9 L’età dell’energia The Age of Energy Una Storia Elettrica. An Electric History. ARCHIVIO STORICO ENEL Archivio Storico Enel L’Archivio Storico custodisce la documentazione relativa alla storia dell’industria elettrica italiana dalla fine dell’Ottocento e di quasi mezzo secolo di vita di Enel, da quando, con la nazionalizzazione del 1962, oltre 1.270 aziende elettriche confluirono nell’allora ente nazionale per l’energia elettrica. In principio la struttura del nuovo ente risentì dell’influenza delle più grandi e importanti imprese elettriche esistenti all’epoca e, pur ispirandosi a criteri di gestione aderenti alla sua natura di ente pubblico economico, di fatto riprese e proseguì l’attività delle precedenti imprese elettriche private di cui, naturalmente, prese in carico i relativi archivi nonché il personale altamente qualificato: ingegneri, tecnici e maestranze di prim’ordine. Nel 1992, la Soprintendenza Archivistica per il Lazio dichiarò “di notevole interesse storico” tutta la documentazione Enel, riconoscendo altresì “il complesso documentario come fonte di valore unico e di incommensurabile interesse per la storia dell’energia elettrica e per la storia economica nazionale e internazionale dagli inizi del secolo scorso in poi”. Inaugurato a settembre 2008 in una sede unica, a Napoli, l'Archivio Storico Enel promuove iniziative culturali e di studio e garantisce un'agevole consultazione sia con sistemi tradizionali che con l'ausilio dell'inventariazione digitale, valorizzando la conoscenza del patrimonio storico documentale in una visione dell'energia orientata al futuro. The Historical Archive houses documents regarding the history of the Italian electricity industry since the end of the nineteenth century, including the almost half a century that Enel has existed. Enel was established in 1962, when more than 1,270 electricity companies were nationalized to become part of what at that time was the Ente Nazionale per l’Energia Elettrica. The structure of the new entity was influenced by the largest and most important electricity companies of the time, and even though it was based on managerial criteria appropriate to its status as a government-owned company, it actually continued the activity of the preceding private electricity firms, whose related archives it naturally took charge of, as well as their highly skilled personnel: engineers, technicians, and first-rate workers in general. In 1992, the Soprintendenza Archivistica per il Lazio – the government agency that oversees archives in the Lazio region – declared all of Enel’s documentation to be “of remarkable historical interest”, acknowledging the “collection of documents as a source of unique value and incomparable interest for the history of the electricity industry and Italian and international economic history from the beginning of the twentieth century onwards.” Brought together within a single building in Naples and inaugurated in September 2008, the Enel Historical Archive promotes cultural and scholarly initiatives and facilitates consultation with digital cataloguing as well as traditional systems, enhancing knowledge of our heritage of historical documents for a forward-looking vision of power. “È il fare quotidiano che caratterizza l’impegno e l’identità di ogni azienda e costituisce il tratto distintivo della sua cultura. È per questa ragione che occorre dare voce alla ricchezza di conoscenze, alla professionalità, all’innovazione, alla capacità di trasformazione continua attraverso il racconto della propria storia industriale che è cultura d’impresa. Senza di questa, l’azienda stessa rischierebbe di non essere percepita nel suo reale valore di generare sviluppo per il Paese e per le generazioni future”. Fulvio Conti Amministratore Delegato e Direttore Generale Enel “The identity of every company is characterized by its everyday operations, which are the lifeblood of any company’s corporate culture. It is important to give a voice to the wealth of knowledge, professionalism, innovation and an unceasing ability to move forwards by retelling the company’s industrial history, which is the underlying corporate culture. Without this, a company runs the risk of not being perceived for its true value: as a generator of advancement for the nation and for its future generations.” Fulvio Conti Chief Executive Officer and General Manager, Enel ARCHIVIO STORICO ENEL via Ponte dei Granili, 24 - 80146 Napoli • tel. 081.3674213 Una Storia Elettrica. An Electric History. MONOGRAFIA DELL’ARCHIVIO STORICO ENEL MONOGRAPH BY THE ENEL HISTORICAL ARCHIVE 2 Prefazione Foreword Paolo Andrea Colombo Presidente Enel Paolo Andrea Colombo Chairman, Enel Agli occhi degli studiosi e degli osservatori dell’economia, la “storia elettrica” del nostro Paese rappresenta una delle chiavi interpretative più efficaci ed esaurienti. E questo vale non solo per il fascino e la curiosità che accompagnano un’avventura industriale a cavallo tra due secoli, ma anche per il profondo significato che l’energia ha assunto come fattore abilitante dello sviluppo industriale dell’Italia post-bellica. La conferma di questa affermazione è dispiegata all’interno di questa monografia che con le parole e le immagini scandisce le tappe di un percorso nel quale un’intera comunità si è ritrovata ad essere “attore” protagonista accanto alle istituzioni preposte alla politica industriale. Sarebbe quindi sbagliato attribuire soltanto ai governi e alle loro decisioni il ruolo che l’energia ha svolto per far crescere il tessuto sociale ed economico del Paese. Certo, alcuni passaggi storici come la nazionalizzazione del 1962 e la liberalizzazione del mercato elettrico del 1996, sono avvenuti per un preciso – e in certi momenti controverso – dibattito tra poteri contrapposti. Ma un’analisi corretta e rispettosa della verità non può ignorare che intorno alla dialettica degli interessi, si è fatto sempre più prorompente il desiderio di modernità espresso da un popolo laborioso che operava per conquistare traguardi civili sempre più consistenti. Solo così si può spiegare la lunga pagina aperta ancor prima degli anni Sessanta con l’impeto e la volontà di ricostruire un Paese che aveva ripreso a credere nello sviluppo. In questa ottica l’energia – considerata sempre come un mezzo – è diventata il volano indispensabile non solo per rilanciare l’intero apparato industriale, ma anche per colmare il divario tra la parte più avanzata del Paese e il Mezzogiorno. L’eloquenza delle cifre è chiara e dimostra che l’elettrificazione rurale e l’incremento dei consumi domestici hanno contribuito in maniera decisiva a ridurre le disparità territoriali tra il nord e il sud del Paese. Che questa fosse una scelta di civiltà e di progresso l’avevano capito benissimo i più autorevoli meridionalisti come Pasquale Saraceno e come tutti coloro che si adoperarono per la nazionalizzazione. La successiva introduzione sulla scena industriale di un soggetto imprenditoriale forte e unitario come Enel si può quindi considerare a pieno titolo uno snodo fondamentale per l’intera società. Qualcosa di più di un fattore di modernizzazione; una svolta strategica di efficienza realizzata con un modello d’impresa all’altezza delle sfide internazionali. Una svolta strategica che consente a Enel e agli oltre 74 mila addetti operanti in Italia e in 40 Paesi, di lavorare per costruire un nuovo futuro all’insegna di un’elettricità sempre più accessibile a livello globale, sempre più innovativa e sempre più sostenibile. Un futuro di crescita “sostenibile” e di competitività che apre nuovi capitoli nella “storia elettrica” dell’Italia e del mondo. Italy’s “electrical history” is one of the most effective and exhaustive tools for interpretation available to scholars and economists of the country. The appeal goes beyond fascination and curiosity for an industrial adventure that straddled two centuries to the underlying meaning that energy has taken on as an enabling factor in Italy’s post-war industrial development. Proof of this assertion may abundantly be found in this monograph, whose words and images map out the various stages of a path followed by the entire community, in which everyone had a lead role to play, along with Italy’s industrial policy-related institutions. It is erroneous solely to attribute the role energy has played in advancing Italy’s social and economic fabric to governments and their decisions. That said, specific historic events such as nationalization in 1962 and liberalization of the electricity market in 1996 were the result of specific debates between opposing powers, and were not without controversy. However, a fair and respectful analysis of the truth cannot fail to concede that as well as this dialectic between clashing interests, a desire for modern living manifested by a hard-working populace became increasingly prominent, leading to ever-greater societal achievements being conquered. This is the only way to explain a long chapter that began before the ’60s, providing the drive and desire to reconstruct a nation whose belief in growth had been restored. Power was a vital driver and vehicle not just of getting the nation’s entire industrial apparatus working again, it also reduced the gap between the more advanced parts of the country and its southern regions. The figures speak for themselves: rural electrification and ever-increasing household consumption made a key contribution to reducing territorial inequalities between Italy’s North and South. Leading champions of Italy’s South like Pasquale Saraceno fully understood that this was a choice in favour of civilization and progress – an opinion shared by all the people who made nationalization a reality. The subsequent emergence of Enel, a strong and unified enterprise on Italy’s industrial scene, must be seen as a key stepping stone for Italian society as a whole. It achieved more than mere modernization: it provided a strategic turning point in efficiency, implemented through a business model capable of rising to meet international challenges. This strategic turning point has enabled Enel and the 74,000-plus people who work for the company in Italy and forty other nations to work together and forge a new future based on electricity being increasingly accessible at a global level, increasingly cutting-edge, and increasingly sustainable. The future is one of “sustainable” growth and competitiveness, as we prepare to write the next chapters of Italy and the world’s “electrical history”. 3 Indice 2 Prefazione di Paolo Andrea Colombo Table of Contents 2 Foreword by Paolo Andrea Colombo UNA STORIA ELETTRICA di Giovanni Paoloni 6 Introduzione 12 20 26 31 38 Dalla curiosità alle prime applicazioni Alcuni pionieri Le prime applicazioni Invenzioni elettriche: gioie e dolori della nuova Italia L’elettricità in bella mostra Elettricità e città 45 51 58 65 72 77 La conquista della forza Alle origini del sistema elettrico italiano Il carbone bianco Elettricità e sviluppo Alla conquista dell’Italia Una sfida difficile Cavi e turbine AN ELECTRIC HISTORY by Giovanni Paoloni 6 Introduction 12 20 26 31 38 From Curiosity to Early Applications Some of the Pioneers The Earliest Applications Electric Inventions: Ups and Downs in Newly-united Italy Electricity on Show Electricity and Cities 45 51 58 65 72 77 The Conquering of Power The Origins of Italy’s Electric System White Coal Electricity and Development Conquering Italy The Great Challenge Cables and Turbines 5 82 92 102 107 113 119 125 133 138 144 150 L’avvento dei sistemi elettrici regionali Acqua, politica e sviluppo I bacini alpini e il triangolo industriale Forze idrauliche e forze endogene Dagli Appennini alle isole L’elettrificazione ferroviaria L’industria elettrotecnica tra le due guerre, fra cartelli e autarchia Dall’acqua al petrolio Le centrali idroelettriche nella tradizione italiana Idroelettrico? Sì, ma... Alla ricerca di nuove fonti Energia per il “miracolo economico” La questione nucleare 82 92 102 107 113 118 125 132 138 144 150 Regional Electrical Systems: the Early Years Water, Politics and Development Alpine Basins and the Industrial Triangle Hydro Power and Endogenous Power From the Apennines to the Islands Electrification of the Railways The Electrical Engineering Industry between the Wars: Cartels and Autarky From Water to Oil Hydroelectric Power Stations: the Italian Tradition Hydroelectrics? Yes, but... Seeking out New Sources of Energy Powering up Italy’s “Economic Miracle” The Nuclear Question Cinquant’anni di Enel 158 Energia, consumi e sviluppo: la nazionalizzazione 166 L’Enel e il problema delle fonti di energia 172 Sboom! Dall’austerità al consumo responsabile 180 L’Enel e la ricerca industriale 187 Oltre la nazionalizzazione Fifty Years of Enel 158 Energy, Consumption and Development: Nationalization 166 Enel and Energy Sourcing Issues 172 After the Boom… From Austerity to Responsible Consumption 180 Enel and Industrial Research 187 Beyond Nationalization 192 Conclusioni 192 Conclusions 198 Note 198 Notes Una storia elettrica. Introduzione Il contributo italiano alle varie fasi di quell’impresa internazionale che è lo sviluppo della produzione e dell’impiego di energia elettrica merita di essere conosciuto. Sul sistema elettrico italiano hanno pesato, peraltro, legami talmente stretti con la storia economica e politica del Paese da far sì che fino alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso ogni ricostruzione del suo passato fosse gravata dal vincolo dell’attualità politica, e condizionata da qualche aspetto del dibattito pubblico del momento. Le vicende dell’industria elettrica italiana sono infatti 6 An Electric History. Introduction Italy’s contribution to the various different stages of international electricity generation development and use deserves to be more widely known. So closely is Italy’s electricity system bound up with the nation’s economic and political history that until the 1980s no reconstruction of its history was undertaken without being coloured by the politics of the day, conditioned by one aspect or another of public debate. For decades, opposing viewpoints clashed over important events in Italy’s electricity industry. Una storia elettrica An Electric History un campo sul quale si sono confrontati per decenni diversi punti di vista. D’altra parte non è possibile, proprio per la sua natura e per la sua importanza, slegare quella storia e l’attualità che ne discende dalle opinioni degli autori su temi cruciali della storia economica e politica dell’Italia: dal rapporto fra Stato e iniziativa privata, al ruolo della mano pubblica nell’economia del Paese, alla funzione dei servizi e delle infrastrutture di rete nello sviluppo sociale dell’Italia, fino alla valutazione positiva o negativa dell’esperienza di governo del centrosinistra storico e del ruolo che in differenti fasi politiche hanno avuto partiti e personalità dell’Italia repubblicana. 8 Fin dalle origini, al volgere tra XIX e XX secolo, l’elettrificazione urbana è stata il perno su cui ha ruotato il dibattito politico che ha accompagnato il varo della legge del 1903 sulle municipalizzazioni. Sono noti inoltre i contrasti che prima, durante e dopo la Prima guerra mondiale hanno opposto i maggiori gruppi finanziari e industriali del Paese nello sviluppo del settore idroelettrico (propiziato dal riscatto delle convenzioni ferroviarie nel 1905): un settore che rendeva possibile il superamento dei gravi vincoli energetici che limitavano la crescita del sistema industriale italiano, e col progetto elettroirriguo di Francesco Saverio Nitti aveva dato un contributo di rilievo all’infrastrutturazione delle aree più deboli della penisola. Con l’accomodamento raggiunto fra i vari contendenti gli “elettrici” divengono il più forte gruppo di pressione sulla politica economica del governo fascista, ma anche il primo a essere posto sotto tutela all’indomani della grande crisi Owing to its nature and importance, it has been impossible to disassociate the industry’s heritage and present-day configuration from authors’ opinions on key issues concerning Italy’s economic and political history: from the relationship between the State and private ventures to the role of the public sector in the country’s economy; the function of network services and infrastructure in Italy’s social development right through to a positive or negative assessment of government by Italy’s traditional centre-left, not to mention the role played by parties and leading figures in Republican Italy during different political phases. Since its earliest days at the turn of the twentieth century, urban electrification was a hub around which political debate raged prior to promulgation of the 1903 Municipalization Act. The country’s largest financial and industrial groups fought over development of the hydroelectric industry before, during and after the First World War (favoured by railway agreement payouts from 1905 onwards). The industry was able to overcome the grave energy restrictions that had stunted the growth of Italy’s industrial system, and which, through Francesco Saverio Nitti’s electricity and irrigation programme, gave a major boost to infrastructure building in the most backwards parts of the nation. After a settlement was reached by the various stakeholders, the “electricals” became the most powerful lobbying group in fascist government economic policy. The industry was del 1929-1930, che proprio nel risanamento economico di due grandi gruppi elettrici – la Sip e la Sme – e nel loro definitivo passaggio sotto la proprietà dello Stato vede l’innesco per la nascita dell’Iri. Come ha scritto Alexander Gerschenkron, “la conoscenza del passato – il che equivale a dire il passato stesso – muta di continuo in relazione con gli interessi, le preoccupazioni e l’angolo visuale dello storico”1. E se è vero che nessuno crede più alla “ferrea necessità del processo storico”, è altrettanto vero che alla storia si continua a chiedere un contributo per la comprensione del presente. La vicenda, in certe fasi storiche assai travagliata, del sistema elettrico italiano è un tema che sollecita in modo particolarmente forte questa domanda di comprensione, per ragioni diverse in diverse fasi dell’ultimo settantennio: si tratta infatti di una fondamentale questione di politica economica. Non stupisce dunque che storici ed economisti si siano posti delle domande, sollecitati dalla necessità di capirne i legami con la straordinaria performance italiana del Novecento, ma anche con le ragioni della sua crisi (reale o apparente). E non può sorprendere che nel corso del tempo le risposte si siano rinnovate: citando ancora Gerschenkron, infatti, “nessuna esperienza del passato, neppure la più ricca, e nessuna ricerca storica, per quanto accurata, può sollevare [ciascuna] generazione dal compito creativo di scoprire le proprie risposte e costruire il proprio futuro”2. Vi sono molti aspetti della storia dell’industria elettrica sui quali è oggi possibile una ricostruzione dei fatti che mantenga la controversia interpretativa entro i limiti fisiologici sopra delineati, sottraendosi taken under the government’s wing in the aftermath of the 1929-1930 depression: the economic bailout of major electricity groups SIP and SME and their subsequent nationalization paved the way for the birth of state holding company IRI. Alexander Gerschenkron writes: “Our knowledge of the past – which in effect corresponds to the past itself – changes all the time depending upon the historian’s interests, concerns and standpoint.”1 Although nobody believes any longer in the “iron necessity of historical process”, we may still call on history to help us understand the present. For a panoply of different reasons, at various stages over the last seventy years this history has served as a key foundation of economic policy. The Italian electrical system has gone through periods of major upheaval, and quite rightly needs to be understood within a historical context. It is not surprising that historians and economists have sought to understand its links with Italy’s extraordinary 20thcentury performance, as well as the reasons underlying the nation’s (real or apparent) crisis. It is also no surprise that over time these answers have changed. To quote Gerschenkron once again: “No past experience, not even the richest, and no historical research, not even the most carefully undertaken, exonerates each generation from the creative duty of discovering their own answers and forging their own future.”2 Many aspects of Italian electricity industry history may be told today by reconstructing events without entering into interpretation-led 9 Una storia elettrica An Electric History 10 alla tentazione – quella sì deleteria – della strumentalizzazione politica. Un contributo essenziale sotto questo punto di vista viene dalla disponibilità di una vasta mole di fonti, e in particolare di fonti archivistiche, da affiancare alla vasta pubblicistica di intento dichiaratamente politico (che è anch’essa una fonte) e a una produzione propriamente storiografica che comincia ad essere abbondante. Allo storico tocca, in questa prospettiva, trarre “dall’immensa congerie degli eventi trascorsi” una serie di domande da porre alla situazione presente, mettendo in luce “l’importanza di fattori potenzialmente importanti e di correlazioni potenzialmente significative”, che non potrebbero essere colte facilmente in un quadro limitato di esperienze3. Non vi è del resto chi non conosca l’aspro dibattito politico e tecnico che dopo un esordio intermittente nella prima metà del Novecento ha accompagnato la questione della nazionalizzazione dell’industria elettrica, compiuta infine nel 1962. In esso, per oltre un quindicennio, la storia è stata spesso chiamata in causa, per trarne conclusioni diverse a seconda degli orientamenti degli autori riguardo alla nazionalizzazione. La storiografia in senso proprio, quella cioè degli storici di professione, ha fatto il suo ingresso in questo campo (pur con tutti gli interrogativi richiamati da Gerschenkron) soltanto nella seconda metà degli anni Ottanta, favorita dall’accettazione della nazionalizzazione (e dei suoi esiti complessivamente positivi) come un fatto ormai ineluttabile4. controversy, or at least keeping such controversy limited to the physiological bounds outlined above, thereby avoiding the negative temptations of political expediency. A key contribution to this process is the availability of such a vast quantity of sources, particularly archival sources, alongside literature of avowedly political intent (also a source) and a by-now considerable amount of strictly historiographical output. It is the historian’s task to come up with a series of questions that we should be asking about the current situation (from the immense variety of past events), highlighting “the importance of potentially important factors and potentially significant correlations” that are unlikely easily to be identified from within a limited experiential framework.3 We are all aware of the bitter political and th technical battle that was joined in the early 20 century surrounding the nationalization of Italy’s electricity industry. Nationalization ultimately took place in 1962. For more than fifteen years, this event was cited to arrive at a variety of conflicting conclusions depending upon whether the commentator was for or against nationalization. Historiography (by professional historians) entered this field (with all due caution à la Gerschenkron) in the late 1980s as archival sources became available and nationalization (and its overall positive outcome) began to be accepted as ineluctable.4 A fruitful period of research and initiatives began in the 1990s, with high-profile Con gli anni Novanta prende avvio una ricca e feconda stagione di studi e iniziative, caratterizzata da importanti pubblicazioni e dai progetti di sistemazione e valorizzazione sia degli archivi delle società elettriche nazionalizzate, acquisiti dall’Enel, sia degli archivi rimasti in possesso dei gruppi ex elettrici ormai passati ad altre attività. Con l’inizio degli anni Duemila, infine, il recupero e la valorizzazione si estendono ai fondi documentari del periodo successivo alla nazionalizzazione, mentre la loro conservazione e consultazione si concentra a Napoli, nell’attuale sede dell’Archivio storico Enel. Questo viene inaugurato nel 2008, e contemporaneamente prende avvio la pubblicazione di questa collana, “L’età dell’energia”, curata dall’Archivio stesso. Non si tratta di pubblicazioni accademiche, benché gli autori siano tutti studiosi e ricercatori che hanno un’approfondita conoscenza degli argomenti trattati, ma di fascicoli tematici che si rivolgono a tutti coloro che per una ragione o un’altra siano curiosi della “storia elettrica” dell’Italia. Raccontano, in chiave storica, diversi aspetti del sistema elettrico italiano, utilizzando come riferimento sia la storiografia consolidata (e in particolare i cinque volumi della Storia dell’industria elettrica in Italia)5, sia la documentazione “in presa diretta” dell’Archivio storico. Contengono spunti originali e nuovi punti di vista, lasciando a chi vuole approfondire la possibilità di ricorrere a lavori specialistici, sempre indicati nelle note. Questo fascicolo, che costituisce il n° 9 della collana, vuole offrirne una sintesi unitaria prima di affrontare nuovi temi. publications and plans to organize and make the most of archives owned by the electricity companies nationalized to form Enel, along with the archives of former major electricity companies that had since moved into other lines of business. In the early 2000s, the process of recovery and enhancement was extended to take in documentary archives from the postnationalization period, which were brought to Naples, the current home of Enel’s Historical Archives. The Archives opened in 2008. At the same time, work began on publishing this anthology, “The Age of Energy”, which is edited by the Archive itself. All of the authors are scholars and researchers who are deeply knowledgeable about their speciality subjects, yet these are not academic publications: they are booklets on specific topics designed for anybody who, for one reason or another, is curious about Italy’s “Electrical History”. The books put the various aspects of Italy’s electricity system into historical perspective, drawing on consolidated historiography, most notably the five-volume “Storia dell’industria elettrica in Italia,5 along with documents sourced directly from the Archive. The collection offers new and original viewpoints, helping anybody who wants to undertake further research to consult the specialist works that are always referenced in the notes. This book, the ninth in the anthology, offers an overview before delving into new topics. 