Comunità
informa
Incontr iamoc i
Anno Pastorale 2013 • 2014
APPUNTAMENTI DI FEBBRAIO-APRILE
34° CAMPOLAVORO
Domenica 23 Febbraio
ore 9.15
Catechesi bimbi 2° elementare
ore 11.00
S.Messa di Catecumenato 2° Elem.
ore 14.30-17.30
Carnevale interparrocchiale
Mercoledì 26 Febbraio
ore 21.00
Consiglio pastorale parrocchiale
Si svolgerà nelle giornate di:
Vita e... “miracoli” della Parrocchia di San Raffaele Arcangelo • Diocesi di Rimini
Sabato 5 e Domenica 6
Aprile 2014
Affamati del suo Amore, sfamati dalla sua Parola
Tra le finalità principali dell’edizione 2014
figurano le seguenti destinazioni:
Mercoledì 5 Marzo
Le Ceneri - S.Messa vespertina ore 18.00
Venerdì 7 - Domenica 9 Marzo
Quarantore: adorazione in Chiesa
Domenica 9 Marzo
Prima domenica di Quaresima - Ritiro Parrocchiale
Martedì 11 Marzo
ore 21.00
Incontro/confronto: “Lavorare oggi”
Domenica 16 Marzo
Seconda domenica di Quaresima - Ritiro Prima Confessione
Martedì 18 Marzo
S.Giuseppe: Fogheraccia presso casa Betania
•
Albania - Missione diocesana. Prosecuzione
progetto educativo Shen Asti
•
Bangladesh. APG XXIII. Missione di Chalna.
Un ascensore per il centro di fisioterapia
•
Uganda - Suor Viola Akulu. Una scuola materna per ricominciare
•
Cameroun - Missione Maria Negretto. Reinserimento minori ex carcerati
•
Etiopia - Missione Suore di Sant’Onofrio Impianto elettrico del Centro professionale
•
Caritas diocesana Rimini. Sostegno a famiglie immigrate con bambini
Riceverete in tempo utile i sacchi
gialli con indicate tutte le modalità per il
ritiro dei vari materiali.
Domenica 23 Marzo
Terza domenica di Quaresima
ore 9.15
Catechesi bimbi 2° elementare
ore 11.00
S.Messa di Catecumenato 2° Elem.
Martedì 18 Marzo
Domenica 30 Marzo
Quarta domenica di Quaresima - Gruppi famiglia
Sabato 5 - Domenica 6 Aprile
Quinta domenica di Quaresima - Campo lavoro Missionario
Martedì 8 Aprile
Consiglio Pastorale parrocchiale
Sabato 12 Aprile
Giornata diocesana dei giovani
dalle 19.30
a Casa Betania
TUTTI ATTORNO
AL FUOCO
Cena insieme
Vi aspettiamo numerosi!!!
da Domenica 13 a Domenica 20 Aprile
Settimana Santa
ORARIO INVERNALE
da Lunedì 7 ottobre
Orario delle SS.Messe
Confessioni
Festivi: 8,30 - 11,00 - 17,00
Prefestivi: 17,00
Feriali: 7,30 - 17,00
ogni Sabato
dalle 15,00 alle 16,30
www.sraffaele.it
Per altri momenti prendere accordi
direttamente con il Sacerdote.
12
Febbraio • Lettera n° 4
Via Codazzi n° 28 tel. 773085
Zona pastorale e dintorni
convergono nello stesso luogo per concludervi
insieme la preghiera. Negli ultimi anni presiede il
vescovo Francesco. Poi il Carnevale, gestito dalla
commissione interparrocchiale Arcobaleno, che
decide il tema e il luogo di conclusione della sfilata,
coinvolgendo i gruppi parrocchiali, dai bambini agli
adulti. Infine la Cooperativa Sociale Insieme, alla
quale le parrocchie hanno dato vita nel 2012 con
l’obiettivo di offrire una veste giuridica a progetti
e iniziative a sfondo sociale e di proporre nuove
occasioni di lavoro. Al momento i progetti avviati
sono due: Casa Betania (centro diurno per anziani
autosufficienti) inaugurata il 21 settembre scorso e la
ristorazione al Campo Don Pippo. Queste sono le
iniziative avviate e consolidate, alle quali si continua
a lavorare con assiduità”.
C’è altro che bolle in pentola?
“Trovo importante l’incontro di giovedì 21
novembre tra i parroci e alcuni membri del
Consiglio di Zona con i membri di Aggregazioni
Laicali dimoranti nel territorio, guidato dalla
Consulta Diocesana delle Aggregazioni laicali.
Hanno partecipato una trentina di laici “associati”
per la maggior parte in rappresentanza di AC, ACLI,
AGvXXIII, Agesci, Masci, CL, RnS. L’attenzione si
è rivolta all’approfondimento dei concetti e delle
esperienze di “spiritualità di comunione” e “pastorale
integrata”. Sono stati presentati lo spirito e il metodo
di lavoro e le iniziative in corso o in programma della
Zona Pastorale”.
Oltre l’impostazione, novità di aspetti pastorali
concreti?
“Mi soffermo su due, avviati e in fase di potenziamento
nell’anno pastorale in corso. I Cenacoli del Vangelo.
Il cammino diocesano di formazione di laici in vista
dei CdV è iniziato regolarmente; della nostra Zona
partecipano con interesse alcune persone, segnalate
dai parroci. E poi le Domeniche d’estate al Campo
don Pippo. Oltre alla gestione della ristorazione con
la cooperativa, le tre parrocchie si sono impegnate
a promuovere momenti ricreativi comuni. Il valore
aggiunto di questa, come delle altre iniziative, sta
nel condividere risorse umane e materiali”.
intervista a don Giuseppe
Domenica 9 febbraio a San Raffaele è in programma
l’assemblea
di preti e laici
del
vicariato
urbano, formato
dalle
venti
parrocchie della
città, finalizzata
a verificare il
cammino degli
ultimi anni. La nostra lettera, che esce il 15 febbraio,
non è in grado di raccontare l’assemblea. Ci limitiamo
a una foto. Intanto chiediamo a don Giuseppe,
che è anche vicario urbano, in che modo la nostra
parrocchia si sta preparando.
