Anno LVIII - n. 1/2012
che arde
Fiamma che arde
Rivista trimestrale della Congregazione delle Piccole Serve
del Sacro Cuore di Gesù per gli ammalati poveri
Anno LIX
Sommario
N. 1/2012
Sped. in abb. post.
Cari amici
(La Redazione)
Distribuzione gratuita.
pag. 3
La rivista non ha quota di abbonamento
ma è sostenuta dalle offerte dei lettori.
Entrare nel mondo della gioia
(Mons Antonio Riboldi)
»
4
Direttore responsabile
Don Giuseppe Tuninetti
Educare alla vita buona del Vangelo
(Don Giuseppe Tuninetti)
»
6
La Beata Anna
e le suore del Madagascar
(Anna Olivero)
»
8
Madagascar: Evento di gioia
(Sr. M. Teresa Motto)
» 10
Romania: Colui che chiama è fedele
(Diacono Gabriel Cristian Anghel)
» 13
1/Le vocazioni dono della carità di Dio
(Sr. M. Gaetana Galbusera)
» 15
Attualità: Una scomoda verità
(Prof.ssa Paola e dott. Gabriele Riva)
» 21
Psicologia: Vero o falso senso di colpa
(Dott.ssa Maria Carla Visconti)
» 26
Medicina: I trapianti
(Dott.ssa Giovanna Gavazzeni)
» 28
Fiori di cielo
(Madre Carmelina Lanfredini)
» 30
Solidarietà
» 31
Sostegno bambini a distanza
» 32
Redattori
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Ralalao Sr. M. Agrippine
Riva Gabriele e Paola
Visconti Maria Carla
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Cari
Amici
Cari amici,
il tempo quaresimale è il passaggio obbligato che porta
alla Pasqua. Ogni anno, in preparazione a questa grande
festa, la più importante dell’anno liturgico, il Papa invia un
messaggio non solo ai cattolici, ma anche a tutti gli uomini di buona volontà, per spronarci a vivere con fede il mistero della risurrezione di Gesù. Quello di
Benedetto XVI, per il 2012, ha come tema: «Prestiamo attenzione gli uni agli altri,
per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone» (Eb 10,24); e già nell’introduzione cogliamo aspetti positivi, come risposta al nostro impegno a vivere il
tempo che precede la Pasqua: la Quaresima ci offre ancora una volta l’opportunità
di riflettere sul cuore della vita cristiana: la carità. Infatti questo è un tempo propizio, con l’aiuto della Parola di Dio e dei Sacramenti, rinnoviamo il nostro cammino
di fede, sia personale che comunitario. È un percorso segnato dalla preghiera e
dalla condivisione, dal silenzio e dal digiuno, in attesa di vivere la gioia pasquale.
In Cristo autore della risurrezione e della vita tutto diviene fecondo e la bellezza
è ovunque presente. Qui merita di aprire una parentesi per il dileggio ai simboli religiosi, soprattutto cristiani, che ultimamente sta dilagando proprio al di sopra delle
righe, ad opera dei cosiddetti artisti. L’artista per vocazione coltiva e produce opere
che richiamano la bellezza del creato. Lo sfregio è sempre di cattivo gusto che mai
si addice a un’opera d’arte. Chi realizza tali esemplari da se stesso si declassifica a
pseudo-artista. Questo permissivismo è sovente finalizzato a screditare noi cristiani
perché la nostra religione è l’unica che non ricambia con occhio per occhio e dente
per dente, ma porge l’altra guancia. In un simile contesto, anche in questa nostra
cara Italia, dobbiamo ancora chiederci: Dov’è il rispetto dei diritti umani?
Tuttavia, la bellezza di un Dio fatto uomo continua a conquistare il cuore delle
sue creature. Sono giovani uomini e donne che odono la voce di Gesù che dice:
vieni e seguimi. Camminando sulle orme dei suoi passi e mettendosi alla sua scuola
matura in loro la convinzione di spendere la vita per annunciare il Vangelo del loro
Signore e Maestro. Qui vogliamo portare la vostra attenzione al diacono Anghel
Cristian che presto sarà sacerdote in Romania e alle suore Piccole Serve del Madagascar che hanno fatto la professione perpetua. A loro l’augurio di portare ai fratelli
l’amore del Signore, diffondendo il profumo dalle sue opere di carità; e preghiamo,
perché sappiamo quanto sia difficile testimoniare con la fede il Dio in cui si crede.
La Chiesa dedica annualmente la IV domenica dopo Pasqua alla Giornata di
Preghiera per le Vocazioni e chiede ai fedeli di pregare per questa intenzione. Ancora oggi è più che mai urgente l’invito di Gesù a pregare perché la messe è abbondante e gli operai sono pochi. Con la preghiera occorre l’impegno a educare
e coltivare alla fede la persona fin dalla più tenera età e con il crescere degli anni
aiutarla a sviluppare in lei i germi vocazionali presenti. A essere chiamati in causa
per questo delicato compito sono la famiglia, la scuola, la parrocchia e altri associazioni di aggregazione. Tuttavia la vocazione nasce e si sviluppa soprattutto nel
sano contesto familiare. Il lavoro è arduo, poiché le vocazioni che fioriscono in una
società come la nostra, dove avanza il secolarismo ateo che soffoca le tradizionali
radici cristiane, è sempre più un miracolo della misericordia di Dio.
Nella certezza che la nostra fede è confermata dalla risurrezione di Gesù nostro
Signore, e così gioiosi per la sua presenza di pace, Fiamma che arde, in occasione
della Pasqua, augura anche ai suoi lettori di vivere i frutti della redenzione.
La Redazione
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Entrare nel mondo della gioia
Ogni momento sia
come il mattino della Pasqua
Ci doveva essere un grande silenzio
quel mattino sul Calvario. Il silen­zio,
forse, della paura per quello che era
successo: mani di uomini erano giunte
a crocifiggere il Figlio di Dio. L’igno­
ranza, l’odio, questo inferno che a
volte diventa il cuore dell’uomo, cre­
devano di averla spun­tata addirittura
su Dio, che è solo Amore. Il Calvario
conosceva da sempre la notte senza
vita dello scarico delle immondizie,
delle crocifissioni dei poveri senza
nome e senza volto e, ancora più delle
impresen­tabili vergogne degli uomini
che si chia­mavano a torto, giusti. For­
se ci fu chi, come oggi, quella notte
la visse compiacendosi delle nostre
immondezze. Ma dopo la not­te venne
il mattino e regnava il silenzio dell’at­
tesa che si alzasse il sipario e rive­lasse
l’incredibile, il regno della fede, della
speranza e dell’amore che sanno nu­
trire i buoni. E così fu. Silenziosamen­
te si alzò il sipario della Vita, come se
il mondo apris­se gli occhi per la prima
volta. Era la Pa­squa di Resurrezione
di Cristo, nostro Si­gnore!
Era finalmente spuntato il giorno
del Si­gnore che non era più tramon­
to, mettendo fine al giorno dell’uomo
che è sempre not­te. Credo che tutto il
Creato quel mattino abbia spalancato
gli occhi, sbalordito di po­ter ritrovare
i passi del suo Signore come fosse casa
sua, il cielo. Credo che ogni fio­re ab­
4
Mons. Antonio Riboldi
bia fatto cadere l’ultima goccia che lo
chiudeva nella notte, come cade una
lacri­ma di gioia. E credo che tutta la
terra, im­provvisamente, si sia ricoper­
ta di colori per accogliere la bellezza
di Cristo, nostro Signore, risorto per
sempre, per far risor­gere noi con Lui.
Se ci sono ancora oggi tanti uo­
mini e donne che si affaticano tra­
gicamente a costruirsi dei calvari,
sotter­randosi sotto cumuli di immon­
dizie, oscu­rando il giorno del Signore,
convinti di es­sere creatori dei giorni
degli uomini, ci so­no altrettanti uo­
mini e donne che hanno occhi pieni
di stupore, cuori che trabocca­no di
amore, vite buone e trasparenti che
raccontano le meraviglie del mattino
della Pasqua di Resurrezione. Sono
uomini e donne che, con gioia, nel
sacramento della riconciliazione, si
fanno lavare nel sangue di Cristo, per
vestirsi a festa ogni momen­to, perché
ogni momento della vita sia mattino
di Pasqua. È ancora il giorno del Si­
gnore. Alleluia!
E l’augurio di vita che, di cuore,
esprimo a quanti mi leggono, pregan­
do che per tut­ti, riconciliati, spuntino
lacrime di gioia, consapevolezza di
resurrezione: ora non siamo più soli
nel portare la croce della vi­ta, ma con
noi c’è Cristo, sempre pronto a darci
una mano per tornare a vivere. Au­
guri! Gesù attende tutti, e ciascuno,
per farci risorgere con lui ed entrare
nel mon­do della Gioia, fin da quaggiù.
Buona Pa­squa!
IL SOLE DI
PASQUA
Sfolgora il sole di Pasqua,
risuona il cielo di canti,
esulta di gioia la terra:
il Signore È risorto da morte.
Dagli abissi della morte
Cristo GesÙ, il Signore,
vittorioso ritorna
con i santi padri di un tempo.
Accanto al sepolcro vuoto
Invano veglia il custode
Il Signore risorto.
Alleluia! Alleluia!
O GesÙ, re immortale,
unisci alla tua vittoria
anche noi, tuoi discepoli,
nel battesimo un giorno rinati.
Irradia sulla tua Chiesa,
pegno d’amore e di pace,
la luce della tua Pasqua,
la certezza d’averti fra noi.
Sia gloria e onore a Cristo,
al Padre e al santo Spirito
ora e nei secoli eterni.
Alleluia! Alleluia!
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Educare alla vita buona del Vangelo
Don Giuseppe Tuninetti
attività, a tutti i livelli e per tutte le età.
Educare cristianamente si­gnifica forma­
re personalità umane e cristiane, consa­
pevoli e capaci di assumersi responsabi­
lità di fronte a Dio, a se stessi, agli altri
e alla vita, per essere idonei, sull’esem­
pio di Gesù, a fare della propria vita un
dono.
“Educazione” permanente
degli educatori: Gesù il Maestro
Tutti siamo educandi ed educatori
I Vescovi italiani hanno proposto alla
Chiesa italiana gli Orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020, il cui
obiettivo è Educare alla vita buona del
Vangelo.
I destinatari sono tutti i cattolici ita­
liani, ma in particolare, come ha scritto
l’arcivescovo di Torino, Nosiglia, «i sa­
cerdoti, diaconi, religiosi e religiose, gli
operatori pastorali e laici adulti delle no­
stre comunità. Toccherà a loro tradurre e
comunicare il testo all’intera comuni­tà».
Come non si può essere evangelizzatori
senza essere di­scepoli, così l’opera edu­
cativa esige la formazione degli educato­
ri. Infatti, non è possibile dare ciò che
non si ha; ecco perché «il percorso di
costruzione della propria identi­tà, che
in termini religiosi può essere visto an­
che come percorso di realizzazione di ciò
che siamo chiamati a essere, dura tutta la
vita» (Nosiglia).
