R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
2
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Romanzo Azzurro
2004 - IL GRANDE BISCOTTO
Della stessa collana
2006 - IL CIELO È AZZURRO SOP RA BERLINO
2008 - IL RIGORE MALEDETTO
2010 - LA COREA AFRICANA
2012 – LA STORIA SIAMO NOI
Ideazione e coordinamento editoriale: Stef ano Tamburini
Copertina e progetto grafico: Federico Deidda
Realizzazione tecnica: Fabio Di Donna
Con il contributo di: Aldo Agroppi, Mario Carta, Maurizio Di
G iangiacomo, Stef ano Edel, Paolo Fizzarotti, Antonio Ledà, Sandro Lulli,
Wainer Magnani, Davide Portioli
Foto: Archivio Corbis e La Presse
Finegil Editoriale Spa
Direttore Editoriale: Luigi Vicinanza
© Gruppo Editoriale L’ Espresso, via Cristoforo Colombo, 98 - 00147 Roma
Tutti i diritti di Copyright sono riservati. Ogni violazione sarà perseguita a
termini di legge
Finito di realizzare il 10 maggio 2013
3
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
4
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Romanzo azzurro
la nazionale di calcio e gli ultimi dieci anni
di sfide europee e mondiali
2004
Il Grande
Biscotto
a cura di
S tefano Tamburini
5
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
6
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
INTRODUZIONE
La NeuroItalia
fra sputi e biscotti
N
on si fece mancare proprio niente, soprattutto
pescando fra il peggio del peggio, l’Italia che si
presentò in Portogallo per l’Europeo del 2004 con
spirito bellicoso e con la convinzione di poter giocare per
qualcosa di grande, per quell’obiettivo massimo che era
sfuggito nel peggiore dei modi appena quattro anni prima
nell’edizione belgaolandese a mezzo secondo dalla fine,
quando alla coppa avevano già messo i nastrini con il tricolore
verdebiancoerosso e alla fine i nastrini virarono verso un altro
tricolore, quello francese.
Fin dall’inizio, la spedizione azzurra in Portogallo rivelò i
limiti di un gruppo poco compatto, dove la polemica
quotidiana, l’attacco alle scelte dell’allenatore Giovanni
Trapattoni erano senza nessun tipo di freno. Proverbiale la
mattinata in cui, dopo il pareggio con la Svezia, un furibondo
Christian Vieri si presentò in sala stampa per sparare ad alzo
zero sui giornalisti («Sono più uomo io di tutti voi messi
insieme») ed era accompagnato dal dirigente responsabile delle
pubbliche relazioni. Segno che neanche chi doveva gestire
aveva la sufficiente lucidità per tenere a galla una barca
destinata ad affondare.
Peggio ancora fu la gestione del tristemente famoso sputo di
Francesco Totti al danese Christian Poulsen, concluso con una
maxi-squalifica del romanista – una macchia sulla carriera che
in troppi tendono a dimenticare o minimizzare – alla fine di
7
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
uno stucchevole balletto di avvocati famosi, difese traballanti
e tentativi di trasformare un giocatore quantomeno maleducato
in una vittima.
In questo contesto la conclusione anticipata dell’avventura,
alla fine di un girone eliminatorio non irresistibile (Bulgaria,
Danimarca e Svezia), non poteva che essere un’evoluzione
quasi scontata. L’Europeo 2004 è infatti passato alla poco
onorevole storia azzurra come quello del Grande Biscotto,
l’accordo più o meno sotterraneo fra Svezia e Danimarca che
all’ultima partita si trovarono nella condizione di poter
passare il turno entrambe anche in caso di vittoria azzurra
contro la già eliminata Bulgaria. Sarebbe bastato un 2-2 o
anche un 1-1 in caso di vittoria risicata degli azzurri. Colpa del
regolamento? No, non solo. Colpa anche e soprattutto degli
azzurri che non erano stati capaci di vincere nessuna delle due
partite e che comunque si trovarono a giocare l’ultima partita
prigionieri di una situazione non imprevista (il regolamento
era noto) e non evitata solo per gli errori commessi nelle prime
due partite. A fare il resto ci aveva pensato l’eterno
vittimismo italico, condito anche dai rimpianti del mondiale di
due anni prima, chiuso anzitempo per le responsabilità
dell’arbitro ecuadoriano Byron M oreno, ma certo anche per i
clamorosi errori della squadra azzurra.
Dunque, dicevamo dell’eterno vittimismo italico. Quel tipo di
atteggiamento aveva condito le giornate di vigilia di appelli alla
correttezza, di dubbi sulla lealtà degli avversari che non
avevano fatto altro che rispondere risentiti, dicendo che
M achiavelli era italiano e non scandinavo e che chi pensa male
è perché pensa che lui per primo si comporterebbe male.
Forse, con il senno di poi, in qualche modo con tutto quel tam
tam alla fine dal clan azzurro avevano fatto in modo di regalar
l’idea a svedesi e danesi. Chi non ebbe dubbi invece nel farsi
8
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
convincere dallo show del “prima” furono i tifosi. Svedesi e
danesi sugli spalti, ancor prima dell’inizio della sfida decisiva,
avevano confezionato striscioni irridenti nei confronti di una
squadra, quella azzurra, che – anche agli occhi degli spettatori
neutrali – aveva fatto ben poco per riscuotere simpatie. A
partire dal caso Totti ma non solo.
Insomma, possiamo dire che nessuno ci rimpianse: quella
portoghese fu una brutta figura, più morale che sportiva, forse
la più brutta avventura azzurra dopo quella del M ondiale del
1966 e prima che arrivasse la disgraziata spedizione a quello
del 2010 in Sudafrica.
Peccato, perché la qualità della squadra sbarcata in Portogallo
non era così scarsa da meritare un addio dopo le prime tre
sfide e si erano create le condizioni per poter far qualcosa di
importante, grazie all’uscita anticipata di Spagna e Germania e
anche alla bassa qualità delle squadre che poi sono arrivate
fino in fondo: i padroni di casa del Portogallo – sospinti da un
entusiasmo popolare raramente visto altrove in queste
proporzioni – e l’assoluta sorpresa della Cenerentola Grecia.
Curiosamente la partita inaugurale e la finalissima furono
giocate dalle stesse squadre e a vincere fu sempre la Grecia.
Squadra operaia, per niente spettacolare, zero talenti ma tanta
applicazione, quasi un’orchestra ben diretta da un maestro di
calcio, Otto Rehhagel. Una favola, una di quelle che solo lo
sport ogni tanto riesce a scrivere. M entre andava in scena,
l’Italia si era da tempo qualificate per le vacanze. Dalle ceneri
di questa esperienza, due anni più tardi il treno delle favole si
fermò non senza sorpresa alla nostra stazione. Un’altra storia,
quella tedesca del 2006 con M arcello Lippi in panchina, molto
diversa da quella che potrete leggere in queste pagine scritte
legando le storie originali narrate dei giornalisti che hanno
seguito quell’Europeo, passo dopo passo. Un romanzo
9
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
azzurro del quale conosciamo la fine, come del resto accadrà
per gli altri libri della collana, ma che non per questo potrà
mancare di risvegliare emozioni sopite e di regalarcene di
nuove grazie a una lettura più distaccata di quella legata alla
frenesia della diretta e delle polemiche a caldo. (s.t.)
10
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
PRIM A PARTE
Avanti tutta
con grandi proclami
11
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
12
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
SABATO 5 GIUGNO
Una vigilia
piena di ottimismo
Nonostante il Mondiale Nippocoreano del 2002 ci
avesse consegnato una Nazionale un po’ allo sbando,
l’avvicinamento a Euro 2004 sembrava poter offrire
qualche elemento di ottimismo in più, con i soliti
grandi proclami che stavolta non sembravano affatto
di facciata.
13
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
GIOVANNI TRAPATTONI DURANTE IL RITIRO DI COVERCIANO
14
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Trap: fiducia, entusiasmo
e acqua santa
L’intervista: il ct si confessa
alla vigilia della partenza
di Stefano Edel (inviato a Firenze)
Gesticola, si agita, sbuffa come ai bei tempi, quando infilava
scudetti in serie. È l’allenatore che ha vinto di più in Italia,
eppure la macchia del M ondiale gettato alle ortiche in Corea e
Giappone gli ha lasciato addosso un alone visibile, da
cancellare. Giovanni Trapattoni si rimette in gioco per un
grande traguardo, provare a diventare campione d’Europa alla
guida degli azzurri. A 65 anni potrebbe essere la ciliegina sulla
torta di una carriera straordinaria.
Trap, di che segno è?
«Pesci, visto che sono nato il 17 marzo del 1939».
È scaramantico?
«Il giusto, credo. Come tutti quelli che fanno il calcio da tanti
anni».
È vero che ha fatto scorta di acqua benedetta anche per
questo Europeo?
«Uffa... la solita storia. Comunque sì, è vero, ne ho ordinato
un bel po’. Così terrò lontane le situazioni negative e le tante,
troppe invidie da cui sono circondato».
S iete in vacanza sino a stasera. Due giorni per staccare
la spina prima di trasferirvi a Lisbona. Ma come sta la
sua Nazionale, a meno di dieci giorni dal debutto a Euro
2004?
«Sta bene, forse troppo. Se potessimo scendere in campo fra
pochi giorni e non il 14, sarebbe l’ideale. Venerdì ho visto i
ragazzi, tutti e 20 quelli che hanno disputato le due partitelle
15
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
(mancavano solo Buffon, Panucci e Fiore, tenuti
precauzionalmente a riposo, ndr) in buona condizione,
vogliosi di far bene, concentrati al punto giusto. A due
settimane dalla conclusione del campionato di serie A, la
condizione c’è. E non venitemi a dire che questi sono test
ininfluenti, solo perché si è giocato contro una squadra di
dilettanti e di ragazzini under 17. Per carità, non è la
Danimarca, ma comunque il passo, il ritmo, lo stato
psicofisico dei singoli si misurano anche in tali occasioni».
I danesi, appunto. Ci pensa?
«Anche se c’è ancora una settimana davanti, ci penso eccome!
Sono gli avversari che temo di più nella prima fase, e non solo
perché mi sembrano i più completi fra quelli del nostro girone.
L’esordio è sempre un terno al lotto, per ovvie ragioni: e noi
iniziamo proprio contro Tomasson e compagni».
S arà la vetrina della definitiva consacrazione di Totti?
«Be’, Francesco è già un grande del calcio mondiale. Ha tutto
per diventare un grandissimo, e in questi giorni di ritiro mi
sono sorpreso pure io per certe sue giocate e per la facilità con
cui trova Vieri in avanti. Prendete quattro fra i primi cinque
gol rifilati ai ragazzi di Rocca: a colpo sicuro lui pescava Bobo
sempre al momento giusto. È come se si muovessero in
perfetta sincronia a occhi chiusi. Le triangolazioni che ho visto
fare a loro due e a Del Piero lasciano ben sperare».
E Cassano?
«Il ragazzo è valido, brillante, dotato di fantasia e avrà il suo
spazio. Al momento giusto».
Questo significa che, a grandi linee, l’Italia della prima
partita è ben delineata nella sua testa?
«Significa che in questo gruppo ci sono ruoli tutti già definiti.
E che, se non capiteranno guai fisici, ho una rosa in grado di
offrirmi il massimo delle garanzie per un torneo così
16
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
particolare».
C’è un “suo” portavoce in campo?
«Più di uno, se è per questo. Parlano in molti, e non crediate
che siano i soliti noti. Nesta, ad esempio, è uno che si fa
sentire, là dietro».
Insomma, lei parte per il Portogallo con sensazioni
buone “dentro”. Per quale obiettivo?
«Centrare le finali, dunque essere fra le prime quattro. Se
superiamo il turno, vedo nella Repubblica Ceca la maggiore
minaccia. Perché è una squadra solida, compatta, determinata,
senza sfasature. E con un valore aggiunto: Nedved. Temo
anche Francia e Inghilterra, anche se sono state inserite nello
stesso girone. E poi i portoghesi, in casa loro sanno colpire
come pochi».
E se dovesse andar male?
«Scusi, ma non vorrà mica gufare anche lei! Devo essere
ottimista, per forza di cose. È una Nazionale che mi piace
perché ha carattere, forza, classe e campioni. Vogliamo
proprio che vada a schifìo? No, non posso crederci a
priori...».
E si tocca là dove, di solito, tiene l’acqua santa.
17
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Basta con l’Italia
prima delle ultime
di Aldo Agroppi
L’ultima volta che abbiamo fatto davvero festa con l’Italia del
calcio è stato nel 1982 (mondiale di Spagna), quando i
ventenni di oggi non erano ancora nati. Ed è giunta l’ora di
porre rimedio a questa mancanza anche perché l’Italia ha tutte
le carte in regola per vincerlo, questo Europeo. Quattro anni fa
lo abbiamo perso per un nulla, la palla a 10 secondi dalla fine
era nella metà campo avversaria e vincevamo 1-0, poi
purtroppo è successo quel che è successo. Peccato, perché la
squadra di Zoff – Olanda a parte – mi era piaciuta e meritava
quel trionfo.
E anche quella di Trapattoni, se riuscirà a fare tesoro della
disgraziata esperienza mondiale in Corea, ha tutti i mezzi per
vincere e per convincere.
Il piazzamento di prestigio può andar bene per una Svezia,
per una Danimarca. M a in Italia no, qui da noi si spendono
più soldi che altrove per il calcio, andiamo in giro dicendo che
abbiamo il campionato più bello del mondo e poi dovremmo
accontentarci di un piazzamento?
Purtroppo nelle ultime uscite siamo stati sempre i primi degli
ultimi. In Corea poi siamo usciti contro i padroni di casa e non
per colpa dell’arbitro M oreno. Loro due gol buoni ce li hanno
fatti...
Spero che l’Italia abbia imparato la lezione, abbia capito che
dobbiamo giocare un calcio più offensivo: là davanti solo la
Francia (con Henry e Trezeguet) si avvicina al nostro
potenziale, solo che noi siamo in grado di schierarne due di
attacchi di prim’ordine. E, pur senza M aldini (non sarebbe
stato male convincerlo), non siamo messi male neanche in
18
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
difesa. Il vero problema lo abbiamo a centrocampo ma
Trapattoni ha questi uomini, non altri. Non è che i 50 milioni
e passa di commissari tecnici italiani, potendo, avrebbero
chiamato altri giocatori in quel settore.
Il compito più delicato, comunque, ce l’ha l’allenatore. Se fa
come in Corea, quando a al primo soffio di vento toglieva Del
Piero e metteva Gattuso, allora sì che siamo fritti: gli altri
capiscono che abbiamo paura e la squadra perde fiducia.
Ah, a proposito di Del Piero. Trapattoni ha una gran voglia di
far giocare Cassano al suo posto ma non può, visto che lo
sponsor della nazionale ha come testimonial proprio il
bianconero. Finirà che giocherà Del Piero, se andrà bene
meglio, se no spazio a Cassano, con buona pace di tutti.
Anche dello sponsor.
19
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
20
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
DOM ENICA 6 GIUGNO
L’ombra di Gilardino
sugli azzurri
Un “fantasma” agita l’avvicinamento degli azzurri
all’Europeo portoghese. Ha un nome e cognome:
quello di Alberto Gilardino, bomber dell’under 21 di
Claudio Gentile, uno che sta facendo sfaceli nella fase
finale del campionato continentale di categoria dopo
averli fatti in campionato. A ogni conferenza stampa
Trapattoni si trova di fronte, puntuale, la domanda
«come mai non c’è il giovane Gilardino?».
21
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
ALBERTO GILARDINO CON LA MAGLIA DELL’UNDER 21 AZZURRA
22
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Il giovane bomber
scalpita ma il Trap
lo lascia a Gentile
La nazionale vola in Portogallo
con un problema in più
di Antonio Ledà (inviato a Firenze)
Grazie Trap, firmato Gentile. Il messaggio arriva direttamente
da Bochum, in Germania, dove l’under 21 azzurra, trascinata
dai gol di Alberto Gilardino, ha guadagnato la finale del
campionato europeo di categoria e il biglietto per i Giochi
Olimpici di Atene. Il grazie è per la mancata convocazione del
bomber con la nazionale maggiore nonostante i 23 gol in
campionato.
Alla vigilia della partenza della nazionale per Lisbona gli
eurogol del talento parmigiano rischiano di riaprire una ferita
che si era appena rimarginata. E se è vero che il ct ha molti
argomenti a sostegno delle sue tesi («Gilardino è una prima
punta, che cosa faccio lascio fuori Vieri?») è anche vero che il
calcio è fatto di fortuna, situazioni particolari, momenti da
cogliere al volo. La splendida stagione di Gilardino riporta così
alla memoria i mondiali del ’78 con l’esplosione di un certo
Paolo Rossi. Bearzot allora gli diede fiducia e l’Italia volò
altissima conquistandosi la simpatia e la stima dell’intero
mondo del pallone. Gilardino vale meno di Rossi? E se invece
fosse una clamorosa occasione sprecata? Chissà.
Di certo se le cose non dovessero andare per il verso giusto la
mancata convocazione del cannoniere principe del campionato
diventerà il tormentone dell’estate. Il Trap lo sa ma ormai le
scelte sono fatte e non gli resta che concentrarsi sull’avventura
che sta per cominciare.
23
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Anzi che è ufficialmente cominciata oggi con l’arrivo degli
azzurri e dello staff tecnico nel ritiro di Coverciano. I giocatori
si sono presentati alla spicciolata, quando già Firenze andava a
letto. Si sono goduti le ultime briciole di libertà consapevoli
che da domani non ci sarà più spazio per le famiglie, per il
tempo libero, per le polemiche vere o presunte. Domani
mattina si ritroveranno sul campo d’allenamento e poi, dopo il
pranzo in foresteria, c’è il pullman e un charter Alitalia in
attesa sulla pista dell’aeroporto di Pisa. Alle 18,30 la squadra
sbarcherà a Lisbona e troverà un clima diverso.
Gilardino sarà lontanissimo, concentrato sulla finale del
campionato europeo under 21 e sul suo futuro in Italia.
Proprio ieri a chi gli domandava se aveva qualcosa da dire al
Trap ha fatto spallucce. «L’unica preoccupazione – ha detto –
è legata ai tempi dei periti del Tribunale di Parma incaricati di
valutare il valore del mio cartellino. Vorrei saperlo presto».
Un modo come un altro per far sapere di essere pronto al
grande salto. Se non in nazionale almeno in qualche club con
ambizioni di scudetto. La lista dei pretendenti, Trap o no, è
lunghissima.
24
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Il convitato di pietra
non turba i sogni del Trap
di Stefano Tamburini
Trapattoni ne ha viste e passate tante. Quando era alla
Juventus schierava, con i numeri dal 7 all’11, Causio, Tardelli,
Rossi, Platini e Boniek e gli davano del catenacciaro. M eno di
due anni fa, reduce dall’ignobile eliminazione nippocoreana il
suo indice di gradimento era ai minimi termini, con le tv che
ripassavano in continuazione le immagini delle spruzzatine
d’acqua santa davanti alla panchina colma di fior di attaccanti
e fra le scarpette dei fedelissimi Di Livio e Gattuso pronti a
entrare, a ripresa appena avviata, al posto di qualche star da
prima linea.
Un altro, al posto suo, sarebbe tranquillamente andato a
spingere il nipotino sul passeggino. Lui invece, tra
compilation di congiuntivi sbagliati e neologismi azzardati,
non si è mai scomposto, riprendendosi spazio e fiducia anche
dopo un devastante avvio di girone di qualificazione europeo.
Al punto che ora a mettere la squadra del Trap in cima ai
pronostici c’è perfino uno come M ichel Platini, che il calcio
italiano emerso dopo quello dei suoi tempi non l’ha mai
amato.
Sembrerebbe tutto a posto, dunque. No, ecco che
l’immancabile ventiquattresimo convocato dalla critica,
l’attaccante del Parma Alberto Gilardino, segna i gol che
portano l’Italia in finale dell’Europeo under 21 e alla
qualificazione olimpica. E che soprattutto ridanno fiato a chi
avrebbe voluto l’enfant prodige nel ritiro portoghese degli
azzurri.
Storia vecchia. Ai tempi del mundial ’82 Gilardino si chiamava
Pruzzo, due anni fa il convitato di pietra era Roberto Baggio.
25
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Trapattoni – che sa pesare i gol anche in base alla qualità delle
difese avversarie – sa bene cosa vorrebbe dire avere uno così
in panchina: alle prime difficoltà, tutti a invocare il miracoloGilardino. Come se Vieri, Totti, Del Piero, Corradi, Cassano e
Di Vaio fossero reduci di una bocciofila.
Infatti Bearzot in Spagna come vice di Rossi, avendo già
Graziani e Altobelli, si era portato un certo Selvaggi.
26
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
LUNEDÌ 7 GIUGNO
Tutti a Lisbona,
comincia l’avventura
Finalmente arriva il giorno della partenza per il
Portogallo. Finalmente perché tutti sperano che
lasciare l’Italia faccia bene al gruppo azzurro che ha
bisogno di dimenticare polemiche sui giocatori che
non ci sono, si quelli che avrebbero potuto esserci,
sulle scelte dell’allenatore, criticate ancor prima che
siano fatte.
27
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
CAPITAN CANNAVARO CON TOTTI E VIERI
28
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Cannavaro & C. “dirottati”
sull’aeroporto militare
Fase di trasferimento più lunga del previsto
di Antonio Ledà (inviato a Lisbona)
Allacciate le cinture, l’avventura può cominciare. La nazionale
del Trap è partita oggi pomeriggio da Pisa con un charter
atterrato in serata a Lisbona. A bordo i 23 azzurri che
cercheranno di portare a casa il titolo continentale (che non
vinciamo da 36 anni), il mister, lo staff, una trentina di
giornalisti e le speranze dell’intera Italia del pallone. La
spedizione azzurra è arrivata a Lisbona al termine di una
giornata cominciata prestissimo e densa di appuntamenti. Il ct
ha voluto tutti sul campo del centro tecnico di Coverciano per
l’ultima rifinitura mirata soprattutto a verificare le condizioni
di Fiore e Panucci, fermi da alcuni giorni per problemi
muscolari il primo, e a un tendine il secondo.
Cannavaro e compagni hanno sudato per un’oretta agli ordini
del preparatore atletico sotto un sole impietoso. Hanno
lavorato di buona lena poi si sono rassegnati al solito assalto
dei giornalisti e di qualche curioso riuscito ad arrivare chissà
come a bordocampo. Nel pomeriggio la squadra ha lasciato
Coverciano per l’aeroporto Galilei di Pisa dove ha trovato in
attesa una piccola folla di tifosi. Circa mille persone hanno
seguito i giocatori fino alle sale d’imbarco cogliendo
impreparati anche gli addetti alla sicurezza. È stato un saluto
caloroso ben diverso da quello formale e frettoloso ricevuto
all’aeroporto militare di Lisbona. La scelta di dirottare il volo
dall’aeroporto civile è stata presa all’ultima ora per rendere
più facili le operazioni di sbarco ed evitare i rigidi controlli alle
dogane predisposti in Portogallo per ridurre il rischio di
29
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
attentati terroristici. Così la nazionale è passata dall’abbraccio
dei fans italiani al saluto di un paio di agenti della polizia degli
addetti allo scarico dei bagagli. Una stretta di mano, un
autografo e tutti in pullman, destinazione Villa Pezzana, una
splendida residenza alla periferia di Lisbona dove, per una
ventina di giorni, si parlerà solo italiano.
La nazionale ha requisito un’intera ala dell’albergo. Novanta
stanze con stucchi e mobili di inizio secolo (primo
proprietario era un eccentrico marchese con interessi nelle ex
colonie africane), ma dotate di tutti i lussi: piscina, sauna,
palestra e una grande sala per ricevimenti che è stata
trasformata nella sala mensa. Gli azzurri hanno preso
possesso delle loro camere quando già in Portogallo imbruniva
e hanno dovuto rinunciare a una prima visita a Lisbona
(qualcuno ci aveva sperato) perché il Trap ha fatto regolare le
sveglie alle 7.30 del mattino. Alle 10 la nazionale sarà al
campo “Dorestello”, un complesso sportivo nuovo di zecca
dove sventolano già da qualche giorno due bandierone
tricolori.
In serata ci sarà un secondo allenamento a porte chiuse, poi
tutti davanti alla tv a seguire gli azzurrini impegnati nella
finale continentale di categoria. Una vittoria potrebbe dare una
carica in più a una squadra che sembra in salute e non vede
l’ora di cominciare. M a potrebbe anche riaccendere
l’entusiasmo intorno a un gruppo finora un po’ snobbato.
Speriamo non abbiamo ragione i tifosi portoghesi. M a intanto
allacciamo le cinture.
30
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
C’è già l’altro Europeo da vincere
Domani la finale Under 21 contro la Serbia
di Paolo Fizzarotti
Il sogno nel cassetto è fin troppo evidente: gli azzurrini di
Claudio Gentile vogliono fare da apripista alla nazionale
maggiore. Per la propria gloria personale, visto che sarebbe il
quinto titolo europeo dell’Italia baby; ma anche per
dimostrare al Trap che ha fatto male a lasciare a casa il bomber
Gilardino. L’Under 21 intanto, mal che vada, un bel risultato
l’ha già ottenuto: il biglietto per le Olimpiadi. M a prima c’è la
finale di Bochum, domani alle 20.45. L’italia vuole il quinto
centro dopo i tre di Cesarone M aldini dal ’92 al ’96 e quello di
M arco Tardelli nel 2000.
Per la statistica, giova ricordare che l’Italia ha già battuto la
Serbia nel girone dei quarti: 2-1, con doppietta di Sculli e
brivido finale per un gol annullato allo slavo Lazovic per un
fuorigioco quantomeno dubbio. Nel ritiro azzurro sembra
finalmente passata la grande paura dopo la sconfitta subita
dalla Bielorussia, poi esclusa dalle semifinali.
«Abbiamo superato lo choc – assicura Gentile – e dopo la
brutta partenza siamo arrivati di slancio alla finale che assegna
il titolo. Chiedo ai ragazzi di partire con il piede giusto e di
metterci la stessa convinzione delle ultime partite».
Unico problema: sostituire Pinzi, esterno destro del
centrocampo, che è squalificato. La sua alternativa, M esto, è
infatti ancora sofferente per una contrattura muscolare.
Confermata in blocco la difesa. Sarà al 90% ancora il modulo
con una sola punta, Gilardino, il bomber che chiuderà la sua
eccezionale stagione (39 gol, 23 in serie A). In semifinale
Gilardino ha firmato una doppietta, pur giocando da unica
punta: difficile immaginare un’Under 21 senza di lui. Rientra
31
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Del Nero, assente per squalifica contro il Portogallo.
La Serbia è una vecchia conoscenza: gli azzurrini l’hanno
incontrata nelle qualificazioni (4-1 ad Avellino e sconfitta 1-0
a Novi Sad, con l’Italia già ammessa alla fase finale) e infine a
Bochum, dieci giorni fa. Ci sono state scintille, specie in terra
slava, e c’è il precedente fresco del gol annullato a Lazovic,
che proprio domani sera rientra dopo un turno di squalifica.
La paura è quella di assistere a una partita troppo maschia: e
cioè che finisca in rissa. «Non credo che accadrà – conclude
Gentile – gli attriti sono roba passata e qui a Bochum tra le
due formazioni non c’è stata tensione. E poi la Serbia non è
solo una squadra di picchiatori, ha anche una tecnica
eccellente. Comunque neanche noi siamo delle signorine».
Gentile, 50 anni, 71 presenze da giocatore con la maglia
azzurra, è alla sua prima finale come allenatore: «M a in
panchina si soffre di più».
32
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
M ARTEDÌ 8 GIUGNO
Gli azzurrini
campioni d’Europa
Nel ritiro portoghese gli azzurri festeggiano davanti
al televisore il trionfo dei loro fratelli minori nel
campionato europeo under 21. È il quinti titolo
continentale degli azzurrini, grazie a un secco 3-0
alla Serbia. Tutto questo mentre nel ritiro della
nazionale maggiore i mal di pancia cominciano a
esplodere anche nelle conferenze stampa dei
giocatori. A inaugurare la serie è il centrocampista
del Milan, Rino Gattuso, che reclama apertamente un
posto da titolare. Nei prossimi giorni sarà imitato da
altri compagni. Insomma, per un trionfo che arriva
un tonfo che comincia a prendere forma.
33
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
IL CT DELL’UNDER 21 CLAUDIO GENTILE, AL CENTRO, CON LA
COPPA FRA I DIRIGENTI MARINELLI E GRAVINA
34
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
L’Under 21
conquista il quinto titolo
di Maurizio Di Giangiacomo
Un’Italia campione d’Europa c’è già: è l’Under 21, che dopo
aver conquistato la qualificazione alle Olimpiadi di Atene,
stasera ha battuto – non senza soffrire – la Serbia M ontenegro
nella finale del torneo continentale di categoria. In panchina
non c’è Trapattoni ma Claudio Gentile, il bomber non è Bobo
Vieri ma Alberto Gilardino, ma le emozioni che ci hanno fatto
vivere anche ieri sera Bonera e compagni sono quelle da “notti
magiche”. Un successo che non può non essere di buon
auspicio per l’altra avventura azzurra, quella che prenderà il
via fra meno di una settimana a Guimaraes, quella di
Trapattoni e Vieri, di Totti e Nesta, di quell’Italia che invece
un titolo europeo non lo vince dall’ormai lontanissimo 1968.
Il clima, a Bochum, è quello di una vera finale europea: il
traffico blocca centinaia di tifosi e la partita comincia con 15’
di ritardo. Gentile rinuncia allo squalificato Pinzi e schiera a
centrocampo il reggino M esto, protagonista di un recupero
fisico prodigioso. Va peggio a Petrovic, che non può contare
su Delibasic e Jokic (squalificati) e sull’infortunato
Dislienkovic: in mezzo alla difesa giostra M iladinovic, un
centrocampista, ed è lì che Gilardino e C. dovrebbero colpire.
M a in campo, per una mezz’ora, ci sono due squadre che
difendono in dieci e rinunciano a pressare l’avversario. Lo
schema di Gentile, nonostante il prodigarsi da destra a sinistra
di Sculli, resta un 5-4-1. Sostanzialmente non succede nulla,
eccezion fatta per una girata volante del solito Gila.
Poi, però, arriva la doppia svolta della partita, tutta nel giro di
un paio di minuti: il gol di De Rossi su perfetto calcio
d’angolo di Donadel; e l’espulsione per somma di
35
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
ammonizioni di M ijalovic che, con la sua squadra sbilanciata
in avanti subito dopo aver subito il gol azzurro, falcia M esto
al primo ribaltamento di fronte. Il tema tattico dell’incontro
ora è chiaro: Serbia-M ontenegro in dieci ma comunque
costretta a rovesciarsi in avanti alla ricerca del pareggio; Italia
pronta al contropiede. Le palle gol per gli azzurri ci sono,
paradossalmente le sbaglia tutte Gilardino e Gentile va al
riposo con la speranza di non averne sprecate troppe.
In effetti per buona parte della ripresa la Serbia in dieci fa
ballare gli azzurri. M a nel finale la squadra di Gentile riesce a
far valere la superiorità numerica e chiude il conto con i gol di
Bovo (incredibile l’errore del portiere M ilojevic) e Gilardino
(finalmente).
L’Italia è campione d’Europa: per l’ora è l’Under 21 (quinto
titolo dopo quelli del ’92, ’94, ’96 e 2000), adesso tocca alla
maggiore.
Italia-S erbia 3-0
Italia (4-5-1): Amelia 7,5; Bonera 7 (Zaccardo, 50’ st sv),
Barzagli 7, Bovo 6,5, 3 M oretti 6,5; M esto 7,5, De Rossi 7,5,
Palombo 6,5, Donadel 7, (Brighi, 43’ st sv), Sculli 7 (Del
Nero, 29’ st 7); Gilardino 6,5.
A disposizione: Agliardi (p), Zotti (p), Gamberini, Potenza,
Rosina, D’Agostino, Caracciolo.
Allenatore: Gentile.
Reti: 32’ pt De Rossi; 38’ st Bovo, 39’ st Gilardino
36
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Gattuso vuole
un posto da titolare
«Ho 30 presenze in azzurro,
non sono l’ultimo arrivato»
di Antonio Ledà (inviato a Lisbona)
Ringhia davvero Gennaro Gattuso, mastino del M ilan neo
campione d’Italia e della nazionale. Dopo l’allenamento del
mattino è il primo a presentarsi in sala stampa. Ha ancora i
capelli bagnati dalla doccia ma non vede l’ora di togliersi i
sassolini dalle scarpe. E che sassolini! «Ho oltre trenta
presenze in Nazionale – attacca – ma non sono quasi mai
riuscito a partire con la maglia di titolare». Un messaggio
chiarissimo per il Trap che proprio in quel momento stava
entrando nel nuovissimo media center di “casa Italia”. Ringhio
non l’ha visto o, forse, non ci ha fatto caso e ha continuato
spedito con il suo passo da bulldozer.
«In questo mondo l’unica certezza che abbiamo è quella di
morire – ha risposto a un allibito cronista danese che chiedeva
informazioni sulla nazionale azzurra – ma credo che dell’Italia
si sappia quasi tutto». Come dire formazione decisa, almeno
per la partita d’esordio. « È vero che il ct continua a dirci che
non ci sono riserve e titolari – ha continuato – però mi sembra
che alcune scelte siano già state fatte».
Rassegnato alla panchina?
«Io non mi rassegno mai. Continuerò ad allenarmi fino
all’ultimo giorno, poi rispetterò le scelte del mister. Certo, la
mia situazione è particolare: sembro uno appena arrivato in
nazionale».
Il Milan ha dominato il campionato eppure i rossoneri in
maglia azzurra sono pochini. Perché?
37
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
«Questa è un’altra cosa che mi dà fastidio. Sembra che il
M ilan abbia vinto lo scudetto solo grazie ai suoi stranieri. Io
non tolgo nulla al valore di Sheva o di Kaka, però una squadra
vince se c’è un gruppo e il M ilan è anche Gattuso, Pirlo,
Nesta e tutti gli altri».
Insomma, si candida per la maglia da titolare.
«Dico che sono migliorato molto tecnicamente e che in questo
momento sto benissimo. È tutto l’anno che gioco bene credo
di poterlo dimostrare anche in Portogallo».
Invece continua a essere considerato il mastino da
buttare in campo quando c’è da dare una mano alla
difesa. Non riesce proprio a uscire da questo cliché.
«Non mi offendo quando mi chiamano Ringhio. Davanti alla
difesa non si può mica andare per il sottile. Bisogna essere
combattivi e tirare fuori il carattere. Io credo che questo non
mi manchi però ho dimostrato di non avere solo muscoli.
Certe volte, però, mi sembra che contino più le parole che i
fatti. Prendete Pirlo...».
Un altro incompreso? «Di lui si dice che abbia limiti in fase
di copertura. M a l’avete visto quest’anno? Pirlo ha disputato
un campionato a grandissimi livelli e credo che sia una follia
non trovargli un posto. È chiaro che lui ha bisogno di giocare
accanto a un incontrista, ma chi ha detto che la nazionale non
possa adottare il modulo del M ilan? Sono convinto che
Trapattoni, dall’alto della sua lunghissima esperienza, ci stia
pensando».
Modulo Milan con Totti al posto di Kaka?
«Totti non lo scopro certamente io. E’ uno dei giocatori più
importanti d’Europa e in questo torneo può fare la
differenza».
S i parla di un interessamento del Milan, ne sa qualcosa?
«So che mi farebbe un gran piacere, ma Francesco non ha
38
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
bisogno di consigli. Gli dico solo che il M ilan è un grande club
e che nella vita non esistono decisioni definitive».
Come è cambiato il clima dai Mondiali in Giappone a
oggi?
«M i sembra ben diverso. Abbiamo capito gli errori fatti allora
e non li ripeteremo. Abbiamo tutti lo stesso obiettivo e in
fondo anche le voci di mercato che arrivano fino a casa Italia ci
servono da stimolo. Vogliamo questo Europeo anche se siamo
consapevoli che non sarà facile arrivare sino in fondo».
Intanto c’è subito la Danimarca di Tomasson. Che cosa
ne pensa?
«Lo ripeto da tempo. In un campionato così breve è
fondamentale partire bene. Purtroppo non avremo vita facile
perché i danesi formano un bel gruppo e ci tengono a fare bella
figura. Di Tomasson posso dire che è un professionista serio e
che bisognerà tenerlo d’occhio».
Magari con il sostegno di Gattuso in mediana?
«Chissà che non sia proprio così. Io spero sempre di giocare,
perché gli avversari mi piace guardargli negli occhi, non dalla
panchina».
39
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
40
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
M ERCOLEDÌ 9 GIUGNO
La rivolta
delle riserve
La rivolta delle riserve prende campo. Dopo lo sfogo
di Gattuso, ecco quello di Del Piero che reclama più
spazio, pure uno come Massimo Oddo che titolare
non lo sarà mai si mette a far la voce grossa insieme
con Andrea Pirlo (sembrava il solo piccolo sfogo e
invece…). Poi esplode addirittura il dualismo fra
Toldo e Peruzzi per chi è il vero portiere di riserva.
Tutto questo mentre in un’intervista al nostro
giornale il tecnico rossonero Carletto Ancelotti
dispensa un mal riposto ottimismo.
41
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
RINO GATTUSO CON ANTONIO CASSANO E CHRISTIAN VIERI
42
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Il Trap: «Gattuso e gli altri?
Ragazzi vivaci, bisogna capirli»
Il ct azzurro cerca di spegnere le polemiche
di Stefano Edel (inviato a Lisbona)
M a che “rivolta delle riserve”, come titolano i giornali
portoghesi, «io sono un romantico delle rivolte... E allora
datevi da soli la risposta, avete visto l’allenamento di questa
mattina? Vi è sembrata una nazionale in disaccordo o, peggio,
spaccata, la nostra?». Gattuso sarà pure entrato duro, ma il
Trap non si scompone di una virgola. Anzi, tutto sommato
giustifica la “ringhiata” di Gennarino, perché fatta con i modi
e i toni che ci stanno da parte di chi, oggi, non parte titolare.
Il ct si sta ritagliando un altro ruolo, il pompiere. Spegne con
decisione i fuochi che potrebbero attizzarsi da qui al giorno
del debutto nell’Europeo, lunedì 14, in nome dell’unità del
gruppo. Un comandamento sacro, quello del remare tutti
insieme dalla stessa parte, che ognuno dei 23 prescelti deve
rispettare. «Io considero una squadra come la mia famiglia e i
ragazzi come i miei figli. Ho anche dei nipoti, certe volte sono
vivaci, ma mica li caccio di casa per questo, anzi sono molto
importanti e nutro lo stesso affetto per loro».
Il padre di famiglia. Fuor di metafora: « È umano che chi sta
fuori sia scontento, ma l’aspetto che un tecnico deve tenere
ben presente è la compattezza della rosa e posso assicurare
che la temperatura dello spogliatoio è “armoniosa”. Gattuso
ha espresso un’opinione, ne prendo atto, tuttavia la questione
si risolve all’interno del gruppo, con il massimo rispetto per i
compagni. Si potrà cambiare modulo? Non ho forse già
risposto in tal senso martedì, quando ho detto che, arretrando
Totti di una ventina di metri, e con un certo elemento a
43
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
sinistra, senza far nomi (Cassano più che Del Piero, ndr), ci si
avvicina alla fisionomia di gioco del M ilan? Io non sono
rinco... ma oggi, pronti via, per la prima gara non posso
stravolgere tutto».
S top ai milanisti. I milanisti, dunque, si mettano il cuore in
pace. L’Italia anti-Danimarca è fatta, ed è quella provata anche
questa mattina allo stadio del Belenenses. Con lo spirito
giusto, la voglia di far bene, il “progetto” portato avanti in
questi mesi: il 4-2-3-1. Perché bisogna credere nella forza delle
idee, come i ragazzini terribili di Gentile. «Si è vista un’Under
che ha reagito molto bene alla sconfitta iniziale – è l’analisi del
Trap – Il gruppo è rimasto compatto e tutti hanno contribuito
al trionfo finale, anche chi non ha giocato. È un record di
risultati, e questo in passato è sempre stato un segnale anche
per la nazionale maggiore: ora aumentano le nostre
responsabilità».
Chiarito che non ci sarà concorrenza con Gentile per il futuro
della panchina azzurra («Lui mio rivale? L’ho avuto come
giocatore, se mi ritrovassi 30 anni di meno forse sì che lo
sarebbe...»), Trapattoni esclude per ora un Cassano
“olimpico”: «Non so se lo spremerò o meno in questi
Europei, ma è presto per parlarne». Tanto più se il giovanotto
dovesse ritagliarsi in fretta un suo spazio.
«M i prefiggo di essere il massimo ricercatore di tutte le risorse
umane del mio gruppo» ripete sino alla noia il condottiero
azzurro, che al giornale spagnolo El Pais fotografa così la sua
Italia: «Totti avrà totale libertà, gli altri dovranno sottostare a
una disciplina tattica, lui no. Sarebbe come legare le mani a
Picasso». L’avevamo capito bene.
44
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Gattuso? Per me
sarebbe già a casa
di Aldo Agroppi
Prima di tutto i complimenti a Gentile e ai ragazzi dell’Under
21, che hanno stravinto il titolo europeo contro una Serbia che
ha qualcosa da dire per com’è andato l’incontro nel girone, ma
martedì sera no: l’Italia ha stravinto. E poi una bella censura a
Gattuso. M a come si permette di presentarsi davanti ai
giornalisti e dire all’allenatore chi far giocare? Proprio lui, uno
che dovrebbe baciare ogni centimetro di terreno calpestato da
Trapattoni. Gattuso dovrebbe rendersi conto che è un
privilegiato, perché non è certo un fenomeno, ha grande grinta,
grande corsa e poi nient’altro. Insomma, non so quanti altri ct
lo avrebbero convocato. Io al posto del Trap, dopo questa
uscita, gli avrei presentato un bel biglietto aereo di ritorno per
l’Italia.
M a come, in questa Italia sta in panchina gente molto più
importante di Gattuso e nessuno fiata. La convocazione in
nazionale è una cosa che dà lustro a un giocatore, poi tocca
solo all’allenatore fare le scelte, giuste o sbagliate che siano:
quasi sempre non ci dorme la notte prima di farle, è lì per farle
e se sbaglia paga. Il giocatore deve solo accettarle se no si
rompono gli equilibri, si creano tensioni.
Ora sta al Trap risolvere il problema, richiamando il giocatore
davanti al gruppo, facendogli una bella lavata di capo per far
capire che alla prossima, Gattuso o chi vorrà imitarlo, avrà
assicurata una corsa in taxi verso l’aeroporto.
45
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
E poi, caro Trap, capisco che si debba caricare a dovere un
giocatore fondamentale come Totti, ma paragonarlo a Platini è
una bestemmia. Dai, non scherziamo: Totti è uno ottimo
giocatore, Platini era tre ottimi giocatori in uno:
centrocampista, trequartista e attaccante.
