Con il termine di prodotti tradizionali si intendono:
"quei prodotti agroalimentari le cui metodiche di
lavorazione, conservazione e stagionatura risultino
consolidate nel tempo, omogenee per tutto il territorio
interessato, secondo regole tradizionali, per un
periodo non inferiore ai venticinque anni”
(D.M. 18 luglio 2000).
Miele di corbezzolo
Abbamele
Mirto
Salsiccia Sarda
Pecorino sardo
Fiore sardo
Caprini
Zafferano
Bottarga di muggine
Olio extravergine di oliva
Olio di lentisco
miele
Per la ricchezza floreale mellifera, per il clima particolarmente
mite, per
la totale assenza di fattori inquinanti, la Sardegna puo essere
considerata
la regione italiana a piu spiccata vocazione nella produzione di
miele
pregiato. Il miele sardo ha profumi, sapori, componenti nutritivi
del tutto
inconsueti, derivati prevalentemente dalle specie floreali
endemiche,
uniche al mondo. Il cisto, il corbezzolo, il cardo selvatico, la
ferula, la
ginestra, il rosmarino ed i magnifici cespugli di armenia pungens
che
ornano i litorali sabbiosi, sono solo alcune delle essenze che, con
il loro
Mirto proprietà e usi della pianta
Myrtus da Myrsine donna invincibile nelle gare di atletica e trasformata in tale
arbusto
da Pallade
M. Communis e l’unica mirtacea presente in Europa e originaria dell’Africa.
Termofila-fino a 800mlm suolo acido-neutro
Usi :
ANIMALE nell’alimentazione per l’alta rendita e periodo di produzione
INDUSTRIALE per la presenza in legno e foglie del FURFUROLO che e usato in
lacche, vernici , materie plastiche, insetticidi
MEDICINALE/FARMACEUTICO/PROFUMIERO per la presenza dell’olio
essenziale da foglie e bacche ad attivita balsamico/antisettica il MIRTOLO e il
MIRTENOLO. L’olio essenziale di Mirto sardo è il più pregiato. Ha attivita
antimicrobiche e molluschicide
Il frutto cambia composizione con le differenti stagioni con iniziale sviluppo dei semi
in estate seguita poi dall’idratazione della polpa.
Inoltre i Polifenoli totali diminuiscono con la maturazione da piu di 4000 mg/100g
frutto fresco a circa 3500 mg/100g
I tannini aumentano con valori massimi di circa 45 mg /100g frutto fresco
Gli antociani (per lo piu 3-monoglucosidi ) aumentano passando da circa 10 a circa 440
mg/
100g frutto fresco
Con l’infusione si tende ad avere max antociani e minimo di tannini (Infusione
varia
da pochi gg nel Nuorese fino a 1 anno )
salsiccia sarda
Salumi tenere conto di:
Provenienza e tipo di carne, Aromi. Tipo di preparazione, Involucro
Ingredienti industriali:
Carne, Grasso, Spezie, Additivi, Zuccheri, Starter microbico
Starter naturale usato in zone della Sardegna era aceto torbido (per fermentazione malolattica)
che
da innesto naturale di batteri lattici
I salumi di carne di pecora e di capra devono essere ben privati di grasso e connettivo pena
alterazioni del gusto-si usa addizionare grasso suino. Hanno pero buone caratteristiche
microbiologiche per l’aumentata presenza di fermenti lattici. In particolare i Lactobacillum
plantarum , quello naturalemtne piu presente e un probiotico regolatore della microflora
intestinale perche produce batteriocine. Inolte il L. Plantarum favorisce la risposta immunitaria
cellulare e umorale perche libera peptidi della caseina- NEI SALUMI SARDI IL L
PLANTARUM CRESCE BENE perche IL SUO OPTIMUM e A 30° C E LA S.SARDA AL
PRIMO STADIO HA 25-30°C
I salumi di pecora sono particolarmente salubri per la piu bassa carica batterica patogena della
carne rispetto al suino. Tale caratteristica e determinata da peculiarita di questo tipo di carne.
