MARTEDÌ 2 AGOSTO 2005
LA REPUBBLICA 33
DIARIO
DI
6 AGOSTO 1945: LA BOMBA SU HIROSHIMA
Da quel giorno la
discussione non si
è mai interrotta.
Era veramente
necessario?
Dove finisce la
responsabilità
degli studiosi e
inizia quella
della politica
Robert Oppenheimer
e il “fungo” della bomba
di Hiroshima
io mio, che cosa abbiamo fatto?» furono le
parole del copilota dell’Enola Gay, vedendo esplodere
alle sue spalle la bomba atomica
che l’aereo aveva appena sganciato su Hiroshima. Quando l’arma
nucleare era stata collaudata, il 16
luglio 1945, ad Alamogordo, in
Nuovo Messico (nome in codice
“Trinità”), le reazioni degli scienziati che l’avevano costruita non
erano state molto diverse. «Sono
divenuto Morte, il distruttore dei
mondi», commentò il direttore
del progetto, Oppenheimer, citando il Bhagavadgita. E Bainbridge, il direttore dell’esperimento,
rivolto allo stesso Oppenheimer:
«Ora siamo tutti figli di puttana».
Nell’agosto 1939, il fisico ungherese Leo Szilard, rifugiato negli
Stati Uniti per sfuggire al nazismo,
aveva fatto visita ad Albert Einstein insieme ad altri due fisici ungheresi, anch’essi ebrei e rifugiati
come lui, Eugene Wigner e
Edward Teller, e lo aveva convinto
a firmare una lettera al presidente
Roosevelt, per informarlo sui progressi compiuti dai laboratori tedeschi nella scissione dell’atomo
e allertarlo alla possibilità che la
Germania nazista riuscisse ad allestire una reazione nucleare «che
potrà permettere di costruire
bombe potentissime di un nuovo
tipo».
La guerra non era ancora scoppiata, ma Roosevelt capì il pericolo e il governo americano si mosse
rapidamente. Negli anni successivi, più di tremila fra scienziati e
tecnici, sotto la direzione di Robert Oppenheimer, avrebbero lavorato a costruire un’arma mai vista prima, ma la cui esistenza era
stata prevista dai teorici. I fisici
migliori di un’intera generazione
presero parte al progetto, molti di
loro in fuga dai regimi totalitari
che si erano affermati in gran parte d’Europa. Fra questi, l’uomo
che aveva dimostrato sperimentalmente la fissione nucleare, Enrico Fermi, costretto a lasciare l’Italia perché sua moglie era ebrea.
L’era nucleare ebbe inizio così,
con una colossale esplosione. Il
test iniziale di Alamogordo fu seguito con apprensione da quanti
avevano contribuito a realizzarlo.
Nessuno poteva essere certo che
la nuova arma avrebbe funzionato, ma vi erano altre incognite. Nel
corso dello sviluppo del progetto,
Teller aveva adombrato la possibilità che lo scoppio potesse innescare una reazione a catena che
avrebbe dato fuoco all’intera atmosfera terrestre. I calcoli avevano rapidamente mostrato che
questo scenario apocalittico era
da escludere, ma nessuno era in
grado di prevedere con sicurezza,
prima della prova, quali sarebbero state le reali conseguenze della
deflagrazione.
Per una rivalsa della storia, l’arma che avrebbe dovuto impedire
ai nazisti di conquistare il mondo
fu promossa proprio da un gruppo
di coloro che Hitler aveva perseguitato più di ogni altro. In realtà,
la fine della Germania venne senza che fosse necessario impiegarla. «I nazisti si sono arresi - scrisse
Szilard a Teller - non è più necessario lanciare la bomba. La dimostrazione sarà sufficiente. Raccogli firme per una petizione». «Volevo farlo - racconterà Teller - ma
non potevo senza prima chiedere
il permesso del nostro apprezza-
ATOMICA
Se la scienza è madre del terrore
LUCA E FRANCESCO CAVALLI SFORZA
tissimo direttore, Robert Oppenheimer. Oppenheimer disse:
assolutamente no. Non ne sappiamo abbastanza. Sono quelli di
Washington che devono decidere.
Mi convinse che, in linea di principio, aveva ragione».
