Anno II - Numero 144 - Giovedì 20 giugno 2013
Direttore: Francesco Storace
DALLA CONSULTA SCHIAFFO AL CAV
PREVISIONI CONFERMATE: I GIUDICI COSTITUZIONALI SONO POLITICIZZATI
È
Il Consiglio dei Ministri non è un legittimo impedimento - Una tesi singolare
di Grazia Bontà
un brutto colpo
questo, per Silvio
Berlusconi. La Corte Costituzionale
ha infatti respinto
il conflitto di attribuzione
sollevato dai legali del Cavaliere sul legittimo impedimento. Per la Consulta,
riunitasi per un’intera giornata, il Consiglio dei Ministri non rappresenta un
ostacolo assoluto. Berlusconi si sarebbe quindi potuto
presentare in Tribunale, a
Milano, per presenziare al
processo che lo vedeva imputato per i diritti tv.
La decisione Nel dispositivo
si legge infatti che “dopo
che per più volte il Tribunale (di Milano, ndr), aveva
rideterminato il calendario
delle udienze a seguito di
richieste di rinvio per legittimo impedimento, la riunione del Consiglio dei Ministri, già prevista in una
precedente data non coincidente con un giorno di
udienza dibattimentale, è
stata fissata dall'imputato
Presidente del Consiglio in
altra data coincidente con
un giorno di udienza, senza
fornire alcuna indicazione
(diversamente da quanto
fatto nello stesso processo
in casi precedenti), né circa
la necessaria concomitanza
e la ‘non rinviabilità’” dell'impegno, né circa una data
Parla la Poli Bortone
LA DESTRA RECUPERI
CULTURA E VALORI
alternativa per definire un
nuovo calendario”.
La sentenza in questione,
spiace dirlo, dà ragione a
Berlusconi. Nel senso che
un dispositivo del genere
ha tutte le caratteristiche
per diventare la conferma
(spettante alla Cassazione)
della colpevolezza del Cav.
E, quindi, è la dimostrazione più evidente di quanto
la Consulta sia effettivamente politicizzata.
La vicenda Il legittimo impedimento in questione riguarda un Consiglio dei
Ministri straordinario, risalente addirittura al 1° marzo
2010. Tre anni fa, il Cav.
oltre ad essere Presidente
del Consiglio dei Ministri
(giust’appunto), è anche
sotto accusa, a Milano, nel
processo per i diritti Mediaset. Il capo d’imputazione è pesante: frode fiscale.
Ora, la figura di Berlusconi
è stata certamente divinizzata –dai suoi sostenitorie demonizzata –dai suoi
detrattori- ma, in ogni caso,
l’ex Premier non ha ancora
il dono dell’ubiquità. Quindi, fino a prova contraria,
nel marzo del 2010 il Cav.
si è trovato davanti ad un
“aut aut”: o partecipare alla
seduta del Consiglio dei
Ministri (cui il suo Presidente non può astenersi
dall’andare) o presenziare
all’udienza presso il Tribunale di Milano. Insomma,
la scelta era più che obbligata per Berlusconi. I suoi
legali, infatti, avevano correttamente sollevato l’eccezione di legittimo impedimento per il loro illustre
assistito. Niente da fare. La
questione viene rimessa
alla Corte Costituzionale,
ma il dibattimento non viene sospeso. Inspiegabilmente, verrebbe da aggiungere. Perché la sospensione non va ad incidere
sulla prescrizione e questo
lo sanno perfino alla Procura di Milano. Ma, quando
il “nemico pubblico numero” uno è sul banco degli
imputati, la ragione (ed il
diritto) lascia il posto a
qualcosa che si avvicina
molto all’odio cieco. Il processo prosegue senza colpo ferire. Berlusconi viene
condannato a quattro anni
di reclusione e, fattore ben
più rilevante per il Cav.,
una pena accessoria di 5
anni di interdizione dai
pubblici uffici. La sentenza
viene confermata in Appello. Nonostante la Consulta
debba ancora pronunciarsi
sul legittimo impedimento.
Fino a ieri.
L’ultima parola, a questo
punto, spetta alla Cassazione, che deciderà entro
il prossimo Natale. Ma la
condanna di Berlusconi è
stata già scritta (in buona
parte) dagli ermellini della
Consulta.
ECCO I NUOVI FURBETTI
DELLA LOMBARDIA
Nel Lazio documento de La Destra sottoscritto
da tutti i gruppi per invitare il governo ad
impedire sperperi nella regione di Maroni
di Francesco Storace
n Lombardia fanno i furbetti e il
governo sta zitto. La notizia e'
che il consiglio regionale lombardo sta approvando una legge
sulla riduzione dei costi della politica che invece li aumenta. La
Destra della regione Lazio, dove
si sta discutendo una legge analoga, ha denunciato ieri alla Pisana
la disparità di comportamento tra
le due regioni, e ha raccolto le
firme di tutti i gruppi consiliari grillini inclusi - per invitare Zingaretti
a sollecitare il governo a ricorrere
alla Corte costituzionale per annullare la legge lombarda.
Ecco che cosa succede. Un tempo,
il Lazio era all'indice per il caso
Fiorito-Maruccio. Ne nacque uno
scandalo estesosi praticamente a
tutte le regioni italiane. L'allora
governo Monti stabilì che nelle
regioni bisognava ridurre gli stipendi dei consiglieri, fissando con
la conferenza Stato regioni criteri
"virtuosi".
Alla fine di questo percorso, sarà
il Lazio più virtuoso della Lombardia. Nella regione di Maroni,
infatti, non saranno (come previsto
dalle norme nazionali) solo i presidenti della giunta e del consiglio
ad avere un'indennita' superiore
agli altri consiglieri regionali. In
Lombardia, bastera' avere un qualunque incarico consiliare - nel
I
Claudio Magris, questo sconosciuto
on c’è dubbio che al Ministero della Pubblica
Istruzione si dia libero sfogo al proprio personale sadismo. Questo da sempre ed in
ogni circostanza, ma i temi scelti per l’esame di
maturità di quest’anno sono entrati a pieno diritto
nella “top 10” della crudeltà. Tutto il mondo sa
che “l’analisi del testo” è la traccia scelta da “secchioni” e non, per cercare di prendere il punteggio
più alto. I professori la consigliano e i ragazzi se
la tengono come prima scelta. Errore. Stavolta,
almeno. Perché quando ieri mattina sono stati
aperti i plichi sigillati provenienti dal Ministero, i
maturandi si sono trovati davanti un nome da far
tremare le vene dei polsi. Non certo perché
difficile da affrontare, ma perché (nel 99,9% delle
scuole) non è mai stato trattato. L’autore in questione, è Claudio Magris. Ora, siamo realisti. In
letteratura italiana si arriva a studiare, nel migliore
dei casi, Cesare Pavese, nel peggiore dei casi
non si va oltre Luigi Pirandello. Ma, evidentemente,
in viale Trastevere non hanno granché contatto
con la realtà. E così, per evitare la tanto temuta
fuga di notizie, hanno scelto un autore (Magris
N
I
AL PIRELLONE AUMENTANO I COSTI
DELLA POLITICA, ANZICHÉ RIDURLI
Puntuali, esplodono le polemiche sui temi di Maturità: tracce impossibili
di Micol Paglia
valori, la cultura e il credo
della destra, senza più l’orpello
del centro berlusconiano che ha
‘cannibalizzato’ Alleanza Nazionale. E’ questo il pensiero di
Adriana Poli Bortone, senatrice
fino alla passata legislatura e
impegnata in prima persona nel
percorso di ricostruzione della
destra. In un’intervista concessa
al Giornale d’Italia, nell’ambito
del dibattito che questo quotidiano sta portando avanti e alla
vigilia dell’incontro su “next An”
in programma domani a Frosinone, la Poli Bortone accusa i
‘colonnelli’ che, a partire dal
2008 “hanno annientato An nel
Pdl. E la cosa tragica è che fino
ad oggi molti di loro non hanno
percepito l’inizio della fine”.
Igor Traboni a pag. 3
Roma, via Filippo Corridoni n. 23
Tensione Obama-Merkel
per la Germania spiata
Dopo il G8 altre polemiche
Federico Campoli
a pag. 5
La Ministra Maria Chiara Carrozza
non ce ne voglia) sconosciuto. Quanti avranno
svolto questa traccia? Uno zero virgola qualcosa.
È probabile che siano stati di più gli elettori di Fli
alle ultime politiche. Il che è tutto dire. Ma, di
certo, le altre tracce saranno state pensate per
essere svolte da tutti… Macchè! Per il tema
storico (sic!), si doveva parlare dei Brics. Ammettetelo, non sapete neanche voi di cosa si
tratta. Un po’ come per Magris… Beh, dicasi
Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica)
paesi in forte espansione economica. In che
modo debba essere affrontato l’argomento però,
non è dato sapere. Ma andiamo avanti. Per il
tema scientifico si doveva affrontare un argomento
di cui si discorre tutti i giorni sorseggiando un
Occhio all’Ozopulmin:
caffè con gli amici al bar: le neuroscienze. “La
ricerca deve scommettere sul cervello”: cosa c’è
di più facile? Per quanto riguarda il tema socioeconomico si parla di Stato, mercato e democrazia:
anche qui testi a supporto di vari autori tra i quali
Krugman, Pirani e Zingales. Quale diciottenne
non ha in camera un poster raffigurante uno di
questi tre luminari… Ma la vera chicca è, non c’è
che dire, la traccia storico-politica. Al candidato è
richiesto di affrontare il delicato discorso degli
omicidi politici. Anni di piombo, direte voi. Nossignori. Troppo rischioso dare carta bianca a dei
ragazzi su un tema così scomodo per molti dei
professori. Si parte dall’assassinio del duca Ferdinando nel ’14 a Sarajevo, passando per il caso
dell’onorevole Giacomo Matteotti, per arrivare
all’attentato di Dallas in cui rimase ucciso J.F.
Kennedy (della serie, nell’elenco trova l’intruso)
per finire con il rapimento e l’omicidio di Aldo
Moro. Ah già, per i disperados c’è sempre il tema
generale “La vita non è solo lotta di competizione
ma anche trionfo di cooperazione e creatività”.
Ecco, questa traccia al Ministero devono averla
pescata nell’armadio del buonismo e della banalità.
Congratulazioni vivissime ai “cervelloni”.
Occhio all’Ozopulmin:
Frosinone
Frosinone
è un farmaco-truffa
è un farmaco-truffa
Giuseppe Sarra
a pag. 7
Giuseppe Sarra
a pag. 7
Fondi per la formazione,
arresti “eccellenti”
Palermo
Federico Colosimo
a pag. 8
Lazio no - per guadagnare svariate
migliaia di euro in piu'.
E' inaccettabile. Significa svilire la
decisione di ridurre i costi della
politica.
Tutto questo non vuol dire che il
provvedimento all'esame della Pisana sia perfetto.
Zingaretti sbaglia a pretendere che
gli assessori esterni abbiamo le
stesse retribuzioni dei consiglieri
regionali (a differenza dei ministri
non parlamentari che percepiscono
meno dei loro colleghi deputati e
senatori); sbaglia a sopprimere
l'agenzia di sanità pubblica, senza
offrire garanzie adeguate al personale, a partire dai precari; non
c'è affatto chiarezza sulla riorganizzazione della rete delle società
della regione. Mentre si promette
una loro riorganizzazione al governo, si scrive una legge che
rinvia ad un'altra legge la loro
nuova collocazione. Sembra un
scherzo, ma non lo è.
Oltre ai costi della politica, ci sono
anche i posti della politica. Una
legge che punta a ridurli, li aumenta. Si istituisce il collegio dei
revisori dei conti (tecnico) ma non
si sopprime il comitato di controllo
contabile (politico). Forse perché
quest'ultimo vede la sua presidenza
affidata ad una esponente del movimento Cinque stelle....
In questi giorni, in aula, daremo
battaglia.
Allarme Corte dei Conti
Pressione fiscale,
livello record: 53%
ncora un ‘record’ che non ci
fa onore: la pressione fiscale
effettiva in Italia è salita fino al
53%. A dichiararlo, nel corso di
un’audizione in Parlamento, è
stato ieri il presidente della Corte
dei Conti Luigi Giampaolino. Ma
lo stesso Giampaolino ha in parte
scaricato le colpe sull’evasione
fiscale ( “continua ad essere un
problema molto grave. Ma esistono divisioni anche su questo
tema, che per sua natura dovrebbe costituire elemento di
piena condivisione e concordanza”) e ha poi buttato una strana
ciambella di salvataggio a Equitalia, a proposito delle nuove dilazioni di pagamento (rischiano
di portare “da un lato l’indebolimento dell’azione della società
e dall’altro un potenziale elemento
di distorsione della concorrenza”).
L’inverosimile pressione fiscale
ieri ha fatto ‘inorridire’ perfino il
ministro Zanonato, bersaniano
di ferro, che però dal canto suo
continua a perorare l’inutile causa
dell’aumento di un punto dell’Iva.
Ma anche ieri, quando il governo
ha comunque approvato il ddl
semplificazioni, di Iva non s’è
neppure parlato.
A
2
Giovedì 20 giugno 2013
Attualità
L’inesorabile declino del professore: il partito è pronto, ma non si sa con chi e con quali alleati
A Monti fanno ‘ciao’ anche quelli dell’Udc
Molte anche le frizioni interne, soprattutto da parte dei fedelissimi di Riccardi, ormai vicini alla rottura
arà la decima volta che lo
annuncia, con o senza cagnolino, ma questa pare
quella buona per i pochi,
pochissimi orfani della stagione dei professori: Mario Monti
struttura la sua Scelta Civica in un
partito. Anche se già claudicante,
visto che alcuni pezzi da novanta si
sono già ritirati, mentre l’Udc marca
decisamente le distanze dall’uomo
delle tasse.
“Faremo una grande convention,
probabilmente il 13 luglio – ha detto
Monti - Dopo l’approvazione da
parte del comitato di presidenza”.
Ma i mal di pancia interni sono tanti,
probabilmente troppi. L’uomo del
Monti in pratica è rimasto solo Andrea
Romano, mentre Oliverio si va costruendo un suo orticello e l’ex ministro Andrea Riccardi ha già rinnegato il capo, portandosi appresso
tutta l’ala dei Sant’Egidio, scottati –
questi ultimi - dalla magra performance elettorale e scottatissimi dalla
mancata nomina di un ministro al
posto del fondatore della Comunità
in quel dicastero dell’Integrazione
ritenuto vitale per le loro politiche
terzomondiste della Sant’Egidio. Tra
l’altro, Riccardi e i suoi sarebbero
rimasti anche piccati tra una diatriba
interna con l’altra ala dei cattocomunisti interna a Scelta Civica (quella
per l’appunto di Olivero e delle Acli)
e dallo scarso peso che Monti avreb-
S
LA RETE GRILLINA COLPISCE ANCORA
Gambaro buttata fuori dai suoi
l dado è tratto. Adele Gambaro
è fuori dai giochi, anzi, più
precisamente fuori dal Movimento 5 Stelle. La decisione è stata
presa dagli iscritti a cui era stato
chiesto ieri di ratificare o meno
l’espulsione. "Le operazioni di voto
si sono concluse. Gli aventi diritto
erano 48.292, Di questi hanno votato in 19.790. Il 65,8% (pari a
13.029 Voti) ha votato per l'espulsione, il restante 34,2% (pari a
6.761 Voti) ha votato per il no. Grazie a tutti coloro che hanno partecipato", è quanto si legge sull’ormai troppo noto blog di Beppe
Grillo, dove ha avuto luogo la votazione dalle 11 alle 17 di ieri.
