FONDO EUROPEO PER L’INTEGRAZIONE DI CITTADINI DI PAESI TERZI
VALORIZZAZIONE DELLE COMPETENZE DEI CITTADINI STRANIERI QUALIFICATI
QUALE RISORSA PER LA COMUNITÀ E L'ECONOMIA
Rapporto conoscitivo sul fenomeno del grado di qualificazione professionale
della popolazione immigrata occupata e disoccupata
nelle province di Modena, Parma, Ferrara e Forlì-Cesena
Dicembre2012
Ricerche, analisi, programmazione, monitoraggio, valutazione
politiche del lavoro, formazione e sviluppo locale
www.poleis.eu
PROVINCIA DI MODENA
Area Welfare Locale
Istruzione e Orientamento, Formazione Professionale, Politiche del Lavoro, Sanità,
Politiche Sociali e delle Famiglie, Associazionismo e Volontariato.
Direzione di Area - Viale J. Barozzi, 340 - 41124 Modena
Segreteria tel. 059 209530
http://www.provincia.modena.it
Si ringraziano le persone che hanno contribuito alla redazione del presente rapporto.
Rapporto realizzato con la collaborazione di:
Ricerche, analisi, programmazione, monitoraggio, valutazione
politiche del lavoro, formazione e sviluppo locale
www.poleis.eu
a cura di: Maria Elena Frascaroli
autori: Maria Elena Frascaroli, Mario Demurtas, Davide Branduzzi, Rossano Cappi
Provincia di Modena – Area Welfare locale
Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di paesi terzi – EXTRATALENT
Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
INDICE
pag.
Introduzione
1
Parte I I CITTADINI STRANIERI QUALIFICATI NEL MERCATO DEL LAVORO ITALIANO
I.1
I.2
I.3
3
La componente straniera nel mercato del lavoro italiano
3
I.1.1
Il contributo degli stranieri sul piano demografico
3
I.1.2
Il contributo degli stranieri sul piano economico
4
Il riconoscimento della qualifica professionale nel mercato del lavoro italiano
7
I.2.1
Il riconoscimento della qualifica per i lavoratori stranieri
7
I.2.2
La qualifica nel mercato del lavoro italiano
13
I.2.3
Le prospettive occupazionali nel mercato del lavoro italiano
16
Le politiche per favorire il riconoscimento dei lavoratori stranieri altamente qualificati
17
I.3.1
Le politiche per attirare lavoratori altamente qualificati
17
I.3.2
le politiche per il giusto riconoscimento ed inserimento al lavoro di figure altamente
qualificate
21
Parte II I LAVORATORI STRANIERI ALTAMENTE QUALIFICATI NELLE PROVINCE DI MODENA, PARMA,
FERRARA, FORLÍ-CESENA
23
II.4 Gli obiettivi dell’indagine
23
II.4.1
La metodologia
23
II.4.2
Il campione
24
II.5 I risultati dell’indagine
II.5.1
II.5.2
25
La popolazione straniera nella provincia di Modena
28
II.5.1.1 L’attrattività occupazionale nella provincia di Modena
29
II.5.1.2 I lavoratori extracomunitari nella provincia di Modena
30
II.5.1.2.1 Il profilo socio-anagrafico e il nucleo familiare
30
II.5.1.2.2 Percorso di immigrazione e istruzione
32
II.5.1.2.3 Percorso di immigrazione e formazione professionale
34
II.5.1.2.4 Percorso di immigrazione e lavoro
35
II.5.1.2.5 Percorso di immigrazione e qualificazione professionale
39
II.5.1.2.6 I lavoratori stranieri extracomunitari altamente qualificati nella
provincia di Modena
40
II.5.1.2.7 Conclusioni
51
La popolazione straniera nella provincia di Parma
55
II.5.2.1 L’attrattività occupazionale nella provincia di Parma
55
II.5.2.2 I lavoratori extracomunitari nella provincia di Parma
56
II.5.2.2.1 Il profilo socio-anagrafico e il nucleo familiare
57
II.5.2.2.2 Percorso di immigrazione e istruzione
58
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Provincia di Modena – Area Welfare locale
Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di paesi terzi – EXTRATALENT
Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
II.5.3
II.5.4
II.5.2.2.3 Percorso di immigrazione e formazione professionale
60
II.5.2.2.4 Percorso di immigrazione e lavoro
61
II.5.2.2.5 Percorso di immigrazione e qualificazione professionale
63
II.5.2.2.6 I lavoratori stranieri extracomunitari altamente qualificati nella
provincia di Parma
65
II.5.2.2.7 Conclusioni
73
I lavoratori stranieri nella provincia di Ferrara
77
II.5.3.1 L’attrattività occupazionale delle quattro province nella provincia di Ferrara
77
II.5.3.2 I lavoratori extracomunitari nella provincia di Ferrara
78
II.5.3.2.1 Il profilo socio-anagrafico e il nucleo familiare
79
II.5.3.2.2 Percorso di immigrazione e istruzione
80
II.5.3.2.3 Percorso di immigrazione e formazione professionale
82
II.5.3.2.4 Percorso di immigrazione e lavoro
82
II.5.3.2.5 Percorso di immigrazione e qualificazione professionale
85
II.5.3.2.6 I lavoratori stranieri extracomunitari qualificati nella provincia di
Ferrara
87
II.5.3.2.7 Conclusioni
96
La popolazione straniera nella provincia di Forlì-Cesena
99
II.5.4.1 L’attrattività occupazionale delle quattro province nella provincia di ForlìCesena
99
II.5.4.2 I lavoratori extracomunitari nella provincia di Forlì-Cesena
100
II.5.4.2.1 Il profilo socio-anagrafico e il nucleo familiare
101
II.5.4.2.2 Percorso di immigrazione e istruzione
102
II.5.4.2.3 Percorso di immigrazione e formazione professionale
104
II.5.4.2.4 Percorso di immigrazione e lavoro
104
II.5.4.2.5 Percorso di immigrazione e qualificazione professionale
107
II.5.4.2.6 I lavoratori stranieri extracomunitari qualificati nella provincia di
Forlì-Cesena
108
II.5.4.2.7 Conclusioni
117
Bibliografia
120
Allegati: Traccia di intervista
121
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
INTRODUZIONE
Nello scenario della crisi mondiale, la competizione tra Paesi si intensifica su diversi fronti e diviene
cruciale puntare sulla costruzione di “economie basate sulla conoscenza”.
L’Unione Europea promuove tale processo attraverso i principali documenti strategici diffusi negli
ultimi anni: la strategia di Lisbona pone come obiettivo un’economia basata sulla conoscenza; con la
Strategia Europa 2020 viene incentivato lo sviluppo del capitale umano come fattore determinante
nell’evoluzione verso un'economia intelligente, sostenibile e solidale.
Lavorare sulle risorse umane interne non è più sufficiente in quanto la competitività e l’innovatività
di un sistema economico dipendono in gran parte anche dalla capacità di attrarre talenti da altri
contesti. L’Unione Europea ha riconosciuto che la migrazione legale svolgerà un ruolo importante nel
rafforzamento dell’economia basata sulla conoscenza e dello sviluppo economico in Europa
Le politiche europee nei confronti dei cittadini di Paesi terzi sono tese a facilitare lo scambio di
informazioni e buone prassi e la cooperazione, per permettere ai cittadini stranieri, che giungono
legalmente in Europa, di soddisfare le condizioni di soggiorno e di integrarsi più facilmente nelle
società ospitanti.
Per attrarre talenti, ovviando a eventuali carenze di profili e competenze sul mercato del lavoro
domestico, le politiche migratorie nazionali dei Paesi maggiormente sviluppati prevedono misure per
incentivare l’ingresso e la permanenza dei lavoratori stranieri qualificati, sostenendo la loro piena
inclusione sia dal punto di vista lavorativo che sociale, anche attraverso il pieno riconoscimento dei
loro diritti sociali ed economici.
Nell’agenda politica italiana il tema dell’immigrazione ha assunto una rilevanza crescente, anche in
relazione a flussi migratori che interessano l’Italia in modo sempre più consistente .
Da evidenziare come nel contesto italiano la questione non si riduca esclusivamente a come favorire
l’arrivo di lavoratori altamente specializzati per supplire alle carenze riscontrate in determinati
settori, ma chiami in causa le modalità di gestione della popolazione straniera già presente sul
territorio. Ricorrente il caso di cittadini non comunitari che, inseriti inizialmente come operai non
qualificati, mostrano successivamente di avere una qualifica superiore unitamente all’aspirazione di
trovare un altro collocamento. Ad una popolazione straniera in possesso di almeno il diploma nel
54,1% dei casi, corrisponde una collocazione lavorativa nelle professioni operaie o non qualificate nel
73,4%1. Si genera così uno spreco di risorse culturali e professionali che impediscono di sfruttare gli
effetti potenzialmente benefici dell’immigrazione qualificata, che potrebbe contribuire
maggiormente alla ricchezza dei territori che l’accolgono. Inoltre, l’immigrato qualificato che entra
nella fascia bassa del mercato del lavoro per risalire nella scala sociale ed essere riconosciuto per
quello che realmente è, riscontra difficoltà superiori a quelle di un cittadino italiano.
Nella realtà italiana, pertanto, l’impegno nella ricerca di forze lavoro straniere altamente qualificate
non consiste solo nel far venire altre persone dall’estero, ma anche, e principalmente, nell’inserire
più adeguatamente quelle già presenti in Italia, evitando così un consistente brain waste.
1
Rapporto Politiche migratorie. Lavoratori qualificati, EUROPEAN MIGRATION NETWORK – Italian National Contact Point
Centro Studi e Ricerche Idos In collaborazione con il “Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes”, 2010.
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1
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Il presente rapporto intende offrire alle Amministrazioni Provinciali di Modena, Parma, Ferrara e
Forlì-Cesena, impegnate nel progetto FEI Extra-Talent, un quadro informativo relativamente al
fenomeno della qualificazione professionale dei cittadini extracomunitari presenti sui quattro
territori provinciali, con l’obiettivo di individuare le modalità più adeguate per l’effettivo
riconoscimento delle competenze e della professionalità dei lavoratori provenienti da Paesi extraeuropei.
In particolare, il quadro conoscitivo rappresenta il primo step del progetto Extra Talent, presentato
dalle quattro Amministrazioni Provinciali all’Autorità Responsabile per il Fondo Europeo per
l’Integrazione, in relazione all’Azione 2 – “Orientamento al lavoro e sostegno all’occupabilità”
individuata nel Programma annuale 2011, nell’ambito della Priorità 1 – “Attuazione di azioni
destinate ad applicare i servizi fondamentali comuni della politica di integrazione degli immigrati
nell’UE” finalizzata a promuovere l’occupabilità al lavoro di cittadini di Paesi terzi in condizioni di
disagio occupazionale.
Tale progetto prevede la costruzione, da parte delle Province, di servizi individuali personalizzati
mirati che, attraverso informazione, orientamento al lavoro e valorizzazione di competenze
informali, consentano ai lavoratori stranieri di sviluppare, negli specifici ambiti provinciali, la
professionalità maturata nei Paesi di origine.
Per l’attività di ricerca è stato privilegiato un approccio di carattere qualitativo, che consente di
inquadrare il fenomeno in oggetto attraverso la raccolta e l’analisi di dati quantitativi e informazioni
qualitative.
La costruzione del quadro conoscitivo si è articolata in due diverse fasi, i cui risultati vengono
restituiti nel presente documento: analisi documentale sul tema dei lavoratori extracomunitari
qualificati; analisi qualitativa e quantitativa del fenomeno oggetto di indagine nelle quattro Province.
La prima fase, restituita nella prima sezione del presente documento, coincide con l’analisi della
letteratura sul tema dell’accesso al lavoro e delle opportunità di crescita professionale di lavoratori
extracomunitari qualificati. Attraverso lo studio sistematico dei contenuti delle monografie, dei
rapporti e dei documenti istituzionali, tali questioni vengono analizzate in relazione alla dimensione
europea, italiana e regionale, delineando il contesto più ampio in cui si inseriscono le quattro
esperienze provinciali interessate dal progetto, con l’obiettivo di evidenziare le specificità di ciascun
territorio, riconoscendo le difficoltà e le opportunità che ogni Provincia si trova ad affrontare.
L’analisi documentale focalizzata sulla realtà dell’Emilia Romagna e delle Province coinvolte nel
progetto introduce la seconda sezione del presente documento, nella quale vengono illustrati i
risultati dell’indagine sul campo realizzata con l’obiettivo di rilevare informazioni qualitative e
quantitative attraverso interviste rivolte a cittadini stranieri presenti nei territori interessati dal
progetto.
In particolare, sulla base degli archivi forniti dai Centri per l’Impiego sono state realizzate interviste
qualitative a lavoratori stranieri domiciliati nei territori di Modena, Parma, Ferrara e Forlì-Cesena,
rilevando il loro profilo socio-anagrafico, la condizione lavorativa, la condizione di istruzione e
qualificazione professionale. L’analisi realizzata delinea le caratteristiche che lavoratori stranieri nel
loro complesso – occupati e disoccupati, qualificati e non -, per poi focalizzare l’attenzione solamente
sui soggetti con un titolo di studio elevato, al fine di individuarne eventuali peculiarità.
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2
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
PARTE I – I CITTADINI STRANIERI QUALIFICATI NEL MERCATO DEL LAVORO ITALIANO
1.
La componente straniera nel mercato del lavoro italiano
La prima sezione del presente documento è dedicata, come anticipato in premessa, ad un’analisi
della letteratura esistente - di fonte UE, nazionale, regionale e provinciale – sul tema dell’accesso al
lavoro e delle opportunità di crescita professionale di lavoratori extracomunitari qualificati.
L’analisi di tale questione richiede di richiamare alcuni aspetti che forniscano una cornice al tema
specifico. Si tratta, in particolare, di intrecciare la dimensione del fenomeno migratorio con il tema,
più generale, dell’occupazione in Italia e per ogni filone è utile contestualizzare l’Italia nello scenario
europeo e internazionale.
Per quanto riguarda il fenomeno migratorio, ad esempio, è utile capire quali sono stati i trend negli
ultimi anni e quali politiche sono state attivate a livello nazionale e locale per gestire i flussi di
migranti prima del loro arrivo in Italia e un volta stabiliti nel nostro Paese.
L’analisi del mercato del lavoro nazionale, poi, consente di incrociare il fronte della domanda di
lavoro da parte degli immigrati con la capacità di offerta da parte del sistema economico italiano,
approfondendo, in particolare, le tendenze in atto per quanto riguarda le modalità di riconoscimento
della qualifica dei lavoratori, siano essi italiani o stranieri. In che modo e in che misura il percorso di
istruzione e formazione professionale influisce sull’inquadramento del lavoratore? Quali competenze
sono richieste oggi nel mercato del lavoro? Quali opportunità offre, sul piano della valorizzazione e
del riconoscimento delle competenze acquisite, un’economia come quella italiana, fondata,
prevalentemente, sulla piccola e media impresa? Quali particolari tendenze interessano la
componente straniera?
Questi gli spunti di riflessione sviluppati nelle pagine che seguono, supportati da dati relativi al
contesto europeo, nazionale e locale.
1.1 Il contributo degli stranieri sul piano demografico
La popolazione straniera presente in Europa al 1°gennaio 2011 corrisponde a quasi 40 milioni di
persone, pari all’8% della popolazione residente, distribuiti prevalentemente in Germania (11,3%),
Gran Bretagna (9,7%), Francia (6,9%), Spagna (15,2%) e Italia (7,5%).
Tra il 2002 ed il 2011, sull’aumento della popolazione europea (+3,7%) ha inciso in modo
determinante la componente straniera, passata da 14 milioni del 2002 a 39,9 milioni del 2011
(+179%). La crescita ha interessato molti Paesi europei ed in particolare, Spagna (378%), Italia (353%)
e Regno Unito (254%).2
Da parte degli italiani c’è stato un progressivo riconoscimento dell’importanza degli immigrati dal
punto di vista demografico, essendo ormai diffusa la consapevolezza di una decisa tendenza
all’invecchiamento della popolazione italiana che mette a rischio la tenuta dell’intera società e a
fronte della quale l’inserimento di figure più giovani provenienti da altri Paesi rappresenta una
soluzione importante.
2
Secondo Rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati, Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche
di Integrazione (a cura di), 2012.
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
3
Provincia di Modena – Area Welfare locale
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Come emerge da recenti indagini Istat3, all’inizio del 2011 i cittadini stranieri residenti in Italia sono
più di 4 milioni e mezzo (4.570.317), con un’incidenza totale sulla popolazione del 7,5%. La crescita
demografica della popolazione straniera, negli ultimi dieci anni (dal 2001 al 2011), è stata
estremamente consistente, passando dagli 1,33 milioni del 2001 ai 4,57milioni del 2011. Se, nel 2011,
la popolazione italiana di età 0-14 anni è pari al 14% e nella fascia “65 e oltre” rientra il 20,3% della
popolazione residente, per quanto riguarda la popolazione straniera la situazione è invertita, con il
18,9% costituito da adolescenti al di sotto dei 14 anni, il 78,8% dalla classe “in età da lavoro” e solo
2,3% in età superiore ai 65 anni. E’, dunque, evidente che la crescita importante della componente
migratoria è stato il fattore decisivo nel frenare la decisa tendenza all’invecchiamento della
popolazione italiana.
1.2
Il contributo degli stranieri sul piano economico
Se in merito al ruolo dell’immigrazione sulla demografia, nonostante posizioni più o meno favorevoli,
il dibattito è ormai maturo - e segna, certamente, un importante risultato se si considera che il
fenomeno migratorio è destinato ad aumentare progressivamente in futuro4-, sembra mancare,
invece, un’effettiva consapevolezza rispetto al contributo che i lavoratori stranieri possono portare
nel mercato del lavoro.
In realtà, l’andamento dell’economia italiana, soprattutto dalla seconda metà degli anni ’90, ha
evidenziato sempre più la necessità dell’inserimento lavorativo degli immigrati, esigenza solo
parzialmente intercettata dai decisori pubblici5.
I dati dimostrano come, oggi, la forza lavoro immigrata offra un’utile funzione di supporto al sistema
economico-produttivo nazionale. Nel 2011 gli occupati stranieri sono circa 2,5 milioni (incluse anche
le categorie non monitorate dall’indagine campionaria dell’Istat) e costituiscono un decimo
dell’occupazione totale6.
7
Dati Italia 2011 – Dati di stock
Occupati: 2.500.000 (s)
Incidenza occupati: 10% (s)
Disoccupati: 310.000 (Istat)
Tasso di disoccupazione: immigrati 12,1% - italiani 8,0%
Titolari imprese: 249.464
Incidenza sul totale degli infortuni: 15,9%
Bilancio costi/benefici per le casse statali: +1,7 miliardi di euro
Visti per inserimento stabile: 231.750 di cui 87.271 per lavoro e 83.492 per famiglia
Andando ad analizzare la tipologia di attività svolta dai cittadini stranieri, come evidenzia il Dossier
Caritas 2012, i collaboratori familiari rappresentano la categoria più numerosa tra gli immigrati,
3
Cfr:. Demo Istat, La popolazione straniera residente in Italia, Comunicato del 22 settembre 2011.
“Le migrazioni sono un fenomeno inevitabile (e una risposta strategica) in un mondo attraversato da crisi politiche ed
economiche e segnato dalla diseguale distribuzione della ricchezza; senz’altro, dopo una certa flessione dei flussi in entrata
riscontrata a partire dal 2009 nei paesi industrializzati, sono destinate ad aumentare ancora” cfr. Scheda di sintesi Dossier
Caritas 2012.
5
A cura di Maria Paola Nanni, Franco Pittau, Antonio Ricci, EUROPEAN MIGRATION NETWORK – Italian National Contact
Point Centro Studi e Ricerche Idos In collaborazione con il “Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes”I lavoratori
altamente qualificati non comunitari: il caso italiano, Roma, marzo 2007
6
Dossier Caritas 2012.
7
Ibidem.
4
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
4
Provincia di Modena – Area Welfare locale
Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di paesi terzi – EXTRATALENT
Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
assestandosi sulle circa 750.000 unità, come evidenziato dai dati Inps. Tali lavoratori rappresentano
una risorsa preziosa per un paese in cui ogni anno 90.000 persone in più diventano non
autosufficienti e dove il progressivo invecchiamento della popolazione autoctona renderà prioritaria
l’assistenza e la cura. Un’altra categoria in cui gli stranieri sono fortemente rappresentati sono gli
infermieri, che costituiscono un decimo del totale. Anche il settore agricolo, scarsamente attrattivo
nei confronti degli italiani, per molti immigrati costituisce un’opportunità, con prospettive di
inserimento stabile o esperienze stagionali. L’agricoltura è stato il solo settore ad aver registrato, per
gli immigrati, un saldo occupazionale positivo.
Altri settori per i quali il contributo degli immigrati continua a risultare fondamentale sono l’edilizia, i
trasporti e, in generale, i lavori a forte manovalanza: in base ai dati diffusi dalle organizzazioni delle
cooperative, gli immigrati incidono per oltre un sesto nelle cooperative di pulizie e per oltre un terzo
in quelle che si occupano della movimentazione merci.
Nel settore imprenditoriale gli stranieri incidono per il 9,1%, se si considerano tutte le cariche
imprenditoriali, e per il 7,4% se ci si concentra sui soli titolari d’impresa, aumentati di 21.000 unità
nel 2011 (Unioncamere). Il lavoro autonomo degli immigrati, imprenditoriale o in altre forme, può
conoscere un ulteriore sviluppo, perché attualmente riguarda l’11% dei comunitari e il 14% dei non
comunitari rispetto al 26% degli italiani.
L’aumento della quota di soggiornanti di lungo periodo (ormai quasi la metà dei cittadini non
comunitari regolarmente presenti in Italia ha un permesso a tempo indeterminato; si tratta di circa
1.600.000 persone, il 46% del totale dei non comunitari regolarmente soggiornanti) e l’aumento
considerevole dei ricongiungimenti familiari testimoniano una crescente stabilità delle comunità
straniere nel nostro Pese, contribuendo a rendere i lavoratori stranieri figure chiave dell’evoluzione
del mercato di lavoro8.
L’importante contributo offerto dalla manodopera straniera allo sviluppo dell’economia italiana è
strettamente legato alle caratteristiche che la contraddistinguono: la giovane età, la disponibilità e la
flessibilità9 (fattori che, del resto, rendono i lavoratori stranieri più vulnerabili nel mercato del lavoro,
come commentato nelle successive sezioni del rapporto).
Infatti, in base ai dati di stock presentati dal Dossier Caritas, l’assunzione di 750.000 stranieri in
settori e mansioni non ambiti dagli italiani ha compensato, almeno in parte, la perdita di un milione
di posti di lavoro registrata tra il 2007 e il 2011, come conseguenza della crisi economica in atto.
Tab. 1 – Occupati (15 anni e oltre) per cittadinanza. Anni 2009, 2010, 2011.
Valori assoluti
Cittadinanza
Var. % rispetto all'anno precedente
2009
2010
2011
21.126.928
20.791.046
600.090
697.761
Extra-UE
1.297.975
Totale
23.024.992
Italiani
UE
2010
2011
20.715.762
-1,6
-0,4
740.541
16,3
6,1
1.383.521
1.510.940
6,6
9,2
22.872.328
22.967.243
-0,7
0,4
Fonte: Secondo Rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati, Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di
Integrazione (a cura di), 2012 - elaborazioni Staff SSRMdL di Italia Lavoro su microdati RCFL – ISTAT.
8
Secondo Rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati, Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche
di Integrazione (a cura di), 2012.
9
Dossier Caritas 2012.
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
5
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Nel 2011, in particolare, a fronte di una diminuzione degli occupati nati in Italia pari a 75.000 unità,
gli occupati nati all’estero sono aumentati di 170.000.
Tab. 2 – Tasso di occupazione (15-64 anni) per cittadinanza. Anni 2009, 2010, 2011.
Diff. percentuale rispetto all'anno
precedente
Valori assoluti
2009
2010
2011
2010
Italiani
56,9
56,3
56,4
-0,6
0,1
UE
68,8
68,2
66,5
-0,6
-1,6
Extra-UE
62,7
60,8
60,4
-1,9
-0,4
Totale
57,5
56,9
56,9
-0,6
0,1
Cittadinanza
2011
Fonte: Secondo Rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati, Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di
Integrazione (a cura di), 2012 - elaborazioni Staff SSRMdL di Italia Lavoro su microdati RCFL – ISTAT.
Il tasso di occupazione, nel 2011, ha raggiunto quota 66,5% nel caso dei comunitari e 60,4% nel caso
degli extracomunitari, superando il corrispondente valore relativo alla popolazione italiana di quasi
10 punti in un caso e 4 punti nell’altro. Il tasso di attività, pur scendendo, si attesta comunque su 9,5
punti in più rispetto agli italiani.10.
Tab. 3 – Popolazione (15 anni e oltre) per cittadinanza e condizione professionale (composizione percentuale e
valori assoluti). Anno 2011.
Occupati
Persone in cerca
Inattivi
Totale
(=100%)
Italiani
43,0
3,7
53,2
48.146.414
UE
65,3
8,7
26,0
1.133.765
Extra-UE
59,5
8,3
32,2
2.539.702
Totale
44,3
4,1
51,6
51.819.881
Cittadinanza
Fonte: Secondo Rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati, Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di
Integrazione (a cura di), 2012 - elaborazioni Staff SSRMdL di Italia Lavoro su microdati RCFL – ISTAT.
10
Ibidem.
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
6
Provincia di Modena – Area Welfare locale
Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di paesi terzi – EXTRATALENT
Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
2.
Il riconoscimento della qualifica professionale nel mercato del lavoro italiano
I dati analizzati testimoniano una sostanziale capacità di tenuta delle performance lavorative dei
cittadini comunitari ed extracomunitari rispetto alla componente italiana: tra il 2009 e il 2011, in
termini assoluti la quota di occupati UE ed Extra UE è cresciuta considerevolmente11.
Tuttavia, rispetto all’occupazione straniera in Italia emergono anche zone d’ombra che è
fondamentale evidenziare in relazione al tema oggetto di indagine. Nel mercato del lavoro italiano,
infatti, i lavoratori stranieri vengono spesso collocati nelle fasce inferiori del mercato del lavoro,
maggiormente disponibili anche perché generalmente poco ambite da parte di lavoratori italiani.
Problema che, come approfondito nelle prossime pagine, si inquadra in un limite più ampio del
mercato del lavoro del nostro paese a riconoscere adeguatamente la qualifica professionale e il titolo
di studio di lavoratori di qualsiasi nazionalità, italiani inclusi.
2.1 Il riconoscimento della qualifica per i lavoratori stranieri
Nel 2011, sono circa 2 milioni e 250 mila i cittadini UE ed Extra UE di 15 anni e oltre occupati in Italia.
Sintetizzando quanto commentato nelle prossime pagine in modo più dettagliato, l’occupazione
straniera si caratterizza come prevalentemente dipendente (circa nove casi su 10), a tempo
indeterminato e fortemente segmentata tra classi professionali a qualificazione medio-bassa (lowskilled), da un lato, e operaie specialistiche, artigianali e agricole dall’altra, con retribuzioni, per circa
6 lavoratori dipendenti su 10, inferiori ai mille euro12.
In primo luogo, prendendo in considerazione la distribuzione dei lavoratori stranieri e italiani nelle
diverse professioni e nei diversi settori, emergono differenze interessanti: nel settore industriale si
registra una maggiore concentrazione degli stranieri (7 punti percentuali in più rispetto agli italiani),
con particolare riferimento al settore edile (19,3% per i cittadini dell’Unione Europea e 12,8% per i
non comunitari, a fronte di un 7,3% degli italiani); nel settore terziario si rileva un 68,6% di italiani, a
fronte di un 60,7% degli stranieri Extra UE; gli stranieri non comunitari sono meno presenti nel
Commercio (10,2% contro il 15% degli italiani); non si registrano, invece, differenze significative per
l’Agricoltura.
Analizzando i dati relativi al triennio 2009-2011, emergono differenze tra i diversi settori: nel 2011 il
72% (253.000 unità) dei lavoratori stranieri sono stati impiegati nel settore dei Servizi, per il quale tra
il 2009 e il 2011 si registra un incremento percentuale pari al 23%; mediamente, il 35% dei
comunitari e non comunitari lavorano nel settore dell’Industria; il 25% circa è attivo nel settore dei
Servizi pubblici, sociali e alle persone. Focalizzando l’attenzione solo sugli stranieri Extra UE, è
interessante evidenziare come alcune comunità straniere (ucraina (64%), filippina (72,5%), moldava
(46,2%), peruviana (47,2%) e srilankese (42,8%)) rientrino in misura marcata nel settore dei Servizi
pubblici, sociali e alle persone. Più nello specifico, la maggior parte degli occupati provenienti da
Albania, Marocco, India, Egitto, Bangladesh, Pakistan e Ghana lavora nel settore Industria, con gli
ultimi due Paesi che registrano quote superiori al 60%”13.
11
Anche a fronte di una lieve contrazione, come si è visto, del tasso di occupazione, dovuta, però, ad un maggiore
incremento della popolazione di riferimento. Cfr. Secondo Rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati,
Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di Integrazione (a cura di), 2012.
12
Secondo Rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati, Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche
di Integrazione (a cura di), 2012.
13
Ibidem.
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
7
Provincia di Modena – Area Welfare locale
Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di paesi terzi – EXTRATALENT
Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Tab. 4 – Occupati (15 anni e oltre) per settore di attività economica e cittadinanza. Anno 2011.
Settore di
attività
economica
Agricoltura
Valori assoluti
Italiani
UE
Composizione percentuale
Extra UE
Totale
UE
Italiani
Extra UE
Totale
747.238
38.508
64.684
850.430
3,6
5,2
4,3
3,7
Industria
5.750.720
257.598
529.694
6.538.013
27,8
34,8
35,1
28,5
di cui:
Industria in
senso stretto
4.241.015
114.811
335.678
4.691.505
20,5
15,5
22,2
20,4
Costruzioni
1.509.705
142.787
194.016
1.846.508
7,3
19,3
12,8
8,0
Servizi
14.217.804
444.435
916.562
15.578.801
68,6
60,0
60,7
67,8
di cui: Altre
attività
11.118.641
39.432
762.155
12.279.229
53,7
53,8
50,4
53,5
Commercio
3.099.163
46.002
154.406
3.299.572
15,0
6,2
10,2
14,4
Totale
20.715.762
740.541
1.510.940
22.967.243
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: Secondo Rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati, Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di
Integrazione (a cura di), 2012 - elaborazioni Staff SSRMdL di Italia Lavoro su microdati RCFL – ISTAT.
Per quanto riguarda la qualifica, il 36,2% dei lavoratori extracomunitari svolge una professione non
qualificata, rispetto al 27,1% dei lavoratori comunitari e al solo 7,7% dei lavoratori italiani. Il 27,8%
dei lavoratori comunitari e il 25% degli extracomunitari lavora come Artigiano, operaio specializzato e
agricoltore, rispetto al 16,8% che si registra per la componente italiana. Circa il 21% di occupati UE ed
Extra UE svolge Professioni qualificate nelle attività di commercio e servizi (cuochi, camerieri,
magazzinieri, commessi, ecc.), a fronte del 17% di italiani. Per quanto riguarda, invece, le professioni
altamente qualificate (Legislatori, Dirigenti, Imprenditori, Professioni intellettuali e tecniche),
emergono differenze importanti: se circa 1 italiano su 2 svolge tali professioni, per i lavoratori
comunitari si rileva il 13,5% e solo il 6,3% per i non comunitari14”.
Tab. 5 – Occupati (15 anni e oltre) per grandi gruppi di professioni e cittadinanza (composizione percentuale).
Anno 2011.
Grandi gruppi
professionali
Legislatori, Dirigenti,
Imprenditori
Professioni intellettuali
Professioni tecniche
Impiegati
Professioni qualificate nelle
attività di commercio e
servizi
Artigiani, operai specializzati
e agricoltori
Conduttori di impianti
Professioni non qualificate
Forze armate
Totale
Italiani
UE
Extra UE
Totale
3,3
1,1
0,5
3,1
13,8
19,2
12,9
3,8
6,5
2,1
1,5
2,3
2,0
12,7
17,7
11,9
17,1
21,5
20,9
17,5
16,8
27,8
25,0
17,7
8,0
7,7
1,2
100,0
10,1
27,1
..
100,0
11,6
36,2
..
100,0
8,3
10,2
1,0
100,0
Fonte: Secondo Rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati, Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di
Integrazione (a cura di), 2012 - elaborazioni Staff SSRMdL di Italia Lavoro su microdati RCFL – ISTAT.
14
Ibidem.
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
8
Provincia di Modena – Area Welfare locale
Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di paesi terzi – EXTRATALENT
Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Nello specifico delle piccole e medie imprese15, realtà prevalente nel nostro Paese, i dati del 2012
rilevano, per i lavoratori stranieri, una prevalenza di mansioni non qualificate (67,5%), a fronte di un
30,6% di qualifiche da operaio specializzato. Inoltre, circa il 51% degli imprenditori intervistati ricerca
lavoratori stranieri con esperienza lavorativa generica. Per quanto riguarda l’incontro domanda e
offerta di lavoro, il rapporto tra impresa e lavoratore straniero nasce, generalmente, per contatto
diretto (53,2%) o per segnalazione (24,4%) e appena il 10% fa ricorso alle agenzie di impiego. Gli
imprenditori si rivolgono a manodopera straniera in particolare per la difficoltà di trovare lavoratori
italiani disposti a svolgere le mansioni meno qualificate.
Soffermandosi sui lavoratori dipendenti (in circa nove casi su 10, come anticipato, i lavoratori
stranieri hanno un contratto da dipendente), nel 2011 ci sono in Italia 17 milioni e 240 mila occupati
dipendenti - di cui quasi 15 milioni a tempo permanente e 2 milioni e 300 mila temporanei - e 5
milioni e 727 mila occupati indipendenti. Analizzando le composizioni percentuali relative alle diverse
cittadinanze, è possibile sottolineare come l’incidenza degli occupati dipendenti sul totale risulti
superiore all’85% per gli stranieri, in particolare 88,5% per i comunitari e 85,8% per gli
extracomunitari, mentre per gli italiani si attesta al 73,8%16.
I dati evidenziano come, nel 2011, mentre tra gli italiani gli operai sono il 40%, la quota sale all’83%
tra gli immigrati comunitari e al 90% tra quelli non comunitari17. La seconda qualifica per numerosità
di occupati è quella di Impiegato, ma in questo caso l’incidenza più alta per gli stranieri è raggiunta da
quelli comunitari (13,4%) rispetto agli extracomunitari (8,5%). Per quanto riguarda le qualifiche più
alte, Dirigenti e Quadri, si registra un’incidenza maggiore relativamente agli stranieri UE; infatti,
considerando il totale, la percentuale di Dirigenti risulta pari allo 0,9% rispetto allo 0,1% degli
stranieri Extra UE, mentre l’incidenza dei Quadri è pari all’1,5% rispetto allo 0,5% degli
extracomunitari.
Approfondendo, infine, la componente del lavoro indipendente, si evidenzia una prevalenza di
Lavoratori in proprio (circa il 60% del totale degli occupati indipendenti) e di Liberi professionisti
(21%), mentre per le altre qualifiche si registra un dato più basso. Tra gli occupati indipendenti il
79,3% di stranieri Extra UE lavora in proprio, valore superiore di circa 10 punti percentuali rispetto
agli stranieri UE (69,3%) e di circa 20 punti percentuali rispetto agli italiani (59,4%). Per quanto
riguarda i Liberi professionisti prevale la componente italiana (22%), seguita dagli stranieri UE
(13,2%) e dagli stranieri Extra UE (5,2%). Prendendo in considerazione le altre qualifiche
professionali, gli stranieri UE fanno registrare percentuali maggiori degli stranieri Extra UE
relativamente alle posizioni professionali di Socio di cooperativa, Collaborazione coordinata e
continuativa e Prestazione d’opera occasionale, mentre tra gli Imprenditori e i Coadiuvanti in
un’impresa familiare prevalgono gli stranieri Extra UE18.
15
Comunicato “In calo ancora l’occupazione straniera nelle piccole imprese italiane”, Fondazione Leone Moressa,
settembre 2012.
16
Secondo Rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati, Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche
di Integrazione (a cura di), 2012.
17
Dossier Caritas 2012.
18
Secondo Rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati, Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche
di Integrazione (a cura di), 2012.
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
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Provincia di Modena – Area Welfare locale
Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di paesi terzi – EXTRATALENT
Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Tab. 6 – Occupati indipendenti (15 anni e oltre) per posizione nella professione e cittadinanza. Anno 2011.
Valori assoluti
Cittadinanza
Imprenditore
Libero
professionista
Lavoratore in
proprio
Socio di
cooperativa
Coadiuvante
nell’azienda di
un familiare
Collaborazione
coordinata e
continuativa
Prestazione
d’opera
occasionale
Totale
Composizione percentuale
Italiani
UE
Extra UE
Totale
Italiani
UE
Extra UE
Totale
226.754
1.134
4.029
231.918
4,2
1,3
1,9
4,0
1.199.170
11.225
11.166
1.221.561
22,1
13,2
5,2
21,3
3.224.252
59.120
169.533
3.452.906
59,4
69,3
79,3
60,3
39.188
1.973
2.618
43.779
0,7
2,3
1,2
0,8
344.723
3.565
12.787
361.075
6,4
4,2
6,0
6,3
294.884
5.656
8.636
309.175
5,4
6,6
4,0
5,4
98.767
2.669
5.079
106.514
1,8
3,1
2,4
1,9
5.427.738
85.343
213.847
5.726.928
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: Secondo Rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati, Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di
Integrazione (a cura di), 2012 - elaborazioni Staff SSRMdL di Italia Lavoro su microdati RCFL – ISTAT.
La partecipazione degli immigrati al mercato del lavoro italiano si caratterizza, dunque, come
“integrazione subalterna”, da cui deriva un sottoutilizzo delle competenze degli immigrati,
ulteriormente favorito, a livello istituzionale, dalla riluttanza a riconoscere i titoli di studio conseguiti
in altri Paesi, laddove l’esperienza dimostra come un titolo di studio elevato e un percorso
strutturato di formazione offrano maggiori opportunità occupazionali, una retribuzione più elevata e
la possibilità di conservare il posto di lavoro.
Analizzando il livello di scolarizzazione degli occupati, tra i cittadini UE (pari a 3,2% del totale degli
occupati in Italia) la quota di laureati (ISCED 519)è pari a 11,3%, i diplomati (ISCED 3) sono il 62%; tra i
cittadini non comunitari (6,6% del totale degli occupati), i laureati sono il 10,2% e i diplomati il 36,4%.
Tra i comunitari, il 73% ha un titolo di istruzione superiore o universitario, a fronte del 65,4% degli
italiani e il 46,6% dei non comunitari. Tra gli occupati altamente qualificati (ISCED 5), gli italiani sono il
18,6%, i cittadini UE l’11,3%, gli extra comunitari sono il 10,2%. Per quanto riguarda la scuola
secondaria di primo grado, 4 lavoratori extracomunitari su 10 hanno conseguito al massimo la licenza
media, a fronte di 3 italiani e 2 cittadini comunitari. Tra chi non ha ottenuto un titolo di studio
prevalgono gli extracomunitari (7%), seguiti dai comunitari (3,2%) e dagli italiani (0,5%)20.
19
Livello 0 - Istruzione pre-elementare [Pre-primary education] e Livello 1 - Istruzione elementare o primo stadio di
istruzione base [Primary education or first stage of basic education]; Livello 2 - Istruzione secondaria inferiore o secondo
stadio di istruzione base [Lower secondary or second stage of basic education]; Livello 3 - Istruzione secondaria superiore
[(Upper) secondary education]; Livello 4 - Istruzione post-secondaria non terziaria [Post-secondary non-tertiary education];
Livello 5 - Primo stadio dell'educazione terziaria [First stage of tertiary education]; Livello 6 - Secondo stadio dell'istruzione
terziaria [Second stage of tertiary education].
20
Secondo Rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati, Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche
di Integrazione (a cura di), 2012.
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
10
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Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di paesi terzi – EXTRATALENT
Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Tab. 7 – Occupati (15 anni e oltre) per livello di istruzione ISCED e cittadinanza (composizione percentuale). Anno
2011.
Livello ISCED
(a)
Italiani
UE
ExtraUE
Totale
Nessun titolo di
studio
0,4
3,2
6,9
0,9
ISCED 1
4,2
2,1
6,7
4,3
ISCED 2
29,9
21,4
39,8
30,3
ISCED 3
46,8
62,0
36,4
46,6
ISCED 5
18,6
11,3
10,2
17,8
Totale
100,0
100,0
100,0
100,0
Livello 0 - Istruzione pre-elementare [Pre-primary education] e Livello 1 - Istruzione elementare o primo stadio di istruzione base [Primary
education or first stage of basic education]; Livello 2 - Istruzione secondaria inferiore o secondo stadio di istruzione base [Lower secondary
or second stage of basic education]; Livello 3 - Istruzione secondaria superiore [(Upper) secondary education]; Livello 5 - Primo stadio
dell'educazione terziaria [First stage of tertiary education]; Livello 6 - Secondo stadio dell'istruzione terziaria [Second stage of tertiary
education]. Per il Livello 4 - Istruzione post-secondaria non terziaria [Post-secondary non-tertiary education] non sono disponibili dati.
Fonte: Secondo Rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati, Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di
Integrazione (a cura di), 2012 - elaborazioni Staff SSRMdL di Italia Lavoro su microdati RCFL – ISTAT.
Tale tendenza non è legata, in effetti, ad una particolare strategia politica, ma risente del pregiudizio
secondo il quale gli immigrati sono maggiormente portati a svolgere mansioni servili e non sono in
possesso di competenze qualificate. In secondo luogo, alcune imprese preferiscono assumere
lavoratori immigrati in quanto più deboli sul piano delle rivendicazioni contrattuali e, quindi, più
convenienti sul piano economico.
Diverse le conseguenze di questa tendenza ad inquadrare i cittadini stranieri in posizioni di livello
medio-basso: la qualifica si riflette sul salario percepito; una minore qualificazione porta ad una
maggiore esposizione agli effetti della crisi economica; i lavori meno qualificati sono spesso anche i
più esposti ad infortuni e malattie professionali.
Per quanto riguarda i salari, come emerge dai dati, un lavoratore straniero dipendente percepisce in
media 987 euro mensili netti, contro i 1.281 degli italiani. Le lavoratrici immigrate sembrano essere
particolarmente penalizzate sul mercato del lavoro, in quanto sono impiegate in settori a basso
valore aggiunto, come quello dei servizi alla persona dove lo stipendio medio mensile è di 724 euro.
Per quanto riguarda la relazione tra istruzione e retribuzioni, lo stipendio di un lavoratore straniero
che possiede un diploma (980 euro) è molto simile a quello di chi ha una licenza elementare (963
euro mensili)21.
Il 62% degli occupati dipendenti si colloca nella classe di retribuzione centrale (netta mensile), che va
da 1001 a 2000 euro mentre il 31% degli occupati dipendenti guadagna fino a 1000 euro e il 6,9%
oltre 2000 euro. Se per gli italiani la classe centrale è quella più numerosa, per gli stranieri il maggior
numero di occupati dipendenti si concentra nella fascia più bassa (55,9% per gli stranieri UE ed Extra
UE). Nella classe di retribuzione più bassa (fino a 1000 euro) la percentuale di occupati dipendenti di
origine straniera è circa il doppio rispetto al corrispondente valore degli Italiani. La classe retributiva
intermedia vede gli stranieri al 40% (41,3% per i comunitari e 43,4% per gli extracomunitari), mentre
21
“Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione 2011. Gli stranieri: un valore economico per la società. Dati e
considerazioni su una realtà in continua evoluzione, Fondazione Leone Moressa.
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
11
Provincia di Modena – Area Welfare locale
Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di paesi terzi – EXTRATALENT
Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
gli italiani si attestano al 64,5%. L’ultima classe considerata, che contiene gli occupati dipendenti che
percepiscono una retribuzione netta mensile che supera i 2000 euro, mostra un’incidenza
percentuale sul totale maggiore per gli stranieri UE (2,8%) rispetto a quelli Extra UE (0,6%), con una
netta differenza rispetto agli italiani (7,7%)22.
Se, nel mercato del lavoro del nostro Paese, la componente straniera si è tradizionalmente attestata
su livelli occupazionali maggiori rispetto alla forza lavoro italiana, la crisi economica in atto negli
ultimi anni ha prodotto un ridimensionamento di tali risultati. Viste le difficoltà a veder riconosciuto
un eventuale titolo di studio o qualifica professionale maturati all’estero, i lavoratori stranieri
risentono della contrazione del sistema economico-produttivo, in un contesto in cui, come provato
dall’evidenza, un livello di istruzione altamente qualificato costituisce uno strumento fondamentale
per combattere il rischio di disoccupazione, per mantenere l’occupazione e, di conseguenza, per
mantenere importante autonomia sul piano economico23.
Nel 2011, il tasso di disoccupazione24 per la componente straniera è pari a 12,1%, quattro punti
percentuali più alto rispetto alla media degli italiani, e il tasso di attività è sceso rispetto agli anni
precedenti.
Tab. 8 – Tasso di disoccupazione (15 anni e oltre) per cittadinanza. Anni 2009, 2010, 2011.
Diff. percentuale rispetto all'anno
precedente
Valori assoluti
2009
2010
2011
2010
2011
Italiani
7,5
8,1
8,0
0,6
-0,1
UE
10,9
10,6
11,8
-0,3
1,2
Extra-UE
11,3
12,1
12,3
0,8
0,1
Totale
7,8
8,4
8,4
0,6
0,0
Cittadinanza
Fonte: Secondo Rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati, Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di
Integrazione (a cura di), 2012 - elaborazioni Staff SSRMdL di Italia Lavoro su microdati RCFL – ISTAT.
Nel 2010 i cittadini extracomunitari che hanno beneficiato di una integrazione salariale ordinaria
sono 94.951 unità, pari al 10,2% del totale di beneficiari.
Infine, dati Inail attestano come i lavoratori stranieri siano maggiormente soggetti al rischio
infortunistico, con un’incidenza media del 15,9% sugli infortuni complessivi, a fronte del 15%
dell’anno precedente25. Nel 2011 gli infortuni ai danni dei lavoratori stranieri hanno rappresentato il
22
Secondo Rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati, Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche
di Integrazione (a cura di), 2012.
23
Education Indicators Focus 2012/01 (January) OECD.
24
Da evidenziare, tuttavia, come i tassi di occupazione della popolazione straniera abbiano subito un peggioramento, come
conseguenza dell’aumento della popolazione attiva, dovuto, da un lato, ai crescenti ricongiungimenti familiari, e, dall’altro
lato, all’ingresso nel mercato del lavoro delle seconde generazioni. Il processo migratorio e i fenomeni demografici hanno
prodotto, infatti, una crescita della popolazione in età di lavoro (nell’ultimo anno i cittadini UE di 15 anni e oltre sono
aumentati di quasi 9 punti e gli Extra UE di quasi 10) eccessivamente rapida rispetto alla capacità del sistema economicoproduttivo di assorbire manodopera straniera. Tale dinamica ha generato uno squilibrio sul piano sociale ed occupazionale,
registrato da un calo del tasso di occupazione nel triennio 2009-2011 - Secondo Rapporto annuale sul mercato del lavoro
degli immigrati, Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di Integrazione (a cura di), 2012.
25
Dossier Caritas 2012.
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
12
Provincia di Modena – Area Welfare locale
Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di paesi terzi – EXTRATALENT
Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
15,9% degli infortuni in complesso (725.174) e il 15% degli infortuni mortali (920). Dei 115.661 casi
relativi ai lavoratori stranieri, il 73,6% ha interessato i nativi dei Paesi extra-UE e il rimanente 26,4%
quelli dei Paesi UE, mentre per i casi mortali il 41,3% è stato registrato per i lavoratori dei Paese UE e
il 58,7% per quelli extra-UE. Basandoci sui dati a disposizione del biennio consolidato 2009-2010
osserviamo un incremento del 18,8% delle malattie professionali ai danni dei lavoratori stranieri, che
passano da 2.070 a 2.459 denunce, confermando i dati crescenti degli ultimi anni.
2.2
La qualifica nel mercato del lavoro italiano
L’incapacità, da parte del mercato del lavoro italiano di garantire un riconoscimento delle
competenze e della qualifica dei lavoratori stranieri, va, del resto, letta in relazione ad una più ampia
difficoltà, da parte del sistema nazionale, a valorizzare il capitale umano altamente qualificato, anche
tra la forza lavoro di origine italiana.
Le politiche europee dedicate alla formazione hanno vissuto, nel corso degli ultimi anni, un
importante cambiamento. Progressivamente, l’attenzione per i livelli di istruzione tradizionali,
espressione di un percorso formativo articolato in varie discipline, viene sostituita dall’attenzione per
le competenze, intese come capacità di utilizzare conoscenze e abilità al fine di svolgere compiti e di
risolvere problemi26.
Tale cambiamento di prospettiva è alla base delle politiche individuate dalla strategia Europa 2020
sviluppata dalla Commissione Europea e caratterizza la skill strategy promossa dall’OCSE, con
l’obiettivo di favorire l’investimento in competenze, incrementandone l’offerta e l’utilizzo.
L’idea di fondo su cui tali politiche si fondano consiste nel riconoscere come un consistente ed
articolato patrimonio di competenze, adeguatamente valorizzato, sia il presupposto fondamentale
per innescare la crescita economica e garantire una maggiore inclusione sociale. Laddove il bagaglio
di competenze è scarso o vi è una sostanziale incapacità di far dialogare offerta e domanda
(mismatch), aumenta il rischio di emarginazione, si impedisce un’efficace applicazione
dell’innovazione tecnologica, si frena la produttività, si riduce la competitività27.
Il mercato del lavoro europeo, in base a proiezioni Eurostat al 2020, offrirà sempre meno opportunità
alle professioni che richiedono competenze di livello medio, accentuando la polarizzazione tra
professioni ad alta e a bassa intensità di competenze. Inoltre, a tutti i livelli, le competenze richieste
saranno sempre più complesse e specifiche, di tipo non routinario, non rimpiazzabili con
l’innovazione tecnologica.
Tale tendenza alla polarizzazione si è accentuata in modo particolare negli ultimi anni, se si tiene
conto che, come evidenziato da un’analisi sul cambiamento dell’occupazione dal 1993 al 2009
condotta sulla base dei dati Eurostat sulle forze di lavoro, in quella fase non si poteva parlare di un
“vero e proprio fenomeno di polarizzazione delle opportunità lavorative ma, piuttosto, di un
upgrading dell’occupazione nella parte medio-alta della distribuzione”. Infatti, il calo della quota di
ore lavorate in mansioni a qualifica intermedia (ad esempio, impiegati) e l’aumento della quota di ore
lavorate in mansioni ad alta qualifica (attività manageriali e le professioni intellettuali) “in Italia e in
molti paesi europei si sono accompagnate a un leggero calo nella quota di ore lavorate nelle
professioni a bassa qualifica. Al calo nella quota di ore lavorate nelle professioni meno qualificate
26
27
Rapporto Le competenze per l’occupazione e la crescita, Isfol 2012.
Ibidem.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
hanno contribuito prevalentemente i giovani; tuttavia, l’aumento nell’incidenza delle professioni più
qualificate deriva unicamente dagli individui con almeno 35 anni di età. Soltanto negli ultimi anni in
Italia la struttura ha iniziato a «convessificare»”28.
Le proiezioni diffuse dal CEDEFOP (European Centre for the Development of Vocational Training) nel
marzo 2012 per il totale dei Paesi comunitari individuano, tuttavia, alcune criticità, nel momento in
cui l’offerta di competenze elevate cresce più rapidamente rispetto alla domanda delle stesse, con il
rischio di generare fenomeni di overeducation e sottoinquadramento.
L’Italia si discosta dai trend europei, in quanto le previsioni per il futuro mostrano, nel contesto
italiano, una stagnazione della crescita delle professioni a elevata specializzazione e una crescita delle
professioni scarsamente qualificate. Come evidenzia il Rapporto Isfol 2012 sulle competenze per
l’occupazione e per la crescita, “le professioni tecniche, dopo un quindicennio di crescita, mostrano un
assestamento sui valori registrati nel 2010. Prosegue l’andamento decrescente delle professioni
manuali qualificate. Il disallineamento tra offerta e domanda di competenze, segnalato al CEDEFOP, è
in Italia più elevato rispetto ad altri Paesi: il fenomeno del sottoinquadramento caratterizza i livelli più
scolarizzati della forza lavoro, specialmente la componente giovanile nella fase di ingresso
nell’occupazione. Anche il livello delle competenze della forza lavoro qualificata nel nostro Paese
risulta inferiore rispetto ai maggiori Paesi europei: oltre ad avere una quota di professioni ad elevata
specializzazione tra le più basse nel confronto continentale (superiore solo ad Austria e Portogallo), la
base occupazionale con i livelli professionali più elevati è composta per poco più della metà (53,6%)
da lavoratori con istruzione terziaria, a fronte del 70,6% della media comunitaria, del 72% della
Germania e del 71% della Francia”.
Gli investimenti tesi alla valorizzazione del capitale umano sono meno intensi rispetto ad altri
contesti.
“L’Italia sconta, rispetto all’Europa, una bassa incidenza di occupati con livello di istruzione terziaria e
una più elevata incidenza di lavoratori con istruzione inferiore o pari alla licenza media. Mentre
quest’ultimo dato è dovuto in parte alla quota di occupati in età avanzata della nostra forza lavoro –
più elevata rispetto ad altri Paesi e sensibilmente meno scolarizzata rispetto alle nuove generazioni –
il dato sulla quota di laureati specialmente nelle discipline tecnico-scientifiche rischia di rappresentare
un freno allo sviluppo. D’altra parte la particolare composizione del tessuto imprenditoriale italiano,