Pecorino Sardo del Gennargentu
Pecorino tradizionale da latte di pecora intero e crudo
Tipico rispecchia le differenze del territorio
Documentazioni su formaggi sardi gia dal I sec AC
Il latte crudo che a volte viene scaldato a temperature di 37
max 38°c permette una maggiore presenza di lattobacilli
probiotici quali il L. plantarum, L. casei, Lactococcus
Lactis, Streptococcus thermophilus
Formaggio Fiore Sardo
Solo da latte intero di pecora, allevata prevalentemente al
pascolo, e coagulato con caglio di agnello o capretto Deve
il nome FORSE al fatto che in passato si usava un caglio
vegetale ottenuto dal fiore di Cynara Cardunculus
macerato in aceto e sale. Tale preparato agiva grazie
all’enzima Cinarase Anche qui vi e particolare ricchezza di
lattobacilli probiotici vedi plantarum, casei, lactis.
Trattandosi di un formaggio a lunga stagionatura, e
altamente digeribile, poiche i grassi e le proteine vengono
in parte demoliti
e lo stomaco deve lavorare meno.
Caprini
Sardegna produce il 35% del totale nazionale, altamente
digeribile
forma coaguli minutissimi, i globuli di grasso sono piccoli e
inferiori a
2um. In piu ha 20% (vs 14% nel vaccino) di ac grassi a catena
corta C4C12.
Ottima alternativa per soggetti allergici alle lattoproteine forse a
causa di
mancanza o carenza della frazione caseina alfaS1
Ha un contenuto in azoto non proteico come nel latte umano
Ha una maggiore % di glucidi rappresentati non solo da lattosio
ma da
maggiore presenza di oligosaccaridi che sono un fattore di
crescita per il
Lactobacillus bifidus un probiotico.
.
L'OLIO EXTRAVERGINE D'OLIVA IN DIETA? UN ELISIR DI
LUNGA VITA
L'olio extra vergine d'oliva vero e proprio 'elisir' di lunga vita perche'
combatte le malattie croniche, e' consigliato nelle diete ipocaloriche,
ma soprattutto ha il grande pregio di prevenire i tumori.
L'OLIO EXTRAVERGINE D'OLIVA IN DIETA? UN ELISIR DI LUNGA VITA
Alto contenuto di vitamina ''E'' che assicura una significativa
presenza di antiossidanti. Dieci-venti milligrammi, un cucchiaio di olio
d'oliva in una giornata, basta al necessario fabbisogno di vitamina E
naturale. L'extravergine d'oliva non ha soltanto un valore nutritivo (9
calorie per grammo d'extravergine), ma anche famacologico: la sua
applicazione in dermatologia e' risultata efficace per la cura della
dermatite seborroica…. Dalla valutazione finale e' scaturita una
''Pagella biochima'' dell'olio extravergine d'oliva che rappresenta un
importante indicatore per orientare il consumatore al prodotto di
''vera qualità''' nonche' per indirizzare lo stesso consumatore a ''stare
bene, in salute''. In particolare la ''Pagella'', e' la prima individuazione
in Europa, di una sorta di classificazione, fatta sulla base di esami
biochimici eseguiti con l'impiego delle piu' avanzate tecnologie.
L'OLIO EXTRAVERGINE D'OLIVA IN DIETA? UN ELISIR DI LUNGA VITA
Per quanto attiene all’olio extra-vergine di oliva, la presenza di
acidi grassi mono e poli insaturi, tra i
quali spicca l’acido oleico, presente per il 65/80% del totale degli
acidi grassi, rende il consumo di questo prodotto particolarmente
idoneo nell’ambito di una sana dieta alimentare.
L’Unione Europea ha assegnato la certificazione “Dop” all’olio
extravergine d’oliva di Gonnosfanadiga, riconoscimento agli
olivicoltori che da tempo hanno adottato forme di lotta biologica
guidata contro i parassiti, evitando qualsiasi utilizzo di sostanze
chimiche dannose per la salute del consumatore.
Lo zafferano ( “oro rosso”)
Medio Campidano, dove piu d’altri la preziosa spezia viene coltivata in
maniera estensiva impegnando un
numero notevole di aziende a conduzione familiare. Turri, marchio Dop
(Denominazione d’origine
protetta), produzione 50 chili a stagione.
Sono molte le pietanze in Sardegna dove lo zafferano entra in combinazione
con le altre sostanze per dare aroma e colore.
la coltivazione di questa spezia, in Italia, trova una delle sue migliori
espressioni nella nostra isola, e precisamente nel Comune di San Gavino
Monreale. Qui, i coltivatori locali, con la loro esperienza di antica data,
ottengono un prodotto di altissima qualità. La Crocus Sativus, nome originale
di questa minuscola pianta, occupa in Sardegna una superficie coltivata di
ben 19 ettari, contro i 24-25 ettari coltivati nel resto d'Italia.
