Con Darwin, oltre Darwin
Indice
Epistemologia e scienze storiche
Epistemologia e Paleoantropologia
Il neodarwinismo come scienza normale
La contestazione del paradigma neodarwinista
Al di là del funzionalismo
Il grande balzo in avanti
La teoria degli equilibri punteggiati
Exaptation
Neotenia e ritardo dello sviluppo
La “scintilla”
Tre ipotesi
L’evoluzione delle Scienze storiche
• L’evoluzionismo come scienza storica,
empirica, indiziaria e induttiva
• Modelli epistemologici
• Karl Raimund Popper (1902 –1994)
Razionalismo critico
La scienza come accordo tra teoria e dati
Falsificazionismo
Evoluzione graduale delle teorie
• Thomas Samuel Kuhn (1922 –1996)
La produzione di paradigmi (modelli)
Scienza normale
Scienza rivoluzionaria
L’evoluzione per “salti”
• Schemi mentali: linearità e caoticità
Epistemologia e Paleoantropologia
• “La componente interpretativa e narrativa è
davvero centrale quando si tratta di immaginare
la vita di un ominide partendo da qualche
frammento isolato di mandibola e di cranio.
Benché alcuni paleoantropologi siano stati
spesso propensi a sostenere il contrario, i fossili
non parlano da soli: hanno bisogno di uno
scienziato, e del suo repertorio di idee e di
preferenze teoriche, per acquisire un senso...
• Nonostante l'apparente obiettività delle
datazioni, le acque profonde della
paleoantropologia sono agitate da correnti
epistemologiche sotterranee e da opzioni
ideologiche contrapposte...
• La dimensione narrativa della disciplina
paleoantropologica non è un incidente di
percorso: è, al contrario, la fonte delle sue
ambiguità generative, è la sua ricchezza e il suo
fascino...
•
In paleoantropologia non soltanto le
osservazioni sono cariche di teoria e di scelte
pregiudiziali, ma le teorie stesse si configurano
letteralmente come forme di narrazione. Una
buona teoria paleoantropologica convince
quando è anche una buona storia.”
Il neodarwinismo come scienza normale
• La normalizzazione del paradigma
darwiniano: la Nuova Sintesi
• L’epistemologia degli anelli intermedi
• Ernst Haeckel (1834-1919): il Pithecantropo
• La teoria filetica come conseguenza della
fedeltà al gradualismo darwiniano
• L’anomalia dell’evoluzione ominide:
progresso lineare
• Una specie per volta: A. africanus, H. abilis,
H. erectus, H neandertalensis, H. sapiens
• T. Dobzhansky: “non sarà mai possibile
rinvenire due forme ominidi allo stesso
livello temporale” (1944)
• La mitologia “eroica” dell’uomo come
animale speciale
L’evoluzione lineare
Il modello gradualista
I dati paleoantropologici
Gradualismo e catastrofismo: t. filetica, t. cladica
• Le tumultuose scoperte
paleoantropologiche
• La teoria cladica (o del cespuglio)
omologa la specie umana alle altre
specie
• Contingenza, imprevedibilità e assenza
di finalismo
• La teoria filetica massimizza
l’incidenza delle mutazioni genetiche
individuali
• La teoria cladica valorizza il rapporto
tra il pool genetico di una popolazione
e la nicchia ambientale nella quale esso
vive
• La deriva genetica
• L’interazione tra pool genetico e
ambienti diversi e in cambiamento è il
“motore” dell’evoluzione
• La misteriosa unicità dell’Uomo
Al di là del funzionalismo
• Il funzionalismo darwinista e neodarwinista
• La genesi storica di un organo coincide con la sua
funzione attuale
• Il cervello umano è stato selezionato per favorire
l’adattamento dei cacciatori-raccoglitori
• La biologia precede la natura: il cervello umano
esiste da 150mila anni, ma esso è entrato
culturalmente a regime solo 50mila anni fa
• L’esplosione paleolitica
• Il mistero dell’arte rupestre
• I. Tattersal: “Perché infilarsi in un cunicolo stretto,
senz'aria, buio, scomodo e potenzialmente
pericoloso, che si addentra nella roccia terminando
in un antro cieco dove c'è a malapena lo spazio per
rigirarsi? Perché creare un'arte che può essere vista
solo affrontando grandi difficoltà? Perché ignorare
la parte più esterna della grotta, per eseguire le
incisioni solo nei suoi recessi più profondi? Perché
sovrapporle e perché disseminare immagini così vive
di disegni geometrici e di una profusione di segni
dall'oscuro significato e apparentemente superflui?”