46
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Del Piero: non ho nulla
meno di Totti
Anche Alex spara sul Trap:
«Ma non do peso ai suoi giudizi»
di Antonio Ledà (inviato a Lisbona)
Fa sempre più caldo sulla collina Do Restello, il quartiere più
esclusivo di Lisbona con vista sul fiume Tejo e sulla torre di
Belem, il simbolo di una capitale che si prepara a vivere venti
giorni intensissimi. Gli azzurri hanno scelto lo stadio del
Belenenses come sede di allenamento e hanno piazzato le
tende, nel vero senso della parola, in un grande spazio sul
porto. Fa caldo, perché quando non soffia il vento
dell’Atlantico il termometro qui sfiora i 35 gradi.
M a fa ancora più caldo da quando gli azzurri hanno
cominciato a parlare. Qualche segnale di malumore era già
arrivato da Pirlo, poi è scoppiata la “bomba” Gattuso, oggi è
riuscito a perdere la calma anche Del Piero. «Io sono un tipo
orgoglioso – ha risposto ai giornalisti che gli riferivano dei
giudizi del Trap su Totti – e per orgoglio vi dico che non ho
nulla meno di Totti». Parole scandite con attenzione e ripetute
davanti all’esito di un sondaggio sulla popolarità dei calciatori
italiani all’estero (Pinturicchio è ancora il più amato dai tifosi):
«Avrete capito che non do molto peso al giudizio di
Trapattoni – dice – M i fa piacere che i tifosi continuino a
starmi vicino e dico basta ai paragoni. Totti è Totti e io sono
Del Piero».
Per fortuna la conferenza stampa dello juventino si era aperta
all’insegna del volemose bene. «Povero Gattuso – aveva
esordito – io lo capisco. Chi non vuole giocare? Rino ha solo
chiesto di poter fare vedere quello che vale. Una richiesta
47
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
legittima che è stata forse male interpretata e o, forse,
esasperata».
Quella di Pirlo è sembrata una critica vera e propria alle
scelte del Trap.
«No, era solo lo sfogo di chi non vede l’ora di scendere in
campo. Almeno io lo leggo così».
È convinto anche lei che il mister abbia già fatto le sue
scelte?
«Trapattoni ha le idee chiare e su alcune cose non tornerà
indietro. Se poi volete sapere chi sono i titolari non chiedetelo
a me. Io credo che tutti si sentano titolari, che tutti abbiamo
l’orgoglio per ritenersi degni di difendere la maglia azzurra».
Pirlo metteva in dubbio anche il modulo. S e l’Italia
tornasse alle due punte lei come la prenderebbe?
«Con la massima serenità. Per me è assolutamente indifferente
giocare da esterno a sinistra o appena più al centro. Ho
appena detto che mi considero un titolare e sono convinto che
in un campionato duro come quello che andremo ad affrontare
ci sarà spazio per tutti».
Per la prima volta però Del Piero non sarà il faro della
squadra.
«M ica mi offendo. Anzi, non avere più sulle spalle il peso di
essere io il trascinatore può aiutarmi a vivere più serenamente
questa avventura».
Gira voce che abbiate programmato l’ultima amichevole
con i ragazzini di Belenenses per evitare contrasti
pesanti tra riserve e titolari. S olo solo dicerie?
«Assolutamente sì. Il clima nello spogliatoio è tranquillo e mi
pare che la squadra stia partendo con il piede giusto. Tra di
noi giochiamo tutti i giorni e non c’è il minimo problema».
Quanto pesa l’attesa?
«Più passano i giorni più si fa sentire. Però io la notte riesco a
48
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
dormire lo stesso».
Parliamo di mercato. Vieri si allontana dalla Juve e
Trezeguet si riavvicina.
«Per David mi fa piacere. Io ci vado molto d’accordo e mi
auguro che alla fine si convinca a restare in bianconero. Il
valore del giocatore non si discute».
Ha parlato con Capello?
«No, ho staccato il cellulare (ride, ndr). Però è un tecnico che
stimo e sono sicuro che verrà a Torino per vincere. Ed è quello
che voglio fare anch’io».
49
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Il sogno di Carletto:
vincere un Mondiale
da ct degli azzurri
Ancelotti ha fiducia nell’Italia:
«Ha tutti i mezzi per vincere»
di Wainer Magnani (inviato a Parma)
Vecchie e nuove foto alle pareti. Trionfi da calciatore che si
affiancano a successi conquistati da allenatore. Un maxi
schermo, un divano comodo, due fette di salame nostrano e un
buon bicchiere di vino. È questa la stanza-bunker di Carletto
Ancelotti, legame con l’Europeo che sta per iniziare e che fa
da contrasto alla quiete della campagna che lo circonda nel suo
eremo, in collina, vicino a Parma. Un Ancelotti che non si
sottrae ai tanti temi legati all’Europeo, al suo M ilan e al calcio
italiano in genere. Con una confessione: per vincere un
Europeo o un M ondiale sulla panchina dell’Italia darebbe
indietro la Champions rossonera.
In azzurro ci sono solo tre giocatori (Pirlo, Nesta e
Gattuso) del Milan. Pochi.
«Potevano essere di più ma Pancaro e Inzaghi sono
infortunati. A parte questi cinque, gli altri titolari del M ilan
sono stranieri...».
S olo Nesta sembra sicuro del posto da titolare.
«Dipende molto dal modulo. Con tre attaccanti Trapattoni è
costretto a giocare più coperto a centrocampo. Gattuso e Pirlo
sono però giocatori affidabili e hanno disputato un buon
campionato, senza accenni di affaticamento, per cui saranno
utili alla causa».
Insomma, garantisce per tutti e tre.
«Nesta farà un ottimo Europeo. Non ha avuto una stagione
50
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
stressante, perché è rimasto fuori per qualche tempo per
infortunio e ha concluso in crescendo. Pirlo e Gattuso, se
avranno l’opportunità di giocare, faranno bene».
E fra i milanisti delle altre nazionali, chi vede meglio?
«Dipenderà anche dal rendimento delle loro squadre ma
punterei su Tomasson e Rui Costa».
A proposito di Tomasson, sarà il primo incubo della
difesa azzurra. Ha consigli per Nesta e Cannavaro?
«Nesta conosce bene Tomasson, sa che è pericoloso.
Sapranno regolarsi, lui e Cannavaro».
Lei è stato nello staff azzurro ai mondiali Usa e ha
giocato Europei e Mondiali. Cosa passa nella testa di un
giocatore e di un allenatore a ridosso del debutto?
«Il pensiero è legato alla possibilità di iniziare bene, in una
competizione come l’Europeo è essenziale. Trapattoni
cercherà di mettere in campo la miglior formazione, scegliendo
i più in forma».
Darebbe indietro la sua Champions League per vincere,
un giorno, da allenatore della nazionale, un Mondiale o
un Europeo?
«Sì, la baratterei. In queste competizioni rappresenti l’Italia, il
tuo Paese, il massimo».
S i sta parlando tanto di schemi tattici. C’è chi vorrebbe
sostituire il 4-2-3-1 tradizionale del Trap con uno
schema Milan con quattro difensori, tre centrocampisti
(Pirlo, Gattuso e Perrotta), due rifinitori (Totti e
Cassano) dietro a Vieri, con Del Piero in panchina. Cosa
ne pensa?
«M i sono ripromesso di non parlare di formazioni. Lascio a
Trapattoni questo onere, anche perché lui vede gli allenamenti,
conosce il polso della squadra. Certamente la rosa dell’Italia è
di qualità. Il campionato ha offerto poche soluzioni per il
51
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
reparto difensivo mentre a centrocampo e in attacco c’è ampia
possibilità di scelta. Comunque vada l’Italia avrà sempre una
formazione affidabile».
Totti può realmente fare la differenza? E Vieri, dopo una
stagione incolore con l’Inter, troverà le energie
(soprattutto mentali) per tornare quel bomber che le
altre nazioni ci invidiano?
«Sono convinto che Totti sarà l’uomo dell’Europeo, la punta
di diamante della nostra nazionale. Ci sono i presupposti
perché faccia benissimo. È motivato, ha una grande sete di
rivincita. Per Vieri vale lo stesso ragionamento. Per com’è
andata la stagione dell’Inter, questo è un appuntamento che
non vorrà mancare».
Buffon è il titolare ma per il ruolo di dodicesimo c’è
grande competizione tra Toldo e Peruzzi. Non teme che
questa incertezza possa essere nociva?
«Non credo. I problemi esistono se ci sono portieri scarsi ma
non è il caso nostro».
Trapattoni ha l’acqua santa, lei ha un rito scaramantico
particolare?
«Trapattoni si è fatto beccare, ma ogni allenatore ha piccoli
gesti che ripete in modo quasi automatico».
Lei avrebbe portato Gilardino in Portogallo?
«All’Europeo l’Italia è arrivata con determinati giocatori e
Trapattoni ha voluto puntare su di loro. Gilardino è un
giocatore che avrà tanto tempo per giocare in nazionale».
Mercato prima e durante l’Europeo. Uno come Vieri
come fa a concentrarsi?
«Non è facile preparare un Europeo con tante voci di mercato
che girano. È vero che i giocatori sono vaccinati a questo tipo
di situazioni ma non sono sereni al 100%».
S i parla di Pippo Inzaghi come fuoriquota alle
52
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Olimpiadi. S e potesse dare un consiglio al suo giocatore
cosa gli direbbe?
«Gli direi di andare a patto che stia bene fisicamente».
S iamo ai pronostici. Tutti danno favorita l’Italia, a
partire da Platini.
«L’Italia è tra le favorite, come sempre. M a essere tra le
favorite non significa che debba vincere per forza, perché non
è mai semplice. Starei attento alla Francia, poi ci sono
Portogallo, Inghilterra, Germania e Spagna».
L’Italia è tradizionalmente brava a esaltarsi con le
grandi e a impegnarsi meno con quelle che non hanno
blasone. Il fatto di avere un girone facile può essere un
handicap?
«È un ostacolo in più, dato che affrontiamo nazionali che
vantano un’ottima organizzazione come Danimarca e Svezia.
In modo particolare la Danimarca è avversario temibile, perché
ha qualità nel reparto avanzato».
Chi dopo Trapattoni?
«Non penso che molli. A Trapattoni auguro di vincere
l’Europeo e di continuare. È una persona seria».
E lei, durante l’Europeo, cosa farà?
«Starò a casa a guardare le partite in tv. Forse andrò a vedere
qualche incontro».
Le piacerebbe allenare la nazionale? Magari dopo
Trapattoni arriverà Lippi, diciamo fino ai Mondiali 2006
o agli Europei 2008. Poi ci sarà Ancelotti?
«Non so quando ma un giorno allenerò la nazionale. Forse
dopo il 2008, magari mi prenoto per i M ondali del 2010 in
Sudafrica».
E fino al 2010 cosa farà?
«Allenerò il M ilan».
Capello alla Juve le fa un po’ paura? Con le romane in
53
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
disarmo, l’Inter che è l’Inter e già in estate riesce a far
confusione sull’allenatore, sarà lotta a due fra Milan e
Juve?
«Spero solo di ripetere gli 82 punti conquistati quest’anno
con il M ilan, poi se ci sarà chi farà meglio tanto di cappello. In
due anni alla Juve ho conquistato 144 punti e nei due al M ilan
143».
Niente male. In quattro anni 287 punti: quanti scudetti,
in stagioni normali, avrebbe vinto?
«Direi quattro, invece ne ho festeggiato solo uno, però
stupendo».
Chi sarà l’eroe di questi Europei?
«Rino Gattuso».
S e gioca.
«Io dico Rino Gattuso. È un grande».
54
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
GIOVEDÌ 10 GIUGNO
Gli azzurri minacciano
il silenzio stampa
Gli scontenti ci sono, escono allo scoperto tutti i
giorni ma secondo il capitano degli azzurri non è
così. Ed ecco che arriva anche la minaccia del
silenzio stampa. Accade insomma che Gattuso e Pirlo
attaccano il Trap e capitan Cannavaro se ne esce con
l’immancabile «sono storie costruite ad arte». Così,
mentre aleggia la minaccia del silenzio stampa e Totti
– scontento del mercato della Roma – si offre al
Milan, ci si avvicina al debutto in un brutto clima.
55
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
CAPITAN CANNAVARO, A SINISTRA, INSIEME CON NESTA
56
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Il festival degli scontenti
di Stefano Edel (inviato a Lisbona)
M a allora, che fuoco cova sotto la cenere azzurra? Cannavaro
sbotta e avverte i giornalisti, adombrando la minaccia di un
silenzio-stampa, eppure, per ammissione degli stessi giocatori
che, a gruppetti di quattro (o cinque come ieri, visto che il ct
era in silenzio), si presentano a “Casa Azzurri” per le
interviste di rito, «rivalità e dualismi ci sono sempre stati in
nazionale e sempre ci saranno» (parole di Toldo). Il borsino
degli scontenti, insomma, è in rialzo, a tre giorni dall’esordio
europeo.
Peruzzi e Materazzi. Peruzzi è il terzo portiere, ma il ruolo
gli sta stretto. Sin troppo. Il portiere della Lazio ha fatto buon
viso a cattivo gioco, dopo l’uscita verbale seguita al mancato
impiego nel corso dell’ultima amichevole con la Tunisia e la
successiva pace con il ct. Di esperienza ne ha da vendere,
anche se è vero che dal giro azzurro mancava da anni. M a se
Buffon è il titolare indiscusso, e se tanto lui che Toldo
promettono totale appoggio al compagno, il numero uno della
squadra capitolina non ha nessuna intenzione di rassegnarsi a
fare il turista viaggiatore. E qui, dove tutti si considerano in
corsa per una maglia, prima o poi potrebbe riaccendersi la
miccia del ballottaggio sul dodicesimo del Trap: più l’interista,
per gerarchia e meriti acquisiti, o non lui, il grande ripescato?
Quanto a M aterazzi, è consapevole di essere chiuso dalla
coppia di ferro Nesta-Cannavaro, eppure non nasconde
l’ambizione di potersi giocare la carta di una presenza a
questo Europeo. Come? A nostro avviso, solo se uno dei due
centrali si facesse male o incappasse nella squalifica. Chi li
rimuove, due così?
Gattuso-Fiore-Pirlo. È nel settore dei centrocampisti che si
57
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
contano i musi lunghi, e la ragione è facilmente comprensibile:
se il modulo è il 4-2-3-1, i posti a disposizione sono proprio
ridotti all’osso. L’“entrata” di Gattuso sul Trap, al di là della
comprensibile sponsorizzazione del calcio made in M ilan, era
tesa a perorare la causa delle concrete alternative (come le
chiama il tecnico) a Perrotta e Zanetti, due fedelissimi del ct.
Pirlo, che ancora non ha esternato in questi “caldi” giorni
portoghesi, è la soluzione invocata da molti per sganciare
Totti da responsabilità di faro assoluto della manovra, e
chiaramente davanti a lui la soluzione più logica sarebbe di
affiancargli il “mastino” rossonero, proprio come ha fatto, e
continuerà a fare, Ancelotti.
«Non posso stravolgere subito le cose, ma chi ha detto che
l’Italia sarà vincolata solo a uno schema tattico?», ha obiettato
Trapattoni di fronte ai giornalisti. Lasciando intendere che le
quotazioni dei due milanisti sono elevate, ma sempre se le
cose si dovessero mettere male.
Su Fiore come alter ego di Camoranesi l’allenatore scommette
a occhi chiusi: sta bene, dopo i problemi fisici patiti a
Coverciano, e si tratta solo di aspettare l’occasione utile per
gettarlo nella mischia. Anche se il ragazzo giustamente
scalpita.
Del Piero e Cassano. Sarà il grande dubbio che ci
accompagnerà sino alla gara di lunedì con la Danimarca: Trap
vuole Pinturicchio, scontento perché avverte la sfiducia di
gran parte della critica nei suoi confronti, mentre in molti
reclamano lo scugnizzo barese subito in campo.
Cassano invece non parla, e potrebbe restare silenzioso per
tutta la durata del torneo. Del resto, non sarebbe lui se non si
comportasse così.
58
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Cannavaro contro i giornalisti
«Leggo brutte cose»
di Antonio Ledà (inviato a Lisbona)
La “minaccia” incombeva nell’aria già da qualche giorno e oggi
è diventata concreta. In sala stampa era annunciato l’arrivo di
Antonio Cassano, il più estroverso della comitiva azzurra,
invece si è presentato Fabio Cannavaro. Il difensore ha detto
di parlare a nome dei compagni ed è andato subito al sodo:
«Stiamo leggendo cose che non ci sono piaciute. Vi avevamo
chiesto una mano invece sembra che manchi il rispetto per il
nostro lavoro».
Nello spogliatoio azzurro hanno destato malumore le critiche
sollevate ieri da Gattuso e le polemiche, più recenti, di Del
Piero. «Credo che certe affermazioni siano state enfatizzate –
ha spiegato Cannavaro – Noi siamo qui per cercare di
conquistare un traguardo prestigioso e non per avvelenarci la
vita. Nello spogliatoio il clima è ben diverso da quello che
state raccontando e se le cose continueranno così vuol dire che
saremo costretti ad andare per la nostra strada».
Più che una minaccia. E così la parola «silenzio stampa» (un
classico di questi appuntamenti) è stata rispolverata ad
appena quattro giorni dall’inizio del ritiro in Portogallo. «Il
silenzio stampa è una misura estrema – ha precisato il
difensore centrale azzurro – e noi non vorremo arrivare a
tanto. Però non possiamo compromettere il nostro cammino
in un torneo così importante per qualche parola scappata o
male interpretata. Piuttosto rinnovo l’appello agli organi di
informazione: abbiamo bisogno del sostegno e della
comprensione di tutti».
Le parole di Cannavaro sono state riprese da Totti e dagli altri
tre azzurri arrivati dal lussuoso Pestana Palace al centro
59
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
stampa allestito nel quartiere di Belem, a due passi dal campo
di allenamento. Toldo, Di Vaio e Perrotta hanno minimizzato
le polemiche, ma al di là delle intenzioni, il clima a Lisbona
non è più quello dei primi giorni. Lo si capisce dalle facce dei
giocatori, sempre più tirate con l’avvicinarsi del giorno del
debutto, lo si vede nelle dichiarazioni e nelle interviste in tv.
Così se la scelta di Cassano di evitare ogni contatto con gli
organi di informazione poteva essere interpretata come
l’ennesima bizza del più estroverso dei giocatori azzurri oggi
c’è una realtà diversa. Le parole di Gattuso prima, di Del
Piero poi e ora quelle di Cannavaro raccontano di una
nazionale affatto serena.
O forse, come si augura il Trap, caricata al punto giusto per la
gara d’esordio di lunedì contro la Danimarca. Speriamo sia
davvero così.
60
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Se Cannavaro decide
che tutto va bene
di Stefano Tamburini
Titolo di apertura del quotidiano indipendente “l’Eco di casa
Cannavaro”: «Nel ritiro azzurro tutto va bene». E poi ancora,
nelle altre pagine: «Del Piero è pronto a far posto a Cassano»,
«Toldo e Peruzzi: prego, faccia lei il dodicesimo; no ci
mancherebbe, vada avanti lei», «Gattuso: non gioco? Quel che
decide il Trap va sempre bene», «Oddo: Panucci? M eglio lui,
io sogno di fare la riserva».
Come? Nessuno ha mai detto cose del genere? Anzi, in tv
avete sentito le stesse persone dire l’esatto contrario di quello
che il capitano azzurro vorrebbe leggere?
Vi siete sbagliati o forse erano attori che provavano per il
prossimo ciclo di Zelig. Ecco altri titoli dettati da Cannavaro:
«Il gruppo è unito», «quel che scrivono i giornali non ci
piace». Poi il commento: «È mancato il rispetto nei nostri
confronti», un attimo prima della minaccia del silenzio stampa
e di lasciare la parola a Totti.
I l Picasso di Trapattoni ha prima detto che «tra noi (gli
azzurri) c’è un patto di amicizia» e poi ha cominciato a
parlare della Roma, del fatto che senza i cinque, sei acquisti
promessi non sarebbe lui a tradire ma a sentirsi tradito,
aprendo la strada a un nuovo caso.
Niente paura, Cannavaro ha preparato il titolo vero («Totti:
resto a Roma, anche con una squadra di mezze calzette») e ha
provato a dettarlo al compagno, riuscendo solo a far apparire
sul sito internet del giallorosso un «ribadisco la mia ferma
volontà di rimanere alla Roma». Insomma, nel ritiro azzurro
va tutto bene...
61
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
62
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
VENERDÌ 11 GIUGNO
Domani il via, maretta Italia
In casa azzurri la tensione sale. Panucci che replica
alle esternazioni del compagno di squadra Totti a
proposito del mercato della Roma e la cosa
ovviamente non può far piacere al Tram. Sul campo
di allenamento ultimo test per il ct Giovanni
Trapattoni, alle prese con gli ultimi dubbi in vista del
debutto con la Danimarca. Intanto siamo alla vigilia
delle prime partite, quelle del girone A: PortogalloGrecia e Spagna-Russia.
63
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
IL DIFENSORE AZZURRO CHRISTIAN PANUCCI
64
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Portogallo, il giorno della festa
di Stefano Edel (inviato a Lisbona)
Ci siamo, finalmente. La festa del calcio continentale, anzi del
futebol come lo chiamano qui, può avere inizio. Domani si alza
il sipario sul Campionato europeo numero 12, il primo in
Portogallo. Ore 17 (locali, le 18 da noi), stadio Dragao di
Porto: Rui Costa e compagni inaugurano il torneo affrontando
la Grecia, quasi una novizia visto che fra le sedici elette non
rientrava da ben 24 anni, risalendo la sua unica, precedente
partecipazione al 1980. M eno di tre ore dopo (ore 19.45)
toccherà alla Spagna, contro la Russia, teatro della sfida lo
stadio Algarve di Faro-Loulè.
Collina e le regole. C’è subito un po’ d’Italia a fare
passerella, e chi se non il suo arbitro più celebrato, Pierluigi
Collina, 44 anni, avrebbe potuto meglio rappresentarla nel
momento in cui le luci si accenderanno e il mondo intero
punterà lo sguardo su questo Paese bellissimo e malinconico,
la cui forza è in una lettera, la “f”, sacra come Fatima, come il
fado e, appunto, futebol? È considerato da tutti il numero uno
dei fischietti e la sua designazione per la gara d’esordio ha un
preciso, doppio significato per l’Uefa: da una parte, garantire
alla nazionale di casa una direzione di gara solida ed equilibrata
(le scorie del M ondiale nippocoreano sono state pesanti da
smaltire), dall’altra avere a disposizione il miglior interprete di
quella “tolleranza zero” che ci accompagnerà da qui al 4 luglio,
giorno della finale: tradotto in soldoni, niente proteste (parla
solo il capitano, e con le dovute maniere), rischio di rosso
diretto per le entrate fallose da dietro, ammonizione per chi si
toglie la maglietta dopo un gol, mentre invece è tollerata
l’esultanza alla Ravanelli, con la casacca alzata sul viso.
L’Italia e quel 1968. In Europa il nostro ultimo trionfo si
65
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
perde nella notte dei tempi, Roma 1968, quando Riva e
Anastasi abbatterono la Jugoslavia nella ripetizione della
finale per il titolo. Trentasei anni fa, un’eternità. Eravamo
convinti di riprendercelo, quell’alloro, nel 2000 a Rotterdam,
contro la Francia mondiale. L’illusione svanì sul più bello:
beffati da Trezeguet. M a molti di quei ragazzi che, con Zoff in
panchina, arrivarono a un passo dal successo sono qui, oggi,
decisi a prendersi la rivincita. Totti indica di nuovo i galletti
come avversari finali, Panucci sogna una sfida altrettanto
suggestiva con la Spagna, Del Piero scommette sulla sorpresa.
M a nessuno pensa a una Nazionale già a casa dopo la prima
fase, sarebbe peggio che in Corea.
Festa e sicurezza. La “febbre” da evento è doppia in queste
ore, insieme con la festa che contagia tutte e otto le città
coinvolte (dieci gli stadi che ospiteranno le partite, sei
completamente nuovi e quattro «restaurati»): febbre politica,
con il voto per il rinnovo del Parlamento europeo, e febbre
calcistica, con decine di migliaia di tifosi attesi da ogni angolo
del Continente. Se la polizia di Lisbona, ad esempio, si
mostrerà tollerante sugli spinelli, ma non sulle droghe pesanti,
le direttive impartite a livello di ordine pubblico prevedono
che chi sarà trovato ubriaco non potrà accedere agli impianti,
dunque sarà fermato e trattenuto. Eppure la birra si vende a
fiumi, visti anche i prezzi (meno di un euro per una Imperial,
che equivale a una media). La sicurezza, dunque, quasi
un’ossessione: alcune nazionali, Inghilterra e Italia su tutte,
viaggiano sotto scorta, ma l’apparato di protezione è
imponente: basti dire che si sono spesi 50 milioni solo per tale
aspetto.
Le cifre, infine: 4.000 volontari dislocati negli stadi, 500
milioni di euro investiti sull’organizzazione, 770 previsti
come incasso globale. Chi vince si porta a casa 18 milioni di
66
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
euro. Soldi che fanno gola a tanti. Ecco perché non c’è una
sola favorita, ma almeno quattro o cinque. E fra queste, sì,
anche l’Italia.
67
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Il Trap non ha cambiato idea
Ultimo test: Gattuso, Pirlo e Cassano
destinati alla panchina
dall’ inviato Antonio Ledà
Il Trap ha deciso, la piccola comunità italiana che ha affollato
la tribuna dello stadio del Balenenses anche. Così se il ct ha
insistito con il modulo che ha regalato all’Italia la fase finale
(Camoranesi, Del Piero e Totti dietro a Vieri), i tifosi
Christian Vieri nel corso dell’amichevole hanno regalato gli
applausi più convinti a Gattuso e Cassano.
L’amichevole di oggi aveva poco da dire (troppo deboli i
ragazzini del Belenenses) ma a una cosa è servita. Ribadire che
nella testa dell’allenatore azzurro le gerarchie sono ben chiare.
Gattuso, Pirlo e Cassano dovranno rassegnarsi, per ora, a fare
le riserve. Nel primo tempo gli azzurri sono scesi in campo
con la formazione che lunedì debutterà contro la Danimarca.
Hanno cominciato al piccolo trotto poi si sono sciolti
regalando qualche bella giocata e cinque reti una più bella
dell’altra. M attatore della frazione è stato Vieri, autore di tre
gol, ma anche Del Piero e Camoranesi si sono mossi bene
togliendosi il gusto di battere Buffon, prestato ai ragazzini di
casa.
La ripresa si è aperta nel segno di Cassano che ha colpito due
volte e ha servito un paio di assist deliziosi a Corradi. Il
bomber è rimasto all’asciutto e i baby del Belenenses hanno
avuto i loro cinque minuti di gloria con Capulo e Ruben Braga,
bravi a pareggiare i conti con due tiracci da fuori area.
Nel finale l’Italia ha colpito con M aterazzi e ha dilagato con
Fiore, Cassano e Di Vaio. Il fantasista della Roma è stato
protagonista dell’unico momento di apprensione della serata
quando si è accasciato colpito duro a un caviglia. Trapattoni è
68
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
entrato in campo per verificare le sue condizioni ma la paura è
durata poco. Cassano si è rialzato e ha concluso regolarmente
la gara. Alla fine applausi per tutti ma poche indicazioni. Le
condizioni degli azzurri sono sembrate buone anche se il test
ha un valore solo relativo. Del Piero pare in crescita, Totti e
Vieri sembrano non risentire del caldo e della pressione.
Qualche nota stonata è arrivata dal reparto difensivo anche se
il test vero sarà quello di lunedì.
Domani la squadra tornerà ad allenarsi anche se il ct ha deciso
di ridurre il ritmo. Gli azzurri lavoreranno solo la mattina
(caldo permettendo) e poi avranno una serata libera. La prima
da quando sono sbarcati a Lisbona.
69
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Panucci controcorrente:
«Silenzio stampa? Io non ci sto»
di Antonio Ledà (inviato a Lisbona)
Finalmente un azzurro che non si prende troppo sul serio. O
meglio che riesce a dare il giusto valore alla spedizione italiana
in riva all’Atlantico. M auro German Camoranesi ha la faccia
dura da indio ma il sorriso che si apre quanto parla della
famiglia: «I miei arriveranno domenica dall’Argentina, non ne
potevo proprio più. È la cosa che mi manca di più in questi
ultimi giorni di attesa».
È sincero il tornante della nazionale, anche quando parla delle
pressioni della stampa: «Siete dei rompiscatole, stiamo
lavorando per cercare di mantenere la calma e non leggiamo
che polemiche».
Già, le polemiche. Giovedì Fabio Cannavaro aveva parlato a
nome di tutta la squadra ed era arrivato a minacciare il silenzio
stampa. Oggi a “Casa Azzurri” si sono presentati Panucci,
Pirlo, Corradi e Camoranesi. Tutti e quattro hanno affrontato
il problema ma con toni molto più soft. «Le notizie che
leggiamo sui giornali non ci stanno aiutando – ha spiegato
Pirlo – però non c’è un’ipotesi di silenzio stampa. Cannavaro
voleva solo chiedere un po’ più di collaborazione».
Panucci è stato, se possibile, più esplicito: «Il silenzio stampa
non mi piace. Se dovesse essere deciso io mi adeguerò, però
mi sembra un’ipotesi molto remota. Con i compagni abbiamo
parlato delle polemiche di questi giorni ma la cosa è finita li».
Anche Corradi sembra ben contento di poter dire la sua
davanti ai faretti delle telecamere e alla ressa dei giornalisti:
«Veleni? Non ne voglio più sentire parlare. Pensiamo agli
Europei e all’esordio di lunedì con la Danimarca. Dobbiamo
scendere in campo concentrati e non lasciarci distrarre dalle
70
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
voci di mercato o da altre stupidaggini».
Evviva allora la sincerità di Camoranesi: «Vivo questa vigilia
con una curiosità che non si può raccontare. Per me è la prima
volta e me la voglio godere tutta. È un momento che inseguivo
da due anni, da quando ho ottenuto la cittadinanza italiana.
Sapevo sarebbe arrivato».
Il giocatore juventino sembra l’unico a non preoccuparsi delle
scelte del Trap. Forse perché ha capito che nelle gerarchie del
ct ha, in questo momento, qualche punto di vantaggio su
Fiore. «Non credo di aver rubato il posto il posto a nessuno –
si affretta a precisare – e non sono affatto sicuro di giocare.
Sarà una scelta del mister che conosceremo solo lunedì
pomeriggio. Io cerco di farmi trovare pronto e sono sicuro che
questo gruppo disputerà un grande Europeo».
Il pronostico è condiviso da Pirlo, uno che sta sempre bene
attento a quello che dice. «Sarebbe stupido negare che siamo
venuti a Lisbona per arrivare in finale. Abbiamo una squadra
solida con alcune stelle di prima grandezza. Totti, Vieri e Del
Piero sono giocatori che non si possono discutere e le
alternative sono validissime. Dobbiamo puntare alla vittoria».
E la formazione? Il milanista ha ormai scelto la linea della
moderazione: «Il modulo è quello che ci ha portati a Lisbona.
Dite che potrebbe penalizzarmi? Non so. Personalmente mi
sento pronto e credo che avrò la mia chance».
Convinto di poter arrivare lontano anche Panucci: «Non siamo
mai stati così forti. Sappiamo di poter vincere anche se nel
calcio le sorprese sono sempre in agguato». E per fugare sul
nascere le domande sul mercato ecco il colpo a sorpresa: «Io
resto nella Capitale senza porre nessuna condizione. Baldini e
Sensi ci avevano promesso di allestire una formazione
competitiva e non ho motivi per dubitarne. A Roma sto bene
e credo che anche Totti resterà. Non so che accordi ci siano tra
71
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
lui e i vertici ma sarebbe bello ripartire tutti assieme». Parole
freddine invece per Capello e per la Juve: «Il mister mi ha
chiamato dopo aver firmato il nuovo contratto. Gli ho fatto gli
auguri e ci siamo salutati. Io a Torino non ci vado di sicuro, a
Roma ho appena comprato casa e non potrei più vivere in una
città senza sole. E poi, lo ripeto, resto senza porre condizioni.
Solo se fosse la società a chiedermi di andare via prenderei in
considerazione di cambiare città. M a sarei comunque io a
scegliere la nuova maglia».
72
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Troppe esternazioni,
azzurri state zitti
di Aldo Agroppi
Azzurri in silenzio stampa? Direi che a questo punto sarebbe
la scelta migliore. M a la decisione non dovrebbero prenderla i
giocatori, dovrebbe essere la Federazione a imporla: tutti zitti,
alle conferenze stampa si presenta solo Trapattoni. La colpa
non è certo dei giornalisti, che raccontano o mandano in onda
quello che i giocatori dicono. La colpa è dei giocatori che ogni
giorno si presentano e fanno a gara a chi la spara più grossa.
Tutti esternano, anche Totti che invece di concentrarsi
sull’Europeo continua a parlare della Roma. M a che senso ha?
Perché non smettete per venti giorni di pensare alle squadre di
club, agli ingaggi e pensate ad allenarvi senza fare dichiarazioni
polemiche?
A questo punto dovrebbe intervenire pesantemente la
Federazione. Ci vorrebbe uno che si presenta in ritiro, prende
tutti da una parte e fa un discorsino semplice: «Non siete
capaci di andare in conferenza stampa e parlare solo di
nazionale senza far polemiche? Allora basta, da oggi tutti zitti,
parla solo il Trap». Fra l’altro la cosa porta anche bene,
l’unica volta che è stato fatto il silenzio stampa, in Spagna nel
1982, abbiamo vinto il M ondiale...
M a passiamo alle partite vere. Finalmente si possono lasciare
da parte le chiacchiere e cominciare a guardare un po’ di calcio.
Credo che la prima vera grande partita possa essere FranciaInghilterra, frutto di un sorteggio un po’ strano: due grandi
squadre così nello stesso gruppo e per giunta costrette a
misurarsi subito fra di loro. M i sa che alla fine un pareggio
potrebbe andar bene a tutti.
Domani invece c’è il Portogallo, il paese organizzatore che
73
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
dovrà vedersela con la Grecia. Un compito facile facile per una
buona squadra, che avrà anche qualche favore extra ma
potrebbe scontare la pochezza dei suoi attaccanti. Pensate che
gioca ancora Nuño Gomez, uno che lo abbiamo visto alla
Fiorentina e che abbiamo capito quanto (poco) valga.
Le favorite? L’Italia (che ha un girone facilissimo), la Francia,
la Repubblica Ceca. E poi ci sarà, come sempre, una che
nessuno si aspetta. Una volta vinse la Danimarca che era stata
ripescata al posto della Jugoslavia. Non so quale squadra
potrà essere stavolta la sorpresa, ma so che ci sarà.
74
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
SABATO 12 GIUGNO
Portogallo, una vera
tragedia greca
Le partite della giornata inaugurale regalano una
sorpresa shock: il Portogallo, paese organizzatore,
perde contro la Cenerentola greca, la squadra che
alla fine diventerà campione d’Europa battendo di
nuovo i portoghesi nella sfida bis. Nessuno o quasi
ipotizzava alla vigilia un epilogo di questo genere. La
partita inaugurale finisce 2-1 per i greci mentre la
Spagna fa fuori la Russia. Siamo a due giorni dal
debutto azzurro e c’è grande attesa per le sfide di
giornata: Svizzera-Croazia e, soprattutto, FranciaInghilterra.
75
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
IL TEDESCO OTTO REHHAGEL, CT DELLA GRECIA
76
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
L’incredibile
disastro lusitano
di Aldo Agroppi
Il Portogallo è riuscito ad andare oltre ogni aspettativa
negativa. Appena due giorni fa avevo scritto che avrebbe
avuto un compito facile contro la Grecia ma che avrebbe
potuto scontare la pochezza dei suoi attaccanti. La squadra di
Scolari è riuscita addirittura a mettere in scena una vera e
propria tragedia greca. Abbiamo visto scendere in campo un
Portogallo disarmante, una squadra allo sfascio, con Rui Costa
irriconoscibile, Figo che va a corrente alternata. A parziale
scusante c’è senza dubbio l’emozione dell’esordio che in
passato ha fregato anche altre squadre dei paesi organizzatori.
Alla fine, un bravo allenatore come Rehhagel è riuscito a
indovinare tutto con la sua Grecia e ad uscire da trionfatore.
La Spagna invece ha vinto di misura ma ha meritato alla grande
il successo contro la Russia. Però gli iberici non mi hanno
convinto e la cosa più sorprendente è la condizione di Raul,
giocatore simbolo in progressiva decadenza da mesi, da
quando cioè la moglie lo ha lasciato per stare con un altro. Si
vede che l’uomo ha sofferto e il giocatore ne ha risentito,
pagando per questa situazione e facendo pagare tutto ciò
anche alla squadra che comunque alla fine ha vinto e può
pensare serenamente alla seconda sfida.
E domani tocca finalmente all’Italia. Inutile nasconderci, siamo
favoriti per la vittoria finale e dunque anche per questa sfida
d’esordio contro la Danimarca, una squadra da non prendere
sotto gamba anche se siamo nettamente superiori.
Per ora gli azzurri hanno parlato molto, adesso è arrivato il
momento dei fatti. Con una certezza: senza vittoria sarà una
bufera di polemiche. Ci sono quelli che spingono per Pirlo,
77
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
per Cassano, che avrebbero voluto Gilardino... Il più a rischio
è Del Piero: se non giocherà bene rischierà di uscire a secondo
tempo iniziato per far posto a Cassano. E se poi il ragazzino
dovesse rendere per come tutti si aspettano, Del Piero
finirebbe in panchina con tante altre polemiche. Il campione si
vede soprattutto in queste situazioni: la classe di Del Piero
non si discute, la vera incognita è la condizione. Insomma, per
l’Italia sarà una partita importante, per Del Piero una specie
di esame di laurea.
78
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
SECONDA PARTE
Il girone degli incubi
79
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
80
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
DOM ENICA 13 GIUGNO
Magico Zidane,
l’Italia ci crede
È la vigilia del debutto azzurro e c’è già un calciatore
che spicca sugli altri. È Zinedine Zidane che a tempo
scaduto risolleva la Francia con una doppietta che
permette il sorpasso su un’Inghilterra che sta già
pregustando il trionfo. Nell’altra sfida solo 0-0 e una
noia mortale fra Svizzera e Croazia. Gli azzurri
sognano la partenza sprint contro la Danimarca.
Nell’altra sfida del girone si affrontano Svezia e
Bulgaria.
81
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
FRANCESCO TOTTI, DI SPALLE, CON IL CT GIOVANNI TRAPATTONI
82
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Gli azzurri vogliono
la partenza sprint
Contro la Danimarca
il Trap punta su Totti, Vieri e Del Piero
di Antonio Ledà (inviato a Guimaraes)
Ci siamo, è il giorno dell’Italia. Domani sera allo stadio
Alfonso Enrique di Guimaraes, 350 chilometri a nord di
Lisbona, la nazionale azzurra farà il suo esordio nella fase
finale del campionato d’Europa. Sarà una gara difficile contro
una squadra, la Danimarca, che gioca un calcio lento ma
atletico e che ha il vantaggio di conoscerci bene. È la
Danimarca di Helveg e Laursen, di Jorgensen e Tomasson.
Gente da prendere con le pinze ma che non può spaventare la
banda di Giovanni Trapattoni. M ai come questa volta gli
azzurri, abituati a partire tra le critiche, arrivano al debutto
con cucito addosso il ruolo di grandi favoriti.
I giocatori ci sono (e che giocatori!) l’ambiente è buono, la
squadra ha una fisionomia costruita in anni di paziente lavoro.
C’è poi, aspetto affatto trascurabile, una gran voglia di
rivincita dopo la figuraccia rimediata due anni fa ai mondiali
nippo-coreani. Le premesse insomma ci sono tutte anche se,
come ha ricordato il ct, sarà il campo, da oggi, a dover
confermare o ribaltare i valori.
L’Italia si presenta all’appuntamento con la Danimarca dopo
un ritiro lunghissimo, condito da qualche polemica, ma che è
servito per stabilire gerarchie e consolidare il gruppo.
Trapattoni parte con lo schema che gli ha consentito di
raggiungere il Portogallo e che nelle ultime amichevoli ha
funzionato benissimo. È lo “schema Real” con Vieri al centro
dell’attacco, Totti alle sue spalle, Del Piero e Camoranesi
83
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
esterni. Perrotta e Zanetti faranno da filtro a centrocampo
davanti a quattro difensori: Panucci, Nesta, Cannavaro e
Zambrotta. È una formazione che miscela estro e potenza.
Che non rinuncia alle invenzioni di fuoriclasse del calibro di
Totti e Del Piero ma che starà attenta a non sbilanciarsi.
Sull’altro fronte Olsen sogna di ripetere l’impresa della Grecia
(che ha battuto nella gara d’esordio il Portogallo) ma intanto
manda in campo una squadra assai prudente. Davanti a
Sorensen saranno schierati quattro difensori, Helveg, Laursen,
Henriksen e Niclas Jensen, tre centrocampisti più due tornanti
(Raidal e Jorgensen). È uno schema che prevede il marcamento
a uomo su Totti, l’azzurro che i danesi temono di più, con la
squadra tenuta molto corta ma pronta a colpire di rimessa.
Vieri e compagni dovranno giocare come sanno, senza lasciarsi
prendere dall’ansia di sbloccare subito il risultato, ma anche
con la consapevolezza di non poter sbagliare. L’Europeo è un
appuntamento troppo atteso e per molti sarà l’ultima
occasione di salvare una stagione avara. Gli azzurrini
dell’Under hanno dimostrato che l’impresa è possibile.
Bisogna incrociare le dita e provare a imitarli.
84
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Il Trap ha deciso:
non si cambia niente
Camoranesi e Del Piero sulle fasce,
Totti a sostegno di Vieri
di Sandro Lulli (inviato a Guimaraes)
«Aqui nasceu Portugal», si legge appena entri in città. Qui –
appunto a Guimaraes – è nato il Portogallo, poco meno di
mille anni fa. E qui, stasera, deve nascere l’Italia europea del
Trap; forte, rigogliosa, sicura di sé. L’ago della bilancia di
solito si sposta con il colpo di genio.
Sì, la giocata, la prodezza, l’intuizione che serve per
disorientare chi è ormai sicuro di averti preso le misure. Però
l’opera potrà essere completata solo se ci sarà l’impalcatura
tattica a prova d’urto. E attenzione: il ct M orten Olsen è uno
che mastica calcio. Trapattoni lo sa e non è un caso che oggi
per mezz’ora abbia voluto lo stadio Afonso Henriques vuoto.
Proprio per provare le contromisure da adottare nel caso in
cui la nazionale s’imbattesse in un quadro tattico ostico.
Lo schema. L’Italia non varierà i suoi schemi mentre i danesi
pensano di avere studiato le trappole giuste. Trapattoni si
affiderà al collaudato 4-2-3-1, con Nesta e Cannavaro centrali
dinanzi a Buffon, Panucci e Zambrotta ai lati, poi Perrotta e
Zanetti faticatori; Camoranesi, Totti e Del Piero dietro a
Bobone Vieri.
Pericolo. È chiaro che Camoranesi sarà quello a cui il Trap
chiederà maggiore sacrificio, sulla destra dove Panucci dovrà
dare il giusto supporto. È anche chiaro che dalla parte
opposta Zambrotta, con quella sua adattabilità alle più
svariate soluzioni tattiche, potrà incidere non poco nella
prestazione di Del Piero, al quale, se risparmia arretramenti,
85
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
ne guadagna tutta la squadra sul piano della creazione di gioco.