La bottarga, buttàriga, sacca delle uova di muggine,
estratte, lavate ed appese poi a stagionare.
Le bottarghe vengono pressate e avviate al consumo. Il
colore va dall'oro all'ambrato scuro, l'aroma di
salmastro
è accompagnato da note di ammandorlato e muschio. È
un cibo molto pregiato, che da molti viene chiamato il
caviale mediterraneo. Ancor oggi, la bottarga viene
lavorata seguendo una tradizione artigianale e un
processo di stagionatura e salatura in moderni
stabilimenti, nel rispetto della qualità finale del
prodotto.
Col termine di pane si intende "il prodotto ottenuto dalla
cottura totale o parziale di una
pasta convenientemente lievitata preparata con sfarinati
di grano, acqua e lievito con o
senza aggiunta di sale comune (cloruro sodico)".
Decreto legislativo 27 gennaio 1992, 109.
Lievitazione biologica nel pane
• Lievito di birra
• Lievito naturale (lievito acido, pasta acida,
impasto acido, lievito capo, madre, etc)
Lievito naturale a pasta acida
-Maggiore conservabilità del pane
-Aroma e sapore più accentuati
-Migliori proprietà reologiche
-Maggiore digeribilità
IL PANE A PASTA ACIDA OLTRE AD
AVERE
CARATTERISTICHE
DI
APPETIBILITA’
MIGLIORE,
RISULTA
ESSERE PIU’ SANO GIA’ IN SOGGETTI
SENZA ALTERAZIONI DEL METABOLISMO
GLUCIDICO, A MAGGIOR RAGIONE
NELLE
PERSONE
CHE
HANNO
UN’ALTERATA SECREZIONE INSULINICA
COME LE RTC E IL DIABETE.
terre di bontà
La linea tratteggiata verde indica
i confini delle 7 aree in cui è
suddiviso questo “speciale” sulla
Sardegna: Sassarese, Gallura,
Nuorese, Ogliastra, Oristanese,
Cagliaritano e Sulcis-Iglesiente.
Abbardente.
Non c’è affare importante che in Sardegna non si chiuda
con una stretta di mano e due dita
di
acquavite fatta in casa
Non c’è affare importante che in Sardegna non si chiuda con una stretta di
mano e due dita di acquavite fatta in casa.
Abbardente.
Bonorva, Siliqua, Codrongianos, Tempio, San Pantaleo, Macomer: terra
di antichissime origini geologiche, la Sardegna produce un’inestimabile varietà di
acque minerali, lisce o naturalmente effervescenti.
Acqua minerale.
Tutti l’hanno assaporato allo spiedo. Ma con limone e uova, o con carciofi e
zafferano, non ha eguali.
Agnello.
Agrumi. Arance, pompelmi, cedri, limoni, mandarini e mandaranci: queste le qualità di agrumi più coltivate a
Milis, Muravera, Villasor e Villacidro.
Angurie. Striate o tonde, succosissime e zuccherine: un vero oceano di gusto e freschezza.
E a Santa Giusta e Arborea c’è anche la sagra.
Aragosta. La regina dei fondali “muore” con gli agrumi ad Alghero, con i pomodorini a Bosa,
arrosto a Sant’Antioco. Mitica quella alla Vernaccia di Santa Teresa di Gallura.
Asino. Chiedetelo a Sassari, ma anche a Cuglieri, Bonarcado o Narbolia. Arrosto o in umido, dopo una
marinatura di almeno quattro giorni, con prezzemolo e aglio.
Asparagi. Fritti con le uova, o lessati con un filo d’olio e due gocce di limone sono inarrivabili. Anglona, Sulcis,
Sarrabus sono le zone “doc” per cercarli.
Beccaccia. Beccaccia, pernice e lepre sono insuperabili in tegame con il vino, le lenticchie o le olive nere.
Bottarga. Il caviale nostrano ricavato dalle uova di muggine o tonno, salate ed essiccate dopo essere state
pressate per perdere ogni traccia di acqua. A Cabras, Portoscuso, Cagliari.
Bue rosso del Montiferru. Carni speciali per grigliate e umidi speciali, da questa
razza bovina tipica dell’isola. Dai macellai di Ghilarza, Macomer, Tramatza, Paulilatino.
