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PROCESSO DI CODECISIONE
ALLARGAMENTO DELL’UE
STORIA DELLA TURCHIA
CRITERI DI COPENHAGEN
SETTORI PROBLEMATICI
PARERE DELLA COMMISSIONE
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PROCESSO DI CODECISIONE (1° parte)
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COMMISSIONE
proposta di allargamento
PARLAMENTO
propone delle modifiche
o accetta la proposta
CONSIGLIO
decide l'approvazione
accetta la proposta
propone delle modifiche
CONSIGLIO
decide l'approvazione
COMMISSIONE
non approva le modifiche
CONSIGLIO
approva all'unanimità
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CONSIGLIO
non approva le modifiche
parte
2°2°parte
approva le modifiche
CONSIGLIO
decide l'approvazione
PROCESSO DI CODECISIONE (2° parte)
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CONSIGLIO
non approva le modifiche
PARLAMENTO
ritira le modifiche
mantiene le modifiche
CONSIGLIO E COMMISSIONE
adotta la versione precedente
COMMISSIONE
non approva le modifiche
approva le modifiche
la proposta è definitivamente rifiutata
CONSIGLIO
approva le modifiche
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la proposta è approvata
non approva le modifiche
COMITATOdiDIconciliazione
CONCILIAZIONE
Comitato
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COMITATO DI
CONCILIAZIONE
Il Comitato di conciliazione è formato da tanti membri del
Parlamento quanti sono gli Stati membri dell’UE (27) e tanti
membri del Consiglio quanti sono gli Stati membri dell'UE (27).
Se all'interno del Comitato si giunge ad un accordo il testo dovrà
essere approvato dal Consiglio a maggioranza qualificata e dal
Parlamento a maggioranza assoluta (sono necessarie entrambe le
approvazioni congiuntamente). Se non si giunge ad un accordo,
o non si raggiungono le maggioranze, il progetto viene
definitivamente abbandonato.
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ALLARGAMENTO DELL’UE
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L‘Unione Europea (UE) è il risultato dell'ampliamento dei contenuti dei
trattati costitutivi delle tre Comunità Europee e dei successivi allargamenti a
nuovi stati membri. Dai sei stati fondatori delle Comunità Europee il numero
di stati membri è costantemente cresciuto e altri stati europei hanno in corso
trattative per l'adesione all'Unione. Per l'incorporazione di uno stato europeo
all'Unione, questo deve rispettare una serie di condizioni economiche e
politiche conosciute come criteri di Copenaghen. Al fine di facilitare il
funzionamento delle istituzioni dell'Unione europea con un numero di Stati
membri più elevato di quanto inizialmente previsto, il Trattato di Nizza ha
apportato alle norme comunitarie i necessari adeguamenti soprattutto in
termini di numerosità dei rappresentanti degli stati membri all'interno delle
istituzioni, funzionamento interno delle istituzioni stesse e maggioranze
qualificate necessarie al raggiungimento delle decisioni nelle materie delegate
dagli stati membri all'Unione. Il territorio dell'UE è cresciuto dopo la
riunificazione tedesca del 1990 mentre in precedenza era diminuito (in
superficie) con il ritiro della Groenlandia nel 1985 a seguito di un referendum
assai contestato.
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Allargamento dell’UE
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STORIA DELLA TURCHIA
GENOCIDIO ARMENO
CURDI IN TURCHIA
REPUBBLICA TURCA
DALLA SECONDA METÀ DEL XX SECOLO AD OGGI
NODI STORICI DA RISOLVERE PER L’ENTRATA NELL’UE
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GENOCIDIO ARMENO
L'espressione Genocidio armeno - talvolta Olocausto degli
Armeni o Massacro degli Armeni (e in lingua armena Medz
Yeghern, "Grande Male") - si riferisce a due eventi distinti ma
legati fra loro: il primo è relativo alla campagna contro gli
armeni condotta dal sultano ottomano Abdul-Hamid II negli
anni 1894-1896; il secondo è collegato invece alla
deportazione ed eliminazione di armeni compiuta dal governo
guidato dai Giovani turchi negli anni 1915-1916.