composto per una parte cospicua di piccole e piccolissime imprese attive nei settori della manifattura
tradizionale, rischia di rendere più lento, rispetto ai Paesi competitors, il processo di sviluppo
tecnologico che, se attivo e dinamico, assorbirebbe rapidamente le nuove competenze uscite dal
sistema di istruzione e di formazione, elevando i rendimenti dell’investimento in capitale umano per
l’offerta di lavoro, sia in termini occupazionali che retributivi, e ampliando i margini di profitto per le
imprese”29.
Esemplificando, in base alle previsioni di crescita per il nostro Paese, a un estremo si registra una
crescita piuttosto sostenuta di ingegneri, di specialisti nella formazione, di tecnici delle attività
assicurative e di specialisti in scienze giuridiche; all’altro estremo di assiste ad un’espansione di
28
Il cambiamento delle opportunità lavorative, di Elisabetta Olivieri, Questioni di Economia e Finanza (Occasional Papers),
Banca d’Italia Eurosistema, numero 117, febbraio 2012.
29
Rapporto Le competenze per l’occupazione e la crescita, Isfol 2012.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
artigiani, di operai addetti alla pulizia e all’igiene degli edifici e di personale non qualificato addetto a
servizi di pulizia30.
La prassi dimostra come un maggiore investimento in formazione, associato ad un titolo di studio più
elevato, offra, generalmente, un maggior profilo di occupabilità, un migliore profilo lavorativo e una
retribuzione più elevata, una riduzione del rischio di perdita di lavoro. Tuttavia il maggiore
rendimento, atteso in relazione ad un titolo di studio elevato, è mediamente più basso rispetto ad
altri Paesi ed appare in diminuzione costante nel tempo. Il problema nasce da un’incapacità, da parte
del sistema, di assorbire rapidamente un’offerta di capitale umano disponibile: “i laureati prodotti
dal sistema di istruzione sperimentano lunghi periodi di incertezza dell’occupazione e fenomeni non
marginali di sottoinquadramento”. Si tratta, però, di limiti ascrivibili esclusivamente al fronte della
domanda, considerando che “nel sistema produttivo italiano l’istruzione terziaria ha un peso pari a
due terzi rispetto alla media comunitaria e poco più della metà di Paesi nostri competitor come
Francia e Germania” e, quindi, non si può parlare di offerta in eccesso31.
Del resto, in Italia è stato osservato un fenomeno singolare, secondo il quale, ad una bassa incidenza
di occupati altamente scolarizzati, corrispondono livelli di remunerazione relativamente bassi.
Inoltre, negli anni recenti, si è osservata una progressiva riduzione dei risultati salariali legati
all’investimento in istruzione Tale trend scoraggia un innalzamento della scolarizzazione e, più in
generale, l’investimento in capitale umano. Ciò incide sulla dinamica dell’intero sistema produttivo,
riducendo lo stimolo verso l’innovazione tecnologica, che, a sua volta, contribuisce ad accrescere la
domanda di capitale umano e, dunque, i rendimenti dell’istruzione.32.
In Italia il fenomeno dell’overeducation assume proporzioni inusuali, soprattutto se si considera che
interessa principalmente quanti sono in possesso di un titolo di studio di livello universitario. Circa il
40% dei laureati svolge, infatti, un lavoro per il quale sarebbe richiesto un livello di istruzione più
basso. Le cause sono riconducibili ad alcuni aspetti strutturali del mercato del lavoro italiano: un
sistema produttivo basato sulla piccola impresa a conduzione familiare e sul terziario tradizionale,
poco incline all’innovazione; un sistema educativo che privilegia la formazione teorica, poco adatta
alle esigenze delle imprese; un sistema creditizio poco incline al rischio e dunque al finanziamento di
progetti innovativi; un sistema di intermediazione fra domanda e offerta di lavoro poco efficiente,
che si affida, in particolare, alle reti sociali.
Inoltre, in Italia, nonostante l’offerta di posti di lavoro a elevato contenuto di qualificazione sia
limitata rispetto ad altri Paesi europei, soltanto una parte di questi viene ricoperta da persone che
hanno alle spalle studi universitari. Un paradosso che appare ancora più pronunciato se si considera
che in Italia la quota di persone con titoli di studio universitari è nettamente inferiore rispetto alla
media europea, in particolare per la fascia di età più giovane. Nel 2011 l’incidenza di persone di 2564 anni con titolo universitario sul totale della popolazione era in Italia del 15,0%, a fronte di una
media comunitaria pari a EU27 26,8% e con valori nazionali pari a 36,8% del Regno Unito, 31,6% per
la Spagna, 29,8% per la Francia33.
30
Ibidem.
Ibidem.
32
Ibidem.
33
Ibidem.
31
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
2.3
Le prospettive occupazionali nel mercato del lavoro italiano
Le rilevazioni condotte dal Sistema Informativo Excelsior, per quanto riguarda il fabbisogno di
manodopera straniera prevista dalle imprese, evidenziano come nel secondo trimestre 2012 le
assunzioni di manodopera straniera potranno attestarsi, al massimo, sulle 38.990 unità, 13.890
richieste in più rispetto al primo trimestre. L’aumento è strettamente legato al settore dei Servizi – in
particolare, Servizi di alloggio, ristorazione e turistici - in cui confluisce nel secondo semestre,
secondo le previsioni, circa il 90% dei lavoratori stranieri.
Diverso l’andamento delle assunzioni nel settore delle Costruzioni, dove si prevede un calo pari a
2.580 assunzioni (da 21,2% a 9,8%), nel settore delle Industrie tessili e dell’Industrie metallurgiche e
dei metalli, con una conseguente incidenza negativa sull’intero settore dell’industria.
Ulteriori indicazioni vengono dal Modello previsionale sui fabbisogni di occupazione straniera,
elaborato da Italia Lavoro su indicazione della Direzione Immigrazione del Ministero del lavoro34.
Nel Modello elaborato in relazione al 2011 si evidenziava un processo di sostanziale stabilizzazione
dei fabbisogni occupazionali del sistema economico italiano, come conseguenza della contrazione
produttiva legata alla crisi economica. Tendenza destinata, come emerso, a protrarsi per i prossimi
tre o quattro anni. Tali risultanze individuano come prioritario non tanto l’ingresso in Italia di nuovi
lavoratori stranieri, quanto, piuttosto, il miglioramento dei sistemi informativi sulle opportunità di
lavoro a livello territoriale e settoriale, nell’ottica di evitare inefficienza allocative.
Anche il Modello relativo al 2012 conferma le previsioni dell’anno precedente, valutando che, anche
di fronte ad un’eventuale domanda di lavoro aggiuntiva, che potrebbe riguardare settori come la
ristorazione e i servizi di cura, gli stranieri già presenti sul territorio italiano garantirebbero una
risposta sufficiente, soprattutto tenendo conto dell'impatto del fenomeno dei ricongiungimenti e
della libera circolazione della frazione comunitaria dei lavoratori stranieri.
Le previsioni relative all’evoluzione della domanda e dell’offerta di lavoro per il decennio 2012-2022
non individuano particolari cambiamenti per quanto riguarda le esigenze di manodopera immigrata
da parte del sistema produttivo, vista la concomitanza di diversi fattori: la crisi economica
internazionale in atto; l’impatto, sul fronte occupazionale italiano, della recente riforma del sistema
pensionistico; la tendenza delle imprese a ridurre i costi, migliorare l'efficienza, aumentare la
produttività attraverso riorganizzazioni interne che presuppongono una riduzione della forza lavoro.
Se, come previsto, ambiti come l’assistenza familiare e le professioni poco qualificate del terziario
richiederanno nuova manodopera straniera, tale richiesta sarà soddisfatta attraverso lo stock di
disoccupazione che si è creato negli ultimi anni: in percentuale, tra il 2008 e il 2011, la
disoccupazione degli stranieri aumenta, infatti, oltre cinque volte quella degli italiani (+91,8% contro
+17,5%). In valori assoluti, i disoccupati stranieri passano dai 162.000 del 2008, ai 274.000 del 2010,
fino ai 310.000 nel 2011. Solo a partire dal 2017, solo nelle regioni del Nord Italia e, in particolare,
per la componente femminile, potrà manifestarsi un disequilibrio tra domanda e offerta di fronte al
quale si renderà opportuno l’ingresso nel mercato del lavoro italiano di nuove lavoratrici straniere.
34
Secondo Rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati, Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche
di Integrazione (a cura di), 2012.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
3.
Le politiche per favorire il riconoscimento dei lavoratori stranieri altamente qualificati
Le politiche per l’immigrazione si distinguono in due macro-gruppi:
da un lato, i provvedimenti legati alla selezione dei migranti e al loro insediamento, relativi
alla fase che precede e quella immediatamente successiva all’arrivo del migrante nel Paese
ospitante;
dall’altro lato, le politiche e i programmi successivi all’ingresso della persona nel Paese,
finalizzate al miglioramento della vita sociale ed economica di questi soggetti35.
In questa sede è utile richiamare le misure introdotte a livello europeo e nazionale, con riferimento
specifico all’inserimento al lavoro di figure altamente qualificate provenienti da Paesi europei ed
extra-europei.
3.1 Le politiche per attirare lavoratori altamente qualificati
Per quanto riguarda il primo gruppo di politiche, questo ha l’obiettivo di intercettare un gruppo di
migranti, di attirarli nel Paese ospitante e di inserirli nel nuovo contesto. Recentemente, l’Unione
Europea e singoli Stati membri si sono mossi verso sistemi sempre più sofisticati, finalizzati a gestire il
fenomeno migratorio.
Ne è un esempio la Blue Card, iniziativa promossa dall’Unione Europea con l’obiettivo di rendere
l’Europa maggiormente attrattiva per migranti extracomunitari. La Direttiva 2009/50/CE DEL
CONSIGLIO del 25 maggio 2009 sulle condizioni di ingresso e soggiorno di cittadini di paesi terzi che
intendano svolgere lavori altamente qualificati presenta alcuni requisiti minimi, rispetto ai quali i
singoli Stati membri hanno ampi margini di discrezionalità in fase di applicazione.
La Direttiva riguarda “cittadini di paesi terzi che chiedono di essere ammessi nel territorio di uno Stato
membro per svolgere un lavoro altamente qualificato a norma della presente direttiva” e intende
determinare:
“a) le condizioni di ingresso e di soggiorno per periodi superiori a tre mesi, nel territorio degli Stati
membri, di cittadini di paesi terzi che intendano svolgere lavori altamente qualificati in quanto titolari
della Carta blu UE e dei loro familiari;
b) le condizioni di ingresso e di soggiorno dei cittadini di paesi terzi e dei loro familiari di cui alla
lettera a), in Stati membri diversi dal primo Stato membro”.
Per comprendere pienamente la portata della Direttiva è opportuno chiarire i principali concetti
utilizzati nel documento:
“cittadino di un paese terzo” è chiunque non sia cittadino dell’Unione;
“lavoro altamente qualificato” è il lavoro di una persona che è tutelata in quanto lavoratore dal
diritto nazionale del lavoro e/o in conformità della prassi nazionale, indipendentemente dal
rapporto giuridico, al fine di esercitare un lavoro reale ed effettivo per conto o sotto la direzione
di un’altra persona, è retribuito, e possiede una competenza specifica e adeguata, suffragata da
qualifiche professionali superiori;
per “qualifiche professionali superiori», si intendono le qualifiche attestate da titoli di istruzione
superiore o, a titolo di deroga, se previsto dalla normativa nazionale, attestate da almeno cinque
35
Ulf Rinne, The Evaluation of Immigration Policies, February 2012 IZA DP No. 6369.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
anni di esperienza professionale di livello paragonabile ai titoli di istruzione superiore e
pertinente nella professione o nel settore specificati nel contratto di lavoro o nell’offerta
vincolante di lavoro;
un «titolo di istruzione superiore», è qualsiasi diploma, certificato o altro titolo di formale
qualificazione rilasciato da un’autorità competente che attesti il completamento di un
programma di istruzione superiore post-secondaria, ossia di un insieme di corsi offerti da un
istituto di istruzione riconosciuto come istituto di istruzione superiore dallo Stato in cui è situato.
Ai fini della direttiva tale titolo di istruzione superiore è preso in considerazione a condizione che
gli studi necessari per acquisirlo abbiano durata almeno triennale;
l’”esperienza professionale” coincide con l’esercizio effettivo e legittimo della professione in
questione.
La Blue Card viene concessa nel momento in cui il lavoratore risponde a determinati requisiti:
a) presenta un contratto di lavoro valido o, secondo quanto eventualmente previsto dalla legge
nazionale, un’offerta vincolante di lavoro per svolgere un lavoro altamente qualificato avente durata
di almeno un anno nello Stato membro interessato;
b) presenta un documento attestante il rispetto dei requisiti prescritti dalla legge nazionale per
l’esercizio, da parte dei cittadini dell’Unione, della professione regolamentata specificata nel
contratto di lavoro o nell’offerta vincolante di lavoro secondo la legge nazionale;
c) per le professioni non regolamentate, presenta i documenti che attestino il possesso delle qualifiche
professionali superiori per l’attività o per il settore specificato nel contratto di lavoro o nell’offerta
vincolante di lavoro disciplinati dalla legge nazionale;
d) esibisce un documento di viaggio valido secondo quanto previsto dalla legge nazionale la domanda
di visto o il visto, se richiesto, e la prova del possesso di un permesso di soggiorno valido o di un visto
nazionale per soggiorno di lunga durata, se del caso. Gli Stati membri possono richiedere che la
validità del documento di viaggio copra almeno la durata iniziale del permesso di soggiorno;
e) dimostra di disporre o, se previsto dalla legge nazionale, di avere fatto richiesta di un’assicurazione
sanitaria a copertura di tutti i rischi contro i quali sono normalmente coperti i cittadini dello Stato
membro interessato, durante i periodi in cui non dispone di una copertura assicurativa di questo tipo
né di prestazioni corrispondenti connesse al contratto di lavoro o in virtù di esso;
f) non è considerato una minaccia per l’ordine pubblico, la pubblica sicurezza o la salute pubblica”.
Per quanto riguarda l’accesso al mercato del lavoro, la disoccupazione e le condizioni di trattamento,
la Direttiva prevede quanto segue:
“Per i primi due anni di occupazione legale nello Stato membro interessato come titolare di
Carta blu UE, la persona interessata può accedere al mercato del lavoro solo per esercitare
attività retribuite conformi alle condizioni di ammissione previste all’articolo 5. Dopo i primi
due anni, gli Stati membri possono concedere alle persone interessate lo stesso trattamento
riservato ai cittadini nazionali per quanto riguarda l’accesso al lavoro altamente qualificato.
La disoccupazione non costituisce di per sé un motivo di revoca di una Carta blu UE, a meno
che il periodo di disoccupazione superi i tre mesi consecutivi o si registri più di un periodo di
disoccupazione durante il periodo di validità di una Carta blu UE.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
I titolari di Carta blu UE beneficiano di un trattamento uguale a quello riservato ai cittadini
dello Stato membro che ha rilasciato la Carta blu”36.
Sul fronte delle politiche finalizzate ad attirare lavoratori stranieri quando si trovano ancora
all’estero, il nostro Paese non prospetta particolari benefici atti ad attrarre lavoratori stranieri
altamente qualificati, fatta eccezione per alcune iniziative relative alla loro formazione linguistica e
professionale all’estero. Del resto, il sistema normativo italiano inquadra allo stesso modo tutti gli
immigrati provenienti dall’estero, inclusi quelli altamente qualificati.
A livello istituzionale vengono riconosciute le gravi carenze che hanno contraddistinto l’approccio al
fenomeno dell’immigrazione nel passato37, limiti che hanno impedito la costruzione di politiche
adeguate al reale profilo del fenomeno e hanno portato l’opinione pubblica a fare propria una
visione distorta rispetto al ruolo dei cittadini immigrati38.
Oggi, la disponibilità di informazioni e dati articolati e strutturati sul fenomeno e le necessità poste
dalla crisi economica, impongono di rivedere gli approcci tradizionali, prestando maggiore attenzione
alle dinamiche del mercato interno rispetto alla programmazione di nuovi flussi di ingresso.
L’esigenza è quella di dare risposte alle aspettative di mobilità professionale e sociale degli immigrati,
che si trovano già da tempo in Italia, e di dare una risposta, nel contempo, alla richiesta di maggiore
produttività proveniente dalle imprese.
Soffermandosi sui lavoratori altamente qualificati non comunitari, la normativa vigente in Italia
relativamente all’ingresso e al soggiorno di tali soggetti prevede due differenti procedure: gli ingressi
nell’ambito delle quote stabilite nei flussi annuali39 (art. 21 del Testo Unico sull’immigrazione) e gli
ingressi previsti in casi particolari al di fuori delle quote40 (art. 27 del Testo Unico
sull’immigrazione)41.
36
Direttiva 2009/50/CE DEL CONSIGLIO del 25 maggio 2009.
Secondo Rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati – 2012 Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
38
Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione 2011. Gli stranieri: un valore economico per la società. Dati e
considerazioni su una realtà in continua evoluzione, Fondazione Leone Moressa.
39
“L’ingresso per motivi di lavoro nel territorio italiano è regolato con il sistema della quote annuali e la concessione del
permesso di soggiorno è subordinato alla firma del contratto di soggiorno per lavoro tra lo straniero e il suo datore di lavoro.
Il contratto è stipulato presso lo sportello unico per l’immigrazione territorialmente competente, nel quale è concentrata la
gran parte delle competenze nella procedura dell’accesso al lavoro degli immigrati.[…] L’ingresso nel territorio dello Stato
per motivi di lavoro subordinato (anche stagionale) e di lavoro autonomo di un lavoratore straniero residente all’estero, è
possibile, salvo alcuni profili professionali per i quali è consentito l’ingresso al di fuori delle quote, solo nell’ambito delle
quote massime d’ingresso annualmente stabilite dagli appositi decreti di programmazione dei flussi di ingresso per motivi di
lavoro. In via preferenziale nei decreti flussi vengono assegnate quote riservate ai lavoratori proveniente da Stati con i quali
l’Italia abbia concluso accordi finalizzati alla regolamentazione dei flussi di ingresso per motivi di lavoro ed accordi sulle
procedure di riammissione. La mancata adozione del documento programmatico triennale negli ultimi anni ha reso sempre
più difficile una determinazione numerica annuale dei flussi di ingresso, che si sono attestati – come previsto dalla
normativa vigente - sempre sul tetto fissato l’anno precedente, se pur con alcune eccezioni. La valutazione del fabbisogno si
basa su alcuni elementi come ad esempio: l’andamento generale dell’occupazione e della disoccupazione (in base alla
Rilevazione Continua delle Forze di Lavoro), i dati relativi alla popolazione straniera residente in Italia, analisi previsionale sui
fabbisogni lavorativi, le consultazioni con altre amministrazioni centrali, con assessorati regionali ed autonomie locali, con
associazioni datoriali e organizzazioni sindacali. Parallelamente, non possono non essere considerati una serie di fattori
quali: l’incertezza sull’andamento dell’economia e dell’occupazione immigrata; il rapporto tra occupazione e disoccupazione
dei residenti e nuovi ingressi dall’estero; l’aumento dei ricongiungimenti familiari, che può determinare un marcato effetto
sul mercato del lavoro; l’occupazione informale, che contribuisce a complicare le stime di fabbisogno occupazionale netto di
lavoratori stranieri; il funzionamento disomogeneo, sul territorio nazionale, dei centri per l’impiego e lo scarso raccordo dei
dati in possesso delle varie Amministrazioni coinvolte nei processi dell’immigrazione”. Cfr. Secondo Rapporto annuale sul
mercato del lavoro degli immigrati, Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di Integrazione (a cura di), 2012
40
Si tratta in generale di categorie di lavoratori in possesso di particolari professionalità (ricercatori, traduttori, infermieri,
sportivi, lavoratori dello spettacolo, giornalisti, ecc.) o il cui ingresso agevolato è motivato da particolari esigenze del mondo
37
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Di fronte al peggioramento delle condizioni occupazionali determinato dalla crisi economica, che ha
prodotto un rallentamento nei flussi di ingresso, molti Paesi hanno reagito contenendo
ulteriormente gli ingressi regolari e irregolari. Da valutare, tuttavia, come il tentativo, in particolare,
di diminuire i flussi legali dell’immigrazione possa portare all’aumento dell’immigrazione irregolare,
riducendo la disponibilità di manodopera in alcuni settori - e quindi rallentando la ripresa –e,
contemporaneamente, esponendo i lavoratori stranieri ad un maggior rischio di sfruttamento.
Tra le iniziative che consentono ingressi al di fuori delle quote di presenze straniere regolamentate
dai decreti flussi, anche in Italia è stata introdotta la Carta Blu, entrata in vigore l’8 agosto, con il
Decreto legislativo n. 108 del 28 giugno 2012 “Attuazione della direttiva 2009/50/CE sulle condizioni
di ingresso e soggiorno di cittadini di Paesi terzi che intendano svolgere lavori altamente qualificati”.
Il provvedimento nasce con l’obiettivo di facilitare l’ammissione dei cittadini stranieri, di semplificare
le procedure di ammissione e permanenza sul territorio e di omogeneizzare le modalità di
inserimento. Si rivolge a cittadini di paesi terzi42 altamente qualificati che chiedono di essere
ammessi in Italia per svolgere un lavoro per più di tre mesi e offre la possibilità di ottenere uno
speciale permesso di soggiorno, la Carta blu UE, che consente l’ingresso in qualsiasi periodo
dell’anno. Le nuove disposizioni si applicano anche ai cittadini stranieri che si trovano già in Italia
regolarmente e che hanno i requisiti previsti dal decreto.
produttivo (contratto di appalto, distacco di lavoratori specializzati) o di mobilità internazionale (vacanze lavoro, stages di
formazione, volontariato ecc.). Sono, pertanto, tali esigenze e peculiarità le ragioni che stanno alla base del canale ad hoc
che viene riservato a tali ingressi, per i quali, oltre a non esservi un tetto numerico è, di regola, prevista una procedura
semplificata per il rilascio del nullaosta al lavoro. Trattandosi di ingressi che non soggiacciono a limitazioni numeriche, gli
stessi sono tuttavia soggetti ad una serie di vincoli e limitazioni che non incontrano invece i lavoratori che fanno ingresso in
Italia nell’ambito del decreto flussi secondo l’ordinaria procedura prevista per l’assunzione di lavoratori extracomunitari
dall’estero. Una prima limitazione riguarda la durata di tali soggiorni i quali non possono superare, comprese le eventuali
proroghe o rinnovi, il periodo complessivo di quattro anni (cinque anni nel caso di dirigenti o personale altamente
specializzato in distacco). Le uniche eccezioni a tale regola sono previste in caso di assunzione di lettori e professori
universitari, ricercatori ed infermieri, i quali possono essere assunti anche a tempo indeterminato. Una seconda limitazione
che incontrano i lavoratori che fanno ingresso in Italia ai sensi dell’art. 27 t.u. riguarda lo stretto vincolo previsto dal
legislatore tra il permesso di soggiorno ed il rapporto di lavoro per il quale viene rilasciato il nullaosta all’ingresso. In pratica,
salvo alcune eccezioni, in caso di cessazione del rapporto di lavoro, il permesso di soggiorno rilasciato al di fuori delle quote
non può essere utilizzato per svolgere una diversa attività lavorativa: per continuare a soggiornare regolarmente in Italia ed
ottenere, qualora possibile, il rinnovo del permesso di soggiorno, il lavoratore deve quindi continuare a svolgere lo stesso
lavoro per la quale è stato originariamente assunto. Tali permessi di soggiorno, salvo alcune eccezioni, non sono inoltre
convertibili”. Cfr. Secondo Rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati, Direzione Generale dell’Immigrazione e
delle Politiche di Integrazione (a cura di), 2012.
41
A cura di Maria Paola Nanni, Franco Pittau, Antonio Ricci, European Migration Network – Italian National Contact Point
Centro Studi e Ricerche Idos In collaborazione con il “Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes”I lavoratori
altamente qualificati non comunitari: il caso italiano, Roma, marzo 2007.
42
Si consideri che in Italia, come emerge dal Secondo Rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati, “il quadro
complessivo delle aree di origine delle comunità straniere nel 2011, mostra la netta prevalenza della componente europea
(53,4%, 2.441.467 persone). Si tratta per lo più di comunità provenienti dalle regioni Centro-Orientali del continente tra cui
spicca la presenza di stranieri provenienti dai Paesi UE di nuova adesione (26%) e da Paesi non UE dell’Europa centrale
(23,9%). Solo il 3,7% degli europei proviene dai Paesi dell’area euro. Dall’Africa proviene il 21% della popolazione straniera
di cui il 14,9% dall’area settentrionale. I cittadini stranieri provenienti dall’Asia sono il 16,8% di cui la gran parte dell’area
centrale (8%). Dall’America proviene infine, l’8,1% della popolazione straniera residente, quasi totalmente, comunque, dai
paesi dell’America centrale e meridionale(7,7%). Ma il dato saliente che emerge dalla lettura delle serie storiche è la
profonda trasformazione della composizione delle comunità. Tra il 1981 ed il 2011 le trasformazioni sono state radicali basti
pensare che le undici oggi più numerose, nel 1981 rappresentavano circa il 6% del totale degli stranieri residenti mentre
oggi ne rappresentano il 66% - Cfr. Secondo Rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati, Direzione Generale
dell’Immigrazione e delle Politiche di Integrazione (a cura di), 2012.
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
In base al Decreto, è “lavoratore straniero altamente qualificato”43 chi ha completato in patria un
percorso di istruzione superiore di durata almeno triennale e ha ottenuto la relativa qualifica
professionale che rientri nei livelli 1, 2 e 3 della classificazione Istat delle professioni CP 201144
Tali politiche sono esemplificative di un nuovo approccio, secondo il quale l’immigrazione può
diventare un canale fondamentale attraverso il quale dare una risposta alla crescente domanda di
lavoratori altamente qualificati.
Altro elemento su cui insistere, per attrarre personale altamente qualificato, è rappresentato dal
riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all’estero. In realtà, in Italia, tale riconoscimento è
particolarmente complesso e solo in parte mitigato da accordi bilaterali attivati con alcuni paesi.
Spesso gli immigrati non conoscono le procedure necessarie per far riconoscere e per valorizzare il
proprio titolo di studio ed hanno difficoltà a reperire la documentazione richiesta. Anche quando il
riconoscimento viene concesso, poi, spesso ciò avviene ad un livello inferiore rispetto a quello
effettivamente raggiunto.
Infine, se tali difficoltà riguardano in modo evidente alcune competenze (es. medicina), in ogni caso,
anche per le competenze professionali che non richiedono una certificazione, emerge il problema
dello scarso valore attribuito ai diplomi da parte dei datori di lavoro. In un paese come l’Italia, dove
prevalgono le piccole imprese, i titolari sono interessati a conoscere previamente le persone da
assumere.
3.2 Le politiche per il giusto riconoscimento ed inserimento al lavoro di figure altamente
qualificate
Per quanto riguarda, poi, i programmi successivi all’ingresso della persona nel Paese ospitante, in
materia di occupazione è utile soffermarsi sulle politiche attive. Tra queste, individuiamo i programmi
rivolti a specifici gruppi target (ad esempio programmi di accompagnamento per i giovani, iniziative
di formazione ed inserimento dedicate ai disabili, ecc.) oppure ad una platea più ampia (centri per
l’impiego, programmi formativi, sostegno all’autoimprenditorialità).
In Italia il sistema di intermediazione tra domanda e offerta di lavoro non prevede particolari
interventi per quanto riguarda il reperimento di manodopera straniera. I lavoratori stranieri regolari,
infatti, si rivolgono, come gli italiani, alla rete dei Servizi per il lavoro pubblici e a quella degli
operatori autorizzati. Presso i Centri per l’impiego il lavoratore straniero in cerca di occupazione ha la
possibilità di essere formalmente riconosciuto come disoccupato, sottoscrivendo la Dichiarazione di
Immediata Disponibilità al lavoro ed avviando un Piano individuale di inserimento lavorativo, che
prevede diverse misure di orientamento, counselling e formazione. In base ai dati forniti dai Centri,
43
Decreto legislativo n. 108 del 28 giugno 2012 “Attuazione della direttiva 2009/50/CE sulle condizioni di ingresso e
soggiorno di cittadini di Paesi terzi che intendano svolgere lavori altamente qualificati”.
44
1 - LEGISLATORI, IMPRENDITORI E ALTA DIRIGENZA (1.1 - Membri dei corpi legislativi e di governo, dirigenti ed equiparati
dell'amministrazione pubblica, nella magistratura, nei servizi di sanità, istruzione e ricerca e nelle organizzazioni di interesse
nazionale e sovranazionale ; 1.2 - Imprenditori, amministratori e direttori di grandi aziende ; 1.3 - Imprenditori e
responsabili di piccole aziende); 2 - PROFESSIONI INTELLETTUALI, SCIENTIFICHE E DI ELEVATA SPECIALIZZAZIONE (2.1 Specialisti in scienze matematiche, informatiche, chimiche, fisiche e naturali; 2.2 - Ingegneri, architetti e professioni
assimilate; 2.3 - Specialisti nelle scienze della vita; 2.4 - Specialisti della salute; 2.5 - Specialisti in scienze umane, sociali,
artistiche e gestionali; 2.6 - Specialisti della formazione e della ricerca); 3 - PROFESSIONI TECNICHE (3.1 - Professioni
tecniche in campo scientifico, ingegneristico e della produzione; 3.2 - Professioni tecniche nelle scienze della salute e della
vita; 3.3 - Professioni tecniche nell’organizzazione, amministrazione e nelle attività finanziarie e commerciali; 3.4 Professioni tecniche nei servizi pubblici e alle persone).
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
nel 2011, su un totale di 211.000 lavoratori extracomunitari disoccupati, 124.000 hanno contattato il
Centro per l’Impiego, anche se solo il 30% di questi sviluppa un rapporto sistematico con gli
operatori. Per quanto riguarda i lavoratori stranieri con cittadinanza UE si rileva una tendenza
analoga: su 99.000 disoccupati, 44.000 non hanno avuto alcun contatto con i Centri per l’Impiego45.
Nonostante le iniziative di formazione e l’attività di matching tra domanda ed offerta non siano
spesso destinate in modo esclusivo agli stranieri, tuttavia, gli immigrati sono spesso sovrarappresentati in simili corsi ed attività vista l’alta percentuale di presenza di questi soggetti nelle file
dei disoccupati46.
45
Secondo Rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati, Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche
di Integrazione (a cura di), 2012.
46
Ulf Rinne, The Evaluation of Immigration Policies, February 2012 IZA DP No. 6369.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
PARTE II – I LAVORATORI STRANIERI ALTAMENTE QUALIFICATI NELLE PROVINCE DI
MODENA, PARMA, FERRARA, FORLÍ-CESENA
4. Gli obiettivi dell’indagine
L’indagine realizzata nasce con l’obiettivo di fornire alle Amministrazioni Provinciali di Modena,
Parma, Ferrara e Forlì-Cesena informazioni relative al fenomeno della qualificazione professionale
dei cittadini extracomunitari disoccupati e occupati che insistono sui quattro territori interessati.
Le Amministrazioni provinciali dell’Emilia Romagna, come previsto dalla normativa vigente in materia
a livello nazionale e regionale (D.L.vo 286/98, DPR 394/99, legge 189/02, L.R.5/2004, L.R. 47/88, L.R.
34/93), sono tenute a svolgere attività di coordinamento e di programmazione, attraverso la
predisposizione annuale del piano territoriale per l’immigrazione, il coordinamento con i centri
stranieri ubicati nella provincia, il supporto organizzativo e tecnico alla Consulta provinciale per
l’immigrazione, le attività di collaborazione e raccordo con gli altri enti territoriali per la realizzazione
di politiche di intervento a favore della popolazione nomade, le azioni di supporto e di
coordinamento alle associazioni locali impegnate nell’ospitalità temporanea di bambini stranieri.
Considerata la consistente crescita della popolazione straniera che nell’ultimo decennio ha
interessato il territorio regionale, le politiche per l’integrazione acquisiscono un ruolo di primo piano.
In particolare, l’impatto negativo prodotto negli ultimi anni dalla crisi economica, unito alla posizione
di subalternità che spesso ha interessato i cittadini stranieri nel mercato del lavoro italiano, rende
prioritario un intervento a favore delle politiche occupazionali nei confronti di persone giunte in
regione in un periodo più o meno recente.
Le Province sono impegnate da anni, con i propri Centri per l’Impiego, nell’intercettare ed
accompagnare gli immigrati che arrivano sul territorio nella ricerca di un’occupazione e
nell’inserimento sul luogo di lavoro. La vera sfida, oggi, consiste nel favorire l’inserimento di
lavoratori provenienti da Paesi extracomunitari, riconoscendo pienamente il titolo di studio
conseguito, le qualifiche ottenute e le competenze effettive maturate.
4.1 La metodologia
Attraverso interviste a lavoratori stranieri iscritti presso i Centri per l’Impiego, sono stati approfonditi
aspetti quali il profilo socio-anagrafico degli intervistati, la loro condizione lavorativa e la condizione
di istruzione e qualificazione professionale.
Più nello specifico, le interviste hanno consentito di:
definire le caratteristiche socio-anagrafiche e familiari e il percorso di immigrazione dei
singoli soggetti intervistati (cronologia del percorso migratorio individuale; mobilità sul
territorio; composizione familiare; ricongiungimenti familiari richiesti ed ottenuti);
delineare il percorso di istruzione e formazione dei singoli soggetti nel Paese di origine e fuori
da esso: percorsi formali (scuola e università)47 - considerando le forti differenze esistenti tra
47
La condizione di istruzione e qualificazione professionale viene ricondotta al sistema di istruzione e classificazione Isced.
Lo standard ISCED, promosso dall'UNESCO all'inizio degli anni settanta come strumento per fini statistici sui sistemi di
istruzione, sia all'interno di singoli Stati che in ambito internazionale, e rivisto negli anni ’90, prevede sette diversi livelli di
istruzione. Se si escludono i livelli base (Livello 0 - Istruzione pre-elementare [Pre-primary education] e Livello 1 - Istruzione
elementare o primo stadio di istruzione base [Primary education or first stage of basic education]), non pertinenti rispetto al
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
i diversi Paesi di origine potenzialmente interessati dall’indagine, viene ricostruito,
coerentemente con l’approccio dello skills mismatch, il numero di anni di studio e il numero
e la tipologia di corsi di studio terminati;
tracciare i percorsi non formali (numero corsi di formazione professionale, Paese in cui sono
stati seguiti, durata delle attività formative, tipologia di corsi);
ricostruire il percorso lavorativo e professionale, individuando il livello di riconoscimento, nel
lavoro, della qualificazione conseguita e rilevare gli ostacoli connessi ad un pieno
recepimento (numero e tipologia di esperienze lavorative, qualifica e livello contrattuale,
tipologia contrattuale, durata degli impieghi, problematiche incontrate);
approfondire le prospettive legate al riconoscimento della propria qualificazione e i percorsi
che i soggetti selezionati prevedono di intraprendere (intenzione di attivare percorsi tesi a
valorizzare la propria qualificazione professionale; rinuncia a veder riconosciute le effettive
competenze professionali maturate);
ricostruire la rete di riferimento che i soggetti hanno attivato per la valorizzazione e il
riconoscimento della propria qualifica professionale (associazioni, centri per l’impiego, istituti
di istruzione, università, ecc.).
L’analisi ha approfondito tali aspetti in relazione all’intero campione intervistato, composto da
lavoratori stranieri extracomunitari, con età inclusa tra 19 e 49 anni, occupati e disoccupati,
qualificati e non. In un secondo step, l’analisi è stata realizzata concentrandosi solamente sui soggetti
altamente qualificati, al fine di individuare tratti specifici che distinguano i percorsi di vita e
professionali di queste persone rispetto al complesso dei lavoratori stranieri.
Le interviste sono state realizzate con metodo CATI (Computer Assisted Telephone Interview), che
prevede una traccia di domande predefinita e che consente di ottenere risultati positivi in merito
all’impatto sui rispondenti - simile alle interviste telefoniche semplici -, e sulla qualità dei dati, a patto
che si evitino le piccole dimensioni campionarie e un numero eccessivo di domande aperte. La
metodologia CATI è stata scelta ritenendo che sia coerente con gli obiettivi dell’intervento e sia la
scelta più efficace per poter raccogliere, nel breve tempo disponibile, le informazioni richieste.
4.2 Il campione
L’indagine sul campo non persegue la rappresentatività statistica del fenomeno oggetto di
approfondimento, in quanto il numero di soggetti iscritti agli archivi utilizzati è limitato. Il
campionamento è, comunque, casuale: il numero di interviste da realizzare con metodologia CATI è
stato determinato in proporzione alle dimensioni degli archivi dei disoccupati, stratificati in relazione
al genere e Paese di origine. Per l’insieme delle quattro province (Modena, Parma, Ferrara, ForlìCesena) sono state realizzate 1013 interviste, suddivise come segue: 413 interviste a Modena, 200 a
Parma, 200 a Ferrara, 200 a Forlì-Cesena.
tema in oggetto, ci si concentrerà, in particolare, sui seguenti livelli: Livello 2 - Istruzione secondaria inferiore o secondo
stadio di istruzione base [Lower secondary or second stage of basic education]; Livello 3 - Istruzione secondaria superiore
[(Upper) secondary education]; Livello 4 - Istruzione post-secondaria non terziaria [Post-secondary non-tertiary education];
Livello 5 - Primo stadio dell'educazione terziaria [First stage of tertiary education]; Livello 6 - Secondo stadio dell'istruzione
terziaria [Second stage of tertiary education].
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Il numero di interviste è stato individuato mediante campionamento probabilistico stratificato, a
partire dagli archivi forniti dai Centri per l’Impiego delle quattro amministrazioni provinciali. Se
inizialmente si prevedeva di contattare occupati e disoccupati, utilizzando gli archivi di avviamenti al
lavoro e DID del Sil48, nel corso dell’indagine ci si è concentrati solamente sui disoccupati, in quanto
solo per l’archivio delle Dichiarazioni di disponibilità al lavoro (DID)49 le Province sono in grado di
fornire un database aggiornato con i recapiti telefonici, necessari per poter realizzare le interviste
con metodologia CATI. Si evidenzia, tuttavia, come tra chi risulta disoccupato al 30 settembre 2012
possono esserci anche persone che hanno in essere esperienze lavorative, anche se sporadiche e a
termine.
A Modena il database iniziale conteneva 9.163 nominativi, a Forlì-Cesena 2.959, a Parma 2.911, a
Ferrara 1.552. La stratificazione è stata realizzata per genere, con un errore relativo del 6,79% per
Modena, del 9,2% per Parma, del 9,5% per Forlì-Cesena e Ferrara.
5. I risultati dell’indagine
Nell’introdurre i risultati emersi nel corso dell’indagine diviene interessante fornire alcuni dati di
contesto relativi alla regione e alle quattro province interessate dall’indagine.
Come già anticipato, il progetto di indagine realizzato nasce con l’obiettivo di fornire alle
amministrazioni provinciali informazioni utili a strutturare interventi di accompagnamento destinati
ai cittadini stranieri con elevata qualifica professionale o titolo di studio, nell’ottica di offrire loro
opportunità di lavoro che consentano un adeguato riconoscimento del percorso fatto e delle
competenze maturate.
Nel 2011 l’Emilia Romagna si posiziona al quarto posto in Italia, in relazione al totale di occupati di 15
anni e oltre, mentre per i lavoratori extracomunitari si colloca al secondo posto dopo la Lombardia,
dimostrando un’elevata capacità di inserimento al lavoro di cittadini provenienti da Paesi extraeuropei.
I rapporti di lavoro attivati che hanno interessato cittadini provenienti da Paesi extraeuropei sono
complessivamente 150.249, concentrati prevalentemente in agricoltura, seguita dal mondo dal
settore alberghiero e della ristorazione, le attività familiari, l’industria e i servizi alle imprese50.
Le condizioni fino ad oggi favorevoli del mercato del lavoro, associate ai processi d'invecchiamento
demografico, fanno dell'Emilia-Romagna un’area che continua ad essere fortemente attrattiva non
solo per le persone provenienti da altre regioni italiane ma anche da altri Paesi.
48
48
Il Sistema Informativo Lavoro (SIL) è un insieme di strutture organizzative e risorse informatiche, collegate in rete e
attivate presso lo Stato, le Regioni, le Province e gli Enti locali per la rilevazione, l'elaborazione e la diffusione dei dati in
materia di collocamento e di politiche attive per l'occupazione. Tra i dati che il SIL mette a disposizione, l’aspetto più critico
riguarda la condizione di istruzione e la qualificazione professionale, informazioni non sempre disponibili per l’elevata
diversificazione di tali variabili rispetto alla classificazione Isced diffusa a livello europeo.
49
Lo stato di disoccupazione, viene riconosciuto solo a coloro che dichiarino al Centro per l’Impiego competente per
domicilio l’immediata disponibilità al lavoro (DID). La dichiarazione di disponibilità comporta l’impegno di accettare le
iniziative di promozione dell’occupazione del Centro per l’Impiego (occasioni di lavoro, tirocini, corsi di formazione
professionale, di orientamento, di miglioramento della propria occupabilità). Con tale documento l’utente dichiara, oltre ai
propri dati anagrafici, gli eventuali precedenti lavorativi, la propria situazione reddituale, il carico familiare.
50
Secondo Rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati, Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche
di Integrazione (a cura di), 2012
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Come evidenziato dal Cnel51, sono diversi i fattori oggettivi e misurabili che possono favorire i
processi di integrazione degli immigrati in un territorio: il lavoro, la casa, l’accesso al welfare (scuola,
sanità, previdenza, ecc.), il percorso di ricongiungimento familiare, il diritto di voto, l’acquisizione
della cittadinanza.
Rispetto a tali fattori, in ciascun territorio sono disponibili dati statistici aggregati provenienti da fonti
ufficiali di rilevamento che consentono di effettuare una prima analisi del livello di integrazione.
Analisi certamente non esaustiva se si considera che l’integrazione è un fenomeno
multidimensionale, fortemente condizionato anche da fattori individuali, riconosciuto più come
processo che come status52. Tuttavia, le informazioni consentono di fotografare la realtà locale
individuandone i tratti più salienti.
In particolare, nell’analisi del Cnel, il potenziale di integrazione di ogni territorio viene individuato
attraverso la combinazione di diversi indici, tra cui l’indice di inserimento occupazionale53, che
analizza le diverse opportunità di inserimento che i territori regionali e provinciali offrono ai
lavoratori immigrati sul piano quantitativo e qualitativo.
A livello regionale in testa alla graduatoria troviamo Toscana (69,9), Emilia Romagna (69,9) e il Friuli
Venezia Giulia (69,5), con valori prossimi a 70 (e dunque, ancora parzialmente migliorabili se si
considera che i punteggio massimo potenziale è pari a 100). Seguono altre regioni centrosettentrionali: Lombardia (64,5), Veneto (63,8), Lazio (63,2), Piemonte (62,7), Liguria (61,9) e Umbria
(61,0). Prima regione meridionale in graduatoria è l’Abruzzo, l’unica dell’intero Mezzogiorno a far
registrare un valore trasformato superiore a 40 (44,2). Le condizioni più carenti si riscontrano in
Puglia (21,1), Calabria (28,9) e Basilicata (30,5).
Per quanto riguarda l’indicatore di impiego della manodopera immigrata, che esprime l’incidenza
percentuale dei nati all’estero sul totale degli occupati registrati dall’Inail nel corso del 2009, in un
range compreso tra il valore 100 del Trentino e il valore 1 della Sardegna, l’Emilia Romagna si
posiziona al 3° posto con un punteggio pari a 71,9. Per quanto riguarda le province, tra il 1° posto di
Bolzano (100) e il 103° posto di Cagliari, Forlì-Cesena ottiene un punteggio pari a 78,9 (10°), Modena
72,1 (14°), Parma 65,3 (21°), Ferrara 47,8 (55°).
L’indicatore della capacità di assorbimento del mercato lavorativo, che esprime nel rapporto tra il
numero di lavoratori nati all’estero assunti nel corso dell’anno (2009) e il numero di quelli che nello
stesso periodo di tempo hanno conosciuto una cessazione del rapporto di lavoro, a prescindere dalla
51
Indici di integrazione degli immigrati in Italia. Attrattività e potenziale di integrazione dei territori italiani, VIII Rapporto
Cnel - Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, 2012
52
Secondo i Princìpi Fondamentali Comuni per la Politica di integrazione degli immigrati nell’UE (Documento del Consiglio
dell’UE 14615/04) essa è “un processo dinamico e bilaterale di adeguamento reciproco da parte di tutti gli immigrati e di
tutti i residenti degli Stati membri”; e nella recente Agenda europea per l’integrazione dei cittadini dei paesi terzi (COM
(2011) 455) si conferma che l’integrazione “è un processo evolutivo, che […] comincia dalla base […] secondo un autentico
approccio dal basso, a contatto con la realtà locale”, “tramite la partecipazione”.
53
Indice di inserimento occupazionale: Indicatore di impiego della manodopera immigrata: % di nati all’estero tra i
lavoratori risultati occupati nel corso dell’anno (2009) – fonte: Inail; Indicatore della capacità di assorbimento del mercato
lavorativo: rapporto tra il numero di lavoratori nati all’estero assunti nel corso dell’anno e il numero di quelli che hanno
cessato il rapporto di lavoro (perché licenziati, dimissionati o con contratto scaduto e non rinnovato) nel corso dello stesso
anno (2009), moltiplicato per 100 – fonte: Inail; Indicatore di reddito: importo, in euro, del reddito medio annuo pro capite
stimato della popolazione straniera di paesi esterni all’UE a 15 Stati (2008) – fonti: Inps e Istituto “Tagliacarne”; Indicatore
della tenuta occupazionale femminile: % delle lavoratrici nate all’estero risultate occupate nel corso dell’anno che non
hanno avuto cessazioni del rapporto di lavoro durante lo stesso anno (occupate al netto delle cessate) (2009) – fonte: Inail;
Indicatore di lavoro in proprio: % di titolari d’impresa stranieri sul totale dei titolari d’impresa (2009) – fonte:
Unioncamere/Cna
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
ragione (licenziamento, dimissioni, scadenza con mancato rinnovo del contratto), moltiplicato per
100. A questo proposito, se il valore di riferimento è superiore a 100, si attesta un’eccedenza degli
assunti sui cessati e, quindi, un saldo occupazionale positivo su base annua; se, al contrario, il valore
è inferiore a 100 esso indica una prevalenza dei cessati sugli assunti nel corso dell’anno, ovvero un
saldo occupazionale negativo. A livello regionale troviamo alcune realtà con un rapporto
percentualizzato tra assunti e cessati superiore a 100, ad indicare un mercato occupazionale
tendenzialmente in grado di assorbire più lavoratori stranieri di quanti ne escluda. Si tratta di regioni
meridionali (Basilicata (104,4), Sicilia (102,1), Sardegna (101,9), Calabria (101,9) e Campania (101,8)),
con la sola eccezione della Liguria (102,2). Registrano valori prossimi all’equilibrio tra assunti e cessati
tre regioni del Centro: Lazio (101,3), Umbria (100,9) e Toscana (99,3). Seguono (con un rapporto tra
assunti e cessati favorevole ai secondi) Emilia Romagna (97,5), Abruzzo (97,2), Puglia (97,1) e Molise
(96,9). Concludono la classifica Friuli Venezia Giulia (93,4), Lombardia (93,8) e Marche (91,4). Per
quanto riguarda le Province, in un range incluso tra 100 (Cagliari) e 1 (Pesaro-Urbino), Ferrara si
posiziona al 44° posto (63,6), Forlì-Cesena al 49° (61,4), Parma al 66° (54,4), Modena all’83° (41,6).
L’indicatore di reddito si basa sull’importo, in euro, del reddito medio annuo pro capite stimato della
popolazione immigrata proveniente da un paese esterno all’Unione Europea nel suo assetto
originario a 15 Stati, riferito al 2008. Le regioni del Mezzogiorno sono tutte raccolte in fascia minima,
con l’unica eccezione dell’Abruzzo (reddito medio annuo pro capite di 8.563,02 euro), in fascia bassa
insieme al Lazio (9.509,54 euro). Chiudono la classifica, con importi inferiori agli 8.000 euro,
Campania (6.997,98), Calabria (7.068,51), Sicilia (7.438,03) e Puglia (7.745,60). Per le province, tra il
100 di Reggio Emilia e l’1 di Foggia, Modena ottiene un punteggio pari a 73,6 (14°), Parma 63,5 (30°),
Forlì-Cesena 50,9 (46°), Ferrara 35,9 (62°).
Per quanto riguarda la tenuta dell’occupazionale femminile, l’indicatore relativo misura l’incidenza
percentuale, sul totale delle donne nate all’estero occupate nel corso del 2009, di quelle che, durante
lo stesso anno, non hanno conosciuto un’interruzione dell’attività lavorativa (cessazione dal lavoro
per licenziamento, dimissioni o mancato rinnovo alla scadenza del contratto), mantenendo così la
continuità occupazionale e godendo di un posto di lavoro stabile, almeno su base annua. Nella
classifica regionale, l’Emilia Romagna è al 13° posto, con un valore pari a 58,2. Al primo posto il Lazio,
all’ultimo la Calabria. Per quanto riguarda le province, tra il valore massimo di Lecce e quello minimo
di Foggia, Parma si colloca la 24° posto (84,8), Modena al 36° (81,0), Forlì-Cesena al 94° (38,3),
Ferrara al 96° (32,8).
Infine, l’indicatore di lavoro in proprio si esprime nell’incidenza percentuale dei titolari di impresa
stranieri sul totale dei lavoratori registrati nella stessa posizione, misurando un fenomeno che è,
complessivamente, in consistente crescita già dalla metà degli anni ’90. L’Emilia Romagna si colloca al
3° posto, tra Toscana, al primo, e Basilicata, all’ultimo. Per quanto riguarda le province, Parma (75,9)
è la prima tra le realtà considerate e al 14° posto della classifica nazionale (guidata da Prato e Reggio
Emilia e chiusa da Potenza), Modena è al 22° posto (67,9), Forlì-Cesena al 40° (52,4), Ferrara al 49°
(41,3).
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
5.1 La popolazione straniera nella provincia di Modena
La popolazione straniera in Provincia di Modena nel 2011 è pari a 94.359 persone. Con un
progressivo aumento nell’arco del triennio 2009 e 2011, pari ad un incremento di 11.763 unità. Nel
2011 il 38,58% proviene dall’Africa, seguito dal 24,06% che proviene da Paesi europei al di fuori
dell’Unione, il 19,30% da Asia ed Oceania, il 15,30 da altri Stati membri. Meno del 3% proviene
dall’America o è apolide.
Nella realtà modenese, la comunità marocchina rappresenta il contingente più numeroso (18.854
unità, il 20% degli stranieri residenti al 1 gennaio 2012). Il contingente rumeno rappresenta il 12,6%
della comunità regionale, alla seconda posizione della classifica provinciale per numerosità assoluta.
Se nel 2009 erano leggermente più numerosi gli uomini, nel 2011 le percentuali si invertono, con una
prevalenza, seppur contenuta, di presenze femminili. Tale processo è la conseguenza dei
ricongiungimenti familiari (avvenuti soprattutto negli anni che precedono le disposizioni limitative
previste dalla Legge N.189 del 2002) e dei provvedimenti di regolarizzazione delle colf e delle badanti
che hanno riguardato, in misura consistente, la componente femminile del flusso migratorio.
Nel 2011 il 61,8% degli stranieri residenti ha un’età compresa tra 19 e 49 anni.
Tab. 9 – Popolazione straniera residente nella provincia di Modena. Distribuzione per genere.
Provenienza
Europa UE
(Unione
europea) Stati membri
Europa
EXTRAUE
TOTALE
Africa
TOTALE
America
Asia e
Oceania
Apolide
TOTALE
CITTADINI
STRANIERI
Totale %
Maschi
2011
Femmine
Totale
%
2011
Totale
13.640
5.574
8.861
14.435
15,30
12.570
21.535
9.358
13.348
22.706
24,06
20.017
14.740
34.757
20.874
15.529
36.403
38,58
2.242
828
1.606
2.434
899
1.698
2.597
2,75
6.696
15.185
9.472
7.502
16.974
10.136
8.077
18.213
19,30
2
2
4
2
4
6
2
3
5
0,01
41.836
40.760
82.596
44.584
44.762
89.346
46.843
47.516
94.359
100
50,65
49,35
100
49,90
50,10
100
49,64
50,36
100
Maschi
2009
Femmine
Maschi
2010
Femmine
Totale
Totale
5.184
7.895
13.079
5.300
8.340
8.312
10.871
19.183
8.965
19.116
13.787
32.903
733
1.509
8.489
Fonte: elaborazione Poleis su dati Osservatorio demografico provincia di Modena.
Come evidenziato dal Rapporto demografico 2012 della Provincia di Modena, “nel medio periodo, pur
assumendo un apporto delle componenti demografiche (fecondità, sopravvivenza) particolarmente
contenuti e flussi migratori nulli, corrispondenti all’ipotesi bassa delle previsioni di popolazione, le
persone in età 25-49 anni, che ammontano a 257.962 unità all’inizio del 2012, vedrebbero la loro