Burrida. Gattuccio di mare tagliato a piccoli pezzi, lessati e lasciati a macerare per
almeno 48 ore in una marinata fatta con il fegato dello stesso pesce, aceto, olio d’oliva,
noci e aglio. Chiedetela ad Alghero, Calasetta e soprattutto a Cagliari..
Cannonau. È il vino sardo più noto,color rosso rubino; invecchiato accompagnacarni e
formaggi. Insuperabile in tegame con la capra, il cinghiale, il manzo, la cacciagione.
Capretto. Per i fanatici dei sapori forti circola quasi segretamente su call ’e crabittu. Si tratta
dello stomaco del capretto, contenente l’ultima poppata di latte materno, messo ad
essiccare. Una “crema” da carbonari del gusto.
Caramelle L’azienda della famiglia Rau, a Berchidda nel Sassarese, si è specializzata nelle
produzioni di bonbon e confetti farciti con crema di mirto, fico d’India e pera.
Carciofi. Lo “spinoso sardo” è entrato a pieno titolo nell’arte culinaria internazionale. Si
combina con tutte le carni, con minestre asciutte, in umido e abbinato alla patate gialle di
montagna. Serramanna, Villasor, Samassi i paesi dalle grandi tradizioni.
Cardi. A Sestu, Villasor ma anche a Uta e Decimoputzu i cardi sono parte integrante delle
coltivazioni locali.
Cascà. È il couscous dell’isola di San Pietro: ceci, semola grossa e verdure miste. La sagra
a fine aprile.
Castagne. Aritzo, Fonni, Desulo e tutti gli altri centri del Gennargentu vantano castagne
di ottima qualità.
Ciliegie. A Villacidro, terra dello scrittore Giuseppe Dessì, a Bonnanaro e a Burcei, ai piedi
del monte dei Sette Fratelli, qualità superlative.
Cinghiale. Viene cacciato in tutta l’isola per le sue carni saporite. Di recente è cresciuta la
produzione degli insaccati: a Pattada, Seulo, Irgoli. Squisito cotto in tegame al Cannonau
Nepente di Oliena, il vino preferito da Gabriele D’Annunzio.
Cordula. Stomaco e intestini di pezzatura grossa del capretto o dell’agnello. Fantastica
arrosto o in tegame con carciofi o piselli.
Cozze. La zuppetta in bianco e al sugo di cozze e arselle la si incontra in tutte le tavolate.
Le produzioni maggiori dai vivai di Olbia e di Arborea, nel golfo di Oristano.
Culurgionis. Sono i ravioli dei sardi, con numerose varianti zona per zona.
Dolci. Assaggiate i gueffus e i candelaus delle pasticcerie del Campidano. Più diffusi,
anche nel Nord e in Barbagia,
piricchittus e pabassinas, dolcetti a base di uva passa, mandorle, cannella, noci, scorza di
limone grattugiata e miele, dolce o amaro. Gli amarettus si trovano in tutta l’isola: nascono
da un sapiente impasto di mandorle dolci e amare più albume. Anche le formaggelle sono
diffuse, ma cambiano impasto e nome (pardulas, casgiatini…) di zona in zona. I savoiardi
li fanno in tutte le case, quelli prodotti a Fonni anche a livello industriale sono i principi
dell’isola.
Erbe. Tra le spezie e gli aromi più usati spiccano l’alloro (nei pesci arrosto e negli ortaggi
sott’olio), la salvia (col sugo e con le carni umide), il rosmarino (con le patate e il pollo
ruspante in tegame). Cominciano a sorgere iniziative per la commercializzazione anche di
aromi più raffinati, quali la menta, il timo e il finocchietto selvatico.
Fainè. Farinata di ceci cotta in grandi teglie circolari, è di origine ligure ma è un simbolo di
Sassari: cercatela nelle apposite rivendite di via Usai. Ce n’è un’altra versione (chiamata
la
fainà) a Carloforte.
Fave. Bollite con la mentuccia e condite con aceto di vino e sale: un piatto antico e capace
di sapori intensi. La favata, cotiche di maiale e fave fresche, è un classico nel mondo
agropastorale.
Fil ’e ferru. Fildiferro è il nome del distillato di corbezzolo, spesso corretto al finocchio,
prodotto artigianalmente.