Una ‘cacciata’ avvenuta in pubblica
piazza (virtuale), a seguito delle
“dichiarazioni lesive per il M5S
senza nessun coordinamento con
i gruppi parlamentari e danneggiando l'immagine del M5S con
valutazioni del tutto personali e
non corrispondenti al vero.” Come
lo stesso Grillo aveva definito il
comportamento della senatrice
stellata. Ed ha continuato: “In occasione delle Parlamentarie, Adele
Gambaro aveva promesso che nel
I
be avuto nelle ultime elezioni amministrative di Roma (lo stesso Riccardi bramava per la candidatura a
sindaco e, tramontata questa, spererebbe almeno in un assessorato
pesante per i suoi, ma anche di
questo finora non c’è stata ombra
dalle parti di Ignazio Marino).
Casini e l’Udc, inoltre, di Monti non
vogliono neanche sentir parlare più,
‘sentimento’ perfettamente ricambiato: «Dopo le elezioni ho detto a
Casini – ha argomentato l’ex premier
- che non si deve dare vita a un soggetto centrista nel senso tradizionale
e che non penso che la prospettiva
di Sc sia la fusione con l’Udc, ma la
costruzione di un soggetto riformatore di cui occorre aprire la fase costituente e di cui siano protagonisti
anche Casini e l’Udc. Non penso
che il processo costituente possa
partire da un accordo tra Casini e
Monti che predeterminasse le rispettive quote di potere».
Altre opzioni per ridare un po’ di
‘ferro’ all’anemica Scelta Civica al
momento non paiono praticabili. L’ultima indiscrezione, ad esempio, è
quella del passaggio di alcuni parlamentari grillini con Sc: è vero che
dagli adepti di Grillo è lecito aspettarsi tutto ed il contrario di tutto e
che lo stesso comico tramò per tenere ancora in vita il governo Monti,
ma che ora possano buttarsi tra le
braccia dell’ex premier appare francamente roba da fantapolitica.
Igor Traboni
caso di disaccordo con la linea
del M5S, avrebbe dato le sue dimissioni dal Parlamento, cosa non
avvenuta". Un’altra faglia profonda
si apre tra le file dei grillini, sempre
più ‘affezionati’ alle nuove e comode poltrone. Basta criticare di
troppa aggressività il proprio leader e si viene cacciati. La chiamano
democrazia ‘virtuale’, perché c’è
ma non si vede. Si passa al modello
repressivo, che potrebbe risultare
fatale per i grillini. Ma il caso della
senatrice espulsa non sarebbe stato l’unico a passare sotto la ‘mannaia democratica’ dei 5 stelle, fino
alla telefonata di riappacificazione
tra Grillo e l’onorevole Paola Pinna,
di cui il collega Colletti, aveva
chiesto l’espulsione. Ieri, i due sarebbero riusciti finalmente a parlarsi. Un colloquio in cui Grillo
avrebbe anche tranquillizzato la
giovane parlamentare riguardo gli
attacchi piovuti sulla Rete, dopo
le sue dichiarazioni alla stampa.
Pinna da parte sua avrebbe chiesto
a Grillo di tenere unito il movimento, evitando un clima da caccia
alle streghe.
Carola Parisi
LA MINISTRA FACEVA FINTA DI RISIEDERE NELLA SUA PALESTRA PER PAGARE MENO TASSE
L’IMU indigesta della Idem “furbetta”
osefa Idem, classe ,1964 ex pluricampionessa mondiale
di canoa, ben otto Olimpiadi disputate (condite da
innumerevoli vittorie), e una medaglia d’argento a 43
anni suonati che ancora è nella mente di tutti. Terminata
la carriera sportiva si è data alla politica. Nel 2013 è
diventata ministro delle Pari Opportunità, dello sport e
delle politiche giovanili nel governo Letta. Ma, nel frattempo,
si sarebbe anche messa ad evadere le tasse, insieme al
marito-allenatore Guglielmo Guerrini. Non proprio quell’esempio di sportività dimostrato finora. Almeno stando
alle indiscrezioni del quotidiano La Voce della Romagna.
Proprio lei, nata in Germania (dove si è attentissimi ad
essere in regola col Fisco), sembra essersi adattata alla
grande alle abitudini italiane. In che modo? Barando sulla
casa per pagare meno Imu. Il piano è semplice e, se vo-
J
gliamo, perfino banale. I coniugi Guerrini-Idem avrebbero
fatto risultare allo Stato di avere due prime case (così da
dover versare una cifra molto più bassa nelle casse dell’Erario). Entrambe nel piccolo paesino di Santerno, in
provincia di Ravenna. Marito e figli della campionessa risiedono ufficialmente –da soli- nell’abitazione di via
Argine Destro Lamone. La Idem, invece, abiterebbe nientemeno che nella sua palestra, la “Jajo Gim”, in via
Carraia Bezzi. Insomma, una donna tutta casa e lavoro,
non c’è che dire. La cosa, si deve ammetterlo, è quantomeno
sospetta. La verità è un’altra e cioè che la palestra sarebbe
a tutti gli effetti, per le normative vigenti, una seconda
casa. E l’Imu andrebbe pagata senza riduzioni di sorta.
E lei? Non commenta. Probabilmente troppo impegnata
nell’organizzazione del Gay Pride a Palermo e a combattere
il femminicidio. Non commenta, ma paga. Un “ravvedimento
operoso” per evitare una penale ben più salata. E questo
dopo che suo marito, “pizzicato con il sorcio in bocca”,
come si usa dire a Roma, ha farfugliato che si tratta solo
di un tremendo equivoco. Guerrini, infatti, (a suo dire) si
sarebbe solo “dimenticato” di trasferire la residenza della
moglie nella casa in cui, effettivamente, l’allegra famigliola
felice vive. Tutta unita. E pensare che qualche giorno fa il
premier Letta aveva detto che “il problema dell’Italia è soprattutto dare l’idea di uno Stato di diritto che funzioni,
senza che ci sia la possibilità facile di eludere il fisco, che
trionfi la logica per cui se sei amico dell’amico puoi avere
le scorciatoie”. Pagaiata dopo pagaiata, la Idem sembra
navigare adesso in cattive acque.
Paolo Signorelli
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RICONOSCIUTO DALLA COMMISSIONE MEDICA E DALLA CONSULTA DEI TEOLOGI IL SECONDO MIRACOLO
Santo Karol Wojtyla
L’amato papa polacco ad un passo dal salire agli onori degli altari
La canonizzazione a San Pietro, probabilmente ad ottobre del 2013
“
Santo subito” chiedevano le migliaia di persone presenti a piazza San Pietro al funerale di Papa
Giovanni Paolo II. Il popolo di uno
dei pontefici più amati della storia
della Chiesa non dovrà aspettare ancora molto. Secondo quanto ha pubblicato “Il Giornale”, l’apposita commissione di teologi, sentita la consulta
medica, ha riconosciuto una seconda
guarigione scientificamente inspiegabile attribuita all’intercessione di
Wojtyla. E il papa polacco, già beato,
è ora ad un passo dal salire agli onori
degli altari.
Mancano infatti soltanto pochi passaggi alla proclamazione della santità di Karol Wojtyla: il visto della
commissione dei cardinali e vescovi
membri della Congregazione per
le Cause dei santi (che si riunirà
prossimamente in Vaticano) e la firma, da parte di papa Francesco, del
relativo decreto, in cui sarà fissata
anche la data della cerimonia.
Un momento molto atteso, che si
terrà quasi certamente entro l’anno,
probabilmente ad ottobre. Dopo una
causa di canonizzazione conclusa a
tempo di record, che testimonia
quanto la figura di Giovanni Paolo
II sia amata e riconosciuta, non solo
tra i fedeli ma anche all’interno
della Chiesa.
A proposito del miracolo che ha
consentito di concludere rapidamente la strada per la santità di
Giovanni Paolo II, ci sono ancora
poche notizie. A quanto si apprende,
si tratterebbe della guarigione di
una suora del Costa Rica dal morbo
di parkinson, avvenuta la sera della
beatificazione di papa Karol (2011).
Tra l’altro il miracolo sarebbe addirittura doppio, in quanto in seguito
alla ritrovata salute della donna, la
sua famiglia ha riacquistato la fede
perduta a causa della disperazione
conseguente alla malattia.
Questa storia di fiducia e speranza
promette di suscitare grande clamore quando sarà rivelata nei det-
Direttore Generale
Niccolò Accame
Progetto grafico e impaginazione
Raffaele Di Cintio
Nicola Stefani
Sito web
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tagli. E aggiungerà, allo stupore
“tecnico” degli scienziati, il forse
più ingenuo senso di meraviglia
delle persone semplici, che costituiscono la gran parte di coloro che,
da ottobre in poi, avranno un Santo
in più al quale indirizzare le loro
preghiere.
Cristina Di Giorgi
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Giovedì 20 giugno 2013
Attualità
Intervista alla senatrice, tra i relatori dell’incontro programmato per domani a Frosinone
Poli Bortone: avanti tutta, a destra
“In questi anni c’è stato il suicidio dei nostri valori nell’omologazione del Pdl
I colonnelli hanno annientato An. Adesso si sentono ‘toccati’ e si svegliano”
Il centro destra? Non ha più senso
parlarne. Al limite possiamo parlare
di centro e di destra. Ma è chiaro che
a noi interessa la destra. E un certo
tipo di destra. Non certo quella omologata e ‘annacquata’ nel Pdl….”. Non usa tanti
giri di parole Adriana Poli Bortone, senatrice
nella passata legislatura, che abbiamo intervistato
alla vigilia dell’appuntamento di Frosinone (domani, alle ore 17, al cinema Nestor del capoluogo
ciociaro, sul tema “An: una storia di domani)
cui anche lei ha assicurato la partecipazione.
“
quello di trovare un nome. Per adesso vorrei
una grande D, con 2013 vicino”.
D come Destra?
“Esatto. Una D bella grossa, visibile. Tutti quelli
che non hanno votato alle ultime elezioni, lo
hanno fatto certamente perché non si è parlato
di lavoro, di Europa e di altri temi. Ma a me
sembra che in tanti non sono andati a votare anche perché non hanno trovato un punto di riferimento, un’offerta credibile e chiara a destra”.
Insomma, il centro destra è morto e sepolto?
“Diciamo che il centro destra ha ammazzato la
destra, che è morta di conseguenza. E si è
anche suicidata in quel desiderio di omologare
tutto, compresa la nostra cultura, il credo, i
nostri valori. Quando leggo Guzzanti scrivere
certe cose (ieri su Il Giornale, ndr), ovvero
che la destra liberale non ha bisogno del mito
dell’identità, allora mi rendo ulteriormente conto di come
siamo molto distanti”.
Be’, Paolo Guzzanti è apertamente filo-berlusconiano e
dunque potrebbero non essere concetti espressi a caso…
“Credo siano preoccupati che non solo si possa ricostruire
una destra, ma anche che possa affermarsi”.
Niente più Pdl e niente più Berlusconi, allora?
“E’ evidente che proprio non ci capiamo, che lì non c’è declinazione dei nostri valori, in politica come in un’azione di
governo. Ritengo che la fase berlusconiana sia stata superata
nel 2008, con l’acquiescenza di molti dei colonnelli di Alleanza
nazionale. Da allora è iniziato un declino totale, An si è annientata
nel Pdl, ed è stata uccisa una creatura che pure avevamo
cresciuto con tante difficoltà lungo quarant’anni di storia”.
Vista la premessa, come giudica allora il tentativo di rifare An?
Niente nome, niente leadership. E’ così?
“Sì, è così. Per ora niente generali, ci mancherebbe altro, visto che non siamo neanche brigadieri di questo nuovo soggetto”
“Il punto è intenderci su cosa è stata An. Se avesse mantenuto
la schiena ben diritta su certi valori, i nostri valori, allora non
si sarebbe sciolta nel Pdl. Ma quando questo è avvenuto, non
è stato prediletto un discorso di qualità e socialità rispetto ad
altri. Sa qual è la cosa tragica?”
Il voto delle ultime amministrative?
“Non solo. La cosa tragica è che fino ad oggi, molti di loro, di
quei colonnelli di cui dicevo prima, non percepivano l’inizio
della fine. Poi d’improvviso lo hanno capito”.
Perché hanno perso le poltrone?
“Diciamo che è successo perché sono stati ‘toccati’ in qualcosa
che evidentemente avevano tanto caro”.
Ma questa nuova destra che avanza, questo contenitore
‘altro’, come lo chiamerete?
“Questo proprio non lo so. E per adesso il problema non è
Lei viene da una grande esperienza, politica
e amministrativa, di donna del Sud. Crede
che il Meridione possa dare qualcosa a questo
nuovo soggetto di destra?
“Non solo lo credo, ma ne sono convintissima. Io sono conservatrice, e non ho difficoltà ad usare questo termine, per
cui credo che il Sud costituisca il terreno più fertile per far rinascere un vero e autentico sentimento di destra”.
Domani lei parteciperà all’incontro di Frosinone, uno dei
tanti programmati in tutta Italia per ricominciare a parlare
di destra. Immagino dunque che il suo giudizio su questi
appuntamenti sia positivo. Ma non c’è il rischio di ritrovarsi
tra le solite persone e parlarsi addosso?
“Questi incontri sono utili, utilissimi. E il rischio che lei paventa
non c’è. Piuttosto c’è la necessità di vederci, sempre più numerosi, perché abbiamo perduto l’abitudine a quella grande
comunità umana che era la nostra caratteristica. Noi stavamo
insieme davvero, litigavamo anche, ma poi ci si ritrovava
sempre. E per ritrovarsi bastava uno sguardo, una stretta di
mano. E quella era destra. Vera, autentica”.
Igor Traboni
Ecco le misure volte a incidere sulla lunghissima durata dei processi civili in Italia
Decreto del fare... giustizia
Nessun provvedimento finalizzato ad alleggerire la pressione
sulle carceri: tutto rinviato al prossimo Consiglio dei Ministri
o stato della giustizia civile è uno dei fattori di
svantaggio competitivo per la società italiana.
