SOMMARIO 3 4 6 8 12 15 16 21 23 26 27 Bolla Papale “Come Maria, come Abramo, affidato totalmente a Dio” Intervento di Mons.Vito Angiuli “Maestro e testimone del Vangelo in Fines Terrae” Omelia S.E. Mons. Mamberti “La preghiera sia il cuore di tutta la tua vita e missione” Ringraziamento Mons. Antonazzo “Maria il ponte che unisce la divinità e l’umanità” Festa Madonna di Leuca “Don Gerardo scrigno di bontà” Omelia S.E. Mons. Antonazzo “Senza il Signore le nostre vite sono vuote!” Saluto di Don Gianni “La gioia ti accompagni nel tuo ministero” Ingresso nella Diocesi di Sora L’abbracio di Sora a Mons. Antonazzo alla presenza di 5000 fedeli Saluto al sindaco di Sora “Unica deve essere la passione per la città degli uomini” Omelia inizio ministero episcopale “Il mio impegno è quello di stare dalla parte dei più deboli” DIRETTORE Don Gianni Leo [email protected] RESPONSABILE Michele Rosafio DIREZIONE E REDAZIONE Piazza Giovanni XXIII 73040 S. Maria di Leuca Tel. 0833-758636-758696 www.basilicaleuca.it STAMPA Pubbligraf-Alessano (Le) • • • • • Suore “Figlie Santa Maria di Leuca” Tel. 0833 758758 Oasi Santa Maria di Leuca (Casa di Riposo) Tel. 0833 758555 Ristorante Albergo del Santuario Tel. 0833 758696 - www.albergodelsantuario.it Casa per Ferie “Maris Stella” Tel. 0833 758704 - www.marisstellaleuca.it Libreria del Santuario Tel./Fax. 0833 758696 Per prenotare visite alla Via Crucis monumentale Tel. 0833-758636 [email protected] AVVISO AI LETTORI Caro lettore, il suo indirizzo fa parte dell’archivio elettronico del nostro periodico. Nel rispetto di quanto stabilito dal Decreto Legislativo n. 196/2003 per la tutela dei dati personali chiamata “privacy”. Comunichiamo che tale archivio è gestito dalla Basilica-Santuario di Santa Maria di Leuca. I suoi dati, pertanto, non saranno oggetto di comunicazione e diffusione a terzi.Per essi Lei potrà richiedere, in qualsiasi momento, modifiche, aggiornamento, integrazione o cancellazione scrivendo all’attenzione del Direttore di Verso L’Avvenire, Piazza Giovanni XXIII 73040 - Marina di Leuca (Lecce). Ph. Michele Rosafio 2 INFORMAZIONI UTILI Segreteria Basilica: dalle ore 9,00 alle ore 12,30 dalle ore 16,00 alle ore 20,00 Prenotazioni Sante Messe: dalle ore 9,00 alle ore 12,30 dalle ore 16,00 alle ore 20,00 Ci si può servire anche del CCP 14736730 Celebrazione Battesimo: Prima domenica di ogni mese (ore 11,00) Celebrazione Matrimonio: Informazioni presso il Rettore della Basilica. Tel. 0833-758636 Sala Confessioni: Tutti i giorni negli orari di apertura della chiesa. Indirizzo: Piazza Giovanni XXIII 73040 Marina di Leuca (Lecce) ww.basilicaleuca.it - [email protected] RECAPITI TELEFONICI • Sagrestia Tel./Fax. 0833 758636 BOLLA PAPALE BENEDETTO VESCOVO SERVO DEI SERVI DI DIO al diletto figlio Gerardo Antonazzo, del clero della Diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca e finora suo Vicario Generale, eletto Vescovo di Sora-Aquino-Pontecorvo, salute e Apostolica Benedizione. Costituiti sulla Cattedra del beato Pietro, poiché desideriamo provvedere alla Cattedrale della Chiesa di Sora-Aquino-Pontecorvo, sede italiana antica e illustre per storia e per personalità civili e religiose, rimasta vacante dopo la nomina del Venerato Fratello Filippo Iannone, O. Carm., a Vice Gerente di Roma, sentito il parere della Congregazione per i Vescovi, te, diletto Figlio, dotato delle qualità necessarie e di esperienza pastorale, reputiamo degno di essere eletto Pastore di questa diocesi. Pertanto, con la Nostra Suprema potestà Apostolica, ti nominiamo Vescovo di Sora-Aquino-Pontecorvo, con tutti i diritti e i doveri. Ti permettiamo di ricevere l’ordinazione episcopale da qualsiasi Vescovo cattolico fuori della città di Roma, a norma delle leggi liturgiche e dopo aver fatto la professione di fede cattolica e aver prestato il giuramento di fedeltà a Noi e ai Nostri Successori secondo il codice di Diritto Canonico e la consuetudine. Disponiamo inoltre che di questa Lettera vengano informati il tuo clero e il tuo popolo, che esortiamo ad accoglierti volentieri e a onorarti col dovuto rispetto. Abbi cura, inoltre, diletto Figlio, di nutrire i fedeli a te affidati con le opere, l’esempio e, soprattutto, con la Parola di Dio e l’amministrazione dei Sacramenti, mediante i quali la vita di Cristo si diffonde tra i credenti ed a Lui essi si uniscono in modo arcano e reale (cfr S. Tommaso d’Aquino, Summa Theol., III, q. 62, a. 5, I). I doni sublimi dello Spirito Santo, per l’intercessione della Beata Vergine Maria, assicurino sempre sostegno e gioia a te e a codesta comunità ecclesiale a Noi particolarmente cara. Dato a Roma, presso S. Pietro, il 22 gennaio dell’anno del Signore 2013, VIII del Nostro Pontificato Benedetto XVI 3 ORDINAZIONE DI MONS. GERARDO ANTONAZZO “Come Maria, come Abramo, affidato totalmente a Dio” C ome Maria, come Abramo. Così mons. Gerardo Antonazzo, nuovo vescovo di Sora-Aquino-Pontecorvo, ha descritto il suo stato d’animo nel messaggio che ha letto a conclusione della Messa Pontificale della sua ordinazione a Santa Maria di Leuca, davanti a 4.000 fedeli venuti dalla diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca e dalla sua nuova diocesi lazialeabruzzese. Maria, che il giorno dell’Annunciazione si affida a Dio totalmente, anche senza capire; Abramo che obbedisce senza esitazione al comando di Dio che gli chiede di lasciare la sua terra per “andare dove io ti indicherò”. Con fiducia, con filiale abbandono, consapevole della propria povertà e limitatezza, “ripartendo da Dio” e “partendo con Dio”. Tutto questo riassunto nella straordinariamente ricca e potente, dal punto di vista mistico, parola del vangelo di Luca al capitolo 1: “Non Temere!”. Parola cui mons. Antonazzo affianca quella del salmo 131: “Io resto quieto e sereno: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre”. La celebrazione dell’ordinazione del nuovo vescovo salentino, presieduta dal mons. Dominique Mamberti e co-presieduta dal nunzio apostolico mons. Adriano Bernardini e dal vescovo di Ugento-S.M. di Leuca mons. Vito Angiuli, insieme al Card. Salvatore De Giorgi e ad altri 30 vescovi, è stata uno 4 ORDINAZIONE DI MONS. GERARDO ANTONAZZO stupefacente mix tra bellezza della liturgia e bellezza del creato, che qui in questo promontorio consacra l’unione tra Cielo e terra, Spirito e creato. Tutto un altro significato hanno assunto i simboli tradizionali dell’ordinazione, impartiti nella navata di questa cattedrale sotto il cielo: l’imposizione della mani, la posizione del Vangelo sulla testa del nuovo vescovo, l’unzione crismale, la consegna dell’anello, della mitra, del pastorale, il bacio dei confratelli. Mons. Mamberti nella sua omelia ha sottolineato la dimensione di servizio del vescovo, richiamando a questo proposito la forza della parole che proprio papa Francesco di recente ha detto. Il ministero del vescovo, infatti, non è un ministero del potere e dell’onore, ma un ministero del “servo di Dio solo”, “servo” che in questo caso è Padre e ha cura di ognuno dei figli che il Signore gli ha affidato: dal presbiterio ai fedeli tutti, ai poveri soprattutto, agli indifesi, a quanti hanno bisogno di aiuto e accoglienza e anche i lontani. Mons. Mamberti ha voluto poi richiamare anche la memoria del Servo di Dio mons. Tonino Bello, anche lui figlio di questa terra, venerato ormai dalla chiesa intera, soprattutto dai giovani, indicandolo al nuovo vescovo come esempio e modello, nella sua tenerezza, nella sua capacità di allargare gli orizzonti della evangelizzazione, nella sua profondità spirituale e umana. Il vescovo Angiuli nel suo saluto, richiamando le parole di Sant’Agostino (cf. La Città di Dio, XIX, 19), ha fatto gli auguri al nuovo vescovo: “In te, caro fratello, la contemplazione della verità sia strettamente unità al dovere della carità, cosicché la luce della verità si riscaldi al fuoco della carità e la fiamma della carità irradi lo splendore della verità”. Luigi Russo 5 INTERVENTO DEL VESCOVO MONS. VITO ANGIULI “Maestro e testimone del Vangelo in Fines Terrae” Surrexit Dominus vere, alleluja! Il gioioso annuncio pasquale, questa sera, si riveste di uno speciale sentimento di lode al Signore per aver scelto Mons. Gerardo Antonazzo, presbitero di questa Chiesa di Ugento - S. Maria di Leuca, come Vescovo della Chiesa di Sora - Aquino - Pontecorvo. Saluto e ringrazio Lei, Ecc.za Rev.ma Mons. Dominique Mamberti, Arcivescovo titolare di Sagona e Segretario per i Rapporti della Santa Sede con gli Stati, per avere accolto l’invito a presiedere questa