Primo massacro armeno
Secondo massacro armeno
Negazione
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Primo massacro armeno
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Nel 1890 nell'Impero Ottomano si contavano circa 2,5 milioni di armeni, in
maggioranza cristiani orientali o cattolici. Gli armeni erano sostenuti dalla
Russia nella loro lotta per l'indipendenza, poiché la Russia aspirava ad
indebolire l'Impero ottomano per annetterne dei territori ed eventualmente
appropriarsi di Costantinopoli. Per reprimere il movimento autonomista
armeno, il Governo ottomano incoraggiò fra i Curdi, con i quali condivideva il
territorio nell'Armenia storica, sentimenti di odio anti-armeno. L'oppressione
che dovettero subire dai Curdi e l'aumento delle tasse imposto dal governo
turco esasperò gli Armeni fino alla rivolta, alla quale l'esercito ottomano,
affiancato da milizie irregolari curde, rispose assassinando migliaia di armeni e
bruciandone i villaggi (1894). Due anni dopo, probabilmente per ottenere
visibilità internazionale, alcuni rivoluzionari armeni occuparono la banca
ottomana a Istanbul. La reazione fu un pogrom anti-armeno da parte di turchi
islamici in cui persero la vita 50.000 armeni. Il grado di coinvolgimento del
governo ottomano nel pogrom è oggetto di discussione.
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Secondo massacro armeno
Nel periodo precedente la prima guerra mondiale all'impero
ottomano era succeduto il governo dei Giovani Turchi. Costoro
temevano che gli armeni potessero allearsi coi russi, di cui erano
nemici. Nel 1915 alcuni battaglioni armeni dell'esercito russo
cominciarono a reclutare fra le loro fila armeni che in precedenza
avevano militato nell'esercito ottomano. Intanto l'esercito francese
finanziava e armava a sua volta gli armeni, incitandoli alla rivolta
contro il nascente potere repubblicano, che sorgerà ufficialmente
nel 1923 dopo la lotta anti-imperialista di liberazione nazionale e
la vittoria della rivoluzione kemalista.
Giustificando i propri atti come reazione a una minaccia al
nascente e ancora debole Stato, i Giovani turchi procedettero
all'esecuzione immediata di 300 nazionalisti armeni e diedero
l'ordine di deportazione di buona parte del popolo armeno
dall'Anatolia, dove abitavano da millenni, verso i deserti della Siria
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GENOCIDIO ARMENO
negazione
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Il governo turco continua ancora oggi a rifiutare di riconoscere il
genocidio ai danni degli armeni ed è questa una delle cause di tensione
tra Unione Europea e Turchia. Una recente legge francese punisce con il
carcere la negazione del genocidio armeno. Per converso, già da tempo
la magistratura turca punisce con l'arresto e la reclusione fino a tre anni il
nominare in pubblico l'esistenza del genocidio degli armeni in quanto
gesto anti-patriottico. Il governo turco attuale sta favorendo l'apertura al
riconoscimento di questa pagina di storia, ma i comunisti, i
socialdemocratici del Partito Repubblicano e i nazionalisti si oppongono
tenacemente. Va ricordato che l'apparente coerenza di tesi da parte della
storiografia turca contro l'esistenza del genocidio è dovuta in buona parte
al clima di repressione che si respira nel paese. Ad esempio, lo storico
turco Taner Akçam, il primo a parlare apertamente di genocidio, viene
arrestato nel 1976 e condannato a dieci anni di reclusione per i suoi
scritti.
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CURDI IN TURCHIA
Kurdistan
La questione curda
Persecuzione e diaspora
Curdi e Turchi
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Kurdistan
Il Kurdistan è la parte settentrionale e nord-orientale della
Mesopotamia, che comprende parte degli attuali stati di Iraq,
Turchia, Iran e, in minor misura, Siria.
Il Kurdistan, omogeneo linguisticamente e culturalmente non è uno
Stato indipendente; il termine Kurdistan dovrebbe indicare
semplicemente la regione geografica abitata dai Curdi, ma ha
acquistato una connotazione politica ed indica spesso lo stato che
almeno una parte dei Curdi stessi vorrebbe costituire.
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La questione curda
La questione dell'indipendenza dei curdi risale almeno alla fine dell'Impero
Ottomano: l'originario Trattato di Sèvres (1920) fra l'impero e le potenze
vincitrici della Prima guerra mondiale prevedeva la formazione di uno stato
curdo nell'omonima provincia ottomana. Tuttavia il trattato non fu accettato dai
nazionalisti turchi capeggiati da Atatürk; essi prevalsero nella Guerra di
liberazione nazionale turca (1919-1922), tanto che nel successivo Trattato di
Losanna (1923) i territori dello stato curdo furono resi alla Turchia. Pare che
una frazione sostanziale della popolazione curda appoggi movimenti
indipendentisti come il Partito Comunista Curdo (PKK) in Turchia, il Partito
Democratico Curdo (KDP) e l'Unione Patriottica del Kurdistan (KPU) in Iraq,
il Partito Democratico del Kurdistan Iraniano ed il Partito per la Libertà del
Kurdistan (PJAK) in Iran. Al contrario, i Paesi dove essi risiedono non sono
ovviamente disposti a rinunciare a parte del loro territorio. Lo scontro è spesso
violento e si sono segnalati atti terroristici e di guerriglia da parte dei curdi,
seguiti da feroci repressioni (ad es. il bombardamento di Halabja con armi
chimiche da parte dell'esercito iracheno di Saddam Hussein).
