Andrea De Ianni
Anita Ganassali
Federica Monteleone
Classe 5B
Anno scolastico 2011/2012
L.S. L. Cremona
DEFINIZIONE E MODALITà
Fra gli “esseri viventi” si intende per “clone” una popolazione di individui che hanno
tutti lo stesso aspetto fisico, cioè lo stesso fenotipo (caratteristiche fisiche e biologiche
di ogni individuo vivente). Ad ogni fenotipo corrisponda un genotipo
(l’insieme dei geni presenti nelle cellule di ogni individuo.
La riproduzione asessuale (o agamica) dei batteri per divisione “semplice” provoca il
passaggio diretto del genoma, dopo che si è duplicato in due copie esattamente uguali,
dalla cellula madre alle due cellule figlie. La successione degli eventi porta perciò ad
un clone di individui provenienti da un unico capostipite, che hanno tutti lo stesso
genotipo e, quindi, lo stesso fenotipo. Ciò non può accadere nei mammiferi, perché essi
si riproducono per via sessuale, e non asessuale, mediante cioè cellule specializzate:
i gameti (cellula uovo e spermatozoo).
Nei mammiferi, i geni della prole derivano a metà dal padre e dalla madre dopo che,
nella maturazione dei gameti, il cosiddetto crossing over ha rimescolato l’atavico
patrimonio genetico di ciascun genitore, determinando combinazioni diverse per
fenotipi sempre nuovi e diversi. Unica eccezione i gemelli omozigoti.
Tuttavia, dopo il “caso” della pecora Dolly, il termine “clonazione” è utilizzato anche nei
mammiferi per indicare la possibilità di riprodurre, artificialmente e per via asessuata,
un individuo geneticamente identico ad un altro. Ciò si persegue con due tecniche: la
“fissione gemellare” e il “trapianto di nucleo”.
La prima tecnica imita ciò che avviene, raramente, anche in natura. Nelle prime fasi di sviluppo l’embrione
unicellulare (“zigote”) sia i “blastomeri” (cellule) derivanti dalle sue due prime divisione sono totipotenti. Questo
termine vuole indicare che sia l’uno che gli altri sono in grado di “costruire” un organismo completo. Perciò ciascuna
delle due parti in cui venga scisso un embrione, scisso per via naturale che artificiale, può sviluppare un individuo
completo, provvisto dello stesso identico genotipo/fenotipo (gemelli omozigoti).
Il “trapianto nucleare”, utilizzato nel 1997 nel caso della pecora Dolly, è una tecnica assai più sofisticata che
consiste nel sostituire il nucleo di una cellula uovo con il nucleo di una comune cellula somatica (del corpo),
prelevata da un adulto della stessa specie. La cellula uovo possiede solo “mezzo” corredo genico (“aploide”), che
sarà completato al momento della fecondazione dall’apporto del “mezzo genoma” dello spermatozoo. Si formerà
così lo “zigote” con corredo genico completo (diploide), cellula iniziale di ogni organismo vivente. Si avrebbe
altrimenti un raddoppio dei geni ad ogni generazione. Nella “clonazione per trapianto” il nucleo della cellula uovo
viene “aspirato” e sostituito con quello di una cellula somatica, che non proviene direttamente dal soggetto che si
intende clonare, ma da una sua “coltura” in vitro. Occorre infatti che, prima del trapianto, tutti i suoi geni siano
“rieducati” o meglio “derepressi” per riavvicinarsi a alla totipotenzialità evolutiva embrionale. Le cellule adulte
lasciano infatti derepressi solo quelli indispensabili alle funzioni specifiche dell’organo. Dopo stimolo elettrico lo
“zigote artificiale” può iniziare lo sviluppo, “traducendo” il genoma” inserito, in un individuo con le stesse
caratteristiche del suo “donatore”. E’ da tenere presente che la pecora Dolly è nata solo dopo 277 tentativi, ha
sofferto di tutta una serie di disturbi fisici ed è morta in tempi relativamente brevi. Al di là della brillantezza di questo
primo risultato la tecnica è quindi ben lungi dal poter essere per ora considerata sufficientemente affidabile. Alcuni
ricercatori hanno avanzato qualche perplessità circa la possibilità che il nucleo “innestato” fosse in realtà quello di
una cellula “staminale” e non realmente “somatica”. Nei mammiferi la possibilità di clonazione mediante “trapianto
di nucleo” sembra tuttavia documentata, oltre che dalla pecora Dolly, dai successi ottenuti anche in altri animali .
Il rendimento non supera per ora il 2%, ma in prospettiva la tecnica potrebbe essere usata in zootecnia,
associandosi a quella della “fissione gemellare”, per replicare individui con caratteri merceologici favorevoli o per
salvare specie in estinzione, senza suscitare obiezioni etiche insormontabili, fatto salvo il costante ricorso al
doveroso “principio di cautela”, specie per quanto riguarda il problema dell’equilibrio ecologico.
Sul piano biologico non sembra possano sussistere difficoltà tecniche insormontabili per estendere la tecnica alla
specie umana. La sola ipotesi di produzione di un “uomo fotocopia”, avanzata da uno sprovveduto (ahimè)
connazionale in vena di autopubblicità come soluzione “umanitaria” del (solito) caso pietoso di un maschio
impotente, ma desideroso di “un figlio ad ogni costo, ha tuttavia suscitato generale e sdegnata ripulsa, inducendo lo
stesso proponente ad una penosa e contorta parziale sconfessione. La clonazione umana con finalità riproduttiva è
vietata per legge negli Stati Uniti e in quelli dell’Unione Europea ed è stata respinta da tutti gli organismi
internazionali Consiglio d’Europa, Parlamento Europeo, OMS, UNESCO). Anche i responsabili della “Advanced Cell
Tecnology Inc”, la società americana che ha annunciato per bocca del suo presidente Michael Wets, “biologo e
uomo d’affari”, di avere ottenuto per clonazione un embrione umano a scopo “terapeutico” (vedi: clonazione
terapeutica) si è subito dissociato, sia pure con argomentazioni molto discutibili dal punto di vista biologico
(l’embrione prodotto “a scopo terapeutico” a cosa apparterebbe se non alla specie umana?) dall’accusa di avere
prodotto irresponsabilmente un “uomo”. Per quanto durerà questo pudore?
CLONAZIONE TERAPEUTICA E CELLULE
STAMINALI
La cosiddetta “clonazione” terapeutica è uno dei mezzi proposti per ottenere “cellule staminali”, che si presume possano essere
utilizzate nella terapia di malattie degenerative. L’embrione unicellulare o zigote, derivante dalla “fusione” dei genomi (complesso dei
geni) della cellula uovo e dello spermatozoo, è definito totipotente perché è in grado di sviluppare un intero organismo, cioè un
individuo in toto della specie codificata da quel genoma composito. Già al quinto giorno di sviluppo tuttavia, quando, dopo quella di
“morula”, l’embrione ha assunto la forma costituita da alcune decine di cellule (blastomeri) detta di “blastocisti” (una specie di “pallina
sgonfia” con massa cellulare interna aderente alla parete) l’embrione ha perduto questa proprietà. Le cellule della sua “massa
centrale” restano tuttavia multipotenti, in grado cioè di differenziarsi in più e diversi tipi di cellule e tessuti, anche se incapaci di
evolvere ciascuna in un individuo completo, che è la peculiare caratteristica che si vorrebbe sfruttare in terapia. Le cellule della “massa
centrale” della blastocisti costituiscono perciò un primo tipo di cellule staminali, definite “cellule staminali embrionali”
Cellule egualmente “pluripotenti” sono però presenti anche nei tessuti, frammiste ad altre, dette unipotenti perché capaci di “riparare”
solo ed esclusivamente il tessuto di appartenenza. Per differenziarle da quelle embrionali queste, che sono anch’esse “cellule
staminali” sono dette “adulte”. Le une e le altre, se adeguatamente manipolate, possono essere “indotte” a trasformarsi in cellule di
tessuti vari e diversi. A quanto sembra, le embrionali sarebbero più facilmente riproducibili in coltura, quelle dei tessuti più facili ad
essere “orientate”. Come sopra accennato, delle “cellule staminali” si è ipotizzato un uso terapeutico mediante trapianto, “sostitutivo” di
cellule morte o malate nel caso di malattie degenerative (diabete, Parkinson), “riparatore” nel caso di lesioni traumatiche (midollo spinale
ad es.). I risultati sono stati per ora deludenti o negativi, ma resta prevalente la convinzione della loro futura utilità. E’ molto interessante
rilevare che il trapianto di cellule staminali “adulte” nello stesso donatore non provocherebbe fenomeni di rigetto essendo esse provviste
dell’identico (self) genoma del ricevente. Per quanto riguardo le cellule “embrionali”, lo stesso fine può essere raggiunto solo
producendo embrioni in vitro mediante clonazione per trapianto di nucleo. Solo così infatti le cellule staminali trapiantate potranno
essere riconosciute come self dal sistema immunitario del ricevente e come tali non “rigettate”.