solenne Concelebrazione Eucaristica. Eccellenza, attraverso la mia persona e le mie parole, l’intera Chiesa di Ugento- S. Maria di Leuca Le esprime profonda gratitudine perché con l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria Lei, insieme con i Vescovi qui presenti, invocherà su Mons. Antonazzo il dono dello Spirito che lo costituirà pastore secondo il cuore di Dio. 6 A questa festa ecclesiale, ha voluto prendere parte anche Lei, Eminenza Reverendissima, Card. Salvatore De Giorgi: la Sua presenza a questo sacro rito manifesta ancora una volta l’affetto che Lei nutre per le Chiese di Puglia e, in particolare, per quelle del Salento. Esprimo la più viva riconoscenza a Lei, Ecc.za Rev.ma Mons. Adriano Bernardini, Nunzio Apostolico in Italia, per la Sua presenza al rito di Ordinazione e la Sua vicinanza spirituale agli inizi del ministero episcopale di Mons. Gerardo Antonazzo. Eminenza ed Eccellenze Reverendissime le vostre tre persone, in modo diverso, ci fanno avvertire in modo più inteso la vicinanza del Papa emerito, Benedetto XVI, che ha conferito nomina episcopale a Mons. Antonazzo e di Papa Francesco perché l’Ordinazione episcopale avviene agli inizi del suo ministero petrino. Rivolgo un fraterno saluto a Lei, INTERVENTO DEL VESCOVO MONS. VITO ANGIULI Ecc.za Rev.ma Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto e Presidente della Conferenza Episcopale Pugliese, e ai confratelli Vescovi di Puglia e delle altre Regioni ecclesiastiche qui convenuti. La vostra presenza è segno dell’affetto e dell’unità che vige nel Collegio Episcopale. Sono riconoscente alle Autorità civili e militari e ai Rappresentati della Istituzioni per la loro partecipazione a questa solenne liturgia. Ill.me Autorità, con questo gesto dimostrate ancora una volta la vostra premurosa attenzione verso la Chiesa e la gente di questo territorio che voi servite con generosità e responsabilità. Estendo l’affettuoso saluto a tutti i sacerdoti, diaconi, religiosi, religiose, seminaristi e fedeli laici. La vostra commossa e gioiosa partecipazione a questa liturgia manifesta il volto della Chiesa ed esprime il servizio pastorale al quale il Vescovo è chiamato: essere a servizio del popolo di Dio come principale animatore della comunione e della missione. Rev. mo Mons. Antonio Lecce e voi carissimi sacerdoti e fedeli della Chiesa la Sora-Aquino-Pontecorvo, la vostra gioia è anche la nostra. Uno stesso gaudio accomuna le nostre due Chiese. In questo solenne momento, la nostra comune esultanza si trasforma in un sincero augurio che insieme rivolgiamo a Mons. Gerardo Antonazzo con le splendide parole di sant’Agostino: “L’amore della verità ricerca la quiete della contemplazione, il dovere dell’amore accetta l’attività dell’apostolato. Se nessuno impone questo peso, ci si deve dedicare alla ricerca e alla contemplazione della verità; se però esso viene imposto dev’essere assunto per dovere di carità. Ma anche in questo caso non si devono abbandonare le consolazioni della verità, perché non accada che, privati da questa dolcezza, si resti schiacciati da quella necessità” (La Città di Dio, XIX,19) Eccellenza Rev.ma, carissimo don Gerardo, le parole di sant’Agostino ti siano di guida nel tuo magistero e nel tuo ministero. La contemplazione della verità (otium) sia strettamente unita al dovere della carità (negotium) cosicché la luce della verità si riscaldi al fuoco della carità e la fiamma della carità irradi lo splendore della verità. Ti siamo vicini con la nostra preghiera e il nostro affetto. Ti affidiamo alla Vergine de finibus terrae perché ti protegga e ti aiuti a essere maestro e testimone del Vangelo in fines terrae. La gioia del Signore sia la tua forza! 7 OMELIA DI SUA ECC. MONS. DOMINIQUE MAMBERTI “La preghiera sia il cuore di tutta la tua vita e missione” Eccellenze, cari Sacerdoti, cari fratelli e sorelle, Sono molto lieto di rivolgere il mio cordiale saluto agli Eccellentissimi Vescovi di Puglia, a Mons. Vito Angiuli, che ringrazio per la benevola accoglienza, a Mons. Gerardo Antonazzo, ai Sacerdoti, alle autorità civili e militari e a voi tutti qui presenti. Desidero esprimere la gratitudine per avermi invitato a presiedere questa celebrazione eucaristica nella quale il nostro fratello Gerardo riceverà l’Ordinazione episcopale, in questa terra denominata sin dall’antichità “terra bianca”, che si protende ad oriente e, per questo, luogo di incontro di popoli e di culture. Saluto, inoltre, i Sacerdoti e i fedeli della comunità diocesana di Sora-Aquino-Pontecorvo, che si stringono attorno al loro nuovo Pastore. Alla riconoscenza unisco la profonda gioia di parteciparvi l’affetto e il saluto benedicente del Santo Padre, il quale è a conoscenza di questa celebrazione e assicura la Sua vicinanza spirituale con il ricordo particolare nella preghiera. L’odierna solennità dell’Annunciazione del Signore ci orienta in modo 8 ancora più profondo verso il mistero della Pasqua, che in questi giorni stiamo vivendo. Infatti, il primo e l’unico “si” del Figlio che facendo il suo ingresso nel mondo ha detto: “Ecco io vengo per fare la tua volontà” (Eb 10,410), riceve la risposta del Padre, il quale, dopo l’offerta dolorosa della Passione, sigilla nello Spirito Santo, con la Risurrezione di Gesù, la salvezza per tutti nella santa Chiesa. Sia la Parola di Dio, sia i testi eucologici sottolineano il mistero dell’Annunciazione come il compimento della promessa del Signore, invitando a riviverlo nella fede. È necessario questo sguardo unitario del Mistero di salvezza per accogliere nella nostra vita l’Incarnazione del Verbo di Dio. La celebrazione del “Verbo che si fa carne” (Gv 1,14) è sostanzialmente un avvenimento che dice come Dio ha piantato le sue tende fra gli uomini, ha voluto mostrarsi nella fragilità della spogliazione e dell’abbassamento (Fil 2,5-8). La visita del Signore al suo popolo era stata preannunciata, ma come sarebbe avvenuta restava qualcosa di oscuro. Ed è qui che si manifesta l’assoluta novità di Dio, impensabile per la OMELIA DI SUA ECC. MONS. DOMINIQUE MAMBERTI ragione umana. Egli non è passato tra gli uomini, ma si è reso presente nel cuore stesso dell’esperienza umana. Pertanto la storia della salvezza è caratterizzata dalla scelta sconvolgente del Signore di assumere tutto dall’interno. Per tale motivo la solennità dell’Annunciazione del Signore, non è solo l’inizio, ma la chiave di lettura e di comprensione dell’agire di Dio. L’esaltazione di Gesù, che lo costituisce “Signore” per sempre, non attenua il mistero dell’uomo Gesù, perché Dio donandoci il Figlio nel tempo realizza la nostra adozione a figli (Gal 4,45). E in tale luce la Vergine Maria è presentata come colei che ha collaborato al mistero della volontà salvifica di Dio. Ella è invitata alla gioia messianica come vera Figlia di Sion, è oggetto del favore di Dio perché è scelta da sempre ad essere Madre del Verbo. Il saluto rivolto alla Vergine Maria, facendo eco agli annunci di salvezza rivolti alla figlia di Sion, esprime la gioia della buona novella, il Signore è presente in mezzo al suo popolo come suo Salvatore. La grandezza della Vergine Maria è nell’essere segno della presenza salvifica di Dio. Il Signore è con Lei, perché sia la Madre del Dio con noi. Nella Costituzione dogmatica Lumen Gentium è affermato: “i santi Padri ritengono che Maria non fu strumento meramente passivo nelle mani di Dio, ma che cooperò alla salvezza dell’uomo con libera fede e obbedienza. Infatti, come dice sant’Ireneo, essa “con la sua obbedienza divenne causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano”.