HOC EST ENIM CORPUS MEUM
di Simona
Chiapparo
"Mi innamoro dei corpi / che hanno la mia carne / di figlio - col grembo / che brucia di pudore - / i corpi misteriosi /
d'una bellezza pura / vergine e onesta...." (Pier Paolo Pasolini)
Il percorso espositivo “HOC EST ENIM CORPUS MEUM” che Christian Leperino propone per la
manifestazione “Napoli – Science, Art and Philosophy” è l’esito di un personale percorso di ricerca
multidisciplinare sugli statuti del corpo, intrapreso dall’artista, in collaborazione con diversi settori del
mondo culturale e scientifico nazionale e internazionale, nell’ambito del progetto “Anatomy. Human Urban
Spaces”.
La mostra di Leperino, concepita in linea con il progetto di originaria costituzione del “MUSEO
UNIVERSITARIO DELL’ OPERA SUOR ORSOLA BENINCASA” - inteso come “Centro di interpretazione
Storica”, dove proporre letture innovative del territorio di pertinenza - nasce sulla scia della suggestiva
ispirazione, derivante dalla prestigiosa collezione del Museo. Ispirazione, le cui suggestioni risuonano nelle
opere di Christian Leperino, consentendogli una rilettura della straordinaria produzione letteraria/filosofica
di Jean Luc Nancy. Rilettura che - grazie al gioco di corrispondenze mute tra le sue opere e quelle della
collezione museale - induce, creativamente, a ribaltare (e a comprendere) il pensiero dell’intellettuale
francese che, in uno dei suoi saggi più celebri, rievoca una famosa scena evangelica. E dove esplora le più
celebri trasposizioni pittoriche (da Pontormo a Tiziano, da Rembrandt a Dürer) dell’episodio biblico in cui
Gesù risorto allontana Maria Maddalena dicendole, secondo il Vangelo di Giovanni, “Noli me tangere”. Ma
l’invito che Leperino ci rivolge è proprio quello di tentare un contatto, con noi stessi e con gli altri, di esporsi
(con il proprio corpo) al mondo. “Hoc est enim corpus meum”, espressione speculare al “non toccarmi”.
Anche a costo di affrontare il dolore connesso a questa esperienza di presentazione del corpo. Perché l’altro
potrebbe ferirci, o potrebbe non accoglierci. Esperienza dolorosa - perché l’altro non potrà mai raggiungerci
nella nostra più intima solitudine – ma necessaria, perché offrire il nostro corpo al mondo è l’unico modo che
ci è dato di abitarlo.
Il percorso parte dalla sala contenente le reliquie di Suor Orsola , in particolare, il “Piano di Tavolo” (marmi
policromi e pietre dure, inizio XVIII sec.), al di sopra del quale è stato collocato “Hyppeastrum charisma”,
opera pittorica dal prezioso sfondo in rosa antico che richiama i motivi floreali di decorazione degli altari
sacri. Spostandosi nella sala centrale del Museo, si può ammirare il complesso scultoreo in cera persa « La
mémoire et le désir », installato nei vani della “Ruota conventuale”(XVII sec.), sul tema del “destino
personale” sospeso tra “l’essere per la morte” di Heidegger e “donare la morte” di Derrida. Sulla parete
sovrastante la “Ruota Conventuale”, la tela ad olio “Sunt lacrimae rerum”, allegorica rappresentazione degli
“ecstatic bodies”, sulla cui plurivocità di significati – dalla tradizione del Bernini e del Caravaggio, alle
pratiche giovanili della body-modification - da sempre si sofferma la ricerca artistica di Leperino.
Proseguendo, la scultura in vetroresina, cera e cristallo“Hoc est enim corpus meum”, posizionata nel punto
cruciale di un asse ideale tra i due poli; il primo dato dal “Cristo morto” meravigliosa scultura lignea di
Giacomo Colombo (1698/1699), l’altro rappresentato dal “Crocifisso” (opera lignea di anonimo scultore
napoletano, inizio XVII sec.). Dono del proprio corpo di uomo, prima che di artista “Hoc est enim corpus
meum” rispecchia, con il suo piano di cristallo, la spettacolare scena sulla Passione, raffigurata nel “Cristo
sulla Via del Calvario” (tela ad olio attribuita a Jusepe de Ribera e bottega, 1632). Quindi, il dittico dei due
paesaggi “Cityscape”, collocati ai lati del “Crocifisso”, che nella tensione dinamica con lo sguardo ( ed il
corpo) dello spettatore ricrea la scena della “Crocifissione” del Masaccio. Infine, nello spazio intimo (quasi
segreto) del “S. Sebastiano” (cera policroma, attribuita a Caterina De Julianis, primo quarto del XVIII sec.), la
piccola scultura in bronzo fuso “Les yeux du monde” che, sul celebre motivo virgiliano dell’Eneide “sono le
lacrime delle cose e toccano le menti degli uomini”, chiude questo percorso espositivo dedicato ai luoghi del
corpo, come luoghi di incontro col mondo.
“Anatomy. Human Urban Spaces” è un progetto ideato e curato da Simona Chiapparo (Accademia delle Scienze, delle
Comunicazioni e delle Arti Mediterranee), sviluppato in collaborazione con l’artista Christian Leperino e con il Patrocinio del
Museo Anatomico di Napoli (SUN), dell’Assessorato alla Sanità/Assessorato all’Istruzione della Regione Campania.
Si ringraziano il Prof. Vincenzo Esposito (Museo Anatomico di Napoli), il Prof. Alessandro Ruggeri (Museo delle Cere Anatomiche
“Luigi Cattaneo”, Alma Mater Studiorum/Bologna), il Prof. Thomas Schnalke (Berliner Medizinhistorisches Museum der Charité).
Un ringraziamento particolare al Prof. Francesco De Sanctis, Rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa
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