il caffè 32
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IL GIORNO - il Resto del Carlino - LA NAZIONE
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È un doppio cd e un triplo vinile da
collezione che afferma come tutta la
musica sia una gioia assoluta. La Pfm
presenta oggi pomeriggio alle 18 a
Bologna, nell’ambito dei festeggiamenti
per i cinquant’anni della Feltrinelli di
piazza Ravegnana, la nuova produzione
L’INTERVISTA NICOLETTA MANTOVANI
«I ragazzi alzano la voce
nel nome di Luciano»
‘Pfm in Classic’, che esprime il
desiderio dello storico gruppo di
abbracciare la musica classica. Nel
disco la band suona insieme a una
grande orchestra in un intreccio
sonoro senza barriere. Tutto iniziò
molto tempo fa a Guastalla, vicino a
Roncole di Busseto, con l’esecuzione
della Ouverture del Nabucco di Verdi
insieme a un quartetto di archi. Una
rilettura del Cigno con sfumature
blues.
Bologna, la Pfm incontra
le note classiche
MERCOLEDÌ 23 OTTOBRE 2013
DAL
L
’
AL
BAALTRAMONTO
1
RAVENNA h. 16,30
2
FUSIGNANO h. 21
3
FAENZA h. 21
Giovani in musica
all’ultimo atto
Scanzi concede
un altro bis
Al Palazzo dei Congressi gran
finale della rassegna ‘Giovani in
musica’ dell’associazione Angelo
Mariani con il Kammermusik,
che si esibisce insieme al suo
fondatore Mirko Maltoni in un
programma tutto
beethoveniano. L’ensemble è
nato all’istituto Verdi.
Proseguono anche stasera al
Masini le repliche di ‘Gaber se
fosse Gaber’, incontro-spettacolo
scritto e interpretato da Andrea
Scanzi. Si tratta di un omaggio al
grande, indimenticato artista nel
decennale della sua scomparsa. Un
percorso per immagini inedite.
In cerca delle radici
con Giuseppe Verdi
Si conclude con un omaggio a
Giuseppe Verdi la serata al centro
culturale ‘Il Granaio’ durante la
quale Luca Gasparoni presenta il
suo articolato lavoro sui Lulen,
ovvero la famiglia Gasparoni. La
passione dell’autore è per la
ricerca genealogica
NewYork, eccessi e bizzarrie
A Bologna la mostra della fotografa Alice O’Malley
· BOLOGNA
NEGLI ANNI Novanta frequentava
la scena notturna di New York, costellata di personaggi bizzarri, creativi, eccessivi, assolutamente interessanti. Poi ha iniziato a diventare
amica di molte persone e ad avere
un approccio più intimo che si è sviluppato in un lavoro di fotografia
fatto di ritratti in stile Cecil Beaton
con l’espressività di Nan Goldin.
Alice O’ Malley ha iniziato così a
dar vita a quegli scatti profondamente ‘stilosi’ e leggermente decadenti che hanno dato vita a ‘Community of Elsewheres’, la mostra
che si apre alle 19 alla Ono Arte di
Bologna (via Santa Margherita 10)
e contemporaneamente allo Spazio9 di via Val d’Aposa, in occasione del festival Gender Bender. In
totale 27 immagini più altre proiettate e visibili la notte allo Spazio9,
per la prima personale italiana di
questa fotografa dell’ ‘altrove psicologico’ che nel suo cammino ha
avuto la fortuna di incontrare Antony Hegarty, il fondatore della
band Antony and the Johnsons, di
fotografarlo e di suscitare il suo interesse, tanto da contattarla per un
ampio servizio fotografico.
UN PERFETTO apripista che è stato personalmente ritratto con un occhio speciale e profondo dalla
O’Malley, proprio come tanti altri
Lorella Bolelli
· BOLOGNA
NON SEMPRE, anzi quasi
mai, basta essere bravi per sfondare. La preparazione s’infrange spesso sul pregiudizio che i
giovani dal nome non ancora
consacrato non facciano audience. La Fondazione Luciano Pavarotti colma propio questa lacuna del sistema e da
quando Nicoletta Mantovani
ha pensato di istituirla in memoria del tenore ha già dato
una ribalta ad almeno 100-150
ragazzi con la passione della lirica. Lo stesso gruppo di 15 voci che sabato sera ha suscitato
standing ovation a New York
sarà domani sera al Teatro Duse di Bologna per ‘Belcanto’,
‘ouverture’ di stagione per la
sala di via Cartoleria, che
quest’anno ospita l’evento ArsLab (la factory produttiva del
maestro Ennio Morricone)
BELCANTO AL DUSE
Domani quindici talenti
lanciati dalla Fondazione
intitolata al tenorissimo
con l’Orchestra ‘Spoleto Lab’
diretta da Pasquale Menchise.