(n. 58). La Vergine Maria ricolma della grazia di Dio, nella sua profonda umiltà, diventa “serva” della volontà salvifica del Signore per il suo popolo. In tal modo, Ella è per tutta la Chiesa modello di come amare e servire il progetto di Dio ed essere collaboratori della salvezza in ogni tempo. In particolare la Vergine Madre è “segno eloquente” per coloro che dal Signore sono stati scelti e costituiti Pastori per il bene del popolo di Dio. Cari fratelli e sorelle, l’ordinazione episcopale di Mons. Gerardo Antonazzo, che avviene in questa solennità del Signore, si colloca nel contesto di una visione globale della storia della salvezza. Sì, è un avvenimento che si iscrive nella trama di questa storia. Non dobbiamo considerarlo come un fatto isolato, personale, poiché attraverso la successione Apostolica si riannoda con la missione originale e fontale di Cristo e, quindi, con l’iniziativa di Dio Padre, principio di tutta l’economia della salvezza. Con il conferimento dell’Ordinazione l’ordinato è posto al servizio della storia della salvezza. E questa storia, 9 OMELIA DI SUA ECC. MONS. DOMINIQUE MAMBERTI pur distinguendosi nelle diverse tappe di preparazione e prefigurazione dell’Antica Alleanza, di attuazione piena in Cristo, di prolungamento nei tempi della Chiesa, è una storia unica, come il realizzarsi progressivo del progetto divino. Questo vincolo dell’ordinato con tutta la storia della salvezza fa cogliere il riferimento alla persona e all’opera del Signore Gesù: “uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti” (1 Tm 2,5-6). Egli è l’unico Sacerdote della nuova alleanza ma per volontà dello stesso Gesù esistono nella Chiesa dei ministeri che derivano dalla missione, dal servizio dello stesso Gesù Cristo. Ben conosciamo come il Magistero del Concilio Vaticano II ha pienamente accolto uno dei punti fermi della teologia dei Padri della Chiesa in riferimento al ministero gerarchico. Infatti, la presenza di Cristo nei suoi ministri è intesa come una presenza sacramentale, quindi reale. Attraverso le parole e le azioni del suo ministro, colui che opera veramente è Cristo. Sant’Agostino afferma: “Pietro battezza? È Cristo che battezza” (Trac. 10 In Io. VI, 7: PL 35,1428). La comunità cristiana riconosce la presenza salvifica di Cristo nei suoi ministri. Tutto ciò rende il Vescovo, nella Chiesa particolare, un “servitore” di Cristo e tutto il ministero pastorale è un vero servizio alla Chiesa e agli uomini di buona volontà. L’identità del ministero del Vescovo si caratterizza come segno vivente del Cristo supremo Pastore del popolo di Dio in vista della edificazione della Chiesa. Solo in questa particolare relazione a Cristo e alla Chiesa, il Vescovo può vivere la sua identità e realizzare la sua missione. Caro don Gerardo possa tu essere coraggioso pastore e autentico apostolo del Vangelo. La tua disponibilità e generosità siano segno dell’amorevole premura di Dio Padre, che in Cristo realizza il suo progetto salvifico e nel dono dello Spirito Santo rende ogni uomo partecipe della stessa vita divina. L’esempio e la santità dei Pastori di questa terra ti sostengano nell’impegno quotidiano di annunciare e testimoniare la Misericordia di Dio, di fronte alla quale si schiude il valore immenso di ogni uomo. La tua fedeltà a Cristo ti renderà sempre più attento e responsabile dei deboli, dei poveri e degli indifesi. Ad immagine del Buon Pastore avrai cura di coloro che vivono nella continua ricerca del volto di Dio. Sostenuto dalla forza dello Spirito mostrerai la vocazione di ogni uomo ad entrare in dialogo con il Signore e, così, sarai forte difensore della dignità della persona umana, in ogni momento del- OMELIA DI SUA ECC. MONS. DOMINIQUE MAMBERTI l’esistenza, soprattutto quando è segnata dalla malattia e dalla fragilità. E come maestro della fede sarai chiamato a far emergere come le diverse conquiste della conoscenza umana non possono rinchiudersi negli stretti ambiti dell’apparire, ma insieme alla luce della fede sia possibile incontrare la Verità che dona significato alla vita quotidiana. Sii costruttore di comunione, non solo all’interno della famiglia di Dio, ma in ogni realtà e situazione, consapevole che essa viene dall’alto e, pertanto, non annulla la ricchezza delle diversità. Nelle molteplici attività della missione apostolica terrai lo sguardo fisso su Gesù, “autore e perfezionatore della fede” (Eb 11,40), per essere, come il motto episcopale In fines terrae esprime, annunciatore instancabile e radunare gli uomini nell’unità della fede. La preghiera sia il cuore di tutta la tua vita e missione; nell’incontro con il Signore attingerai luce e forza e a Lui consegnerai le intenzioni, i desideri, i progetti perché la comunità diocesana della quale sei servo e pastore possa crescere nella fede e testimoniare la novità perenne del Vangelo per il mondo. Mi è caro dare voce, in questo momento di gioia, ad un testimone luminoso di questa terra, al servo di Dio don Tonino Bello, Vescovo di Molfetta, il quale rivolgendosi ai sacerdoti affermava: “siamo sacerdoti per una Chiesa protesa verso il mondo, non per una Chiesa avviluppata dentro di sé, per una Chiesa che si allarga, che apre i cancelli e si spalanca sul mondo intero. Una chiesa che sa di dover essere il sale, di dover entrare e lasciarsi assorbire, per dare sapore alla storia del mondo, alla geografia del mondo” (Cirenei della gioia, 26). Cari fratelli e sorelle, affidiamo alla materna intercessione della Vergine Maria di Leuca de finibus terrae, Madre della Chiesa e Regina degli Apostoli, il ministero episcopale del nostro fratello don Gerardo e, in questo evento lieto, si elevi la nostra preghiera per il Santo Padre Francesco, la Chiesa intera e il mondo perché in Cristo Risorto trovino la gioia della salvezza. Amen. 11 RINGRAZIAMENTO MONS. ANTONAZZO “Maria il ponte che unisce la divinita e l’umanità” “Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te… Non temere Maria, perché hai trovato grazia presso Dio” (Lc 1, 28-30) H o vissuto spiritualmente questa celebrazione liturgica come la mia “casa dell’Annunciazione”. Oggi il Signore è entrato ancora nella mia vita con un rinnovato invito alla gioia, con una parola che, arrivando al cuore, penetra i timori umani e parla di fiducia: Non temere! È, allo stesso tempo, una parola seducente di chiamata, che dà origine a una nuova pagina biografica, decide un nuovo “inizio”, segna una svolta, riscrive imprevedibili progetti, e mi consegna ad un futuro inesplorato. E’ una parola che racconta di una nuova partenza, eco di altre parole con cui Dio ha riscritto percorsi nuovi nella vita di sempre, come è accaduto nella vicenda biblica di Abramo: «Il Signore disse ad Abram: “Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò… Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore” (Gen 12,1ss.)». L’Apostolo Paolo ritorna su questo testo, e la sua interpretazione è davvero illuminante: “Di fronte alla promessa di Dio (Abramo) non esitò per incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto Egli aveva promesso era anche capace di 12 portarlo a compimento” (Rm 4, 20-21). La Vergine di Nazareth, Maria, come Abramo, è chiamata a ripartire da Dio e a partire con Dio. Nella casa di Nazareth scopre e accetta che sia solo Dio a riempire spiritualmente, e anche fisicamente, il “santo viaggio” della sua singolare umanità. E accetta di obbedire alla parola divina con tutta se stessa, forte soltanto del fatto che era Dio a chiedere un Sì capace di dare carne umana al Verbo eterno, a chiedere il Sì più grande della storia, un Sì all’altezza di Dio. Ha scritto Benedetto XVI, nella Lettera per l’indizione dell’Anno della fede: “Per fede Maria accolse la parola dell’Angelo e credette all’annuncio che sarebbe divenuta Madre di Dio nell’obbedienza della sua dedizione” (Porta fidei, 13). RINGRAZIAMENTO MONS. ANTONAZZO Al Dio dell’Annunciazione oggi voglio elevare, con Maria, il mio canto filiale di abbandono e di pace interiore, con le parole del salmista: “Io resto quieto e sereno: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è in me l’anima mia”. (Sal 131). Sono grato alla misericordia di Dio che, senza mio merito, ha rivolto il suo sguardo verso la mia immeritevole persona, chiamata e consacrata per il ministero episcopale. In questo meraviglioso scenario della natura, dove la dimora della Vergine congiunge i due mari, unisce l’Oriente e l’Occidente, avvicina la terra e il cielo, Maria diventa il ponte che unisce la divinità e l’umanità. Sotto il suo materno sguardo inizio oggi il mio ministero episcopale, che ho voluto sinteticamente esprimere nel motto “in fines terrae”. Desidero così affidare e sottoporre tutta la mia vita alla potenza e all’efficacia della Parola di Dio, per rimanere fedele al compito di primo annunciatore della fede che salva. Carissimi fedeli e amici, desidero ora salutare, con sentimenti di sincera gratitudine, Sua Eminenza Reverendissima, il signor Cardinale Salvatore De Giorgi, pastore di nobile ani- mo e premurosa cordialità. Grazie, Eminenza, per aver voluto esprimere personalmente la sua viva partecipazione a questo evento ecclesiale. Rivolgo il mio profondissimo grazie a Sua Eccellenza Reverendissima, mons. Dominique Mamberti, per aver presieduto questa solenne celebrazione liturgica nella Solennità dell’Annunciazione del Signore, e per avermi generato, mediante l’invocazione dello Spirito Santo, al ministero episcopale. La Sua presenza, Eccellenza, è