consistenza ridotta a poco più di 236.000 unità nel 2021. Una simile riduzione nella parte giovane
della popolazione attiva lascia intravedere ulteriori spazi lavorativi per i flussi migratori, anche al solo
fine di mantenere l’attuale numero di occupati/posti di lavoro. Ovviamente il fenomeno verrà
regolato dalla crisi economica, dalla politica economica delle imprese, dalla tecnologia, dalla
domanda di servizi da parte delle famiglie, dalle differenze di sviluppo e di reddito fra le diverse aree
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
del mondo, delle barriere giuridiche all’entrata dei flussi, ecc… tutti fattori, talora contrastanti, che
determineranno la consistenza del fenomeno migratorio nella realtà provinciale modenese e nel
nostro Paese”54.
5.1.1
L’attrattività occupazionale nella provincia di Modena
Nella provincia di Modena oltre il 20% degli occupati è straniero (Caritas-Migrantes, 2011) e, in base
alle previsioni di assunzioni destinate al personale immigrato dell’indagine Excelsior-Unioncamere,
rispetto al I trimestre 2012, è prevista una domanda significativa di forza lavoro per le professioni
intellettuali (35,6%) e le professioni commerciali (37,0%).
Per quanto riguarda il grado e la qualità dell’inserimento lavorativo degli immigrati nel mercato
locale, come emerge dai dati del rapporto Cnel sull’attrattività e il potenziale di integrazione dei
territori italiani, Modena si posiziona al 15° posto, con un Indice di inserimento occupazionale che si
attesta su un valore di 67,3. Il risultato ottenuto è in linea con i migliori posizionamenti individuati a
livello nazionale, dove nessuna realtà ottiene un punteggio massimo.
Tra gli indicatori che compongono l’indice di inserimento occupazionale, il primo è l’Indicatore di
impiego della manodopera immigrata, che rappresenta l’incidenza percentuale dei nati all’estero sul
totale degli occupati registrati dall’Inail nel corso del 2009. A tal proposito, Modena si colloca al 14°
posto, con un valore pari a 72,1, seconda tra le quattro province interessate dal progetto di indagine
presentato in questo documento.
Per quanto riguarda l’indicatore della capacità di assorbimento del mercato lavorativo, che esprime il
rapporto tra il numero di lavoratori nati all’estero assunti nel corso dell’anno (2009) e il numero di
quelli che nello stesso periodo di tempo hanno conosciuto una cessazione del rapporto di lavoro
(moltiplicato per 100), la provincia di Modena è all’83° posto, con un punteggio pari a 41,6 (ultima tra
le quattro province qui commentate).
L’indicatore di reddito (costruito sull’importo, in euro, del reddito medio annuo pro capite stimato
della popolazione immigrata proveniente da un paese esterno all’Unione Europea nel suo assetto
originario a 15 Stati, riferito al 2008) vede Modena al 14° posto (prima tra le quattro province
analizzate), con un valore che si attesta su 73,6.
Il successivo indicatore, relativo alla tenuta occupazionale femminile, misura quanto incidono in
percentuale, sul totale delle donne nate all’estero occupate nel corso del 2009, quelle che, durante lo
stesso anno, non hanno conosciuto un’interruzione dell’attività lavorativa. Modena si colloca al 36°
posto, con un valore di 81,0 (seconda tra le quattro province analizzate).
L’indicatore di lavoro in proprio, che esprime l’incidenza percentuale dei titolari di impresa stranieri
sul totale dei lavoratori registrati nella stessa posizione, vede la provincia di Modena al 22° posto,
con un punteggio pari a 67,9.
Come evidenziato dal Rapporto sull’immigrazione 2010 della Provincia di Modena, “per territori
caratterizzati da un invecchiamento elevato, quali la provincia di Modena e l’Emilia-Romagna più in
generale, gli stranieri arrivano […] a costituire una parte rilevante della popolazione in età lavorativa,
colmando i vuoti generazionali lasciati dagli autoctoni”.
54
Rapporto Osservatorio Demografico 2012. 1° gennaio 2012. I cittadini stranieri residenti in provincia di Modena,
settembre 2012, Provincia di Modena.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Nel contesto modenese, l’immigrazione è stata determinante per il mercato del lavoro locale, se si
considera che, in base ai dati INAIL, i lavoratori che hanno effettuato almeno un versamento
contributivo nel 2009 costituiscono attualmente oltre il 19% del totale degli occupati, con
un’incidenza percentuale maggiore rispetto alla popolazione straniera residente (11,5%). Tale dato
evidenzia la concentrazione dei migranti nelle età in cui si partecipa maggiormente al mercato del
lavoro, tra i 15 ed i 64 anni di età, dove invece rappresentano il 14% (il 20% circa tra i lavoratori più
giovani, fino a 39 anni).
Il contributo della componente immigrata, negli anni 2000, rappresenta circa un quarto dell’aumento
del numero complessivo di occupati delle imprese della provincia, contributo che ha compensato le
minori entrate sul mercato dei giovani italiani, dovute, da un lato, all’allungamento del percorso di
studio e, dall’altro lato, alla diminuzione della popolazione giovane autoctona.
5.1.2
I lavoratori extracomunitari nella provincia di Modena
Le interviste realizzate a Modena sono complessivamente 413, di cui 410 con persone domiciliate
nella provincia stessa, 2 con persone domiciliate a Parma e 1 a Ferrara. L’iscrizione al Centro per
l’Impiego di un territorio, non esclude, infatti, che vi siano stati trasferimenti successivi in altri
contesti. L’intervista è stata realizzata solamente con coloro che sono domiciliati in una delle quattro
province interessate dal progetto.
Prima di approfondire alcune questioni specifiche legate al tema oggetto di indagine – quindi il
riconoscimento sul lavoro della qualifica e del titolo di studio elevati conseguiti da cittadini
extracomunitari – è utile delineare il profilo dell’intero campione intervistato in relazione alle
caratteristiche socio-anagrafiche, alla composizione familiare e al percorso di immigrazione, con
particolare attenzione al percorso di formazione e di lavoro. Ciò consentirà, come già anticipato, di
porre a confronto il campione ed i soggetti qualificati, individuando rispetto a questi ultimi, eventuali
peculiarità.
5.1.2.1 Il profilo socio-anagrafico e il nucleo familiare
Tra gli intervistati le donne prevalgono, assestandosi su un valore di 60,3%.
Tab. 10 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Modena. Distribuzione per genere.
%
Donne
60,3
Uomini
39,7
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Si tratta prevalentemente di giovani, se si considera che il 58,1% ha un’età compresa tra 19 e 29 anni
e l’altra metà del campione ha tra i 30 e i 37 anni. Per quanto riguarda la provenienza degli
intervistati, i dati evidenziano una maggiore incidenza della componente femminile per gli stranieri
provenienti dall’Africa (34,6% su 60,3% di africani nel complesso), dall’America (3,1% su 3,6%
americani totali), dall’Europa extra-UE (15,7% su 20,6% europei extracomunitari), mentre tra gli
asiatici sono più numerosi gli uomini (8,7% su 15,5% provenienti dall’Asia).
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Tab. 11 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Modena. Distribuzione per continente.
%
Africa
60,3
America
3,6
Asia
15,5
Europa Extra UE
20,6
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Il 96,4% degli intervistati non ha ottenuto la cittadinanza italiana. Il 16,7% è arrivato in Italia prima
del 2000 e, complessivamente, il 95,6% si è stabilito nel nostro Paese prima del 2010.
Il 10,2% degli intervistati, una volta lasciato il Paese di origine, ha vissuto in altri Paesi55, prima di
arrivare in Italia, con concentrazioni maggiori – anche se non significative -in Francia (1,9%), Spagna
(1,5%) e Grecia (1,2%).
I principali motivi per cui gli intervistati hanno ottenuto il permesso di soggiorno56 sono legati al
lavoro (39,5%) e al ricongiungimento familiare (49,6%). Da evidenziare una differenza importante tra
uomini e donne: tra coloro che hanno un permesso per lavoro prevalgono gli uomini (57,1% contro il
42,9% delle donne), mentre il permesso legato ad un ricongiungimento familiare è più frequente tra
le donne (76,1% contro 23,9%). Per tutte le cittadinanze il permesso per ricongiungimento è
l’opzione prevalente.
Tab. 12 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Modena. Tipologia permesso di soggiorno.
%
Motivi di lavoro
39,5
Ricongiungimento familiare
49,6
Asilo politico / motivi umanitari
2,2
In attesa di perfezionamento della regolarizzazione
0,5
Studio
2,9
Altro
2,9
Non risponde
2,4
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
55
Con “se ha vissuto in un altro Paese” si intendono periodi di lavoro/istruzione/formazione propri o a seguito del
coniuge/partner o dei genitori (se minorenni).
56
Per poter lavorare in Italia il cittadino straniero non comunitario deve essere in possesso del permesso di soggiorno
rilasciato per uno dei seguenti motivi: affidamento, apolidia, richiesta asilo, asilo politico, assistenza minore, attività
sportiva, carta di soggiorno di familiare di un cittadino dell’Unione, carta di soggiorno permanente per familiari di cittadini
europei, motivi familiari, famiglia minore, integrazione minore, lavoro stagionale, lavoro artistico, lavoro autonomo, lavoro
subordinato, attesa occupazione, lavoro stagionale anche pluriennale, lavoro casi particolari, permesso di soggiorno CE per
soggiornanti di lungo periodo, protezione sussidiaria, protezione temporanea, ricerca scientifica, studio, motivi umanitari e
vacanze lavoro.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Per quanto riguarda le caratteristiche del nucleo familiare, il 47,9% degli intervistati è sposato,
mentre il 41,9% è celibe o nubile; la maggior parte dei nuclei familiari57 è composta da 4 persone
(19,1%), seguiti da nuclei composti da 3 persone (18,4%), 5 persone (14,8%), 6 persone (11,4%), 2
persone (11,1%). Tra i rispondenti, il 40,2% non ha figli.
Tab. 13 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Modena. Stato civile.
%
Celibe/nubile
41,9
Sposato / a
47,9
Convivente
5,1
Separato/a – Divorziato/a
4,6
Vedovo/a
0,5
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Il 9,2% degli intervistati ha attivato la richiesta di ricongiungimento familiare per i propri parenti che
si trovano all’estero, interessando, in prevalenza (7,0%), un solo congiunto.
5.1.2.2 Percorso di immigrazione e istruzione
Passando ad analizzare il percorso di istruzione degli intervistati, il 39,7% ha la licenza media
inferiore, seguito dal 29,5% con il diploma di maturità, l’11,1% con un diploma professionale
(inferiore a 5 anni), il 9,9% con la laurea. Il titolo di studio è stato conseguito all’estero da una
consistente maggioranza di intervistati (72,2%).
Tra le donne prevalgono la licenza media inferiore (39,8%), il diploma di maturità (32,9%) e la laurea
(10,8%), mentre tra gli uomini si colloca al primo posto la licenza media inferiore (39,6%), seguita da
diploma di maturità (24,4%), diploma professionale (17,7%) e laurea (8,5%). Per quanto riguarda la
provenienza, tra gli africani, gli asiatici e gli europei extracomunitari i titoli di studio più diffusi sono,
nell’ordine, la licenza media inferiore e il diploma di maturità; tra gli americani è invece leggermente
più alta la percentuale di diplomi; per quanto riguarda gli europei extra-UE, essi rappresentano la
componente più numerosa tra i laureati (il 46,3% degli intervistati, con un’incidenza del 22,4%
all’interno del proprio gruppo continente, rispetto ad un 6% degli africani, 6,7% degli americani e
9,4% degli asiatici).
57
Incluso chi vive ancora all’estero.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Tab. 14 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Modena. Titolo di studio.
%
Nessun titolo
1,2
Licenza elementare
4,4
Licenza media inferiore
39,7
Diploma professionale (inferiore a 5 anni)
11,1
Diploma di maturità
29,5
Diploma terziario extra-universitario
1,2
Diploma universitario / Laurea
9,9
Master universitario
0,5
Diploma di specializzazione
0,5
Non risponde
1,9
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Tra coloro che hanno conseguito il titolo di studio all’estero (72,2% degli intervistati, composto da un
44,8% di donne e 27,4% di uomini; particolarmente marcato, rispetto alle altre nazionalità, il numero
di europei extracomunitari che ha conseguito il titolo di studio all’estero – 83,5% all’interno del
gruppo continente), l’86,6% non ha attivato nessun percorso per ottenere il riconoscimento formale
dei risultati raggiunti, quindi più difficilmente spendibili nell’accesso a posizioni di lavoro altamente
qualificate. L’8,4% ha già ottenuto il riconoscimento. Chi intende ottenere il riconoscimento, ha
richiesto al Paese di origine la documentazione che attesta il titolo raggiunto (45%) oppure ha già
presentato domanda di riconoscimento, in Italia, all’Università o all’Ufficio scolastico competente
(45%). Non si rilevano sostanziali differenze tra uomini e donne. Per la componente europea (88,7%),
seguita da quella africana (87,8%), incide in modo più forte, in termini percentuali, il gruppo di chi
non ha richiesto il riconoscimento rispetto al totale del gruppo continente (tra gli asiatici l’81,8% e tra
gli americani il 72,7%).
Tab. 15 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Modena. Attivazione percorso formale di riconoscimento
del titolo di studio.
%
Sì, mi è stato riconosciuto
8,4
Sì, ma il percorso è ancora in corso
2,0
Sì, ma non sono riuscito ad ottenere il
riconoscimento
3,0
No
86,6
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Tab. 16 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Modena. Motivi per cui non è stato attivato percorso
riconoscimento titolo di studio.
%
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma erano troppo complicate
5,3
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma era troppo costoso
2,7
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma richiedeva troppo tempo
2,7
Ho raccolto informazioni, ma per il mio titolo di studio non è possibile
avere il riconoscimento
4,2
Non saprei dove trovare informazioni necessarie per avviare il percorso
di riconoscimento
27,8
Non ho cercato informazioni perché penso che non serva a niente
57,4
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Il 21,6% di chi ha ricercato informazioni si è organizzato in modo autonomo oppure si è rivolto,
nell’ordine, prevalentemente a ambasciata e consolato (17,6%), università (12,2%), centri per
l’impiego e servizi pubblici (10,8%), scuole (10,8%), agenzie per la ricerca del personale (9,5%),
conoscenti (6,8%).
Per quanto riguarda la tipologia di assistenza ricevuta, il 52,4% ha effettuato colloqui, il 28,6% ha
ricevuto materiale informativo cartaceo, l’11,1% ha consultato siti internet specializzati e il 7,9% ha
ricevuto assistenza tecnica per espletare le procedure burocratiche previste per il riconoscimento.
Per chi, invece, non ha avviato il percorso di riconoscimento formale, prevalgono le seguenti
motivazioni: “Non ho cercato informazioni perché penso che non serva a niente” (58,5%) e “Non
saprei dove trovare informazioni necessarie per avviare il percorso di riconoscimento” (28,3%). Si
evidenzia, dunque, una sostanziale difficoltà di accesso alle informazioni utili ad avviare le pratiche e
una consistente sfiducia rispetto alla possibilità di vedere effettivamente riconosciuto il proprio
percorso.
5.1.2.3 Percorso di immigrazione e formazione professionale
Il 37,5% degli intervistati ha seguito corsi di formazione in Italia. Prevalgono i corsi di lingua italiana
(29,6%), seguiti da corsi di formazione professionale specifica legata all’attività svolta (17,1%) e da
percorsi formativi in materia sanitaria e di servizi sociali (13,8%)58. Nessuno ha fatto formazione
professionale nei Paesi in cui è stato in passato.
Nel caso di corsi seguiti in Italia e nel Paese di origine è alta la percentuale di persone che ha
ottenuto la certificazione finale di tutti i percorsi seguiti. Tale documentazione è estremamente
importante per costruire eventuali percorsi di riconoscimento della qualifica professionale raggiunta.
58
A titolo esemplificativo, si segnalano qui specifiche tipologie di corsi di formazione indicate dagli intervistati: elettricista,
estetista, metalmeccanica, taglio e cucito, montatore meccanico di sistemi, sarta e modellista, cuoco, alimentazione,
abbigliamento e moda, progettista designer cad, parrucchiera, ragioneria, addetto macchine utensili, Chimico e Vigilante,
segretaria di azienda, ristorazione, baby sitter, saldatore, cosmesi, integrazione alimentare, gestione del magazzino, inglese,
tecnico cantiere, tecnico energie rinnovabili, disegnatore meccanico, disegno meccanico avanzato, assistenza sociale agli
anziani, OSS, assistenza base e colf, manutentore impianti elettrici civili ed industriali, guida muletto, idraulico smalteria
elettrotecnica.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Complessivamente, il 50,8% ritiene che seguire corsi di formazione sia importante per un maggiore
riconoscimento sul lavoro della propria qualifica e professionalità, nonostante ammetta di non aver
verificato direttamente se serve concretamente. Il 21,5%, invece, conferma l’importanza di tali corsi
testimoniando dei risultati positivi ottenuti. Il 13,1% considera importante la formazione, pur
essendo convinto che non possa contribuire in nessun modo a migliorare il riconoscimento della
qualifica. L’11,4%, infine, certo che i corsi di formazione non possano servire concretamente, li ritiene
scarsamente importanti.
Tab. 17 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Modena. Importanza corsi di formazione per
riconoscimento professionalità.
%
E’ importante e ho verificato direttamente che è molto utile per il riconoscimento della propria
qualifica e professionalità
21,5
E’ importante anche se non ho verificato direttamente se serve per il riconoscimento della
propria qualifica e professionalità
50,8
E’ importante per aggiornarsi e migliorare le proprie competenze, ma non serve per il
riconoscimento della propria qualifica e professionalità
13,1
Non è importante perché ho verificato direttamente che non serve a niente
3,1
Non è importante; anche se non ho verificato direttamente, sono sicuro che non serve a niente
11,4
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
5.1.2.4 Percorso di immigrazione e lavoro
Come anticipato, gli intervistati sono stati selezionati tra gli iscritti all’archivio dei disoccupati
disponibile presso il Centro per l’Impiego provinciale, aggiornato al 30 settembre 2012. Nonostante
questo, al momento della rilevazione (novembre-dicembre 2012), la situazione della persona
intervistata può essere mutata, in quanto esce dalla disoccupazione oppure trova un impiego
compatibile con lo stato di disoccupato59. Per questo motivo, il questionario utilizzato prevedeva una
domanda relativa ad eventuali ore di lavoro retribuite svolte nell’ultimo mese. A tal proposito, il
35,8% dichiara di aver lavorato nel corso degli ultimi 30 giorni. Tra questi, il 46,6% ha svolto attività
da operaio generico e il 18,2% aveva un qualifica da dipendente generico; a seguire, artigiani e operai
specializzati (8,8%) e collaboratori domestici (7,4%)60. Mentre tra le donne non lavora il 71,5%, tra gli
59
Lo stato di disoccupazione può essere conservato qualora lo svolgimento dell’attività lavorativa sia tale da assicurare un
reddito annuale non superiore al reddito minimo personale escluso da imposizione, ossia nel caso di svolgimento di attività
lavorativa (di natura autonoma o subordinata) tale da assicurare un reddito annuale lordo non superiore alle seguenti
soglie: * euro 8.000 per i redditi da lavoro dipendente o fiscalmente assimilati (per es.: derivanti da rapporti di
collaborazione coordinata e continuativa);* euro 4.800 per i redditi da impresa o derivanti dall’esercizio di professioni (ivi
inclusi i lavoratori così detti “occasionali”) * euro 10.000 per i lavoratori disabili. Nel caso in cui una persona svolga attività
lavorative di entrambe le tipologie, il cumulo dei redditi che ne derivano non dovrà superare comunque l’importo del
massimale più elevato (euro 8.000). Per reddito si intende il reddito personale lordo, anche presunto, riferito all’anno in
corso esclusivamente derivante da attività lavorativa, di qualunque tipologia. Il vincolo del reddito non si applica per attività
di lavoro socialmente utile o in lavori di pubblica utilità o rapporti di lavoro quali tirocini di inserimento, orientativi o
formativi o Borse di lavoro (previsti dal Piano regionale triennale di politica del lavoro).
60
A titolo esemplificativo, si riporta la tipologia di attività svolta, specificata da alcuni degli intervistati: distribuzione
volantini, addetto alle macchine di confezionamento flaconi in plastica, aiuto cuoca, artigiano, barista, addetto cartotecnica,
casa protetta, cassiera, collaboratrice in uno studio, facchino, educatore in un circolo Arci, impiegato farmacia, frutta e
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
uomini è il 53%. Gli uomini sono, prevalentemente, operaio generico e operaio specializzato e
artigiano; tra le donne prevale la qualifica di dipendente generico, operaio generico, assistente
familiare e collaboratore domestico. Tra gli africani oltre il 70% non ha lavorato, mentre, all’estremo
opposto, per la componente europea persone attive (45,9%) e inattive (54,11%) si attestano su valori
simili. I cittadini di origine africana si concentrano, in modo evidente, tra gli operai generici; anche gli
asiatici sono prevalentemente operai con bassa qualifica (65,5% nel loro gruppo); per gli europei, le
qualifiche di operaio generico e dipendente generico raccolgono la maggior parte delle persone
(61,6% complessivamente), con la seconda tipologia che, percentualmente, si attesta sui valori più
elevati, nel confronto tra le quattro aree di provenienza. Operai specializzati ed artigiani sono
prevalentemente africani (76,9% del campione), anche se questa tipologia di attività ha una
maggiore incidenza, in termini percentuali, nel gruppo di americani (16,7% rispetto al 13,5% degli
africani); gli europei hanno un’incidenza significativa tra i collaboratori domestici (63,6% all’interno
del gruppo stesso).
Tab. 18 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Modena. Attività prevalente svolta nell’ultimo mese.
%
Operaio generico
46,6
Dipendente generico
18,2
Artigiano / operaio specializzato
8,8
Impiegato
5,4
Specialista con competenze intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione
2,7
Piccolo imprenditore / lavoratore autonomo
2,7
Assistente familiare
5,4
Collaboratore domestico
7,4
Altro
2,7
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Chi ha lavorato, è stato occupato in particolare nei seguenti settori: “Altre attività di servizi” (21,6%),
“Attività manifatturiere” (16,9%), “Commercio” (12,8%), “Costruzioni” (10,8%), “Agricoltura” (8,1%).
Le donne sono più numerose rispetto agli uomini nel commercio, nel settore alberghiero e della
ristorazione, nelle attività professionali scientifiche e tecniche, nella sanità e assistenza sociale, nel
settore dell’intrattenimento, nelle altre attività di servizi e come collaboratrici domestiche. Gli uomini
prevalgono nettamente nel settore manifatturiero e nelle costruzioni. Per quanto riguarda la
provenienza, tra gli africani prevalgono quelli impiegati nelle Costruzioni (17,6%), seguiti da impiegati
nelle altre attività di servizi (16,2%), attività manifatturiere (14,9%), Commercio (12,2%), Trasporto e
magazzinaggio (10,8%), Agricoltura (9,5%), Sanità e assistenza sociale (8,1%). Gli americani si
concentrano, soprattutto, nel settore dei servizi di informazione e comunicazione e altre attività di
servizi (rispettivamente 33,3%), seguiti da commercio e alloggio e ristorazione (rispettivamente
16,7%). Gli asiatici lavorano prevalentemente nel settore manifatturiero (31%), Altre attività di servizi
verdura, guida turistica, impiegato sala giochi, metalmeccanico, montatore di argani per ascensori, operaio edilizio rinforzo
armatura fibra di carbonio, operatore socio sanitario, pulizie, saldatore, impiegato studio dentistico.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
(17,2%) e Commercio (13,8%). Infine, gli europei extracomunitari sono nelle Altre attività di servizi
(33,3%), Commercio (12,8%) e Alloggio e ristorazione (10,3%).
Il 45,3% ha ottenuto un contratto a tempo determinato (42,3% tra le donne, 48,1% tra gli uomini),
mentre per il 25,7% il contratto è a tempo indeterminato. Per il 63,5% il lavoro dell’ultimo mese ha
comportato un impegno a tempo pieno e viene svolto, nella maggior parte dei casi, solo da pochi
mesi: il 12,8% da 12 mesi, l’11,5% da 6 o da 3 mesi, il 10,1% da 2 mesi. Mentre le donne si
distribuiscono equamente tra part-time tempo pieno (con una leggerissima prevalenza del primo),
per gli uomini è nettamente più consistente la seconda tipologia di contratto. Tra gli africani prevale
il contratto da dipendente a tempo determinato (47,3%) e a tempo indeterminato (20,3%); il 33,3%
degli americani dichiara di non avere un contratto regolare, mentre il 16,7%, rispettivamente,
segnala un contratto da dipendente a tempo determinato, indeterminato e a chiamata; il 55,2% degli
asiatici ha un contratto da dipendente a tempo determinato, mentre per il 13,8% è a tempo
indeterminato; il 46,2% degli europei ha un contratto da dipendente a tempo indeterminato e il
38,5% a tempo determinato. La componente americana è l’unica nella quale prevale il numero di
coloro che lavorano part-time rispetto a chi è impegnato a tempo pieno (66,7% contro 33,3%).
Tra i dipendenti, il 96,9% non è coinvolto in procedure di cassa integrazione o mobilità. Il 48,6% di
coloro che hanno lavorato nell’ultimo mese, ha trovato questa occupazione attraverso amici, parenti
e conoscenti, il 19,6% mediante autocandidatura, il 13,5% attraverso agenzie di lavoro interinale e
somministrazione di manodopera. Da evidenziare come il 50,7% delle persone impegnate nell’ultimo
mese dichiari di aver svolto un’attività inferiore ai propri studi e alla propria formazione (risposta
prevalente tra gli africani e gli europei).
Tab. 19 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Modena. Corrispondenza attività svolta nell’ultimo mese
con livello di formazione e professionalità.
%
Corrisponde
43,2
E’ superiore
6,1
E’ inferiore
50,7
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Ciò nonostante, il 70,3% di questi intervistati afferma di essere soddisfatto, il 21,6% pur non vedendo
soddisfatte le proprie aspettative valuta di non avere altre alternative e, infine, l’8,1% non è
soddisfatto (in proporzione, gli americani sono più soddisfatti rispetti ai cittadini provenienti da altri
continenti). Anche se non vi sono grosse differenze in termini percentuali, tra gli uomini prevalgono
coloro che affermano di avere un lavoro che corrisponde alla propria formazione, mentre tra le
donne la percentuale si inverte e sono più numerose coloro che considerano l’attività svolta inferiore
rispetto all’effettiva qualificazione. Tuttavia, le donne si dichiarano leggermente più soddisfatte
rispetto alla componente maschile (76,1% contro 64,9%).
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Tab. 20 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Modena. Soddisfazione per lavoro svolto nell’ultimo mese.
%
Sì
70,3
No
8,1
No, però adesso non ho altre alternative
21,6
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Approfondendo il livello di soddisfazione dell’intervistato rispetto a diversi aspetti della sua
esperienza di lavoro attuale, è interessante rilevare la percentuale specifica di chi si dichiara
soddisfatto (attribuendo un punteggio oltre il 6, in un range compreso tra 1 e 10): il 75,7% rispetto ai
compiti che svolge; il 68,9% per quanto riguarda la tutela in caso di malattia, incidenti o infortuni; il
52,7% per quanto riguarda le prospettive di lavoro e carriera - il 61,5% relativamente al trattamento
economico; il 58,1% in merito allo sviluppo di competenze e acquisizione di professionalità; per
quanto riguarda la stabilità dell’occupazione nel lungo periodo il 47,3% fa una valutazione
mediamente positiva.
Il 52% delle persone che nell’ultimo mese hanno svolto un lavoro è attualmente alla ricerca di una
nuova occupazione. Tra questi, il 50,6% si dichiara disponibile a qualsiasi tipo di lavoro, il 10,4%
esprime una preferenza per un impiego come operaio generico, il 10,4% come dipendente generico,
il 7,8% come impiegato, il 10,4% individua un’opzione personale61. I principali motivi per cui gli
intervistati desiderano cambiare impiego riguardano una sostanziale insoddisfazione rispetto al
trattamento economico (29,9%), alla stabilità del posto di lavoro (25,4%), alle prospettive di carriera
(16,4%), all’organizzazione del lavoro, in particolare per quanto riguarda orari, turni, ferie (9,7%) e
alle limitate possibilità di sviluppo delle competenze maturate e della professionalità acquisita
(9,7%).
Per quanto riguarda la durata dello stato di disoccupazione, il 45,3% degli intervistati non lavora da
12 mesi, il 61,9% da 24 mesi, il 67,9% da 36 mesi, mentre per gli altri si tratta di una situazione che si
protrae da oltre 3 anni (da considerare che il 22,3% non fornisce una risposta puntuale a tale
domanda).
Tra i disoccupati, il 41,5% non lavora in seguito alla scadenza di un contratto a termine, mentre il
29,4% non ha mai trovato lavoro in Italia. L’87,9% di queste persone è attualmente alla ricerca di un
impiego, con un 39,9% che desidera studiare, l’11,6% lavorare come operaio generico e l’8,6% come
dipendente generico e il 25,3% che esprime una preferenza personale specifica.
Il 72,9% del campione ha svolto in passato altre attività lavorative in Italia, con un 63,5% di questi
impegnati tra una e 3 diverse attività; l’80,4% ha avuto contratti di lavoro regolari; per quanto
riguarda la qualifica più alta ottenuta sul lavoro, il 40,5% era operaio generico e il 20,9% dipendente
generico, l’8,3% operaio specializzato o artigiano. La qualifica più bassa è quella di operaio generico
per il 51,5%, il 17,6% come dipendente generico, il 9% come collaboratore domestico. Il lavoro che
avuto la maggiore durata prevedeva, nel 42,2% dei casi, la qualifica di operaio generico. Per il 45,5%
l’attività lavorativa più lunga è stata superiore a 12 mesi.
61
Segnalando, ad esempio, il desiderio di lavorare in ceramica, come estetista, come corriere, chimico, meccanico,
operatore nel sociale, montatore meccanico, operaio meccanico elettronico, sarto.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Il 37,8% ha lavorato, in passato, nel Paese di origine, svolgendo prevalentemente (76,3%) un paio di
diverse attività; si è trattato prevalentemente (60,3%) di contratti regolari. La qualifica più alta
ottenuta è di operaio generico (33,3%), seguita da quella di dipendente generico (15,4%) e operaio
specializzato (11,5%). Il 37,8% ha avuto, come qualifica più bassa, quella di operaio generico, mentre
il 14,1% come dipendente generico. Il 33,3% degli intervistati nell’attività svolta più a lungo aveva
una qualifica da operaio generico. Per oltre il 60% l’attività con maggiore durata è stata superiore ai
12 mesi.
Il 45,2% ha avuto esperienze lavorative in altri Paesi in cui ha vissuto stabilmente prima di giungere in
Italia: il 78,9% ha svolto un unico lavoro e il 52,6% aveva un contratto non regolare. Il 57,9% ha avuto
un contratto da operaio generico e il 21,1% da dipendente generico. Il 36,8% ha avuto, come
qualifica più bassa, quella di operaio generico. Il 47,4%, nell’attività svolta più a lungo, era operaio
generico. Per circa il 30% il lavoro più lungo è durato più di 12 mesi.
5.1.2.5 Percorso di immigrazione e qualificazione professionale
Il 95,9% degli intervistati dichiara di non essersi attivato per ottenere il riconoscimento della propria
qualifica professionale (con percentuali sostanzialmente simili tra la componente femminile e quella
maschile). Non si segnalano differenze tra gruppi provenienti da Paesi diversi.
Tab. 21 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Modena. Richiesta riconoscimento qualifica professionale.
%
Sì, mi è stata riconosciuta
3,1
Sì, ma il percorso è ancora in corso
0,2
Sì, ma non sono riuscito ad ottenere il riconoscimento
0,7
No
95,9
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Approfondendo i motivi per cui non è stato avviato il percorso di riconoscimento, emerge come – a
parte un 57,5% per il quale la domanda non era pertinente in quanto in mancanza di una qualifica
alta o di esperienza lavorativa – il 21,5% non abbia fiducia nei risultati che si possono ottenere,
mentre il 15% non sa dove trovare le informazioni necessarie. Chi, invece, ha fatto richiesta formale,
il 52,9% ha, ad oggi, richiesto solamente la documentazione al proprio Paese di origine, mentre il
23,5% ha presentato la domanda al Ministero competente. Nell’identificare le principali fonti di
informazione sulle procedure di riconoscimento della qualifica, emerge come, tra le opzioni
proposte, i Centri per l’impiego (13,3%) siano la realtà a cui più spesso ci si rivolge – senza
considerare un 70,7% che segnala varie opzioni alternative. Il 42,3% ha realizzato colloqui, il 26,9% ha
ricevuto assistenza tecnica nelle procedure di riconoscimento, il 23,1% ha consultato materiale
informativo cartaceo, il 7,7% ha cercato informazioni su siti internet specializzati.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Tab. 22 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Modena. Motivo per cui non è stato richiesto il
riconoscimento della qualifica professionale.
%
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma erano troppo complicate
2,5
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma era troppo costoso
1,1
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma richiedeva troppo tempo
1,4
Ho raccolto informazioni, ma per il mio titolo di studio non è possibile avere il
riconoscimento
1,1
Non saprei dove trovare informazioni necessarie per avviare il percorso di
riconoscimento
15,0
Non ho cercato informazioni perché penso che non serva a niente
21,5
Non pertinente
57,5
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Lo strumento della Carta Blu, introdotto di recente in Italia, su recepimento di una Direttiva europea,
è ancora poco conosciuto: il 94,4% degli intervistati non conosce questa opportunità, che, oltre a
facilitare l’ingresso in Italia di lavoratori stranieri qualificati, potrebbe agevolare il riconoscimento di
qualifica e competenze maturate anche per chi già si trova nel Paese. Gli uomini prevalgono, seppure
in misura contenuta, tra coloro che hanno ricevuto questa informazione. La maggior parte di chi ha
ricevuto l’informazione ritiene che si tratti di un aiuto per i lavoratori extracomunitari che intendono
migliorare la propria situazione lavorativa, grazie ad un maggiore riconoscimento del percorso che
hanno realizzato nel proprio Paese di origine o in percorsi migratori pregressi. Non si rilevano
particolari differenze tra persone provenienti da diverse realtà.
Tab. 23 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Modena. Conoscenza Carta Blu UE.
%
Sì
5,6
No
94,4
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego
5.1.2.6 I lavoratori extracomunitari altamente qualificati in provincia di Modena
Per individuare i lavoratori altamente qualificati si procede, in prima battuta, alla selezione di coloro
che hanno un titolo di studio elevato, a partire dalle persone che hanno conseguito il diploma
professionale. In fase di commento, verranno realizzati ulteriori approfondimenti anche in base alla
qualifica maturata attraverso le esperienze lavorative svolte.
Rispetto al campione complessivo, in provincia di Modena coloro che hanno un titolo di studio
elevato rappresentano il 52,78%.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Il profilo socio-anagrafico e il nucleo familiare
La componente femminile è prevalente, attestandosi su 60,6% del gruppo. Il 48,2% ha un’età
compresa tra 19 e 27 anni.
Tab. 24 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Modena. Distribuzione per genere.
%
Donne
60,6
Uomini
39,4
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Per quanto riguarda la provenienza, il gruppo più numeroso è quello africano (56%), seguito dagli
europei (24,5%), dagli asiatici (15,6%) e dagli americani (4,1%).
Tab. 25 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Modena. Distribuzione per
continente.
%
Africa
56,0
America
4,1
Asia
15,6
Europa Extra UE
24,3
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego
Il 20,6% di questi lavoratori ha fatto ingresso in Italia entro il 2000; nel 2005 oltre metà del gruppo
(53,2%) si trovava nel nostro Paese; nel 2010 si rileva già il 97,2% dei qualificati.
Il 95,9% non ha la cittadinanza italiana, senza particolari differenze tra uomini e donne. Per l’11,9%
dei qualificati il percorso di migrazione ha comportato il soggiorno anche in altri Paesi, un volta
lasciato il Paese di origine (Francia 2,3%; Spagna 1,4%).
Per quanto riguarda la tipologia di permesso di soggiorno, il dato prevalente è quello relativo al
ricongiungimento familiare (47,7%), seguito da motivi di lavoro (41,3%). Se tra gli uomini prevalgono
nettamente coloro che hanno il permesso per lavoro (57%), tra le donne il 57,6% ha usufruito del
ricongiungimento familiare. Per africani, asiatici e, in modo particolarmente evidente, americani,
prevale il ricongiungimento familiare, nel caso degli europei extracomunitari è più consistente il
gruppo di persone che ha ottenuto il permesso per motivi di lavoro (52,8%).
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Tab. 26 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Modena. Tipologia permesso di
soggiorno.
%
Motivi di lavoro
41,3
Ricongiungimento familiare
47,7
Asilo politico / motivi umanitari
0,9
In attesa di perfezionamento della regolarizzazione
0,5
Studio
4,1
Altro
2,3
Non risponde
3,2
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Rispetto alle singole issue proposte, celibi e nubili prevalgono (46,8%), anche se, considerando,
congiuntamente sposati e conviventi si rileva un dato leggermente superiore, pari a 47,3%.
Tab. 27 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Modena. Stato civile.
%
Celibe/nubile
46,8
Sposato / a
41,3
Convivente
6,0
Separato/a – Divorziato/a
5,0
Vedovo/a
Totale
0,9
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Il 20,3% degli intervistati vive in nuclei familiari composti da 3 persone e, in generale, le maggiori
concentrazioni si rilevano per le tipologie di famiglie composte da 1 a 6 componenti. Oltre la metà
delle persone con elevato titolo di studio (51,5%) non ha figli e l’89,4% non ha richiesto nessun
ricongiungimento.
Tra coloro che sono sposati o conviventi, il 42,7% ha un partner di origine extracomunitaria non
europea; seguono partner di origine extracomunitaria europea (33%) e con cittadinanza italiana
(20,6%).
Percorso di immigrazione e istruzione
Approfondendo il tema del titolo di studio, da evidenziare come, all’interno del gruppo selezionato, il
56% abbia un diploma di maturità; a seguire, un 21,1% con diploma professionale (inferiore ai cinque
anni) e il 18,8% con laurea. Il 29,4% ha conseguito il titolo di studio in Italia. Interessante effettuare
un confronto tra donne e uomini: il 62,1% delle donne ha il diploma di maturità, il 20,5% ha la laurea,
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42
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
il 12,9% ha un diploma professionale; per quanto riguarda la componente maschile, prevale il
diploma di maturità (46,5%), seguito da diploma professionale (33,7%) e da laurea (16,3%).
Effettuando un confronto tra diversi continenti di provenienza, emerge come il gruppo dei diplomati
sia il più numeroso per ciascuna nazionalità, anche se con un’incidenza differente: tra gli africani il
67,7% ha il diploma di maturità, seguito da un 22,1% con diploma professionale e un 12,3% con
laurea; per quanto riguarda gli americani, il 77,8% ha il diploma di maturità; tra gli asiatici, il diploma
di maturità riguarda il 50% delle persone, seguito da un 26,5% con diploma professionale e un 17,6%
con la laurea; da evidenziare come il 45,3% degli europei abbia un diploma di maturità, mentre il
35,8% ha la laurea, dato più elevato (in proporzione e in valore assoluto) tra quelli registrati.
Il 74,2% delle donne ha conseguito il titolo di studio all’estero, mentre tra gli uomini la percentuale
scende al 65,1%. Confrontando le diverse provenienze, il dato è confermato per i quattro gruppi
continente, anche se per gli europei è molto più accentuata, in percentuale, la quota di chi ha
studiato all’estero.
Tab. 28 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Modena. Titolo di studio.
%
Diploma professionale (inferiore a 5 anni)
21,1
Diploma di maturità
56,0
Diploma terziario extra-universitario
2,3
Diploma universitario / Laurea
18,8
Master universitario
0,9
Diploma di specializzazione
0,9
Dottorato di ricerca
Totale
0
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
La maggior parte del gruppo (77,3%) non ha attivato nessun percorso per ottenere il riconoscimento
formale del proprio titolo di studio, mentre il 14,9% è riuscita a concludere con successo le procedure
di riconoscimento (il 21,7% degli asiatici, circa il 16% per americani e africani, il 9,1% tra gli europei).
Non si rilevano particolari differenze di genere, in quanto sia tra gli uomini e che tra le donne
prevalgono coloro che non hanno fatto richiesta (leggermente più numerose le donne, in
proporzione). Chi ha attivato il percorso di riconoscimento è equamente distribuito tra chi ha, ad
oggi, richiesto la documentazione che attesta il titolo conseguito al proprio Paese di origine e chi ha
già presentato domanda all’università o all’Ufficio scolastico. L’Ambasciata ed il Consolato
rappresentano la principale fonte di informazione rispetto a tali procedure di riconoscimento
(22,4%), seguono coloro che dichiarano di essersi informati autonomamente (19%), quindi coloro che
si sono rivolti all’Università (15,5%) e agli istituti scolastici (12,1%).
In merito alla tipologia di assistenza ricevuta, il 48,1% ha effettuato colloqui, il 29,6% ha ricevuto
materiale informativo cartaceo e guide, il 13% ha consultato siti internet specializzati e il 9,3% ha
ricevuto assistenza tecnica nelle procedure formali necessarie per il riconoscimento.
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Tab. 29 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Modena. Attivazione percorso
formale di riconoscimento del titolo di studio.
%
Sì, mi è stato riconosciuto
14,9
Sì, ma il percorso è ancora in corso
2,6
Sì, ma non sono riuscito ad ottenere il riconoscimento
5,2
No
77,3
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego
Da evidenziare come il 41,8% di coloro che non hanno attivato il percorso di riconoscimento formale
del titolo di studio motivino con la convinzione che non serva a nulla. Il 36,1% dichiara di non sapere
dove reperire le informazioni necessarie per realizzare il percorso, mentre l’8,2% afferma di aver
raccolto informazioni in merito, ma di aver scoperto che, per il titolo di studio conseguito, non è
possibile ottenere il riconoscimento.
Tab. 30 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Modena. Motivi per cui non è stato
attivato percorso riconoscimento titolo di studio.
%
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma erano troppo complicate
4,9
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma era troppo costoso
4,1
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma richiedeva troppo tempo
4,9
Ho raccolto informazioni, ma per il mio titolo di studio non è possibile avere il riconoscimento
8,2
Non saprei dove trovare informazioni necessarie per avviare il percorso di riconoscimento
36,1
Non ho cercato informazioni perché penso che non serva a niente
41,8
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego
Focalizzando l’attenzione esclusivamente su coloro che hanno fatto richiesta di riconoscimento del
titolo di studio62, può essere interessante analizzarne il profilo in relazione ad alcuni specifici issue.
Sono complessivamente 35 persone, con una prevalenza della componente femminile (60%). Il 51,4%
proviene dall’Africa; Asia ed Europa rappresentano, rispettivamente, il 20%; i cittadini di origine
americana sono l’8,6%. Il 51,4% ha un’età compresa tra 20 e 28 anni. Il 23,8% di coloro che vivono in
coppia ha un partner con cittadinanza italiana. La richiesta di riconoscimento si è conclusa con esito
positivo, ad oggi, solo per il 65,7% del gruppo (23 persone). Tra queste persone, nell’ultimo mese il
37,1% ha svolto attività retribuita: oltre la metà ha lavorato come operaio generico (53,8%), il 23,1%
come impiegato, il 15,4% come dipendente generico, il 7,7% come collaboratore domestico. Il 69,2%
è attualmente alla ricerca di una nuova occupazione con un ampia disponibilità a svolgere qualsiasi
tipo di attività (55,6%). Tra coloro che, invece, non hanno lavorato di recente, ricerca un lavoro
62
Le percentuali riportate relativamente alla selezione qui commentata non sono significative, riferendosi a valori assoluti
estremamente ridotti. Tuttavia, si ritiene interessante proporre questo specifico approfondimento, nell’ottica di descrivere
gruppi circoscritti, possibili target degli interventi di accompagnamento ai lavoratori altamente qualificati che seguiranno
l’attività di indagine qui presentata.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
l’86,4%, con un 42,1% interessato a lavorare indipendentemente dalla qualifica. Il 71,4% ha
esperienze di lavoro pregresse in Italia; il 57,1% ha già lavorato nel Paese di origine e il 28,6% ha
svolto attività lavorative nei Paesi in cui ha vissuto prima di giungere in Italia. Se nel nostro Paese la
qualifica più frequente è quella di operaio generico (32%), in passato queste persone hanno svolto
attività con qualifiche più diversificate, con una maggiore ricorrenza di qualifiche da operaio
specializzato ed artigiano, impiegato, specialista con competenze intellettuali (in particolare nel
Paese di origine). Sono 12 le persone che hanno seguito corsi di formazione in Italia e l’83,3% di
queste ha conseguito la certificazione finale per tutti i corsi seguiti. Il 22,9% ha richiesto anche il
riconoscimento della qualifica professionale maturata sul lavoro o attraverso la formazione, ma ad
oggi solo il 17,1% ha ottenuto il riconoscimento
Percorso di immigrazione e formazione professionale
Il 41,3% ha seguito corsi di formazione in Italia, per il 26,4% di italiano, il 16,1% legati al settore
sanitario e dei servizi sociali, l’11,5% ha acquisito competenze legate alla produzione, il 10,3%,
rispettivamente, si è aggiornato per quanto riguarda la professione svolta e ha seguito corsi di
informatica. Il 65,6% ha ottenuto la certificazione finale dei corsi, anche se si registra una percentuale
pari al 14,4% che non è in possesso di alcuna certificazione.
L’11% ha seguito corsi di formazione nel Paese di origine. Il 40% ha seguito corsi di lingue straniere e
la stessa percentuale ha frequentato corsi di informatica. Il 91,7% ha ottenuto gli attestati che
certificano la frequenza del corso.
Il 49,5% ritiene che sia importante frequentare corsi di formazione, pur non avendo avuto, ad oggi, la
possibilità di verificare direttamente se questo contribuisce ad un maggiore riconoscimento della
propria qualifica e professionalità. Il 25,2% dichiara invece di aver effettivamente verificato la
rilevanza di tali percorsi formativi. Il 14,2%, pur riconoscendo l’importanza, non ha fiducia
sull’impatto positivo della formazione sul proprio lavoro.
Tab. 31 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Modena. Importanza corsi di
formazione per riconoscimento professionalità.
%
È importante e ho verificato direttamente che è molto utile per il riconoscimento della propria qualifica
e professionalità
È importante anche se non ho verificato direttamente se serve per il riconoscimento della propria
qualifica e professionalità
È importante per aggiornarsi e migliorare le proprie competenze, ma non serve per il riconoscimento
della propria qualifica e professionalità
Non è importante perché ho verificato direttamente che non serve a niente
Non è importante; anche se non ho verificato direttamente, sono sicuro che non serve a niente
Totale
25,2
49,5
14,2
4,1
6,9
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Percorso di immigrazione e lavoro
Il 38,5% delle persone con titolo di studio elevato ha lavorato nel corso dell’ultimo mese. Da
evidenziare come nella componente maschile non ci siano forti differenze tra il gruppo che ha svolto
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
attività e chi non è stato impegnato in nessun tipo di lavoro (46,5% a fronte di un 53,5%), mentre tra
le donne la distanza si accentua: il 66,7% delle donne non ha lavorato, il 33,3% ha svolto attività.
Mentre tra africani, asiatici ed europei prevale il numero di coloro che non hanno svolto attività
lavorative recenti, per gli americani la percentuale si inverte.
Tra chi ha lavorato, il 41,7% ha svolto attività da operaio generico, mentre il 21,4% ha lavorato come
dipendente generico, il 9,5% come impiegato, l’8,3% come collaboratore domestico, il 7,1% come
operaio specializzato e artigiano. Confrontando la componente maschile e quella femminile, emerge
come il 65% degli uomini abbiano svolto attività con qualifica da operaio generico, il 10% da operaio
specializzato e il 7,5%, rispettivamente, come dipendente generico e specialista con competenze
intellettuali. Per le donne, la qualifica prevalente è quella di dipendente generico (34,1%), operaio
generico (20,5%), collaboratore domestico e impiegato (rispettivamente, 13,6%) e assistente
familiare (7,1%). Africani (45,2%) ed asiatici (64,3%) hanno svolto prevalentemente attività da
operaio generico, mentre gli europei hanno lavorato, soprattutto, come dipendenti generici (34,8%)
e gli americani si distribuiscono equamente (20%) tra qualifiche da operaio generico, dipendente
generico, artigiano ed operaio specializzato, impiegato, specialista con competenze intellettuali.
Interessante evidenziare come un titolo di studio conseguito in Italia offra maggiori opportunità in
termini di riconoscimento della qualifica: il 25% ha lavorato di recente come dipendente generico, il
20% come specialista con competenze intellettuali, il 15%, rispettivamente, come operaio generico,
operaio specializzato e impiegato.
Tab. 32 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Modena. Attività prevalente svolta
nell’ultimo mese.
%
Operaio generico
41,7
Dipendente generico
21,4
Artigiano / operaio specializzato
7,1
Impiegato
9,5
Specialista con competenze intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione
4,8
Piccolo imprenditore / lavoratore autonomo
1,2
Assistente familiare
4,8
Collaboratore domestico
8,3
Altro
1,2
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Il 22,6% ha lavorato nel settore delle altre attività di servizi, il 16,7% nel commercio, il 14,3% nel
manifatturiero, l’8,3% nelle costruzioni e il 7,1% nella sanità ed assistenza sociale. Le donne sono
prevalentemente impiegate in altre attività di servizi, mentre gli uomini si concentrano, soprattutto,
nelle attività manifatturiere. Il 42,9% ha avuto un contratto da dipendente a tempo determinato
(prevalente sia per gli uomini che per le donne, anche se una consistente percentuale della
componente femminile ha un contratto a tempo indeterminato), mentre il 27,4% è stato assunto a
tempo indeterminato. Per oltre la metà (57,1%) il lavoro ha comportato un impegno a tempo pieno;
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
46
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
se questo dato viene confermato per la componente maschile (72,5%), opposta la tendenza per
quanto riguarda le donne (56,8% ha un contratto part-time). Il 97,2% non è coinvolto in procedure di
mobilità o cassa integrazione. Gli africani lavorano in particolare nel settore del commercio (19%) e di
altre attività di servizi (19%); gli asiatici nel settore manifatturiero (28,6%) e in altre attività di servizi
(21,4%); il 40% degli americani nel settore informatico, il 20% nel commercio, il 20% della
ristorazione e il 20% in altre attività di servizi; gli europei si concentrano, soprattutto, in altre attività
di servizi (30,4%) e commercio (17,4%). Solo tra i cittadini di origine europea prevalgono i contratti a
tempo indeterminato, mentre per gli altri gruppi sono più numerosi i contratti a termine. Solo tra gli
americani prevale il part-time rispetto al tempo pieno.
Oltre la metà (54,9%) dei lavoratori con titolo di studio elevato svolge l’attuale attività da massimo 6
mesi. Il 44% ha trovato lavoro grazie alle indicazioni di amici e parenti, il 20,2% si è autocandidato,
l’11,9% si è rivolto a agenzie per il lavoro.
Tra le persone qualificate, una sola persona lavora attualmente ed ha lavorato in passato sia in Italia,
che nel Paese di origine e nei Paesi in cui ha vissuto nel percorso migratorio. Una sola persona,
invece, non ha mai avuto alcuna esperienza lavorativa.
Analizzando, più nel dettaglio, il rapporto tra titolo di studio e qualifica ottenuta, si evidenzia come
tra chi ha il diploma professionale prevalga la qualifica recente di operaio generico (61,1%); coloro
che hanno conseguito il diploma di maturità sono prevalentemente operai generici (33,3%) e
dipendenti generici (25,6%); chi ha un diploma extra-universitario ha la qualifica di operaio generico
(80%) e assistente familiare (20%); il 33,3% dei laureati è operaio generico, il 19% dipendente
generico e il 28,6% impiegato; chi ha frequentato un master svolge attività di dipendente generico.
Tab. 33 – Qualifica ottenuta nell’attività svolta nell’ultimo mese dai lavoratori altamente qualificati nella provincia