In particolare, per chi produce e lavora. L’Italia
è al 158° posto nel mondo nell’indice di efficienza
di recupero del credito a causa dei tempi dei
processi, che definire lunghi è come usare un eufemismo. E’ di 1210 giorni la durata media dei procedimenti civili per il recupero crediti. Il numero di
condanne riportate dallo Stato per violazione del
termine della ragionevole durata dei processi, è allarmante.
L
Per far fronte a queste criticità, il decreto contiene
una serie di misure volte a incidere sui tempi
della giustizia civile e migliorarne l’efficienza.
Vediamo, nel dettaglio, cosa prevede:
1) Ripristino – per diminuire il numero dei procedimenti giudiziari in entrata – della mediazione obbligatoria per numerose tipologie di cause, con
l’esclusione (richiesta dall’avvocatura) delle controversie per danni da circolazione stradale, il netto
contenimento dei costi per la mediazione e l’adeguato
coinvolgimento della classe forense;
2) Istituzione di stage di formazione presso gli
uffici giudiziari dei tribunali. I giovani laureati in
Giurisprudenza più meritevoli (valutati in funzione
della media degli esami fondamentali e dalla media
di laurea) potranno completare la loro formazione
presso gli uffici giudiziari, che si potranno avvalere
del loro qualificato contributo;
3) Creazione di un contingente di 400 giudici non
togati per lo smaltimento del contenzioso pendente
presso le Corti di Appello;
4) Introduzione della figura di assistente di studio
presso la Corte di cassazione: 30 magistrati ordinari
già in ruolo potranno essere assegnati dal CSM
alle sezioni civili della Corte di Cassazione, per
conseguire un aumento della produttività del settore,
contrastando l’attuale tendenza ad un incremento
delle pendenze (nel 2012 sono risultati quasi
100.000 processi pendenti).
5) Possibilità – nell’ambito dei processi di divisione
di beni in comproprietà (notoriamente lunghi) – di
attribuire la delega a un notaio nominato dal giudice
delle operazioni di divisione, quando ci sia accordo
tra i comproprietari sulla necessità di divisione del
bene.
C’è poi la necessità di contribuire a ricostituire
un ambiente d’impresa accogliente per gli investitori
nazionali e internazionali fondato sulla certezza
del credito. In questo caso, sono previste:
1) La concentrazione esclusiva presso i Tribunali
e le Corti di appello di Milano, Roma e Napoli delle
cause che coinvolgono gli investitori esteri (senza
sedi stabili in Italia) con lo scopo di garantire una
riduzione dei costi logicistici.
2) La revisione del cosiddetto concordato in bianco.
Lo strumento, è stato introdotto nel 2012 per consentire all’impresa in crisi di evitare il fallimento e
di salvare con la massima tempestività il patrimonio
dalle aggressioni dei creditori (depositando cioè al
tribunale una domanda non accompagnata dalla
proposta relativa alle somme che si intendono
pagare ai creditori). Per impedire condotte abusive
di questo strumento (cioè domande dirette soltanto
a rinviare il momento del fallimento, quando lo
stesso non è evitabile) emerse dai primi rilievi statistici, si dispone che l’impresa non potrà più
limitarsi alla semplice domanda iniziale in bianco,
ma dovrà depositare, a fini di verifica, l’elenco dei
suoi creditori (e quindi anche dei suoi debiti). Il
Tribunale potrà, inoltre, nominare un commissario
giudiziale, che controllerà se l’impresa in crisi si
sta effettivamente attivando per predisporre una
compiuta proposta di pagamento ai creditori. In
presenza di atti in frode ai creditori, il Tribunale
potrà chiudere la procedura; nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, la previsione che il
giudice quando è presentata opposizione a decreto
ingiuntivo debba fissare la prima udienza non oltre
30 giorni e, in quella sede, decidere sulla provvisoria
esecuzione.
Ma quali sono, in concreto, le aspettative? Per
effetto delle misure introdotte ci si attende, nei
prossimi 5 anni, un consistente abbattimento del
contenzioso civile, nonché un incremento dei procedimenti definiti. In particolare; Tribunali: cause
definite in 5 anni; +675.000 – Corte d’Appello:
cause definite in 5 anni; + 262.500 – Cassazione:
cause definite in 5 anni: +20.000.
Nel pacchetto giustizia varato per decreto dal
governo non ci sono i provvedimenti finalizzati ad
alleggerire la pressione sulle carceri (rinviate a un
prossimo Consiglio dei Ministri). Le bozze di decreto
legge contenevano anche una norma sull’autoriciclaggio e questo avrebbe generato qualche problema
all’interno della maggioranza, perché si sta ancora
trattando sulla definizione da dare al reato che
punisce autonomamente anche chi reinveste (e
non solo acquisisce) capitali illeciti.
Federico Colosimo
4
Italia, allarme terrorismo
Primo Piano
Sarebbero 45-50 i “fighter” partiti dal centro-Nord e da Roma per affrontare la guerra ad Assad
Giovedì 20 giugno 2013
Il rischio è che questi combattenti facciano rientro in Patria e formino vere e proprie cellule capaci
di programmare attentati – Per evitare quanto successo a Boston, ecco le misure da adottare
È
di Federico Colosimo
allarme per il fenomeno
dei “foreign fighter”, i
combattenti stranieri-volontari europei, che arrivano in Siria, vengono
“radicalizzati”, addestrati, e al
loro ritorno in patria potrebbero
sferrare attacchi terroristici.
“E’ un problema serissimo”, ammette il coordinatore Ue anti-terrorismo Gilles De Kerchove sulla
scia delle notizie relative all’uccisione proprio nel paese di Assad del genovese Giuliano Ibrahim Delnevo.
L’Italia non è la principale base
europea per i volontari che decidono di arruolarsi nelle milizia
antigovernative. Lo esclude anche
la Ministra Emma Bonino, ma
non c’è da stare tranquilli.
Il nome di Delnevo, compare nel
registro degli indagati della Procura di Genova già dal 2009. Arruolamento con finalità di terrorismo, l’ipotesi di reato. L’indagine, oggi, riguarda anche altri
cinque soggetti: quattro maghrebini e un italiano. “Non genovese”, spiegano i pm liguri.
Il Procurarore Capo Michele Di
Lecce esclude collegamenti con
altre Procure nell’inchiesta: “Non
abbiamo – ha spiegato - indicazioni su cosiddette centrali
di arruolamento a Genova o altrove. Delnevo lo seguivamo da
tempo. I suoi spostamenti all’estero erano monitorati con la
massima attenzione. Sapevamo
che era in Siria”. Un indagine
segreta, quella dei pm di Genova.
Tanti, i lati oscuri della vicenda.
E adesso cresce la paura. Secondo fonti investigative, sarebbero 45-50 i “fighter” partiti dal
centro-Nord, ma anche da
Roma, per affrontare la guerra
in Siria. Un numero sconvolgente, che preoccupa. Soprattutto
per le minacce e i rischi legati
IL PROFILO
Ritratto di Ibrahim: genovese
caduto in Siria per l’Islam
di Paolo Signorelli
Dio mi ha guidato su questa strada, e su questa
strada morirò”. Così andava ripetendo Giuliano,
riferendosi alla sua conversione all’islamismo.
Da quel giorno, quello in cui decide di dedicare la sua
esistenza ad Allah, la sua vita cambia, così come il
suo nome. Su quella strada ci è morto davvero. È,
infatti, il primo terrorista italiano-islamico ad esser
morto durante un combattimento tra guerriglieri siriani
(di cui era entrato a far parte) e forze armate regolari
di Assad. Non più Giuliano Delnevo, ma, “semplicemente”, Ibrahim. Una conversione avvenuta nel 2008,
durante un viaggio in Cecenia per scopi umanitari. Lì
conosce un gruppo di guerriglieri e decide di passare
all’azione, di militare con i ribelli e combattere le forze
governative. Una di quelle guerre riconducibili al fenomeno che i media occidentali, accecati dall’atteggiamento “politically correct” e dalla percezione fintamente-naif del mondo, avevano definito “primavera
araba”.
Proprio lui, che nasce a Genova 24 anni fa, nel 1989.
La sua famiglia è cattolica, cattolica praticante. Nulla a
che vedere con Allah, dunque. Finito il liceo (diplomato
in ragioneria) si iscrive alla facoltà di lettere, corso di
storia. È un ragazzo gentile, un po’ introverso. Gli
esami però non li passa. Anzi, a dire il vero non si
iscrive nemmeno agli appelli. Non gli interessa. I suoi
genitori se ne accorgono e cercano di riportarlo sulla
retta via. Niente da fare. Lui vuole seguire la sua
nuova fede. Non basta la passione per il cinema ed il
calcio per distoglierlo dalla “missione”. Se ne va in
giro per il capoluogo ligure con la barba lunga e
vestito con il “sufic”. Vederlo camminare per Genova
così, a volte accanto a papà Carlo, ex manager dell’Eni,
fa strano. Molto strano. La polizia lo nota ed inizia a
stargli dietro. La sua metamorfosi si è ormai compiuta.
E in modo irrimediabile. Viene anche indagato per “reclutamento a fini terroristici”.
Sulla sua pagina di Facebook inizia a postare i passi
del Corano. Lancia anche un messaggio al governo
italiano chiedendo l’immediato ritiro dei vari contingenti
impegnati nei conflitti in Medio Oriente: “troppi militari
e troppi musulmani sono morti in questa guerra
“
Nella foto, le incredibili immagini dell’attentato alla maratona di Bostom
al loro rientro. Altissimo, il pericolo, dopo aver conosciuto la
“jihad”, la guerra santa, e aver
impugnato le armi. Il rischio è
che questi combattenti facciano
rientro in Patria e formino vere
e proprie cellule capaci di programmare attentati. Tipo quello
di Boston, per capirci.
La maggior parte dei “fighter”
vanno a ingrossare le fila di formazioni come il Fronte Al Nusra,
che si ispira al leader di Al Qaeda succeduto a Bin Laden, Ayman al Zawahri. Nella presentazione del rapporto Europol
2013, il direttore Rob Wainwright
ha evidenziato come al loro ritorno i “fanatici” possano usare
il proprio addestramento per
attività terroristiche all’interno
dell’Unione Europea.
Secondo il presidente della Comai (Comunità del mondo arabo), Foad Aodi, sulla base di
notizie fornite da fonti siriane tra le quali anche quelle che
simpatizzano con il governo di
Damasco – i gruppi di italiani
sarebbero concentrati “in gran
parte della zona di Dayr az Zor
e Aleppo” dove, tra gli altri, si
troverebbero anche “tre donne,
un’italiana, una spagnola e pro-
babilmente una cecena”. Le ragazze svolgerebbero “compiti
di assistenza ai ribelli”.
La questione è “calda”, delicatissima. Tra le misure da adottare, si pensa a un maggiore
scambio di informazioni tra intelligence e una più ampia raccolta dati anche sui passeggeri
che arrivano in Europa e in
Italia con voli provenienti da
tutto il mondo. “In modo da avere il polso sui viaggi sospetti”,
spiegano alcuni membri dell’Unione Europea.
Secondo l’identikit tracciato, nella maggior parte dei casi, i “foreign fighter” sono giovani musulmani delle periferie, di seconda o terza generazione, che
abbracciano la dottrina e l’ideologia jihadista, spesso in completa solitudine attraverso Internet. Con Facebook, Twitter
e YouTube che giocano un ruolo
decisivo nell’opera di reclutamento; partono tutti animati dall’idea di andare a fare la cosa
giusta: liberare i fratelli dall’oppressione del presidente Bashar
Al Assad. Le notizie delle atrocità, e le immagini dei massacri
delle forze governative sono la
loro molla.
Giuliano (Ibrahim) Delnevo
inutile. Risparmiate questi soldi per opere buone, per
restituire le case alla gente, migliorare la sanità e
l'istruzione”. Va spesso in Marocco, dove trova una
ragazza che decide di sposare. “Mi piaceva- le parole
del padre- e mio figlio ne era molto innamorato”.
Poi decide di entrare in Siria, dal confine turco e scavalcando il filo spinato. Quel filo spinato che separa la
vita dalla morte. Alla famiglia racconta di voler partire
per la Turchia solo per una missione umanitaria.
Sparisce per mesi, nessuno sa più nulla di lui. Fino al
giorno prima della sua morte. “Avevo provato a farlo
tornare a casa, ma per lui stare lì era una missione,
avevamo parlato su Skype”, racconta Carlo Delnevo,
con gli occhi di un padre distrutto e disperato per la
perdita del suo Giuliano. “L’hanno ammazzato mentre
cercava di salvare un amico. Posso non condividere le
sue scelte, ma sono orgoglioso di lui”.
La sua battaglia l’ha persa. È caduto Giuliano. È
caduto per quella che era ormai diventata, inspiegabilmente, la sua guerra.
Ma c’è di più. Il caso di Giuliano (o Ibrahim) è
sintomatico di un problema strisciante ben più allarmante. La religione, l’islamismo per l’esattezza, sembra
il motore immobile che muove i giovani. La civilissima
e sempre più laica Europa sembrava immune. Sbagliato.
L’omicidio di Delnevo è servito ad una traumatica
presa di coscienza per il “vecchio continente”. Venti,
trent’anni fa, in Italia, si moriva di politica, per la
politica. Oggi, Giuliano che nasce a Genova, può
morire ad Al-Qusayr (Siria), in nome di Allah, facendosi
chiamare Ibrahim.
Continuano le polemiche sul programma di controllo statunitense che da oltre 6 anni ‘spia’ milioni di persone
Datagate, non solo un caso americano
di Carola Parisi
mergono ancora dettagli
sul Datagate e in particolare sul caso Prism (attivo
da almeno 6 anni), il programma di controllo e raccolta dati
da parte dell’intelligence americana attraverso l’accesso ai
server delle maggiori società
informatiche. Dopo le confessioni dei colossi Google e Facebook (che tuttavia hanno rivendicato assoluto rispetto della
privacy degli utenti iscritti - è
stata la volta di Yahoo. A fornire
dettagli relativi al semestre terminato il 31 maggio 2013 sono
stati direttamente l’amministratore delegato Marissa Mayer
e il consulente generale Ron
Bell, che sul blog dell’azienda
E
hanno parlato di un numero di
richieste compreso tra 12.000
e 13.000, specificando che si
è trattato soprattutto di informazioni inerenti a casi criminali,
e a indagini su omicidi e rapimenti.
La sicurezza nazionale viene
prima della privacy dei singoli
utenti. Somiglia molto alla celebre frase di Machiavelli: ‘il
fine giustifica i mezzi’. Dopo
essere stati per una settimana
sul banco degli imputati, dopo
che un 29enne, Edward Snowden, ex tecnico della Cia, la
"talpa" della più grande fuga
di notizia sull'intelligence Usa
ha aperto lo scandalo Datagate,
l’America si difende. “Oltre cinquanta attentati sventati grazie
a Prism”. Lo ha affermato il nu-
mero uno della National Security Agency, nel corso di un'audizione al Congresso spiegando come il programma di sorveglianza abbia permesso di
svelare 50 complotti terroristici
contro gli Stati Uniti. Secondo
il generale Keith Alexander, tra
gli obiettivi c'erano la metropolitana di New York e il New
York Stock Exchange, sede della borsa nella Grande Mela.