“Le parrocchie del vicariato - spiega don Giuseppe
- sono accorpate in sei zone pastorali. L’assemblea
prevede che ciascuna parrocchia presenti il proprio
cammino, soffermandosi su temi proposti dalla
diocesi, soprattutto in prospettiva di Zona pastorale.
Tra l’altro giovedì 13 marzo avrà luogo la visita del
vescovo alla nostra zona e successivamente alle
altre, ma l’assemblea vuole avviare un confronto di
ampio respiro, non limitato alle visite del vescovo.
Noi comunque ci siamo preparati ponendo l’accento
sulla pastorale di zona”.
Quale il cammino compiuto fin qui?
“Prima vorrei comunicare il nome della nostra Zona,
ormai acquisito: Sant’Andrea Apostolo. Richiama il
titolo dell’antica chiesa di Sant’Andrea (e dei Santi
Donato e Giustina) che dal sec. V al XV fuori le
mura della Città, a due passi da Porta Montanara,
è stata la chiesa del territorio e gli ha dato il nome
che ancora conserva (Borgo Sant’Andrea). Dice
riferimento anche alla parrocchia che, dopo la
completa distruzione dell’antica chiesa, ha preso
il titolo di Sant’Andrea dell’Ausa. Le tre parrocchie
che oggi costituiscono la Zona sono all’interno di tale
antico territorio.
“In quanto al percorso in atto, sulla lettera ne
abbiamo scritto più volte. Comunque, il lavoro
procede in continuità con alcune scelte pastorali
comuni, operate prima della nascita della zona. La
Via Crucis. Le parrocchie partendo da punti diversi,
1
Vita di Comunità
Saggezza di ragazzi
• Sono capace di fare posto al Signore, tenendo il
mio cuore sempre aperto, in modo che lui possa
entrare in qualunque momento della giornata.
• Credo di essere capace, perché senza credere
non si fa nulla.
• Non lo so, so solo che quando arriverà il
momento sarà il Signore a chiedermi un posto,
a quel punto io saprò se e come accoglierlo.
Cosa, nella mia vita, mi fa provare gioia?
Durante l’avvento sono stati organizzati momenti
di preghiera e lettura della Parola per i ragazzi
che si preparano alla Cresima. I partecipanti, un
piccolo gruppo, hanno il merito di essere stati
costanti. Alcune riflessioni sono così piene di
fede che ho pensato di condividerle con tutta la
comunità, che può far tesoro della testimonianza
dei più piccoli.
• Vedere che qualcuno mi vuole bene e ricambiare
questo amore. Se Dio ha sacrificato suo figlio
Gesù per me, vuol dire che mi vuole bene e io
per ricambiare dovrei solo portare il Signore con
me nella vita.
• Mi dà gioia l’amicizia con i compagni che incontro
ogni giorno e con cui parlo spensieratamente. Mi
dà gioia pensare di incontrare Gesù la domenica
a messa.
I momenti di preghiera si svolgevano così: lettura
del Vangelo della domenica; riflessione personale
e insieme; domande per aiutarli a leggere la vita
attraverso la Parola. Riporto alcune risposte che
più sintetizzano il pensiero di tutti. Alcune sono
disarmanti per la sincerità, per me sono state
motivo di riflessione profonda, perché da adulta
fatico a essere così spontanea.
Casa Madre del Perdono
Siamo rimasti stupiti dalla loro grande accoglienza,
dalla voglia di mettersi in discussione e di
fare autocritica rispetto al loro passato, senza
giustificarsi, e dalla serietà del percorso individuale
e di comunità che ciascuno fa rispetto a se stesso.
Chi ne ha l’occasione passi a trovarli. Ne uscirà
cambiato!
La “Casa Madre del Perdono” nata nel 2004 accoglie
detenuti comuni non tossicodipendenti nell’ultima fase
della detenzione, prima di tornare in società. È quindi
una concreta alternativa al carcere, voluta e gestita
dalla Papa Giovanni da anni impegnata al fianco
dei detenuti. Si trova a Taverna di Montecolombo,
Via Chitarrara 675. Noi la conosciamo dalla micro
di Avvento 2013, quando abbiamo ascoltato
testimonianze di ospiti e operatori. Il Consiglio
pastorale ha pensato di dedicare alla Casa anche
la Quaresima. Sia perché il tema delle carceri, oggi
così attuale, è sempre degno di riflessione, per tante
valide ragioni. Sia per completare l’aiuto concreto
alla Casa, che in Avvento è stato di € 850,00. Per
introdurci meglio nella prossima micro, abbiamo
chiesto agli scout di raccontarci com’è andata la visita
svolta attorno a Natale.
il Clan del gruppo scout
Che meraviglia la Befana
Attirati dai racconti sentiti a messa nelle domeniche
d’Avvento e durante la veglia penitenziale in
preparazione al S. Natale, nel periodo natalizio
abbiamo colto l’invito a visitare Casa Madre del
Perdono. Chiacchierando con i ragazzi della casa e
ascoltando le loro storie ci ha colpito la descrizione
del carcere, anzi dei tanti carceri, diversi fra loro,
che hanno conosciuto.
Ci hanno raccontato che la realtà carceraria è
molto dura e inevitabilmente segna e trasforma il
carcerato, costringendolo ad adeguarsi alla logica
del più forte. Per questo per tutti loro la possibilità di
trascorrere l’ultimo periodo di pena in una comunità
di persone accoglienti è davvero un’opportunità
rigenerante.
Sono capace di fare posto al Signore che
viene?
• Secondo me tutti sono capaci di fare posto al
Signore, desiderandolo come amico. Occorre
fiducia in lui, la voglia di parlargli, di credere a
ciò che viene detto nel Vangelo, la volontà di
manifestare agli altri l’amicizia con il Signore e
fare sapere a tutti che stando accanto a Dio si
vive meglio e si è più felici. Gesù vuole essere
il nostro migliore amico, spetta a noi ricambiare
e se davvero lo vogliamo, possiamo metterlo
al primo posto nella nostra vita.
Sono capace di vedere la presenza del Signore
intorno a me?
Ho capito ancora una volta che per allargare
la mente e il cuore bisogna dire dei sì. Ai primi
di gennaio mi è stato proposto di impersonare
la Befana durante la festa per i bimbi. Non
avevo mai rivestito ruoli del genere, ma ho
dato comunque la mia disponibilità, sperando
di riuscire a rendere felici i bambini senza far
loro dimenticare l’atmosfera magica che si crea
attorno alla Befana.
