ISTITUTO COMPRENSIVO
“GIOVANNI FALCONE”
DI MAPPANO (TO)
SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO
CLASSE 2^B
STUDIO PER IL PROGETTO
“MAPPANO PAESE DELLA LEGALITA'”
INSEGNANTI: Carla Maria MERANA
Graziano DI PIERRO
Mappano visto dalla collina torinese
1.IDEA PROGETTO
A Mappano sta nascendo finalmente l'autonomia comunale. Noi studenti
dell'istituto comprensivo Falcone vogliamo che, visto che comincia tutto da
capo, si formi un nuovo comune ad alto tasso di legalità , in cui la
Mappano vista dalla collina di Torino
criminalità, organizzata o no, non trovi nessuno spazio per infilarsi . Per
realizzare questo progetto vogliamo coinvolgere tutti i cittadini e le
associazioni che li rappresentano, perchè ciascuno faccia la sua parte.
2. ANALISI DEL TERRITORIO
2.a
Mappano nel suo TERRITORIO di RIFERIMENTO
Mappano è una cittadina di circa 8000 abitanti che è nata come frazione divisa tra 5
comuni diversi: Caselle, Leinì, Borgaro, Settimo, Torino. Mappano da molti anni cerca di
diventare comune e finalmente c'è stato un referendum, in base ai risultati del quale la
regione ha approvato il 31 gennaio la legge per l'istituzione del Comune di Mappano.
Ora che diventeremo autonomi abbiamo un po' di timore perché nei territori vicino a
Mappano purtroppo sono successi dei gravi atti di mafia. Noi non vogliamo che ciò
succeda anche a Mappano nel momento in cui anche qui si prenderanno decisioni
importanti e quindi abbiamo deciso di partecipare al concorso di Giovanni Falcone
proponendo un nostro progetto. Questo proprio per far capire che qui a Mappano siamo
un paese libero e la mafia non ci deve entrare.
2.b
Situazione dell'illegalità presente nel territorio
La cintura NORD-EST di Torino e il basso Canavese sono un territorio in cui si è
infiltrata la presenza della criminalità organizzata, come risulta dal rapporto della
DIA, che classifica il Piemonte “terza roccaforte della 'ndrangheta dopo la Calabria e
la Lombardia”.
In questi giorni si sta celebrando nell'aula bunker del supercarcere delle Vallette il
maxi processo dell'operazione Minotauro che ha ricostruito la struttura organizzativa
e i reati della criminalità organizzata nei comuni che ci circondano.
Il metodo adottato dalla giustizia torinese guidata dal giudice Caselli ha molti punti in
comune con il metodo di Falcone e dei colleghi del pool antimafia di Palermo.
D'altra parte Caselli ha la stessa età di Falcone, ha lavorato a lungo a Palermo e ha
fatto arrestare gli esecutori dell'attentato di Capaci.
Anche l'operazione Minotauro ha portato in giudizio circa 190 imputati, 151 dei quali
arrestati nel giugno 2011 quasi simultaneamente, ma dopo 5 anni di attività
investigativa minuziosa. I reati contestati sono: associazione a delinquere di stampo
mafioso, detenzione illegale di armi, traffico di stupefacenti, gioco d'azzardo,
riciclaggio, voto di scambio, visto che tra gli imputati sono coinvolti anche politici e
amministratori locali. In relazione a questi reati sono già stati sequestrati beni mafiosi
per 117 milioni di euro.
Le indagini sono state compiute con i mezzi tecnologici e con il paziente lavoro di tutte
le forze dell'ordine, in modo da ottenere prove difficilmente smontabili dagli avvocati
o dai testimoni minacciati o corrotti.
Tanti filoni di indagine sono stati ricondotti a un'unica struttura ramificata di nove
”locali”: due con sede a Torino e sette nei paesi vicini a noi, più una anomala detta “la
bastarda”. Ciascun locale comprende diverse 'ndrine, le famiglie di origine calabrese
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trapiantate sul posto e affiliati con ruoli e responsabilità, chiamate “doti” diverse.
Ogni locale fa capo a una specie di cupola che si chiama “crimine”, comandata da poche
persone che controllano tutte le attività, a volte anche dal carcere.
Per scoprire tutto questo è stato importante anche il contributo dei collaboratori di
giustizia, già esponenti di spicco della struttura, o loro parenti: Rocco Varacalli, Rocco
Marando e Anna Stefanelli.