di Modena. Distribuzione % per titolo di studio.
Operaio
generico
Dipendente
generico
Artigiano/
operaio
specializzato
Impiegato
Specialista
con
competenze
intellettuali
Diploma
professionale
61,1
16,7
5,6
0,0
5,6
5,6%
0,0
0,0
5,6
Diploma di
maturità
33,3
25,6
10,3
5,1
2,6
,0%
7,7
15,4
0,0
Diploma
extrauniversitario
80,0
0,0
0,0
0,0
0,0
,0%
20,0
0,0
0,0
Laurea
33,3
19,0
4,8
28,6
9,5
,0%
0,0
4,8
0,0
Master
universitario
0,0
100,0
0,0
0,0
0,0
,0%
0,0
0,0
0,0
Diploma di
specializ.
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
Dottorato di
ricerca
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
Lavoratore Assistente Collaboratore
autonomo familiare
domestico
Altro
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
47
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Il 63,1% ritiene che l’attività svolta comporti una qualifica più bassa rispetto a quella effettivamente
posseduta, mentre per il 33,3% c’è una sostanziale corrispondenza. Il dato è confermato anche in
un’analisi di genere, anche se le risposte delle donne si polarizzano su due opzioni (corrispondenza e
inferiorità, con netta concentrazione sull’opzione più negativa; nessuna donna ritiene che la
professione svolta sia superiore alla qualifica effettivamente ottenuta), mentre le risposte degli
uomini si spalmano sulle tre opzioni proposte e un 7,5% ritiene che il proprio lavoro sia superiore a
quanto previsto in base al percorso di formazione realizzato. Oltre il 60% di americani ed asiatici
considera che vi sia una corrispondenza tra attività lavorativa svolta e percorso formativo realizzato,
mentre per africani ed europei circa il 70% ritiene che la qualifica riconosciuta sia inferiore alle
competenze effettivamente maturate.
Tab. 34 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Modena. Corrispondenza attività
svolta nell’ultimo mese con livello di formazione e professionalità.
%
Corrisponde
33,3
E’ superiore
3,6
E’ inferiore
63,1
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Nonostante il fatto che la qualificazione professionale non sia pienamente riconosciuta, il 66,7%
esprime soddisfazione rispetto al proprio lavoro. In proporzione, tra le donne si rileva una maggiore
soddisfazione (72,7%) rispetto agli uomini (60%). Oltre il 60% di africani, asiatici ed europei si ritiene
soddisfatto; per gli americani si registra una percentuale di soddisfatti pari al 100%.
Tab. 35 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Modena. Soddisfazione per lavoro
svolto nell’ultimo mese.
%
Sì
66,7
No
7,1
No, però adesso non ho altre alternative
26,2
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
In particolare, approfondendo singoli aspetti dell’attività lavorativa, è possibile verificare in che
misura la valutazione è positiva (un punteggio oltre il 6, in un range compreso tra 1 e 10): il 71,4% è
soddisfatta rispetto ai compiti svolti; il 67,9% per la tutela in caso di malattia e infortuni; il 54,7% per
le prospettive di lavoro e carriera; il 61,9% per il trattamento economico; il 58,3% per lo sviluppo
delle competenze e l’acquisizione di professionalità; il 48,8% per la stabilità del posto di lavoro nel
medio/lungo termine.
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
48
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Solo metà (50%) dei lavoratori con titolo di studio elevato è attualmente alla ricerca di un nuovo
lavoro, il 29,1% per migliorare il trattamento economico, il 22,8% per una maggiore stabilità della
propria occupazione, il 20,3% per le prospettive di lavoro e carriera. Il 45,2% è disposto a svolgere
qualsiasi tipo di lavoro, il 14,4% come impiegato, l’11,9% come dipendente generico.
Per circa la metà di chi si trova in stato di disoccupazione, si tratta di una situazione che si protrae da
oltre 1 anno. Il 42,5% aveva un’occupazione con contratto a termine, non rinnovato alla scadenza;
segue un 27,6% di persone che non ha mai lavorato in Italia (35,2% tra le donne). L’87,3% è alla
ricerca di un nuovo impiego63, con il 35,9% che, disponibile a diversi tipi di lavoro, non esprime
preferenze particolari.
Il 73,9% ha svolto attività lavorative in Italia in passato (82,6% tra gli uomini; in proporzione, una
percentuale più elevata tra gli europei; tutti i lavoratori di origine americana intervistati). Una buona
parte (40,4%) è stata impegnata massimo in due diversi lavori. In Italia l’83,2% ha avuto contratti
regolari (uguale tendenza per uomini e donne). La qualifica più alta che è stata riconosciuta a questi
lavoratori è quella di operaio generico: 34,2%, il 50,7% tra gli uomini; se il dato viene confermato tra
africani ed asiatici, tra gli americani prevale la qualifica di dipendente generico e tra gli europei le due
qualifiche citate si allineano sugli stessi valori percentuali; livello di inquadramento più frequente per
tutte le tipologie di titolo di studio, ad eccezione del master, che ha consentito di svolgere attività
come specialista con competenze intellettuali, e della laurea, che consente une maggiore
distribuzione dei lavoratori tra diverse qualifiche; questa è la qualifica più bassa per il 45,3%. La
qualifica da operaio generica ha caratterizzato il lavoro svolto più a lungo.
Il 60,6% non ha lavorato nel proprio Paese di origine (percentuale molto simile tra uomini e donne; in
proporzione, un numero più elevato tra gli americani). Tra coloro che hanno lavorato, oltre l’80% ha
svolto non più di due attività. Il 73,3% ha avuto contratti regolari (nessuna differenza tra uomini e
donne) e prevalentemente la qualifica più alta è stata di operaio generico (22,1%, 38,2% tra gli
uomini; se il dato viene confermato tra africani ed asiatici, tra gli americani prevale la qualifica di
dipendente generico e tra gli europei le due qualifiche citate si allineano sugli stessi valori
percentuali), – per il 29,1% si è trattata della qualifica più bassa -, con un distacco meno evidente
dalle altre tipologie di qualifica, rispetto alle esperienze lavorative realizzate in Italia. Da evidenziare
l’11,6% che ha lavorato con qualifica da specialista con competenze intellettuali, scientifiche e di
elevata specializzazione. La qualifica da operaio generica ha caratterizzato il lavoro svolto più a lungo.
L’inquadramento come operaio generico prevale per chi ha un diploma professionale, il diploma di
maturità (in questo caso, però, vi è una maggiore distribuzione tra diverse qualifiche); il 28% dei
laureati e la totalità di chi ha un master ha svolto attività di specialista con competenze intellettuali;
chi ha un diploma di specializzazione è stato impiegato come operaio generico o dipendente generico
(50%).
63
A titolo esemplificativo, si riportano alcune delle preferenze espresse dagli intervistati qualificati: operaio e collaboratore
domestico, addetto macchine utensili, architettura, autista patente per camion e rimorchio, imbianchino, carrozziere,
operaio, lavapiatti, cameriera, commessa in centro commerciale, confezionamento, imballaggio, etichettatura,
collaboratore domestico, ho un diploma commerciale, mi piacerebbe usarlo ma va bene qualsiasi lavoro, in ospedale
qualsiasi lavoro anche per essere più vicina al mio tipo di studi, lavorare in reception negli alberghi, metalmeccanica,
metalmeccanico, saldatore, falegname, montaggio e smontaggio, metalmeccanico, saldatore, montatore, assemblatore,
modellista confezioni CAD, aiuto modellista, modellista tessile, operaia in maglieria, operaio edile, operaio metalmeccanico,
operatore socio sanitario, operatore sociosanitario anziani e disabili, operatore su macchine utensili, oss, perito
informatico, qualsiasi cosa part time, tornista, muratore.
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49
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Il 50% di coloro che sono transitati in altri Paesi prima di arrivare in Italia ha svolto attività lavorative
(53,8% tra gli uomini; in proporzione, un numero più elevato tra gli europei; tutti i lavoratori di
origine asiatica intervistati; tutte le tipologie di titolo di studio). Il 76,9% ha svolto solamente
un’attività. Prevalgono i contratti regolari per il 53,8% (percentuali simili per uomini e donne) e il
46,2% ha avuto una qualifica da operaio generico (57,1% tra gli uomini; qualifica prevalente
solamente nella componente europea) e per il 30,8% si è trattato della qualifica più bassa. La
qualifica da operaio generica ha caratterizzato il lavoro svolto più a lungo.
Percorso di immigrazione e qualificazione professionale
Il 93,1% dei lavoratori con elevato titolo di studio non ha richiesto il riconoscimento formale della
propria qualifica professionale. Tra gli uomini un 7% ha ottenuto il riconoscimento, a fronte di un
3,5% registrato tra le donne. Tra gli africani il 6,6% ha avviato il percorso con esito positivo, dato più
elevato tra le quattro componenti analizzate per provenienza.
Tab. 36 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Modena. Richiesta riconoscimento
qualifica professionale.
%
Sì, mi è stata riconosciuta
5,0
Sì, ma il percorso è ancora in corso
,5
Sì, ma non sono riuscito ad ottenere il riconoscimento
1,4
No
93,1
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Approfondendo le motivazioni per cui non è stato richiesto il riconoscimento, emerge come per la
maggior parte degli interessati non fosse pertinente rispetto al percorso realizzato (51,9%); altri non
sanno dove reperire le informazioni necessarie (20,9%), oppure ritengono che non serva a nulla
(19,8%). Tra coloro che hanno attivato le procedure, prevalgono (60%) coloro che hanno, ad oggi,
solamente richiesto la documentazione al Paese di origine.
Tab. 37 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Modena. Motivo per cui non è stato
richiesto il riconoscimento della qualifica professionale.
%
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma erano troppo complicate
2,1
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma era troppo costoso
2,1
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma richiedeva troppo tempo
1,6
Ho raccolto informazioni, ma per il mio titolo di studio non è possibile avere il riconoscimento
1,6
Non saprei dove trovare informazioni necessarie per avviare il percorso di riconoscimento
20,9
Non ho cercato informazioni perché penso che non serva a niente
19,8
Non pertinente
51,9
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
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50
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Il Centro per l’impiego è stato un punto di riferimento importante in tali procedure per il 14% di chi si
è attivato. Il 50% ha effettuato colloqui.
Per quanto riguarda, invece, la richiesta di riconoscimento della qualifica64, questa procedura
interessa 15 delle persone con titolo di studio elevato. Tra queste, il 73,3% ha effettivamente
concluso, con esito positivo, le procedure di riconoscimento. Il 66,7% ha avuto anche il
riconoscimento del titolo di studio. Si tratta prevalentemente di donne (53,3%), con un 66,7% di
origine africana, un 13,3%, rispettivamente, di origine europea ed americana, un 6,7% proveniente
dall’Asia. Il 37,5% di coloro che vivono in coppia ha un partner di origine italiana. Il 33,3% ha lavorato
nell’ultimo mese, prevalentemente come impiegato (40%), operaio generico, specialista con
competenze intellettuali, collaboratore domestico (rispettivamente 20%). Il 60% di chi è stato
impegnato di recente sta cercando un lavoro (il 66,7% disponibile a qualsiasi tipologia di impiego).
Tra coloro che non hanno lavorato di recente, sale al 90% la percentuale di coloro che ricercano
attualmente un’occupazione (la disponibilità a svolgere qualsiasi tipo di lavoro scende al 22%).
L’86,7% ha avuto esperienze precedenti di lavoro in Italia, mentre il 46,7% ha lavorato nel Paese di
origine e il 6,7% nei Paesi in cui ha vissuto nel proprio percorso migratorio. In Italia il 30,8% ha
lavorato come operaio generico, mentre nel Paese di origine era il 14,3% ad avere questa qualifica.
Sono 7 le persone che hanno frequentato corsi di formazione in Italia e, di questi, il 71,4% ha
conseguito la certificazione finale.
Anche tra i qualificati prevalgono coloro che non conoscono lo strumento della Carta UE (93,1%),
sollecitato dall’Unione Europea e introdotto di recente in Italia. Gli uomini risultano leggermente più
informati, con una percentuale di risposte affermative pari a 8,1%, contro un 6,1% registrato tra le
donne. Gli informati prevalgono, in proporzione, tra africani ed americani.
Tab. 38 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Modena. Conoscenza Carta Blu UE.
%
Sì
6,9
No
93,1
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego
5.1.2.7 Conclusioni
L’indagine sul campo realizzata in provincia di Modena conferma, sostanzialmente, le tendenze
individuate attraverso l’analisi documentale: i lavoratori extracomunitari qualificati, laddove hanno
opportunità di lavoro, vedono riconosciuto solo parzialmente il loro titolo di studio e le competenze
maturate attraverso l’attività lavorativa. Certamente, i qualificati sembrano avere maggiori
opportunità di lavoro rispetto a chi non ha una qualifica e i livelli di inquadramento più bassi si
riducono, ma nella maggior parte dei casi il livello di riconoscimento non è soddisfacente. Dal
momento che chi ha conseguito un titolo di studio in Italia ottiene risultati migliori sul piano
64
Le percentuali riportate relativamente alla selezione qui commentata non sono significative, riferendosi a valori assoluti
estremamente ridotti. Tuttavia, si ritiene interessante proporre questo specifico approfondimento, nell’ottica di descrivere
gruppi circoscritti, possibili target degli interventi di accompagnamento ai lavoratori altamente qualificati che seguiranno
l’attività di indagine qui presentata.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
professionale, diviene utile intervenire per un più diffuso riconoscimento dei titoli di studio
conseguiti all’estero, che costituiscono la maggioranza. In generale, emerge una scarsa fiducia
rispetto ad un miglioramento della propria condizione e la tendenza a non richiedere il
riconoscimento formale delle competenze maturate nel percorso di studio e professionale; su
questo, sembra incidere fortemente anche la difficoltà a reperire le informazioni necessarie e ad
individuare punti di riferimento utili per poter avviare procedure finalizzate ad un maggior
riconoscimento della qualifica conseguita. Fornire una maggiore conoscenza delle opportunità rivolte
a figure altamente qualificate, prevedere l’accompagnamento mirato dei soggetti e attivare
un’azione parallela di confronto con il sistema economico locale rappresenta certamente un
obiettivo importante per un’Amministrazione locale che voglia garantire un più efficace inserimento
lavorativo delle competenze provenienti dall’estero, compatibilmente con i vincoli di risorse ed
opportunità che l’attuale crisi economica impone.
In base all’analisi realizzata, il lavoro straniero altamente qualificato si caratterizza per alcuni tratti
che in questa sede vengono evidenziati e commentati. In particolare, si procede mettendo a
confronto il gruppo più circoscritto di coloro che hanno un titolo di studio elevato con il campione
complessivo, al fine di cogliere punti di continuità e divergenze.
Per quanto riguarda il genere, non si riscontrano sostanziali differenze, in quanto le donne
rappresentano circa il 60% in entrambi i gruppi (tra i qualificati solo lo 0,3% in più rispetto alla
percentuale sull’intero campione), confermando la tendenza in atto, negli ultimi anni, ad un aumento
progressivo dell’incidenza della componente femminile tra la popolazione straniera residente sul
territorio provinciale.
Per quanto riguarda la provenienza, la distribuzione percentuale tra i quattro gruppi non si modifica
sostanzialmente, anche se tra i qualificati aumenta leggermente il peso degli americani e, in
particolare, degli europei (da 20,6 a 24,3%), mentre diminuisce l’incidenza delle persone di origine
africana (da 60,3 a 56%).
Nel gruppo maggiormente qualificato sono leggermente più numerosi, in percentuale, coloro che
hanno un permesso di soggiorno per motivi di lavoro (41,3% a fronte di un 39,5% del campione
complessivo), ma prevale comunque il permesso per ricongiungimento familiare.
Soffermandosi sui soggetti maggiormente qualificati, in relazione al titolo di studio è interessante
evidenziare alcune differenze legate al genere e alla provenienza: laddove il diploma di maturità è il
titolo più diffuso sia tra gli uomini che per le donne, la percentuale di laureati è più elevata nella
componente femminile rispetto a quella maschile (20,5% a fronte di un 16,3%), mentre tra gli uomini
ha una notevole incidenza la quota di persone con diploma professionale; il gruppo dei diplomati è il
più numeroso per ciascuna nazionalità, mentre, in proporzione, la laurea è nettamente più diffusa tra
gli europei extracomunitari rispetto agli altri gruppi analizzati (35,8%).
Il 70,6% dei qualificati ha conseguito il titolo di studio all’estero, con una percentuale leggermente
inferiore rispetto al campione complessivo (72,2%). Tale dato potrebbe essere legato all’età degli
intervistati: tra i qualificati, l’incidenza della fascia di età più giovane è maggiore (63,8% tra i 19 e i 29
anni a fronte di un 58,1% tra 19 e 29 anni nel campione) e, quindi, è più probabile che molti abbiano
studiato e concluso il proprio percorso educativo in Italia.
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Nonostante in entrambe i gruppi sia fortemente preponderante il numero di coloro che non ha
attivato il percorso di riconoscimento del proprio titolo di studio, tra i qualificati l’incidenza è minore
rispetto al campione complessivo (77,3% a fronte di un 86,6%). Il dato è coerente con le maggiori
opportunità che un titolo di studio elevato offre. Per comprendere quali altri fattori possano
contribuire alla richiesta di riconoscimento del titolo di studio, l’analisi effettuata ha delineato il
profilo dei lavoratori qualificati che hanno attivato le procedure: si tratta, prevalentemente, di
donne, di origine africana, giovani. In questo senso il gruppo non possiede caratteristiche particolari
rispetto al campione complessivo e al gruppo dei qualificati.
Un primo scostamento da evidenziare riguarda, invece, la nazionalità del partner: mentre tra i
qualificati ha la cittadinanza italiana il 20,4% dei partner, tra coloro che richiedono il riconoscimento
del titolo il dato sale al 23,8% (17,7% sul campione complessivo). Probabilmente questo aspetto aiuta
sia nel reperire le informazioni necessarie, sia nell’attivare le procedure di riconoscimento.
Un altro incentivo alla richiesta di riconoscimento potrebbe essere legata alle minori opportunità di
lavoro ottenute nell’ultimo mese da questo piccolo gruppo: 37,1% a fronte di un 38,5% di tutte le
persone con titolo di studio elevato (35,8% complessivo). Altro elemento che può aver contribuito è
dato dal fatto che, andando ad analizzare il livello di qualifica ottenuta, emerge come nel gruppo di
coloro che hanno attivato il riconoscimento, oltre la metà abbia lavorato come operaio generico
(53,8%) – qualifica più bassa considerata -, dato decisamente più elevato rispetto all’intero gruppo
dei qualificati (41,7%) – e anche al campione (46,6%). Il riconoscimento del titolo potrebbe
contribuire a offrire i vantaggi che sembrano potenzialmente connessi ad un titolo di studio elevato.
Il fatto, tuttavia, che ci sia un numero inferiore di operai generici non significa che tutte le attività
svolte dai soggetti qualificati siano necessariamente adeguate ad un maggiore livello di competenze:
il 21,4% di chi ha un titolo di studio elevato ha lavorato come dipendente generico, a fronte del
18,2% nel campione; il 7,4% nel campione come collaboratore domestico, mentre l’8,3% tra i
qualificati; il 7,1% come operaio specializzato e artigiano tra i qualificati contro un 8,8% complessivo;
il 9,5% dei qualificati ha lavorato come impiegato, percentuale più significativa rispetto al campione
complessivo.
In effetti, nel momento in cui gli intervistati devono dare una valutazione rispetto alla corrispondenza
tra l’attività svolta e la qualifica maturata attraverso lo studio e l’esperienza lavorativa, il 63,1% dei
qualificati ritiene che il lavoro svolto più di recente comporti una qualifica più bassa rispetto a quella
effettivamente posseduta, a fronte di un 50,7% del campione complessivo. Dunque tra i qualificati è
più difficile vedere riconosciuto effettivamente il percorso di studio e qualificazione effettuato. Di
conseguenza, l’incidenza di coloro che sono soddisfatti rispetto al proprio lavoro è maggiore tra tutti
(70,3%) rispetto ai soli qualificati (66,7%), pur mantenendosi su percentuali elevate.
L’analisi ha evidenziato come il titolo di studio conseguito in Italia, riconosciuto e maggiormente in
linea con le richieste del mercato del lavoro, possa offrire maggiori opportunità in termini di
riconoscimento della qualifica: la maggior parte delle persone interessate, infatti, ha lavorato come
dipendente generico e come specialista con competenze intellettuali.
Aumenta, tra i qualificati, la percentuale di coloro che hanno seguito corsi di formazione in Italia
(41,3% contro il 37,5% nell’intero campione).
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Intervistati rispetto all’efficacia dei corsi di formazione nel garantire un maggiore riconoscimento
della qualifica professionale, da evidenziare come tutti abbiano consapevolezza rispetto
all’importanza delle attività formative e di aggiornamento. Chi ha un titolo di studio più elevato
sembra essere confortato anche dalla pratica in misura maggiore rispetto all’intero campione: tra i
qualificati, infatti, il 49,5% ritenga che sia importante frequentare corsi di formazione, pur non
avendo avuto, ad oggi, la possibilità di verificare direttamente se questo contribuisce ad un maggiore
riconoscimento, mentre nel campione complessivo si registra un 50,8%; il 25,2% dei qualificati
dichiara di aver effettivamente verificato la rilevanza di tali percorsi formativi, a fronte di un 21,5%
dell’intero campione.
Tra gli occupati che sono alla ricerca di un nuovo lavoro, il 50,6% del campione si dichiara disponibile
a qualsiasi tipo di lavoro, percentuale che si riduce tra i qualificati (45,2%), evidentemente più
selettivi. Per i disoccupati non si rilevano particolari differenze tra qualificati e campione
complessivo.
Per quanto riguarda le pregresse esperienze lavorative in Italia e nel Paese di origine, non si
registrano differenze significative: in entrambi i casi la percentuale di chi ha lavorato è leggermente
più alta tra i qualificati, ma senza variazioni sostanziali. Il percorso di migrazione sembra comportare
un peggioramento rispetto al riconoscimento della qualifica, in quanto in Italia e in altri Paesi è più
diffusa la qualifica di operaio generico (la più bassa rilevata) rispetto al Paese di origine.
In merito al riconoscimento della qualifica professionale, il 93,1% dei lavoratori con elevato titolo di
studio non ha richiesto il riconoscimento formale della propria qualifica professionale, a fronte del
95,9% di tutti gli intervistati. Tra le motivazioni, i qualificati si dichiarano meno informati rispetto al
campione complessivo (20,9% contro il 15% del campione) e leggermente più ottimisti rispetto
all’esito positivo del processo di riconoscimento (19,8% tra i qualificati e 21,5% nel campione).
Chi ha richiesto il riconoscimento non sembra avere caratteristiche particolari rispetto agli altri
soggetti qualificati, ad eccezione della cittadinanza del partner (il 37,5% di coloro che vivono in
coppia ha un partner di origine italiana, a fronte di un 20,4% tra tutti i qualificati e di un 17,7% sul
campione complessivo).
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5.2
La popolazione straniera nella provincia di Parma
In Provincia di Parma, la popolazione straniera residente è pari a 58.232 persone. La presenza degli
stranieri è aumentata progressivamente dal 2009 al 2011, con un incremento pari a 8.085 unità.
Per quanto riguarda la provenienza, il 31,97% viene dall’Africa, seguito a stretto giro dal contingente
dei Paesi europei che non fanno parte dell’Unione Europea (31,55%). Segue il 15,67% dei cittadini
comunitari e quindi il 14,97% proveniente da Asia ed Oceania. Solo il 5,83% proviene dall’America.
Nella popolazione straniera prevalgono, nell’arco di tutto il triennio 2009-2011, le donne, anche se
con una differenza minima rispetto agli uomini. Il 63,8% degli stranieri ha tra i 19 e i 49 anni.
Tab. 39 – Popolazione straniera residente nella provincia di Parma. Distribuzione per genere.
2009
2010
%
2011
2011
Provenienza
Maschi
Femmine
Totale
Maschi
Femmine
Totale
Maschi
Femmine
Totale
Totale
Europa UE
(Unione
europea) Stati membri
3.224
4.506
7.730
3.469
4.890
8.359
3.802
5.324
9.126
15,67
Europa
EXTRAUE
6.698
8.719
15.417
7.261
10.213
17.474
7.666
10.706
18.372
31,55
TOTALE
Africa
9.668
6.955
16.623
10.323
7.454
17.777
10.772
7.846
18.618
31,97
TOTALE
America
1.151
1.902
3.053
1.243
2.068
3.311
1.275
2.122
3.397
5,83
Asia e
Oceania
4.002
3.321
7.323
4.460
3.687
8.147
4.733
3.985
8.718
14,97
Apolide
1
-
1
1
-
1
1
-
1
0,00
TOTALE
CITTADINI
STRANIERI
24.744
25.403
50.147
26.757
28.312
55.069
28.249
29.983
58.232
100
Totale %
49,34
50,66
100
48,59
51,41
100
48,51
51,49
100
Fonte: elaborazione Poleis su dati Osservatorio demografico provincia di Modena.
5.2.1
L’attrattività occupazionale nella provincia di Parma
Nella provincia di Parma oltre il 18,9% degli occupati è straniero (Caritas-Migrantes, 2011) e, in base
alle previsioni di assunzioni destinate al personale immigrato dell’indagine Excelsior-Unioncamere,
rispetto al I trimestre 2012, è prevista una domanda significativa di forza lavoro per le professioni
tecniche (9,1%), impiegatizie (13%), operaie qualificate (36,7%).
L’Indice di inserimento occupazionale, che, come anticipato, sintetizza le diverse opportunità di
inserimento che i territori regionali e provinciali offrono ai lavoratori immigrati sul piano quantitativo
e qualitativo, vede la provincia di Parma posizionarsi al 10° posto, con un punteggio pari a 68,8 e
prima tra le realtà territoriali qui considerate.
Rispetto all’indicatore di impiego della manodopera immigrata, illustrando l’incidenza percentuale
dei nati all’estero sul totale degli occupati registrati dall’Inail nel corso del 2009, Parma si posiziona al
21° posto, con 65,3 punti, terza tra le province qui analizzate.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
L’indicatore della capacità di assorbimento del mercato del lavoro, che esprime nel rapporto tra il
numero di lavoratori nati all’estero assunti nel corso dell’anno (2009) e il numero di quelli che nello
stesso periodo di tempo hanno conosciuto una cessazione del rapporto di lavoro, colloca Parma al
66° posto, con un valore pari a 54,4 (terza tra le realtà qui considerate).
L’indicatore di reddito, che rileva l’importo, in euro, del reddito medio annuo pro capite stimato della
popolazione immigrata proveniente da un paese esterno all’Unione Europea nel suo assetto
originario a 15 Stati, riferito al 2008, vede Parma al 30° posto con 63,5 punti (seconda tra le province
analizzate).
Per quanto riguarda l’indicatore della tenuta occupazionale femminile, che misura quanto incidono in
percentuale, sul totale delle donne nate all’estero occupate nel corso del 2009, quelle che, durante lo
stesso anno, non hanno conosciuto un’interruzione dell’attività lavorativa, Parma ottiene un
punteggio pari a 84,8, posizionandosi al 24° posto.
Infine, l’indicatore di lavoro in proprio, che rappresenta l’incidenza percentuale dei titolari di impresa
stranieri sul totale dei lavoratori registrati nella stessa posizione, vede Parma al 14° posto, con un
valore di 75,9 (prima tra le province analizzate).
La crescita della presenza straniera in provincia di Parma, sia a livello demografico che a livello
occupazionale, è proceduta seguendo una propria tendenza, sostanzialmente indipendente rispetto
ai bruschi mutamenti rilevati negli andamenti congiunturali nel triennio 2009-2011. Il peso della
componente straniera sulla popolazione residente in età lavorativa (di 15-64 anni di età), è, infatti,
cresciuto, nonostante la crisi, passando dall’11,2% (nel 2007) al 15,9% (nel 2011). Il dato disponibile
più recente, relativo alla consistenza media annua nel 2010, individuava 29.000 residenti stranieri
occupati, pari al 14,6% dell’occupazione totale65.
5.2.2
I lavoratori extracomunitari nella provincia di Parma
Le interviste realizzate a Parma sono complessivamente 200, di cui 198 con persone domiciliate nella
provincia stessa, 2 con persone domiciliate a Modena. L’iscrizione al Centro per l’Impiego di un
territorio, non esclude, infatti, che vi siano stati trasferimenti successivi in altri contesti. L’intervista è
stata realizzata, comunque, solamente con coloro che sono domiciliati in una delle quattro province
interessate dal progetto.
Prima di approfondire alcune questioni specifiche legate al tema oggetto di indagine – quindi il
riconoscimento sul lavoro della qualifica e del titolo di studio elevati conseguiti da cittadini
extracomunitari – è utile delineare il profilo dell’intero campione intervistato in relazione alle
caratteristiche socio-anagrafiche, alla composizione familiare e al percorso di immigrazione, con
particolare attenzione al percorso di formazione e di lavoro. Ciò consentirà, come già anticipato, di
porre a confronto il campione ed i soggetti qualificati, individuando rispetto a questi ultimi, eventuali
peculiarità.
65
Rapporto provinciale immigrazione 2011, Provincia di Parma, 2012.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
5.2.2.1 Il profilo socio-anagrafico e il nucleo familiare
La componente maschile è, nel campione di Parma, leggermente più numerosa rispetto a quella
femminile (51%). Il 51% ha tra i 19 e i 31 anni, mentre la parte restante degli intervistati ha tra i 32 e i
49 anni.
Tab. 40 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Parma. Distribuzione per genere.
%
Donne
49,0
Uomini
51,0
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
I lavoratori di origine africana sono i più numerosi (49%), seguiti dalla componente dell’Europa extra
europea (36%), dagli asiatici (10,5%) e dagli americani (4,5%).
Tab. 41 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Parma. Distribuzione per continente.
%
Africa
49,0
America
4,5
Asia
10,5
Europa Extra UE
Totale
36
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Gli arrivi in Italia degli intervistati si concentrano, in particolare, nell’ultimo decennio, con un 21%
giunto entro il 2000 e la restante parte dal 2001 ad oggi. Il 97,5% non è in possesso della cittadinanza
italiana. Nel 10% dei casi c’è una pregressa esperienza di migrazione in altri Paesi, prima dell’arrivo in
Italia: il 2% in Libia, l’1,5% rispettivamente in Grecia e in Russia, l’1% in Francia e Svizzera (le
percentuali non sono significative, ma vengono qui fornite a titolo esemplificativo).
Per quanto riguarda il permesso di soggiorno, i due principali motivi, lavoro (42,5%) e
ricongiungimento familiare (41,5%), sono sostanzialmente allineati in termini percentuali. Nella
componente femminile il dato prevalente è quello relativo ai permessi per ricongiungimento
familiare (53%), mentre tra gli uomini prevalgono i permessi per motivi di lavoro (42,2%). Per europei
ed asiatici il permesso di soggiorno per motivi di lavoro è quello più frequente, mentre nel caso degli
americani e degli africani prevale il ricongiungimento familiare.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Tab. 42 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Parma. Tipologia permesso di soggiorno.
%
Motivi di lavoro
42,5
Ricongiungimento familiare
41,5
Asilo politico / motivi umanitari
3,0
In attesa di perfezionamento della regolarizzazione
2,0
Studio
5,0
Altro
5,5
Non risponde
0,5
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Per quanto riguarda le caratteristiche del nucleo familiare, il gruppo più numeroso è quello delle
persone sposate (49,5%), seguito, da celibi e nubili (37,5%). Prevalgono nuclei familiari composti da
due a cinque componenti e nel 90,5% dei casi non sono in corso richieste di ricongiungimento
familiare. Per chi è in coppia, sono più numerosi coloro che non hanno figli (43,5%) e il 56,5% ha un
partner di origine extra-comunitaria non europea.
Tab. 43 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Parma. Stato civile.
%
Celibe/nubile
37,5
Sposato / a
49,5
Convivente
4,5
Separato/a – Divorziato/a
7,5
Vedovo/a
Totale
1
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
5.2.2.2 Percorso di immigrazione e istruzione
Per quanto riguarda il titolo di studio, il dato prevalente riguarda il diploma di maturità (34,5%),
seguito da licenza media inferiore (28,5%), laurea (17%) e diploma professionale (15%). Il diploma è il
titolo più frequente sia tra gli uomini (35,3%) che tra le donne (33,7%). Nella componente maschile si
rileva, poi, una quota consistente di persone con la licenza media inferiore (33,3%), mentre tra le
donne sono numerose le laureate (25,5%). Tra americani ed europei prevale il diploma di maturità,
mentre tra africani ed asiatici è più frequente la licenza media inferiore.
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Tab. 44 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Parma. Titolo di studio.
%
Nessun titolo
1,5
Licenza elementare
3,0
Licenza media inferiore
28,5
Diploma professionale (inferiore a 5 anni)
15,0
Diploma di maturità
34,5
Diploma terziario extra-universitario
Diploma universitario / Laurea
0
17,0
Master universitario
0
Diploma di specializzazione
0
Dottorato di ricerca
Non risponde
Totale
0,5
0
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
In relazione a coloro che hanno conseguito il titolo di studio all’estero (79%), il 91,1% non ha attivato
percorsi di riconoscimento formale dello stesso. Il titolo di studio estero prevale sia per donne che
per uomini, anche se per la componente femminile ha una maggiore incidenza percentuale (82,7%
contro il 75,5% degli uomini). Il dato è confermato per tutti i gruppi, indipendentemente dalla
provenienza. La richiesta di riconoscimento è più frequente tra gli uomini, anche se non in misura
significativa. Le richieste di riconoscimento segnalate riguardano cittadini africani ed europei.
Tab. 45 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Parma. Attivazione percorso formale di riconoscimento del
titolo di studio.
%
Sì, mi è stato riconosciuto
3,8
Sì, ma il percorso è ancora in corso
1,3
Sì, ma non sono riuscito ad ottenere il riconoscimento
3,8
No
91,1
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
I principali motivi, per cui le procedure non sono state avviate, consistono in una mancanza di fiducia
rispetto agli esiti (43,8%) e alla difficoltà ad individuare chi può fornire informazioni (36,3%). Chi ha,
invece, deciso di intraprendere il percorso di riconoscimento del titolo di studio, ad oggi ha
prevalentemente richiesto la documentazione al Paese di origine (42,9%). La principale fonte di
informazione è costituita dal Centro per l’Impiego (22%), seguito da Università, conoscenti stranieri,
ambasciata (rispettivamente 14,6%). In termini di assistenza ricevuta, prevalgono i colloqui (56,8%) e
la consultazione di guide e materiale cartaceo (29,7%).
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59
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Tab. 46 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Parma. Motivi per cui non è stato attivato percorso
riconoscimento titolo di studio.
%
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma erano troppo complicate
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma era troppo costoso
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma richiedeva troppo tempo
Ho raccolto informazioni, ma per il mio titolo di studio non è possibile avere il riconoscimento
Non saprei dove trovare informazioni necessarie per avviare il percorso di riconoscimento
Non ho cercato informazioni perché penso che non serva a niente
Totale
8,2
2,1
2,1
7,5
36,3
43,8
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
5.2.2.3 Percorso di immigrazione e formazione professionale
Il 44% degli intervistati ha svolto corsi di formazione in Italia, prevalentemente legati alle attività
professionali (29%), di lingua italiana (19%), di informatica (14%), sulla sicurezza negli ambienti di
lavoro (10%)66. Il 73,9% ha ottenuto la certificazione di tutti i corsi seguiti
Il 18% ha seguito corsi di formazione nel Paese di origine: il 40% ha studiato informatica, il 17,1% ha
approfondito tematiche legate alla specifica attività professionale, il 14,3% le lingue straniere,
l’11,4% ha acquisito competenze specifiche legate all’ambito sanitario e ai servizi sociali. L’88,9% ha
ottenuto la certificazione di tutti i corsi seguiti.
Il 10% ha seguito corsi di formazione in altri Paesi in cui ha vissuto prima di arrivare in Italia,
distribuiti equamente (59%) tra lingue straniere e attività professionali. Gli interessati non sono in
possesso della certificazione dei corsi seguiti.
Complessivamente, l’87,5% ritiene che i corsi di formazione professionale siano importanti, anche se,
rispetto all’efficacia in termini di riconoscimento effettivo della qualifica sul lavoro, ci sono posizioni
differenti: il 60% non ha avuto modo di verificare direttamente; il 20% conferma di avere avuto
esperienza diretta dell’efficacia dei corsi; il 7,5% non crede che la formazione possa incidere sul
riconoscimento della qualifica.
Tab. 47 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Parma. Importanza corsi di formazione per riconoscimento
professionalità.
%
È importante e ho verificato direttamente che è molto utile per il riconoscimento della propria qualifica e
professionalità
È importante anche se non ho verificato direttamente se serve per il riconoscimento della propria
qualifica e professionalità
È importante per aggiornarsi e migliorare le proprie competenze, ma non serve per il riconoscimento
della propria qualifica e professionalità
Non è importante perché ho verificato direttamente che non serve a niente
Non è importante; anche se non ho verificato direttamente, sono sicuro che non serve a niente
Totale
20
60
7,5
4
8,5
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
66
A titolo esemplificativo, vengono qui riportate alcune specifiche tipologie di corsi seguiti: addetto alla ristorazione, cuoco,
assistente familiare, automazione, carpenteria metallica, corso agroalimentare, corso meccanico, addetto pulizie,
elettrotecnico, elettronica, metalmeccanica, operatore socio sanitario, operaio tessile, saldatore, sarta, shiatsu.
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
60
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5.2.2.4 Percorso di immigrazione e lavoro
Come anticipato, gli intervistati sono stati selezionati tra gli iscritti all’archivio dei disoccupati
disponibile presso il Centro per l’Impiego provinciale, aggiornato al 30 settembre 2012. Nonostante
questo, valutando che al momento della rilevazione (novembre-dicembre 2012) la condizione
lavorativa dei soggetti coinvolti poteva aver subito modifiche, attraverso l’uscita dallo stato di
disoccupazione oppure attraverso l’avvio di un impiego compatibile con lo stato di disoccupazione67,
il questionario utilizzato prevedeva una domanda relativa ad eventuali ore di lavoro retribuite svolte
nell’ultimo mese.
Nella provincia di Parma è effettivamente il 13% che risponde in modo positivo (15,3% tra le donne;
10,8% tra gli uomini; dato confermato per tutte le aree di provenienza). Il 50% ha lavorato come
operaio generico, il 26,9% come collaboratore domestico e il 15,4% come assistente familiare.
Confrontando uomini e donne, si rileva come per i primi sia nettamente preponderante la qualifica di
operaio generico (90,9%), mentre le donne si distribuiscono maggiormente tra diverse tipologie di
attività, con una prevalenza di collaboratrici domestiche (40%). Per africani ed americani è più diffuso
l’impiego come operai generici; gli asiatici si distribuiscono in misura uguale tra operai generici e
collaboratori domestici; tra gli europei prevale la qualifica di collaboratore domestico.
Tab. 48 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Parma. Attività prevalente svolta nell’ultimo mese.
%
Operaio generico
50,0
Dipendente generico
7,7
Artigiano / operaio specializzato
0
Impiegato
0
Specialista con competenze intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione
0
Piccolo imprenditore / lavoratore autonomo
0
Assistente familiare
15,4
Collaboratore domestico
26,9
Altro
0
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Il 30,8% ha lavorato nel settore delle altre attività di servizi, il 23,1% come personale domestico
presso privati, il 19,2% nel settore manifatturiero. Si tratta, prevalentemente di contratti da
67
Lo stato di disoccupazione può essere conservato qualora lo svolgimento dell’attività lavorativa sia tale da assicurare un
reddito annuale non superiore al reddito minimo personale escluso da imposizione, ossia nel caso di svolgimento di attività
lavorativa (di natura autonoma o subordinata) tale da assicurare un reddito annuale lordo non superiore alle seguenti
soglie: * euro 8.000 per i redditi da lavoro dipendente o fiscalmente assimilati (per es.: derivanti da rapporti di
collaborazione coordinata e continuativa);* euro 4.800 per i redditi da impresa o derivanti dall’esercizio di professioni (ivi
inclusi i lavoratori così detti “occasionali”) * euro 10.000 per i lavoratori disabili. Nel caso in cui una persona svolga attività
lavorative di entrambe le tipologie, il cumulo dei redditi che ne derivano non dovrà superare comunque l’importo del
massimale più elevato (euro 8.000). Per reddito si intende il reddito personale lordo, anche presunto, riferito all’anno in
corso esclusivamente derivante da attività lavorativa, di qualunque tipologia. Il vincolo del reddito non si applica per attività
di lavoro socialmente utile o in lavori di pubblica utilità o rapporti di lavoro quali tirocini di inserimento, orientativi o
formativi o Borse di lavoro (previsti dal Piano regionale triennale di politica del lavoro).
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
61
Provincia di Modena – Area Welfare locale
Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di paesi terzi – EXTRATALENT
Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
dipendenti, a tempo determinato (38,5%) e indeterminato (34,6%), part-time (61,5%). Il 9,5% è
coinvolto in procedure di cassa integrazione e mobilità. Il 50% degli interessati dichiara di svolgere
tale attività da non più di un mese e di aver trovato questa occupazione grazie alle indicazioni di
parenti e conoscenti (76,9%). Il 36,4% degli uomini ha lavorato nel settore manifatturiero, mentre
per le donne è la collaborazione presso privati e in altre attività di servizi a prevalere (rispettivamente
40%). Il contratto da dipendente a tempo determinato e indeterminato è quello più ricorrente per la
componente femminile (rispettivamente 40%), mentre il 36,4% degli uomini ha un contratto a tempo
determinato. Il 66,7% delle donne ha un impiego part-time, dato in calo tra gli uomini (54,4%), ma,
comunque, prevalente rispetto al tempo pieno. Confrontando i diversi gruppi in base alla
provenienza, gli africani operano prevalentemente nel settore delle altre attività di servizi (36,4%); gli
americani si concentrano nel settore manifatturiero (100%); gli asiatici in agricoltura e in altre attività
di servizi (50%); gli europei come collaboratore presso privati (54,5%). Tra gli europei il contratto a
tempo determinato è, in proporzione, più frequente che in altri casi. Per africani, asiatici ed europei
prevale il part-time.
La maggior parte (57,7%) considera l’attività svolta inferiore alle competenze effettivamente
possedute. Si rileva una differenza consistente tra uomini e donne, considerando che per i primi un
45,5% afferma che l’attività è inferiore alla qualifica e un 45,5% ritiene che invece corrisponda; tra le
donne aumenta il numero di coloro che danno una valutazione negativa (66,7%). E’ inferiore
soprattutto per africani e europei (63,6%, rispettivamente).
Tab. 49 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Parma. Corrispondenza attività svolta nell’ultimo mese con
livello di formazione e professionalità.
%
Corrisponde
38,5
E’ superiore
3,8
E’ inferiore
57,7
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Il gruppo si divide in modo equilibrato (50%) tra i soddisfatti e gli insoddisfatti (questi ultimi
precisano di non avere , tuttavia, alternative valide al momento). Si dichiara soddisfatto il 46,7% delle
donne e il 54,5% degli uomini; il 45,5% tra africani ed europei.
Tab. 50 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Parma. Soddisfazione per lavoro svolto nell’ultimo mese.
%
Sì
50,0
No
0
No, però adesso non ho altre alternative
50,0
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
62
Provincia di Modena – Area Welfare locale
Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di paesi terzi – EXTRATALENT
Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Approfondendo il livello di soddisfazione dell’intervistato rispetto a diversi aspetti della sua
esperienza di lavoro attuale, è interessante rilevare la percentuale di chi si dichiara soddisfatto in
relazione ai singoli item proposti (attribuendo un punteggio oltre il 6, in un range compreso tra 1 e
10): il 76,9% rispetto ai compiti che svolge; il 65,4% per quanto riguarda la tutela in caso di malattia,
incidenti o infortuni; il 19,3% per quanto riguarda le prospettive di lavoro e carriera; il 53,9%
relativamente al trattamento economico; il 34,7% in merito allo sviluppo di competenze e
acquisizione di professionalità; per quanto riguarda la stabilità dell’occupazione nel lungo periodo il
46,2% fa una valutazione mediamente positiva.
Il 69,2% è attualmente alla ricerca di una nuova occupazione, essenzialmente nella speranza di
trovare un’occupazione più stabile (35,1%), un migliore trattamento economico (29,7%), maggiori
prospettive di carriera e nuove opportunità di crescita professionale (rispettivamente 13,5%). Il 50%
si dichiara, comunque, disponibile a svolgere qualsiasi lavoro, mentre l’11,1% (rispettivamente)
esprime preferenze per attività di operaio e dipendente generico e per attività di specialista con
competenze di tipo intellettuale.
Per quanto riguarda, invece, i disoccupati, oltre il 50% non lavora da più di 12 mesi. La maggior parte
di queste persone (35,6%) non ha mai lavorato in passato in Italia, mentre una quota consistente
(33,9%) non ha ottenuto il rinnovo di contratti a termine. Il 96% è alla ricerca di un nuovo lavoro, con
grande disponibilità (70,7%) a svolgere qualsiasi tipo di lavoro.
Il 60,5% degli intervistati ha svolto altri lavori in passato in Italia. L’articolazione del percorso va da
una a tre esperienze. L’82,6% dichiara di aver ottenuto contratti prevalentemente regolari.
Approfondendo, poi la qualifica ottenuta, la più alta è, nel 35,5% dei casi, quella di operaio generico;
questa ricorre come qualifica più bassa nel 52,1% dei casi; è quella con maggiore durata per il 41,3%
delle persone (per il 28,9% il lavoro più lungo non ha superato i 12 mesi).
Il 54,5% ha lavorato in passato nel Paese di origine, svolgendo prevalentemente al massimo una o
due attività. I contratti erano, nel 77,1% dei casi, per lo più regolari. La qualifica più alta è stata per il
18,3% degli intervistati quella di operaio generico; è la più bassa per il 29,4%; nel 20,2% dei casi si
tratta della qualifica ottenuta nel lavoro svolto più a lungo (per il 22% non superiore a 12 mesi).
Il 70% ha svolto attività di lavoro nei Paesi in cui ha vissuto prima di raggiungere l’Italia, svolgendo
non più di due attività. Nel 64,3% dei casi i contratti erano prevalentemente irregolari. La qualifica
più alta è stata quella di operaio generico per il 42,9% delle persone; nel 35,7% dei casi è anche la
qualifica ottenuta nell’impiego svolto più a lungo (per il 57,1% inferiore ai 12 mesi).
5.2.2.5 Percorso di immigrazione e qualificazione professionale
Il 96% degli intervistati non ha attivato il percorso di formale riconoscimento della propria qualifica
lavorativa (leggermente più numerosi gli uomini; non si rilevano sostanziali differenze tra gruppi di
diversa provenienza).
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
63
Provincia di Modena – Area Welfare locale
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Tab. 51 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Parma. Richiesta riconoscimento qualifica professionale.
%
Sì, mi è stata riconosciuta
Sì, ma il percorso è ancora in corso
Sì, ma non sono riuscito ad ottenere il riconoscimento
No
Totale
1,5
1,0
1,5
96,0
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Escludendo tutti coloro che non avendo una qualifica elevata sono impossibilitati a procedere, molti
dichiarano, infatti, di ritenere che non abbia alcuna utilità, ai fini di un maggiore riconoscimento delle
competenze effettivamente maturate (23,9%) o di non sapere a chi rivolgersi per avere le
informazioni necessarie (17,2%).
Tra coloro, che, invece, hanno deciso di intraprendere tale percorso, il 37,5% ha richiesto, ad oggi, la
documentazione al Paese di origine. Gli interessati si sono rivolti, principalmente, - ai Centri per
l’impiego (13,7%), per avere informazioni, oppure hanno attivato altre strade personali, partecipando
a colloqui (73,3%) o consultando materiale informativo cartaceo ricevuto (13,3%).
Tab. 52 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Parma. Motivo per cui non è stato richiesto il
riconoscimento della qualifica professionale.
%
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma erano troppo complicate
2,5
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma era troppo costoso
1,2
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma richiedeva troppo tempo
0,6
Ho raccolto informazioni, ma per il mio titolo di studio non è possibile avere il riconoscimento
1,8
Non saprei dove trovare informazioni necessarie per avviare il percorso di riconoscimento
17,2
Non ho cercato informazioni perché penso che non serva a niente
23,9
Non pertinente
52,8
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
La grande maggioranza degli intervistati (98%) non conosce la Carta Blu, ma, informati a riguardo,
tutti considerano tale strumento una valida opportunità per migliorare le modalità di riconoscimento
della qualifica effettiva di lavoratori stranieri con elevate competenze. Non si rilevano differenze tra
uomini e donne, né tra gruppi di diversa provenienza.
Tab. 53 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Parma. Conoscenza Carta Blu UE.
%
Sì
2,0
No
98,0
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
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5.2.2.6 I lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Parma
Per individuare i lavoratori altamente qualificati si procede, in prima battuta, alla selezione di coloro
che hanno un titolo di studio elevato, a partire dalle persone che hanno conseguito il diploma
professionale. Nelle pagine seguenti verranno realizzati ulteriori approfondimenti anche in base alla
qualifica maturata attraverso le esperienze lavorative svolte.
Rispetto al campione complessivo coloro che hanno un titolo di studio elevato rappresentano il 67%.
Il profilo socio-anagrafico e il nucleo familiare
La componente femminile è prevalente, attestandosi su 53,7% del gruppo. Il 49,3% ha un’età
compresa tra 19 e 31 anni.
Tab. 54 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Parma. Distribuzione per genere.
Donne
Uomini
Totale
%
53,7
46,3
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Per quanto riguarda la provenienza, il gruppo più numeroso è quello di origine europea extracomunitaria (45,5%), seguito dagli africani (41,8%), dagli asiatici (9%) e dagli americani (3,7%).
Tab. 55 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Parma. Distribuzione per continente.
Africa
America
Asia
Europa Extra UE
Totale
%
41,8
3,7
9,0
45,5
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Nel 2000 avevano fatto ingresso in Italia il 21,6% delle persone in questione; nel 2010 l’88,8% era già
stabilmente inserito nel nostro Paese.
Il 96,3% non ha la cittadinanza italiana. Nel 9% dei casi, prima di arrivare in Italia il percorso di
immigrazione ha portato questi lavoratori qualificati in altri Paesi: a titolo esemplificativo si riportano
qui le percentuali più consistenti anche se non significative: Francia, Grecia e Russia (rispettivamente
1,5% dei qualificati).
Per quanto riguarda la tipologia di permesso di soggiorno, la maggior parte dei qualificati è in Italia
grazie al ricongiungimento familiare (sia tra gli uomini che tra le donne); segue il gruppo che ha,
invece, ottenuto un permesso per motivi di lavoro (44,8%). Quest’ultimo prevale solamente tra gli
europei.
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Tab. 56 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Parma. Tipologia permesso di
soggiorno.
%
Motivi di lavoro
Ricongiungimento familiare
Asilo politico / motivi umanitari
In attesa di perfezionamento della regolarizzazione
Studio
Altro
Non risponde
Totale
39,6
44,8
1,5
1,5
6,0
6,7
0
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
In merito alla composizione del nucleo familiare, prevalgono le persone sposate (53%), seguite da
celibi e nubili (34,3%). La maggior parte delle famiglie sono composte da 2 a 5 componenti e
prevalgono le persone senza figli (42,5%). Nel 91,8% dei casi non ci sono richieste di
ricongiungimento familiare in atto. Nel caso di persone che vivono in coppia, il 51,3% ha un partner