E Totti? Sarà guardato a vista, forse da Henriksen. M a se il
Trap pensa di aprire varchi nella retroguardia danese tenendo
basso il romanista, può mandare in tilt la catena del gioco
offensivo. Capello ha tracciato una strada sicura.
Nesta super. Ci vorrà anche un super Nesta, in questo
debutto importante dal quale attingere fiducia e col quale
allontanare le polemiche che, dopo il pessimo M ondiale,
avvelenerebbero l’ambiente. Nesta conosce bene Tomasson e
conosce l’abilità del compagno milanista nell’avventarsi sui
palloni giusti al momento giusto. Duello fondamentale.
Incertezza. Il ct Olsen forse rinuncerà al 4-3-3 a favore o di
un 4-5-1, con Tomasson alla Vieri, Rommedhal attaccante di
destra, l’udinese Jorgensen a sinistra, entrambi capaci di
supportare i faticatori Poulsen e Claus Jensen. Il Trap potrà
giocarsi le carte Cassano, Gattuso e Pirlo; Olsen punta forte
su Sand, uno che vede la porta. E per fortuna che non c’è
Gronkjaer.
86
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
LUNEDÌ 14 GIUGNO
Italia spenta,
un pareggino al debutto
Non comincia bene l’Europeo. Un’Italia spenta
rimedia un punto che pare oro contro la Danimarca.
Sarà la partita dello scandalo dello sputo di
Francesco Totti al danese Poulsen, ma questo lo
scopriremo più avanti. Nell’altra sfida del girone la
Svezia spaventa gli azzurri con cinque gol alla
Bulgaria.
87
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
LO SGUARDO NON TROPPO SODDISFATTO DI ALESSANDRO DEL
PIERO
88
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Due occasioni,
il pari è d’oro
Contro la Danimarca finisce 0-0
di Antonio Ledà (inviato a Guimaraes)
Ahi ahi. Chi aveva immaginato un Europeo tutto in discesa
deve cominciare a ricredersi. L’Italia ha sudato, e non solo nel
senso letterale del termine, per portare a casa un pareggio che
alla vigilia nessuno avrebbe sottoscritto. E in più in serata la
Svezia, nostra prossima avversaria, ha schiantato la Bulgaria.
La gara d’esordio è stata tutta in salita, con gli azzurri in
difficoltà e una Danimarca che ha fatto vedere di essere
formazione veloce e ben messa in campo. I danesi si sono
subito impossessati del pallino del gioco e non lo hanno più
ceduto. È vero che anche gli azzurri hanno avuto un paio di
occasioni per sbloccare il risultato, ma sarebbe stato un furto.
Il pareggio non compromette il cammino verso la finale di
Lisbona e forse può essere utile per riportare il gruppo con i
piedi per terra. In fondo c’è un precedente che può
tranquillizzare il Trap. Il 14 giugno di 22 anni fa gli azzurri
esordirono nel mondiale spagnolo con uno striminzito 0-0
contro la Polonia. Ricordiamo tutti come finì.
L’Italia è scesa in campo nervosa ed è apparsa subito in
difficoltà contro una formazione ben sistemata e in splendida
condizione. Rommedahl a destra e Jorgensen a sinistra hanno
interpretato da maestri il ruolo di esterni rafforzando il
centrocampo quando gli azzurri entravano in possesso di
palla, tenendosi larghi e pericolosissimi nelle azioni di attacco.
Sono stati loro a far saltare i piani del Trap. Zambrotta si è
dovuto rassegnare a giocare sulla linea dei difensori e anche
Camoranesi è dovuto rientrare per dare una mano a Perrotta e
89
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Zanetti.
Perso il controllo del centrocampo gli azzurri hanno smarrito
la possibilità di costruire azioni manovrate. Del Piero si è
spremuto all’inseguimento di Helveg e Totti e Vieri hanno
avuto pochissimi palloni. Per fortuna dietro la squadra ha
tenuto con Nesta e Cannavaro che hanno sbagliato pochissimo
e Panucci che ha fatto argine alle incursioni di Jensen.
Nonostante tutto i danesi hanno costruito almeno tre o
quattro palle gol e dalla curva dei tifosi azzurri sono arrivato i
primi cori «Gattuto-Gattuso».
Il Trap non si è lasciato convincere e la ripresa è cominciata
così come si era concluso il primo tempo. L’Italia ha
continuato a soffrire con i rossi padroni del centrocampo e
rapidi nel sostenere le punte con inserimenti da dietro. Trap
deve essere stato tentato dall’idea di rafforzare il centrocampo
ma il caldo gli ha complicato la vita costringendolo a tre cambi
che non hanno modificato il 4-2-3-1 iniziale: Gattuso per
Zanetti (stremato), Cassano per Del Piero e Fiore per
Zambrotta. L’Italia è sembrata più pimpante, ha creato un
paio di occasioni ma alla fine deve ringraziare San Buffon. E
allora accontentiamoci di un punto.
Danimarca-Italia 0-0
Danimarca (4-4-1-1): Sorensen 7; Helveg 7, Jensen N. 6,5,
Henriksen 6, Laursen 6,5; Jensen D. 6, Poulsen 6,5 (31’ st,
Piske), Rommedahl 6,5, Jorgensen 6 (27’ st, Perez sv);
Tomasson 7; Sand 5 (24’ st Jensen C. sv).
A disposizione: 16 Skov-Jensen (p), 22 Andersen (p), 2
Bogelund, 13 Kroldrup, 12 Kahlenberg, 21 M adsen, 23
Lovenkrands.
Allenatore: Olsen.
Italia (4-2-3-1): Buffon 6,5; Panucci 6, Cannavaro 6,5, Nesta
90
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
7, Zambrotta 6; Perrotta 5,5, Zanetti 5,5 (12’ st Gattuso sv);
Camoranesi 4 (22’ st Fiore sv), Totti 6,5, Del Piero 5,5 (18’
st Cassano sv); Vieri 6.
A disposizione: 12 Toldo (p), 22 Peruzzi (p), 3 Oddo, 6
Ferrari, 15 Favalli, 23 M aterazzi, 21 Pirlo, 11 Corradi, 17 Di
Vaio.
Allenatore: Trapattoni.
Arbitro: Gonzales (Spagna)
Ammoniti: Tomasson al 29’ pt, Helveg al 22’ st; Cannavaro
al 16’ st, Cassano al 25’ st, Gattuso al 36’ st, Totti al 48’ st.
91
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Niente paura,
la prima è un’insidia
di Aldo Agroppi
Italia deludente ma non sono sorpreso. La partita d’esordio
non è mai facile per nessuno e anche in questo Europeo si
sono viste situazioni simili e anche peggiori: il Portogallo ha
perso e i giocatori hanno detto di aver patito la pressione della
vigilia; Francia e Inghilterra, pur regalando emozioni nel finale,
non hanno certo brillato.
Insomma, nessuna squadra di prima fascia è al massimo e
anche dall’Italia non potevamo aspettarci una prestazione di
primo livello. E poi sono mancati alcuni singoli di primo piano
come Vieri (inesistente) e Totti (a corrente alternata).
Io comunque non mi preoccuperei troppo, perché la
Danimarca è la squadra più forte – dopo di noi – nel girone e
in questo momento ha una condizione atletica ottima, gioca a
memoria. Avete visto come hanno reso Laursen ed Helveg,
due che nel nostro campionato non hanno certo brillato? È che
nel loro ambiente hanno saputo dare il meglio.
Alla fine il pareggio va benissimo, perché è vero che potevamo
vincere ma anche loro hanno avuto le occasioni per far gol.
Insomma, un punticino che ci permette di guardare avanti.
Nulla è compromesso e possiamo tranquillamente progredire
nelle prossime partite.
Trapattoni naturalmente sa cosa deve fare, come dare
tranquillità alla squadra. Non credo che ci possano essere
bocciature eccellenti, perché è vero che ha sostituito Del Piero
e Zanetti con Cassano e Gattuso ma anche i sostituti non
hanno brillato, non ci siamo trovati di fronte a un divario di
rendimento fra presunti titolari e riserve emergenti.
L’unico che secondo me rischia il posto è Camoranesi, uno
92
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
che con quel look lì con me non sarebbe neanche entrato in
campo. A parte che io uno scarto degli argentini non lo avrei
mai convocato, primo perché è una sconfessione del nostro
vivaio, poi perché in quel ruolo Zambrotta e Fiore possono
fare molto meglio. Io ho giocato 11 anni al Torino, ai torinisti
voglio un mare di bene e loro lo vogliono a me ma non per
questo ho smesso di essere di Piombino. Camoranesi non può
diventare italiano per decreto e poi è sinceramente scarso.
93
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Trapattoni:
«Pareggio salutare»
Il ct: queste partite possono
farci raggiungere il giusto spirito
di Sandro Lulli (inviato a Guimaraes)
Uno schiaffo. Lo chiama proprio così il primo tempo insipido
e tremebondo degli azzurri. «Sì, uno schiaffo che ci ha fatto
bene. Perché avete notato che nel secondo tempo si è vista
proprio un’altra partita?».
Un collega inglese: «Che cosa ha detto ai suoi giocatori
nell’intervallo?». Il Trap ha la battuta in serbo: «M assì, lo
posso anche dire, questi sono segreti di Pulcinella anche se tu
non sai chi è Pulcinella. Ai miei giocatori ho detto che
dovevano rimanere più corti, perché non potevamo continuare
ad attaccare con i lanci lunghi. Eppoi ai miei attaccanti ho
suggerito di stare più vicini, altrimenti non avrebbero mai
avuto possibilità di andare in gol».
Trapattoni, sinceramente, è deluso da questo debutto?
«Sono deluso per il pareggio perché avrei voluto vincere anche
se la Danimarca non meritava certo di perdere».
Ma a che cosa attribuisce il pessimo primo tempo?
«Lo attribuisco innanzitutto a una condizione che forse non è
ottimale, ma anche al caldo che pure c’era pure per la
Danimarca che però avendo una condizione migliore della
nostra lo ha accusato meno».
E così nella ripresa loro sono calati...
«Sì, la Danimarca aveva speso tanto nei primi 45’ e ha
rallentato la sua azione, la temperatura è scesa di almeno tre
gradi passando da 34 a 31 e questo ci ha permesso di
disputare una frazione buona. Contro la Svezia dovremo
94
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
ripartire dalla nostra ripresa».
Magari anche con qualche cambio. Perché non ha visto
che alcuni elementi erano sulle gambe?
«Sono d’accordo. Qualche variazione la opererò. M agari una
in partenza, poi altre due strada facendo. Oggi mi sarebbe
servito anche il quarto cambio...».
Totti marcato a uomo da Poulsen, come si aspettava. Ma
il romanista non avrebbe potuto cercare di sottrarsi alla
marcatura in qualche altra maniera?
«Il problema era generale. Tutti erano in difficoltà per cui non
ho motivo di dare la colpa a questo o quello. Ne ho visti tanti
azzurri in difficoltà. Prepariamoci a soffrire anche con Svezia
e Bulgaria, altre squadre da non sottovalutare anche se
giocheremo in ore più fresche e questo ci servirà anche se
dovremo lavorare in questi giorni per migliorare».
Però l’inserimento di Gattuso ha dato subito tono.
«Non c’è dubbio, sapevo che Gattuso stava bene e lo ha
dimostrato...».
Parlava di alcuni giocatori sottotono.
«Non solo Totti, anche Del Piero, Vieri, Camoranesi. M a
almeno altri cinque elementi non sono riusciti a emergere».
Parliamo di Cassano e del suo inserimento nella ripresa.
«Ho giocato a calcio per tanti anni. Potevo scendere in campo
in qualsiasi momento ed entravo in partita. Cassano invece
non è ancora abituato per queste situazioni. È giovane ha
trovato una partita complessa».
E allora cosa succede?
«Parlerò chiaro a tutti e ripartiremo».
95
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Totti, Picasso stanco
con le vesciche
di Stefano Edel (inviato a Guimaraes)
Totti come Picasso? Caro Trap, lasciamo perdere i paragoni
azzardati, e non scomodiamo i geni dell’arte. Il “valore
aggiunto” dell’Italia, per dirla con le parole del ct, non si vede,
anzi si scolora nel catino bollente dello stadio di Guimaraes,
dove iniziamo l’Europeo con uno 0 a 0 decisamente poco
onorevole. Problemi di scarpe per il talento romano, ma la
giustificazione dei ferri del mestiere poco... ferri nella
circostanza regge fino a un certo punto.
S ponsor e vesciche. La prestazione del campione tanto
sbandierato alla vigilia è decisamente di quelle sotto tono,
inquinata alla fine da un’ammonizione che potrebbe pesare
molto nel corso della manifestazione. D’accordo il caldo – 32
gradi all’inizio, addirittura 34 al riposo – ma Francesco fa
subito capire di non essere nella giornata ideale: stenta a
trovare la posizione, anzi per la verità in avvio di gara si
colloca appena un po’ dietro a Vieri e a Del Piero, con il
compito – così vorrebbe l’allenatore – di inventare a beneficio
dei due. M a le idee latitano. Dopo 12’ il primo “lampo” (se ne
conteranno quattro nell’arco dei 90’): punizione da 25 metri
deviata da Sorensen in angolo. Se non altro, la porta l’aveva
inquadrata. M orten Olsen, come previsto, gli mette alle
costole un “mastino” del centrocampo, Christian Poulsen, e
lui soffre.
M a ancor più gli creano fastidio gli scarpini, tant’è che dopo
29’ er Pupone si avvicina alla panchina e chiede un paio di
calzature diverse. E meno male che la Nike, lo sponsor con cui
ha firmato un sontuoso contratto da 500.000 euro all’anno per
cinque anni, proprio su di lui e su Figo ha investito a livello
96
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
d’immagine per pubblicizzare il suo ultimo prodotto, le “Top
90”. Qualcosina si era intuito alla vigilia, quando il romanista
si era fermato nel corso dell’allenamento toccandosi i piedi,
ma le vesciche (e il caldo) lo tormentano più di quanto si
immagini.
«S tai più indietro». C’è un pregevole colpo di tacco secondo “lampo” – a beneficio di Camoranesi, al 36’, poi
arriva l’ordine del Trap dalla panchina: «Francesco, arretra!
Dieci-quindici metri». L’intento è quello di tirarlo fuori dalla
tenaglia azionata da Poulsen e Daniel Jensen, efficace quanto
basta per togliere spazio all’elemento più creativo della nostra
squadra. Totti esegue, si porta quasi a ridosso di Nesta e
Cannavaro, prende il pallone e lancia, ma la precisione gli fa
difetto. Non è giornata, appunto. Eppure il campione c’è,
dagli l’occasione giusta e ti può far gol. L’urlo resta strozzato
in gola, al 44’: prima su Del Piero, poi proprio su di lui, che si
era liberato benissimo sul palo di sinistra, Sorensen ribatte alla
grande.
Meglio da regista, ma… La ripresa si apre con il quarto (e,
ahimè, ultimo) colpo da manuale: 8’, lancio magistrale in
profondità per Zambrotta, che in area spreca, calciando sul
fondo, una palla d’oro. La partita del (presunto) genio azzurro
finisce praticamente qui. Neppure l’ingresso di Cassano al
posto di Del Piero ispira qualcosa di nuovo, a rinverdire certi
duetti da manuale in chiave romanista. Francesco si sposta a
sinistra, il giovanotto barese va a destra. M a Totti deve
arretrare, così chiede il ct e così impone anche il canovaccio
tattico della gara, perché i danesi ci danno dentro e soffocano
l’estro, lì in mezzo. Due punizioni prima del 90’, una a girare
ma con il portiere ben piazzato e l’altra da dimenticare (la
sfera sorvola la traversa di un bel po’) sono tutto ciò che il
numero 10 può mettere sul piatto. Sino al cartellino giallo,
97
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
rimediato proprio nell’ultimo dei tre minuti di recupero
concessi dall’arbitro M ejuto Gonzàlez per uno stupido fallo
sul capitano dei danesi, Henriksen, a gamba alzata, entrando
duro sullo stinco dell’avversario.
No, Francesco, meglio lasciar stare Picasso. E sperare in un
riscatto, scarpe permettendo, con la Svezia.
98
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
M ARTEDÌ 15 GIUGNO
Il day after azzurro:
cambi in arrivo
Il pari con la Danimarca ha lasciato non pochi
strascichi: il ct Giovanni Trapattoni medita qualche
cambio ma non l’inserimento dell’invocatissimo
Andrea Pirlo. Gattuso se la prende con qualche
compagno non troppo incisivo e all’estero al solito
prendono in giro il nostro modo di giocare
rinunciatario e ironizzano sul tridente messo in
campo dal Trap: tridente azzurro, sì quello difensivo.
Nelle partite di giornata, quelle del girone D,
Germania e Olanda chiudono sull’1-1 mentre la
Repubblica Ceca supera la Lettonia per 2-1.
99
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
LA GRINTA DI RINO GATTUSO, IN CAMPO E FUORI
100
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Il Trap annuncia novità
ma non pensa a Pirlo
di Sandro Lulli (inviato a Lisbona)
Hanno parlato a lungo, ieri mattina, dopo la scena muta della
sera prima con una Danimarca che non credeva ai propri
occhi. Perché era un’Italia senza luce, senza profondità. Senza
peso specifico. Il Trap ha confessato tutti: «M a che
succede?». I giocatori: «Siamo mortificati». Poi gli azzurri si
sono riuniti: «Qualcuno ha fatto il fighetto, non deve più
succedere», è stato sentenziato. M essaggio diretto soprattutto
a Totti, che ha capito: vesciche ai piedi, una ferita all’orgoglio.
Consoliamoci: dopo avvii stentati l’Italia ha sempre scritto
pagine memorabili. Nel frattempo, dopo le treccine, le code, le
rasature, i calzini di cartavetrata e le scarpe che stringono i
piedi e prosciugano la fantasia, il caldo che avvolge solo i
nostri mentre gli altri è come se giocassero con il
condizionatore incorporato, siamo in attesa di vedere un po’
di calcio; con la preoccupazione di non vederlo, oppure di
vederlo quando sarà tardi. Intanto sono alle viste due cambi:
sicuro quello di Gattuso per Zanetti, traballa Camoranesi.
Trapattoni, ce la vuole dare una speranza che contro la
S vezia non andremo incontro a un primo tempo come
quello con i danesi?
«La speranza ce l’ho, perché questa Italia è in grado di vincere
le prossime sfide...».
Quindi che cosa dovrà succedere?
«Che dovremo giocare come sappiamo. Gli azzurri li ho visti
avviliti, addirittura mortificati. Però la partita dovranno farla
loro sia a livello collettivo sia soggettivo».
Quali sono le condizioni a cui ancorare la svolta?
«Innanzitutto, con la Svezia giocheremo un’ora e mezzo dopo
101
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
e ci sarà meno caldo. E poi ritengo che contro la Danimarca la
squadra non sia entrata in sintonia con questa
manifestazione».
Quindi...
«Quindi rispetto dei ruoli, rispetto delle posizioni in campo.
Non più lunghi e larghi, ma corti e stretti. Amici cari l’Italia è
sempre stata così, sono stati i grandi campioni delle varie
epoche a togliere le castagne dal fuoco».
Non ha avuto l’impressione che i danesi fossero più
attaccati alla maglia?
«Non sono d’accordo. Fosse così non avremmo disputato
quel buon secondo tempo. Una ripresa che ha anche
dimostrato che non è vero che abbiamo una condizione atletica
imperfetta».
Ma non è stato proprio lei a parlare di condizione non
ottimale, nel dopopartita riferendosi a tre, quattro
giocatori.
«No, no. Io ho solo detto che il caldo era stato accusato
moltissimo prosciugando la bocca, rendendo affannosa la
respirazione».
Ma contro la S vezia ripartirà dalla squadra del primo o
del secondo tempo?
«Non farò stravolgimenti, sia chiaro. Ci sarà un inserimento
(Gattuso per Zanetti, ndr) al massimo due. Dovremo ripartire
con la squadra del primo tempo ma con la mentalità del
secondo. Perché l’Italia ha una sua fisionomia e non saranno
due o tre giocatori a cambiare volto. O si gioca tutti al
massimo oppure diventa un problema. Inoltre chi sa suonare il
violino non deve passare al contrabbasso».
Chiaro il riferimento a Totti. Però c’è un pericolo: che
adesso Totti venga sempre marcato in maniera così
asfissiante.
102
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
«È vero, però Totti innanzitutto può giocare meglio, eppoi
non è detto che i prossimi marcatori siano bravi come
Poulsen. La verità è che se cresciamo tutti cresce anche
Totti».
Ma a Pirlo non pensa per niente?
«In questo momento no. Nel M ilan si è ritagliato una
posizione che non avrebbe qui. Ci sono giocatori come
Gattuso, Zanetti e Perrotta che hanno maggiori attitudini a
entrare negli schemi».
S vezia da temere. Eppure l’Italia dovrà attaccare, se
vuole vincere.
«M a se credono che si resti col sedere scoperto sbagliano. Noi
non faremo come la Bulgaria che ha prestato il fianco alle
scorribande di Ibrahimovic e Larsson».
103
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Sbagliare ci sta,
insistere proprio no
di Aldo Agroppi
Telefonate, gente per strada che mi ferma e mi chiede: «Aldo,
ma cosa ti è successo, perché non hai sparato a zero sulla
Nazionale?». La risposta è semplice: aspetto venerdì, dopo la
sfida con la Svezia. Se andrà male allora mi scatenerò, oggi non
me la sento perché non è il caso di fare processi dopo la prima
partita, tradizionalmente difficile per le grandi.
E poi l’Italia non ha una gran tradizione con le sfide inaugurali.
Nell’82 vincemmo il titolo mondiale ma facemmo tre pari
piuttosto insipidi nel girone eliminatorio, nel ’94 perdemmo la
prima e arrivammo in finale. La forza reale dell’Italia non è
quella vista con la Danimarca e venerdì deve per forza venir
fuori, perché i nostri giocatori sono fermi da un mese, hanno
fatto solo allenamenti e amichevoli ma per trovare la vera
condizioni servono le partite. Contro la Danimarca, oltre alla
tensione, c’era anche un po’ di ruggine.
È vero, sono sempre pronto a criticare, ma stavolta sono fra
quelli che frenano. Ho letto bocciature ingenerose e ingiuste.
Vedrete, il Trapattoni cambierà quello che c’è da cambiare:
uscirà senz’altro Camoranesi, poi ha una gran voglia di
mettere Gattuso e Pirlo, anche se su quest’ultimo sta
frenando.
E poi ha anche il dubbio Del Piero. M a il Trap non può far
grandi rivoluzioni. E poi anche la Svezia non è così forte, ha
giocato con una Bulgaria da dopolavoro. A rigor di logica
l’Italia era ed è in grado di vincere tutte e tre le partite del
girone, una l’ha ciccata, un altro pareggio sarebbe drammatico.
Però a quel punto mi scatenerei.
104
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Gattuso: «Chi non ci crede
torni pure a casa»
di Antonio Ledà (inviato a Lisbona)
Le scarpette sbagliate, il caldo, l’emozione del debutto. Il
giorno dopo il deludente pareggio con la Danimarca in casa
Italia si cercano attenuanti. Comincia il Trap, difendendo il
suo modulo, continuano gli azzurri, ancora certi di poter
disputare un grande Europeo. L’unico ad andare
controcorrente è, per l’ennesima volta, Gennaro Gattuso. Il
mediano non teme di dire le cose come stanno e lo fa con la
stessa grazia di un elefante in un negozio di cristalleria.
Il primo tabù ad andare in frantumi è quello dell’infallibilità
del ct. Gattuso non accusa apertamente Trapattoni ma lo
lavora ai fianchi con bordate pesantissime. «Stiamo dando
troppa importanza all’allenatore – ha detto testualmente – In
campo andiamo noi e tocca a noi decidere come gestire la
partita».
Un modo spiccio per spostare il peso (ma anche gli eventuali
onori) dalla spedizione in Portogallo dalla panchina ai
giocatori. E per chi non avesse capito il messaggio, ecco
un’altra frase che la dice lunga su come sta cambiando il clima
nello spogliatoio: «Siamo rimasti sorpresi dall’atteggiamento
tattico della Damimarca e abbiamo faticato ad adeguarci, ora
dobbiamo cercare di non ripetere l’errore con la Svezia per
non vanificare due anni di lavoro. Tocca a noi giocatori trovare
le contromisure».
Gattuso si candida dunque a leader e chiama a raccolta chi non
ci sta a uscire al primo turno perché «sarebbe una vergogna».
Fino a lunedì l’Italia era una fra le candidate alla
vittoria, oggi si parla già di spareggio. Che cosa è
cambiato?
105
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
«Purtroppo abbiamo fatto una partitaccia. Abbiamo
cominciato male e non siamo mai riusciti a imporre il nostro
gioco. La Danimarca ci ha messo in difficoltà con Tomasson
nel ruolo di mezza punta e con due esterni che sono stati
bravissimi sia in fase di attacco sia in copertura. Noi ci siamo
trovati in inferiorità numerica a centrocampo e abbiamo
sprecato un mare di energie senza raccogliere nulla».
I limiti della squadra si sono visti subito. Non era
possibile correggerli?
«Dalla tribuna si fa presto a parlare, in campo è un’altra cosa.
Ci siamo accorti che eravamo in difficoltà ma poi si è aggiunto
il caldo, la tensione e il valore degli avversari. Tutte cose che
hanno avuto il loro peso».
Possibile che l’Italia sia condannata a partire male? Non
vi è venuto il dubbio di aver sbagliato la preparazione?
«Assolutamente no. Lunedì non ci hanno tradito le gambe e
nemmeno il carattere. Se non avessimo avuto una buona
condizioni fisica avremo perso 5-0 come la Bulgaria. Ci siamo
salvati proprio perché stiamo bene fisicamente».
A chi dà le colpe della brutta figura di lunedì?
«All’80 per cento a noi giocatori. Siamo noi che scendiamo in
campo e che dobbiamo capire quando attaccare e come
difenderci. Il mister in questi casi può far poco. Con la
Danimarca abbiamo corso a vuoto per la quasi tutta la partita
recuperando pochissimi palloni. È chiaro che se il
centrocampo non funziona le punte non ricevono palloni e la
difesa va sotto pressione».
Ora c’è la S vezia. Che cosa cambia?
«Cambia che è già una partita decisiva. M a io dico che non
dobbiamo aver paura. O meglio se due giorni fa dicevamo di
sentirci pronti a lottare per la vittoria finale e oggi temiamo la
Svezia è meglio fare subito le valigie e tornarcene a casa».
106
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Pessimista?
«Affatto. Con la Danimarca c’è andata di lusso ma nelle
prossime gare dovremo dimostrare di essere una squadra vera.
Ieri ne abbiamo parlato a lungo nello spogliatoio e credo che
riusciremo a reagire».
107
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Tedeschi e spagnoli
se la ridono:
«Italia, tridente... difensivo»
di Maurizio Di Giangiacomo
Il giorno dello scivolone dell’Italia è tradizionalmente quello
più atteso dalla stampa europea. In prima fila, come sempre,
tedeschi e spagnoli: i primi per la storica rivalità (con
l’aggravante Trapattoni); gli iberici per la differente
concezione del calcio, catenacciari (e spesso vincenti) noi,
offensivisti (e spesso a casa anzitempo) loro. «0-0 - M amma
M ia (in italiano, ndr). Falsa partenza per il Trap», titola la
B.Z. di Berlino, secondo la quale «il trio delle meraviglie di
Trapattoni si è addormentato».
Riesumando le espressioni usate da Trapattoni nel suo
tedesco “maccheronico” in occasione della storica conferenza
stampa ai tempi del Bayern, anche la Bild va all’attacco degli
azzurri. «Italien kommt nicht auf Trap» (L’Italia non comincia
a trottare), titola il quotidiano popolare tedesco, sottolineando
che le mega-star del Trap hanno giocato come bottiglie vuote,
Flasche leer, proprio l’immagine che il ct azzurro aveva usato
per criticare i suoi giocatori a M onaco.
Come abbiamo già sottolineato, gli spagnoli più che con il
Trap (comunque messo in croce) se la prendono con il
concetto italiano di calcio. «Nell’Italia ha funzionato il
tridente... difensivo. Anche se giocano insieme Del Piero,
Totti e Vieri non cambia nulla, perché l’Italia continua a
giocare nello stesso modo, ovvero male, e Trapattoni non
cambia e non cambierà anche se stampa e tifosi lo chiedono
gridando», scrive il quotidiano sportivo As. Gli fa eco El Pais,
secondo il quale le stelle dell’attacco italiano sono costrette a
giocare «l’arido calcio che predicano allenatori come
108
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Trapattoni».
Non è da meno M arca, che se la prende con il centrocampo
azzurro «una corazzata Potemkin incapace di servire il
tridente d’attacco. L’Italia ha interpretato il consueto ruolo:
difendere bene, farsi dominare in attesa della prima occasione
per risolvere la partita, vincendo uno o mezzo a zero». Il
quotidiano sportivo iberico, in ogni caso, “spara” anche su
Totti: la sua entrata su Henriksen sarebbe «il simbolo di tutta
l’impotenza azzurra. Totti, imbrigliato in un sistema
ultradifensivo, ha perso le staffe perché, stanco d’inseguire i
danesi, non è riuscito a esibire le sue qualità, nemmeno in un
calcio piazzato finito altissimo».
Gli spagnoli sanno, però, che l’Italia è ancora capace di tutto.
«Nel M ondiale ’82 l’Italia pareggiò tutte le partite della prima
fase e alla fine si laureò squadra campione del M ondo»,
ricorda ancora As.
Più soft il commento al mezzo passo falso azzurro della
stampa francese. L’Équipe titola in prima pagina «Italia,
piano piano», nella nostra lingua, osservando che «le belle
promesse e le parole italiane sono state soffocate dal caldo e
dal pressing danese». Un pochino più piccante Le Figarò,
secondo il quale «La Danimarca ha raffreddato l’Italia.
Incapaci di prendere in mano la partita, spesso sopraffatti
dalla freschezza danese, gli italiani dovranno riprendersi
contro la Svezia e la Bulgaria, se vogliono mettere fine a due
decenni di carestia».
Sarà l’amicizia fra Berlusconi e Putin, fatto sta che gli unici
commenti lusinghieri per gli azzurri arrivano dalla Russia.
Secondo il Kommersant, quello fra Danimarca e Italia è stato il
miglior incontro fin qui disputato in Portogallo (!). L’inviato
del quotidiano russo scrive che Trapattoni dispone di
«attaccanti straordinari, da Francesco Totti ad Alessandro Del
109
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Piero a Christian Vieri». Che il porto dia alla testa anche a chi
è abituato alla vodka?
110
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
M ERCOLEDÌ 16 GIUGNO
Lo sputo di Totti,
un colpo da ko
È il giorno peggiore per la spedizione azzurra. Una
ripresa tv mostra chiaramente come Francesco Totti,
reagendo all’ennesima provocazione del danese
Christian Poulsen, abbia sputato addosso
all’avversario. È l’inizio della fine, un colpo da ko
per la serenità del gruppo azzurro già minata da
polemiche nate durante la fase di avvicinamento a
questo Europeo. Nelle partite di giornata, le prime del
secondo giro di sfide, riscatto del Portogallo (2-0)
contro la Russia che saluta in anticipo e pareggio (11) fra Spagna e Grecia.
111
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
LO SPUTO DI FRANCESCO TOTTI A CHRISTIAN PULSEN
112
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Il romanista
mette nei guai gli azzurri
Sputo a un avversario: incastrato dalla tv
di Antonio Ledà (inviato a Lisbona)
Doveva essere il Picasso dell’Italia, rischia di diventarne lo
scarabocchio. Francesco Totti, l’uomo che doveva regalarci
l’Europeo rischia di tornare a casa prima ancora della sfida con
la Svezia. Una televisione danese ha mandato in onda già
martedì un filmato nel quale si vede l’azzurro inseguire e
sputare a un avversario. Un gesto antisportivo che Totti
rischia di pagare carissimo. Nel pomeriggio la federazione
danese ha consegnato il filmato all’Uefa chiedendo sanzioni.
La commissione disciplinare si riunirà domani mattina in un
albergo di Lisbona e poi emetterà la sua sentenza. La
commissione disciplinare ha già chiesto spiegazioni al numero
10 azzurro e domani, dopo averlo sentito, emetterà la
sentenza. Poulsen è già stato ascoltato oggi.
Per Totti – che si scuserà col danese, sottolineando di essere
stato provocato e spiegando che l’avversario non ha
protestato – gli Europei potrebbero essersi conclusi in
anticipo. Le immagini sono impietose. Si vede un contatto fra
l’attaccante e il centrocampista danese Christian Poulsen e la
brutta reazione dell’azzurro che insegue l’avversario, lo
affianca e lo centra in pieno viso con uno sputo. Poulsen resta
stupito poi riprende a giocare perché l’arbitro è troppo
lontano per aver visto qualcosa.
Neppure dalle tribune si è notato qualcosa. Il fattaccio sarebbe
passato inosservato se un sito web danese non avesse messo
in rete tre fotogrammi che in un attimo hanno fatto il giro del
mondo. La bomba è esplosa nel ritiro azzurro nel primo
113
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
pomeriggio. All’inizio si è pensato a uno scherzo, poi a un
fotomontaggio, poi a una forzatura. Con il passare delle ore,
però, la vicenda si è delineata in tutta la sua gravità. E quando
gli azzurri stavano per scendere in campo per l’allenamento
pomeridiano è arrivata la temuta conferma: la Federazione
danese ha girato le immagini all’Uefa chiedendo l’apertura
ufficiale di un’inchiesta.
La delegazione italiana è stata invitata a presentare le
controdeduzioni entro la mezzanotte di oggi mentre Totti ha
ottenuto di essere sentito domani mattina alle 10, appena
prima che venga emessa la sentenza. L’azzurro sarà assistito
dall’avvocato Giulia Bongiorno, uno dei legali di Giulio
Andreotti, e dal capo dell’ufficio legale della Figc, M ario
Gallavotti, arrivati a Lisbona con un aereo privato. Anche la
Roma sosterrà il suo capitano con un esperto.
Le speranze di evitare la squalifica sono scarsissime. Nel clan
italiano si ipotizza uno stop di tre giornate considerata
l’importanza della manifestazione e i ripetuti inviti dell’Uefa
al rispetto delle regole. M a potrebbero anche essere di più. La
disciplinare, presieduta dallo spagnolo Vilaseca, dovrà tenere
in considerazione la volontarietà del gesto, l’affidabilità del
filmato e le eventuali provocazioni. Tutti elementi sui quali le
riprese tv lasciano pochissimi margini di dubbio.
L’avventura europea di Totti sembra dunque arrivata al
capolinea con i 90 minuti giocati a Guimaraes. Lui, la stella
più attesa del torneo, ha cercato di non far vedere la delusione
presentandosi regolarmente all’allenamento pomeridiano.
Il Trap gli ha consegnato la pettorina gialla delle riserve ma lo
ha seguito con un affetto e una attenzione particolare. Il suo
Picasso, l’uomo sul quale aveva costruito la squadra, sarà
disponibile, se tutto andrà bene per la finale. Riuscirà l’Italia
ad arrivare così lontano? E se invece fosse proprio questa la
114
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
scossa che tutti invocavano per rilanciare le quotazioni
azzurre?
115
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Se la testa serve
solo per il cappello
di Aldo Agroppi
Un vecchio saggio del calcio come Vujadin Boskov mi diceva
sempre: «Caro Aldo, testa di calciatore buona solo per portare
cappello». È vero, ci sono giocatori laureati, tantissimi sono
intelligenti e preparati, ma in questo caso il detto di Boskov
calza a pennello.
Totti non ha attenuanti, le immagini televisive sono chiare e a
questo punto una squalifica è sacrosanta, anzi doverosa
perché lo sputo è quanto di più spregevole, offensivo possa
esserci. E poi, non scordiamoci che Totti, come simbolo del
calcio, ha anche qualche dovere in più, dovrebbe dare
l’esempio.
Io ho giocato per tanti anni e ne ho viste di tutti i colori: ne ho
date e prese sui campi di calcio, ho sentito volare offese figlie
del nervosismo del momento ma non ho mai visto una
schifezza del genere.
La Federazione (ma esiste ancora?), dovrebbe intervenire
pesantemente, con una multa consistente e, se necessario,
rimandando il giocatore a casa. Se l’Italia dovesse andare
avanti senza di lui che senso avrebbe farlo rientrare per
un’eventuale finale. E poi sarebbe anche diseducativo. No, qui
ci vuole una severa lezione. È vero che ognuno ha
l’intelligenza che merita, però forse perfino Totti potrebbe
arrivare a capire.
116
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
GIOVEDÌ 17 GIUGNO
La squalifica
alla vigilia
della Svezia
Tre giornate di squalifica per Francesco Totti: è
andata pure bene, la gravità del gesto avrebbe
meritato una sanzione ben più pesante. La sentenza
arriva alla vigilia della sfida con la Svezia che, dopo
il pareggio al debutto con la Danimarca, diventa
quasi decisivo. Nelle partite del giorno l’Inghilterra
affonda la Svizzera (3-0) e la Croazia (2-2) mette i
brividi alla Francia di Zidane.
117
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
FRANCESCO TOTTI ATTORNIATO DAI GIORNALISTI
118
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Totti se la cava con tre giornate
Domani gli azzurri in campo
contro la Svezia
di Antonio Ledà (inviato a Oporto)
La pinacoteca azzurra perde il suo quadro più bello.
Francesco Totti, l’uomo sul quale Trapattoni aveva costruito
la squadra, salterà Italia-Svezia di oggi, Italia-Bulgaria e gli
eventuali quarti degli Europei. La disciplinare dell’Uefa l’ha
riconosciuto colpevole di comportamento antisportivo per lo
sputo sul volto del danese Poulser e gli ha inflitto tre turni di
squalifica. L’attaccante ha accolto la sentenza con un misto di
rassegnazione e amarezza. Ha chiesto scusa ma ha anche
capito che per lui la vetrina europea si è chiusa oggi al termine
di una mattinata impossibile da dimenticare. C’è, è vero, la
speranza di un ricorso, ma ormai il Picasso è macchiato.
Il capitano della Roma è arrivato prestissimo all’hotel
M eridien di Lisbona, dove si è riunita la commissione
disciplinare della Uefa. È sembrato infastidito dai flash dei
fotografi e ha subito chiesto la parola, prima ancora di sentire
le accuse e visionare il filmato inviato all’Uefa dalla
Federazione danese.
Ai giudici e, più in generale ai suoi tifosi, ha chiesto scusa,
sottolineando che il «vero Francesco Totti non è quello che si
è visto lunedì a Guimaraes. Sentivo addosso il peso delle
aspettative – ha detto – M i era stato affidato il ruolo di leader
e ho vissuto troppo intensamente la partita. Spero che sarà
tenuto conto di quello che faccio fuori dal campo».
Il pentimento, l’attenuante della provocazione e il fatto che lo
sputo non abbia colpito Poulsen hanno convinto i giudici a
non accettare in toto le richieste dell’accusa che aveva chiesto
quattro turni di squalifica.
119
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Giornata pesante. La giornata dell’attaccante è cominciata
prestissimo. Alle 9 il pulmino della Figc si è fermato davanti
al quartier generale dell’Uefa a Lisbona. Totti si è fatto
accompagnare da Francesco Ghirelli, direttore generale della
Federcalcio, dal capo ufficio stampa Antonello Valentini, dagli
avvocati M ario Gallavotti e Giulia Bongiorno (arrivati con un
volo speciale da Roma) e dal preparatore personale Vito Scala.
Ha superato a fatica il cordone dei giornalisti e si è infilato in
un saletta al primo piano dell’hotel. Per oltre due ore ha
risposto alle domande dei giudici cercando di convincerli della
propria innocenza e della scarsa attendibilità di un filmato
«del quale ero assolutamente all’oscuro». La parola è poi
passata alla difesa che, come hanno spiegato gli avvocati
Gallavoti e Bongiorno (la stessa di Andreotti), ha fatto leva su
tre argomenti: il pentimento con il riconoscimento dell’errore,
lo sputo che è partito da Totti ma non ha raggiunto il volto di
Poulsen, e infine il tema giudicato più forte: lo scopo del
video-trappola.
«Video trappola». Quel video, 90 minuti di riprese
personalizzate, sarebbe stato un tranello. «In questo modo –
ha spiegato l’avvocato Bongiorno – qualunque squadra da
domani farà riprese mirate su un avversario. E in 90’ una
gomitata o un qualsiasi atteggiamento antisportivo è probabile
che venga fuori». Poulsen, sempre secondo i due legali, «ha
provocato Totti fin dall’inizio e della gara» e anche questo
aspetto avrebbe convinto la disciplinare a ridimensionare le
richieste dell’accusa. «Siamo parzialmente soddisfatti – hanno
dichiarato gli avvocati dell’azzurro – anche se adesso
studieremo le motivazioni della sentenza (consegnate nella
tarda serata) e poi decideremo che fare.
«Non so». M entre gli avvocati finivano di parlare, Totti è
ricomparso nella hall dell’albergo e si è avviato a passi decisi
120
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
verso l’uscita. È riuscito anche a sorridere e mormorare un
«non so» riferito alla gravità della sentenza. Forse si aspettava
di più, forse, in cuor suo c’è ancora la speranza di una finale
europea.
121
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Totti stressato?
Mica lavora in fabbrica
di Aldo Agroppi
Tre giornate a Totti? I giudici sono stati fin troppo generosi e
per conto mio oggi il giocatore sarebbe già su un aereo per
l’Italia. Basta! Uno così, che ci ha ridicolizzati di fronte al
mondo, non merita clemenza. E mi sembra anche che i
commenti sui giornali e in tv siano stati generalmente di aperta
condanna, con la solita eccezione dei tifosi sfegatati della
Roma, che parlano di giustificazioni per l’eccessiva pressione
che c’è sul giocatore.
M a quale pressione? La pressione ce l’ha mio genero che ogni
mattina si sveglia alle cinque per andare a lavorare alle
acciaierie, mica uno come Totti che è miliardario, idolatrato,
coccolato, enfatizzato. Dai, non scherziamo... l’amore dei
tifosi sta andando oltre la ragione, il civile senso di
responsabilità.
Io uno così non lo giustifico assolutamente. Totti dovrebbe
stare a meditare e per la Nazionale non è detto che sia un
danno, la storia del calcio è piena di esempi in cui la migliore
formazione è quella obbligata. Anch’io, quando facevo
l’allenatore, spesso mi sono trovato a disposizione gli uomini
quasi contati per squalifiche e infortuni e sono venute fuori
grandi partite, anche perché chi gioca al posto di un altro trova
motivazioni straordinarie.
Guardate la Fiorentina. Per lo spareggio con il Perugia ha
perso per infortunio il suo bomber Riganò, Vryzas era in
nazionale (e tutti a far polemica sul contratto troppo
permissivista) e ha giocato da prima punta Fantini che prima
punta non è: ha fatto una grande partita e ha segnato il gol che
vale mezza serie A. Chissà che non vada così anche con
122
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
l’Italia, magari entra Pirlo che Trapattoni non voleva far
giocare ed emerge una grande squadra. Certo, il Trap – che già
sconta il fatto di avere alle spalle una Federazione debole,
inesistente, con un presidente che è da tempo una minestra
riscaldata e che se ne sarebbe dovuto andare dopo la Corea –
ora potrebbe avere un grande alibi.