per tutti noi un prezioso segno di ricca bontà, nonché di delicata amicizia per la nostra comunità diocesana e per la terra del Salento. Attraverso Lei, giunga il nostro filiale atto di obbedienza e la nostra incondizionata adesione al magistero del Santo Padre, il Papa Francesco. Ringrazio Sua Eccellenza Reverendissima mons. Adriano Bernardini, Nunzio apostolico in Italia, per il suo costante ed edificante affetto, per il suo luminoso e intelligente consiglio. A Sua Eccellenza Reverendissima mons. Vito Angiuli, pastore della nostra chiesa diocesana, la mia particolare riconoscenza per la stima e la fiducia che mi ha sempre accordato, e per la benevola e saggia fraternità con cui in questi mesi 13 RINGRAZIAMENTO MONS. ANTONAZZO mi ha accompagnato nella preparazione a questa nuova e impegnativa esperienza di servizio a Dio e alla Chiesa. Grazie vescovo Vito, perché in te il Signore ha donato alla Chiesa un faro luminoso di dottrina sicura e un pastore generoso di impagabile dedizione. In te, ringrazio con indicibile amore tutta la diocesi di Ugento-S. Maria di Leuca. La mia gratitudine si estende a tutti gli Eccellentissimi Arcivescovi e Vescovi per la viva e corale partecipazione. A tutti voi chiedo umilmente di accogliermi con pazienza e comprensione, quali maestri e fratelli maggiori. Nella persona dell’Amministratore diocesano, mons. Antonio Lecce, dei sacerdoti e dei tanti fedeli presenti, ringrazio e abbraccio con amorevole affetto la mia nuova famiglia, la diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo. Grazie per la simpatia e la benevola cordialità che da subito mi avete gioiosamente manifestato. Saluto ancora tutti voi, carissimi Sacerdoti, Diaconi, Religiosi e Religio- 14 se. Un cordiale saluto e ringraziamento lo rivolgo al Rettore mons. Luigi Renna, e ai Seminaristi del Seminario Regionale di Molfetta, agli Educatori e Seminaristi del Seminario Minore di Ugento. Saluto e ringrazio la delegazione dell’Amministrazione comunale della Città di Sora, guidata dal sig. Sindaco, dottor Ernesto Tersigni. Ringrazio tutte le altre stimate Autorità Civili e Militari presenti, i Rappresentanti delle Istituzioni pubbliche, della cui presenza mi sento profondamente onorato. Un sentito ringraziamento alle Associazioni di Volontariato, alle Forze dell’Ordine, ai Volontari della Basilica con le Suore Figlie di S. Maria di Leuca e le Suore Compassioniste Serve di Maria, agli Scout, al Coro e ai molti altri che hanno collaborato per lo svolgimento della solenne celebrazione liturgica. Nel mio cuore conservo vivo il ricordo di tutti, la preghiera per tutti, l’arrivederci a tutti. Il Signore vi benedica. Mater mea, fiducia mea. FESTA DELLA MADONNA DI LEUCA “Don Gerardo scrigno di bontà e generosità” I l 13 aprile ricorre la festa della Madonna di Leuca, quest’anno a presiedere la solenne celebrazione eucaristica è stato S.E. Mons. Gerardo Antonazzo che ha impartito la cresima a tre ragazzi della parrocchia. “E’ in questo contesto - ha sottolineato Mons. Antonazzo - che affido tutto il mio ministero alla vostra preghiera preziosa, alla Madonna Regina degli Apostoli. Sono felice di condividere con voi questo momento fraterno, di amicizia spirituale, ringraziando il Signore e ciascuno di voi per il cammino breve, ma molto intenso che ci ha accomunati nell’impegno, nella fraternità, nella stima, nell’incoraggiamento, in tutto ciò che ha potuto promuovere lo zelo verso la Vergine Maria e l’accoglienza dei tanti fedeli, pellegrini qui nella chiesa della Madonna di Leuca”. La celebrazione Eucaristica è stata anche l’occasione per i saluti a Mons. Antonazzo. In rappresentanza del coro di Santa Maria di Leuca è intervenuto il prof. Antonio Sarinelli che ha ripercorso l’anno trascorso insieme: “Come non accettare con gioia una persona che ha sempre il sorriso sulle labbra, una parola dolce o una battuta che ti riempie l’anima di una bea- titudine mai provata in precedenza? Come non stimare un uomo che da subito, ha voluto imparare il nome di ognuno di noi in modo da stabilire un rapporto di amicizia e di cordialità?”. Parlando della sua nomina a Vescovo di Sora, Aquino e Pontecorvo ha evidenziato: “Abbiamo perso quello scrigno di bontà, di disponibilità, di affettuosità, sebbene la notizia sia stata splendida per la comunità tutta e soprattutto per il caro Don Gerardo”. “Porta con te un minimo ricordo di noi, perchè noi porteremo un grandissimo ricordo di te”. IL prof. Sarinelli, ha concluso il suo saluto a mons. Antonazzo con un augurio: “Che la tua missione si compia come tu desideri e come Dio ti aiuterà a compiere. A noi dispiace che tu vada via, ma se da Dio accettiamo gli amici, dobbiamo accettare anche la loro partenza”. 15 OMELIA S.E. MONS. GERARDO ANTONAZZO “Senza il Signore le nostre vite sono vuote!” Carissimi, noi stiamo vivendo esattamente ciò che è avvenuto nel giorno della Pasqua; Gesù Risorto, ci dicono i Vangeli, apparso alle donne al mattino di quel primo giorno dopo il sabato, e invitandole a tornare dagli altri per dire a tutti che era risorto, aveva vinto la morte, ormai era il Vivente, cosa che poi le donne fanno, riportando a tutti gli altri, prima di tutto a Pietro e poi a Giovanni, e poi agli altri apostoli questo lieto annuncio; la sera, ci dicono i Vangeli, di quello stesso giorno, la sera del giorno della Pasqua, mentre gli apostoli erano chiusi nel cenacolo per timore, la paura dei Giudei che una volta crocifisso il Maestro potevano anche incalzare contro i suoi seguaci, quindi chiusi nel cenacolo per paura, improvvisamente accolgono in quel cenacolo, a porte chiuse, colui che non ha più bisogno di aprire le porte per entrare, ma che entra non conoscendo limiti né di spazio e né di tempo per essere in mezzo ai suoi, nella sua famiglia, in mezzo agli apostoli, con il saluto con cui anche noi oggi abbiamo iniziato la celebrazione: “Shalom”, “Shalom aleichem”, pace a voi! E gli apostoli passano dalla paura alla gioia, rivedere il Signore e sentirsi dire: “Ricevete lo Spirito Santo”. Dicevo, quello che Gesù ha vissuto con i suoi nel giorno della sua Risurrezione è 16 ciò che noi, dopo duemila anni, abbiamo la gioia e la grazia di rivivere insieme, in questo cenacolo il Signore ci ha detto: “La pace sia con voi!”, Lui, il Risorto è realmente presente, è in mezzo a noi e la gioia del cuore ce lo dice dentro che il Signore è veramente risorto, e la prova migliore che il Signore è davvero in mezzo al suo popolo, nel cuore della sua Chiesa, noi che stiamo in preghiera in questo cenacolo, e tra poco dirà anche questa sera: “Ricevete lo Spirito Santo”. Lo dice a tutti noi, perché in ogni celebrazione eucaristica si rinnova l’effusione dello Spirito Santo, perché è lo Spirito che anima la parola e la fa diventare per noi Parola di Dio, non parola di uomini; è lo Spirito che anima l’altare e trasforma il pane e il vino nel Corpo e nel Sangue del Signo- OMELIA S.E. MONS. GERARDO ANTONAZZO re Gesù; è lo Spirito che anima le nostre intenzioni, facendoci diventare non più massa, ma popolo di Dio, corpo di Cristo organico, unito nella carità, cementato nella carità, è quello Spirito che trasfigura e trasforma la nostra vita: “Ricevete lo Spirito Santo”. Ma questa sera, questo dono il Signore lo farà in modo del tutto speciale a tre adolescenti della nostra parrocchia, qui nella Basilica, a Francesco, a Francesca e a Paolo che, concludendo questo primo tratto di strada, ricevendo lo Spirito, vengono abilitati, cioè resi capaci di intraprendere, con la loro crescita, lo sviluppo della fede, non è il congedo, è l’inizio di una nuova tappa, di una nuova stagione della vita. Ebbene, allora, è bello per noi vivere in pienezza questa esperienza della Pasqua, la Risurrezione e il dono dello Spirito, tanto è vero che diversi studiosi della Bibbia dicono che, realmente, la Pentecoste che noi celebriamo cinquanta giorni dopo, è molto probabile, quasi sicuro, che di fatto, storicamente, sia avvenuta la sera della Pasqua, quando i suoi apostoli erano nel cenacolo e Gesù dona lo Spirito, sia del perdono, della riconciliazione: “A chi rimetterete i peccati saranno perdonati, a chi non gli rimetterete non verranno perdonati”; ma anche lo Spirito della missione, perché da quelle porte chiuse gli apostoli usciranno e diranno a tutti, senza più paura, che Il Signore è il Risorto, il Vivente, Colui che salva chiunque crede in Lui. E allora siamo dentro un vortice di grazia che ci coinvolge tutti, noi come assemblea nella Chiesa, che celebra la Pasqua e riceve lo Spirito sempre, e questi