Formaggi. Su tutti il pecorino romano, prodotto per l’80 per cento in Sardegna e per il
resto nel Lazio, viene esportato in tutto il mondo. Il fiore sardo è il principe dei formaggi,
antico e ricco di sapore. Anche il pecorino sardo rientra tra i formaggi dop. Giovani o
stagionati, ovini, vaccini o caprini, sono il prodotto-simbolo di questa terra di tradizioni
pastorali.
Fragole. Sì, tra nuraghi e spiagge da sogno, maturano anche loro. Ad Arborea stanno
facendo le cose per bene.
Fregola. È frutto della lavorazione della semola di vario spessore, sgocciolata di acqua
allo zafferano. È alla base di vari primi, soprattutto accompagnata dalle arselle.
Frutta. Nespole, albicocche, more selvatiche, susine, prugne, meloni, mele, uva sono
tra le grandi coltivazioni isolane. E a Pula c’è perfino un’azienda che ha sperimentato
con successo la produzione di banane.
Frutti di mare. Cozze e arselle, ma anche ostriche, datteri, bocconi, cannolicchi:
specie protette, se si è fortunati può capitare di trovarne qualche esemplare nelle
zuppe di pesce.
Funghi. Alla rassegna “Porcino d’oro” partecipano ogni anno 25 tra i ristoranti regionali
più quotati. Quella appena trascorsa è stata un’annata da record: le insalate di ovuli e i
porcini arrosto hanno deliziato i palati isolani.
Grive. Tordi e quaglie lessate e messe per vari giorni a “riposare” in un fagotto di foglie
di mirto e sale. Teulada, Santadi e Capoterra i luoghi ad alta specializzazione.
Ichnusa. Da oltre un secolo è la birra dei sardi, che ne sono i maggiori consumatori
pro-capite. Altre marche regionali sono altrettanto apprezzate.
Limoncello. I liquori a base di limone hanno storie diverse a seconda della
provenienza. Buoni gli infusi di Quartucciu, Cagliari, Alghero e Marrubiu.
Lumache. A Sassari, capitale indiscussa di questo piatto, le propongono nelle
diverse misure: ciogga, ciogga manna e ciogga minudda. E poi ci sono le monzettas
arrosto: da leccarsi i baffi.
Maccheroni. Chiamati maccarrones de busa nell’Oristanese, nel Montiferru e in
Ogliastra, si mangiano al sugo con le rigaglie di agnello.
Malloreddus. È una delle paste che da sempre rappresentano i primi piatti della
Sardegna. Di rigore al ragù di salsiccia fresca profumati con una spruzzata di
pecorino.
Malvasia. Un vitigno di nobile origine. Bosa ne è la patria conclamata.
Marmellata. More, frutti di bosco, mele cotogne e agrumi sono i frutti alla base di
quelle prodotte da sempre in Sardegna.
Mazzafrissa. Squisito dolce a base di panna, formaggio, farina e miele creato
artigianalmente negli stazzi della Gallura.
Miele. Di asfodelo, agrumi, eucalipto, cardo, millefiori, castagno e corbezzoo: le varietà del
miele sono tutte di alto livello grazie alla ricchezza della flora spontanea e a fioritura
alternata. Specialissimo quello amaro.
Mirto. Il liquore più amato dagli italiani ha conosciuto, grazie al gradimento dei turisti, un
successo commerciale che lo ha consacrato come simbolo dell’isola anche all’estero.
Moscato. I grandi creatori del celebre vino da dessert stanno a Sorso, Sennori, Tempio,
Dolianova, Sant’Antioco.
Muggini. A Cabras è il pesce tipico da cucinare arrosto. La merca, pesce ed erbe
salmastre, è la ricetta tradizionale della zona.
Nasco. Vino da dessert, è ottimo con dolcetti secchi. Produzioni scelte si trovano nelle
cantine di Quartu Sant’Elena, Mogoro, Sant’Antioco.
Noci e nocciole. Sono alla base di molte varietà di dolci e, ovviamente, del torrone
prodotto nel Nuorese.
Olio. La Sardegna vanta produzioni di olio d’oliva extravergine che da anni mietono allori
nelle più accreditate rassegne nazionali. Cuglieri, Dolianova, Alghero, Orosei,
Gonnosfanadiga, Villacidro, Seneghe sono le aree di pregio.
Olive. Verdi in salamoia, o nere, passite o infornate, a scabecciu, a bagno nell’olio,
prezzemolo, aglio e aceto, o peperoncino e pomodoro secco. E non solo. Le olive vengono
consumate anche in un impasto a focaccia.