Convinzione
basilare
È indispensabile
partire da una
convinzione di
fondo: educare,
come insegna la
storia della sal­
vezza, è l’obietti­
vo di Dio e quin­
di della Chiesa
e di tutta la sua
6
Gesù è il Maestro, alla cui scuola di
vita e di “educazione” devono mettersi
la Chiesa e tutti gli educatori. Da lui si
apprendono i contenuti e il metodo: si
educa facendo e vivendo, prima ancora
che parlando.
perché connesso con la trasmissione della
vita; originale e primario rispetto al com­
pito educativo di altri soggetti, insostitui­
bile e inalienabile, nel senso che non può
essere delegato o sostituito. Educare in fa­
miglia è oggi un’arte davvero difficile».
Educatori
Se la formazione degli educatori è per­
manente, è pure lo­ro affidata, per tutta la
vita, come adulti, genitori, nonni, preti e
diaconi, religiosi e religiose, l’educazione
delle nuove generazioni, un compito tra i
più importanti e più difficili, perché mira
al­la formazione di personalità adulte del
futuro, per la Chie­sa e la società civile. A
cominciare dalla propria famiglia: tutta­
via genitori, catechisti/e, preti e diaconi,
religiosi/e poco presenti, poco autorevoli
e non esemplari, che educatori possono
essere? «I ragazzi e i giovani hanno bisogno di educatori, che li aiutino a coniugare insieme passato, presente e fu­turo,
per saper progettare il domani come una
meta affascinante e possibile di rinnovamento di sé e degli altri (...). Purtroppo
si trovano davanti, sia in fami­glia che a
scuola e forse anche in parrocchia, adulti
delusi, scettici, feriti dalla caduta dei loro
ideali e dei loro sogni giovanili, deludenti e incapaci di testimo­niare ragioni di
vita» (mons. Nosiglia).
A ragione si è detto che la gravità del
proble­ma educativo oggi non è da adde­
bitare in primo luogo ai giovani, bensì
agli adulti.
La parrocchia: crocevia
delle istanze educative
Secondo i vescovi, la parrocchia, definita
«Chiesa che vive tra le case degli uomi­
ni», «continua a essere il luogo fondamen­
tale per la comunicazione del Vangelo e
la formazione della coscienza credente».
Per raggiungere tali scopi, deve essere
comunità accogliente e dialogante
In conclusione
La soluzione del problema educativo è
affidato anche a ciascuno di noi, secon­
do il ruolo svolto nella società e nella
comunità cristiana.. Prendiamo pertanto
sul serio il documento e il suo messag­
gio, facciamoli conoscere e collaboriamo
nelle nostre comunità, perché ci si ponga
decisamente nella di­rezione dell’obietti­
vo da raggiungere.
Il primato educativo della famiglia
Scrivono i vescovi che dal punto di vista
cristiano «la famiglia resta la prima e in­
dispensabile comunità educante. Per i ge­
nitori, l’educazione è un dovere essenziale,
7
La Beata Anna e le suore del Madagascar
Ogni anno la nostra famiglia religiosa celebra il
1° febbraio la memoria
del dies natalis della fondatrice, la beata Anna.
La parrocchia di Almese (To), diocesi di Susa,
avendola come compatrona, la ricorda l’ultima domenica di gennaio
o la prima di febbraio.
Quest’anno tale ricorrenza è stata celebrata il
29 gennaio. Sul settimanale “La Valsusa”, del 2
febbraio 2012, è apparso
un articolo dal titolo: La
Beata Anna Michelotti e
le suore del Madagascar,
siglato: A.O. (Anna Oli­
vero), che riportiamo qui
di seguito.
Le missionarie
contagiano
gli almesini
con il loro sorriso
Anticipando la data del 1° febbraio,
in cui si ricorda la nascita al Cielo della
Beata almesina Anna Michelotti, dome­
nica 29 si è svolta la ricorrenza solenne.
Alle ore 11 nella parrocchiale don
Luigi Chiampo ha celebrato la S. Messa
in onore della Beata che transitò anche
ad Almese, considerate le sue origini pa­
terne. La cantoria era al gran completo,
c’erano il sindaco Gonella, l’assessore
Morando e il maresciallo dei carabinieri
De Santis e il numero dei fedeli, nono­
stante la neve battente, era discreto.
8
Presenti alla celebrazione anche quat­
tro suore di origine malgascia, della Con­
gregazione delle Piccole Serve del Sacro
Cuore di Gesù, fondata proprio dalla Mi­
chelotti, a cui si è aggiunta suor Solange,
che da anni presta servizio nella Casa di
Riposo almesina.
Il momento dedicato all’omelia è sta­
to gestito proprio da una di queste suo­
re che ha studiato in Italia per diventare
medico ed ora esercita la professione in
patria sua, presso il dispensario della co­
munità di Antsirabe.
La narrazione delle difficoltà che vi­
vono ha toccato i presenti e la tenacia
della testimonianza ha fatto capire che
l’opera della suore missionarie è bene­
detta dallo sguardo della Beata Madre
fondatrice.
La celebrazione si è poi conclusa col
canto dedicato alla Michelotti che recita:
Sposa di Cristo/ i sofferenti/ oggi ancora
in ansia ricordano il tuo esempio/ i cuori
sinceri/ il tuo sorriso.
Era il 1888 quando la Beata salì al
cielo ma la sua Congregazione è tutt’ora
viva e conta numerose conversioni so­
prattutto in terra africana.
Nel pomeriggio, presso il salone Paolo VI, le suore hanno ancora offerto un
momento di preghiera e approfondimen­
to della realtà malgascia.
A guidare la riflessione sul Vangelo,
don Alfonso Vindrola e poi presenza ina­
spettata, quella del Pievano don Ghiano
che nutre sempre un affetto particolare
per la Beata Michelotti; il Pievano non ha
mancato di sottolineare quanto lui ricor­
di i suoi parrocchiani almesini alla Beata
Anna.
Conoscere l’intensità della giornate
in Madagascar, la difficoltà negli sposta­
menti, le malattie infettive che colpisco­
no la popolazio­
ne ha senz’altro
stupito i presen­
ti. Ma il sorriso
che sprigionano
queste
suore,
coltivato insie­
me a una assi­
dua preghiera,
infonde coraggio
e invita alla par­
tecipazione.
L’Unità Pa­
storale infatti ha
deciso di devol­
vere una cifra alle missioni del Madaga­
scar proprio per continuare a sostenere
l’opera della Congregazione fondata dal­
la Beata almesina e per far sì che quei bei
sorrisi non si spengano.
L
a chiesa, celebrando
ogni anno il giorno
natalizio dei martiri e dei
santi, celebra il compiersi in
loro del mistero pasquale di
Cristo. Il santo partecipa
della pienezza del mistero
pasquale del Signore e la
sua santità ha significato
in funzione di questa
partecipazione.
Ciò che la Chiesa considera
decisivo è lo slancio con
cui ogni santo ha vissuto in
modo personale il mistero
pasquale.
(Elledici: liturgia)
9
MADAGASCAR: Evento di Gioia
Professione perpetua
Martedì, 1° novembre 2011, è stato gior­
no di festa per la Congregazione, in par­
ticolare per le comunità del Madagascar
per la Professione perpetua di Sr. M. Jeannette Rasoanivo, che ha concluso il
cammino formativo ed ha confermato la
sua consacrazione a Dio per sempre, nel
servizio della carità verso i malati poveri.
Sr. M. Jeannette è originaria di Amba­
tondrazaka e la professione perpetua si è
svolta alle ore 09.30, nella omonima cat­
tedrale gremita di fedeli, familiari, amici
e religiosi/e di diversi istituti e consorelle
provenienti dalle nostre comunità.
10
Sr. M. Teresa Motto
Ha presieduto la solenne liturgia
Monsignor Antonio Scopelliti, vescovo
della diocesi di Ambatondrazaka; con lui
hanno concelebrato il vescovo di Mora­
manga, mons. Gaetano Di Pierro e nove
sacerdoti, mentre un diacono ha svolto il
compito di cerimoniere. Due consorelle e
un laico hanno guidato la liturgia; i canti
sono stati eseguiti dal coro della catte­
drale e dalle nostre aspiranti.
Mons. Antonio nella sua omelia ha
sottolineato che lo spirito è vita della
Chiesa; è Lui che rende beata la nostra
vita anche se siamo nella sofferenza.
Con la presenza dello spirito in noi, la
vita è già paradiso e la solennità di Tutti
i Santi, che oggi celebriamo, è un incoraggiamento a fidarci di Lui, presente
nella nostra storia personale e in quella
della Chiesa.
La vita religiosa fa parte del mistero della Chiesa che diffonde la Parola e
l’amore di Dio attraverso la presenza di
coloro che donano la vita al servizio dei
fratelli. Molti sono i religiosi che seguono
Cristo e vivono, a sua imitazione, attraverso la professione dei voti di castità,
povertà e obbedienza. I voti sono dono
dello Spirito che vanno accolti e vissuti
nella libertà; allora la vita è beata ed è
già esperienza di paradiso.
Dopo la riflessione del Vescovo la
candidata ha emesso, nelle mani della
superiora generale, Madre Carmelina
Lanfredini e davanti alla Chiesa, i voti di
povertà, castità e obbedienza per tutta la
vita. L’Atto di Professione, come è indi­
cato nel rito, è stato sottoscritto da sr. M.
Jeannette, dal vescovo Scopelliti e dalla
madre Carmelina; ha poi fatto seguito il
gesto dello scambio di abbraccio tra la
professa e le Piccole Serve presenti, come
segno di accoglienza e di totale apparte­
nenza alla nostra Famiglia religiosa.
Al termine della celebrazione eucari­
stica anche i fedeli hanno manifestato il
loro affetto e augurio alla sorella, offren­
dole doni.
La festa è continuata con l’agape
fraterna, durante la quale si sono stretti
ulteriori rapporti di conoscenza e di ami­
cizia tra i parenti di sr. M. Jeannette e le
Piccole Serve.
Ammirevole è stata la collaborazione
tra le sorelle, anche con quelle prove­
nienti da altre comunità, per preparare
tutto ciò che comporta una tale festa e
rimettere poi tutto in ordine.
Dopo cena, canti e danze, eseguiti
dalle aspiranti e da alcune suore, hanno
concluso la giornata tanto impegnativa,
ma vissuta in clima di festa; del resto non
poteva essere diversamente quando qual­
cuno dice di Sì a Dio.
A Sr. M. Jeanette, auguri di tanta gio­
ia con Colui che l’ha amata da sempre!
Fotoam­pifaliana
Voady mandrakizay
Talata, 1 novambra 2011, andro fety
ho an’ny fikambanana, indrindra fa ho
an’ireo kominote any Madagascar, noho
ny voady mandrakizay nataon’i Sr. M.
Jeannette raSoanivo, izay nanidy ny
lalam­piofanany ka nankato ny fanokanan­
tenany mandrakizay amin’Andriamanitra,
amin’ny fanompoana am­pitiavana ireo
marary mahantra.
Avy ao Ambatondrazaka no
fiavian’i Sr. M. Jeannette ka tao
amin’ny Katedraly izay feno hipoka
ireo kristiana sy ny fianakaviany,
namana
sy
relijiozy
isam­
pikambanana, ary ireo maserantsika
avy amin’ny Kominote samy hafa, no
nanaovany ny voady farany.