Il problema etico non riguarda l’uso delle cellule staminali in quanto tali, che non trova obiezioni etiche ragionevoli da parte di nessuno. Il
problema, ed il vivace dibattito, riguarda invece la provenienza di quelle cellule. Molti insistono per l’uso delle “cellule embrionali” per la
maggior facilità di prelievo. Forti interessi economici ed industriali premono in questo senso. Non per nulla la pubblica dichiarazione di
avere ottenuto la clonazione di un embrione umano, subito bloccato (bontà loro!) nel suo sviluppo è venuta da una società di
biotecnologia: la “Advanced Cell Tecnology Inc”. La riserva etica è tuttavia fortissima. Il prelievo delle cellule uccide infatti le blastocisti.
Si ripropone così il quesito essenziale, che divide le coscienze. L’embrione è da considerarsi un individuo umano in una fase
inizialissima di sviluppo (Edwards) o una cosa? E. solo che vi fosse il dubbio trattarsi di un essere umano, potrà essere “usato” o tanto
più premeditatamente prodotto per essere ucciso, sia pure a favore di un altro essere umano? Forse per ragioni di “insufficienza di età”,
nonostante che la “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” pretenda “uguali” tutti gli “umani viventi”? Certuni cercano di
convincersi che non si tratta di individui umani, ma di “grumi di cellule”. Ma come esserne certi quando la biologia parla in senso
contrario? Nel continuo sviluppo di una nuova vita dove sta un salto di qualità realmente critico, quando ogni tappa presuppone la
precedente ed esige la successiva senza soluzione alcuna di continuità? Sono state proposte soluzioni giustificative diverse, sia
strettamente biologiche (il cosiddetto “pre-embrione”) sia in precario equilibrio fra categorie biologiche e morali (“è un essere umano”,
ma non una persona), peraltro severamente condannate sin dall’inizio da qualificati filosofi (M Pera, 1990). Quesiti drammatici che
giustificano l’accanimento del dibattito. D’altra parte può essere convincente la fantasiosa proposta “italiana” (Commissione Veronesi) di
compromesso, quella di produrre in vitro non embrioni, ma cosiddetti “corpi embriodi,” capaci di produrre non un intero organismo, ma
solo tessuti. Quali le basi biologiche, quali i mezzi operativi, ancora del tutto inespressi? D’altra parte lo zigote, che precederebbe col
suo cariotipo umano di 46 cromosomi il suo intelligente orientamento, non sarebbe lui stesso un embrione umano sia pure unicellulare?
L’alternativa, umano o no, si ripropone. Perché non insistere allora sulle cellule staminali adulte, che non pongono problemi etici di
nessun tipo?
CLONAZIONE UMANA: LEGGI NEL MONDO
Negli Stati Uniti, Paese nel quale le clonazioni terapeutiche sembrano essere già state attuate con
successo, la nuova amministrazione repubblicana di Jeorge W. Bush si è dichiarata intenzionata a
sanzionare duramente la clonazione umana, per qualsiasi scopo venga intrapresa. Il Congresso ha
annunciato un provvedimento legislativo in questa direzione. Nell’estate del 2001, lo stesso Bush ha
elaborato un documento sull’embrione umano, nel quale prevalgono le ragioni della tutela, soprattutto
attraverso il divieto di produzione di embrioni a scopo di ricerca. Sono invece autorizzati gli studi su
embrioni che siano già stati uccisi precedentemente.
La Gran Bretagna è probabilmente il Paese più permissivo in questo campo, soprattutto dopo le
conclusioni della celebre commissione Warnock, con la elaborazione del concetto – per la verità assai
contestato negli ambienti scientifici - di “pre-embrione”. Nel gennaio del 2001 la Camera dei Lord ha
dato il via libera all’utilizzo delle cellule staminali di embrioni umani a scopo di ricerca, per cui sembra
che la stessa clonazione terapeutica rimarrà del tutto lecita. Mentre potrebbe essere vietata quella
riproduttiva.
In Francia esiste una legge sulla bioetica risalente al 1994, nella quale si legge che “è vietata qualsiasi
forma di ricerca scientifica sull’embrione umano”. La convenzione di Oviedo non è stata ratificata, ma
in quanto si ritiene la normativa nazionale ben più restrittiva della dichiarazione stessa.
La Germania è il Paese europeo con le disposizioni più garantiste rispetto ai diritti dell’embrione
umano. La legge del 1990 stabilisce infatti che “fin dalla sua origine l’embrione umano è considerato
come una persona. Fin dalle ore che seguono la fecondazione, l’embrione è intoccabile.” Sembra
inevitabile, dunque, la conclusione che non vi sia spazio alcuno per la clonazione dell’uomo. Molto
simile è la situazione giuridica in Austria.
In Irlanda, Paese nel quale fra l’altro l’aborto procurato è ancora vietato dalla legge, la clonazione è
senz’altro proibita, poiché l’embrione umano è tutelato dalla Costituzione dell’Eire, e non può quindi
essere usato come una cavia di laboratorio.
Spagna e Grecia hanno già ratificato la convenzione di Oviedo, e quindi sembrano escludere in
partenza la liceità della clonazione umana.
Viceversa, un nutrito gruppo di nazioni europee hanno firmato la Dichiarazione di Oviedo, ma al
momento non l’ hanno ratificata, per cui sul loro territorio potrebbe, almeno teoricamente, avviarsi
una sperimentazione sugli embrioni umani, compresa la clonazione. Si tratta di: Belgio, Finlandia,
Danimarca, Lussemburgo, Portogallo, Olanda, Svezia.
In Italia la clonazione umana è vietata non da una vera e propria legge ma da un provvedimento di natura
amministrativa, cioè un’ordinanza del Ministro della Sanità del 22 dicembre 1999 – che ha prorogato l’efficacia
della precedente ordinanza, avente il medesimo contenuto, emessa il 5 marzo 1997 – con cui è fatto divieto di
praticare la clonazione, sia umana che animale. Inoltre, l’Italia ha già ratificato la Dichiarazione di Oviedo del 1997,
che vieta la clonazione a fini riproduttivi e la creazione di embrioni a scopo di ricerca. Per quanto riguarda la
clonazione animale, il ministro della salute Girolamo Sirchia ha annunciato di voler rimuovere il divieto, per
permettere ricerche sperimentali sugli embrioni diversi da quelli di uomo.
Per quanto riguarda la legge italiana, si riporta l’articolo 13 della legge n. 40 del 2004:
Parlamento Italiano
Legge 19 febbraio 2004, n. 40
"Norme in materia di procreazione medicalmente assistita“
ART. 13.
(Sperimentazione sugli embrioni umani).
1. È vietata qualsiasi sperimentazione su ciascun embrione umano.
2. La ricerca clinica e sperimentale su ciascun embrione umano è consentita a condizione che si perseguano
finalità esclusivamente terapeutiche e diagnostiche ad essa collegate volte alla tutela della salute e allo sviluppo
dell'embrione stesso, e qualora non siano disponibili metodologie alternative.
3. Sono, comunque, vietati:
a) la produzione di embrioni umani a fini di ricerca o di sperimentazione o comunque a fini diversi da quello
previsto dalla presente legge;
b) ogni forma di selezione a scopo eugenetico degli embrioni e dei gameti ovvero interventi che, attraverso
tecniche di selezione, di manipolazione o comunque tramite procedimenti artificiali, siano diretti ad alterare il
patrimonio genetico dell'embrione o del gamete ovvero a predeterminarne caratteristiche genetiche, ad eccezione
degli interventi aventi finalità diagnostiche e terapeutiche, di cui al comma 2 del presente articolo;
c) interventi di clonazione mediante trasferimento di nucleo o di scissione precoce dell'embrione o di ectogenesi
sia a fini procreativi sia di ricerca;
d) la fecondazione di un gamete umano con un gamete di specie diversa e la produzione di ibridi o di chimere.