Quando la bomba fu lanciata su
Hiroshima, 66 mila persone
scomparvero, letteralmente, all’istante. Di alcuni restò solo l’ombra, stampata su quel che restava
dei muri. Altri 69 mila morirono
nei giorni e nelle settimane successive, per effetto delle ustioni e
delle radiazioni. A Nagasaki, la
bomba mancò il bersaglio di un
paio di chilometri: 39 mila persone furono annichilite in un attimo,
e altre 25 mila scomparvero in seguito. La resa del Giappone fu immediata.
Non furono gli unici massacri
su grande scala causati dai bombardamenti nell’ultima guerra: a
Dresda, come a Tokyo, 100 mila
persone morirono in una sola notte sotto le bombe incendiarie, nei
primi mesi del ‘45.
Finito il conflitto, molti degli
stessi scienziati che avevano contribuito a costruire quella che sa-
TZVETAN TORODOV
ATOMICA.
È NOTO che la decisione
iniziale di lavorare alla
realizzazione della bomba è provocata dal timore che Hitler ne fabbrichi una a sua
volta. Ma, nel 1943, i servizi d’informazione alleati stabiliscono che la Germania ha accantonato questo progetto.
Tuttavia, le ricerche sul potere della reazione nucleare negli
Stati Uniti proseguono. I fisici hanno relegato al fondo della
loro coscienza la questione della giustificazione ultima, sono mossi adesso dal desiderio di risolvere un problema tecnico di una straordinaria complessità. Il pensiero strumentale, esemplificato qui in modo eloquente, impone questo
collegamento: se una cosa è possibile, essa deve divenire
reale; e se esiste uno strumento, allora bisogna servirsene.
In nessun momento interviene una domanda sui fini ultimi,
sulle ragioni di un simile agire. La tecnica sembra decidere
per noi. Sarebbe stato logico, essendo la bomba concepita
come una protezione contro Hitler, rinunciare a servirsene una volta sconfitto. Ma è una cosa inconcepibile
per il pensiero strumentale e burocratico: poiché il progetto è stato lanciato, bisogna condurlo fino al termine.
“
“
Repubblica Nazionale 33 02/08/2005
«D
rebbe divenuta “la bomba” per eccellenza, nell’immaginario collettivo, si adoperarono strenuamente perché l’arma nucleare fosse
messa al bando. I più attivi furono
Szilard e Oppenheimer. A Rotblatt
fu assegnato il premio Nobel per la
Pace 1995 per questa sua attività.
Non tutti, però. Teller propugnò lo
sviluppo di una bomba a fusione
nucleare, la bomba H, in grado di
spazzare via intere metropoli e di
contaminare in permanenza estese regioni, al cui confronto l’atomica di Hiroshima può essere paragonata a un botto di Capodan-
no.
Se sospenderemo lo sviluppo
dell’arma nucleare, i sovietici non
avranno motivo di svilupparla a
loro volta, fu il ragionamento dei
pacifisti. I generali furono di opposto parere, e convinsero i politici: se noi ci fermiamo, i sovietici
comunque andranno avanti e acquisteranno un margine di vantaggio incolmabile. Gli americani
investirono risorse massicce nello
sviluppo di armamenti nucleari. I
sovietici, preoccupatissimi, fecero altrettanto. Iniziò una forsennata corsa, o meglio una reciproca
rincorsa, alla costruzione di armi
di distruzione di massa. A metà
degli anni Cinquanta entrambe le
superpotenze avevano messo a
punto le prime bombe a idrogeno,
anche mille volte più potenti di
quella sganciata su Hiroshima.
L’incubo della guerra nucleare
e del fallout radioattivo avrebbe
segnato un’intera generazione.
Nel 1962, lo scontro fra Krusciov e
Kennedy sull’invio dei missili sovietici a Cuba tenne il mondo sull’orlo del baratro. «Sarà una dura
pioggia a cadere», cantava Bob
Dylan in quegli anni. «Avete suscitato la peggiore paura che mai si
possa diffondere: paura di portare
bambini nel mondo. Voi, che minacciate di lasciare mio figlio non
nato e senza nome, non valete il
sangue che vi corre nelle vene».
Sarebbe confortante se questi
discorsi si potessero riferire al passato, ma è del presente che stiamo
parlando. Alamogordo fu il primo
di oltre 2000 test atomici. Il disarmo nucleare tanto propagandato
nei decenni passati è servito in sostanza a demolire armi ormai obsolete. Le testate nucleari “pronte
all’uso” sono oggi circa 36 mila.