Nitarika ny litorjia manetriketrika
i Mgr. Antoine Scopelliti, Evekan’ny
diosezin’ Ambatondrazaka; niara­nano­
lotra ny Sorona Masina taminy koa ny
Evekan’ny Moramanga Mgr Gaetano Di
Pierro sy ireo pretra sivy mirahalahy, ary
diakra iray. Maserantsika roa sy lahika iray
no nanentana ny litorjia, ary ny antoko
mpihiran’ny Katedraly sy ireo aspirantes
no nanafana ny hira.
Notsindrian’i Mgr. Antoine tamin’ny
toriteny nataony fa ny Fanahy masina
no fiainan’ny fiangonana, Izy no
mahasambatra ny fiainantsika na dia ao
anatin’ny fijaliana aza isika. Noho ny
fisian’ny Fanahy Masina ao anatintsika,
dia efa paradisa sahady ny fiainantsika
ary ny fankalazana manetriketrika ireo
olo-masina izay ankalazaintsika androany
no mankahery antsika hiankina Aminy,
izay ao amin’ny tantaram-piainantsika
manokana sy ny an’ny Fiangonana.
Ny fiainan-drelijiozy dia ao anatin’ny
misterin’ny Fiangonana izay mampiely
ny teniny sy ny fitiavan’Andriamanitra
amin’ny alalan’ny fisian’ireo izay
manolotra ny fiainany ho fanompoana
ny rahalahiny. Maro ireo relijiozy izay
manara-dia an’i Kristy ary miaina sy maka
tahaka azy amin’ny alalan’ny voadin’ny
fahadiovana, fahantrana, ary fanekena.
Fanomezan’ny Fanahy ny voady ka tokony
ho raisina sy hiainana amin-kalalahana;
amin’izay dia ho sambatra ny fiainantsika
sy efa manandrana sahady ny paradisa.
11
zavatra rehetra nanatontosana ny fety
sy ny fandaminana izany rehetra izany
indray rehefa avy eo.
Taorian’ny sakafo alina, dia hira sy
dihy no nataon’ireo aspirantes sy masera
vitsivitsy mba hamaranana izany andro
feno nefa niainana tao anatin’ny fety izany,
tsy azo atao hafa noho izany anefa rehefa
misy manao Eny amin’Andraianmanitra
toy izao.
Mirary soa sy hafaliana feno ho an’i
Sr. M. Jeanette miaraka amin’Ilay efa tia
azy hatrizay!
Prima professione
Sr. M. Jeannette emette la Professione
perpetua.
Taorian’ny fandinihina nataon’i Eveka,
no nataon’ny masera teo am-pelatanan’ny
Mamera Jeneraly Carmelina Lanfredini
sy teo a anatrehan’ny Fiangonana ny
voadin’ ny fahantrana, fahadiovana ary
fanekena mandra-pahafaty. Araky ny efa
fomba fanao, dia ny mpanao voady sr. M.
Jeannette, ny Eveka Mgr Scopelliti ary
mamera Carmelina no niara-nanao sonia;
avy eo dia nanao ny fifampiarahabana ny
masera mpanompovavikelin’ny fo Masin’i
Jesoa nanatrika teo, ho famantarana ny
fandraisana sy maha mpikambana feno
azy ao anatin’ny fianakaviana relijiozy.
Taorian’ny fankalazana ny Eokaristia
kosa vao samy naneho ny fitiavany sy
ny fiarahabany tamin’ny alalan’ ireo
fanomezana ny kristiana.
Nitohy tamin’ny fiaraha-misakafo
ny fety, ary nandritr’izany vao nifandray
akaiky tamim-pifankahalalana sy fifankatiavana ny fianakavian’i sr. M. Jeannette
sy ny mpanompovavikely.
Mahatsikaiky ny fiaraha-miasan’ireo
masera, niaraka tamin’ireo avy any amin’ny
kominote hafa, tamin’ny fanomanana ny
12
Le novizie M. Nantenaina Ralalarisoa e M. Claudine Rafarasoa, dopo due
anni di formazione religiosa, secondo le
norme previste dal Diritto Canonico, ed
essendo state ritenute idonee per l’am­
missione alla Prima Professione, l’8 set­
tembre 2011, hanno fatto voto, per un
anno, di povertà, castità e obbedienza.
La celebrazione di consacrazione è
avvenuta alle ore 14.30 nella cappella
della Casa Regionale in Tananarive.
Alle neo-professe il nostro augurio di
buon cammino con il Signore.
Voady voalohany
Ireo novisy M. Nantenaina Ralalarisoa sy M. Claudine Rafarasoa,
rehefa nahavita ny fiofanana roa taona,
araky ny voalazan’ny Droit Canon, ary
tsapa fa mendrika ny handroso amin’ny
voady voalohany, dia nanao ny voadin’ny
fahantrana, fahadiovana ary fanekena
mandritry ny herin-taona, ny 8 septambra
2011.
Natao tao amin’ny Lasapelin’ ny
trano rejionaly Antananarivo, tamin’ny 2
ora sy sasany tolak’andro ny fankalazana
ny fanoloran-tena.
Mirary ireo masera vaovao mba
hiara-mamindra tsara amin’i Tompo.
romania: Colui che chiama è fedele
(1 Tess. 5,24)
Diacono Gabriel Cristian Anghel
Le consorelle della comunità di Buzau (Romania) hanno inviato alla redazione la
testimonianza di Anghel Gabriel Cristian, ordinato diacono l’8 dicembre 2011. La
città conta circa 136.000 abitanti e sul territorio c’è una sola chiesa cattolica. Alle
celebrazioni domenicali e agli eventi occasionali i fedeli non solo sono puntualmente
presenti, ma pure numerosi. Così anche Sr. M. Laura Villa e Sr. M. Rose Razafindrasoa hanno partecipato all’ordinazione diaconale del parrocchiano Anghel Gabriel
Cristian, avvenuta nella cattedrale della diocesi di Iasi.
Sono molto felice
di poter condivide­
re con voi la gioia
che ho vissuto l’8
dicembre scorso,
festa dell’Immaco­
lata. Per giunge­
re a questa tappa
del diaconato ho
percorso un lungo
cammino, 11 anni
di seminario, con
momenti belli e an­
che difficili, ma rin­
grazio Dio che mi
ha dato la forza e la
perseveranza di se­
guirlo e di dirgli il mio «Sì» ogni giorno.
Ho quasi raggiunto la cima della mon­
tagna e guardando dietro di me, mi rendo
consapevole ch’è valsa la pena di affronta­
re sacrifici e difficoltà, perché il premio –
la tappa del diaconato – che mi attendeva
era davvero sublime e arricchente. Molti
dei miei compagni si sono scoraggiati e
anch’io ho avuto momenti di dubbio e no­
tevoli incertezze. Ma ora, più che mai, ho
sperimentato ciò che dice Gesù: «Il mio
giogo è dolce e il mio carico è leggero»
(Mt 11,30). Se quello che fai, lo fai per
servire il Signore, davvero tutto diviene
semplice e gioioso; per cui sento anche un
po’ mia l’espressione del salmista: «Servi­
te il Signore nella gioia» (Sl 99).
L’ordinazione
diaconale è stata
preceduta da un
corso di esercizi
spirituali che ha
avuto come tema:
servire, obbedire,
essere agnelli tra i
lupi, essere semplici come colombe
ma prudenti come
serpenti e infine,
cosa implica l’adesione a una ulteriore tappa verso il
Sacerdozio. Sono
stati giorni di pro­
fonda riflessione sulla mia vita, sulla mia
vocazione e sul passo che stavo per fare.
La casa di spiritualità, dove sono
stato accolto con altri tredici candidati,
è molto adatta per il raccoglimento e la
meditazione. Il tempo, che era stato bello
e soleggiato, ha ulteriormente favorito a
rendere i giorni di ritiro particolarmen­
te soavi. Molto costruttivi sono stati gli
incontri serali con il padre spirituale per
la condivisione della Parola ascoltata e
meditata. Lo scambio della propria espe­
rienza quotidiana ha favorito la comu­
nione reciproca, il rafforzamento nella
fede, e sono stato anche aiutato a valuta­
re in maniera positiva problemi e ostaco­
li che in futuro potrebbero nuovamente
13
rendere faticoso il cammino verso la vita
sacerdotale.
È poi arrivato il mattino tanto atte­
so dell’8 dicembre. Nella cattedrale del­
la diocesi di Iasi si è riunita la comuni­
tà dei fedeli per partecipare alla nostra
ordinazione diaconale. Mentre iniziava
la processione di ingresso, che dalla sa­
crestia si muoveva verso l’altare, mi sono
sentito profondamente commosso. La
celebrazione eucaristica è stata presiedu­
ta dal vescovo di Iasi, monsignor Petru
Gherghel, concelebrata da monsignor
Cornel Damian, vescovo di Bucarest e da
numerosi sacerdoti, mentre i seminaristi
l’hanno accuratamente animata con can­
ti, accompagnati dal suono dell’organo.
Se prima avevo ammirato dal coro
della cattedrale la celebrazione di coloro
che erano stati consacrati diaconi negli
anni precedenti, in quel giorno i prota­
gonisti del rito eravamo noi. Siamo stati
toccati dalla stupenda esperienza del­
la fedeltà di Colui che ci ha chiamati e
animati a proseguire il cammino verso il
sacerdozio.
Mentre ero prostrato a terra, il coro e
l’assemblea cantavano le litanie dei San­
ti, sentivo il mio cuore che pulsava forte
e veloce. I sentimenti di gioia e di emo­
zione, che contemporaneamente si spri­
gionavano in me, mi davano un senso di
lieve stordimento.
14
Terminata la celebrazione, ad atten­
derci sul piazzale della cattedrale c’era
una folla immensa e fra questa i miei
amati genitori con lacrime di gioia, poi
fratelli, parenti, amici, fedeli della mia
parrocchia di Buzau, accompagnati dal
parroco P. Pavel, da Sr. M. Laura e da
Sr. M. Rose. La loro presenza mi ha fatto
ancora una volta apprezzare quanto sia
grande il dono della fraternità, dell’ami­
cizia e della solidarietà.
Non sono mancate foto ricordo e un
momento di agape fraterna. La condivi­
sione gioiosa della festa è stata occasione
di intensa integrazione tra parenti e co­
noscenti.
Alle ore 17.00, i seminaristi del terzo
anno hanno interpretato una rappresen­
tazione in onore alla Madonna, che noi
chiamiamo Accademia Mariana, a cui
hanno fatto seguito altri momenti di se­
reno intrattenimento.
L’adorazione eucaristica delle ore
18.00, animata da noi diaconi, è stata di
ringraziamento al Signore per il dono del
sacro ordine ricevuto.
La festa è stata ricca di emozioni e
sono certo che coloro che vi hanno parte­
cipato continueranno ad accompagnarmi
spiritualmente nel cammino verso il sa­
cerdozio. Già ora chiedo a tutti preghie­
re, perché io possa annunciare la bellezza
del Vangelo e lo sappia trasmettere con
la vita.
Continua a pag. 19
1/Le vocazioni dono della carità di Dio
AcuradiSr.M.GaetanaGAlbuSeRA
Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai.
Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo.
Tu eri con me, e io non ero con te.
Sant’Agostino
15
Amati da Dio prima ancora di venire all’esistenza
Scheda di preghiera per gruppi o per singole persone.
I canti si eseguono all’inizio con l’invocazione allo Spirito santo, alla proclamazione
alla Parola di Dio con l’inno alla carità, alle invocazioni con un tema vocazionale,
alla fine con una lode di ringraziamento.