4. La violazione dei divieti di cui al comma 1 è punita con la reclusione da due a sei anni e con la multa da 50.000
a 150.000 euro. In caso di violazione di uno dei divieti di cui al comma 3 la pena è aumentata. Le circostanze
attenuanti concorrenti con le circostanze aggravanti previste dal comma 3 non possono essere ritenute equivalenti
o prevalenti rispetto a queste.
5. È disposta la sospensione da uno a tre anni dall'esercizio professionale nei confronti dell'esercente una
professione sanitaria condannato per uno degli illeciti di cui al presente articolo.
CLONAZIONE NELLE RELIGIONI
L'ebraismo non lancia anatemi nei confronti della ricerca scientifica, non e' interessato a gridare allo
scandalo non appena qualcosa di nuovo si muove in una provetta, ma contemporaneamente ha il
dovere di domandarsi dove ci stanno conducendo le scoperte dei ricercatori. Sta di fatto che questa
posizione intermedia da molti e' stata attaccata. Gli uni (essenzialmente non ebrei) l'hanno
considerata troppo avanzata, mentre altre autorità ebraiche, a cominciare dal gran rabbino sefardita
(di cultura mediterranea) di Israele, Eliahu Bakshi Doron, si sono espressi in maniera molto piu'
possibilista. Secondo lui in questo campo tutto quello che non e' espressamente proibito dalla Bibbia
deve considerarsi lecito.
Ma quali sono i pro e i contro identificati dalle autorità ebraiche?Dove ci condurrà la
capacità che si va sviluppando di far nascere uomini senza passare attraverso il processo
della riproduzione? Fino a dove potremo arrivare?
In uno scenario pessimistico qualcuno potrebbe usare queste tecniche per creare un esercito di cloni o
anche l’idea di produrre umani usa e getta (come nel film “The Island”). Ma non e' cosi' semplice. Lo
stesso processo scientifico, infatti, potrebbe essere estremamente utile per curare alcune malattie e
sanare gravi disfunzioni.
Ma prendiamo un punto di riferimento fondamentale della letteratura cabalistica, il 'Sefer Yezira', il
libro della creazione, che risale probabilmente all'ottavo secolo. Nel suo breve testo (solo 1600 parole)
si spiega la relazione segreta fra le componenti del corpo umano, il tempo e le lettere dell'alfabeto
ebraico. Si tratta in realtà di un manualetto utile a chi voglia creare nuovi esseri viventi. Lo stesso che
usò il rabbino loew nel ghetto praghese del '500 per dare vita al mitico Golem.
Ma il Golem, oltre che il capostipite di tutti gli automi, e' il prototipo di ogni sciagura che puo' essere
determinata dalla clonazione. Un robot dalla forza straordinaria capace di combinare non pochi guai,
che infine fu distrutto dal suo stesso creatore.
Esso non rispondeva a quelle caratteristiche minime che l'ebraismo considera necessarie per poter
attribuire a una creazione la dignità di persona: essere nati da una donna, essere dotati della capacita'
di esprimere in una qualche forma la propria volonta' e della capacita' di mettersi in comunicazione
con il mondo esterno. Queste caratteristiche potrebbero essere proprie anche degli esseri clonati.
Tanto allarme, da parte di teologi di tutti i colori, le sembra allora
ingiustificato?
Abbiamo la necessita' di domandarci: siamo di fronte a un progresso per l'umanita' o
piuttosto siamo alla vigilia di un imbarbarimento? Il problema e' che in ebraico la parola
'progresso' ('Kadima') contiene in se' il concetto di 'regresso' ('Kedem'). I nostri maestri
hanno previsto che dopo il quinto millennio (ci troviamo ora nell'anno ebraico 5757) si
apriranno le porte degli sviluppi scientifici.
Questo comportera' l'esplosione di grandi potenzialita', ma non potra' automaticamente
garantire una migliore tutela della nostra dignita' umana.
La cultura ebraica non nega del resto la possibilita' di perfezionare la creazione. Noi
pratichiamo sui nostri figli la circoncisione, che costituisce il prototipo di un intervento
correttivo sulla natura umana. Rispettare il mondo della natura non significa
automaticamente desiderare che tutto resti immutato. Della natura, infatti, fa parte a pieno
titolo anche lo stesso intelletto umano.
Si puo' allora permettere qualsiasi cosa?
Non esattamente. La Bibbia, per esempio sconsiglia l'allevamento di muli (che nascono
dall'unione fra un asino e una cavalla) ed esclude tutta una serie di unioni e di innesti. Dei
limiti ci devono essere. Ma la regola non e' tanto quella di scatenare una crociata contro la
ricerca. Si tratta piuttosto di trovare una dimensione umanamente accettabile in tutti i
sentieri che stiamo praticando. Naturale e 'artificiale' non costituiscono necessariamente
due elementi in contrapposizione, ma piuttosto due livelli diversi di conoscenza.
Se il nostro grado di moralita' e' capace di crescere di pari passo con le nostre competenze
scientifiche, allora potremo utilizzare in modo utile anche i risultati della ricerca.
Altrimenti?
Altrimenti non saranno gli anatemi dei rabbini, e nemmeno le prediche di altri leader
spirituali, a salvarci dal baratr
ISLAM
Alcuni musulmani sono favorevoli alla ricerca sulle
cellule staminali embrionali e sulla clonazione :
il loro argomento è l'assenza di anima nell'embrione
almeno nei primi 40 giorni di vita dal concepimento.
Ricercatori musulmani sono sicuramente in Egitto,
Iran, Turchia e Malesia.
La maggioranza dei musulmani però rimane contraria
a queste tecnologie inclusa la clonazione.
DOCUMENTO SULLA CLONAZIONE UMANA INVIATO DALLA
SANTA SEDE AGLI STATI MEMBRI DELL’ONU
1. La Santa Sede è convinta del bisogno di sostenere e promuovere la ricerca scientifica per il
beneficio dell’umanità, purché siano rispettose della dignità dell’essere umano. Questo rispetto
esige che ogni ricerca che sia incompatibile con la dignità dell’essere umano sia moralmente
esclusa.
2. Ci sono due potenziali fonti di cellule staminali per la ricerca umana, in primo luogo le cellule
staminali “adulte”, che sono derivate dal sangue del cordone ombelicale, dal midollo osseo e altri tessuti e
in secondo luogo le cellule staminali “embrionali”, che vengono ottenute dalla disaggregazione di embrioni
umani. La Santa Sede si oppone alla clonazione degli embrioni umani finalizzata alla loro distruzione
per ricavarne cellule staminali, persino per un nobile proposito, poiché incompatibile con il
fondamento e il motivo della ricerca biomedica umana, ovvero, il rispetto per la dignità degli esseri
umani.
Tuttavia, la Santa Sede applaude e incoraggia la ricerca che utilizza le cellule staminali adulte,
poiché completamente compatibile con il rispetto della dignità degli esseri umani. è universalmente
accettato che l’uso delle cellule staminali adulte non comporta alcun problema etico.
3. Gli esperimenti sulle cellule staminali non hanno ancora prodotto un singolo successo, neanche
sulle cavie animali [5]. Inoltre le cellule staminali embrionali hanno causato tumori nelle cavie animali
[6] e potrebbero generare il cancro se somministrate in pazienti umani [7]. A meno che questi gravi rischi
non vengano rimossi, gli esperimenti sulle cellule staminali embrionali non avranno alcuna
applicazione clinica.
4. La cosiddetta “clonazione terapeutica” è stata proposta al fine di evitare il potenziale rigetto
immunitario delle cellule staminali embrionali derivato dal donatore o dall’ospite. Comunque, l’uso
delle cellule staminali embrionali comporta un alto rischio di introdurre nei pazienti cellule di
embrioni anomali.
Le cellule staminali embrionali ricavate da embrioni anomali e inadatti porteranno i loro “difetti
epigenetici” e trasmetteranno almeno una parte di essi alle loro cellule figlie.
5. I benefici per la salute della clonazione terapeutica sono ipotetici, fino a quando il metodo stesso
rimarrà nel complesso una ipotesi.
6. Da un punto di vista biologico, mettere al mondo degli embrioni umani clonati sarebbe pericoloso per la specie
umana. Questa forma asessuale di riproduzione aggirerebbe la comune “mescolanza” di geni che rende ogni
individuo unico nel suo genoma e fisserebbe arbitrariamente il genotipo in una particolare configurazione, [12]
con prevedibili conseguenze genetiche negative per il pool genetico umano. Sarebbe anche proibitivamente
pericoloso per il singolo clone [13].
Da un punto di vista antropologico molte persone riconoscono che la clonazione reca offesa alla dignità umana.