Quanto a Totti, non ci sono giustificazioni: fosse mio figlio mi
sentirei un genitore bocciato, uno che non sa insegnare le
regole della vita.
123
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Uno sputo
pagato a caro prezzo
di Stefano Edel (inviato a Oporto)
Il danno è enorme, di immagine e (tanto, ma proprio tanto) di
soldi. Lo sputo di Francesco Totti a Christian Poulsen resterà
uno fra i più “cari” nella storia del calcio italiano, e non solo
per le tre giornate di squalifica inflitte dall’Uefa al numero 10
azzurro. Spese ingenti (e impreviste) per preparare, in fretta e
furia, la difesa del giocatore, ma soprattutto ricadute
pesantissime per gli sponsor che hanno fatto sostanziosi
investimenti sulla Nazionale italiana.
Parcella super. La Figc ha allestito in poche ore una vera
task force per volare da Roma a Lisbona e studiare un “piano
di battaglia” teso a limitare i danni. Accanto a M ario
Gallavotti, il responsabile dell’Ufficio legale di via Allegri, il
presidente federale Franco Carraro ha voluto l’avvocato Giulia
Bongiorno, palermitana di nascita ma romana di adozione,
salita alla ribalta delle cronache giudiziarie per essere riuscita a
far ottenere la doppia assoluzione di Giulio Andreotti ai
processi per associazione mafiosa e concorso nel delitto
Pecorelli. Non solo: è il difensore di Sergio Cragnotti
nell’inchiesta sul crack Cirio, e proprio ieri ha centrato un
altro risultato importante, la concessione degli arresti
domiciliari, dopo quattro mesi di carcere, al proprio assistito.
La parcella si aggirerebbe sui 50.000 euro, denaro che si
poteva decisamente spendere in altro modo. Sull’aereo privato
che ha portato in Portogallo mercoledì sera Carraro, Abete, il
direttore generale Francesco Ghirelli, e con loro Antonello
Valentini, responsabile della comunicazione, c’erano anche i
due, che hanno soggiornato, a spese della Figc, al “Pestana
Palace”.
124
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Insomma, tra uno scherzo e l’altro, la difesa di Totti sarebbe
costata intorno ai 100.000 euro.
S ponsor furibondi. M a il vero “salasso” la Federazione lo
subirà quando ci saranno da fare i conti con i munifici partner
che sostengono l’azzurro Italia. Sinora sono stati tirati fuori
43 milioni di euro (per le griffe su scarpe, calzettoni, maglie,
accessori ma anche per gli spot pubblicitari nel corso delle
partite). Il contraccolpo, secondo alcuni pubblicitari ed esperti
di comunicazione, è già forte, al punto che si parla di perdite
fra i 30 e i 35 milioni di euro. Se gli indici di ascolto della
Nazionale dovessero calare, tranquilli che le aziende non
staranno ferme, allertando i propri avvocati. Insomma, una
“grana” in più per Carraro.
125
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Trapattoni prova
a cambiare l’Italia
Con la Svezia Pirlo al posto di Totti,
dentro anche Gattuso
di Sandro Lulli (inviato a Oporto)
Da queste parti dicono: «Coimbra canta, Braga prega, Lisbona
fa sfoggio di sé e Oporto lavora». Ecco, si ricomincia nella
città giusta. Rimbocchiamoci le maniche, con la
consapevolezza che sarà difficile vedere di peggio, in questa
notte dove l’Italia dovrà riaccendere la luce dopo l’inaspettato
black-out con la Danimarca.
Con alle spalle una tattica sbagliata, una squadra involuta e
persino uno sputo neppure andato a segno, Trapattoni si
rimbocca nuovamente le maniche, in questa Oporto che
chiamano la M ilano portoghese, dove lui cresciuto
nell’hinterland meneghino dovrebbe trovarsi a proprio agio,
con la speranza che alla fine punti sugli uomini giusti.
Perché è vero, come dice il ct, che sono i giocatori a «togliere
le castagne dal fuoco», ma è anche vero che almeno quelli più
utili lui deve essere in grado di sceglierli. Ci giochiamo tutto,
stasera, compresa la reputazione. Totti doveva oscurare
Zidane, ma tutt’al più – visto che gli hanno fatto girare una
sorta di Grande Fratello a sua insaputa (con una telecamera
danese sempre fissa su di lui) – si è messo in concorrenza con
un tamarro da reality. Questo è ciò che resta del suo Europeo
racchiuso nello sputo di un pareggio sofferto. Sinceramente il
ragazzo avrebbe meritato altro.
Però, adesso che il Trap non avrà più il suo «Picasso», ci
aspettiamo un’Italia con meno genio ma più concretezza. Con
meno ambizioni di stupire e maggiori possibilità di
126
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
fronteggiare una Svezia che, come ci dice Gigi Riva, è ritenuta
più completa della Danimarca.
Senza Totti via libera al tenebroso Andrea Pirlo, 25 anni, testa
da trentenne: da stasera sarà lui, che parla poco e pensa tanto,
a prendere in mano le chiavi del centrocampo. Lui a dettare i
tempi e Gattuso (per Zanetti) a correre: un altro lavoratore nel
giorno giusto.
Che strano: il M ilan dello scudetto sinora era rappresentato
soltanto da Nesta. Trapattoni per la prima volta non ha
annunciato lo schieramento: deciderà solo domani mattina, ma
nella ricostruzione del centrocampo possibile anche la
soluzione di Fiore per Camoranesi, perché Pirlo assicura
copertura. M a resta viva anche un’altra ipotesi: dentro
Favalli, avanzamento di Zambrotta per Camoranesi.
Riassumendo forse difesa immutata con Panucci, Nesta,
Cannavaro e Zambrotta, poi Gattuso, Perrotta e Fiore a
centrocampo con Pirlo leggermente più avanzato. Davanti
Vieri, più defilato Del Piero. E nella sua ombra Cassano.
Sì, una squadra più coperta e più da contropiede, capace di
non farsi infilare da Larsson e Ibrahimovic. Su, riaccendiamo la
luce.
127
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
128
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
VENERDÌ 18 GIUGNO
Un altro pari,
siamo nei guai
L’Italia non va oltre il pareggio contro la Svezia (11) e, complice la vittoria della Danimarca contro la
Bulgaria, si complica terribilmente la strada per il
passaggio del turno. Il gol del pari fa conoscere per
la prima volta Zlatan Ibrahimovic, protagonista di
un’acrobazia ai danni del futuro compagno di
squadra (alla Juve) Gigi Buffon. Con questi risultati e
con quelli della prima giornata, nell’ultima sfida
Danimarca e Svezia possono permettersi di
pareggiare 2-2 e passare a braccetto
indipendentemente dal risultato dell’Italia. Insomma,
è l’inizio della fine. Totti, dopo i tentativi di ridurre il
danno per lo sputo a Poulsen, si arrende e rinuncia il
ricorso mentre da ogni angolo del pianeta calcistico
arrivano parole di condanna. Una figuraccia
planetaria.
129
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
IL GOL DEL VANTAGGIO AZZURRO SEGNATO DA ANTONIO
CASSANO
130
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Italia a due facce,
punto quasi inutile
di Sandro Lulli (inviato a Oporto)
La strada della qualificazione si complica proprio nella sera
del riscatto, in quella dove si ritrova l’Italia che piace. Quella
che aspettavamo: niente a che vedere con l’altra che fece
inorridire con la Danimarca. Però agli azzurri non basta la
prodezza di Cassano nel primo tempo perché gli scandinavi
scippano una vittoria praticamente acquisita, con quella girata
in area di Ibrahimovic, con Buffon uscito male (dopo che
aveva già salvato il risultato su Jonson), che adesso peserà sul
cammino degli azzurri. Polemiche, sputi. Ora però
anche una cattiva stella.
Novità. Al di là dell’1-1 è stata un’altra musica. Anche se
pesa come un macigno il calo degli ultimi 15’ serviti alla
Svezia per riagguantare un pareggio immeritato. Con Totti in
tribuna seduto accanto a Ilary Blasi, Trapattoni ha ritoccato il
motore. In cantina il 4-2-3-1. Avanti il 4-4-2 che in fase
offensiva diventa un arrembante 4-3-3 con Del Piero largo a
sinistra e Vieri e la novità Cassano lesti negli inserimenti.
Scontate le altre due variazioni: a Pirlo la regia, Gattuso a
mordere sulla fascia mediana. Fuori Zanetti e Camoranesi.
Assalto. E si è vista subito un’Italia frizzante a trazione
anteriore, con un tridente di qualità. E con un centrocampo
aggressivo che pure correva il rischio di soffrire l’inferiorità
numerica. Comunque l’approccio è subito buono: baricentro
alto, vitalità sulle fasce perché Panucci e Zambrotta salgono,
mentre da dietro Pirlo la mette dove vuole.
Occasioni. Bastava vedere le facce degli azzurri durante
l’inno per capire che sarebbe stata tutta un’altra partita dopo
l’accrocco con la Danimarca. Già al 3’ Isaksson s’oppone con
131
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
i piedi a Vieri, poi lo svedese si supera sulle conclusioni in
rapida sequenza si Perrotta e Vieri. E ancora Vieri lo grazia
perché incorna male una palla dipinta dalla destra di Cassano.
Tiro al bersaglio: ecco cos’è il primo tempo degli azzurri.
L’acuto. E con la Svezia alle corde, pressata centralmente e
aggirata sulle fasce si è avuta netta la sensazione che ormai la
rete non poteva tardare anche se Bobone Vieri ha fatto
imprecare ancora (32’) perché sa solo lui come ha fatto a non
schiacciare l’invito di Zambrotta. M a eccolo l’acuto, l’urlo
liberatorio. Avanza Panucci e rimette al millimetro, Cassano
va incontro alla palla, s’abbassa e gira di testa nell’angolo più
lontano da Isaksson. Esplode lo stadio per la nazionale
ritrovata, e applaude anche Totti la giocata del “gemello”.
I duelli. Il gioco di Pirlo ha permesso alla squadra di decollare
sugli esterni. A sinistra un fenomenale Zambrotta ha aperto
squarci sulla fiancata della Svezia. M a pesava anche la bravura
di Perrotta nei confronti di Wilhelmsson. E che intelligenza
tattica Del Piero che sapeva defilarsi al momento giusto
portandosi dietro Nilsson così da preparare la pista per
Zambrotta. M entre Pirlo surclassava l’altro regista Linderoh,
Gattuso pressava Svensson (peccato l’ammonizione al 38’
che farà scattare la squalifica) e Panucci prendeva sul tempo
sia Ljungber che Edman rimettendo palloni d’oro che tenevano
sempre in apprensione. Certo che l’Italia avrebbe potuto
raddoppiare ancora con Cassano servito ancora da Panucci, un
gigante anche lui; ma questa Isaksson c’è arrivato. M aestoso
Nesta su Ibrahimovic, attento Cannavaro su Larrson.
S i copre. E dopo quella di Cassano scatterà la squalifica
anche per Cannavaro ammonito pure lui essendo in diffida.
M a il raddoppio tarda a venire e il Trap cambia l’assetto e
non fa bene: Fiore rileva Cassano al 26’ tra salve di fischi. Al
30’ fuori Gattuso, dentro Favalli. Avanza Zambrotta al fianco
132
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
di Fiore, Perrotta e Pirlo.
La beffa. La beffa in agguato. M a per un po’ agli azzurri va
bene. Perché Buffon di rosso vestito come un amuleto salva la
porta sul contropiede di Ljungberg rifinito da Jonson con una
bordata. Camoranesi rileva Del Piero. M omenti di paura. La
Svezia ci prova ancora e all’85’ si porta sull’1-1 con
Ibrahimovic in acrobazia.
Italia-S vezia 1-1
Italia (4-3-1-2): Buffon 6,5; Panucci 7, Cannavaro 6, Nesta 6,
Zambrotta 7: Gattuso 7 (30’ st Favalli s.v.), Pirlo 6,5,
Perrotta 6,5; Cassano 7,5 (25’ st Fiore 6); Del Piero 6,5 (37’
Camoranesi st) 6, Vieri 5,5.
A disposizione: 12 Toldo, 22 Peruzzi, 3 Oddo, 6 Ferrari, 23
M aterazzi, 4 Zanetti, 11 Corradi, 17 Di Vaio.
Allenatore: Trapattoni.
S vezia (4-4-2): Isaksson 6,5; Wilhelmsson 5 (22’ st Jonson
sv), Edman 5 (32’ st Allback sv), Jakobsson 6,5, M ellberg 6;
Nilsonn M . 4, Linderoth 6, Svensonn A. 5,5 (9’ st Kallstrom
6), Ljungberg 5,5; Ibrahimovic 6,5, Larsson 7.
A disposizione: 12 Hedman, 23 Kihlstedt, 4 M jallby, 13
Hansson, 14 Ostlund, 17 Andersson A., 19 Farnerud, 2
Wahlstedt.
Allenatori: Lagerback-Soderberg.
Arbitro: M eier (Svizzera)
Reti: 37’ pt Cassano; 40’ st Ibrahimovic.
Ammoniti: Gattuso 39’ pt; Cannavaro 1’ st; Zambrotta 12’
st, Edman al 9’st; Linderoth al 29’ st.
133
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Cassano costruisce,
l’Italia distrugge
di Stefano Edel (inviato a Oporto)
Cassano “re” della notte di Oporto? Sì, se non ci fossero quei
cinque minuti maledetti, quando, a furia di dài e ridài, la
Svezia spinge, ci mette alle corde e trova, con un bel po’ di
fortuna, la rete del pareggio che può segnare la fine della
nostra avventura a Euro 2004. Chissà quante volte l’avrà
sognata, una vetrina del genere, il boy giallorosso, promosso a
furor di popolo titolare in Nazionale. Una gara da ricordare,
certo, ma solo per il gol. Il resto è solo amarezza.
Ilary e Francesco. Sugli spalti, dietro la porta di Buffon,
alcuni tifosi italiani hanno steso uno striscione polemico:
«Baggio non sputa!». Chissà se Totti lo vede, mentre le
telecamere lo cercano, e lo trovano, in tribuna d’onore, al
momento degli inni. Vicino a lui c’è Ilary Blasi, la “letterina”
che diventerà presto sua moglie, delegata più che mai in questi
giorni dal Trap e dalla Federazione a tirare su di morale il
giovanotto, tradito dal suo carattere e costretto ora a fare da
spettatore in questo Europeo che lo avrebbe dovuto
incoronare, invece, fra le “stelle” del calcio mondiale.
Fischiano, er pupone, gli svedesi: normale. Antonio Cassano,
invece, si volta e guarda lassù, verso gli spalti: cerca il suo
amico e compagno di squadra, gli fa un cenno. Come dire:
«Tranquillo, Francesco, ci penso io».
Come in Polonia. Sembra quasi che i due abbiano stretto un
patto di ferro. Cassano sa di giocarsi molto, e risponde come
deve fare chi è dotato di talento da vendere da madre natura:
ovvero recita da protagonista. Dopo 14’ fa correre i brividi
lungo la schiena delle migliaia di tifosi scandinavi arrivati a
Oporto, su lancio perfetto di Pirlo, ma Isaksson gli chiude
134
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
bene lo specchio della porta e la conclusione di sinistro, sotto
misura, si perde sul fondo di poco. Poi, al 18’, calibra un cross
perfetto per Vieri, che di testa alza troppo. Peccato, era una
palla-gol. Si trova a occhi chiusi con il regista del M ilan, e solo
un fuorigioco gli preclude la chance di presentarsi a tu per tu
con il portiere. M a nel 4-3-3 della “nuova” Italia si trova che è
una meraviglia. E con Zambrotta, a sinistra, fa male alla
Svezia. Il gol, al 37’, è frutto di un’intesa collaudata, marca
giallorossa: Panucci scende sulla destra e crossa al centro,
Antonio arriva in corsa e gira, quasi accucciandosi, di testa la
sfera, indirizzandola là dove Isaksson non potrà mai metterci
una pezza. Prima rete azzurra, primo gol che pesa per lui in
una competizione internazionale di così ampio respiro, e
immediato richiamo al novembre 2003, quando, all’esordio in
maglia azzurra, segnò alla Polonia.
Totti applaude. Un tabù s’infrange, e il gruppo azzurro fa
festa, mimando il gesto del bimbo da cullare. Gli italiani in
tribuna – encomiabile e commovente il loro tifo – saltano in
piedi per la gioia, e lui, Antonio da Bari, corre felice verso il
centro del campo cercando, con gli occhi, ancora lassù il suo
amico Francesco. Totti sorride e applaude, Ilary è raggiante, la
promessa è stata mantenuta: «Visto che ci sono io, a toglierti
le castagne dal fuoco?».
Prima del riposo, ha la palla buona per il bis, confezionatagli
sempre da Panucci e sempre con un cross dalla destra: ma
stavolta l’estremo difensore non si fa sorprendere.
La delusione. La ripresa dello scugnizzo barese dura 25’,
quando cioè Trap decide di toglierlo per dare spazio a Fiore.
In questo lasso di tempo Cassano inventa un assist delizioso
per Del Piero, il cui tiro è alto, e si becca i rimproveri di Vieri
per un contropiede rifinito male. Quando esce, ci sono la
standing ovation per lui, le pacche sulle spalle dei compagni, il
135
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
cenno positivo di Totti. M a mai si aspetterebbe che di lì a
poco Ibrahimovic gli rovini la festa. E che il suo Europeo
possa chiudersi in largo anticipo, martedì prossimo.
136
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Trapattoni tiene
accesa la speranza
di Antonio Ledà (inviato a Oporto)
«Per un’ora ho visto la squadra più bella dei questi Europei».
Giovanni Trapattoni arriva in sala con l’aria amareggiata è
l’espressione di chi sa di aver subito un torto. Affronta i
giornalisti a muso duro e racconta la sua partita. «Io credo che
l’Italia abbia giocato una gara bellissima. In certi momenti
abbiamo regalato spettacolo puro. Credo che i nostri tifosi
siano andati via contenti dallo stadio».
Perché allora non abbiamo vinto?
«Perché nel finale siamo calati e la Svezia ne ha approfittato.
Però credo che il risultato sia ingiusto».
Perché ha sostituito Gattuso?
«Perché era infortunato. Ha preso due brutti colpi e faceva
fatica a stare in campo. Non avevo alternative».
E Cassano?
«Lui e Del Piero stavano cominciando ad accusare la
stanchezza. La Svezia spingeva sulla sinistra e ho ritenuto di
dover fare qualcosa. In quel momento serviva un briciolo di
esperienza e allora ho richiamato Antonio e ho messo dentro
Fiore».
Perché nel momento di maggiore pressione non abbiamo
fatto il secondo gol?
«Perché il calcio è fatto così. Abbiamo sprecato un sacco di
occasioni e siamo stati raggiunti. M a io mi auguro di
continuare a giocare così».
C’è un problema Vieri?
«Lo escludo. Vieri è partito alla grande poi è calato.
Purtroppo a quel punto non avevo altri cambi. M a il ragazzo
c’è e sono sicuro che troverà anche i gol».
137
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Crede ancora nella qualificazione?
«Guai a non crederci. Abbiamo ancora una partita e siamo in
corsa. Vedremo che cosa faranno Svezia e Danimarca e
auguriamoci di affrontare la Bulgaria con la stessa grinta fatta
vedere oggi».
Che cosa ha detto ai ragazzi?
«Erano demoralizzati. Non c’è stato bisogno di aggiungere
nulla. Visto il gioco e visto come si erano messe le cose
dispiace».
Lei non ha nulla da rimproverarsi?
«Assolutamente no. Rifarei le scelte che ho fatto anche se
adesso mi accuseranno di difensivismo. La verità è che in
campo si va in due e anche la Svezia ha avuto il merito di
crederci».
138
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Totti si arrende,
niente ricorso
di Antonio Ledà (inviato a Oporto)
Niente ricorso. Francesco Totti accetta la sentenza della
commissione disciplinare Uefa e si prepara a vivere da
spettatore anche il match dell’Italia contro la Bulgaria e
l’eventuale quarto di finale dei campionati europei di calcio.
La decisione dell’attaccante azzurro è maturata dopo una
lunga notte di consultazioni con gli avvocati Bongiorno e
Gallavotti, con i legali della Roma e con i vertici della
Federcalcio.
Totti avrebbe voluto tentare la carta dell’appello ma sarebbe
stato dissuaso da alcune indiscrezioni sul possibile
inasprimento della pena filtrate dal quartiere generale
dell’Uefa. Si è così rassegnato ai tre turni di squalifica e ha
scontato il primo soffrendo in tribuna lontano da telecamere e
giornalisti. Le uniche dichiarazioni le ha affidate a un
comunicato diffuso dall’ufficio stampa della Federcalcio.
S entenza archiviata. «Francesco Totti e la Figc – si legge
nella nota – non presenteranno ricorso contro la decisione
della Uefa, le cui motivazioni hanno ricostruito i fatti con
serenità, riconoscendo che Totti ha subìto una provocazione e
che si è sinceramente pentito per l’errore commesso. I giudici
sportivi nell’applicare con celerità i regolamenti hanno
pronunciato l’ultima parola su un fatto che è ormai
archiviato».
Media sotto tiro. Il comunicato era stato preceduto da una
dichiarazione di Giulia Bongiorno, uno dei due legali arrivati
da Roma per difendere il giocatore azzurro, che già lasciava
capire che non ci sarebbe stato ricorso. «La sentenza è buona
– ha detto l’avvocato – e ha accolto le nostre argomentazioni
139
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
accettando due attenuanti: il pentimento di Totti e la sua
reazione alle provocazioni».
«Resta invece l’amarezza – ha continuato Giulia Bongiorno –
per come è stata gestita la vicenda. Totti ha subito una doppia
pena: il processo dell’altro ieri e quello mediatico cui è ancora
sopposto».
Il retroscena. A far pendere l’ago della bilancia dalla parte di
chi sosteneva il no al ricorso (in prima linea Franco Carraro)
sarebbero state alcune dichiarazioni arrivate dall’hotel
M eridien di Lisbona dove l’Uefa ha stabilito il suo quartiere
generale. L’intenzione di non presentare ricorso era stata
giudicata «saggia» da un portavoce dell’organismo
internazionale che aveva lasciato capire che un appello
avrebbe potuto peggiorare le cose. M essaggio fin troppo
chiaro per gli avvocati di Totti e per la Figc.
Le reazioni. Lo sputo a Poulsen continua a tenere banco
sulla stampa internazionale. I giornali esteri sono impietosi
con Totti definito «impresentabile». Più sfumati i commenti
degli addetti ai lavori. Luca Cordero di M ontezemolo
condanna il gesto e si dichiara sicuro «che non si ripeterà».
Sven Goran Eriksson giudica «inevitabile» la squalifica ma si
dice dispiaciuto per il bomber.
Pure il videogioco. E mentre il sito Dagospia apre il
videogioco «Sputa con Totti» («Colpisci 11 giocatori e vai in
vacanza con Ilary)» la stampa estera è durissima con il nostro
giocatore (addirittura velenosa quella spagnola) mentre i
commenti di allenatori, giocatori e dirigenti sono più prudenti.
Il quotidiano sportivo spagnolo As definisce il fantasista
azzurro «impresentabile» e giudica la condanna «un regalo».
«L’Uefa ha avuto pietà di lui – scrive El M undo – Totti può
solo ringraziare, perché la commissione aveva intenzione di
squalificarlo per quattro partite».
140
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
I danesi. In Danimarca il capitano della Roma viene descritto
come «la più grande di tutte le stelle» ma con una debolezza:
«la capacità di deludere. E questa volta ha deluso». «La
vicenda dello sputo – scrive “Il giornale” – può essere fatale a
Totti, che con i suoi capelli lunghi e le sue grandi capacità si
avviava a essere il più costoso dei giocatori di calcio. Dopo
quello che è accaduto a Guimaraes il suo valore commerciale si
è dimezzato. La storia dello sputo e il suo cattivo
comportamento gli resteranno appiccicati addosso per
sempre».
Alla vicenda di Totti dedica spazio anche il quotidiano
Politiken, che riporta le reazioni di Poulsen sulla vicenda ed
emette una sentenza più dura di quella della Uefa: «Totti si è
messo fuori dagli Europei». Il Pupone proverà a smentire
tutti.
141
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
142
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
SABATO 19 GIUGNO
L’Italia pronta
a giocare su due campi
Il ritiro azzurro è una mezza polveriera: il ct
Trapattoni nel mirino della critica e il timore di un
accordo sotterraneo o tacito fra Danimarca e Svezia
– quello che poi passerà alla storia come il Grande
Biscotto – mettono in condizioni gli azzurri di dover
giocare su due campi, quello della loro partita con la
Bulgaria e quello dove dovranno sperare in una poco
probabile partita vera. Intanto, negli incontri di
giornata la rimonta della Repubblica Ceca contro
l’Olanda (finisce 3-2 con gli olandesi inizialmente
avanti di due gol) promuove Nevded e compagni ai
quarti, mentre la Lettonia gioca un brutto scherzo
alla Germania, inchiodata sullo 0-0 e costretta ad
aggrapparsi all’ultima sfida per passare il turno.
143
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
GIOVANNI TRAPATTONI CERCA DI TRASMETTERE UN PO’ DI
CALMA
144
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Ritiro caos,
appello anti-inciucio
Cannavaro e Gattuso squalificati,
Trap e Carraro a rischio
di Antonio Ledà (inviato a Lisbona)
Aggrappati a un filo. A 72 ore dalla gara con la Bulgaria, la
terza e ultima del girone di qualificazione, la Nazionale
azzurra ha l’aria di un bastimento finito nel bel mezzo di una
bufera. La squadra sa che una vittoria martedì può non bastare
e arriva all’appuntamento in condizioni mentali e di organico
drammatiche. Gattuso, Cannavaro e Totti sono squalificati,
Vieri è l’ombra di se stesso, Del Piero e Pirlo non sembrano in
grado di prendersi sulle spalle i compagni. C’è poi il Trap con
il contratto in scadenza (e difficilmente gli sarà rinnovato) e
Carraro, presidente della Figc, che farebbe fatica a salvare la
poltrona in caso di naufragio.
Miracolo cercasi. La paura è il sentimento dominante in casa
azzurra il giorno dopo lo sfortunato pareggio con la Svezia.
Paura di dover tornare a casa dopo appena tre partite, paura
di veder sfumare anni di lavoro, paura di non poter far nulla
contro un destino che potrebbe decidersi non sul campo di
Guimaraes, dove si giocherà Italia-Bulgaria, ma a Oporto dove
si affronteranno Svezia e Danimarca. In caso di pareggio con
due o più reti entrambe le squadre passerebbero ai quarti
eliminando l’Italia. Gli azzurri sarebbero fatti fuori dalla
differenza reti e da un regolamento impietoso. È possibile la
combine? Nessuno lo dice apertamente ma è chiaro che il
sospetto c’è al punto che Carraro è intervento per ricordare
che «dopo il caso Totti l’Uefa ha il dovere di stare molto
attenta a quello che succederà in campo». Il senso di
145
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
impotenza è evidente e va ad aggiungersi ai problemi di
formazione e ai malumori.
Gli errori del Trap. Un peccato perché l’Italia ha fatto
vedere di essere formazione in grado di andare lontano.
Venerdì contro la Svezia, ha messo in mostra un gioco
brillante anche se poco redditizio. Per tre quarti di gara ha
dato l’impressione di poter dilagare poi si è spenta,
paralizzata nelle gambe e nel cervello dalla paura di vincere.
Colpa di chi? I giocatori hanno parlato di «calo fisico» e hanno
chiamato in causa la sfortuna. In realtà fanno discutere i cambi
decisi dal Trap. Perché richiamare in panchina Cassano, fino a
quel momento il migliore in campo? Perché rinunciare a una
punta per un difensore? Perché privarsi della grinta di
Gattuso? Il ct si è difeso sostenendo che sia Gattuso sia
Cassano avevano sollecitato il cambio. C’è da crederci ma
resta il fatto che appena la squadra ha abbassato il baricentro
gli svedesi hanno preso coraggio fino a trovare il gol del
pareggio.
Bufera nella Figc. Si può parlare solo di malasorte?
L’impressione è che la fortuna non stia aiutando gli azzurri
che, però, non stanno facendo nulla per meritarsela. Le prime
due settimane di ritiro sono state tribolate dalle polemiche
sulla formazione, sui calzini più o meno comodi, sulle
difficoltà logistiche (ritiro a Lisbona, partite a 400 chilometri
di distanza). Poi è esploso il caso Totti e ora, davanti al
rischio di dover preparare le valigie, si respira un’aria pesante
da resa dei conti. Il Trap ha capito che non sarà riconfermato
(il suo contratto scade a luglio) ma anche Carraro è in bilico. Il
25 giugno a Roma è convocato il consiglio federale. Se l’Italia,
per quella data, fosse già a casa sarebbero inevitabili decisioni
traumatiche. Si parla di un doppio cambio al vertice della Ficg
e alla guida della squadra e comincia a circolare qualche nome.
146
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
I più gettonati Dino Zoff e Claudio Gentile per la panchina,
Giancarlo Abete e Innocenzo M azzini per la poltrona di via
Allegri. Loro per chi tiferanno martedì?
147
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Il Trap prigioniero
della sindrome Di Livio
di Aldo Agroppi
Ancora tu, ma non dovevamo vederci più? Eh no, caro Trap,
proprio non ci siamo. M i dispiace prendermela con un
brav’uomo come lui, un amico, un grande allenatore che però
negli ultimi tempi ne ha combinate di tutti i colori. La lezione
della Corea al M ondiale di due anni fa proprio non gli è
servita, stavolta è riuscito a far peggio: dopo aver messo in
campo una formazione che ha giocato benissimo ha trovato il
modo di rovinar tutto. Ero davanti al televisore e stentavo a
crederci, ogni volta che vedevo alzarsi la lavagna luminosa con
i numeri dei cambi.
A un certo punto ho avuto paura addirittura di veder spuntare
Di Livio. Poi mi sono ricordato che con la Fiorentina sta
facendo il doppio spareggio per la A contro il Perugia e mi
sono un po’ tranquillizzato. Però anche Favalli cosa c’entra in
una partita come questa?
Insomma, sostituzioni da brivido, sbagli clamorosi. Via
Cassano che era il migliore in campo e dentro Fiore, poi
Camoranesi per Del Piero e Favalli per Gattuso, tutti chiari
segnali alla squadra di non voler più cercare il gol e soprattutto
segnali agli avversari: venite, venite, siamo qui ad aspettarvi in
trincea.
M a come si fa? Comunque vada il Trap ha fatto il suo tempo:
ha 66 anni, è l’ora di consegnargli una bella medaglietta, un
incarico di prestigio, di quelli dove non si possono far danni e
tanti ringraziamenti.
Ho detto comunque vada perché ci credo ancora. Dovesse
andar male sarebbe ancora peggio che in GiapponeCorea, non
ci sarebbe neanche un M oreno al quale appigliarsi. Però, a
148
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
parte Vieri (mancato clamorosamente) e Del Piero (che non si
sa più se è carne o pesce), la squadra c’è. Con la Bulgaria
possiamo vincere senza problemi e dopo, se Danimarca e
Svezia non faranno pastette, possiamo ancora dire la nostra.
L’Italia è una squadra che come minimo non è inferiore alle
altre grandi, purtroppo ha un allenatore che è diventato tutto
fuorché un condottiero lucido, convinto. Spero che da qui in
avanti – se davvero Danimarca e Svezia non faranno quello
che in Italia sarebbe nella testa di tutti – non si faccia più
prendere dalla “sindrome di Di Livio”.
149
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
«Non dubitate,
siamo svedesi»
I gialloblù: tranquilli,
noi più sportivi degli italiani
di Stefano Edel (inviato a Oporto)
Non dubitate di noi, siamo svedesi. Apostoli della lealtà
sportiva, e del fair play nel calcio, il vangelo caro all’Uefa.
«Guai a pensare che si possa combinare una partita, anche se
si tratta della gara decisiva ai fini della qualificazione ai quarti
di finale di un Europeo». Il monito è del biondo Erik Edman,
un’esperienza poco fortunata al Torino, terzino che sa il fatto
suo se è vero che la “strana coppia” di ct gialloblù, Lagerbäck
e Söderberg, gli continua a dare fiducia, pur avendolo tolto dal
campo, a meno di un quarto d’ora dalla fine della gara con
l’Italia, per sostituirlo con Allbäck, un attaccante.
C’entra Machiavelli. Il giorno dopo l’1-1 con gli azzurri,
che vale un buon 60 per cento di probabilità di superare il
turno, e probabilmente il primato nel girone, il clan gialloblù fa
festa con moderazione. Sono rimasti a Oporto, Ibrahimovic e
compagni, dato che martedì, sempre qui, ma nella cornice dello
stadio del Boavista, si disputerà il derby tutto nord-europeo
con i danesi di M orten Olsen. Vicini di casa, anzi di mare, ma
storici rivali in campo calcistico. Partita, dunque, da gestire
con attenzione, ma con due risultati utili su tre a disposizione:
ecco perché il gruppo svedese trasuda ottimismo. E
filosofeggia. Ancora Edman: «Siamo un po’ più più sportivi di
voi, ci insegnano sin da piccoli a rispettare concetti
fondamentali come lealtà e correttezza. E poi questa
Nazionale non è fatta per i calcoli: gioca sempre per il
massimo, i tre punti».
150
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
L’idea che ci possa essere un accordo trasversale per far fuori
gli italiani infastidisce il tattico della panchina, alzatosi più
volte, nel corso del primo tempo di venerdì, per dettare
istruzioni soprattutto agli esterni, in difficoltà contro
Zambrotta e Panucci. «Voi avete avuto il “caso Totti” per un
gesto di reazione che anche dal nostro punto di vista andava
giustamente condannato – osserva l’allenatore – Si è parlato di
fair play. Beh, se provassimo a metterci d’accordo per un pari
ricco di gol, sarebbe una cosa altrettanto brutta».
Però, fa rilevare un giornalista, noi italiani abbiamo avuto un
M achiavelli, scrittore illustre, il quale sosteneva che «il fine
giustifica i mezzi» (leggere “Il Principe”, il suo capolavoro).
«Con tutto il rispetto per M achiavelli – ribatte il ct – quello di
un 2-2 premeditato mi sembra un discorso teorico. Perché poi
in campo ci vanno 22 giocatori, e un arbitro, che non sai mai
cosa può fischiare. Può concederti un rigore, oppure non
dartelo. M i sembra molto difficile. Poi, a questi livelli, si gioca
sempre per vincere».
Controreplica dello stesso giornalista: eppure Jorgensen, uno
che il Belpaese lo conosce bene per essere fra i giocatori più
rappresentativi dell’Udinese, ha fatto capire che il pari non
dispiacerebbe a nessuna delle due: «Vede, vivendo da tanti
anni a contatto con il vostro calcio e la vostra mentalità –
chiosa Lagerbäck – avrà imparato da... M achiavelli».
Ibrahimovic garante. Sorridenti, ma attentissimi a non
scivolare sulla classica buccia di banana, i vichinghi gialloblù
fanno di tutto per essere convincenti, tranne capitan M ellberg,
che si lascia scappare un eloquente: «Sarà difficile togliersi
dalla testa che un pari farebbe comodo a tutti».
M a Zlatan Ibrahimovic, una volta ribadita l’intenzione di
restare all’Ajax (respinte sia le sirene romaniste sia le lusinghe
juventine), è interprete di una precisa volontà: «Posso
151
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
assicurare gli italiani che daremo il massimo per conquistare i
tre punti. Comporta troppi rischi giocare solo per la divisione
della posta. Potrebbe succedere di tutto e in un torneo come
questo bisogna rimanere concentratissimi». Anche Fredrik
Ljungberg, fra i migliori l’altra sera, ricalca il concetto appena
espresso dal bomber: «Per tutti noi quello con la Danimarca è
un grande derby. E nessuno vorrà partire, all’inizio del match,
con l’idea di limitarsi a non farsi troppo... male».
Le milizie del tifo gialloblù, intanto, si sono sistemate a
Oporto e dintorni. Grandi bevute a Ribeira, il quartiere che si
affaccia sul fiume della città, e alleanza stretta con gli inglesi.
M artedì, in ogni caso, sarà derby vero anche sugli spalti: e, a
giudicare da quanto visto sinora, la sfida partirà alla pari.
Come volevasi dimostrare.
152
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Helveg: «I dubbi?
Meglio uscire»
Il danese giura sulla serietà dei compagni
di Stefano Edel (inviato a Oporto)
La battuta è riferita dal giornale portoghese A’ Bola. A un
quesito postogli da un cronista di Stoccolma sul derby di
martedì prossimo, M orten Olsen ha risposto così: «Con la
Svezia ci metteremo d’accordo...». Ahi, ahi, vuoi vedere che,
dopo aver lanciato anatemi contro Totti per lo sputo
(mancato) a Poulsen, il nocchiero dei rossi di Danimarca
stavolta ti combina la pastetta? In realtà, sorridendo e
chiarendo subito che si trattava di una... provocazione, Olsen
ha voluto mettere per tempo le cose in chiaro: «Siamo
all’Europeo ed è evidente che non ci saranno accordi di questo
tipo. Giocheremo come sempre, ovvero per vincere».
Come si fa il 2-2? All’indomani del 2 a 0 con cui ha
estromesso dalla competizione la Bulgaria, la Danimarca sa
benissimo di avere gli occhi dell’intera Europa puntati
addosso. È stata lei, sia pure attraverso la tv nazionale, a far
scoppiare il “caso Totti”, ed è sempre lei ora a giocarsi, in
termini di credibilità, l’immagine. Il tecnico dai capelli bianchi,
e dalla lunga esperienza, spazza via con decisione i dubbi su
eventuali combine: «Uno può anche preparare una partita per
fare 0 a 0 – spiega Olsen – ma mi sembra molto difficile, se
non impossibile, andare in campo con l’obiettivo di ottenere
un 2 a 2». Insomma, nessuno dei suoi giocherà al risparmio o,
peggio, per “pilotare” il risultato contro i cugini svedesi:
«Vorrei ricordare – è l’ulteriore considerazione del ct – che
negli ultimi quattro anni abbiamo perso solo sei partite. Non
siamo proprio una squadra che può scendere in campo per
153
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
pareggiare. Per questo, anche contro la Svezia, cercheremo la
vittoria».
«Viste le illazioni e la nostra situazione, preferirei che fosse la
Danimarca ad andare a casa per fugare ogni dubbio – dice
addirittura Thomas Helveg – Ognuno può dire quello che
vuole, ma penso che questo sia un segnale di insicurezza che
dimostra che l’Italia vuole un aiuto dall’esterno».
S orensen e Jorgensen. Le sensazioni vere, tuttavia, le
lasciano trasparire il portiere dell’Aston Villa e il
centrocampista dell’Udinese. Il primo ha la certezza che non
sarà un «derby facile, anzi ce la giocheremo sino all’ultimo,
perché i nostri rivali sono... rivali storici, e batterli è sempre
motivo di orgoglio. Anche se...». Anche se? «Dovremo stare
molto attenti a non scoprirci, hanno un attacco molto forte,
l’Italia è andata in sofferenza nel finale sotto la loro pressione,
sino a subìre il gol».
Insomma, sfida aperta, ma con giudizio. Un po’ quello che
ripete, a più microfoni e taccuini, Jorgensen: «Il pareggio
potrebbe essere un ottimo risultato, ma potrebbe anche non
bastare. Io credo che la nostra sfida si risolverà alla distanza».
Uniti dai ponti. Carraro invoca il fair play, l’Uefa promette
un’attenzione particolare, eppure i sentimenti di amicizia che
legano i due popoli sono noti da decenni. E poi ci sono i ponti
che hanno spezzato l’ultimo diaframma, il tratto di mare che
separa i due Paesi: da Helsingor (il paese di Amleto, in
Danimarca) a Helsinborg, in Svezia, il manufatto più lungo
d’Europa, e quello di 16 chilometri che congiunge Copenaghen
a M almoe.
Lungo quelle arcate, riferiscono i giornalisti danesi, martedì
potrebbe nascere un nuovo gemellaggio: quello calcistico.
154
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Sotto processo,
il Trap al contrattacco
L’allenatore spiega
le “strane” scelte contro la Svezia
di Sandro Lulli (inviato a Lisbona)
Così come la Federazione ha fatto bene a non inoltrare il
ricorso per le tre giornate a Totti, per non aggravare la
posizione del giocatore, Trapattoni avrebbe dovuto trovare
altre argomentazioni per giustificare i cambi nella ripresa,
sofferti quanto si vuole («sapeste, i fogliettini quanto li rigiro
tra le mani prima di decidermi...») ma anche sbagliati,
indigeribili pure il giorno dopo quell’1-1 strappato dalla
Svezia a 5’ dalla fine, quando l’Italia non c’era più.
La verità è che quando è sceso in campo il ct è iniziata la via
crucis di una squadra fino a quel momento impeccabile, sul
filo della perfezione. Spregiudicata ma accorta, aggressiva ma
ragionatrice, è stata una bella Italia. Fino al 70’, quando si è
alzato dalla panchina Trapattoni.
Perché fuori Cassano che stava bene e teneva alta la
squadra e dentro un centrocampista? A quel punto non
sarebbe stato meglio far entrare Di Vaio?
«Il ragazzo aveva speso tanto, non era più attento a coprire
certi spazi. Però è anche vero che quando è uscito mi ha detto
che aveva ancora benzina nel serbatoio. Non ho messo Di
Vaio perché lui e Cassano sono due giocatori diversi: Antonio
tiene alta la squadra, M arco è un contropiedista».
Appunto, in quel momento sarebbe stato utile.
«M a ho inserito Fiore perché volevo dare più copertura
almeno a una delle due fasce, perché gli svedesi sugli esterni
ormai pressavano».
155
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Per quale motivo non ha sostituito prima Del Piero?
«Perché Del Piero aveva disputato una gran partita e si stava
prendendo una rivincita giocando bene sotto tutti i profili».
Uno da sostituire sarebbe stato Vieri. Non le pare?
«Vieri ha disputato un primo tempo eccezionale, svariando su
tutto il fronte e dando anche una mano al centrocampo.
Purtroppo non gli è andata bene nelle conclusioni perché
avrebbe potuto chiudere la partita. M entre nell’azione del
pareggio di Ibrahimovic non poteva arrivarci con la testa a
ricacciare fuori il pallone spiovente».
S i sapeva che ultimamente Vieri era su questo livello.
Ma ci ripensa mai a Gilardino, uno che aveva dimostrato
di avere il gol nel sangue?
«Non torno sulle scelte delle quali è stato discusso
ampiamente».
Comunque nel giro di 12’ ha tolto due punte (Cassano e
Del Piero) e inserito due centrocampisti, Fiore e
Camoranesi. Un segnale di resa.
«M i avreste attaccato anche se non avessi fatto così. In quel
caso sareste qui a dire per quale motivo non mi ero coperto».
Gattuso con i crampi: mai vista una cosa del genere nel
Milan. Perché in Nazionale c’è questo affaticamento?
