CHETOSI
La chetosi (o acetonemia) è un disordine metabolico piuttosto
frequente nelle vacche da latte, particolarmente in quelle ad
alta produzione,
si verifica soprattutto nelle prime 4 - 6 settimane dopo il parto
Questa patologia si verifica frequentemente nella bovina fresca
di parto in bilancio energetico negativo, in cui un certo tenore
di corpi chetonici in circolo risulta perciò normale, ma se essi
sono prodotti in eccesso rispetto alla capacità d'utilizzo dei
tessuti periferici, si manifesta un accumulo con conseguente
insorgenza di chetosi.
CHETOSI
La malattia è il risultato di un abbassamento dei livelli
ematici di glucosio, con conseguente ipoglicemia;
la formazione di corpi chetonici:
Acetoacetato,
Beta-idrossibutirrato,
Acetone
Il loro rilascio in circolo è secondario ed è dovuto al
metabolismo dei grassi mobilizzati dalle riserve corporee ed
accumulati nel fegato come Acetil CoA.
L'eccesso di Acetil CoA è convertito in corpi chetonici, i
quali hanno il compito di fornire energia ai tessuti periferici
quando il livello ematico dei carboidrati è limitato.
L'Acetone è il tipico corpo chetonico
presente nelle forme conclamate di
chetosi ed è possibile rilevarne il
particolare
odore
nell'alito,
nell'urina e nel latte delle bovine
colpite.
CHETOSI
I sintomi principali della chetosi conclamata sono dati da :
 calo rilevante nella produzione di latte,
 rapida perdita di peso corporeo,
 disappetenza,
 disturbi intestinali con produzione di feci coperte da muco,
 pelo arruffato,
 rifiuto d'assunzione dei cereali a favore di fieni e foraggi
secchi
Nel 10% delle bovine è stata rilevata una forma d'acetonemia nervosa i
cui sintomi comprendono cecità o condizioni di fissità visiva,
barcollamento ed incoordinazione dei movimenti
CHETOSI
La chetosi può essere primaria o secondaria, aggravata cioè da
altre condizioni patologiche come ritenzione di placenta,
mastiti, dislocazione dell'abomaso, nefriti ecc. Una prima
distinzione in tal senso è data dal rilevamento della
temperatura corporea che è normale nella chetosi primaria,
mentre s'innalza in caso di patologie concomitanti.
La chetosi si manifesta più facilmente in bovine con molte
lattazioni o che si presentino troppo grasse al parto; si è
notata anche una stagionalità di questa patologia, più
frequente in estate per minor assunzione di sostanza secca,
scadimenti qualitativi della foraggiata e variazioni nella
gestione aziendale.
CHETOSI
La chetosi può essere causa dell'insorgenza della dislocazione
dell'abomaso ed è sicuramente uno tra i fattori di maggior
spicco nella depressione delle capacità immunitarie della
mammella.
Ultima ma non meno importante la relazione tra chetosi e la
capacità riproduttiva della bovina: in condizioni d'ipoglicemia e
corpi chetonici in eccesso è stato dimostrato un ritardo nel
ripristino dei cicli estrali dopo il parto, che incide
negativamente sulla lunghezza dell'interparto.
CHETOSI
Per quanto riguarda il trattamento dell'acetonemia, viene
spesso utilizzata una soluzione al 50% di destrosio in dose di
500 ml, i cui effetti sono però di durata assai breve (2 ore circa)
Più indicata la somministrazione orale di glicole propilenico
due volte il giorno (250 gr. in toto): il glicole apporta energia di
pronto utilizzo, prolungando l'azione del trattamento con
glucosio o addirittura eliminandone la necessità.
Anche il propionato di sodio (180 - 250 gr./giorno per una
settimana circa) viene spesso utilizzato a tale scopo, ma è di
minor palatabilità e perciò sgradito agli animali.
CHETOSI
La prevenzione resta comunque l'arma migliore per evitare
l'insorgenza della chetosi; è bene muoversi soprattutto sul fronte
alimentare, tenendo conto dei seguenti fattori:
Evitare la distribuzione d'alimenti
chetogenici, come ad es. insilati mal
riusciti, contenenti quantità eccessive
d'acido butirrico.
Favorire l'assunzione di sostanza secca nelle
settimane immediatamente successive al
parto, fornendo alimenti di ottima qualità e
palatabilità,
curando
le
modalità
di
distribuzione della foraggiata e l'asportazione
di residui alimentari dalla corsia.