Lo strumento della volontà di qualcun altro piuttosto che qualcosa che ha il fine in se stesso o se stessa, una merce
sostituibile per un consumatore piuttosto che un evento irripetibile nella storia umana. Per questa ragione la
mancanza di rispetto verso la dignità della persona umana è insita nella clonazione.
7. La clonazione riproduttiva e la clonazione “terapeutica” o “a fini di ricerca” non sono due tipi diversi di clonazione:
esse coinvolgono lo stesso processo tecnico di clonazione e differiscono unicamente negli scopi da perseguire.
Con la clonazione riproduttiva, si punta ad impiantare l’embrione clonato nell’utero di una madre in affitto al fine
di “produrre” un bambino; con la clonazione “a fini di ricerca” si punta ad utilizzare immediatamente l’embrione
clonato, senza consentirgli di sviluppare, eliminandolo così durante il processo.
8. La “Clonazione terapeutica” non è eticamente neutra. Anzi, dal punto di vista etico sarebbe anche peggiore
rispetto alla “clonazione riproduttiva”, in cui almeno si dà al nuovo essere umano, innocente rispetto alla propria
origine, la possibilità di svilupparsi e di nascere. Nella clonazione “terapeutica”, invece, il nuovo essere umano
viene usato meramente come materiale da laboratorio. Un tale utilizzo strumentale dell’essere umano offende
gravemente la dignità umana e l’umanità tutta. La nozione di dignità attribuita apre le porte a giudizi gerarchici, iniqui,
arbitrari e persino discriminatori. La dignità è invece intesa qui come il valore intrinseco che è comunemente ed
equamente condiviso da tutti gli esseri umani, a prescindere dalle condizioni della persona, e ancor più se questa
si trova in un stato di necessità di protezione e di cure. La dignità è la base di ogni diritto umano. Noi ci sentiamo
obbligati a rispettare i diritti degli altri in quanto a monte riconosciamo la loro dignità.
9. L’onestà vuole che se un indirizzo di ricerca ha già dimostrato possibilità di successo e non solleva questioni etiche,
questo dovrebbe essere perseguito, prima di imbarcarsi in un’altra ricerca che presenta scarse prospettive di successo e
che solleva perplessità di natura etica. Le risorse a disposizione della ricerca biologica sono limitate. La “clonazione
terapeutica” è una teoria non comprovata che potrebbe ben dimostrarsi essere un grave spreco di tempo e di denaro. Il
buon senso e la necessità di avere una ricerca seria e orientata all’obiettivo, richiamano la comunità biomedica
internazionale alla necessità di indirizzare i finanziamenti verso la ricerca che usa le cellule staminali “adulte”.
10. Le Nazioni Unite hanno il dovere di compiere ogni sforzo necessario alla ricerca di queste basi, perché gli
esseri umani siano rispettati per quello che sono. Portare avanti un progetto per un divieto internazionale e globale
della clonazione umana fa parte di questa missione e di questa responsabilità dell’ONU.
Dal Vaticano, 27 settembre 2004
PONTEFICIA ACCADEMIA PRO VITA
NOTIZIE STORICHE
I progressi della conoscenza e i relativi sviluppi delle tecniche in ambito di biologia molecolare, genetica e
fecondazione artificiale hanno reso possibili da tempo la sperimentazione e la realizzazione di clonazioni in
ambito vegetale e animale.
Per quanto riguarda il regno animale si è trattato, fin dagli anni trenta, di esperimenti di produzione di individui
identici ottenuti per scissione gemellare artificiale, modalità che impropriamente si può definire clonazione. La
pratica della scissione gemellare in campo zootecnico si va diffondendo nelle stalle sperimentali come incentivo
alla produzione multipla di dati esemplari scelti.
Nel 1993 Jerry Hall e Robert Stilmann della George Washington University hanno divulgato dati relativi ad
esperimenti di scissione gemellare (splitting) di embrioni umani di 2, 4 e 8 embrioblasti, da loro stessi eseguiti.
Esperimenti condotti senza il previo consenso del Comitato Etico competente e pubblicati per stimolare,
secondo gli autori, la discussione etica.
La notizia data dalla rivista « Nature », del 27 febbraio 1997, della nascita della pecora Dolly* ad opera degli
scienziati scozzesi Jan Vilmut e K.H.S. Campbell con i loro collaboratori del Roslin Institute di Edimburgo ha però
scosso, in modo eccezionale, l'opinione pubblica e ha provocato pronunciamenti di comitati e autorità nazionali
e internazionali: questo perché si è trattato di un fatto nuovo e ritenuto sconvolgente.
La novità del fatto è duplice. La prima ragione è che si è trattato non di una scissione gemellare ma di una novità
radicale definita clonazione, cioè di una riproduzione asessuale e agamica volta a produrre individui
biologicamente uguali all'individuo adulto, fornitore del patrimonio genetico nucleare. La seconda ragione è che
questo tipo di clonazione vera e propria era ritenuto fino ad ora impossibile. Si riteneva che il DNA delle cellule
somatiche degli animali superiori, avendo ormai subito l'imprinting della differenziazione, non potesse più
recuperare la totipotenzialità originale e, conseguentemente, la capacità di guidare lo sviluppo di un nuovo
individuo.
Superata questa supposta impossibilità, sembrava che fosse aperta ormai la strada alla clonazione umana, intesa
come replicazione di uno o più individui somaticamente identici al donatore.
Il fatto ha giustamente provocato ansia e allarme. Ma dopo una prima fase di corale opposizione, alcune voci
hanno voluto richiamare l'attenzione sulla necessità di garantire la libertà della ricerca, di non demonizzare il
progresso o addirittura si è fatta la previsione di una futura accettazione della clonazione nell'ambito stesso
della Chiesa Cattolica.
È utile perciò, a distanza di qualche tempo e in una fase più distaccata, fare un esame attento del fatto avvertito
come un evento sconvolgente.
IL FATTO BIOLOGICO
La clonazione, posta nelle sue dimensioni biologiche, in quanto riproduzione artificiale è ottenuta senza l'apporto dei
due gameti; pertanto si tratta di una riproduzione asessuale e agamica. La fecondazione propriamente detta è
sostituita dalla « fusione » di un nucleo prelevato da una cellula somatica, dell'individuo che si vuole clonare, o della
cellula somatica stessa, con un ovocita denucleato, privato cioè del genoma di origine materna. Poiché il nucleo della
cellula somatica porta tutto il patrimonio genetico, l'individuo ottenuto possiede — salvo alterazioni possibili —
l'identità genetica del donatore del nucleo. È questa essenziale corrispondenza genetica con il donatore che induce
nel nuovo individuo la replica somatica o copia del donatore stesso.
L'evento di Edimburgo è accaduto in seguito a 277 fusioni ovocita-nucleo donatore: solo otto hanno avuto successo,
cioè otto soltanto dei 277 hanno iniziato lo sviluppo embrionale, e solo 1 di questi 8 embrioni è giunto alla nascita:
l'agnella che fu chiamata Dolly.
Permangono molti dubbi e perplessità su tanti aspetti della sperimentazione: ad esempio, la possibilità che tra le 277
cellule donatrici usate ce ne fossero alcune « staminali », dotate cioè di un genoma non totalmente differenziato; il
ruolo che può aver avuto il DNA mitocondriale eventualmente residuo nell'ovulo materno; e tanti altri ancora ai quali,
purtroppo, i ricercatori non hanno neppure tentato di accennare. Rimane, comunque, un evento che oltrepassa le
forme di fecondazione artificiale finora conosciute, che si attuano sempre con l'utilizzazione dei due gameti.
Va sottolineato che lo sviluppo degli individui ottenuti per clonazione, al di fuori di eventuali possibili mutazioni — e
potrebbero non essere poche —, dovrebbe portare ad una struttura corporea molto simile a quella del donatore del
DNA: è questo il risultato più conturbante specialmente qualora l'esperimento si trasportasse anche alla specie
umana.
È da notare, tuttavia, che nell'ipotesi che la clonazione si volesse estendere alla specie umana, da questa replicazione
della struttura corporea non ne deriverebbe necessariamente una perfetta identità della persona, intesa nella sua
realtà sia ontologica che psicologica. L'anima spirituale, costitutivo essenziale di ogni soggetto appartenente alla
specie umana, che è creata direttamente da Dio, non può né essere generata dai genitori, né essere prodotta dalla
fecondazione artificiale né clonata. Inoltre, lo sviluppo psicologico, la cultura e l'ambiente portano sempre a
personalità diverse; fatto ben noto anche tra i gemelli la cui rassomiglianza non significa identità. L'immaginario
popolare o l'alone di onnipotenza che accompagna la clonazione sono almeno da ridimensionare.