Orziadas. Sono gli anemoni di mare. Impanate e fritte fanno parte dei ricchi antipasti
serviti nei ristoranti del Cagliaritano.
Pane. I re del coccoi e del moddizzosu sono di casa a Quartu Sant’Elena. Il civraxiu è
opera dei fornai di Sanluri. Sa costedda è di Villanovaforru. Ozieri, nominata città del pane,
è la capitale della squisita spianata. A Gonnosfanadiga a marzo si celebra la sagra della
moddixina. In Barbagia il pane carasau, o carta da musica, e in Ogliastra il pistoccu sono
alcune delle inimitabili specialità isolane. Con le grandi sfoglie tostate si realizzano piatti
superlativi: primo fra tutti, il pane frattau (salsa di pomodoro, pecorino, uova in camicia).
Pasta. Un suggerimento obbligato: provate is tallarinus (tagliolini) conditi con la polpa di
granchio. A Thiesi, Sanluri, Iglesias, Calasetta e Cagliari le principali produzioni dei maestri
pastai.
Pecora. “In cappotto”, cioè bollita con patate, carote e cipolle è un’esperienza
indimenticabile. Chiedetela ai pastori che ad Orgosolo organizzano i pranzi negli ovili.
Pesche. A San Sperate, il paese-museo dello scultore e pittore Pinuccio Sciola, maturano
pesche giganti.
Pesci. Orate e spigole, triglie e mormore sono le regine del mare sardo. Ma ci sono anche
le cernie, le murene e le anguille... per non parlare dei crostacei, tra cui primeggia
l’aragosta.
Pomodori. I camona di Pula sono davvero eccellenti.
Prosciutto. Tra quelli suini eccelle quello di Villagrande: fatto coi maiali allevati allo stato
brado nelle foreste dei costoni del Gennargentu, ha un sapore che non ha paragoni. Ora
sta emergendo, da Teulada al Sarcidano oltre che in Barbagia, quello di capra. Notevole.
Quaglie. Allo spiedo, in tegame con le olive, al forno con le patate o anche lessate:
proposte in continua ascesa.
Ravioli. Dimensioni, ingredienti, metodi di lievitazione, cottura: in Sardegna cambia un po’
tutto. Anche il nome: culurzones, culirgionis, pulilgioni. In Ogliastra, Gallura e Trexenta
quelli da non perdere.
Ricci. Sul lungomare del Poetto, a
Cagliari, decine di chioschi propongono
frequentatissime degustazioni. Conditi con una goccia di limone, accompagnati da una
fetta di pane fresco e un bicchiere di Vermentino.
Ricotta. Provatela con lo zucchero e il miele. Oppure salata con la pancetta. O magari
con una spolverata di bottarga: la ricotta compare in molti piatti della gastronomia
sarda.
Riso. Prima Arborea era nota per la produzione. Da qualche tempo anche le
lavorazioni sono di ottimo livello: il risotto ai frutti di mare del golfo del Sinis merita
applausi.
Salumi. Bortigali, Maracalagonis, Irgoli, Seui, Monastir, Urzulei vantano ottime
produzioni di insaccati: salsicce, prosciutti, capocollo, testa in cassetta, mortadella,
pancetta, lardo e filetti di suino, cinghiale e, di recente, equino.
Savoiardi. Eredità del regno sardopiemontese. La capitale indiscussa è Fonni, nel
cuore della Barbagia, dove gran parte dell’economia locale ruota intorno alle numerose
fabbriche di questo popolare biscotto.
Sebada. Detta anche seada, è il dolce più classico del tradizionale menu
agropastorale. Frittella di pasta fresca ripiena di formaggio, si condisce con zucchero o
meglio con miele di corbezzolo amaro. Attenzione: sebada è singolare, al plurale fa
sebadas. Non chiedete mai “una sebadas” se non volete fare la figura dell’ignorante.
Sospiri. Dolcetti ripieni di pasta di mandorle, a Ozieri sono di casa come il panettone
a Milano e il panforte a Siena. Da provare quelli al mirto, all’arancio e al cioccolato
prodotti a Berchidda.
Sottoli e sottaceti. Carote, carciofini, funghi, zucchine, cardi selvatici, peperoni,
melanzane: gli ortaggi sott’olio costituiscono una vasta gamma di proposte in forte
ascesa. Produzioni di buon livello in vari centri. Tra questi Villaspeciosa,
Ussaramanna, Sestu.