L'indagine è partita dalla ricerca delle tracce di un latitante scomparso: Pasquale
Marando, trafficante di droga residente a Leinì nella frazione Tedeschi, a non più di
tre o quattro chilometri dal nostro paese.
Il colonnello dei carabinieri Bertè scopre che Marando gestiva grandi partite di cocaina
colombiana ed è stato ucciso dai suoi cognati per uno sgarro nel giro del narcotraffico,
mentre i suoi parenti si contendevano il capitale che lui aveva accumulato nel tempo.
La pista della cocaina porta a scoprire la rete che serve a “ripulire” il denaro sporco in
attività produttive, soprattutto nel campo dell'edilizia.
Nascono tante imprese di costruzioni che danno lavoro soprattutto a mano d'opera non
qualificata: le ditte grandi cercano di assicurarsi appalti nei lavori pubblici, le piccole
ricevono lavori in subappalto dalle grandi: carpenteria, ponteggi, scavi e movimento
terra...
Le aziende in mano alla 'ndrangheta riescono a lavorare a prezzi stracciati, anche in
perdita, e non hanno neanche bisogno di chiedere prestiti alle banche: in questo periodo
di crisi hanno lo stesso molto denaro liquido che viene dalle attività illecite, quindi
fanno concorrenza sleale alle imprese pulite che sono in difficoltà con i debiti perchè
non ricevono in tempo i pagamenti e a volte falliscono.
In qualche caso l'impresa mafiosa riesce a comprare quella onesta in fallimento e ne
eredita i certificati legali necessari per avere le carte in regola per partecipare agli
appalti pubblici. Quando la grande ditta gestita dalla criminalità si è assicurata un
grosso lavoro, lo divide in subappalto con le ditte più piccole, che sono meno
controllate: qui si sfruttano i dipendenti in nero, con orari di lavoro impossibili, si usano
materiali scadenti e scarsi dispositivi per la sicurezza.
Se un'azienda sana riesce a vincere in modo onesto un appalto nel territorio controllato
da una “locale”, la ditta viene contattata con le buone maniere per ottenerne la
rinuncia. Se non lo fa, subisce le intimidazioni o le violenze per farle accettare di
dividere il lavoro con le aziende illegali o di assumere determinati operai o guardiani.
Certi servizi di sorveglianza dei cantieri sono di fatto la copertura del pizzo e delle
estorsioni.
Per essere sicuri di arrivare ai grandi lavori, gli impresari mafiosi sono collegati con i
politici a cui assicurano i voti nelle elezioni, in cambio di denaro e di favori. I capi dei
locali controllano a loro volta il voto di centinaia di persone a loro legati da rapporti di
parentela, lavoro, amicizia, dello stesso paese di origine o di “associazioni culturali”.
Politici e mafiosi formano una rete che permette loro di controllare il territorio
mettendo uomini e donne complici nei posti chiave dove si prendono le decisioni: pro
loco, consigli, amministrazioni pubbliche a diversi livelli.
Nel processo Minotauro è implicato un industriale della nostra zona che ha fatto per
3
tanti anni il sindaco di Leinì e con quella carica era presente all'intitolazione della
nostra scuola nel 2004 alla presenza della professoressa Maria Falcone.
Il signor Coral è stato intercettato mentre durante una cena proponeva ad alcuni loschi
personaggi del territorio di appoggiare, in cambio di affari nel settore pubblico,
l'elezione a consigliere provinciale del figlio, che nel frattempo lo aveva sostituito come
sindaco di Leinì. Il figlio non fu eletto, ma il consiglio comunale del paese fu sciolto per
infiltrazione mafiosa, come anche quello della vicina Rivarolo.
Ma non è vero che tutta la società è corrotta: anche nella nostra zona c'è gente onesta,
più numerosa dei mafiosi, dei corrotti e dei loro fiancheggiatori.
3.
FINALITA' DEL PROGETTO
Falcone sosteneva che il contrasto alla criminalità organizzata si attua con la
repressione (le indagini, i processi, le condanne), con la legge (fare regole che
permettono di incastrare i criminali e di riutilizzare i beni sequestrati per restituirli alla
società civile), ma anche con la cultura, cercando di sradicare quei modi di pensare e di
comportarsi su cui la mafia trova terreno fertile per crescere.