di origine extra-comunitaria non europea.
Tab. 57 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Parma. Stato civile.
%
Celibe/nubile
34,3
Sposato / a
53,0
Convivente
3,7
Separato/a – Divorziato/a
8,2
Vedovo/a
0,7
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Percorso di immigrazione e istruzione
Approfondendo il tema del titolo di studio, da evidenziare come, all’interno del gruppo selezionato, il
51,5% abbia un diploma di maturità, il 25,4% la laurea, il 22,4% il diploma professionale e una piccola
percentuale il dottorato di ricerca (0,7%). Il diploma di maturità è il titolo più ricorrente sia tra gli
uomini (58,1%) che tra le donne (45,8%); tuttavia, nella componente femminile segue la quota di
laureate (34,7%), mentre nella componente maschile segue il 25,8% di persone in possesso del
diploma professionale. Il diploma di maturità prevale per tutti i gruppi indipendentemente dalla
provenienza. Per africani ed europei, poi seguono i laureati e le persone con diploma professionale
(con percentuali simili all’interno di ciascun gruppo Paese); tra gli asiatici, invece, segue a stretto giro,
il gruppo di laureati.
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Tab. 58 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Parma. Titolo di studio.
%
Diploma professionale (inferiore a 5 anni)
Diploma di maturità
Diploma terziario extra-universitario
Diploma universitario / Laurea
Master universitario
Diploma di specializzazione
Dottorato di ricerca
Totale
22,4
51,5
0
25,4
0
0
0,7
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Il 77,6% dei lavoratori qualificati ha conseguito il titolo di studio all’estero (dato prevalente sia tra gli
uomini che tra le donne, con un’incidenza maggiore per queste ultime; dato confermato per tutti i
gruppi di diversa provenienza) e, di questi, l’86,6% non ha fatto richiesta di riconoscimento formale
del titolo (uomini e donne in misura sostanzialmente simile; non si rilevano particolari differenze
nemmeno tra i gruppi di diversa origine), principalmente per mancanza di fiducia rispetto all’efficacia
della procedura ai fini di un maggiore riconoscimento delle proprie competenze (35,9%) o per
difficoltà ad individuare la fonte di informazione più adeguata per avviare e seguire le procedure
(34,8%). Da segnalare, tuttavia, come un 12% dichiari di aver ricercato informazioni abbandonando
poi il percorso perché troppo complesso e un 10,9% abbia verificato che per il proprio titolo non era
possibile ottenere il riconoscimento.
Tab. 59 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Parma. Attivazione percorso formale
di riconoscimento del titolo di studio.
%
Sì, mi è stato riconosciuto
Sì, ma il percorso è ancora in corso
Sì, ma non sono riuscito ad ottenere il riconoscimento
No
Totale
5,8
1,9
5,8
86,5
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Tab. 60 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Parma. Motivi per cui non è stato
attivato percorso riconoscimento titolo di studio.
%
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma erano troppo complicate
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma era troppo costoso
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma richiedeva troppo tempo
Ho raccolto informazioni, ma per il mio titolo di studio non è possibile avere il riconoscimento
Non saprei dove trovare informazioni necessarie per avviare il percorso di riconoscimento
Non ho cercato informazioni perché penso che non serva a niente
Totale
12,0
3,3
3,3
10,9
34,8
35,9
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Tra coloro che hanno fatto richiesta, il 42,9% ha, ad oggi, richiesto la documentazione originale al
proprio Paese di origine mentre il 35,7% ha presentato la domanda di riconoscimento all’Università o
all’Ufficio scolastico. Queste persone si sono rivolte, principalmente a Università e Ambasciata,
partecipando a colloqui (53,8%) e consultando guide e materiale cartaceo ricevuto (27,8%).
Focalizzando l’attenzione solamente su coloro che hanno fatto richiesta di riconoscimento del titolo
di studio68 conseguito, è interessante tracciarne il profilo rispetto ad alcune specifiche issue. Questo
gruppo selezionato è composto equamente da donne e uomini (50%). Il 21,4% ha 49 anni e, per
quanto riguarda la provenienza, si rilevano esclusivamente cittadini di origine africana (42,9%) ed
europea extracomunitaria (57,1%). Tra coloro che vivono in coppia, il 12,5% ha un partner con
cittadinanza italiana. In merito alle esperienze lavorative, il 21,4% ha svolto attività retribuita
nell’ultimo mese, con qualifica di operaio generico, assistente familiare e collaboratore domestico. Il
66,7% sta attualmente cercando una nuova occupazione, metà interessato a lavorare come
assistente familiare e l’altra metà disposto a qualsiasi tipo di lavoro. Tra i disoccupati, l’81,8% ricerca
un’occupazione (66,7% disponibile a svolgere qualsiasi lavoro). Il 71,4% ha precedenti esperienze
lavorative in Italia, il 64,3% ha lavorato nel Paese di origine e il 66,7% nei Paesi in cui ha vissuto prima
di stabilirsi in Italia. Se in Italia la qualifica che prevale è quella di dipendente generico (40%), seguita
da operaio generico e operaio specializzato (rispettivamente 20%), nel paesi di origine la maggior
parte ha lavorato come impiegato (33,3%), mentre negli altri Paesi ci sono state esperienze come
operaio generico e operaio specializzato (50%). Il 42,9% ha ottenuto il riconoscimento del titolo di
studio e il 28,6% ha richiesto il riconoscimento della qualifica maturata (nessuno, ad oggi, ha
concluso il percorso con esito positivo. Sono 8 le persone che hanno seguito corsi di formazione in
Italia e il 75% di questi ha ottenuto l’attestato finale.
Percorso di immigrazione e formazione professionale
Il 44% ha seguito corsi di formazione in Italia, su temi quali informatica (21,1%), questioni specifiche
legate alla propria attività professionale (29,8%), sanità e servizi sociali (12,3%), sicurezza sul luogo di
lavoro (10,5%). Il 76,3% è in possesso della certificazione di tutti i corsi fatti.
Il 17,9% ha seguito corsi di formazione nel Paese di origine relativi a informatica, lingue straniere,
sanità e servizi sociali, attività professionali. L’87,5% ha la certificazione finale relativa a tutti i corsi.
L’8,3% ha partecipato a corsi di formazione in Paesi in cui ha vissuto prima di arrivare in Italia, in
particolare per apprendere lingue straniere.
L’88,1% dei qualificati ritiene che i corsi di formazione siano importanti, pur avendo posizioni diverse
rispetto all’effettiva utilità di simili percorsi per un maggiore riconoscimento della propria
professionalità: il 62,7% non ha avuto occasione di verificare gli esiti dei corsi sul lavoro; il 17,9% ha
avuto personalmente conferme positive; il 7,5% non crede che i corsi siano utili.
68
Le percentuali riportate relativamente alla selezione qui commentata non sono significative, riferendosi a valori assoluti
estremamente ridotti. Tuttavia, si ritiene interessante proporre questo specifico approfondimento, nell’ottica di descrivere
gruppi circoscritti, possibili target degli interventi di accompagnamento ai lavoratori altamente qualificati che seguiranno
l’attività di indagine qui presentata.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Tab. 61 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Parma. Importanza corsi di
formazione per riconoscimento professionalità.
%
È importante e ho verificato direttamente che è molto utile per il riconoscimento della propria qualifica
e professionalità
17,9
È importante anche se non ho verificato direttamente se serve per il riconoscimento della propria
qualifica e professionalità
62,7
È importante per aggiornarsi e migliorare le proprie competenze, ma non serve per il riconoscimento
della propria qualifica e professionalità
7,5
Non è importante perché ho verificato direttamente che non serve a niente
5,2
Non è importante; anche se non ho verificato direttamente, sono sicuro che non serve a niente
6,7
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Percorso di immigrazione e lavoro
Il 12,7% dei soggetti qualificati ha lavorato nell’ultimo mese (16,7% tra le donne e 8,1% tra gli uomini;
nessuna persona di origine americana), svolgendo, prevalentemente, attività con qualifica di operaio
generico (35,3%). Il 29,4% ha svolto attività di collaboratore domestico e il 23,5% ha lavorato come
assistente familiare. L’11,8% ha svolto funzioni di dipendente generico. Tra gli uomini l’80% ha
lavorato come operaio generico, mentre le qualifiche più ricorrenti per le donne sono assistente
familiare e collaboratore domestico (33,3%). Chi proviene dall’Africa lavora, principalmente come
operaio generico (50%), mentre asiatici (100%) ed europei (40%) soprattutto come collaboratori
domestici.
Tra coloro che hanno conseguito il titolo di studio in Italia, le opportunità si polarizzano sulle
qualifiche più basse: 60% svolge attività di operaio generico e 40% da dipendente generico.
Tab. 62 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Parma. Attività prevalente svolta
nell’ultimo mese.
%
Operaio generico
Dipendente generico
Artigiano / operaio specializzato
Impiegato
Specialista con competenze intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione
Piccolo imprenditore / lavoratore autonomo
Assistente familiare
Collaboratore domestico
Altro
Totale
35,3
11,8
0
0
0
0
23,5
29,4
0
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Per quanto riguarda il settore di impiego, prevalgono le altre attività di servizi (35,5%) e l’attività
come collaboratore presso privati (29,4%) – settori più frequenti per la componente femminile -;
l’11,8%, rispettivamente, nei settori sanitario e manifatturiero – settore più frequente nel caso degli
uomini. Gli africani si concentrano, in particolare, in altre attività di servizi e settore sanitario; gli
europei operano come collaboratori presso privati (50%).
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
69
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Per quanto riguarda la forma contrattuale, prevalgono i contratti da dipendente, a tempo
indeterminato (41,2%) e a tempo determinato (35,3%) – sia per uomini che per donne; per tutte le
nazionalità -; da segnalare, tuttavia, una quota consistente (rispettivamente 11,8%), che segnala
lavori intermittenti e a chiamata e assenza di contratti regolari.
Prevale il lavoro part-time (64,7%) – sia per uomini che per donne; per tutte le nazionalità - e sono
ridotti i casi (6,7%) di mobilità o cassa integrazione. Il 52,9% svolge l’attuale attività da 1 o 2 mesi e
nell’88,2% dei casi ha trovato l’impiego più recente attraverso le indicazioni di amici e parenti.
Analizzando, più nel dettaglio, il rapporto tra titolo di studio e qualifica ottenuta, si evidenzia come
tra chi ha il diploma professionale prevalga la qualifica recente di operaio generico (50%), seguita da
quella di assistente familiare e collaboratore domestico (rispettivamente 25%); coloro che hanno
conseguito il diploma di maturità sono prevalentemente operai generici e collaboratori domestici
(28,6%); i laureati si dividono in assistenti familiari e collaboratori domestici (50%).
Tab. 63 – Qualifica ottenuta nell’attività svolta nell’ultimo mese dai lavoratori altamente qualificati nella Provincia
di Parma. Distribuzione % per titolo di studio.
Diploma
professionale
Diploma di
maturità
Diploma
extrauniversitario
Laurea
Master
universitario
Diploma di
specializ.
Dottorato di
ricerca
Operaio
generico
Dipendente
generico
Artigiano/
operaio
specializzato
Impiegato
Specialista
con
competenze
intellettuali
50,0
,0
,0
,0
,0
,0
25,0
25,0
,0
28,6
28,6
,0
,0
,0
,0
14,3
28,6
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
50,0
50,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
Lavoratore Assistente Collaboratore
autonomo familiare
domestico
Altro
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Interpellati rispetto al livello di corrispondenza tra lavoro svolto ed effettiva qualifica, il 64,7% ritiene
che l’attività in corso sia inferiore rispetto alla formazione e agli studi realizzati (66,7% tra le donne,
60% tra gli uomini; 83,3% tra gli africani, 60% tra gli europei).
Tab. 64 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Parma. Corrispondenza attività svolta
nell’ultimo mese con livello di formazione e professionalità.
%
Corrisponde
E’ superiore
E’ inferiore
Totale
29,4
5,9
64,7
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
70
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Nonostante una scarsa corrispondenza tra qualifica posseduta e riconosciuta, il 41,2% dei qualificati
si dichiara soddisfatto (senza sostanziali differenze tra uomini e donne; leggermente più insoddisfatti,
in proporzione, gli africani).
Tab. 65 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Parma. Soddisfazione per lavoro
svolto nell’ultimo mese.
%
Sì
No
No, però adesso non ho altre alternative
Totale
41,2
0
58,8
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego
In particolare, approfondendo singoli aspetti dell’attività lavorativa, è possibile verificare in che
misura la valutazione è positiva (un punteggio oltre il 6, in un range compreso tra 1 e 10): il 82,4% è
soddisfatta rispetto ai compiti svolti; il 70,6% per la tutela in caso di malattia e infortuni; il 17,6% per
le prospettive di lavoro e carriera; il 58,8% per il trattamento economico; il 35,3% per lo sviluppo
delle competenze e l’acquisizione di professionalità; il 52,9% per la stabilità del posto di lavoro nel
medio/lungo termine.
Il 70,6% dei lavoratori con titolo di studio elevato già impegnati in un’attività lavorativa è
attualmente alla ricerca di un nuovo lavoro, in particolare con l’obiettivo di trovare un’occupazione
più stabile (30,8%), migliorare il trattamento economico (26,9%), individuare migliori prospettive di
carriera (19,2%). Il 50% è, comunque, disponibile a svolgere qualsiasi lavoro.
Per quanto riguarda coloro che si trovano effettivamente in stato di disoccupazione, per circa la metà
è una situazione che si protrae da più di un anno, o perché effettivamente queste persone non hanno
mai lavorato in Italia (37,6%), o perché non c’è stato il rinnovo di un contratto a termine (35%). Il
94,9% sta cercando un’occupazione con un 73% disponibile a qualsiasi tipo di attività venga offerta.
Il 57,5% ha lavorato in Italia in passato, svolgendo, prevalentemente tra 1 e 4 attività. Si è trattato
soprattutto di contratti regolari (81,8%). Per quanto riguarda la qualifica più alta ottenuta, quella
prevalente è quella di operaio generico (27,3%) – è la più bassa per numero più ampio di persone
(46,8%) e quella che ricorre maggiormente come qualifica relativa al lavoro svolto più a lungo
(33,8%); è più frequente per chi ha un diploma professionale o di maturità, mentre i laureati lavorano
prevalentemente come collaboratori domestici. Il 23,4% ha svolto attività con una durata di massimo
12 mesi.
Il 54,5% ha lavorato in passato nel Paese di origine, con un’articolazione di massimo 2 attività.
Nell’80,8% dei casi i contratti sono stati prevalentemente regolari. Per il 24,7% la qualifica più alta
ottenuta è quella di impiegato – per il 24,7% è anche quella ottenuta nel lavoro svolto più a lungo; la
più bassa più diffusa è quella di dipendente generico (23,3%). Nel 19,2% dei casi il lavoro non ha
superato i 12 mesi. Coloro che hanno un diploma professionale ha lavorato, soprattutto, come operai
specializzati (27,3%), i diplomati come dipendenti generici (36,4%) e i laureati come impiegati
(37,9%).
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Il 66,7% ha lavorato nei Paesi in cui è transitato prima di arrivare in Italia (prevalentemente 1
attività). I contratti erano regolari nel 37,5% dei casi. Nella metà dei casi la qualifica più alta è stata
quella di operaio generico. Nel 62,5% dei casi il lavoro svolto è stato inferiore ai 12 mesi.
Tra le persone qualificate, selezionando, tra coloro che hanno lavorato di recente, quelli che hanno
esperienze lavorative pregresse, si individuano cinque persone che hanno lavorato in passato in Italia
e nel Paese di origine. Diciannove persone, invece, non hanno mai avuto alcuna esperienza
lavorativa.
Percorso di immigrazione e qualificazione professionale
Il 95,5% dei lavoratori con elevato titolo di studio non ha richiesto il riconoscimento formale della
propria qualifica professionale (senza sostanziali differenze tra uomini e donne, né tra gruppi di
diversa provenienza).
Tab. 66 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Parma. Richiesta riconoscimento
qualifica professionale.
%
Sì, mi è stata riconosciuta
Sì, ma il percorso è ancora in corso
Sì, ma non sono riuscito ad ottenere il riconoscimento
No
Totale
1,5
1,5
1,5
95,5
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego
Approfondendo le motivazioni per cui non è stato richiesto il riconoscimento, emerge come per la
maggior parte degli interessati non fosse pertinente rispetto al percorso realizzato (52,6%); altri non
sanno dove reperire le informazioni necessarie (16,7%), oppure ritengono che non serva a nulla
(23,7%). Tra coloro che hanno attivato le procedure, alcuni hanno, ad oggi, solamente richiesto la
documentazione al Paese di origine (33,3%), mentre un altro 33,3% ha presentato domanda al
Ministero. Il Centro per l’impiego è stato un punto di riferimento importante in tali procedure per il
15,6% di chi si è attivato. Il 75% ha effettuato colloqui.
Tab. 67 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Parma. Motivo per cui non è stato
richiesto il riconoscimento della qualifica professionale.
%
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma erano troppo complicate
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma era troppo costoso
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma richiedeva troppo tempo
Ho raccolto informazioni, ma per il mio titolo di studio non è possibile avere il riconoscimento
Non saprei dove trovare informazioni necessarie per avviare il percorso di riconoscimento
Non ho cercato informazioni perché penso che non serva a niente
Non pertinente
Totale
1,8
1,8
0,9
2,6
16,7
23,7
52,6
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
72
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Approfondendo il profilo di coloro che hanno fatto richiesta di riconoscimento della qualifica69
maturata, si tratta prevalentemente di donne (83,3%) provenienti dall’Europa extra-comunitaria
(66,7%); il 33,3% ha 26 anni, ma la restante parte del gruppo ha tra i 34 e i 49 anni. Tra coloro che
sono sposate, il 50% ha un partner con cittadinanza italiana. Il 33,3% ha svolto attività retribuite nel
corso dell’ultimo mese, come collaboratore domestico o assistente familiare (rispettivamente 50%).
Tra coloro che hanno avuto un impiego recente, il 50% sta cercando una nuova occupazione. La
percentuale sale al 75% tra i disoccupati, prevalentemente disposti a svolgere qualsiasi tipo di lavoro
(66,7%). Per quanto riguarda precedenti esperienze lavorative, il 33,3% ha lavorato in passato in
Italia (come dipendente generico e assistente familiare), il 66,7% nel Paese di origine
(prevalentemente come impiegato). Ad oggi, il 33,3% ha ottenuto effettivamente il riconoscimento
della qualifica. Sono tre le persone che hanno seguito corsi di formazione in Italia, conseguendo la
certificazione finale. Il 20% ha anche richiesto il riconoscimento del titolo di studio.
Anche tra i qualificati prevalgono coloro che non conoscono lo strumento della Carta UE (97%),
sollecitato dall’Unione Europea e introdotto di recente in Italia (senza sostanziali differenze tra
uomini e donne e tra gruppi di diversa provenienza).
Tab. 68 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Parma. Conoscenza Carta Blu UE.
%
Sì
3,0
No
97,0
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego
5.2.2.7 Conclusioni
L’indagine sul campo realizzata in provincia di Parma conferma, sostanzialmente, le tendenze
individuate attraverso l’analisi documentale: i lavoratori extracomunitari qualificati, laddove hanno
opportunità di lavoro, vedono riconosciuto solo parzialmente il loro titolo di studio e le competenze
maturate attraverso l’attività lavorativa. I soggetti qualificati dichiarano di avere avuto, addirittura,
minori opportunità di lavoro, sia in tempi recenti che in passato e anche per coloro che hanno
conseguito il titolo di studio in Italia i risultati non sono confortanti. La maggior parte delle persone
non ha attivato il riconoscimento, né del titolo di studio, né della qualifica professionale, per una
scarsa fiducia rispetto agli esiti effettivi delle procedure e per la difficoltà ad individuare punti di
riferimento utili a fornire le informazioni necessarie. Laddove l’Amministrazione locale voglia
garantire un più efficace inserimento lavorativo delle competenze provenienti dall’estero – tenendo
comunque conto dei vincoli che la crisi attuale impone -, è importante intercettare i lavoratori
interessati, accompagnarli in un percorso che consenta di ottimizzare le competenze maturate e
creare occasioni di collaborazione con le imprese del territorio.
69
Le percentuali riportate relativamente alla selezione qui commentata non sono significative, riferendosi a valori assoluti
estremamente ridotti. Tuttavia, si ritiene interessante proporre questo specifico approfondimento, nell’ottica di descrivere
gruppi circoscritti, possibili target degli interventi di accompagnamento ai lavoratori altamente qualificati che seguiranno
l’attività di indagine qui presentata.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Entrando più nel dettaglio, in base all’analisi effettuata è possibile commentare alcuni degli aspetti
più rilevanti in relazione allo specifico gruppo di persone con titolo di studio elevato intervistate in
provincia di Parma. In particolare, si procederà evidenziando le principali differenze che emergono
dal confronto di questo gruppo rispetto al campione complessivo.
Innanzitutto, per quanto riguarda il genere, se nel campione complessivo la componente maschile è
leggermente più consistente rispetto a quella femminile (51%), tra i qualificati il rapporto si inverte,
con le donne che, più numerose, si attestano su una percentuale pari a 53,7%.
L’età, tra i qualificati si alza, se si considera che mentre nel campione complessivo il 51% ha tra i 19 e
i 31 anni, tra coloro che hanno un titolo di studio elevato la stessa fascia di età rappresenta il 49,3%.
Per quanto riguarda la provenienza, poi, mentre complessivamente prevalgono gli africani (49%), nel
gruppo dei qualificati la componente più numerosa è quella di origine europea extra-comunitaria
(45,5%; gli africani si posizionano al secondo posto con un 41,8%).
In merito al permesso di soggiorno, mentre la maggior parte dei qualificati è in Italia grazie al
ricongiungimento familiare, nel campione complessivo il permesso per motivi di lavoro prevale
leggermente rispetto alle altre ipotesi (42,5%).
Analizzando il titolo di studio dei soggetti qualificati, il diploma di maturità è il titolo più ricorrente sia
tra gli uomini (58,1%) che tra le donne (45,8%); nella componente femminile segue, poi, la quota di
laureate (34,7%), mentre nella componente maschile segue il 25,8% di persone in possesso del
diploma professionale. Il diploma di maturità prevale per tutti i gruppi indipendentemente dalla
provenienza.
Il 77,6% dei lavoratori qualificati ha conseguito il titolo di studio all’estero, con una percentuale
leggermente inferiore rispetto al campione complessivo (79%).
Nonostante in entrambe i gruppi sia fortemente preponderante il numero di coloro che non ha
attivato il percorso di riconoscimento del proprio titolo di studio, tra i qualificati l’incidenza è minore
rispetto al campione complessivo (86,6% a fronte di un 91,1%). Soffermandosi sulle motivazioni, il
campione è più sfiduciato dei qualificati rispetto all’efficacia delle procedure di riconoscimento
(43,8% a fronte di un 35,9%) – coerentemente con le opportunità che un titolo di studio più elevato
offre - , mentre non ci sono grosse differenze rispetto alle difficoltà ad individuare chi può fornire
informazioni necessarie per avviare e sviluppare correttamente le procedure (36,3% nel campione,
34,8% tra i qualificati).
Focalizzando l’attenzione solamente su coloro che hanno fatto richiesta di riconoscimento del titolo
di studio, conseguito, è interessante tracciarne il profilo rispetto ad alcune specifiche issue. Il 21,4%
ha 49 anni e, per quanto riguarda la provenienza, si rilevano esclusivamente cittadini di origine
africana (42,9%) ed europea extracomunitaria (57,1%). Risultano, dunque, confermati i tratti del
gruppo qualificato. Se tra i qualificati le donne sono leggermente più numerose, questo gruppo
selezionato è composto equamente da donne e uomini (50%).
A differenza di quanto rilevato in altre province, il fatto che il partner abbia la cittadinanza italiana
non sembra incidere in modo positivo sull’attivazione delle procedure di riconoscimento: anzi, da
evidenziare come, tra chi fa la richiesta la percentuale di partner italiani sia più bassa (12,5%, a fronte
di un 13,2% tra i qualificati e un 42,5% nel campione complessivo).
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Un altro aspetto da valutare è, invece, quello relativo alle recenti opportunità di lavoro: coloro che
hanno fatto richiesta di riconoscimento nell’ultimo mese hanno lavorato di più (21,4%) rispetto
all’intero gruppo di qualificati (12,7% )e al campione complessivo (13%).
Le qualifiche prevalenti non sono, comunque, particolarmente elevate: prevalgono quelle di operaio
generico, assistente familiare e collaboratore domestico. Sempre a questo proposito, mentre nel
campione complessivo la qualifica di operaio generico interessa il 50%, tra i qualificati questo dato
scende al 35,3%. Aumenta, parallelamente, tra i qualificati l’incidenza di collaboratori domestici,
assistenti familiari e dipendenti generici. Un titolo di studio conseguito in Italia non sembra incidere
sulla qualifica ottenuta.
I lavoratori qualificati rilevano in misura maggiore una mancanza di corrispondenza tra attività svolta
e qualifica effettivamente posseduta: 64,7% a fronte di un 57,7% nel campione. Dunque tra i
qualificati è più difficile vedere riconosciuto effettivamente il percorso di studio e qualificazione
effettuato. Di conseguenza, l’incidenza di coloro che sono soddisfatti rispetto al proprio lavoro è
maggiore tra tutti (50%) rispetto ai soli qualificati (41,2%).
I qualificati recentemente impegnati in attività lavorative sono leggermente più propensi, rispetto al
campione complessivo, a cercare una nuova occupazione (70,6% a fronte di 69,2%); tra i disoccupati,
coloro che hanno un titolo di studio elevato risultano, invece, leggermente meno attivi (94,9% contro
un 96%) e meno selettivi (73% disponibile a qualsiasi tipo di attività venga offerta, a fronte di un
70,7% nel campione complessivo).
Per quanto riguarda la formazione e l’aggiornamento, la percentuale di coloro che hanno seguito
corsi di formazione in Italia è la stessa sia nel campione che tra i qualificati (44%).
Intervistati rispetto all’efficacia dei corsi di formazione nel garantire un maggiore riconoscimento
della qualifica professionale, da evidenziare come la posizione del campione e dei qualificati sia
sostanzialmente allineata: la maggior parte ritiene che i corsi di formazione professionale siano
importanti (87,5% nel campione, 88,1% dei qualificati), per poi suddividersi tra chi ha avuto modo di
verificare direttamente la rilevanza della formazione per il riconoscimento effettivo della qualifica sul
lavoro (20% nel campione, 17,9% tra i qualificati), chi non ha avuto occasione di verificare gli esiti dei
corsi sul lavoro (60% nel campione, 62,7% tra i qualificati), chi non crede che i corsi siano utili (7,5%
sia nel campione che nel gruppo dei qualificati).
Per quanto riguarda le pregresse esperienze lavorative, i qualificati hanno avuto minori opportunità
rispetto al campione, in particolare in Italia e nei Paesi in cui hanno transitato nell’ambito del
percorso migratorio, anche se non si registrano differenze significative. Nessuno scarto per quanto
riguarda le esperienze nel Paese di origine. Da evidenziare, poi, come i qualificati che hanno lavorato
nel Paesi di origine abbiano vissuto, nel percorso di migrazione, un peggioramento nel
riconoscimento della propria qualifica: in Italia e negli altri Paesi, infatti, è più diffuso l’impiego come
operaio generico, la qualifica più bassa tra quelle rilevate).
Per quanto riguarda il riconoscimento della qualifica professionale, il 95,5% dei lavoratori con elevato
titolo di studio non ha richiesto il riconoscimento formale della propria qualifica professionale, a
fronte del 96% di tutti gli intervistati. Approfondendo le motivazioni per cui non è stato richiesto il
riconoscimento, le ragioni più ricorrenti sono, sia per il campione che per i qualificati le medesime e
si registrano con percentuali molto simili: da un lato, coloro che ritengono che non abbia alcuna
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utilità, ai fini di un maggiore riconoscimento delle competenze effettivamente maturate (23,9% nel
campione, 23,7% tra i qualificati); dall’altro lato, coloro che non saprebbero a chi rivolgersi per avere
le informazioni necessarie (17,2% nel campione, 16,7% tra i qualificati).
Da evidenziare alcuni tratti specifici del gruppo che ha fatto richiesta di riconoscimento della qualifica
maturata: si tratta prevalentemente di donne (83,3%) provenienti dall’Europa extra-comunitaria
(66,7%); il 33,3% ha 26 anni, ma la restante parte del gruppo ha tra i 34 e i 49 anni; tra coloro che
sono sposate, il 50% ha un partner con cittadinanza italiana (13,2% tra i qualificati e un 42,5% nel
campione complessivo); il 33,3% ha svolto attività retribuite nel corso dell’ultimo mese, come
collaboratore domestico o assistente familiare (rispettivamente 50%);il 20% ha anche richiesto il
riconoscimento del titolo di studio. Tali caratteristiche confermano le caratteristiche del gruppo dei
qualificati, accentuando ulteriormente alcuni dei principali elementi di distinzione rispetto al
campione complessivo.
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5.3 La popolazione straniera nella provincia di Ferrara
Nel 2011, a Ferrara, sono 29.067 gli stranieri residenti. Rispetto ai 24.534 del 2009, l’aumento è stato
pari a 4.533 unità.
Il 31,42% della componente europea extracomunitaria è il dato più elevato, seguito dal 25,08% degli
africani, 21,84% degli europei comunitari, 19,11% di Asia e Oceania e 2,54% dall’America.
Si tratta di presenze prevalentemente femminili su tutto l’arco del triennio 2009-2011, anche se nel
2011 si registra, per le donne, un leggero calo rispetto all’anno precedente. Il 62,1% dei cittadini
stranieri ha un’età compresa tra 19 e 49 anni.
Tab. 69 – Popolazione straniera residente nella provincia di Ferrara. Distribuzione per genere.
2009
2010
%
2011
2011
Provenienza
Maschi
Femmine
Totale
Maschi
Femmine
Totale
Maschi
Femmine
Totale
Totale
Europa UE
(Unione
europea) Stati membri
2.067
3.278
5.345
2.278
3.629
5.907
2.428
3.921
6.349
21,84
Europa
EXTRAUE
2.624
4.970
7.594
2.842
5.932
8.774
3.003
6.129
9.132
31,42
TOTALE
Africa
3.614
2.859
6.473
3.820
3.031
6.851
4.068
3.221
7.289
25,08
TOTALE
America
210
481
691
221
517
738
218
521
739
2,54
Asia e
Oceania
2.539
1.890
4.429
2.846
2.178
5.024
3.118
2.437
5.555
19,11
Apolide
1
1
2
-
1
1
2
1
3
0,01
TOTALE
CITTADINI
STRANIERI
11.055
13.479
24.534
12.007
15.288
27.295
12.837
16.230
29.067
100
Totale %
45,06
54,94
100
43,99
56,01
100
44,16
55,84
100
Fonte: elaborazione Poleis su dati Osservatorio demografico provincia di Modena.
5.3.1
L’attrattività occupazionale nella provincia di Ferrara
Nella provincia di Ferrara oltre il 14,7% degli occupati è straniero (Caritas-Migrantes, 2011) e, in base
alle previsioni di assunzioni destinate al personale immigrato dell’indagine Excelsior-Unioncamere,
rispetto al I trimestre 2012, è prevista una domanda significativa di forza lavoro per le professioni alle
tecniche (11,2%) e impiegatizie (17%).
L’indice di inserimento occupazionale della provincia di Ferrara, nel rilevare le diverse opportunità di
inserimento che i territori regionali e provinciali offrono ai lavoratori stranieri, è pari a 44,3,
collocando questo territorio al 71° posto della classifica nazionale delle province, ultima tra le realtà
qui considerate.
L’incidenza percentuale dei nati all’estero sul totale degli occupati registrati dall’Inail nel corso del
2009, espressa dall’indicatore di impiego della manodopera immigrata, è pari al 47,8 e vede Ferrara
al 55° posto nella graduatoria complessiva e all’ultimo posto tra le quattro province in oggetto.
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L’indicatore della capacità di assorbimento del mercato del lavoro esprime nel rapporto tra il numero
di lavoratori nati all’estero assunti nel corso dell’anno (2009) e il numero di quelli che nello stesso
periodo di tempo hanno conosciuto una cessazione del rapporto di lavoro. A tale proposito, Ferrara
si colloca al 44° posto, con un valore di 63,6 (prima tra le quattro province analizzate).
L’indicatore di reddito, nel rappresentare il reddito medio annuo pro capite stimato della
popolazione immigrata proveniente da un paese esterno all’Unione Europea nel suo assetto
originario a 15 Stati, riferito al 2008, colloca Ferrara al 62° posto, ultima tra le quattro realtà
considerate, con un valore di 35,9.
In relazione all’indicatore della tenuta occupazionale femminile, che rileva quanto incidono in
percentuale, sul totale delle donne nate all’estero occupate nel corso del 2009, quelle che, durante lo
stesso anno, non hanno conosciuto un’interruzione dell’attività lavorativa, Ferrara ottiene un
punteggio pari a 32,8, posizionandosi al 96° posto, ultima tra le quattro province oggetto di indagine.
L’indicatore di lavoro in proprio vede Ferrara al 49° posto (41,3), all’ultimo posto tra le province
analizzate. Tale indicatore rappresenta l’incidenza percentuale dei titolari di impresa stranieri sul
totale dei lavoratori registrati nella stessa posizione.
L’analisi dei dati sull’attività d’impresa evidenzia una ripresa dell’orientamento verso il lavoro
autonomo, dopo un periodo di rallentamento: nel 2010 i titolari d’impresa (fonte: CCIAA di Ferrara)
aumentano del 7,8% (dalle 1.392 alle 1.501 unità), a fronte di una flessione dei titolari nati in Italia
pari a – 1,1% (da 21.615 a 21.385 unità)70.
Il settore domestico/assistenziale (+768 dipendenti nel corso del 2010) contribuisce in modo
significativo all’aumento dell’occupazione straniera, passando dalle 10.293 unità del 2009 alle 13.241
unità del 2010 (+ 2.948 dipendenti, pari a + 28,6%). Crescono anche, negli anni, gli stranieri iscritti ai
Centri per l’Impiego della Provincia in cerca di un’occupazione (dalle 3.853 unità del 2009 alle 5.369
unità del 2010, pari a + 39,3%). In particolare, le donne occupate passano da 5.609 a 7.036 unità (+
25,4%), mentre gli uomini occupati passano da 4.684 a 6.205 (+ 32,5%). Sul versante degli stranieri in
cerca di lavoro, invece, le donne aumentano di 1.064 unità (da 2.176 a 3.240, pari a + 48,9%), mentre
gli uomini crescono di 452 unità (da 1.677 a 2.129, pari a + 27,0%). Il mercato del lavoro ferrarese, ha
continuato ad offrire lavoro alle donne straniere nei settori domestico-assistenziale, mentre si sono
ridotte le opportunità di lavoro per gli uomini stranieri nei settori della metalmeccanica e delle
costruzioni, in stretta relazione con l’attuale fase di crisi economica e occupazionale.
5.3.2
I lavoratori extracomunitari nella provincia di Ferrara
Le interviste realizzate a Ferrara sono complessivamente 200, di cui 197 con persone domiciliate
nella provincia stessa, 2 con persone domiciliate a Modena e 1 a Parma. La selezione degli intervistati
avveniva, infatti, sulla base della residenza in una delle province interessate dal progetto,
ammettendo l’ipotesi che, in seguito all’iscrizione ad un Centro per l’Impiego provinciale, vi sia stato
un trasferimento successivo in altre realtà.
70
Rapporto provinciale immigrazione 2011, Provincia di Ferrara, 2012.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Prima di approfondire alcune questioni specifiche legate al tema oggetto di indagine – quindi il
riconoscimento sul lavoro della qualifica e del titolo di studio elevati conseguiti da cittadini
extracomunitari – è utile delineare il profilo dell’intero campione intervistato in relazione alle
caratteristiche socio-anagrafiche, alla composizione familiare e al percorso di immigrazione, con
particolare attenzione al percorso di formazione e di lavoro. Ciò consentirà, come già anticipato, di
porre a confronto il campione ed i soggetti qualificati, individuando rispetto a questi ultimi, eventuali
peculiarità.
5.3.2.1 Il profilo socio-anagrafico e il nucleo familiare
Gli intervistati si distribuiscono equamente tra uomini e donne e, per quanto riguarda l’età, il 50%
degli intervistati ha tra i 19 e 32 anni, mentre il restante 50% ha tra i 33 e i 49 anni.
Tab. 70 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Ferrara. Distribuzione per genere.
%
Donne
50,0
Uomini
50,0
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
La componente più numerosa, per quanto riguarda la provenienza, è quella composta da cittadini
dell’Europa extra-UE (42,5%), seguita immediatamente dai lavoratori africani (41,5%). I cittadini di
origine asiatica sono il 12,5%, mentre gli americani rappresentano il 3,5%.
Tab. 71 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Ferrara. Distribuzione per continente.
%
Africa
41,5
America
3,5
Asia
12,5
Europa Extra UE
42,5
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Il 96% degli intervistati non ha la cittadinanza italiana. Il 20,5% degli intervistati è giunto in Italia
entro il 2000, mentre il 50% ha fatto ingresso nel nostro Paese entro il 2005. Per il 10,5% il percorso
migratorio ha comportato il passaggio in altri Paesi prima di arrivare in Italia: le concentrazioni non
sono significative, ma, a titolo esemplificativo, si segnala che il 2% è stato in Russia, l’1,5% in Grecia e
l’1% in Germania.
Prevalgono in modo netto i permessi di soggiorno per motivi di lavoro (48,5%) – 47% tra le donne e
50% tra gli uomini -, seguiti dai ricongiungimenti familiari (38%). Gli americani sono l’unico gruppo in
cui il ricongiungimento familiare prevale (85,7%).
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Tab. 72 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Ferrara. Tipologia permesso di soggiorno.
%
Motivi di lavoro
48,5
Ricongiungimento familiare
38
Asilo politico / motivi umanitari
2,0
In attesa di perfezionamento della regolarizzazione
0,5
Studio
5,0
Altro
2,5
Non risponde
3,5
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Per quanto riguarda le caratteristiche del nucleo familiare, prevalgono le persone sposate (52,5%),
seguite da celibi e nubili (36%). Gli intervistati appartengono a nuclei familiari composti
prevalentemente da 4 componenti (22%) e nella maggior parte dei casi non ci sono richieste di
ricongiungimento familiare in atto (87%). La maggior parte delle persone in coppia non ha figli
(35,8%) ed ha un partner di origine extra comunitaria non europea (52,2%).
Tab. 73 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Ferrara. Stato civile.
%
Celibe/nubile
36,0
Sposato / a
52,5
Convivente
5,0
Separato/a – Divorziato/a
5,0
Vedovo/a
1,5
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
5.3.2.2 Percorso di immigrazione e istruzione
Per quanto riguarda il titolo di studio, prevalgono la licenza media inferiore (30%) e il diploma di
maturità (29%). Elevata anche la quota di laureati (17%) e di persone con il diploma professionale
(14%). Tra gli uomini ricorre maggiormente la licenza media inferiore (32%), seguita dal diploma
(29%), mentre tra le donne è confermata la prevalenza di diploma di maturità (29%) anche se seguita
a stretto giro dalla licenza media inferiore (28%). I laureati sono il 14% delle donne e il 20% degli
uomini. La licenza media è il titolo più frequente tra asiatici ed africani, mentre il diploma di maturità
è più frequente tra europei ed americani. In proporzione, i laureati sono più diffusi tra gli asiatici
(24% del gruppo).
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Tab. 74 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Ferrara. Titolo di studio.
%
Nessun titolo
Licenza elementare
Licenza media inferiore
Diploma professionale (inferiore a 5 anni)
Diploma di maturità
Diploma terziario extra-universitario
Diploma universitario / Laurea
Master universitario
Diploma di specializzazione
Dottorato di ricerca
Non risponde
Totale
3,0
4,5
30,0
14,0
29,0
0,5
17,0
0,5
0
0
1,5
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego
Tra coloro che hanno conseguito il titolo di studio all’estero (82%) – maggiore incidenza tra le donne
(87%); non si rilevano differenze significative tra i diversi gruppi di provenienza -, la maggioranza non
ha attivato un percorso formale di riconoscimento in Italia (84,8%), prevalentemente per due motivi:
da un lato, la convinzione che ottenere il riconoscimento non serva a nulla (59,9%) e, dall’altro lato,
la difficoltà ad individuare le informazioni necessarie (24,6%). Non si rilevano sostanziali differenze
tra uomini e donne e tra gruppi di diversa origine.
Tab. 75 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Ferrara. Attivazione percorso formale di riconoscimento
del titolo di studio.
%
Sì, mi è stato riconosciuto
Sì, ma il percorso è ancora in corso
Sì, ma non sono riuscito ad ottenere il riconoscimento
No
Totale
6,1
1,2
7,9
84,8
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Tab. 76 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Ferrara. Motivi per cui non è stato attivato percorso
riconoscimento titolo di studio.
%
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma erano troppo complicate
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma era troppo costoso
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma richiedeva troppo tempo
Ho raccolto informazioni, ma per il mio titolo di studio non è possibile avere il riconoscimento
Non saprei dove trovare informazioni necessarie per avviare il percorso di riconoscimento
Non ho cercato informazioni perché penso che non serva a niente
Totale
3,5
1,4
2,8
7,7
24,6
59,9
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego
Tra chi, invece, ha attivato il percorso – solo in parte con esito positivo – il 27,3% si è rivolto
all’università, il 20,5% all’ambasciata e il 18,2% a scuole ed istituti di formazione. Per quanto riguarda
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
la tipologia di assistenza ricevuta, il 47,5% è stato sottoposto a colloqui, il 30% ha consultato
materiali informativi cartacei, il 12,5% ha ricevuto assistenza tecnica nelle procedure attivate, il 10%
ha ricercato informazioni su siti internet specializzati.
5.3.2.3 Percorso di immigrazione e formazione professionale
Il 43% ha seguito corsi di formazione in Italia, con una prevalenza di corsi dedicati alla lingua italiana
(40,8%), formazione legata alle attività professionali specifiche (21,1%) e alla sanità e ai servizi sociali
(11,8%)71. Il 72% ha ottenuto la certificazione dei corsi seguiti, spendibile formalmente.
Il 20% ha seguito corsi di formazione nel Paese di origine. Il 28,1% ha fatto, rispettivamente, corsi di
informatica o legati alla propria attività professionale, mentre il 21,9% ha studiato lingue straniere72.
Il 75% ha ottenuto la certificazione di tutti i corsi seguiti.
Nessuno di coloro che sono transitati in altri Paesi prima di giungere in Italia (il 10,5% degli
intervistati), ha seguito corsi in queste realtà.
L’86% ritiene che la formazione professionale sia importante, pur valutando in modo differente gli
effettivi esiti dei corsi seguiti: il 51,5%, infatti, non ha mai verificato l’efficacia della formazione
rispetto al riconoscimento della qualifica professionale; il 20,5% ha avuto conferma rispetto all’utilità
della formazione; l’11% è comunque certo che, per essendo importante, non serva a nulla.
Tab. 77 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Ferrara. Importanza corsi di formazione per
riconoscimento professionalità.
%
E’ importante e ho verificato direttamente che è molto utile per il riconoscimento della propria
qualifica e professionalità
20,5
E’ importante anche se non ho verificato direttamente se serve per il riconoscimento della propria
qualifica e professionalità
51,5
E’ importante per aggiornarsi e migliorare le proprie competenze, ma non serve per il riconoscimento
della propria qualifica e professionalità
11,0
Non è importante perché ho verificato direttamente che non serve a niente
3,0
Non è importante; anche se non ho verificato direttamente, sono sicuro che non serve a niente
14,0
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego
5.3.2.4 Percorso di immigrazione e lavoro
Pur avendo selezionato gli intervistati tra gli iscritti all’archivio dei disoccupati disponibile presso il
Centro per l’Impiego provinciale (aggiornato al 30 settembre 2012), è stato valutato che, al momento
della rilevazione (novembre-dicembre 2012), la condizione lavorativa della persona intervistata
potesse essere mutata: da un alto, per l’avvio di un nuovo impiego; dall’altro lato, per l’impegno in
71
A titolo esemplificativo, vengono qui riportate alcune indicazioni più specifiche rispetto alla tipologia di figure
professionali formate attraverso i corsi seguiti: assistente domiciliare, badante, chef, cantiere di restauro, scuola
alberghiera, orientamento al lavoro, disegno meccanico, elettricista, tecnico fotovoltaico-meccanico, informatico,
mediatrice culturale, oss, autista (patente macchina), saldatore, tecnico termoidraulico.
72
Cuoca, economista, insegnante, meccanico, elettricista, muratore, saldatore, sarta.
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
82
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Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di paesi terzi – EXTRATALENT
Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
attività compatibili con lo stato di disoccupazione73. Per questo motivo, il questionario utilizzato
prevedeva una domanda relativa ad eventuali ore di lavoro retribuite svolte nell’ultimo mese. In
merito, il 37% conferma di aver lavorato – 40% delle donne e 34% degli uomini-, svolgendo,
prevalentemente, attività da operaio generico (33,8%) – qualifica prevalente tra gli uomini (55,9%) -,
assistente familiare (23,8%) – qualifica prevalente tra le donne (40%) -, collaboratore domestico
(17,6%), dipendente generico (10,2%). Tra gli europei, prevalgono leggermente (59,6%) coloro che
hanno lavorato.
Tab. 78 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Ferrara. Attività prevalente svolta nell’ultimo mese.
%
Operaio generico
33,8
Dipendente generico
10,8
Artigiano / operaio specializzato
5,4
Impiegato
2,7
Specialista con competenze intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione
1,4
Piccolo imprenditore / lavoratore autonomo
4,1
Assistente familiare
23,0
Collaboratore domestico
17,6
Altro
1,4
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Per quanto riguarda il settore di attività, la maggior parte (24,3%) ha lavorato come personale
domestico presso famiglie, in altre attività di servizi (16,2%), agricoltura (14,9%), attività
manifatturiere e sanità e assistenza sociale (rispettivamente il 10,8%). Gli uomini si concentrano,
prevalentemente, nel settore manifatturiero; le donne operano soprattutto come collaboratrici
presso privati (42,5%). Per africani (45%) ed asiatici (50%) la qualifica più ricorrente è quella di
operaio generico, con attività svolte soprattutto in agricoltura e nel manifatturiero per i primi e
trasporto e ristorazione per i secondi. Gli americani sono impiegati prevalentemente come
dipendenti generici (66,7%) in altre attività di servizi e come collaboratori presso privati. Gli europei
come assistenti familiari (32,6%), soprattutto in settori quali altre attività di servizi e come
collaboratori presso privati.
Il 31,1% ha avuto, rispettivamente contratto da dipendente a tempo determinato (41,2% degli
uomini) o indeterminato (50% delle donne), con una prevalenza di impieghi a tempo pieno (56,8%) –
73
Lo stato di disoccupazione può essere conservato qualora lo svolgimento dell’attività lavorativa sia tale da assicurare un
reddito annuale non superiore al reddito minimo personale escluso da imposizione, ossia nel caso di svolgimento di attività
lavorativa (di natura autonoma o subordinata) tale da assicurare un reddito annuale lordo non superiore alle seguenti
soglie: * euro 8.000 per i redditi da lavoro dipendente o fiscalmente assimilati (per es.: derivanti da rapporti di
collaborazione coordinata e continuativa);* euro 4.800 per i redditi da impresa o derivanti dall’esercizio di professioni (ivi
inclusi i lavoratori così detti “occasionali”) * euro 10.000 per i lavoratori disabili. Nel caso in cui una persona svolga attività
lavorative di entrambe le tipologie, il cumulo dei redditi che ne derivano non dovrà superare comunque l’importo del
massimale più elevato (euro 8.000). Per reddito si intende il reddito personale lordo, anche presunto, riferito all’anno in
corso esclusivamente derivante da attività lavorativa, di qualunque tipologia. Il vincolo del reddito non si applica per attività
di lavoro socialmente utile o in lavori di pubblica utilità o rapporti di lavoro quali tirocini di inserimento, orientativi o
formativi o Borse di lavoro (previsti dal Piano regionale triennale di politica del lavoro).
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
in realtà, il full-time prevale tra gli uomini, mentre tra le donne sono più diffusi i part-time. Nel
gruppo di africani ed europei prevale l’impiego a tempo pieno. Il 12,3% è coinvolto in procedure di
mobilità o cassa integrazione. Il 43,2% lavora da oltre un anno ed ha trovato l’attuale impiego
soprattutto attraverso segnalazioni di amici e conoscenti (70,3%) oppure autocandidature (14,9%). Il
54,1% ritiene che l’attività svolta sia inferiore rispetto alle effettive competenze acquisite (60% tra le
donne; 55% degli africani, 55,8% degli europei), mentre per il 44,6% vi è una sostanziale
corrispondenza (50% tra gli uomini; 66,7% tra gli americani e 50% tra gli asiatici).
Tab. 79 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Ferrara. Corrispondenza attività svolta nell’ultimo mese
con livello di formazione e professionalità.
%
Corrisponde
44,6
E’ superiore
1,4
E’ inferiore
54,1
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Prevale un atteggiamento di soddisfazione rispetto al lavoro in essere (70,3%), anche se un 21,6% si
dichiara rassegnato al fatto di non avere alternative. In proporzione le donne (72,5%) sono più
soddisfatte degli uomini (67,6%). La percentuale di soddisfatti è maggiore tra gli asiatici (87,5%)
rispetto agli altri tre gruppi.
Tab. 80 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Ferrara. Soddisfazione per lavoro svolto nell’ultimo mese.
%
Sì
70,3
No
8,1
No, però adesso non ho altre alternative
21,6
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Approfondendo il livello di soddisfazione dell’intervistato rispetto a diversi aspetti della sua
esperienza di lavoro attuale, è interessante rilevare la percentuale specifica di chi si dichiara
soddisfatto (attribuendo un punteggio oltre il 6, in un range compreso tra 1 e 10): il 78,3% rispetto ai
compiti che svolge; il 68,9% per quanto riguarda la tutela in caso di malattia, incidenti o infortuni; il
48,6% per quanto riguarda le prospettive di lavoro e carriera; il 56,7% relativamente al trattamento
economico; il 56,8% in merito allo sviluppo di competenze e acquisizione di professionalità; per
quanto riguarda la stabilità dell’occupazione nel lungo periodo il 59,5% fa una valutazione positiva.
Il 50% di chi ha lavorato nell’ultimo mese è in cerca di un’altra attività, nella speranza di ottenere un
migliore trattamento economico (32,8%), una maggiore sicurezza del posto di lavoro nel lungo
periodo (32,8%) o maggiori prospettive di carriera (14,9%). Tra questi, il 56,8% sarebbe comunque
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
disponibile a svolgere qualsiasi tipo di lavoro, il 16,2% vorrebbe lavorare come operaio generico, il
10,8% esprime preferenze specifiche74.
Per quanto riguarda la durata dello stato di disoccupazione, il 62,7% di chi non lavora è senza
impiego al massimo da un anno, per lo più a seguito del mancato rinnovo di un contratto a termine
(58,7%). Il 90,5% sta cercando un’occupazione, prevalentemente disponibile a diverse tipologie di
attività (64,9%).
Analizzando il percorso lavorativo degli intervistati, emerge come il 72,5% abbia svolto altre attività
lavorative in passato in Italia. L’articolazione del percorso va, prevalentemente, da 1 a 4 attività
svolte. Il 79,3% ha avuto soprattutto contratti regolari. Analizzando la qualifica più alta ottenuta,
prevale la qualifica da operaio generico (41,4%), seguita da dipendente generico (18,6%) e artigiano e
operaio specializzato (14,5%). Per il 55,9% la qualifica di operaio generico è quella più bassa ottenuta,
ad indicare che anche chi ha avuto qualifiche più alte ha avuto percorsi altalenanti in termini di
riconoscimento delle proprie competenze. Nel 44,4% dei casi è anche la qualifica che riguarda il
lavoro svolto più a lungo. Per il 43,4% il lavoro svolto più a lungo è durato non più di 12 mesi.
Il 62% ha lavorato in passato nel Paese di origine (prevalentemente 1 o 2 attività). Il 62,1% ha
ottenuto contratti prevalentemente regolari. Per quanto riguarda la qualifica più elevata, il 33,1% ha
avuto contratti da operaio generico, il 17,7% da impiegato, il 16,1% da dipendente generico, l’11,3%
da artigiano e operaio specializzato. Nel 40,3% dei casi la qualifica di operaio generico è stata la più