Una minuscola frazione di queste,
se mai venissero usate, sarebbe
sufficiente a riportare il pianeta all’età della pietra, se non a portare
la specie umana all’estinzione.
Nella valutazione comune, è
stato l’equilibrio del terrore a impedire che ne venisse fatto uso finora. Come ebbe a dire Einstein:
«Non so con che armi sarà combattuta la terza guerra mondiale,
se mai ci sarà. Ma posso dirvi con
cosa sarà combattuta la quarta:
con clave di pietra».
Un disarmo generalizzato, la
completa messa al bando dell’arma nucleare, un sistematico controllo internazionale sui non moltissimi laboratori in grado di produrne, è quanto suggerisce il senso comune. Le armi nucleari sono
da dichiarare fuorilegge in qualsivoglia paese del mondo, e progressivamente smantellate e distrutte. Una guerra nucleare porterebbe danni irrevocabili non solo ai paesi colpiti, ma a tutti i loro
vicini; non solo alla nostra specie,
ma a tutti gli organismi superiori.
«Metteremo fine al genere umano, oppure l’umanità rinuncerà
alla guerra?» chiedevano Einstein
e Russell nel loro manifesto del
‘55. «La gente non vuole prendere
in esame questa alternativa, perché è così difficile eliminare la
guerra. Eliminare la guerra richiederà sgradite limitazioni della sovranità nazionale». Non si può dubitare che gli uomini continueranno a costruire ogni arma immaginabile. Chissà se le donne,
che custodiscono e perpetuano la
vita, agirebbero con altrettanta incoscienza, se avessero il governo
del mondo? Le armi di distruzione
di massa hanno avuto, però, forse
almeno un merito: di mostrare
con abbagliante chiarezza che
nessun individuo e nessuna nazione è un’isola, che in questo
campo non ci sono decisioni tattiche ma solo strategiche, che il governante cieco che fa un passo
nell’abisso potrà trascinarsi dietro il mondo intero. Che non saranno solo i suoi “nemici”, ma anche i suoi connazionali, e i suoi e i
loro figli e nipoti, a pagare per la
sua follia. Che oggi, come domani,
all’irresponsabilità non c’è più rimedio.
DIARIO
34 LA REPUBBLICA
LE TAPPE
LA FISSIONE 1938
All’inizio del ‘900 due scienziati, Otto Hahn
e Fritz Strassman, scoprono la fissione
nucleare. La scoperta avviene quando il
mondo sta per affrontare la seconda
guerra mondiale
EINSTEIN 1939
Szilard convince Einstein a scrivere una
lettera al presidente Roosevelt esponendo
le potenzialità offerte dalla fissione
dell’uranio e parlando del pericolo nazista
riguardo alla bomba
MARTEDÌ 2 AGOSTO 2005
IL PROGETTO MANHATTAN ‘41-45
Parte il progetto “Manhattan Engineer
District”. La prima atomica è realizzata a
Los Alamos da scienziati guidati da
Oppenheimer. La prima esplosione è ad
Alamogordo (New Mexico) nel 1945
DALLA FINE DELLA GUERRA ALLA PROLIFERAZIONE NUCLEARE
APPRENDISTI STREGONI
CONVERTITI ALLA PACE
MAREK HALTER
I LIBRI
RICHARD
RHODES
L’invenzione
della bomba.
6 agosto 1945
l’inizio di una
nuova era
Rizzoli 2005
STEPHEN
WALKER
Appuntament
o a Hiroshima
Longanesi
2005
MICHIHIKO
HACHIYA
Diario di
Hiroshima
SE 2005
KARL
BRUCKNER
Il gran sole di
Hiroshima
Giunti 2004
STEFANIA
MAURIZI
Gli scienziati
e l’atomica
Bruno
Mondadori
2004
ALBERTO
MORAVIA
L’inverno
nucleare
Bompiani
2000
JOSEPH
KANON
Los Alamos
Mondadori
1997
THEODORE
TAYLOR
La bomba
Mondadori
1996
ROBERTO
FIESCHI,
CLAUDIA
PARIS DE
RENZI
Macchine da
guerra.
Gli scienziati
e le armi
Einaudi 1995
THOMAS
POWER
La storia
segreta
dell’atomica
tedesca
A. Mondadori
1994
ROBERT
JUNGK
Gli apprendisti
stregoni.