Noi non possiamo agire sui primi due livelli, ma siamo in grado di concentraci sul terzo:
combattere la mentalità
•
di chi sceglie di stare con il più forte, pronto a usare minacce e violenze, invece
del rispetto e del dialogo,
•
di chi ricorre ai favori personali e alle raccomandazioni, calpestando i diritti degli
altri e la propria dignità,
•
di chi preferisce “farsi i fatti propri” scegliendo l'individualismo invece della
collaborazione, l'indifferenza e la passività invece della denuncia.
Ecco perché vogliamo fare appello a tutte le forze sane del territorio, chiedendo
l'impegno di tutti i cittadini per far nascere nella legalità il Comune di Mappano, perché il
miglioramento parta dal basso, guardando in alto ai valori della Costituzione, così come
ha fatto il giudice Falcone. Non lasciamolo solo un'altra volta!
In fondo basta chiedere solo a ciascuno di fare bene la sua parte, confermando con i
fatti che siamo un paese che non vuole mafia nel suo territorio.
4.
ATTUAZIONE DEL PROGETTO
Fase 1:
•
contattare enti, associazioni e cittadini (vedi la mappa allegata) con cui concordare
un impegno preciso, ad esempio partendo da quello che proponiamo, e di adottare il logo
da esporre nei negozi, sui documenti, sulle divise sportive...
fase 2:
•
partecipare all'evento in cui verrà proclamata ufficialmente l'autonomia di
Mappano con l'inaugurazione dei cartelli segnaletici del “comune di Mappano – paese della
legalità”.
5.
ALLEGATI
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a. mappa: chi contattare, che cosa chiedere
b. elenco delle persone da cui iniziare
c. bozzetti grafici del logo e del cartello segnaletico
Allegato b:
Da chi cominciare:
Commissario per il Comune di Mappano: dottor Giuseppe Zarcone
Amministratori mappanesi già impegnati nei Comuni (maggioranza e minoranza)
nel Comune di Caselle:
nel Comune di Borgaro:
• Tonini Roberto
- Giorgio Billa
• Elia Filippo
- Malvindi Cosimo
• Terranova Pasquale
• Stracuzza Gian Rocco
• Isabella Giovanni
Unione dei Comuni N.E.T.: presidente dottor Vincenzo Barrea
Comitato Mappano Comune: presidente prof. Francesco Grassi
Consorzio Intercomunale Mappano: presidente Gianluca Giorgis
Associazioni culturali e volontariato
• Pro Loco
Croce Rossa Comitato di Mappano
• Bocciofila
Gruppo Sbandieratori
• Lavandè
Università della terza età
• Gruppo anziani
Corale
• Sogno di Samuele
Centro Giò
Costruttori
• Edil Tonini
• Actis Grosso Claudio
• Impresa Callegaro
• Pelazza
• Fazzolari
• Marchese costruzioni
• Edil Blu
• Bruzzese
Commercianti:
Associazione commercianti artigiani ALCAM: presidente Emanuela Lai
Associazioni sportive:
• Mappanese
Football Mappano
• Mappano volley
arti marziali Budo Ryu
• danza Arabesque
MoDanza
Associazioni produttori:
Piccoli industriali
Scuola: istituto comprensivo “Falcone”: Preside Insegnanti Allievi Consiglio d'Istituto
Parrocchia e oratorio: Don Antonio Suor Monica Animatori catechisti consiglio pastorale
Giornalisti:
• Aimonetto Davide
Bergamini Nadia
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• Bongi Stefano
Mastrodicasa Fabiana
• laboratorio apprendisti giornalisti
Associazioni e enti esterni a Mappano: LIBERA, associazione Parole e Musica Borgaro,
istituto comprensivo di S.Francesco al Campo
Allegato c:
bozzetti logo e cartello segnaletico
Logo originale di Mappano:
Il logo di Mappano è stato creato dalla designer mappanese Anna Visconti
nel 1987 . Esso rappresenta gli elementi di identità e di coesione della
comunità civile di Mappano, anche se era ancora priva di autonomia
amministrativa:
 il campanile, una delle costruzioni più antiche,
 il covone e gli attrezzi agricoli, simboli delle origini contadine
dell’insediamento
 il mastello dei lavandai, richiamo all’attività artigianale, principale
fino a pochi anni fa
Il nostro nuovo logo:
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nostro progetto - IC Giovanni Falcone – Mappano