Indice
Guida alla lettura
Scheda n.1: La disabilità tra noi
1.1 La disabilità tra noi
1.2 Lo stato dell’arte nel 2000
1.3 Il quadro territoriale
1.4 ….. se allargassimo il concetto di disabilità
pag. 1
pag. 4
pag. 5
pag. 6
pag.13
pag. 15
Scheda n.2: Le piccole/ grandi"cattive"
pratiche
pag. 18
2.1 Le piccole/ grandi "cattive" pratiche
2.2 Scuola, musei, sport, vacanze
pag. 19
pag.20
Scheda n.3: Vincoli strutturali e funzionali del
patrimonio edilizio italiano
pag. 27
3.1 Caratteristiche strutturali e funzionali del
patrimonio edilizio italiano
3.2 L’ascensore questo sconosciuto
3.3 Vita di condominio e barriere
architettoniche
3.4 Qualità della vita e valore patrimoniale
degli immobili
Scheda n.4: Spesa pubblica e disabilità
4.1 Spesa pubblica e disabilità
4.2 La spesa per l’handicap
4.3 Focus sulle barriere architettoniche
Scheda n.5 Cinque possibili sfide
5.1 Darsi una linea di lavoro per il futuro
Allegati
Schede regionali
pag. 28
pag. 30
pag. 34
pag. 41
pag.
pag.
pag.
pag.
pag.
pag.
46
47
49
53
61
62
1
Guida alla lettura
 Questo primo rapporto sull’abbattimento delle barriere architettoniche e
sulla qualità della vita nasce dalla caparbietà con la quale Anaci e Fiaba (con
la consulenza del Censis Servizi, il contributo del Gruppo Gabetti e con il
sostegno finanziario di CSA e Monti Spa) perseguono il loro primario obiettivo:
ragionare di una qualità della vita migliore non solo per i disabili motori ma
per l’intera società.
 La disabilità motoria rappresenta il vertice di una piramide ben più ampia e
consistente nella quale – ai diversi stadi – convivono esigenze diverse ma
tutte ugualmente da soddisfare: gli anziani con perdita di autonomia, le
persone infortunate anche se in modo temporaneo, le mamme con le
carrozzine, i viaggiatori con i trolley, le casalinghe con il carrello della spesa,
ecc…
1
 Dare risposte ai bisogni “diversi” espressi dalle persone con disabilità
significa quindi allargare i benefici anche a coloro i quali oggi non percepiscono
l’insensatezza culturale e sociale di un modello di vita e di città ancora troppo
“esclusive”.
 Il rapporto passa in rassegna alcune tematiche di tipo generalista (la
misurazione
quantitativa
del
fenomeno
della
disabilità,
le
previsioni
demografiche, la spesa regionale del welfare) e tematiche più specifiche sul
tema delle barriere (dotazione di ascensori, variazioni dei valori immobiliari
derivanti dalla presenza o meno di ascensori, applicazione di normative
specifiche, sensibilità sociale nell’ambito della vita di un condominio).
2
 Si tratta di alcune prime tessere di un mosaico di investigazioni che
vorremmo – anno dopo anno – implementare, con attività di ricerca, di
sensibilizzazione, di animazione territoriale, con l’idea di diffondere la cultura
dell’ “inclusione”.
 Come spesso accade il target di riferimento non è rappresentato solo dalla
classe politica e dai decisori, ma dalla società civile nel suo complesso ed in
particolare dalle nuove generazioni, che rappresentano un futuro prossimo di
fiducia.
3
Scheda n. 1:
La disabilità tra noi
1.1. La disabilità tra noi
 Il fenomeno della disabilità è molto più diffuso di quanto si percepisca
conducendo una normale vita quotidiana. Esistono, infatti, ancora troppi fattori
ostativi che impediscono a molti disabili di poter superare barriere ed insidie
rarefacendo la loro presenza nella normalità quotidiana.
 In questa scheda analizziamo numeri ed articolazione del fenomeno così
come viene descritto da uno studio dell’ISTAT del 2000 che è attualmente in
corso di aggiornamento (se ne prevede la pubblicazione entro fine 2005).
5
1.2 Lo stato dell’arte nel 2000
In Italia la stima del numero dei disabili di 6 anni e più che vive in famiglia è
di 2 milioni 615 mila persone, pari al 5% circa della popolazione (graf. 1.1)
Stima del numero persone disabili, di 6 anni e più, che vivono
in famiglia, divise per sesso e classi di età. Anno 1999-2000. Dati in
migliaia.