11 Dalla curiosità alle prime applicazioni. Alcuni pionieri Gli anni Sessanta dell’Ottocento, mentre in Italia si costruisce lo Stato unitario, sono quelli in cui James Clerk Maxwell lavora alle equazioni differenziali dell’elettromagnetismo che, pubblicate nel Treatise on Electricity and Magnetism del 1873, diverranno celebri con il suo nome. Esse costituiscono la sintesi di un lungo periodo di studi sperimentali e teorici, fornendo il collegamento fondamentale tra elettricità, magnetismo e luce. La teoria permette di unificare l’elettromagnetismo e l’ottica (fenomeni fisici legati alla luce visibile), che fino a 12 From Curiosity to Early Applications. Some of the Pioneers In the 1860s, as Italy was being unified into a single nation, James Clerk Maxwell was busy working on differential equations for electromagnetism that he would publish in 1873 in his Treatise on Electricity and Magnetism, a work that made both him and them famous. The summation of a long period of experimental and theoretical research, the equations were the missing link between electricity, magnetism and light. His theory made it possible to unify electromagnetism and optics (physical Dalla curiosità alle prime applicazioni From Curiosity to Early Applications 14 quel momento hanno sviluppato molte osservazioni comuni non solo a livello teorico ma anche a livello pratico6. È singolare ma anche profondamente simbolico che la luce, per sua natura immateriale, si colleghi – anche in termini teorici – a un’industria che ha l’illuminazione tra i suo scopi, e che sarà destinata a essere attiva e fiorente protagonista di quella che viene spesso chiamata la “seconda rivoluzione industriale”. I fenomeni elettrici sono noti fin dall’antichità, quando erano considerati soprattutto delle curiosità: già Talete osservava infatti che l’ambra, se strofinata, ha la proprietà di attrarre, “come un respiro”, i corpi leggeri. La parola greca per “ambra” è “ήλεκτρον” (électron): di qui il nome con cui quei fenomeni furono indicati. Ma il tentativo di studiare sistematicamente l’argomento risale alla rivoluzione scientifica dei primi anni del Seicento, quando William Gilbert pubblica, proprio nel 1600, il De magnete, e per la prima volta opera una distinzione tra corpi elettrici e non elettrici, in base alla loro capacità di attrarre altri corpi se sottoposti a strofinio. Di magnetismo si occupa anche Athanasius Kircher, il celebre naturalista del Collegio Romano, che nel 1641 pubblica il Magnes sive de Arte Magnetica. Nel 1663, poi, Otto von Guericke realizza il primo dispositivo in grado di produrre “virtù elettrica”: un globo di zolfo messo in rotazione da una manovella, mentre la mano dello sperimentatore, avvolta in un panno, si mantiene a contatto del globo stesso. Altre tappe importanti sono le ricerche di Francis Hawksbee sugli “effluvi elettrici” (1705), gli studi Sfera magnetica-fisico-meccanica perpetua inventata da Athanasius Kircher indicante le ore e i movimenti del cielo e delle stelle. A perpetual magnetic physical mechanical sphere invented by Athanasius Kircher, which tells the time and the motion of the sky and stars. phenomena associated with visible light), which until that time had manifested a number of common features theoretically and practically.6 It is singular and indeed profoundly symbolic that owing to its intangible nature, in theoretical as well as practical terms light spawned an industry whose end-goals included lighting; an industry that was poised to become a proactive and flourishing lead player in what is often referred to as the “second Industrial Revolution”. People have been aware of electrical phenomena since ancient times. In antiquity, such phenomena were considered above all to be a curiosity: Thales notes that when rubbed, amber has the property of attracting light bodies “like a breath”. The Greek word for “amber” is “ήλεκτρον” (electron), which gave us the name that is applied to these phenomena. However, attempts to study the topic systemically date back to the scientific revolution of the sixteen hundreds: it was in 1600 that William Gilbert published De magnete, a treatise that for the first time drew a distinction between electric and non-electric bodies depending on their ability to attract other bodies when rubbed. Athanasius Kircher, the famous Collegio Romano naturalist, also investigated magnetism: in 1641 he published Magnes sive de Arte Magnetica. In 1663, Otto von Guericke built the first device capable of generating “electric virtue”: by turning a handle to rotate a sulphur Parafulmine portatile a foggia di ombrello. di Charles François du Fay sull’induzione elettrostatica e quelli di Stephen Gray che portano alla distinzione tra conduttori e isolanti (1733), la bottiglia di Leida (1745) con la scoperta del principio del condensatore fatta simultaneamente da Edward Jurgen von Kleist e Pieter van Musschenbroek, quindi le osservazioni di Jean-Antoine Nollet sugli effetti delle scariche elettriche nelle piante e negli animali (1746), e di Benjamin Franklin sulla natura elettrica dei fulmini e sulla conduzione a terra, con l’invenzione del parafulmine (1749) e gli studi sul “potere delle punte” (1772). Nollet e Franklin formulano anche importanti teorie sui fluidi elettrici, che nei decenni seguenti saranno oggetto di ricerche e dibattiti sull’interpretazione dei fenomeni elettrici. È Charles A. Coulomb invece a formulare la fondamentale legge di attrazione e repulsione fra cariche puntiformi, e poi nel 1785 a definire, con la sua bilancia a torsione, la legge di interazione tra due sferette cariche, formalmente analoga a quella che nella meccanica newtoniana regola l’interazione fra due masse. La bottiglia di Leida e le macchine elettrostatiche a strofinio mettono a disposizione quantità di carica elettrica e differenze di potenziale considerevoli, che consentono di dar vita a dimostrazioni pubbliche di grande suggestione e spettacolarità, con giochi elettrici, scintille e altri effetti. Lo studio dell’elettricità attrae, accanto agli sperimentatori rigorosi e sistematici, numerosi “dilettanti”, che hanno tuttavia il merito di An umbrella-style portable lightning rod. globe, the experimenter’s hand – wrapped in a cloth – stayed in contact with the globe. Other important discoveries along the way were Francis Hawksbee’s “electric effluvia” (1705); Charles François du Fay’s studies on electrostatic induction; Stephen Gray’s research into the distinction between conductors and insulators (1733); the Leyden Jar (1745) and the discovery of the condenser, undertaken simultaneously by Edward Jurgen von Kleist and Pieter van Musschenbroek; JeanAntoine Nollet’s observations on the effects of electric discharges on plants and animals (1746); and Benjamin Franklin’s experiments on the electrical nature of lightning and ground conduction, including his invention of the lightning conductor (1749) and research into “the power of points” (1772). Nollet and Franklin developed important theories on electric fluids, which over the next few decades would spawn research and Scarica di una bottiglia di Leida attraverso un arco conduttore con impugnatura isolante. Discharge of a Leida bottle through a conductive arch with an insulated handle. 15 Dalla curiosità alle prime applicazioni From Curiosity to Early Applications Articolo dedicato al centenario della legge di Ohm, da “L’Energia Elettrica” gennaio 1927. Accanto, frontespizio della prima edizione del libro di Georg Simon Ohm, 1827. suscitare l’interesse del pubblico colto attorno a questo campo di indagine. Negli ultimi trent’anni del Settecento i maggiori contributi si devono a studiosi italiani: Alessandro Volta pubblica nel 1769 De vi actractiva ignis electrici, mentre Giovanni Battista Beccaria definisce il concetto di capacità di un conduttore (1772). Nel 1775 è ancora Volta a realizzare l’elettroforo, prototipo delle macchine elettrostatiche “a influenza”, mentre Tiberio Cavallo studia l’elettricità atmosferica: per lui l’elettricità è “la più dilettevole e la più sorprendente fra tutte le parti della filosofia naturale” (Trattato completo di elettricità, 1775). Nel 1780, poi, Luigi Galvani effettua sulle rane i suoi esperimenti relativi alla “elettricità animale”, e le sue osservazioni stimolano Volta verso l’invenzione, nel 1799, della pila elettrica: è la pila ad aprire la strada alla 16 Alessandro Volta dimostra il funzionamento della pila elettrica. Incisione da “Les Merveilles de la Science”, Parigi 1870 circa. A destra, manoscritto di Alessandro Volta sul funzionamento della pila. Alessandro Volta demonstrates how electrical batteries work. An engraving from “Les Merveilles de la Science”, Paris, ca. 1870. Right, Alessandro Volta’s manuscript on how batteries work. debate on the interpretation of electrical phenomena. Charles A. Coulomb formulated the key law of attraction and repulsion between punctiform charges, and then in 1785 his twisting scales defined the law of interaction between two small charged spheres, which in form was analogous to Newton’s mechanical law on the interaction between two masses. The Leyden Jar and rubbed electrostatic machines made it possible to produce considerable quantities of electrical charge and potential, making it possible to stage demonstrations that amazed and entertained the public with electric curiosities, sparks and other effects. Alongside strict and rigourous experimenters, the study of electricity attracted a great number of “amateurs”, stimulating public interest in this field th of enquiry. In the final 30 years of the 18 century, Italian scholars were at the forefront of new discoveries: in 1769, Alessandro Volta published De vi actractiva ignis electrici; in 1772, Giovanni Battista Beccaria defined the concept of conductor capacity. In 1775, Volta built his electrophorus, a prototype for “influence” electrostatic machines; Tiberio Cavallo conducted studies into atmospheric electricity, writing Article marking the centenary of Ohm’s Law in “L’Energia Elettrica”, January 1927. Alongside, frontispiece of the first edition of Georg Simon Ohm’s book, 1827. concezione e agli usi moderni dell’elettricità. Più lenta è l’evoluzione degli studi sul magnetismo: la proprietà della magnetite di attrarre metalli era anch’essa nota dall’antichità, e l’uso della bussola era diffuso fin dal Medioevo; su questa base Gilbert nel 1600 aveva attribuito alla Terra le proprietà di un’enorme calamita, ma le forze magnetiche restavano poco comprensibili e soprattutto troppo complicate da descrivere in termini quantitativi. Solo nel 1819 le osservazioni sperimentali di Hans Christian Oersted, un fisico danese, dimostrano la stretta connessione esistente tra fenomeni elettrici e magnetici; alle osservazioni di Oersted fanno seguito nel 1820 i risultati di André Marie Ampère, che portano alla distinzione tra fenomeni elettrostatici ed elettrodinamici, e alla formulazione teorica dell’elettrodinamica, cui segue nel 1824 quella dell’elettrostatica, con George Green. Nel 1821 il tedesco Johann S.C. Schweigger realizza uno strumento che permette di misurare l’intensità di piccole correnti elettriche: è il galvanometro “moltiplicatore”, così chiamato in onore di Galvani. Nel 1826, poi, Georg Simon Ohm formula la relazione tra tensione, intensità di corrente e resistenza in un circuito. È in questo contesto che si arriva alla realizzazione delle elettrocalamite, che troveranno rapidamente un that electricity is “the most delightful and surprising of all the parts of natural philosophy” (Trattato completo di elettricità, 1775). In 1780, Luigi Galvani ran experiments on frogs to investigate “animal electricity”. His observations prompted Volta to invent the electric battery in 1799, and it was the battery that paved the way for the modern-day conception and use of electricity. The evolution of magnetism proceeded more slowly. The ability of magnetite to attract metals had been known since ancient times; compasses had been used widely since the Middle Ages. In 1600, Gilbert went further and declared that the Earth had the properties of a huge magnet. However, magnetic forces remained poorly understood and too complicated for description in quantitative terms. It was only in 1819 that Danish physicist Hans Christian Oersted’s experimental observations confirmed the close linkage between electrical and magnetic phenomena. Oersted’s observations were followed in 1820 by André Marie Ampère’s differentiation between electrostatic and electrodynamic phenomena and his theoretical formulation of electrodynamics, followed in 1824 by George Green’s theoretical formulation of electrostatics. In 1821, Johann S. C. Schweigger of Germany assembled an instrument that was 17 Dalla curiosità alle prime applicazioni From Curiosity to Early Applications L’anello di Faraday su cui venne eseguita la scoperta dell’induzione elettromagnetica. A destra, la spirale cilindrica nella quale venne per la prima volta indotta una corrente grazie all’introduzione di una barra magnetica. Faraday’s ring, used to discover electromagnetic induction. Right, the cylindrical coil in which current was induced for the first time after inserting a magnetic bar. 18 campo di applicazione nei telegrafi. È invece Alexandre Edmond Becquerel che studiando i fenomeni elettrici giunge alla formulazione di alcune fondamentali regole dell’elettrochimica, ed elabora uno strumento (che chiama amperometro in omaggio ad Ampère) per misurare l’intensità della corrente elettrica. Il passaggio fondamentale per lo studio teorico dell’elettromagnetismo e per gli sviluppi applicativi dell’elettricità sono però le esperienze di Michael Faraday nel 1831. Partendo dalla convinzione che se l’elettricità produce magnetismo, allora il magnetismo deve essere in grado di produrre correnti elettriche, egli arriva alla scoperta dell’induzione elettromagnetica. Nella prima delle sue fondamentali esperienze Faraday avvolge due bobine di filo isolato intorno a un anello di ferro dolce: una bobina è alimentata da una batteria (circuito primario) e l’altra si chiude su un indicatore di corrente (secondario); si scopre che la forza elettromotrice indotta nel secondario dipende dal numero delle spire delle due bobine, e che questo apparato può essere utilizzato per trasformare corrente a bassa tensione in corrente ad alta tensione e viceversa. Nasce così il prototipo del trasformatore. La seconda esperienza di Faraday consiste nell’inserimento di un magnete in una bobina: non appena il magnete viene spinto o tirato dalla capable of measuring the intensity of low-level electric current: he named his “multiplying” galvanometer in honour of Galvani. In 1826, Georg Simon Ohm formulated the relationship between voltage, current intensity and a circuit’s resistance, making it possible to build electromagnets that were soon adopted for telegraphy. In his studies of electrical phenomena, Alexandre Edmond Becquerel formulated some basic rules for electrochemistry and developed a new instrument (which he was to name the amperometer in homage to Ampère) that measured the intensity of electrical current. The key step in the theoretical study of electromagnetism and the development of applications for electricity came with Michael Faraday’s experiments in 1831. Faraday discovered electromagnetic induction by working on his belief that if electricity produces magnetism then magnetism must be capable of generating electrical current. During the initial stage of his ground-breaking experiments, Faraday wrapped two spools of insulated wire around a ductile iron ring: one bobbin was powered by a battery (the primary circuit), while the other was closed around a current indicator (secondary). He discovered that the electromotive force caused in the secondary circuit depended on the number of coils of the two spools, and that this apparatus could be used bobina nel circuito fluisce una corrente. Sulla base di questa osservazione Faraday ipotizza che lo spazio compreso tra i corpi elettrici o magnetici sia pieno di “linee di forza”, osservabili cospargendo di limatura di ferro la zona posta in prossimità del magnete o del filo in cui passa la corrente. L’intuizione di Faraday, ripresa e formalizzata da William Thomson (Lord Kelvin) e poi da Maxwell, porta al concetto di campo elettromagnetico. Negli anni successivi l’italiano Macedonio Melloni dimostra che il “calore radiante” (infrarosso) e la luce sono fenomeni correlati (1835) e lo stesso Faraday scopre l’effetto magnetoottico (1845), che contribuisce a rafforzare l’idea di una stretta relazione fra luce ed elettromagnetismo. Fra il 1865 e il 1873 Maxwell formalizza matematicamente questo insieme di dati sperimentali e ipotesi interpretative, deducendo le equazioni dell’elettromagnetismo direttamente dalle equazioni fondamentali della meccanica in forma lagrangiana. La sua teoria afferma che l’intensità di un’onda luminosa è legata all’ampiezza di oscillazione del campo elettrico e del campo magnetico di essa, mentre il colore è legato alla frequenza dell’oscillazione stessa. Il grande fisico scozzese formula così un’ipotesi to convert low voltage current to high-voltage current and vice versa. The prototype transformer was born. Faraday’s second experiment was to place a magnet inside a spool. Current flowed as soon as the magnet was pushed or pulled out of the spool. From this observation, Faraday speculated that the space between electric or magnetic bodies was full of “lines of force” which could be observed by sprinkling iron filings over the area near the magnet or the wire over which the current passed. Faraday’s insight, which was later developed and formalized by William Thomson (Lord Kelvin) and then Maxwell, led to the concept of the electromagnetic field. Subsequently, Macedonio Melloni of Italy demonstrated that “radiant heat” (infrared) and light were related phenomena (1835), while Faraday went on to discover the magneto-optical effect (1845) which helped to cement the idea of the close relationship between light and electromagnetism. Between 1865 and 1873, Maxwell mathematically formalized this set of experimental data and interpretative hypotheses, deducing equations for electromagnetism directly from the basic Lagrangian equations of mechanics. His theory stated that the intensity of a light wave is linked to the breadth of oscillation in its electric and Antico apparecchio riproducente l’elettroscopio di Macedonio Melloni. A sinistra, J. Clerk Maxwell in un ritratto d’epoca. Old-fashioned apparatus reproduction of Macedonio Melloni’s electroscope. Left, J. Clerk Maxwell in a period portrait. 19 Dalla curiosità alle prime applicazioni From Curiosity to Early Applications 20 fondamentale, di portata rivoluzionaria per la fisica ottocentesca: le vibrazioni della luce e le correnti elettriche sono fenomeni identici, e le onde elettromagnetiche si possono propagare nello spazio con una velocità “così prossima a quella della luce che abbiamo buoni motivi per concludere che la luce stessa (e così il calore radiante e altre radiazioni) sia una perturbazione elettromagnetica che obbedisce alle leggi dell’elettromagnetismo”. La previsione di Maxwell sulla propagazione delle onde elettromagnetiche sarà confermata sperimentalmente da Heinrich Rudolf Hertz una ventina di anni dopo. Le equazioni di Maxwell hanno validità generale, e permettono di trattare con lo stesso formalismo matematico l’elettrostatica, la magnetostatica e l’elettrodinamica. Esse possono essere usate per risolvere qualunque problema elettrico, dal calcolo del traferro di un motore elettrico al progetto di un’antenna. I campi elettromagnetici si propagano nello spazio vuoto alla velocità della luce, o in presenza di altri materiali a velocità inferiori ma da essa non troppo lontane: su questo si basa la trasmissione elettrica a distanza di segnali, dati e informazioni con la massima velocità fisicamente possibile. Le prime applicazioni Il passo fondamentale dal punto di vista applicativo è l’induzione elettromagnetica scoperta da Faraday: su questa si basano sia la realizzazione delle elettrocalamite, impiegate per realizzare relè, campanelli elettrici, telefoni e telegrafi tipo Morse, sia il “rocchetto di Ruhmkorff” (1851), che rimane per più di mezzo secolo l’unico dispositivo in grado di generare tensioni periodiche elevate, ed è uno strumento magnetic field, while its colour is linked to the frequency of the oscillation itself. The great Scottish physicist came up with a key hypothesis that triggered a revolution in nineteenth century physics: vibrations of light and electrical current are identical phenomena, and electromagnetic waves could be propagated in space at a speed “so close to the speed of light as to give us good reason to conclude that light itself (and in consequence radiant heat and other radiation) is an electromagnetic disturbance that obeys the laws of electromagnetism.” Maxwell’s expectations concerning the propagation of electromagnetic waves would be proved by Heinrich Rudolf Hertz’s experiments a couple of decades later. Maxwell’s generally valid equations made it possible to treat electrostatics, magnetostatics and electrodynamics with the same mathematical formalism. They could be used to resolve any electrical problem, from calculating the air gap in an electric motor to designing an aerial. Electromagnetic fields propagate in a vacuum at the speed of light; in the presence of other materials they travel at speeds that are slower albeit not too far removed. The long-distance electrical transmission of signals, data and information at the highest physically possible speeds is based on this fact. The Earliest Applications The key step for applying all of this was Faraday’s discovery of electromagnetic induction. This was used to make the electromagnets needed for relays, electric bells, telephones and Morse-type telegraphs, as well as the “Ruhmkorff coil” (1851), which for over half a century was the Dalla curiosità alle prime applicazioni From Curiosity to Early Applications L’elettroforo realizzato da Alessandro Volta nel 1775. A sinistra, riproduzione della gabbia di Faraday. 