Il “salto” cognitivo 1
• T. Piovani:
• “A che cosa serve essere intelligenti? Più
precisamente, a che cosa serve essere intelligenti
nel modo tipicamente umano?
•
“Anche la nostra intelligenza, come ogni altra
caratteristica della natura umana, si è evoluta:
un tempo non c’era. Siamo sicuri che la sua
utilità attuale corrisponda alla sua origine
storica? E soprattutto, “a che cosa serve” è la
domanda giusta?
• I segni apparenti di attività simbolica, dalle
sepolture rituali all’arte rupestre, sono
scarsissimi fino a 50mila anni fa. Poi succede
qualcosa di straordinario, che i paleoantropologi
chiamano “rivoluzione paleolitica”, e nasce la
mente umana moderna con l’intero
equipaggiamento di facoltà attualmente in uso.
• Come è possibile che a parità di strutture a
disposizione, una specie possa evolvere verso
capacità così diverse? Quale “gioco” avrebbe
l’evoluzione se ciascuna struttura fosse costruita
in vista di uno scopo ristretto e non potesse
essere usata per altro?
Il salto cognitivo 2
• I. Tattersal
•
“Gli esseri umani sono unici per il possesso del
linguaggio e della coscienza simbolica. Eppure
non ci sono dubbi che Homo sapiens discenda da
un antenato non dotato di capacità linguistiche
né simboliche. Come si è potuta verificare questa
straordinaria transizione?
• I reperti che attestano l’espressione di
comportamenti simbolici compaiono solo molto
tardi - notevolmente più tardi rispetto alla
comparsa di Homo sapiens in quanto entità
anatomica. A quanto pare la principale
riorganizzazione biologica all’origine di Homo
sapiens ha implicato alcune innovazioni
neuronali che hanno portato alla cooptazione
funzionale per il pensiero simbolico di un
cervello umano già estremamente evoluto.
• L’origine della coscienza simbolica nell’uomo
sembra implicare un processo di emergenza, più
che una selezione naturale: una coincidenza
casuale di acquisizioni che hanno dato origine a
un livello di complessità del tutto nuovo e
imprevisto.
Il salto emozionale
• Darwin, L’espressione delle emozioni negli
animali e nell’uomo (1872)
• I tre principi: automatismo dovuto
all’abitudine, antitesi, azione diretta sul corpo
del sistema nervoso
• In quanto fenomeni che coinvolgono sia il
corpo che la psiche, le emozioni confermano
il nesso tra biologia e psicologia
• La loro espressione secondo modalità
omologabili negli animali e nell’uomo
rappresenta agli occhi di Darwin non solo
una prova importante dell’evoluzione delle
specie, ma anche della continuità delle
funzioni psichiche.
• Teorie psicoevoluzionistiche delle emozioni
(Ekman)
• Spunti interessanti: l’imitazione, il
riconoscimento delle emozioni altrui
• I limiti del saggio: gradualismo e rimozione
della discontinuità
Continuità e discontinuità emozionale
• Nell'uomo l'emozionalità, in sé e per sé e
attraverso l'interazione con i livelli cognitivi, è
diventata una funzione psichica enormemente
complessa.