Graf. 1.1
1.035
75 e più
389
323
65-74
204
209
45-64
153
82
25-44
15-24
da 6 a 14
81
32
27
40
40
0
200
400
600
Maschi
800
1000
1200
Femmine
Fonte: Elaborazioni Censis Servizi su dati Istat, Indagine sulle condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari, 1999-2000
6
• La stima di 2 milioni e 615mila disabili si riferisce a coloro
che hanno riferito:
“una totale mancanza di autonomia per almeno una
funzione essenziale della vita quotidiana/di cura della
persona”
7
•
Le donne rappresentano il 66% delle persone disabili, rispetto al
34% degli uomini.
•
La percentuale più alta di persone disabili si rileva tra gli individui con
oltre 75 anni: 14,8% maschi; 39,5%femmine (graf.1.2)
Graf.1.2 Stima del numero persone disabili di 6 anni e più che vivono in famiglia,
divisi per sesso e fasce d'età
Anno 1999-2000- Val.%-
Femmine
39,5
75 e più
Maschi
14,8
12,3
65-74
7,8
7,9
45-64
5,8
3,1
25-44
3,09
1,22
1,03
15-24
1,5
da 6 a 14
1,5
0
5
10
15
20
25
30
35
40
45
Fonte: Elaborazioni Censis Servizi su dati Istat, Indagine sulle condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari, 1999-2000
8
Considerando le diverse TIPOLOGIE DI DISABILITA’ si stima che
(tab.1.1 e 1.2)
:
•
sono oltre 1.153.000 le persone, pari al 21,4 per mille, con una
tipologia di disabilità, che comporti un confinamento individuale
(a letto, su una sedia, a casa);
•
oltre 1.200.000, pari al 22,3 per mille, sono le persone con limitazioni
di tipo motorio (difficoltà nel salire le scale, chinarsi ecc.) Ad esserne
maggiormente colpite sono le persone nella fascia di età compresa tra i
75 e i 79 anni (98,8 per mille) ed oltre gli 80 anni ( 225 per mille);
•
molto spesso le persone sono colpite da più tipologie di disabilità
associate tra loro. Quasi la metà dei disabili (il 49,3%), infatti, presenta
contemporaneamente più di una delle disabilità considerate.
10
E’ possibile, inoltre, stimare il numero di persone disabili non residenti in
famiglia, ma ospiti dei presidi residenziali socio-assistenziali in 169.160
persone (graf. 1.3)
Persone con disabilità e anziani non autosufficienti ospiti dei
presidi residenziali socio-assistenziali, divisi per sesso. Anno 1999-2000,
dati in migliaia
Graf. 1.3
108.558
Anziani non
autosufficienti
30.721
13.154
Persone con disabilità
con 18-64 anni
14.836
841
Persone con disabilità
con meno di 18 anni
1.050
0
20.000
40.000
60.000
Maschi
80.000
100.000
120.000
Femmine
Fonte: Elaborazioni Censis Servizi su dati Istat, Indagine sui presidi residenziali socio-assistenziali, 1999-2000
9
(Tab. 1.1) Disabili di 6 anni e più secondo il tipo di disabilità e la classe di età. Anno
1999-2000. Quozienti per 1.000 persone
da 6 a 14
15-44
45-64
65-74
75-79
80 e più
Totale
Numero
disabili
(migliaia)
*
Disabili
15,6
9,1
25,3
91,4
195,7
476,7
48,5
2.615
Confinamento
individuale
3,5
4,1
9,6
33,3
84,9
249,7
21,4
1.153
10,8
4,3
10
45
118
352,4
28,8
1.555
1,7
2,6
12
47,5
98,8
225
22,3
1.204
2,4
2,7
5,7
16,3
35,4
128,9
11,1
600
80
222
362
527
442
982
2.615
Difficoltà nelle
funzioni
Difficoltà nel
movimento
Difficoltà vista
udito, parola
Numero disabili
(migliaia)
* Si faccia attenzione al fatto che la somma dei disabili secondo il tipo di disabilità è superiore al numero
complessivo di disabili, perché una stessa persona può essere portatrice di più disabilità contemporaneamente
Fonte: ISTAT, Indagine sulle condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari, 1999-2000.
11
(Tab. 1.2) Disabili di 6 anni e più con difficoltà nel movimento divisi per sesso e classe di età.
Anno 1999-2000. Quozienti per 1.000 persone
Eta'
da 6 a 14
15-24
25-34 35-44 45-54
55-64 65-69 70-74 75-79 80 e più
Femmine
2,2
2,4
1,7
3,3
6,2
22,9
37,8
73
120,6
248,6
Maschi
1,3
2,2
2,2
3,2
5,4
14,7
32,2
47,9
65,5
176,1
Fonte: ISTAT, indagine sulle condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari, 1999-2000.