La parola della Chiesa
(dal Messaggio del Santo Padre per la 49a
Giornata Mondiale di Preghiera per le
Vocazioni).
«Chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio
rimane in lui» (1 Gv 4,16). La Sacra Scrittura narra la storia di questo legame originario
tra Dio e l’umanità, che precede la stessa
creazione. San Paolo, scrivendo ai cristiani
della città di Efeso, eleva un inno di gratitudine e lode al Padre, il quale con infinita
benevolenza dispone lungo i secoli l’attuarsi
del suo universale disegno di salvezza, che è
disegno d’amore.
Nel Figlio Gesù – afferma l’Apostolo –
Egli «ci ha scelti prima della creazione del
mondo per essere santi e immacolati di fronte
a lui nella carità» (Ef 1,4). Noi siamo amati
da Dio “prima” ancora di venire all’esistenza! Mosso esclusivamente dal suo amore
incondizionato, Egli ci ha “creati dal nulla”
(cfr 2Mac 7,28) per condurci alla piena comunione con Sé. Preso da grande stupore
davanti all’opera della provvidenza di Dio, il
16
Salmista esclama: «Quando vedo i tuoi cieli,
opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu
hai fissato, che cosa è mai l’uomo perché di
lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne
curi?» (Sal 8,4-5). La verità profonda della
nostra esistenza è, dunque, racchiusa in questo sorprendente mistero: ogni creatura, in
particolare ogni persona umana, è frutto di un
pensiero e di un atto di amore di Dio, amore
immenso, fedele, eterno (cfr Ger 31,3). La
scoperta di questa realtà è ciò che cambia veramente la nostra vita nel profondo.
In una celebre pagina delle Confessioni,
sant’Agostino esprime con grande intensità la sua scoperta di Dio somma bellezza e
sommo amore, un Dio che gli era stato sempre vicino, ma al quale finalmente apriva
la mente e il cuore per essere trasformato:
«Tardi ti amai, bellezza così antica e così
nuova, tardi ti amai. Sì, perché tu eri dentro
di me e io fuori. Lì ti cercavo. Deforme, mi
gettavo sulle belle forme delle tue creature.
Eri con me, e non ero con te. Mi tenevano
lontano da te le tue creature, inesistenti se
non esistessero in te. Mi chiamasti, e il tuo
grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo
splendore dissipò la mia cecità; diffondesti
la tua fragranza, e respirai e anelo verso di
te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi
di desiderio della tua pace» (X, 27.38).
Riflessione
Come Paolo e Agostino, come i santi del
nostro tempo e persone umili e pie che
sono tra noi, anche tu, nel profondo del
cuore fai memoria del tuo incontro con
Dio e ricorda come abbia trasformato la
tua esistenza e se ancora con Lui continua
un legame di amore filiale.
Salmo 8: Lo stupore dell’opera di Dio
Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!
Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza.
La gloria di Dio è l’uomo vivente.
1 Giovanni 4,7-16: Alla fonte della Carità
7
Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché
l’amore è da Dio: chiunque ama è generato
da Dio e conosce Dio.
8
Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché
Dio è amore.
9
In questo si è manifestato l’amore di Dio
verso di noi, che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, affinché noi vivessimo per mezzo di lui.
10
In questo è l’amore: non che noi abbiamo
amato Dio, ma che lui ha amato noi e ha
mandato il suo Figlio per essere l’espiazione
per i nostri peccati.
11
Carissimi, se Dio ci ha amato in questo
modo, anche noi ci dobbiamo amare gli uni
gli altri.
Con la bocca di bimbi e di lattanti
hai posto una difesa contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
La gloria di Dio è l’uomo vivente.
Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissato
che cosa è l’uomo perché di lui ti ricordi
e il figlio dell’uomo, perché te ne curi?
La gloria di Dio è l’uomo vivente.
Davvero l’hai fatto poco meno di un dio,
di gloria e di onore lo hai coronato.
La gloria di Dio è l’uomo vivente.
Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi:
La gloria di Dio è l’uomo vivente.
tutte le greggi e gli armenti,
e anche le bestie della campagna,
gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
ogni essere che percorre le vie dei mari.
La gloria di Dio è l’uomo vivente.
O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!
Il Signore è bontà e misericordia.
Nessuno ha mai visto Dio; se ci amiamo
gli uni gli altri, Dio dimora in noi e il suo
amore è perfetto in noi.
13
Da questo conosciamo che dimoriamo in
lui ed egli in noi, perché egli ci ha dato del
suo Spirito.
14
E noi stessi abbiamo visto e testimoniato
che il Padre ha mandato il Figlio per essere
il Salvatore del mondo.
15
Chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di
Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio.
16
E noi abbiamo conosciuto e creduto
all’amore che Dio ha per noi.
Dio è amore, e chi dimora nell’amore dimora in Dio e in lui.
Rileggere il brano con attenzione è la
cosa più facile da fare, ma non scontata.
Saremmo infatti tentati di tralasciare la lettura, di dare la pagina come nota e risaputa. Proprio nel rileggere, con attenzione e
cura, faremo delle piccole ma interessanti
scoperte.
12
17
Elementi di osservazione:
• Solo dopo aver riconosciuto l’amore
di Dio si può rispondere all’amore;
• Non è obbligatorio rispondere
a una persona che ci ama, è una scelta;
• Non rispondere è una responsabilità.
Elementi d’interpretazione
• Qual è la parola chiave di questo brano?
• Che cosa insegna riguardo a Dio e a noi?
Elementi di applicazione
• Come mi interpella questa pagina
della lettera di Giovanni?
• Come mi identifico in essa?
Le nostre
preci al Signore
A Dio Padre, che ha
manifestato la sublimità del suo amore
donandoci il Figlio
per la nostra salvezza, chiediamo di renderci capaci di amare
generosamente, in nome suo, i nostri fratelli,
dicendo:
Aiutaci, Signore, ad amare in te il nostro
prossimo.
Signore, il tuo grande amore sta nel fatto che
non noi abbiamo amato te, ma tu hai amato
noi nel morire in croce per il bene nostro.
Perché anche noi, sul tuo esempio, perdoniamo di cuore i torti ricevuti, per tuo amore
e per il bene del fratello ti chiediamo:
Aiutaci, Signore, ad amare in te il nostro
prossimo.
Signore, se ci amiamo gli uni gli altri tu dimori in noi e il tuo amore è perfetto in noi.
Perché possiamo godere del dono della tua
amicizia mediante la profonda comunione
fraterna, ti chiediamo:
Aiutaci, Signore, ad amare in te il nostro
prossimo.
18
Padre, che hai mandato tuo Figlio come
salvatore del mondo e a chi lo riconosce
gli doni l’onore della coabitazione. Perché
possiamo fare esperienza dell’intima unione
con te, donaci la conoscenza e la fede per
credere all’amore che tu hai per noi.
Aiutaci, Signore, ad amare in te il nostro
prossimo.
(seguono le intenzioni libere)
La vocazione della Piccola Serva:
dono della carità di Dio
Ringraziamo il Signore per il dono della
vocazione e preghiamo per avere la perseveranza.
Dio ci ama tanto ed io lo amo così poco!
Per amare l’amore, è troppo povera la nostra
potenza di amare.
Sorelle, amiamo Gesù, ma amiamolo tanto e
giungeremo un giorno a immergerci nel suo
Cuore divino.
Vi lascio nel bacio del comune Sposo Gesù
Cristo, per il quale vogliamo vivere e morire, in Lui solo e per Lui solo.
Pregate la Vergine Santa che il Cuore del
Suo e nostro Gesù si avvicini a noi, che i
nostri cuori battano all’unisono con i palpiti
del Cuore amorosissimo.
Beata Anna Michelotti
Cel care cheamă este credincios (1 Tes 5,24)
Surorile din Comunitatea din Buzău (România), au trimis la redacţie mărturia lui Anghel
Gabriel Cristian, consacrat Diacon pe 8 decembrie 2011. Oraşul numără în jur de 136 000
de locuitori şi în acest teritoriu este numai o biserică catolică. La celebrările duminicale
şi la evenimentele ocazionale credincioşii nu sunt numai în mod punctual prezenţi, dar şi
numeroşi. Sora M. Laura Villa şi Sora M. Rose Razafindrasoa au participat la consacrarea
diaconală a parohianului Anghel Gabriel Cristian, celebrată în catedrala diecezei de Iaşi.
Sunt foarte fericit să pot împărtăşi cu voi
bucuria pe care am trăit-o pe 8 decembrie,
anul trecut,în Sărbătoarea Neprihănitei
Zămisliri. Pentru a ajunge la această etapă
a diconatului am parcurs un drum lung, 11
ani de seminar cu momente frumoase dar
şi dificile, mulţumesc lui Dumnezeu care
mi-a dat forţa şi perseveranţa de a-l urma
şi de a-i spune “Da”-ul meu, în fiecare zi.
Am ajuns aproape pe culmea muntelui şi
privind în spatele meu îmi dau seama că
a meritat să înfrunt sacrificii şi dificultaţi,
pentru că premiul -etapa Diaconatuluicare mă aştepta era sublim şi rodnic. Mulţi
dintre colegii mei s-au descurajat şi chiar şi
eu am avut momente de dubiu şi de mare
nesiguranţă. Dar acum mai mult ca oricând,
am experimentat ceea ce spune Isus “jugul
meu este dulce şi povara mea este uşoară”
(Mt 11,30). Dacă ceea ce
faci, o faci pentru a-l sluji
pe Domnul, într-adevăr totul
devine simplu şi plin de
bucurie; de aceea simt puţin
ca fiind şi a mea expresia
psalmistului: “slujiţi-l pe
Domnul în bucurie” (Ps. 99).
Consacrarea diaconală a
fost precedată de un curs de
exerciţii spirituale care a avut
ca temă: slujirea, ascultarea,
a fi miei între lupi, a fi simpli
precum
porumbeii,
dar
prudenţi precum şerpii şi în
cele din urmă ceea ce implică
adeziunea la următoarea
etapă către preoţie. Au fost zile de profundă
cugetare asupra vieţii mele, asupra vocaţiei
şi asupra pasului pe care trebuia să-l fac.
Casa de spiritualitate unde am fost primit cu
ceilalaţi 13 candidaţi, este foarte potrivită
pentru meditaţie şi reflexie. Timpul care a
fost frumos şi însorit, a favorizat ulterior să
facă zilele de reculegere în mod deosebit
minunate. Foarte constructive au fost
întâlnirile serale cu părintele spiritual
pentru trăirea Cuvântului ascultat şi meditat.
Împărtăşirea propriei experienţe cotidiene a
favorizat comuniunea reciprocă, întărirea
în credinţă şi am fost de asemenea ajutat
să evaluez în manieră pozitivă probleme
şi obstacole care în viitor ar putea să facă
anevoios drumul către viaţa sacerdotală.
A sosit apoi şi dimineaţa mult aşteptată
de 8 decembrie. În catedrala diecezei de
Cattedrale della
diocesi di Iaşi
19
Iaşi s-a reunit comunitatea credincioşilor
pentru a participa la consacrarea diaconală.
În timp ce începea procesiunea de intrare,
care pleca de la sacristie către altar, m-am
simţit foarte mişcat. Celebrarea euharistică
a fost prezidată de Episcopul de Iaşi, Mons.