Nonostante questa impossibilità di implicare lo spirito, che è la sorgente della personalità, la proiezione della
clonazione sull'uomo ha fatto già immaginare ipotesi ispirate al desiderio di onnipotenza: replicazione di individui
dotati di genialità e bellezza eccezionali, riproduzione dell'immagine del « caro estinto », selezione di individui sani e
immuni da malattie genetiche, possibilità di scelta del sesso; produzione di embrioni prescelti e crioconservati da
trasferire in utero successivamente come riserva di organi etc.
Considerando queste ipotesi come fantascienza si potranno presto avanzare proposte di clonazione ritenute «
ragionevoli » e « compassionevoli »: la procreazione di un figlio in una famiglia in cui il padre soffre di aspermia o il
rimpiazzare il figlio moribondo di una donna vedova; si potrà dire che questi casi non hanno nulla a che vedere con le
immaginazioni della fantascienza.
Ma quale sarebbe il significato antropologico di questa operazione nella deprecabile prospettiva dell'applicazione
sull'uomo?
PROBLEMI ETICI CONNESSI ALLA CLONAZIONE UMANA
La clonazione umana rientra nel progetto dell'eugenismo e quindi è esposta a tutte le osservazioni etiche e
giuridiche che lo hanno ampiamente condannato. Come già scriveva Hans Jonas, essa è « nel metodo la più
dispotica e nel fine allo stesso tempo la più schiavistica forma di manipolazione genetica; il suo obiettivo non è
una modificazione arbitraria della sostanza ereditaria ma proprio la sua altrettanto arbitraria fissazione in
contrasto con la strategia dominante nella natura » (cfr. H. Jonas, Cloniamo un uomo: dall'eugenetica
all'ingegneria genetica, in Tecnica, medicina ed etica, Einaudi, Torino 1997, pp. 122-154, p. 136).
Costituisce una radicale manipolazione della costitutiva relazionalità e complementarità che è all'origine della
procreazione umana, sia nel suo aspetto biologico sia in quello propriamente personalistico. Tende infatti a
rendere la bisessualità un puro residuo funzionale, legato al fatto che occorre utilizzare un ovulo, privato del
suo nucleo per dar luogo all'embrione-clone e richiede, per ora, un utero femminile perché venga portato a
termine il suo sviluppo. In questo modo si attuano tutte le tecniche che si sono sperimentate in zootecnia,
riducendo il significato specifico della riproduzione umana.
In questa prospettiva si inserisce la logica della produzione industriale: si dovrà esplorare e favorire la ricerca
di mercato, affinare la sperimentazione, produrre sempre modelli nuovi.
Avviene una strumentalizzazione radicale della donna, ridotta ad alcune delle sue funzioni puramente
biologiche (prestatrice di ovuli e di utero) e si apre la prospettiva di ricerca verso la possibilità di costituire
uteri artificiali, ultimo passo per la costruzione « in laboratorio » dell'essere umano.
Nel processo di clonazione vengono pervertite le relazioni fondamentali della persona umana: la filiazione, la
consanguineità, la parentela, la genitorialità. Una donna può essere sorella gemella di sua madre, mancare del
padre biologico ed essere figlia di suo nonno. Già con la FIVET è stata introdotta la confusione della parentalità,
ma nella clonazione si verifica la rottura radicale di tali vincoli.
Come in ogni attività artificiale si « mima » e si « imita » quanto avviene in natura, ma solo al prezzo di
misconoscere l'eccedenza dell'uomo rispetto alla sua componente biologica, per di più ridotta a quelle modalità
riproduttive che hanno caratterizzato solo gli organismi più semplici e meno evoluti dal punto di vista
biologico.
Si coltiva l'idea che alcuni uomini possano avere un dominio totale sull'esistenza altrui, al punto da
programmarne l'identità biologica — selezionata in nome di criteri arbitrari o puramente strumentali — la
quale, pur non esaurendo l'identità personale dell'uomo, che è caratterizzata dallo spirito, ne è parte
costitutiva. Questa concezione selettiva dell'uomo avrà tra l'altro una pesante ricaduta culturale anche
all'esterno della pratica — numericamente ridotta — della clonazione, poiché svilupperà il convincimento che
il valore dell'uomo e della donna non dipende dalla sua identità personale ma soltanto da quelle qualità
biologiche che possono essere apprezzate e perciò selezionate.
La clonazione umana va giudicata negativamente anche in relazione alla dignità della persona clonata, che verrà al mondo
in virtù del suo essere « copia » (anche se solo copia biologica) di un altro essere: questa pratica pone le condizioni per una
radicale sofferenza del clonato, la cui identità psichica rischia di essere compromessa dalla presenza reale o anche solo
virtuale del suo « altro ». Né si può ipotizzare che possa valere la congiura del silenzio, che, come già notava Jonas,
sarebbe impossibile e altrettanto immorale: poiché il « clonato » è stato generato in quanto assomiglia a qualcuno che «
valeva la pena » di clonare, su di lui si appunteranno non meno nefaste aspettative e attenzioni, che costituiranno un vero e
proprio attentato alla sua soggettività personale.
Se il progetto della clonazione umana intende arrestarsi « prima » dell'impianto in utero, cercando di sottrarsi almeno ad
alcune delle conseguenze che abbiamo finora segnalato, esso si presenta ugualmente ingiusto da un punto di vista morale.
Infatti la proibizione della clonazione limitata al fatto di impedire la nascita di un bambino clonato permetterebbe comunque
la clonazione dell'embrione-feto, implicherebbe la sperimentazione su embrioni e feti ed esigerebbe la loro soppressione
prima della nascita, rivelando un processo strumentale e crudele nei confronti dell'essere umano.
Tale sperimentazione è in ogni caso immorale per l'arbitraria finalizzazione del corpo umano (ormai decisamente pensato
come una macchina composta da pezzi) a puro strumento di ricerca. Il corpo umano è elemento integrante della dignità e
dell'identità personale di ognuno ed è illecito usare la donna come fornitrice di ovuli su cui attuare esperimenti di clonazione.
Immorale perché anche nel caso dell'essere clonato siamo in presenza di un « uomo », sebbene allo stadio embrionale.
Contro la clonazione umana vanno inoltre riportate tutte le ragioni morali che hanno portato sia alla condanna della
fecondazione in vitro in quanto tale, sia al biasimo radicale nei confronti della fecondazione in vitro destinata soltanto alla
sperimentazione.
Il progetto della « clonazione umana » rappresenta la terribile deriva a cui è spinta una scienza senza valori ed è segno del
profondo disagio della nostra civiltà, che cerca nella scienza, nella tecnica e nella « qualità della vita » i surrogati del senso
della vita e della salvezza dell'esistenza.
La proclamazione della « morte di Dio », nella vana speranza di un « oltreuomo », porta con sé un risultato chiaro: la «
morte dell'uomo ». Non si può infatti dimenticare che la negazione della creaturalità umana, lungi dall'esaltare la libertà
dell'uomo, genera nuove forme di schiavitù, nuove discriminazioni, nuove e profonde sofferenze. La clonazione rischia di
essere la tragica parodia dell'onnipotenza di Dio. L'uomo, a cui Dio ha affidato, donandogli libertà ed intelligenza, il creato,
non trova limiti alla sua azione dettati soltanto dall'impossibilità pratica: questi limiti deve sapere porseli da solo nel
discernimento tra il bene e il male. Ancora una volta all'uomo è chiesto di scegliere: tocca a lui decidere se trasformare la
tecnologia in uno strumento di liberazione o diventarne egli stesso lo schiavo introducendo nuove forme di violenza e di
sofferenza.
Si deve rimarcare ancora una volta la differenza che esiste tra la concezione della vita come dono di amore e la visione
dell'essere umano ritenuto come prodotto industriale.
Fermare il progetto della clonazione umana è un impegno morale che deve anche essere tradotto in termini culturali, sociali,
legislativi. Il progresso della ricerca scientifica è infatti altra cosa dall'emergere del dispotismo scientistico, che oggi sembra
prendere il posto delle antiche ideologie. In un regime democratico e pluralistico, la prima garanzia nei confronti della libertà
di ognuno si attua nel rispetto incondizionato della dignità dell'uomo, in tutte le fasi della sua vita e al di là delle doti
intellettuali o fisiche di cui gode o di cui è privato. Nella clonazione umana viene a cadere la condizione necessaria per
qualsiasi convivenza: quella di trattare l'uomo sempre e comunque come fine, come valore e mai soltanto come un puro
mezzo o semplice oggetto.