• Ansia esistenziale = consapevolezza prima
intuitiva poi riflessiva, che l'uomo ha del suo
essere vulnerabile – esposto al rischio di
soffrire -, precario – preda dei “capricci” del
caso”, e finito - con potenzialità fisiche e
psichiche che sono sempre al di sotto dei suoi
desideri.
• L’interpretazione adattiva dell’ansia
• Quale valore adattivo ha la consapevolezza di
essere mortali?
• Solidarietà sociale, attivazione dell’ingegno,
sviluppo tecnologico (medicina)
• La potenziale disfunzionalità dell'ansia
esistenziale rimane sia che se ne attribuisca
l'origine ad un'emozionalità ridondante sia che
la si riconduca ad una consapevolezza
cognitiva emozionalmente connotata della
finitezza.
La teoria degli equilibri punteggiati
• Gli anelli intermedi mancano perché le forme
viventi
cui fanno riferimento non sono mai esistite
• Al di là del gradualismo
• Le specie animali, quando sono perfettamente adattate al
loro ambiente, tendono a conservare le loro
caratteristiche per lunghi periodi (anche per milioni di
anni).
• Al mutare delle condizioni ambientali (per eventi
climatici, geologici o astronomici), soprattutto se la
popolazione non è molto numerosa e rimane confinata in
un habitat ristretto, si possono avere cambiamenti
morfologici notevoli, che avvengono nell'arco di pochi
millenni.
S. J. Gould 1941-2002
• L'evoluzione non è solo funzionalistica, ma ridondante:
produce strutture che possono avere un'utilità adattiva
immediata ma contenere anche potenzialità funzionali
prive nell'immediato di significato adattivo.
• La “creatività” dell’evoluzione legata alla deriva
genetica e ai cambiamenti ambientali
Niles Eldredge 1943-
Ex-aptation 1
• Exaptation (exattamento) – termine che fa
riferimento ad un carattere formatosi per una
determinata ragione, o anche per nessuna
ragione funzionale specifica all’inizio, che
diventa solo successivamente funzionalmente
utile.
• Implica l'uso, per una funzione attuale, di
strutture impiegate in passato per funzioni
diverse o addirittura per nessuna funzione
• Il concetto di exaptation non sostituisce
quello di adattamento normale, ma lo integra
aggiungendo altre possibilità di sviluppo
• I pennacchi di S. Marco
• Il cervello umano è un organo adattivo ma
anche riccamente exattato, enormemente
ridondante sotto il profilo funzionale rispetto
alle esigenze dei primi uomini
• I problemi: la comparsa del cervello umano e
l’entrata in azione delle potenzialità ex-attate
Ex-aptation 2
Neotenia
• In quanto dotato di potenzialità exattate, il
cervello è senz'altro il prodotto
dell'evoluzione naturale, ma non
necessariamente della selezione naturale
• L’uomo nasce come animale carente,
sprovveduto e ritardato nello sviluppo
• L. Bolk (Il problema dell’ominazione 1927),
A. Gehlen (L’Uomo. La sua natura e il suo
posto nel mondo 1940)
• Il cranio fetale dell’uomo somiglia a quello
dello scimpanzé; il cranio adulto conserva
una somiglianza di gran lunga maggiore a
quello fetale
• I tratti anatomici neotenici: valore elevato
del rapporto testa-corpo, assenza di peli,
pelle delicata, denti piccoli, ossa fragili,
ortognatia, ecc.
• Come si origina la neotenia?
Geni strutturali e geni regolatori
• La neotenia dipende da mutazioni genetiche a carico
di geni che regolano il ritmo della crescita (i
promotori), soprattutto nelle fasi embrionali.
• Il ritardo dello sviluppo umano
• Demond Morris: “Prima della nascita, il cervello del
feto della scimmia aumenta rapidamente in
dimensioni e in complessità. Quando l’animale
nasce, il cervello ha già raggiunto il settanta per
cento delle sue dimensioni definitive di adulto. Il
rimanente trenta per cento della crescita viene
completato rapidamente durante i primi sei mesi di
vita… Nella nostra specie, invece, alla nascita il
cervello è solo il 23% delle sue dimensioni adulte.
