il rilascio del certificato medico
introduttivo che accerti le infermità invalidanti. Il certificato, che ha validità tre mesi, viene compilato su
supporto informatico ed inviato telematicamente all’INPS. Il medico, inoltre, rilascia all’interessato copia
del certificato introduttivo firmata in originale.
Con il certificato del medico curante l’interessato potrà presenterà la domanda di accertamento all’INPS
autonomamente mediante la procedura on line presente sul sito dell’INPS oppure attraverso i Patronati
Sindacali (le sedi del patronato INCA-CGIL sono reperibili sul sito dell’INCA). Nella domanda deve essere
indicato il numero identificativo del certificato introduttivo già inoltrato all’INPS dal medico curante.
La procedura informatica indica la data disponibile per la visita per l’accertamento presso la Commissione
dell’ASL competente (in teoria è previsto un tempo massimo di 30 giorni dalla data di presentazione della
domanda ma di norma i tempi sono più lunghi; in caso di patologia oncologica o per le patologie ricomprese
nel DM del 2 agosto 2007 il termine è di 15 giorni). Fissata la data di convocazione, l’invito a visita è
consultabile dall’interessato nella procedura informatica sul sito internet dell’INPS. L’INPS, comunque,
comunicherà all’interessato la data (con raccomandata o sms).
La visita ha luogo presso la Commissione dell’ASL competente, integrata con un medico dell’INPS. Tuttavia,
è possibile chiedere la visita domiciliare se la persona non è trasportabile. Conclusa la visita, durante la
quale l’interessato può presentare la documentazione medica disponibile a supporto della domanda, viene
redatto un verbale che può essere approvato ad unanimità o meno. Nel primo caso il verbale viene spedito
all’interessato da parte dell’INPS stesso; in attesa del verbale definitivo è facoltà dell’interessato
chiedere al termine della visita il rilascio del verbale provvisorio per l’immediata fruizione dei permessi. Se
il verbale non è approvato all’unanimità dai componenti della Commissione, l’INPS acquisisce gli atti che
verranno esaminati dal Responsabile del Centro Medico Legale dell’INPS che può validare il verbale entro
10 giorni o procedere a nuova visita nei successivi 20 giorni.
Il verbale inviato all’interessato contiene il giudizio finale della Commissione sullo stato dell’invalidità (tra
cui la percentuale di invalidità lavorativa e l’accertamento dello stato di handicap).
(Segue: LA DOMANDA PER IL RICONOSCIMENTO DELLO STATO DI INVALIDITA’ CIVILE)
In alcuni casi l’INPS potrebbe emettere un verbale di invalidità o di handicap a scadenza, che impone la
revisione successiva delle infermità invalidanti, pena la decadenza di tutte le prestazioni economiche e/o i
benefici spettanti.
In questi casi la convocazione per la visita di revisione è comunicata dall’INPS ma è opportuno che
l’interessato si rivolga al Patronato qualche mese prima della scadenza del verbale per avere la conferma
della convocazione.
Contro il parere sanitario contenuto nel verbale comunicato dall’INPS è possibile presentare ricorso in via
giurisdizionale entro sei mesi dal ricevimento del verbale della visita di accertamento dell’invalidità. In
caso di rigetto del ricorso da parte del giudice, si è tenuti al pagamento delle spese processuali se si è
superato il limite di reddito previsto dalla legge nell’anno precedente a quello della sentenza.
Se si è ottenuto il riconoscimento dell’invalidità, è possibile avanzare domanda di aggravamento se le
proprie condizioni si sono successivamente aggravate seguendo la stessa procedura sopra descritta. Nel
certificato medico di richiesta per aggravamento, il medico curante dovrà attestare che le infermità si
sono aggravate o che sussistono nuove menomazioni.
HOMELAND – SCANDAL – MASTERS OF SEX
SERIALS TV: LA NUOVA NARRAZIONE
E’ ormai da molto tempo che i Serials TV, quelli nazionali ma soprattutto quelli internazionali – americani ed
inglesi su tutti, hanno raggiunto un livello di consumo ed accoglienza nel pubblico accompagnati da interesse,
clamore per le sempre più audaci e singolari proposte e per il forte riconoscimento della qualità narrativa messa
in mostra.
Noi proponiamo, a supporto di questa affermazione, l’esempio di 3 Serials che riteniamo degni di interesse, non
solo come prodotti televisivi ma soprattutto per le caratteristiche di tipo narrativo che mettono in gioco.
Sono “Homeland” , “Scandal” e “Masters of sex”.
I primi due intrecciano e mostrano le situazioni raccontate, i personaggi ed i conflitti emotivi che si scatenano
dalle vicende che sorgono all’interno del Potere, il “Potere per eccellenza”.
In Homeland: la C.I.A.