«Non c’è nessun affaticamento. I crampi possono venire
anche a chi non li ha mai avuti».
Perché non ha sostituito Gattuso con Zanetti?
«Perché Zanetti aveva un risentimento inguinale».
Però non lo avevate comunicato. E comunque era in
panchina.
«Non possiamo sempre dire tutto. Non vedete che gli altri
stanno con la bocca chiusa?».
S i sente bersagliato, crocifisso, in discussione?
«Io sono un ottimista. Io vengo alle conferenze stampa perché
156
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
credo che rispondendo si possono chiarire le cose. Non vorrei
prendere in considerazione l’idea del silenzio stampa».
Danimarca-S vezia finirà con un risultato che non
vorremmo?
«Credo nella loro cultura sportiva. Però ci sono tanti interessi
commerciali in giro con la globalizzazione. Noi pensiamo a
vincere bene con la Bulgaria, poi vedremo».
157
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
E Gattuso
si schiera con il Trap
«Io e Cassano fuori? Giusto,
il ct non aveva alternative»
di Antonio Ledà (inviato a Lisbona)
Il più spontaneo è come sempre Rino Gattuso che trova il
modo di scherzare anche davanti al sospetto di una combine
tra Svezia e Danimarca ai danni dell’Italia. Ringhio dice di non
credere alla possibilità di concordare il 2-2 ma intanto lascia
un appello alle tv italiane: «M artedì portate quaranta
telecamere a Oporto e vediamo bene quello che succede».
Il tema ha tenuto banco in tutte le interviste di oggi. E non
poteva essere diversamente. «Sono sicuro che prevarrà il
principio di lealtà sportiva – ha spiegato Gattuso – ma c’è una
cosa che mi dà fastidio. È una settimana che danesi e svedesi
ci danno lezioni morali. Ora voglio vedere dov’è il loro fair
play. Vediamo che cosa sono capaci di combinare».
Andrea Pirlo non vuole neanche sentire parlare di un Europeo
deciso dalla differenza reti: «Non ci credo. E non perché sia
convinto della lealtà sportiva di Danimarca e Svezia ma perché
per esperienza personale dico che è difficile concordare un 22. Se bastasse uno 0-0 sarebbe tutto molto più facile, ma uno
0-0 costerebbe caro ai danesi».
I due milanisti della Nazionale negano di aver sentito il loro
compagno di club Tomasson o di avere pensato di farlo.
«Sarebbe una cosa ridicola – ha spiegato Pirlo – Tomasson è
un professionista e sa bene come comportarsi. Tra l’altro la
sua Danimarca è la squadra che rischia di più. Che cosa dovrei
dirgli?».
Gattuso la pensa come il compagno ma va oltre: «M i viene il
158
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
dubbio che noi italiani non siamo simpatici. Forse perché
diciamo che il nostro calcio è il più bello e il più ricco
d’Europa. Da qualche tempo in tutte le occasioni importanti
ci succede qualcosa di strano. Eppure noi giocatori non ci
stiamo comportando male».
E Totti? Anche sulla vicenda dello sputo il centrocampista
azzurro dimostra di avere le idee chiare: «Non giustifico
Francesco, però l’Uefa ha creato un precedente pericoloso.
Voglio vedere chi in 90 minuti non commette neanche un
errore. Io sono andato a riguardarmi la partita con la
Danimarca e vi assicuro che Gravesen ha picchiato dall’inizio
alla fine come un fabbro. Che cosa sarebbe successo se
avessimo fatto come loro? E che cosa succederà d’ora in
avanti, in tutte le gare appena appena delicate?».
Domande da girare all’Uefa sperando di rimanere in corsa in
questo Europeo portoghese. Sulla partita di venerdì Gattuso e
Pirlo si dichiarano «soddisfatti a metà». E mentre il secondo
evita di commentare le svelte tecniche del ct, Gattuso – una
volta tanto – indossa i panni del difensore: «La stampa ha
accusato Trapattoni per i cambi. Vi posso assicurare che
Cassano aveva speso tanto, guardava verso la panchina e ha
sollecitato il cambio almeno quattro o cinque volte. Il ct non
aveva alternative. Che poi la sua uscita sia coincisa con un
calo della squadra non è colpa di nessuno. Immaginatevi che
cosa sarebbe successo se fosse entrato in campo un attaccante
e avessimo preso il gol».
Anche sulla sua sostituzione Gattuso conferma le
dichiarazioni del Trap: «Ho preso due colpi molto duri e non
stavo bene. A un certo punto ho sentito qualcosa tirare dentro
la gamba. Niente di grave, ma non potevo più rendere al 100
per 100 e quindi ho preferito lasciare il posto a un compagno
più fresco».
159
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Per il mediano, squalificato per doppia ammonizione,
l’Europeo rischia di essere già finito, ma lui sembra ottimista.
«A questo punto è inutile parlare di formazione – conclude –
Chiunque andrà in campo sa che deve vincere e fare almeno
due gol. Io la valigia la lascio nell’armadio».
160
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
DOM ENICA 20 GIUGNO
Ci mancava solo
lo show di Vieri!
Nel ritiro azzurro ormai siamo al limite della
tensione. Su alcuni giornali escono ricostruzioni
fantasiose di una lite fra Bobo Vieri e Gigi Buffon
dopo la partita con la Svezia e il bomber perde la
testa attaccando tutti i giornalisti. I compagni cercano
di smorzare ma è chiaro che, episodio dopo episodio,
ormai il livello di guardia è stato superato. La sfida
decisiva con la Bulgaria – e soprattutto quella fra
Danimarca e Svezia che può promuovere entrambe
con un comodo 2-2 – si avvicina ma quasi tutti
parlano del derby del mar Baltico, dando per
scontata una vittoria con i bulgari già eliminati. Cosa
che tanto scontata non è. Le partite di giornata, le
ultime del girone A, offrono i primi verdetti. Il
Portogallo batte la Spagna e acciuffa i quarti in
extremis insieme con la sorprendente Grecia che – sia
pur sconfitta dalla Russia (2-1) – acciuffa la
qualificazione grazie al maggior numero di gol
segnati.
161
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
BOBO VIERI DURANTE LA CONFERENZA-SCONTRO CON I
GIORNALISTI
162
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Ciclone Bobo:
«Basta, non parlo più»
Il bomber attacca alcuni giornalisti:
sono più uomo di tutti voi
di Antonio Ledà (inviato a Lisbona)
Scarpette sbullonate, calzettoni e sputi. Un spot
pubblicitario di qualche anno fa sosteneva che c’è baruffa
nell’aria. Sbagliato. In casa Italia parlare di baruffa è un
eufemismo. È come dire che c’è freddino a 50 gradi sotto
zero. La conferma è arrivata nella tarda mattinata con uno
show senza precedenti di Christian Vieri, in arte Bobo. È
stato uno spettacolo. Il primo assolo di un bomber che in
questi Europei non ha avuto altro modo di mettersi in luce.
Vieri ha letto i giornali ed è caduto dalla sedia. Su alcuni
quotidiani veniva raccontato di un presunto battibecco con
Buffon dopo l’1-1 con la Svezia. «Tutte invenzioni», ha
voluto chiarire l’attaccante azzurro, «con voi non parlo
più». Nella sala stampa di Casa Italia l’aria era già bella
carica di elettricità. Antonio Valentini, responsabile
comunicazione per la Figc, aveva aperto la riunione
accusando «alcuni organi di informazione» di diffondere
notizie «false e senza la minima verifica». Poi era entrato
nello specifico del caso Vieri per raccontare che «dopo la
partita con la Svezia Buffon e la sua famiglia, Vieri e la
mamma sono andati a cena assieme. Tutto quello che ho
letto è falso. Io ero negli spogliatoi, sul pullman della
squadra e nell’albergo degli azzurri. Posso assicurarvi che tra
Vieri e Buffon non c’è stato alcun litigio». Falso dunque che
nel tunnel degli spogliatoi il bomber si sia rivolto al numero
uno azzurro per rimproveragli qualche responsabilità sul gol.
163
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
E falsa anche la risposta di Buffon: «Pensa a te che ne hai
sbagliati fin troppi».
Vieri ha ascoltato Valentini, poi ha preso il microfono ed è
cominciato lo spettacolo. «Ci state massacrando dalla
mattina alla sera, ne avete inventate tante ma questa supera
ogni limite. Oggi è l’ultima volta che parlo con voi. Su alcuni
giornali ho letto di uno scambio di battute pesanti tra me e
Buffon. Sono fantasie che io non sono più disposto ad
accettare. Voi potete parlare di me dal punto di vista
tecnico, dire che gioco bene o che gioco male, criticarmi
perché non segno o perché a qualcuno non sono piaciuto.
Non mi è mai fregato molto della vostra opinione ma va
bene purché si parli di calcio. Non accetto invece la
mancanza di rispetto all’uomo, le offese, le falsità sulla mia
vita privata».
In un crescendo di toni il centravanti si è poi lasciato
prendere la mano. «Sono più uomo io di tutti voi messi
insieme», ha affermato. Nella sala c’è stato un primo brusio.
«Ci massacrate dalla mattina alla sera. Da venti giorni non
fate che inventare falsità. Noi abbiamo sempre cercato di
rispettare tutti, ma così non è possibile andare avanti. Sono
stufo e dico quello che penso: io ho la coscienza a posto e
la mattina posso guardarmi allo specchio...».
A quel punto il brusio è diventata una voce: «Anche a casa
mia ci sono gli specchi». Vieri si è interrotto, forse ha capito
di aver esagerato (o forse no?) si è alzato e ha abbandonato
Casa Azzurri. Valentini è rimasto solo, seccato, ma non ha
aggiunto una parola. Segno, anche questo, di un clima che si
è fatto pesantissimo e che rischia di diventare un problema
in più per il Trap alla vigilia della partita contro la Bulgaria.
Dopo l’incidente, Buffon e gli altri azzurri hanno cercato di
ricucire lo strappo con la stampa (pur giustificando Vieri)
164
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
ma nessuno è riuscito a nascondere la tensione e le difficoltà
del momento. L’unica speranza è che dopodomani Vieri
scarichi la sua rabbia in campo.
165
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Caro Trap,
non faccia il Trap
di Stefano Tamburini
Coraggio Trapattoni, per una volta non faccia il Trap all’acqua
santa e si ricordi di quando faceva giocare assieme Boniek,
Platini, Rossi, Tardelli e Causio. Tanto, a 66 anni, non deve
mica far vedere che è bravo per trovare un altro ingaggio.
Comunque vada non potrà più schizzare acqua santa davanti
alla panchina azzurra, non potrà più scegliersi liberamente i Di
Livio e i Gattuso da spedire in campo al posto degli attaccanti
ogni volta che il vento avversario comincerà a soffiare più
forte. La prossima panca, per lei potrebbe essere quella dei
giardini pubblici.
Su, non ne faccia un dramma, ogni cosa ha il suo tempo.
Anche se riuscisse a vincerlo questo Europeo, quando tornerà
in Italia sa benissimo che il taccuino per le convocazioni lo
avranno già consegnato a M arcello Lippi. E allora, per una
volta, sorprenda tutti e faccia il contrario di ciò che le
suggerirebbe “la sindrome di Di Livio” (copyright Aldo
Agroppi). M etta chi vuole al al posto di Cannavaro,
M aterazzi o Ferrari fa lo stesso. Non che siano due fenomeni,
però per i bulgari possono bastare e avanzare.
M a a centrocampo non si sogni di togliere Pirlo e Perrotta
(Gattuso purtroppo dovrà stare a guardare), e se Zanetti è
davvero infortunato, durante Italia-Svezia si dimentichi il
cugino di Camoranesi con la cipolla in testa e non si faccia
indurre dalla tentazione di inserire Favalli nella casella di
Zambrotta per avanzare lo juventino in mediana. Faccia
giocare Fiore, uno che da quelle parti – specie se gli avversari
non sono fulmini di guerra – può fare la differenza.
E là davanti con Cassano provi il colpo di genio: fuori Vieri,
166
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
dentro Corradi. Bobone non pare più lui, se proprio non vuol
rischiare di farsi tirare una bottiglietta gli conceda il primo
tempo, ma se a un certo punto le sembrasse di rivedere lo
sciagurato Egidio Calloni, non abbia scrupoli. E non li abbia
neanche con Del Piero e con il passerotto che lo assiste ogni
volta che beve l’acqua dello sponsor: Di Vaio sa far gol, non è
mica lì solo per tenere a casa Gilardino.
E già che ci siamo, dica al suo vice Ghedin di legarla alla
panchina nel caso le venissero in mente le solite sostituzioni:
tanto Gattuso non può giocare, Di Livio ha appena fatto lo
spareggio con la Fiorentina, Zanetti lo annunciano stirato,
Camoranesi è Camoranesi, Favalli è appena andato all’Inter...
Sì, è vero, c’è anche Svezia-Danimarca e lei teme quella
pastetta che se ci fossero due squadre italiane sarebbe quasi
scontata. M a si ricordi che se non vince con la Bulgaria non
potrà neanche fare il martire e prendersela con l’eventuale
autore del gol del 2-2 o con il terzino che si è spostato per
farglielo segnare.
Se le andasse bene poi ci sarebbe la Repubblica Ceca. Sarebbe
un’altra storia, ma se decidesse di continuare a non fare il
Trap, magari sulla panchina ai giardini potrà sedersi un po’
più felice.
167
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Svezia e Danimarca
non ci stanno
I giocatori: ma quale biscotto!
di Stefano Edel (inviato a Oporto)
I giornali, dell’una e dell’altra sponda, fanno a gara per
allontanare qualsiasi ombra di possibile accordo. Anni, anzi
secoli di “guerra” calcistica dividono Danimarca e Svezia, e
ora che la storia di questi Europei le mette di fronte, in un
derby che potrebbe schiudere a entrambe le porte dei quarti
di finale (se finisse, ad esempio, 2 a 2), la parola d’ordine
che rimbalza di bocca in bocca è una sola: basta con i
sospetti, giocheremo con lealtà e correttezza per superarci a
vicenda.
I pugni di S öderberg. All’Hotel Palacio di Oporto, dove i
gialloblù hanno piantato le tende, la conferenza-stampa di
Tommy Söderberg, il “motivatore” dei due ct che guidano la
Nazionale, diventa (finalmente) meno... fredda delle
precedenti. Sbatte i pugni sul tavolo, a un certo punto, il
tecnico e lo fa alla domanda proprio sul 2 a 2 che varrebbe
la qualificazione di ambedue. «Noi non parliamo del risultato
– sbotta – perché ciò che ci preme maggiormente è come
impostare, e giocare, la partita. Sono gli schemi d’attacco, la
sistemazione della difesa, le situazioni sui calci piazzati a
interessarci, non le “voci” alimentate ad arte. Voi (e si
rivolge ai cronisti italiani, ndr) avete creato questa situazione
e voi insistete sul risultato. Quando giochi, invece, devi solo
pensare a vincere, lottando su ogni pallone. Devi parlare con
il cuore».
Karlsson e Gattuso. Gattuso è volato in Patria perché è
diventato papà, ma “Henke” Larsson gli risponde per le
168
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
rime, a distanza. Il bomber del Celtic, ora sul mercato alla
ricerca di una nuova squadra («M i piacerebbe finire in un
posto di mare, con il clima mite», allusione forse a
Barcellona?), attacca deciso: «Non comprendo il bisogno di
piazzare 50 telecamere dentro lo stadio. Noi siamo
professionisti, abituati a dare il meglio per il nostro Paese. E
ci comporteremo come sempre, puntando a vincere». Anche
perché lo spauracchio da evitare, nei quarti, è la Repubblica
Ceca.
La vacanza in Italia. Chi la butta sull’ironia, cercando di
stemperare il clima un po’ teso, è l’osservatore Benny
Lennartsson, di cui i due ct si fidano ad occhi chiusi. «Spero
di vincere martedì – commenta – Sapete, devo venire in
vacanza in Italia».
Poi, facendosi di colpo serio, aggiunge: «Non potete
avanzare dubbi sulla lealtà della Svezia, è come insultarci. La
gara con i danesi sarà molto delicata: quella di Olsen è
un’ottima squadra, la migliore del nostro gruppo, con due ali
come Jorgensen e Gronkjaer tra le migliori dell’Europeo.
Negli ultimi cinque confronti con loro c’è sempre stato un
gol di differenza. E poi noi non siamo furbi, come gli
italiani...». Al momento del congedo, tuttavia, gli scappa la
battuta: «Segna Larsson. Una doppietta». Scusi, come?
«Scherzavo, naturalmente».
L’eco danese. M orten Olsen si è già concesso sabato
sull’argomento della presunta combine, stavolta si addentra
sugli aspetti tecnici della gara con i “cugini”: «Davanti hanno
due giocatori, come Larsson e Ibrahimovic, che mettono
paura, dovremo montare loro una guardia acerrima». Quanto
alla formazione, il dubbio è Rommedhal, che soffre di un
problema muscolare all’anca. I sospetti italiani? «Lasciamo
perdere – taglia corto il ct – È un derby, e con tutta la gente
169
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
che verrà a vederci secondo voi dovremmo finire per forza
di cose in parità, e con quattro gol per di più? Io non ci
credo». Se lo dice lui...
170
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
LUNEDÌ 21 GIUGNO
Il giorno più lungo
degli azzurri
Siamo arrivati alla vigilia del gran giorno, quello del
verdetto: dentro o fuori. Non dipende solo dagli
azzurri, che devono comunque vincere con la
Bulgaria, ma anche dalla sfida fra Svezia e
Danimarca. Un 2-2 regalerebbe a entrambe il
passaggio del turno, un 1-1 potrebbe fare altrettanto
ma a patto che gli azzurri vincano con un solo gol di
scarto. È dunque la partita del sospetto, quella che la
maggior parte degli italiani guarderanno in tv
sperando che il Grande Biscotto non vada davvero in
scena. Nelle partite di giornata, quelle del girone B,
l’Inghilterra ribalta la Croazia (4-2) e passa ai quarti
insieme con la Francia che non incanta ma batte
comunque la Svizzera per 3-1.
171
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
GIOVANNI TRAPATTONI DAVANTI ALLA PANCHINA AZZURRA
172
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Italia, partita doppia
di Sandro Lulli (inviato a Guimaraes)
L’Italia è un vaso di coccio tra tanti vasi di ferro; l’Italia è una
Nazionale che vuole passare il turno sapendo di non aver vita
facile nei quarti, dove ad attenderla ci sarebbe la Repubblica
Ceca di Nedved. L’Italia sa tutto e sa niente: deve superare la
Bulgaria con un punteggio rotondo e sperare che Danimarca e
Svezia, già unite dal ponte Copenaghen-M almoe, non restino
unite anche grazie a un pareggio: un 2-2 sarebbe il risultato
ideale per passeggiare assieme nelle stanze prestigiose
dell’Europeo con la certezza di cacciare dalla porta principale
gli azzurri. Signori, la fabbrica azzurra di polemiche rischia di
chiudere di colpo, stasera.
I veleni. Speriamo, tratteniamo il fiato, auguriamoci che a
Oporto, a una manciata di chilometri a sud da qui, i baltici non
facciano gli italiani. Però comunque vada la Nazionale non
avrebbe dovuto trovarsi a vivere questa situazione. Non
avrebbe dovuto cercare il primo successo dopo due gare
proprio con chi, come la Bulgaria, ha sempre perso. Troppe
parole, troppi veleni. Troppe situazioni gestite male.
L’ultima? Quella di Bobo Vieri. Una Federazione organizzata
avrebbe stoppato il giocatore prima che raggiungesse la sala
stampa: invece a quella sciagurata conferenza Bobone ce lo
hanno addirittura accompagnato, se non sospinto. E così è
stata completata l’opera di una spedizione sinora fallimentare
anche se mettiamo da parte la questione sportiva, che ci fa
indignare meno perché con la Svezia i progressi li avevamo
toccati con mano, al di là dei colpi di scure del ct.
Anima nera. In Portogallo è venuta fuori l’anima nera di un
gruppo che sembra tutt’altra cosa di quello dipinto – con
convinzione, ne siamo certi – dall’ottimista Trapattoni. Le
173
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
stilettate, le dichiarazioni forti, le “soffiate” via sms, i
tradimenti, il comportamento di Totti e in precedenza le
parole di fuoco di Gattuso e Fiore. Lo stesso Fiore ha ribadito
che «la formazione la fa il ct, questo sì... ma c’è qualcuno che
sponsorizza qualcun altro...». M ai erano venute alla luce
situazioni del genere. Nel 2000 la gestione di Zoff risultò
irreprensibile: SuperDino sì che fu sfortunato nella finale coni
francesi. Lui sì avrebbe meritato il titolo che manca dal ’68,
dopo aver regalato emozioni, gioco e fatto respirare aria
pulita.
Minaccia. Il ct danese M orten Olsen ieri è stato chiaro: «Ai
quarti meritano di andare Danimarca e Svezia». Qualcosa da
replicare? Dobbiamo andare a elemosinare il rispetto dell’etica
e dei valori del calcio proprio noi italiani che mostriamo quei
bei finali dei campionati: dalla A alla C2. Piazzeremo le
telecamere pronti a gridare al tacito accordo. Accomodatevi.
M agari se la giocano per davvero Danimarca e Svezia e ci
rinfrescano la memoria machiavellica. Così poi il 27 a Oporto
rischiamo da andare incontro a un’altra figuraccia con i cechi
che sinora hanno giocato un calcio fantastico e coraggioso,
come contro l’Olanda.
Vieri incerto. Il Trap ormai appare orientato – dato per
scontato M aterazzi per lo squalificato Cannavaro – a
riproporre Fiore per Gattuso (altro squalificato) in un
centrocampo con Pirlo e Perrotta. M a in alternativa restano
Camoranesi e Zanetti. Vieri resta incerto: decisione stamani. Il
Trap vuole parlare con lui per il ginocchio e per la condizione
psicologica. Altrimenti via libera a Corradi nella partita che
decide tutto con Del Piero capitano (assente Cannavaro). La
federazione ha prenotato l’aereo: se va male domani già tutti a
casa.
174
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Trapattoni chiama
a raccolta i suoi
«Pensiamo a vincere,
i calcoli li faremo alla fine»
di Antonio Ledà (inviato a Guimaraes)
Trapattoni rispolvera il saio: «Questa sera farò il giro delle
camere. Voglio guardare in faccia i ragazzi e sentirmi dire da
loro in che condizioni sono». Alla vigilia della gara con la
Bulgaria il ct azzurro punta tutto sul cuore e sulla forza del
gruppo. «Pensiamo a vincere – è il messaggio – i calcoli li
faremo dopo la partita».
Nel momento del dentro o fuori Trapattoni si riaffida a
un’arma antica: la voglia dei suoi ragazzi di salvare un
campionato d’Europa cominciato male e andato avanti tra
malumori e incidenti di percorso.
Vieri ha un ginocchio dolorante? Non fa nulla. «Oggi parlerò
con lui e con i medici – ha spiegato il ct azzurro – Se c’è la
possibilità lo manderò in campo». Perrotta ha una caviglia
gonfia? «Gli ho concesso una giornata di riposo ma sono certo
che ci sarà». Totti e Gattuso? «Peccato, ma siate certi che chi
li sostituirà avrà le stesse motivazioni».
È un Trap spavaldo, quello che guida l’ultimo allenamento
degli azzurri sul campo di Guimaraes e poi affronta i
giornalisti. La sua Nazionale è acciaccata ma questo non è il
momento di cercare scuse. Oggi sono rimasti fermi Vieri,
Perrotta, Cannavaro e Zanetti. Totti e Gattuso si sono allenati
ma non saranno disponibili. Il ct guarda avanti e prova a
ripartire dalla formazione che ha giocato nel primo tempio con
la Svezia, con M aterazzi al posto di Cannavaro, Fiore,
Perrotta e Pirlo a centrocampo, Vieri (o Corradi), Cassano e
175
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Del Piero in avanti.
«Dobbiamo ripetere la prestazione di venerdì – dice il mister –
anche se ancora non ho deciso la formazione. Partiremo con
quello schema (4-3-3) ma ho giocatori che mi consentono di
cambiare gioco a seconda di come si schiereranno gli
avversari».
Il punto sul quale il ct non ha dubbi è la voglia dei ragazzi di
andare avanti. «Vi assicuro – ha detto – che il clima nello
spogliatoio non è così rovente come viene descritto. Io li
conosco bene e li vedo tutti motivati e molto uniti. Sono
convinto che gli undici che scenderanno in campo daranno il
massimo».
Inevitabile una domanda sul tormentone di questi giorni: la
possibile combine tra Svezia e Danimarca. «Io ho fatto il
giocatore per tanti anni – ha tagliato corto il ct – e non ho mai
pensato a cose del genere. Sono certo che Svezia e Danimarca
giocheranno la loro partita onestamente e l’ho già detto ai
ragazzi. Dobbiamo concentrarci sulla Bulgaria e non pensare
ad altro. I conti li faremo domani notte dopo il fischio finale.
Personalmente sono convinto che il nostro Europeo sarà
ancora lungo».
176
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Va in scena la partita del sospetto
Timori di intesa, danesi e svedesi giurano:
nessun complotto
di Stefano Edel (inviato a Oporto)
L’assicurazione è di quelle solenni, con tanto di portavoce
(William Gaillard) che la riferisce urbi et orbi: «Danimarca e
Svezia giocheranno la loro partita con lealtà». E se lo dice il
presidente dell’Uefa, Lennart Johansson, che svedese è, i
dubbi dovrebbero essere definitivamente fugati. M a sì, i dubbi
della pastetta, un altro dei tanti derby che vanno in scena in
questo Europeo dei veleni e degli... sputi ancorato a un
risultato di parità, anzi a un 2 a 2 che, indipendentemente dai
gol segnati dall’Italia alla Bulgaria, proietterebbe di diritto le
due Nazionali vichinghe ai quarti di finale, a scapito proprio
degli azzurri.
Fa sapere ancora, il gran capo dell’organizzazione: «Nella
nostra cultura l’accordo fra due squadre a danno di una terza
non esiste. Da noi il calcio è praticato con uno spirito ludico,
ma anche con la volontà di vincere. E tra i due Paesi esiste una
sana rivalità».
Olsen imbufalito. Per carità, prendiamo pure per oro colato
le dichiarazioni del numero uno dell’Uefa, ma qui l’odore di un
pareggio ricco di reti che garantirebbe, appunto, la
qualificazione dei cugini nordeuropei è molto forte. Giri per le
strade di Oporto (la sfida va in scena nello stadio do Bessa,
quello del Boavista) e vedi i tifosi delle due parti prendersi in
giro, lanciarsi occhiatacce, ma poi tutto finisce a grandi risate.
La voglia di festeggiare insieme un traguardo importante, e di
tendere un bel trappolone all’Italia, è più forte dello stesso
orgoglio nazionale. Eppure, mai una vigilia è stata tanto
sentita nei ritiri delle rispettive squadre. «È ridicolo pensare a
177
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
un risultato preordinato come il 2-2, ne parlate solo voi
italiani – si infervora, all’inizio della conferenza-stampa, il
vecchio M orten Olsen, ct dei rossi - Qui c’è un gruppo di
gente onesta, che vuole uscire da questa storia pulita.
L’obiettivo è vincere, come devo dirvelo?». Eppure, non ci si
può levare dalla testa che la combinazione del risultato
indicato da tutti come il più favorevole autorizzi qualcosina
più di una speranza... «Danimarca e Svezia meritano di andare
ai quarti – ammette il tecnico – Speriamo vi approdino
entrambe». Frase sibillina, che ridà fiato al partito dei
sospetti. M a una spiegazione c’è: Olsen non vede di buon
occhio la partita dell’Italia, è convinto che la Bulgaria non
opporrà una grande resistenza.
Un solo dubbio. Passando all’aspetto tattico, l’allenatore
danese esprime convinta ammirazione per la solidità e le
qualità dell’avversario: «Saranno a confronto, come sempre,
due diverse culture calcistiche. Loro hanno anche dei giovani
di talento, e i giovani hanno alti e bassi: confidiamo nei bassi».
Quanto alla formazione, l’unico dubbio riguarda la maglia di
esterno destro a centrocampo: Rommedhal non è in perfette
condizioni, non dovesse farcela toccherebbe a Gronkjaer.
Sintetico, ecco il parere di Jorgensen: «Smettiamola con la
storia del 2-2, è un tormentone che avete creato solo voi
italiani. Io dico che se gli azzurri vincono 2-0, passano al
99%».
Non punterei sul 2-2. E gli svedesi? Si sono già pronunciati
nei giorni scorsi, ora la buttano sull’ironia e la... provocazione.
Lo sa – chiedono al ct tattico Lars Lagerbäck – che l’82% degli
scommettitori on line inglesi ha puntato sul pareggio per 2-2?
Risposta: «Non punterei neppure la mia ultima sterlina su
quel risultato tra Danimarca e Svezia». «Per quale motivo
dovrebbe finire così? – aggiunge divertito – Dovete chiederlo
178
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
agli inglesi, forse anche loro hanno letto M achiavelli», citato a
proposito della famosa frase «il fine giustifica i mezzi». E la
partita, allora, come sarà? «Intendiamoci, il 2-2 è un risultato
possibile – puntualizza l’allenatore che lavora insieme con
Söderberg, il motivatore del gruppo – ma certamente non puoi
preparare una gara pensando di fare un risultato simile. In ogni
caso, il pari è un risultato che ci può stare bene».
I precedenti. Svezia e Danimarca si sono affrontate finora 96
volte e la Svezia si trova in vantaggio per 44 vittorie a 36 con
16 pareggi. In tre occasioni è finita 2-2: nel 1941, 1963 e 1979.
Il pareggio è assente dal 1982: fu 1-1 a Copenaghen in un
derby valevole per la Coppa Nordica. Dovesse uscire stasera,
sarebbe storico. Insomma, incrociamo le dita.
179
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
180
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
M ARTEDÌ 22 GIUGNO
Il Grande Biscotto:
azzurri a casa
Alla fine il tanto temuto 2-2 fra Svezia e Danimarca
arriva davvero. Il Grande Biscotto condanna gli
azzurri, che si qualificano per le vacanze nonostante
la vittoria per 2-1 contro la Bulgaria. Non si saprà
mai se l’idea a danesi e svedesi gliel’abbiamo data
noi con tutto il nostro chiedere assicurazioni
preventive, con tutti gli allarmi lanciati probabilmente
per il fatto che se ci fossimo stati noi al posto di
danesi e svedesi quel 2-2 non l’avremmo certo
disdegnato. Ufficialmente nessuno, né tantomeno
l’Uefa, aprì inchieste sullo quello strano 2-2. Anzi,
tutti erano lì a giurare che era arrivato per caso. Nel
tempo si scoprirà, sia pure senza l’imprimatur di un
verdetto ufficiale, che i sospetti su quella partita erano
fondati. Quella con la Bulgaria sarà anche la partita
capolinea di Giovanni Trapattoni sulla panchina
dell’Italia. Al suo posto, e lo si sapeva da tempo,
arriverà Marcello Lippi.
181
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
ZAMBROTTA CONSOLA CASSANO DOPO L’INUTILE VITTORIA
AZZURRA
182
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
L’Italia si qualifica
per le vacanze
Inutile la vittoria
contro la Bulgaria (2-1) al 94’
di Antonio Ledà (inviato a Guimaraes)
Addio. Nonostante i due gol di Cassano è successo quello che
tutti temevano. Il pari tra Danimarca e Svezia (guardacaso è
finita 2 -2 ) ci sbatte in faccia la porta dei quarti degli Europei.
Siamo fuori, costretti fare le valigie e, quel che è peggio, a
sorbirci lezioni di sportività. Colpa un po’ di tutto: delle
polemiche, degli sputi, di un clima che non è mai stato sereno.
Unica consolazione il fatto che lasciamo Lisbona imbattuti. È
la prima volta che succede nel campionato continentale.
Oggi le cose si sono messe subito male per gli azzurri con
Vieri costretto a dare forfait per un problema al ginocchio che
si trascina da qualche giorno.
Al suo posto Trapattoni ha mandato in campo Corradi
mantenendo inalterato lo schema che aveva funzionato bene
nel primo tempo con la Svezia. Difesa a quattro con Nesta e
M aterazzi centrali, Zambrotta e Panucci a spingere sulle
corsie. Centrocampo con Fiore e Perrotta a recuperare palloni
per Pirlo e attacco a tre punte con Del Piero spostato a destra,
Corradi al centro e Cassano libero di spaziare su tutto il
fronte.
La Bulgaria ha risposto rinforzando il centrocampo con
Petrov e Lazarov molto larghi ma sulla stessa linea di Hristov,
Yankovich e Petkov. Davanti è rimasto il solo Berbatov, stella
emergente del calcio dell’Est.
L’avvio è prudente. Gli azzurri sembrano tesi (in panchina
avranno già acceso le radioline?) e i bulgari ne approfittano per
183
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
provare qualche sortita. Petrov infastidisce Panucci sulla
sinistra e al decimo costringe Buffon a scaldarsi le mani.
È un campanello d’allarme ma la gara fatica a salire di tono. Al
13’ Fiore e Del Piero sprecano uno splendido cross di
Cassano e al 26’ Corradi colpisce debolmente di testa su un
traversone di Zambrotta, poi Fiore alza la mira a cinque metri
dalla porta. Troppo poco per una squadra che deve vincere e
che deve farlo con due gol di vantaggio. Poco, anche perché la
Bulgaria non sta a guardare. Gioca corta con Yankovic a
dettare i ritmi e i due esterni rapidissimi a sfruttare gli spazi
ogni volta che ne hanno la minima possibilità.
Trapattoni capisce che non tira aria buona, e non solo per la
pioggia che cade abbondante. In più arriva la notizia del
vantaggio danese a Oporto. Ci vorrebbe una ringhiata
(Gattuso dove sei!) e invece è un pianto. Con l’Italia che
tentenna, vittima di se stessa, i ragazzi di M arkov colpiscono.
Berbatov lotta con M aterazzi che lo afferra per la maglia e lo
butta giù in piena aria di rigore. Petrov va sul dischetto e non
perdona. È il 45’ e c’è solo il tempo di incassare i fischi dei
tifosi arrivati da ogni angolo d’Italia.
La ripresa comincia con il leccese Bojinov (classe ’85) al
posto di Yankovich e con Bobo Vieri a scaldare i muscoli
dietro la porta. Passa un minuto e Cassano trova il colpo che
cambia il volto alla gara. Il suo bolide fa tremare la traversa e
Perrotta è svelto a mettere dentro il gol del pareggio. È la
svolta. Gli azzurri capiscono che possono farcela e alzano il
ritmo.
Trap manda in campo Vieri per Corradi e la squadra guadagna
peso e grinta. Per venti minuti è un assedio alla porta di
Zdravkov. Ci prova Del Piero, ci prova Cassano, ci prova
Vieri su calcio d’angolo. Il raddoppio è nell’aria ma la Bulgaria
stringe i denti. Non ci sta a lasciare l’Europeo con tre sconfitte
184
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
in tre gare e ha pure un pizzico di fortuna. M arkov rinforza la
linea gotica buttando dentro Kotev e Dimitrov.
Il Trap risponde giocando la carta Di Vaio con Panucci
centrale. La Bulgaria ha un ultimo sussulto con un calcio di
punizione sventato da Buffon e poi crolla. Al 94’ Cassano
raccoglie un cross di Oddo e regala i tre punti agli azzurri. È
una soddisfazione amara perché da Oporto arriva la notizia
del pareggio per 2-2 tra Svezia e Daminarca.
È il risultato che si temeva e che caccia gli azzurri fuori dagli
Europei. L’Italia torna a casa a testa alta, ma non ha motivo di
gioire. Anzi c’e da stare sicuri che le polemiche continueranno
a lungo.
Italia-Bulgaria 2-1
Italia (4-3-3): Buffon 7; Panucci 6, Nesta 6, M aterazzi 5 (38’
st Di Vaio sv), Zambrotta 7; Fiore 5,5, Pirlo 6, Perrotta 7 (23’
st Oddo sv); Cassano 7,5, Del Piero 4,5, Corradi 5 (8’ st Vieri
5).
A disposizione: 12 Toldo, 22 Peruzzi, 4 Zanetti, 6 Ferrari,
15 Favalli, 16 Camoranesi.
Allenatore: Trapattoni.
Danimarca (4-3-3): Zdravkov 6; Borimirov 6,5, Pazin 6 (19’
st Kotev 6), Zagortchitch 6, Stoyanov 6,5; Jankovic 6 (1’ st
Bojinov 6), M . Petrov 7,5, Hristov 7 (34’ st Dimitrov sv);
Petkov 6,5, Berbatov 6,5, Lazarov 6.
A disposizione: 12 Kolev, 23 Ivankov, 2 Ivanov, 4 I. Petkov,
13 Peev, 14 Chilikov, 16 M anchev.
Allenatore: M arkov.
Arbitro: Ivanov (Russia)
Reti: 45’ pt Petrov (rigore), 3’ st Perrotta, 49’ st Cassano
Ammoniti: 44’ pt M aterazzi; 45’ pt M . Petrov; 4’ st
Bojinov; 21’ st Stoyanov; 35’ st Lazarov
185
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Svezia e Danimarca
avanti a braccetto
Il derby finisce come temuto,
solo all’inizio sembra gara vera
di Stefano Edel (inviato a Oporto)
A braccetto, Danimarca e Svezia escono dal campo con il
sorriso dei vincenti. È finita proprio come temevamo: 2 a 2.
L’Italia è a casa, i vichinghi approdano in pompa magna ai
quarti di finale dell’Europeo, e poco importa loro che quel gol
finale di Jonson, per il modo in cui è arrivato, faccia pensare.
Sin troppo. Torta doveva essere e torta è stata. Erano 22 anni
che non usciva il pari fra queste due squadre che per tutta la
lunga vigilia, a chi poneva domande, hanno sempre risposto
cose del tipo «Guai a mettere in dubbio la lealtà e la
correttezza dei nordici».
Quella che va in scena allo stadio do Bessa, sotto una
pioggerellina fine ma insistente, all’inizio sembra partita vera,
intensa,
emozionante,
caratterizzata
da
continui
capovolgimenti di fronte. E le due tifoserie, distribuite
uniformemente (curva di sinistra ai rossi danesi, curva di
destra ai gialli svedesi), creano un’atmosfera da grande derby.
C’è spazio anche per l’ironia, tutta di marca Sweden: due
striscioni, uno dei quali sequestrato dall’Uefa, ci prendono in
giro. Comprensibile, nessuno ha gradito il clima di sospetto da
cui è stato preceduto il confronto. Il primo (quello portato via
dagli addetti al controllo) recita in inglese: «Facciamo 2 a 2 e
gli spaghetti sono fuori». L’altro, apparso in curva al
momento degli inni, dice: «Italiani, appena siamo 2 a 2
comunichiamo...». In sostanza, se il risultato è quello che voi
temete, ne possiamo parlare.
186
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Tomasson eurogol. Costretta a inseguire un solo obiettivo, la
vittoria, per evitare guai, la squadra di M orten Olsen va subito
all’attacco, graffiando sulla sinistra con Jorgensen. È la
Danimarca aggressiva e dinamica vista già in azione contro gli
azzurri, che spinge sulle fasce con determinazione e furore
agonistico. Spreca un’occasione d’oro con Gronkjaer, su
precisa apertura di Tomasson, poi trova la giocata vincente
proprio con l’attaccante del M ilan, ed è un “numero” da
applausi a scena aperta, palla colpita di collo pieno, a 20 metri
dalla porta, che scavalca Sorensen picchiando sul palo interno
e finendo nel sacco. Il popolo rosso esplode di gioia, ma non
sa che da lì a qualche minuto solo un grande Sorensen
(bravissimo a respingere due volte, nella stessa azione, su
Larsson e Ibrahimovic) e poi il palo alla sinistra dell’estremo
difensore, su colpo di testa preciso di capitan M ellberg, gli
eviteranno la beffa. Incontro addomesticato? M ah, fin qui non
si direbbe.
Rigore netto. La Svezia che torna in campo dopo l’intervallo
ha un’altra marcia rispetto ai primi 45’: e dopo appena un giro
di lancetta d’orologio, eccoti scodellato il pareggio. Larsson
approfitta di un momento di incertezza della difesa danese, si
lancia in area e sull’uscita di Sorensen finisce a terra. Il rigore,
fischiato da M erk con un paio di secondi di ritardo, è
sacrosanto: e lo stesso bomber del Celtic trasforma.
Tomasson-2 e gestaccio. Olsen si arrabbia in panchina e
scuote i suoi. M orale: sotto la regìa di un ottimo Gravesen, i
danesi si ributtano in avanti con la stessa decisione mostrata
all’inizio. È questione di carattere, si dice dalle loro parti: ne
hanno da vendere, nella serata autunnale di Oporto, e
Tomasson, l’ariete che non perdona, li rimanda in paradiso.
Un’altra stoccata delle sue, con un bel sinistro rasoterra che
ipnotizza Isaksson per la seconda volta. Peccato solo che,
187
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
dopo il gol, il centravanti vada sotto la curva degli svedesi
facendo loro segno di tacere e poi, tornando verso il centro del
campo, battendosi il fondoschiena con le mani. Gesto
irriverente, non da campione.
E alla fine 2-2. Da Guimaraes arriva la notizia della vittoria
azzurra, e la Svezia rischia di beccare la terza rete. Poi, in un
confuso batti e ribatti, con Sorensen che respinge corto,
Jonson pesca la matta. Giusto così. M a il 2 a 2, alla fine,
lascia tanti dubbi.
188
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Trap, un ciao
che significa addio
Il ct: «Credo nella buona fede
di Danimarca e Svezia»
di Sandro Lulli (inviato a Guimaraes)
Tutti a casa. Saluti e baci. E abbracci. Saluta l’Italia, saluta il
Trap – al quale non sarà rinnovato il contratto in scadenza –
potrebbe salutare tra qualche giorno anche il presidente
Carraro. Non finisce nel veleno, almeno stasera, però quel 2-2
di Oporto è un pugno nello stomaco.
Testa alta. Il ct ha parole d’elogio per tutti gli azzurri. «Noi
usciamo a testa alta. Abbiano dato il massimo, ottenuto la
vittoria con la Bulgaria che abbiamo inseguito con
cocciutaggine e ottenuta con merito nonostante il campo
viscido e la pioggia ci abbiamo non poco ostacolato. Però ho
visto davvero grande impegno. Io mi sento appagato –
aggiunge – nonostante quello che è stato detto e scritto di me e
detto e scritto della squadra».
Arbitri. Da Byron M oreno a Valentin Ivanov. «Che dire.
Anche stasera potrei dire qualcosa (un rigore negato, ndr)
però questo è un argomento che merita una risposta a 360º da
parte di tutto lo sport italiano, noi ripeto andiamo avanti a
testa alta».
S fortuna. Trapattoni non cade nella polemica su DanimarcaSvezia «perché non ho visto la partita però è uscito proprio
quel risultato lì, che io davvero non pensavo che uscisse». E
su di sé: «M i sono sempre ritenuto un allenatore fortunato.
Però se guardo il mondiale e guardo adesso quello che è
successo qui in Portogallo non posso dire altrettanto. Questa
miscela di italianità – dice proprio così – non mi ha portato
189
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
fortuna».