CHETOSI
Considerare l'introduzione in razione di farine di
cereali a diversa velocità di fermentazione, per
evitare altrimenti un eccessivo abbassamento del pH
ruminale ed un alterato rapporto tra gli ac. acetico,
propionico e butirrico qui prodotti. A tale proposito
si ricorda che il frumento è più fermentescibile
dell'orzo, il quale a sua volta lo è più del mais; se
non è possibile variare il tipo di cereale utilizzato,
cercare almeno di variarne la presentazione fisica
(macinatura a diversi gradi di finezza, fioccatura di
una parte dello stesso ecc.)
CHETOSI
Curare particolarmente l'alimentazione in asciutta,
evitando che le bovine arrivino al parto in condizioni di
eccessivo peso corporeo; è utile inoltre somministrare agli
animali negli ultimi 10-15 giorni di questo periodo una
quota pari al 40 - 50% circa della razione che riceveranno
dopo il parto, per abituare il rumine all'ottimale utilizzo
della stessa. Come ulteriore precauzione utilizzare 6 -12 gr.
di niacina/capo/giorno, proseguendo il trattamento per i
primi 90 giorni di lattazione.
NB Niacina = vit. PP o B3
ACIDOSI
L‘acidosi ruminale è un disturbo digestivo
caratterizzato dall‘abbassamento dei valori del pH
ruminale da 6 a 4. L‘acidosi ruminale danneggia
in poco tempo (pochi giorni) le mucose
e ne
inibisce la funzione protettiva contro gli agenti
nocivi.
Di conseguenza possono insorgere infammazioni
della mammella, delle articolazioni e dell‘utero così
come certe affezioni del metabolismo quali chetosi e
febbre da latte. I primi sintomi possono comparire da
poche settimane ad alcuni mesi dalla contrazione
della malattia.
ACIDOSI
L'acidosi è un disordine metabolico assai
frequente, causato essenzialmente dal tipo
di razione che le bovine consumano per
supportare le elevate produzioni richieste.
L'alimentazione con l'assunzione di
grossi quantitativi di cereali, e
perciò di carboidrati facilmente
fermentescibili, nel rumine traduce
in un aumento esagerato della
concentrazione ruminale d'acido
lattico, associato ad una riduzione
del pH.
ACIDOSI
Il normale pH del rumine è pari a 6.5, quando - per effetto
dell'accumulo d'acido lattico -questo valore scende a livelli
inferiori a 5 nell'acidosi acuta e 5.5 nella forma cronica, si
ha un cambiamento nella composizione della microflora
ruminale, con anormale proliferazione dei produttori d'ac.
lattico (Streptococcus bovis, Lattobacilli) e diminuzione
degli utilizzatori.
ACIDOSI
ACIDOSI
ACIDOSI
L'acidosi si manifesta in due forme:
ACUTA:
secondo la gravità della situazione, si può avere morte improvvisa
degli animali, ruminiti, stasi ruminale, grave inappetenza, ascessi
epatici.
A causa della forte caduta del pH, il rivestimento della parete
ruminale è danneggiato, con distruzione delle papille ed
infiammazioni della mucosa abomasale ed intestinale.
ACIDOSI
SUBCLINICA:
nella forma cronica l'acidosi presenta sintomi meno evidenti, ma
altrettanto pericolosi, anche per la difficoltà di diagnosticarli in
tempi brevi;
la risposta più chiara dell'animale a questo disordine metabolico è
data dalla ridotta assunzione di cibo e da una caduta produttiva,
con alterazione delle caratteristiche qualitative del latte (calo del
tenore di grasso).
A tutto ciò si associa spesso una scarsa condizione fisica, nonostante
l'apporto energetico adeguato della razione, la comparsa di diarrea e
di laminite. L'acidosi cronica è la diretta conseguenza dell'aumento
di concentrazione energetica della razione, effettuata per
sostenere le alte produzioni delle bovine.
ACIDOSI
Rischio d'acidosi:
durante il periodo di transizione e nei primi 50 giorni di
lattazione, la bovina è sottoposta a notevoli cambiamenti
fisiologici e gestionali che possono favorire l'insorgenza
dell'acidosi.Durante il periodo dell'asciutta, infatti, le razioni
prevalentemente composte da foraggio e con scarsa
concentrazione energetica influenzano la composizione della
microflora batterica, con il calo numerico dei microorganismi
produttori d'acido lattico e di quelli capaci di convertirlo in
acido acetico e propionico.Inoltre c'è anche una diminuzione
della lunghezza delle papille ruminali e della capacità
assorbente della mucosa stessa (l'area assorbente ruminale può
ridursi fino al 50%).