22 The electrophorus Alessandro Volta made in 1775. Left, reproduction of a Faraday cage. essenziale per le ricerche sulla scarica nei gas rarefatti e sulle onde hertziane, da cui prenderanno avvio, tra l’altro, gli sviluppi della telegrafia senza fili. La svolta applicativa negli studi elettrici è inoltre collegata allo sviluppo di due tipi di apparati elettrochimici: le pile, che utilizzano reazioni chimiche per produrre elettricità, e che conoscono un’intensa e ininterrotta evoluzione da Volta ai giorni nostri, e le celle elettrolitiche, la cui storia incomincia, di nuovo, con Faraday. Come Volta, anche Faraday ha una profonda conoscenza della chimica: a questo straordinario sperimentatore si deve fra l’altro, nel 1825, la scoperta del benzene. Lo studio dei problemi posti dall’interpretazione dei fenomeni elettrici porta Faraday a mettere in relazione dati fisici e chimici: ciò lo spinge, subito dopo gli esperimenti only device capable of generating high periodic voltages, and was a vital tool for research into charges in rare gases and research into Hertzian waves which, amongst other things, paved the way for wireless telegraphy. The turning point for the application of electricity research was also associated with the development of two types of electrochemical device: batteries, which use chemical reactions to generate electricity and which have undergone an intense and continuous evolution from Volta to the present day, and electrolytic cells, whose story also began with Faraday. Like Volta, Faraday was highly knowledgeable about chemistry (among other things, in 1825 this extraordinary experimenter discovered benzene). It was while investigating problems concerning the interpretation of electrical phenomena that Faraday explored the relationship between findings in physics and chemistry. Immediately after his 1831 experiments, he dedicated himself to the study of electrolysis, that is to say the decomposition of reagents (electrolytes) into electrically-charged particles either in a solution or when they melted after current was transmitted between two electrodes. Within a year, Faraday had written his eponymously-named laws of electrolysis, and experimentally showed that electric current is of the same nature whatever sources are used to generate it: batteries, electrostatic machines or electromagnetic induction. So new was this field of research that to describe his experiments Faraday had to introduce the new terms (still in del 1831, a dedicarsi allo studio dell’elettrolisi, cioè della scomposizione in particelle elettricamente cariche di reagenti (elettroliti), in soluzione o allo stato fuso, in seguito al passaggio di corrente fra due elettrodi. Nel giro di un anno Faraday arriva per questa via a formulare la legge sulle azioni elettrolitiche che porta il suo nome, e a dimostrare sperimentalmente che la corrente elettrica ha la stessa natura quale che ne sia la fonte di generazione: pile, macchine elettrostatiche, induzione elettromagnetica. Il campo di ricerca è talmente nuovo che per descrivere i suoi esperimenti egli è portato addirittura a introdurre nuovi termini (in uso ancora oggi), che deriva dal greco avvalendosi della consulenza di William Whewell: ione, anodo e catodo. Mettendo in relazione fenomeni elettromagnetici e fenomeni elettrolitici Faraday pone le basi per una doppia e importantissima evoluzione degli studi elettrici: da un punto di vista teorico, l’elettricità diventa la base di una fenomenologia sterminata che alimenta le ricerche sulla struttura della materia; da un punto di vista applicativo, l’elettrolisi diventa fin da subito la base per processi con evidenti implicazioni industriali, come la scomposizione dell’acqua in idrogeno e ossigeno, e la galvanoplastica, cioè il deposito di patine metalliche sugli oggetti mediante un procedimento elettrochimico (doratura, argentatura, cromatura, zincatura, nichelatura, ecc.). In questo senso, ai suoi esordi la galvanoplastica offre un campo di sfruttamento use today) of ion, anode and cathode, which he derived from Greek after being so advised by William Whewell. By highlighting the relationship between electromagnetic and electrolytic phenomena, Faraday laid the foundations for two truly important new developments in the study of electricity. From a theoretical point of view, electricity became the building block of an endless phenomenology that would provide fodder for research into the structure of matter; from an applications standpoint, electrolysis was immediately adopted as the basis for processes that had obvious industrial implications: breaking down water into hydrogen and oxygen, and galvanoplastics (depositing a metal patina on objects using an electrochemical procedure (gold-, silver-, chromium- and nickel-plating, etc.). Galvanoplastics offered an immediate opportunity for exploiting electricity for economic gain, prompting the construction of current generating installations at industrial plants where this process was carried out. However, the most important field of application to be developed in the 1830s was electric telegraphy, which vastly improved long-distance message transmission and soon replaced the optical telegraph. The electromagnetic telegraph’s L’insieme degli apparecchi che servirono nel 1883 per le prime esperienze di elettrolisi e, sotto, quelli mediante i quali venne paragonato il potere induttore di varie sostanze dioelettriche nel 1837. Various pieces of apparatus used in 1883 for the earliest experiments in electrolysis and, below, those used to compare the inducing power of various dielectric substances in 1837. 23 Dalla curiosità alle prime applicazioni From Curiosity to Early Applications Telegrafo ad aghi di Charles Wheaststone e William Fothergill Cooke, 1837. 24 economico dell’elettricità che porta alla costruzione di impianti per la produzione di corrente presso gli stabilimenti industriali che svolgono questo genere di attività. Ma il più importante settore applicativo che si sviluppa negli anni Trenta dell’Ottocento è la telegrafia elettrica, con cui la trasmissione a distanza di messaggi compie un enorme salto di qualità sostituendo il telegrafo ottico. Le premesse tecnico-scientifiche del telegrafo elettromagnetico sono la pila di Volta, l’esperienza di Oersted, e il galvanometro moltiplicatore di Schweigger. I primi modelli sono realizzati da Carl Friedrich Gauss e Wilheim Weber a Gottinga nel 1833, e dal russo Pavel Schilling nel 1835. Un altro modello, che si impone subito in area britannica, è il telegrafo ad aghi di William Fothergill Cooke e Charles Wheatstone, del 1837: il primo apparato viene messo in uso sulla linea Paddington-West Drayton nel 1838. La successiva versione a uno e due aghi, del 1842, soppianta presto il modello a cinque aghi, nonostante abbia bisogno di un operatore specializzato, per i minori costi di impianto e la maggior velocità. Questi sono anche i motivi della sua diffusione internazionale, al di là dei confini dell’impero. Il telegrafo elettrico più diffuso è però quello messo a punto negli Usa da Samuel Morse, anch’esso sperimentato per la prima volta intorno al 1837. Il sistema Morse riscuote all’inizio poca Charles Wheatstone and William Fothergill Cooke’s needle telegraph, 1837. scientific and technical foundations developed out of Volta’s battery, Oersted’s experimentation, and Schweigger’s multiplying galvanometer. The earliest models were built by Carl Friedrich Gauss and Wilheim Weber in Göttingen in 1833, and by Pavel Schilling of Russia in 1835. Another model – one that forged ahead in the British sphere of influence – was William Fothergill Cooke and Charles Wheatstone’s 1837 needle telegraph. Their inaugural device was installed on the Paddington-West Drayton line in 1838. Despite the fact that it required a specialist operator, their next one- and two-needle version, built in 1842, replaced the previous five-needle model because it was cheaper to build and offered higher speeds. It ended up being adopted around the world, and not just within the British Empire. That said, the most widely-adopted electric telegraph of all was developed in the US, also in 1837, by Samuel Morse. The Morse system initially received very little attention at home and abroad in Europe, where Morse presented it in 1839. In 1843 its importance was finally acknowledged by the US Congress, which then funded a demo between Washington and Baltimore in 1844. So successful was this demonstration that the system was adopted across the United States before going on to conquer the rest of the world. In Morse’s device, the receiver consisted of a pen driven by an attenzione, sia in patria sia in Europa (dove Morse lo presenta nel 1839) finché nel 1843 la sua importanza non viene riconosciuta dal Congresso americano, che nel 1844 finanzia l’effettuazione di un esperimento dimostrativo tra Washington e Baltimora. Il successo della dimostrazione porta alla definitiva adozione del sistema negli Stati Uniti; in seguito, come è noto, esso si afferma in tutto il mondo. Nell’apparato ideato da Morse il ricevitore è costituito da una penna messa in moto da un elettromagnete, azionato a sua volta dal tasto del trasmettitore che chiude e apre il circuito; la penna scorre su un rullo di carta, che si srotola a velocità costante, lasciando un segno più o meno lungo (un punto o una linea). Nasce così il famoso codice di segnalazione a linee e punti, il “codice Morse”, che grazie alla sua semplicità d’uso e affidabilità diventa subito un sistema universale di codifica alfabetica, il cui successo dura oltre un secolo. In Europa il telegrafo di Morse comincia a diffondersi nel 1847, anno in cui viene costruita la linea telegrafica elettrica Pisa-Livorno, la prima in Italia. Il direttore generale dei telegrafi del Granducato di Toscana è uno studioso di prim’ordine, Carlo Matteucci, uno dei maggiori fisici italiani dell’Ottocento, famoso per i suoi studi di elettrofisiologia, oltre che per le sue capacità politiche e organizzative (sarà ministro dell’Istruzione Pubblica nel 1862, e autore del primo Regolamento generale delle università electromagnet, which was triggered by a transmitter key that opened and closed a circuit. The pen ran on a roll of paper that unfurled at a constant speed, leaving behind either short or long marks (dots or dashes). This is the famous code made up of dots and dashes – the “Morse Code”. Such was its simplicity and reliability that it immediately became a universal system for encoding the alphabet, and so it remained for more than a century. Adoption of the Morse telegraph in Europe began in 1847 with the Pisa-Leghorn electric telegraph line – the first in Italy. The DirectorGeneral of Telegraphy in the Grand Duchy of Tuscany, Carlo Matteucci, was one of Italy’s finest nineteenth-century physicists, who was famous for his research into electrophysiology as well as his political and organizational abilities (he was later to become Minister of Education in 1862, and he wrote the first General Regulations for Italian universities). In 1867, Maxwell stayed in Florence with Matteucci; they had met in London when the Tuscan physicist was lecturing at King’s College. At this time an important group of electrology researchers (Ottaviano Apparato telegrafico Morse composto da ricevitore scrivente, testo manipolatore, bussola telegrafica e commutatore, 1860. Morse telegraph equipment consisting of a writing receiving set, lever key, telegraphic box and switcher, 1860. 25 Dalla curiosità alle prime applicazioni From Curiosity to Early Applications 26 italiane). Nel 1867, durante il suo unico viaggio all’estero, Maxwell si ferma per gran parte del tempo a Firenze con Matteucci, che aveva già conosciuto a Londra, dove il fisico toscano aveva insegnato per un periodo al King’s College. Negli stessi anni opera a Pisa un importante gruppo di studiosi di elettrologia, con figure come Ottaviano F. Mossotti, Enrico Betti, Riccardo Felici e Luigi Pacinotti. Vale la pena di notare, a questo proposito, che gran parte delle citazioni di ricercatori italiani fatte da Maxwell (una quarantina), sono riferite proprio a questo gruppo: Betti, Felici, Mossotti e Matteucci totalizzano 25 citazioni; le altre riguardano quasi tutte Volta7. Mentre i territori del continente europeo e di quello americano vengono attraversati da un numero crescente di linee, si comincia a pensare all’estensione della rete da una costa all’altra: il primo cavo di collegamento sottomarino è posato sui fondali del Canale della Manica nel 1851. Nel 1855 il telegrafo di Morse viene perfezionato da David E. Hughes, che porta la velocità di trasmissione a più di 1.500 parole l’ora, un fatto cruciale per quello che è ormai un servizio commerciale ampiamente diffuso. Il primo cavo transatlantico viene posato tra Gran Bretagna e Stati Uniti nel 1858, ma si rivela poco affidabile; il primo cavo regolarmente funzionante viene messo in opera nel 1864, e il servizio commerciale fra i due continenti inizia nel 1866. Invenzioni elettriche: gioie e dolori della nuova Italia L’innovazione tecnologica è uno dei motori della rivoluzione industriale, e il rapporto tra innovazione e mercato trova il suo principale intermediario nel brevetto, che garantisce all’acquirente l’originalità F. Mossotti, Enrico Betti, Riccardo Felici and Luigi Pacinotti) was based in Pisa. Many of the forty or so citations Maxwell made of Italian researchers referred to this group: Betti, Felici, Mossotti and Matteucci warranted twenty-five citations; almost all of the remaining citations were of Volta.7 As more and more lines crisscrossed the European and American continents, thoughts turned to extending the network from one coast to another. The very first submarine link was laid on the seabed of the English Channel in 1851. In 1855, the Morse telegraph was improved by David E. Hughes, who upped the speed to more than 1,500 words per hour, a development that was of prime importance for a service widely used by business by then. The first transatlantic cable to be laid, between Great Britain and the United States in 1858, never actually worked properly. The first working cable commenced operations in 1864; commercial services between the two continents began in 1866. Electric Inventions: Ups and Downs in Newly-united Italy Technological innovation was one of the drivers of the industrial revolution. The relationship between innovation and the market was intermediated principally through the patent: a patent guarantees the purchaser that they are acquiring something original, while giving its creator and manufacturer a scientific credit and a fair economic return, stimulating the production system to continue with new innovations. Domestic law and international agreements on patents evolved enormously during the eighteen hundreds in Italy and elsewhere. Austrian law held sway in Lombardy and Veneto. In Piedmont, e all’ideatore e al produttore un credito scientifico e un giusto ritorno economico, stimolando il sistema produttivo a innovare ancora. La legislazione nazionale e gli accordi internazionali in questo campo hanno un significativo sviluppo nel corso dell’Ottocento, che investe anche l’Italia; se nel Lombardo-Veneto vige la normativa austriaca, nel Piemonte, abolita dopo il ritorno dei Savoia la legislazione francese, il primo intervento sulle privative industriali risale al 1826, e assegna compiti consultivi e di controllo all’Accademia delle Scienze di Torino. Si deve all’iniziativa di Cavour la modernizzazione del sistema con la legge sulle privative del 1856, che è poi la base per la successiva legislazione del Regno d’Italia. Da uno spoglio dei bollettini pubblicati dal Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio8 è interessante notare come le privative industriali siano raggruppate per categorie: i brevetti elettrici sono collocati in parte sotto la categoria “Strumenti di precisione”, e in parte sotto quella “Illuminazione e scaldamento” (ripartita in due sezioni, una per carboni artificiali, combustibili, forni, gas, stufe e fornelli, ed una seconda per motori, macchine a vapore, locomozione strade ferrate, trazione veicoli); solo nel 1860 viene creata una sezione autonoma “Elettricità e sue applicazioni”. Essere attenti al nostro contesto nazionale significa anche “cercare di capire le difficoltà che l’Italia postunitaria trova nel collocare le invenzioni in una dimensione French law was repealed after the Savoy royal family returned; the first law on patents, dating back to 1826, designated the Academy of Science in Turin as the consultation and supervisory body. Cavour modernized the system with his 1856 Patent Act, which became the template for later Kingdom of Italy law. Browsing through records published by the Ministry of Agriculture, Industry and Trade,8 it is interesting to note that patents are grouped by category: electrical patents are partly under “Precision instruments”, partly under “Lighting and heating” (which is further subdivided into a section for artificial coals, fuel, ovens, gas, stoves and cooking ranges, and another for engines, steam machines, railway locomotives and vehicular power). It was not until 1860 that an independent section was established for “Electricity and its applications”. If we are to understand the domestic situation in Italy, we must also “seek to understand the difficulties post-unity Italy experienced in placing these inventions into a productive context. What we refer to today as ‘technology transfer’ is no simple thing. For the scholar, this means not ruling out the application of their knowledge for productive purposes a priori, nor the instinct to direct their research in this direction from the start. The scientific world also needs to be solicited in a sufficiently robust manner by industry, which entails industry adopting a mentality Tavole descrittive del telegrafo elettromagnetico stampante, 1859. Printed illustrations of the electromagnetic telegraph, 1859. 27 Dalla curiosità alle prime applicazioni From Curiosity to Early Applications Brevetto per “Macchina magnetica con elettrocalamita trasversale ad anello di Antonio Pacinotti e con perfezionamenti”. 28 produttiva. Quello che oggi chiamiamo ‘trasferimento tecnologico’ non è una cosa semplice. Certo, ci vogliono studiosi che non escludano a priori l’applicazione delle loro conoscenze a fini produttivi e magari abbiano una sensibilità tale da orientare preventivamente la loro ricerca in questa direzione. Ma occorre anche che al mondo scientifico giungano sollecitazioni sufficientemente robuste da parte di quello industriale e che questo abbia maturato la mentalità per cui il profitto è conseguenza anche degli investimenti in ricerca. Occorre, ancor prima, che le industrie esistano e siano di dimensione e di specializzazione produttiva tali da rendere praticabile il binomio ‘ricerca e sviluppo’. Ci deve essere poi qualcuno che aiuti, solleciti, provochi questa sinergia in modo che certe idee scientifiche trovino un’applicazione e costituiscano il motore di quel processo che porterà alla costruzione di un prototipo e magari alla sua trasformazione in un prodotto finale”9. Se si guarda all’Italia e ai suoi inventori, nei decenni immediatamente successivi all’Unità si incontrano personalità significative, testimoni di una vivacità che mentre raggiunge l’eccellenza, segnala anche le difficoltà; di alcuni di loro si parla anche in questo capitolo: Antonio Pacinotti e il suo anello, Galileo Ferraris e il campo magnetico rotante, Alessandro Cruto e le sue lampadine. Antonio Pacinotti10 partecipa in gioventù agli ideali e alle guerre del Risorgimento, e combatte nella battaglia di Goito; in campo elettrico è un “figlio d’arte”: suo padre Luigi è docente di Fisica tecnica all’Università di Pisa, dove Antonio ottiene la laurea in Matematica applicata nel 1861. Antonio Pacinotti con la macchina magnetica da lui inventata. Antonio Pacinotti with the magnetic machine he invented. whereby profit is construed as a consequence of, among other things, investment in research. Upstream, such companies have to be of sufficient size and operate in a specialist field where R&D is practicable. Synergies must be fostered, sought out and generated in order for specific scientific ideas to be applied, driving forwards the process that leads to building a prototype and going on to make a finished product.”9 In the decades immediately after Italian Unity, the country was awash with inventors and significant figures who tapped into a humus of ferment and achieved excellent results, even if long-term difficulties were already emerging. We will be looking at some of these figures and their inventions in this section: Antonio Pacinotti and the Pacinotti ring; Galileo Ferraris and his rotary magnetic field; and Alessandro Cruto and his bulbs. As a young man Antonio Pacinotti10 espoused the ideals of the Risorgimento and fought in the Battle of Goito. He followed in the footsteps of his father Luigi, a professor of Technical Physics at the University of Pisa, where Antonio graduated in applied mathematics in 1861, and pursued an interest in electricity. Indeed, his passion for electric phenomena – one that he developed after attending lectures by Riccardo Felici (who studied under Matteucci) – prompted him to run a series of experiments on electromagnetism in his father’s laboratory. At this time, researchers were attempting to build devices that could generate electric current efficiently and continuously; factories produced such small amounts of energy that they were unsuitable for industrial use. Patent for a “Magnetic machine with transversal ring electromagnet by Antonio Pacinotti, with improvements”. La sua passione per i fenomeni elettrici, nata seguendo le lezioni di Riccardo Felici, un allievo di Matteucci, lo porta a realizzare una serie di esperimenti di elettromagnetismo nel laboratorio del padre. Sono i decenni in cui il principale obiettivo dei ricercatori è rappresentato dalla costruzione di apparecchi in grado di generare corrente elettrica in modo efficiente e continuativo, andando al di là delle pile, che producono una quantità di energia così piccola da non essere utilizzabile a scopi industriali. Antonio riempie di appunti uno dei suoi quaderni, e nel 1860 è finalmente in grado di costruire una piccola macchina elettromagnetica capace di produrre corrente continua senza particolari problemi di scintillazione. La “macchinetta” (così la chiama il suo ideatore) è costituita da un anello – oggi chiamato “anello di Pacinotti” – attorno al quale è avvolto, a spirale, un filo di rame. L’anello è libero di ruotare in un piano orizzontale tra i due poli di un’elettrocalamita e il suo moto rotatorio produce (per il fenomeno di induzione elettromagnetica) una corrente nel filo; se viceversa si fa passare della corrente nel filo, questo produce dell’energia meccanica e fa ruotare Antonio filled an entire notebook with notes. In 1860, he was finally ready to build a small electromagnetic machine that was capable of generating continuous current without any major scintillation problems. The “little machine” (as he called it) consisted of a ring – known subsequently as the “Pacinotti ring” – which had a copper spiral wound around it. The ring was free to rotate horizontally between the two poles of an electromagnet; its rotary motion generated current in the wire through electromagnetic induction. If, on the contrary, current was sent along the wire, this generated mechanical energy and turned the ring. The reversible machine worked both as a dynamo and an electric motor. A scientific description of the invention was first published in “Nuovo Cimento” in 1865. By appointment to the Ministry of the Navy, in 1865 Pacinotti embarked on a long research trip to France, England and Belgium to find out about how these countries’ meteorological services functioned. In Paris, he 29 Dalla curiosità alle prime applicazioni From Curiosity to Early Applications Macchina generatrice costruita da Gramme, Parigi 1870. Sotto, i poli dell’anello di Gramme a cui si conduce la corrente. l’anello. Si tratta quindi di una macchina reversibile, che funge sia da dinamo che da motore elettrico. La descrizione scientifica dell’invenzione comparirà nel “Nuovo Cimento” nel 1865. Sempre nel 1865, su incarico del Ministro della Marina, Pacinotti compie un lungo viaggio in Francia, Inghilterra e Belgio per informarsi sul funzionamento dei vari servizi meteorologici. A Parigi si reca da diversi ottici e costruttori di apparecchiature fisiche e visita in particolare le Officine Froment – Notre Dame des Champs, per far finalmente conoscere ad un pubblico più vasto la sua invenzione e possibilmente trovare qualche abile costruttore capace di riprodurla in dimensioni maggiori e su più ampia scala. Così Pacinotti non lesina né informazioni né copie del suo articolo su “Il Nuovo Cimento”. La trasferta parigina si conclude però con un nulla di fatto. 