bassa e nel 37,1% è stata anche quella di maggiore durata. Per il 25,8%, l’attività svolta più a lungo è
durata al massimo un anno.
Il 71,4% ha lavorato nei Paesi in cui è transitato prima di raggiungere l’Italia (l’80% ha svolto una sola
attività), nel 60% dei casi con contratti prevalentemente regolari. Prevale, come qualifica più elevata,
la qualifica di operaio generico (46,7%), seguita da dipendente generico (33,3%). Il lavoro più lungo
svolto, nel 40% dei casi, non ha superato i 12 mesi.
5.3.2.5 Percorso di immigrazione e qualificazione professionale
Il 94,5% degli intervistati non ha richiesto il riconoscimento formale della qualifica professionale
ottenuta (senza sostanziali differenze di genere; la percentuale di chi non ha attivato il percorso è un
po’ più bassa tra gli asiatici: 71,4% a fronte di valori che si attestano oltre il 90% per gli altri gruppi).
Tab. 81 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Ferrara. Richiesta riconoscimento qualifica professionale.
%
Sì, mi è stata riconosciuta
3,0
Sì, ma il percorso è ancora in corso
1,0
Sì, ma non sono riuscito ad ottenere il riconoscimento
1,5
No
94,5
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
74
A titolo esemplificativo, si segnalano le preferenze espresse: cameriere, colf, sarta, falegname, meccanico, muratore,
carpentiere, oss, badante, parrucchiera.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Se si esclude una quota consistente di persone per cui la questione non è pertinente, non avendo
una qualifica elevata, il 21,8% non ha attivato il percorso ritenendo che non possa contribuire in
nessun modo ad un maggiore riconoscimento della qualifica professionale, mentre il 9,8% non sa
dove trovare le informazioni necessarie. Tra coloro che, invece, hanno deciso di richiedere il
riconoscimento, il 63,6% ha presentato la domanda al Ministero. Il 15% si è rivolto all’ambasciata,
mentre il 12,5% ha richiesto assistenza all’Università. Per ottenere informazioni, prevale la
consultazione di materiali cartacei e guide (41,7%), la ricerca di informazioni su siti internet
specializzati (25%), i colloqui (20,8%) e la richiesta di assistenza tecnica nell’esecuzione delle
procedure (12,5%).
Tab. 82 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Ferrara. Motivo per cui non è stato richiesto il
riconoscimento della qualifica professionale.
%
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma erano troppo complicate
1,7
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma era troppo costoso
0,6
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma richiedeva troppo tempo
1,7
Ho raccolto informazioni, ma per il mio titolo di studio non è possibile avere il riconoscimento
1,1
Non saprei dove trovare informazioni necessarie per avviare il percorso di riconoscimento
9,8
Non ho cercato informazioni perché penso che non serva a niente
21,8
Non pertinente
63,2
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
La quasi totalità degli intervistati (98,5%) non conosce le possibilità introdotte dalla Carta Blu (senza
sostanziali differenze di genere e tra gruppi di diversa provenienza). Una volta illustrate le
caratteristiche di tale iniziative, tuttavia, il 66,7% ritiene che possa essere un valido aiuto, per
lavoratori stranieri altamente qualificati, nel percorso di riconoscimento effettivo della propria
qualifica e delle competenze maturate in ambito lavorativo.
Tab. 83 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Ferrara. Conoscenza Carta Blu UE.
%
Sì
1,5
No
98,5
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
5.3.2.6 I lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Ferrara
Per individuare i lavoratori altamente qualificati si procede, in prima battuta, alla selezione di coloro
che hanno un titolo di studio elevato, a partire dalle persone che hanno conseguito il diploma
professionale. Nelle pagine seguenti verranno realizzati ulteriori approfondimenti anche in base alla
qualifica maturata attraverso le esperienze lavorative svolte.
Rispetto al campione complessivo coloro che hanno un titolo di studio elevato rappresentano il 61%.
Il profilo socio-anagrafico e il nucleo familiare
La componente femminile è prevalente, attestandosi su 53,3% del gruppo. Il 51,6% ha un’età
compresa tra 19 e 32 anni.
Tab. 84 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Ferrara. Distribuzione per genere.
%
Donne
53,3
Uomini
46,7
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Per quanto riguarda la provenienza, il gruppo più numeroso è quello di origine europea extracomunitaria (48,4%), seguito dagli africani (36,1%), dagli asiatici (11,5%) e dagli americani (4,1%).
Tab. 85 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Ferrara. Distribuzione per continente.
%
Africa
36,1
America
4,1
Asia
11,5
Europa Extra UE
48,4
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Il 55,7% si è stabilito in Italia entro il 2006. Il 95,9% non ha la cittadinanza italiana.
Il 13,1% delle persone in questione ha vissuto in altri Paesi prima di arrivare in Italia: 3,3% in Russia,
1,6% in Grecia (le percentuali non sono significative, ma vengono qui riportate le principali
concentrazioni a titolo esemplificativo).
Per quanto riguarda la tipologia di permesso di soggiorno, nel 50,8% dei casi la permanenza in Italia è
concessa per motivi lavorativi (53,8% tra le donne e 47,4% tra gli uomini), mentre il 37,7% ha un
permesso legato al ricongiungimento familiare. Quest’ultimo è più diffuso rispetto all’ingresso per
motivi di lavoro solamente tra gli americani.
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
87
Provincia di Modena – Area Welfare locale
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Tab. 86 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Ferrara. Tipologia permesso di
soggiorno.
%
Motivi di lavoro
Ricongiungimento familiare
Asilo politico / motivi umanitari
In attesa di perfezionamento della regolarizzazione
Studio
Altro
Non risponde
Totale
50,8
37,7
1,6
0,8
4,9
1,6
2,5
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Rispetto alle singole issue proposte, gli sposati prevalgono (49,2%), seguiti da celibi e nubili (36,9%). I
nuclei familiari sono prevalentemente composti da 1 a 4 persone e il 40% degli intervistati in
questione non ha figli. Prevalgono coloro che non ha nessuna richiesta di ricongiungimento familiare
in corso (85,2%). Nel caso di chi vive in coppia, il partner ha prevalentemente la cittadinanza extracomunitaria non europea (41,8%).
Tab. 87 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Ferrara. Stato civile.
%
Celibe/nubile
Sposato / a
Convivente
Separato/a – Divorziato/a
Vedovo/a
Totale
36,9
49,2
5,7
5,7
2,5
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Percorso di immigrazione e istruzione
Approfondendo il tema del titolo di studio, da evidenziare come, all’interno del gruppo selezionato,
prevalgano i diplomi di maturità (47,5%), seguiti dalla laurea (27,9%) e dai diplomi professionali
(23%). Tra le donne, il 44,6% ha il diploma di maturità, il 30,8% il diploma professionale e il 21,5% la
laurea. Per quanto riguarda gli uomini, il 50,9% ha il diploma di maturità, mentre il 35,1% è laureato.
Tra africani, americani ed europei, il diploma di maturità è il titolo più diffuso; tra gli asiatici, invece,
prevalgono i laureati (42,9% all’interno del gruppo).
Tab. 88 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Ferrara. Titolo di studio.
%
Diploma professionale (inferiore a 5 anni)
Diploma di maturità
Diploma terziario extra-universitario
Diploma universitario / Laurea
Master universitario
Diploma di specializzazione
Dottorato di ricerca
Totale
23,0
47,5
0,8
27,9
0,8
0
0
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
88
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Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di paesi terzi – EXTRATALENT
Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
L’81,1% dei qualificati ha conseguito il titolo di studio all’estero (con una maggiore incidenza per le
donne con un 86,2% a fronte di un 75,4% degli uomini; non si rilevano sostanziali differenze tra
gruppi di diversa provenienza), ma solo nel 21,2% dei casi ne è stato richiesto il riconoscimento
formale (28% tra gli uomini; la richiesta di riconoscimento è leggermente più frequente tra africani
ed asiatici). Prevale una sostanziale sfiducia rispetto all’efficacia di tale percorso rispetto ad un
effettivo riconoscimento della qualifica posseduta (49,4%). Una quota consistente (24,7%) dichiara di
non sapere a chi rivolgersi per poter avere le informazioni necessarie all’attivazione e alla buona
riuscita del percorso.
Tab. 89 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Ferrara. Attivazione percorso formale
di riconoscimento del titolo di studio.
%
Sì, mi è stato riconosciuto
8,1
Sì, ma il percorso è ancora in corso
1,0
Sì, ma non sono riuscito ad ottenere il riconoscimento
12,1
No
78,8
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Tab. 90 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Ferrara. Motivi per cui non è stato
attivato percorso riconoscimento titolo di studio.
%
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma erano troppo complicate
6,2
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma era troppo costoso
2,5
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma richiedeva troppo tempo
3,7
Ho raccolto informazioni, ma per il mio titolo di studio non è possibile avere il riconoscimento
13,6
Non saprei dove trovare informazioni necessarie per avviare il percorso di riconoscimento
24,7
Non ho cercato informazioni perché penso che non serva a niente
49,4
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Coloro che hanno fatto richiesta hanno prevalentemente presentato domanda all’università o
all’Ufficio scolastico (66,7%). L’Ambasciata e il Consolato rappresentano la principale fonte di
informazione rispetto a tali procedure di riconoscimento. In merito alla tipologia di assistenza
ricevuta, il 45,7% ha effettuato colloqui, il 31,4% ha ricevuto materiale informativo cartaceo e guide,
l’8,6% ha consultato siti internet specializzati e il 14,3% ha ricevuto assistenza tecnica nelle
procedure formali necessarie per il riconoscimento.
Approfondendo il profilo di coloro che hanno fatto richiesta di riconoscimento del titolo di studio75
(21 persone), emerge come si tratti prevalentemente di uomini (57,1%), africani ed europei
75
Le percentuali riportate relativamente alla selezione qui commentata non sono significative, riferendosi a valori assoluti
estremamente ridotti. Tuttavia, si ritiene interessante proporre questo specifico approfondimento, nell’ottica di descrivere
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89
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
(rispettivamente, 42,9%) ed asiatici (14,3%), con età compresa tra 22 e 49 anni (52,4% ha meno di 32
anni). Tra coloro che vivono in coppia il 35,7% ha un partner con cittadinanza italiana. Il 52,4%
lavorato nel corso dell’ultimo mese, prevalentemente con qualifica di operaio generico (36,4%) e di
impiegato (18,2%). Il 54,5% di queste persone è attualmente alla ricerca di una nuova occupazione,
indipendentemente dalla tipologia di attività da svolgere. Tra i disoccupati è, invece, il 90% a cercare
un lavoro (77,8% disponibile a qualsiasi lavoro). Ad oggi, il 31,8% ha ottenuto il riconoscimento del
titolo di studio. Il 76,2% ha lavorato in passato in Italia (prevalentemente come dipendente generico
(37,5%), il 71,4% nel Paese di origine (il 26,7% come impiegato), il 33,3% nei paesi in cui ha vissuto in
passato (come operaio generico). Un terzo del gruppo ha anche presentato richiesta di
riconoscimento della qualifica maturata, con esiti positivi e definitivi nel 19% dei casi. Tra le dieci
persone che hanno seguito corsi di formazione in Italia, l’80% ha ottenuto la certificazione finale.
Percorso di immigrazione e formazione professionale
Il 45,1% ha svolto corsi di formazione in Italia (lingua italiana, attività professionali, sanità e servizi
sociali), ottenendo la certificazione di tutte le attività concluse nella maggior parte dei casi (76,4%).
Il 23% ha partecipato a corsi di formazione nel Paese di origine (lingue straniere, informatica, attività
professionali). Tali soggetti sono in possesso della certificazione finale del corso (82,1%).
L’87,7% dei lavoratori qualificati ritiene che frequentare corsi di formazione sia importante, pur
avendo opinioni differenti in merito all’effettiva efficacia degli stessi ai fini di un maggiore
riconoscimento delle proprio competenze in ambito lavorativo: il 55,7% non ha avuto modo di
verificare direttamente i risultati; il 19,7% ha avuto esperienza diretta rispetto al buon esito; il 12,3%
ritiene che non serva a nulla.
Tab. 91 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Ferrara. Importanza corsi di
formazione per riconoscimento professionalità.
%
E’ importante e ho verificato direttamente che è molto utile per il riconoscimento della propria
qualifica e professionalità
19,7
E’ importante anche se non ho verificato direttamente se serve per il riconoscimento della propria
qualifica e professionalità
55,7
E’ importante per aggiornarsi e migliorare le proprie competenze, ma non serve per il riconoscimento
della propria qualifica e professionalità
12,3
Non è importante perché ho verificato direttamente che non serve a niente
2,5
Non è importante; anche se non ho verificato direttamente, sono sicuro che non serve a niente
Totale
9,8
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
gruppi circoscritti, possibili target degli interventi di accompagnamento ai lavoratori altamente qualificati che seguiranno
l’attività di indagine qui presentata.
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90
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Percorso di immigrazione e lavoro
Il 41,8% ha lavorato nel corso dell’ultimo mese – con una maggiore incidenza per le donne (44,6%)
rispetto agli uomini (38,6%) -, svolgendo, nella maggior parte dei casi, attività con qualifica di
assistente familiare (27,5%), operaio generico (23,5%) e collaboratore domestico (21,6%). Tra gli
uomini, la qualifica più diffusa è quella di operaio generico (40,9%), mentre tra le donne prevale
l’attività di assistente familiare (44,8%). Gli europei sono l’unico gruppo in cui chi ha lavorato (54,2%)
è più numeroso di chi non ha lavorato. Per quanto riguarda le qualifiche, tra africani ed asiatici
prevale quella di operaio generico (rispettivamente 25% e 40%); tra gli americani sono ugualmente
diffuse le qualifiche di dipendente generico e assistente familiare (50%); nel caso degli europei si
rilevano, principalmente, lavoratori con qualifica di assistente familiare (34,4%).
Coloro che hanno conseguito il titolo di studio in Italia operano, prevalentemente, come dipendenti
generici e come lavoratori autonomi (rispettivamente 40%).
Tab. 92 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Ferrara. Attività prevalente svolta
nell’ultimo mese.
%
Operaio generico
23,5
Dipendente generico
7,8
Artigiano / operaio specializzato
5,9
Impiegato
3,9
Specialista con competenze intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione
2,0
Piccolo imprenditore / lavoratore autonomo
5,9
Assistente familiare
27,5
Collaboratore domestico
21,6
Altro
2,0
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
La maggior parte degli intervistati qualificati ha svolto attività come collaboratore domestico presso
privati (33,3%) o è stato impegnato in altre attività di servizi (17,6%). Per quanto riguarda la tipologia
di contratto, prevalgono i contratti da dipendente, a tempo indeterminato nel 33,3% dei casi e a
tempo determinato per un 27,5%. L’impiego è prevalentemente a tempo pieno (58,8%). La maggior
parte (91,7%) non è coinvolto in procedure di mobilità o cassa integrazione. Per oltre la metà (64,7%)
l‘attività attualmente svolta è iniziata non più 12 mesi fa. Parenti e conoscenti sono la fonte
principale di informazione per trovare un impiego (72,5%). Il 55,2% della componente femminile ha
lavorato come collaboratore presso privati, mentre per gli uomini il dato prevalente è quello relativo
al manifatturiero (22,7%). Per le donne sono più frequenti i contratti a tempo indeterminato (48,3%),
mentre per gli uomini prevalgono contratti a termine (40,9%). Il 58,6% delle donne lavora part-time,
mentre nella componente maschile sono più numerosi coloro che hanno un impiego full-time
(81,8%). La maggior parte (25%) degli africani lavora nel settore manifatturiero; per quanto riguarda
gli americani, questi si concentrano, soprattutto, nelle altre attività di servizi e come collaboratori
presso privati (rispettivamente 50%); chi proviene dall’Asia opera prevalentemente nel settore dei
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
91
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Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di paesi terzi – EXTRATALENT
Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
trasporti e magazzinaggio (40%); gli europei sono coinvolti, in particolare, come collaboratori presso
privati (40,6%). Africani ed asiatici lavorano, per lo più, con contratto a tempo determinato, gli
americani con contratti a progetto o come collaboratori presso privati, gli europei con contratti a
tempo indeterminato. Per americani ed asiatici è più diffuso il part-time.
Analizzando, più nel dettaglio, il rapporto tra titolo di studio e qualifica ottenuta, si evidenzia come
tra chi ha il diploma professionale prevalga la qualifica recente di operaio generico e assistente
familiare (33,3%); coloro che hanno conseguito il diploma di maturità sono prevalentemente operai
generici, assistenti familiari e collaboratori domestici (rispettivamente 25%); i laureati sono
soprattutto assistenti familiari (29,4%).
Tab. 93 – Qualifica ottenuta nell’attività svolta nell’ultimo mese dai lavoratori altamente qualificati nella Provincia
di Ferrara. Distribuzione % per titolo di studio.
Operaio
generico
Dipendente
generico
Artigiano/
operaio
specializzato
Impiegato
Specialista
con
competenze
intellettuali
Diploma
professionale
33,3
8,3
,0
,0
,0
,0
33,3
25,0
,0
Diploma di
maturità
25,0
5,0
10,0
5,0
,0
5,0
25,0
25,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
100,0
,0
Diploma
extrauniversitario
Lavoratore Assistente Collaboratore
autonomo familiare
domestico
Altro
17,6
11,8
5,9
5,9
5,9
11,8
29,4
11,8
,0
Master
universitario
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
100,0
Diploma di
specializ.
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
Dottorato di
ricerca
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
Laurea
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Il 74,5% ritiene che l’attività svolta comporti una qualifica più bassa rispetto a quella effettivamente
posseduta dal lavoratore (79,3% tra le donne; 83,3% tra gli africani, 80% tra gli asiatici, 71,9% tra gli
europei; 50% tra gli americani), mentre nessuno ritiene che sia superiore.
Tab. 94 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Ferrara. Corrispondenza attività
svolta nell’ultimo mese con livello di formazione e professionalità.
%
Corrisponde
25,5
E’ superiore
0,0
E’ inferiore
74,5
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Nonostante il fatto che la qualificazione professionale non sia pienamente riconosciuta, il 70,6%
esprime soddisfazione rispetto al proprio lavoro (69% tra le donne, 72,7% tra gli uomini). I cittadini di
origine africana sono quelli che segnalano una minore soddisfazione, a confronto con gruppi di
diversa provenienza (58,3%).
Tab. 95 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Ferrara. Soddisfazione per lavoro
svolto nell’ultimo mese.
%
Sì
70,6
No
9,8
No, però adesso non ho altre alternative
19,6
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
In particolare, approfondendo singoli aspetti dell’attività lavorativa, è possibile verificare in che
misura la valutazione specifica è positiva (un punteggio oltre il 6, in un range compreso tra 1 e 10): il
82,4% è soddisfatta rispetto ai compiti svolti; il 64,7% per la tutela in caso di malattia e infortuni; il
52,9% per le prospettive di lavoro e carriera; il 56,9% per il trattamento economico; il 60,8% per lo
sviluppo delle competenze e l’acquisizione di professionalità; il 62,7% per la stabilità del posto di
lavoro nel medio/lungo termine.
Solo metà (49%) dei lavoratori con titolo di studio elevato è attualmente alla ricerca di un nuovo
lavoro, il 32,7% per migliorare il trattamento economico, il 25% per una maggiore stabilità della
propria occupazione, il 19,2% per le prospettive di lavoro e carriera e l’11,5% per poter sviluppare
maggiormente le proprie competenze. Il 45,2% è disposto a svolgere qualsiasi tipo di lavoro, il 14,4%
come impiegato, l’11,9% come dipendente generico. Il 56% è, comunque, pronto a svolgere qualsiasi
attività.
Per quanto riguarda i disoccupati, meno della metà è senza lavoro da oltre 12 mesi, o per la scadenza
di un contratto a termine (56,3%) o perché non ha mai effettivamente lavorato in Italia (22,5%). Il
91,5% è attualmente alla ricerca di un nuovo lavoro (qualsiasi attività nel 64,6% dei casi).
Il 68% dei lavoratori qualificati ha svolto attività lavorative pregresse in Italia (prevalentemente da 1
a 5 attività), con una prevalenza di contratti regolari (78,3%). La qualifica più elevata che ricorre
maggiormente è quella di operaio generico (27,7%) – diventa il 45,8% come qualifica più bassa; nel
30,1% dei casi è anche quella svolta più a lungo (con attività inferiori ai 12 mesi per il 39,8%). Chi ha
un diploma professionale e la laurea lavora prevalentemente come operaio, anche se con percentuali
molto diverse (61,5% e 28,6%); i diplomati lavorano soprattutto come dipendenti generici (26,8%).
Il 68% ha svolto attività lavorative nel Paese di origine (prevalentemente da 1 a 3 attività), contratti
prevalentemente regolari (65,1%). La qualifica più elevata più frequente è quella di impiegato
(26,5%) – la qualifica più bassa maggiormente diffusa è, invece, quella di operaio generico (25,3%)
(con attività inferiori ai 12 mesi per il 32,3%). La qualifica di operaio generico è la più frequente per
chi ha un diploma professionale; i diplomati si distribuiscono tra operai generici, dipendenti generici
e impiegati (22,2% ciascuno); con il diploma extrauniversitario e la laurea prevale la qualifica di
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
impiegato, anche se in misura differente (rispettivamente 100% e 40,7%); chi ha un master ha
operato come specialista con competenze intellettuali.
Il 68,8% ha lavorato nei Paesi in cui ha vissuto prima di arrivare in Italia (prevalentemente 1 attività),
contratti prevalentemente regolari (63,6%). La qualifica più elevata è, prevalentemente, quella di
operaio generico (45,5%), svolta più a lungo nel 22,9% dei casi (con attività inferiori ai 12 mesi per il
36,4%).
Tra le persone qualificate, selezionando, tra coloro che hanno lavorato di recente, quelli che hanno
esperienze lavorative pregresse, si individuano quattro persone impiegate in passato in Italia, nel
Paese di origine e in altri Paesi in cui hanno vissuto. Otto persone, invece, non hanno mai avuto
alcuna esperienza lavorativa.
Percorso di immigrazione e qualificazione professionale
Il 91,8% dei lavoratori con elevato titolo di studio non ha richiesto il riconoscimento formale della
propria qualifica professionale (96,9% tra le donne, 86% tra gli uomini; la percentuale si abbassa tra
gli americani, dove si attesta al 60%).
Tab. 96 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Ferrara. Richiesta riconoscimento
qualifica professionale.
%
Sì, mi è stata riconosciuta
4,1
Sì, ma il percorso è ancora in corso
1,6
Sì, ma non sono riuscito ad ottenere il riconoscimento
2,5
No
91,8
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Approfondendo le motivazioni per cui non è stato richiesto il riconoscimento, emerge come per la
maggior parte degli interessati non fosse pertinente rispetto al percorso realizzato (61,9%); altri non
sanno dove reperire le informazioni necessarie (10,5%), oppure ritengono che non serva a nulla
(21%). Tra coloro che hanno attivato le procedure, prevalgono (60%) coloro che hanno presentato
domanda di riconoscimento al Ministero competente. Ambasciata ed università sono stati punti di
riferimento importanti in tali procedure, rispettivamente per il 20,7% e il 17,2% di chi si è attivato. Il
40,9% ha consultato materiale informativo cartaceo.
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Tab. 97 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Ferrara. Motivo per cui non è stato
richiesto il riconoscimento della qualifica professionale.
%
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma erano troppo complicate
2,9
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma era troppo costoso
1,0
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma richiedeva troppo tempo
1,9
Ho raccolto informazioni, ma per il mio titolo di studio non è possibile avere il riconoscimento
1,0
Non saprei dove trovare informazioni necessarie per avviare il percorso di riconoscimento
10,5
Non ho cercato informazioni perché penso che non serva a niente
21,0
Non pertinente
61,9
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Per quanto riguarda coloro che hanno fatto richiesta di riconoscimento della qualifica
professionale76 maturata, si tratta, in particolare, di uomini (80% su 10 persone), africani (50%) –
20% rispettivamente europei ed americani, 10% asiatici -, con un’età inferiore ai 33 anni nel 70% dei
casi. Tra coloro che vivono in coppia, il 40% ha un partner con cittadinanza italiana, mentre il 60% ha
cittadinanza europea extra-comunitaria. La qualifica professionale è stata riconosciuta nel 50% di casi
in cui è stata fatta domanda. Il 50% di queste persone ha ottenuto il riconoscimento del titolo di
studio. Il 60% ha lavorato nel corso dell’ultimo mese (il 33,3% come impiegato) e il 33,3% di questi è
alla ricerca di una nuova occupazione. Tra coloro che non hanno lavorato di recente, il 75% sta
cercando lavoro. L’80% ha lavorato in passato in Italia (prevalentemente come dipendente generico e
impiegato) e il 70% nel Paese di origine (il 57,1% come impiegato). Il 50% è in possesso della
certificazione finale dei corsi di formazione seguiti in Italia.
Anche tra i qualificati prevalgono coloro che non conoscono lo strumento della Carta UE (98,4%),
sollecitato dall’Unione Europea e introdotto di recente in Italia (senza sostanziali differenze di genere
o legate alla provenienza).
Tab. 98 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Ferrara. Conoscenza Carta Blu UE.
%
Sì
1,6
No
98,4
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
76
Le percentuali riportate relativamente alla selezione qui commentata non sono significative, riferendosi a valori assoluti
estremamente ridotti. Tuttavia, si ritiene interessante proporre questo specifico approfondimento, nell’ottica di descrivere
gruppi circoscritti, possibili target degli interventi di accompagnamento ai lavoratori altamente qualificati che seguiranno
l’attività di indagine qui presentata.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
5.3.2.7 Conclusioni
L’indagine sul campo realizzata in provincia di Ferrara conferma, sostanzialmente, le tendenze
individuate attraverso l’analisi documentale: i lavoratori extracomunitari qualificati, laddove hanno
opportunità di lavoro, vedono riconosciuto solo parzialmente il loro titolo di studio e le competenze
maturate attraverso l’attività lavorativa. In effetti, tali figure hanno maggiori esperienze lavorative,
sia recenti che passate, e il fatto di aver conseguito un titolo di studio in Italia sembra produrre un
maggiore riconoscimento della qualifica sul lavoro. Tuttavia, prevale una scarsa fiducia rispetto ad un
miglioramento della propria condizione e, in questo, sembra incidere fortemente anche la difficoltà a
reperire le informazioni necessarie per attivare le procedure. Fornire una maggiore conoscenza delle
opportunità rivolte a figure altamente qualificate costituisce solo il primo passo in un percorso di
accompagnamento mirato, azione cruciale per un soggetto pubblico che voglia garantire un più
efficace inserimento lavorativo delle competenze provenienti dall’estero, compatibilmente con le
opportunità di lavoro oggi disponibili.
L’analisi effettuata relativamente alla provincia di Ferrara consente, in conclusione, di mettere a
confronto il campione complessivo con il gruppo più circoscritto di coloro che hanno un titolo di
studio elevato, al fine di comprendere se vi siano elementi peculiari che caratterizzano i soggetti
qualificati.
Per quanto riguarda il genere, innanzitutto, mentre nel campione complessivo gli intervistati si
distribuiscono equamente tra uomini e donne (50%), nel gruppo dei qualificati le donne sono più
numerose, anche se la differenza non è significativa (53,3%).
Le altre caratteristiche trovano, invece, conferma: per quanto riguarda la provenienza, la
componente di origine europea extra-comunitaria si conferma come quella più numerosa sia nel
campione (42,5%), che nel gruppo dei qualificati (48,4%). Rimane al secondo posto la componente di
origine africana, pur registrando percentuali differenti (41,5% nel campione, 36,1% tra i qualificati).
Anche sul piano anagrafico non si registrano scarti interessanti tra i due gruppi.
Prevalgono in modo netto i permessi di soggiorno per motivi di lavoro sia per l’intero gruppo di
intervistati (48,5%), sia nella selezione specifica (50,8%).
Soffermandosi sui soli qualificati, prevale il diploma di maturità sia tra le donne (44,6%) che tra gli
uomini (50,9%), seguito dalla laurea per quanto riguarda la componente maschile (35,1%) e dal
diploma professionale per la componente femminile (30,8%). Tra africani, americani ed europei, il
diploma di maturità è il titolo più diffuso; tra gli asiatici, invece, prevalgono i laureati.
Il conseguimento del titolo all’estero riguarda circa l’80% sia nel campione che tra i qualificati; stessa
percentuale per quanto riguarda anche l’attivazione del percorso di riconoscimento del titolo. Il
campione risulta più sfiduciato (59,9%), a confronto con i qualificati (49,4%), rispetto all’efficacia del
percorso formale per un effettivo riconoscimento della qualifica posseduta.
A questo proposito è interessante evidenziare come coloro che hanno fatto richiesta di
riconoscimento, selezionati tra chi che ha un titolo di studio elevato, si distinguano all’interno dei
qualificati per alcuni aspetti: tra questi ultimi, come anticipato, prevalgono le donne, mentre tra chi
ha richiesto il riconoscimento la componente maschile è più numerosa (57,1%); tra i qualificati gli
europei sono più numerosi, mentre nel gruppo che ha attivato le procedure di riconoscimento
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
africani ed europei sono allineati (rispettivamente, 42,9%); per quanto riguarda coloro che vivono in
coppia, ha un partner con cittadinanza italiana il 35,7%, a fronte di un 22,4% tra i qualificati e 18,3%
nel campione complessivo); infine, i più attivi hanno anche avuto maggiori opportunità di lavoro, se si
considera che il 52,4% ha lavorato nel corso dell’ultimo mese, a fronte di un 41,8% tra i qualificati e
un 37% nel campione complessivo.
Riprendendo il confronto tra qualificati e campione complessivo, da evidenziare come diminuisca, in
proporzione, il numero di persone assunte con qualifica di operaio generico (da 33,8% del campione
a 23,5% tra i qualificati), mentre aumentano collaboratori domestici (da 17,6% a 21,6%) e assistenti
familiari (da 23,8% a 27,5%). Se nel campione complessivo contratti a tempo indeterminato e
determinato si equivalgono (entrambi 31,1%), tra i qualificati, invece, la prima tipologia prevale
(33,3% a fronte di un 27,5% di contratti a tempo determinato). Da evidenziare come le opportunità di
lavoro per i qualificati che hanno conseguito il titolo di studio in Italia siano significativamente
diverse rispetto alle qualifiche ottenute dall’intero gruppo dei qualificati: chi ha studiato in Italia,
infatti, opera, prevalentemente, come dipendente generico e come lavoratore autonomo
(rispettivamente 40%).
Aumenta, tra i qualificati, la percentuale di coloro che hanno seguito corsi di formazione in Italia
(45,1% contro il 43% nell’intero campione) e, rispetto alla valutazione di efficacia della formazione ai
fini del riconoscimento pieno della qualifica professionale, i qualificati sembrano attribuire maggiore
importanza alle esperienze formative (87,7% contro 86%), anche se hanno minore fiducia rispetto
agli esiti (si tratta comunque di differenze minime).
Notevole la differenza tra lavoratori qualificati e intero campione, nel momento in cui vengono
interpellati in merito alla corrispondenza tra attività svolta e qualifica effettiva posseduta: coloro che
ritengono che la qualifica sul lavoro sia inferiore rispetto alle competenze maturate attraverso lo
studio e sul lavoro sono comunque la maggioranza, ma nel campione complessivo si registra una
quota pari al 54,1%, mentre tra i qualificati questo dato sale al 74,5%.
Nonostante la diversa valutazione, nel definire il proprio grado di soddisfazione, nei due gruppi le
percentuali si allineano: si dichiara soddisfatto il 70,3% nel campione a fronte di un 70,6% tra i
qualificati. Mentre, però, nel gruppo complessivo le donne (72,5%) sono più soddisfatte degli uomini
(67,6%), tra i lavoratori qualificati le percentuali si invertono (69% tra le donne, 72,7% tra gli uomini).
Tra gli occupati che sono alla ricerca di un nuovo lavoro (circa la metà sia nel campione che tra i
qualificati), i qualificati sono maggiormente selettivi rispetto a nuove ipotesi di impiego: sarebbe
disponibile a svolgere qualsiasi tipo di lavoro il 56,8% nel campione e il 45,2% nel gruppo selezionato.
Per quanto riguarda, invece, i disoccupati, non si rilevano particolari differenze tra qualificati e
campione complessivo.
In relazione alle pregresse esperienze lavorative, in Italia e in altri Paesi ha avuto maggiori
opportunità il campione complessivo, mentre nel Paesi di origine la percentuale di coloro che hanno
svolto attività lavorative è più alta tra i qualificati. In proporzione, nel Paese di provenienza le
qualifiche basse avevano una minore diffusione.
Per quanto riguarda il riconoscimento della qualifica professionale, il 91,8% dei lavoratori con elevato
titolo di studio non ha richiesto il riconoscimento formale della propria qualifica professionale, a
fronte del 94,5% di tutti gli intervistati. Da un punto di vista di genere, mentre nel campione non si
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
registrano differenze, tra i qualificati gli uomini risultano maggiormente attivi nell’avviare le
procedure di riconoscimento. Le motivazioni sono le stesse per entrambi i gruppi, con una prevalenza
di persone che non hanno fiducia rispetto all’utilità del riconoscimento e di altre che non saprebbero
dove reperire le informazioni necessarie.
Soffermandosi su coloro che hanno fatto richiesta di riconoscimento della qualifica professionale
maturata, si tratta, in particolare, di uomini (80% su 10 persone), africani (50%), in controtendenza
con il prevalere della componente femminile ed europea che caratterizza tutto il gruppo dei
qualificati. Sembra incidere in maniera significativa la cittadinanza del partner, con un 40% che ha un
compagno di nazionalità italiana, a fronte di un 22,4% tra i qualificati e 18,3% nel campione
complessivo. La conoscenza della lingua e la rete di relazioni più articolata che ha una persona nata in
Italia o residente nel Paese da lungo tempo probabilmente favorisce l’accesso alle informazioni e
l’attivazione di percorsi di carattere amministrativo-burocratico. Inoltre, la percentuale di coloro che
hanno lavorato nel corso dell’ultimo mese è pari al 60%, molto più alta rispetto ai qualificati in
generale (41,8%) e al campione (37%). Si tratta di un patrimonio di esperienza lavorativa che può
essere valorizzato attraverso procedure formali di riconoscimento.
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98
Provincia di Modena – Area Welfare locale
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
5.4
La popolazione straniera nella provincia di Forlì-Cesena
In Provincia di Forlì-Cesena, nel 2011 i residenti stranieri sono 44.170, con un aumento, tra il 2009 e il
2011, pari a 5.283 unità.
Il contingente africano è quello più numeroso (28,99%), anche se il dato è sostanzialmente simile a
quanto rilevato per europei comunitari (28,53%) e europei non comunitari (28,13%). I cittadini
provenienti da Asia e Oceania costituiscono l’11,60%; dall’America proviene il 2,74%.
Nel triennio 2009-2011 la percentuale di presenze femminili si mantiene sempre più alta rispetto a
quella maschile, anche se la differenza è contenuta. Il 63,9% dei cittadini stranieri ha un’età
compresa tra 19 e 49 anni.
Tab. 99 – Popolazione straniera residente nella provincia di Forlì-Cesena. Distribuzione per genere.
2009
2010
%
2011
2011
Provenienza
Maschi
Femmine
Totale
Maschi
Femmine
Totale
Maschi
Femmine
Totale
Totale
Europa UE
(Unione
europea) Stati membri
4.376
6.377
10.753
4.616
6.910
11.526
5.023
7.579
12.602
28,53
Europa
EXTRAUE
5.329
5.769
11.098
5.547
6.307
11.854
5.762
6.661
12.423
28,13
TOTALE
Africa
6.750
4.589
11.339
7.126
4.945
12.071
7.516
5.289
12.805
28,99
TOTALE
America
407
701
1.108
423
766
1.189
431
781
1.212
2,74
Asia e
Oceania
2.514
2.073
4.587
2.714
2.207
4.921
2.826
2.299
5.125
11,60
Apolide
1
1
2
-
1
1
1
2
3
0,01
TOTALE
CITTADINI
STRANIERI
19.377
19.510
38.887
20.426
21.136
41.562
21.559
22.611
44.170
100
Totale %
49,83
50,17
100
49,15
50,85
100
48,81
51,19
100
Fonte: elaborazione Poleis su dati Osservatorio demografico provincia di Modena.
5.4.1
L’attrattività occupazionale nella provincia di Forlì-Cesena
Nella provincia di Forlì-Cesena oltre il 20% degli occupati è straniero (Caritas-Migrantes, 2011) e, in
base alle previsioni di assunzioni destinate al personale immigrato dell’indagine ExcelsiorUnioncamere, rispetto al I trimestre 2012, è prevista una domanda significativa di forza lavoro per le
professioni operaie qualificate (20,7%).
Per quanto riguarda la provincia di Forlì-Cesena, l’indice di inserimento occupazionale, relativo alle
opportunità di inserimento che un territorio offre ai lavoratori immigrati, vede Forlì-Cesena al 43°
posto (56,4).
In particolare, l’indicatore di impiego della manodopera immigrata, che evidenzia il peso delle
persone fisiche che hanno avuto almeno un rapporto di lavoro nel corso del 2009, vede Forlì-Cesena
al 10° posto, con un valore di 78,9 (prima tra le quattro province analizzate).
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99
Provincia di Modena – Area Welfare locale
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
L’indicatore della capacità di assorbimento del mercato del lavoro si esprime nel rapporto tra il
numero di lavoratori nati all’estero assunti nel corso dell’anno (2009) e il numero di quelli che nello
stesso periodo di tempo hanno conosciuto una cessazione del rapporto di lavoro. Forlì-Cesena si
colloca al 49° posto, seconda tra i quattro territori qui commentati, con un punteggio pari a 61,4.
L’indicatore di reddito, che si basa sull’importo, in euro, del reddito medio annuo pro capite stimato
della popolazione immigrata proveniente da un paese esterno all’Unione Europea nel suo assetto
originario a 15 Stati, riferito al 2008, nl caso di Forlì-Cesena è pari a 50,9. Nella classifica complessiva
questa realtà si colloca al 46° posto, terza tra le province analizzate.
L’incidenza percentuale sul totale delle donne nate all’estero occupate nel corso del 2009, di quelle
che, durante lo stesso anno, non hanno conosciuto un’interruzione dell’attività lavorativa (Indicatore
della tenuta occupazionale femminile), è pari a 38,3, collocando Forlì-Cesena al 94° posto (terza tra le
province qui commentate).
Infine, per quanto riguarda l’indicatore di lavoro in proprio, che rileva l’incidenza percentuale dei
titolari di impresa stranieri sul totale dei lavoratori registrati nella stessa posizione, è pari a 52,4.
Forlì-Cesena si colloca al 40° posto, terza tra i quattro territori analizzati.
Facendo un confronto tra il 2009 e il 2010, il mercato del lavoro provinciale, con riferimento ai soli
lavoratori con cittadinanza straniera, risulta in ripresa – con risultati addirittura migliori rispetto al
periodo precedente alla crisi, sia in termini di assunzioni che di persone avviate, nonostante il
persistere della difficile congiuntura economico-finanziaria globale77.
Passando a esaminare le caratteristiche socio-demografiche dei lavoratori stranieri avviati nel corso
del 2010, si osserva che la maggioranza degli avviati nel corso dell’anno è costituita da uomini
(52,6%), in linea con i dati dell’anno precedente.
Il 72,1% degli avviati al lavoro dipendente nel corso del 2010 hanno un’età compresa fra i 25 e i 49
anni, con una particolare concentrazione nella fascia d’età degli over 30, che concentra oltre il 55%
dei casi. Il 17,2% degli avviati ha invece una età inferiore ai 25 anni.
Per quanto concerne la provenienza dei cittadini stranieri avviati al lavoro nel corso dell’anno 2010, si
evidenzia una netta prevalenza (42%) di assunti provenienti da Paesi dell’Unione europea a 27 Stati,
dato del tutto in linea con quello del 2009, in leggera diminuzione rispetto al 2008 (43,2%), ma
comunque prossimo al valore del 2007 (42,4%).
Nel 2010, oltre la metà (52%) degli avviamenti di lavoratori stranieri è avvenuta nel terziario;
l’agricoltura raccoglie oltre un quarto (26%) del totale degli avviamenti; segue il settore industriale
con il 20,3% degli avviamenti dell’anno.
5.4.2
I lavoratori extracomunitari nella provincia di Forlì Cesena
Le interviste realizzate a Forlì-Cesena sono complessivamente 200, di cui 199 con persone domiciliate
nella provincia stessa, 1 con una persone domiciliata a Parma. L’iscrizione al Centro per l’Impiego di
un territorio, non esclude, infatti, che vi siano stati trasferimenti successivi in altri contesti.
77
Report Immigrazione 2011, Provincia di Forlì-Cesena
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
100
Provincia di Modena – Area Welfare locale
Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di paesi terzi – EXTRATALENT
Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
L’intervista è stata realizzata solamente con coloro che sono domiciliati in una delle quattro province
interessate dal progetto.
Prima di approfondire alcune questioni specifiche legate al tema oggetto di indagine – quindi il
riconoscimento sul lavoro della qualifica e del titolo di studio elevati conseguiti da cittadini
extracomunitari – è utile delineare il profilo dell’intero campione intervistato in relazione alle
caratteristiche socio-anagrafiche, alla composizione familiare e al percorso di immigrazione, con
particolare attenzione al percorso di formazione e di lavoro. Ciò consentirà, come già anticipato, di
porre a confronto il campione ed i soggetti qualificati, individuando rispetto a questi ultimi, eventuali
peculiarità.
5.4.2.1 Il profilo socio-anagrafico e il nucleo familiare
Gli intervistati si suddividono equamente tra uomini e donne, con un’età compresa tra 19 e 33 anni
per il 53,5% e tra i 34 e i 49 anni per la parte restante.
Tab. 100 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Forlì Cesena. Distribuzione per genere.
%
Donne
50,0
Uomini
50,0
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
La componente di origine africana è la più numerosa (57,5%, seguita da europei extracomunitari
(30,5%), asiatici (7%) e americani (5%).
Tab. 101 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Forlì Cesena. Distribuzione per continente.
%
Africa
57,5
America
5,0
Asia
7,0
Europa Extra UE
30,5
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Fino al 2000 ha fatto ingresso stabilmente in Italia il 28,5% degli intervistati; circa la metà dal
campione si trova nel nostro Paese dal 2005. Il 98,5% non è in possesso della cittadinanza italiana e
nell’89% dei casi non ha vissuto in nessun Paese prima di arrivare in Italia. Coloro che hanno avuto un
percorso migratorio più articolato sono stati, prevalentemente – le percentuali non sono
significative, ma vengono qui riportate a titolo esemplificativo –, in Francia (3%) e Grecia (2%).
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Per quanto riguarda il permesso di soggiorno, i motivi per cui gli intervistati lo hanno richiesto sono
essenzialmente due: lavoro (50%, con un 68% nella componente maschile) e ricongiungimenti
familiari (43%, con un 62% nella componente femminile). Il 70% degli americani ha ottenuto un
permesso per ricongiungimento, mentre il 71,4% degli asiatici ha un permesso legato all’attività
lavorativa. Per africani ed asiatici le due tipologie di permesso registrano percentuali simili.
Tab. 102 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Forlì Cesena. Tipologia permesso di soggiorno.
%
Motivi di lavoro
50,0
Ricongiungimento familiare
43,0
Asilo politico / motivi umanitari
1,5
In attesa di perfezionamento della regolarizzazione
1,0
Studio
0,5
Altro
3,0
Non risponde
1,0
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Per quanto riguarda le caratteristiche del nucleo familiare, la maggior parte degli intervistati è
sposata (58,5%) o celibe e nubile (33,5%). I nuclei familiari sono composti, prevalentemente, da due a
cinque persone e nel 91% dei casi non ci sono richieste di ricongiungimento in atto. Il 38,1% delle
persone che vivono con un compagno non ha figli e il 61,1% dei partner ha origine extra-comunitaria
non europea.
Tab. 103 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Forlì Cesena. Stato civile.
%
Celibe/nubile
33,5
Sposato / a
58,5
Convivente
4,5
Separato/a – Divorziato/a
2,5
Vedovo/a
Totale
1,0
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego
5.4.2.2 Percorso di immigrazione e istruzione
Il titolo di studio prevalente è la licenza media inferiore (42,5%), seguita dal diploma di maturità
(20%), dal diploma professionale (17%) e dalla laurea (11%). Sia per gli uomini che per le donne la
licenza media è il dato prevalente. Per africani, asiatici ed europei prevale la licenza media, mentre
nella componente di origine americana tale quota è simile a quella dei laureati (rispettivamente
30%).
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
L’81,5% degli intervistati ha conseguito il titolo all’estero (la percentuale si riduce nel caso degli
europei); di questi il 92,6% non ha fatto richiesta di riconoscimento formale del titolo (non si rilevano
differenze di genere o tra gruppi di diversa provenienza), in parte perché non ha fiducia negli esiti di
tali procedure in termini di effettivo riconoscimento (54,8%), in parte perché non sa dove reperire le
informazioni necessarie. Chi, invece, ha avviato le procedure, ad oggi ha prevalentemente richiesto la
documentazione al Paese di origine. La principale fonte di informazione sono stati i Centri per
l’Impiego (19,4%), gli istituti scolastici (16,7%), le Università (13,9%) e l’ambasciata (11,1%). Il
percorso ha comportato soprattutto colloqui (63%), informazioni su siti internet specializzati (18,5%),
consultazione di materiale informativo specializzato (14,8%).
Tab. 104 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Forlì Cesena. Titolo di studio.
%
Nessun titolo
Licenza elementare
Licenza media inferiore
Diploma professionale (inferiore a 5 anni)
Diploma di maturità
Diploma terziario extra-universitario
Diploma universitario / Laurea
Master universitario
Diploma di specializzazione
Dottorato di ricerca
Non risponde
Totale
3,0
4,5
42,5
17,0
20,0
1,5
11,0
0
0
0
0,5
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego
Tab. 105 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Forlì Cesena. Attivazione percorso formale di
riconoscimento del titolo di studio.
%
Sì, mi è stato riconosciuto
Sì, ma il percorso è ancora in corso
Sì, ma non sono riuscito ad ottenere il riconoscimento
No
Totale
3,1
1,8
2,5
92,6
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego
Tab. 106 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Forlì Cesena. Motivi per cui non è stato attivato percorso
riconoscimento titolo di studio.
%
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma erano troppo complicate
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma era troppo costoso
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma richiedeva troppo tempo
Ho raccolto informazioni, ma per il mio titolo di studio non è possibile avere il riconoscimento
Non saprei dove trovare informazioni necessarie per avviare il percorso di riconoscimento
Non ho cercato informazioni perché penso che non serva a niente
Totale
4,5
4,5
3,8
3,8
28,7
54,8
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego
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5.4.2.3 Percorso di immigrazione e formazione professionale
Il 37% ha seguito corsi di formazione in Italia, soprattutto su temi legati alla propria attività
professionale (30,7%), lingua italiana (28,4%) e informatica (12,5%)78. Il 67,6% è in possesso della
certificazione finale per ciascun corso effettuato.
Il 12,5% ha partecipato a corsi di formazione nel Paese di origine: di informatica (35%), attività
professionali (30%), marketing e comunicazione (20%), attività legate alla produzione (10%). Il 68%
ha ottenuto la certificazione finale di tutti i corsi
Il 13,6% ha seguito corsi di formazione in Paesi in cui ha vissuto prima di giungere in Italia. Si tratta di
corsi di lingua (33,3%) e attività professionali (67,7%). Il 33,3% ha la certificazione finale per tutti i
corsi.
Il 91% degli intervistati ritiene che la formazione professionale sia importante, anche se un 10% di
questi è convinto che poi questa non sia utile per vedere pienamente riconosciuta la propria
qualifica.
Tab. 107 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Forlì Cesena. Importanza corsi di formazione per
riconoscimento professionalità.
%
E’ importante e ho verificato direttamente che è molto utile per il riconoscimento della propria
qualifica e professionalità
16,5
E’ importante anche se non ho verificato direttamente se serve per il riconoscimento della propria
qualifica e professionalità
64,5
E’ importante per aggiornarsi e migliorare le proprie competenze, ma non serve per il riconoscimento
della propria qualifica e professionalità
10,0
Non è importante perché ho verificato direttamente che non serve a niente
2,0
Non è importante; anche se non ho verificato direttamente, sono sicuro che non serve a niente
Totale
7,0
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego
5.4.2.4 Percorso di immigrazione e lavoro
Come anticipato, gli intervistati sono stati selezionati tra gli iscritti all’archivio dei disoccupati
disponibile presso il Centro per l’Impiego provinciale, aggiornato al 30 settembre 2012. Nonostante
questo, al momento della rilevazione (novembre-dicembre 2012), la situazione della persona
intervistata può essere mutata, in quanto trova un impiego definitivo o compatibile con lo stato di
disoccupazione79. Per questo motivo, il questionario utilizzato prevedeva una domanda relativa ad
78
A titolo esemplificativo, viene qui riportata la tipologia di corsi frequentata, laddove esplicitata dagli intervistati:
antincendio, primo soccorso, sicurezza, cameriere, OSS, parrucchiera e estetista, corso per alimentarista, ristorazione,
saldatore, sartoria e ceramica, utilizzo in sicurezza del carrello elevatore, volontaria CRI.
79
Lo stato di disoccupazione può essere conservato qualora lo svolgimento dell’attività lavorativa sia tale da assicurare un
reddito annuale non superiore al reddito minimo personale escluso da imposizione, ossia nel caso di svolgimento di attività
lavorativa (di natura autonoma o subordinata) tale da assicurare un reddito annuale lordo non superiore alle seguenti
soglie: * euro 8.000 per i redditi da lavoro dipendente o fiscalmente assimilati (per es.: derivanti da rapporti di
collaborazione coordinata e continuativa);* euro 4.800 per i redditi da impresa o derivanti dall’esercizio di professioni (ivi
inclusi i lavoratori così detti “occasionali”) * euro 10.000 per i lavoratori disabili. Nel caso in cui una persona svolga attività
lavorative di entrambe le tipologie, il cumulo dei redditi che ne derivano non dovrà superare comunque l’importo del
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eventuali ore di lavoro retribuite svolte nell’ultimo mese. In merito, il 26% dichiara di essere stato
impegnato in attività (in proporzione maggiore gli uomini, con il 33%, rispetto al 19% delle donne; gli
africani sono il gruppo che ha lavorato meno nell’ultimo mese, segnalando solo un 19,1%),
prevalentemente con qualifica di operaio generico (48,1%), operaio specializzato e artigiano (17,3%),
dipendente generico (11,5%). La qualifica di operaio generico prevale sia tra gli uomini (54,5%), che
tra le donne (36,8%). Tra gli africani si rileva una significativa concentrazione nella qualifica di operaio
generico. Anche europei ed asiatici ricoprono, prevalentemente tale qualifica, anche se questa incide
in modo meno rilevante all’interno dei gruppi stessi (rispettivamente 40% e 50%); gli americani si
distribuiscono in modo equo (25%) tra dipendenti generici, operai specializzati, specialisti con
competenze intellettuali e collaboratori domestici.
Il 25% degli intervistati che nell’ultimo mese ha lavorato è stato impegnato in agricoltura, il 17,3% nel
settore manifatturiero, il 13,5% in altre attività di servizi, l’11,5%, rispettivamente, nel settore delle
costruzioni e come collaboratore domestico presso privati. Il 44,2% ha un contratto da dipendente a
tempo determinato, il 17,3% è dipendente a tempo indeterminato, mentre l’11,5% ha avuto