12
1.3 Il quadro territoriale
Analizzando la distribuzione territoriale si rileva un forte
tasso di disabilità nelle Regioni del sud (graf. 1.4):
• al primo posto c’è la Calabria con un tasso grezzo pari a
62,8;
• Lombardia, Veneto e Valle d’Aosta presentano i tassi più
bassi.
13
Graf. 1.4 Le 10 Regioni con la maggiore presenza di disabili
con più di 6 anni. *Tassi grezzi per mille persone,
anno 1999-2000
Calabria
62,8
Sicilia
62,8
Marche
56
Molise
55,1
Toscana
55
Puglia
53,9
54,8
Basilicata
Tassi grezzi delle altre Regioni/
Provincie Autonome( non presenti
nel grafico)
Emilia-Romagna
50,8
54,1
Abruzzo
52
Sardegna
51
Umbria
0
10
20
30
40
50
60
Fonte: Elaborazioni Censis Servizi su dati Istat, Indagine sulle condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari,
70
Piemonte
48,1
Liguria
Campania
Friuli-Venezia
Giulia
Lazio
47,3
45,8
Lombardia
40,2
Veneto
39,8
Valle d'Aosta
39,4
42,3
41,6
1999-2000
*Tasso grezzo di disabilità =numero di persone disabili diviso la popolazione totale
14
1.4. …….. se allargassimo il concetto di disabilità
 Le persone che hanno manifestato “una apprezzabile difficoltà
nello svolgimento di alcune funzioni quotidiane “sono 6 milioni
980 mila, pari al 13% della popolazione che vive in famiglia di
età superiore a 6 anni.
 Stimando che la distribuzione del tipo di disabilità sia
percentualmente simile a quella osservata tra i disabili più gravi,
si può ritenere che almeno altre 3,5 milioni di persone siano-in
qualche modo- affette da lievi o medie patologie di tipo motorio.
15
 In sostanza è ragionevole stimare in circa 4,5-4,7 milioni il
numero di persone che trarrebbero comunque giovamento da
una
seria,
autentica,
robusta
politica
di
investimento
nell’abbattimento delle barriere architettoniche.
 L’Italia, inoltre – con la sua straordinaria capacità di
prolungamento della vita media – rischia nell’arco di pochi
decenni di veder quasi raddoppiare il fenomeno della disabilità
“cronica” e di quella relativa: nel 2020 la popolazione con più di
65 anni raggiunge i 14 milioni e la disabilità rischierà di sfiorare
i 4 milioni (contro gli attuali 2,6)-Graf. 1.516
Previsione dell’invecchiamento della popolazione e dell’incidenza della
disabilità
Graf.1.5
20.000
18.000
16.000
14.000
12.000
10.000
8.000
6.000
4.000
2.000
0
1999-2000
2010
2020
Popolazione prevista 65+
2030
2040
2050
Numero disabili previsto
Fonte: Elaborazione Censis su dati Assr 2004 e Istat 2000
17
Scheda n. 2:
Le piccole/grandi “cattive” pratiche
2.1. Le piccole/grandi “cattive” pratiche
 La qualità della vita non è solo il risultato di una sensibilità collettiva che non
pregiudichi la libera circolazione di persone con disabilità (pensiamo alle
macchine sul marciapiede o posteggiate in posti riservati). La condizione
essenziale – anche se non sufficiente – è la presenza di spazi fisici, di strutture
pubbliche e private alle quali chiunque possa liberamente accedere e dentro le
quali circolare.
 Purtroppo i dati contenuti in questa seconda scheda evidenziano, in più
ambiti, delle criticità d’offerta che – seppure in parte derivanti da un patrimonio
immobiliare spesso difficile da riadattare – nei fatti ne impediscono un libero,
pieno utilizzo.
19
2.2. Scuola, musei, sport, vacanze
 Sono circa 150.000 gli alunni in situazioni di handicap iscritti nelle scuole
italiane su una popolazione complessiva di circa 7.000.000 studenti, quindi
una percentuale del 2% (tab. 2.1).
 Non si conoscono le composizioni delle disabilità, in particolare di quelle
motorie, ma sono invece noti i dati relativi al superamento delle barriere.
Non sono particolarmente confortanti. Su 100 edifici scolastici:
• solo 30 hanno porte a norma (graf. 2.1);
• solo 30 hanno servizi igienici accessibili (graf. 2.2);
• solo 12 hanno ascensori praticabili con carrozzine
(graf. 2.3).
 Le medie, a scala regionale, testimoniano – in via tendenziale – un minor
livello d’offerta nell’ area del Mezzogiorno.