30 Negli anni successivi il giovane toscano compirà una lunga e brillate carriera accademica, che lo porterà alla cattedra in Fisica a Pisa, all’elezione nell’Accademia dei Lincei e alla nomina a senatore. In tutti questi anni non smette di interessarsi ai problemi scientifici che lo interessano fin dalla formazione. La sua attenzione principale è però sempre rivolta alla “macchinetta” che continua a modificare e perfezionare, continuando inutilmente ad offrirla in Italia perché qualcuno ne faccia un prodotto industriale. Nel 1871 Pacinotti legge nei “Comptes Rendus” dell’Accademia delle Scienze di Parigi un articolo di Zénobe-Théophile Gramme che riproduce la sua “macchinetta” con tanto di disegni e di illustrazione del funzionamento. Capisce di essere stato troppo ingenuo nel viaggio parigino del 1865 e di aver fornito un numero eccessivo di informazioni. D’altra parte, non aveva potuto percorrere la strada del brevetto in quanto la legislazione italiana prevedeva la perdita della tutela giuridica per quelle invenzioni che non visited a number of opticians and manufacturers of physical devices, including the Officine Froment – Notre Dame des Champs, at long last raising the profile of his invention as he sought to locate a consolidated manufacturer who could reproduce his invention at a larger size and scale. Pacinotti gave out information and copies of his “Il Nuovo Cimento” article. However, he was ultimately to return home from his Paris trip without anything to show for his efforts. The young man from Tuscany was to go on and have a long and successful academic career, teaching as a professor of physics at Pisa and ultimately being elected to the Accademia dei Lincei, as well as being appointed a senator. His interest never waned in the scientific issues he tackled during his younger days. His main focus, however, remained the “little machine”, which he continued to modify and improve, all the while unsuccessfully seeking somebody in Italy to turn it into an industrial product. In 1871, Pacinotti spotted an article by Zénobe-Théophile Gramme in “Comptes Rendus”, a publication of the Academy of Sciences in Paris, showing a copy of his “little machine” complete with drawings and an illustration of how it worked. He realized that he had been overly naive during his 1865 trip to Paris; Pacinotti had given away too much information. He had been unable to register a patent on the device because Italian law envisaged the loss of legal protection for inventions that were not converted into an industrial product within a year or two; his ring was a long way from this achievement. Pacinotti protested loudly: he wrote heartfelt letters to the Academy’s secretary and claimed his prior paternity, submitting plenty of documentary evidence. Gramme, a Belgian-born electrical engineer who moved to Paris in 1856, filed a patent for a portavano ad un prodotto industriale nel giro di uno o due anni e il suo anello era ben lontano da un simile utilizzo. Pacinotti comincia allora a protestare vivacemente, scrivendo lettere accorate al segretario dell’Accademia e rivendicando la sua priorità con tanto di dossier e apposita documentazione. Gramme, elettrotecnico di origine belga stabilito a Parigi nel 1856, aveva depositato già nel 1857 un brevetto in cui proponeva alcune migliorie per apparecchi magnetoelettrici. Nel 1871 presenta all’Accademia delle Scienze la sua prima dinamo, progettata nel 1869. In seguito, si associa con l’ingegnere francese Hippolyte Fontaine nella Societé de Machines Magneto-Électrique Gramme, specializzata nell’ideazione e realizzazione di macchine generatrici di corrente continua. Le dinamo di Gramme sono destinate a una grande fortuna industriale, anche in Italia. Di fatto, Pacinotti non otterrà mai soddisfazione per quanto riguarda i diritti di utilizzazione della sua invenzione, pur ricevendo in Italia e negli altri paesi il riconoscimento morale della priorità per l’idea iniziale. Bisogna anche dire che Gramme – un tipico inventore autodidatta – inserisce nell’idea iniziale di Pacinotti una serie di accorgimenti che sono alla base dell’effettiva realizzabilità industriale delle prime dinamo. L’elettricità in bella mostra I primi riconoscimenti internazionali saranno tributati a Pacinotti proprio a Parigi, in occasione dell’Esposizione internazionale del 1881 The generating machine built by Gramme, Paris 1870. Below, the poles of the Gramme ring on which current was conducted. number of improvements to magnetoelectric devices in 1857. In 1871, he presented his first dynamo – designed in 1869 – to the Academy of Sciences. He later joined forces with French engineer Hippolyte Fontaine to establish the Societé de Machines Magneto-Électrique Gramme company, specializing in the design and manufacture of continuous current-generating machines. Gramme’s dynamos were to be a huge industrial success not just in France but in Italy too. As for Pacinotti, he never did manage to profit from usage rights to his invention, even though in Italy and elsewhere he was morally recognized as being the first person to have had the idea. It should be noted that Gramme – a typical self-taught inventor – made a number of improvements to Pacinotti’s original idea that rendered the first dynamos suitable for use in industry. Electricity on Show The first time that Pacinotti was internationally acknowledged for his work was in Paris at the 1881 International Exposition on electricity and its applications.11 The French authorities who staged 31 Dalla curiosità alle prime applicazioni From Curiosity to Early Applications 32 sull’elettricità e le sue applicazioni11. Questa iniziativa, come affermano ripetutamente le autorità francesi che ne decidono e ne curano l’organizzazione, punta a raccogliere il frutto dell’impegno profuso da ingegneri, scienziati e industriali negli anni Settanta dell’Ottocento. Se infatti le prime applicazioni elettrochimiche, insieme alla telegrafia e poi alla telefonia, avevano offerto incentivi economici rilevanti allo sviluppo degli studi sull’elettromagnetismo, tra la metà degli anni Settanta e la metà degli anni Ottanta si aprono nuovi campi di applicazione, con prospettive di ritorno economico anche superiori: elettrometallurgia, illuminazione, trasporti urbani ed extraurbani. Nel 1880 è quindi molto sentita la necessità di un confronto sulle acquisizioni più recenti, per fare il punto della situazione e meglio orientare le molte ricerche e iniziative in corso o in gestazione. Anche in Italia l’invito e le sollecitazioni che giungono da Parigi alla fine di quell’anno trovano orecchie attente e interlocutori propensi a partecipare all’Esposizione con una sezione ufficiale. L’Italia ha del resto alcuni meriti storici da rivendicare, anche per mettere in secondo piano il livello più modesto, nel confronto internazionale, delle realizzazioni concrete del ventennio post-unitario. È il Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio a promuovere e coordinare la presenza a Parigi degli espositori provenienti dalla penisola. I tecnici e le autorità italiane sono chiamati a un difficile equilibrio fra l’esigenza di mantenere un buon livello qualitativo e quella di stimolare una partecipazione di La Sala Edison all’Esposizione internazionale di Parigi nel 1881. The Edison Hall at the International Exposition, Paris, 1881. the event stated repeatedly that the purpose of the initiative was to honour the hard work undertaken by engineers, scientists and industrialists in the 1870s. The earliest electrochemical applications, telegraphy and then telephony provided significant economic incentives for research into electromagnetism. New fields of application were opening up in the mid-1870s and mid-1880s which promised even greater earnings: electrometallurgy, lighting, urban and long-distance transport... In 1880, people were acutely aware of the need to keep up-to-date with the most recent achievements, survey the present situation and help orient research ventures underway and in the pipeline. Many in Italy heeded the call from Paris that came at the end of that year, and there were plans to put together an official delegation to the Exposition. Italy had a number of longstanding claims to pursue, if nothing else to make up for its (internationally-speaking) modest tangible achievements in the two decades after Unity. The Ministry of Agriculture, Industry and Trade promoted and coordinated the delegation of Paris-bound exhibitors from Italy. Italian authorities and espositori non troppo esigua dal punto di vista numerico. Alla fine la presenza italiana si baserà su tre linee di forza: dare visibilità ai risultati storici e ai meriti presenti della ricerca italiana in campo elettrico, mettere in mostra organi tecnici e industrie variamente operanti nel settore, e presentare quei brevetti italiani che sono davvero significativi e meritevoli di attenzione da parte del mondo produttivo. In conclusione, gli espositori italiani saranno numerosi, e anche se non primeggia nel confronto internazionale la loro produzione dà tuttavia il segno di un ambiente vivace e ricettivo. Degna di nota e apprezzata è la partecipazione di alcune imprese destinate a divenire protagoniste dell’industria elettrotecnica italiana: tra queste la Galileo di Firenze, e le milanesi Tecnomasio, Richard, e Pirelli. Importante, come si è detto, anche la presenza di Antonio Pacinotti, molto apprezzata dai più colti e preparati visitatori del Palais de l’Industrie: lasciando da parte le dispute brevettuali, gli organizzatori esprimono un solenne riconoscimento dei suoi meriti scientifici attraverso il conferimento del diploma d’onore della manifestazione. Del resto la vicenda dell’inventore del famoso “anello” dimostra come in Italia a un interesse scientifico e a un’attività di ricerca tutt’altro che trascurabile non corrisponda ancora in campo elettrico un adeguato tessuto produttivo, in grado di offrire sbocchi concreti alle idee e ai progetti. A tirare le fila della presenza italiana sono Gilberto Govi per la parte storica, Giovanni Cantoni e Francesco Rossetti per la parte bibliografica, e Galileo Ferraris per la parte industriale e brevettuale, che è poi il centro delle cure ministeriali. A Ferraris12 toccherà anche il compito di stendere la relazione generale consuntiva per il ministro, tracciando il bilancio della partecipazione alla manifestazione (positivo engineers had to find a difficult balance between the need to maintain levels of quality high while encouraging a significant number of exhibitors to take part. The Italian delegation pursued three goals: to raise the profile of the nation’s historical achievements and the current merits of Italian research into electricity; to showcase technical and industrial organizations operating in the sector; and to present Italian patents of significance that were worthy of industrial interest. Plenty of Italian exhibitors heeded the call. Although other countries may have put on a more impressive show, the Italian contingent showed that the sector was lively and receptive in this country. A number of the Italian companies in Paris went on to become mainstays of the country’s electrical engineering industry: Galileo (Florence) and Tecnomasio, Richard, and Pirelli (all in Milan). As noted previously, Antonio Pacinotti’s attendance was a major attraction for industry insiders who flocked to the Palais de l’Industrie: over and above the patent dispute, the organizers solemnly acknowledged his scientific merits and awarding him the event’s Diploma of Honour. The tale of the man who invented the famous “ring” is emblematic of how Italy’s high-level scientific interest and research activities in the field of electricity failed to get a boost from an industrial framework that was poorly suited to bringing ideas and designs to fruition. Italy’s delegation was led by Gilberto Govi (for the historical section), Giovanni Cantoni and Francesco Rossetti (bibliographical section), and by Galileo Ferraris (industrial and patentrelated), who was the leading light in the ministerial-led delegation. Ferraris’12 brief included writing the post-event report for the 33 Dalla curiosità alle prime applicazioni From Curiosity to Early Applications nonostante i problemi incontrati) e alcuni scenari futuri. Egli da un lato si rende conto che con gli apparati di generazione progettati dall’americano Thomas A. Edison (dieci volte più potenti di quelli prodotti da Siemens in Europa) la produzione di elettricità fa un salto di scala verso la dimensione industriale, dall’altro riflette sui limiti che quegli apparati ancora presentano e ne trae stimolo per nuove ricerche, che lo porteranno ai lavori del 1884 sui trasformatori a correnti alternate e alla scoperta del campo magnetico rotante nel 1885. 34 Se la dinamo derivata dai lavori di Pacinotti è indispensabile per generare elettricità in modo efficiente e affidabile, gli apparati derivanti dai risultati di Ferraris si riveleranno utilissimi per il suo impiego nella vita quotidiana. Il trasformatore infatti modifica la tensione delle correnti alternate, favorendone la trasmissione anche su distanze continentali: la può alzare al momento dell’effettivo trasporto con conseguente risparmio di energia e la può poi diminuire, in modo che la corrente venga impiegata senza inconvenienti. Con il motore elettrico a campo rotante è poi possibile ricavare energia meccanica da quelle correnti alternate di cui abbiamo appena visto la duttilità di trasmissione. Il contributo teorico decisivo per lo sviluppo industriale del primo e per La Galleria dell’elettricità all’Esposizione internazionale di Torino, 1884. Minister, drawing his conclusions on event attendance (positive despite a few problems), and his predictions for potential future scenarios. On one hand, he noted that the generating devices designed by Thomas A. Edison (ten times more powerful than those manufactured by Siemens in Europe) had allowed a step change towards industrialization. He also commented on the limitations from which these devices still suffered, suggesting that additional research was required. In 1884, Ferraris began work on alternating current transformers; in 1885, he discovered the rotating magnetic field. The dynamo which developed out of Pacinotti’s work proved to be indispensable for efficiently and reliably generating electricity; the devices that evolved out of Ferraris’ endeavours would be vital for introducing electricity into everyday life. Transformers modify the voltage of alternating current, making it possible to send current over continent-spanning distances. The voltage can be raised for transport, saving energy, and then lowered again so that the current can be used without causing problems. Adding a rotary field electric motor made it possible to obtain mechanical energy from easy-to-transmit alternating current. The key theoretical input for industrial development of the former and Motori asincroni sperimentali per gli studi di Galileo Ferraris sul campo magnetico, 1885. Experimental asynchronous motors, part of Galileo Ferraris’s research into the magnetic field, 1885. The Electricity Gallery at the International Exposition, Turin, 1884. l’invenzione del secondo passa per Torino, dove nel 1884 si svolge un’ulteriore e importante Esposizione elettrica, che con la sua sola presenza testimonia il vivace interesse dell’ambiente industriale. Al centro dell’esposizione torinese sono i trasformatori: il loro meccanismo di funzionamento continua a non essere chiaro dal punto di vista teorico, e ciò rende difficile calcolarne il rendimento e dunque ne ostacola l’utilizzazione industriale. Questo problema si impone all’attenzione di Ferraris. È lui a fornire la spiegazione del funzionamento di questi apparecchi, calcolandone la potenza e il rendimento. Il suo studio è accompagnato dalla prima dimostrazione di trasmissione a distanza della corrente alternata. L’esperimento avviene al termine dell’Esposizione di Torino, alla presenza di osservatori internazionali, utilizzando una linea di 42 km lungo il tracciato ferroviario da Torino a Lanzo. Ferraris evidenzia, pubblicando i suoi risultati, l’importanza dell’occasione sperimentale offerta dall’Esposizione: “Avendo a mia disposizione nella Esposizione un impianto di generatori secondarii fatto nelle condizioni di un vero impianto industriale, e quale difficilmente si invention of the latter took place in Turin during a major electrical Exposition in 1884, at which industry showed great interest. Transformers were the stars of the show, even though it remained a mystery exactly how they worked from a theoretical point of view, which in turn made it difficult to calculate their yield and hindered their adoption in industry. Ferraris made it his business to solve this problem. Ferraris provided an explanation of how these devices worked, and made it possible to calculate their power and yield. His research led to the first ever demonstrative transmission of alternating current over distance, in an experiment held at the end of the Turin Expo attended by international observers along a 42 km-long line that had been erected alongside the Turin-Lanzo railway. On publishing his results, Ferraris highlighted the importance of being able to run the experiment as part of the Exposition: “Having access to a secondary generator installation at the Exposition configured like a real industrial plant – something that would be difficult to reproduce in a scientific laboratory – [I] was duty-bound to use it for experiments to help find a 35 Dalla curiosità alle prime applicazioni From Curiosity to Early Applications Brevetto di Nikola Tesla per il motore elettromagnetico, 1888. Nikola Tesla’s patent for the electromagnetic motor, 1888. 36 potrebbe riprodurre in un laboratorio scientifico, [io] aveva il dovere di servirmene per fare esperienze, le quali potessero apportare nella soluzione delle questioni dibattute un qualche contributo. […] Ma dalla discussione dei risultati ricavai più di quello che dapprima aveva sperato e cercato. Tale discussione, infatti, mi condusse ad uno studio teorico dei fenomeni che avvengono nel generatore secondario, studio teorico, che, controllato coll’esperienza, venne a rischiarare, in modo superiore alle mie previsioni, la questione”13. L’invenzione del motore con induzione è dell’estate 1885, cioè l’anno successivo ai lavori sui trasformatori: Ferraris dimostra pubblicamente l’esistenza di un campo magnetico rotante generato mediante due bobine fisse, tra loro perpendicolari, percorse da correnti isofrequenziali in quadratura: un cilindretto di rame, immerso nel campo magnetico, si mette in movimento tra la meraviglia dei presenti sotto l’azione delle forze elettrodinamiche tra campo rotante e correnti indotte. È il fondamento teorico necessario per la realizzazione dell’apparato che risolve il problema di convertire la corrente alternata in energia meccanica, ponendo le basi per il suo futuro utilizzo. Ferraris pubblicherà il rapporto scientifico della sua invenzione sulla rivista “L’Elettricità” soltanto nell’aprile del 1888. solution to the issues we had been debating... Even then, the discussion of its results offered me far more insight than I had hoped or sought. This debate has led me to undertake theoretical research into the phenomena that occur in the secondary generator. This theoretical research, supervised through the experiment, shed more light on the matter than I had dared hope.”13 The induction motor was invented in the summer of 1885, a year after his work on transformers: Ferraris publically demonstrated the existence of a rotary magnetic field generated by two fixed spools in a perpendicular arrangement, traversed by isofrequential squared current: to the amazement of onlookers, a small copper cylinder immersed in the magnetic field started to move, driven by the electrodynamic forces between the rotary field and the induced current. This was the theoretical premise necessary to build a device to resolve the problem of converting alternating current into mechanical energy, paving the way for its future adoption. Ferraris published the scientific description of his invention in the “L’Elettricità” magazine several years later (in 1888). A few weeks after that, Nikola Tesla filed five patents in the US on the construction of asynchronous motors, which he then sold to Westinghouse. The arrival of Tesla on the scene did not displease the Italian researcher: his scientific precedence was not in question, and that was all that mattered to him. Domanda di brevetto sul campo magnetico rotante, motori sincroni e asincroni presentata da Nikola Tesla il 1° maggio 1888. Sotto, dispositivo di Tesla per ottenere correnti ad alto potenziale e a grandissima frequenza. A patent application for the rotary magnetic field, and synchronous and asynchronous motors presented by Nikola Tesla on 1 May 1888. Below, Tesla’s device to obtain highly-charged and very high frequency current. 37 Qualche settimana dopo, Nikola Tesla deposita negli Usa cinque brevetti sulla costruzione di motori asincroni, poi ceduti alla Westinghouse. L’entrata in scena di Tesla non amareggia particolarmente il ricercatore torinese: la sua priorità scientifica è comunque indubbia e questo riconoscimento gli basta. Nel 1891, ad un convegno specialistico tenutosi durante l’Esposizione di Francoforte, che consacra la definitiva affermazione della trasmissione in corrente alternata, Ferraris viene acclamato con una standing ovation come il padre della moderna Teoretische Elektrotechnik. Il grande Hermann Helmholtz gli cede la poltrona di chairman. Due anni più tardi, nel 1893, si svolge In 1891, Ferraris was acclaimed with a standing ovation as the father of modern Teoretische Elektrotechnik at a specialist conference where alternating current was consecrated as the victorious technological approach. The great Hermann Helmholtz relinquished the Chairman’s chair to Ferraris. Two years later, in 1893, Chicago held the World’s Columbia th Exhibition to mark the 400 anniversary of Christopher Columbus’ landing. The only Italian to receive an official invitation to the international electricity convention held during the Expo between 21 and 27 August, Galileo Ferraris acted as vice-chairman of the theoretical section. He was accompanied to Chicago by a young man called Camillo Olivetti, who had graduated in industrial engineering in 1891 and would go on to found the company that to this day bears his name. The Chicago event proved to be yet another Dalla curiosità alle prime applicazioni From Curiosity to Early Applications Galileo Ferraris (primo da sinistra) al Congresso internazionale di Chicago, 1893. Galileo Ferraris (first from the left) at the International Congress, Chicago, 1893. 38 a Chicago la World’s Columbia Exhibition, in occasione del 400.esimo anniversario dello sbarco di Cristoforo Colombo. Galileo Ferraris è l’unico italiano invitato ufficialmente al Congresso internazionale di elettricità che si tiene dal 21 al 27 agosto durante l’Expo, dove assume la vicepresidenza della sezione teorica. A Chicago lo accompagna il suo giovane allievo Camillo Olivetti, laureato in Ingegneria industriale nel 1891, e di lì a qualche anno fondatore dell’azienda che porta il suo nome. Anche la manifestazione di Chicago si rivela un trionfo personale per Ferraris, oggetto di speciali attenzioni e onori, e particolarmente apprezzato per i suoi ripetuti ed efficaci interventi. Elettricità e città L’elettrificazione, contrariamente ad altre rivoluzioni tecnologiche, sembra imporsi nell’immagine che la società ha di sé, prima ancora di affermarsi nell’uso pratico. Come ha scritto Peppino Ortoleva, attento e acuto osservatore del rapporto tra tecnologia e stili di vita: “Siamo di fronte a un peculiare personal triumph for Ferraris, who was feted, heaped with accolades and lauded for his many interesting speeches. Electricity and Cities Unlike other technological revolutions, even before it became part of everyday life, electrification exerted a grip on society before it was practically developed. Peppino Ortoleva, a perspicacious and astute commentator on the relationship between technology and lifestyle, wrote: “What we have here is a rapid change in the pace of the relationship between technology and society, which may be explained by attributing to electricity per se characteristics that differ from all other technologies (as Marshall McLuhan suggested when he said that electricity is ‘pure information’), or in more strictly historical terms, by looking at one of the peculiarities of the process of electricity’s penetration and its adoption in people’s everyday lives, not to mention the range of value-based judgements cambiamento di ritmo nel rapporto tra tecnologia e società, che può essere spiegato attribuendo all’elettricità in sé caratteristiche diverse rispetto a tutte le altre tecnologie (è quanto proponeva Marshall McLuhan quando sosteneva che l’elettricità è «informazione allo stato puro»), oppure in termini più propriamente storici, soffermandoci da un lato sulle peculiarità del processo di penetrazione dell’elettricità e dei suoi usi nella vita delle persone, dall’altro sui diversi giudizi di valore che sul processo di elettrificazione vennero formulati in quella fase”14. Per il grande pubblico, la manifestazione più visibile della diffusione dell’elettricità è l’elettrificazione rapida e massiccia dell’illuminazione stradale e del trasporto pubblico. Questa trasformazione riguarda in una prima fase i quartieri più agiati delle maggiori città, per poi estendersi rapidamente a quelli del ceto medio, e infine alle zone più popolari. Essa si inquadra in un grande processo di evoluzione del tessuto urbano avvenuto nella seconda metà dell’Ottocento, nel quale gli impieghi dell’energia elettrica assumono un forte valore simbolico: anche in Italia l’elettrificazione urbana è uno degli obiettivi del riformismo socialista, sull’esempio del movimento fabiano in Inghilterra e delle amministrazioni comunali socialiste di altri paesi europei. I nuovi contesti urbani fanno crescere le città sia in termini quantitativi sia in termini di qualità della Vettura automotrice in servizio a Torino della Società anonima elettricità Alta Italia, 1898. A Società anonima elettricità Alta Italia locomotive in service in Turin, 1898. about the electrification process at that time.”14 For the public at large, the most obvious sign of the advent of electricity was the rapid and widespread electrification of street lighting and public transport. This initially took place in richer districts in larger cities, before rapidly being extended to the middle classes and then to more working class areas. The urban environment underwent a major step change in the late 1800s, and the adoption of electricity had enormous symbolic value. In Italy, urban electrification was a goal of socialist reformism following the template of the Fabian movement in England and socialist municipal governments in other European nations. This new urban fabric prompted cities to expand in size and improve quality of life. Demand for electricity consumption subsequently shifted with the advent of a promising potential market for local town authorities and individuals. The world’s first electric tram, built by Werner von Siemens, took to the rails in Berlin in 1879. Within two decades the tram had completely replaced horse-drawn vehicles. Italy inaugurated its first electric tram in 1890. By the turn of the century the tram was a 39 Dalla curiosità alle prime applicazioni From Curiosity to Early Applications Le prime illuminazioni elettriche in piazza Colonna a Roma, 1893. A sinistra, lampada ad arco di Jablochkoff con il particolare dei carboni affiancati con interposto isolante. The earliest electric lighting in Piazza Colonna, Rome, 1893. Left, a Jablochkoff arc lamp including details of carbons with insulation in-between. 