Storia degli
scienziati
atomici
Einaudi 1982
KARL
JASPERS
La bomba
atomica e il
destino
dell’uomo
Il Saggiatore
1960
iroshima. Quando ho
sentito questo nome per
la prima volta? A Kokand,
in Uzbekistan, Avevo 9 anni.
Solo tre mesi prima avevamo
festeggiato la vittoria sul nazismo. Stalin aveva parlato. L’ho
ascoltato alla radio. «Vi avevo
promesso che anche nelle nostre strade si sarebbe fatta festa», ci ha ricordato. «Eccola».
Noi eravamo fieri: stava mantenendo la parola. È solo allora
che venimmo a sapere dell’esistenza dei campi di sterminio e
dei ventisette milioni di morti
sovietici. Avevamo sempre fame, ma eravamo felici. Poi, un
giorno, abbiamo saputo dell’esplosione della prima bomba
atomica. Hiroshima. È accaduto il 6 agosto 1945. Due giorni
dopo l’Armata Rossa entrava in
Manciuria. L’indomani, il 9
agosto, la seconda bomba atomica distruggeva la città giapponese di Nagasaki. Dopo di
che, più nulla.
Nei miei ricordi, la guerra iniziava con il bombardamento di
Varsavia, la mia città natale, e finiva con la distruzione di Hiroshima.
Devo ammetterlo? Nella nostra strada, a Kokand, si fece festa. Le donne ballavano al suono della fisarmonica: gli uomini
sarebbero finalmente tornati a
casa. I bambini lanciavano petardi. Ma se per la stampa sovietica il lancio dell’atomica su Hiroshima era un modo eloquente per farla finita con la guerra,
la bomba su Nagasaki è stata subito intesa come espressione
della volontà di americani e inglesi di far istantaneamente capitolare l’imperatore Hirohito,
impedendo anche l’avanzare
dell’Armata Rossa e la partecipazione di questa all’occupazione del Giappone. La guerra
fredda iniziava così.
Nell’attesa di avere una bomba propria, l’Unione Sovietica
lanciava una campagna internazionale contro la bomba imperialista, la bomba americana.
Arrivato in Francia nel 1950,
scoprivo con sorpresa le colossali manifestazioni organizzate
contro le armi nucleari dal Consiglio Mondiale della Pace, alleato del partito comunista. Un
solo slogan era sufficiente: Hiroshima. E tutto il mondo capiva. Le foto delle vittime dei
bombardamenti americani
portate in testa di corteo, i volti
e i corpi scavati dalle radiazioni,
mi facevano fremere.
Mi ricordo della manifestazione di un milione di persone
intorno a Place de la République a Parigi, nel 1953. Manifestavamo contro la condanna a
morte inflitta dalla giustizia
americana agli scienziati Julius
e Ethel Rosenberg, accusati di
aver trasmesso all’Unione Sovietica i segreti della bomba
atomica. Il Premio Nobel,
Frédéric Joliot-Curie, incalzava
con la sua voce sonora davanti
alla folla attenta: «Il ricorso alla
bomba atomica non era necessario. Anche Churchill l’ha ammesso».
La testa mi girava. Avevo ragione, laggiù a Kokand, di ballare per festeggiare la fine della
guerra avvenuta grazie a questa
terrificante bomba? Avevo ragione, a Parigi, di manifestare
contro l’atomica? E di rimproverare agli americani per aver-
H
ne fatto uso? Abbiamo il diritto
di servirci di mezzi barbari per
opporci alla barbarie?
Mi sono tuffato nelle letture
raccomandatemi dal presidente del Consiglio Mondiale della
Pace. Con passione ho appreso
della lunga serie di scoperte che
hanno portato alla fabbricazione della bomba. Da Henri Becquerel nel 1896, passando per
Niels Bohr nel 1913, Albert Einstein nel 1905, Otto Hahn e Fritz
Strassman nel 1938 e lo stesso
Frédéric Joliot-Curie, nel 1939,
che ha dimostrato come i neutroni sprigionati potevano a loro volta scardinare degli atomi
d’uranio. Che si trattava di una
reazione a catena, da cui pote-
vano scaturire sia una grande
fonte d’energia – se controllata
– sia la bomba atomica. Non essendo mai andato a scuola, non
capivo nulla delle dotte spiegazioni sui testi che leggevo. Provavo tuttavia un’ammirazione
senza limite per quegli uomini,
anche se si presentava una domanda: erano loro i responsabili dell’impiego del frutto delle
loro ricerche?