DI FRONTE AI DIRITTI DELL'UOMO E ALLA LIBERTA DELLA RICERCA
Sul piano dei diritti dell'uomo l'eventuale clonazione umana rappresenterebbe una violazione dei due principi
fondamentali su cui si basano tutti i diritti dell'uomo: il principio di parità tra gli esseri umani e il principio di non
discriminazione.
Contrariamente a quanto può apparire a prima vista, il principio di parità e uguaglianza fra esseri umani viene sconvolto
da questa possibile forma di dominazione dell'uomo sull'uomo e la discriminazione si attua attraverso tutto il profilo
selettivo-eugenistico insito nella logica della clonazione. La stessa Risoluzione del Parlamento Europeo del 12 marzo
1997 dichiara espressamente la violazione di questi due principi e richiama fortemente al divieto della clonazione
umana e al valore della dignità della persona umana. Il Parlamento Europeo fin dal 1983 e tutte le leggi che sono state
emanate per legalizzare la procreazione artificiale hanno sempre fatto divieto della clonazione, anche le più permissive.
Va ricordato che il Magistero della Chiesa ha condannato l'ipotesi della clonazione umana, della fissione gemellare e
della partenogenesi nell'Istruzione « Donum Vitae » del 1987. Le ragioni fondative del carattere disumano della
clonazione, eventualmente applicata all'uomo, non vanno identificate nel fatto di essere una forma eccessiva di
procreazione artificiale, rispetto ad altre forme approvate dalla legge come la FIVET ed altre.
Come abbiamo detto, la ragione del rifiuto riguarda la negazione della dignità della persona soggetta a clonazione e la
negazione stessa della dignità della procreazione umana.
L'istanza più urgente appare ora quella di ricomporre l'armonia delle esigenze della ricerca scientifica con i valori umani
imprescindibili. Lo scienziato non può considerare una mortificazione il rifiuto morale della clonazione umana; al
contrario questo divieto elimina la degenerazione demiurgica della ricerca riportandola alla sua dignità. La dignità della
ricerca scientifica sta nel fatto di essere una delle risorse più ricche volte a beneficio dell'umanità.
Peraltro la ricerca anche in tema di clonazione trova uno spazio accessibile nel regno vegetale ed animale laddove
rappresentasse una necessità o seria utilità per l'uomo o per gli altri esseri viventi, fatte salve le regole di tutela
dell'animale stesso e dell'obbligo di rispettare la biodiversità specifica.
La ricerca scientifica a beneficio dell'uomo quando è rivolta a perseguire il rimedio alle malattie, al sollievo della
sofferenza, alla soluzione dei problemi dovuti all'insufficienza dell'alimentazione e al migliore utilizzo delle risorse della
terra rappresenta una speranza per l'umanità, confidata al genio e al lavoro degli scienziati.
Per far sì che la scienza biomedica mantenga e rafforzi il suo legame con il bene vero dell'uomo e della società, è
necessario coltivare, come ricorda il Santo Padre nell'Enciclica « Evangelium Vitae », uno « sguardo contemplativo »
sull'uomo stesso e sul mondo, nella visione creazionale della realtà e nel contesto della solidarietà fra la scienza, il
bene della persona e della società.
« È lo sguardo di chi vede la vita nella sua profondità, cogliendone le dimensioni di gratuità, di bellezza, di provocazione
alla libertà e alla responsabilità. È lo sguardo di chi non pretende di impossessarsi della realtà, ma l'accoglie come un
dono, scoprendo in ogni cosa il riflesso del Creatore e in ogni persona la Sua immagine vivente » (E.V. 83).
Prof. Juan de Dios Vial Correa
Presidente
Mons. Elio Sgreccia
Vice-Presidente
PARLAMENTO EUROPEO:
RISOLUZIONE SULLA CLONAZIONE UMANA
A. considerando che la dignità umana e il conseguente valore di ciascun essere umano sono gli obiettivi
primari degli Stati membri come sancito da molte moderne costituzioni,
B. considerando che l'indiscutibile esigenza di ricerca medica derivante dai progressi realizzati nella
conoscenza della genetica umana deve essere controbilanciata da rigorose limitazioni etiche e sociali,
C. considerando che vi sono metodi alternativi alla clonazione embrionale per curare malattie gravi come ad
esempio le tecniche che implicano l'estrazione di cellule staminali da individui adulti o dal cordone
ombelicale dei neonati e che vi sono altre cause patologiche esterne che devono essere oggetto di ricerca,
D. considerando che il Quinto programma quadro e la decisione del Consiglio 1999/167/CE del 25 gennaio
1999 che adotta un programma specifico di ricerca, di sviluppo tecnologico e di dimostrazione intitolato
"Qualità della vita e gestione delle risorse biologiche" (1998-2002) affermano: "Parimenti non sarà condotta
alcuna attività di ricerca intesa nel senso del termine "clonazione", volta a sostituire il nucleo di una cellula
germinale o embrionale con quello della cellula di un altro individuo o con una cellula embrionale o una cellula
proveniente da un embrione umano all'ultimo stadio di sviluppo".
E. considerando che è pertanto vietato utilizzare, direttamente o indirettamente, fondi comunitari per
finanziare questo tipo di ricerca.
F. considerando che la direttiva 98/44/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 6 luglio 1998 sulla
protezione giuridica, delle invenzioni biotecnologiche afferma che nella Comunità si è concordi sul fatto che
l'intervento genetico germinale sull'uomo e la clonazione di esseri umani costituiscono una violazione
dell'ordine pubblico e del buon costume;
G. considerando che una nuova strategia semantica cerca di indebolire il significato morale della clonazione
umana,
H. considerando che non vi è alcuna differenza tra clonazione a fini terapeutici e clonazione a fini di
riproduzione e che qualsiasi allentamento del divieto attuale creerà pressioni per ulteriori sviluppi nella
produzione e nell'utilizzo di embrioni,
I. considerando che il Parlamento definisce la clonazione umana come la creazione di embrioni mani con lo
stesso patrimonio genetico di un altro essere umano vivente o morto in qualsiasi stadio del suo sviluppo
senza distinzione possibile per quanto riguarda il metodo seguito,
J. considerando che le proposte del governo del Regno Unito richiedono il consenso dei membri di entrambi i
rami del Parlamento, che avranno il diritto di votare liberamente secondo coscienza sulla questione,
1. ritiene che i diritti dell'uomo e il rispetto della dignità umana e della vita umana debbano costituire
l'obiettivo costante dell'attività politica legislativa;
2. ritiene che la "clonazione terapeutica", che implica la creazione di embrioni umani esclusivamente per
scopi di ricerca, ponga un profondo dilemma etico, rappresenti un passo senza ritorno per quanto riguarda
le norme della ricerca e sia in contrasto con l'impostazione in materia di ordine pubblico adottata dall'Unione
europea;
3. invita il governo britannico a rivedere la propria posizione sulla clonazione di embrioni umani e chiede
agli onorevoli membri del Parlamento del Regno Unito di esprimere il proprio voto secondo coscienza e di
respingere la proposta di autorizzare la ricerca che fa uso di embrioni creati mediante trasferimento del nucleo
cellulare;
4. reitera il proprio invito a tutti gli Stati membri a introdurre normative vincolanti che vietino tutte le forme di
ricerca su qualsiasi tipo di clonazione umana sul loro territorio e prevedano sanzioni penali per ogni violazione;
5. chiede con insistenza che vengano esplicati i massimi sforzi a livello politico, legislativo, scientifico ed
economico a favore di terapie che impiegano cellule staminali derivate da soggetti adulti;
6. ribadisce il suo appoggio alla ricerca scientifica biotecnologica in campo medico, a condizione che essa
sia controbilanciata da rigorose limitazioni etiche e sociali;
7. reitera la sua richiesta di tecniche di inseminazione artificiale umana che non producano un numero,
eccessivo di embrioni al fine di evitare di generare embrioni superflui.