Ma non solo. L'Nsa attacca pure
Edward Snowden, reo di aver
provocato “danni irreversibili”.
Danni che hanno “aiutato i nemici del Paese”. Ma della possibilità di controllare la popolazione intera attraverso le nuove tecnologie, se ne parla da
molto tempo. L’Italia sembra
sentirsi estranea al problema,
lo scandalo riguarda l’America
e di mezzo c’è l’oceano. Ma
così non è. Anzi, riguarda da
vicino anche il nostro Paese,
dove i servizi segreti possono
controllare carte di credito e
mail, ad esempio, senza nessuna autorizzazione della magistratura. Si tratta di uno degli
ultimi ‘regali’ del governo Monti,
che il 24 gennaio 2013 ha approvato il decreto del presidente
del Consiglio dei ministri dal
titolo “Direttiva recante indirizzi
per la protezione cibernetica
e la sicurezza informatica nazionale”, pubblicato in Gazzetta
Ufficiale il 19 marzo scorso. “Gli
operatori privati, ma anche le
concessionarie pubbliche, dovranno spalancare le porte ai
servizi di sicurezza sulle proprie
Nella foto, Edward Snowden attualmente rifugiato in Cina
banche dati, contenenti i nominativi dei cittadini italiani, e,
si presume anche alle azioni
compiute da questi ultimi, al di
fuori di un intervento della magistratura”. Per non parlare dei
controlli fiscali, per cui, lo Stato,
ha libero accesso ai nostri dati
personali, proprietà e addirittura
stili di vita. Ma non è ancora
abbastanza. Con la nuova legge
che abrogherà il finanziamento
ai partiti, sapranno anche chi
votiamo e quali partiti finanziamo. Ed il Datagate sarebbe solo
affare americano?
Giovedì 20 giugno 2013
5
Esteri
Al presidente Usa non ne va una giusta. Dal palco di Berlino prova a parlare di diritti, ma non convince
Obama sotto un treno, interrotti i negoziati con i talebani
Hamid Karzai, leader dell’Afghanistan, blocca le trattative con i ribelli. La Merkel accoglie il numero
uno d’America, ma da lui vuole sapere perché la Germania è stata strettamente controllata dalla NSA
d Obama non ne va bene
una. Dopo l’annuncio in
pompa magna dell’avvio
dei negoziati con i talebani,
ecco che arriva il flop. Le trattative
non fanno in tempo a cominciare
che subito vengono interrotte. Kabul
ha annunciato di aver sospeso il
processo, per prima trovare un accordo bilaterale sulla sicurezza con
gli Usa. Una mossa voluta dal presidente afghano, Hamid Karzai, per
La vignetta tedesca che gioca sullo slogan Yes we can
fare in modo che un contingente
americano resti nel Paese anche
dopo il 2014. Dalla capitale tedesca il
anche perché il rischio sarebbe che il
presidente Usa, Barack Obama, si è auruolo di Kabul passi in secondo piano.
gurato “che si possa arrivare a una riMentre accadeva tutto questo, Obama
conciliazione politica entro il 2014, o
si trovava a Berlino, a colloquio con la
che dopo si continui a combattere: questa
cancelliera Angela Merkel. Il presidente
è una domanda alla quale solo gli afghani
statunitense si è presentato alla Porta di
possono rispondere”. Sembra, dunque,
Brandeburgo, dove ad accoglierlo c’era
che il presidente degli Stati Uniti non
una modesta folla. Dall’altra parte c’erano
sappia bene che pesci prendere. Tutto
centinaia di manifestanti che protestavano
il mondo aveva visto questo processo
contro le politiche di sorveglianza di
come un avvenimento unico. Ma La siObama. “Yes we scan” si leggeva sui
curezza del Paese, infatti, non è la sola
cartelli. Il presidente Usa ha dichiarato
questione che sta a cuore a Karzai. Menche “non ci può essere nessun muro
tre Washington affermava che il trattato
che interrompa il desiderio di giustizia,
sarebbe stato “guidato dagli afghani”,
il desiderio di libertà, il desiderio di
intanto l’inviato speciale per l’Afghanistan
pace” ha dichiarato l’inquilino della
e il Pakistan, James Dobbins, si dirigeva
Casa Bianca. Poi ha posto l’accento sulla
a Doha, in Qatar, così da poter negoziare
“vittoria sulle sfide del passato”. Infine,
direttamente con i mujaheddin. In pratica,
il presidente Usa ha deciso che “è posun modo per tenere sotto controllo le
sibile garantire la sicurezza degli ametrattative. E, a quanto pare, Karzai non
ricani anche riducendo di un terzo” il
ha apprezzato molto questa decisione,
numero delle testate nucleari. Poi ha
A
continuato in pieno stile progressista. Diritti dei gay, immigrati come
risorsa e libertà. Insomma, così
come al G8, non si riesce a cavare
un ragno dal buco. Questi i capisaldi
del discorso di Obama alla Germania. Ma di tutto questo sembra
importare poco alla Merkel. La
questione che più le preme è di
sapere perché mai Washington abbia incentrato tante attenzioni su
Berlino. A quanto pare, infatti, la
Germania è risultata essere la nazione più spiata dagli States, in Europa. Una scoperta che non è piaciuta
per niente ai tedeschi, che ci tengono a
custodire gelosamente la propria privacy.
Un dato che sicuramente ha lasciato
stupita la Merkel, visti gli amichevoli
rapporti con gli americani. Una domanda
alla quale non è certamente facile rispondere per Obama. Come dire alla
Cancelliera che gli Stati Uniti non vogliono perdere il primato economico e
quindi spiano la Germania perché la
vedono come un paese rivale?
Obama sembra ormai in caduta libera.
La sospensione delle trattative con i talebani è solo l’ultima sconfitta. Dopo lo
scandalo del datagate, il presidente Usa
ha dovuto affrontare un inconcludente
G8, dove a tenere il punto è stato l’uomo
forte della Russia: Vladimir Putin. E per
gli americani questo non deve essere
stato piacevole.
Federico Campoli
BRASILE
Dal boom economico
all’esplosione sociale
embra che la scalata del
Brasile verso i vertici della
classifica delle superpotenze stia subendo qualche battuta di arresto. E la protesta
che sta travolgendo il paese è
uno dei principali motivi. Inizialmente era passata inosservata. Poche migliaia di persone
ai cortei, qualche auto incendiata,
lacrimogeni, proiettili di gomma,
sassi e cariche della polizia. Insomma, niente di eccessivamente eclatante. Ma dopo più
di una settimana di disordini e
una protesta in progressiva crescita. Si stima che durante l’ultima giornata di proteste siano
scese in piazza almeno 250.000
persone. Una cifra non troppo
imponente, visto che i cortei
erano distribuiti in sei città diverse. Ma non c’è dubbio che
si tratti comunque di un bel
numero. A rio de Janeiro, ad
esempio, in 100mila sono scesi
in piazza. La gran parte delle
S
persone ha sfilato in maniera
pacifica. Poi sono intervenuti
gli anarchici. E a quel punto,
all’indirizzo della polizia è cominciato a volare di tutto. Le
forze dell’ordine hanno risposto
con lacrimogeni e proiettili di
gomma. Il motivo? Il prezzo
dei trasporti pubblici è aumentato ancora. E bisogna tenere
in conto che le metropoli brasiliane sono immense. Inoltre,
non sono solo i biglietti degli
autobus ad essere aumentati,
ma il costo della vita in generale.
Aggiungiamo anche che l’anno
prossimo si terrà il mondiale
2014 e il quadro sarà completo.
Ormai, pallone e samba non
bastano più. Nel paese del boom
economico la gente vuole mangiare. Il Brasile sta occupando
un ruolo sempre più rilevante
nel contesto internazionale. Ma
per il popolo ancora non se ne
vedono i frutti.
F.Ca.
6
Giovedì 20 giugno 2013
LA STORIA
Lo stalking a volte
sa essere donna
elefonate ad ogni ora del
giorno e della notte, sms,
mail e messaggi via WhatsApp dal contenuto intimidatorio, appostamenti sotto casa
dell'ex e dei suoi familiari, danneggiamenti a portoni e auto.
Mica solo gli uomini ne sono
capaci: lo stalking di questo
caso ha avuto come protagonista una donna romana di 32
anni che non voleva rassegnarsi
alla fine della sua storia d'amore
con l'ex compagno, anche lui
romano di 33 anni. Una relazione
nata da un incontro su un social
network e andata in crisi quando
la coppia ha organizzato una
vacanza insieme. Durante la villeggiatura, il 33enne ha iniziato
a notare la fortissima gelosia
della donna, manifestazioni che
sfociavano sempre più in scatti
d'ira e vere violenze fisiche.
L'uomo, a quel punto, ha deciso
di troncare la relazione: è stato
l’inizio di un incubo. Non solo
reiterate minacce di morte al
telefonino, ma anche danneggiamenti all'auto e al portone
di casa. Per far perdere le sue
tracce, il 33enne ha anche preso
la decisione di tornare temporaneamente a vivere a casa dei
T
genitori, ma a breve gli appostamenti, i danneggiamenti e le
minacce lo hanno raggiunto anche lì, e sono stati rivolti anche
ai suoi congiunti. In un caso, la
donna ha quasi distrutto un'auto
che credeva fosse del suo ex,
ma che in realtà era un veicolo
dello stesso modello e colore
di proprietà di un ignaro residente della zona, completamente
estraneo alla loro situazione.
Un giorno, andando in ufficio,
il 33enne ha scoperto che la
sua ex aveva inviato delle mail
diffamatorie ai suoi superiori in
cui veniva addirittura additato
quale autore di uno stupro ai
suoi danni, a seguito del quale
era rimasta incinta. Sfinito dalle
continue e sempre più pesanti
angherie della 32enne, la vittima
ha deciso di chiedere aiuto ai
Carabinieri del Nucleo Operativo
della Compagnia Roma Trastevere. I militari, svolte le opportune indagini e raccolti gli elementi probatori sul caso, hanno
chiesto e ottenuto dall'Autorità
Giudiziaria l'emissione della misura cautelare del divieto di avvicinamento al 33enne.
Bruno Rossi
Roma
Dopo il caso, del tutto particolare, avvenuto in seguito all’omicidio Alletto
A San Basilio va di moda
l’assalto alle ambulanze
Un mezzo del 118 preso a sassate, l’equipaggio di un altro è stato aggredito
Tre feriti. Accorato appello degli operatori alle istituzioni: “Abbiamo paura”
ncora violenza a San Basilio
e ancora una volta perpetrata
ai danni di operatori sanitari,
intervenuti sul posto per soccorrere un uomo, colto da un malore
e accasciatosi a terra. Dopo la vile
aggressione ai sanitari del 118, di
una settimana fa, accorsi per trasportare al Pronto Soccorso Maurizio
Alletto, poi deceduto a seguito di
due colpi di pistola alla testa sparati
per una banale lite in strada, la storia
si ripete. Questa volta non si trattava
di un episodio scaturito da eventi di
“ordinaria” violenza dai quali è facile, specie in zone in cui il “disagio
sociale” si fa sentire maggiormente,
stimolare i germi di odio e frustrazione. Non era una sparatoria, né
una maxi rissa, né una rapina finita
in tragedia. Questa volta si trattava
di un “semplice” infarto di cui si è
reso vittima un uomo di 60 anni.
Nella sera di martedì, in via Cassiani,
un’equipe formata da 3 operatori
del 118, è infatti stata assalita da un
A
gruppo di persone, mentre tentava
di rianimare l’uomo a terra, deceduto
poco dopo al Pertini. L'aggressione
è proseguita anche all'interno del
mezzo di soccorso, dove erano salite
alcune persone.
Come se non bastasse, a distanza di
poche ore dal primo episodio, anche
un secondo automezzo di soccorso
è stato oggetto di lancio di sassi e
insulti al personale all’interno.
Comprensibile quindi un certo disagio manifestato da questi lavoratori, ogni qualvolta si trovano costretti
ad intervenite in quella che possiamo
considerare una delle zone più difficili della capitale: “Quando ci danno
il soccorso in quella zona, a San Basilio – commenta un operatore del
118 - partiamo impauriti. Non capiamo perché la gente invece di aiutarci ci aggredisce. Questo complica
anche i soccorsi”. “Cercare di salvare le vite, farlo in fretta e soccorrere le persone è un nostro dovere
e cerchiamo di farlo al meglio ovun-
que - ha proseguito l'operatore - Ma
ormai c'è paura quando bisogna intervenire in quei posti, dove c'è ostilità nei nostri confronti”.
Nessuno, quindi , riesce a comprendere i motivi di queste aggressioni,
messe in atto per lo più da tossicodipendenti o giovani ragazzi sotto
effetto dell’alcol: " forse perché ci
identificano con le istituzioni,¬ Sergio
Bussone, responsabile regionale Cgil
per l'Ares 118 ¬ forse per emulazione, certo è che questi episodi rischiano anche di influire sulla qualità
del servizio, nonostante la grande
professionalità degli operatori”. “ora
serve l'intervento delle istituzioni –
conclude il sindacalista - Abbiamo
chiesto a ministero dell'Interno, della
Giustizia, prefetto, sindaco e presidente della Regione, ognuno per le
sue competenze, di analizzare il fenomeno in profondità e prendere i
provvedimenti del caso”.
Ugo Cataluddi
Babò: un coniglio
invade la Capitale
n coniglio che da giorni assilla i romani: "Chi è Babò?"
tutti si domandano incrociando i centinaia di banner pubblicitari che invadono la Capitale.
Mistero svelato: si tratta di una
nuova linea d'abbigliamento lanciata da un aspirante stilista 24enne,
tale Simone Chistolini. Il marchio
è già presente in sei negozi di
Roma e presto sbarcherà anche a
Milano. La parola Babò non sembra
avere un significato preciso, ma
stando al suo creatore “ è soltanto
la rivisitazione tra amici della parola
vabbè". Niente di nuovo all’orizzonte
insomma tranne per il modo scelto
di pubblicizzare l’azienda: poster
con il faccione "sballato" del coniglio
che ha invaso le strade della Capitale a partire dalla scorsa settimana. Dagli spazi riservati alle
U
pubbliche affissioni agli spqr, dalle
colonnine di parcheggio ai muri,
dai cassonetti a qualsiasi altro
posto garantisca visibilità al marchio. Un tipo di affissione che
nemmeno a dirlo rasenta l’abusivismo e danneggia in maniera
non dovuta gli altri inserzionisti.
Dopo quelli politici ecco che arriva
quindi una nuova carica di manifesti
abusivi, il coniglio Babò. Senza
dubbio Chistolini ha trovato il
modo di far parlare di sé, ma a un
prezzo: precisamente 400 euro
per ogni banner affisso irregolarmente. Non è possibile che in
nome della pubblicità la città venga
bombardata senza nessun rispetto
per il decoro o per la concorrenza,
neppure se si tratta di un simpatico
coniglio blu.