Petru Gherghel, concelebrată de Mons.
Cornel Damian, Episcop de Bucureşti şi de
numeroşi preoţi, în timp ce seminariştii au
pregătit cu atenţie cântările acompaniate de
sunetul orgii. Dacă mai înainte am admirat
de la corul catedralei pe cei care au fost
consacraţi diaconi în anii trecuţi, în acea zi
protogoniştii ritului am fost noi. Am fost
atinşi de minunata experienţă a fidelităţii
Aceluia care ne-a chemat şi susţinut să
continuăm drumul către preoţie.
În timp ce eram prosternat la pământ şi
corul cu credincioşii cântau Litania tuturor
Sfinţilor, auzeam inima care bătea repede şi
cu putere. Sentimentele de bucurie şi emoţie
care mă copleşeau îmi dădea un sens de
uşoară ameţeală.
Când celebrarea a fost teminată, în piaţa
catedralei ne aştepta o mulţime imensă
şi între ei iubiţii mei părinţi cu lacrimi de
bucurie, fraţii, rudele, prietenii, credincioşii
din parohia din Buzău, însoţiţi de parohul Pr.
Pavel, de Sora M. Laura şi de Sora M. Rose.
Prezenţa lor m-a făcut să apreciez încă odată
cât este de mare darul fraternităţii, prieteniei
şi solidarietăţii.
Nu au lipsit fotografiile amintire şi un
moment de agapă frăţească. Trăirea cu
bucurie a sărbătorii a fost ocazie de intensă
integrare între rude şi cunoscuţi.
La orele 17.00 seminariştii din anul trei
au prezentat o scenetă în onoarea Sfintei
Fecioare pe care noi o chemăm Accademia
Mariană, după care au urmat şi alte momente
senine de divertisment.
Adoraţia euharistică de la ora 18.00
pregătită de către noi diaconii a fost de
mulţumire faţă de Domnul pentru darul
Ordinului Sacru primit.
Sărbătoarea a fost bogată în emoţii
şi sunt sigur că cei care au participat vor
continua să mă însoţească spiritual în drumul
către preoţie.
Încă de pe acum cer tuturor rugăciuni,
pentru ca eu să pot anunţa frumuseţea
Evangheliei şi să ştiu să o transmit cu viaţa
mea.
Caro lettore, se conosci persone o amici che potrebbero essere interessati a ricevere la nostra
rivista, ti preghiamo di ritagliare o fotocopiare i coupons riportati in calce, compilarli con i
loro indirizzi e inviarli a: Redazione “Fiamma che arde”, viale Catone 29, 10131 TORINO. La
pubblicazione viene inviata gratuitamente. Ringraziamo quanti vorranno collaborare per la diffusione del nostro periodico, mezzo di comunicazione per far conoscere la famiglia religiosa delle
Piccole Serve e quindi il carisma spirituale ed apostolico della fondatrice, Beata Anna Michelotti.
NOME
NOME
COGNOME
COGNOME
VIA
VIA
CAP
CITTÀ
PROFESSIONE (eventuale)
20
CAP
CITTÀ
PROFESSIONE (eventuale)
ATTUALITÀ: Una scomoda verità
Prof.ssa Paola e dott. Gabriele Riva
Parlare di ambiente e del futuro del no­
stro Pianeta è un argomento che affa­
scina e nello stesso tempo porta con sé
anche paure e visioni pessimistiche. Le
opinioni degli esperti sono contrastan­
ti: gli uni pensano che i progressi delle
scienze e della tecnologia possano favori­
re la vita delle generazioni future, mentre
gli altri vedono nei comportamenti nega­
tivi dell’uomo una seria minaccia per la
conservazione e lo sviluppo della natura
e della specie umana.
«Tra diecimila anni il Sahara sarà
verde, le estati caldissime e gli inverni
freddissimi, e l’umanità, se ci sarà an­
cora, penserà di più e vivrà più a lungo,
ma non sconfiggerà virus e batteri, non
smetterà di mangiare carne e non si nu­
trirà di cibi sintetici».
Questo è il ritratto del nostro Piane­
ta secondo alcuni esperti italiani. La vita
media dell’uomo si allungherà di parec­
chio fino a raggiungere probabilmente i
120 – 150 anni, però le differenziazioni
somatiche tra i vari gruppi etnici non esi­
steranno più a causa dei numerosi flussi
migratori (Antonio Golini - Professore di
Demografia alla Sapienza di Roma).
Non ci nutriremo mai di cibi sinteti­
ci anche se le risorse naturali dovessero
esaurirsi, poiché è pura fantascienza pen­
sare di poter trasformare materia inor­
ganica in sostanze nutrienti per l’uomo
(Carlo Cannella - Direttore dell’Istituto
di Scienza dell’Alimentazione della Sa­
pienza di Roma).
Il cancro e le malattie degenerati­
ve potranno essere sconfitte grazie alla
ricerca scientifica, ma non le malattie
infettive poiché i virus e i batteri fanno
parte del nostro ecosistema (Mauro Mo­
roni - Direttore dell’Istituto di Malattie
infettive e tropicali dell’Università degli
Studi di Milano).
Il cervello umano svilupperà sempre
di più il pensiero astratto, la creatività e
il ragionamento (Pietro Pietrini - Profes­
sore di Biochimica clinica dell’Università
di Pisa).
Tra diecimila anni l’effetto gas serra
non esisterà più perché le riserve di com­
bustibili fossili saranno esaurite già da
parecchio tempo. Però a causa di varia­
zioni dell’orbita terrestre, il nostro Pia­
neta transiterà molto più vicino al Sole
21
durante le estati e molto più lontano in
inverno. Quindi le condizioni climatiche
saranno più estreme: caldo torrido, fred­
do rigido, monsoni fortissimi anche in
zone attualmente desertiche come il Sa­
hara, che rifiorirà verdeggiante (Mario e
Andrea Giuliacci, climatologi del centro
Epson Meteo di Milano).
E l’uomo? Chissà se esisterà ancora
per sperimentare tutti questi cambia­
menti?
«La terra ha la febbre. Se hai un fi­
glio con la febbre, normalmente vai
dal medico che cerca di scoprirne
la causa».
An Inconvenient Truth
(Una scomoda verità)
Nel 2006 è uscita nelle sale cinema­
tografiche americane questa pellicola
che ha fatto molto discutere sia per l’ar­
gomento insolito (parlare di ambiente e
inquinamento con dati scientifici e grafici
a portata di mano) sia per le conclusio­
ni presentate (gli interessi economici di
una ristretta cerchia di aziende sono più
importanti della salvaguardia della vita
dell’uomo e della terra). Da noi in Italia
questo film è quasi passato sotto silenzio,
la colossale macchina della sponsorizza­
zione che accompagna gli eventi cinema­
tografici non si è messa in moto. È stato
22
necessario il passaparola, che in effetti
ha funzionato a dovere, facendo registra­
re il tutto esaurito nelle più importanti
città italiane.
Una scomoda verità è stato realizza­
to e prodotto da Al Gore, ambientalista
e politico americano, 45° Vicepresiden­
te per otto anni durante la presidenza di
Bill Clinton (1993-2001), premio Nobel
per la Pace nel 2007.
Gore in prima persona parla delle
cause e degli effetti del riscaldamento del
globo terrestre, che stanno mettendo a re­
pentaglio la vita dell’uomo oltre che della
natura, se non si interverrà con urgenza
per ridurre drasticamente le emissioni di
gas che producono l’effetto serra.
Tutti dobbiamo sentirci coinvolti in
questo cambiamento di mentalità oltre
che di comportamenti. Infatti questo film
non presenta un freddo elenco di dati
scientifici sul problema ma, inframmez­
zando particolari della sua vita persona­
le e famigliare, vuole comunicare la sua
passione di migliorare il mondo, matura­
ta durante gli anni del college grazie al
suo professore di scienze.
Il fatto che lo ha scosso dal torpore
della sua vita di politico di successo av­
viene, come lui stesso confessa, a trenta­
sei anni: mentre sta attraversando la stra­
da con il figlio per mano, il bambino vie­
ne investito da un’auto e rimane in coma
Al Gore col suo staff alla premiazione del
suo film Una scomoda verità con l’Oscar.
per parecchio tempo prima di risvegliarsi
e riprendere conoscenza. Durante questo
periodo Al Gore si è posto molte doman­
de sul senso della vita e della morte, ar­
rivando a chiedersi: «Cosa posso fare per
lui? Lasciargli un mondo migliore».
Da quel momento lo scopo della sua
vita è diventato quello di far conoscere a
un numero sempre maggiore di persone
le conseguenze negative di comporta­
menti sbagliati, troppo a lungo conside­
rati normali e ininfluenti sull’intero eco­
sistema. Infatti, siamo tutti un po’ miopi,
poiché siamo interessati solo ai risultati
immediati e ignoriamo volutamente o
per leggerezza gli effetti a lungo termine
delle nostre scelte. Purtroppo anche in
ambito scientifico alcuni sostengono che
il cambiamento climatico del pianeta sia
un’invenzione, solo perché enormi in­
teressi e capitali condizionano non solo
l’opinione pubblica, ma anche la ricerca
scientifica.
L’innalzamento della temperatura
media, prodotto dall’effetto serra causato
dalla combustione delle risorse fossili per
produrre energia (perché non utilizzare
fonti di energia rinnovabili già presenti in
natura?), provoca oltre che cambiamenti
climatici anche mutazioni genetiche nelle
specie animali, portandole ad estinzione.
Parecchi uccelli che si riproducono appe­
23
leans, agli tsunami in Estremo Oriente,
alle recenti alluvioni che hanno colpito
numerose regioni d’Italia).
Tutto ciò influisce anche sull’uomo;
alcuni scienziati hanno studiato che la
produzione e l’uso massiccio di prodotti
derivati dal petrolio determinano muta­
zioni genetiche sull’apparato riprodut­
tore umano, poiché lo smaltimento della
plastica attraverso discariche e forni in­
ceneritori contamina le falde acquifere e
l’aria.
2012: il mondo è ad una svolta?
Il professor Vittorio Prodi e il meteorologo
Luca Mercalli hanno appena inaugurato il
Master Ridef (Politecnico di Milano e Università di Venezia), Energie rinnovabili, decentramento, efficienza energetica.
na la temperatura invernale diviene più
mite, stanno anticipando questo processo
a causa della temperatura più elevata che
si registra in inverno, però non trovano
un habitat adeguato poiché gli insetti di
cui si cibano non ci sono ancora. Quindi
le nuove nidiate sono destinate a morire
per mancanza di cibo.