8. chiede alle autorità nazionali e comunitarie competenti di provvedere a che sia riaffermata l'esclusione degli
elementi umani dalla brevettabilità e dalla clonazione e di adottare le necessarie misure regolamentari in tal
senso;
9. invita la Commissione a garantire il pieno rispetto, dei termini del Quinto programma quadro e dei relativi
programmi specifici, e sottolinea che il modo migliore di dare attuazione alla decisione in questione è garantire
che nessun istituto di ricerca che sia in qualche modo coinvolto nella clonazione di embrioni umani
ottenga finanziamenti a carico del bilancio UE per nessuno dei suoi lavori;
10. ribadisce con forza l'idea che debba essere imposto un divieto universale e specifico a livello delle Nazioni
Unite sulla clonazione di esseri umani in tutti gli stadi di formazione e di sviluppo;
11. ritiene che una commissione temporanea costituita da questo Parlamento per esaminare le questione
etiche e giuridiche sollevate dai nuovi sviluppi della genetica umana debba prendere come punto di partenza i
pareri già espressi nelle risoluzioni; tale commissione, dovrebbe esaminare questioni sulle quali il Parlamento
non ha ancora espresso una posizione chiara; i suoi poteri, la sua composizione e la durata del suo mandato
saranno definiti su proposta della Conferenza dei presidenti, senza alcuna limitazione delle competenze della
commissione permanente responsabile per le questioni attinenti al controllo e all'applicazione del diritto
comunitario in materia;
12. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi
degli Stati membri, ai membri del Parlamento del Regno Unito, e al Segretario generale delle Nazioni Unite.
RAELIANI
Il fondatore del movimento raeliano è un giornalista sportivo francese di nome Claude
Vorilhon che dichiara di aver sperimentato nel cratere del Puy de Lassolas (Francia), una sorta
di “incontro ravvicinato del terzo tipo” con un extraterrestre, un Elohim, alto circa 120 cm.,
che portatolo a bordo di un UFO gli avrebbe rivelato la “verità” sull'Antico e sul Nuovo
Testamento, affidandogli contestualmente la missione di preparare il “ritorno” di questi
extraterrestri sulla terra. Lo stesso nome di Vorilhon sarebbe stato mutato in “Rael” (“il
messaggero”) da questi extraterrestri.
Il movimento fondato nel 1974 prende il nome di MADECH ("Movimento per l'accoglienza
degli Elohim cratori dell'umanità"), modificato nel 1976 in “Movimento Raeliano” e nel
1998 in “Religione Raeliana”, oggi si parla di “Rivoluzione Raeliana”, con un motto molto
indicativo: “Rivoluziona te stesso per rivoluzionare l’umanità”.
Negli anni ‘90 è stato creato un ordine religioso riservato alle donne, l'Ordine degli Angeli di
Rael, con lo scopo di prendersi cura di lui, degli altri trentanove profeti e degli Elohim quando
torneranno sulla Terra, e di diffondere il messaggio raeliano fra le donne che non fanno parte del
movimento.
Il ritorno degli Elohim è previsto entro il 2035. I raeliani progettano la costruzione di
un'ambasciata per accoglierli (forse non in Israele, luogo originariamente previsto dove però le
difficoltà sembrano insormontabili), ma ad ogni buon conto hanno già avviato un’insistente
raccolta di fondi in cui tutti gli adepti sono coinvolti e che vengono amministrati dallo stesso Rael.
Nel 1997 viene fondata, dallo stesso Vorhilon con l’appoggio di un gruppo di investitori aventi
base nelle Bahamas, la società “Clonaid” per dare il via a ricerche sulla clonazione umana. Il
primo laboratorio attrezzato allo scopo sarebbe stato approntato a partire dal 2001. E’ diventato
famoso nel dicembre 2002 quando la ditta Clonaid ha dato l’annuncio della nascita della prima
bambina clonata, chiamata non a caso Eva. La “mamma” sarebbe una donna americana di 31
anni. Tuttavia, alle pressanti richieste di rendere pubbliche le prove di ciò che hanno dichiarato
la società Clonaid risponde sempre con netti dinieghi.
L’impianto dottrinale complessivo
Si tratta di una setta ufologica che propone una sorta di “dottrina superiore” alla luce della quale rileggere
tutte le religioni e tutte le rivelazioni come messaggi degli Elohim che, avrebbero fatto ai primitivi abitanti
della terra.
La “verità nascosta” che dovrebbe soppiantare tutte le religioni del mondo è che non esiste Dio, non esiste
l’anima, non esiste nessuna forma di immortalità spirituale; gli uomini sono frutto di esperimenti
biotecnologici di una razza extraterrestre più progredita ed hanno come unico compito quello di
progredire a loro volta per procurarsi gli strumenti tecnologici necessari al fine di costruire un paradiso
in terra.
Il movimento raeliano presenta contemporaneamente un approccio fantasioso e fantascientifico con cui
vengono descritti questi esseri e una fiducia nella scienza e nel progresso radicale.
Il fine della vita umana è quello di realizzare il massimo grado possibile di progresso scientifico: alla
scienza viene attribuito il ruolo salvifico di realizzare il paradiso in terra.
Sul pianeta degli Elohim vi sarebbero androidi biologici creati dall’uomo, biologicamente identici, ma senza
intelligenza né sentimenti: una razza inferiore creata appositamente mediante ingegneria genetica, i cui
individui sono prodotti in serie da un’apposita macchina il cui scopo sarebbe quello di compiacere in gli
Elohim in ogni loro desiderio. Ritroviamo qui il mito scientista dell’uomo-macchina, per cui gli esseri
umani non sarebbero altro che macchine biologiche senza limitazioni di tipo etico.
Il ruolo della clonazione nell’immaginario raeliano
dogma: la ricerca e la sperimentazione non si devono fermare in una prospettiva di generale esaltazione
della scienza e delle sue conquiste;
“mito d’origine” del genere umano:
gli uomini sarebbero stati prodotti mediante clonazione da parte di una stirpe extraterrestre più
evoluta; per i Raeliani ciò significa che se è vero che gli uomini oggi sono in grado di clonare sarebbe altrettanto
vero che un tempo ebbero origine per clonazione.
via per l’immortalità, non solo del patrimonio genetico, ma anche dell’identità individuale di ciascuno.
Ecco l’estremo dello scientismo raeliano: non solo si afferma che la scienza sarà certamente in grado di
risolvere tutti i problemi dell’umanità ( fatica, sofferenza, morte), ma si vuole anche far intuire come ciò
potrebbe avvenire. Per quanto riguarda la morte si propone una versione fantascientifica della clonazione che oltre a riprodurre un individuo geneticamente uguale a quello di origine - avrebbe anche il potere di
riprodurne i ricordi, i sentimenti, la personalità: insomma tutto ciò che una persona ha faticosamente
costruito in un tratto più o meno lungo della sua vita.
TRANSGENIA E CLONAZIONE
La clonazione animale e vegetale presenta il rischio di ridurre la varietà genetica
che è patrimonio dell’umanità, in quanto consiste nella riproduzione di organismi
da e con un identico DNA.
La clonazione, in quanto riproduzione asessuata, offre l'opportunità di trasmettere un
medesimo genoma da una generazione all'altra; se questo è stato modificato,
l'alterazione permane più a lungo nel tempo rispetto a quanto avverrebbe se la
riproduzione avvenisse naturalmente, mediante incrocio di due differenti patrimoni
genetici. Inoltre il trasferimento di embrioni ha un costo elevato e si pratica solo in
caso che il potenziale genetico abbia un certo valore. Per questo la ricerca si è
indirizzata verso la clonazione di bovini e altri animali. Fino al 1997 la tecnica
prevedeva la fissione embrionale, cioè la separazione delle cellule di un embrione
molto precoce e il loro trasferimento, previo adeguato trattamento, nell'utero di una
femmina per portarlo a nascita.
Nel 1997 un'équipe di scienziati scozzesi aveva trovato un sistema per clonare un
individuo già adulto; il "caso Dolly") aveva aperto un vivace e esteso dibattito
scientifico e culturale. Pochi mesi dopo, in un laboratorio americano, è stato clonato un
toro con particolari caratteristiche. Le sue cellule sono state congelate, pronte ad
essere scongelate su richiesta di allevatori che desiderano bovini con caratteristiche
come quelle di Gene, il torello clonato. La società ABS Global ha acquistato il diritto di
mettere in vendita il materiale genetico dal quale nascerà l'animale con le
caratteristiche desiderate. Attualmente sono tutte tecniche ancora a basso tasso di
successo e molto costose; la ricerca in questo settore è volta ad abbassare i costi,
elevare il tasso di successo, per poter rendere ordinaria la prassi.
STORIA DELLA CLONAZIONE
1938
Lo scienziato tedesco Hans Spemann propone un esperimento di trasferimento nucleare per capire se il
nucleo di una cellula differenziata fosse in grado di riprogrammare l'informazione espressa e di
controllare lo sviluppo embrionale. Spemann non poté tuttavia condurre l'esperimento per la
mancanza di strumenti adatti alla manipolazione e dissezione delle cellule somatiche e germinali.