40 vita, e danno luogo a consumi elettrici di tipo totalmente differente, con un promettente mercato potenziale rappresentato da enti pubblici locali e da privati cittadini. Il tram elettrico debutta a Berlino nel 1879, ad opera di Werner von Siemens, e nel giro di due decenni soppianta completamente le vetture a cavalli. In Italia il primo tram elettrico è inaugurato a Roma nel 1890, ma entro la fine del secolo la sostituzione fra i due sistemi ha luogo in tutta la penisola15. L’illuminazione pubblica è in corso di sviluppo già dal secondo decennio dell’Ottocento: le prime realizzazioni sono basate sul gas di carbon fossile, ad opera della Chartered Gaslight and Coke Company di Londra, che viene costituita nel 1812 e realizza l’illuminazione a gas di un intero quartiere della capitale britannica nel 1814. I tentativi di passare alle tecnologie elettriche presentano notevoli difficoltà, perché le prime lampade sono basate sull’arco voltaico, e hanno consumi e costi di esercizio molto elevati. La reality up and down the country.15 Public lighting development initially began in the second decade of the 1800s. The first street lights, which ran on carbon fossil gas, were built by the Chartered Gaslight and Coke Company of London. Founded in 1812, the company installed gas lighting in an entire district of the British capital in 1814. Attempts to convert to electric technology were hampered because the first bulbs were Voltaic arc-based and had particularly high consumption and running costs. The first practically usable bulb was manufactured by Jean Bernard Léon Foucault in 1848. This was superseded in 1876 by Paul Jablochkoff’s “candle” system, based on carbon rods separated by an insulating layer of kaolin. Arc bulbs were used especially for street lighting between 1870 and 1900, when they gradually started to be replaced by filament or incandescent bulbs, which Edison was involved with from 1870 onwards. This was a highly important development: the new type of bulb provided a foretaste of electricity making the transition from street lighting to domestic lighting. Ferraris was also interested in the future of prima lampada ad arco di uso pratico è realizzata da Jean Bernard Léon Foucault nel 1848, ed è superata nel 1876 dal sistema “a candele” di Paul Jablochkoff, basato su bacchette di carbone separate da uno strato isolante di caolino. Le lampade ad arco sono impiegate soprattutto per l’illuminazione stradale, tra il 1870 e il 1900, ma vengono poi gradualmente sostituite dalle lampade a filamento o a incandescenza, del cui sviluppo, ancora una volta, si occupa Edison a partire dal 1878. È una grande scommessa, perché il nuovo tipo di lampadine fa intravedere la possibilità che l’uso dell’elettricità si estenda dall’illuminazione stradale a quella domestica. Ferraris si era interessato anche al futuro dell’illuminazione elettrica, con un ciclo di cinque conferenze serali tenute al Museo Industriale di Torino nel maggio 1879. Alla conferenza del 24 maggio assisteva anche Alessandro Cruto, un autodidatta, coetaneo del conferenziere, che aveva compiuto studi regolari solo fino alla quinta elementare, quando aveva iniziato a lavorare come muratore, continuando a studiare per conto proprio16. Ferraris descrive nelle sue conferenze i vari sistemi allora disponibili e giunge alla conclusione che, mentre le lampade ad arco hanno già raggiunto un buon livello di affidabilità, ma per ragioni economiche possono sostituire l’illuminazione a gas solo in determinati contesti, quelle ad incandescenza rappresentano ancora una curiosità da laboratorio, priva di applicazione pratica. La soluzione teorica, che prevede Brevetto di Alessandro Cruto per “Perfezionamenti al processo di fabbricazione dei filamenti di carbone per lampade ad incandescenza e della loro saldatura ai fili di platino”, 5 luglio 1884. Alessandro Cruto’s patent for “Improvements to the process for manufacturing carbon filaments for incandescent light bulbs and welding to platinum wires”, 5 July 1884. electric lighting. Indeed, he delivered a series of five evening lectures on the topic at the Turin Industrial Museum in May 1879. His 24 May lecture was attended by Alessandro Cruto, a contemporary of the lecturer’s who was completely self-taught, having quit regular education at the end of elementary school to work as a bricklayer and continue his studies under his own steam.16 In his lectures, Ferraris described the various systems available at that time. His conclusion was that although arc lamps had reached a good level of reliability, for economic reasons they could only feasibly replace gas lighting under certain conditions; incandescent bulbs were still a lab curiosity with no practical application. The theory behind such 41 Dalla curiosità alle prime applicazioni From Curiosity to Early Applications 42 l’incandescenza e l’emissione della luce da parte di un filamento di carbonio racchiuso in un’ampolla priva d’aria e percorso da corrente elettrica, è stata individuata da oltre un decennio, ma non si riesce a trovare un filamento in grado di resistere alla temperatura di incandescenza. Cruto annota: “il principio dell’invenzione della lampada ad incandescenza trovandosi nel dominio del pubblico, mi fece pensare all’applicazione delle lamine di carbonio che imparai a fabbricare fin dall’anno 1876”. La passione segreta del giovane Cruto è infatti la ricerca del modo per produrre il diamante sintetico: ai necessari esperimenti sul carbonio dedica il tempo libero e le poche risorse con cui è riuscito a mettere in piedi – assieme ad alcuni amici – un piccolo laboratorio da inventore. Il passaggio alla realizzazione pratica avviene con il decisivo appoggio del fisico Andrea Naccari, che mette a disposizione di Cruto la strumentazione del Laboratorio di Fisica dell’Università di Torino, da lui diretto. Il 4 marzo bulbs, using incandescent light emitted by a carbon filament enclosed in a glass vacuum through which electric current was passed, had been known for over a decade, but nobody had discovered a filament capable of withstanding the temperatures reached to produce incandescence. Cruto noted: “As the principle behind the incandescent bulb is in the public domain, I set to thinking of using thin layers of carbon, which I had learned to make in 1876”. Young Cruto’s secret passion was his quest to find a way to make synthetic diamonds. He dedicated his free time and the limited resources at his disposal to experimenting with carbon, working with friends in his small inventor’s lab. He graduated to practical implementation with the important support of physicist Andrea Naccari, who offered Cruto tools from the Physics Lab at the University of Turin, of which he was director. On 4 March 1880 – a few months after Edison – Cruto lit his first bulb. In 1882, he travelled to the Munich Electricity Brevetto di Alessandro Cruto per “Regolatore automatico della corrente delle dinamo elettriche”, 3 gennaio 1887. Alessandro Cruto’s patent for an “Automatic electrical dynamo current regulator”, 3 January 1887. Brevetto di Alessandro Cruto per “Perfezionamento sull’illuminazione elettrica per incandescenza”, 28 febbraio 1882. Sotto, “Nuovo supporto per lampade elettriche ad incandescenza” di Alessandro Cruto, 12 giugno 1885. Alessandro Cruto’s patent for “Improvements to incandescent electrical lighting”, 28 February 1882. Below, Alessandro Cruto’s “New support for incandescent electric lamps”, 12 June 1885. 1880 – pochi mesi dopo Edison – Cruto accende la sua prima lampadina. Nel 1882 partecipa all’Esposizione di Elettricità di Monaco di Baviera dove riscuote un enorme consenso per una lampadina il cui rendimento è maggiore di quella di Edison, e che emette una luce bianca, migliore di quella giallastra delle lampadine americane. Il successo è confermato all’Esposizione elettrica di Torino del 1884, in cui 12 dei 16 ambienti della mostra sono illuminati con lampade della Società Cruto. L’inventore è ormai un industriale affermato, che riesce a esportare il suo prodotto in Francia, Svizzera, Cuba e Stati Uniti. A questo punto, visto il grande successo e l’inadeguatezza del suo vecchio laboratorio di inventore a Piossasco, trasformato in fabbrica, decide di trasferire l’attività in un luogo più idoneo. La fabbrica per la produzione su scala internazionale delle lampadine da lui inventate viene aperta ad Alpignano, sulla sponda sud della Dora Riparia. L’azienda sarà in grado di raggiungere una produzione di 1.000 lampade al giorno e Cruto ne manterrà la direzione fino al 1889 quando i contrasti con gli altri soci lo spingeranno a dimettersi. Cruto morirà il 15 dicembre 1908. La sua industria, dopo numerosi passaggi di proprietà e un fallimento, verrà rilevata dalla Philips nel 1927. Exposition, where his bulb, which had a higher yield than Edison’s, was a great success, emitting a white light that was far more pleasing than the yellowish hue of the American-made bulbs. Cruto reaped more success at the 1884 Turin Electric Exposition, where twelve of the sixteen exhibition halls were lit with Cruto Company bulbs. The inventor became a successful industrialist, exporting his product to France, Switzerland, Cuba and the United States. Given his great success and the inadequacy of his old inventor’s laboratory at Piossasco, which in the meantime he had converted into a factory, he decided to move lock stock and barrel to a more suitable site. A factory manufacturing the lightbulbs he invented for an international market opened at Alpignano, on the south bank of the Dora Riparia. The company ramped up production until it was producing a thousand bulbs per day. Cruto remained in charge until 1889, when he was forced to resign following disagreements with his partners. Cruto died in 15 December 1908. After being bought and sold numerous times (and at one stage declaring bankruptcy), the firm was ultimately taken over by Phillips in 1927. 43 La conquista della forza. Alle origini del sistema elettrico italiano Gli italiani, come si è detto, vanno a Parigi non solo per mettere in mostra i loro meriti storici, ma soprattutto per acquisire conoscenze e cogliere occasioni industriali interessanti: e la ricchezza di stimoli che l’Esposizione e il Congresso internazionali potevano fornire non vengono sprecati. Giuseppe Colombo, fondatore del Politecnico di Milano e personalità di cerniera tra tecnici, scienziati e imprenditori del capoluogo lombardo, intraprende al ritorno una serie di 45 The Conquering of Power. The Origins of Italy’s Electric System As we have seen, an Italian delegation travelled to Paris not just to showcase the nation’s historical prowess, but to acquire knowledge and seize attractive industrial opportunities; there was too much on offer at the International Exposition and Congress to be wasted. Giuseppe Colombo, founder of the Politecnico di Milano and a man who fostered contact between engineers, scientists and entrepreneurs in Milan, returned to Italy and launched a series of ventures using La conquista della forza The Conquering of Power Brevetto “Compteur d’électricité” di Thomas Alva Edison, 29 novembre 1898. 46 iniziative per l’utilizzazione in Italia dei brevetti Edison relativi alla generazione e distribuzione elettrica, che porteranno alla costruzione della centrale termoelettrica di via Santa Radegonda a Milano (1883), e quindi alla nascita della prima società elettrica italiana (1884). L’inventore americano aveva brevettato il suo sistema di distribuzione nel 1881, e lo aveva presentato all’Esposizione parigina insieme alla lampada a incandescenza, colpendo l’immaginario collettivo europeo. La prima centrale per l’illuminazione elettrica basata sui suoi brevetti era stata realizzata da Edison a New York, in Pearl Street, nel 1882. Per comprendere l’importanza delle iniziative di Colombo e dei risultati di Ferraris è necessario tornare un momento a riflettere sul contesto socioeconomico che fa dell’elettricità una protagonista della seconda rivoluzione industriale. I nuovi settori trainanti dell’industria pesante vedono in primo piano l’elettrometallurgia e l’elettrochimica. L’elettrometallurgia costituisce un passo evolutivo importante per la fabbricazione di nuovi materiali di interesse militare e civile, in particolare nel campo dell’acciaio e dell’alluminio. In questo settore la principale novità vista all’Esposizione di Parigi è rappresentata dal nuovo forno elettrosiderurgico, che si diffonderà a partire dagli ultimi anni del secolo. Tuttavia l’elettrometallurgia e l’elettrochimica (che investe ormai nuovi prodotti e nuovi processi, e in particolare la produzione del carburo di calcio) stimolano le industrie Edison patents to generate and distribute electricity. He built the thermoelectric plant on Via Santa Radegonda in Milan (1883), which was run by Italy’s first electricity company (1884). Edison had patented his distribution system in 1881, presenting it at the Paris Expo alongside the incandescent bulb and prompting great collective excitement in Europe. The world’s first power station for electric lighting, based on Edison’s patents, was built in Pearl Street, New York, in 1882. To understand the importance of Colombo’s ventures and Ferraris’ achievements, we must pause to consider the socio-economic context in which electricity became a major driver of the second Industrial Revolution. Electrometallurgy and electrochemistry were the first sectors of heavy industry to be developed. Electrometallurgy was an important precursor to making new materials for military and civil purposes, in particular for the manufacture of steel and aluminium. The biggest new development at the Paris Exposition was a new electro-metal industry furnace that went into use in the final years of the century. Following investments in new products and processes, particularly the manufacture of calcium carbide, electrometallurgy and electrochemistry stimulated these companies to invest in Copia dell’atto costitutivo della Società Generale Italiana di Elettricità Sistema Edison, 6 gennaio 1884. A copy of the memorandum of association for the Società Generale Italiana di Elettricità Sistema Edison, 6 January 1884. Patent for a “Compteur d’électricité” filed by Thomas Alva Edison, 29 November 1898. dei settori interessati a dotarsi di apparati di generazione elettrica propri, sempre più potenti: ciò significa, almeno in Italia, la nascita di un’ampia fascia di consumo elettrico industriale basato sull’autoproduzione. In generale, del resto, i primi impianti sono costruiti per utenze definite e a ciascuna utenza corrisponde in genere un impianto. Con l’applicazione dell’elettricità a servizi di rete come l’illuminazione e il trasporto pubblico, invece, si fa presto strada l’idea di vendere a utenze differenti l’energia prodotta da una “stazione centrale” (così venivano chiamate all’inizio le centrali elettriche). La possibilità di applicazioni economicamente remunerative stimola le ricerche sulla produzione e trasmissione dell’elettricità che portano Edison a brevettare il primo sistema di distribuzione della corrente. Combinato con la diffusione della lampada a incandescenza esso apre la strada alla costruzione di reti per la produzione centralizzata e la vendita dell’energia elettrica, dapprima per l’illuminazione, e in seguito anche increasingly powerful electricity generation plants. In Italy at least, this led to significant demand for auto-produced industrial electricity. Generally-speaking, the first plants were built for pre-established consumers; each type of end-user generally had their generating station. When electricity was used over a network for services such as lighting and public transport, the idea of selling energy generated at a “central station” (as power stations were originally known in Italy) to multiple customers became viable. The prospect of economically-sustainable applications encouraged research into electricity generation and transmission, prompting Edison to patent the first system for distributing current. As well as fostering the take-up of incandescent lamps, this paved the way for the construction of centralized networks to generate and sell electricity, first for lighting, and then as power for transport. Colombo used Edison patents for the Santa Radegonda power station and the lighting network it powered, based on continuous current transmission at low and high voltages. This transmission system had a number of weaknesses, not least the relatively short distances it could cover, which severely hampered the extension of networks powered using the 47 La conquista della forza The Conquering of Power Pianta della centrale di Santa Radegonda, 1893. Sotto, nota di pugno di Giuseppe Colombo con i primi utenti e le prime tariffe elettriche, ottobre 1883. A plan of the Santa Radegonda power station, 1893. Below, a note written by Giuseppe Colombo on the first customers and electricity rates, October 1883. 48 per l’uso come forza motrice. I brevetti utilizzati da Colombo per la centrale di Santa Radegonda e per la rete di illuminazione da essa alimentata sono quelli Edison, basati sui metodi di trasmissione a corrente continua, in bassa e in alta tensione. Questi sistemi di trasmissione pongono diversi problemi, a partire dalle distanze relativamente brevi che possono coprire, con limiti significativi all’estensione delle reti così alimentate. I trasformatori di cui Ferraris intraprende lo studio, invece, adattandosi specificamente alle correnti alternate, potrebbero renderne possibile, e sicuramente più vantaggiosa, la trasmissione, superando quelle criticità del sistema Edison, che lo stesso Ferraris ha già intuito a Parigi. Negli anni immediatamente successivi, il potenziamento degli apparati di generazione reso possibile dalle technology. On the contrary, the transformers that Ferraris had begun working on were specifically suited to alternating current, which made transmission not only possible but advantageous; the technology overcome the critical issues with the Edison system that Ferraris had known about since Paris. Building longdistance electricity transport and distribution networks (and centralizing generation) were foremost in people’s minds after Charles Parsons of England invented the steam turbine in 1884, a new development that boosted generation. Parsons’ turbine devices were immediately adopted and hooked up to dynamos at the largest thermoelectric power stations, as per-unit power output shot up from 7.5 kW in the earliest models all the way to 50 kW. A large number of electricity generation and sales companies came into existence in the 1880s and 1890s. The Milan power station was part of a wider trend in which a wave of enthusiastic turbine a vapore inventate dall’inglese Charles Parsons nello stesso 1884 rende più attuale che mai la questione della realizzazione di reti per il trasporto a distanza e la distribuzione di energia elettrica, e per la centralizzazione della sua produzione. Gli apparati costituiti da turbine Parsons collegate a dinamo sono subito adottati nella costruzione di tutte le maggiori centrali termoelettriche, e la loro potenza unitaria aumenta rapidamente dai 7.5 kW dei primi modelli fino a 50 kW. È in questo quadro che negli anni Ottanta e Novanta si innesca il rapido sviluppo delle prime società per la produzione e la vendita di elettricità, le cosiddette società elettrocommerciali. L’iniziativa milanese si inquadra in un contesto che vede i primi, entusiasti pionieri europei dell’elettricità prendere contatto con la Compagnie Continentale Edison di Parigi, rappresentante per l’Europa dell’inventore americano: tra loro si trovano imprenditori grandi e piccoli, banchieri, commercianti, aristocratici, possidenti, tecnici e ingegneri freschi di diploma o di laurea. Il sistema Edison a corrente Lettera circolare della Società per Produzione e Trasporto di Energia Elettrica con l’offerta di vendita dell’energia elettrica prodotta dalle forze idrauliche del fiume Tusciano, Napoli 1896. Accanto, scrittura privata tra la Società Acquedotto De Ferrari Galliera e la Società Genovese di Elettricità per la locazione di acqua potabile, gennaio 1898. Circular from the Società per Produzione e Trasporto di Energia Elettrica offering the sale of electricity generated by hydraulic power from the Tusciano River, Naples, 1896. Alongside, a private agreement between the Società Acquedotto De Ferrari Galliera and the Società Genovese di Elettricità to lease drinking water, January 1898. European electricity pioneers worked with the Compagnie Continentale Edison de Paris, the American inventor’s European agent. This wave encompassed businessmen great and small, bankers, traders, aristocrats, landowners, technicians and engineers fresh from college. Edison’s continuous current system would soon be joined – and over the next two decades superseded by – alternating current systems. By the time it prevailed at the turn of the next century, the industry was led by three-phase alternating current. This system’s feasibility and technical superiority had been demonstrated at the 1891 Frankfurt Exposition, at what was, in effect, the birth of the modern electrical network. Thanks to technical developments that made transmission possible over long distances, by the th end of the 19 century the entire electricity industry stood on the cusp of change. Italy’s first electricity companies were founded between 1884 and 1894. Adopting a wide variety of different company structures, a great many such firms sprang up in a fragmentary 49 La conquista della forza The Conquering of Power 50 continua, peraltro, sarà in breve tempo affiancato, e poi in meno di un ventennio soppiantato, dai sistemi a corrente alternata, fra i quali prevarrà a fine secolo la corrente alternata trifase. È l’Esposizione di Francoforte del 1891 a dimostrare la fattibilità e la superiorità tecnica di questo sistema, segnando in un certo senso l’atto di nascita delle reti elettriche moderne. Gli ultimi anni del secolo, dunque, grazie agli sviluppi tecnici che rendono possibile la trasmissione a grande distanza, segneranno un momento di svolta per tutta l’industria elettrica. Le prime aziende elettriche italiane, sorte nel decennio 1884-1894, hanno le forme giuridiche più varie, e si sviluppano numerose in un quadro molto frammentario, che vede in genere ciascuna azienda gestire un singolo impianto: tali iniziative verranno poi investite dai processi di concentrazione e fusione che sono fisiologici nella fase di avvio di un nuovo comparto industriale. Tra loro si contano peraltro anche una ventina di società per azioni, alcune delle quali destinate a sopravvivere e ad affermarsi. Queste aziende fanno riferimento soprattutto a fornitori e tecnologie tedesche, che presto assumono la leadership europea del settore. La società promossa da Colombo, in cui intervengono soprattutto capitali