Lo scioglimento delle calotte polari
sta distruggendo la fauna e la flora locale:
gli orsi muoiono annegati per la fragilità
del ghiaccio, gli abeti scivolano in acqua
poiché il permafrost (strato di ghiaccio
perenne) si scioglie. Inoltre il disgelo di
enormi quantità di ghiaccio causa l’in­
nalzamento dei mari e degli oceani, che
iniziano a ricoprire vasti territori costieri
abitati da popolazioni che sono costrette
ad emigrare in zone più elevate. I ghiacciai
stanno riducendosi troppo velocemente
anche sulle nostre Alpi. L’incremento del
numero e della forza di uragani, tornado,
tsunami e alluvioni crea devastazione di
vaste aree del pianeta (pensiamo all’ura­
gano Katrina che ha distrutto New Or­
24
Il 2012 è stato dedicato alle coopera­
tive e al contributo importante che forni­
scono allo sviluppo socio-economico so­
prattutto dei paesi più poveri, riducendo
la povertà, incrementando l’occupazione
e favorendo l’integrazione sociale. Ma
è anche stato proclamato anno interna­
zionale dell’energia sostenibile, con un
interessante obiettivo da raggiungere:
permettere entro il 2030 l’accesso uni­
versale all’energia pulita. Quando par­
liamo di energie rinnovabili e quindi a
basso impatto sull’ambiente si intende
produrre energia a partire da sole, vento,
acqua, e geotermia, che non emettono
gas di scarico, non determinano l’effetto
serra e non inquinano l’aria.
Al recente vertice di Durban (Re­
pubblica del Sudafrica) non si sono
raggiunte decisioni importanti per un
significativo cambiamento di rotta. Il
professor Vittorio Prodi, laureato in Fi­
sica, docente e ricercatore universita­
rio in Italia e all’estero, nel suo saggio
Il mondo a una svolta, sollecita tutti i
Paesi a prendersi cura del pianeta e quin­
di del futuro delle popolazioni a partire
da subito. Un suggerimento per reperi­
re fondi da destinare allo sviluppo delle
energie rinnovabili? Eccolo: istituire un
diritto di emissione, cioè ogni cittadino
ha il diritto di emettere una tonnellata
di anidride carbonica all’anno.
Gli stati pagheranno per tutte le
tonnellate eccedenti.
Se pensiamo per esempio che
il cittadino americano produce
in media 21 tonnellate l’anno,
ci rendiamo conto che il riscal­
damento globale del pianeta sta
aumentando vertiginosamente.
C’è comunque un numero
sempre maggiore di persone che
contribuisce alla salvaguardia
del pianeta con piccoli e semplici
gesti, che del resto favoriscono
lo star bene con se stessi. Alcuni esem­
pi? Utilizzare l’auto il meno possibile fa
riscoprire l’azione benefica e rilassante
di una passeggiata; evitare lo spreco di
energia elettrica in casa propria non solo
riduce il consumo di risorse fossili per
produrla, ma fa star bene anche la finan­
za famigliare; fare la spesa prediligendo
prodotti alimentari biologici incoraggia i
Locandina del film Al Gore.
piccoli produttori locali e ci permette di
consumare frutta e verdura fresca, più gu­
stosa, che non deve essere trasportata per
chilometri prima di arrivare sulle nostre
tavole. Ci sono tanti altri esempi positivi:
dalle costruzioni delle abitazioni all’abbi­
gliamento, dal tipo di vacanze al modo di
passare il proprio tempo libero. Ognuno
può trovare la propria dimensione.
Ma se nella Genesi (1,28) sta scritto:
«Soggiogate la terra e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su
ogni essere vivente che striscia sulla terra», perché stiamo distruggendo il nostro
pianeta e tutto ciò che contiene, incluso
l’uomo?
Se non abbiamo ancora trovato una
risposta, forse la visione del film di Al
Gore, la lettura del saggio del professore
Vittorio Prodi e una visita al sito internet
www.greenpeace.org/italy/it ci potranno
dare una mano.
Per chi ama navigare in Internet con­
sigliamo anche la visione di questo video
h t t p : / / w w w. y o u t u b e . c o m /
watch?feature=player_
e m b e d d e d & v = n G e X d v - u P a w.
Ognuno di noi può e deve adottare
comportamenti più responsabili e non
delegare agli altri (governi, aziende, as­
sociazioni) la soluzione di questi proble­
mi. Anche il più piccolo gesto può fare la
differenza.
25
PSICOLOGIA: Vero o falso senso di colpa
La Quaresima, tempo di medi­
tazione e conversione, stimola
a riflettere sul proprio modo
personale di vivere la colpa.
Per decidere di cambiare,
di comportarsi in modo diver­
so, è prima necessario riconoscere realisti­
camente di essere colpevoli di fronte a se
stessi, agli altri, a Dio.
Spesso la paura di perdere o sminuire
la propria autostima mette inconsciamen­
te in moto una serie di “meccanismi di di­
fesa” che impediscono di essere veri fino
ad illuderci di essere giusti ed a posto con
la propria coscienza.
Al contrario, persone eccessivamente
scrupolose, con bisogni inconsci di espia­
zione, accentuano in modo eccessivo la
gravità morale dei loro comportamenti
auto-condannandosi per colpe che sono
tali solo nella loro mente.
L’esperienza soggettiva di colpevo­
lezza non è un processo spontaneo, ma
una progressiva maturazione della pro­
pria coscienza che dovrebbe consentire
il passaggio dal sentirsi semplicemente
colpevoli alla coscienza di essere peccato­
ri. Non ogni senso di colpa apre a questa
maturazione progressiva poiché esiste un
senso di colpa costruttivo necessario per
essere persone responsabili e capaci di mi­
gliorarsi e un senso di colpa distruttivo e
infantile che chiude l’IO in se stesso e gli
impedisce di crescere.
Diventa allora necessario distinguere
questi diversi tipi di colpa per favorire la
formazione di un sano senso di colpa e li­
berarci da quella distruttiva.
La colpa distruttiva è legata a conflit­
ti interiori di origine psichica e blocca o
frena la crescita. Non deriva dalla consi­
derazione riflessiva sul proprio comporta­
mento in rapporto all’ideale realistico che
26
Dott.ssa Carla Visconti
“L’esperienza soggettiva di colpevolezza è
una progressiva maturazione della propria
coscienza che dovrebbe consentire il passaggio dal sentirsi colpevoli a essere peccatori”.
si desidera raggiungere, ma è un sentimen­
to immediato e irrazionale di angoscia e
auto-condanna che a volte attanaglia e fa
sentire un nodo allo stomaco. Ad esempio,
è l’angoscia per aver trasgredito un divieto
associata alla paura della punizione, oppu­
re l’auto-rimprovero per non essere stato
degno delle aspettative altrui e quindi la
paura di perderne la stima o l’amore, o
ancora l’umiliazione di vederci con l’im­
magine a pezzi di noi stessi.
Questo tipo di colpa psicologica non
riguarda tanto il dispiacere per avere
smarrito l’ideale, ma è il disappunto per
non veder realizzato il nostro bisogno di
essere amati, riconosciuti, stimati degni
di valore. Tale umiliazione annulla la ca­
pacità di reagire e può addirittura portare
a perpetuare l’errore seguendo la logica
distruttiva del: «siccome valgo poco o nulla, tanto vale che mi rassegni ad essere
così».
Al contrario, il senso di colpa costrut­
tivo è legato alla sana tensione di crescita
presente in ogni persona. Tale tensione
stimola ad abbandonare posizioni fami­
liari e rassicuranti per affrontare il rischio
di scelte nuove che fanno crescere, che
spingono a realizzare quell’IO ideale che
si dovrebbe diventare. Tale progetto di sé
è sostenuto da una adesione personale e
convinta a valori considerati validi e og­
gettivi indipendentemente dalle gratifica­
zioni che possono dare e quindi diventano
motivazioni interne ad agire. In questo
caso il senso di colpa sarà avvertito ogni
volta che la persona prende coscienza di
non essere stata all’altezza dei valori in
cui crede, o di aver perso un’occasione
per tradurre quei valori in comportamenti
concreti nella quotidianità del suo agire.
Questo senso di colpa è quindi costrut­
tivo, è un sentimento di autocritica che
nasce dalla coscienza, la sua base non è
emotiva (ansia, paura di punizioni, autocondanna) ma riflessiva: nasce dalla ca­
pacità di giudicare se stessi in termini di
valori morali internalizzati.
I criteri che aiutano a distinguere tra
colpa vera e colpa distruttiva sono saper
discernere la causa e l’effetto della colpa.
La causa della colpa costruttiva è la
consapevolezza di aver trasgredito un
valore importante per la persona: «mi dispiace perché ho smarrito il vero senso
della mia vita».
La causa della colpa distruttiva è la
paura della punizione (nella realtà o nel­
la fantasia) proveniente dagli altri o da sé
stessi: «adesso mi capiterà una disgrazia;
come faccio se gli altri se ne accorgono?»;
«questa mancanza non è da me, non è
mia; sono cose che possono capitare agli
altri ma non a me».
Nel primo caso c’è il dispiacere per
un valore smarrito, nel secondo caso c’è
la vergogna per la brutta figura con paura
di ritorsione. L’effetto della colpa è la resi­
stenza alla tentazione: «non lo faccio più»
ma in forza di che cosa?
Nella colpa costruttiva la resistenza si
fonda su principi interni: «non lo faccio
più perché voglio riconfermare nella mia
vita il valore prima smarrito».
Anche la colpa distruttiva mi fa resi­
stere, ma per ragioni esterne o affettive:
non lo faccio più perché non voglio più
sentire il nodo allo stomaco, perché è umi­
liante la reazione degli altri, perché non
mi va sentirmi colpevole.
Diventa allora importante domandarsi
quanto la nostra buona condotta sia so­
stenuta da valori interiorizzati e amati o
quanto invece da criteri personali ed emo­
tivi.
Purtroppo a guidare le scelte è spesso
la paura e la vergogna anziché l’amore e il
convincimento del valore.
Associato infine alla resistenza nella
colpa distruttiva c’è il rimorso (esperienza
psicologica), nella colpa costruttiva c’è il
pentimento (esperienza morale). Il rimor­
so ci lega all’errore, il pentimento ce ne
libera.
Tutte queste emozioni: vergogna, pau­
ra, dispiacere, rimorso possono spingere
a cambiare lo stile di vita ma non neces­
sariamente il cambiamento è costruttivo.
La vergogna ed il rimorso possono portare
alla disperazione, mentre il pentimento
stimola ad assumersi realisticamente la re­
sponsabilità per le conseguenze dei propri
errori, a cercare di recuperare il dialogo
con l’altro, interrotto dalle proprie tra­
sgressioni, offre la possibilità di discernere
un cammino nuovo di rinascita persona­
le, a trovare la strada verso quell’ “uomo
nuovo” di cui parla San Paolo.
“La causa della colpa costruttiva è la consapevolezza di aver trasgredito un valore;
quella della colpa distruttiva è la paura
della punizione proveniente dagli altri o da
se stessi”.
27
MEDICINA: I trapianti
Il trapianto di organi o tessuti
è un intervento che consente
di curare e spesso salvare la
vita a persone affette da gravi
patologie non più curabili con
i normali metodi della medici­
na e della chirurgia.
Gli organi che possono essere prele­
vati da una persona deceduta (si parla di
allotrapianto), rispettando un rigido pro­
tocollo di accertamenti e di procedure dia­
gnostiche individuato da specifiche leggi,
sono il cuore, i reni, il fegato, i polmoni,
l'intestino, il pancreas. Recentemente il
campo dei possibili trapianti si va sem­
pre più estendendo comprendendo mani,
braccia, parti del viso, ecc. Inoltre posso­
no essere trapiantati tessuti, quali cornee,
valvole cardiache, ossa, pelle e vasi san­
guigni.
Il numero dei trapianti d'organo è in
costante aumento in tutto il mondo, gra­
zie ai progressi tecnici della chirurgia e del
trattamento post-trapianto, che permetto­
no una buona sopravvivenza a lungo ter­
mine, anche di molti anni.