20
Tab. 2.1
Area
territoriale
*Alunni in situazione di handicap
Scuola dell’infanzia
Scuola
primaria
Scuola sec. di Scuola sec. di II
I grado
grado
NORD OVEST
2.291
13.757
11.467
6.200
NORD EST
CENTRO
SUD
ISOLE
1.281
2.330
3.537
1.674
8.956
10.848
16.880
8.664
7.088
9.057
14.751
7.360
4.291
6.446
9.866
4.583
Totale
nazionale
11.113
59.105
49.723
31.386
Fonte: Rapporto MIUR sulla Scuola Statale 2003-2004:
*La consistenza numerica degli alunni, ivi compresi gli alunni in situazione di handicap, si riferisce agli
alunni frequentanti ed è quella comunicata in Organico di Fatto attraverso le relative funzioni
automatizzate messe a disposizione dal Sistema Informativo.
21
Graf. 2.1
% Edifici scolastici dotati di porte idonee al superamente delle
barriere architettoniche, divisi per regione*
Friuli-Venezia Giulia
41,52%
Lombardia
Emilia-Romagna
Umbria
Marche
Veneto
Calabria
Molise
Piemonte
Sicilia
Toscana
Liguria
Puglia
Sardegna
Lazio
Basilicata
Abruzzo
Campania
0,00%
17,58%
5,00%
10,00%
15,00%
20,00%
25,00%
30,00%
35,00%
40,00%
45,00%
*In totale gli edifici dotati di porte idonee sono il 29,9%
Fonte: Elaborazioni Censis Servizi su dati MIUR, Relazione “ L’Handicap e l’integrazione nella scuola”, 2003
22
Graf. 2.2
% Edifici scolastici dotati di servizi igienici idonei al superamento
delle barriere architettoniche, divisi per regioni
Friuli-Venezia Giulia
46,35%
Emilia-Romagna
Lombardia
Umbria
Marche
Toscana
Veneto
Piemonte
Calabria
Sicilia
Liguria
Molise
Lazio
Puglia
Campania
Abruzzo
Sardegna
Basilicata
0,00%
17,67%
5,00% 10,00% 15,00% 20,00% 25,00% 30,00% 35,00% 40,00% 45,00% 50,00%
*In totale gli edifici dotati di servizi igienici idonei sono il 30,12%
Fonte: Elaborazioni Censis Servizi su dati MIUR, Relazione “ L’Handicap e l’integrazione nella scuola”, 2003
23
Graf. 2.3
% Edifici scolastici dotati di ascensori idonei al superamento delle
barriere architettoniche
Lombardia
21,49%
Emilia-Romagna
Umbria
Friuli-Venezia Giulia
Marche
Liguria
Piemonte
Lazio
Toscana
Veneto
Puglia
Sicilia
Basilicata
Campania
Abruzzo
Molise
Sardegna
Calabria
0,00%
4,58%
5,00%
10,00%
15,00%
20,00%
25,00%
*In totale gli edifici dotati di ascensori sono il 12,88 %
Fonte: Elaborazioni Censis Servizi su dati MIUR, Relazione “ L’Handicap e l’integrazione nella scuola”, 2003
24
Anche per il consumo di tempo libero, la vita dei disabili appare come
problematica:
 su 32.000 alberghi esistenti in Italia solo 16.000 hanno un ascensore e
solo 9.200 (pari al 28,9%) risultano totalmente accessibili ai disabili, il che si
traduce nella possibilità di pernottare in 2.700 comuni italiani sui 4.700 nei
quali esiste una minima offerta alberghiera;
 su un campione di 3.231 musei italiani censiti dal Ministero dei Beni
Culturali, 1.513 (pari al 46,8%) offrono piena accessibilità ai disabili (graf. 2.4);
 infine in ambito sportivo (sebbene si tratti di dati relativi al 1996) solo il
2,8% degli spazi elementari risultava in grado di accogliere persone con
criticità deambulatorie (anche solo come spettatori).
25
Graf. 2.4 Musei accessibili ai disabili, divisi per categorie (val.%)
totale musei accessibili
46,8
tecnico scientifico
60,3
archeologici
55,8
naturalistico
53,9
artistico-archeologico
51,8
specializzato
44,0
artistico
43,0
demo-etno-antropologico
40,3
storico
36,8
0,0
10,0
20,0
30,0
40,0
50,0
60,0
70,0
Fonte: Elaborazioni Censis Servizi su dati del Ministero dei Beni Culturali, 2005
26
Scheda n. 3:
I vincoli strutturali e funzionali del
patrimonio edilizio italiano
3.1 Caratteristiche strutturali e funzionali del patrimonio
edilizio italiano
 La storia, la miriade di piccoli comuni, di borghi storici e l’ altissima proprietà
individuale, caratterizzano lo sviluppo urbano e territoriale del nostro paese e le
fenomenologie inerenti il patrimonio immobiliare.
 Una
morfologia quindi che sviluppa residenzialità orizzontale, senza
soluzione di continuità tra un comune e l’altro: ne risulta che ben 7 milioni di
famiglie risiedono in case unifamiliari.
