Béla Tarr e Ágnes Hranitzky A londoni férfi (The man from London) 2007
That’s what I feel, an outside and an inside and me in the middle, perhaps that is what I am, the
thing that divides the world into two, on the one side the outside, on the other the inside, that
can be as thin as foil, I am neither one side nor the other, I am in the middle, I am the partition,
I have two surfaces and no thickness.
Samuel Beckett, The Unnamable, Grove Press, New York, 1958
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Adolf Loos Scheue house, Wien 1912-1913
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CW Twombly Interior, Gaeta 2002
First of all, it must be noted that the two terms “outside” and “inside” pose problems of metaphysical anthropology that are not symmetrical. To make inside concrete and outside vast
is the first task, the first problem, it would seem, of an anthropology of the imagination. But
between concrete and vast, the opposition is not a true one. At the slightest touch, asymmetry
appears. And it is always like that: inside and outside do not receive in the same way the qualifying epithets that are the measure of our adherence. Nor can one live the qualifying epithets
attached to inside and outside in the same way. Everything, even size, is a human value, and
we have already shown, in a preceding chapter, that miniature can accumulate size. It is vast
its way. In any case, inside and outside, as experienced by the imagination, can no longer be
taken in their simple reciprocity; consequently, by omitting geometrical references when we
speak of the first expressions of being, by choosing more concrete, more phenomenologically
exact inceptions, we shall come to realize that dialectics of inside and outside multiply with
countless diversified nuances.
Gaston Bachelard, The poetics of space, Beacon, Boston, 1992
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Kim Ki-duk Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera (Bom yeoreum gaeul gyeoul geurigo bom) 2003
Abitare è, attraverso l’insediarsi, l’azione primaria di un radicamento con la terra.
Lo spazio abitativo, tra dentro e fuori, è espressione di questo legame. Sentirsi vita indissolubilmente legata ad un luogo, esistere in esso percependolo come parte integrante della propria
realtà esistenziale, vuol dire il paesaggio come fulcro fondamentale dello spazio dell’abitare.
Se nelle forme antiche dell’abitare, tale fulcro della vita domestica era il focolare, archetipa rappresentazione di un’ idea tutta introspettiva dell’architettura, oggi il paesaggio rappresenta un
elemento caratteristico delle contemporanee inversioni delle modalità abitative tipologiche.
Se, infatti, la casa era riparo, recinto protettivo in cui la centralità erano il fuoco e il patio,
nell’esperienza contemporanea neghiamo il centro e guardiamo fuori.
L’abitazione è, quindi, espressione concettuale materiale di quest’attuale condizione di esternalizzazione dell’appartenenza ai luoghi, legata alla percezione. Ma il radicamento fisico e
psicologico con il sito è anche il principio centrale del significato più profondo e, soprattutto,
a-temporale dell’abitare.
Fabrizio Foti, Il Paesaggio nella Casa, Lettera Ventidue, Siracusa, 2009
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Béla Tarr e Ágnes Hranitzky Őszi almanach (Almanacco d’autunno) 1984
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Amedeo Modigliani Ritratto di Jeanne Hébuterne (Jeanne Hébuterne au henné) 1918
294.
Quando il cieco parla, come fa volentieri, di cielo azzurro e di altri fenomeni visivi specifici,
colui che vede dice spesso: “Chissà che cosa immagina dicendo così”. Perchè lo dice di un
cieco, ma non di ogni altra persona che vede? Naturalmente, è un’espressione del tutto falsa.
Ludwig Wittgenstein, Osservazioni sui colori (1950-1951), Einaudi, Torino, 1981
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Dinastia Tang Banquette (detail) 618-907
L’armoire est pleine de linge
Il y a meme des rayons de lune que je peux déplier.
L’armadio è colmo di biancheria
Vi sono anche i raggi di luna che posso spiegare.