Un intervento di trapianto.
28
Dott.ssa Giovanna Gavazzeni
La persona deceduta da cui si prele­
vano gli organi è comunemente detta “do­
natore” e il malato che viene trapiantato è
detto “ricevente”.
E qui si annida un primo problema. Il
termine “donatore” è spesso frainteso, me­
glio sarebbe usare il termine “cadavere”
o “donatore cadavere”. Infatti una delle
principali remore a permettere il prelievo
di organi sta nella difficoltà per i parenti
ad ammettere che il loro congiunto è mor­
to e che per lui sono state messe in atto
fino in fondo tutte le misure di rianima­
zione. Perché l’organo da trapiantare non
si deteriori tanto da renderlo inutilizzabi­
le esso viene prelevato quando le funzio­
ni vegetative (respirazione e circolazione
sanguigna) sono mantenute ancora attive
mediante un respiratore automatico. Ma
l’asportazione dell’organo è possibile per
legge, solo quando la morte cerebrale è
inequivocabilmente provata in base agli
accertamenti rigorosamente definiti da
parte di un collegio di tre medici e deve
essere eseguita in strutture autorizzate. È
in vigore cioè una rigida regolamentazione
in questo campo che
permette un’ampia
garanzia.
Pure il limite
dei trapianti sta proprio nella scarsi­
tà di donatori che
sono sempre pochi
rispetto alla richie­
sta, non perché pur­
troppo non ci sia­
no molti incidenti
mortali in persone
giovani e sane, ma
perché permane un
diffuso pregiudizio
a riguardo.
La Chiesa stessa ha au­
torevolmente autorizzato i
trapianti ritenendo che i pa­
renti che permettono il tra­
pianto di organi da un loro
congiunto deceduto faccia­
no opera meritoria volta a
salvare un’altra vita umana.
Il problema si pone in
maniera un po’ diversa per
quanto riguarda il trapianto
di rene. Infatti poiché i reni
sono due per ogni individuo
e una persona può vivere
con un rene solo, è possibile
in questo caso il trapianto
da persona vivente. Per lo
più sono i familiari stretti, i genitori, a do­
nare, in questo caso sì veramente a dona­
re, un rene ad esempio a un figlio.
Ma come in ogni cosa c’è una parte
bella e una parte brutta: sembra che nei
paesi dove la povertà è diffusa, come l’In­
dia, i poveri arrivino a farsi prelevare un
rene dietro compenso di denaro per ven­
derlo a un ricco malato che se lo può per­
mettere.
Altro grande problema dei trapian­
ti è quello del rigetto dell’organo dopo il
trapianto. Il rigetto è dovuto al fatto che
ogni individuo ha un proprio patrimonio
genetico e nel sangue ci sono cellule il cui
compito è quello di riconoscere e distrug­
gere tutto ciò che è geneticamente diverso
da quell’individuo. Questo meccanismo è
estremamente utile perché riconosce come
estranei da eliminare i virus e i batteri che
penetrano nell’organismo, meccanismo
quindi fondamentale nella difesa contro le
infezioni. Ma l’organo di un altro indivi­
duo è riconosciuto anch’esso come estra­
neo e sarebbe perciò attaccato e distrutto
rapidamente da queste cellule se non ve­
nissero somministrati farmaci che depri­
mono l’attività di queste cellule killers.
Sono i farmaci immunosoppressori
che sono preziosi e che permettono che
la pratica del trapianto abbia successo. Il
loro limite sta nel fatto che la immunosop­
Alcuni dei medici impegnati nei trapianti di
organi alle Molinette (Torino).
pressione che determinano è generalizzata
e riguarda anche la difesa dalle infezioni.
L’equilibrio da ottenere è quindi tra il ri­
schio di rigetto e il rischio di infezioni.
Equilibrio non facile ma che si va consoli­
dando con l’introduzione di farmaci sem­
pre più specifici e sempre meno tossici.
Naturalmente questo problema non
si pone per gli autotrapianti cioè per quei
trapianti di tessuti da un sito a un altro
del corpo dello stesso individuo. Gli au­
totrapianti si eseguono in genere per ripa­
rare un tessuto danneggiato. Ad esempio
un trapianto di pelle può essere eseguito
negli ustionati o nelle piaghe croniche dei
diabetici, trapianti di ossa nelle fratture o
nella implantologia. In questi casi il pa­
trimonio genetico è sempre quello dello
stesso individuo e quindi non si pongono
problemi di rigetto.
I trapianti d’organo sono attualmente
ancora eseguiti in caso di estrema neces­
sità o per situazioni fortemente invalidan­
ti come i trapianti di rene nei dializzati
cronici, ma il campo di applicazione si va
estendendo parallelamente ai recenti pro­
gressi tecnici, e forse si arriverà a conside­
rarli una efficace arma terapeutica piutto­
sto che una risorsa estrema.
29
Fiori di cielo
Se siamo morti
con Cristo,
crediamo che
vivremo con lui.
(Rm.14,9)
Il 19 gennaio 2012,
alle ore 15, ci ha lasciato Sr. M. Paola di Gesù Bambino, al secolo Angelina Maggioni, all’età di 88 anni e
65 di vita religiosa.
Dopo alcuni giorni di ricovero all’ospedale di Merate (Lc), è deceduta nella nostra
comunità della Domus Quies di Casatenovo, dove si trovava da qualche anno. Cosciente della gravità della sua malattia che
parecchie volte l’ha allarmata, si è preparata
all’incontro con il Signore.
Nella pagina che registra tutta l’attività
di una Piccola Serva, possiamo dire che Sr.
M. Paola ha vissuto il carisma lasciatoci dalla Madre Fondatrice, soprattutto per quanto riguarda il nostro servizio agli ammalati
poveri. Aveva un temperamento battagliero,
determinato, che le permetteva di difendere
i diritti dei malati che amava e serviva con
sollecitudine anche quando la sua salute incominciava a crearle dei problemi.
Madre Carmelina Lanfredini
Ecco quanto ha scritto di lei una sorella: «Ho conosciuto Sr. M. Paola quando era
già avanti in età, le forze cominciavano a
diminuire, ma aveva ancora tanta voglia di
servire gli ammalati, per cui accettava volentieri di fare assistenze che si protraevano
anche a lungo. Fui colpita dalla stima che i
familiari degli ammalati avevano per lei e
facendo visita alla nostra comunità di Milano, a cui Sr. M. Paola aveva fatto parte
da oltre cinquant’anni, dimostravano concretamente la loro riconoscenza. In comunità era attenta a tutto e amava ricordare il
grande bene compiuto dalle sorelle che ci
avevano preceduto».
Ora che Sr. M. Paola è tornata alla Casa
del Padre, certamente, insieme alle sue sorelle Sr. M. Amelia e Sr. M. Ercolina, prega
e intercede per noi.
Affidiamo alla misericordia del Signore l’anima della signora Margherita
Giacomina, sorella di Sr. M. Donata
Balosetti, affinché goda al più presto la
beatitudine dei santi.
Hanno ricordato i propri defunti con richieste di preghiere e celebrazioni di Sante Messe: Albertini Alma –
Albertini e Pizzigoni – Bagnis Maria Clotilde, per Carlo e M. Maddalena – Barbieri Marina, per Sr. M. Eulalia – Bellini
Nino – Belloni Davidina – Berti Maria Lazzati, per Alfonso e Luigi – Biasioli Maria, per fam. Biasioli – Binda Daria, per Irma,
Carlo e Giuseppe – Boschini Primo e Teresina, per Agostino, Palma e zia Elena – Botticelli Giuseppina, per Elsa – Brognoli
Maria – Casasola Dirce – Cavassori Ileana, per Maria, Osvaldo, Regina, Rolando e Romeo – Chiabotto Carlo e Maria – Chiesa
Silvia Sabello, per Dino e suor Elisa – Citriniti Franco – Cobello Marta, per Maria – Colombo Andreina, per i defunti della
famiglia – Cometto Irene – Ciochetto, per Ferdinando – Comin Gilda – Cortinovis, per nonni e zie – Crippa prof. Enrica – Dassi
Piera – Ferraris Rita – Fiorella – Gambara Alfredo, per Franca – Garavaglia Albina, per Walter, fam. Garavaglia e Ferrario –
Ghezzi Barzetti, per Maria – La Lumia Livia – Mandelli Adriana – Marazzini Claudia, per famiglia Nebuloni - Marchis
Maurizio – Marchisone – Mariani Armida – Monticelli Ambrogio, per Giorgio – NN. (Cornigliano) in memoria di Rita Basso –
Palma Rita e Gianpaolo – Peira Giovanna, per fam. Boschi e Peira – Pirovano – Possamai Gina, per fam. Grosso – Rappelli
Annamaria – Redaelli Maria – Romeo Emilia, per i genitori – Rossetti M. Antonietta, per Sr. M. Eulalia – Rossin Virginia, per
i genitori di Walter e Virginia – Sala Giulio, per madre Crescenzia – Salsano Giovanna – Scaccuto Luigia – Sirtori Ambrigio –
Suardi Giuseppe e Monica – Troya Gianfranco – Vago Resy, per Carla e Carlo – Valota Franco, per Adria e Battista – Villa
Adele, per i defunti fam. Villa e Giovenzana – Voena Luigi per fam. Voena e Costa – Zanini Angelina, per Alberto, Valentino,
Graziosa, Antonio, Palmira e Laura - Zumaglino prof. Cesare, per mamma Ernestina, fam. Zumaglino e Cabiati. Chi desidera
fare celebrare S. Messe di suffragio per i propri defunti è pregato di specificare espressamente l’intenzione:
Santa Messa per … Barrare la casellina “preghiere per i defunti” è insufficiente. Le offerte per Sante Messe
sono trasmesse ai missionari e ai sacerdoti poveri di nostra conoscenza, del Madagascar e della Romania.
30
s o l i dar i età
Per le opere in Madagascar e Romania: Agosta Andrea e Jaqueline – Alberti Bruna – Amici Beata Anna Michelotti
(Bergamo e Torino) – Amici del Martedì (Vercelli) – Arioli Luisa – Ass. Volontari Ambiente (Monticello) – Barbieri
Tina – Baù – Belloli Francesco – Belloni Davidina – Beltrami Valeria – Bertamino – Biasioli Maria – Birolo Camilla –
Blengino Germana – Bracchi don Massimo – Buccigrossi prof. Maria – Calderini dott. Stefano – Calliero don Enzo –
Campitelli – Carena don Gabriele – Casati Rosangela – Cassani Tina – Cassini Amos – Castagno Piera – Chiesa Silvia –
Colombini Mariuccia – Colombo Andreina – Condò Giacomino e Mirella – Conferenza S. Vincenzo (Almese) – Cordola
Elsa – Costantini Anna – Crippa prof. Enrica – Da Rodda Bertinotti Elvira – Dall’Angelo Maria – Dealessi Carla –
Demolli Paolo – Devote della Messa Mattutina (Casa Riposo Almese) – Dilenge Fedi Lucia – Ditta Bausola –
Dominoni Luisa – Dozio Roberto – F.A.C. (Cortemaggiore) – Ferrari Franco – Formentini Maria, per Sr. M. Luciana –
Frè Marco e Paola – Gallo Castagno Franco – Gallo Renata – Garavaglia Renato e Giovanna – Ghiano can. Ettore –
Ghiano Franco e Luisa – Ghiano Guido e Carla –Giacone Giovanna – Giraudo Giovanni – Girò Elisa – Gobbo
Angela – Granata Renato – Gruppo Alpini (Almese) – Gruppo Missionario (Ronco Briantino) – Gruppo Missionario
Parrocchia Altichiero (Padova) – Iannò Vincenzo – Lazzarini don Luigi – Locatelli Achille e Carolina – Longhin dott.