collaborazioni occasionali. Il 30,3% degli uomini – la quota più consistente del gruppo – ha svolto
attività in agricoltura, mentre le donne si concentrano soprattutto nel settore della collaborazione
presso privati (26,3%). Per entrambe le componenti il contratto da dipendente a tempo determinato
è quello più frequente (in particolare per gli uomini con il 51,5%). Gli africani sono impegnati
prevalentemente in agricoltura (40,9%); gli americani operano nel manifatturiero, settore sanitario,
altre attività di servizi e come collaboratori presso privati (25% ciascuno); gli asiatici in agricoltura ed
altre attività di servizi (33,3%); gli europei nel settore manifatturiero e delle costruzioni (25%
ciascuno). Per tutti i gruppi prevalgono contratti da dipendente a tempo determinato.
Tab. 108 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Forlì Cesena. Attività prevalente svolta nell’ultimo mese.
%
Operaio generico
Dipendente generico
Artigiano / operaio specializzato
Impiegato
Specialista con competenze intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione
Piccolo imprenditore / lavoratore autonomo
Assistente familiare
Collaboratore domestico
Altro
Totale
48,1
11,5
17,3
3,8
3,8
3,8
5,8
5,8
0
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Prevalgono gli impieghi a tempo pieno (57,7%). Il 91,1% non è interessato da procedure di mobilità o
cassa integrazione. La metà del campione svolge tale attività da meno di 4 mesi. I principali canali
utilizzati per trovare un impiego retribuito sono le indicazioni di parenti e amici (55,8%) e le
autocandidature (26,9%). Se per le donne prevalgono i part-time (57,9%), nel caso degli uomini sono
massimale più elevato (euro 8.000). Per reddito si intende il reddito personale lordo, anche presunto, riferito all’anno in
corso esclusivamente derivante da attività lavorativa, di qualunque tipologia. Il vincolo del reddito non si applica per attività
di lavoro socialmente utile o in lavori di pubblica utilità o rapporti di lavoro quali tirocini di inserimento, orientativi o
formativi o Borse di lavoro (previsti dal Piano regionale triennale di politica del lavoro).
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più diffusi impieghi a tempo pieno (66,7%). Per asiatici ed europei prevale il tempo pieno, mentre per
gli altri due gruppi non c’è differenza tra impieghi a tempo parziale e full-time.
Il 55,8% ritiene che l’attività svolta corrisponda alla propria qualifica e al titolo di studio, mentre un
40,4% la considera dequalificante. Non si rilevano differenze significative tra uomini e donne. Per la
maggior parte di africani, asiatici ed europei c’è una sostanziale corrispondenza (rispettivamente,
54,5%, 50% e 65%), mentre il 75% degli americani ritiene che l’impiego sia inferiore alle competenze
effettivamente acquisite.
Tab. 109 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Forlì Cesena. Corrispondenza attività svolta nell’ultimo
mese con livello di formazione e professionalità.
%
Corrisponde
55,8
E’ superiore
3,8
E’ inferiore
40,4
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Il 73,1% si dichiara soddisfatto, con una percentuale più significativa tra gli uomini (78,8%), a
confronto con le donne (63,2%). Per quanto riguarda la provenienza, in ciascun gruppo prevalgono
coloro che esprimono soddisfazione.
Tab. 110 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Forlì Cesena. Soddisfazione per lavoro svolto nell’ultimo
mese.
%
Sì
73,1
No
7,7
No, però adesso non ho altre alternative
19,2
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Approfondendo il livello di soddisfazione dell’intervistato rispetto a diversi aspetti della sua
esperienza di lavoro attuale, è interessante rilevare la percentuale di chi si dichiara soddisfatto
(attribuendo un punteggio oltre il 6, in un range compreso tra 1 e 10): il 76,9% rispetto ai compiti che
svolge; il 69,3% per quanto riguarda la tutela in caso di malattia, incidenti o infortuni; il 48% per
quanto riguarda le prospettive di lavoro e carriera; il 69,2% relativamente al trattamento economico;
il 57,7% in merito allo sviluppo di competenze e acquisizione di professionalità; per quanto riguarda
la stabilità dell’occupazione nel lungo periodo il 48,1% fa una valutazione positiva.
Il 61,5% delle persone che nell’ultimo mese hanno svolto un’attività retribuita è attualmente alla
ricerca di una nuova occupazione, nella speranza di ottenere un migliore trattamento economico
(37,7%), un’occupazione più stabile (31,1%) e maggiori prospettive di lavoro e carriera (14,8%). Il
62,%% si dichiara, comunque, pronto a svolgere qualsiasi tipo di lavoro.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Per quanto riguarda coloro che sono effettivamente disoccupati, oltre il 30% non ha un lavoro da
oltre 12 mesi. Nel 53,4% si tratta di una situazione determinata dal mancato rinnovo di un contratto
a termine. Il 94,6% di queste persone sta cercando un lavoro, prevalentemente disponibile a qualsiasi
tipo di attività (65,7%).
Approfondendo il percorso lavorativo pregresso, Il 76,5% ha già svolto attività lavorative pregresse in
Italia. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di un percorso articolato in un massimo di quattro
attività. L’88,2% ha avuto prevalentemente contratti regolari. Per il 39,2% delle persone interessate,
la qualifica più alta è stata quella di operaio generico, ricorrente anche come qualifica più bassa per il
61,4% e come quella svolta più a lungo per il 44,4% (il 32% ha svolto attività inferiori ai 12 mesi).
Il 57% ha svolto attività lavorative nel Paese di origine. Gli interessati hanno svolto, prevalentemente,
da una a tre attività. Nel 75,4% dei casi si è trattato, per lo più, di contratti regolari. La qualifica più
alta è, per il 35,1%, quella di operaio generico; nel 43% dei casi si tratta della qualifica più bassa e nel
36,8% dei casi come la qualifica svolta più a lungo (il 17,5% ha svolto attività inferiori ai 12 mesi).
Il 68,2% ha svolto attività lavorative nei Paesi in cui è transitato in passato.L’80% ha svolto un’unica
attività. Il 53,3% ha ottenuto contratti regolari. Il 46,7% degli intervistati ha avuto, come qualifica più
elevata, quella di operaio generico.
5.4.2.5 Percorso di immigrazione e qualificazione professionale
Il 99% del campione non ha richiesto il riconoscimento formale della qualifica (non ci sono differenze
di genere e nemmeno legate alla provenienza), in quanto non pertinente (66,7%) o nella convinzione
prevalente che ciò non sia utile a garantire un maggiore riconoscimento dell’effettiva competenza
maturata dal lavoratore straniero (26,4%).
Tab. 111 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Forlì Cesena. Richiesta riconoscimento qualifica
professionale.
%
Sì, mi è stata riconosciuta
Sì, ma il percorso è ancora in corso
Sì, ma non sono riuscito ad ottenere il riconoscimento
No
Totale
0
0
1,0
99,0
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Tab. 112 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Forlì Cesena. Motivo per cui non è stato richiesto il
riconoscimento della qualifica professionale.
%
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma erano troppo complicate
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma era troppo costoso
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma richiedeva troppo tempo
Ho raccolto informazioni, ma per il mio titolo di studio non è possibile avere il riconoscimento
Non saprei dove trovare informazioni necessarie per avviare il percorso di riconoscimento
Non ho cercato informazioni perché penso che non serva a niente
Non pertinente
Totale
0
1,2
0,6
0
6,3
26,4
66,7
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Del resto i pochi che hanno richiesto il riconoscimento dichiarano di non averlo ottenuto. Tra i
soggetti istituzionali consultati prevalgono, anche se con percentuali scarsamente significative, i
Centri per l’Impiego e le Ambasciate. La tipologia di assistenza ricevuta consiste, essenzialmente, in
colloqui (50%), consultazione di materiale informativo (25%), ricerca su siti internet specializzati
(25%).
Il 99,5% degli intervistati non è a conoscenza della Carta Blu e, forse per le scarse informazioni di cui
dispone, la maggior parte delle persone non fornisce un parere rispetto all’efficacia di uno strumento
simile. Non si rilevano differenze di genere, né legate alla provenienza.
Tab. 113 – Lavoratori extracomunitari nella provincia di Forlì Cesena. Conoscenza Carta Blu UE.
%
Sì
0,5
No
99,5
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
5.4.2.6 I lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Forlì-Cesena
Per individuare i lavoratori altamente qualificati si procede, in prima battuta, alla selezione di coloro
che hanno un titolo di studio elevato, a partire dalle persone che hanno conseguito il diploma
professionale. Nelle pagine seguenti verranno realizzati ulteriori approfondimenti anche in base alla
qualifica maturata attraverso le esperienze lavorative svolte.
Rispetto al campione complessivo coloro che hanno un titolo di studio elevato rappresentano il
49,5%.
Il profilo socio-anagrafico e il nucleo familiare
La componente maschile è prevalente, attestandosi su 52,5% del gruppo. Il 50,5% ha un’età
compresa tra 19 e 33 anni.
Tab. 114 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Forlì-Cesena. Distribuzione per
genere.
%
Donne
47,5
Uomini
52,5
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Per quanto riguarda la provenienza, il gruppo più numeroso è quello africano (55,6%), seguito dagli
europei (30,3%) e quindi dagli asiatici e dagli americani (rispettivamente 7,1%).
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Tab. 115 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Forlì-Cesena. Distribuzione per
continente.
Africa
America
Asia
Europa Extra UE
Totale
%
55,6
7,1
7,1
30,3
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Il 51,5% di questi lavoratori ha fatto ingresso in Italia entro il 2003. Ad oggi, il 97% non ha la
cittadinanza italiana. Per il 12,1% dei qualificati il percorso di migrazione ha comportato il soggiorno
anche in altri Paesi, un volta lasciato il Paese di origine (Francia 5,1%).
Per quanto riguarda la tipologia di permesso di soggiorno, il dato prevalente è quello relativo al
permesso per motivi di lavoro (51,5%), seguito dal ricongiungimento familiare (40,4%). Se le donne
sono arrivate in Italia in particolare grazie al ricongiungimento familiare (61,7%), tra gli uomini è più
diffuso il permesso per lavoro (71,2%). Per africani ed asiatici prevale il permesso per motivi di
lavoro, mentre per americani ed europei è più frequente il ricongiungimento familiare.
Tab. 116 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Forlì-Cesena. Tipologia permesso di
soggiorno.
%
Motivi di lavoro
Ricongiungimento familiare
Asilo politico / motivi umanitari
In attesa di perfezionamento della regolarizzazione
Studio
Altro
Non risponde
Totale
51,5
40,4
1,0
1,0
0
5,1
1,0
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Rispetto alle singole issue proposte, gli sposati prevalgono (51,5%), seguiti da celibi e nubili (41,4%).
La maggior parte dei nuclei familiari è composta da un numero di persone pari a 2, 4 o 5. Il 47,3% non
ha figli e nella maggior parte dei casi (91.9%) non ci sono richieste di ricongiungimento in atto. Per chi
è in coppia, il partner è prevalentemente di origine extra-comunitaria non europea (54,5%).
Tab. 117 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Forlì-Cesena. Stato civile.
%
Celibe/nubile
Sposato / a
Convivente
Separato/a – Divorziato/a
Vedovo/a
Totale
41,4
51,5
4,0
2,0
1,0
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Percorso di immigrazione e istruzione
Approfondendo il tema del titolo di studio, da evidenziare come, all’interno del gruppo selezionato,
prevalgono le persone con il diploma di maturità (40,4%), seguite da coloro che hanno il diploma
professionale (34,3%) e dai laureati (22,2%). Il 40,4% delle donne ha il diploma di maturità, mentre il
31,9% ha la laurea. Tra gli uomini, il titolo più diffuso è il diploma professionale (44,2%), seguito dal
diploma di maturità (40,4%). Nel caso di cittadini provenienti da Africa ed Europa, il diploma ricorre
con maggiore frequenza (rispettivamente 41,8% e 46.7%); tra gli americani prevalgono i laureati
(42,9%); tra gli asiatici si registra la stessa percentuale per diploma professionale, diploma di maturità
e laurea (28,6%).
Tab. 118 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Forlì-Cesena. Titolo di studio.
%
Diploma professionale (inferiore a 5 anni)
34,3
Diploma di maturità
40,4
Diploma terziario extra-universitario
3,0
Diploma universitario / Laurea
22,2
Master universitario
0
Diploma di specializzazione
0
Dottorato di ricerca
0
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Il 78,8% dei qualificati ha conseguito il titolo all’estero, ma, tra questi, solo il 12,8% ha fatto richiesta
di riconoscimento formale del titolo (senza differenze di genere sostanziali, né legate alla
provenienza). Il 60% di queste persone ha, ad oggi, richiesto la documentazione originale al Paese di
origine, ricercando informazioni prevalentemente presso i Centri per l’Impiego. In merito alla
tipologia di assistenza ricevuta, il 59,1% ha partecipato a colloqui, il 18,2%, rispettivamente, ha
consultato materiali cartacei e siti internet specializzati, mentre il 4,5% ha ricevuto assistenza tecnica
nelle procedure attivate.
Tab. 119 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Forlì-Cesena. Attivazione percorso
formale di riconoscimento del titolo di studio.
%
Sì, mi è stato riconosciuto
14,9
Sì, ma il percorso è ancora in corso
2,6
Sì, ma non sono riuscito ad ottenere il riconoscimento
5,2
No
77,3
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
110
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Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di paesi terzi – EXTRATALENT
Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Chi ha scelto di non richiedere il riconoscimento, segnala una mancanza di fiducia rispetto
all’efficacia del percorso (48,6%) e la difficoltà ad individuare chi può fornire le informazioni
necessarie (21,6%).
Tab. 120 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Forlì-Cesena. Motivi per cui non è
stato attivato percorso riconoscimento titolo di studio.
%
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma erano troppo complicate
9,5
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma era troppo costoso
9,5
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma richiedeva troppo tempo
6,8
Ho raccolto informazioni, ma per il mio titolo di studio non è possibile avere il riconoscimento
4,1
Non saprei dove trovare informazioni necessarie per avviare il percorso di riconoscimento
21,6
Non ho cercato informazioni perché penso che non serva a niente
48,6
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego
Un’analisi specifica del profilo di coloro che hanno fatto richiesta di riconoscimento del proprio
titolo di studio80 (10 persone), rivela come si tratti in prevalenza di uomini (60%), di origine africana
(70%) ed europea (30%), il 50% con un’età compresa tra 41 e 49 anni. Tra chi vive in coppia, il 12,5%
ha un partner con cittadinanza italiana. Alla richiesta di riconoscimento, il 50% ha concluso l’iter con
risposta positiva. Tra queste persone, il 10% ha lavorato nell’ultimo mese, svolgendo attività di
operaio generico. Tutti sono in cerca di una nuova occupazione, così come tutti i disoccupati (il 55,6%
di questi ultimi è disposto a svolgere qualsiasi tipo di lavoro). L’80% ha lavorato in passato in Italia (il
50% come operaio specializzato o artigiano), il 70% nel Paese di origine (il 28,6% come specialista con
competenze intellettuali), il 10% in altri Paesi in cui ha vissuto (come dipendente generico). Il 50% di
coloro che hanno partecipato a corsi di formazione in Italia ha conseguito la certificazione finale.
Percorso di immigrazione e formazione professionale
Il 40,4% ha seguito corsi di formazione in Italia (attività professionali specifiche, italiano, informatica,
sicurezza sul lavoro) e, tra questi, il 72,5% è in possesso della certificazione finale di tutti i corsi
seguiti.
Il 15,2% ha seguito corsi di formazione nel Paese di origine (informatica, marketing, temi specifici
legati all’attività svolta). L’80% ha ricevuto la certificazione a conclusione di tutti i corsi realizzati.
Il 16,7% ha partecipato a corsi di formazione nei Paesi in cui è transitato, prima di arrivare in Italia,
nel corso dell’esperienza di migrazione (formazione professionale specifica e lingue straniere). Il 50%
ha la certificazione dei corsi frequentati.
80
Le percentuali riportate relativamente alla selezione qui commentata non sono significative, riferendosi a valori assoluti
estremamente ridotti. Tuttavia, si ritiene interessante proporre questo specifico approfondimento, nell’ottica di descrivere
gruppi circoscritti, possibili target degli interventi di accompagnamento ai lavoratori altamente qualificati che seguiranno
l’attività di indagine qui presentata.
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
111
Provincia di Modena – Area Welfare locale
Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di paesi terzi – EXTRATALENT
Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Il 92,9% ritiene che frequentare corsi di formazione sia importante, anche le opinioni rispetto
all’efficacia dei corsi sono diverse: il 60,6% non ha avuto modo di verificare direttamente gli esiti
della formazione in termini di maggiore riconoscimento; il 22,6% ha avuto conferme positive; il 10,1%
non ha fiducia.
Tab. 121 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Forlì-Cesena. Importanza corsi di
formazione per riconoscimento professionalità.
%
E’ importante e ho verificato direttamente che è molto utile per il riconoscimento della propria
qualifica e professionalità
22,2
E’ importante anche se non ho verificato direttamente se serve per il riconoscimento della propria
qualifica e professionalità
60,6
E’ importante per aggiornarsi e migliorare le proprie competenze, ma non serve per il
riconoscimento della propria qualifica e professionalità
10,1
Non è importante perché ho verificato direttamente che non serve a niente
2,0
Non è importante; anche se non ho verificato direttamente, sono sicuro che non serve a niente
5,1
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego
Percorso di immigrazione e lavoro
Il 33,3% delle persone con titolo di studio elevato ha lavorato nel corso dell’ultimo mese, con
qualifica prevalentemente di operaio generico (39,4%) o operaio specializzato e artigiano (18,2%). Gli
uomini sono stati più attivi, in proporzione (40,4% contro il 25,5%) e ottengono, soprattutto, qualifica
di operaio generico (52,4%); le donne, invece, sono per lo più collaboratrici domestiche (25%). Gli
occupati prevalgono solamente tra gli americani, mentre negli altri gruppi sono più numerosi i
disoccupati. In termini di qualifica, sono prevalentemente operai generici gli africani (53,3%) e gli
europei (36,4%); gli asiatici si distribuiscono, invece, in modo uguale (33,3%) tra le qualifiche di
operaio generico, lavoratore autonomo e assistente familiare; per gli americani si registra la stessa
percentuale per diverse qualifiche (25%): dipendente generico, operaio specializzato, collaboratore
domestico e specialista con competenze intellettuali.
Coloro che hanno conseguito il titolo di studio in Italia si concentrano nei quattro livelli di
inquadramento, distribuendosi equamente tra uno e l’altro: 25% rispettivamente come operaio
generico, dipendente generico, operaio specializzato e impiegato. Dunque, pur non ottenendo
qualifiche elevate, diminuisce sensibilmente l’incidenza degli operai generici ed aumentano in modo
significativo operai specializzati e, soprattutto, dipendenti generici ed impiegati.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Tab. 122 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Forlì-Cesena. Attività prevalente
svolta nell’ultimo mese.
%
Operaio generico
39,4
Dipendente generico
9,1
Artigiano / operaio specializzato
18,2
Impiegato
6,1
Specialista con competenze intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione
6,1
Piccolo imprenditore / lavoratore autonomo
6,1
Assistente familiare
6,1
Collaboratore domestico
9,1
Altro
0
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego
Per quanto riguarda il settore di attività, il 24,2% è stato impiegato in agricoltura, il 18,2% in altre
attività di servizi, il 15,2% nel settore manifatturiero, il 12,1% come collaboratore presso privati. Il
45,5% ha un contratto da dipendente a tempo determinato (senza differenze significative di genere)
e gli impieghi sono per il 60,6% dei casi a tempo pieno (il 71,4% nel caso degli uomini; tra le donne
prevalgono, invece, i part-time (58,3%)). Solo il 10,3% è coinvolto in procedure di mobilità o cassa
integrazione. I contratti sono stati stipulati, per oltre la metà dei casi, da non più di 12 mesi, in
seguito, soprattutto, alle indicazioni di parenti e amici (54,5%). Gli uomini sono maggiormente
impegnati in agricoltura (33,3%), mentre le donne operano soprattutto in altre attività di servizi
(33,3%). Gli africani lavorano, prevalentemente, in agricoltura (46,7%) e gli europei si concentrano
nel settore manifatturiero (27,3%); gli americani si distribuiscono equamente tra manifatturiero,
servizi, settore sanitario, collaborazione domestica presso privati (25%); gli asiatici, invece, si
ritrovano in agricoltura, servizi e come collaboratori presso famiglie (33,3%). Per africani, asiatici ed
europei prevale il contratto da dipendente a tempo determinato. Tra le persone di origine americana
si riscontrano anche quote significative di collaboratori occasionali e a progetto. Il full-time prevale
per tutti i gruppi, indipendentemente dalla provenienza – per gli americani c’è in effetti una
sostanziale parità rispetto al part-time.
Analizzando, più nel dettaglio, il rapporto tra titolo di studio e qualifica ottenuta, si evidenzia come
tra chi ha il diploma professionale prevalga la qualifica recente di operaio generico (40%), artigiano
specializzato (30%) e assistente familiare (20%); coloro che hanno conseguito il diploma di maturità
sono prevalentemente operai generici (63,6%) e impiegati (18,2%); chi ha un diploma
extrauniversitario opera come lavoratore autonomo e collaboratore domestico (50%); i laureati
hanno qualifica di operaio generico, dipendente generico, operaio specializzato, specialista con
competenze intellettuali, collaboratore domestico (20% ciascuno).
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
113
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Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di paesi terzi – EXTRATALENT
Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Tab. 123 – Qualifica ottenuta nell’attività svolta nell’ultimo mese dai lavoratori altamente qualificati nella
Provincia di Forlì-Cesena. Distribuzione % per titolo di studio.
Operaio
generico
Dipendente
generico
Artigiano/
operaio
specializzato
Impiegato
Specialista
con
competenze
intellettuali
Diploma
professionale
40,0
10,0
30,0
,0
,0
,0
20,0
,0
,0
Diploma di
maturità
63,6
,0
9,1
18,2
,0
9,1
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
50,0
,0
50,0
,0
Diploma
extrauniversitario
Lavoratore Assistente Collaboratore
autonomo familiare
domestico
Altro
20,0
20,0
20,0
,0
20,0
,0
,0
20,0
,0
Master
universitario
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
Diploma di
specializ.
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
Dottorato di
ricerca
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
,0
Laurea
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
La maggior parte degli intervistati (54,6%) ritiene che l’attività svolta nell’ultimo mese sia inferiore, in
termini di qualifica, rispetto alle competenze effettivamente maturate (la valutazione negativa ha
un’incidenza maggiore tra le donne, pari al 66,7%). Gli europei sono l’unico gruppo, in cui, la quota
più consistente è quella di coloro che vedono una corrispondenza tra impiego e qualifica (54,5%).
Tab. 124 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Forlì-Cesena. Corrispondenza attività
svolta nell’ultimo mese con livello di formazione e professionalità.
%
Corrisponde
42,4
E’ superiore
3,0
E’ inferiore
54,6
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
Nonostante ciò il 75,8% degli interessati si dichiara soddisfatto. Da evidenziare una significativa
differenza di genere: tra le donne è soddisfatto il 58,3%, mentre tra gli uomini il dato sale a 85,7%. La
quota di persone che si ritengono soddisfatte è quella più consistente, anche se in misura differente,
per tutti i gruppi analizzati in base alla provenienza (a un estremo gli africani con l’80% di soddisfatti
e all’altro estremo gli americani con un 50% di soddisfatti).
In particolare, approfondendo singoli aspetti dell’attività lavorativa, è possibile verificare in che
misura la valutazione è positiva (un punteggio oltre il 6, in un range compreso tra 1 e 10): il 75,8% è
soddisfatta rispetto ai compiti svolti; il 63,6% per la tutela in caso di malattia e infortuni; il 45,4% per
le prospettive di lavoro e carriera; il 72,7% per il trattamento economico; il 54,6% per lo sviluppo
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114
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
delle competenze e l’acquisizione di professionalità; il 48,4% per la stabilità del posto di lavoro nel
medio/lungo termine.
Tab. 125 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Forlì-Cesena. Soddisfazione per
lavoro svolto nell’ultimo mese.
%
Sì
75,8
No
12,1
No, però adesso non ho altre alternative
12,1
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego
Il 57,6% dei lavoratori con titolo di studio elevato impiegato nell’ultimo mese è attualmente alla
ricerca di un nuovo lavoro, il 35,1% alla ricerca di un’occupazione più stabile, il 32,4% alla ricerca di
un migliore trattamento economico, il 18,9% per maggiori prospettive di carriera, il 10,8% per avere
la possibilità di acquisire nuove competenze. Il 42,9% è, comunque, disponibile a svolgere qualsiasi
tipo di attività.
Il 65,2% dei disoccupati effettivi non lavora da non più di 12 mesi, in seguito, soprattutto, alla
scadenza di un contratto a termine (53%); il 19,7% non ha mai trovato un lavoro in Italia. Il 90,9% è in
cerca di un’occupazione (per il 63,3% disponibile a qualsiasi tipo di lavoro).
Il 74,4% ha lavorato in passato in Italia (prevalentemente da 1 a 4 attività). L’89,2% ha avuto
prevalentemente contratti regolari . La qualifica più alta ottenuta è, nella maggior parte dei casi,
quella di operaio generico – più bassa per il 51,4% e quella di maggior durata per il 37,8% (per il
33,8% le attività sono inferiori a 12 mesi); più frequente tra coloro che hanno il diploma
professionale (41, 7%), i laureati (29,4%) e i diplomati (26,7%); con il diploma di maturità è diffusa
anche la qualifica di operaio specializzato ed artigiano; chi ha il diploma extra-universitario ha
operato come dipendente generico, lavoratore autonomo e collaboratore domestico (33,3%
ciascuno).
Il 55,6% ha lavorato in passato nel Paese di origine (prevalentemente da 1 o 2 attività). L’81,8% ha
avuto contratti prevalentemente regolari. La qualifica più elevata più frequente è quella di operaio
generico (27,3%) – la più bassa per il 34,4% e quella di maggior durata per il 27,3% (per il 12,7% le
attività sono inferiori a 12 mesi). La qualifica più alta ottenuta da chi ha un diploma professionale e la
maturità è quella di operaio generico; coloro che hanno conseguito un diploma extra-universitario si
dividono tra dipendenti generici ed impiegati; il 43,8% dei laureati ha svolto attività di specialista con
competenze intellettuali.
Il 50% ha precedenti esperienze di lavoro nei Paesi in cui ha vissuto prima di arrivare in Italia
(prevalentemente una attività). Il 66,7% ha avuto prevalentemente contratti regolari. La qualifica più
elevata e più bassa che ricorre in modo più frequente è quella di dipendente generico e impiegato
(rispettivamente 33,3%); quella di maggior durata è quella di impiegato per il 33,3% (per il 33,3% le
attività sono inferiori a 18 mesi).
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
115
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Tra le persone qualificate, selezionando, tra coloro che hanno lavorato di recente, quelli che hanno
esperienze lavorative pregresse, si individuano due persone impiegate in passato in Italia, nel Paese
di origine e in altri Paesi in cui hanno vissuto. Una persona, invece, non ha mai avuto alcuna
esperienza lavorativa.
Percorso di immigrazione e qualificazione professionale
Il 99% dei lavoratori con elevato titolo di studio non ha richiesto il riconoscimento formale della
propria qualifica professionale (senza sostanziali differenze di genere, né legate alla provenienza).
Tab. 126 – Lavoratori extracomunitari altamente
riconoscimento qualifica professionale.
qualificati
nella
provincia
di
Forlì-Cesena.
Richiesta
%
Sì, mi è stata riconosciuta
0
Sì, ma il percorso è ancora in corso
0
Sì, ma non sono riuscito ad ottenere il riconoscimento
1,0
No
99,0
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego
Approfondendo le motivazioni per cui non è stato richiesto il riconoscimento, emerge come per la
maggior parte degli interessati non fosse pertinente rispetto al percorso realizzato (63,2%); altri non
sanno dove reperire le informazioni necessarie (6,6%) oppure ritengono che non serva a nulla
(26,3%). Tra coloro che hanno attivato le procedure, si sono rivolti prevalentemente ai Centri per
l’Impiego e all’Ambasciata (non ci sono tuttavia, frequenze significative) e hanno affrontato colloqui,
hanno consultato guide e hanno navigato su siti internet specializzati.
Tab. 127 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Forlì-Cesena. Motivo per cui non è
stato richiesto il riconoscimento della qualifica professionale.
%
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma erano troppo complicate
0
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma era troppo costoso
2,6
Ho raccolto informazioni sulle procedure ma richiedeva troppo tempo
1,3
Ho raccolto informazioni, ma per il mio titolo di studio non è possibile avere il riconoscimento
0
Non saprei dove trovare informazioni necessarie per avviare il percorso di riconoscimento
6,6
Non ho cercato informazioni perché penso che non serva a niente
26,3
Non pertinente
63,2
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego.
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
116
Provincia di Modena – Area Welfare locale
Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di paesi terzi – EXTRATALENT
Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
L’approfondimento relativo a coloro che, tra i qualificati, hanno fatto domanda di riconoscimento
della qualifica81, rivela come vi sia un’unica persona interessata. La domanda non ha comunque
avuto esiti positivi.
Anche tra i qualificati prevalgono coloro che non conoscono lo strumento della Carta UE (99%),
sollecitato dall’Unione Europea e introdotto di recente in Italia. Non si rilevano differenze
significative tra uomini e donne e nemmeno tra gruppi di origine diversa.
Tab. 128 – Lavoratori extracomunitari altamente qualificati nella provincia di Forlì-Cesena. Conoscenza Carta Blu
UE.
%
Sì
1,0
No
99,0
Totale
100,0
Fonte: Elaborazione Poleis su dati Centro per l’Impiego
5.4.2.7 Conclusioni
L’indagine sul campo realizzata in provincia di Forlì-Cesena conferma, sostanzialmente, le tendenze
individuate attraverso l’analisi documentale: i lavoratori extracomunitari qualificati, laddove hanno
opportunità di lavoro, vedono riconosciuto solo parzialmente il loro titolo di studio e le competenze
maturate attraverso l’attività lavorativa. La maggior parte di tali soggetti ha maggiori opportunità di
lavoro rispetto a chi ha un basso livello di istruzione, ma queste potrebbero, probabilmente
aumentare, in percentuale, se ci fossero maggiori richieste di riconoscimento formale del titolo di
studio e delle competenze professionali effettivamente maturate. Le procedure sono, però,
complesse, è difficile trovare le informazioni necessarie ed è diffusa l’idea che le procedure non
producano risultati positivi. Divien fondamentale un’azione di accompagnamento da parte dell’Ente
Locale, per facilitare la richiesta d riconoscimento e valorizzare gli esiti del percorso.
Più in dettaglio, in ultima analisi, è interessante evidenziare i principali tratti che contraddistinguono
il gruppo di coloro che hanno un titolo di studio elevato, in particolare se posti a confronto con il
campione complessivo della provincia di Forlì-Cesena.
Per quanto riguarda il genere, mentre nel campione complessivo uomini e donne sono presenti in
egual misura e rappresentano il 50% degli intervistati, tra i qualificati la componente maschile è
leggermente prevalente, attestandosi su un valore pari a 52,5%.
L’incidenza della fascia di età compresa tra 19 e 33 anni (che comunque include il 50% in entrambe i
gruppi) è leggermente più consistente nel campione (53,5% a fronte di un 50,5% tra i qualificati).
Per quanto riguarda la provenienza, non si registrano differenze, con il gruppo africano più
consistente in entrambe i gruppi, seguito da europei extra-comunitari, asiatici ed americani.
81
Le percentuali riportate relativamente alla selezione qui commentata non sono significative, riferendosi a valori assoluti
estremamente ridotti. Tuttavia, si ritiene interessante proporre questo specifico approfondimento, nell’ottica di descrivere
gruppi circoscritti, possibili target degli interventi di accompagnamento ai lavoratori altamente qualificati che seguiranno
l’attività di indagine qui presentata.
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
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Provincia di Modena – Area Welfare locale
Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di paesi terzi – EXTRATALENT
Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Anche in relazione al permesso di soggiorno, non si rilevano differenze significative tra i lavoratori
qualificati e l’intero gruppo intervistato, anche se per i primi aumenta, in proporzione, il numero di
coloro che ha un permesso per motivi di lavoro (51,5% a fronte di un 50% complessivo) e diminuisce
la quota di ricongiungimenti familiari (40,4% contro 43%).
Soffermandosi sui soggetti qualificati, il 40,4% delle donne ha il diploma di maturità, mentre il 31,9%
ha la laurea. Tra gli uomini, invece, il titolo più diffuso è il diploma professionale (44,2%), seguito dal
diploma di maturità (40,4%). Nel caso di cittadini provenienti da Africa ed Europa, il diploma ricorre
con maggiore frequenza (rispettivamente 41,8% e 46.7%); tra gli americani prevalgono i laureati
(42,9%); tra gli asiatici si registra la stessa percentuale per diploma professionale, diploma di maturità
e laurea (28,6%).
Tra i qualificati, posti a confronto con il campione complessivo, si riduce la quota di coloro che hanno
conseguito il titolo di studio all’estero (78,8% a fronte di un 81,5%) e, parallelamente aumenta
considerevolmente la percentuale di chi ne richiede il riconoscimento (12,8% contro un 7,4%
complessivo). Il motivo preponderante per cui non vengono attivate le procedure è legato ad una
mancanza di fiducia rispetto all’efficacia del percorso, più marcata nel gruppo complessivo (54,8%),
rispetto ai gruppo dei qualificati (48,6%).
Un’analisi specifica del profilo di coloro, che, con titolo di studio elevato, hanno fatto richiesta di
riconoscimento del titolo, conferma le caratteristiche del gruppo complessivo di qualificati anche se
le percentuali diventano più significative: la componente maschile, prevalente, raggiunge il 60% (tra
tutti i qualificati è pari al 52,5%); gli africani prevalgono attestandosi addirittura sul 70%. Per altri
aspetti, invece, coloro che hanno richiesto riconoscimento del titolo di studio si distinguono dagli altri
intervistati: l’età, in questo gruppo selezionato, si alza, avendo il 50% con un’età compresa tra 41 e
49 anni; tra chi vive in coppia, solo il 12,5% ha un partner con cittadinanza italiana, a fronte di un
18,3% nel campione e un 23,6% tra i qualificati.
Riprendendo il confronto tra qualificati e campione complessivo, aumenta, tra i primi, la percentuale
di coloro che hanno seguito corsi di formazione in Italia (40,4% contro il 37% nell’intero campione).
Con percentuali allineate tra campione e qualificati, oltre il 90% degli intervistati ritiene che la
formazione professionale sia importante, anche se circa un 10% di questi è convinto che poi questa
non sia utile per vedere pienamente riconosciuta la propria qualifica.
Il gruppo dei qualificati ha avuto qualche opportunità lavorativa in più rispetto al campione: il 33,3%
delle persone con titolo di studio elevato ha lavorato nel corso dell’ultimo mese, a fronte di un 26%
complessivo. Per quanto riguarda la qualifica ottenuta, quella di operaio generico ricorre più di
frequente, sia nel campione (48,1%), sia tra i qualificati (39,4%); segue la qualifica di operaio
specializzato e artigiano (17,3% nel campione, 18,2% tra i qualificati). In percentuale i lavoratori
qualificati hanno ottenuto più di frequente contratti a tempo determinato (45,5% contro il 44,2% del
campione complessivo), anche se la differenza non è così evidente. Da evidenziare come, tra i
qualificati, coloro che hanno conseguito il titolo di studio in Italia, pur ottenendo solamente le
qualifiche più basse, si distribuiscono in modo più equo, ed aumenta considerevolmente la quota di
dipendenti generici ed impiegati.
La percentuale di coloro che ritiene che l’attività svolta sia inferiore rispetto alla qualifica
effettivamente conseguita cambia sensibilmente da un gruppo all’altro: complessivamente di registra
una quota pari a 40,4%; tra i qualificati il dato sale al 54,6%.
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Nonostante ciò, i qualificati si dichiarano maggiormente soddisfatti (75,8%) rispetto all’intero
campione (73,1%)
Tra le persone che nell’ultimo mese hanno svolto un’attività retribuita, la percentuale di coloro che
sono attualmente alla ricerca di una nuova occupazione è più bassa tra i soli qualificati (57,6%, a
fronte di un 61,5%). Chi ha un titolo di studio elevato si dichiara più selettivo nella scelta lavorativa: il
42,9% è disponibile a svolgere qualsiasi tipo di attività, mentre nel campione complessivo è il 62,%.
Per i disoccupati non si rilevano particolari differenze tra qualificati e campione complessivo.
Per quanto riguarda le pregresse esperienze lavorative in Italia e nel Paese di origine, non si
registrano differenze significative tra qualificati e campione, mentre nel caso di attività lavorative
svolte in altri Paesi la quota di intervistati interessata è molto più consistente nel campione
complessivo rispetto al gruppo dei qualificati. Da evidenziare, oltretutto, come mentre in Italia e nel
Paese di origine la qualifica più diffusa è quella di operaio generico, gli altri Paesi di destinazione nel
percorso migratorio hanno offerto maggiori opportunità in termini di riconoscimento (prevalgono
impiegati e dipendenti generici).
Per quanto riguarda il riconoscimento della qualifica professionale, questo non è stato richiesto dalla
quasi totalità degli intervistati (99% nel campione e nella selezione qualificata). Le motivazioni sono
le stesse, registrate con percentuali affini: si ritiene che questo percorso non sia utile a garantire un
maggiore riconoscimento dell’effettiva competenza maturata dal lavoratore straniero.
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Bibliografia
M. Ambrosini, Gli immigrati nel mercato del lavoro italiano, in Caritas/Migrantes Dossier
Statistico Immigrazione 2006, Idos, Roma 2006
Caritas, Dossier Statistico Caritas Migrantes 2012
Cnel, Indici di integrazione degli immigrati in Italia. Attrattività e potenziale di integrazione dei
territori italiani, VIII Rapporto, Cnel - Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, 2012
Consiglio Europeo, Direttiva 2009/50/CE, 25 maggio 2009
Decreto legislativo n. 108 del 28 giugno 2012 “Attuazione della direttiva 2009/50/CE sulle
condizioni di ingresso e soggiorno di cittadini di Paesi terzi che intendano svolgere lavori
altamente qualificati”
Demo Istat, La popolazione straniera residente in Italia, Istat, comunicato settembre 2011
Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di Integrazione (a cura di), Secondo
Rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati, Ministero del Lavoro e delle Politiche
Sociali, 2012
Fondazione Leone Moressa, Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione 2011. Gli
stranieri: un valore economico per la società. Dati e considerazioni su una realtà in continua
evoluzione, Fondazione Leone Moressa, 2011
Fondazione Leone Moressa, In calo ancora l’occupazione straniera nelle piccole imprese italiane,
Fondazione Leone Moressa, comunicato settembre 2012
Isfol, Rapporto Le competenze per l’occupazione e la crescita, Isfol 2012
Istat, Rapporto annuale 2012. La situazione del Paese, Istat 2012
Maria Paola Nanni, Franco Pittau, Antonio Ricci, (a cura di), I lavoratori altamente qualificati non
comunitari: il caso italiano, European Migration Network – Italian National Contact Point Centro
Studi e Ricerche Idos, in collaborazione con il “Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes,
2007
Oecd, Education Indicators Focus, Oecd, 2012
E. Olivieri, Il cambiamento delle opportunità lavorative, in Questioni di Economia e Finanza
(Occasional Papers), Banca d’Italia Eurosistema, numero 117, febbraio 2012
Provincia di Modena, Rapporto Osservatorio Demografico 2012. 1° gennaio 2012. I cittadini
stranieri residenti in provincia di Modena, Provincia di Modena, 2012
Provincia di Parma, Rapporto provinciale immigrazione 2011, Provincia di Parma, 2012
Provincia di Ferrara, Rapporto provinciale immigrazione 2011, Provincia di Ferrara, 2012
Provincia di Forlì-Cesena, Report Immigrazione 2011, Provincia di Forlì-Cesena, 2012
U. Rinne, The Evaluation of Immigration Policies, IZA DP No. 6369, February 2012
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
Appendice
QUESTIONARIO RILEVAZIONE
LAVORATORI STRANIERI EXTRA-COMUNITARI QUALIFICATI
Screening
Codice identificativo
(informazione desumibile da sistema CATI)
|_|_|_|_|_|_|_|_|_|_|_|_|
S1. Oggi Lei risiede in una delle seguenti province?
1 Modena
2 Parma
3 Ferrara
4 Forlì-Cesena
5 Altra provincia [fine intervista]
A - Profilo socio-anagrafico
A1. Da quando è stabilmente in Italia? (Per stabilmente si intende in maniera continuativa; esempio: se dal
2008 ad oggi la persona è stata in Italia dal 2007 al 2009, poi nel suo paese per un anno e di nuovo in Italia
dal 2011 ad oggi, si deve considerare dal 2011)
Anno |_|_|_|_|
A2. Ha la cittadinanza italiana?
1. Sì
2. No
A3. Ha vissuto in altri Paesi stranieri prima di arrivare in Italia [diversi dal suo Paese di origine]?
Nota: con “se ha vissuto in un altro Paese” non si intendono periodi più o meno lunghi di vacanza o per far visita ai parenti, ma periodi di
lavoro/istruzione/formazione propri o a seguito del coniuge/partner o dei genitori (se minorenni)
1.
2.
Sì (vai a A4)
No
Condizione: se A3 = 1
A4. Se sì, in quali? ___________________________________________
A tutti
A5. Può dirmi qual è il suo attuale permesso di soggiorno?
1. Motivi di lavoro
2. Ricongiungimento familiare
3. Asilo politico/motivi umanitari
4. In attesa di perfezionamento della regolarizzazione
5. Studio
6. Altro [________] specificare
7. Non ha il permesso di soggiorno e non ne ha fatto richiesta
8. Non risponde
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B - Composizione nucleo familiare
B1. Può dirmi qual è il Suo stato civile?
1 Celibe/Nubile
2 Sposato/a
3 Convivente
4 Separato/a-Divorziato/a
5 Vedovo/a
B2. Quanti componenti ci sono nel suo nucleo familiare, lei incluso?
Numero componenti |_|_|
Condizione: se B2 >1
B3. Può dirmi quanti figli ha? ______
A tutti
B4. Numero ricongiungimenti familiari richiesti: ______ Per quale familiare?________________
Condizione: se B1 = 2-3
B5. Qual è la cittadinanza del suo partner?
1. Italiana
2. Europea comunitaria
3. Europea extra-comunitaria
________________ (specificare la cittadinanza o il paese di origine)
4. Extra-comunitaria non europea
________________ (specificare la cittadinanza o il paese di origine)
C - Percorso di immigrazione e istruzione
C1. Qual è il suo titolo di studio più elevato?
1. Nessun titolo
2. Licenza elementare
3. Licenza media inferiore
4. Diploma professionale (inferiore a 5 anni)
5. Diploma di maturità
6. Diploma terziario extra-universitario
7. Diploma universitario / Laurea
8. Master universitario
9. Diploma di specializzazione
10. Dottorato di ricerca (PhD)
11. Non sa/non risponde
C2. Il titolo di studio è stato conseguito in Italia?
1. Sì
2. No (vai a C3)
Condizione: se C2 = 2
C3. Quanti anni sono necessari, dall’ingresso nel sistema scolastico, per conseguire il suo titolo di studio nello
stato estero?
1. Numero anni |_|_|
2. Non sa / non risponde
Condizione: se C2 = 2
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C4.Ha intrapreso un percorso formale di riconoscimento del suo titolo di studio?
1
Sì, mi è stato riconosciuto (vai a C5)
2
Sì, ma il percorso è ancora in corso (vai a C5)
3
Sì, ma non sono riuscito ad ottenere il riconoscimento (vai a C5)
4
No (vai a C8)
Condizione: se C4 = 1-2-3
C5. Quali percorsi ha avviato?
1 Ho richiesto la documentazione al mio Paese di origine
2 Ho presentato la domanda per il riconoscimento del mio titolo di studio all’Università/ all’Ufficio Scolastico
3 Altro [________] specificare
Condizione: se C4 = 4
C6. Per quali motivi non ha avviato il percorso per il riconoscimento del suo titolo di studio? (max 2 risposte
possibili)
1 Ho raccolto informazioni sulle procedure ma erano troppo complicate (vai a C7)
2 Ho raccolto informazioni sulle procedure ma era troppo costoso (vai a C7)
3 Ho raccolto informazioni sulle procedure ma richiedeva troppo tempo (vai a C7)
4 Ho raccolto informazioni, ma per il mio titolo di studio non è possibile avere il riconoscimento (vai a C7)
5 Non saprei dove trovare informazioni necessarie per avviare il percorso di riconoscimento (vai a D)
6 Non ho cercato informazioni perché penso che non serva a niente (vai a D)
Condizione: se C4 = 1-2-3 o se C6 = 1-2-3-4
C7. A chi si è rivolto per avere informazioni per il riconoscimento del suo titolo di studio? (più risposte
possibili)
1. Centri per l’impiego o servizi pubblici in genere (anche on line)
2. Scuole, istituti di formazione,
3. Università
4. Agenzie di ricerca e selezione del personale
5. Conoscenti italiani
6. Conoscenti provenienti dal suo Paese di origine o comunque stranieri
7. Associazioni di cittadini stranieri
8. Ambasciata/consolato
9. Ricerca autonoma su siti internet
10. Altro (specificare)____________________
11. Nessuno (vai a D)
Condizione: se C7 = 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
C8. Che tipologia di assistenza ha ricevuto? (più risposte possibili)
1 Colloqui
2 Materiale informativo cartaceo, guide
3 Informazioni in siti internet specializzati
4 Assistenza tecnica nelle procedure di riconoscimento
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D - Condizione lavorativa
D1. Lei ha svolto ore di lavoro retribuite nell’ultimo mese?
1 Sì (vai a D2)
2 No (vai a D15)
Condizione: se D1 = 1
D2. Qual è l’attività prevalente che ha svolto nell’ultimo mese?
[________] specificare
Lasciare rispondere e registrare la risposta libera. Se possibile selezionare la risposta chiusa corrispondente.
1 operaio generico (es. manovale, facchino, fattorino, manutentore verde, ecc.)
2 dipendente generico (es. addetto alla segreteria e alle macchine da ufficio, commesso, cameriere, addetto
pulizie, ecc.)
3 artigiano/operaio specializzato (es. capocantiere, tornista, agricoltore, installatore, ecc.)
4 impiegato (es. addetto lavori di ufficio con competenze tecniche ed esecutive: amministrazione,
contabilità, logistica, risorse umane, ecc.)
5 specialista con competenze intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione (es. ricercatore,
programmatore informatico, progettista, giornalista, bibliotecario, interprete, ecc.)
6 piccolo imprenditore/lavoratore autonomo
7 assistente familiare
8 collaboratore domestico
9 studente (specificare tipologia studi)__________________
10 altro (specificare)_______________________
D3. Qual è il settore in cui ha svolto l’attività prevalente nell’ultimo mese?
Agricoltura
1. Agricoltura, silvicoltura e pesca
Industria
2. Estrazione di minerali da cave e miniere
3. Attività manifatturiere
4. Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata
5. Fornitura di acqua; reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento
6. Costruzioni
Terziario
7. Commercio
8. Trasporto e magazzinaggio
9. Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione
10. Servizi di informazione e comunicazione
11. Attività finanziarie e assicurative
12. Attività immobiliari
13. Attività professionali, scientifiche e tecniche
14. Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese
15. Amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale obbligatoria
16. Istruzione
17. Sanità e assistenza sociale
18. Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento
19. Altre attività di servizi
20. Attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro per personale domestico
21. Organizzazioni ed organismi extraterritoriali
22. Non sa, non risponde
D4. Con che tipo di contratto di lavoro ha svolto l’attività prevalente nell’ultimo mese?
Lavoratore dipendente
1. Lavoro a tempo indeterminato
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
14.
15.
16.
17.
18.
19.
20.
Lavoro a tempo determinato (escluso apprendistato e contratto di inserimento)
Apprendistato
Contratto di inserimento
Contratto di somministrazione di manodopera (ex lavoro interinale)
Job sharing (o contratto di lavoro ripartito)
Lavoro intermittente o a chiamata
Lavoratore parasubordinato
Collaborazioni coordinate e continuative (co.co.co.)
Collaborazione occasionale
Lavoro a progetto
Lavoratore autonomo
Imprenditore
Attività in proprio (partita IVA), libero professionista, lavoratore autonomo
Socio di cooperativa o di società
Coadiuvante familiare
Occupazione e formazione
Alternanza scuola-lavoro
Stage
Pratica professionale
Tirocinio formativo e di orientamento
Altro
Nessun contratto regolare
Non sa, non risponde
D5. L’attività prevalente che ha svolto nell’ultimo mese l’ha impegnata a tempo pieno o part-time?
1. Part-time
2. Tempo pieno
Condizione: se D4 = 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
D6. E’ coinvolto in procedure di mobilità o cassa integrazione guadagni?
1 sì
2 no
D7. Da quanti mesi svolge l’attività prevalente che l’ha impegnata nell’ultimo mese? |_|_|
D8. Come ha trovato il lavoro svolto nell’ultimo mese? (solo una risposta possibile)
1. Centri per l’impiego o servizi pubblici in genere (anche on line)
2. Agenzie di lavoro interinale / somministrazione di manodopera
3. Società di ricerca e selezione del personale e collocamento privato (anche on line)
4. Scuole e istituti di formazione
5. Lettura di offerte di lavoro sulla stampa
6. Attraverso inserimenti lavorativi del tipo collaborazioni o consulenze
7. Attraverso inserimenti lavorativi temporanei del tipo contratti a termine
8. Amici, parenti, conoscenti
9. Auto candidature (invio cv, presentandosi all’impresa, in fiere) (anche on line)
10. Concorsi pubblici (partecipazione o domanda)
11. Iniziative legate all’avvio di una attività autonoma
12. Altro
D9. Il lavoro che ha svolto nell’ultimo mese corrisponde alla sua formazione e ai suoi studi?
1 Corrisponde
2 E' superiore
3 E' inferiore
D10. E’ soddisfatto del lavoro che ha svolto nell’ultimo mese?
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1
2
3
Sì
No
No, però adesso non ho altre alternative
D11. In riferimento all’attività prevalente svolta nell’ultimo mese, in una scala da 1 a 10, nel complesso qual
è il Suo livello di soddisfazione riguardo a … ?
1. Compiti che svolge |_|_|
2. Tutela rispetto a malattia, incidenti o infortuni sul lavoro |_|_|
3. Prospettive di lavoro/carriera |_|_|
4. Trattamento economico |_|_|
5. Sviluppo competenze e acquisizione professionalità |_|_|
6. Stabilità dell’occupazione / sicurezza del posto di lavoro |_|_|
D12. Lei è attualmente alla ricerca di un nuovo lavoro?
1. Sì (vai a D13)
2. No (vai a E)
Condizione: se D12 = 1
D13. Per quale motivo è alla ricerca di un nuovo lavoro? (indicare i tre principali motivi in ordine decrescente di
importanza)
1. Problemi nell’ambiente lavorativo (nei rapporti con colleghi e/o superiori)
2. Problemi nell’organizzazione del lavoro (orari, turni, gestione straordinari, ferie)
3. Problemi nei compiti che svolge
4. Problemi per la tutela rispetto a malattia, incidenti o infortuni sul lavoro
5. Prospettive di lavoro/carriera
6. Trattamento economico
7. Limitate possibilità di sviluppo delle competenze e acquisizione professionalità
8. Sicurezza del posto di lavoro
D14. Che tipo di lavoro vorrebbe svolgere? _______________________________________________
Condizione: se D1 = 2
D15. Da quanti mesi non lavora? |_|_|
D16. Per quale motivo non lavora/è disoccupato?
1 Licenziamento
2 Dimissioni volontarie
3 Decesso del datore di lavoro
4 Chiusura azienda / attività
5 No ho mai trovato lavoro in Italia
6 Fine contratto a termine
D17. Lei è attualmente alla ricerca di un nuovo lavoro?
1. Sì (vai a D18)
2. No
D18. Che tipo di lavoro vorrebbe svolgere? _______________________________________________
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E - Percorso di immigrazione e lavoro
E1. Ha svolto altri lavori in passato in:
(si intende prima dell’attuale occupazione o prima dell’ingresso nello stato di disoccupazione)
Sì
No
1. Italia