Andrè Breton, Le revolver aux cheveux blancs, Cahiers Libres, Paris, 1932
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Cristina Iglesias Untitled 2005
Stanze, già di per sé poco chiare, noi cerchiamo di renderle ancora più fosche, dilatando lo
spazio sotto le gronde, o frapponendo talvolta, fra il buio interno e le naturali chiarità atmosferiche, lo schermo di una veranda, Del sole fuggente che brilla sul nostro giardino non ci
raggiunge che uno spento riflesso, filtrato attraverso la carta opalescente dello shoji. Questa
luce mitigata e indiretta è l’elemento estetico più importante della casa giapponese. Perché
quietamente e silenziosamente penetri, lei così debole, ed estenuata, e melanconica, nella nostra casa, rivestiamo i muri con intonaci di colore neutro. Le pareti del magazzino attiguo alla
casa (il mura) e quelle della cucina e del corridoio sono scremate di bianca calcina; ma quelle
delle stanze più importanti hanno i colori della sabbia, e superfici opache, ruvide, smorte. E’
incantevole la luce incerta e delicata che entra e indugia nelle nostre stanze, simile all’ultimo
bagliore del tramonto! Questo riverbero, o piuttosto scurimento, supera per me ogni altra
decorazione: mai mi stancherò di contemplarlo. In ogni stanza, un’uniforme tinta sabbiata si
abbevera di chiarore; da stanza a stanza, essa varia tuttavia, quasi impercettibilmente.
Spesso le sfumature sono infinitamente sottili: si tratta di tinte sfuggenti, che sembrano cangiare, secondo lo stato d’animo di chi le guarda. Le loro gradazioni conferiscono, a ogni locale,
una differente qualità di buio.
Jun’ichiro Tanizaki, Libro d’ombra, Bompiani, Milano, 2000
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Guercino Cleopatra morente, Palazzo Rosso, Genova (dettaglio) 1648
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Ettore Sotssass Jr. Metaphor 1970
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Stanley Kubrik Still from Barry Lyndon 1975
No homogeneous room, of homogeneous height, can serve a group of people well. To give a
group a chance to be together, as a group, a room must also give them the chance to be alone,
in one’s and two’s in the same space.
The spaces need to be connected, so that people are still “together” when they are in them: this
means they need to be open to each other. At the same time they need to be secluded, so a
person in one of them is not disturbed by the others. In short, the family room must be surrounded by small alcoves.
The alcoves should be large enough for one or two people at a time: about six feet wide, and
between three and six feet deep.
To make it clear that they are separated from the main room, so they do not clutter it up, and
so the people in them are secluded, they should be narrower than the family room walls, and
have lower ceilings than the main room.
Christopher Alexander, A Pattern Language, New York, Oxford University Press, 1977
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Private rooms
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Alexander Brodsky & Ilya Utkin Untitled (Guitar Player) 1989-90
Unless the spaces in a building are arranged in a sequence which corresponds to their degrees
of privateness, the visits made by strangers, friends, guests, clients, family, will always be a
little awkward.
Lay out the spaces of a building so that they create a sequence which begins with the entrance
and the most public parts of the building, then leads into the slightly more private areas, and
finally to the most private domains.
Christopher Alexander, A Pattern Language, New York, Oxford University Press, 1977
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Private rooms
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Todd McLellan Old camera 905 2002-2013
Beuty is that reasoned harmony of all the parts within a body, so that nothing may be added,
taken away, or altered, but for the worse.
It is a great and holy matter; all our resources of skill and ingenuity will be taxed in achieving
it; and rarely is granted, even to Nature herself, to produce anything that is entirely complete
and perfect in every respect.
Leon Battista Alberti, On the art of building in ten books, translated by Joseph Rykwert,
Robert Tavernor and Neil Leach, The MIT Press, Cambridge, 1991
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Sol Lewitt Wall drawing # 232 1975
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ftv Certosa del Galluzzo, Firenze 2009
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David Vestal Still life 1983
The quality without a name occurs, not when an isolated pattern occurs, but when an entire
system of patterns, interdependent, at many levels, is all stable and alive.
We may see the sand ripples anywhere where we choose to put loose sand under the wind.
But when the wind blows across the sea, over the inland marshes, and the sand ripples support
the dunes between the two, and the sandpiper walks out, the sand fleas hop, the shifting of
the dunes is held in check by grasses which maintain themselves and the sandpiper, then we
have a portion of the world, alive at many levels at once, beginning to have the quality without
a name.
Christopher Alexander, The Timeless way of building, New York, Oxford University Press,
1979
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Alison and Peter Smithson Solar Pavillion, Upper Lawn 1962
Già siedo in casa nella penombra, siedo su uno sgabello, la testa mi cade e alla fine tocco me
stesso con le labbra bagnate e solo così schiaccio un pisolino. A volte, nella posizione della
sedia Thonet, dormo così fin verso la mezzanotte e quando mi sveglio sollevo la testa e ho la
gamba dei pantaloni madida di saliva al ginocchio, tanto mi sono raggomitolato e rannicchiato
su me stesso, come un gattino d’inverno, come il legno di una sedia a dondolo, perché io mi
posso permettere quel lusso di essere abbandonato, anche se io abbandonato non sono mai,
io sono soltanto solo per poter vivere in una solitudine popolata di pensieri, perché io sono un
po’ uno spaccone dell’infinito e dell’eterno e l’Infinito e l’Eternità forse hanno un debole per le
persone come me.