1952
R. Briggs e T.J. King misero in pratica l'esperimento proposto da Spemann 14 anni prima sulla rana
leopardo (Rana pipiens). Prelevarono il nucleo da una cellula embrionale di rana allo stadio di blastula e
lo trasferirono in una cellula uovo enucleata (privata del nucleo). Il 60% di tutti i nuclei trasferiti
portarono a girini, ma non superarono mai questo stadio. Prelevando nuclei ad un livello di differenziazione
maggiore si aveva una drastica diminuzione delle probabilità di successo (questa limitazione fu superata
successivamente con la sincronizzazione tra cellule somatiche donatrici e cellula uovo, infatti è molto
importante che le cellule somatiche siano in uno stadio di quiescenza e completamente differenziate, inoltre
devono appartenere ad una categoria di cellule che si replica rapidamente). Da questo esperimento comunque
si iniziarono a formulare alcune domande:
il nucleo anche se differenziato contiene l'intero corredo genetico?questo può essere riprogrammato per lo
sviluppo di un nuovo individuo?le interazioni oocita-nucleo trasferito permettono di ridifferenziare il nucleo e
di dirigerne lo sviluppo?
1962
J. Gurdon ritenta l'esperimento di Briggs e King, prelevando nuclei di cellule differenziate dall'intestino di
girino di Xenopus laevis e trasferendole in una cellula uovo enucleata. Dei 726 nuclei trasferiti solo 10 si
svilupparono fino allo stadio di girino. Utilizzando il trapianto in serie (cioè ponendo un nucleo intestinale in
un uovo, lasciandolo sviluppare fino allo stadio di blastula e poi trasferendo i nuclei delle cellule della blastula
in altrettante uova, si ottiene una maggiore dedifferenziazione del nucleo originale e un maggior numero di
cloni) ottenne un successo del 7% e 7 di questi girini metamorfosarono in rane adulte fertili.
L'esperimento di Gurdon differisce da quello di Briggs e King perché venne utilizzato un organismo
più primitivo della rana leopardo. Xenopus ha una capacità di rigenerazione maggiore, può infatti
rigenerare arti perduti, e lo sviluppo iniziale è tre volte più rapido di quello della Rana pipiens.
1981
Né loro né altri ricercatori riuscirono a ripetere l'esperimento con successo. Questo fallimento portò
allo scioglimento del gruppo di ricerca di Hoope e Illmensee e i finanziamenti per questi studi
nell'ambito della biologia dello sviluppo vennero bloccati.
1986
Da questa data in poi vengono effettuati trasferimenti nucleari da embrioni di bovini, suini e ovini
ottenendo migliaia di cloni.
1997
Nasce Dolly, il primo animale clonato a partire da cellule somatiche adulte e quindi
completamente differenziate. Vennero prelevate cellule dalla ghiandola mammaria di una pecora
adulta di razza Finn Dorset, furono disgregate e mantenute in un terreno di coltura privo di alcuni
nutrienti per rallentarne la divisione cellulare e bloccarle in una fase del ciclo chiamata G0 (stadio di
quiescenza). È infatti importante per la riuscita del trasferimento che l'ovocita e il nucleo donatore
siano in sincronia.
1998
Yanagimachi Ryuzo e il suo gruppo di ricerca riescono finalmente ad ottenere la nascita di topolini a
partire da nuclei somatici in oociti enucleati (l'esperimento di Illmensee che non si era riusciti a
ripetere). Furono utilizzati altri tipi cellulari come donatori del nucleo: le cellule follicolari del cumulo
ooforo (circondano l'oocita ovulato a formare una corona chiamata appunto cumulo ooforo), le cellule
del Sertoli (componente somatica del tubulo seminifero, regolano l'andamento della spermatogenesi) e
le cellule nervose (dalla corteccia cerebrale di individui adulti).
Dopo 80 anni
Nel 1902 Hans Spemann, un embriologo tedesco, divise in due un embrione di salamandra composto da
due cellule. Seguendo la divisione, ciascuna cellula crebbe fino a diventare una salamandra adulta,
provando che le prime cellule di un embrione trasporta tutta l'informazione genetica necessaria per
creare un nuovo organismo. Spemann non riuscì a dividere le cellule dell'embrione di salamandra come
Hans Adolf Edward Dreisch fece prima con il suo esperimento sui ricci di mare. Al contrario Spemann
creò un cappio da un singolo capello del suo piccolo figlio e strinse il cappio intorno all'embrione finché
divise le due cellule dell'embrione.
THE ISLAND
The Island è un film del 2005 diretto da Michael Bay, uscito nelle sale
americane il 22 luglio 2005 e nelle sale italiane il 26 agosto 2005. Il tema
principale di questo film è la condanna della clonazione umana a scopo
di trapianto.
Gli attori protagonisti sono Ewan McGregor e Scarlett Johansson.
Nel film, gli esseri clonati vengono ricreati esattamente con la stessa
età del beneficiario, quindi già adulti.
La clonazione avviene "coltivando" il corpo, i cui tessuti sono ricostruiti
sulla base di una scannerizzazione completa dell'originale.
Tale sistema permette al clone di avere anche le stesse impronte
digitali e la stessa iride dell'originale, cosa che invece non accade con i
gemelli omozigoti che pure sono a tutti gli effetti dei cloni l'uno per l'altro.
Per far credere loro di non essere frutto di questo procedimento, vengono
sottoposti a un lavaggio del cervello che innesta nella loro mente dei "falsi
ricordi" preregistrati, in modo da dotarli di un "passato" in realtà
inesistente.
Trama
Il film narra la vita di una società i cui membri sono frutto di una clonazione umana da originali esseri
umani e a cui si è fatto credere di essere gli unici sopravvissuti ad una contaminazione globale. Non
sanno però di essere cloni, né che i palazzi in cui abitano sono sottoterra e che l’immagine del paesaggio
in cui vivono è proiettata artificialmente.
Quando serve il corpo di un clone, per mantenerlo tranquillo e per non destare sospetti sulla sua uscita
di scena, gli viene fatto credere di avere vinto il premio di una lotteria, che consiste nell'invio ad
un'Isola, rimasta incontaminata in superficie.
Il protagonista, Lincoln Sei Echo, aspetta da tre anni di vincere la lotteria e sogna di andare sull'Isola a
bordo di un motoscafo ma il sogno finisce sempre male con lui che viene fatto affogare da due uomini.
Lincoln Sei Echo trova un insetto che si è intrufolato attraverso i condotti dell'aria. Cercando di scoprire
da dove sia arrivato un insetto che secondo quanto gli viene detto, dovrebbe essere estinto, accede a
una sezione riservata dell'edificio in cui vive, e viene a scoprire la verità. In realtà le persone che
vincono la lotteria non vanno sull'Isola, ma subiscono un'operazione chirurgica in cui vengono loro
espiantati gli organi richiesti, e vengono poi uccisi durante l'intervento stesso. Scopre che il mondo in
cui vivono è una finzione e gli abitanti di questo luogo asettico non sono altro che cloni, pezzi di
ricambio dei loro originali del mondo reale.
Lincoln Sei Echo, dopo aver scoperto la verità, cerca di salvare la sua amica Jordan Due Delta che ha
appena vinto alla lotteria.
Lincoln convince Jordan a scappare ma arrivati in superficie vengono braccati come animali. Le persone
del mondo in superficie pensano che i loro cloni siano privi di emozioni e vivano in uno stato di
incoscienza. Tuttavia, gli organi di un organismo incosciente non sono adatti ai trapianti, e il direttore
della fabbrica degli orrori è costretto a costruire una vita fittizia per i propri prodotti, i cloni che
considera disumani e senza anima. Dopo molte peripezie Lincoln viene aiutato da un operaio esterno
della fabbrica, che conosce la verità, a rintracciare il suo originale un certo Tom Lincoln, architetto e
malato di cirrosi. L'originale Tom Lincoln si rivela un abbietto edonista dedito solo alla venerazione
della propria persona, finge di aiutare il clone ma lo tradisce, finché in un drammatico confronto, il
clone riesce a farsi passare per l'originale che viene ucciso. Dopo molti iperbolici inseguimenti i due
cloni, Lincoln e Jordan, tornano nella fabbrica degli orrori per liberare tutti gli altri cloni.
Poi, per la prima volta, sboccia fra loro un sentimento che conferma la loro umanità, l'amore.
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La clonazione