Ogni vicenda, ogni personaggio, ogni situazione, ogni episodio, nel raccontare vicende e caratteri umani legati a
vicende di terrorismo si caratterizza sempre per una totale, incredibile “ambiguità”. Non c’è verso di sapere
e/o capire, nel mentre si vede ogni episodio, se ogni personaggio è vero così come si mostra o se invece sta
fingendo; se è il buono della situazione o se invece è il cattivo, se è spia della CIA o se è un infiltrato dai
terroristi. C’è una evidente indeterminatezza a mostrare i personaggi e le vicende raccontati. Naturalmente ci
sono vittime (non solo per morte avvenuta ma soprattutto per i risvolti emotivi che le vicende hanno sulle
proprie vite) ma queste sono solo a corollario del personaggio principale ambiguo trattato in ogni episodio, anche
se è “spia” (Carrie Mathison l’agente in azione oppure Saul Berenson Direttore CIA oppure il maggiore Brody presunto?- terrorista oppure le altre figure legate alla C.I.A. o ai terroristi in Homeland). L’ambiguità,
d’altronde, è l’essenza dello “spiare”. E’ l’essenza di ogni “complotto di spia”, come hanno insegnato i più grandi
scrittori di spy-story, gli inglesi Graham Greene e John Le Carrè in primis.
Questa ambiguità, comunque, esce evidente e forte dalle debolezze umane evidenziate dai protagonisti
nell’espletare e nel motivare le loro azioni e li rende psicologicamente deboli ma, contemporaneamente, anche
più forti come personaggi da raccontare.
Da qui la pregnante serialità del prodotto.
(segue: HOMELAND – SCANDAL – MASTERS OF SEX….)
In “Scandal”: la Casa Bianca. Al posto dell’ambiguità qui è presente in modo palese “l’ipocrisia”.
Nell’ambiente politico di Washington (sia che si parli di sostenitori o di avversari del Presidente) questo
atteggiamento, ma anche sentimento, indiscutibilmente “politico” è molto presente perché è usato per veicolare
un’immagine completamente diversa o opposta da quello che in realtà sono tutti i personaggi raccontati. Uno solo
di essi non è ipocrita ed è la protagonista indiscussa- Olivia Pope- che non nasconde sé stessa, non veicola altra
immagine di sé al mondo esterno. Per questa sua intrinseca qualità, oltre ad essere un Leader naturale, Lei è
capace di “risolvere” i casi (to fix the problems), risolvere i conflitti, risolvere le situazioni ingarbugliate.
L’unica situazione che non riesce a risolvere è verso se stessa, verso l’amore che nutre, ricambiata, per il
Presidente Usa, situazione che però chiaramente deve restare, oltre i suoi desideri ed i desideri del
Presidente, “nascosta” al mondo.
Questa ipocrisia presente in ogni personaggio e situazione, unita alla chiarezza dei sentimenti che
reciprocamente nutrono la Pope ed il Presidente Usa (il Presidente afferma molte volte che Olivia è ”l’amore
della propria vita”) è fonte di variabilissime circostanze e situazioni dove, costantemente, vi è il pericolo dello
“svelamento” della relazione amorosa, cosa che rende immancabilmente “narrativo” il plot dandogli una continua
produttività di “serialità”. Infatti, qui funziona produttivamente come, nei comics dei super-eroi, funziona la
salvaguardia della doppia identità (Superman/Clark Kent -Batman/Bruce Wayne - Spiderman/Peter Parker).
In “Masters of Sex”: lo svelamento/scoperta del sesso e della propria identità.
Naturalmente la scelta del periodo raccontato (seconda metà anni ‘50 e l’inizio dei ’60) non è casuale in quanto
fu in quel periodo che i costumi sessuali ampiamente praticati da svariati secoli e decenni furono messi in
discussione e superati. In questa serie è presente lo “svelamento”, che il sesso e/o la scoperta di esso im-pone
a tutti i personaggi. Attraverso il racconto delle 2 persone che fecero, in quegli anni, la prima ricerca medica su
come le persone (maschi e femmine) vivono e consumano il sesso, attraverso le continue situazioni e stimolazioni
che possono succedere, qui si racconta come sono “svelate” e “scoperte” in modo chiaro e netto le inclinazioni
sessuali dei protagonisti, le loro inibizioni e/o loro disinibizioni, sociali e culturali, di ceto o di genere, mettendo
a nudo ed in chiaro, pertanto svelate/scoperchiate tutte le identità umane e psicologiche dei personaggi
raccontati facendoli così uscire dai pregiudizi, dalle ipocrisie, dalle situazioni sociali “accomodate”, dai travesti-
(segue: HOMELAND – SCANDAL – MASTERS OF SEX….)
menti sociali e/o morali. Per i personaggi della serie, il Sesso è perciò fonte di coscienza/conoscenza della
propria identità psicologica e morale. Da questa estrema e amplissima varietà di temi sull’argomento sesso nasce
la serialità di questo prodotto televisivo. Ma, crediamo, anche la sua qualità narrativa.
Ambiguità, ipocrisia, evidenza/svelamento della propria identità.
Caratteristiche esistenziali dell’animo umano, psicologiche, culturali e morali che sono sempre esistite dall’alba
dell’uomo e che, nell’epoca attuale, rendono “ancora” fruttuose ed interessanti le storie raccontate dai massmedia moderni ………
FLASH
«Un vincitore è solo un sognatore che non si è arreso…..La nostra gloria più grande non
sta nel non cadere mai, ma nel risollevarci ogni volta che cadiamo» (Nelson Mandela,
Mvezo, 18 Luglio 1918 – Johannesburg, 5 Dicembre 2013)
Auguri di Buon Natale e di Felice Anno Nuovo dalla
redazione di Spazio Libero
La Redazione
Giorgio Campo
Antonio Coppola
Mario De Marinis
Giuseppe De Stefano
Vincenzo Di Vita
Amedeo Frezza
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