ragazzi che, in modo speciale, ricevono la pienezza dello Spirito Santo con la Cresima per unirsi al popolo di Dio, che siamo tutti noi, come testimoni, ciascuno per la sua età, ciascuno per la sua formazione spirituale, ciascuno secondo il suo cammino spirituale, ma tutti incamminati nel mondo come testimoni del Risorto. Il Vangelo di oggi è particolarmente suggestivo e ci conferma in questa grande prospettiva pasquale e pentecostale; ci conferma nel significato della Pasqua e nel significato dello Spirito e quanto il dono dello Spirito nella vita cristiana è fondamentale per vivere della Pasqua e per vivere da credenti nel mondo. Che cosa avviene nel brano del Vangelo? Ci sono, facciamo sintesi per non disperderci e anche per meglio memorizzare il messaggio del Vangelo, facciamo sintesi attorno a tre parole chiavi di questo brano; la prima, riconoscere, riconoscere il Risorto; la seconda, amare il Risorto; la terza, pascere, guidare. Riconoscere, amare e pascere. Gesù dice: “Pasci i miei agnelli” a Pietro, lo dice a ciascuno di noi, pasci, guida! Il primo verbo del brano del Vangelo è riconoscere e gli apostoli, sono sette menzionati in questo brano, sembrano tornare ormai alla vita normale di tutti i giorni, all’arte del pescatore, sono sul lago di Tiberiade, sono intenti a pescare, la pesca non va bene, le reti sono vuote e improvvisamente si sentono e si vedono raggiunti da una presenza, è Gesù, è il Risorto! Nella ferialità del loro mestiere, tra fatiche e speranze, Gesù li 17 OMELIA S.E. MONS. GERARDO ANTONAZZO raggiunge ancora una volta lì dove li ha chiamati la prima volta, lungo il mare di Tiberiade; è lì che ha detto la prima volta: “Venite, vi farò diventare pescatori di uomini”, Gesù sembra far ricominciare ancora una storia vocazionale, ritorna su quel lago per farsi vedere da loro come Risorto; fanno fatica all’inizio, non hanno capito che è il Signore, ma poi l’amore, che arriva sempre per primo, Giovanni grida a tutti gli altri: “Ma è il Signore!”, “Dominus est!”, è il Signore! E lì esplode quel riconoscimento comunitario, di tutto il gruppo, che raggiunta la riva, abbracciano la presenza del Signore e Gesù offre loro la possibilità di mangiare ancora insieme il pasto della cena, il pasto fraterno era un segno caratteristico che contraddistingueva la comunità cristiana, e fa comunione con loro. Riconoscere, fanno fatica, l’amore di Giovanni, il più giovane, grida a tutti: “Ma è il Signore in mezzo a noi!”. Ecco, cari fratelli, amici, cari ragazzi, è importante nella nostra vita, e questa è grazia della fede, riconoscere il Signore Risorto. Educare nella fede, cari genitori, significa non imporre nulla, il Signore c’è già, c’è già di sua iniziativa, non lo facciamo risorgere noi, il Signore è il Vivente, non dobbiamo imporre il Signore nella vita degli altri, il Signore c’è già, noi dobbiamo soltanto risvegliare, creare l’attenzione ai segni di Dio, ai segni della Sua presenza, cioè imparare a riconoscere il Signore; il Signore è presente, ma non è evidente, la nostra formazione di fede lo rende non solo presente, ma anche evidente, cioè ce lo fa rico18 noscere, la nostra fede lo risveglia e lo riconosciamo il Signore nell’amore di chi ci vuole bene, nella convivenza della nostra famiglia, nella bontà di tante persone che si impegnano nella nostra vita, ma poi lo riconosciamo, oltre che nella natura, nella creazione, nella bellezza di ciò che ci circonda, lo riconosciamo soprattutto nei segni della fede, la Parola di Dio, i due discepoli di Emmaus solo alla fine possono riconoscere e gridare: “ Ma non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre Lui ci parlava…”; si, la Parola di Dio ci riscalda il cuore e quando questo accade siamo sicuri che è il Signore che ci sta parlando. Ecco allora il segno della sua presenza, la Parola e poi la mensa eucaristica, dove il pane non è più pane, il vino non è più vino, ma è il Corpo, è il Sangue, è il mistero del Signore; allora, “quando Gesù (dice il Vangelo di San Luca) spezzò il pane (il gesto della frazione del pane), si aprirono i loro occhi e lo riconobbero”, il cuore si riscalda con la sua Parola, gli occhi della fede si aprono con il segno del pane e del vino, “Dominus est!”, è il Signore! Ecco allora come anche noi siamo invitati sempre, ogni giorno, a OMELIA S.E. MONS. GERARDO ANTONAZZO riconoscere, a risvegliare i segni di Dio e a dire: il Signore è veramente presente nella mia vita e quando Lui mi incontra, perché io riesco ad aprirmi il cuore, gli occhi della fede, l’ascolto della mia mente e della mia anima, il Signore che cosa mi dice? Ecco la seconda parte del Vangelo, il secondo verbo: “Mi ami tu? Mi vuoi bene?”. Tutte le mamme, tutti i papà, tutti gli zii, più o meno, ai propri figli, ai propri nipoti dicono: “Quanto bene vuoi alla mamma?” Ed educhiamo noi il bambino a dire: “Tanto, tanto, tanto…”, e più allarga le braccia per dire quanto bene ci vuole, più noi siamo gratificati, “beh, ci vuole veramente bene!”. Tant’è vero che se tentenna a dire: “Tanto”, cerchiamo di allargargli le braccia comunque, perché ci fa piacere sentirci dire che il piccolo ci vuole veramente bene. Ecco, il Signore Risorto fa un po’ questo gioco! “Quanto bene mi vuoi?”, “Mi ami tu?”, lo dice a Pietro, non perché lo chiede soltanto a lui, Pietro ormai nella comunità cristiana ha un ruolo specifico, è la roccia su cui Gesù ha voluto edificare la Chiesa, lo chiede a lui per chiederlo a tutti noi: “Mi vuoi bene? Mi ami?”. Nel verbo greco c’è un tono che si alza sempre di più, perché inizialmente Gesù dice: “Mi vuoi bene?”, come un amore di amicizia, ma dopo gli chiede qualcosa di più: “Mi vuoi bene?” ed usa il verbo che dice un amore capace di tutto, il verbo “Agapao”, “Agàpe”, l’amore, non soltanto la “Philìa”, cioè l’amore di amicizia, poi Gesù alza la dose e dice: “Ma mi vuoi bene ancora di più?”, perché la prima volta Pietro dice: “Si! Ti voglio bene!”, come dire: “Ti sono amico”, ma a Gesù non basta questo! “Mi vuoi bene? Mi ami ancora di più?”. L’“Agàpe”, quell’amore gratuito, capace di tutto, capace di prova, capace di sofferenza pur di donarsi all’altro; “Tu Pietro, sei pronto ad amarmi così?”. Pietro dice: “Sì, Signore, Tu sai tutto, Tu sai che ti amo!”. Ecco l’amore del Signore! Perché Pietro è capace di dire: “Sì, Signore, Tu sai tutto, Tu sai che ti amo”? Perché ha capito che Gesù gli vuole bene! Allora riconoscere il Signore per amarlo con tutta la nostra vita e metterlo al centro della nostra vita, riconoscere i segni del Signore Risorto per sentirmi interpellato da Lui: “Mi vuoi bene?”. Ma che cosa è la fede? Non è il catechismo! Voi avete fatto catechismo per diversi anni, si parte da quello, ma se la nostra formazione dottrinale non arriva a toccare il cuore per sentire che Gesù mi ama e ha dato la vita per me, la dà sempre, nell’Eucaristia si ripresenta sempre il dono della Sua vita, perché io possa dire: “Signore, davanti a tanto amore, anch’io ti voglio bene!” Se arriviamo a questo, allora la fede è matura, diversamente la 19 OMELIA S.E. MONS. GERARDO ANTONAZZO fede è ancora qualcosa di astratto, è concettuale e non incide, non trasforma, non cambia la mia vita, perché io non cambio se non per Colui che amo! E se amo il Signore, cambio per Lui, cambio grazie a Lui; quando riconosco il Signore e divento capace di dire al Signore: “Ti voglio veramente bene!”, allora Lui mi dice: “Pasci le mie pecorelle”, allora sì, guida la tua vita, pasci la tua vita! Sei diventato capace d guidare, di essere tu a guidare la tua vita nella giusta direzione. Ognuno di noi deve imparare saggiamente a guidare la propria vita, è un mestiere difficile guidare bene la propria vita, diventa ancora più difficile quando dobbiamo anche guidare la vita degli altri, e qui l’arte di essere educatori, i genitori, tutti coloro che sono nel campo educativo, per noi sacerdoti e per i vescovi, pascere, guidare la vita degli altri, guidare la fede degli altri, illuminare la coscienza dei fedeli, indicare le vie di Dio, l’opera di Dio, la volontà di Dio, una cosa difficile, ma importantissima: “Pasci i miei agnelli!”