Si tratta pur sempre di scontare una pena, infatti
alle 23 di ogni giorno tutti devo essere nelle loro
camere, situate al primo piano, il cui accesso è
chiuso da un cancello collegato ad un allarme.
Con Giovanna ho scelto i vestiti che pensavamo
più idonei: da vecchia, ma con un pizzico di
colore, perché il personaggio non spaventasse
i piccoli. Al momento dell’incontro con loro è
esplosa la meraviglia: curiosi, gioiosi, sorridenti,
hanno posto mille domande alla Befana che a
volte ha dovuto “svicolare”.
• Non sempre, perché ci sono persone in cui lo
vedo subito, in altre non riesco a vederlo, oppure
lo vedo ma cerco di non guardarlo, perché farlo
mi è scomodo.
• Voglio fare posto al Signore che viene, essere
come lui mi vuole, essere al suo servizio e
accoglierlo nel mio io più profondo, nel mio
silenzio e nei miei pensieri.
È stata un’esperienza piena di sentimenti
perché tutti mi hanno aiutato con gentilezza a
sostenere il ruolo. Ma soprattutto i bambini sono
stati travolgenti, nel loro entusiasmo. Arrivederci
l’anno prossimo, piccoli amici!
Vilma
• Sinceramente per ora non vedo il Signore nelle
persone che mi circondano, nonostante mi sforzi
per vederlo.
• Penso di essere capace di fare posto al
Signore, anche se a volte non lo dimostro
affatto.
Barbara De Geronimo (1 - continua)
2
Titolo ver ticale
Vita di Comunità
11
Vita di Comunità
Redazionale
Bilancio lavori Parrocchia
Una lettera speciale
Cari amici, vi presento nel dettaglio i costi per la realizzazione del complesso parrocchiale (Il preventivo è dell’inizio
lavori nel 2011).
PREVENTIVO
CONSUNTIVO
PAGATI
inizio lavori 2011
Lavoro edilizio-Coop Viserbese
(costo completo compreso il ripristino)
€ 530.000,00
€ 530.000,00
€ 530.000,00
Lavoro degli impianti idraulici
€
75.000,00
€
85.249,00
€
63.000,00
Lavoro degli impianti elettrici
€
75.000,00
€
69.044,65
€
69.044,65
Totale Imponibile
€ 680.000,00
€ 684.293,65
€ 662.044,65
IVA 10% (Iva agevolata)
€
€
€
Totale
€ 748.000,00
€ 752.723,02
€ 728.249,12
Spese tecnici (stima) + Ritenuta d’acconto
€
€
€
79.351,67
€
7.280,59
68.000,00
65.500,00
68.429,37
79.351,67
Altre voci: (ascensore, fogne nuove, Notaio, arredamento)
T O TA L E
€ 813.500,00
€ 832.074,69
La nostra redazione non è paragonabile a quella di
nessun giornale, perché lavoriamo a servizio di una
comunità. La comunità di San Raffaele ha una vita
ricca. Però di solito manca la voglia di raccontarla,
un po’ per pigrizia, un po’ perché si pensa che le
proprie esperienze non meritino attenzione, un po’
- diciamo la verità - per snob!
di continuare a credere mentre si sentono non
accolti dalla chiesa (p.4). Sull’onda di quest’ultima
riflessione ci permettiamo di pubblicare un
racconto capitato per caso tra le mani (p.9). E
proseguiamo ascoltando papa Francesco, in uno
dei tanti testi schietti e stimolanti, che spesso non
hanno paura di chiamare in causa comportamenti
statici e abitudinari della chiesa (p.7).
Le riflessioni e le poesie dei nostri anziani
rappresentano perle di memoria e di saggezza, che
regaliamo sempre volentieri ai lettori (p.7). Oltre a
Maria, preziosa abituée delle nostre pagine, c’è la
new entry Raffaele, ospite di Casa Betania, che
aspetta con ansia di vedere pubblicati i suoi pezzi.
Li accogliamo con commossa gratitudine.
66.204,47
In questo quadro, la voce di don Giuseppe (p.1)
che ricorda appuntamenti di vita partecipata e
indica spunti di responsabilità della parrocchia e
della Zona pastorale, è la cornice che raccoglie,
interpreta e rilancia le tante esperienze vive.
€ 814.881,38
Restano da saldare € 17.193,31
La grande differenza del preventivo idraulico rispetto ai lavori fatti è dovuta alla scelta di eseguire alcuni lavori (da
completare in futuro) per rendere più funzionale sia l’impianto di sollevamento delle acque bianche, sia l’impianto
di ricambio dell’aria nell’interrato).
Il progetto è stato così finanziato
€ 636.000,00 (contributo CEI, fondo 8 per Mille)
€ 51.000,00 (accantonamento parrocchia)
€ 44.850,00 (donazioni di privati arrivate in parrocchia nel 2012 e nel 2013)
€ 50.000,00 (prestito infruttifero da privato)
Per completare i pagamenti è stato acceso un prestito presso la cassa diocesana di € 60.000,00 da restituire in tre
anni al tasso corrente bancario.
Abbiamo pagato completamente anche i lavori al tetto della canonica e alla cucina eseguiti in settembre.
Ecco il dettaglio:
Impresa edile Zangoli-Ermeti
825,00
(metà lavoro è stato eseguito gratuitamente)
1.210,44
15.598,00
Isoltek (cartongesso pareti cucina)
Pollini (copertura tetti)
F.lli Vitali (lattoniere)
Italponteggi
Altre spese
Totale
4.950,00
2.860,00
456,47
25.899,91
La spesa è stata relativamente contenuta, anche grazie al generoso contributo dei volontari, che hanno completato
i lavori, per rendere molto efficiente la nostra struttura parrocchiale.
d.Giuseppe
10
Noi gioiamo ogni volta che arriva sul tavolo una
notizia, una riflessione. Ma questa volta la gioia è
incontenibile. È arrivato tanto materiale da dover
aumentare il numero delle pagine, e una parte lo
destiniamo già al prossimo numero. Ciò significa
non solo che la comunità è viva, ma è anche
desiderosa e capace di condividere con altri
esperienze e problemi…?