Fatale. Fatale il primo pareggio. «Sulla nostra eliminazione è
chiaro che ha pesato il primo pareggio con la Danimarca, cioè
una partenza sbagliata. Però siamo fuori anche per il tacco di
Ibrahimovic, altrimenti avremmo battuto la Svezia e adesso ai
quarti ci saremmo noi. Comunque ringrazio i ragazzi, lo
ripeto, hanno dato tutti il massimo».
I due assenti. Nessun rancore per Totti e Vieri. «In un
Europeo possono starci le squalifiche e gli infortuni. Noi
avevamo i rincalzi per sostituire i nostri due giocatori di
punta. Quindi non dite se mi sento tradito, perché non è così.
Un mio errore? Un allenatore fa sempre la formazione in base
a come vede i propri giocatori. Se poi va male si deve
rassegnare e non macerarsi».
Contratto. Trapattoni non darà dimissioni né sarà esonerato.
«Il mio contratto – spiega – scadrà il 15 luglio e sino ad allora
non c’è attività internazionale. Per cui non ci sono problemi.
Lo ripeto, in venticinque anni di attività mi sono sempre
sentito fortunato, con la Nazionale non è andata come volevo.
Il mio futuro? C’è un filosofo che dice che il futuro è
l’opportunità».
Però l’Italia l’opportunità di entrare nei quarti l’ha persa, al di
là di tutto, anche per demeriti propri. E anche contro la
Bulgaria non è piaciuta. Trapattoni era stato il primo a
parlare, a caldo, nell’intervista concessa in diretta alla Rai.
Cosa pensa del pareggio nell’altra partita? «C’è stato. Alla
fine a noi non hanno regalato niente e si è visto...».
Neanche gli arbitri ci hanno regalato niente, e si è visto. «Sì, mi
resta più di un dubbio. Ne ho almeno un paio – dice il
responsabile tecnico della nazionale italiana – un paio di falli
loro mi sono apparsi davvero dubbi, in particolare uno su del
Piero».
190
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
M ERCOLEDÌ 23 GIUGNO
Triste rientro,
paga solo il Trap
C’è un’aria da Waterloo nella comitiva azzurra,
pronta al rientro a casa e ad abbracciare il nuovo ct
Marcello Lippi. Torna a casa anche la Germania,
battuta 2-1 dalla Repubblica Ceca, che si qualifica
insieme con gli olandesi che quasi non ci speravano
più e che comunque passano il turno dopo un
tranquillo 3-0contro la Lettonia che non sarebbe
servito a niente senza la vittoria della Repubblica
Ceca. Ci sono altre vittime di primo piano, oltre agli
azzurri: Spagna e Germania su tutte. I quarti di finale
saranno Portogallo-Inghilterra, Svezia-Olanda,
Francia-Grecia e Repubblica Ceca-Danimarca. Già,
proprio quest’ultimo era il quarto che pensavano di
giocare gli azzurri che invece sono già in volo verso
casa.
191
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
LO SCORAMENTO DEL TRAP DOPO LA PARTITA CON LA
BULGARIA
192
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Scopa e scala 40,
ultima partita azzurra
La Nazionale sull’aereo diretto in Italia
Volti stanchi e solo voglia di vacanza
di Stefano Edel (inviato a Lisbona)
Ciao Lisbona, addio Portogallo. L’Italia scornata e delusa
torna a casa, portandosi dietro un fardello di polemiche,
destinate a ripercuotersi con fragore sul Palazzo, visto e
considerato che domani a Roma si terrà un Consiglio federale
tra i più delicati e sofferti della nostra storia calcistica. Sul
volo AZ 8235 dell’Alitalia che decolla dall’aeroporto della
capitale lusitana alle 17.50 locali (le 18.50 da noi) i volti sono
scuri.
Primo fra tutti, quello di Giovanni Trapattoni, all’epilogo del
suo ciclo azzurro. Povero ct, sperava di arrivare fra i primi
quattro, invece è già a casa.
Niente riprese Rai. Ci sono anche le mamme di Bobo Vieri e
di Gianluigi Buffon, il papà di Oddo, il fratello di Corradi e i
genitori di Cannavaro sul charter, ma si guardano bene dal
parlare con i giornalisti. L’ordine di Antonello Valentini,
responsabile delle pubbliche relazioni e dell’ufficio-stampa
della Federazione, è perentorio: «Con i giocatori nessuna
parola». Loro davanti, noi dietro. E anche se non si vede
fisicamente, il muro viene alzato.
Tant’è che alla Rai, che pure ha l’esclusiva con la Figc, viene
impedito di fare riprese, il che provoca le risentite rimostranze
di Enrico Varriale e Donatella Scarnati, gli inviati di RaiSport e
del Tg1 al seguito della squadra. Ci pensa Gigi Riva,
accompagnatore ufficiale, a salvare parzialmente la figuraccia
concedendo allo stesso Varriale l’intervista-bilancio della
193
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
spedizione. Estrapoliamo solo la risposta alla domanda su
Totti: «Il ragazzo è sotto shock, sorride poco. Troverà
serenità con il tempo, ma dovremo aiutarlo».
S i gioca a carte. Con tutto il codazzo di dirigenti e
accompagnatori al seguito, Cannavaro e compagni volano
verso casa con un grosso magone dentro: la consapevolezza di
un fallimento totale. E se anche, in ossequio alle disposizioni
ricevute, non aprono bocca, il senso delle loro dichiarazioni a
caldo, subito dopo la vittoriosa (e inutile) gara con i bulgari, è
riproponibile pari pari anche ora che non c’è più l’obbligo di
un ritiro da rispettare e le vacanze si avvicinano. Una frase per
tutti, quella di Nesta, tra i pochi a salvarsi (in campo e fuori):
«Basta con i Byron M oreno di turno, non cerchiamo scuse».
Insomma, c’è, per fortuna, chi ha il senso dell’autocritica e si
batte il petto per i tanti, troppi errori commessi. È un volo di
due ore e mezzo quello che porta i 23 giocatori e lo staff
tecnico, insieme con tutto il management di via Allegri, prima
alla M alpensa e poi a Fiumicino. Tempo trascorso a leggere,
ascoltare musica, guardare un film e giocare a carte. I più
accaniti a scopa e scala 40? Di Vaio, Del Piero e Pirlo da una
parte, Nesta e Peruzzi dall’altra.
Cassano triste. Nelle prime file, il boy giallorosso gioca al
computer, ma si vede lontano un miglio che ha la testa altrove.
Lo sguardo è smarrito, la voglia di scherzare è rimasta sul
campo del Belenenses, il polpaccio fasciato. Gli occhi
cerchiati sono la spia di una notte insonne. Cassano come
Rooney o il Cristiano Ronaldo del Portogallo: i titoli dei
giornali portoghesi, ieri mattina, erano tutti per lo scugnizzo
barese e il suo pianto a dirotto. Gli resta – magra consolazione
– il trofeo assegnatogli dall’Uefa quale migliore in campo,
l’altra sera.
Niente premi. Come ha spiegato Stefano Balducci, braccio
194
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
destro di Valentini nella gestione dell’ufficio-stampa, la
Federcalcio torna dal Portogallo con i conti in attivo: un
milione di euro. Fossimo approdati ai quarti, avremmo
guadagnato il doppio, e via via su, a scalare, sino ai 19 milioni
che intascheranno i vincitori. Il bilancio è positivo perché non
saranno pagati i premi agli azzurri: l’accordo economico,
infatti, prevedeva 150.000 euro a testa in caso di secondo
posto e 250.000 per il successo finale. Se può servire, il
presidente federale Carraro ha almeno un motivo per
consolarsi: le casse di via Allegri restano chiuse. A doppio
giro di chiave.
195
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Il Trap avverte Lippi:
«Sarà dura»
Addio con consigli al successore
di Sandro Lulli (inviato a Lisbona)
Avremo un ct col sigaro. Esigente, permaloso, talvolta
scontroso, ma preparato. Ambizioso e di personalità. E
speriamo mai si trovi a voler prendere gli azzurri a calci nel
sedere perché se ci fosse stato lui, dopo il pataTrap con la
Danimarca, qualcuno non l’avrebbe passata liscia. M arcello
Lippi bussa alla porta, mentre Giovanni Trapattoni –
possiamo dire un po’ in stato confusionale senza voler
mancare di rispetto? – esce da quella di servizio o quasi.
«Attento M arcello – dice il ct praticamente già fuori dalla
panchina azzurra – ti do subito un consiglio: qui avrai vita
molto più dura che non in una squadra di club...».
Giobbe. E poi chiarisce il concetto: «Perché in nazionale c’è
meno tempo per lavorare, meno occasioni per risollevarsi
dopo una caduta. Perché si devono mettere assieme giocatori
italiani di varie aree geografiche, molti dei quali sostenuti da
parte della stampa. Perché – continua regalando la prima perla
– un commissario tecnico deve avere più pazienza di M osè.
M osè si chiama? No, volevo dire Noè. Già, è vero – dice
rivolto a un giornalista milanese – di Giobbe. M a nel
riferimento storico il Trap voleva dare anche una punzecchiata
a M arcello, ben sapendo che il suo successore – per fortuna –
non ha la sua arte di mediare».
Eredità. E cosa lascia il Trap, dopo quattro anni di gestione?
È una nazionale da ricostruire? Naturalmente l’uomo di
Cusano M ilanino esalta il gruppo, che invece è totalmente da
rifondare. «Lascio una squadra che può dare ancora molte
196
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
soddisfazioni. Credo che l’Italia talvolta venga sopravvalutata,
tuttavia la ritengo una delle prime quattro, cinque in Europa.
Quando subentrai a Dino Zoff andai a caccia di nuovi talenti,
poi ritornai sui calciatori affidabili che non avevo mai
abbandonato. Insomma, guai radere al suolo, meglio trovare
energie nuove».
Cassano. Però se non ci fosse stata la squalifica di Totti
probabilmente Cassano non avrebbe visto il campo. «I giovani
devono maturare. Antonio sa bene che in lui ho sempre
creduto tanto che il giocatore era informato della mia
intenzione di portarlo all’Europeo (si può quasi ipotizzare
che il no all’Under di Gentile fosse strategico e non sarebbe
stato leale, ndr). La verità è che avevo paura di bruciarlo. Ci
vorrà attenzione anche con Gilardino: perché i giocatori si
vedono agli Europei e ai M ondiali, dove si gioca ogni tre giorni
e con queste pressioni...».
Del Piero. La domanda apparentemente cattiva ma che
tuttavia riassume il pensiero di molti italiani arriva a metà
conferenza stampa: Trapattoni, ma perché è dal ’96 che
puntate sul Del Piero e l’Italia sistematicamente perde? M a
chi ve lo impone? «Del Piero a me non l’ha imposto nessuno,
però io lo ritengo un giocatore valido su cui puntare. Del Piero
– sottolinea convinto, beato lui – in questa squadra ci sta
eccome. Erano qui tutti per i loro meriti».
Totti e Vieri. Altre due delusioni. Altre due difese da parte del
ct. «Totti ha commesso un errore e l’ha ben capito. Con lui
l’Italia si sarebbe espressa ancora meglio, perché so cosa e
quanto vale Francesco del quale ho detto, attenzione, non che
è meglio di Zidane ma che ha giocare diverse, talvolta più
incisive». E Vieri? «È stato condizionato dall’infortunio.
L’altra sera è stato lui a chiedermi se poteva entrare nella
ripresa e l’ho accontentato».
197
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Estero. Ora potrebbe diventare ct di una nazionale estera.
Sorride malizioso: «Il futuro è fatto di opportunità. Io non
sono uno che molla».
198
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Niente processi,
paga solo il Trap
Carraro dimissionario
al consiglio che incoronerà Lippi
di Antonio Ledà (inviato a Lisbona)
L’annuncio ufficiale slitterà forse di qualche giorno ma ormai
non ci sono dubbi: M arcello Lippi è il nuovo commissario
tecnico della Nazionale. Lo hanno confermato, con i loro
silenzi, i vicepresidenti della Figc Giancarlo Abete e
Innocenzo M azzini, presenti ieri all’ultima conferenza stampa
di Trapattoni a Casa Azzurri. I due dirigenti si sono limitati a
dire che la decisione verrà presa dal consiglio federale
convocato per domani, lasciando capire che l’unica incertezza
è legata ai tempi dell’annuncio.
Franco Carraro dovrebbe presentarsi in consiglio
dimissionario e questo potrebbe far slittare di qualche ora, al
massimo di qualche giorno, una scelta che tutti danno per
scontata.
M azzini, che in Portogallo ha rivestito il ruolo di capo della
delegazione italiana, ha difeso Trapattoni sostenendo che
«nessuno sarà messo sotto processo» ma ha poi aggiunto che
il consiglio federale «ha l’obbligo di fare una prima valutazione
della spedizione azzurra agli Europei e trarne le conseguenze».
Spogliata dal burocratese la frase vuol dire una sola cosa: la
missione è fallita e la Figc non potrà far finta di nulla. Trap è
dunque arrivato al capolinea anche se i vertici federali gli
rendono l’onore delle armi. «Sono amareggiato del risultato –
ha spiegato Abete – ma non del gioco. Credo che i nostri
ragazzi si siano difesi con grande dignità sbagliando solo il
primo tempo della gara inaugurale con la Danimarca. Per il
199
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
resto non mi sento di condannarli. Usciamo dagli Europei con
cinque punti. Non era mai successo prima e credo che la
circostanza meriti una riflessione». Per il vice di Carraro
l’Uefa «dovrà rivedere il meccanismo delle qualificazioni.
L’ultima gara, in un torneo così breve, acquista una
importanza esagerata. Avete visto che cosa è successo
all’Italia, ma penso anche alla sfida tra Germania e Repubblica
Ceca. Continuo a non voler credere alle ipotesi di combine
però il meccanismo si presta».
Inutile insistere sulla presunta pastetta nordica ai nostri danni.
«Non ne ho voluto parlare prima – ha detto Abete – a maggior
ragione non parlo adesso. Ci sono alcune cose che lasciano
perplessi ma bisogna sapere ripartire». Poche battute anche
sul consiglio federale di venerdì. «Carraro presenterà una sua
relazione e il consiglio la valuterà. Al momento posso dire che
non ci saranno processi anche se è chiaro che non siamo
soddisfatti di come sono andate le cose. Non sono però tra
quelli che vedono tutto negativo. L’Italia ha dimostrato di
essere ancora ai vertici del calcio continentale».
Prudenti anche le dichiarazioni di Innocenzo M azzini. «Forse
abbiamo fatto qualche errore – ha confessato il capo della
delegazione azzurra – ma chi è che non ha mai fatto sbagli?
Personalmente ero convinto che la squadra potesse arrivare
alle semifinali. Siamo usciti prima ma non solo per colpa
nostra».
Nessun accenno alla presunta combine tra Svezia e
Danimarca, qualcosa da dire, invece, ai club di serie A.
«Dovremo studiare un modo di stare più vicini alla Nazionale
sacrificando, se occorre, qualche interesse particolare. Credo
che questo sia uno dei tempi da discutere venerdì in consiglio
insieme con l’analisi di quanto accaduto in questi venti giorni
in Portogallo».
200
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
E il Trap? «Non ci va di criminalizzare nessuno – ha concluso
M azzini – ma la discussione sarà a tutto campo». Compresa
la panchina.
201
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Azzurri in fuga
anche dagli autografi
Malpensa: pochi tifosi e niente contestazioni
di Mario Carta (inviato a Malpensa)
Niente pomodori, né verdi né fritti, all’aeroporto. Nessuno tra
i cento tifosi arrivati alla M alpensa per accogliere l’Italia che
rientrava a testa bassa dal Portogallo portava ortaggi nel
cinturone, e se anche qualcuno li avesse avuti (applaudita la
gag di Roberto Da Crema, quello delle televendite a
squarciagola con la voce asmatica, fra lattuga, cetrioli o
pomodori), a chi tirarli? Il solo Alessandro Nesta ha fatto
vedere il suo volto all’uscita 66 degli arrivi internazionali del
Terminal 2, insieme con qualche portaborse in divisa Figc. Ed
è stato applaudito.
Il difensore del M ilan si è assunto la responsabilità di essere
normale, rifiutando di obbedire al consiglio dei responsabili
dell’ordine pubblico.
C’è anche chi ha parlato di un lancio d’uovo ma non ci sono
state tracce. Si sono sentiti chiarissimi invece gli applausi, e
fra cento persone in trepida attesa di tutto meno che di una
rissa, e una quarantina di poliziotti non era difficile
accorgersene. Tutti gli altri azzurri invece si sono defilati, con
una comoda triangolazione degna di uno schema di difesa (lo
stile Trap insegna) da maestri del catenaccio. O del
contropiede, se preferite. Così dall’indifferenza si è passati
alla delusione, dall’eurobeffa all’eurodiffidenza. «È stata una
scelta della polizia, dettata da ragioni di ordine pubblico»,
spiega Carla Fossati, addetta stampa della Sea, la società che
gestisce l’aeroscalo di M alpensa. E sarà anche così, ma di
sicuro all’Italia dopo il 2-2 fra Danimarca e Svezia è stato
202
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
fornito un altro alibi, del quale non c’era bisogno.
Non ce n’era bisogno. Quella che aspettava senza ruggire e
senza mostrare le zanne di una nazione ormai abituata ai flop
anche calcistici era gente che abita a dieci minuti da Aerocity,
arrivata dopo il tam tam dei telegiornali per poter finalmente
usare il videofonino appena avuto in regalo. Erano pochi.
C’erano papà con i bambini sulle spalle pronti a indicare Totti
e Vieri, c’erano bambine schiacciate sulle transenne depistanti,
il supertifoso di Gattuso arrivato lì solo per lui. Tutti lì, al
cordone delle divise, e Loro da un’altra parte.
Nessuna prova di fischi, dopo il fiasco. Così a vedere gli
azzurri sbarcare dal charter arrivato da Lisbona sono stati una
sessantina di giornalisti accreditati, ma da lontano. Beati. M a
neanche loro avevano pomodori. Si può dire che ci fossero più
giornalisti che tifosi, si deve dire che non erano tifosi ma
curiosi. Si è notata soltanto una bandiera, stinta. Un residuato
dei mondiali del 1982, forse, e non sventolava.
La delusione è stata grande, più di quella per l’eliminazione. I
calciatori che non vengono più giudicati per quello che fanno
sul campo sono diventati vip, e ora sfuggono anche ai loro
doveri di Vip. Qualcuno ha proseguito fino a Roma, altri
avevano la coincidenza per la Costa Smeralda. Ieri l’aria che
tirava al terminal sussurrava di qualche sberleffo per Totti e
per Vieri, ma sarebbero stati di più gli applausi perché non
importava che tornassero sconfitti da Lisbona o da vincitori
dalla Coppa del M ondo. Contava il fatto che fossero loro, e
conta che si siano negati a un autografo.
Alla fine l’unico che sembrava soddisfatto era un passerotto
che sul marciapiede becchettava beato le briciole dei fan
rimasti a bocca asciutta. Non era l’uccellino di Del Piero,
quello della pubblicità dell’acqua, ma una bambina con la
maglietta del suo idolo lo ha indicato. Ha potuto sorridere
203
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
soltanto alla sua immagine pubblicitaria, perché quella vera
dopo la fuga di ieri è sbiadita, ancora un po’ di più.
204
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
TERZA PARTE
L’era Lippi
e il miracolo Grecia
205
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
206
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
GIOVEDÌ 24 GIUGNO
Gli altri giocano,
l’Italia pensa al dopo
Mentre l’Europeo va avanti – il Portogallo elimina
l’Inghilterra ai rigori (8-7, 2-2 dopo i supplementari)
– la partita dell’Italia si gioca in patria. La
Federcalcio non lascia passare altro tempo e
ufficializza quello che tutti ormai sanno da ben prima
dell’eliminazione degli azzurri. Alla vigilia di un
consiglio federale-farsa, con tanto di finte dimissioni
del presidente Franco Carraro e una resa dei conti
rimandata, la scelta di Lippi di fatto è già ufficiale.
207
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
MARCELLO LIPPI NELLA PRIMA CONFERENZA STAMPA DA CT
AZZURRO
208
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
La Federcalcio
gioca la carta Lippi
Domani un Consiglio federale
carico di tensione
di Stefano Edel (inviato a Roma)
Nella sala-conferenze dello stadio Dragao di Oporto, alla
vigilia di Italia-Svezia, Franco Carraro, chiamato a esprimere il
suo punto di vista sul caso Totti, si era lasciato andare a una
confidenza: «Spero proprio che uno sputo non mi costringa a
farlo per davvero, il Consiglio federale del 25». E invece, in via
Allegri, a neppure 48 ore dal ritorno in patria della spedizione
più sciagurata che il calcio di casa nostra ricordi da vent’anni a
questa parte, oggi alle 13 va in scena il ribaltone. Anzi, il
semi-ribaltone, perché, nonostante le dimissioni (scontate)
che presenterà al “governo” del pallone, il numero uno della
Figc resterà (per ora) al suo posto.
Finte dimissioni. Sarà comunque l’inizio del processo, nelle
stanze dei bottoni della Federazione più ricca e discussa dello
sport italiano, e c’è chi garantisce che le sorprese potrebbero
essere superiori al previsto. In ogni caso, l’ordine del giorno
prevede, al punto 1, l’esame dell’Europeo azzurro e
dell’Europeo dell’Under 21, cioè le ombre e le luci di una fine
primavera che ha condensato, tutte assieme, le contraddizioni
gestionali del vertice del pallone, con scelte sbagliate e
condivisioni di programmi assai discutibili. Carraro, dunque, si
presenterà dimissionario, per poi vedersi respinte dal
Consiglio le dimissioni. L’accordo con il Coni (che sta
cambiando il suo statuto, quindi non ci sono le condizioni per
commissariare) è già stato trovato, e nonostante i malumori di
Alleanza nazionale, da sempre contro il massimo dirigente
209
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
federale, nulla si muoverà. Forse ci sarà il ridimensionamento
di Innocenzo M azzini, uno dei vice di Carraro e capo della
spedizione azzurra a Lisbona, ma non è detto. Così come
Giancarlo Abete, sicuramente il più critico nei confronti della
politica della Figc, potrebbe attendere la resa dei conti di fine
anno per sparare le sue cartucce.
Inizia l’era Lippi. L’unica cosa sicura dovrebbe essere –
usiamo sempre il condizionale – l’annuncio del cambio di ct
sulla panchina italiana: via Giovanni Trapattoni, che ha fallito
sia al M ondiale nippo-coreano sia a Euro 2004, e assunzione
di M arcello Lippi, l’ex tecnico della Juve, con accordo
biennale. M eglio lui, secondo Carraro e gli altri, di Gentile
(ottima chioccia per i giovani) e di Dino Zoff, ct nel 2000 e
dunque eventuale cavallo di ritorno. Lippi ha polso, è
preparato, sa motivare molto il gruppo. E soprattutto è
depositario di un preciso modulo di gioco.
Auguriamoci solo che la svolta sia veramente radicale per il
nostro calcio, da ventidue anni lontano dal gradino più alto di
un podio. È l’ora di tornare a vincere.
210
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Collina, l’unico
che se la gode
di Sandro Lulli (inviato a Lisbona)
Il fischietto dei record, che da sei anni viene puntualmente
eletto migliore al mondo, potrebbe stabilirne un altro e
diventare il primo ad aver diretto partita d’apertura e di
chiusura del campionato europeo. Pierluigi Collina, reduce da
due arbitraggi impeccabili, adesso che non è uscita la sua
designazione per i quarti, comincia a farci un pensiero, anche
se potrebbe essere scelto per una delle semifinali del 30 o del
1º luglio e non sarebbe un’onta.
Dopo avere avuto in pugno la finale dell’ultimo mondiale
asiatico, a un anno dalla chiusura dell’attività (ma speriamo
arrivi una deroga) sarebbe giusto vederlo tra le due squadre che
si disputeranno l’Europeo.
Nel 1976 Sergio Gonella diresse Cecoslovacchia-Germania
vinta ai calci di rigore dai cechi, con il cucchiaio di Panenka.
Nel 1996 invece Pierluigi Pairetto diresse GermaniaRepubblica Ceca, vinta dai tedeschi con il famoso golden gol
di Oliver Bierhoff. Nel 2000 Francia-Italia, vinta dai
transalpini con il golden gol di Trezeguet, fu diretta dallo
svedese Frisk. Adesso se c’è una logica l’onore spetta a
Collina che nel frattempo si allena nei campi attorno
all’albergo degli arbitri, il SolVerde.
Collina si è fatto apprezzare subito il 12 giugno nell’apertura
tra Portogallo e Grecia: direzione senza ombre, ha anche
concesso un penalty contro il Portogallo, trasformato da
Basinas, partita poi vinta per 2-1 dagli ellenici. M entre il 21
ha brillato ancora nello scoppiettante incontro tra Croazia e
Inghilterra vinto dagli inglesi (4-2), per merito della doppietta
di Rooney.
211
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Il giorno di Italia-Bulgaria a Guimaraes c’era anche il
designatore Paolo Bergamo. E prima dell’incontro ha avuto
parole d’elogio nei confronti del direttore di gara viareggino,
sicuramente tra i migliori, se non il migliore in senso assoluto,
come rendimento nella fase prima dei quarti di finale.
E certamente Bergamo tornerà in Portogallo qualora Collina
diriga semifinali o finali. Dall’Italia arriverà inoltre il dottor
Angelo Pizzi, viareggino, medico della Can A e B. Che
naturalmente segue Pierluigi, oltreché esserne amico prima che
un estimatore. «Collina vanta una condizione fisica
straordinaria. Lui è veramente come il vino – ci ha detto oggi –
più passano gli anni più migliora».
Ora sono 44 anni, la prossima estate potrebbe arrivare lo stop
dall’Uefa. «Io spero di no – spiega Pezzi – perché Collina può
dare ancora molto al calcio, oltreché essere d’esempio alle
nuove generazioni di arbitri. E mi chiedo ancora per quale
motivo un calciatore non ha limiti di età mentre un arbitro
deve avere un tetto. Credo che l’Uefa dovrebbe legare l’età alle
capacità fisico-atletiche».
212
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Portogallo,
la semifinale è di rigore
Superata l’Inghilterra
dopo una maratona di emozioni
Il portiere Ricardo decisivo:
para il rigore e poi lo segna
di Sandro Lulli (inviato a Lisbona)
Se ne parlerà a lungo di questa partita da consegnare alla storia
del calcio. In semifinale va, com’è giusto che sia, il Portogallo,
che rimanda a casa un’Inghilterra deludente e senza cuore.
Sono serviti supplementari e calci di rigore perché i portoghesi
erano tornati in corsa meritatamente a 7’ dalla fine. Poi Rui
Costa e Lampard avevano fatto il resto nel supplementare.
Quindi i tiri dal dischetto, infiniti anche questi, con il portiere
portoghese Ricardo che diventa decisivo alla settima serie:
prima para a mani nude il tiro di Vassel e poi va sul dischetto
e realizza il gol che lo consacra ormai a eroe nazionale.
Regalo. Certo che per l’Inghilterra la partita era entrata subito
nei binari giusti, con quella ingenuità in versione-regalo che
aveva confezionato Costinha. Il regista arretrato portoghese
voleva solo allungare di testa al portiere Ricardo, senonché ha
messo sui piedi di M ichael Owen un assist delizioso che lo
svelto attaccante inglese ha trasformato in gol dopo appena
3’.
Reazione. Però la squadra di Eriksson ha avuto il torto di non
pressare subito i portoghesi, lasciando molti spazi vuoti. Belli
e spettacolari i duelli. A sinistra con Nuno Valente su
Beckham, a destra con Valente su Scholes. Eppoi che brividi
per Jorge Andrade con Rooney, o per Carvalho con Owen. E
siccome c’era Figo in serata – motore e ispiratore a tutto
213
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
campo – con il difensore di destra Gary Neville ha dovuto fare
gli straordinari. Così come Cole con Cristiano Ronaldo.
Il ko. Fortunata all’inizio, l’Inghilterra, ma non tanto al 27’,
quando ha visto andare al tappeto boom boom Rooney, uscito
con un piede dolorante dopo un incontro ravvicinato con
Nuno Valente. Il ct inglese Eriksson non ci ha pensato su un
attimo, dentro Vassel, attaccante dell’Aston Villa che si è
portato sulla destra, affinché Owen andasse a occupare la
posizione lasciata libera dal capocannoniere dell’Europeo. E
proprio Owen (30’) solo per la bravura di Ricardo non è
riuscito a raddoppiare con un destro deviato con un tuffo
miracoloso.
Pressione. L’Inghilterra, troppo sicura di sé, anche nella
ripresa s’è accontentata di controllare, giocando sempre nella
propria metà campo, ma rischiando troppo sulle conclusioni
di Ronaldo, Simao e Figo. Eriksson ha tolto lo spento Scholes,
inserito Neville e messo a sinistra Gerrard. Scolari ha reso più
offensivo il Portogallo con Simao per l’incerto Costinha. Poi è
venuto il momento di Rui Costa: via un difensore per farlo
entrare. Quindi Portogallo a trazione anteriore che non poteva
non rischiare. Premiato al 38’ con l’imprendibile girata di testa
di Postiga (da poco entrato per Figo) pescato da destra da
Simao. E dopo un gol di testa di Campbell annullato allo
scadere per un’azione fallosa si è scivolati verso i
supplementari.
S upplementari. Sempre il Portogallo a fare la partita, con
l’Inghilterra piantata e affaticata a difendere l’1-1. Nessun
silver gol, si va al secondo tempo. Cole salva sulla linea,
l’Inghilterra va sotto al 5’ sulla staffilata di Rui Costa ma
recupera in mischia con Lampard a 5’ dalla fine con una girata
di destro. E così si va ai rigori. Il finale adatto a una partita da
non consigliare ai deboli di cuore, che arride al Portogallo.
214
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Del portiere Ricardo il rigore decisivo. Da batticuore la
sequenza dei rigori. Dopo i primi cinque rigori, ancora parità,
si va a oltranza. Prima serie ancora pari, alla settima sequenza
Beckham (Inghilterra fiori), Deco (Portogallo gol); Owen
(Inghilterra gol); Simao (Portogallo gol); Lampard (Inghilterra
gol); Rui Costa (Portogallo fuori); Terry (Inghilterra gol);
Cristiano Ronaldo (Portogallo gol); Hargreaves (Inghilterra
gol); M aniche (Portogallo gol); Cole A. (Inghilterra gol);
Postiga (Portogallo gol); Vassel (Inghilterra parato); Ricardo
(Portogallo gol).
215
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
A mani nude
verso il paradiso
Ricardo, eroe senza guanti
del Portogallo che ora sogna
di Sandro Lulli (inviato a Lisbona)
Per fortuna che c’è Ricardo, gridano per le strade di una
Lisbona impazzita dove adesso non si pensa neppure più
alla semifinale, ma addirittura alla finale. Ricardo cuor di
leone, Ricardo è un eroe, una gloria nazionale. Ricardo è il
portiere che fa sgorgare le lacrime a Eusebio che vola in
campo ad abbracciarlo; che fa sciogliere persino un duro
come il ct Scolari, che se n’infischia di guadagnare consensi
perché ad esempio non avrebbe riposto nella naftalina il
portiere-mito Vitor Baìa per far posto a questo ragazzone di
188 centimetri che tra i pali diventa un vero e proprio
superman.
E nella notte di Lisbona, allo stadio Da Luz, 65 mila posti,
il più grande del Portogallo, Ricardo si è consegnato alla
storia, parando – non senza aver gettato platealmente i
guanti dietro la porta – l’ultimo rigore dell’Inghilterra a
Vassell, per poi andare lui sul dischetto dove era stata
sistemata la palla della semifinale.
Un dischetto maligno che già aveva tratto in inganno David
Beckham uscito con quel destro spedito sulla Luna. E anche
M anuel Rui Costa era un po’ scivolato, calciando in maniera
orribile. Ora, tocca a lui, al portiere nato a una decina di
chilometri da Lisbona, che gioca nello Sporting di Lisbona.
Ed è pronto, Ricardo. Pronto, deciso e sicuro. Ha la stessa
faccia di Francesco Toldo nell’ultimo Europeo, quando agli
olandesi ripeteva: «Tanto lo paro». E lo parava.
216
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Ricardo pochi istanti prima di neutralizzare il rigore a
Vassell si era tolto i guanti. Avete mai visto, in tempi
moderni, un portiere che per la parata decisiva si sfila i
guanti e si sputa nelle mani? M ai, è la prima volta.
Un portiere non si separa mai dai guanti, da quando entra in
campo. I guanti sono tutto, si sente diverso dai compagni, fa
il possibile per diventare tutt’uno con quelle manone
bianche che devono restituirgli tutte le ore trascorse tra i
pali a volare qui e là, a saltare in lungo e in largo, perché gli
allenamenti dei portieri sono personalizzati, duri, talvolta
monotoni anche se ultimamente sono stati fatti dei
progressi.
Insomma, eccolo il ragazzo di casa. Forse non tanto
apprezzato per quanto merita perché è nato qui, è
benvoluto e apprezzato ma sotto sotto la tifoseria ammirava
di più Vitor Baia, se non altro per trovare una scusa per
criticare l’ispido Luiz Felipe Scolari, un omone venuto dal
Brasile e capace di terrorizzare anche certi giornalisti
pungenti.
La porta dove si agita il suo collega James, la palla già sul
dischetto, manca solo il fischio di M eier, mentre i 65mila
trattengono il fiato. Chissà cosa pensa Ricardo avvolto dalla
sua maglia grigia, le maniche tirate su, le mani nude. La
rincorsa di potenza, un destro micidiale: teso, forte e
angolato. Proprio come insegnavano una volta a battere i
rigori, cari Beckham, Rui Costa e Vassell. E Ricardo, umile,
semplice e schivo se l’è ricordato. E si è consegnato alla
storia. E ora il Portogallo lo chiama eroe e vuole l’Europeo
quando appena due settimane prima era stato sconfitto dalla
Grecia, nella sfida di apertura.
M ani d’oro, mani nude. M a perché? «Perché mi sono
sentito più forte, senza guanti. E un po’ anche per
217
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
innervosire Vassel». E il rigore calciato subito dopo,
sorprendendo anche il compagno di squadra? «No, nessuna
iniziativa improvvisa, ero già d’accordo con Scolari...».
Sorride Ricardo cuor di leone mentre tiene in braccio la
figlioletta.
218
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
VENERDÌ 25 GIUGNO
Carraro salva il posto,
via all’era Lippi
Mentre l’Europeo continua a regalare sorprese –
tocca alla Grecia eliminare un’altra big, la Francia –
in Italia il balletto delle responsabilità si rivela una
farsa: Carraro, come previsto, salva il posto e
Marcello Lippi può parlare per la prima volta da ct
degli azzurri.
219
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
LA GIOIA DEI GIOCATORI GRECI DOPO IL GOL DI ZAGORAKIS
220
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Parte l’era Lippi
di Stefano Edel (inviato a Roma)
Ha chiesto scusa a tutti, ma resta al suo posto. Non ha
esonerato Trapattoni, ma è come se lo avesse fatto. Perché,
con un contratto in essere (scadrà il 15 luglio), ne ha già
presentato il successore, M arcello Lippi. L’Italcalcio volta
pagina, e Franco Carraro salva ancora se stesso.
Tutto scontato. Altro che ribaltone o rivoluzione in vista, qui
tutti restano ben saldi sulla loro poltrona. Tutti, tranne il
tecnico protagonista di due fallimenti clamorosi nel giro di 24
mesi, l’uscita agli ottavi di finale del M ondiale nippo-coreano
e il mancato approdo ai quarti dell’Europeo in Portogallo.
Oggi, giorno di Consiglio federale, Carraro ha fatto atto di
contrizione davanti al governo del pallone, ma dopo aver
presentato le dimissioni si è sentito rivolgere un invito
unanime da parte delle cinque componenti (Lega di A-B, Lega
di C, Lega dilettanti, Assoallenatori e Assocalciatori): ritirale,
non serve. Gesto politicamente significativo, ma mossa che
non ha avuto effetti, perché manca un successore all’altezza
(per ora) e perché non ci sono le condizioni per commissariare
la Federcalcio (in attesa del nuovo statuto del Coni).
Insomma, paga per tutti il Trap, e si salvano gli organizzatori
di una delle più bislacche e avvelenate spedizioni che la storia
della Nazionale ricordi.
Vai Olimpica. In pasto all’opinione pubblica, secondo un
disegno studiato bene a tavolino, era meglio dare subito la
novità del nuovo ct che stare ancora lì, a piangere sul latte
versato. Anche in questo il numero uno della Figc non ha
sbagliato il colpo. E a chi gli faceva notare che tutta la politica
degli ultimi anni è servita a partorire un calcio italiano, a livello
di Nazionale maggiore, di pessima qualità, ha risposto non...
221
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
replicando, con un secco: «No comment». Come se lui e i suoi
collaboratori non c’entrassero nulla.
Abile nel portare l’uditorio dove voleva lui, Carraro ha
indicato a Lippi, che lavorerà in stretta sintonia con il ct
dell’under 21 Claudio Gentile, un traguardo immediato: la
vittoria alle Olimpiadi. «La Federazione è molto impegnata a
preparare al meglio la rappresentativa azzurra. Dobbiamo fare
di tutto per arrivare alla medaglia d’oro». Dunque, Atene si
staglia già all’orizzonte come simbolo dell’auspicato riscatto.
Anche se non trionfiamo ai Giochi dal 1936! Tre fuori quota
sono possibili, ma quali? Totti e Cassano, chiedono molti a
gran voce, più Inzaghi. Possibile solo se la Roma acconsentirà.
E a giudicare dall’ira di Sensi, non è detto che sia così.
Potrebbe essere già la prima grana da risolvere per l’ex marito
della Signora bianconera.
222
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Finiti i proclami
è l’ora delle imprese
di Stefano Tamburini
Il confine è sottilissimo ma è più profondo di quanto possa
apparire e può diventare un baratro per chi sta dalla parte
sbagliata e cade. Facendosi male.
Di là dal confine, a scrivere pagine coraggiose – che restano
scolpite nelle memorie collettive ancor prima che sui nastri
delle videocassette o nei byte di un dvd – ci sono quelli che a
un certo punto fanno la cosa giusta. Tipo: a due minuti dalla
fine della partita, con la loro squadra sotto di un gol,
accarezzano il pallone, lo piazzano al limite dell’area per tirare
una punizione. E quel pallone lo infilano all’incrocio dei pali.
Poi, qualche attimo dopo, con la stessa freddezza, vanno sul
dischetto del rigore e ne sparano un altro dalla parte opposta
del portiere.
Oppure: dopo 120 minuti di dura battaglia, che con i recuperi
fanno quasi 130, si trovano con un paio di guanti a difendere
una porta diventata enorme al cospetto di avversari che tirano
un rigore dopo l’altro e fanno centro.
Prendono i guanti e li gettano dietro la porta, a mani nude
respingono quel pallone che pesa più di un macigno e un
attimo dopo vanno sul dischetto e con un gesto fanno capire
al compagno che dovrebbe tirare il penalty successivo che può
tenersi in disparte. Lo stadio ammutolisce di fronte a quel «ci
penso io» e a quest’uomo che, assieme ai guanti, ha appena
gettato dietro la porta tutte le paure. Libero da ogni peso, fa
ancor di più di ciò che gli viene chiesto per contratto: segna il
gol che regala al suo Paese una nottata di delirio e un’iniezione
di orgoglio.
Di qua dal confine – dalla parte sbagliata – ci sono invece i
223
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
giocatori normali, quelli che sono capaci anche di offrire
numeri di gran classe (quasi sempre al cospetto di squadre di
secondo livello) e che prima di giocare si fanno ricordare per
l’acconciatura, i tatuaggi, le fidanzate conosciute in
televisione, gli ingaggi milionari, le bizze contro gli allenatori e
le reboanti dichiarazioni davanti ai microfoni. Poi, quando
arriva il momento di far vedere quello che valgono, sputano.
224
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Lippi emozionato:
mi sudano le mani
di Stefano Edel (inviato a Roma)
Il primo pensiero, doveroso, lo ha rivolto a Trapattoni
(definito «un professionista fantastico»), l’ultimo al suo ex
giocatore Edgar Davids («anche se non è argomento che
c’entri – ha chiarito – il mio rammarico è di non essere stato
capace di recuperare un rapporto giusto con lui»). Saltando
dal ct uscente, ma ormai ex, al ribelle scappato dalla
Juventus al Barcellona, M arcello Lippi ha spiegato il suo
teorema azzurro, lasciandolo monco solamente in una cosa.
Ovvero gli schemi, cioè come giocherà la sua Nazionale, e i
nomi del futuro gruppo Italia.
«Non cambierò». Accantonata giocoforza l’idea di una gita
in barca all’isola di Capraia, il tecnico viareggino era arrivato
a Roma giovedì sera, dormendo a casa della figlia Stefania,
vicino alla sede della Federcalcio. La telefonata di Carraro
era stata chiara: «M ister, la presentiamo domani dopo il
Consiglio federale».
«Sono felice, e quando si è felici di conseguenza si è anche
emozionati»: questo il suo esordio davanti ai giornalisti. «È
tutto il giorno che mi sudano le mani», l’ammissione
successiva.
Cosa cambierà nell’uomo Lippi questo incarico? «Nulla,
credo. La Nazionale non mi cambierà, non vedo perché
dovrebbe. Comunque, se mai lo farebbe in meglio».
«Non ho gufato». La prima parte della chiacchierata («non
mi sentirete più sino al 16 luglio, quando prenderò
ufficialmente possesso della panchina della Nazionale») è un
viaggio dentro il personaggio, con le sue sensazioni e i suoi
sentimenti. «Non sono preoccupato, il ruolo è importante,
225
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
di prestigio, ma sono molto deciso a interpretarlo nel
migliore dei modi. So benissimo che non sarà facile,
Trapattoni mi ha confessato che è un lavoro mica male in
fatto di tensioni, ma la Nazionale è nei sogni di qualsiasi
allenatore, anche nei miei. Se ho gufato contro gli azzurri
all’Europeo? No, ci mancherebbe, pur sapendo che il mio
nome circolava per il futuro. Sono stati sfortunati, alcune
avversarie sono passate con quattro punti, altre, come il
Portogallo, sono giunte in semifinale dopo aver perso la
prima partita. Non è andata come avremmo voluto, ma
quanta jella».
Niente rivoluzioni. Carraro, e con lui l’intero movimento
calcistico, gli chiedono di non fallire l’obiettivo del M ondiale
2006 in Germania, ma un conto è guidare una compagine di
club, un conto l’Italia. «La Nazionale da sempre è
l’espressione vera del calcio di un Paese. Io non voglio
cambiare nulla, non sono qui per fare rivoluzioni. Porterò il
mio entusiasmo, la mia esperienza internazionale. Ci sono
fior di giocatori in questo gruppo, che va conservato. Su di
esso opereremo gli innesti di alcuni giovani dell’Under 21, i
più bravi, per andare, mi auguro, il più lontano possibile».
I club e lo staff. Saltando «dall’altra parte della barricata»
(sua definizione), il nuovo commissario tecnico ha già idee
chiare sui rapporti con le società e sui collaboratori. «Girerò
molto, vuoi per sentirmi vicino al campo, vuoi per avere un
confronto stretto e produttivo con i colleghi. Sia chiaro, al
dialogo con i tecnici delle squadre di club penserò io.