italiani, ha come finalità l’utilizzazione industriale del “sistema Edison”. Di qui il nome: Società generale italiana di elettricità Sistema Edison, subito nota semplicemente come “Edison”, destinata a divenire la principale industria elettrica italiana prima della nazionalizzazione. All’inizio, come dice la ragione sociale, essa opera come licenziataria italiana dei brevetti Edison, ma presto si svincola da obblighi nella scelta dei fornitori e manner: the vast majority of companies ran just one power station. The industry went on to go through a period of concentration and amalgamation typical of a new industrial sector. Around twenty of these companies were joint stock corporations, some of which would not only survive but become high profile. In the main, these companies leveraged German suppliers and technologies; Germany rapidly established itself as Europe’s industry leader. The company founded by Colombo, funded predominantly by Italian capital, made industrial use of the “Edison system”, as was evident from its name: the Società Generale Italiana di Elettricità Sistema Edison. It soon became known simply as “Edison” as it geared up to become Italy’s leading electricity company all the way through to nationalization. As its official name implied, the company began operating as the Italian licensee of Edison patents. Before long, it disengaged from these supplier and technology obligations. The Edison power station in Via Santa Radegonda was built in a former theatre to provide electric lighting to Milan’s Navigli district, and never extended further than a thousand metres. Some of the power was used to light the arcades in Piazza del Duomo. The steam-generated electricity was distributed using the Edison system as threewire continuous current. Demand grew rapidly. In 1889, the company built a second power station in Via Giambattista Vico. The Edison company built this new power Accordo per la manutenzione della ferratura dei cavalli appartenenti alla Sicula Tramways Omnibus di Palermo, 1893. Agreement for shoeing horses on the Sicula Tramways Omnibus in Palermo, 1893. delle tecnologie. La centrale Edison di via Santa Radegonda riutilizza uno stabile precedentemente usato come teatro e alimenta l’illuminazione elettrica all’interno della cerchia dei Navigli, coprendo distanze non superiori ai 1.000 metri; in particolare, parte da qui l’energia che illumina i portici di piazza Duomo. Per la generazione utilizza motori a vapore, e la distribuzione è effettuata col sistema Edison, in corrente continua a tre fili. La domanda si sviluppa rapidamente, spingendo la società a impiantare nel 1889 un’altra centrale in via Giambattista Vico. Un altro impianto, anch’esso a vapore ma con distribuzione in corrente alternata viene realizzato dalla Edison a Venezia nel 1890, per l’illuminazione del Teatro Malibran e di alcuni esercizi commerciali vicini, e sarà ampliato nel 1893 per l’illuminazione del Teatro La Fenice. Il carbone bianco I costi del carbone spingono le aziende elettriche della penisola alla ricerca di fonti di alimentazione alternative. La manifattura italiana, peraltro, aveva una tradizione plurisecolare nell’uso dell’acqua come forza motrice, che aveva condizionato, prima dell’avvento dell’elettricità, anche la localizzazione delle attività produttive. Ciò favorisce certamente le prime concrete applicazioni di generazione idroelettrica, che trovano non solo nell’illuminazione ma anche nell’elettrificazione degli stabilimenti industriali vicini un possibile mercato per l’energia prodotta, e quindi uno stimolo alla realizzazione degli Officina della Edison in via Giambattista Vico, Milano 1889. The Edison Workshop in Via Giambattista Vico, Milan 1889. station – also using steamdriven engines but this time exploiting alternating current for distribution – in Venice in 1890 to light the Malibran Theatre and a number of nearby shops. It expanded the network in 1893 to light the La Fenice Theatre. White Coal 51 The cost of coal prompted electricity companies in Italy to seek alternative sources of fuel. Italian manufacturing had a centuries-long tradition of using water as a source of power; before the advent of electricity, decisions about where to site productive activities had been waterdependent. This legacy fostered the first tangible applications of hydroelectric generation not just for lighting but as a way of electrifying nearby industrial plants close to a potential market for generated power, stimulating the necessary investments. It was such thinking that prompted the Società dell’acquedotto De Ferrari Galliera of Genoa to build Italy’s first major hydroelectric plant on the Gorzente River between 1889 and 1892, providing power to the Isoverde Jute Mill and factories in Val Polcevera and Genoa. The plant, which had a number of technical issues to overcome, was built by the Società alla Compagnia dell’industria La conquista della forza The Conquering of Power 52 investimenti necessari. È un contesto del genere a spingere la Società dell’acquedotto De Ferrari Galliera di Genova alla realizzazione del primo importante impianto idroelettrico italiano, quello del Gorzente, iniziato nel 1889 e completato nel 1892, per alimentare lo Jutificio di Isoverde e gli stabilimenti della Val Polcevera e di Genova. Il completamento dell’impianto, che presenta numerose criticità tecniche, è affidato dalla Società alla Compagnia dell’industria elettrica di Ginevra. La distribuzione comporta la necessità di molte soluzioni ingegnose, ma complicate, per superare i limiti imposti dalla corrente continua nella trasmissione a distanza dell’elettricità. Vengono invece progettate per la corrente alternata le due realizzazioni successive di maggior significato: Tivoli e Torino. Quella di Tivoli è la prima linea nel mondo in corrente alternata con caratteristiche industriali; la sua messa in opera, nel luglio 1892, ha risonanza internazionale, anche perché stabilisce un record nella distanza di trasmissione (oltre 27 km) e nella tensione adottata, di 5.000 Volt. La centrale idroelettrica di Tivoli sfrutta il salto d’acqua delle cascate dell’Aniene, sulle quali era stato installato già nel 1886 un alternatore monofase Siemens. elettrica di Genova. Distribution required a host of clever but complicated solutions to overcome the problems of carrying continuous current over distance. Two even more significant projects – this time using alternating current – were also in the pipeline at the time in Tivoli and Turin. The Tivoli line was the world’s first industrial-grade alternating current line. When it went into operation in July 1892 it was international news: it set a new transmission distance record (over 27 km) and a record for its 5,000V rating. The Tivoli hydroelectric plant exploited waterfalls on the Aniene River through a Siemens single-phase alternator installed in 1886. By 1892, the power station had expanded to nine turbines. The transmission line carrying current to the distribution station at Porta Pia in Rome was designed by Guglielmo Mengarini, a Professor of Technical Physics at the University of Rome. Electrical material for the Tivoli and Porta Pia stations was supplied by a top electromechanical company of the day, Ganz of Hungary. Work began on the Turin plant in 1892, when the Società Piemontese di Elettricità acquired a water concession at the Royal Park 3 km from Turin. La centrale era stata poi ampliata, e nel 1892 è alimentata con nove turbine; la linea di trasmissione, che portava la corrente alla stazione di distribuzione di Porta Pia a Roma, viene progettata da Guglielmo Mengarini, docente di fisica tecnica nell’Università di Roma. Il materiale elettrico delle stazioni di Tivoli e di Porta Pia è fornito da una delle grandi società elettromeccaniche dell’epoca, l’ungherese Ganz. L’impianto di Torino è iniziato nello stesso 1892, quando la Società piemontese di elettricità rileva una concessione d’acqua al Regio Parco, a circa 3 km da Torino. Il canale del Regio Parco riceveva acqua dalla Dora e dal canale detto dei Molassi (Pellerina), e offriva per l’utilizzazione un modesto salto, di circa otto metri. La società elettrica si avvale di diversi fornitori, italiani e stranieri, per la realizzazione delle varie parti dell’impianto. La centrale entra in esercizio nel 1896, e alimenta The canal in the Regio Parco drew water from the Dora River and the Molassi (Pellerina) Canal, which notably offered a modest eight-metre drop that could be exploited. The electricity company used a number of different Italian and non-Italian suppliers to build different parts of the plant. The power station went into operation in 1896, powering a transmission line that ran partly overhead, partly buried as far as the distribution grid in Piazza Castello. The plant was built to be used in tandem with another that the Società Piemontese had already built in the San Donato district. The political response to hydroelectric development between 1889 and 1892 was rapid and, on the whole, appropriate. Between 1892 and 1895, over a relatively short space of time Italian regulations on concessions for deviating water for hydroelectric purposes underwent widespread revision, and the issue of transmission lines was decisively tackled, essentially to the benefit of electricity companies. These decisions were taken swiftly and appropriately, given that an economic crisis was affecting the country’s electricity companies, jeopardizing even the Edison company’s growth prospects. Electricity company growth was also boosted by the arrival of foreign capital, in particular (but not exclusively) from Germany. This was channelled through a number of companies established Scavo delle fondamenta per la costruzione della centrale di Acquoria (Tivoli), 1884. Sopra, insegna in legno del 1892. A sinistra, pianta e sezione del quadro e della centrale. Digging the foundations for the power station at Acquoria (Tivoli), 1884. Above, a wooden plaque dated 1892. Left, plan and section of the site and power station. 53 La conquista della forza The Conquering of Power 54 una linea di trasmissione in parte aerea e in parte sotterranea fino al quadro di distribuzione in piazza Castello. L’impianto è costruito in modo da poter essere utilizzato insieme a un altro della stessa Società piemontese, già esistente in zona San Donato. La risposta politica alle esperienze idroelettriche del 1889-1892 è abbastanza rapida, e in complesso soddisfacente. La normativa italiana, tra il 1892 e il 1895, innova in maniera abbastanza decisa e in tempi abbastanza rapidi il regime concessorio per le derivazioni d’acqua a scopo idroelettrico, e affronta in modo deciso (e sostanzialmente favorevole alle imprese elettriche) la questione delle linee di trasmissione. Si tratta di decisioni quanto mai tempestive e opportune, dal momento che la crisi economica di quegli anni ha avuto il suo impatto anche sulle aziende elettriche, e in qualche momento ha posto in dubbio persino le prospettive di sviluppo della Edison. Un ulteriore elemento che favorisce la crescita del settore elettrico è l’intervento di capitali esteri, in particolare (ma non esclusivamente) tedeschi: esso si verifica attraverso alcune società, fondate tra il 1894 e il 1896, specializzate nella raccolta di capitali e crediti per la costituzione e il finanziamento di imprese elettriche. Si tratta di un fenomeno di dimensioni europee, di cui l’Italia è un terreno privilegiato di sperimentazione. Tra i promotori di queste società c’è sempre un grande costruttore elettromeccanico, e tra quest’ultimo e la holding finanziaria che nasce c’è un accordo in base al quale le imprese elettriche controllate dovranno rifornirsi di materiali unicamente presso la casa madre. L’economia della penisola ne trae comunque beneficio: questi investimenti comportano infatti un allargamento della disponibilità di energia, e mettono capo alla between 1894 and 1896 that specialized in raising capital and loans in order to set up and fund electricity companies. A similar process was underway across Europe; Italy became a favoured test bench. Behind these companies there was always a major electromechanical manufacturer which had a deal with a financial holding company: the resulting subsidiary electrical company could only get supplies from that particular manufacturer. In any event, the Italian economy benefited from these investments, broadening its production base and building plants that would become assets to Italy’s production system. The exploitation of hydroelectric resources was also boosted by the 1903 law on service municipalization, which prompted various municipalities to dip their toe into the electricity industry, and the 1904 Special Law for Naples, which included special incentives for exploiting hydraulic power in and around the largest city in Italy’s Campania region. Nationalization of the railways in 1906 also had a major impact on the electricity industry. The financial resources unleashed by annual State payments for the railways were for the most part reinvested in the electricity industry. Former railway companies that converted into electricity holding companies and went on to play a leading role included Bastogi, the former parent company of the Società per le Strade Ferrate Meridionali. After a flurry of construction between 1890 and 1896, Italy’s first two major hydroelectric plants (at the time the largest in Europe) were built between 1898 and 1900: the Paderno Plant on the River Adda, and the Vizzola Plant on the Ticino. The former was built by the Edison company, the latter by direct competitor the Società Lombarda per la Distribuzione di La conquista della forza The Conquering of Power Planimetria generale, pianta d’insieme e sezione della centrale di Vizzola, 1900. General plan, general arrangement plan and section of the power station at Vizzola, 1900. 56 realizzazione di impianti che una volta costruiti rimarranno patrimonio del sistema produttivo italiano. Tra gli elementi che concorrono ad ampliare lo sfruttamento delle risorse idroelettriche va ricordata la legge del 1903 sulla municipalizzazione dei servizi, che spinge vari comuni ad addentrarsi in campo elettrico, e la legge speciale per Napoli del 1904, che contiene incentivi specifici per lo sfruttamento delle forze idrauliche riferibili al capoluogo campano. Conseguenze importanti per il settore elettrico avrà anche la nazionalizzazione delle ferrovie nel 1906. Le risorse finanziarie rese disponibili dalle annualità degli indennizzi statali verranno in gran parte reinvestite proprio nel settore elettrico. Tra le ex società ferroviarie che si trasformano in holding elettriche assumerà un ruolo di primo piano la Bastogi, già controllante della Società per le Strade Ferrate Meridionali. Alle realizzazioni del periodo 1890-1896 seguono, nel biennio 1898-1900, i primi due grandi impianti idroelettrici italiani (all’epoca i maggiori d’Europa): Energia Elettrica, whose founders included Continentale, the German electricity holding company associated with Schuckert, and the Società italiana per le condotte d’acqua. Work began in 1894-1895 on building the power station at Paderno; the project involved the finest engineers of the day, including Cesare Saldini and Galileo Ferraris. The plant began operations in 1898. The Vizzola power station, on which work began in 1897, was inaugurated in 1900, two years after the plant at Paderno; it was a technological achievement of the highest order, and attracted engineers from all over Europe. th From the beginning of the 20 century, spurred on by the competitive environment in which the generating companies operated, a systematic race began to generate energy that led to a new geography of resources. The Edison and Lombarda companies planned new plants on the Adda and Ticino, and on watercourses in the Valtellina and Val d’Ossola; in the North East, building work began on the Cellina, and preliminary work Paderno sull’Adda e Vizzola sul Ticino, costruiti il primo dalla Edison e il secondo dalla sua diretta concorrente, la Società Lombarda per la Distribuzione di Energia Elettrica, la cui costituzione era stata promossa dalla Continentale, la finanziaria elettrica tedesca collegata alla Schuckert, e dalla Società italiana per le condotte d’acqua. Nel 18941895 iniziano i lavori per la realizzazione della centrale di Paderno, alla quale contribuiscono i migliori tecnici dell’epoca: fra loro Cesare Saldini e Galileo Ferraris; l’entrata in funzione è del 1898. La centrale di Vizzola, avviata nel 1897, viene invece inaugurata nel 1900, due anni dopo quella di Paderno, e costituisce anch’essa un risultato tecnologico di tutto rispetto, oggetto di visite di studio dei tecnici di tutta Europa. Fin dai primi anni del Novecento, insomma, sotto la spinta del clima concorrenziale in cui agiscono le società produttrici, inizia una sistematica rincorsa energetica che porta a delineare anche una nuova geografia delle risorse: la Edison e la Lombarda progettano nuovi interventi sull’Adda e sul Ticino, e sui corsi d’acqua della Valtellina e della Val d’Ossola; nel Nord-Est si avvia la costruzione dell’impianto del Cellina e si studia il sistema PiaveSanta Croce; nel NordOvest si lavora sulla concessione di Pont Saint Martin e sui sistemi idrografici della Val d’Aosta; nell’Italia centrale e nel Mezzogiorno continentale si verificano le caratteristiche e le possibilità dei sistemi appenninici. Anche in Sicilia e in Sardegna si pensa a impianti started on the Piave-Santa Croce system; in Italy’s North West, work started on the Pont Saint Martin concession and on the Val d’Aosta’s hydrographic systems; in central and continental southern Italy surveys were made of the characteristics and potential of Apennine systems. Thought was given to hydroelectric plants in Sicily and Sardinia, even if nothing tangible was undertaken in Sardinia prior to 1911. Indeed, at that time the island was the least dynamic part of Italy’s economy, although after the First World War a number of large-scale hydroelectric projects were initiated. Francesco Saverio Nitti, a statesman born in the Lucania region and a leading figure in Italy’s political environment during Giolitti’s period in power, was responsible for creating the political/theoretical framework that triggered rapid growth in hydroelectric ventures. In his 1905 book “La conquista della forza”, Nitti wrote that exploiting water resources was how the Italian economy and its process of industrialization would overcome the country’s lack of coal. He also felt that Italy required agrarian and forestry reform – particularly urgently in the South – in order to manage its watercourses, countering less than favourable features and optimizing Il Re Vittorio Emanuele III e la Regina Elena all’inaugurazione della centrale di Vizzola, da “La Domenica del Corriere”, ottobre 1901. King Vittorio Emanuele III and Queen Elena at the inauguration of the Vizzola power station, from “La Domenica del Corriere”, October 1901. 57 La conquista della forza The Conquering of Power “La conquista della forza” di Francesco Saverio Nitti, 1905. 58 idroelettrici, benché in Sardegna non si delinei nessun intervento imprenditoriale concreto fino al 1911: l’isola è probabilmente, in quel momento, l’area economica meno dinamica del Paese, anche se sarà teatro, dopo la prima guerra mondiale, di alcuni interventi idroelettrici di notevole rilievo. È Francesco Saverio Nitti, statista di origine lucana e grande protagonista della politica economica del periodo giolittiano, a fornire il quadro teorico-politico di riferimento alla rapida crescita delle iniziative idroelettriche: nel 1905, nel volume “La conquista della forza”, Nitti indica nello sfruttamento delle risorse idriche il modo per superare i limiti strutturali che la carenza di carbone pone all’economia italiana e al processo di industrializzazione; ad esso si collega inoltre, nella visione nittiana, anche un’operazione di sistemazione agraria e boschiva, particolarmente urgente nel Sud, per la regolazione dei corsi d’acqua, con interventi capaci di correggerne le caratteristiche avverse, ottimizzandone le possibilità di utilizzazione. In quello che è stato definito il programma “elettro-irriguo” di Nitti l’acqua diventa il “carbone bianco”, che permetterà alla penisola di disporre di tutta l’energia occorrente per il decollo industriale e per il riscatto del Mezzogiorno. Elettricità e sviluppo La proposta originaria di Nitti prevede anche la nazionalizzazione del settore idroelettrico, idea che però incontra forte opposizione perfino “La conquista della forza”, by Francesco Saverio Nitti, 1905. opportunities for exploitation. Under Nitti’s “electricity/irrigation” programme, water became Italy’s “white coal”, providing the peninsular with all of the power it needed for industry to expand and for the South to catch up with the North. Electricity and Development Nitti’s original plan envisaged nationalizing the hydroelectric industry. So strong was the opposition to this idea, even within the Socialist movement, that after he became Minister Nitti quietly dropped it. His vision went far beyond the South of the country: the facts demonstrate that his was a programme for the economic modernization of the entire nation. In December 1908, ten years after the Paderno plant opened, Milanese businessman and manager Ettore Conti wrote in his “Notebooks” (with a perhaps involuntary nod to Nitti): “Mountain reservoirs capable of regulating lower-level river flow...; irrigation and drainage channels that make our land fertile; navigable canals destined to increase traffic routes...; powerful water deviations channelling cheap energy up and down the country...; this is the true inexhaustible natural wealth on which the edifice of our output must without doubt – and to our great benefit – be founded.” all’interno del movimento socialista, e che lo stesso Nitti, divenuto ministro, lascerà cadere. Il suo progetto non è d’altronde limitato al discorso meridionalista: i fatti si incaricheranno di dimostrare che esso è un programma di modernizzazione economica per l’intero Paese. Nel dicembre 1908, dieci anni dopo l’inaugurazione della centrale di Paderno, Ettore Conti, imprenditore e manager milanese, scrive nel suo “Taccuino”, con assonanze nittiane forse involontarie: “Serbatoi montani capaci di regolarizzare i corsi inferiori dei fiumi [...]; canali di irrigazione e bonifica che diano fertilità alle nostre terre; canali navigabili destinati ad aumentare le vie dei traffici [...]; potenti derivazioni di forza motrice che irradieranno per tutto il Paese energia a buon mercato [...]; questa la vera ricchezza naturale e inesauribile su cui deve appoggiare sicuramente e vantaggiosamente l’edificio della nostra produzione”. Fra le centrali idroelettriche tuttora attive in ambito Enel, una settantina sono state realizzate proprio nel ventennio 1898-1918. Le fonti statistiche dell’epoca ci dicono che una percentuale compresa tra il 40% e il 50% di Planimetria dell’impianto di Paderno e, sopra, la sala macchine della centrale, 1898. Plan of the Paderno plant and, above, the machine hall at the power station, 1898. Around seventy of the hydroelectric plants that Enel manages to this day were built over the twenty-year period 1898-1918. Statistical sources of the day tell us that between 40% and 50% of them were built not by electricity companies but by small-scale autoproducers. Only later did major companies step in, making larger and higheroutput plants for the most part to power electrochemical and metal production plants. Major metal producers preferred to own their own plants in order to be free from the limitations they might suffer if supplied by electricity sales companies, which on occasion made it impossible to enhance their business and organize their own production. During the First World War, this situation led to the first clashes between autoproducers and electricity companies, an issue that was to become one of the main bones of contention in the electricity industry between the end of the war and the mid-1920s. The story of the Società meridionale di elettricità (SME) is closely associated with the push for electrical and irrigationrelated development of Italy’s South. The company’s financial roots dated back to the preelectric age, when the 59 La conquista della forza The Conquering of Power Azione della Socetà Meridionale di Elettricità, 1902. Socetà Meridionale di Elettricità share certificate, 1902. 