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Persecuzione
e
diaspora
Quello kurdo è il popolo senza terra più numeroso del pianeta: 30 milioni di persone
che vivono in un’area (da loro chiamata Kurdistan) che si estende in Turchia, Iraq, Iran,
Armenia e Siria. La maggior parte dei kurdi (12 milioni) è comunque concentrata nel
territorio della Turchia orientale. Qui essi combattono dal 1920 per il riconoscimento
del loro diritto di autodeterminazione. La lotta si è intensificata da quando, nel 1974, i
kurdi turchi si sono organizzati nel Partito del Lavoratori del Kurdistan (PKK). Da
allora l’esercito di Ankara, appoggiato anche da alcuni Paesi dell’Occidente, ha
intrapreso un vero e proprio genocidio teso alla eliminazione culturale e fisica del
popolo kurdo. I continui bombardamenti aerei dei villaggi kurdi hanno provocato finora
35mila morti e 3 milioni di rifugiati. La repressione politica contro il PKK ha le
dimensioni di 10mila prigionieri politici (compreso il leader del partito Ocalan). Lo
scorso anno il PKK ha ritirato la maggior parte dei suoi combattenti dalla Turchia
annunciando la fine dei combattimenti nel sud-est del Paese. Ma il governo di Ankara
ha rifiutato il cessate il fuoco dicendo di voler continuare a combattere fino alla resa
totale dei ribelli. La repressione che ha colpito i kurdi, soprattutto in Turchia, e la
ricerca di lavoro nell’emigrazione hanno determinato d’altra parte una diaspora kurda,
che si è accentuata negli ultimi decenni. Ciò ha portato circa metà della popolazione
kurda mondiale a vivere fuori dal Kurdistan, soprattutto in Germania
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Curdi e Turchi
La questione curda è anche parte delle trattative per l'ingresso della
Turchia nell'Unione Europea, in quanto la UE teme che il governo turco
non rispetti i diritti umani della minoranza curda, accusando
indiscriminatamente di terrorismo ogni movimento politico curdo e
proibendo ad esempio l'uso della lingua curda.
In Iraq la questione dei curdi si inserisce nel quadro delle rivendicazioni
delle numerose componenti etnico-religiose del Paese nel dopo-Saddam:
in questo momento le tre provincie curde del nord del Paese sono
probabilmente la maggiori beneficiarie dell'abbattimento del regime e
godono di uno status che di fatto è molto prossimo all'indipendenza.
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REPUBBLICA TURCA
La Repubblica parlamentare Turca fu fondata nel 1923,
e Mustafa Kemal ne divenne il primo Presidente, carica
che mantenne fino alla morte; sotto la sua guida ed i
dettami della sua dottrina, il cosiddetto Kemalismo, la
Turchia venne trasformata in uno stato moderno e
secolare, sullo stampo delle democrazie occidentali.
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KEMALISMO
Kemalismo: nome dato all'ideologia della Lotta di Liberazione
nazionale dei popoli della Turchia guidata dal maresciallo
Mustafa Kemal Atatürk e culminata nel 1923 con la
fondazione della moderna Repubblica di Turchia.
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Dalla seconda metà del XX
secolo ad oggi
Esercito e guerre
Gli ultimi anni
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Esercito e guerre
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La Turchia non partecipa alla seconda guerra Mondiale. Divenne
un membro della NATO nel 1952, ed è stato sin dall'inizio uno dei
paesi cardine dell'alleanza, con un esercito convenzionale
secondo tra i paesi membri soltanto a quello degli USA. L'esercito
Turco ha giocato un ruolo centrale nella storia moderna della
Turchia, assurgendo a custode ultimo dei principi di laicità ed
occidentalità, a volte arrivando addirittura ad interrompere la
dinamica parlamentare con una serie di tre colpi di stato seguiti da
brevi governi militari volti a ristabilire i principi del Kemalismo,
l'ultimo dei quali avvenne nel 1980, quando la repressione dei
sindacati, delle organizzazioni comuniste è stata durissima. Negli
ultimi anni l'esercito Turco ha evitato il ricorso ai colpi di stato,
però non ha mai rinunciato al suo ruolo di custode della
Repubblica, come nel cosiddetto colpo di stato post moderno
con cui alla fine degli anni '90 del XX secolo venne disciolto il
partito dei fondamentalisti islamici allora al governo
Dalla seconda metà del XX secolo ad oggi
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Gli ultimi anni
Gli ultimi governi della Turchia (paese membro del
Consiglio d'Europa, paese associato alla Comunità
Economica Europea dal 1963 e successivamente
all'Unione Europea, con cui è in unione doganale dal
1996) stanno cercando di riformare ulteriormente lo
stato nel tentativo di fare ammettere il paese nell'Unione
Europea, a cui è ufficialmente paese candidato dal
Consiglio Europeo di Helsinki del 1999. Nel 2005 sono
iniziati ufficialmente i negoziati per l'ingresso nell'Unione
Europea
PAGINA INIZIALE
Dalla seconda metà del XX secolo ad oggi
Nodi storici da risolvere per
l’entrata della Turchia
coinvolgimento Turco a Cipro
minoranze Curde
riconoscimento del genocidio armeno
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Coinvolgimento Turco a Cipro
La parte settentrionale di Cipro, sede di una minoranza di etnia
Turca, fu occupata dall'esercito Turco per garantire la vita dei
turchi dal massacro dei greci all'inizio degli anni '70 del XX
secolo
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MINORANZA CURDA
Amnesty International è preoccupata per la negazione dei diritti
delle popolazioni curde: ai turchi curdi non è legalmente
riconosciuto il diritto di usare la propria lingua e sono negati altri
diritti a causa della loro origine etnica.