Forse è successo qualcosa, per aver prodotto tanto
materiale? Forse stiamo diventando più maturi e
più umili per non restare chiusi nel nostro piccolo
particolare? Perché - sia chiaro - comunicare vita e
pensieri non è spocchia o presunzione. Il credente
sa che il bene che fa è dono di Dio. Il bene va
sempre condiviso e comunicato. Soprattutto, la
voce di chi chiede ascolto, implora considerazione,
chiede aiuto per mantenere una fede che a volte
siamo proprio noi a mettere in crisi… questa voce
va sempre accolta con rispetto, con amore.
Vediamo. Anzitutto pubblichiamo cinque pezzi che
riguardano la vita della parrocchia. Barbara D.
presenta l’esperienza di Avvento dei ragazzi della
Cresima (p.2). Manuela comunica il suo stupore per
un incontro destinato alle famiglie (p.5). Valentina
racconta quattro giorni vissuti a Roma da un gruppo
di giovanissimi (p.6). Gli scout ricordano la visita
compiuta alla Casa Madre del Perdono (p.11). Vilma
si cala nei panni della Befana (p.11). Potrebbero
sembrare cronache, ma non è così. Sono “articoli”
pieni, pienissimi di umanità, di spiritualità. Leggere
con intelligenza significa nutrire la propria fede.
Auguri! Perché ciascuno possa far tesoro
di queste pagine, anche se fitte e con poche
“figure”, quindi poco accattivanti. Le legga. Le
pensi. Le preghi. Le ami. Si chieda se c’è qualcosa
da imparare. Si chieda se bisogna convertirci e
diventare più accoglienti. Magari lo faccia non
da solo. È impensabile che in qualche gruppo
della parrocchia si legga e si approfondisca
qualcuno degli articoli proposti? In particolare
quelli che bussano con passione alle porte della
chiesa? E dopo, continuiamo pure a mettere in
crisi la redazione, facendo arrivare sempre tanto
materiale. Grazie.
Non basta. Diamo voce anche a chi di solito
non è accolto o fatica a esprimersi. Il servizio
sull’omosessualità degli ultimi numeri ha spinto a
intervenire su temi scottanti. Una ragazza apre il
suo animo e parla di una speciale “vocazione” (p.8).
Un gruppo di credenti “marginali” espone la fatica
Lino
3
La vita bussa alla porta
Emozioni...
Nuove prospettive per i divorziati risposati?
In parrocchia non esistono solo i credenti che gioiscono per
la loro fede in tutta tranquillità. Alcuni, per ragioni diverse,
si sentono ai margini della pratica religiosa e della vita di
parrocchia, senza cessare di credere in Cristo. C’è chi resta in
questa zona d’ombra con rassegnazione, facendo i conti con
un disappunto personale e sterile. Ma c’è anche chi riflette,
si confronta, e vorrebbe un’attenzione che non sempre trova
tra i “praticanti” e tra chi “vive in armonia con la comunità
parrocchiale”. Alcuni amici segnati da queste fatiche,
da diversi anni, si ritrovano a parlare di cose di fede. Non
situazioni astratte; sperimentate direttamente. Questa volta hanno creduto di spedirci una riflessione “delicata”
ma anche molto schietta su un argomento caldo. Ci sembra doveroso e utile pubblicare questo testo, che può
suscitare accoglienza, confronto, un dialogo che continua, un’attenzione rinnovata ai temi concreti della vita.
I divorziati che hanno ritrovato l’amore, per la Chiesa
sono peccatori senza speranza e senza appello, a cui
sarà negata per sempre la comunione? Non potranno
mai essere assolti da nessuno? Qualche prete ha
negato persino i funerali religiosi, o il battesimo ai
figli… Chi sono queste figure spregevoli che la Chiesa
inchioda a una condanna che appare più severa di
quella riservata ad assassini, mafiosi o pedofili? Sono
cattolici divorziati che hanno deciso di ricostruire
la vita con un nuovo amore. Una massa silenziosa,
difficile da quantificare. Di sicuro in continua crescita.
Secondo l’Istat negli ultimi quindici anni le separazioni
sono raddoppiate; ogni tre matrimoni si registra un
divorzio.
Fossero stati assassini, il loro pentimento li avrebbe
salvati. Non aver nulla di cui pentirsi per un nuovo
amore, li condanna. Eppure continuano a credere. Non
vogliono smettere. E vivono la fede così, smarriti, senza
identità. Sono degli apolidi. A disagio con chi dice loro di
fregarsene dei preti, e non ce la fanno perché vogliono
restare nella Chiesa. A disagio con chi consiglia di
passare per la Sacra Rota e, forzando le testimonianze,
strappare una sentenza di nullità del vecchio matrimonio,
cosa che escludono per un senso di decenza. A disagio
di fronte allo sguardo imbarazzato della propria comunità
parrocchiale, che comunque li giudica, e li giudica male
se provano ad avvicinarsi all’ostia. Si sentono lacerati
tra la disciplina del clero, che non li perdona e li invita a
tornare a un matrimonio che non esiste più, e la libertà
della propria coscienza, che urla che è giusto il nuovo
progetto di vita, magari benedetto dall’arrivo di figli.
Molti, nonostante il matrimonio religioso, passano a
nuove unioni senza grossi problemi: non andavano
a messa prima, non vanno dopo. Il problema è per
quelli che in Dio ci credono sul serio. Se uno crede
che Cristo è la salvezza, che prendere la comunione
sia parte essenziale del proprio cammino di salvezza,
c’è poco da fare: deve starsene in disparte. Dopo anni
di emarginazione, il massimo che questo esercito
di “reietti” ha ottenuto è… un posto in fondo alla
chiesa, un invito a tavola senza il diritto di mangiare,
condito col suggerimento di unirsi “in spirito” col resto
dell’assemblea. È questo lo stile di misericordia che il
Signore chiede a un cristiano?
Tanti divorziati chiedono spiegazioni nel confessionale,
nei colloqui che strappano al sacerdote che sembra un po’
illuminato. La reazione è spesso arcigna, o infastidita…
o ipocrita. Ogni tanto un sacerdote, di nascosto, dà
l’assoluzione, a patto che non si sappia troppo in giro.
Qualcun altro consiglia di andare a prenderla altrove, la
comunione, fuori parrocchia. Piccole ipocrisie, e insieme
piccole boccate di ossigeno. Il più delle volte, però,
prevale il fastidio per aver creato un problema.