Per altri sei anni dopo la nascita continua una
crescita rapida e l’intero processo di accrescimento
non è completo sino al ventitreesimo anno di vita.”
• La crescita ha un ritmo rilevante a livello embrionale:
il mantenersi di questo elevato tasso di crescita
determina l’aumento di volume della neocorteccia.
• Lo sviluppo della neocorteccia ha prodotto una
ristrutturazione globale del cervello: una diversa
organizzazione del rapporto tra strutture cognitive e
strutture emozionali già ampiamente sperimentate
nell'evoluzione animale.
La “scintilla” del grande balzo in avanti
• La proliferazione degli ominidi, che sono
ormai quattordici specie raccolte in quattro
generi, postula la deriva genetica
• Il grande balzo in avanti del paleolitico
della specie H. sapiens attesta l’entrata in
azione di potenzialità funzionali già da
tempo presenti nel cervello
• Occorre ammettere che in un gruppo
isolato di esseri umani intervengono una o
più mutazioni dei geni regolatori che,
selezionate, si trasmettono ai discendenti
Cranio neandertalensis
• Svantaggi e vantaggi del ritardo dello
sviluppo
• Svantaggi: la vulnerabilità, la
sprovvedutezza e il peso dell’allevamento
dei piccoli
• Vantaggi: la plasticità delle strutture
cognitive ed emozionali aperte
all’apprendimento
Cranio Homo sapiens
Ipotesi sul grande balzo in avanti
• Per spiegare il grande balzo in avanti esistono solo
tre ipotesi
• 1) La nascita critica o graduale del linguaggio
• Il linguaggio implica un gruppo sociale impegnato
a correlare l'universo dei suoni e quello dei
contenuti mentali alla ricerca di un codice
convenzionale condiviso. Un'intensa interazione
sociale va presunta per spiegare la nascita del
linguaggio.
• Lo sforzo sociale per produrre il linguaggio implica
che gli esseri umani abbiano già un'esperienza
interiore significativa, dei concetti cui manca
letteralmente la parola.
• 2) La nascita dell'autocoscienza come presupposto
dello sviluppo del linguaggio.
• L’ anello ricorsivo fra l’evoluzione del linguaggio
articolato e l’evoluzione della coscienza
introspettiva.
• Harry Jerison: il linguaggio è nato come effetto
collaterale di una facoltà diversa che il cervello
aveva cominciato a sviluppare come adattamento la coscienza introspettiva e immaginativa.
La terza ipotesi
• Neuroni specchio
• Intersoggettività empatica
• Interazione prolungata tra adulti e bambini
con effetti reciproci
• La “sintonizzazione” tra mondi di esperienza
individuali ha permesso l'interiorizzazione
dell'Altro nella soggettività e avviato i
dialoghi interiori, che infine si sono
oggettivati nella produzione del linguaggio.
• L’interiorizzazione dell’Altro come matrice
dell’autoconsapevolezza
• La capacità simbolica ha riguardato anzitutto
l’Altro, l’umano e si è poi estesa al mondo
esterno
• Prove psicopatologiche: l’antropomorfismo
inconscio, la Wahnstimmung
• L’emozionalità sociale come matrice della
cognizione
Bibliografia
• L. Bolk - Il problema dell’ominazione
• A. Gehlen - L’uomo, la sua natura e il suo
posto nel mondo
• S. J. Gould - Biologia evoluzionistica (prima,
seconda e terza parte)
• T. Pievani – Homo sapiens e altre catastrofi
• I. Tattersal – Il cammino dell’uomo
I saggi di Bolk, Gehlen, Pievani e Tattersal
sono recensiti su Nilalienum.
La biologia evoluzionistica di Gould è
pubblicata integralmente con le immagini su
Nilalienum
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Presentazione in PP della lettura IV