Francesca Ceccarelli
Abbandonano in auto
malata di Alzheimer
pesso si sente dire che, senza gli immigrati, molti nostri
anziani sarebbero lasciati
abbandonati a se stessi. Ma è
proprio ciò che è successo ad
una povera signora, gravemente
malata, e lasciata alle custodie di
una badante. I carabinieri della
Stazione Roma Tor Vergata hanno
denunciato due coniugi ucraini,
incensurati, con l'accusa di abbandono di persone incapaci. L'episodio è accaduto presso il centro
commerciale ''Il Globo'' dove i
due stranieri, lei badante di una
91enne malata di Alzheimer, in
compagnia del marito, di professione operaio, entrambi 50enni,
S
hanno lasciato l'anziana in auto
nel parcheggio all'aperto andando
a fare shopping. Alcuni passanti
hanno notato la donna ansimante
nel caldo torrido dell'abitacolo e
hanno chiamato immediatamente
il 118 e i Carabinieri. Alla 91enne,
dopo circa 40 minuti di permanenza
in auto, una volta estratta dal veicolo, sono state praticate le prime
cure. Nel frattempo sono arrivati i
due spensierati coniugi che sono
stati fermati dai Carabinieri e accompagnati in caserma, dove sono
stati denunciati. L'anziana, dopo
essersi ripresa grazie al tempestivo
intervento dei soccorsi, è stata
accompagnata a casa.
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Giovedì 20 giugno 2013
Italia
DA ROMA E DAL LAZIO
Sanità: l'indagine è partita dopo la segnalazione di un farmacista romano
Medicine per bambini contraffatte: tre arresti
Commercializzate senza principio attivo. Allarme del Nas e appello ai consumatori:
“Non usate l'Ozopulmin per la tosse prodotto dall’azienda Geymonat di Anagni”
Non usate Ozopulmin, un farmaco in supposte per la tosse
usato soprattutto per i bambini ma anche per gli adulti”.
Questo l’appello del vicecomandante
del Nas, Antonio Diomeda, durante
la conferenza stampa a margine
dell’operazione che ha portato, alle
prime ore dell’alba di ieri, all’arresto
di tre dirigenti della casa farmaceutica “Geymonat”. Secondo indiscre-
“
zioni, i manager avrebbero messo
in commercio tre lotti, pari a 35 mila
confezioni, di questo prodotto con
un principio attivo falso ed inefficace.
L'indagine – condotta dall’Agenzia
italiana del farmaco, l’Istituto superiore di Sanità, dal Nas di Latina e
coordinata dalla Procura della Repubblica di Frosinone in quanto lo
stabilimento di produzione si trova
ad Anagni - è partita
da Roma grazie alla
segnalazione di un
farmacista che si era
insospettito attraverso il sistema di farmacovigilanza perché le supposte si
rompevano e non
avevano la consistenza giusta. Dagli
accertamenti
è
emerso che gli indagati, una volta rimasti privi del principio attivo a causa
di un disaccordo
commerciale con la
ditta fornitrice, per
assicurare la continuità del prodotto
nelle farmacie, avevano deciso di avviare la produzione
di lotti di farmaco contraffatti.
Il fermo per i tre dirigenti è scattato,
spiegano in una nota il Nas - "per
aver deliberatamente contraffatto un
medicinale utilizzato anche per la
cura di affezioni respiratorie di bambini e lattanti". Dalle indagini svolte,
i manager della casa farmaceutica
“Geymonat” avrebbero prodotto e
commercializzato, anche su scala
nazionale, il farmaco Ozopulmin.
M O N I T O R A G G I D E L L’ A R I A A N C O R A I N C O R S O
A fuoco uno stabilimento di Cdr,
mattinata d’angoscia nel Frusinate
n enorme incendio è divampato, durante la notte
tra martedì e mercoledì,
all'interno di un'azienda anagnina che si occupa di stoccaggio industriale situata a San
Bartolomeo, nei pressi di Anagni. L'allarme è scattato poco
prima delle 5 di questa mattina.
A prendere fuoco balle di cdr
(combustibile da rifiuti). Ci
sono volute molte ore di lavoro
per domare le fiamme che
hanno distrutto gran parte dello
stabile. Sul posto si sono portati
i Vigili del Fuoco di Frosinone
e del distaccamento di Fiuggi
che sono intervenuti con tre
squadre, due autoscale, due
autobotti e diversi mezzi. Sulle
cause del rogo indagano i Carabinieri della Compagnia di
Anagni, i quali non escludono
nessuna ipotesi. L'incendio è
stato domato già prima delle
10 ma il fumo proveniente dallo
stabilimento di Acea Ambiente,
situato in località Castellaccio,
ha continuato a incombere sulle
campagne circostanti a lungo.
I Comuni di Anagni e Paliano
hanno raccomandato ai cittadini
di non aprire le finestre e vietato ai non addetti alle operazioni di recarsi nella zona, in
quanto, secondo quanto segnalato anche dalla Asl di Frosinone, dall’incendio si sarebbe
potuta sprigionare una serie
U
di sostanze tossiche. Il comune
di Anagni ha anche disposto,
con ordinanza, la chiusura del
plesso scolastico situato in località San Bartolomeo. Al lavoro
anche i sistemi di monitoraggio:
“L'Arpa a seguito di chiamata
di emergenza ambientale pervenuta alla Sezione provinciale
di Frosinone, è intervenuta recandosi subito sul luogo dell'incendio. Il personale dell'Agenzia, tutt'ora presente, ha
installato, in prossimità dell'impianto, campionatori automatici
per la rilevazione di PCB, IPA
e diossina e per la rilevazione
dei metalli su PM10. Il campionamento di IPA e metalli
verrà effettuato anche dalle
centraline della rete della qualità dell'aria di Anagni e Colleferro. Il campionamento proseguirà nella prossima settimana e le risposte analitiche
potranno essere fornite successivamente”, ha comunicato
l’agenzia regionale per l’ambiente.
Valter Brogino
Sempre secondo il Nas, i dirigenti
erano pienamente consapevoli di
"esporre a rischi per la salute un
considerevole numero di persone e
di bambini, mettendo in commercio
un farmaco contraffatto e inidoneo
al suo scopo terapeutico, che avrebbe potuto procurare un aggravamento dei problemi respiratori".
Dopo specifiche indagini analitiche
eseguite sui campioni sequestrati,
anche l’Istituto superiore di Sanità
(Iss) ha confermato che è stato recato
un danno ai pazienti perché assumevano un farmaco "completamente
inidoneo allo scopo terapeutico".
Quale era la strategia messa in campo dai manager? "I tre arrestati si
procuravano il 'sostituto' del principio
attivo dalla Francia e – ha spiegato
Domenico Di Giorgio, direttore dell'unità prevenzione contraffazione
dell'Agenzia italiana del farmaco dopo eseguivano sul prodotto finito
le analisi obbligatorie, ma utilizzando
un metodo diverso da quello riconosciuto in modo da fare apparire il
prodotto in regola. Una documentazione irregolare accompagnava poi
questi farmaci che – ha aggiunto con scadenza al marzo 2016 sono
stati ritirati dal commercio. Tutti, tranne 9mila confezioni che – ha concluso - potrebbero essere stati già
utilizzati".
Giuseppe Sarra
NEL 2011 PRIMO CAMPANELLO D’ALLARME
L’
Ozopulmin era già stato al centro
di un caso nell’ottobre del 2011
quando l’Ema, l'Agenzia europea
dei medicinali, in accordo con l'Aifa
(Agenzia Italiana del Farmaco), aveva
fornito importanti informazioni di sicurezza circa le controindicazioni all'uso
delle supposte contenenti derivati terpenici in bambini di età inferiore ai 30
mesi e in bambini con storia pregressa
di epilessia o convulsioni febbrili.
A causa del potenziale rischio di disturbi
neurologici, principalmente rappresentati
da convulsioni, le supposte contenenti
derivati terpenici erano state bollate
come controindicate nei bambini di età
inferiore a 30 mesi e in quelli con storia
pregressa o recente di convulsioni
febbrili o epilessia. "Le supposte contenenti derivati terpenici sono state associate a casi di complicazioni neurologiche
(quali convulsioni, sonnolenza ed agitazione) specialmente in bambini piccoli
e neonati, a causa della immaturità del
loro sistema nervoso centrale", scriveva
l’Aifa. Poi sono arrivati i Nas…
CIVITAVECCHIA
Da sabato c’è “Mare Sicuro”: la Guardia Costiera
vigilerà sui bagnanti e le coste di tutto il Lazio
stata presentata l’operazione “Mare Sicuro”
2013 , che prenderà il via il 24 giugno ed avrà
termine il 9 settembre. Alla conferenza stampa,
presieduta dal Direttore Marittimo del Lazio, Capitano
di Vascello (CP) Giuseppe Tarzia, hanno partecipato i
titolari dei dipendenti Compartimenti Marittimi di
Roma e di Gaeta.
Nel corso della conferenza stampa sono state illustrate
le finalità e gli obiettivi che l’operazione si prefigge,
quali garantire in maniera ancor più incisiva l’ordinato
svolgimento delle attività in mare ed a terra (balneazione,
diporto, pesca), attuate anche mediante un’azione
sinergica e coordinata con tutte le forze di Polizia che
operano in mare.
Le attività saranno pianificate a livello regionale dal
Reparto Operativo della Guardia Costiera di Civitavecchia, e vedranno il dispiegamento di tutti i mezzi
navali e terrestri dei Comandi Guardia Costiera del
Lazio, impegnati con modalità e procedure adeguate
alle linee guida Ministeriali che annualmente determinano gli obiettivi ed i risultati da conseguire.
Un’ulteriore novità è rappresentata dalla costituzione
di un apposito Ufficio in ogni Capitaneria di Porto,
attivo dalle ore 8 alle ore 20 nei giorni feriali e fino
alle 18 nei festivi, che assolverà le funzioni di un vero
e proprio “Help Desk” nei confronti dell’utenza diportistica e balneare. Altrettanto alta verrà mantenuta
la guardia sulla tutela ambientale attraverso l’impiego
di dedicati nuclei e mirate strategie di monitoraggio;
la protezione e la valorizzazione del patrimonio
comune “mare” è un punto nevralgico strettamente
interconnesso alla balneazione e pertanto sarà soggetto
a particolare e costante controllo.
L’Operazione Mare Sicuro 2013 comporterà, pertanto,
in maniera congiunta, l’impiego di mezzi e uomini
della Guardia Costiera sul litorale Laziale ed interesserà
tutti i comandi della Direzione Marittima del Lazio
(Civitavecchia, Montalto di Castro, Porto Clementino
– Tarquinia, Santa Marinella, Ladispoli, Fregene, Ostia
Lido, Fiumicino, Torvajanica, Anzio, Sabaudia, San
È
Felice Circeo, Terracina, Gaeta, Formia, Scauri, Ponza
e Ventotene) .
Per quanto concerne la giurisdizione di Civitavecchia,
la campagna è stata preceduta da un’importante
opera di sensibilizzazione e divulgazione informativa
nei confronti dei vari utenti del mare (ossia stabilimenti
balneari, associazioni subacquee, circoli nautici ed
operatori di settore in genere).
Nello specifico è stata effettuata una campagna d’informazione rivolta al rispetto ed all’osservanza delle
principali norme di sicurezza, prevenzione e precauzione,
quali ad esempio: la nuova ordinanza di sicurezza
balneare varata lo scorso mese, le varie disposizioni
normative sulla nautica da diporto e la salvaguardia
dell’ambiente marino.
La Capitaneria di Porto di Civitavecchia procederà al
potenziamento delle attività di sorveglianza assicurando
all’utenza un servizio efficace specie in termini di sicurezza. “L’obiettivo – hanno spiegato le autorità
marittime – è proiettare e divulgare un’immagine
funzionale e moderna dell’apparato statale attraverso
un’azione di controllo che non sia invasiva e ridondante,
ma, soprattutto, preventiva, incisiva ed efficace.
L’estate è un momento dell’anno in cui è doveroso
assicurare in mare, e nei relativi ambiti, una maggiore
presenza istituzionale senza mai trascurare, tuttavia,
le fondamentali e diuturne esigenze di supervisione e
vigilanza delle attività portuali. Un porto che com’è
noto, specie in questo arco temporale, rappresenta
un crocevia fondamentale per il traffico passeggeri
di tutto il Mediterraneo. Si ricorda in ultimo il numero
blu 1530 per le emergenze in mare valido su tutto il
territorio nazionale 24 ore al giorno e utilizzabile gratuitamente sia da telefonia fissa che da cellulare oltre
al numero di telefono della sala operativa della Capitaneria 0766/366419”.
Complessivamente l’attività coinvolgerà 10 unità
navali, altrettanti mezzi terrestri e tutto l’organico disponibile sul territorio.
V.B.
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Giovedì 20 giugno 2013
Dall’Italia
Viaggi ed escort con i soldi destinati ai disoccupati
Bufera su manager e politici in Sicilia, 17 arresti
I finanziamenti pubblici che dovevano creare lavoro finivano nelle tasche di deputati e imprenditori
L
In manette Faustino Giacchetto, al centro del sistema “truffaldino”, l’avvocato Francesco Riggio e Domenico
Di Carlo (Pd) – Indagato il senatore Francesco Scoma – Quegli strani bonifici a Sara Tommasi
di Federico Colosimo
a Regione Siciliana
aveva stanziato 15
milioni di euro per
avviare all’apprendistato 1500 disoccupati. Solo 18 di questi, però,
hanno avuto la fortuna di beneficiare di un contratto. E la
gran parte dei soldi è finita
nelle tasche di manager e politici, attraverso viaggi, cene,
regali e persino escort. E per
non farsi mancare niente, ecco
anche un giro di fatture inesistenti e di appalti pilotati.
C’è veramente di tutto nell’ultimo scandalo siciliano svelato
dalla Procura di Palermo e
che ha portato all’arresto ben
17 persone (12 in carcere e 5
ai domiciliari). Il personaggio
principale è Faustino Giacchetto. Ufficialmente, solo un
imprenditore nel campo della
pubblicità. In realtà - per gli
inquirenti – un gran corruttore
al centro di un vero e proprio
sistema truffaldino. Era lui ad
elargire regali e mazzette a
politici e funzionari, per canalizzare quanti più finanziamenti possibili su un Ente di
formazione, il Ciapi, e per accaparrarsi in cambio i più
grossi bandi sulla comunica-
zione della Regione.
Giacchetto è stato sbattuto in
carcere. Con lui anche la moglie, Concetta Argento e la
segretaria, Stefania Scaduto.