Le giustificazioni non mancavano. Soprattutto il fatto che
nel 1942 c’era urgenza. I nazisti
occupavano quasi tutta l’Europa. Circondavano Mosca e Leningrado e preparavano la soluzione finale. Si sapeva anche,
grazie ai servizi segreti delle for-
ALBERT EINSTEIN
ze alleate, che un gruppo di
scienziati tedeschi raccolti intorno al famoso Wernher von
Braun erano sul punto di fabbricare una bomba atomica.
Occorreva ad ogni costo batterli sul tempo. È così che è nato il
cosiddetto progetto Manhattan. Venne posto sotto la doppia direzione del presidente
dell’Istituto Carnegie, Vannevar Bush, e del generale Leslie
Groves, capo del corpo degli ingegneri dell’esercito. Ne facevano parte numerosi tecnici e
scienziati, tra cui alcuni premi
Nobel. Erano stati messi a disposizione fondi enormi. Migliaia di ingegneri e tecnici erano stati reclutati. Tra questi,
LOS ALAMOS
Sopra, Robert
Oppenheimer.
A sinistra, il
primo test
nucleare: la
bomba;
l’ordigno
viene issato
sulla torre;
Oppenheimer
sul luogo
dell’esplosione
HANNAH ARENDT
Non ho potuto fare nulla
per impedire la fatale
decisione. L’unica
consolazione nello
sviluppo della bomba è che
l’effetto deterrente prevarrà
Che i fisici abbiano scisso
l’atomo non appena l’hanno
saputo fare, dimostra che lo
scienziato non si preoccupa
della sopravvivenza
della razza umana
“Carteggio”
1953
“Verità e politica”
1995
MARTIN HEIDEGGER
LEONARDO SCIASCIA
Non è la bomba atomica a
costituire il mortifero. Ciò
che minaccia l’uomo nella
sua essenza è la convinzione
che la produzione tecnica
metterà in ordine il mondo
Fermi e i suoi collaboratori
ottennero senza accorgersene
la fissione del nucleo di
uranio nel 1934. Quella
loro cecità impedì a Hitler
e Mussolini di avere l’atomo
“Sentieri interrotti”
1968
“La scomparsa di Majorana”
1997
molti emigrati europei.
L’obiettivo era quello di trovare un elemento utile alla creazione di un’arma che utilizzasse l’energia sprigionata dalla fusione nucleare. Il primo passo
venne compiuto il 2 dicembre
1942 grazie a uno studioso italiano opposto a Mussolini e fuggito negli Stati Uniti alle persecuzioni fasciste: Enrico Fermi.
Questi, a Chicago, era riuscito a
costruire la prima pila atomica
al mondo. Restava tuttavia da
trovare ancora il modo di produrre dell’uranio e, a partire
dall’uranio, del plutonio.
Il gruppo del generale Leslie
Groves aveva allora costruito
degli immensi complessi industriali: uno a Oak Ridge, nel Tennessee, per produrre uranio e
l’altro a Hanford, sulle sponde
del fiume Columbia, nello Stato
di Washington, per il plutonio.
Qualche mese più tardi, a
marzo del 1943, un altro gruppo, sotto la direzione del professor Oppenheimer, aveva iniziato a riflettere a Los Alamos, nel
deserto del Nuovo Messico, sulla bomba stessa.
Salvo che, nel frattempo, i nazisti avevano abbandonato le
loro ricerche in campo nucleare e si erano dedicati al perfezionamento dei missili a lunga gittata, i famosi V2. Per raggiungere l’Inghilterra? Non se ne sono
mai serviti: alla fine del 1944
Wernher von Braun si era arreso alle truppe americane e l’8
maggio 1945 la Germania era
capitolata.
Oppure, a quel tempo, la
bomba atomica non era ancora
pronta. Occorreva interrompere le ricerche? La questione veniva posta da diversi scienziati.
Alcuni pensavano che fosse arrivato il momento di tagliare i
costi e di dedicarsi all’utilizzo
pacifico dell’energia nucleare.