ACIDOSI
Rischio d'acidosi:
Se al momento del parto e nei primi giorni di lattazione la
bovina è riportata bruscamente ad un'alimentazione basata
su notevoli quantità di carboidrati fermentescibili si
svilupperà acidosi, poiché la popolazione microbica capace
di convertire l'acido lattico risponde molto più lentamente
di quella produttrice ai cambiamenti della razione. Oltre a
ciò, viene a ridursi la produzione di saliva legata alla
fibrosità della razione e di conseguenza il potere tampone
che minimizza la diminuzione del pH ruminale.
Riassunto delle CAUSE di ACIDOSI
ACIDOSI
• Eccessiva somministrazione di mangimi concentrati per
razione (superiore a kg.1,5 a razione)
• Assunzione eccessiva di foraggio di base che fornisce energia
facilmente assimilabile (amido, zuccheri)
• Limitata assunzione di foraggio base a causa di un‘errata tecnica di
alimentazione, malattie e fattori stressanti (condizioni ambientali,
clima, uomo, ecc.)
• Presenza limitata di fbra grezza nella razione, utilizzo di
mangime concentrato (foraggio base: contenuto di mangime
concentrato=inferiore a 60:40). Il pericolo è incombente soprattutto
all‘inizio della lattazione.
• Cambiamenti non rilevati del tasso di umidità nel foraggio base
(foraggio secco fresco)
• Alimentazione con foraggio insilato di mais ad alta digeribiltà
• Grandi quantità di foraggio base di seconda falciatura e dei tagli
successivi
• Errori nel passaggio dalla razione secca alla razione da lattazione
ACIDOSI
PROFILASSI
Nei casi meno gravi è suffciente modifcare
la dieta
somministrando razioni ricche di fbra strutturata (feno di
primo taglio) per stimolare la produzione salivare.La razione
dovrebbe contenere almeno il 18% di fbra grezza o il 12% di
fbra strutturata.
ACIDOSI
Prevenzione dell'acidosi
- introdurre gradualmente i cereali nella razione delle bovine
fresche qualora non sia stato possibile un condizionamento degli
animali nei quindici giorni precedenti il parto
- usare cereali a diverse velocità di fermentazione o sottoposti a
diversi trattamenti chimico/fisici
- impiegare adeguati quantitativi di fibra, almeno il 15-20% della
stessa deve essere di tipo lungo
- impiegare tamponi alcalinizzanti (bicarbonato di sodio)
- adottare se è possibile la tecnica di distribuzione unifeed
- distribuire la razione almeno due volte al giorno, se possibile
negli stessi orari.
ACIDOSI
Prevenzione dell'acidosi
• Somministrare il mangime concentrato a più riprese
• Rispettare la sequenza nella somministrazione del foraggio di base:
dapprima il foraggio secco quindi il mangime concentrato
• Alimentare gli animali con foraggio di base che garantisce stabilità al
rumine
• La razione non dovrebbe contenere più del 25%/kg di amido e
zuccheri. In presenza di grandi quantità di insilato di mais, al massimo
30%/kg
• Alimentazione combinata con fermenti che riducono l‘acido lattico nel
rumine
• Attenta rilevazione dei casi di inappetenza
• Esame delle condizioni fsiche dell‘animale
• Miglioramento del clima e della gestione della stalla (è risaputo
infatti che stalle mal aerate riducono l‘assunzione di foraggio)
• Eventuale introduzione di regolatori del pH (bicarbonato di calcio e di
sodio)
ACIDOSI
ACIDOSI
La dislocazione dell'abomaso
La dislocazione si verifica quando lo stomaco vero - od abomaso - si
sposta dalla sua collocazione normale, nella parte ventrale destra
dell'addome, verso il lato sinistro ( più frequentemente) o destro
dell'animale e può essere ulteriormente aggravata dalla torsione
dell'organo sull'asse mesenterico.
Anche se questa patologia può presentarsi in qualunque momento,
circa lo 80 % delle dislocazioni si verificano entro il primo mese dal
parto.
La dislocazione dell'abomaso è un problema multifattoriale, le cui
cause possono ricercarsi nell'alimentazione, nella gestione aziendale
e nella bovina stessa.
La dislocazione dell'abomaso
Posizione Corretta
Posizione Patologica
laminite
la laminite (o malattia dello zoccolo) è
considerata un'affezione asettica dei
tessuti dello zoccolo; è una malattia
multifattoriale, ma il fattore scatenante è
senza dubbio la gestione alimentare della
bovina.
Dal punto di vista pratico, lo
zoccolo perde la sua
compattezza, con comparsa
sulla suola di zone emorragiche
circoscritte, un terreno ottimale
di crescita per lo sviluppo di
molti batteri anaerobici.
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