Tutti accusati, a vario titolo, di
associazione a delinquere e
corruzione. Il provvedimento
firmato dal Gip Luigi Petrucci
porta in manette anche l’ultimo presidente del Ciapi, l’avvocato Francesco Riggio, candidato alle regionali con il Pd,
e l’ex dirigente dell’Agenzia
per l’impiego Gaspare Lo Nigro; e ancora, il già deputato
regionale di Fli Luigi Gentile,
il rappresentante legale regionale del Pd Domenico Di
Carlo, il dirigente generale
della Regione Giammaria
Sparma e l’imprenditore Pietro
Messina. Ai domiciliari vanno
l’impresario Massimiliano Sala
e due funzionari del Ciapi,
Carmelo Bellissimo e Sandro
Compagno. Una seconda ordinanza in carcere, per il filone dell’indagine riguardante quattro gare dei cosiddetti “Grandi eventi” della
Regione, è stata notificata
ancora a Giacchetto, all’imprenditore Luciano Muratore
e al funzionario regionale
Antonino Belcuore: tutti, devono difendersi dall’accusa
Nella foto, Faustino Giacchetto, al centro del sistema “truffaldino”
di turbativa d’asta. Ai domiciliari vanno questa volta il
dirigente dell’assessorato al
Turismo Elio Carreca e il
capo di gabinetto vicario
dell’assessore al Turismo,
Bruno De Vita. L’ipotesi di
reato è di corruzione.
Sono una quarantina gli indagati, tra cui appunto molti
politici. Tra questi il senatore
Pdl Francesco Scoma, che
LO SCANDALO TRAVOLGE PALAZZO VECCHIO
Il bunga bunga parla fiorentino
di Barbara Fruch
“Amore per le persone”) e in cui Adriana, nel
periodo compreso tra il 2001 e il 2009, periodo
l bunga bunga ora parla fiorentino. Dopo che in cui Mattei era presidente della coop, aveva
gli esponenti del pd hanno passato mesi e lavorato. La donna era inizialmente rientrata in
mesi a condannare, insultare, chiedere la testa patria per poi tornare a Firenze, nel 2011, in difdi Berlusconi, si sono ritrovati in casa chi com- ficoltà economiche. A quel punto è andata al
mette gli stessi errori, facendo probabilmente consorzio per chiedere un aiuto che si è conpeggio. Basti guardare i numeri dello scandalo cretizzato nell’assegnazione di un alloggio gratuito
a luci rosse che sta prendendo forma attorno a che Adriana ha lasciato poi a metà del 2012.
Palazzo Vecchio: quattordici indagati per favo- Peccato che anche in quella casa che la prostituta
reggiamento della prostituzione, 142 escort se- avrebbe ricevuto clienti. E mentre Mattei si
gnalate e oltre 400 clienti che figurano nei fa- difende dietro lo scudo dell’amicizia l’inchiesta
scicoli che la procura fiorentina ha aperto. E il continua. La vicenda è infatti molto più ampia e
bello è che tra i frequentatori più assidui delle articolata di ciò che sembra: dietro a Matteo
prostitute vi sarebbero anche politici locali e Renzi si muovono infatti alcuni politici della
funzionari comunali. Ma non è finita: emerge maggioranza che passavano il loro tempo libero
infatti un intreccio tra prostitute e esponenti tra sveltine in uffici comunali e giorni interi aldel Pd che va ben al di là delle pure prestazioni l’interno di camere di alberghi conniventi (uno
su tutti l’hotel Villa Fiesole dei fratelli Taddei)
sessuali.
L’ex assessore della giunta Renzi, Massimo in compagnia di ragazze, prevalentemente delMattei (stranamente dimessosi nei giorni scorsi l’est (d’altronde si sa che la sinistra vuole
“per motivi di salute”) infatti avrebbe assunto aiutare gli stranieri in difficoltà con ogni mezzo)
un escort ‘donandole’ anche una casa. Come con le quali praticavano ogni tipo di fantasia
avrebbe fatto? Da quanto si apprende, Adriana, sessuale, anche con 3,4,5 componenti per
la rumena di 42 anni definita “l’Ape Regina”, la volta (per la sinistra la condivisione è tutto).
preferita tra le escort reperibili sul sito escor- La vicenda sembra essere una polveriera pronta
tforum.it (tramite questo portale avveniva il con- a scoppiare, uno scandalo che coinvolgerebbe
tatto con le prostitute), nel 2011 ha abitato per moltissimi nomi illustri della Firenze bene.
diversi mesi in un appartamento in zona Gavinana, Toccherà ora trovare una Ilda Boccassini dinelle vicinanze di viale Europa, lo stesso in cui, sposta a dare, anche questa volta, colpa di
tempo prima, avrebbe vissuto proprio l’assessore Berlusconi che ha dato il cattivo esempio,
Mattei, che lo avrebbe preso per allontanarsi oppure sarà tutta colpa delle ragazze stesse
dal traffico cittadino, essendo in zona tranquilla. (queste sì che sono levantine: vengono dall’Est,
Ma ecco come sono andati i fatti: l’abitazione è mica dal Marocco) che hanno indotto all’errore
a disposizione della cooperativa sociale “Il i puritani di sinistra. Di certo è bene ricordare,
Borro”, che si occupa di assistenza domiciliare sia al magistrato che alla sinistra, che la legge
agli anziani (e il cui slogan, ironia della sorte, è è uguale per tutti.
I
dovrà rispondere di corruzione. La Procura di Palermo
chiederà al Senato l’autorizzazione per sequestrare al
parlamentare 26.000 euro.
Secondo gli inquirenti Scoma, quando era assessore
regionale al Lavoro in Sicilia,
avrebbe ricevuto dal Giacchetto viaggi, biglietti dello
stadio e altre regalie per la
somma, appunto, di 26 mila
euro.
L’ex Presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Francesco Cascio, è invece indagato per finanziamento illecito dei partiti. Accusati di
corruzione anche l’ex assessore al Lavoro Carmelo
Incardone e Santi Formica.
Di finanziamento illecito ai
partiti devono invece rispondere: Salvatore Sanfilippo
(candidato sindaco al Comune di Santa Flavia, Palermo), Nicola Leanza (ex assessore al Lavoro, oggi deputato regionale e fino a
qualche settimana fa capogruppo dell'Udc) e Gaspare
Vitrano (ex deputato regionale del Pd attualmente sotto
processo per concussione).
Perquisizioni alla sede dell’Ars, sequestrati beni per
un totale di 28 milioni di
euro.
Sono stati due ex collaboratori di Giacchetto a svelare
i segreti del maxi giro di
mazzette organizzato per ottenere finanziamenti pubblici
e facili aggiudicazioni di appalti. “Emettevamo – hanno
spiegato – fatture di comodo,
trasferivamo somme di denaro in favore dei politici e
acquistavamo beni di lusso,
come orologi Patek Philippe.
E ancora: viaggi per 36.000
euro in Tunisia (per 4 giorni),
e un soggiorno per due sole
notti da 12mila euro a Capri
nell’esclusivo hotel Quisiana”. Potevano mancare bonifici da 3.000 euro in favore
della soubrette Sara Tommasi? Non potevano.
I due “pentiti” non riuscivano
a sottrarsi alle richieste di
Giacchetto per paura di essere ammazzati. “Ci minacciava continuamente”, la giustificazione dei “collaboratori
di giustizia”.
Con quest’indagine, i pm ritengono di aver individuato
il grande buco nero della
Regione Siciliana, lì dove
sparivano milioni di euro di
soldi pubblici, forse molto
di più di quei quindici ricostruiti dall’indagine.
PALERMO – LA “POSIZIONE” DI MONSIGNOR PERI
Gay e chiesa: sussurri e grida
di Carlotta Bravo
delle manifestazioni del Gay Pride c’è una parte
riservata ai cristiani gay, che includono anche
ovrebbe essere tradizionalista e conservatrice. quelle associazioni gay “cattoliche” che in numero
Dovrebbe tenere alti i valori religiosi e crescente vengono “riconosciute” o “accettate”
cattolici. Invece si trova a promuovere atti- ormai da diverse diocesi. A cominciare proprio
vamente un approccio al tema dell’omosessualità. da Palermo.
È quello che avviene all’arcidiocesi di Palermo, Leggiamo ad esempio nel sito “Giornata.org” che
dove monsignor Calogero Peri, vescovo di Calta- “dal 14 al 23 giugno 2013 Palermo ospiterà dieci
girone, nel difendere il Gay Pride (già in svolgimento giorni di mostre, incontri di riflessione, incontri
a Palermo) attacca il Family Day (previsto il pros- ecumenici e proiezioni sul tema “Fede e omosessimo fine settimana sempre a Palermo). Tutto ciò sualità” organizzate da Ali d’Aquila, il gruppo di
trapela, come fa notare il sito ‘La Nuova Bussola gay e lesbiche cristiani di Palermo”. Ieri sera,
Quotidiana’, dal comunicato diffuso proprio da inoltre, era previsto il Question-time su Bibbia e
monsignor Peri, delegato per la famiglia della Omosessualità, organizzato in collaborazione con
Conferenza episcopale Siciliana (Cesi). “Ciascuna i Laici missionari comboniani e la “partecipazione
parola in questa occasione è equivocabile. La di Fra Vittorio Avveduto, Don Franco Barbero, Paparola ‘contro’, soprattutto, è dannosa, ‘suona store Alessandro Esposito, Padre Cosimo Scormale’. La giornata della Famiglia non è e non dato”. Se Franco Barbero è in realtà un ex prete
deve essere contro qualcuno. Non è e non deve ridotto allo stato laicale nel 2003 da Giovanni
essere una manifestazione di muscoli o di forza: Paolo II, padre Cosimo è il rettore della Chiesa di
la logica del Vangelo, infatti, non è quella della San Francesco Saverio, base del gruppo Ali
lotta ma è quella del sussurrare la verità alla d’Aquila, e ben noto sostenitore dell’omosessuaricerca sempre della più profonda verità dell’uomo”. lismo cristiano e fra Vittorio è un francescano,
Di certo Monsignor Peri ha una curiosa ‘logica anche lui teorico di un cambiamento del catechismo
del Vangelo’ dove si dice che la logica non è in materia di omosessualità. E non pare proprio
quella della lotta e (più avanti nel comunicato) si che i due sacerdoti lo facciano con un atto di diafferma anche che “Cristo non sarebbe andato sobbedienza verso il vescovo, sono numerose
contro nessuno”: eppure dalla cacciata dei mercanti infatti le diocesi in cui si sono celebrate le veglie
nel tempio ai durissimi attacchi contro scribi e di preghiera contro l’omofobia lo scorso 17
farisei (“razza di vipere”, “ipocriti”, “sepolcri im- maggio. È perciò chiaro che l’arcidiocesi di
biancati”), il Vangelo è pieno di episodi in cui Palermo sta promuovendo attivamente un apGesù parla a muso duro. Non solo il prelato proccio al tema dell’omosessualità che è opposto
afferma che la verità va sussurrata, ma nel Vangelo a quanto si trova scritto nel Catechismo che, da
questo verbo non si incontra neanche una volta. ogni cattolico, dovrebbe essere considerato la
Ma il fatto ancor più grave è che l’arcidiocesi si è Verità. Oltre alle ‘lobby gay nella chiesa’ si sta
nascosta dietro il testo sacro al fine di nascondere cercando quindi di sovvertire il Magistero della
la realtà. Bisogna infatti sapere che all’interno Chiesa.
D
9
Giovedì 20 giugno 2013
Il dramma delle morti bianche
Due incidenti sul lavoro hanno funestato la Lombardia
A
A Assago la tragedia dopo il concerto dei Kiss – A Nuvolera (Brescia) frana una
cava: un disperso e tre feriti – Deceduto anche l’operaio pugliese ustionato
di Barbara Fruch
ncora tragici incidenti
sul lavoro. Un operaio
egiziano di 34 anni
è morto nella notte
tra martedì e mercoledì in un incidente avvenuto
al Forum di Assago (Milano)
durante le fasi di smontaggio
e trasporto delle impalcature
utilizzate per il concerto dei
Kiss. Secondo quanto accertato
dai carabinieri, l’uomo è salito
con altri due operai su un montacarichi pieno di carrelli e impalcature. L’incidente è avvenuto verso le 2.40 della notte.
Secondo la ricostruzione fornita
dai militari, Farouk Abd Elhamid
Khoaled, ha caricato con due
colleghi un montacarichi di
materiale di vario genere, già
smontato e imballato al termine
del concerto, per poi trasferirlo
su alcuni camion e portarlo altrove. Il sospetto dei carabinieri,
secondo i primi rilievi, è che il
montacarichi sia stato stivato
oltremisura e che per questo
durante il movimento abbia
iniziato ad oscillare facendo
cadere alcuni colli al suo interno
e, quindi, addosso al 34enne.
Secondo le informazioni del
118, uno degli altri due operai,
un 21enne, è stato trasportato
non in gravi condizioni alla clinica Humanitas di Rozzano. Illeso invece il terzo operaio.
Sul posto sono intervenuti i
soccorritori del 118, i vigili del
fuoco, i tecnici dell'ispettorato
del lavoro e i carabinieri di
Corsico (Milano) Per l'egiziano
non c'è stato niente da fare: i
soccorritori hanno cercato di
rianimarlo, ma poco dopo è
morto.
Incidente gravissimo anche nel
bresciano a Nuvolera, dove è
franata una cava. Il bilancio
dello smottamento, che si è
verificato pochi minuti dopo le
dieci di ieri, parla di un disperso
e due feriti. La persona ancora
sepolta - sotto oltre mille metri
cubi di terra e marmo - è il titolare della cava, Valerio Sgotti,
70enne, padre del sindaco del
comune bresciano, Luciana
Sgotti. L'incidente è avvenuto
mentre in cava si trovavano
cinque operai: il titolare, i suoi
due figli Nicola e Sergio e altri
due uomini stranieri. Mentre
questi ultimi e uno dei figli di
Sgotti stavano tagliando un
blocco di marmo a monte, un
altro blocco ha ceduto trascinando a valle il titolare e uno
dei figli, che era a bordo di un
escavatore. Quest’ultimo, quasi
subito recuperato ha riportato
un trauma cranico e toracico.
Illesi il secondo figlio e un operaio, l’altro sarebbe ricoverato
in gravi condizioni. Nelle prossime ore si cercherà di capire
anche l'origine dello smottamento, ma sembra che l'ipotesi
più probabile sia quella di un
cedimento di un pezzo di collina che viene scavata per
l'estrazione delle pietre ornamentali.
Non c’è l’ha fatta, infine, Francesco Fiori, l'operaio pugliese
di 54 anni della Ferplast, ustionato da un getto di vapore bollente il 30 maggio scorso, durante le operazioni di manutenzione dell'impianto Pra della
raffineria Api di Falconara Marittima. L’uomo si è spento dopo
venti giorni di agonia.