28
 Questa è certamente una delle più marcate caratteristiche strutturali che
spiega la rara presenza, negli edifici ad uso residenziale, di ascensori.
 Nella scheda 3 si analizza il fenomeno da un punto di vista quantitativo
(diffusione degli ascensori), in termini di sensibilità sociale presso i condomini
(analisi realizzata attraverso ANACI) ed infine in termine di valore commerciale
degli alloggi (analisi realizzata attraverso il Gruppo Gabetti).
29
3.2 L’ascensore questo sconosciuto
 In Italia sono attivi complessivamente 765.000 ascensori. Solo una parte è al
servizio degli edifici residenziali.
Aiuta in questa analisi l’ultimo censimento 2001 dell’Istat.
 A livello nazionale esistono 11,3 milioni di edifici a destinazione residenziale.
Solo il 4,3% degli edifici con più di un piano è servito da un ascensore, in
concreto 370 mila edifici .
30
 Se si analizza la tipologia degli immobili per numero di piani si può stimareescludendo tutti gli edifici composti da case singole o comunque da un solo
piano- in circa 8,3 milioni gli edifici con almeno il primo piano non servito.
Se si seleziona in modo più restrittivo- almeno due piani non serviti- il numero
degli edifici si riduce a 2,4 milioni.
 Nel primo caso si può ragionevolmente ritenere che siano almeno 12,0
milioni i piani (dal secondo in su) non raggiunti da ascensore; nel secondo caso
(dal terzo in su) il numero si riduce a 6,3 milioni.
31
 Se si assume la media tra 12 e 6 milioni e si stima, in modo molto cauto,
che su ogni piano insista un unico alloggio, è realistico ritenere che vi siano
circa 20 milioni di persone (2,6 per nucleo familiare) non servite da
ascensore.
 La distribuzione per regione evidenzia valore di presenza più elevata per
la Liguria, il Lazio, la Puglia e, sotto i valori medi nazionali, il Molise, la
Basilicata, il Veneto, la Calabria, che probabilmente scontano un patrimonio
di case unifamiliari più esteso (graf. 3.1) .
32
Graf. 3.1 Edifici con piani fuori terra superiori al 1 livello non serviti da ascensore (val.%)
Molise
98,1
Basilicata
98,0
Veneto
97,9
Calabria
97,8
Sardegna
97,8
Valle d'Aosta
97,6
Umbria
97,3
Abruzzo
97,0
Friuli-Venezia Giulia
97,0
96,8
Sicilia
Toscana
96,6
Trentino-Alto Adige
96,5
Marche
96,5
Emilia-Romagna
96,2
Italia
95,7
Piemonte
95,5
Campania
95,3
Lombardia
94,1
Puglia
93,7
Lazio
91,3
Liguria
86,0
90,2
88,0
90,0
Fonte: Elaborazioni Censis Servizi su dati Istat, Censimento 2001
92,0
94,0
96,0
98,0
100,0
33
3.3 Vita di condominio e barriere architettoniche
 Attraverso
la rete di soci ANACI, nell’ambito dell’ Annuale Rapporto di
prossima pubblicazione, il Censis Servizi ha condotto un sondaggio
su un
campione di 180 amministratori di condominio per analizzare- oltre ad aspetti
di tipo strutturale- le fenomenologie relative alla vita delle comunità di
condomini in materia di barriere architettoniche, una sorta di cartina di
tornasole della sensibilità sociale al tema.
 I 180 amministratori gestiscono circa 9.500 condomini, il 50% con
ascensore (il dato è molto più alto della media nazionale ma ciò si spiega con
il fatto che la costituzione in condominio è prevista per legge solo sopra i 4
alloggi).
34
 Fatto comunque 100 il numero il numero di condomini amministrati si
evidenziano alcuni indicatori di specie:
• il 22% degli edifici è dotato di ascensori congruenti con le esigenze dei
disabili (ampiezza delle porte, aperture etc..);
• il 10% è dotato di rampe e/o scivoli per l’accesso ai piani;
• alta, invece, la percentuale di interventi realizzati o per i quali si sia
richiesto un contributo pubblico per l’abbattimento delle barriere in presenza
di almeno una situazione di disabilità accertata. Su 668 sono stati realizzati
229 interventi e si è richiesto un contributo in altri 107 casi: una risposta
virtuosa nel 60,0% dei casi.