. Cari ragazzi, voi che vi preparate a ricevere il sigillo dello Spirito Santo, oggi, aiutati dai genitori, dai padrini, da tutta la comunità, dalla Chiesa intera rappresentata dal vescovo, significa che tutti noi vi aiutiamo e preghiamo perché voi sappiate riconoscere sempre il Signore, come il Signore, non come l’ultima persona della nostra vita, dire Signore significa dire la prima Persona, metterLo al centro e al primo posto 20 della nostra vita, perché senza di Lui le nostre vite sono come le reti di Pietro, di Giovanni, degli altri… vuote, vuote! Soltanto quando Gesù dice: “Gettate le reti dalla parte destra, si riempiono di centocinquantatre grossi pesci”. La nostra vita senza di Lui è vuota, possiamo riempirla di tante cose, su questo siamo bravissimi, ad ingolfarla di tanti oggetti, di tante specialità, di tante abilità tecniche, informatiche, di ogni genere, di tutto e di più, e ciononostante le reti sono vuote, sono vuote di senso, sono vuote di significato, sono vuote di valori. Il Signore è colui che riempie le reti della nostra vita! E allora sappiatelo amare e chiedete ai vostri padrini, ai vostri genitori, ai vostri parenti, alla Chiesa, dovete aiutarci a riconoscere Gesù, aiutateci ad amare il Signore, per diventare tutti capaci di guidare bene la nostra vita nella giusta direzione, lì dove, dice Gesù, possiamo trovare il cibo e l’alimento della vita piena, Gesù la chiama vita eterna, la vita piena, la vita bella; noi siamo chiamati alla vita bella, non siamo chiamati alla bella vita..è un’altra cosa! Siamo chiamati alla vita bella, bella perché piena di Dio e Gesù viene a portarci il calore, il cuore, l’amore di Dio! Lo Spirito Santo che ricevete vi rende capaci, se voi lo volete, Lui vi rende capaci, ma se voi lo volete, vi rende capaci di riconoscere il Signore, di amarLo e di diventare con Lui esperti navigatori della vostra esistenza e della vostra vita. SALUTO DEL RETTORE PARROCO DON GIANNI LEO “La gioia ti accompagni nel tuo ministero” Ecc.za Rev.ma, Caro Don Gerardo, sono passati cinque giorni dal grandioso evento della tua ordinazione episcopale, ma ancora risuona il canto di gioia e di lode innalzato a Dio, come rimbalzano nei nostri occhi i gesti semplici e profondi della liturgia uniti ai sorrisi e alle lacrime di tanta gente che ha vissuto con commozione questo momento. È stata una grazia di Dio! Il film di questo luogo, antico nella fede e generoso di avvenimenti nella storia, si è arricchito di un altro fotogramma, che a memoria di cronaca mancava e che dona ulteriore luce allo già splendente scenario di S. Maria di Leuca. È raro gustare nelle nostre comunità la bellezza di un’ordinazione episcopale, ma viverla sotto lo sguardo della Vergine De Finibus Terrae è espressione di tenerezza nel dono grandioso che Dio ha fatto alla sua Chiesa. Questo promontorio porta a guardare lontano, verso il mare, verso il cielo e verso la terra. Ma questo sguardo non si perde nel vuoto e propone sempre una meta ben precisa perché si scopre che vi è un grande compagno di viaggio che non lascia da soli: Gesù Cristo. Se tu ora hai lo sguardo lontano, verso un gregge che con trepidazione ti aspetta per gioire e vivere la meravigliosa esperienza di essere Chiesa in cammino, anche il nostro sguardo, non senza un filo di nostalgia, si protenderà lontano, riscoprendo che la Chiesa, nostra madre, ha ragione nel sottolineare che in ogni angolo del mondo vi è un pezzo di noi 21 SALUTO DEL RETTORE PARROCO DON GIANNI LEO stessi nel quale palpita un cuore desideroso di portare Cristo ai fratelli. Un grazie la comunità del Santuario di Leuca ti rivolge per essere stato, in questo anno, presenza viva e vivificante. Per la passione e l’amore che a questa piccola, ma nello stesso tempo, grande comunità le hai rivolto; come anche per la fiducia e il confidente abbraccio che hai richiesto da subito alla nostra Vergine De Finibus Terrae. Questi tre ragazzi (Paolo, Francesco e Francesca) sembrano rappresentare un segno del legame fra te e questo Santuario. Il Sacro Crisma che ha sigillato con la Cresima la loro fede, diventa oggi ulteriore sigillo di consacrazione (sacramentalmente ricevuto con l’ordinazione episcopale) che ti lega in modo pieno ed eterno ad esso nell’annuncio “In fines terrae”, fino alla fine di ogni ambito della terra, a cominciare dagli ultimi. Permettimi, ora, di rivolgere un grazie mio personale a te, Don Gerardo, fratello maggiore, per tutto ciò che sei stato in questi miei 24 anni di sacerdozio. Nei momenti belli e quelli difficili, di vicinanza e condivisione, ma anche di 22 lontananza e ombre che abbiamo avuto in questi anni. Il disegno di Dio ha voluto che indegnamente seguissi le tue orme e mi costringesse a confrontarmi con la tua figura, nel bene o nel male. Ho imparato tanto, ma ti chiedo scusa se ho mancato in qualche modo. Permettimi, insieme a questa comunità e a tutti coloro che ti conoscono e ti vogliono bene, di affidarti alla Vergine De Finibus Terrae ancora una volta. So che non ti mancherà la protezione di Maria, che nella tua Diocesi di Sora– Aquino–Pontecorvo si venera nel Santuario della Madonna del Canneto. Spiritualmente vogliamo essere uniti a questo Santuario e attraverso Maria SS.ma anche a te, per il tuo ministero episcopale! Vogliamo augurarti di mantenere sempre la stessa gioia! Auguri, ti vogliamo bene. Don Gianni Leo Rettore-Parroco INGRESSO NELLA DIOCESI DI SORA L’abbraccio di Sora a Mons. Antonazzo alla presenza di 5000 fedeli D al Salento alla Terra di Lavoro. Dal Santuario di S. Maria di Leuca a quello della Madonna di Canneto. Con tanto calore ed altrettanto affetto, in un clima di festa spontanea, da domenica 21 aprile, mons. Gerardo Antonazzo è l’ottantacinquesimo vescovo della nostra Diocesi. Il suo ingresso solenne, qui lungo le rive del fiume Liri, è stato salutato da oltre cinquemila persone, compresi i cinquecento fedeli giunti a Sora, dalla Diocesi di Ugento – S. Maria di Leuca. I rintocchi dei mille campanili della Diocesi, a mezzogiorno, hanno risuonato a lungo. Non è mancato neppure il sole, anche se verso sera è stato accompagnato da un vento fastidioso. C’erano tutti i vescovi del Lazio e logicamente i precedenti vescovi di Sora, mons. Lorenzo Chiarinelli e padre Luca Brandolini con l’arcivescovo mons. Filippo Iannone. Emozionata, affettuosa e vivace si è rivelata la presenza dei rappresentanti della Diocesi di Ugento – S. Maria di Leuca, che hanno voluto salutare ancora “don Gerardo”, “consegnandolo” con tanta nostalgia, alla nostra Chiesa locale. Il grande palco, la coreografia e tutto l’insieme hanno trasformato piazza Indipendenza nel salotto buono della Città. Con quelli della intera Diocesi, sono stati presenti i sindaci pugliesi di Castrignano, Miggiano e Supersano, in rappresentanza del Salento, terra d’ori- gine di mons. Gerardo Antonazzo. Tanti i momenti ricchi di emozione e di significato registrati durante la cerimonia. Hanno colpito tutti e creato subito un clima di simpatia, di stima e di affetto intorno a mons. Gerardo Antonazzo, diventato immediatamente “uno di noi”. Un ingresso che è stato un’esplosione di nuove amicizie, di impegni sinceri, di presenze fattive, di speranze sicure. La Chiesa di Sora, Aquino Pontecorvo, sotto la guida di mons. Gerardo Antonazzo, prosegue, così, il suo lungo cammino, perché questo Pastore, è ormai opinione comune e diffusa, ha già dimostrato di saper bene “accogliere, osservare, ascoltare, incoraggiare, promuovere, difendere e pregare”. Gianni Fabrizio 23 INDIRIZZO DI SALUTO AL SINDACO DI SORA “Unica deve essere la passione per la città degli uomini” Illustrissimo Signor Sindaco, dott. Ernesto Tersigni, illustrissimi Sindaci dei Comuni della diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo, carissimi Sindaci dei Comuni di Castrignano del Capo e di Supersano, stimate Autorità civili e militari, egregi rappresentanti delle Istituzioni pubbliche, e delle Associazioni di Volontariato, Culturali, Educative, grazie per la cordiale e corale accoglienza, grazie per l’affetto e la stima rivolta alla mia persona, chiamata dal S. Padre Benedetto XVI, oggi Vescovo emerito di Roma, quale nuovo pastore di questa antica e nobile Chiesa di Sora-Aquino-Pontecorvo. Il Sindaco di Sora ha voluto interpretare e dare voce alla cordiale ospitalità di tutti voi. In questa maniera inizia a spalancarsi davanti ai miei occhi, e molto di più davanti al mio cuore di pastore, anche la realtà sociale, politica, economica e culturale dell’intero e vasto territorio della Diocesi che voi rappresentate. Questa è la Città nella quale oggi, in modo altamente significativo e coinvolgente, faccio il mio ingresso, per abbracciare non solo Sora, ma tutti i Comuni e le comunità parrocchiali della diocesi. Con questa vostra festosa e gradita accoglienza intendete introdurmi e 24 accogliermi nel cuore di ogni Città e Paese, rendendomi già partecipe delle sorti umane e spirituali dell’intera Comunità, e quindi delle vostre