Dall’ Italia
Ieri la sentenza del Tribunale di Milano
Evasione fiscale: 20 mesi
per Dolce e Gabbana
D
I due stilisti dovranno risarcire, assieme ad altri
imputanti, l’Agenzia delle Entrate per 500 mila euro
uro colpo per gli stilisti
Dolce e Gabbana. Il
giudice
Antonella
Brambilla li ha condannati a
un anno e otto mesi di reclusione per una presunta evasione fiscale. Inoltre, dovranno risarcire per una cifra
di 500mila euro – assieme
ad altri imputati - l’Agenzia
delle Entrate che si è costituita parte civile nel processo.
Oltre ai due stilisti, il giudice
ha inflitto altre quattro condanne – sotto i due anni e
con la sospensione condizionale della pena - ad altri imputati, tra i quali Alfonso
Dolce, fratello di Domenico,
e altri manager. Antoine Noella, invece, è stato assolto
perché ''il fatto non costituisce reato''.
Ridotta di otto mesi la condanna rispetto a quanto era
stato chiesto (due anni e sei
mesi) dai pm di Milano Laura
Pedio e Gaetano Ruta. A
Dolce e Gabbana gli viene
contestata la creazione della
società “Gabo”, una scatola
di diritto lussemburghese,
che risultava essere la proprietaria di due marchi del
gruppo. Secondo gli inquirenti la stessa serviva per ottenere vantaggi fiscali. Il
reato riconosciuto dal giudice è relativo a circa 200
milioni di imponibile e non
alla parte rimanente, di circa
800 milioni di euro della contestazione, per cui è arrivata
l'assoluzione nel merito. Pochi mesi fa, la Commissione
tributaria aveva confermato
in secondo grado la maxisanzione da 343 milioni di
euro ai due stilisti per evasione fiscale.
''Leggeremo le motivazioni e
– ha detto l’avvocato di Dolce
e Gabbana, Massimo Dinoia
- impugneremo in appello''.
Marco Compagnoni
Eurosky Tower.
Entrare in casa e uscire dal solito.
Tragedia a Vercelli
Anziana disabile sbranata
dai cani: arrestata la figlia
S
branata da due cani nel suo
letto. È la morte terribile toccata a un’anziana di 83 anni
da tempo immobilizzata a letto,
Lidia Bider, a Carisio, nel vercellese. La tragedia è avvenuta martedì sera, ma è stata resa nota
ierindalle forze dell’ordine. Una
storia di degrado quella scoperta
dai carabinieri della stazione di
Santhià e della Compagnia di Vercelli, chiamati dalla figlia dell’anziana e titolare di un canile in
frazione Robella, a Carisio, che gestiva insieme al suo compagno.
Quando i militari sono arrivati
nell’abitazione hanno trovato l’anziana ormai senza vita, sbranata da
un dalmata di razza spagnola e da
un rottweiler che pare fossero tenuti nella stanza della pensionata.
Da quanto accertato dai carabinieri
tutta l’abitazione era adibita a canile e nel complesso l’intera struttura risultava contenere quasi un
centinaio di animali, molti dei quali
in pessime condizioni. Sul posto,
insieme con i militari dell’Arma,
sono intervenuti i medici del servizio veterinario dell’Asl di Vercelli
e il sindaco di Carisio, Claudio Costanzo. Mentre il magistrato ha disposto l'autopsia della vittima, i
carabinieri, coordinati dalla Procura di Vercelli, hanno arrestato la
figlia 56enne dell'anziana e il suo
convivente, ritenuti responsabili in
concorso di maltrattamenti e abbandono di persona incapace con
conseguente morte. Una tragedia
che probabilmente poteva essere
evitata nel momento in cui la struttura fosse stata adatta ad ospitare
i cani.
N
Grave lutto per uno dei fondatori de La Destra
Si è spenta Anna Agostinacchio
ella giornata di ieri è venuta a mancare all’effetto dei suoi cari
Anna Agostinacchio, sorella di Paolo fondatore de La Destra,
deputato per diverse legislature nelle file del Msi prima e poi in
An e già sindaco di Foggia.
La signora Anna, insegnante in pensione, 70 anni, moglie dell’avvocato
generale dello Stato Michele Di Pace, si è spenta nella sua abitazione a
Roma.
Due le funzioni religiose previste per oggi:
alle 11 nella chiesa San Gabriele Arcangelo in via Cortina d’Ampezzo 124 a
Roma; successivamente la salma della signora Di Pace sarà trasferita nella
sua città natale, Ascoli Satriano in provincia di Foggia, dove sarà celebrata
alle 18 un’altra funzione nella concattedrale della Natività della Beata
Vergine Maria.
All’on. Agostinacchio le più affettuose condoglianze de “Il Giornale d’Italia”
Il relax ha una nuova casa.
Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere
dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità
ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento
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funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq.
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10
Cinema
Il film “scomodo” ce l’ha fatta
Giovedì 20 giugno 2013
La strage di Codevigo in una pellicola che farà scalpore: con buona pace dei partigiani
C
Il regista Antonello Belluco la spunta: “Il Segreto” sarà nelle sale, con il ritorno di Romina Power
di Emma Moriconi
e l’ha fatta, Antonello
Belluco. L’avevamo
previsto. Basta parlarci
qualche minuto per
capire che è una testa
dura, e che ha coraggio da
vendere. Non si è lasciato intimorire né piegare dai numerosi
voltafaccia e dai bastoni che
da più parti hanno cercato di
mettergli tra le ruote. Ha lottato,
questo regista “scomodo”,
come un leone. E ha vinto.
Sul set de “Il Segreto” si respira
forza di volontà e passione: un
set che ha visto la luce nonostante tutto e tutti. Sarà un film
che farà parlare di sé, non c’è
dubbio. Ci vuole coraggio per
mettersi dietro una macchina
da presa e decidere di raccontare quelle verità che troppi,
per troppo tempo, hanno tenute
nascoste: l'eccidio di Codevigo,
in cui morirono centinaia persone tra militari fascisti e civili
(136 i cadaveri identificati, ma
molti altri sparirono tra fiumi e
fosse comuni) ritenuti collusi
con i fascisti, uccisi dai partigiani della Brigata Garibaldi,
guidata da Arrigo Boldrini. Per
ben due volte Belluco ha ricevuto lettere dell'avvocato del
figlio di Boldrini, che chiedeva
di visionare la sceneggiatura:
"Naturalmente e per ovvi motivi
la sceneggiatura non gli è stata
data", dice il regista. Del resto,
nessuno dei parenti dello Zar
aveva chiesto a Sergej Ejzenštejn di visionare la sceneggiatura de “La corazzata
Potëmkin”, ci sembra di ricordare …
Certo, ci vuole fegato per rialzarsi quando i colpi si fanno
duri. Ma più sono laceranti le
ferite che si riportano, maggiore è l’inflessibilità della volontà nel volersi rialzare. E’
dura. Fare cinema e voler raccontare un pezzo di storia non
come i libri ce l’hanno propinata, ma com’è andata davvero,
significa mettersi contro un sistema.
Si sa, negli ultimi decenni la
sinistra è stata la sola protago-
nista della cultura. Eppure il
cinema italiano ha visto il suo
splendore grazie a Cinecittà
… sono i paradossi di questa
Italia alla rovescia. Ebbene, in
questo Paese un po’ bislacco,
dove le cose vanno al contrario,
se vuoi fare cinema (o teatro,
o spettacolo in genere) devi
stare bene attento a collocarti
sulla fascia sinistra. E se vuoi
raccontare qualcosa, devi farlo
guardando dall’angolazione
che dicono loro. E’ così, c’è
poco da fare. O almeno è stato
così per qualche decennio.
Ma poi arriva uno, che è pure
bravo, e dice che lui di compromessi non ne accetta. Fanno
di tutto per spezzarlo, per demotivarlo, per schiacciarlo. Ma
non sanno con chi hanno a che
fare. Belluco non solo mette in
piedi la lavorazione del film,
ma riporta in Italia un’attrice
amatissima dalla nostra gente.
Una donna alla quale ciascuno
di noi è un po’ affezionato, per-
tere piede. La Power torna sul
set dopo 30 anni, perché "convinta dalla sceneggiatura di
Belluco e di Gerardo Fontana
che raccontano la sofferenza
di questa tragedia con grande
poesia: per me è una tragica
storia d'amore", ha detto.
L’attrice-cantante ormai da anni
vive in California ma torna
"sempre volentieri in Italia".
Non ci sono motivi politici dietro
questa scelta: "Io sono apolitica.
Io ho vissuto questa storia e il
mio personaggio dal punto di
vista umano: ma credo che la
verità prima o poi viene a galla,
in Italia come negli Usa, come
dimostrano i casi Wikileaks e
Datagate".
Si, la verità prima o poi viene
a galla. Bisognerà che anche
all’ANPI se ne facciano una ragione. E probabilmente se ne
faranno una ragione anche tutti
quelli che avevano dato a Belluco la propria disponibilità
salvo poi, una volta letta la sce-
ché costituisce un pezzo importante della storia della canzone italiana. Sarà Romina Power a ricoprire il ruolo della
protagonista che torna a 70
anni nel paese della strage
dove non aveva più voluto met-
neggiatura, fare mille passi indietro. "Antonella Ruggiero ha
prima accettato di lavorare alla
colonna sonora e poi ha rifiutato
dopo aver letto la storia. Eppure
noi raccontiamo una storia che
è realtà certificata dagli storici",
Nella foto, una scena tratta dal film “Il segreto”
Nella foto, Antonello Belluco sul set del film, in basso Romina Power nel ruolo della protagonista Italia
ha raccontato il regista. “Certificata” dagli storici, è vero,
ma non raccontata, si dovrebbe
aggiungere.
Bisognerà capire che la storia
a senso unico non è più possibile, perché quando “Il Segre-
to” sarà nelle sale non è escluso
che saranno in molti a seguire
l’esempio. Forse il sacrificio di
Antonello servirà anche a far
si che cadano le troppe maschere che hanno fatto comodo a tanti per troppo tempo.
Mille ostacoli si sono frapposti
tra lui e la realizzazione del
suo sogno: a cominciare dalla
Film Commission Veneto, ma
anche sponsor, produttori, artisti: “Per amore di verità – ha
detto Belluco – ho voluto fare
questo film rischiando di rimanere in ginocchio dal punto
di vista finanziario”. E se ce
l’ha fatta è stato anche grazie
a privati che hanno creduto
in lui e nel suo progetto.
"Il film è essenzialmente una
storia d'amore tra una quindicenne, Italia (interpretata
dall'esordiente Gloria Rizzato),
e un diciottenne, Farinacci
Fontana (interpretato dal giovane Fabrizio Romagnoli), che
realmente e' stato una delle
vittime della strage – ha spiegato il regista - . L'eccidio fa
da sfondo. E non e' un film
violento. Non sono Tarantino:
non vedrete scorrere fiumi di
sangue". La Power è entusiasta
del suo ruolo: ''Il mio personaggio si chiama Italia, e' una
donna che a un certo punto
della vita ha il coraggio di affrontare i fantasmi del passato
e di tornare a 70 anni nel suo
paese. Ho imparato il dialetto
veneto grazie all'aiuto di un
coach. E' stato molto emozionante cimentarmi con questa
persona che ha una ferita dell'anima che si portava dietro
dall'età di 15 anni''.
Belluco conta di ultimare il
film entro la fine dell’anno:
"Non mi sono ancora posto il
problema della distribuzione.
A Cinecittà -Luce avevano
letto la sceneggiatura e si erano detti interessati ma non mi
stupirei, visto quanto accaduto
finora, se il film avesse problemi a trovare le sale. Per
fortuna ci sono tanti modi oggi,
anche di fuori dei grandi circuiti, per far circolare un film.
E poi –ha concluso il regista,
che ha tenuto la conferenza
stampa con la Power nella
sede romana dell'Associazione Stampa Estera - la storia
che raccontiamo in fondo è
universale e potrebbe interessare all'estero".
Belluco, per sostenere il progetto era arrivato a sollecitare,
con la sua Eriadorf film, il sostegno finanziario tramite bonifico a ''chiunque non voglia
dimenticare questa storia”.
Ha aggiunto, senza peli sulla
lingua: “I partigiani veneti
compirono un vero e proprio
eccidio trucidando prigionieri
fascisti e civili, tra cui numerose donne. Eppure il film non
è un’opera ideologica: l’eccidio fa da sfondo, è il ritratto
di una famiglia veneta vissuta
in quegli anni. Del resto è
nella verità storica che risiede
il seme della pacificazione
nazionale”. Un film, insomma,
destinato a fare burrasca. Eppure è storia.
11
Giovedì 20 giugno 2013
Il film
DREAM TEAM
di Olivier Dahan
Durata: 90 min.
Francia 2012
Con José Garcia, Jean-Pierre Marielle,
Omar Sy, Franck Dubosc
alle stelle degli anni
Ottanta e Novanta, alle
stalle del nuovo millennio. È questa la parabola discendente del cinquantenne Patrick Orbéra
(Garcia), ex calciatore della
prima divisione francese, campione con i blues, finito in disgrazia per un semplice cartellino giallo che ha dato il via
al suo declino professionale
prima, personale poi. Alcol,
depressione e non di rado
scatti di violenza, hanno infatti
causato a Patrick una generale
emarginazione. Ad acuire questa non facile condizione, per
Patrick c’è la decisione del
giudice che lo obbliga a stare
lontano da sua figlia, frutto del
suo matrimonio da tempo finito.
Ma è dallo stesso magistrato
che Patrick riceve la speranza
di riscattarsi non solo come
uomo, ma anche come sportivo: Patrick dovrà occuparsi
della squadra di calcio dell’isola bretone di Molène, iscrit-
D
ta nel campionato dei dilettanti.
Il compito non ha solo un significato agonistico, ma anche
sociale: infatti l’industria conserviera del posto è in pericolo
di chiusura a causa della crisi
economica, e per salvarla l’anziano Titouan Legunnec (Marielle), presidente del Molène,
ha deciso di destinare all’azienda gli incassi delle partite che
la sua squadra disputerà nel
torneo di coppa di Francia.
Solo che per raggiungere la
somma necessaria, occorre
che il Molène arrivi almeno al
terzo turno, dove di sicuro incontrerebbe un team di prima
divisione, che gli consentirebbe
di giocare la partita spostandosi
nel più capiente stadio di Brest,
con il risultato di un maggior
incasso. Con i giocatori a disposizione, la cui vera attività
è la pesca, l’impresa è praticamente impossibile. Patrick
allora si ricorda di alcuni suoi
vecchi amici, colleghi dei campi di calcio, come lui in pen-
sione per raggiunti limiti di
età. Patrick inizia così un tour
per la Francia convincendo,
anche a fatica, quegli atleti le
cui imprese sportive ora vengono ricordate solo da chi è
avanti con l’età. Accompagnati
da Patrick, a Molène arrivano
dieci ex calciatori che mal si
adattano alle scomodità dell’isola. Fra questi si distinguono
il centroavanti David Léandri
(Dubosc), uno col pallino del
rigore a cucchiaio che però,
quando vestiva la maglia dell’Atletico Madrid, gli causò più
di un guaio dato che non ne
ha mai segnato uno; lasciato il
calcio, Léandri ha visto nel teatro la sua ragione di vita, e da
tempo tenta di diventare una
star del palcoscenico, pretendendo a tutti i costi la parte
del protagonista in “Cirano di
Bergerac”. Wéké N’Dogo (Sy),
giocatore di colore, sembra
quello più in forma e più ansioso di iniziare, anche per dimenticare la petulante, possessiva e pure un po’ violenta
consorte. Tenere unita una
banda di scapestrati come
questa non è affatto facile e
Patrick deve sudare le proverbiali sette camicie, ma per
fortuna i risultati non tardano
ad arrivare, con il passaggio
dei primi due turni di coppa,
fino a giungere all’obiettivo richiesto da Legunnec, cioè il
terzo da giocare a Brest. Nello
stadio della città bretone, a
sfidare il Molène arriva niente
poco di meno che i campioni
dell’Olympique di Marsiglia.