Eppure non è detto che debba per forza andare
così. Non ovunque va così. Altrove il Vangelo viene
interpretato con amorevolezza e comprensione fraterna.
Gli ortodossi, per esempio, accettano la possibilità di
un secondo matrimonio, sia pure benedetto con una
formula meno ufficiale del primo. Margot Kaessman, la
prima donna a capo della chiesa protestante tedesca,
era una divorziata con quattro figli. Si sente dire che
anche la nostra chiesa, ai primi tempi, seguiva criteri
diversi. Dovremo convivere ancora a lungo con la nostra
fatica? Non si può sperare un approccio nuovo?
Un giro tra i blog dei divorziati risposati che vogliono
sentirsi ancora parte della Chiesa presenta un misto
di rabbia, di sconforto, di sofferenza. Donne e uomini
di fede solida, con percorsi spirituali seri, che hanno
lottato per salvare il proprio matrimonio e non ce
l’hanno fatta. O, peggio, hanno subito il tradimento e
l’abbandono del coniuge. Hanno sofferto per anni e
adesso, finalmente, con un’altra persona riescono a
vedere la luce. Per loro è la speranza di rinascere. Per
la Chiesa sembra solo la condanna.
Un gruppo di credenti “marginali”
4
La forza dell’abbraccio
Mentre mia moglie serviva la cena, le presi la mano e
dissi: “Devo parlarti”. Lei annuì e mangiò con calma. La
osservai e vidi dolore nei suoi occhi, lo stesso dolore che
all’improvviso mi bloccava la parola. Mi feci coraggio…
“Voglio il divorzio”. Non sembrò disgustata. Mi chiese
soavemente: “Perché?” Quella sera non parlammo più.
Lei pianse tutta la notte.
Il secondo giorno eravamo tutti e due più rilassati. Si
appoggiò al mio petto e… sentii il suo profumo sul
mio maglione. Mi resi conto che da tanto tempo non
la guardavo, non era più così giovane, qualche ruga,
qualche capello bianco… Si notava il danno che le
avevo procurato! Ma cosa avevo potuto fare per ridurla
così?
Sapevo che voleva capire cosa stesse accadendo, ma
non potevo risponderle. Aveva perso il mio cuore a causa
di un’altra donna, Giovanna! Ormai non amavo più mia
moglie, mi faceva solo tanta pena. Mi sentivo in colpa,
ragion per cui nella bozza dell’atto di separazione avevo
indicato che a lei restasse la casa, l’auto e il 30% del
nostro negozio.
Il quarto giorno avvertii che l’intimità stava ritornando.
Questa donna mi aveva donato dieci anni della sua
vita, la sua giovinezza, un figlio… Nei giorni a seguire ci
avvicinammo sempre più. Non dissi nulla a Giovanna.
Ogni giorno era più facile prenderla in braccio. Il mese
passava veloce. Pensai che mi stavo abituando ad
alzarla, per questo la sentivo più leggera. Una mattina
sceglieva come vestirsi provandosi di tutto, ma nessun
vestito le andava bene: “Sono tutti grandi”. Mi accorsi
che era dimagrita tanto, ecco perché era leggera! Poi mi
resi conto che era entrata in depressione. Troppo dolore
e troppa sofferenza, pensai. Senza accorgermene le
toccai i capelli. Nostro figlio entrò all’improvviso: “Papà,
è ora di portare la mamma in braccio.” Per lui era
diventato un momento basilare. Mia moglie lo strinse
forte a sé. Girai la testa, ma dentro sentii un brivido.
Prenderla e portarla in braccio cominciava a essere
come la prima volta… La abbracciai senza muovermi
e sentii quanto fosse leggera e delicata. Mi venne da
piangere!
Quando vide quei fogli, li strappò. Avevamo passato dieci
anni della nostra vita insieme ed eravamo ridotti a due
perfetti estranei?! A me dispiaceva per il tempo che aveva
sprecato con me… Però non potevo farci nulla, amavo
Giovanna. All’improvviso mia moglie cominciò a urlare
e a piangere per sfogare la sua rabbia e la delusione.
L’idea del divorzio cominciava a diventare realtà.
La sera dopo, quando tornai a casa, la trovai seduta
alla scrivania della camera. Non cenai, mi misi a letto,
ero molto stanco per la giornata passata con Giovanna.
Durante la notte mi svegliai e la vidi sempre lì seduta a
scrivere. Mi girai e continuai a dormire. La mattina mi
presentò le condizioni per accettare il divorzio. Non voleva
la casa né l’auto, tantomeno il negozio. Soltanto un mese
di attesa, il mese che stava per cominciare l’indomani. E
voleva che in quel mese vivessimo come se nulla fosse
accaduto! Per un motivo semplice: “Nostro figlio ha gli
esami, non è giusto distrarlo con i nostri problemi”.
L’ultimo giorno la lasciai sull’uscio, ma lei rientrò in casa.
Accompagnai mio figlio a scuola poi mi diressi al lavoro.
Passando davanti alla casa di Giovanna mi fermai, salii
le scale e quando aprì la porta le dissi: “Perdonami, non
voglio più divorziare da mia moglie.” Lei mi guardò: “Sei
impazzito?” Le risposi: “No… è solo che amo mia moglie.
Un momento di noia ci aveva allontanato, ma dal giorno
in cui l’ho presa in braccio mi sono reso conto che devo
farlo per il resto della vita!” Giovanna pianse, mi tirò uno
schiaffo ed entrò in casa sbattendomi la porta in faccia.
Fui d’accordo. Lei mi fece un’ulteriore richiesta: “Ti ricordi
il giorno in cui ci sposammo, quando mi prendesti in
braccio e mi accompagnasti nella camera da letto per
la prima volta? In questo mese ogni mattina, uscendo,
devi prendermi in braccio e lasciarmi sulla porta di casa”.
Pensai che avesse perso il cervello, ma acconsentii per
non fare del male a mio figlio e superare il momento
in pace. Raccontai la cosa a Giovanna che scoppiò in
una fragorosa risata: “Non importa che trucchi si sta
inventando tua moglie, dille che oramai sei mio, se ne
faccia una ragione!”