concrete e quotidiane apprensioni e fatiche, progetti e idealità. Voi siete responsabili della Comunità degli uomini, che il Signore chiama anche me a servire e ad amare, con una dedizione generosa e intelligente, nella chiara consapevolezza che la promozione e lo sviluppo integrale di ogni realtà umana, sono condizioni necessarie per l’edificazione del Regno di Dio. L’ingresso del nuovo Vescovo in Città significa, pertanto, che l’azione della Chiesa, di natura sì spirituale, ma non disincarnata dalla vita delle persone, deve incrociare le storie concrete di tutti i fratelli e sorelle, per contaminarle felicemente con la verità feconda del Vangelo. Dunque, se il Vescovo in prima persona oggi entra simbolicamente in Città, ciò signi- INDIRIZZO DI SALUTO AL SINDACO DI SORA fica che in quanto cristiani non possiamo disinteressarci tranquillamente della cosa pubblica. Ci sta a cuore la sorte umana e spirituale di ogni fedele e di ogni cittadino. Il Concilio Vaticano II ha voluto riconoscere come necessario il rapporto di collaborazione della Chiesa con la Città degli uomini, con espressioni che non lasciano scampo a fughe, né evasioni di sorta: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto, e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore” (GS 1). Io non conosco ancora le difficoltà socioeconomiche del nostro territorio, ma non saranno, credo, troppo diverse, da quanto l’intero Paese sta attraversando. La conferma, purtroppo drammatica, è data anche dalla morte di Loffredo a Isola Liri. La domanda resta la stessa per tutti: cosa si può e si deve fare? Nei testi del Concilio Vaticano II troviamo parole di incoraggiamento per tutti: “… la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia” (GS 1); e ancora: “La Chiesa stima degna di lode e di considerazione l’opera di coloro che, per servire gli uomini, si dedicano al bene della cosa pubblica e assumono il peso delle relative responsabilità” (GS 75). A tutti propongo, in aggiunta, la provocazione di don Tonino Bello, che faccio prima di tutto mia: “Coraggio, fratelli miei, dobbiamo uscire di più. Dobbiamo innamorarci di più della Città. Dobbiamo amare di più le istituzioni. Dobbiamo collaborare di più con tutti coloro che nella cosa pubblica si impegnano perché le cose vadano meglio, perché la gente sia più felice, perché dorma tranquilla, perché abbia una casa e un lavoro, perché sia assicurato il futuro dei giovani”. 25 INDIRIZZO DI SALUTO AL SINDACO DI SORA Espressioni forti, e più che mai attuali, che devono investire tutti i responsabili della cosa pubblica, i pastori della Chiesa, e con loro tutti i credenti, e oserei dire anche i non credenti, animati da buona volontà, e illuminati tutti da retta coscienza e intelligente pensiero, per una solidale presenza sia nel cuore delle speranze, forse poche in questo frangente storico, sia nelle molte ferite degli uomini e delle donne d’oggi, soprattutto dei giovani, che spesso rischiano di diventare i nuovi “poveri”. Resta deprecabile ogni pretesa di annunciare la fede cristiana, a prescindere dalla condizione reale della vita delle persone. E come sarebbe possibile parlare del Vangelo a persone che non sono pacificate con i bisogni e i diritti elementari e fondamentali della loro vita quotidiana, nella quale risulta sempre più difficile parlare di lavoro, di pane, di progresso, di dignità, di rispetto e di giustizia? Ognuno di noi, Chiesa e Società civile, ciascuno nel proprio ambito di azione, è chiamato ad esercitare responsabilità 26 e competenze sempre più qualificate, che restano distinte, ma non divergenti, autonome ma non contrapposte. Siamo tutti consapevoli di essere al servizio delle medesime persone. I nostri fedeli sono i vostri cittadini, pertanto unica e convinta deve essere la passione per la Città degli uomini. Senza dimenticare quanto afferma il Papa Paolo VI: “La politica è una maniera esigente di vivere l’impegno cristiano al servizio degli altri” (OA, 46). Il mio entrare in Città oggi vuole gridare la verità e l’impegno di una Chiesa che deve scegliere di stare dalla parte dei più deboli, di vivere dentro le fragilità del mondo, per essere credibile modello di servizio a favore dell’umanità da amare, rinnovare, redimere, salvare. E allora la nostra speranza di novità diventerà certezza, e potremo dimostrare che dal tronco di questa nostra storia, sfigurata dalle molte ingiustizie, esploderanno gemme rigonfie di vita, che preannunciano la nuova primavera del Regno di Dio. Grazie. OMELIA PER L’INIZIO DEL MINISTERO EPISCOPALE “Il mio impegno è quello di stare dalla parte dei più deboli” I l Signore risorto è davvero presente nel cuore di questa nostra suggestiva assemblea liturgica, che celebra l’inno di lode all’Agnello vittorioso, in comunione con la Gerusalemme celeste, con “la moltitudine immensa, che nessuno può contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua” (cfr. Ap 7,9). Carissimi fedeli, e amici, pur non conoscendo i vostri nomi, le vostre storie personali, familiari, e sociali, né i vostri cammini spirituali, sento che la vostra presenza e corale partecipazione sprigiona il profumo intenso del balsamo della comunione; e condividendo la gioia della preghiera fraterna, sentiamo già scorrere il flusso benefico di reciproci affetti, grazie anche alla complicità di eloquenti e amorevoli sguardi. Tanto basta, insomma, per non sentirci estranei, ma già amici e, soprattutto, membra vive della Chiesa. La vostra gioia esprime la bellezza dell’essere Chiesa di Dio che cammina libera, umile, e confidente, nel mondo e per il mondo. Questa nostra Chiesa oggi, domenica, celebra la gioia della propria fede nel Signore, il Vivente. Un autore cristiano antico, Melitone di Sardi, in un’omelia del II secolo scrive:“Sono io, dice il Cristo, sono io che ho distrutto la morte…che ho trionfato del nemico. Orsù, dunque, venite, voi tutti popoli della terra, immersi nei peccati: ricevete la remissione dei peccati. Sono io infatti la vostra remissione, sono io la Pasqua della salvezza”. La domenica è l’ottavo giorno, che segna il compimento della nuova creazione, e trova nell’uomo redento il cantore dell’Amore che salva, come testimonia la moltitudine dei santi dell’Apocalisse. Così proclama un Inno della liturgia pasquale bizantina: “Una Pasqua divina è stata oggi rivelata…Pasqua nuova, santa, Pasqua misteriosa…Pasqua che ci apre le porte del paradiso, Pasqua che santifica tutti i fedeli…E’ il giorno della Risurrezione! Irradiamo gioia per questa festa, abbracciamoci. Diciamo fratello anche a chi ci odia, tutto perdoniamo per la risurrezione”. 27 OMELIA PER L’INIZIO DEL MINISTERO EPISCOPALE Carissimi fedeli e amici, la Parola del Signore oggi ci aiuta a comprendere in profondità il mistero del Signore risorto, offrendoci tre immagini suggestive riferite a Gesù Cristo, e nelle quali possiamo intravedere, come in filigrana, anche il significato teologico e pastorale del ministero del Vescovo nella Chiesa. Cristo è presentato come il Servo della Luce, come il Pastore che raduna il suo gregge, e come l’Agnello immolato, salvezza dei redenti. Anche il Vescovo è costituito, ad immagine di Cristo, come Maestro, Pastore, e Santificatore della Chiesa. 1. GESÙ E’ IL SERVO DEL SIGNORE E LUCE DELLE GENTI Accogliamo Gesù come Servo della Luce per tutte le genti, “in fines terrae”. Nella prima lettura Paolo e Barnaba decidono di rivolgere l’audace annuncio della fede soprattutto ai pagani. E’ un’iniziativa nuova, straordinaria e sconvolgente. E hanno bisogno di dare valore e giustificazione a questa loro strategica scelta: perciò citano il profeta Isaia, nel passaggio in cui Dio, parlando della missione del suo Servo, il futuro Messia, annuncia:“Io ti ho posto per essere luce delle genti, perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra” (At 13,47). La Costituzione Lume gentium apre proprio con queste parole: “Cristo è la luce delle genti: questo santo Concilio, adunato nello Spirito Santo, desidera dunque ardentemente, annunciando il 28 Vangelo ad ogni creatura (cfr. Mc 16,15), illuminare tutti gli uomini con la luce del Cristo che risplende sul volto della Chiesa (n. 1). Cristo Gesù è “luce delle genti”, luce di chi crede, luce per chi non crede, luce per le nostre famiglie, luce nelle tenebre delle molte paure, luce nei nostri litigi, luce nei nostri pianti nascosti, luce nelle nostre disperazioni, ma anche nelle nostre insopprimibili speranze. La vera luce, Cristo, è gioia, è pace, è consolazione, è verità, è senso di vivere. Gesù Cristo è