Altri ricordavano ai primi che la
guerra non era ancora finita. Il
Giappone resisteva. Gli uomini
continuavano a morire. E, secondo i consiglieri del presidente degli Stati Uniti Henri
DIARIO
MARTEDÌ 2 AGOSTO 2005
LA REPUBBLICA 35
HIROSHIMA 1945
Di primo mattino, il 6 agosto 1945, la
bomba atomica chiamata in codice
“Little Boy” è sganciata su Hiroshima.
Alla fine del 1945 i morti per la bomba
erano 140mila
OGGI
In tutto il mondo ci sono 27mila testate
atomiche o nucleari. Si teme
l’inscrizione di nuovi paesi, come Iran e
Corea del Nord, nel novero delle
potenze nucleari
GLI SCIENZIATI TEDESCHI E L’ARMA ATOMICA
L’INESISTENTE
BOMBA DI HITLER
JEREMY BERNSTEIN
urante la guerra nessuna delparole venivano registrate, e poi trale parti conosceva in dettaglio
dotte o riassunte e quindi trasfori progressi dell’altra. Man
mato in rapporti: quelli che oggi
mano che si avvicinavano al complechiamiamo le Trascrizioni di Farm
tamento del proprio programma, gli
Hall. Questi laboriosi rapporti furoamericani divennero sempre più
no classificati come “top secret” e
preoccupati dal lavoro dei tedeschi.
godettero di una diffusione assai liNel settembre 1943 fu proposta
mitata.
una missione di intelligencescientifi***
ca che seguisse le forze alleate in EuQuando infine lessi i rapporti ropa e raccogliesse in breve tempo
scritti per lo più sotto forma di diaquante più informazioni possibile
logo - pensai che avrebsul programma nucleabero potuto essere, se
re tedesco. La missione
ben interpretati, una
aveva il forte sostegno
IL CLUB DELL’URANIO
grande pièceteatrale. Ecdel generale Groves, da
In questa pagina pubblichiaco dieci uomini brillanti
cui prese il nome (dal
mo un estratto del prologo e
greco alsos, ”boschetto”,
- personaggi estremadell’epilogo de Il club dell’uralo stesso che l’inglese
mente complessi e spesnio di Hitler di Jeremy Berngrove). Poco dopo che fu
so egocentrici, tra cui
stein, in uscita a settembre da
avviata, divenne chiaro
due già vincitori di un
Sironi. Il volume raccoglie le
agli organizzatori della
premio Nobel e un terzo
trascrizioni dei dialoghi avve(Hahn) in procinto di
missione Alsos che avenuti a Farm Hall, una residenza
vincerlo - detenuti per
vano bisogno di un coldi campagna vicino a Cambridsei mesi senza spiegaziolaboratore scientifico. In
ge, dove dieci fisici tedeschi che
ne e senza accusa. Il vero
breve tempo trovarono
lavoravano sulla bomba numotivo - evitare che cal’uomo perfetto, Samuel
cleare furono rinchiusi e spiati
dessero in mano ai sovieGoudsmit.
dagli angloamericani per sei
tici - potevano solo im***
mesi, alla fine della seconda
maginarlo. Non erano
guerra mondiale. Tra gli stuAll’inizio del 1945
trattati esattamente codiosi anche tre premi Nobel:
Goudsmit fece ritorno
me prigionieri, ma piutWerner Heisenberg, Otto Hahn
in Europa per iniziare la
tosto come “ospiti”, ine Max von Laue. Le registrazioseconda fase della misfatti è questo il termine
ni mostrano cosa provarono i
sione Alsos: catturare e
utilizzato nei rapporti.
fisici tedeschi alla notizia di
interrogare gli scienziaMa sono mesi durante i
aver fallito dove gli Alleati inveti nucleari tedeschi, eviquali le illusioni dei fisici
ce ebbero successo: la costrutando così che finissero
tedeschi svaniscono.
zione della bomba atomica.
sotto il controllo di altri.
Capiscono di aver fallito
A Hechingen e nei
e che il loro Paese ha falsuoi dintorni la squadra
lito. Si incolpano l’un
di Alsosfermò Von Laue,
l’altro. Incolpano Hitler.