Bohumil Hrabal, Una solitudine troppo rumorosa, Einaudi, Torino, 1987
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Private rooms
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Bernard Plossu Livorno, Italia 2014
Ma pur sempre, soprattutto, era un guanciale: cioè un oggetto morbido (ancorchè schiacciato
e compatto) e candido (sebbene costellato da timbri) del bucato dell’autoclave. Conteneva in
sè, come un concetto è racchiuso in un segno ideografico, l’idea del letto, del crogiolamento,
della intimità, e Federico già pregustava l’isola di freschezza che sarebbe stato per lui, nella
notte, tra quegli infidi e ispidi velluti. Non solo, ma quell’esiguo rettangolo di agio prefigurava
altre dolcezze, per godere i quali egli si stava mettendo in viaggio, già il noleggio del guanciale
era un goderli, un entrare nella dimensione in cui regnava Cinzia, nel cerchio racchiuso dalle
sue morbide braccia.
Italo Calvino, L’avventura di un viaggiatore, da I racconti (1958), Mondadori, Milano, 2002
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Philip Webb William Morris Red House, Bexleyheath, London 1959-60
If human existence were purely material like that of a piece of wood or stone, it could be protected by a material form that enclosed it tightly, as a precious gem is kept in a padded box.
But an animate existence that shows itself in spontaneous movement needs a shelter that
leaves over enough space for moving about in. And movement is guided by senses, which
also impose certain demands; lastly the intellect must freely direct towards their goal both the
movement of the body and the working of the senses. At each of these levels of our existence
we come in contact with the spatial datum of nature. In addition to commanding the space we
need for movement, we also form a clear image of it, and realize that a piece of natural space is
involved in our existence. We call this our experience space.
Dom Hans van der Laan, Architectonic space (1977), from Dom Hans van der Laan. Le opere, gli scritti, a cura di Alberto Ferlenga e Paola Verde, Electa, Milano, 2000
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Private rooms
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ARTE/ A RCHITETTURA
29
originario, non si hanno m
nianze se non alcune fo
negli anni della costruzion
gressiva definizione della
certe, costanti e documen
zione e la cura di Malapa
dettaglio, della struttura
così come, all’interno, de
È un impegno che a volt
ogni proprietario che ved
si i lavori e aumentare le s
tito come particolarmen
(“Bisogna assolutamente
la casa, che la liberi dal
degli operai, altrimenti
legato al roccione dag
interessi e dalle immediat
ti preoccupazioni. Speria
l’estate prossima il più
ormai credo che ci sia p
fare.” 32 ), anche perché
della guerra Malaparte è
tano da Capri e nonosta
brevi visite non riesce a se
ri come vorrebbe. Tuttav
Curzio
Malaparte
e Adalberto
Casa Malaparte 1936-43
da Forte
dei Marmi
e, nonostante
il tono cor- Libera
anche che le affinità culturali erano
corrispondenza con le
diale (si firma ‘il suo aff. e gratissimo..’, cfr. M.
solo apparenti, che i modelli e l’impePellegrini e Maria Montic
Talamona cit., documento n. 9, pag. 77),
gno di vita dell’uno e dell’altro erano, e
Amitrano, con la famiglia e
mostra una certa insistenza, asserendo che il
‘bravo Amitrano’ lo ‘tempesta di lettere’ a prosempre più sarebbero stati, divergenci artisti, per inviti o cons
posito del ‘piano’. Marida Talamona, nell’artiti. Libera lo dirà apertamente in anni
nia come tutto nella casa
colo già citato (‘Casabella’ 648/97), sulla base
molto più tardi, nell’unica occasione
scelta, sotto il suo cont
della testimonianza del figlio di Amitrano e di
nuovi documenti acquisiti dal Museo di Trento
in cui citerà Malaparte, non a proposiminimi particolari dell’ar
e Rovereto, aggiunge elementi di indagine al
to della sua casa di Capri, di cui non
finiture dell’esterno. Ch
giallo del secondo ‘piano’ liberiano. Ipotizza
farà
mai
menzione,
ma
del
suo
modo
sempio al fratello, ospite
Talamona che, se Libera aveva redatto alme29
no in parte
la scritturadalla
privatatempesta,
(tra Malaparte equando
Si era appena messo
al riparo
avvertì l’arte.
un improvviso
brivido di glia
freddo.
di intendere
della casa di Capri
Amitrano?) per la costruzione della cisterna Malaparte comunque ne ottiene il pro1941-42, di ... ”riscrivere c
come
potrebbe essere
dimostrato da unasi
cifra
Starnutì più volte.