Scesi veloce le scale, salii in macchina, mi fermai al
negozio dei fiori e comprai un mazzo di rose. La ragazza
chiese: “Cosa scriviamo sul biglietto?”. “Ti prenderò in
braccio ogni giorno della mia vita finché morte non ci
separi”. Arrivai a casa di corsa, feci le scale, entrai e mi
precipitai in camera felicissimo… Mia moglie giaceva a
terra… Morta!
Io e mia moglie da tanto non avevamo intimità. Quando
la presi in braccio il primo giorno eravamo ambedue
imbarazzati… nostro figlio invece ci seguiva applaudendo:
“Grande papà, ha preso la mamma in braccio!” Parole
che mi entrarono nel cuore come un coltello. Camminai
con mia moglie in braccio. Lei chiuse gli occhi e disse a
bassa voce: “Non dirgli nulla del divorzio... per favore…”.
Acconsentii con un cenno, un po’ irritato, e la lasciai
sull’uscio. Lei andò a prendere il bus per il lavoro.
Aveva lottato contro il cancro… E io, occupato a passare
il tempo con Giovanna, non mi ero accorto di nulla! Aveva
taciuto per non farmi pena. Sapeva di dover morire e
mi aveva chiesto un mese di tempo… Un mese perché
nostro figlio non subisse traumi. E conservasse vivo il
ricordo di un padre meraviglioso, innamorato della sua
mamma.
Racconto - adattamento, da Internet
9
La vita bussa alla porta
Genitori e figli
Vocazione omosessuale
Un incontro, una sfida
Una giovane omosessuale, dopo aver letto l’ultimo numero della nostra lettera, ha ringraziato per l’attenzione
prestata dal Papa e dalla nostra comunità al tema che le sta tanto a cuore e ha chiesto di poter raccontare
qualcosa di sé. Accogliamo volentieri la sua testimonianza, che interpella la nostra mentalità e i nostri
comportamenti.
Domenica 12 gennaio: incontro destinato ai gruppi famiglia, ai genitori della catechesi e a tutte le famiglie. È
il secondo di una terna che ha lo scopo di aiutare i genitori a capire quanto sia importante operare di comune
accordo nelle scelte per i figli. Il primo, condotto dal dottor Rambelli, risale a novembre. Il terzo si terrà a
marzo. Questo secondo aveva per tema: Scegliere per i propri figli un cammino di fede. Ricchezze e
difficoltà. È stato animato dal dott. Ettore Valzania, presidente regionale dell’Ordine francescano secolare.
Abbiamo raccolto i pensieri di una partecipante, che si presenta: “Sono diventata atea e anticlericale quando
avevo 14 anni e così sono rimasta per circa trent’anni. Nel 2011 sulle orme del catechismo di mia figlia mi sono
avvicinata alla religione e alla parrocchia di San Raffaele, attirata dalle persone che vedevo entrare in chiesa
sorridenti, come se lì potessi trovare la risposta alle mie domande disperate di felicità e benessere. Ho trovato:
un amore smisurato che mi stava aspettando, un cammino da compiere e compagni di strada”.
A ventuno anni, quando ho preso coscienza della
mia natura omosessuale, ho subito un grosso
disorientamento, che mi ha portato in ospedale.
Uscita, mi sono trovata di fronte una lunga strada
in salita: l’accettazione di me stessa. Ho perso
tutti gli amici, alcuni perché ho rivelato loro la mia
natura, altri perché mi vedevano in difficoltà. Ho
avuto crisi depressive. Ogni volta era come cadere
pesantemente a terra e doversi rialzare. La famiglia
ha faticato a starmi vicina e a metabolizzare la mia
condizione.
Grazie a Dio, da anni ho iniziato un cammino di fede
che cerco di portare avanti con fatica, perché mi
sento discriminata dalla Chiesa, pur facendo tesoro
di persone e realtà cristiane che per fortuna fanno
eccezione.
dopo 2013 Natali… si può dire che nella Chiesa di
Cristo non ci siano porte chiuse?
In questi anni ho seguito un percorso vocazionale
per cercare di dare un senso cristiano alla mia vita. Il
lavoro che devo compiere è tanto e faticoso, ma poi
ogni mattina mi alzo e vedo muri da abbattere anziché
una strada da percorrere. Per quanto mi sforzi di
superare le barriere dentro me, ne trovo altrettante
intorno a me e ne soffro profondamente. Mi è stato
detto che seguire Cristo non toglie nulla alla felicità,
eppure, anche volendo, nella Chiesa attuale non
potrò mai vivere alla luce del sole la mia vocazione.
Allora cerco di immaginare qualcosa di bello nel mio
futuro e sogno, oltre che una compagna, una realtà
dove poter essere tutelata, inserita in contesti che
riconoscono anche la mia vocazione, nel rispetto del
mistero della forma e dell’unicità.
Racconto la mia storia non per mettermi in mostra,
ma perché vorrei fare la mia piccola parte di
testimone affinché un giorno l’omosessualità sia
trattata all’interno della Chiesa e della società civile
con rispetto, dignità, giustizia, trasparenza, senso
della bellezza e amore. Vorrei che l’amore di Dio
di cui la Chiesa è portatrice, fosse amore concreto
anziché accoglienza che tollera a distanza, silenzio
che nasconde per vergogna, pietà che compatisce.
A volte noi omosessuali sperimentiamo l’amore che
ci viene dato come un modo di stare in mezzo agli
ultimi con la superiorità di chi comunque appartiene
ai primi. Come se per sentirsi “giusti” fosse
necessario avere accanto gli “sbagliati”. Per questo
disagio ho lasciato comunità cristiane, continuando
in solitudine il mio cammino.
Sogno una Chiesa che sappia accogliere la persona
omosessuale nell’amore di Dio e nel suo mistero,
così come Giuseppe ha accolto nella sua vita
Maria incinta per opera dello Spirito, andando oltre
la tradizione, la legge umana e la legge naturale,
perché una gravidanza che sembrava contro natura
e biologicamente inspiegabile era invece opera
dell’amore di Dio, mistero che nella fede e nell’amore
non contraddice ma supera e porta a pienezza la
natura stessa dell’uomo. Sogno una Chiesa capace
di chiamare l’amore tra due persone con il suo vero
nome. Non malattia, perversione, devianza, peccato
ma semplicemente quello che è: amore, presenza
viva di Cristo, sacramento.