Soltanto io». Quanto allo staff, la sintesi è questa: «Credo in
una struttura agile, snella, con pochi punti di riferimento.
Dunque, un allenatore in seconda, un allenatore dei portieri,
un preparatore atletico». Totti e Vieri? «Credetemi,
l’immagine che ho di entrambi è splendida, solare. Uno o
226
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
due episodi non credo che possano cambiare un giudizio».
M a con Davids è successo... «Errore che non si ripeterà
più». Ed è già una promessa.
227
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
La Grecia
spodesta Zidane
Lenta e senza idee,
la Francia si inchina a Charisteas
di Antonio Ledà (inviato a Lisbona)
Aveva ragione monsieur Santini a predicare prudenza. La sua
Nazionale champagne, la squadra campione in carica, lascia gli
Europei battuta dalla Grecia. Per gli ellenici è un risultato
storico ma meritato, arrivato al termine di una gara giocata con
grande volontà e a ritmo intensissimo. Il gol partita è arrivato
nella ripresa per merito di Charisteas. Ti aspetti la Francia e
invece è la Grecia che al fischio d’inizio prende possesso del
centrocampo e comincia a far girare a vuoto M akelele e
Dacourt. I due sono in costante inferiorità numerica ma
Zidane resta isolato sulla destra, i terzini non spingono e le
punte vedono il primo pallone dopo la bellezza di 20 minuti.
Gara perfetta. Il ct ellenico Otto Rehhagel aveva chiesto ai
suoi concentrazione e grinta schierando una squadra molto
raccolta con una sola punta, Charisteas, cinque centrocampisti
e una difesa che ha trovato in Dellas un baluardo straordinario.
L’avvio è tutto di marca ellenica, con un paio di tentativi di
Nikolaidis e Charisteas prima di un episodio che ha fatto
molto discutere: Karagunis ha battuto una punizione dallo
spingolo sinistro dell’area di rigore e la palla, dopo aver
attraversato una selva di gambe, ha dato l’impressione di
oltrepassare la linea bianca, carambolando tra il palo e il
portiere. Barthez l’ha schiaffeggiata fuori e l’arbitro ha fatto
continuare il gioco. Non era gol ma la paura ha convinto i
francesi ad alzare la linea difensiva e la gara si è fatta più
equilibrata. I greci hanno avuto un’altra occasione con un gran
228
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
tiro di Zagorakis, i Bleus hanno risposto con un colpo di testa
di Henry che ha sfiorato la traversa. Poco per una squadra
partita per difendere il suo titolo europeo e scesa in campo
spavalda, con la testa già alle semifinali.
Reazione francese. Nell’intervallo il ct francese Jacques
Santini deve essersi fatto sentire e alla ripresa del gioco Zidane
e compagni hanno cominciato a spingere con più convinzione.
Al 48’ Trezeguet ha preso la mira con una mezza girata al
volo, al 56’ Lizarazu è stato anticipato in piena area di rigore
un attimo prima del tiro e un minuto dopo ancora Trezeguet
ha messo a lato di testa. Rehhagel ha capito che si metteva
male e ha richiamato in panchina Nicolaidis, una mezza punta,
per fare entrare Lakis, un incontrista dal fisico possente.
Il gol-partita. La mossa ha dato i suoi frutti e al 64’ la Grecia
è passata con un’azione da manuale: Zagorakis è scappato
sulla destra e ha crossato al centro. Charisteas è saltato
altissimo e ha messo il pallone nell’angolo sotto la traversa. I
Bleus hanno accusato il colpo e Santini ha provato a sostituire
Trezeguez con Saha, Dacourt, stanchissimo, con Wiltord e
Pires con Rothen. La gara è cresciuta di intensità ma la Grecia
ha capito che poteva fare il colpo del secolo e ha stretto i
denti. Zagorakis è retrocesso sulla linea dei terzini, Basinas ha
macinato un migliaio di chilometri e Charisteas ha dato una
mano a centrocampo. È finita con un assalto all’arma bianca e
i greci in festa. Sono loro la vera sorpresa.
229
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
230
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
SABATO 26 GIUGNO
Il conto salato
dell’eliminazione
L’Europeo si avvicina all’epilogo – oggi tocca
all’Olanda gioire per l’accesso alla semifinale ai
danni della Svezia ma solo dopo i calci di rigore – e
alla Federcalcio c’è la conta dei danni per l’uscita
anticipata. Un flop da 100 milioni di euro.
231
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
LA GIOIA DELL’OLANDESE RUUD VAN NISTELROOY
232
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Azzurri, un buco
da 100 milioni
Gli sponsor presentano
il conto dell’uscita anticipata
di Stefano Edel (inviato a Roma)
Quanto è costata, in soldoni, l’eliminazione degli azzurri
dall’Europeo agli sponsor che investono sulla Nazionale di
calcio? La domanda è lecita nel momento in cui chi si è
avventurato sul terreno, sempre infido, delle negative ricadute
economiche
del flop portoghese è giunto a risultati
contrapposti: il sito internet www.dagospia.it riporta ad
esempio le conclusioni dell’indagine fatta da Economy,
secondo cui il crac oscillerebbe fra i 100 e i 120 milioni di
euro. Danno minimo, invece, stando al sondaggio del Sole-24
Ore e pubblicato su www.ilsole24ore.com.
Beretta ci ripensa? Partiamo proprio da quest’ultimo. Le
conseguenze per chi ha legato le fortune dei propri marchi a
quelle di Totti & C., secondo la redazione on line del Sole, non
sarebbero così deleterie come ipotizzato da molti all’indomani
dell’uscita di scena dal torneo continentale. L’unica voce fuori
dal coro – «sì, non abbiamo ammortizzato l’investimento
fatto» – è stata quella della Beretta, la nota azienda lombarda
di salumi che a Casa Azzurri, rimasta aperta a Lisbona anche
dopo il nostro ritorno a casa, ha lasciato un solo addetto,
richiamando l’intero staff al seguito. «Non abbiamo preso
decisioni per l’immediato futuro, ma è certo che chiederemo
un incontro chiarificatore alla Federcalcio», hanno fatto sapere
dalla Brianza. Spia eloquente di un malumore che potrebbe
portare a rivedere l’accordo quadriennale stipulato con la Figc,
per una somma totale di tre milioni di euro (1,5 miliardi delle
233
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
vecchie lire l’anno). Giancarlo Crippa, l’addetto alle pubbliche
relazioni dell’azienda, avrebbe confidato a Economy: «Le
ripercussioni negative per l’uscita di scena dell’Italia si
sentono, e riguardano la visibilità». In soldoni, meno interesse
a comprare i prodotti pubblicizzati.
Gli spot non visti. E veniamo alla ricerca pubblicata da
Dagospia. I titoli sono forti: si parla di «disastro economico»,
di «sponsor furiosi», di «introiti pubblicitari in caduta».
Sicuramente c’è molto di vero. Ciò che, invece, meraviglia è
che i ricercatori di Eta Meta research abbiano quantificato in
una cifra superiore ai 100 milioni di euro (chi azzarda
addirittura 120) il danno potenziale subìto dai partner
commerciali della Federcalcio, pari al 65-70% degli
investimenti effettuati sulla spedizione portoghese. A loro
giudizio, si paga dazio soprattutto sugli spot televisivi, cioè
gli spazi pubblicitari acquistati durante le partite, e che la
Sipra, concessionaria Rai, ha venduto a peso d’oro (da un
minimo di 335.000 euro a un massimo di 1,24 milioni),
intascando più di 50 milioni di euro. Se l’audience cala,
automaticamente anche la pubblicità ne risente. E qui parliamo
di 24.300 secondi di spot, solo per gli Europei, andati esauriti
da mesi. Ora, se la gente non si sente più attratta dal guardare
la tv perché l’Italia è stata eliminata, la conclusione dei
ricercatori è una sola: soldi e soldi buttati via.
M a a smentirli ci sono gli indici di ascolto ancora alti (l’altra
sera Francia-Grecia è stata vista in media da 8.353.000
telespettatori con il 38.79% di share, 24 ore prima erano stati
quasi 12 milioni a seguire i rigori di Portogallo-Inghilterra, con
uno share del 63.10%), e questo farebbe pensare che anche gli
spot abbiano goduto della stessa attenzione precedente.
Le magliette in meno. Se le dieci aziende che si sono legate
all’Italia per un quadriennio (Tim, quattro milioni all’anno,
234
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Uliveto, Le M armotte, Pasta Amato, Beretta, Birra Peroni,
Dbtel, Fujifilm, Nutella Ferrero e Valleverde, tre milioni a
testa) fanno più o meno buon viso a cattivo risultato, chi non
sembra dormire sereno è lo sponsor tecnico degli azzurri, la
Puma, che ha versato nelle casse di via Allegri 38,8 milioni.
Ancora non è quantificabile la perdita nella vendita di
magliette e gadget, ma se tanto dà tanto, quando uscimmo dal
M ondiale nippocoreano, la Kappa, precedente partner, subì
un bel contraccolpo: gli introiti calarono del 5 per cento. Che
accadrà ora? Si accettano scommesse sull’argomento.
235
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Olanda in orbita
con Van der Sar
La Svezia colpisce due legni
ma i rigori le sono fatali
di Sandro Lulli (inviato a Faro Loulè)
Avanti l’Olanda, che vince un po’ anche per l’Italia e mette a
tacere gli svedesi. Partita senza fine e in equilibrio.
Supplementari con reti inviolate, poi rigori e finisce 4-4. Si va
avanti a oltranza dal dischetto: Wihelmsson si fa parare da
Van der Sar, speedy Robben segna. Per gli orange ora c’è il
Portogallo.
S fottò. Prima dell’inizio un’altra telecamera puntata, non era
danese. Però ha inquadrato un’enorme maglia gialla della
Svezia. Sulle spalle il nome di Totti e come numero un 2-2:
praticamente hanno condensato così l’Europeo dell’Italia,
dallo sputo a Poulsen, al pareggio di tacco di Ibrahimovic
contro gli azzurri e infine il rocambolesco 2-2 nel derby tra
nordici, quello che ci ha mandato a casa. Altrimenti l’Italia tra
oggi e domani sarebbe andata in campo per i quarti finale.
Spiritosi, certo. Vedremo se gli svedesi sapranno conservare
l’ironia dopo questa eliminazione.
Intensità. Si vede subito che alla Svezia interessa
principalmente chiudere le fasce dove vogliono inserirsi Van
der M eyde e il giovane talento Robben, 20 anni, freccia del
Psv Eindhoven che si fa subito vedere quando sguscia tra
Jakobsson e Hansson e chiama Isaksson a una difficile parata
con palla in angolo. Dalla parte opposta Stam e Frank de Boer
in tensione perché hanno a che fare con Ibrahimovic e
Larsson, due potenti e veloci. Però l’Olanda stenta a prendere
quota, non trova continuità di manovra con Seedorf e Davids
236
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
che escono poco dalla linea mediana del campo e la
formazione di Advocaat si allunga con la conseguenza di
lasciare Van Nistelrooy isolato e quindi ben marcato.
Risposta. Solo sul finire del primo tempo l’Olanda ha saputo
alzare il suo baricentro e non è un caso che alla conclusione sia
arrivato Cocu: il regista del Barcellona ha calciato di potenza e
Isaksson (bravo come sempre, lo era stato anche contro gli
azzurri) ha tolto di porta, mettendo oltre la linea di fondo.
Frank de Boer zoppica: un guaio muscolare lo mette fuori
gioco e l’Olanda non ci rimette ripresentando Bouma al fianco
di Stam. Però questa Svezia è furba: appena vede che gli
orange si aprono fa scattare il contropiede. Così al 44’ Jonson
ruba palla, si allarga e pesca Svensson che però fa partire un
destro inguardabile e un’occasione gol va in fumo.
Tattica. Ci si aspettava molto di più da questo primo tempo.
M a è stata la tattica accorta – soprattutto da parte della
Svezia – a mettere il freno a mano al gioco. Fasce presidiate,
spazi stretti: sia Van Nistelrooy sia Ibrahimovic sono stati
costretti a giocare spalle alla porta, perdendo il 50 per cento
delle loro possibilità.
S cossa. L’Olanda non vuol fare la fine di Inghilterra e Francia.
E si ripresenta in campo con connotazioni aggressive. Via
libera a Arjen Robben: mulinelli sulla sinistra, M ellberg suda
freddo. Prima palla per la testa di van Nistelrooy che però
manda fuori. M a per gli orange si sono problemi in fase di
costruzione a centrocampo con Davids frenetico e impreciso,
Cocu lento, Seedorf poco propenso all’inserimento.
Occasioni. La Svezia si rifà sotto: Stam non riesce ad
allontanare, Ibrahimovic calcia a botta sicura ma poco fuori
dalla porta c’è Cocu bene appostato che respinge. M a
l’Olanda accarezza il vantaggio all’11’: traversone di Seedorf,
Van Nistelrooy punta Isaksson: doppio rimpallo e la palla
237
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
esce. La Svezia replica con una botta di Svensson: Van der Sar
è pronto.
S upplementari. Dopo Portogallo-Inghilterra un’altra sfida
infinita. Al 2’ del primo tempo supplementare trema la
Svezia: conclusione di Robben, la palla sfugge a Isaksson e
carambola sul palo. Occorre anche il secondo tempo
supplementare. Isaksson si salva sulla punizione di Seedorf.
5’: gol annullato a Van Nistelrooy, un fuorigioco dubbio. Poi
una traversa di Larsson con una girata in area, e un palo di
Ljungberg, alla destra di Van der Sar.
Rigori. Occorrono anche i calci di rigore. Non ne bastano
cinque. Finisce 4-4. Poi M ellberg fallisce, il baby Robben no.
Avanti l’Olanda.
238
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
DOM ENICA 27 GIUGNO
Ci consoliamo:
anche la Danimarca ko
Dopo la Svezia anche la Danimarca torna a casa.
Magra consolazione per gli azzurri ma un po’ di
sorriso è spuntato sui volti di quelli che, a casa,
hanno visto la sfida che – senza il Grande Biscotto –
avrebbero dovuto giocare gli azzurri, quella con la
Repubblica Ceca. La vittoria è netta: 3-0. Il livello
tecnico degli Europei non è proprio entusiasmante.
239
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
FESTEGGIA LA REPUBBLICA CECA, PIANGE LA DANIMARCA
240
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
L’Europeo? Sembra
il torneo dei bar…
di Aldo Agroppi
Che dormita, davanti alla tv per Svezia-Olanda: altro che
Europeo, sembrava il torneo dei bar! Unica consolazione, ho
recuperato un po’ di sonno, ma di calcio vero ne ho visto
poco. Speriamo di rifarci con semifinali e finale, dove
potrebbe esserci il gufo Pierluigi Collina. Dopo Lippi – che
nonostante le smentite ha fatto quel che chiunque avrebbe
fatto al posto suo – anche l’arbitro italiano è lì che spera e sa
benissimo che, eliminata l’Italia, ha la strada spianata. In
fondo se lo merita, è il migliore. L’unico handicap potrebbe
essere rappresentato da un’eventuale finale Portogallo-Grecia,
che sarebbe la ripetizione della sfida inaugurale già arbitrata da
Collina.
Tornando alle partite, stiamo assistendo alla caduta di tutti gli
dei, uno dopo l’altro. E non è un caso. Questi campioni
celebrati che arrivano agli Europei e diventano stelle cadenti,
di affascinante hanno solo il nome.
Il problema è che i big arrivano a questo appuntamento dopo
un’annata intensa e sono senza energie, così prendono il
sopravvento gli operai del calcio, che aspettano questa vetrina
per affermarsi. Loro, gli operai, non hanno giocato 60 partite
in un anno, non hanno avuto le pressioni del campione
arricchito, che a questo punto della stagione ha solo voglia di
andare al mare.
La differenza la fanno le motivazioni e le grandi potenze
pagano la mancanza di spirito di sacrificio dei loro giocatori.
Se sei Zidane e non hai freschezza atletica, basta che ti
mettano un uomo in marcatura e finisci a fare tocchettini a
centrocampo come farebbe Rivera a 60 anni.
241
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
E così eccoci a celebrare squadre come la Grecia, che hanno
giocatori di terzo piano e qualche riserva di grandi squadre
come l’interista Karagunis, il romanista Dellas e Charisteas,
centravanti di scorta del Verder Brema. Poi hanno preso un
allenatore (Rehhagel) proveniente da un grande campionato,
che ha saputo dare un gioco, e ora sono lì a sognare.
Ha ragione Platini, basta con questi giocatori tromboni. Un
vecchio saggio delle mie parti diceva sempre: quando hai il
culo al caldo non hai più voglia di andare a soffrire.
Ricordiamoci che non vinciamo dall’82 e tutti gli schiaffoni
che abbiamo rimediato purtroppo non sono serviti a nulla.
242
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
La Danimarca
regge solo un tempo
Cechi spietati nella ripresa:
tre gol e semifinale in tasca
di Antonio Ledà (inviato a Oporto)
Inchiniamoci alla Repubblica Ceca, è la squadra più divertente,
e probabilmente più forte, di questi Europei. Nedved e
compagni hanno ridicolizzato la Danimarca con un gol di
Koller e due di Baros e possono volare in semifinale dove
troveranno la Grecia. La Repubblica Ceca è forte, lo sa e
prova subito a dimostrarlo. Per dieci minuti aggredisce i danesi
che non si aspettavano una partenza così rabbiosa e devono
subire. Nedved e Poborsky sono ispirati e Sorensen deve
salvarsi tre volte: prima su un tiraccio del Pallone d’oro, poi
su un colpo di testa di Koller, quindi su una sventola da fuori
area di Galasek. Il ct danese M orten Olsen comincia a sudare,
si accende la prima sigaretta e chiede alla squadra di stare più
corta.
Tomasson prova. Tomasson continua a fare da boa in avanti
ma Jorgensen e Gronkiaer capiscono che devono dare una
mano al centrocampo e Poulsen, preferito all’ultimo momento
a Daniel Jensen, si sacrifica andando a chiudere la corsia di
destra a Poborsky.
Superata la sfuriata, i danesi riprendono coraggio. Cominciano
a far girare la palla e, quando possono, partono in velocità. Al
15’ Poulsen ha la prima grande occasione della partita: riceve
un pallone in area, si libera di Bolf, tradito forse da un
rimpallo, ma tira sulla schiena dell’avversario, a due metri dal
portiere. È un campanello d’allarme che i cechi non sentono o
fanno finta di non sentire. Errore grave perché la Danimarca
243
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
capisce che può giocarsi le sue carte con qualche possibilità di
successo e affonda ancora con Poulsen, di testa, quindi con
Jorgensen.
La gara sale di tono e questa volta ad accendersi la sigaretta è
Karen Bruckner. Il ct prova a spostare Nedved di corsia, poi
costringe Koller a fare il centrocampista aggiunto, ma ormai la
Danimarca è padrona della zona nevralgica del campo e non
rinuncia a pungere. Le furie bianche danno l’impressione di
essere sorprese. Continuano ad aggredire gli avversari con
rabbia, qualche volta ricorrendo alle maniere forti, ma
collezionano solo calci d’angolo che non disturbano Sorensen.
La svolta. La ripresa comincia sulla falsariga del primo tempo.
I cechi provano subito a chiudere i conti e stavolta fanno
centro. Nedved affonda, conquista l’ennesimo angolo e sul
cross Koller riesce a rubare il tempo a Laursen mettendo la
palla in rete. È una mazzata per la Danimarca che prova a
organizzare una reazione ma è costretta a concedere spazi agli
avversari. Così al 62’ arriva il raddoppio. Galasek ruba palla a
centrocampo, Poborsky vede Baros scattare sul filo del
fuorigioco e lo lancia in profondità. L’attaccante entra in area e
sull’uscita del portiere lo supera con un pallonetto.
Momento magico. È il momento magico dei ragazzi di
Bruckner che ne approfittano per passare ancora. È Nedved a
prendere palla e a sfruttare la velocità di Baros. Il baby talento
del Liverpool si beve Helveg e Laursen, aspetta l’uscita e
Sorensen e lo infila con un tocco delizioso.
Sugli spalti comincia la festa con i tifosi danesi ammutoliti e la
loro squadra completamente in barca. Jensen e Tomasson
provano a salvare almeno l’onore e in un paio di occasioni
arrivano a infastidire il portiere avversario Cech. M a ci
vorrebbe ben altro. Jiranek è compagni hanno infatti fiutato
l’aria della semifinale e non si lasciano sorprendere.
244
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Accorciano la squadra sulla linea dei mediani, raddoppiano le
marcature, insistono con il pressing e, appena possono,
partono in contropiede. È il gioco voluto da Bruckner che
continua a fumare in panchina, ma questa volta di felicità. Il
finale è tutto dei suoi ragazzi che si concedono il lusso di
sprecare un paio di occasioni clamorose e regalano la gioia
della standing ovation a Baros.
Ora la sulla strada della Repubblica Ceca c’è la Grecia,
squadra rivelazione di questi Europei.
245
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
246
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
LUNEDÌ 28 GIUGNO
Scommettitori
traditi dall’Italia
Giornata di riposo per le quattro semifinaliste mentre
si continuano a fare i conti dei danni dell’eliminazione
nella fase a gironi dell’Italia. Emergono le cifre delle
scommesse bruciate e si tratta di milioni di euro che i
tifosi azzurri avevano “investito” sulla squadra di
Giovanni Trapattoni. E dal Portogallo c’è anche il
tempo di registrare una feroce polemica fra l’arbitro
italiano Pierluigi Collina e il nostro opinionista Aldo
Agroppi, che aveva fatto balenare un certo interesse
(lui per la verità aveva parlato di “gufata”) per
l’uscita anticipata da parte del ct azzurro in pectore
Marcello Lippi e appunto del direttore di gara
italiano che, senza la nazionale in campo, avrebbe
visto crescere le sue chances per dirigere la
finalissima. Escono le designazioni e per Collina è
“solo” semifinale: la polemica tutta toscana (un
viareggino contro un piombinese) con Agroppi
diventa internazionale.
247
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
L’ARBITRO PIERLUIGI COLLINA, ULTIMO ITALIANO RIMASTO IN
GARA
248
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Collina si ferma
alla semifinale
L’arbitro ad Aldo Agroppi:
«Mai gufato contro l’Italia»
di Sandro Lulli (inviato a Espinho)
A lui probabilmente non passa neanche per la testa, però la
finale affidata a M arkus M erk rischia di essere un’ingiustizia.
Intendiamoci: Pierluigi Collina, reduce da due direzioni di gara
da Principe del fischietto, terminerà il suo Europeo - dopo
averlo aperto – con una semifinale di qualità: GreciaRepubblica Ceca. Quindi bilancio ultrapositivo per il miglior
arbitro del mondo. Tuttavia veder nominare un tedesco
nell’anno in cui il presidente della commissione arbitrale Uefa
è un tedesco (Roth Volker) porta quantomeno a pensare che ci
possa esser stato un occhio di riguardo.
Risposta. È un Collina rilassato quello che incontriamo a
Espinho, località a sud di Oporto, a 300 chilometri da
Lisbona. Rilassato, abbronzato e in piena forma, prima di
iniziare questa intervista, nel giorno consentito dall’Uefa
(«altrimenti – dice – avrei replicato prima»), l’arbitro vuole
rispondere – senza mai nominarlo – al nostro opinionista
Aldo Agroppi, che ha scritto di lui: «Ha gufato contro l’Italia
perché senza l’Italia può puntare a dirigere la finalissima».
Commenta: «M i è sembrata una cosa molto triste, la cosa più
brutta di questo Europeo. Prima fare queste affermazioni,
contro di me e anche contro M arcello Lippi, uno dovrebbe
conoscere bene le persone, anche perché proprio io, che ho un
valore così alto della nazione, mi sento offeso anche come
professionista. Ci vuole rispetto per chi lavora e s’impegna e
punta tutto sulla professionalità e la preparazione. Conosco
249
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Lippi: anche lui si comporta come me. Tanta applicazione per
arrivare dove è arrivato».
L’elogio. Pierluigi Collina però ci tiene anche a fare un
ringraziamento. È per l’ex tecnico del Porto, Josè M ourinho,
passato al Chelsea, che giorni fa ha detto che il Portogallo è
fiero di vederlo arbitrare e che «dovrebbero dargli il Pallone
d’oro». «Il tecnico – aggiunge – ha detto cose molto belle e
forse è andato oltre, ma è stato molto gentile. Sono attestati di
stima che fanno sempre bene al morale».
S oddisfatto. Il primo luglio a Oporto la seconda semifinale:
Grecia-Repubblica Ceca. «Accontentarmi? Questo è un
bell’accontentarsi. Io e i miei assistenti M arco Ivaldi e Narciso
Pisacreta siamo soddisfatti e da oggi ci concentreremo per fare
bene come nelle due partite che ci siamo lasciati alle spalle. La
finale a M erk? È un buon arbitro che non aveva mai avuto in
passato questa soddisfazione».
S u Nedved. Collina ritroverà lo juventino Nedved, capitano
della Repubblica Ceca: «Si parla di un calciatore modello,
Pallone d’oro in carica. In campo collabora, è serio». M a ci
sarà chi andrà a rovistare negli archivi. E monterà ad arte
Olanda-Repubblica Ceca, Euro 2000. Collina assegnò all’89’
un netto rigore agli orange – atterramento di Ronald de Boer,
trasformazione del gemello Frank – che vinsero mentre da
Praga si rovesciavano critiche ingiuste sull’arbitro viareggino,
paragonato addirittura a M ussolini. M a ieri il ct ceco
Bruckner ha affermato: «Sapere che c’è Collina per noi è una
garanzia».
S u Ciampi. Presente e passato. A Collina abbiano chiesto
qual è stato il momento più bello della carriera. E non ci ha
pensato su un attimo: «Quando il presidente della Repubblica
Carlo Azeglio Ciampi mi ha concesso il titolo di
commendatore per meriti sportivi. Quel giorno ero
250
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
emozionato e orgoglioso, sentimenti che provo ancora adesso
se ripenso a questa onorificenza».
Inizi. Pierluigi Collina ha cominciato ad arbitrare a Bologna a
17 anni. «Non avrei continuato se non mi fossi sentito dire da
tutti che ero bravino...». Però ricorda ancora i campi di
dilettanti: «Non capisco come facciano dei genitori a offendere
pesantemente un giovane arbitro alle prime armi. Eppoi tutto
quello che accade sui campi dei dilettanti: non mi stancherò
mai di sostenere quegli arbitri che permettono al movimento
dilettantistico di andare avanti e talvolta sono al centro di
episodi di violenza».
Esempio e coraggio. Pierluigi Collina ha sempre cercato di
apprendere da tutti, non ha mai avuto un punto di riferimento.
«Anche adesso trovo molto utili i ritiri a Coverciano – spiega
– perché giovani e vecchi e io sono tra questi, possono
confrontarsi, scambiarsi idee ed esperienze per migliorare la
direzione di gara». M a per essere un buon arbitro cosa serve?
«In assoluto il coraggio. Il coraggio di decidere subito e
possibilmente bene».
Lingue e dialogo. Collina parla correntemente inglese,
spagnolo e francese. «Non mi sono mai servito delle lingue per
smascherare qualche insulto, ma solo per avere un dialogo
franco e chiaro, perché spiegarsi a gesti spesso non basta. E io
sono uno che dialoga molto: magari poi ognuno resta della
propria idea però rispetto sempre chi mi sta di fronte». Ed è
per questo che il Principe del fischietto riscuote consensi in
tutto il mondo.
Relax. E ora? «Dopo la semifinale torno subito a casa perché
ho bisogno di staccare la spina. Le vacanze le trascorrerò a
Viareggio, come sempre. Poi il 3 agosto si riparte con il
ritiro...».
251
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Collina se la prende
tanto con me?
Forse ha la coda di paglia…
di Aldo Agroppi
Dunque secondo l’arbitro Pierluigi Collina io avrei scritto la
frase più brutta dell’Europeo? M i dispiace che quello che in
un articolo pubblicato appena ieri, e in altre occasioni, ho
definito il miglior arbitro, l’abbia presa così. Credo che ci sia
un po’ di coda di paglia, incendiata dalla delusione di non
vedersi assegnata la finalissima ma solo una delle semifinali. Io
ho cominciato a scrivere di queste gufate una settimana fa,
poteva rispondermi prima.
E poi gufare non è un’accusa, è uno stato d’animo
normalissimo. Quando ero allenatore contro di me hanno
gufato tanti colleghi che volevano il mio posto e io ho fatto
altrettanto quando sapevo che c’era qualcuno in bilico. E a
gufare non ero certo il solo: andate a vedere sulle tribune di
uno stadio qualsiasi quando una delle due squadre va male.
C’è il pienone di allenatori che si propongono, che
aspettano... e che gufano.
Certamente la sera dell’eliminazione dell’Italia quel fortissimo
senso di dispiacere e di delusione che avevo dentro io, così
come lo avevano tutti i tifosi italiani, Collina non lo aveva.
Rispondete sinceramente: pensate che fosse lì a disperarsi o a
pensare: dai, Pierluigi, ce l’hai fatta anche stavolta, puoi
sperare di dirigere la finale?
252
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
L’Italia brucia milioni
di puntate ai botteghini
Il 40 per cento degli scommettitori
aveva scelto gli azzurri
di Davide Portioli
Quanto pesa un gol segnato all’ultimo secondo? O una parata
decisiva, un errore clamoroso, un pareggio? Stiamo parlando di
scommesse dedicate a Euro 2004, o meglio dei risultati per gli
scommettitori. Difficile dare cifre a torneo in corso. Di certo,
l’uscita di scena di Italia e altre grandi non ha aiutato gli
scommettitori a rientrare: il 40% delle giocate su una squadra
vincitrice si erano indirizzate sugli azzurri.
La nostra attenzione questa volta la rivolgiamo al mondo delle
scommesse, a quelle legate in modo particolare alla
manifestazione in corso di svolgimento in Portogallo. E finora
il bilancio sembra essere positivo, visto che il movimento di
giocate può essere definito soddisfacente, mentre in questi
giorni si punta ancora in vista delle semifinali e poi si penserà
alla finale.
La Snai, la più importante agenzia di scommesse sul territorio
italiano, può al momento segnalare un monte giocate di oltre
40 milioni di euro. Una Snai che ha seguito passo passo la
manifestazione aggiornando di continuo le quote offerte ai
propri clienti, legate a diversi aspetti di questo Euro 2004.
Basti vedere come sono cambiate le quote delle singole
squadre via via che si è andati avanti nel torneo. Il caso più
indicativo è ovviamente quello della Grecia, semifinalista a
sorpresa. All’immediata vigilia del torneo una vittoria finale
ellenica era pagata 80 (per ogni euro giocato se ne ricevano
80), adesso la quota è di 10. M a a conferma dell’attenzione
253
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
della Snai, determinata certo anche dai flussi di puntate da
parte dei vari scommettitori, la quota pagata per la vittoria
degli Europei da parte della squadra allenata da Otto Rehhagel
era già scesa a 33 dopo il successo nella gara d’apertura contro
il Portogallo.
Come segnala l’Ufficio stampa Snai, l’uscita dell’Italia dal
torneo è stata avvertito, ma in questo caso probabilmente il
tifo non c’entra. Il giocatore italiano viene dipinto come un
attento calcolatore, che generalmente si convince a giocare
quante più informazioni riesce ad avere sull’evento, in questo
caso sulla partita. Da quando la squadra azzurra e altre grandi
(come Inghilterra e Spagna) sono state estromesse dalla
manifestazione, le puntate presso le agenzie Snai sono
diminuite. In pratica quanta più incertezza c’è legata all’esito
della singola partita, ma anche della vittoria finale, minori sono
le giocate che vengono tentate. Da un lato però, incentrandosi
essenzialmente sulle grandi favorite le scommesse ad esempio
sulla vittoria finale, minore sarà il numero di scommettitori
che a fine torneo passeranno a incassare ai vari punti Snai.
Italiani scommettitori, ma con giudizio, quindi, anche se non
manca chi ha tentato il colpo grosso, puntando sulla Grecia
quando la sua quotazione da vincente era ancora più alta. Sono
stati in 77, fra questi anche il direttore del Tg4, Emilio Fede.
254
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
M ARTEDÌ 29 GIUGNO
Il Portogallo
accarezza il sogno
Vigilia della prima semifinale fra Portogallo e Olanda
con un’intera nazione paralizzata per la sfida che
potrebbe aprire le porte sul grande sogno. In Italia la
coda polemica non si esaurisce. In un’intervista al
nostro giornale, Franco Scoglio – estroso tecnico
(scomparso nel 2005) molto incline al linguaggio
colloquiale e alla logica del dire le cose come stanno
– ne ha per tutti. Vale la pena di riproporla, puntando
sul ricordo del personaggio molto particolare –
soprannominato il Professore per via del suo passato
da insegnante di educazione fisica – per quelli che
possono ancora ricordarlo e spiegando ai più
giovani che non era assolutamente un vecchio
brontolone, piuttosto un saggio dai modi spicci ma
eleganti ma poco incline alla mediazione. Uno che
ogni volta che parlava regalava titoli e polemiche.
255
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
MANUEL RUI COSTA, UNO DEI LEADER DELLA SQUADRA
PORTOGHESE
256
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Un intero paese
spinge la squadra
di Sandro Lulli (inviato a Lisbona)
Un Paese in estasi, una Lisbona in fibrillazione, una squadra
che trattiene il fiato perché sente che ce la può fare a battere
l’Olanda per volare in finale e consegnarsi alla storia. E nel
frattempo i calciatori rossoverdi chiedono persino aiuto ai
potenti del cielo. Chi sente voci misteriose, chi vede la
M adonna e chi si fa guidare dai santi. Figo ha protettori
speciali, il portiere Ricardo andrà a piedi al santuario di
Fatima che dista 200 chilometri da qui e gli farà compagnia il
ct Scolari che però ha chiesto aiuto a Nostra Signora di
Caravaggio: candele votive per lei a Farroupilha.
E oggi il tecnico brasiliano ha ricevuto la telefonata dal suo
amico Fratel Valerio che svolge la propria opera in un
orfanotrofio di Porto Alegre il quale gli ha detto: «Felipe, le
candele stanno brillando come non avevano brillato prima.
Significa che sei protetto dal Cielo sino alla fine
dell’Europeo...».
Ecco perché Luiz Felipe Scolari oggi ha una calma e una
sicurezza mai mostrate prima. Sereno dentro e fuori, proprio
lui che solitamente è stizzoso, brusco. «Devo studiare ancora
bene l’Olanda al videotape – ha detto – però vi dico subito
che una variazione l’apporterò per togliere spazio alle loro ali,
Van der M eyde e soprattutto Robben. Sì, i pericoli
arriveranno da lì, dovremo cercare di farli crossare meno
possibile per la testa di Van Nistelrooy».
L’appello di Felipao. M a quando l’Omone reduce dal
successo con il Brasile al mondiale 2002 ha avvertito che in
sala si respirava aria di vittoria ha voluto riportare tutti sulla
terra. «Se qualcuno crede di aver già vinto sbaglia. Non siamo
257
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
campioni d’Europa, non abbiamo vinto ancora niente.
Guardate che il Portogallo è già arrivato oltre il limite previsto,
perché io vi avevo promesso i quarti. Dunque non mettiamo
pressioni alla squadra in queste ore che ci separano dalla
partita con l’Olanda che reputo tra le nazionali più forti».
Poi il colpo di teatro: «Semmai chiedo a tutto il popolo
portoghese e soprattutto ai tifosi che verranno allo stadio di
vestirsi di rossoverde. Dobbiamo contrastare la marea
arancione dei sostenitori dell’Olanda: vestiamoci con i colori
nazionali e facciamo vedere loro che noi siamo di più». Bella
forza, siamo in Portogallo… Comunque il consiglio ha reso
entusiasta la stampa portoghese.
L’ironia di Advocaat. M entre meno entusiasta è uscita la
stampa olandese dall’incontro con il ct Dick Advocaat, al
quale non era andata giù l’idea che avessero fatto una colletta
per pagare a lui e al suo staff il biglietto aereo di ritorno dopo
la sconfitta con la Repubblica Ceca: «Ora sto facendola io la
colletta, per mandare a casa tutti quei giornalisti che non
hanno creduto in me e nella mia squadra arrivata alla
semifinale, nonostante le vostre critiche». Una sorta di Bobo
Vieri, ma meno offensivo e più ironico. Questo Advocaat,
dopo aver superato la maledizione dei rigori con la Svezia, non
ha più paura di niente e con gli orange in semifinale contro il
paese ospitante vada come vada ben poco avranno da
imputargli.
Le formazioni. Squadra fatta: Bouma riprende il posto di
Frank de Boer. Nel Portogallo potrebbe entrare Pauleta per
Costinha, con Couto in allerta qualora la caviglia di Jorge
Andrade desse ancora problemi.
258
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Comunque la Grecia
merita un premio
di Aldo Agroppi
Poteva e doveva esserci l’Italia, domani o dopodomani a
giocarsi l’accesso alla finale. E invece eccoci qui ad attendere
Portogallo-Olanda e Repubblica Ceca-Grecia. Le prime tre
potevano starci. In sede di pronostico avevo indicato
chiaramente Portogallo e Repubblica Ceca come due possibili
protagoniste, mentre l’Olanda fa parte del gruppo delle
favorite della vigilia.
La vera sorpresa è la Grecia. Qui si vede la mano
dell’allenatore, uno navigato che ha vinto tre campionati in
Germania. Senza grandi stelle ha creato un ottimo collettivo,
diciamo che con un po’ di frittura ha fatto un ottimo
cacciucco. Gioca all’italiana: difesa raccolta, centrocampo che
protegge, in spazi larghi Dellas e C. sarebbero nei guai e invece
rischiano poco. Non hanno molte chances contro i cechi, ma
hanno una carica che può regalarci un’altra sorpresa. Certo,
sarà dura, perché la Repubblica Ceca è stata fin qui la migliore
squadra: giocatori tosti, allenatore capace, Nevded come
alfiere, Baros, Jankulovski e altri cresciuti in tornei evoluti. Se
non ci fosse di mezzo il Portogallo sarebbe la favorita numero
uno.
Il Portogallo domani sera avrà di fronte l’Olanda. Dei padroni
di casa avevo parlato bene anche dopo la sconfitta contro la
Grecia. Il debutto è sempre una sfida a sé, un’insidia, c’è tanta
tensione. Però i lusitani hanno il vantaggio di giocare in casa,
hanno la spinta del pubblico che aumenta il rendimento e
condiziona quello avversario. L’Olanda è arrivata fin qui ma
non mi ha convinto: non è più il meraviglioso squadrone degli
anni settanta e neanche quello di Van Basten, Gullit e
259
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Rijkaard. La sfida è comunque incerta.
E l’Italia? L’Italia sta a guardare. Ora tocca a Lippi, che dovrà
presentarsi nella versione falce e M arcello: basta procuratori,
dirigenti nei ritiri, orecchini, tatuaggi, sponsor. L’allenatore
deve farsi odiare dai giocatori. L’allenatore amico è come il
medico paziente che fa diventar la piaga puzzolente. Lippi, lo
sapete, non mi è simpatico, ma per questo può essere la
persona giusta.
260
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Scoglio come Bartali:
«Italia, tutto da rifare»
Il tecnico analizza la spedizione azzurra
di Sandro Lulli (inviato a Lisbona)
Sulla scena dell’Europeo irrompe l’allenatore Franco Scoglio e
si salvano in pochi. Com’è giusto che sia. A cominciare dai
vertici azzurri: «Non avevate avuto sentore di una delusione
annunciata?». Il Professore boccia la Nazionale ma non scarica
tutto sulle spalle del Trap: «Sarebbe troppo facile». E adesso?
«Lippi è l’uomo giusto per dare una sterzata però....». È
rimasto deluso da Vieri, Totti, Raul, Beckham e Zidane, «un
campione assoluto ormai in piena decadenza».
S cusi S coglio, ma secondo lei dove iniziano gli errori
della Nazionale?
«Prenda la Juve. Ha M oggi, Giraudo e Bettega. Prenda il
M ilan: ha Galliani e Braida. Prenda l’Inter: non ha nessuno e
infatti non vince niente».
Vuol dire che l’Italia non ha personaggi-guida.
«Esattamente. Infatti i risultati non sono arrivati. E abbiamo
assistito a uno spettacolo mediocre. Solo alla sagra del
divismo che niente ha prodotto».
Cosa intende per divismo?
«In Nazionale non si va con il proprio preparatore. E neppure
con il proprio fisioterapista. Non si va con moglie o fidanzata
al seguito. Certe cose lasciamole fare a chi ha una cultura
diversa dalla nostra. Io ho avuto la netta impressione che
ormai in Nazionale trionfi la cultura dell’apparire, più di
quella dell’essere. Bisogna lavorare seriamente per 20 giorni se
si vuol guadagnare il rispetto dei tifosi».
Dunque che cosa dovrebbe accadere?
261
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
«La ricostruzione deve avvenire su due livelli: da una parte
lo staff tecnico che ha nominato M arcello Lippi al quale
mando il mio in bocca al lupo perché lo ritengo una persona
che vale e che è meritevole. Dall’altro lo staff in sinergia col
primo che deve avere visibilità, mostrare le sue capacità di
mediazione. Uno staff che abbia peso politico. Ci vogliono
persone carismatiche, che sappiamo imporsi a livello
europeo e mondiale e sappiano imporsi anche ai calciatori
affinché non si ripetano certe scene: polemiche,
polemicuzze, bizze, conferenze stampa che dovevano essere
soppresse».
Ma dopo il Mondiale tutti si aspettavano un
cambiamento...
«M a quale cambiamento poteva venire, se non era cambiato
nessuno nello staff. Non è stato fatto tesoro del mondiale e i
frutti sono questi: il ritorno a casa è meritato. Il fiasco era
annunciato. Speriamo che adesso sia stata compresa la
lezione».
Ma secondo lei Trapattoni non poteva fare di più?
«Trapattoni era un uomo solo. Non dico neppure un tecnico;
dico proprio un uomo solo. Non gli do colpe, però io la
pensavo diversamente dalla sue scelte».
Cioè, si spieghi meglio?
«Vede, non mi attacco a Gilardino. Troppo banale andare a
piangere su questo ragazzo che sicuramente è bravo. Il fatto è
che in Portogallo non sono stati portati i giocatori più in
forma. I più in forma erano altri, che sono rimasti a casa».
Ma lei, S coglio, che idea si è fatta del pareggio per 2-2
tra Danimarca e S vezia?
«Risultato perfetto. Proprio noi andiamo a sottilizzare? Non
scherziamo, quello doveva essere e quello è stato. Al mondiale
pregammo l’Ecuador... Io mi domando ancora se per caso
262
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Paolo M aldini...».
Cosa c’entra Paolo Maldini, che dopo il Mondiale s’è
fatto da parte...
«M aldini è il più grande calciatore italiano. Lui è un esempio,
un leader e un trascinatore. M a vorrei che dicesse perché si è
fatto da parte. Perché un calciatore modello come lui ha
preferito tirarsi fuori...».
Vuol dire che Maldini aveva capito che non esisteva un
progetto?
«In un certo senso sì. M agari potrebbe essersi reso conto che
qualcosa non andava...».
Comunque Trapattoni poteva contare su Totti...
«Totti? Gran bel giocatore, ma un leader non lo sarà mai».