35
 Si può affermare che -al di là di fatti strutturali- la comunità di un
condominio accoglie e cerca di dare soluzione alle realtà di conclamata
disabilità, mentre si esplicita una minore sensibilità verso l’abbattimento delle
barriere architettoniche “tout court” (basterà ricordare
che in media
circolano in Italia non meno di 1,1 milioni di carrozzine per bambini tra 0-24
mesi)
 Quanto affermato è sostanzialmente in linea di continuità con la
percezione che gli amministratori hanno della vita condominiale
(graf.3.2):
 il tema delle barriere è trattato di frequente solo nel 4% dei condomini;
 molto di rado nel 77% dei condomini;
 non è mai stato toccato nel 18% dei condomini (circa 2000 condomini
amministrati).
36
 La tematica dell’abbattimento delle barriere-secondo il giudizio degli
amministratori- resta un tema strettamente individuale (serve a risolvere il
problema di un singolo condomino), in secondo luogo un intervento utile
per chiunque, in terzo luogo come un gesto con contenuti di solidarietà ed
infine come un’opportunità di tipo patrimoniale (incremento del valore
immobiliare)
Graf. 3.3
.
37
Graf. 3.2
Frequenza di trattazione del tema delle barriere
architettoniche (valori %)
4,1
mai
solo una volta
qualche volta
spesso
18,6
22,7
54,7
Fonte: Anaci-Censis Servizi SpA, 2005
38
Graf. 3.3 Percezione del tema delle barriere architettoniche
all'interno dei condomini
problema
individuale
intervento utile a
tutti
"giusto"
adeguamento
opportunità di
incremento del
valore immobiliare
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
3,5
Fonte: Anaci-Censis Servizi SpA, 2005
39
In sintesi:
 evidenti criticità in termini infrastrutturali;
larga fetta della popolazione con abitazioni non servite da
ascensori;
buona attenzione “sociale” ai casi limite;
scarsa sensibilità all’abbattimento delle
barriere “tout court”.
40
3.4 Qualità della vita e valore patrimoniale degli
immobili*
 E’ evidente che non è necessario correlare tra loro il valore
sociale dell'abbattimento delle barriere con il valore commerciale
degli immobili;ma è altrettanto evidente che il mercato- nelle
sue componenti di domanda e offerta-finisce per determinare
prezzi diversi in relazione anche a questo aspetto.
 Partendo da questo presupposto- grazie alla disponibilità del
Gruppo Gabetti - è stato realizzato un piccolo studio valutativo
teso ad identificare i differenziali di prezzo di un alloggio privo di
ascensore in alcune città campione.
*Con la collaborazione del Gruppo GABETTI
41
I risultati evidenziano, nelle 9 città campione nelle quali si è svolta l’indagine,
alcune differenziazioni sia di tipologia che di rango localizzativo e geografico
(graf. 3.4 e 3.5):
 come ovvio esiste una forte correlazione tra deprezzamento e livello del
piano. Si passa infatti- in media- dallo 0,9 del primo piano, all’11,8 del terzo per
arrivare al 17,4 dal quinto piano in su;
 la gerarchia delle città nelle quali il tema appare come più sentito pone al
primo posto Lecce (in media 14%), seguita da Varese (11,3%), con il minimo
di Napoli (5%); meno rilevante appare l’aspetto relativo alla localizzazione
urbana, per la quale non si rilevano apprezzabili scostamenti tra immobili del
centro storico, del semicentro, della periferia. In concreto la variabile
discriminante resta il livello del piano.
42
 L’analisi realizzata induce una riflessione di massima:
gli investimenti necessari all’abbattimento totale delle barriere – in molti casipotrebbero essere compensati da un incremento del valore patrimoniale dei
singoli alloggi forse superiore al valore dei costi sostenuti. Ovviamente a ciò si
aggiunge il beneficio sociale e funzionale dell’intervento.
43
Graf. 3.4
Deprezzamento medio degli immobili privi di ascensore per piano
( 100 = immobile con ascensore)
105
100
99,1
96,0
95
92,3
Media = 91,6
88,2
90
85
82,6
80
75
70
terra
1
2
3
4 ed oltre
Fonte: Elaborazione Censis Servizi su dati Gruppo Gabetti
44
Graf. 3.5
Deprezzamento medio degli immobili privi di ascensore per città
( 100 = immobile con ascensore)
LECCE
86,0
VARESE
88,7
ROMA
90,0
CAGLIARI
90,3
MILANO
91,2
BARI
93,0
TORINO
93,5
PERUGIA
93,7
BOLOGNA
94,9
NAPOLI
95,0
80
82
84
86
88
90
92
94
96
Fonte: Elaborazione Censis Servizi su dati Gruppo Gabetti
45
Scheda n.4:
Spesa pubblica e disabilità
4.1 Spesa pubblica e disabilità
 Il tema della disabilità è entrato prepotentemente nelle politiche di welfare
anche in relazione alle politiche comunitarie (ricordiamo che il 2003 è stato
l’anno europeo per la disabilità).