Una sfida impossibile.
Finalmente si ride di gusto e
pazienza se, su novanta minuti,
gli ultimi trenta non sono all’altezza dei primi esilaranti
sessanta. Più conosciuto come
autore di drammi (“La vie en
rose” e l’imminente “Grace di
Monaco”) e thriller (I fiumi di
porpora 2), Dahan confeziona
una spassosa commedia grazie
alla serie di bizzarri personaggi
che la popolano, alcuni ai limiti
della demenzialità come l’ex
riserva (nella finzione) del Milan Rayane Ziani, interpretato
da Gad Elmaleh, tornato dal-
Cinema
l’Italia letteralmente shoccato
dal modo che avevano i suoi
compagni di esultare dopo un
goal, ma soprattutto dalle cattiverie che Berlusconi gli riservava, chiamandolo pubblicamente “Scarsedine Zidane”.
Probabilmente ispiratosi alla
reale vicenda della squadra
dei dilettanti del Calais, che
nel 2000 arrivò addirittura in
finale di coppa di Francia perdendola a Parigi contro i “canarini” del Nantes, guardando
il film di Dahan abbiamo la
netta ma non fastidiosa, almeno
in questo caso, sensazione del
deja vu, con il protagonista
che arruola vecchi amici per
un’impresa difficilissima. E qui
la memoria del cinefilo va a
film sportivi come “Quella
sporca ultima meta” o “Fuga
per la vittoria”; se invece volessimo uscire dall’ambito agonistico, abbiamo l’imbarazzo
della scelta fra innumerevoli
titoli che stanno fra “Quella
sporca dozzina”, ai recenti “I
mercenari” 1 e 2. Essendo un
film corale, dovremmo soffermarci su ciascun personaggio:
per motivi di spazio ci limitiamo
a rilevare la performance di
Dubosc, bravo attore comico,
da noi visto di recente nel simpatico “Benvenuto a bordo”;
Sy, ormai una star dopo il successo planetario di “Quasi amici”, qui si accontenta di avere
un ruolo più defilato. Bravo anche Garcia, ottimamente doppiato da Francesco Pannofino.
Ma il nostro deferente omaggio
non può non andare al grande
Marielle, attore immenso, che
incarna almeno gli ultimi cinquant’anni di storia del cinema
francese e non solo: infatti due
nostri maestri dell’horror, Riccardo Freda e Dario Argento,
lo hanno voluto per i rispettivi
“Trappola per l’assassino” e
“4 mosche di velluto grigio”.
Chiudiamo segnalando il cammeo di Jean Reno nei panni
di se stesso, senza la sua tipica
barba sale/pepe. Visto quanto
è ingrassato, sarebbe stato
meglio lasciare quella barba
dov’era.
Nicola Palumbo
12
Giovedì 20 giugno 2013
Anniversari
La fucilazione di Massimiliano d'Asburgo
19 giugno 1867: l’Imperatore del Messico, abbandonato dalla Francia, cade a Cerro de la Campana
1
La triste vicenda di un sovrano troppo ingenuo in una terra difficile, fra tradimenti e tormenti
di Emma Moriconi
867, alba del 19 giugno, Messico, Cerro
de la Campana. Il plotone d’esecuzione è
pronto, i fucili puntati.
Nel mirino tre uomini: i generali Miramon e Mejia e l’imperatore Massimiliano. Un grido, “viva l’Imperatore, viva il
Messico”: sono le ultime parole dei condannati a morte.
Il primo a cadere è l’ Imperatore. Viene giustiziato in
base ad una legge che lui
stesso aveva emanato due
anni prima, durante il suo
breve e sfortunato Impero.
Quando Massimiliano viene
fucilato il Messico è reduce
da 60 anni tormentati e difficili:
le rivolte per l’indipendenza
sono cominciate nel 1810 ed
hanno subito fasi di fortuna
alterna. Dopo la cacciata definitiva degli Spagnoli nel
1821, il Messico continua a
non trovare pace, nel Paese
diversi governi si susseguono
senza tregua. Nel 1836 il Texas insorge e si stacca dal
Messico, nel 1845 viene annesso agli Stati Uniti, che nel
1847 occupano anche Città
del Messico.
I disordini sono continui e
sanguinosi, finché nel 1857
i liberali, guidati da Benito
Juarez, secolarizzano le proprietà della Chiesa, aboliscono i privilegi del clero e
dei militari ed inizia una
guerra civile. I Francesi hanno un ruolo determinante:
nel 1863 occupano Città del
Messico e nel 1864 mettono
sul trono Massimiliano. La
Francia ha molti interessi in
Messico, molti crediti da esigere. A suggerire che sia
proprio Massimiliano il nuovo
Imperatore sono gli ambienti
clerical-conservatori messicani: l’idea è sostenuta da
Monsignor La Bastida, ex arcivescovo del Messico, cacciato dopo che la curia era
stata privata dei beni.
Ferdinando Massimiliano
Giuseppe d’Asburgo sembra
la figura più adatta a ricoprire
lo scomodo ruolo di Imperatore di una terra così difficile, che vive un momento
di grave complessità: egli
appartiene ad un ramo della
famiglia che ha dato alla Spagna Carlo V e a sua madre
Sofia di Baviera la cosa piace
molto. Anche alla moglie Carlotta piace l’idea di diventare
Imperatrice. Così Massimiliano incontra la delegazione
dei conservatori messicani,
capeggiata da Gutierrez e
dall’Hidalgo, che tanta parte
hanno avuto nella formazione
della scelta di Napoleone III
di puntare sul giovane e un
po’ ingenuo Massimiliano. E’
proprio Napoleone III a comunicargli il suo impegno a
sostenere l’Asburgo con “la
garanzia morale e materiale,
in terra e in mare” della Francia.
E’ un po’ ingenuo, Massimiliano: non pensa che Luigi
Bonaparte ha già mancato
alla parola data sia con i rivoltosi di Cracovia che con
gli Italiani. Non si rende conto
di quale difficile situazione
si troverà a fronteggiare in
Messico quando dice: “accetto la corona e mi sforzerò
di portarla operando indefessamente per la libertà,
l’ordine, la grandezza e l’indipendenza del Messico”.
Chi lo aveva esortato ad accettare, problemi non ne ha:
Gutierrez è ricchissimo e
vive a Roma, l’Hidalgo diventa ambasciatore del Mes-
Nella foto, un giornale dell’epoca
Nella foto, un dipinto raffigurante la fucilazione
sico a Parigi, si fa aumentare
gli emolumenti e gode della
fiducia di Eugenia de Montijo,
Imperatrice di Francia.
In Messico, invece, la situazione non è rosea: l’oro che
Massimiliano aveva creduto
di poter utilizzare per consolidare l’impero è in realtà
destinato al clero messicano,
che scalpita dopo le privazioni subite. Massimiliano si
trova presto in mezzo al fuoco
incrociato di clericali e liberali, mentre la rivolta scoppia
e le entrate finiscono nella
voragine della guerriglia senza tregua.
Nel frattempo gli Stati Uniti
reclamano l’uscita di scena
della Francia. Lo scacchiere
che Napoleone III aveva predisposto con tanta cura sembra non interessarlo più, e
le truppe francesi vengono
richiamate in patria. L’Imperatrice Carlotta, non più molto
in possesso delle sue facoltà
mentali, intraprende un viaggio in Europa, recandosi a
Parigi e a Roma. Sarà trattata
con freddezza sia da Napoleone III che dal Papa. La
pazzia la devasta, e l’Imperatrice viene rinchiusa in un
castello dove morirà ben 60
anni dopo, nel 1927.
In Messico intanto Massimiliano si affida ai pochi che
gli sono rimasti fedeli: i generali Miramon e Mejia, che
resteranno con lui fino al momento estremo. Nonostante
gli si consigli di fuggire,
quell’imperatore che non ha
mai brillato di ingegno e di
perspicacia in tutto il suo governo, dimostra di non essere
un pusillanime: Massimiliano
non fuggirà, affronterà il suo
destino da uomo. Tre anni
prima la fregata Novara lo
aveva condotto a Vera Cruz,
con la sua Carlotta a fianco,
pieno di speranze. Ora quella
stessa fregata riporta la sua
salma a Trieste, da cui poi
proseguirà per Vienna.
La notizia riportata
dai giornali dell’epoca
Anno 1867 – Num. 154. Un
numero: centesimi dieci; nelle feste cinque. Venerdì, 5
luglio. E’ la testata “Unità cattolica”, che “si pubblica tutti
i giorni, eccetto quelli che
succedono ai festivi”, a fare
l’affondo più pesante su questa vicenda che all’epoca
sconvolse l’Europa. La Croce
cristiana cerchiata di alloro
campeggia in prima pagina:
sul nastro la scritta “ecce signum Crucis fugite partes
adversae”. Titola: “L’Imperatore Massimiliano fucilato nel
Messico”. Il pezzo è veemente, si scaglia contro la
Francia e contro Napoleone
III senza peli sulla lingua.
Tanto fu lo sdegno per la triste sorte di Massimiliano che
poco contò persino il fatto
che il sovrano francese fosse
il più fiero sostenitore del
Santo Padre. L’attacco è senza
precedenti: “E’ questa , o
Maestà Imperiale, che avete
nome Napoleone III, questa
è la gloria che procacciaste
alla Francia! Voi toglieste dalla
sua pace di Miramar (il castello presso Trieste dove
Massimiliano viveva, n.d.r.)
un Principe augusto, uomo
di vasto intelletto e di cuore
più vasto, e con cento moine,
con mille promesse lo trascinaste nel Messico a ricevere la Corona di un Impero
che avevate fondato. Ma
quando vi giunse, e le difficoltà, le opposizioni, i pericoli
se gli accumularono terri-
bilmente sul capo, l’avete
prima abbandonato, e poi lo
lasciaste fucilare!”. “Parlate
pure delle idee generose
della Francia napoleonica.
La storia registra col sangue
di Massimiliano la vostra generosità!”. “Le palle di Juarez
resero cadavere il povero
Massimiliano. Di chi l’ha ucciso, e di chi l’ha lasciato uccidere, mille volte più bella
è la sorte del fucilato. Egli
seppe con una fine gloriosa
scontare i suoi errori, e la
storia glieli perdonerà tutti,
tutti, fuorché un solo imperdonabile di aver creduto alle
promesse, e d’aver accettato
le offerte di chi poco prima
era stato il fiero nemico del
proprio fratello” (Francesco
Giuseppe, n.d.r.).
Il “Journal des debats” di
venerdì 5 luglio 1867 sostiene che la fine dell’Imperatore
Massimiliano ha prodotto in
Parigi molta emozione, parla
di lugubre tragedia ma dedica all’evento uno spazio
piuttosto ridotto.
Anche la Gazzetta di Torino
tratta del fatto solo il 5 luglio:
siamo nel 1867, e le notizie
viaggiano con i tempi del
diciannovesimo secolo. Il linguaggio è quello artificioso
di fine secolo, ma la linea
sull’argomento è opposta a
quella dell’Unità cattolica: “il
fatto è grave e terribile tanto
quanto è incontestabilmente
doloroso; eppure prenderà
posto nell’istoria subito dopo
le esecuzioni capitali di Carlo
I d’Inghilterra e di Luigi XVI
di Francia, e rimarrà com’esse un insegnamento tremendo ai principi, e una garanzia
salutare ai popoli. Obiettisi
che si vuole, i Messicani erano nel loro diritto immolando
l’invasore del proprio paese,
lo straniero che voleva imporsegli collo sforzo delle
armi straniere. Diremo di più:
fors’anco loro incombeva l’increscioso dovere d’immolarlo”. “Certo, più generoso
darebbe stato il perdonare,
ma non è apparso altrettanto
prudente. E se coloro che
sentenziarono a morte Massimiliano ebbero in mira la
salute della patria, son’eglino
irremissibilmente da condannarsi?”.
L’Opinione invece torna sui
toni della riprovazione per i
fatti avvenuti e scrive: “la
stampa europea si può dire
unanime nel condannare
questo fatto che basterebbe
per se solo a confermare e
giustificare i giudizi che si
fanno sul Messico in generale
e su Juarez ed i suoi luogotenenti in particolare”. Segue
poi un elenco dei ragguagli
che il governo austriaco aveva ricevuto sul “deplorabile
avvenimento” per mezzo del
telegrafo, informazioni prese
dalla “Gazzetta di Vienna”.
L’Opinione riporta poi la cronaca del processo come raccontata dal New York Tribune:
“dall’inquisizione spagnola
in qua non si è giammai veduto un simile tribunale. Niuno sa chi sia il presidente,
quali i testimoni, tutto è immerso nel più profondo segreto”. “ Invano l’Imperatore
pregò che gli si lasciasse
conferire col suo difensore,
nominando i generali Rivas,
Pallacio ed il signor Martinez
de la Tore, tutti del partito liberale. Invano protestò contro
la competenza del tribunale.
La procedura durò tre giorni,
e domani si attende la sentenza. Sarà senza dubbio
una sentenza di morte, e i
generali imperiali parteciperanno la sorte del loro imperatore”.
Massimiliano
Era nato a Schonbrunn il 6
luglio 1832, figlio dell’arciduca Francesco Carlo e
dell’arciduchessa Sophia, fratello minore del futuro Imperatore Francesco Giuseppe. Nel 1857 successe a Radetzky nel governo del regno
Lombardo Veneto. Sposò ,
sempre nel 1857, Carlotta
del Belgio, figlia di Leopoldo
I del Belgio e di Luisa d’Orléans, che resterà al fianco
del marito finché le sue facoltà mentali glielo consentiranno. La grave situazione
in Messico, e forse una predisposizione genetica, la renderanno pazza e costringeranno la famiglia a rinchiuderla in un castello, dove rimase fino alla sua morte, il
19 gennaio del 1927. Sopravvisse 60 anni al marito,
che chiese di poter riposare
per l’eternità accanto alla
sua sposa. Ma nel 1927, anno
in cui Carlotta morì, dell’Impero austriaco non c’era più
traccia.
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DALLA CONSULTA SCHIAFFO AL CAV