Tiriccas. Dolcetti a base di sapa, sia d’uva sia di fico d’India, tipici del Natale. In
Gallura le chiamano cucciuleddhi.
Tonno. Vive attorno a Carloforte e a Stintino, dove esiste tuttora la pratica della
mattanza. A Olbia si trova uno dei più importanti stabilimenti di lavorazione. Dà la
bottarga per condire gli spaghetti e degli ottimi filetti affumicati da consumare con un
filo d’olio extravergine come antipasto.
Torrone. A Tonara, ma anche nei centri alle pendici del Gennargentu, l’impasto di
miele, mandorle, noci o nocciole, ostia di farina e acqua.
Tratalia. Polmone, cuore, fegato e intestini del capretto o dell’agnello: arrosto o in
tegame.
Uova. Quelle di struzzo e di quaglia sono entrate alla grande nelle composizioni degli
antipasti. Aziende qualificate si trovano a Soleminis, Ussana, Ortacesus.
Vermentino. Quello di Gallura, con vigneti a Monti, Berchidda e Arzachena, è l’unico vino
sardo a fregiarsi del marchio Docg, Denominazione d’origine controllata e garantita.
Eccellente anche quello del Campidano, prodotto da diverse cantine del Sud dell’isola.
Vernaccia. L’impero di questo gran vino da dessert ha sede nelle campagne di Oristano,
Zeddiani, San Vero Milis e Baratili.
Vini. In Sardegna si contano ben 19 vini Doc, Denominazione d’origine controllata, e 15 Igt,
Indicazione geografica tipica. Cannonau e Vermentino, ma anche Nasco, Monica, Nuragus
sono alcuni dei vitigni più tipici. Oggi le cantine – anche per l’impulso che il Consorzio sardo
dei Vini Doc ha dato alla qualità e alla commercializzazione – hanno elaborato processi e
prodotti che hanno portato diversi vini a trionfare al Vinitaly e sulle tavole dei buongustai.
Visitate a Berchidda il Museo regionale del Vino.
Yogurt. Nell’isola viene chiamato gioddu. Preparato con latte di capra o di pecora ha un
aspetto bianco lucido, porcellanato. Si abbina al miele di cardo o al millefiori.
Zafferano. La piana di San Gavino Monreale e le campagne di Turri sono sede di quello che
viene definito oro di Sardegna. Lo zafferano sardo è di altissima qualità e lunga persistenza
aromatica. Cercate in libreria un libro che lo propone in 70 ricette.
Zimino. A Marceddì, caratteristico borgo di pescatori dell’Oristanese, propongono le anguille
in una zuppa di pesce semplicemente strepitosa. Ma anche a Sassari e Cagliari questo piatto
va alla grande.
Prodotti Dop (Denominazione
di origine protetta)
Formaggio Fiore sardo, Formaggio Pecorino Romano ,Formaggio Pecorino Sardo
Bottarga di Cabras (istruttoria in corso), Carciofo Sardo Spinoso (istruttoria in corso)
Olio extravergine di oliva di Sardegna (istruttoria in corso)
Zafferano di Sardegna (istruttoria in corso)
Prodotti Igp (Indicazione
geografica protetta)
Agnello di Sardegna, Pomodorino di Sardegna (istruttoria in corso)
Vini Docg (Denominazione
di origine controllata e garantita)
Vermentino di Gallura
Vini Doc (Denominazione
di origine controllata)
Alghero, Arborea,Campidano di Terralba,Cannonau di Sardegna,Carignano del Sulcis
Girò di Cagliari,Malvasia di Bosa,Malvasia di Cagliari,Mandrolisai,Monica di Cagliari
Monica di Sardegna,Moscato di Cagliari,Moscato di Sardegna,Moscato di Sorso-Sennori
Nasco di Cagliari,Nuragus di Cagliari,Sardegna Semidano,Vermentino di Sardegna
Vernaccia di Oristano
Vini Igt
(Indicazione geografica tipica)
Barbagia
Colli del Limbara
Isola dei Nuraghi
Marmilla
Nurra
Ogliastra
Parteolla
Planaria
Provincia di Nuoro
Romangia
Sibiola
Tharros
Trexenta
Valle del Tirso
Valli di Porto Pino
Scarica

Prodotti tipici sardi