 Stato centrale e regioni oggi finanziano attività di sostegno, di assistenza, di
progettazione per l’abbattimento delle barriere, a seguito di un quadro
normativo molto esteso che ha visto prima lo stato centrale protagonista ed
oggi le singole amministrazioni regionali.
47
 I meri valori quantitativi non aiutano- se non a gerarchizzare- a
comprendere la qualità e l’efficacia della spesa (ma non era questo l’ obiettivo
di questo studio. Ciò malgrado- attraverso l’analisi di fonti ufficiali con un
sondaggio presso le Amministrazioni Regionali si è voluto individuare l’attuale
quadro di riferimento e delineare alcuni approfondimenti specifici sulle
barriere architettoniche.
 Il quadro che emerge è –come spesso accade – fatto di punti di forza
(buona stagione degli investimenti, innovazioni, buone pratiche) e punti di
debolezza (farraginosità delle procedure, scarsa comunicazione all’utenza
potenziale, etc.).
 Il dibattito che scaturirà da questo primo rapporto potrà definire alcune
priorità ed alcune azioni capaci di migliorare il sistema nel suo complesso.
48
4.2 La spesa per l’handicap
 Le relazioni del Ministero del Welfare del 2002 e del 2003 evidenziano una
spesa, effettivamente sostenuta dalle Regioni, di 1,025 miliardi di euro (circa
2000 miliardi delle vecchie lire)(1), pari al 0,04% del PIL nazionale.
 Se si rapportasse questa cifra al numero di disabili stimati dall’ Istat e
relativi all’anno 2000 si avrebbe una spesa media procapite di 436 euro annue
frutto di una spesa media totale di 650 euro nel Nord-Est e di una spesa di 57
euro nell’Italia Meridionale (graf. 4.1)
 In termini territoriali le due regioni con la più alta spesa sono il Trentino
Alto Adige e la Val d’ Aosta (regioni autonome) seguite dal Friuli, Lombardia e
Lazio (graf.4.2), mentre in coda si colloca la Sicilia, l’Umbria, la Calabria, la Puglia
etc..
(1) sono conteggiati tutti i costi sostenuti da tutti gli Assessorati che avessero finalità legate all’handicap in
modo diretto o indiretto. Non è presente la scheda della regione Campania
49
Graf. 4.1
Le risorse investite dalle regioni per il superamento dell’handicap
450.000.000
624
700
650
611
400.000.000
600
350.000.000
Media Italia
300.000.000
500
400
250.000.000
200.000.000
300
150.000.000
200
100.000.000
57
50.000.000
70
100
0
0
Italia NordOccidentale
Italia NordOrientale
Italia Centrale
risorse investite 2002-03
Fonte: Elaborazioni Censis Servizi su dati Istat e Ministero del Welfare
Italia Meridionale
Italia Insulare
risorse investiste per disabile
50
 Seppure con alcune cautele(2) il quadro analitico evidenzia un’Italia
sostanzialmente spezzata in due: da un lato le regioni del centro-nord,
dall’altro quelle meridionali. Essendo, inoltre, i tassi grezzi di disabilità
(come indicati dall’ Istat) normalmente più elevati nelle aree del Sud d’Italia
la lettura che ne deriva è di una sostanziale arretratezza “della cultura”
della disabilità e dell’handicap, frutto forse di una più recente emersione del
fenomeno ovvero di una maggiore ritrosia della disabilità a “farsi avanti”.
(2) per alcune regioni- ad esempio Umbria e Veneto- la relazione evidenzia una spesa stanziata
molto rilevante ma non ancora sostenuta. La tabella si riferisce alla spesa
effettivamente sostenuta. La relazione del 2004, non ancora disponibile sul sito del Ministero
potrebbe, quindi, evidenziare un netto miglioramento di spesa da parte di questa e di altre
51
regioni.
nel 2003
Graf. 4.2 Risorse investite dalle regioni per il superamento dell’handicap (biennio 2002-2003)
0,4
8.000
6.869
0,4
7.000
0,3
6.000
0,3
5.000
0,2
4.000
3.044
0,2
3.000
0,1
2.000
1.378
845
0,1
690
482
1.000
397
230
195
315
247
217
85
67
60
55
54
41
% sul pil
SI
C
EM
I
AB
R
B
AS
VE
N
PU
G
C
AL
U
M
B
LI
G
PI
E
I
LO
M
LA
Z
TO
S
M
AR
SA
R
M
O
L
FR
TR
VA
L
0
E
0,0
26
spesa il sup dell'handicap per persona con disabilità
Fonte: Elaborazioni Censis Servizi su dati Istat e Ministero del Welfare
52
4.3 Focus sulle barriere architettoniche
 Con l’ausilio di FIABA ed ANTHAI (Associazione Nazionale Tutela
Handicappati
e
Invalidi)
è
stato
condotto
un
sondaggio
presso
le
Amministrazioni Regionali per evidenziare il quadro delle politiche nello
specifico dell’abbattimento delle barriere e dell’applicazione della Legge 13/89.