Luce perchè è il Logos, la Parola: Logos significa che Lui è il senso della storia, è la chiave della nostra esistenza, è il custode dei nostri destini, è la via della vita, è la ragione delle cose, è il significato dell’intero universo. Senza di lui tutto perde di significato, svanisce il senso dell’essere e dell’esistenza. Questa luce di Cristo si riflette sul volto della Chiesa perché essa la diffonda a tutte le genti. Sì, miei cari, “la Chiesa esiste per evangelizzare” la luce di Cristo. Portando a tutti la Parola, dona a tutti Cristo, quale luce attesa e desiderata, ma molto spesso sconosciuta, o addirittura drammaticamente contrastata. Il Signore mi manda in mezzo a voi come primo evangelizzatore della Luce di Cristo, “ministro della sua Parola”, annunciatore e testimone della sua luminosa verità. Chiedetemi, allora, di annunciare sempre e soltanto ciò che vuole Dio, ciò che Dio pensa e desidera da noi, ciò OMELIA PER L’INIZIO DEL MINISTERO EPISCOPALE che a Dio piace per il nostro vero bene e progresso. La luce della Sua Parola potrà illuminare, attraverso di me, e se voi lo volete, la vostra coscienza, educare la vostra libertà, alimentare la vostra speranza. Ma proprio per questo pregherete per me, perché io per primo acquisisca la sapienza del cuore, e possa riconoscere, accettare e annunciare soltanto la volontà di Dio, per la vostra vera gioia. Mi ammonisce s. Gregorio Magno, nel suo scritto “La regola pastorale”: “Il pastore d’anime deve essere discreto nel tacere e utile nel parlare, perché non riveli ciò che deve essere taciuto, o abbia a tacere ciò che sarebbe stato bene dire apertamente…Spesso per timore di perdere il favore popolare, pastori superficiali temono di dire con franchezza quello che è giusto debba essere detto” (cap. 4). 2. IL PASTORE BUONO CHE RADUNA IL SUO GREGGE La Parola di Dio oggi ci consegna una seconda immagine per comprendere il mistero di Cristo e il ministero del Vescovo: Gesù si presenta oggi, IV domenica di Pasqua, come il “buon Pastore”. In verità, il motivo della nostra esultanza oggi è proprio Gesù, perché “il Dio della pace ha ricondotto dai morti il Pastore grande delle pecore” (Ebr 13,20). Tutta la sinfonia letteraria del capitolo dieci del vangelo di s. Giovanni ci rivela il cuore di Cristo: Egli si presen- ta ai suoi con un procedimento di autorivelazione dove, alla pari di Dio, può dichiarare di se stesso “Io sono”, e manifestare il suo divino amore per noi, la sua premura per il gregge. La bontà di Gesù Pastore è riflesso della bellezza del suo amore misericordioso e tenero, universale e gioioso. Vi leggo un brano di Agostino sulla bellezza di Gesù (Enarrationes in psalmos 44,3): “Per noi dunque che Lo riconosciamo, il Verbo di Dio ci venga incontro in ogni occasione bello: bello quale Dio, Verbo presso Dio, bello nel ventre della Vergine, dove non abbandonò la divinità e assunse l’umanità, bello bambino appena nato…bello nei miracoli, bello anche nella flagellazione. Sì, anche nella flagellazione…se consideri la misericordia per cui per te, per tuo amore si era fatto ridurre così…. Bello quando invitava a seguirlo, bello quando non ha disdegnato la morte, bello quando è spirato, bello quando è risorto: bello sulla croce, bello anche nel sepolcro, bello nel cielo”. La bellezza del Mistero di Cristo si incarna e si rende visibile, concreta, godibile, nella bontà del suo cuore di Pastore. Con la sua voce amorevole il Pastore chiama e richiama, riunisce e guida le sue pecore; esse hanno imparato ad ascoltare, a riconoscere e ad obbedire solo al suo amore, e non alle lusinghe di mercenari e ingannatori. Il Vescovo è configurato a Cristo quale pastore della Chiesa, per essere in mezzo a voi sacramento della sua 29 OMELIA PER L’INIZIO DEL MINISTERO EPISCOPALE bontà, della sua premura, della sua sollecitudine per tutti. Il Papa Francesco nell’omelia della Messa Crismale, riprendendo un tema a lui molto caro, ha chiesto a tutti i pastori di portarsi addosso l’odore delle pecore, visto che sono chiamati a impregnarsi delle loro preoccupazioni, necessità, dolori e gioie. S. Agostino, nel discorso 46 scrive: “I pastori non debbono pascere se stessi ma le pecore, sicché questo è il primo motivo per cui vengono rimproverati tali pastori: perché pascono se stessi e non le pecore. Chi sono coloro che pascono se stessi? Son coloro dei quali dice l’Apostolo: Tutti cercano i propri interessi, non gli interessi di Gesù Cristo…Oltre ad essere cristiani, per cui dovremo render conto a Dio della nostra vita, siamo anche vescovi, e quindi dovremo rendergli conto anche del nostro ministero”. Cosa chiedere al vostro Vescovo? Che sia buono nel cuore, custode del vostro vero bene, nell’animo e nelle opere, buono negli affetti e nelle relazioni, buono nel discernimento e nelle decisioni. Pregate perché io sia per voi la Sua voce, e insegnandovi a seguire Lui, facciate esperienza di Vita vera; chiedete che io sia la voce del pastore che chiama la pecora perduta, che solleva e porta sulle sue braccia quella ferita, o stanca, o malata, o scoraggiata. Il cuore del vero pastore si apre a tutti: non conosce preferenze, se non quelle per i più deboli, per chi rimane indietro, per chi è in ritardo nella spe- 30 ranza, per quanti non ce la fanno più, per quanti sono considerati dalla nostra società soltanto un peso, in particolare gli anziani, i malati, i più poveri, le persone fragili, come anche quelle ferite dal fallimento dell’amore. 3. L’AGNELLO CHE DONA LA VITA Carissimi fedeli, e amici, fin dove arriva l’amore del Pastore? Di cosa è capace l’amore di Cristo? “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” (Gv 15, 13). La pagina dell’Apocalisse ci consegna la terza sorprendente immagine di Cristo: è l’Agnello immolato, vivo e vittorioso: “Io, Giovanni, vidi…tutti stavano in piedi, davanti al trono e davanti all’Agnello…Sono coloro che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide con il sangue dell’Agnello” (Ap 7,9 ss.). L’apostolo Giovanni ci rivela uno squarcio di paradiso e ci mette in comunione con la liturgia celeste. Noi siamo una Chiesa composta da peccatori perdonati, rigenerati nel sangue dell’Agnello. E tutti noi, oggi, partecipi di questo banchetto eucaristico, siamo la moltitudine dei credenti e dei OMELIA PER L’INIZIO DEL MINISTERO EPISCOPALE redenti, che con la grazia del Corpo immolato e del Sangue versato, veniamo rinnovati dal suo Amore. Così la nostra esistenza degradata dal peccato, dalla malizia, dall’egoismo, dalla menzogna, dall’insulto denigratorio, dalla malevolenza, dall’aggressione, dall’ingiustizia, dal profitto, dall’edonismo, dall’effimero piacere, può sperare sempre nuovamente nel perdono del sangue dell’Agnello immolato. Al Vescovo è consegnata la missione di custodire, vegliare, difendere la santità della Chiesa, sposa di Cristo. Esercitando la pienezza del sacerdozio di Cristo, il Vescovo ha il gravoso compito di santificare la Chiesa di Dio con la Parola e i Sacramenti. Non dimentichiamo le parole dell’Apostolo Paolo: “Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata” (Ef 5, 26-27). Carissimi fedeli e amici, il buon pastore pronuncia anche parole che interpellano la vita, parole di chiamata, insistenti inviti a seguirlo: Venite…vi farò pescatori di uomini. In questa Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni mi preme parlare soprattutto al cuore dei più giovani tra di voi. Sono sicuro che tanti di voi partecipano regolarmente ai sacramenti, pregano, meditano la Parola di Dio, tanti di voi si formano nelle aggregazioni ecclesiali. Carissimi giovani, saprete anche ascoltare la voce della chiamata di Dio con libertà interiore, senza freni e resistenze, senza paure e senza calcoli egoistici? Siete disposti a chiedervi cosa vuole fare Dio della vita che vi dona? Quanto grande e preziosa può diventare la vostra esistenza vissuta nell’amore per gli altri! Siete pronti a condividere la bontà di Gesù, buon pastore, spendendo la vostra vita per la felicità degli altri? Non esiste ideale di vita più gioioso che essere felici della felicità degli altri. Il sì alla chiamata di Dio farà della vostra esistenza una storia esemplare di dedizione, di servizio, di sacrificio, capaci di sorprendere e di meravigliare, fino a scuotere la coscienza di chi vive nella comodità del proprio corrosivo egoismo. Ci assista tutti con la sua materna intercessione la Vergine dell’Ascolto e del Sì; a Lei, Stella della evangelizzazione, affido tutto il mio ministero e il cammino della nostra Chiesa diocesana. Amen. 31