Toltosi
l’impermeabile,
tastò legetto
tasche
dei
pantaloni
in cerca
dei fiammiche
fu
presentato
al
Comune
per
ri più piccoli la parola ‘o
annotata sul retro di un suo disegno del Palazdei Congressi - doveva conoscerne le
l’approvazione
e che,
una volta
avve- le sue
portadita
a vetri del corridoio
feri che la vita dizo
mare
gli aveva insegnato a portar sempre
con sé.
Prima
di trovarli,
dimensioni e quindi sapeva che era necessanuta questa, abbia o non abbia poi
ricorda alla Montico, in u
ria una nuova planimetria con una nuova lartoccarono la conchiglia
raccolta
il
mattino
sulla
spiaggia.
La
prese
e
la
sollevò,
esponendola
ricevuto
da
Libera
il
famoso
‘piano’
memoria del novembre 1
ghezza della casa, corrispondente a quella
della cisterna che la sottostava. Malaparte
sollecitato nell’aprile del ‘38 30 , gli peralla luce di una finestra.
La dirosea
riluceva,
come se fosse ancora bagnata ditappezziere
acqua deve fare la te
avrebbe discusso
questoconchiglia
con Libera a Capri
mette di iniziare la costruzione.
studio, lunga fino a terra
(in un incontro di cui riferisce il figlio di Amitra‘Casa
come
me’
nasce
fin
dall’estate
no) prima
14 aprile 1938,
data di unin
suotasca.
colmarina. Soddisfatto,
ildel
ragazzo
la ripose
Raccolse aghi di pino secchi e sterpighezza
da unaindicata dal segn
loquio con Amitrano a Roma, durante il quale
del 1938, a cantiere da poco aperto,
me tracciato nel muro.”,
egli schizza questasul
nuova
planimetria forsedi
percemento, e con molta fatica riuscì ad accendere
balla disfatta, li ammucchiò
pavimento
quando Malaparte a Capri si occupa
deve
far mettere il pavime
illustrarla al costruttore e averne un nuovo predirettamente dei lavori e ne discute
mattoni) sulla terrazza e
ventivo (‘Casabella’ cit. pag. 23, disegno 1 verun fiammifero umido.
Per un pò la stanza fu invasa dal fumo, finché dal fuoco che covava
maso). Ancora secondo Talamona, “L’architetto
ogni particolare insieme al costruttore
pianerottoli esterni.” 35 ; c
provvede a spedire il nuovo progetto.” Non si
il quale,Si
come
racconta
lo impregnati
Tamburi discute della si
linconico eruppetratta
un’esile
che tosto
cominciòAmitrano
a tremolare.
tolse
i calzoni
tuttavia fiamma
di un nuovo progetto
ma piuttoscrittore, con istintiva saggezza condelle loro opere nel salone
sto di una nuova pianta, molto diversa dalla prid’acqua e li appese
ad asciugare
vicino al fuoco.
ma, poco
liberiana e sorprendentemente
simitadina “..cominciò col tastare la roccia
dadori, Longanesi, Prezz
le alla realizzazione finale, almeno per l’apparcon la mano.” 31 Su come l’edificio pretamentoaccanto
di Malaparte.
nuovafalò
planimePoi sedette per terra
alQuesta
piccolo
e s’abbracciò le ginocchia. A questo punto altri
nonamici
gli e conoscenti. M
se forma, sulle continue modifiche e
to la casa e il paesaggio d
tria (‘Casabella’ cit. pag. 24) sarebbe stata in
possesso
di
Amitrano
e
gli
elementi
utili
all’atscelte
operative
rispetto
al
progetto
più ancora che in questa
restava che aspettare.
La stanza della “favorita“ verso il salone.
Yukio Mishima, La voce delle onde, Feltrinelli, Milano 1961
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Rudolf Olgiati Dado, Flims 1931
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