Pier Paolo – Lupi Viviana – Manfrinato – Mangiavacchi don Sergio – Marcaccio Antonio – Martina Ughetti Teresa –
Mezza Giacomino – Migliaccio Mirella – Miglioretti Anna – Miravalle Piero e Miranda – Mongilardi prof.ssa Pia –
Morandi Paolo – Motto Ernesto – Motto Rina – NN. (Almese) – NN. (Monticello) – NN. (Vercelli) – Necci Adriana e
Augusto – Olivero Vanni e Agostina – Operti dott.ssa Laura – Panizza Maria Teresa – Parrocchia Natività di Maria
(Almese) – Perego Lisetta – Perrero Laura e Renzo – Perroncito Marialuisa – Personale Casa Riposo (Almese) –
Pesenti Paola – Pognant Gros Mariangela – Pontevia Domenico – Protezione Civile (Monticello) – Quagliotto don
Francesco – Rigamonti Maria – Robotti don Andrea – Sanesi dott. Alberto e Daniela – Sangalli Elvira e Vittoriana –
Sanna Maria Rosa – Talon Adele – Tinelli Paolina – Tricca Teresina – Ufficio Missionario Diocesano (Torino) –
Vadori e Stival – Vindrola Rosita – Visconti dott. Maria Carla – Zanchin Attilio e Lina – Zanini Angelina.
Battesimi: Valerio, da Rossi Anna – Lucia, da NN. (Inveruno) – Piera, da Garavaglia Angela.
Per l’opera “Amici degli ammalati poveri” e offerte libere: Albetis Olga – Aldeghi Clorinda – Allione Giovanni –
Amedeo Giovanna – Angius Maria Villa – Annecca Vito – Aronio – Arosio Tina – Balconi Maria Rosa – Baldo Lino –
Balestra Elena – Balosetti Francesca – Banchero – Bani Vincenzo –Baraggioli Carmela – Baraviera Flavio – Barbaglia
Rosangela – Barzaghi Rachele – Battistella Clara – Belforti Maria Teresa – Belotti don Giuseppe – Benigni prof.ssa
Chiara – Bernardi Antonio – Bertolo Flavio – Bertolo Guido – Bianchi Antonio e Giancarla – Bianchi Benito – Biffi Elena
e Zipiti Andreas – Biffi Genghi – Birolini Marcassoli – Birolo Camilla – Biscella Abbondanzio – Bisio Angelo e Maria –
Borasco Nereo – Brachet Cota Ernesta – Brambilla Rosa – Brioschi Aurelio e Gemma – Bullo Marta – Campoleoni
Gianni – Canazza Francesco – Carloni dott. Nicola – Carpaneto Lidia – Carrara Luigi – Casiraghi Silvano – Castellano
Carlo – Cattaneo Luigi – Cavalleri Eugenia – Cavedine Giuseppe – Ceresoli Irma – Chini Luisa – Cipolla Teresa –
Citterio Graziella – Colla Luigia – Comunità Piccole Serve (Inveruno e Sesto S. Giovanni) – Corti Maria – Crescimone
dott. Margherita – Cucchetti Renato – De Vittorio Anna Maria – Delfante Molinar Paola – Della Morte Giovanna –
Dentella Renato – Dini Beppe – Dodero Giorgio – Dotti Giuliana – Emprin dr. Caterina e Barberis dr. Giorgio – Fairoli
Renato – Ferraris Rita – Filippoli Luigi – Fiorina prof. Lorenzo – Follani Piergiorgio – Fontana Piera e Lidia – Frigerio
Veronica – Frizzi Luigi – Frontini Ildefonso – Fugazza Carlo e Maria – Fumagalli Attilia – Fumagalli Mario – Galli
Remo – Galliana Lorenzo e Sabrina – Galliena Anna – Gambassi Wanda – Gandola Eleonora – Garbaccio Paola –
Gasparini don Primo – Gatti Gabriella – Ghisani Tarquinio – Giorda Rosina – Gobbi Ginetta – Goffo Leontina – Greppi
Agnese – Guidetti Clara – Gurrado Anna – Lanzano – Lazzaroni G. Battista e M. Luisa – Lena – Lillia Enrico – Lissoni
Maria Grazia – Lodrini Giovanna – Magni Emilio – Maina Luisa – Manzotti Liliana – Marchesi Maria Luisa – Marchini
Elia – Marinoni Beniamino – Martinelli Maria – Maurizi Maria Teresa – Meroni Santina – Micheletti dott. Piercarlo –
Milan Luisa – Millefanti Luciano e Virginio – Mimmo Maria De Martino – Minoretti Alda – Molfetta Serafina –
Monguzzi Arturo – Montagna Graziella – Monti Antonia – Morino Maria – Moroni Giuseppe – Morotti Mariarosa –
NN. Almese – NN. (Castelrosso) – NN. (Vercelli) – Nunnari – Olivetti – Paganini Carolina – Paganini Rosalba – Palazzi
don Dante – Palazzi suor Leonia – Parenti di Sr. M. Rosaria Panzeri – Parenti e amici di Sr. M. Teresa Motto – Parola
Osvaldo – Pasquali Franca – Pasta Roberto – Pelucchi –Perego Angela – Perego Maria Paola – Pesatori Vanda –
Petrini – Piazzoni Giulia – Pochettino Paola – Querio Giuseppe – Ranghino – Redaelli Maria – Restelli Francesco –
Rinaldi Marie – Rinolfi avv. Martina – Roberti – Rocca Nana Ida – Romani Ina – Roncaglia Emma – Rosa dott. Achille –
Rossi Mario – Rota mons. Daniele – Sandrone Nella – Sanfelici Edo – Santambrogio Carla – Sartori Anna – Sarzi
Clotilde – Sasso Margherita – Scartoni Sonia – Schiavo Michele – Scotti Maria Teresa – Secchi Mario – Selvi don
Tonino – Sfregola Nunzio – Signorati Angelo – Stucchi Adriana – Suor Enrica – Talenti Teresina – Taverna & Tarnuzzer –
Tinelli Ancilla – Tomasoni Lina – Tomatis Mario – Tulipani Tina – Valaguzza Teresina – Vallani Barbara – Velicogna
Anna – Villa Carla – Villa Licia – Visetti Luigi – Vivenza Rosalba – Zenoni Riccardo – Zitta Maria – Zoia Carla.
31
Sostegno bambini a distanza
Madagascar e Romania: Agosta Andrea e Jaqueline – Allione Elvira – Amici Beata Anna
(Reggio Calabria) – Andreoli Gianna – Angelini Stefania e Toniello Ivo – Ardito Moiso
Marta – Bagnis Maria Clotilde – Baima Fabrizio e Giusy – Belotti Gemma – Belotti
Giovanna – Belotti Mariarosa – Beretta Ottorina – Berra Piera – Bertero Gabriella –
Blandino ing. Marco – Blandino Rosalma – Bonavero Daniele – Bornati Carlo e Pia –
Borri Brunetto Anna Maria – Bregola Giuseppe – Buzzi dott. Alberto – Camisasca
Cristina – Canevisio Adele – Canevisio Agostina – Cantone Adelaide – Chiesa
Silvia – Chini Massimo e Cristina – Cicconi Rosina – Ciochetto – Cochi Luisiana –
Cometto Irene – Conferenza S. Vincenzo (Piacenza) – Corona Carla – D’Agostino
dott.ssa Elena – Da Rodda Bertinotti Elvira – Dall’Angelo Maria – Dattrino Arrigo
e Giuseppina – De Maria – Dealessi Carla – Demo Rabino e Piera – Dipendenti
Comunali (Robassomero) – Dolce Marina – Dozio Roberto – Egini Marialuisa – Ferrari
Luigi e Luigia – Franzoi Ermanno e Bianca – Gagliano Mirella – Gambara Alfrerdo –
Garavaglia Renato e Giovanna – Garavelli Cesira – Garavelli Norina – Gerbaldo Irene –
Ghislanzoni Miranda – Giraudo Giovanni – Grasselli Francesco – Gravante Lia –
Grolla Giavelli Ferdinanda – Gruppo Alpini (Monticello) – Innocenti Giovanna –
Istituto Comprensivo Rosa Stampa (Stroppiana) – Luparia Pierluigi e Annamaria –
Maffeis Provvidenza – Manzotti Sara – Marasco Mauro e Mara – Marucco Maria
Teresa – Mastrangeli Maria Anna – Mazzoli Enza – Mazzone Michele – Merli Maria
Pia e Francesca – Miglioretti Anna – Miriam (Vercelli) – Monaco Paola – Natta Giovanni –
Nicol Leandro e Elena – NN. (Bergamo) – NN. Colleferro – NN. (Vercelli), in memoria di
Ernestina e Remo – NN. (Vercelli), in memoria di Walter Fagnola – Palandri Erminia – Panzeri
Cornelia – Panzeri Giuliana e Franca – Parodi Mauro – Pasqualini Silvia – Pontevia Domenico – Pozzi Ester –
Pozzi Maria Teresa – Protti Pasqualon Anna – Ramponi Rina – Rigamonti Maria – Rota dott.ssa Romanella – Rota
Gabriella – Sala Maria – Sangalli Flavio e Rita – Secci e Abate – Settimo e Pedrini – Settimo Angela e Alessio –
Silvetti don Claudio – Soldati Giuseppe – Soncini Maria Teresa Mariani – Suardi Giuseppe e Monica – Suppo
Giuliano e Carla – Tabone Andrea – Tabone Renza – Terzago dott. Paolo – Tessa luigi – Tonani Sergio – Torres Gian
Paolo – Truffelli – Ventanni Franco – Villa dott. Italo – Villa Luigia – Viscardi Luciana – Vitali Anna – Zampini Sergio.
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Mediante versamento su conto corrente postale
n. 14441109
intestato a: Congregazione Piccole Serve
del Sacro Cuore di Gesù
Viale Catone 29 - 10131 Torino
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Sostegno bambini a distanza - Madagascar
oppure
Sostegno bambini a distanza - Romania
Con 21,00 € al mese (252,00 € l’anno)
per il Madagascar.
Con 26,00 € al mese (312,00 € l’anno)
per la Romania.
Sono ben accette e utili anche somme inferiori
a quelle sopra indicate.
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Al personale smistamento posta e portalettere ricordiamo il dovere del recapito e in
tempi ragionevole del presente periodico,
poiché il servizio è stato pagato conforme al
tariffario stabilito dalle Poste Italiane.
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TORINO CMP NORD per la restituzione al
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29 – 10131 TORINO il quale si impegna a
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Rivista trimestrale della Congregazione delle Piccole Serve del Sacro Cuore di Gesù per gli ammalati poveri
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale; DCB TO 1/2012
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numero 1 - Piccole Serve del Sacro Cuore per gli Ammalati Poveri