C’erano anche Vieri e Cassano.
«Di Vieri ho sempre parlato bene. M a dopo quella polemica
che ha fatto con la stampa è uscito indebolito anche il
campione. Cassano ha gran numeri, ha talento ma lasciamo
stare il leader».
Un leader del futuro potrebbe essere Nesta.
«Neppure per sogno. Bravo, ma non ha le capacità di
M aldini».
Insomma, il calcio italiano è in crisi.
«Di più. Ho brutti presagi. Per questo non vedo l’ora di
andare di nuovo all’estero. Presto risolverò il contratto con il
Napoli. O torno con una nazionale africana, oppure allenerò in
serie A una squadra dell’Est».
Per caso lei tifa per la Repubblica Ceca?
«Buona squadra, ma è un miscuglio di calciatori mercenari.
Con Nedved che però è un trascinatore».
Insomma, per chi tifa?
«Spero che vinca la Grecia, che mi ha fatto respirare calcio.
Conosco Otto Rehhagel perché in Germania abitavo vicino a
263
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
lui, a Kaiserslautern. Non ha molta voglia di lavorare ma
quando lo fa lavora sul collettivo e si vede. L’ha capito anche
la Francia...».
264
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
M ERCOLEDÌ 30 GIUGNO
Portogallo, tuffo
nella grande gioia
La prima finalista è il Portogallo, padrone di casa
che batte 2-1 in rimonta l’Olanda e mentre tutto il
paese vive un gigantesco carnevale è già vigilia
dell’altro scontro che apre la porta all’atto
conclusivo, quello fra Grecia e Repubblica Ceca, con
in campo l’unico italiano rimasto in gara, l’arbitro
Pierluigi Collina.
265
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
L’ESULTANZA PORTOGHESE DOPO IL GOL DI MANICHE
266
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Il Portogallo sogna,
Olanda ko
Prodezze di Ronaldo e Maniche
di Sandro Lulli (inviato a Lisbona)
Il popolo di navigatori ha le vele al vento, la prua puntata sul
titolo e tante possibilità di sbarcare sul titolo europeo. Sì, ha
tutto questo Portogallo per ritagliarsi un posto nella storia, e
in finale saprà sicuramente riproporre il suo calcio dove
risaltano esuberanza atletica e tecnica raffinata. Si piega anche
l’Olanda, per quanto sia rimasta in partita sino all’ultimo
dopo la sciagurata autorete di Jorge Andrade. La verità è che il
Portogallo ha mostrato per una volta la sua concretezza con
una rete per tempo di Ronaldo e M aniche – quest’ultima una
prodezza – e poi ha anche saputo stringere i denti sul ritorno
disperato degli orange.
S imili. Tattica e tatticismi non hanno permesso alla partita di
decollare sin dai primi minuti e ce ne sono voluti più di venti
per vedere salire il ritmo. Advocaat, che ha tolto Van der
M eyde, ha trovato più sprint sulla destra con Overmars.
M entre Scolari è riuscito ad avere maggiore incisività con
Pauleta, schierato al posto di Nuno Gomes. Davids s’è
piazzato sul regista portoghese Deco, però M aniche ha preso
in custodia Cocu, quello incaricato di rifornire Van Nistelrooy
e Robben. Insomma, squadre speculari. M a quando sono saliti
di tono Figo e Cristiano Ronaldo la retroguardia orange,
debole soprattutto sugli esterni Reiziger e Van Bronckhorst,
ha iniziato a barcollare. Il Portogallo ha fiutato il momento e
ha preso a giocare a ridosso dei propri attaccanti.
Vantaggio. Il Portogallo è passato in vantaggio dopo che
aveva già sfiorato la segnatura con Pauleta. Comunque ha
267
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
sbloccato la partita sugli sviluppi di un calcio d’angolo che
Deco (26’) ha scodellato alla perfezione per Cristiano
Ronaldo, lesto a deviare dentro di testa. L’Olanda ha smarrito
le misure. S’è allungata, è andata in inferiorità numerica a
centrocampo esponendosi al contropiede rossoverde, quasi
sempre organizzato da un Figo stratosferico. Però è stato
perfetto il servizio di M aniche, che dalla sinistra ha pescato
Pauleta: botta di destro, ma Van der Sar ha tolto di porta con
una bravura inaudita.
Errore. Tuttavia l’Olanda era riuscita a pareggiare, con una
stilettata di Van Nistelrooy però ritenuto in fuorigioco. Il
bomber s’è ribellato, ha protestato ed è stato ammonito.
Aveva ragione lui: la sua posizione era regolare per una
questione di centimetri. E così poco dopo il Portogallo è
andato nuovamente vicino al raddoppio con un capolavoro di
Figo: sinistro a girare, portiere superato, ma la palla incoccia il
palo.
Prodezza. Figo e Pauleta falliscono il raddoppio che però
(12’) trova M aniche con un destro a rientrare, imparabile,
scagliato fa trenta metri e il José Alvalade esplode. Partita
chiusa. No, perché su un traversone di Van Bronckhorst,
Jorge Andrade mette nella sua porta con l’intento di anticipare
Van Nistelrooy. E sul 2-1 l’Olanda gioca tutte le sue carte.
M a gli va male: solo attacchi disperato, mentre Nuno Gomes e
poi nel finale Deco non riescono a realizzare la terza rete dopo
azioni di contropiede da manuale. Vola il Portogallo, con
merito. L’Olanda salva la faccia solo per la combattività.
268
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
GIOVEDÌ 1° LUGLIO
Grecia, la favola
vola in finale
Euro 2004 si chiuderà come era cominciato. La finale
sarà fra Grecia e Portogallo, le stesse squadre che
hanno disputato l’incontro inaugurale. I greci battono
la Repubblica Ceca al 105’. Nel 2004 era ancora in
vigore la regola del silver gol, chi era in vantaggio
alla fine del primo tempo supplementare passava il
turno senza giocare il secondo supplementare.
L’ultimo italiano, l’arbitro Pierluigi Collina, lascia
fra gli applausi.
269
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
L’ESULTANZA GRECA DOPO IL GOL DECISIVO DI DELLAS
270
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Il silver gol di Dellas
esalta gli ellenici
La Repubblica Ceca fa
la partita ma si arrende al 105’
di Antonio Ledà (inviato a Oporto)
Sono gli Europei delle sorprese. L’ultima si chiama Grecia e ha
la faccia pulita di Traianos Dellas, autore del gol che ha deciso
la semifinale di Oporto con la Repubblica Ceca. La rete è
arrivata all’ultimo secondo del primo tempo supplementare e
ha messo fine a una battaglia che sembrava segnata ma che i
greci hanno combattuto con coraggio.
La gara metteva di fronte l’attacco più prolifico degli Europei
con la difesa meno battuta. Era scontato attendersi una
partenza sprint dei ragazzi di Bruckner e così è stato. I greci
non fanno neanche in tempo a prendere le misure agli
avversari che già rischiano di affondare. Al 3’ Rosicky calcia al
volo riprendendo una respinta di Dellas e manda la palla a
sbattere sulla traversa. Nikopolidis sorride per lo scampato
pericolo ma un minuto dopo deve superarsi per deviare in
angolo una fucilata di Jankulovski.
È un momentaccio per gli ellenici che però stringono i denti,
raddoppiano la marcatura su Nedved, il più temuto dei cechi,
e, piano piano, riprendono coraggio. Vryzas si fa beccare due
volte in fuorigioco poi Charisteas arriva con un attimo di
ritardo su un tiro cross di Zagorakisi appena toccato dal
portiere Cech. La Repubblica Ceca sembra perdere smalto e,
dopo un’altra occasione sprecata da Jankulovski, perde
Nedvev, toccato a una caviglia e costretto ad abbandonare il
campo zoppicante. È un brutto colpo per la squadra di
Bruckner che continua a tenere in mano le redini del gioco ma
271
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
fa fatica a mettere in moto i suoi attaccanti. Gli esterni
(soprattutto Poborsky sulla sinistra) spingono con insistenza
però il muro eretto della Grecia al limite della sua area non
cede. Kapsis, preferito all’ultimo momento a Venetidis, mette
la museruola a Koller e il capocannoniere del torneo, M ilan
Baros, rimane fatalmente isolato. Nella ripresa la torre del
Borussia reclama un rigore che Collina, giustamente, non
concede, poi stacca di testa, su un calcio d’angolo di
Poborsky, e manda la palla a sfiorare il palo. La Grecia
risponde con un tiro di Vryzas e si fa spavalda. Alza il
baricentro, conquista dieci metri di campo e prova il
colpaccio. Il finale è intensissimo. Al 79’ Koller si mangia un
gol già fatto dopo una triangolazione con Rosicky. All’82’
Baros si libera di due avversari e tira fuori. Al 90’ è
Giannakopoulos a seminare il panico.
Si va ai supplementari ed è la Grecia a creare le prime
occasioni. Cech si salva con un po’ di fortuna poi Collina
ferma Charisteas scattato sul filo del fuorigioco. A tre minuti
dalla fine del primo tempo supplementare Dellas ha la palla
buona, ma si fa parare il tiro. Il difensore impreca ma non
arrende e all’ultimo secondo indovina la zuccata che vale la
finalissima di domenica con il Portogallo (era ancora in vigore
la regola del silver gol, con una squadra in vantaggio alla
fine del primo tempo supplementare, il secondo non si gioca).
Per uno strano gioco del destino sarà la stessa partita che
aveva aperto gli Europei.
272
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Lusitani, un gioco
dal cuore brasiliano
di Aldo Agroppi
Portogallo da applausi. Anzi, oltre ogni più rosea previsione.
La nazionale lusitana è stata avvantaggiata sicuramente in
modo netta, quasi clamorosa dal fatto di giocare in casa.
Disputare partite davanti a 70mila spettatori che ti incitano
finisce col migliorare il rendimento mentre limita quello degli
avversari. Una volta pagato lo scotto della gara d’esordio,
quando la forte pressione si è fatta sentire in modo negativo, è
andata in crescendo giocando via via meglio. E per questo si
può dire che la finale conquistata è sicuramente meritata, il
Portogallo ha fatto vedere il gioco migliore, forse anche perché
è allenato da un tecnico brasiliano.
Forse certe volte conviene affidarsi a un allenatore straniero.
Anche Rehhagel ha fatto bene con la Grecia, dandole un gioco
pragmatico, ma meno arioso. Scolari invece ha dato al
Portogallo un gioco ideale ad esaltare le doti di uomini come
Figo, Ronaldo e Deco. I lusitani hanno fatto vedere un gioco
arioso, spensierato. Un brasiliano non pensa mai al catenaccio.
Aggiungiamoci poi che, a differenza di quanto visto in altre
occasioni, la squadra di casa non è stata favorita dalle decisioni
arbitrali. E il Portogallo sta finendo così alla grande una
stagione che ne ha visto i protagonisti impegnati a lungo, ad
esempio col Porto campione d’Europa.
C’è chi dice che si gioca troppo. Spero che non venga usata
come scusa per la spedizione azzurra. Quest’anno il
campionato è virtualmente finito con un mese d’anticipo,
siamo usciti dalla coppe europee in primavera. Il fatto è che in
nazionale ci sono giocatori viziati, privilegiati, che mal
digeriscono i ritiri: non c’è voglia di sudore. Per tacere dei
273
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
malumori esternati di continuo. M alumori che forse sono alla
causa della polemica nata tra Riva e Rivera. Una grande pena.
Siamo tutti affezionati a loro, è brutto vederli impegnati in una
polemica da rione, da bar. La presa di posizione più
inopportuna però è stata quella di Riva, che forse si è sentito
chiamato in causa e ha voluto giustificare il proprio ruolo. In
fondo Rivera ha solo detto che i giocatori sono troppo
coccolati e che agiscono all’interno di una Federazione
inesistente. M i dispiace, ma sto con Rivera.
274
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Collina, addio
con rimpianti
Nella semifinale
ancora una prova di classe
di Sandro Lulli (inviato a Oporto)
Addio! Non scherziamo. Semmai arrivederci, in attesa che da
qualche parte “piova” la deroga che gli permetterebbe di
dirigere sino al campionato 2005-2006 e quindi avventurarsi
per i sentieri del M ondiale tedesco. E comunque Pierluigi
Collina, 44 anni, ha ancora una stagione dinnanzi a sé, una
bella carta da giocare al tavolo dei regolamenti del nostro
calcio.
M a da giocare anche al tavolo di quelli della Fifa che di solito
non è malleabile, ma trattandosi del migliore arbitro del mondo
potrebbe fare uno strappo alle regole. Perché Collina fa parte
di una specie in estinzione che deve essere protetta. Prendete
le due semifinali: quella tra Portogallo e Olanda e quella tra
Grecia e Repubblica Ceca. Due gran partite, solo che nel
primo caso si è visto l’arbitraggio spigoloso, irritante e fallace
dello svedese Frisk, mentre a Oporto c’è stato il contributo di
un vero e proprio direttore d’orchestra, impareggiabile,
inimitabile.
Può anche sbagliare Collina (c’è una sospetta trattenuta di
Dellas su Koller che accentua la caduta, ma l’arbitro viareggino
era coperto) però lui è al di sopra di ogni sospetto e i suoi
errori, qualora ci siano, vengono sempre oscurati da una
direzione equilibrata, pacata, snella, soprattutto credibile.
Dal saluto della Nazionale al saluto di Collina, ma lui esce di
scena in punta di piedi, tra gli applausi. Non tra i fischi e le
polemiche che hanno accompagnato gli azzurri, poi scivolati
275
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
nell’anonimato senza lasciare traccia, senza soddisfazioni.
Quelle che si prende il Principe, anche se gli hanno negato
l’orgoglio di dirigere la finale che sembrava fatta apposta per
l’uomo che da sei anni consecutivamente viene eletto miglior
arbitro del mondo.
Pazienza, c’è la speranza che l’Uefa dopodomani non debba
pentirsi della scelta, perché così come è improponibile un
paragone tra Collina e Frisk lo è altrettanto con il tedesco
M erk. Che dire, fatti loro. L’extraterrestre del fischietto, ben
coadiuvato dai guardalinee Ivaldi e Pisacreta, ha sciorinato
tutto il suo repertorio, dipanato tutta la sua esperienza, messo
a frutto il suo coraggio. E, se uno il coraggio non l’ha non se lo
può dare. E lui lo usa sempre in maniera appropriata.
La direzione di Collina è stata la prosecuzione non solo delle
due partite sin qui sostenute e cioè Portogallo-Grecia e
Croazia-Inghilterra ma di tutte le sue tappe più luminose
anche le più recenti, dalla finale delle Olimpiadi (1996) alla
finale di Champions League (1998-1999), dalla finale del
M ondiale (2002) alla finale della Coppa Uefa (2003-2004).
E forse lui stesso, nella maratona che ha permesso alla Grecia
di raggiungere in finale il Portogallo, ha rivisto tutta la sua
carriera tra i flash e le luci, tra i boati e l’orgia di bianco e di
blu che accomunava i tifosi greci e cechi. Dal debutto in Serie
C nell’88-89 al debutto in serie B l’8 settembre del 1991, poi
tre mesi dopo l’irruzione in serie A in un Ascoli-Verona che
decretò la sua ascesa. Internazionale dal 1995, Collina passerà
alla storia non solo per aver arbitrato quattro finali, ma per
aver inventato un nuovo modo di direzione, meno dispotica,
più democratica. «Le quattro lingue? Le ho imparate per
dialogare e farmi capire dai calciatori», ci diceva pochi giorni
fa. Addio? No, semmai arrivederci, principe del fischietto. E
se c’è qualcuno capace di clonarlo si faccia avanti.
276
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
VENERDÌ 2 LUGLIO
SABATO 3 LUGLIO
La vigilia
che non finisce mai
Due giornate interminabili per le due finaliste,
soprattutto per il Portogallo, padrone di casa. I greci
sono la sorpresa assoluta e c’è chi dice che anche
sconfitti sarebbero felici. Gli inviati in Portogallo
assicura che a guardare le loro facce determinate
proprio non sembrerebbe. Hanno già vinto la sfida
inaugurale e sanno dunque come si fa a battere i
portoghesi. C’è incertezza, tanta incertezza. In Italia
l’ondata di amarezza per l’eliminazione anticipata
non accenna a placarsi.
277
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
LOUIS FIGO, CAPITANO DEL PORTOGALLO CHE SOGNA IN
GRANDE
278
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Portogallo-Grecia,
la finale imprevista
di Sandro Lulli (inviato a Lisbona)
Se qualcuno il 12 giugno, dopo la partita d’apertura, si fosse
detto convinto che Portogallo e Grecia sarebbero state le
finaliste, probabilmente lo avrebbero scortato direttamente
dalla sala stampa in qualche manicomio distante da Lisbona,
ma adesso farebbe in tempo, con le scuse del caso, a
raggiungere lo stadio Da Luz dove domani sera si celebra la
partita più strana della storia. In effetti s’è verificato ciò che
meno era pronosticabile: per fortuna il calcio ha trovato la
forza di stupire ancora, rompendo gli argini della banalità e dei
verdetti già annunciati.
E non è ardito affermare che il successo di Euro 2004 è legato
soprattutto all’apoteosi di queste di due nazionali guidate da
tecnici stranieri di grande temperamento destinati a illuminare
la scena mondiale per molto tempo ancora, che hanno regalato
le emozioni più belle e durature. Dunque si ritrovano. Erano
loro le predestinate: Portogallo e Grecia. Le più forti e le più
vitali, quelle capaci di amplificare le proprie virtù calcistiche,
mentre invece le “solite note”, una dopo l’altra, tra critiche e
polemiche, siluramenti e dimissioni, si sarebbero infilate nel
tunnel della decadenza.
Il Portogallo di Felipao Scolari, in fondo, deve essere grato alla
Grecia che gli regalò subito la prima sconfitta indicando al ct
ciò che non andava. E così l’Omone coi baffi cambiò rotta,
subito, con coraggio. Nacque da quella mortificazione il vero
Portogallo che manda in estasi la nazione: meno narciso ma
più efficace, che lievitò e si migliorò passando attraverso le
vittorie con Russia e Spagna, costruì il capolavoro con
l’Inghilterra e poi passò in semifinale come un rullo
279
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
compressore sull’Olanda ridotta a un mazzo di tulipani
appassiti.
Scolari aveva tanti solisti ma ha creato un’orchestra. Scolari ha
immesso nel Portogallo la capacità di creare calcio del Brasile
conservando i connotati europei. Il suo 4-2-3-1 riesce a
esaltare i valori dei singoli sui quali ha puntato: le capacità dei
mediani M aniche e Costinha, la creatività di Figo e Deco,
l’astuzia e la velocità di Cristiano Ronaldo. Se il Portogallo
avesse avuto una vera prima punta avrebbe fatto ancor più il
vuoto: vivacchia con lo scarso Pauleta anche se stasera,
speriamo, dovrebbe tornare Nuno Gomes capace almeno di
aprire varchi. Eppoi c’è la difesa: Ricardo Carvalho e Andrade
centrali di livello mondiale.
Però, siamo sinceri, i miracolati sono i greci, con il loro calcio
spietato e distruttivo come poche volte si era visto. La Grecia
è capace di stare alle corde per 90’, poi esce e con un colpo
d’incontro ti stende. Lo fece con la Russia (di Vryzas il gol
qualificazione) e con la Francia (Charisteas) e s’è ripetuta
l’altro giorno: la Repubblica Ceca ricorderà a lungo Traianos
Dellas. Tattica inflessibile quella imposta da Otto Rehhagel:
5-3-2, dice il tedesco amico dell’arbitro M erk, suo dentista a
Kaiserslautern. M a in effetti è un 4-5-1, talvolta un 4-4-2.
Squadra corta e aggressiva in pressing perpetuo. Katsouranis,
Basinas e Zagorakis sono tre mastini di centrocampo; Fyssas
un difensore che sa salire; Dellas e Kapsis una coppia
difensiva che stritola. Giannakopoulos sostituirà Karagounis.
Sì, il Portogallo è favorito. M a non sarà una passerella. Scolari
lo sa.
280
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Il nostro calcio
deve ripartire da capo
di Aldo Agroppi
Portogallo e Grecia giocheranno domani sera la finale di Euro
2004. In panchina sono guidati però da due allenatori stranieri,
rispettivamente un brasiliano e un tedesco. Un dato che può
dare al nostro calcio indicazioni importanti. Forse è da
rivedere il modo in cui ne teniamo in considerazione le
componenti. Per quanto riguarda i tecnici ad esempio, siamo
sempre pronti ad esaltare e a incensare i nostri allenatori, poi
però non vinciamo mai o quasi in Europa. Nelle coppe
usciamo prima, agli Europei e ai M ondiali ci manca sempre
qualcosa.
Il problema è che il nostro calcio è tutto sbagliato, diciamo che
il nostro è il campionato più bello, ma non è vero, è solo
quello più costoso. L’attività principale dei nostri giocatori
più celebrati sembra essere quella di partecipare a serate di
gala, o quella di girare spot. Come risultato finale gli altri
vincono, noi se va bene arriviamo secondi, o meglio siamo i
primi degli ultimi.
Colpa di un vezzo che ci portiamo dietro da troppo tempo:
l’esaltazione sempre e comunque di ragazzi che non sanno
cos’è il sacrificio, cos’è il sudore e che possono contare su
conti in banca stratosferici. Del resto una volta i contratti si
siglavano anno per anno. A fine stagione si potevano ritoccare
il compenso, ma se eri andato male il ritocco era al ribasso.
Ora invece hanno contratti di tanti anni, che garantiscono
compensi miliardari. Come possono essere stimolati a
progredire, a fare qualcosa in più? E qualcuno parla anche di
crisi del calcio italiano. M a la crisi dal punto di vista
economico riguarda in realtà presidenti e società, non i
281
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
giocatori.
Se non cambia qualcosa non usciremo mai da questa spirale, il
problema è che la maggior parte dei presidenti non ha la
capacità di gestire un bilancio. Da questo punto di vista siamo
la Repubblica delle banane. È un calcio vergognoso, siamo il
cattivo esempio di questo mondo. E il peggio è che il Palazzo
avalla tutto: esclusioni ingiuste (come quella della Fiorentina),
ripescaggi e quant’altro. Una Federazione fantasma con
personaggi che si ripropongono di continuo. Certo, se alla fine
i tifosi continuano a riempire gli stadi, vuol dire che va bene
così.
282
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
DOM ENICA 4 LUGLIO
La Grecia
sul trono d’Europa
Il grande sogno della Cenerentola greca diventa una
favola. Sono proprio i greci ad alzare la coppa in uno
stadio pieno di lacrime, quelle dei portoghesi che
carezzavano l’idea di poter celebrare il loro primo
grande trionfo internazionale davanti al proprio
pubblico.L’imprevisto, l’imprevedibile, stavolta
diventano realtà ma dietro a tutto c’è un preciso
disegno tecnico e tattico: un gruppo di riserve in
grandi squadre di altri paesi, alcuni giovani di belle
speranze e una disciplina assoluta, imposta dal ct
tedesco Otto Rehhagel. La dimostrazione pratica di
come il concetto di squadra valga più di quello di
singolo campione. Anche perché quasi tutti i big non è
che abbiano brillato.
283
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
IL SOGNO DEI GRECI DIVENTA FAVOLA: SONO LORO AD ALZAR
LA COPPA
284
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Il Portogallo
piomba nell’incubo
Decide un gol di Charisteas
di Sandro Lulli (inviato a Lisbona)
La maledizione si abbatte ancora una volta, in questo
Europeo, sulla squadra favorita: cade il Portogallo, in
Paradiso ci va una Grecia da far stropicciare gli occhi. Altro
che calcio dimesso, gli ellenici portano a casa il titolo
europeo dopo aver costruito un capolavoro.
S cacchi. È stata subito una partita a scacchi. Tattica rigida.
Portogallo dedito a costruire, Grecia programmata per
distruggere, possibilmente prosciugando le fonti del gioco
lusitano. Rehhagel ha tenuto a zona Basinas e Zagorakis su
Costinha e M aniche. Due giocatori abili nel pressing sul
portatore di palla. Però si è visto che anche gli ellenici non
si limitavano soltanto a coprirsi, ma avevano i tempi giusti
per attaccare gli spazi.
Duelli. Il ct della Grecia ha fatto marcare a uomo solo il
regista Deco con Katsouranis e la prima punta Pauleta con
Kapsis. Fasce coperte da Zeitaridis e Fyssas che hanno
subito reso vita difficile a Figo e Ronaldo che nei primi
minuti si sono scambiati più volte di posizione.
Risposta. Il Portogallo non è mai riuscito a liberare un uomo
dinanzi alla porta: infatti è stato un terzino, M iguel, a
impegnare da lontano Nikopolidis, abile a deviare in angolo.
M a poco dopo è arrivata la replica degli ellenici che hanno
fatto tremare Ricardo con un’azione congegnata.
Cresce. È stata la Grecia infatti a crescere e anche a salire
in cattedra nella prima parte della partita, dopo aver preso il
sopravvento a centrocampo. Scolari, preoccupato, tra l’altro
285
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
ha dovuto sostituire l’infortunato M iguel con Ferreira
giocandosi un cambio. Deco, M aniche e Costinha in ombra,
Figo e Cristiano Ronaldo irriconoscibili rispetto alla partita
contro l’Olanda. Portogallo frenato dalla rete dei raddoppi, e
incapace di creare le premesse per le conclusioni a rete. Che
in effetti non ha costruito neppure la formazione di
Rehhagel anche se sul piano della manovra è apparsa più
lucida.
Mossa. Il Portogallo dopo aver sofferto nei primi 45’
doveva cercare di forzare il ritmo per creare squilibri alla
Grecia. Scolari però ha ripresentato la stessa squadra dando
ordini precisi: cercare di sfondare anche centralmente con
Pauleta e Deco per far riprendere morale a Figo e a
Cristiano Ronaldo che non riuscivano a decollare. Tutto
inutile.
Acuto. Infatti la Grecia non solo non ha sofferto, ma si è
resa ancora più pericolosa attaccando lei soprattutto sulla
propria destra dalla parte di Seitaridis e Giannakopoulus.
Poco dopo è andata in vantaggio. Perfetto calcio d’angolo
eseguito da Basinas e Charisteas così come aveva fatto con
la Francia ha fulminato di testa Ricardo rubando il tempo a
Costinha.
Reazione. Fisiologico a questo punto l’inserimento di Rui
Costa per Costinha. Ci volveva un fantasista per rompere la
monotonia e cercare di costruire una reazione capace di fare
arretrare il baricentro agli ellenici. La pressione da parte dei
lusitani è arrivata, però Pauleta non era in grado di tradurre
in rete la mole di gioco dei compagni. Quindi, finalmente,
Scolari si è deciso: dentro Nuno Gomes, per lo spento
attaccante, per vivacizzare ancora di più la manovra.
Rehhagel risponde immediatamente: fuori Giannakopoulos,
dentro Venetidis.
286
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Assalti. M a il Portogallo non c’era e quando ha avuto due
occasioni non è stato in grado di pareggiare. Prima Carvalho,
poi Figo, si sono visti deviare i tiri dall’attento Nikopolidis.
Troppo tardi, Portogallo addio, alla storia si consegna la
Grecia.
287
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
La lezione del campo
e la realtà dei fatti
di Stefano Tamburini
La M issione impossibile non esiste più. La squadra che gli
scommettitori quotavano a 100 – il livello assegnato a imprese
tipo lo scudetto dell’Empoli e la vittoria della M inardi in
Formula 1 – ora è lì che canta e che balla davanti a un Paese
incredulo. Due volte ha perso il Portogallo contro questa
Grecia imbottita di improbabili eroi, riserve nei grandi
campionati, guidati dal nipotino tedesco di Nereo Rocco. Due
volte, all’inizio e alla fine dell’Europeo: nulla di prevedibile,
nulla di razionale, comunque nulla di immeritato.
M a a essere ancor più imprevedibile, è stato molto di quel che
è accaduto in mezzo alle due sfide. M ai una grande
competizione ha bocciato in blocco le cosiddette grandi,
cadute una dopo l’altra di fronte a due squadre considerate
povere, una delle quali partita con il marchio del «cosa ci stai a
fare tu qua?».
Un marchio che è passato presto a quelli che avrebbero
dovuto essere protagonisti, i Grandi Campioni. Uno dopo
l’altro sono crollati senza entusiasmare, in moltissimi casi
senza mostrare neanche di pensare di averlo, quell’entusiasmo
che ha fatto la differenza.
L’entusiasmo, assieme alla consapevolezza di rappresentare
prima un popolo e poi lo sponsor, non si acquisisce con un
tatuaggio o con qualche trecciolina colorata. È una cosa che si
ha dentro e se non si ha, è giusto tornare a casa senza
prendersela con gli arbitri M oreno di turno o con le partite
aggiustate dagli avversari. Evitando a tutti la brutta figura degli
allarmi preventivi, delle telecamere-spia e, magari, anche delle
telecronache insopportabili. Quanto sarebbe bello non sentire
288
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
più «aggredire gli spazi» (pugni nel vuoto?), «il tiro sul palo
più lungo» (forse la porta è un trapezio e non lo sapevamo),
«non è stato propriamente all’altezza» (dire che ha giocato
male no?), ma è una speranza che si avvicina al sogno.
Così come pensare di riuscire a vedere un giorno un po’ di
queste cose: un giocatore sorpreso a sputare all’avversario
rimandato a casa prima della sentenza invece di regalargli
l’avvocato più costoso e irritante (ingegnosa la storia della
richiesta di risarcimento da parte dello scaracchiatore); un
allenatore eliminato dalla Corea che deve trovarsi un altro
lavoro; una Federazione e una Lega che prendono atto del
fatto che da 22 anni l’Italia non vince niente e cambiano
l’andazzo. M agari cominciando a ridurre il monte-debiti delle
società, che ormai è pari a un’intera manovra finanziaria, dal
capire che il calcio non è solo Champions League e serie A.
Gli ottimi dati di ascolto delle partite di questo Europeo,
anche senza l’Italia, dovrebbero far riflettere. In un Paese
normale sarebbero già cambiate tante cose. In un Paese
normale, appunto.
289
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
STEFANO FIORE DURANTE LA PARTITA CON LA BULGARIA
290
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
IL RETROSCENA
Mai una vittoria
è stata così amara
colloquio con Stefano Fiore di Alessandro Bernini
La mente inquieta, le gambe alla ricerca della palla, la mente
che vagava, gli occhi spesso rivolti alla panchina dove c’erano
più auricolari che parastinchi. Stefano Fiore era uno degli
undici titolari in campo quel 22 giugno 2004, il giorno del
dramma sportivo azzurro e dell’eutanasia sportiva di chi
difendeva i valori delle squadre nordiche. L’Italia batte 2-1 il
Portogallo, ma Svezia e Danimarca si vogliono così tanto bene
da regalarsi un bel 2-2 che qualifica entrambe e fa fuori gli
azzurri.
Stefano Fiore c’era. Classe 1975, calabrese di Cosenza, 38
presenze e due reti con la maglia azzurra, nel suo palmares
non solo l’argento agli Europei del 2000 ma anche due Coppe
Uefa con la maglia del Parma e una Supercoppa Uefa con
quella del Valencia. Ha appeso le scarpe al chiodo nel 2011
nella sua Cosenza e da qui è partita la sua avventura di
direttore sportivo.
Classe cristallina, cervello che viaggiava a velocità doppia
rispetto alla palla. Nasce 10 e diventa 8, «perché avevo capito
– confida – che i trequartisti spesso erano visti come fumo
negli occhi dagli allenatori. Per il pubblico erano i più bravi a
regalare la giocata, per i tecnici quasi un lusso insopportabile.
E così ho fatto un passo indietro, cercando di diventare un
giusto mix tra fantasista e mediano».
Parli di Euro 2004 ed è impossibile non ripartire da quel 22
giugno e da una vigilia travagliata, ricca di speranza e
soprattutto brutti pensieri legati a Svezia-Danimarca. «In
291
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
albergo – confida – ne parlavamo, certo. C’erano diverse linee
di pensiero, qualcuno per la verità temeva il pareggio di Svezia
e Danimarca perché alla fine tutto il mondo è paese. Però
dentro di noi non volevamo crederci, anche perché era l’unico
modo per restare carichi e scendere in campo con
l’atteggiamento giusto per battere il Portogallo. E poi
insomma, un conto è uno 0-0, un conto dover fare 2-2…
Anche Trapattoni ci diceva di pensare solo alla nostra partita,
però in campo i compagni si informavano. Durante l’intervallo
c’erano diversi sguardi bassi, anche perché per tutta la
settimana c’erano state crociate per evitare il biscotto delle
altre e poi eravamo noi a perdere 1-0 con la Bulgaria».
Si va avanti tra illusioni e colpi al cuore, con la beffa finale del
2-1 segnato da Cassano che prima esulta e poi sprofonda in
un diluvio di lacrime. «In campo qualcuno sapeva del 2-2 tra
Danimarca e Svezia ma non tutti. Ricordo che guardare la palla
di Cassano e voltarsi verso la panchina fu un tutt’uno. M a da
quella panchina non arrivarono gli sguardi che cercavamo. Il
Trap ci disse di non mollare, anche perché comunque c’era
sempre la speranza che qualcosa cambiasse. Anche se, a
essere onesti, negli ultimi istanti c’era più che altro
rassegnazione».
Rassegnazione motivata. A Oporto finisce a tarallucci e vino,
agli azzurri tocca un biglietto solo-ritorno destinazione Roma.
«A posteriori – racconta Fiore – ognuno si è disegnato la
propria verità su questa storia. Comunque io mi porterò
sempre dietro la certezza di aver subito un torto. Dico di più:
riviste le immagini e scoperti alcuni retroscena come le parole
pronunciate in campo tra giocatori, penso che Danimarca e
Svezia non siano neanche state brave a fare questo biscotto. In
che senso? Secondo me sono state sin troppo spudorate…».
Anche se l’Italia ci aveva messo del suo, con quei due
292
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
pareggini striminziti contro Danimarca prima e Svezia poi.
«Già, tra l’altro segnando un solo gol nonostante avessimo
grandi attaccanti, da Totti a Vieri, da Del Piero a Cassano, fino
a Corradi e Di Vaio. Peccato perché secondo me quell’Italia
poteva fare grandi cose».
Eppure si dice che in quello spogliatoio tirasse una brutta aria.
I rumors, si sa, quasi mai sono completamente casuali. Così si
racconta di un Cassano giovanissimo eppure già guardato in
cagnesco dai compagni per eccesso di egocentrismo ed
esuberanza, di Totti e Del Piero che si rispettavano sapendo
però che uno dei due era di troppo, ma anche di una furiosa
lite tra Buffon e Vieri subito dopo l’1-1 di Italia-Svezia. Fa un
sospiro Stefano Fiore: «C’erano molte personalità forti in
quello spogliatoio e forse non si è riusciti a gestire la
situazione. Il cammino per le qualificazioni era stato agevole,
con segnali di forza che potevano e dovevano farci serenità.
Invece all’Europeo siamo partiti e c’era già qualcosa di
incrinato al nostro interno, piccole situazioni che poi magari
sono degenerate. Alcune sono esplose davanti a tutti come
quella conferenza stampa di Vieri («Sono più uomo io di tutti
quanti voi messi insieme», tuonò di fronte alla sala gremita di
giornalist i, ndr), altre sono rimaste all’interno dello
spogliatoio ma di certo non hanno contribuito a creare un bel
clima. Dispiace perché quella squadra aveva una grande
caratura tecnica, purtroppo non siamo riusciti a trovare gli
equilibri giusti fuori dal campo per gestire quel potenziale».
Parole che forse ci fanno guardare con un’ottica diversa al
famoso sputo di Francesco Totti al danese Poulsen, follia che
gli costò tre giornate di squalifica. Totti doveva essere il
mattone più importante nel progetto tattico del Trap, invece
quel mattone si sgretolò lasciando crepe ovunque. «In campo
nessuno si era reso conto, ma dopo vedemmo le immagini.
293
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
C’era poco da aggiungere. Ricordo che Totti venne da noi e si
scusò, si era reso conto che quel gesto rischiava di fare danni
non solo alla sua carriera ma anche al nostro Europeo. La
controprova non c’è, ma secondo me sarebbe stata un’altra
Italia con Francesco in campo».
A distanza di anni, Stefano Fiore fa ancora fatica a capire cosa
sia scattato in quel momento nella testa di Totti: «Ci sono
giocatori ruvidi, violenti, pronti a provocare o abituati a
scendere in campo con i nervi tesi. Francesco no, lui è uno che
sa gestire le emozioni, abituato a subire falli. Lo considero un
buono sia in campo sia fuori, come dimostrano le tante
iniziative per il sociale che ha sempre portato avanti. Credo
sia l’unica macchia che Totti cancellerebbe volentieri dalla sua
carriera».
Così come Fiore cancellerebbe volentieri quegli sguardi che
stentavano a incrociarsi fra campo e panchina dopo il gol della
vittoria segnato da Cassano contro la Bulgaria. Sguardi difficili
da incrociare fra chi sapeva e chi ancora sperava, il Grande
Biscotto è indigesto ancora oggi.
294
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Indice
INTRODUZIONE - La NeuroItalia fra sputi e biscotti
PRIMA PARTE - Avanti tutta con grandi proclami
5 GIUGNO: Una vigilia piena di ottimismo
Trap: fiducia, entusiasmo e acqua santa
Basta con l’Italia prima delle ultime
6 GIUGNO: L’ombra di Gilardino sugli azzurri
Il giovane bomber scalpita ma il Trap lo lascia a
Gentile
Il convitato di pietra non turba i sogni del Trap
7 GIUGNO: Tutti a Lisbona, comincia l’avventura
Cannavaro & C. “dirottati” sull’aeroporto
militare
C’è già l’altro Europeo da vincere
8 GIUGNO: Gli azzurrini campioni d’Europa
L’Under 21 conquista il quinto titolo
Gattuso vuole un posto da titolare
9 GIUGNO: La rivolta delle riserve
Il Trap: «Gattuso e gli altri? Ragazzi vivaci,
bisogna capirli»
Gattuso? Per me sarebbe già a casa
Del Piero: non ho nulla meno di Totti
Il sogno di Carletto: vincere un Mondiale da ct
degli azzurri
10 GIUGNO: Gli azzurri minacciano il silenzio
295
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
stampa
Il festival degli scontenti
Cannavaro contro i giornalisti «Leggo brutte
cose»
Se Cannavaro decide che tutto va bene
11 GIUGNO: Domani il via, maretta Italia
Portogallo, il giorno della festa
Il Trap non ha cambiato idea
Panucci controcorrente: «Silenzio stampa? Io non
ci sto»
Troppe esternazioni, azzurri state zitti
12 GIUGNO: Portogallo, una vera tragedia greca
L’incredibile disastro lusitano
S ECONDA PARTE - Il girone degli incubi
13 GIUGNO: M agico Zidane, l’Italia ci crede
Gli azzurri vogliono la partenza sprint
Il Trap ha deciso: non si cambia niente
14 GIUGNO: Italia spenta, un pareggino al debutto
Due occasioni, il pari è d’oro
Niente paura, la prima è un’insidia
Trapattoni: «Pareggio salutare»
Totti, Picasso stanco con le vesciche
15 GIUGNO: Il day after azzurro: cambi in arrivo
Il Trap annuncia novità ma non pensa a Pirlo
Sbagliare ci sta, insistere proprio no
Gattuso: «Chi non ci crede torni pure a casa»
Tedeschi e spagnoli se la ridono: «Italia, tridente...
296
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
difensivo»
16 GIUGNO: Lo sputo di Totti, un colpo da ko
Il romanista mette nei guai gli azzurri
Se la testa serve solo per il cappello
17 GIUGNO: La squalifica alla vigilia della Svezia
Totti se la cava con tre giornate
Totti stressato? Mica lavora in fabbrica
Uno sputo pagato a caro prezzo
Trapattoni prova a cambiare l’Italia
18 GIUGNO: Un altro pari, siamo nei guai
Italia a due facce, punto quasi inutile
Cassano costruisce, l’Italia distrugge
Trapattoni tiene accesa la speranza
Totti si arrende, niente ricorso
19 GIUGNO: L’Italia pronta a giocare su due campi
Ritiro caos, appello anti-inciucio
Il Trap prigioniero della sindrome Di Livio
«Non dubitate, siamo svedesi»
Helveg: «I dubbi? Meglio uscire»
Sotto processo, il Trap al contrattacco
E Gattuso si schiera con il Trap
20 GIUGNO: Ci mancava solo lo show di Vieri!
Ciclone Bobo: «Basta, non parlo più»
Caro Trap, non faccia il Trap
Svezia e Danimarca non ci stanno
21 GIUGNO: Il giorno più lungo degli azzurri
Italia, partita doppia
297
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
Trapattoni chiama a raccolta i suoi
Va in scena la partita del sospetto
22 GIUGNO: Il Grande Biscotto: azzurri a casa
L’Italia si qualifica per le vacanze
Svezia e Danimarca avanti a braccetto
Trap, un ciao che significa addio
23 GIUGNO: Triste rientro, paga solo il Trap
Scopa e scala 40, ultima partita azzurra
Il Trap avverte Lippi: «Sarà dura»
Niente processi, paga solo il Trap
Azzurri in fuga anche dagli autografi
TERZA PARTE - L’era Lippi e il miracolo Grecia
24 GIUGNO: Gli altri giocano, l’Italia pensa al dopo
La Federcalcio gioca la carta Lippi
Collina, l’unico che se la gode
Portogallo, la semifinale è di rigore
A mani nude verso il paradiso
25 GIUGNO: Carraro salva il posto, via all’era Lippi
Parte l’era Lippi
Finiti i proclami è l’ora delle imprese
Lippi emozionato: mi sudano le mani
La Grecia spodesta Zidane
26 GIUGNO: Il conto salato dell’eliminazione
Azzurri, un buco da 100 milioni
Olanda in orbita con Van der Sar
27 GIUGNO: Ci consoliamo: anche la Danimarca ko
L’Europeo? Sembra il torneo dei bar…
298
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
La Danimarca regge solo un tempo
28 GIUGNO: Scommettitori traditi dall’Italia
Collina si ferma alla semifinale
Collina se la prende tanto con me? Forse ha la
coda di paglia…
L’Italia brucia milioni di puntate ai botteghini
29 GIUGNO: Il Portogallo accarezza il sogno
Un intero paese spinge la squadra
Comunque la Grecia merita un premio
Scoglio come Bartali: «Italia, tutto da rifare»
30 GIUGNO: Portogallo, tuffo nella grande gioia
Il Portogallo sogna, Olanda ko
1 LUGLIO: Grecia, la favola vola in finale
Il silver gol di Dellas esalta gli ellenici
Lusitani, un gioco dal cuore brasiliano
Collina, addio con rimpianti
2-3 LUGLIO: La vigilia che non finisce mai
Portogallo-Grecia, la finale imprevista
Il nostro calcio deve ripartire da capo
4 LUGLIO: La Grecia sul trono d’Europa
Il Portogallo piomba nell’incubo
La lezione del campo e la realtà dei fatti
IL RETROSCENA - M ai una vittoria è stata così
amara
299
R OMANZO AZZURRO - 2004, IL GRANDE B ISCOTTO
300
Scarica

Romanzo Azzurro - 2004, Il Grande Biscotto