Wirtz, Bagge, Hahn e un
Incolpano gli americani.
fisico relativamente
Ogni settimana si tiene il
giovane di nome Horst
“colloquio” organizzato
Korsching. Pochi giorni
da Von Laue. Heisenberg
dopo anche Von Weizsuona il piano. Tutto
säcker fu arrestato. Heiscorre come in un sogno
senberg aveva fatto un
surreale finché, dopo sei
terribile viaggio di tre
mesi, i tedeschi vengono
giorni in bicicletta, atrilasciati per fare ritorno
traverso una Germania
in una Germania in rovidistrutta e bombardata,
na. Tutto questo è docuda Hechingen fino a camentato nelle trascriziosa sua, a Urfeld. Il 3 magni di Farm Hall, insieme
gio fu catturato dalla
al commento dei sorvemissione Alsos.
glianti: quasi un coro.
NOBEL
Una volta riuniti i pri***
gionieri, rimaneva da
Quasi subito dopo il
decidere che fare di loritorno in patria dei fisici
ro. L’intelligence britedeschi ebbe inizio il ditannica era ormai coinbattito - tuttora in corso volta nell’operazione,
sulla natura e gli obiettiattraverso il capitano di
vi delle loro attività ducorvetta Eric Welsh il
rante guerra. Fu svilupquale riferì al suo supepata a tavolino la “verriore, il dottor Jones,
sione” secondo la quale i
che un generale amerifisici nucleari tedeschi in realtà avecano aveva addirittura proposto di
vano deciso di non lavorare alla
fucilarli. Non sapendo se si trattasse
bomba atomica in quanto la ritenedi uno scherzo o meno, Welsh sugvano impossibile da ottenere entro
gerì a Jones di trasferire gli scienziala fine prevedibile della guerra. Ma,
ti in Inghilterra. Il caso volle che, nei
specialmente Von Weizsäcker e
pressi della città di Godmanchester,
Heisenberg, non erano ancora sodvicino a Cambridge, si trovasse una
disfatti. Introdussero un’ulteriore
«bella casa di epoca georgiana», una
variazione, secondo la quale non
residenza signorile di campagna
solo si erano limitati a lavorare a un
chiamata Farm Hall. La casa era stareattore “pacifico”, ma avrebbero
ta utilizzata come base da numerosi
addirittura “evitato” che la bomba
gruppi della resistenza e in quel mofinisse nelle mani di Hitler. Ciò namento era vuota. Sembrava il luogo
turalmente presupponeva che saideale per la detenzione dei dieci tepessero come costruire una bomba
deschi. I prigionieri furono trasferiti
atomica. Tuttavia, ciò che i rapporin Belgio mentre la casa veniva alleti di Farm Hall fanno capire chiarastita e in quel periodo cominciò a inmente è che, sebbene conoscessero
staurarsi tra loro una sorta di routialcuni principi generali, i fisici tedene, che sarebbe durata sei mesi: per
schi non avevano indagato a fondo
svagarsi Heisenberg suonava il pianessun dettaglio. Sebbene si possa
no, mentre i più giovani praticavano
avere qualche perplessità su alcuni
ogni possibile sport. Nessuno tuttapassi di queste registrazioni, nelvia parve accorgersi - almeno all’inil’insieme il messaggio risulta assozio - che l’intera tenuta era stata calutamente chiaro. La “presuntuoblata per registrare le conversazioni
sità” e l’“ignoranza” degli scienziati
che si svolgevano al suo interno: per
tedeschi traspare a ogni pagina. In
i sei mesi successivi tutto quanto difin dei conti, i rapporti di Farm Hall
cevano i prigionieri tedeschi veniva
parlano da soli.
ascoltato. Ogni giorno migliaia di
D
Repubblica Nazionale 35 02/08/2005
Truman: se quest’arma era possibile, altre potenze, in particolare l’Urss avrebbero potuto
fabbricarla. La pace non dipende forse dall’equilibrio del terrore? Robert Oppenheimer era
di questo avviso. Il suo collega
Rotblat, che riceverà il Premio
Nobel nel 1985, invece si fa da
parte.
Il 16 luglio 1945 alle cinque
del mattino, nel deserto del
Nuovo Messico, 350 chilometri
da Los Alamos, esplode la prima
bomba atomica. Provocò, secondo i testimoni, un insostenibile bagliore, accecante anche a
35 chilometri di lontananza, cui
fece seguito un’enorme deflagrazione.