Elisa
Sento che due persone che si amano e si scelgono
sono un miracolo, un sacramento, presenza
vivente di Cristo, segno della sua bellezza, mistero
insondabile. Questo mi sembra vero prima di ogni
schema o legge. Ogni anno il mondo festeggia il
Natale di Cristo, come abbiamo appena fatto. La
sacra famiglia ha bussato e incontrato solo porte
chiuse. Allora Gesù è nato in una grotta, un luogo
senza nulla, senza neanche porte da chiudere. Mi
piace pensare che Gesù non sia capitato per caso
in quella grotta aperta, ma se la sia scelta proprio
per non chiudere fuori dalla porta nessuno. Oggi
8
È stato un incontro “sfidante”. Il relatore ci ha costretto
a entrare in noi e nella nostra fede per trovare le
risposte che andavamo cercando: che Dio voglio
passare ai miei figli? Chi è Dio per me? Ci ha teso un
trabocchetto, facendoci dare una serie di risposte che
abbiamo elencato copiosamente… ma quella “giusta”
ci stava sfuggendo. Non ci è venuto lì per lì in mente
che Dio è soprattutto una Persona. E che è risorto!
La gioia, la verità, la pace e tutte le altre cose che
desideriamo per noi e per gli altri, stanno lì, in quella
Persona risorta. E questa Persona non si trasmette,
s’incontra. Il seme nei nostri figli non lo mettiamo noi,
è già presente in loro; a noi il compito di preparare
il terreno più adatto a che il seme cresca rigoglioso,
soprattutto con l’esempio e insegnando loro l’ascolto
profondo di se stessi, con grande fiducia.
A questo punto, un’altra domanda ci ha spiazzato.
Che cosa significa risorgere? Quando in questa vita
si può provare un’esperienza che abbia senso nella
resurrezione? Faticosamente, col tipico processo del
gruppo che riflette su se stesso, prova, corregge,
ritenta e alla fine intuisce e coglie, si sono succedute
alcune risposte come:
è indolore, perché si perde autonomia e si devono
trovare i compromessi. Ma si risorge nell’unità di
disegni prima separati e lontani. Si resta singoli,
eppure si diventa qualcosa di diverso nell’unione
con l’altro. Dove non arriva l’io arriva il “noi”.
• dopo un grande dolore, accompagnati dal dolore
di Cristo e ispirati al suo modello, si sopravvive,
ma si migliora anche a un livello profondissimo,
quasi molecolare e un intero regno dello spirito si
spalanca ai nostri occhi che prima erano ciechi,
un regno di gioia;
• oppure nella
confessione;
liturgia
penitenziale,
Nelle nostre menti incantate da queste rivelazioni,
si è profilata l’immagine del matrimonio come
resurrezione quotidiana e terrena. Forse abbiamo
avuto un assaggio del matrimonio definitivo con
Dio, quando il nostro tempo sarà compiuto e la
resurrezione non sarà più solo evocata, ma reale:
ciascuno di noi in relazione! Insieme a Dio si formerà
un terzo soggetto che saremo ancora noi, ma quanto
trasformati!
nella
• infine, la più intrigante, nelle relazioni umane.
Nelle relazioni fra due persone può avvenire la
creazione di un terzo soggetto che non sarebbe
possibile senza l’incontro. Nelle relazioni carnali
può nascere un figlio! Nelle relazioni spirituali nasce
un progetto comune, che muta l’andamento delle
singole vite. Si sacrifica l’individualità, e questo non
Il rapporto con i figli, e con tutte le persone che
vogliamo far entrare nella nostra vita, ha il potere di
evocare questa eco di resurrezione, se abbiamo il
coraggio di farci cambiare: un pezzo di Paradiso è
possibile ora, in questa vita, nel dono reciproco.
Manuela Masini
5
Ecco i nostri giovani
Suggestioni per la vita
Nessuno commetta l’errore di non fare niente…
A fine dicembre un gruppetto di Giovanissimi di Azione Cattolica di San Raffaele ha vissuto a Roma
un’esperienza molto forte. Una di loro ce la racconta, lasciandoci anche un invito preciso…
di essere chiamato “casa”, confinati in una recinzione
metallica, che ci accolgono con un calore e una gentilezza
impensabili. Anziani dimenticati negli Ospizi che per un
sorriso, una partita a briscola, una canzone improvvisata
ritornano per un attimo ventenni condividendo con noi
storie sofferte.
A fine giornata - il cuore colmo delle esperienze
appena vissute – ci aspettano gli incontri e i momenti
di condivisione preparati dagli educatori e ispirati alla
figura di Padre Pino Puglisi, sacerdote esemplare nella
lotta alla criminalità organizzata (ne verrà assassinato),
dedito alla pastorale giovanile. Il filo conduttore del
campo, infatti, è la “Giustizia” e il percorso è guidato e
nutrito con sapienza dalla lettura di testi (stralci di Leggi,
citazioni, brani biblici, canzoni...) scelti dagli educatori.
Poi, stravolti, tutti a dormire, consapevoli delle poche
ore di sonno.
27.12.2013, ore 6.30. Cinquanta ragazzi fra i 16 e
23 anni trascinano insonnoliti valigie e sacchi a pelo.
Salgono come un gregge spaurito sul pullman per
affrontare un viaggio fuori dalla norma. Cosa regalerà
loro Roma? La capitale durante le feste indossa l’abito
migliore e si presenta ai viaggiatori al massimo dello
splendore. Ma i suoi bellissimi monumenti non sono
l’oggetto del viaggio!
La loro casa per quattro giorni è la parrocchia “Nostra
Signora di Lourdes” a Tor Marancia, dormono sui
pavimenti, il loro cibo sono panettoni e pandori avanzati
dalle feste e panini ogni giorno sempre più gommosi.
Non proprio una “vacanza”... La loro “missione”?
Portare sorriso e speranza a piccoli, affamati, anziani,
soli, dimenticati, disoccupati.
Si tratta di un breve campo, organizzato dal Gruppo di
Volontariato del Liceo Scientifico “Einstein” di Rimini,
al quale si sono aggregati studenti da altre scuole e
anche noi di San Raffaele (dieci per la precisione): tutti
animati da spirito di iniziativa e da una grande umiltà,
uniti dalla voglia di dare senza chiedere nulla in cambio,
con l’obiettivo di “andare nei crocicchi delle periferie
umane”. Per quattro giorni la Comunità di Sant’Egidio,
la Caritas e il centro delle Suore Missionarie della
Carità sono le realtà di servizio in cui ci spendiamo.