Verrà tracciato un excursus
dal repertorio barocco alle più
recenti evoluzioni di questo stile vocale tutto italiano.
personaggi in mostra a Bologna,
tra cui appunto l’artista culto americano e lei stessa. Certamente il tocco speciale che Alice O’Malley infonde a questi “portraits” di persone fragili, delicate, insolite come
“orchidee rare” è l’itimità, l’amicizia che trasforma un set in un momento di condivisione dove si dà
molto di più. Poi c’è la il mezzo, ovvero una macchina fotografica degli anni Cinquanta. Sfilano sui mu-
ri delle gallerie alcuni dei più famosi transessuali di New York come
la scrittrice Eileen Myles, la fotografa Justin Kurland, il proprietario
del club Kenny Kenny, la drag Les
Simpson o la dottoressa Julia Yasuda, matematica ermafrodita che
una volta accolse il pubblico di un
concerto di Antony, completamente nuda. Collateralmente alla mostra domenica alla Ono ci sarà un
incontro con la O’Malley e il 30 ottobre ai Teatri di Vita si esibirà la
band The Irrepressibles con uno
show particolarmente in sintonia
con l’extravaganza newyorkese dei
primi anni zero immortalati dalla
fotografa.
Benedetta Cucci
Signora Mantovani, nel
mondo ci chiamano per
sentire il nostro repertorio,
da noi la tradizione s’impoverisce via via per le obiettive difficoltà a mantenere
in vita il sistema dei teatri
lirici. Non è una contraddizione?
«Il discorso può ampliarsi, ahimé, a tutto il mondo della cultura. Manca l’attenzione della
politica. Speriamo che questo
o il prossimo governo promuovano la tanto attesa rinascita.
Anche perché l’opera è ancora
un genere vivissimo che ha tantissimi seguaci anche giovani e
molti ragazzi che vorrebbero
prepararsi a dovere per farne
una professione non trovano i
giusti approdi».
Con quali criteri operate la
selezione di quelli da lanciare?
«La base resta sempre la quali-
tà vocale, però oggi conta molto anche la recitazione. Dà una
marcia in più al professionista
e assume un’importanza simile alla potenza polmonare. Anche per questo organizziamo
scambi con l’estero dove i nostri, tutti under 30, possano migliorarsi anche in quello».
Il turnover è vorticoso?
«Fortunatamente le vetrine
prestigiose dove li portiamo sono frequentate anche da agenti
che poi li lanciano. Il tenore
Vittorio Grigolo che fu l’ultimo allievo di Luciano ormai è
chiamato in tutto il mondo».
Le nuove leve ci sono, la richiesta di spettacoli pure,
eppure il meccanismo è inceppato. Da ex amministratrice che ricetta suggerirebbe?
«Va cambiata la formula. Purtroppo l’assistenzialismo a fondo perduto ha fallito e adesso
va adottato il modello europeo. I più grandi teatri del Vecchio Continente ma anche
quelli americani sono aiutati
dai privati perché questi possono poi ottenere sconti fiscali
sulle donazioni fatte. Così rimarranno in vita solo le istituzioni veramente amate dalla
gente».
Voi seguite questo modello?
«Noi siamo una realtà piccola
però per esempio abbiamo
stretto una joint venture con
San Pellegrino che ha lanciato
un’acqua Luciano e noi ne abbiamo seguito le sorti nel mondo con i nostri concerti. Anche
la Fondazione americana funziona così. Ma come facciamo
noi, possono fare anche apparati più grossi. Basta sedersi intorno a un tavolo e discutere
sulle migliori modalità di sviluppo».
I vostri alleati chi sono?
«I direttori d’orchestra, i pianisti, coloro che hanno un rapporto quotidiano con la musica e ci segnalano i più meritevoli a cui noi paghiamo l’esibizione, diamo un gettone di presenza e un incoraggiamento a
confrontarsi con il pubblico.
E, a seconda dei programmi di
sala, formiamo i cast. Per esempio il prossimo show a Milano
sarà tutto verdiano e noi cerchiamo voci adatte a quel repertorio».
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