3 agosto 1945. Tra quattro
bersagli giapponesi occorreva
scegliere su cui sganciare la
bomba atomica: Hiroshima,
Kokura, Niigata e Nagasaki. Il
bersaglio doveva essere chiaramente visibile, poiché il bombardamento si sarebbe effettuato da un’altezza di circa
trentamila piedi. È dunque per
motivi meteorologici che venne
scelta Hiroshima. Alle 2 e 45, il
colonnello Tibbets decollava a
bordo dell’Enola Gay. Alle 7 e
30, il colonnello Tibbets cedeva
il posto al comandante Ferebee,
bombardiere dell’equipaggio.
E alle 8 e 14 “Little Boy”, come gli
americani avevano soprannominato la bomba, veniva lascia-
GLI AUTORI
Il Sillabario di Tzvetan Todorov è
tratto da Memoria del bene, tentazione del male.
Lo scrittore ebreo
polacco Marek
Halter è autore di
Intrigo a Gerusalemme. Jeremy
Bernstein è un
giornalista scientifico americano.
I DIARI ONLINE
Tutti i numeri del
“Diario” di Repubblica sono
consultabili in rete al sito www.repubblica.it nella
sezione “Cultura
e spettacoli”. I
lettori troveranno riprodotte le
pagine, comprensive di tutte
le illustrazioni.
FERMI
Sopra, Enrico Fermi
A destra, una V2
ta cadere. Hiroshima si scolpiva
nella nostra memoria.
Hiroshima. Destino. Per me,
bambino ebreo di Varsavia,
percorrere le vie della città che
sessant’anni fa si scompose in
un immenso fungo per poi essere coperta da una pioggia nera,
è un’esperienza particolare. È
per caso che mi ci trovo. È molto probabile che se mia moglie,
l’artista Clara Halter, e il mio
amico architetto Jean-Michel
Wilmotte non stessero costruendo il monumento “Le
Porte della Pace” che deve segnare il sessantesimo anniversario della distruzione della
città, non sarei mai venuto a Hiroshima.
«La città», mi
dice il sindaco
Tadatoshi Akiba, «è stata ricostruita in tempi
record. I giapponesi non sopportavano di vedere il simbolo
stesso della loro
disfatta». È il
motivo per cui la
vista dei sopravvissuti non era
molto apprezzata dai giapponesi. «È vero», mi
dice il guardiano
del memorial.
«Abbiamo scatenato la guerra,
ma era davvero
indispensabile
sganciare questa bomba sulle
nostre teste?». I
giovani, numerosi, non hanno mai sentito
parlare di Pearl Harbor. Solo il
sindaco, Tadatoshi Akiba, cerca
di trarne una lezione. Proprio
dieci anni fa, in occasione del
cinquantesimo anniversario
della distruzione della sua città,
davanti all’assemblea generale
dell’Onu, ha lanciato un appello per l’eliminazione di tutte le
armi nucleari da qui all’anno
2020. Sarà ascoltato?
‘‘
,,
Nel gruppo degli studiosi
tenuti prigionieri
in Inghilterra
anche tre premi Nobel
I FILM
L’OMBRA DI
MILLE SOLI
La storia del
progetto
Manhattan,
che portò alla
costruzione
della bomba
atomica tra il
settembre
1942 e il luglio
1945. Paul
Newman
interpreta il
generale
Groves.
Di Roland
Joffé
1989
I RAGAZZI
DI VIA
PANISPERNA
Il racconto dei
rapporti tra
Enrico Fermi e
gli allievi della
scuola
romana che
realizzarono la
fusione
nucleare,
primo passo
verso
l’atomica.
Di Gianni
Amelio
1988
RAPSODIA
IN AGOSTO
Il dramma
di Nagasaki
riaffiora nei
ricordi
tramandati
da un’anziana
donna
giapponese
ai suoi nipoti.
Uno di loro
(Richard
Gere), in
arrivo
dagli Stati
Uniti, farà i
conti con
una
realtà fino
a prima
lontana.
Di Akira
Kurosawa
1991
IL DOTTOR
STRANAMORE
Un non
troppo
lucido
generale
dell’aviazione
statunitense
è pronto ad
attaccare
l’Unione
Sovietica con
armi nucleari.
Capolavoro
della satira
politica degli
anni della
Guerra
Fredda.
Peter
Sellers
interpreta
tre ruoli.
Di Stanley
Kubrick
1964
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“ “ Se la scienza è madre del terrore