2. Paese di Origine


3. Altri Paesi (se A3 =1)


Nota: con “se ha vissuto in un altro Paese” non si intendono periodi più o meno lunghi di vacanza o per far visita ai parenti, ma periodi di
lavoro/istruzione/formazione propri o a seguito del coniuge/partner o dei genitori (se minorenni)
Condizione:
Se tutti e due/tre = No vai a E8
Se almeno un Sì vai alla E2 (si evidenziano solo gli item relativi al Sì).
E2. Quanti lavori ha svolto in:
Numero
1. Italia (se E1.1 = Sì)
|_|_|_|
2. Paese di Origine (se E1.2 = Sì)
|_|_|_|
3. Altri Paesi (se A3 =1 & E1.3 = Sì)
|_|_|_|
E3.Nei lavori che ha svolto ha avuto:
Italia
Paese
Origine
(se E1.1 = Sì)
se E1.2 = Sì)
1. Prevalentemente contratti regolari



2. Prevalentemente contratti irregolari



3. Non sa/Non risponde



E4. Quale è stata la qualifica più alta che ha avuto? (=ruolo da contratto)
Italia
1. Operaio generico (es. manovale, facchino, fattorino, manutentore
verde, ecc.)
2. Dipendente generico (es. addetto alla segreteria e alle macchine
3.
4.
da ufficio, commesso, cameriere, addetto pulizie, ecc.)
Artigiano/operaio specializzato (es. tornista, capocantiere,
agricoltore, installatore, ecc.)
Impiegato (es. addetto lavori di ufficio con competenze tecniche ed
esecutive: amministrazione, contabilità, logistica, risorse umane, ecc.)
5. Specialista con competenze intellettuali, scientifiche e di
elevata specializzazione (es. ricercatore, programmatore
Altri Paesi
(se A3 =1 & E1.3 =
Sì)
Paese Origine
Altri Paesi
(se E1.1 = Sì)
se E1.2 = Sì)
(se A3 =1 & E1.3 = Sì)


















informatico, progettista, giornalista, bibliotecario, interprete, ecc.)
6. Piccolo imprenditore/lavoratore autonomo
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7. Assistente familiare



8. Collaboratore domestico



9. Studente



10. Altro



11. Non risponde



E5. Quale è stata la qualifica più bassa che ha avuto? (=ruolo da contratto)
Italia
Paese Origine
Altri Paesi
(se E1.1 = Sì)
se E1.2 = Sì)
(se A3 =1 & E1.3 = Sì)















6. Piccolo imprenditore/lavoratore autonomo



7. Assistente familiare



8. Collaboratore domestico



9. Studente



10. Altro



11. Non risponde



1. Operaio generico (es. manovale, facchino, fattorino, manutentore
verde, ecc.)
2. Dipendente generico (es. addetto alla segreteria e alle macchine
3.
4.
da ufficio, commesso, cameriere, addetto pulizie, ecc.)
Artigiano/operaio specializzato (es. tornista, capocantiere,
agricoltore, installatore, ecc.)
Impiegato (es. addetto lavori di ufficio con competenze tecniche ed
esecutive: amministrazione, contabilità, logistica, risorse umane, ecc.)
5. Specialista con competenze intellettuali, scientifiche e di
elevata specializzazione (es. ricercatore, programmatore
informatico, progettista, giornalista, bibliotecario, interprete, ecc.)
E6. Quale qualifica aveva nel lavoro che ha svolto più a lungo? (=ruolo da contratto)
Italia
Paese Origine
Altri Paesi
(se E1.1 = Sì)
se E1.2 = Sì)
(se A3 =1 & E1.3 = Sì)















3. Piccolo imprenditore/lavoratore autonomo



4. Assistente familiare



5. Collaboratore domestico



6. Studente



7. Altro



8. Non risponde



1.
Operaio generico (es. manovale, facchino, fattorino, manutentore
verde, ecc.)
2.
3.
1.
Dipendente generico (es. addetto alla segreteria e alle macchine
da ufficio, commesso, cameriere, addetto pulizie, ecc.)
Artigiano/operaio specializzato (es. tornista, capocantiere,
agricoltore, installatore, ecc.)
Impiegato (es. addetto lavori di ufficio con competenze tecniche ed
esecutive: amministrazione, contabilità, logistica, risorse umane, ecc.)
2. Specialista con competenze intellettuali, scientifiche e di
elevata specializzazione (es. ricercatore, programmatore
informatico, progettista, giornalista, bibliotecario, interprete, ecc.)
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
E7. Quanto è durato il lavoro che ha svolto più a lungo in:
Mesi
1. Italia (se E1.1 = Sì)
|_|_|_|
2. Paese di Origine (se E1.2 = Sì)
|_|_|_|
3. Altri Paesi (se A3 =1 & E1.3 = Sì)
|_|_|_|
E8.Ha richiesto il riconoscimento della sua qualifica professionale in Italia?
1. Sì, mi è stata riconosciuta (vai a E9)
2. Sì, ma il percorso è ancora in corso (vai a E9)
3. Sì, ma non sono riuscito ad ottenere il riconoscimento (vai a E9)
4. No (vai a E10)
E9. Quali percorsi ha avviato?
1. Ho richiesto la documentazione originale
2. Ho presentato la domanda per il riconoscimento della mia qualifica professionale al Ministero
3. Altro [________] specificare
Condizione: se E8 = 4
E10. Per quali motivi non ha avviato il percorso per il riconoscimento della sua qualifica professionale? (max
2 risposte possibili)
1. Ho raccolto informazioni sulle procedure ma erano troppo complicate
2. Ho raccolto informazioni sulle procedure ma era troppo costoso
3. Ho raccolto informazioni sulle procedure ma richiedeva troppo tempo
4. Ho raccolto informazioni, ma per la mia qualifica non è possibile avere il riconoscimento
5. Non saprei dove trovare informazioni necessarie per avviare il percorso di riconoscimento (vai a E13)
6. Non ho cercato informazioni perché penso che non serva a niente (vai a E13)
7. Non pertinente (vai a E13)
Condizione: se E8 = 1 -2 -3 o se E10 = 1-2-3-4
E11. A chi si è rivolto per avere informazioni per la valorizzazione e il riconoscimento della sua qualifica
professionale? (più risposte possibili)
1. Centri per l’impiego o servizi pubblici in genere (anche on line)
2. Scuole, istituti di formazione,
3. Università
4. Agenzie di ricerca e selezione del personale
5. Conoscenti italiani
6. Conoscenti provenienti dal suo Paese di origine o comunque stranieri
7. Associazioni di cittadini stranieri
8. Ambasciata/consolato
9. Ricerca autonoma su siti internet
10. Altro (specificare)____________________
11. Nessuno (vai a E13)
E12. Che tipologia di assistenza ha ricevuto? (più risposte possibili)
1. Colloqui
2. Materiale informativo cartaceo, guide
3. Informazioni in siti internet specializzati
4. Assistenza tecnica nelle procedure di riconoscimento
Condizione: a tutti
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
E13. E’ a conoscenza dell’introduzione della Carta Blu UE, che dovrebbe facilitare l’ingresso in Italia di
lavoratori stranieri qualificati (=?
1 Sì (vai a E14)
2 No
Condizione: se E13 = 1
E14. Crede possa essere utile per il riconoscimento della professionalità dei lavoratori stranieri qualificati?
1 Sì
2 No
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Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
F - Percorso di immigrazione e qualificazione professionale
F1. Ha seguito corsi di formazione professionale in:
Sì
No
1. Italia


2. Paese di Origine


3. Altri Paesi (se A3 =1)


Condizione: se F1= 1
F2. Qual è stato l’argomento dei corsi che ha seguito? (possibili più risposte)
Italia
Paese Origine
(se F1.1 = Sì)
se F1.2 = Sì)
Altri Paesi
(se A3 =1 & F1.3 =
Sì)
1.
Lingua italiana
2.
Lingua del Paese Ospitante
3.
Lingue straniere



4.
Area amministrativa/contabile/finanza



5.
Logistica/trasporti



6.
Preparazione esami-concorsi



7.



8.
Sistemi
informatici/applicazione
informatici
Produzione (utilizzo macchinari, ecc.)



9.
Qualità


di
programmi



10. Marketing/commercio/comunicazione/vendite/customer
care
11. Sicurezza sul luogo di lavoro/igiene e protezione
ambientale
12. Sanità/servizi sociali









13. Attività professionali



14. Altro [________] specificare



15. Non risponde



F3. Ha ottenuto la certificazione finale dei corsi?
Italia
Paese Origine
Altri Paesi
(se DF.1 = Sì)
se F1.2 = Sì)
(se A3 =1 & F1.3 = Sì)
1 Sì, per tutti i corsi seguiti



2 Sì, ma solo per alcuni dei corsi seguiti



3 No, per nessun corso seguito



9. Non sa/Non ricorda



F4. Pensa che sia importante fare dei corsi di formazione per un maggiore riconoscimento sul lavoro della
sua professionalità?
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
131
Provincia di Modena – Area Welfare locale
Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di paesi terzi – EXTRATALENT
Valorizzazione delle competenze dei cittadini stranieri qualificati quale risorsa per la comunità e l’economia
1
2
3
4
5
E’ importante e ho verificato direttamente che è molto utile per il riconoscimento della propria qualifica e
professionalità
E’ importante anche se non ho verificato direttamente se serve per il riconoscimento della propria qualifica
e professionalità
E’ importante per aggiornarsi e migliorare le proprie competenze, ma non serve per il riconoscimento della
propria qualifica e professionalità
Non è importante perché ho verificato direttamente che non serve a niente
Non è importante; anche se non ho verificato direttamente, sono sicuro che non serve a niente
POLEIS – Istituto per l’analisi e la valutazione delle politiche pubbliche
132
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Versione completa in italiano - Provincia di Forlì