 Al sondaggio hanno partecipato 10 Regioni e le due Province Autonome di
Trento e Bolzano (le schede analitiche sono allegate al presente rapporto).
53
 Il quadro che emerge è il seguente:
• in 9 dei dodici territori è vigente una normativa specifica sulle barriere;
• nel complesso esistono 62 uffici (circa 5 per ogni regione) che presidiano il
tema delle politiche sociali; 11 su 62 sono dedicati esclusivamente alle barriere
architettoniche;
• in complesso- sempre nelle 12 realtà campione- sono 26 le persone dedicate
a seguire tutti gli interventi in materia (2,1 per regione) con un’incidenza dello
0,08 % dei dipendenti regionali;
• le risorse investite dalle regioni spesso risultano aggiuntive a quanto trasferito
dallo stato con la legge 13/89 con interessanti capacità di attivare risorse a
scala europea. In alcuni casi l’accumularsi di risorse non trasferite dal centro ha
prodotto l’esigenza da parte di alcune regioni di sussidiare gli interventi con
propri mezzi.
54
 Le regioni riconoscono che la legge 13/89 abbia rappresentato un reale e
concreto punto di svolta delle politiche sociali in materia di barriere
architettoniche, anche in ragione del processo di regionalizzazione che ne è
conseguito
(Fig.4.1)
 Ma al tempo spesso ne evidenziano, con forza, alcune criticità, prima fra
tutte, la discontinuità nei finanziamenti, subito dopo l’impatto su uffici
comunali non sempre in grado di “governare” le procedure.
55
Fig. 4.1
Punti di forza e di debolezza della Legge 13/89
Punti di forza
1)
Rappresenta il primo tentativo di
risoluzione del problema con una
norma unica
2)
Trasferimento di competenze alle
Regioni
3)
Il trasferimento alle Amministrazioni
Comunali della pratica istruttoria ha
certamente avvicinato i bisogni alla
Pubblica Amministrazione, rendendo più
facile la loro risoluzione
Fonte: Censis Servzi, Sondaggio presso le Amministrazioni regionali, 2005
Punti di debolezza
1)
Discontinuità nei finanziamenti
2)
Il trasferimento alle Amministrazioni
Comunali della pratica istruttoria
impatta su personale e/o uffici priva
di un’opportuna conoscenza del
problema e delle sue possibili
soluzioni
3)
Tempistica troppo lunga per
l’istruttoria e la definizione
(rimborso) della pratica
56
 In chiave propositiva evidenziano l’esigenza-nel quadro di una nuova
possibile stagione normativa che tenga conto dell’esperienza di questi anni e
di recenti e frequenti pronunciamenti della magistratura ordinaria di lavorare
per (graf. 4.3):
• definire congiuntamente linee guida per l’utente finale;
• riformare la normativa condominiale affinché preveda un chiaro disegno di
progressivo miglioramento degli strumenti decisionali ed attuativi;
• identificare prescrizioni standard nei regolamenti condominiali.
 Alcune regioni hanno, inoltre, evidenziato alcuni casi di innovazione di
prodotto e di processo. Pur non entrando nel merito dei singoli interventi
appare opportuno sollecitare un’azione per la raccolta delle buone pratiche
poste in essere che divenga patrimonio di tutte le amministrazioni, delle
associazioni impegnate per l’abbattimento delle barriere architettoniche, etc.
57
Graf. 4.3
Le prime tre possibili innovazioni alla regolamentazione delle
barriere architettoniche
1) Pattuizione di una serie
di linee guida per aiutare i
potenziali utenti ad
orientarsi nella materia
2) Una precisa riforma in merito
della normativa condominiale
3) L'esistenza di un
regolamento condominiale
con prescrizioni standard
anche su questa materia
Fonte: Censis Servzi, Sondaggio presso le Amministrazioni regionali, 2005
58
Scheda n.5
Cinque possibili sfide
5.1 Darsi una linea di lavoro per il futuro
Non prescrizioni ma linee di intervento possibili intorno alle quali coagulare
saperi e risorse:
• almeno un ufficio regionale dedicato per ogni regione;
• passare da 0,08% a 0,16% entro il 2006 nel rapporto personale
dedicato/totale del personale;
• confrontare e uniformare i modelli organizzativi della P. A. per valorizzare le
buone pratiche ;
•allargare e diffondere in altri settori e comparti economici la cultura
dell’inclusione (leisure, sport, università, commercio etc…);
• pensare ad un progetto Sud.
60
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1° Rapporto sulla qualità della vita e sull