Ogni giorno sveglia alle 6:15. Breve colazione, poi
gli educatori ci guidano tra fermate di autobus e
vagoni di metro, biglietti da obliterare e vicoli romani,
in una corsa continua per arrivare a tempo nelle
sedi di destinazione. Vestiti da smistare, bambini da
rincorrere, piatti e brocche da riempire: questa è la
realtà che ci aspetta. Ma la verità è un’altra. Oltre il
lavoro manuale che, a dirla tutta, non rappresenta un
problema per giovani forti e pieni di energie, c’è ben di
più. Ci sono le persone!
Bambini con famiglie distrutte alle spalle che,
nonostante tutto, sorridono e amano il mondo come
solo i piccoli sanno fare. Rom senza un luogo degno
Pane sporco
giorno per giorno.
Molti di noi hanno scelto di continuare a fare volontariato.
Questa volta a km zero, nei centri della Provincia di
Rimini che vanno incontro ai più bisognosi: senzatetto,
bambini, immigrati… Il Campo Roma ha rappresentato
un’avventura che ha modificato il punto di vista col quale
eravamo soliti guardare la vita e il mondo circostante.
Ci permettiamo di rivolgere a tutti un invito. Cerchiamo
di non essere “cristiani con le pantofole”, pigri, irrigiditi
dalla quotidiana monotonia delle abitudini. Mettiamo
in gioco noi stessi senza paure, insicurezze o cali di
autostima. Sentiamoci a servizio dei più deboli, di chi
non possiede nulla se non un nome e un cognome,
talvolta nemmeno quelli. Ci può guidare un pensiero
dello scrittore irlandese Edmund Burke: “Nessuno
commette un errore più grande di colui che non fa
niente, pensando di poter fare poco”!
Valentina Fantoni
“Forse oggi ci farà bene pregare per tanti bambini
e ragazzi che ricevono dai loro genitori pane
sporco: anche questi sono affamati, sono affamati
di dignità! Pregare perché il Signore cambi il
cuore di questi devoti della dea tangente e se ne
accorgano che la dignità viene dal lavoro degno,
dal lavoro onesto, dal lavoro di ogni giorno e non
da queste strade più facili che alla fine ti tolgono
tutto”.
Mentre lancia un monito contro i corrotti, papa
Francesco paragona la corruzione a una
dipendenza da stupefacente. “Si incomincia
forse con una piccola bustarella, ma è come la
droga, eh!… L’abitudine alle tangenti diventa una
dipendenza”.
Parlando
dei
“devoti”
della
corruzione
amministrativa, il pontefice ricorda la figura
evangelica del “ricco epulone” che “aveva tanti
granai, tanti silos ripieni e non sapeva che farne”.
A lui “il Signore ha detto: Questa notte dovrai
morire”. Il Papa comunque manifesta pietà per
“questa povera gente che ha perso la dignità nella
pratica delle tangenti e soltanto porta con sé non
il denaro che ha guadagnato, ma la mancanza di
dignità!”. “Preghiamo per loro!” ha esortato.
Tra gli ospiti di Casa Betania ci sono persone
che hanno alle spalle storie ed esperienze
interessanti. C’è anche chi compone poesie.
Raffaele Caragnano, che abita non lontano da
“La Brocca”, è uno di loro. Di lui presentiamo La
terra, scritta in occasione dello sbarco sulla Luna.
La mela e altre che pubblicheremo in seguito,
risalgono all’anno della pensione.
La terra
Quattro giorni volati troppo velocemente al termine dei
quali non v’era più traccia delle cinquanta persone partite.
Al loro posto c’erano cuori pulsanti all’unisono, sguardi
complici, risate condivise, lacrime versate insieme,
nuove amicizie in un clima di gratuità che ci ha lasciato
stupiti e sorpresi. Già, perché fare volontariato non
significa solo mettersi in gioco, rimboccarsi le maniche,
aprire il proprio cuore per accogliere i sentimenti altrui…
È invece un gioco di “dare e avere”, uno scambio senza
richieste formali adatte… è la volontà spontanea di
regalare un pezzetto di sé agli altri ricevendo in cambio i
doni più preziosi di un essere umano: amore e gratitudine
che, letti nella fede, acquistano un significato ancora più
vero.
D’altronde Gesù ci insegna ad amare i poveri, gli
ammalati, i soli. In quei quattro giorni, abbiamo
sperimentato la potenza rivelatrice della Parola di Dio
in un’esperienza che nessuno dimenticherà e che
custodiremo nel cuore non come ricordo del passato,
ma come consapevolezza di un presente da coltivare
6
Papa Francesco, 8.11.13
La terra è un’astronave,
con lei ruotano sentimenti, affanni, potere,
e non si pensa ai valori più belli e nobili.
Finiremo tutti in una tomba
circondata da qualche fiore,
che forse è l’unico a dare un profumo immortale!
Raffaele Caragnano (1969)
Felicità
Noi cristiani non dovremmo dimenticare l’amore
per la familiarità quotidiana. Dovremmo sentirci
appagati dalla ripetizione di tutto ciò che rende
piacevole lo scorrere del tempo: guardare,
leggere, scrivere, parlare tra volti cari…
La mela
Chi ha tutto ciò è privilegiato. La felicità sta
dentro questo fluire consueto, normale, ma pur
sempre nuovo delle ore di ogni giorno.
La guardo, la giro, la rigiro.
La strofino, rimango ammirato.
Sento il suo profumo,
Scocco il primo morso!
Il sapore mi invita a mangiarla.
Quando ho finito rimane solo il torsolo.
Lo butto via.
E per un attimo mi accorgo
di aver distrutto la sua bellezza!
Raffaele Caragnano (2009)
L’agire del buon cristiano è la generosità di chi
sacrifica la gioiosa armonia della sua esistenza
e affronta lo “sconvolgimento” per amore degli
altri, talora esclusi da quest’armonia. Anche
papa Francesco invita ad aiutare e comprendere
la necessità dei fratelli più deboli e bisognosi.
Maria Brighi Spazi
7
Scarica

QUI - Parrocchia di S. Raffaele Arcangelo