60 esse furono costruite non da società elettriche, ma da piccoli autoproduttori. Solo in seguito si aggiunsero le grandi imprese, con impianti di maggiore taglia e maggior potenza, soprattutto per alimentare stabilimenti elettrochimici ed elettrosiderurgici. Questi ultimi preferiscono disporre di impianti propri per sfuggire ai condizionamenti spesso imposti dalle imprese elettrocommerciali, che a volte impediscono il miglioramento dell’organizzazione industriale e dei prodotti. Questa situazione causerà, nel corso della guerra mondiale, i primi contrasti fra autoproduttori e società elettriche, e sarà in seguito un fattore non secondario dei conflitti che caratterizzeranno il settore elettrico tra la fine della guerra e la metà degli anni Venti. Al progetto per lo sviluppo elettro-irriguo del Sud è in gran parte collegata la storia della Società meridionale di elettricità (Sme). Le sue radici finanziarie affondano in epoca pre-elettrica, nella Società generale per l’illuminazione (Sgi), sorta a Perugia nel 1875. Nel 1888 la società è rafforzata dall’intervento di finanziatori svizzeri, e nel 1890 ottiene il primo contratto col comune di Napoli per l’illuminazione elettrica della Galleria Umberto e company began operations as the Società generale per l’illuminazione (SGI) in Perugia in 1875. In 1888, the company took advantage of Swiss funding; in 1890, it won its first contract from the municipality of Naples to provide electric lighting for the Galleria Umberto and Teatro San Carlo. In the 1890s, SGI took over other electricity-related firms in Naples to become the city’s sole distributing company. In the meantime, the company transferred its headquarters to Naples, with Maurizio Capuano – appointed by the Swiss shareholders – at its helm. In 1899, Swiss shareholders Société Franco-Suisse pour l’Industrie Électrique (and, later, its offshoot Société Italo-Suisse) teamed up with the Banca Commerciale to found the Società Meridionale di Elettricità, installing Capuano as Managing Director. Early electricity-related ventures in the Campania Region relied on thermoelectric plants; in addition, a small hydroelectric plant was built at Cava dei Tirreni in 1894. Initial projects to exploit the River Volturno were first mooted in 1895. SME’s company purpose was to exploit water power in Southern Italy. Its first project was to exploit the River Tusciano basin Interno ed esterno della Galleria Umberto I di Napoli, primi del Novecento. Internal and external views of the Umberto I Gallery in Naples, early 1900s. del Teatro San Carlo. Nel corso degli anni Novanta la Sgi assorbe le altre iniziative elettriche avviate a Napoli, fino a diventare l’unica società distributrice: nel frattempo aveva trasferito nel capoluogo campano la sede sociale, e alla sua guida era stato designato dai soci svizzeri Maurizio Capuano. Nel 1899 gli stessi interessi svizzeri, rappresentati nella Société Franco-Suisse pour l’Industrie Électrique (e in seguito nella sua filiazione Société Italo-Suisse) danno vita, assieme alla Banca Commerciale, alla Società Meridionale di Elettricità, di cui Capuano diventa amministratore delegato. Le prime iniziative elettriche della Campania erano state basate su impianti termoelettrici; un piccolo impianto idroelettrico era stato realizzato a Cava dei Tirreni nel 1894. Nel 1895 erano stati presentati i primi progetti per lo sfruttamento del fiume Volturno. La Sme ha come scopo sociale l’utilizzazione delle forze idrauliche del Mezzogiorno, e come obiettivo immediato lo sfruttamento del bacino del fiume Tusciano per alimentare i pastifici di Torre Annunziata e gli stabilimenti industriali di Salerno. Nel 1904 la legge per la rinascita industriale di Napoli, voluta da Nitti, istituisce l’Ente Autonomo Volturno per fornire elettricità a basso costo e favorire gli insediamenti industriali. Nel 1906 si costituisce la Società elettrica della Campania (Sedac), collegata alla Sgi. La realizzazione degli impianti del Volturno sarà peraltro ostacolata dai contenziosi con le società private che rivendicano la priorità delle loro concessioni: sicché la prima centrale verrà inaugurata nel 1911. Nel 1900 era stata intanto costituita la Società Napoletana per Imprese Elettriche, che aveva to provide power for pastamaking factories in Torre Annunziata and Salerno’s industrial plants. In 1904, a government Act to boost industry in and around Naples – promoted by Nitti – led to the establishment of the Ente Autonomo Volturno, which was to provide low-cost electricity and promote industrial plants. The Società elettrica della Campania (SEDAC), an associate of the SGI company, was founded in 1906. However, legal battles with private companies pursuing their claims for prior concessions slowed construction of plants on the Volturno, delaying the opening of the first power station until 1911. The Società Napoletana per Imprese Elettriche, founded in 1900, built a thermoelectric power station and underground distribution network to compete with SGI. In 1909, funded by the Banca Commerciale, SGI took over its former rival. In the meantime, SME started operations at its plant on the Tusciano in 1905, and in 1907 began work on diverting the River Lete for hydroelectric purposes. Between 1907 and 1908, Credito Ticinese (a partner of the ItaloSuisse company in SEDAC) sold SME its concession rights and plans to exploit the Sangro and Matese Rivers; in 1909, SME and the Società Elettrochimica signed an agreement to supply power to Naples from the River Pescara. Hydroelectric generation began to predominate in the South, despite initial scepticism, when the Pescara-Naples powerline was built. In 1906, SME commissioned Angelo Omodeo to undertake a “complete, detailed survey of water power in Southern Italy and the islands”. The 61 La conquista della forza The Conquering of Power 62 realizzato una centrale termoelettrica e una rete di distribuzione sotterranea, e che faceva concorrenza alla Sgi. Nel 1909, grazie all’aiuto della Banca Commerciale, la Sgi acquisisce il controllo della ex concorrente. Intanto la Sme, entrato in funzione nel 1905 l’impianto del Tusciano, nel 1907 inaugura i cantieri per la derivazione idroelettrica dal fiume Lete. Tra il 1907 e il 1908 il Credito Ticinese (socio della Italo-Suisse nella Sedac) cede alla Sme i diritti di concessione e i progetti per lo sfruttamento del Sangro e del Matese, mentre nel 1909 viene raggiunto un accordo tra la Sme e la Società Elettrochimica per fornire energia a Napoli utilizzando il fiume Pescara. Con la realizzazione dell’elettrodotto Pescara-Napoli la generazione idroelettrica diviene prevalente anche nel Sud, nonostante lo scetticismo che l’idea aveva inizialmente suscitato. Nel 1906 la Sme aveva incaricato Angelo Omodeo della preparazione di uno studio “razionale e completo delle forze idrauliche in Italia meridionale e insulare”. Figlio di un agiato possidente di Mortara, in Lomellina, e nipote di Luigi Mangiagalli, noto medico ed esponente radicale, Omodeo si era laureato al Politecnico di Milano e aveva avuto vari incarichi politici, collaborando anche con Filippo Turati e Anna Kuliscioff, prima di dedicarsi totalmente all’attività professionale. Risale a lui l’idea di piano regolatore di bacino; inoltre, come consulente dei grandi gruppi elettrici italiani, elabora gli studi che sono alla base dei principali progetti idroelettrici della penisola, dal Nord al Sud e alle isole maggiori, oltre a studiare la regolazione delle acque in Eritrea. È uno specialista di levatura internazionale, chiamato a occuparsi dei grandi Relazione sui lavori compiuti per l’attuazione del Programma di ricerche generali di forze idrauliche in Italia meridionale e insulare trasmessa da Angelo Omodeo a Maurizio Capuano, 7 agosto 1906. Report on work carried out to implement the General Research Programme on Hydraulic Forces in Southern Italy and the Islands, sent by Angelo Omodeo to Maurizio Capuano, 7 August 1906. son of a wealthy landowner from Mortara, near Lomellina, and the grandson of wellknown doctor and radical politician Luigi Mangiagalli, Omodeo had graduated from the Politecnico di Milano before taking on a number of political appointments, working with Filippo Turati and Anna Kuliscioff and then dedicating himself wholeheartedly to this new career. Omodeo was responsible for the idea of a basin-wide regulatory plan. As a consultant to Italy’s largest electricity groups, he undertook surveys that provided the foundations for Italy’s largest hydroelectric projects, from north to south and on the main islands, as well as working on regulating the waterways in Eritrea. A specialist of international standing, he went on to work on major hydroelectric systems and river inversion in the Soviet Union, and was a UN envoy to China for the long-term Yellow River basin project. As early as 1902, SME was looking to extend its activities to Sicily. That year, a young assistant of Omodeo’s, Emirico Vismara, was appointed manager of the Società Tirrena di Elettricità company. In 1907, following on from sistemi idroelettrici e fluviali in Unione Sovietica, e inviato della Società delle Nazioni in Cina, per un lungo lavoro sul bacino del Fiume Giallo. Già dal 1902, peraltro, la Sme si preparava ad estendere l’attività in Sicilia: in quell’anno infatti un giovane collaboratore di Omodeo, Emirico Vismara, è chiamato a dirigere la Società Tirrena di Elettricità. Nel 1907, come esito del lavoro da lui svolto, la Sme promuove la costituzione a Catania della Società elettrica per la Sicilia orientale (Seso), presieduta da Capuano, di cui Vismara è amministratore delegato. Tra il 1908 e il 1910 la Seso realizza i primi impianti idroelettrici siciliani, sul Cassibile e sull’Alcantara. Nella Sicilia occidentale si ha invece l’intervento di capitali tedeschi legati alla Schuckert e all’Aeg, che però non avviano alcuno sviluppo idroelettrico, e sono colpiti in maniera pesante dalla guerra, sia per l’aumento del prezzo del carbone, sia per la cessione forzata delle loro quote a un consorzio guidato dalla Banca Commerciale e dalla Banca Italiana di Sconto. Maturano così le condizioni per la trasformazione della Seso in Società generale elettrica della Sicilia (Sges), avvenuta nel 1918. Nel 1908 la Sme costituisce, con la Franco-Suisse e la Bastogi, la Società per le Forze Idrauliche della Sila, nella quale interviene l’anno dopo anche la Banca Commerciale: la nuova società dovrebbe realizzare i this work, in Catania the SME founded the Società elettrica per la Sicilia orientale (SESO), with Capuano as Chairman and Vismara Managing Director. SESO built Sicily’s first hydroelectric plants between 1908 and 1910 on the Cassibile and Alcantara rivers. German funding from Schuckert and AEG flowed into western Sicily, without actually resulting in the development of any hydroelectrics, before being hit heavily during the war both by increases in coal prices and by the forced takeover of their stakes by a consortium led by Banca Commerciale and Banca Italiana di Sconto. In 1918, SESO re-emerged as the Società generale elettrica della Sicilia (SGES). In 1908, SME, Franco-Suisse and Bastogi established the Società per le Forze Idrauliche della Sila: they were joined a year later by Banca Commerciale. The new company was set up to implement Omodeo’s hydroelectric plans for Calabria. The project moved into its executive phase in 1911. Also in 1911, the Società elettrica Sarda (SES) was founded in Leghorn by the Orlando family and Credito Italiano. The company was established to build hydroelectric plants on the island; such plants had been mooted since 1897, without ever actually being built. In 1913, to compete with SES, Bastogi and Banca Progetto di palo per il trasporto Sila-Puglie della Società per le Forze Idrauliche della Sila. A pylon design for transmission on the Sila-Puglia line owned by the Società per le Forze Idrauliche della Sila. 63 La conquista della forza The Conquering of Power 64 programmi idroelettrici che Omodeo sta studiando per la Calabria, e che nel 1911 si traducono in un progetto esecutivo. Nello stesso 1911 si costituisce a Livorno la Società elettrica Sarda (Ses), per iniziativa della famiglia Orlando e del Credito Italiano. Lo scopo è la realizzazione di impianti idroelettrici, la cui costruzione nell’isola era stata ipotizzata già nel 1897, ma senza conseguenze pratiche. Nel 1913, in concorrenza con la Ses, la Bastogi e la Banca Commerciale danno vita alla Società Imprese Idrauliche ed Elettriche del Tirso, di cui è nominato direttore generale Giulio Dolcetta. Anche in questo caso vi è un progetto studiato da Omodeo, che prevede la costruzione di una grande diga sul Tirso, per regolarne il regime idraulico e consentirne lo sfruttamento a fini energetici e agricoli. A questo punto il programma elettro-irriguo per il Sud, esposto da Nitti nel 1905, non è più un’ipotesi teorica, ma una prospettiva concreta, la cui realizzazione può camminare sulle gambe di tecnici e imprenditori. Resta però un’idea troppo ambiziosa senza un intervento legislativo e concreti incentivi finanziari. Il governo Giolitti, nel quale Nitti è ministro di Agricoltura Industria e Commercio, vara la legge del luglio 1913 per la Commerciale set up the Società Imprese Idrauliche ed Elettriche del Tirso, installing Giulio Dolcetta as General Manager. Once again this was a project conceived by Omodeo, this time to build a large dam on the Tirso to regulate water flow and allow power and agricultural exploitation. By this time, Nitti’s 1905 electricity/irrigation plan for the South was no longer mere theory, it was a tangible prospect pursued by engineers and businessmen. However, without legislative backing and concrete financial incentives, the idea ultimately fell by the wayside. The Giolitti government, in which Nitti served as Minister of Agriculture, Industry and Trade, passed a law in July 1913 calling for the construction of man-made reservoirs and lakes on the Tirso and Sila – the two basin projects proposed by Omodeo. The war slowed hydroelectric plant implementation in Sardinia and Calabria. Work resumed after the war and was completed in the 1920s: the power station on the first Tirso head commenced operations in 1923. Work that initiated in 1921 to fully regulate the Sila water system was completed in 1931. costruzione di serbatoi e laghi artificiali sul Tirso e sulla Sila, appunto i due progetti di bacino messi a punto da Omodeo. La guerra provoca poi un rallentamento nella realizzazione dei programmi idroelettrici in Sardegna e in Calabria, ripresi dopo la fine del conflitto, e portati a compimento nel corso degli anni Venti: la centrale del primo salto del Tirso entrerà in funzione nel 1923, mentre il complesso intervento di regolazione delle acque della Sila, i cui cantieri sono avviati nel 1921, sarà completato nel 1931. Alla conquista dell’Italia La capitale industriale del comparto elettrico è Milano, dove ha sede la maggiore società elettrocommerciale italiana, accanto alla quale opera una vivace pattuglia di aziende elettrotecniche di varie dimensioni, che conquistano spazi sul mercato italiano. Una delle più antiche è il Tecnomasio, che nel 1876 realizza le prime esperienze di illuminazione elettrica in piazza Duomo, impiegando fari Serrin, alimentati da dinamo Gramme di propria costruzione. Fondato a Milano nel 1863 come piccolo laboratorio industriale, nel 1870 il Tecnomasio Progetto di derivazione dal fiume Tirso realizzato da Angelo Omodeo. Angelo Omodeo’s Plan to divert the Tirso River. Disegno di costruzione dell’edificio dei motori per la derivazione dal fiume Tirso realizzato da Angelo Omodeo. Construction drawing for the engine building on the Tirso River diversion, drafted by Angelo Omodeo. 65 Conquering Italy Milan was the industrial heartland of Italy’s electricity industry. Italy’s largest electricity sales company was based in Milan, as were a number of thriving electrical engineering firms of various sizes which were carving out space for themselves on the Italian market. One of the longestestablished firms was Tecnomasio, which had been involved in lighting Piazza Duomo in 1876 with Serrin lamps powered by Gramme dynamos built by the company. Founded in Milan in 1863 originally as a small industrial workshop, in 1870 Tecnomasio hired Politecnico graduate Bartolomeo Cabella, who would go on to play a key role in the company, becoming its general manager and converting it into a partnership under his own name. By the turn of the century, Tecnomasio Italiano had strengthened its financial structure La conquista della forza The Conquering of Power Bartolomeo Cabella, al centro, in un’immagine di fine Ottocento. Bartolomeo Cabella, centre, in a picture from the late 1800s. 66 assume un laureato del Politecnico, Bartolomeo Cabella, che presto raggiunge un ruolo centrale nella vita dell’azienda e infine ne assume il controllo, trasformandola in accomandita col proprio nome. A fine secolo il Tecnomasio Italiano, che nel frattempo per irrobustire la struttura finanziaria è diventato società per azioni, ha una vasta gamma di produzioni elettriche, che comprende anche dinamo, alternatori e generatori, con importanti commesse per impianti elettrici, telefonici e di illuminazione. Nel 1901, però, in coincidenza con un momento di crisi del settore a livello europeo, l’azienda conosce una fase di forte difficoltà e gli azionisti mettono sotto accusa Cabella, allontanandolo definitivamente dall’impresa. Mentre inizia la stagione delle grandi realizzazioni idroelettriche e si profila l’elettrificazione su vasta scala dei trasporti e dell’illuminazione urbana, i grandi gruppi esteri cercano di dar vita a controllate italiane che producano sul luogo e possano così meglio inserirsi in un mercato che tenta di emanciparsi da dipendenze estere troppo scoperte. Se ne parla apertamente nel 1907 al consiglio di amministrazione delle Ferrovie del Mediterraneo: occorre “costruire in Italia un’officina in considerazione delle forti spese di trasporto e di dogana gravanti attualmente sulle produzioni che la società introduce dall’estero e anche pel fatto che talvolta i clienti, e specialmente le pubbliche amministrazioni, esigono o preferiscono materiale fabbricato in paese”. E ancora ne parla il console tedesco a and converted into a joint stock company. It supplied a vast range of electrical products such as dynamos, alternators and generators to major electricity plant, telephone and lighting installation clients. In 1901, at a time when the whole industry was suffering in Europe, the firm got into difficulties and the shareholders expelled Cabella from the company. This move heralded the start of large-scale hydroelectric projects and the massive electrification of transport and urban lighting. Major foreign groups established Italian subsidiaries to generate power in Italy and to operate in a market that was attempting to break free from overt foreign reliance. This very issue was raised in 1907 at a Ferrovie del Mediterraneo Board Meeting, where the cry went up to “build a workshop in Italy in view of the major transportation and Customs costs currently affecting manufactured items brought in by the company from abroad, and because customers – particularly government bodies – sometimes require or prefer Italian-manufactured materials.” The German Consul to Rome highlighted the need to “appease internal protectionists by offering domestically-made products” in a 1910 report.17 Roma, che in un rapporto del 1910 sottolinea la necessità di “acquietare i protezionisti interni offrendo prodotti nazionali”17. L’operazione di salvataggio del Tecnomasio si inquadra nella strategia espansiva attuata in questa chiave dal gruppo svizzero Brown Boveri: nel 1903 gli svizzeri divengono azionisti di riferimento del Tecnomasio Italiano, che cambia la ragione sociale in Tecnomasio italiano Brown Boveri (Tibb), con cui è noto ancora oggi. Gli svizzeri non si limitano a operazioni finanziarie per sistemare i conti dell’azienda italiana; essi compiono soprattutto interventi di strategia industriale, cedendo produzioni e impianti telefonici, elettrici e di illuminazione ai Comuni committenti, nonché a società di cui promuovono essi stessi la costituzione. Tra queste è da ricordare la Centimetro grammo secondo (Cgs), per la fabbricazione di strumenti di misura elettrici e di piccoli macchinari di precisione: fondata da Camillo Olivetti a Ivrea nel 1896, la società si trasferisce a Milano con l’ingresso dei A bailout of Tecnomasio became part of an expansionary strategy implemented by Swiss group Brown Boveri. In 1903, the Swiss company became the largest shareholder in Tecnomasio Italiano. The company name was subsequently changed to Tecnomasio Italiano Brown Boveri (TIBB), the name by which it is known to this day. The Swiss did far more than just sort out the Italian company’s accounts; they changed the business strategy, selling off telephone, electricity and lighting plants and products to the municipalities that had commissioned them, and spinning off other activities to newly-founded companies. One such company, Centimetro Grammo Secondo (CGS), made electric measuring tools and small precision machinery. CGS had been founded by Camillo Olivetti in Ivrea in 1896; the company transferred to Milan after Swiss shareholders stepped in and shifted its operations to Tecnomasio’s initial core business. Olivetti went on to start up a new venture in Ivrea in 1908, making the typewriters for which the Olivetti Promozionale della C.G.S., così chiamata per ricordare le tre unità su cui si fondavano le misurazioni elettriche: centimetro, grammo e secondo, 1910. Sopra, strumenti di misura elettrici fabbricati dalla C.G.S. nei primi anni del Novecento. Da sinistra, amperometro registratore elettromagnetico e amperometro inserito sull’alta tensione. Marketing material from C.G.S., a company named after the three units on which electricity metering are based: the centimetre, gramme and second, 1910. Above, electricity measuring instruments manufactured by C.G.S. in the early 1900s. From left to right, an electromagnetic amperometer recorder and a high-voltage line amperometer. 67 La conquista della forza The Conquering of Power Lettera di Maurizio Capuano indirizzata alla Società Anonyme Westinghouse, Milano 1904. 68 soci svizzeri, che conferiscono le attività in questo settore, core business iniziale del Tecnomasio; Olivetti tornerà a Ivrea nel 1908, per fabbricare macchine da scrivere in un’azienda che porta il suo nome. Il Tibb può così concentrarsi sul grande macchinario elettrico: motori, dinamo, trasformatori e accessori; inoltre, nel 1907 il Tibb assorbe anche l’azienda Gadda & C., consolidando la propria leadership come produttore dei generatori installati negli impianti elettrici italiani. L’altra grande impresa che si “italianizza” per migliorare la penetrazione nella penisola è la tedesca Aeg, che dà vita a una joint-venture con la Thomson-Houston de la Méditerranée di Parigi, a sua volta collegata alla General Electric americana. Le due aziende, in base agli accordi di cartello che ne regolano i rapporti sul mercato internazionale, costituiscono in Italia nel 1904 la Aeg Thomson-Houston. Nel 1907 viene varato un aumento di capitale interamente sottoscritto da due società italiane ex-ferroviarie, che si sono trasformate in holding finanziarie utilizzando l’indennizzo statale per il riscatto delle concessioni: la Società italiana per le strade ferrate meridionali (Bastogi) e la Società italiana per le strade ferrate del Mediterraneo. Obiettivo dell’aumento di capitale è la costruzione di una fabbrica di materiali elettrici a Milano, che effettivamente entrerà in funzione nel 1909. In tal modo, Inserzione pubblicitaria dell’AEG-Thompson Houston, primi del Novecento. An AEG-Thompson Houston advert, early 1900s. company became famous. TIBB could now focus on major electrical machinery: motors, dynamos, transformers and ancillary items. In 1907, TIBB absorbed the Gadda & C. company, consolidating its leadership as a manufacturer of generators for Italian power plants. AEG of Germany was another large company that underwent “Italianization” in order to improve its local penetration. AEG entered into a joint venture with Thomson-Houston de la Méditerranée (Paris), a company associated with General Electric in the US. Through cartel agreements regulating their relationship on the international market, in 1904 they set up AEG Thomson-Houston in Italy. In 1907, they led a capital increase that was fully subscribed by two former railway companies in Italy that had become financial holding companies to manage the state payout for cancellation of their concessions: Società italiana per le strade ferrate meridionali (Bastogi), and Società italiana per le strade ferrate del Mediterraneo. The capital increase served to build an electric materials factory in Milan which went into operation in 1909. Prior to the First World War, AEG Thomson-Houston and TIBB were the only two A letter from Maurizio Capuano to the Società Anonyme Westinghouse, Milan 1904. prima della guerra, Aeg ThomsonHouston e Tibb saranno le sole a costruire in Italia trasformatori da 5.000 kW. Per valutare questo dato è necessario ricordare che il grande macchinario presente nella penisola è prodotto quasi esclusivamente da aziende straniere: nel 1898 esistono in Italia 1.864 generatori di fabbricazione italiana contro 176 provenienti dall’estero, ma questi ultimi erogano una potenza complessiva di 66.420 kW, contro i 20.150 erogati da quelli italiani. La situazione migliora un po’ nel decennio successivo, quando vengono installati 2.624 generatori italiani, per totali 130.805 kW, contro 3.329 esteri, per totali 305.128 kW18. Il presunto disinteresse da parte dei ricercatori italiani per gli aspetti industriali del lavoro scientifico viene talvolta indicato come la principale causa della mancata valorizzazione applicativa dei risultati da loro ottenuti nella fase pionieristica del sistema elettrico: questa spiegazione non appare molto convincente, dal momento che nulla avrebbe vietato a imprenditori italiani di dedicarsi allo sviluppo industriale di quei risultati, come invece fecero alcuni gruppi esteri; nel caso di Ferraris, ad esempio, si è visto che la brevettazione e il successivo sfruttamento furono attuati da Tesla e dalla Westinghouse, senza mai disconoscere la priorità morale del ricercatore torinese. Una conferma a contrario viene dal caso di Pacinotti, la cui invenzione è stata alla base del più diffuso modello di dinamo prodotto negli ultimi decenni dell’Ottocento, e la cui priorità scientifica è stata companies in Italy to build 5,000 kW transformers. We should nevertheless remember that almost all large machinery manufactured in Italy was made by foreign-owned firms: in 1898, Italy had 1,864 Italian-made generators compared with 176 imported from abroad, but these imports generated total power of 66,420 kW, compared with 20,150 kW from Italian-made generators. The situation improved somewhat the following decade, when 2,624 Italian generators were installed totalling 130,805 kW, compared with 3,329 from outside Italy for a total of 305,128 kW.18 Italian researchers’ alleged lack of interest in industrially exploiting their scientific endeavours has sometimes been claimed as the main reason for the country’s failure to apply their results during the pioneering years of the electric system. This explanation is less than convincing; nobody was standing in the way of Italian businessmen from dedicating themselves to the industrial development of these achievements, as a number of foreign firms did. For example, without ever denying the Italian researcher’s moral precedence, Ferraris’ work was patented and exploited by Tesla and Westinghouse. Pacinotti was the exception that proves the rule. His 69 La conquista della forza The Conquering of Power Pubblicità della Manifattura Italiana Massoni e Moroni, 1910. Accanto, pubblicità di contatori elettrici prodotti dalla Compagnia Anonima Continentale, 1910. Manifattura Italiana Massoni & Moroni advert, 1910. Alongside, an advert for electricity meters manufactured by Compagnia Anonima Continentale, 1910. 