In Turchia nell'ultimo decennio più di 250.000 persone sono state
arrestate e torturate per ragioni politiche. Molte delle più efferate
torture sono state subite dai Curdi che abitano nella regione sudorientale della Turchia.
Nonostante la Turchia abbia approvato le due Convenzioni
dell'Onu e del Consiglio d'Europa contro la tortura, Amnesty
International ritiene che la tortura in Turchia sia assai diffusa
verso gli oppositori politici e gli esponenti della comunità curda.
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Riconoscimento del genocidio
armeno
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Da risolvere è anche la questione del riconoscimento con la forza da
parte dei alcuni paesi europei come La Francia, La Svizzera, Il Belgio
etc. delle accuse storiche dell'Impero Ottomano nel Genocidio Armeno
che è una accusa senza le prove. Il governo turco dà mandato sulla
questione agli storici per dare lettura della verità con le prove
documentate. Nonostante la resistenza di paesi come La Francia e la
Svizzera che hanno messo nella loro costituzione una legge per coloro
che neghino che sia successo il genocidio armeno fino a imprigionare
coloro che neghino l'accaduto.
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CRITERI DI COPENHAGEN
Criterio "politico": presenza di istituzioni stabili che garantiscano la
democrazia, lo stato di diritto, i diritti dell'uomo, il rispetto delle
minoranze e la loro tutela;
Criterio "economico": esistenza di un'economia di mercato affidabile e
capacità di far fronte alle forze del mercato e alla pressione
concorrenziale all'interno dell'Unione Europea;
Adesione all‘ "acquis comunitario": accettare gli obblighi derivanti
dall'adesione e, in particolare, gli obiettivi dell'unione politica,
economica e monetaria.
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Allargamento dell’UE
PARERE DELLA COMMISSIONE
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In base ai dati raccolti sulla storia recente turca e sugli ultimi avvenimenti successi in
Turchia, il consiglio non approva la richiesta di entrata nell unione europea della
Turchia. Innanzitutto non vengono rispettati i requisiti politici dei criteri di
Copenhagen: per prima cosa in Turchia non è mai stato instaurato un governo stabile ed
efficiente in grado di mantenere l’unità politica. Questo è testimoniato dal fatto che
negli ultimi decenni si sono susseguiti molteplici colpi di stato ad opera dell’esercito;
sia dal punto di vista del rispetto dei diritti dell’uomo che da quello della tutela delle
minoranze la Repubblica Turca non dà affidabilità. Come abbiamo visto nelle
diapositive precedenti è ancora persistente il problema della negazione del genocidio
armeno e l’indifferenza, poi sfociata in violenza, verso i Curdi. In Turchia è addirittura
vietato nominare l’esistenza del genocidio armeno, che ha portato anche
all’incarcerazione dello scrittore turco Orhan Pamuk, rivelando anche un clima interno
di difficoltà di espressione culturale. Per concludere se la Turchia interverrà
positivamente su questi punti fondamentali e sarà disposta a garantire un governo
stabile, che sappia soddisfare le richieste socio-economiche dei Criteri di Copenhagen,
e leggi adeguate al riconoscmento del genocidio armeno e alla tutela della minoranza
curda, oltretutto la comunità senza uno stato più grande del mondo, sarà possibile
prendere in considerazione la proposta di entrata della turchia nell’Unione Europea.
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Presentazione a cura di
Ciampanelli,Corona,Costa,Erba,Timillero
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