70 poi rapidamente riconosciuta dalla comunità internazionale: il giovane pisano, che era interessato allo sviluppo industriale della sua idea, aveva cercato i possibili investitori direttamente fuori dall’Italia. Facendolo maldestramente, anche per ragioni legate alla normativa brevettuale italiana, aveva di fatto permesso la realizzazione di un apparato, brevettato con alcune modifiche rispetto all’idea originaria, che aveva fatto la fortuna di Gramme e della Ditta Ganz di Budapest. La mancata realizzazione industriale in Italia di due ritrovati essenziali per il nuovo “paradigma elettrico” è indicativa dell’arretratezza del contesto produttivo in cui i ricercatori italiani operavano, il che spiega l’apparente paradosso per cui l’Italia, patria scientifica di innovazioni elettriche di grande impatto, nei primi anni di sviluppo dell’industria elettrocommerciale si ritrova a essere sostanzialmente dipendente dalle tecnologie di importazione. E questo nonostante il ruolo che i tecnici italiani svolgono nello sviluppo dell’industria elettrica nazionale, e le numerose realizzazioni – anche a livello internazionale – di aziende legate all’iniziativa e spesso anche al nome di ingegneri-imprenditori italiani. La vivacità imprenditoriale che segue il decollo industriale dell’età giolittiana porterà comunque nel tempo a un graduale riequilibrio della situazione, attraverso un processo di ridimensionamento della dipendenza dalle invention lay at the heart of the most popular model of dynamo manufactured during the final decades of the eighteenth century, and his scientific claims were quickly acknowledged by the international community. The young scientist from Pisa was interested in developing his idea industrially and personally sought potential investors outside Italy. However, he was not successful. In part as a result of Italian patent law, he allowed a device to be built that was patented with a few amendments to the original idea, which went on to make a fortune for Gramme and the Ganz Company of Budapest. The failure to manufacture two discoveries essential to the new “electric paradigm” in Italy is indicative of the backwardness of the manufacturing environment in which Italian researchers found themselves. This explains why Italy, the scientific homeland of electrical inventions of great importance during the early years of the electricity industry, ended up essentially reliant on technology imports. This was despite the role Italian technicians had played in developing the country’s electricity industry, and the great many implementations, domestic and international, by firms associated with such initiatives, often in the name of importazioni tedesche, svizzere e francesi, e di riorientamento delle partnership internazionali verso un maggiore ruolo delle aziende angloamericane. Alla vigilia della guerra l’industria italiana è ormai in grado di soddisfare una buona quota della domanda interna di materiali elettrotecnici: secondo le stime più accreditate si tratta di una quota che si aggira intorno al 40%. Anche la quota di brevetti elettrici depositati in Italia attribuibile a inventori o imprese italiane è in crescita costante, dal 15% del 1895 al 47% del 1914. Complessivamente, sul totale dei brevetti depositati in quel periodo per il settore elettrotecnico, il 33% sono italiani, contro il 24% tedeschi, ma considerando i soli prodotti ad alto contenuto tecnologico (parti di generatori e trasformatori) resta una prevalenza relativa di brevetti provenienti dalla Germania. La principale differenza tra Italia e Germania sta nel fatto che mentre i brevetti tedeschi appartengono per il 54% a imprese, quelli italiani appartengono per il 79% a singoli inventori, il che conferma la Italian engineers and businessman. A flourishing business environment as industry took off in the Giolitti era gradually led to an erosion of reliance on German, Swiss and French imports and a reorientation of international partnerships towards AngloAmerican firms. On the eve of the Great War, Italian industry was filling orders for a significant proportion of demand for electrical engineering materials: according to the most reliable estimates, around 40% of the total. The number of electrical patents filed in Italy by inventors or Italian companies rose uninterruptedly from 15% in 1895 to 47% by 1914. Overall, fully 33% of all electrical engineering industry patents filed during that period were Italian, against 24% from Germany. However, considering high-tech products alone (parts for generators and transformers), Germany retained its lead in patents. The main difference between Italy and Germany was that for Germany 54% of patents belonged to companies, while for Italy 79% were filed by individual inventors; Italian researchers remained in the forefront of technological innovation, but the production system Il primo numero della rivista “L’Elettrotecnica” e, accanto, la rubrica dedicata ai brevetti italiani, 1914. The inaugural issue of the “L’Elettrotecnica” magazine in 1914; alongside, its column on Italian patents. 71 La conquista della forza The Conquering of Power 72 capacità innovativa dei ricercatori italiani e la relativa debolezza del sistema produttivo al quale debbono rapportarsi. D’altra parte l’industria elettrotecnica italiana non solo è fortemente esposta alla concorrenza internazionale ma è anche costretta a fare i conti con la fragilità e l’arretratezza del mercato interno. In questa situazione lo sviluppo può essere promosso soltanto dall’intervento di un fattore esterno che modifichi il quadro complessivo: questo fattore esterno sarà rappresentato dalla guerra. they had to deal with remained something of a liability. Indeed, Italy’s electrical engineering industry was not just highly exposed to international competition, it had to cope with a fragile and backwards domestic market. Rapid development could only be generated by an external factor that changed the nature of the game: that external factor was the Great War. Una sfida difficile The major “foreign” companies associated with multinational groups were taken on by a group of Italian companies spearheaded by Ansaldo.19 The Perrone family, which owned Ansaldo, relied on the fact that they were Italian, presenting the company (truly if for strategic reasons) as a key asset for Italian industrial system financial and technological independence. The company was keen to be tendered public commissions even if it submitted bids that were 5% higher than those made by foreign groups. This system of tendering was already in place for railways material; Italy’s home-owned electrical engineering companies wanted it to be extended to them as well. Ansaldo first began operating in the industry in 1899 through the Stabilimento Elettrotecnico. The company’s factory was managed by Federico Pescetto, a militarily-trained engineer who obtained his postgraduate degree at the Montefiore Institute of Liège, before studying under Ferraris and going on to become Alle grandi aziende “straniere”, filiali di gruppi multinazionali, si contrappone un drappello di aziende italiane, la più importante delle quali è senz’altro l’Ansaldo19. Il tasto dell’italianità è molto battuto dai Perrone, proprietari dell’Ansaldo, che presentano la loro azienda, strumentalmente ma non a torto, come un elemento essenziale per l’autonomia finanziaria e tecnologica del sistema industriale italiano. L’obiettivo è quello di ottenere commesse pubbliche anche a prezzi più elevati (fino al 5%) di quelli offerti dai gruppi esteri: questo sistema di aggiudicazione è già in uso per il The Great Challenge Lavorazione motori trifase nello stabilimento elettrotecnico di Cornigliano, 1918. A sinistra, copertina dell’opuscolo “Gio. Ansaldo e C.”, Genova 1889. Tri-phase engines being manufactured at the Cornigliano electrotechnical factory, 1918. Left, cover of a brochure produced by “Gio. Ansaldo e C.”, Genoa 1889. materiale ferroviario, e le aziende elettrotecniche di proprietà nazionale chiedono che sia esteso anche a loro. L’Ansaldo entra nel settore nel 1899, con lo Stabilimento Elettrotecnico diretto da Federico Pescetto, un ingegnere di formazione militare, specializzato presso l’Istituto Montefiore di Liegi e successivamente allievo di Ferraris e docente dell’Accademia militare di Torino: dal Montefiore provengono anche i suoi primi collaboratori, tra cui Achille Gaggia. Lo Stabilimento produce elettromeccanismi da montare sulle navi e altre apparecchiature destinate ai cantieri, soprattutto gru elettriche; la prima fornitura a una società elettrocommerciale riguarda due alternatori trifase per la Società Napoletana Imprese Elettriche. Nel 1904 la direzione dello Stabilimento Elettrotecnico passa a Vittorio Locarni, diplomato del Politecnico di Milano, sotto la cui direzione vengono fra l’altro brevettati un sistema elettrico di caricamento, elevazione e brandeggio per artiglierie navali, e un sistema elettrico di manovra dei timoni di sommergibili. Nella clientela elettrotecnica ansaldina la parte del leone tocca naturalmente alla Regia Marina: molto lavoro è svolto infatti per i cantieri del gruppo, dei quali la Marina italiana è il principale committente; tuttavia una parte della produzione è destinata anche ad altre aziende, come i cantieri navali Odero e Orlando, e i sommergibili San Giorgio. Lo Stabilimento Elettrotecnico Ansaldo non gode però di una piena autosufficienza tecnologica: molte componenti devono essere acquistate dalla concorrenza, in particolare tedesca (Aeg e Siemens-Schuckert). A fatica ma con costanza l’Ansaldo amplia comunque il proprio spazio di mercato, raggiungendo nel 1914 i 3 milioni annui di fatturato e i 616 addetti (erano 87 nel 1904). Il volano per la crescita dell’elettrotecnica Ansaldo è a Professor at the Military Academy in Turin. His first co-workers, including Achille Gaggia, also studied at Montefiore. The Stabilimento made electrical devices for ships and other equipment for building sites, most notably electric cranes. Its first commission for an electricity sales company was a pair of tri-phase alternators for the Società Napoletana Imprese Elettriche. In 1904, Politecnico di Milano graduate Vittorio Locarni took over management of the Stabilimento Elettrotecnico. Under his tutelage, patents were filed for an electric system for loading, elevating and traversing naval artillery, as well as an electrical system for actioning submarine rudders. By far the biggest client for Ansaldo’s electrical engineering was the Italian Royal Navy. The Italian navy was the largest customer for the group’s shipyards. Nevertheless, the company also supplied other companies: the Odero and Orlando shipyards, and San Giorgio submarines to name but two. However, technologically the Stabilimento Elettrotecnico Ansaldo was not a hundred percent self-sufficient: many parts had to be bought from the competition, especially from Germany (AEG and Siemens-Schuckert). Little by little, Ansaldo acquired great and greater market prominence. By 1914, the company had turnover of 3 million lire and employed 616 people (compared with eighty-seven in 1904). However, it was the First World War that drove Ansaldo’s electrical engineering growth, most notably through the industrial project designated the “Valle d’Aosta Electrical and Metal Production Programme”. In 1916, the Genoa-based group took over control of the mines at Cogne and the Buthier hydroelectric basin, as well as the Negri electricity company, and built an integrated industrial complex to generate large amounts of energy while manufacturing steel and high-quality alloys at its 73 La conquista della forza The Conquering of Power Diploma conseguito dalle Officine Galileo all’Esposizione Internazionale di Vienna, 1873. 74 però rappresentato dalla prima guerra mondiale e dal progetto industriale noto come “programma elettrosiderurgico valdostano”, che vede il gruppo genovese rilevare nel 1916 il controllo delle Miniere di Cogne e del bacino idroelettrico del Buthier, nonché della Società elettrica Negri, per realizzare un complesso industriale integrato per la produzione di grandi quantità di energia, di acciai all’altoforno elettrico e di ghise di qualità. Avviato nel 1916 dai Perrone, come chiave di volta nella loro visione dello sviluppo ansaldino, esso sarà poi condizionato dalle difficili vicende che portano alla crisi e al riassetto della grande azienda genovese, con l’uscita di scena degli stessi Perrone. Al di là di questi aspetti, comunque, il programma valdostano porta la rilevanza strutturale del settore elettrotecnico dentro l’Ansaldo ben al di là della produzione di elettromeccanismi strumentali alle esigenze della cantieristica e della realizzazione di macchinario elettromeccanico per committenze occasionali. A Genova è presente anche la San Giorgio: costituita nel 1905 come industria automobilistica, con un azionariato che vede in prima fila Attilio Odero, Giuseppe Orlando e Pietro Micheli (in rappresentanza dell’inglese Napier), l’azienda cambia del tutto settore nel 1907, in seguito alla crisi che colpisce il comparto auto; nel 1911 crea un primo reparto per la costruzione di macchinario elettrico ausiliario e strumenti per artiglierie navali, il cui destinatario naturale sono blast furnace. Initiated in 1916 by the Perrone family as the cornerstone of their vision for growing the company, the project was later impacted by challenging developments that led to the Genoese company going into crisis, undergoing restructuring, and the Perrone family being ousted. Regardless of these later developments, the Valle d’Aosta project put the electrical engineering industry at the structural heart of Ansaldo, where it became more important than manufacturing electrical devices for shipbuilding and electromechanical machinery on one-off commissions. The city of Genoa was also home to the San Giorgio company. Founded in 1905 as an automobile manufacturer, its main shareholders were Attilio Odero, Giuseppe Orlando and Pietro Micheli (representing the Napier company of England). The company swapped industries in 1907 after a downturn affected the motor industry. In 1911, it set up its first department for building auxiliary electrical machinery and naval artillery instruments for the nearby Odero and Orlando shipyards. The company’s parabola had much in common with the story of Ansaldo’s electrical engineering; as with Ansaldo, San Giorgio developed significant synergies that strengthened during the war when the Pubblicità della San Giorgio, 1928. San Giorgio advertising, 1928. i cantieri Odero e Orlando. La vicenda presenta significative analogie con quella dell’elettrotecnica Ansaldo, e come si è già visto vi è anche una forte complementarità con questa parte della produzione ansaldina, rafforzata durante la guerra dall’ingresso della San Giorgio nel campo dei sommergibili: la produzione di motori elettrici assume in questa fase grande rilievo. A un certo punto, d’altronde, anche la San Giorgio entrerà a far parte del gruppo Ansaldo. Fuori dal triangolo industriale operano invece le Officine Galileo di Firenze, nate da un’idea dell’astronomo e costruttore di strumenti Giovanni Battista Amici, realizzata nel 1866, dopo la sua morte, da Giambattista Donati e da Angelo Vegni, un ingegnere-imprenditore. L’ambiente culturale d’origine e il campo d’attività sono alla base del nome dell’azienda, che sorge come industria per la produzione di strumenti ottici di precisione, sotto la direzione tecnica di Donati: gli ottimi strumenti prodotti sono acquistati fra gli altri dagli osservatori di Arcetri, di Asiago e di Merate. Dopo la morte di Donati nel 1873 la produzione della Galileo si estende agli strumenti elettrici e di illuminazione; nel 1883 muore anche Vegni, che destina il proprio patrimonio alla creazione di un Istituto Agrario che porta il suo nome e che ne diviene erede. Anche la Galileo, peraltro, pur avendo alle sue dipendenze decine di operai (molto qualificati) è considerata più una scuola che uno stabilimento industriale. È per iniziativa dell’Istituto Agrario Vegni che nel 1896 l’azienda si trasforma in accomandita: socio accomandatario è Giulio Martinez, ingegnere ed ex ufficiale della Regia Marina, che ne assume la A diploma sent the Vienna International Exposition by the Officine Galileo, 1873. company entered the submarine industry and manufactured allimportant electric motors. Ultimately, San Giorgio was merged into the Ansaldo Group. Operating outside this industrial triangle, the Officine Galileo di Firenze was a company set up by Giambattista Donati and entrepreneur engineer Angelo Vegni to pursue an idea hatched by astronomer and instrument-builder Giovanni Battista Amici (who died in 1866). The company’s name reflects its cultural origins and field of endeavour: under Donati’s technical management, the manufacture of precision optical instruments. Among others, the company’s excellent instruments were purchased by observatories at Arcetri, Asiago and Merate. After Donati’s death in 1873, Galileo expanded into electric instruments and lighting. Vegni passed away in 1883, bequeathing his assets to an Agricultural College that took his name and became his legacy. Although it employed dozens of highly skilled workers, Galileo was considered more a school than an industrial plant. In 1896, the Vegni Agricultural College converted the company into a share partnership. Engineer and former Royal Italian Navy officer Giulio Martinez was appointed general partner and took over company management. At the turn of the twentieth century, the Vegni College completely withdrew from Galileo. The company continued to work on optical and geodetic instruments, and made a major push into the electrical engineering industry. Another man who hailed from the 75 La conquista della forza The Conquering of Power 76 direzione. All’inizio del XX secolo l’Istituto Vegni si ritira del tutto dalla Galileo, che pur continuando a lavorare nel campo degli strumenti ottici e geodetici, entra con decisione nel settore elettrotecnico: la direzione di questo reparto viene affidata a Luigi Pasqualini, anch’egli proveniente dai ranghi tecnici della Marina. Nel 1904 la Galileo produce telemetri, strumenti per misure elettriche, congegni per la manovra di cannoni e di timoni, e soprattutto è l’unica in Italia a costruire “proiettori di luce elettrica”. Molti di questi prodotti sono brevetti della stessa Galileo, e vengono esportati in tutto il mondo; alla vigilia della prima guerra mondiale gli sbocchi principali sono in Russia, Svezia, Norvegia, Danimarca e Brasile. La maggior parte della produzione è comunque destinata al mercato italiano, e il maggior cliente dell’azienda è la Regia Marina. Con la crisi del 1907 l’impresa si trasforma in una società per azioni, il cui controllo passa ai Cantieri Orlando di Livorno e alla Sade, con una consistente partecipazione anche della Marconi: la presidenza della Galileo viene assunta da Giuseppe Orlando, vicepresidenti Giuseppe Volpi e Guglielmo Marconi. La direzione tecnica dell’impresa resta nelle mani di Pasqualini. Da questo momento la crescita dell’azienda è costante: viene acquisita la ditta Dall’Eco, che produce apparecchi elettrotecnici ed elettroterapici per la clientela privata, e si inaugura una nuova officina a Rifredi; negli anni dal 1907 al 1914 la produzione aumenta di cinque volte. L’attività dell’azienda è di elevata qualità, e con una forte componente di innovazione: i brevetti della Galileo riguardano tra l’altro la Freno elettromagnetico Pasqualini. The Pasqualini electromagnetic brake. Dal 1902 al dopoguerra le Officine Galileo costruirono le più varie specie di macchine. Accanto, uno dei primi microscopi e un telegrafo da campo. Navy’s technical ranks, Luigi Pasqualini, was put in charge of this new department. In 1904, the company began manufacturing telemetry, electrical measurement instruments, and cannon and rudder-moving devices, as well as becoming Italy’s sole manufacturer of “electrical floodlights”. Many of these products were patented by the Galileo company and exported around the world; on the eve of the First World War, its main markets were Russia, Sweden, Norway, Denmark and Brazil. However, the lion’s share of its output was destined for the Italian market and its number one customer: the Royal Italian Navy. The company converted into a joint stock firm after the downturn of 1907, when it was taken over by Cantieri Orlando of Leghorn and the SADE company; Marconi also took a significant shareholding. Galileo’s new Chairman was Giuseppe Orlando; Giuseppe Volpi and Guglielmo Marconi served as Deputy Chairmen. However, Pasqualini was left in charge of the company’s technical management. From this moment onwards the company entered a period of constant growth. It took over Dall’Eco, a manufacturer of electrical engineering and electrical therapy devices for private customers, and opened a new factory at Rifredi. Between 1907 and 1914, the company’s output increased fivefold. From 1902 to the Second World War, Officine Galileo manufactured a wide variety of machinery. Alongside, one of the earliest microscopes and a field telegraph. manovra a distanza dei proiettori elettrici, commutatori differenziali per motori elettrici, perfezionamenti ai servomotori, trasmettitori di ordini. Si producono periscopi e proiettori, vengono effettuate ricerche in collaborazione con la Fiat e si dà inizio alla produzione in serie di fari per automobile; nel 1910, in seguito a un’intesa con la Submarine Co. di Boston, si avvia la costruzione di apparecchi di segnalazione sottomarina, con acquisto di brevetti. È appena il caso di segnalare la complementarità di questa attività con quella sviluppata di lì a poco dalla San Giorgio, e il collegamento tra le due aziende attraverso gli azionisti Orlando. Altri accordi, stipulati con Guglielmo Marconi e con la Wireless Telegraph Co., permettono di avviare nel 1911 la produzione di apparecchiature radiotelegrafiche, mentre nel 1915 inizia la produzione in serie di strumenti elettrici di misura in collaborazione con la Weston America. Cavi e turbine La Pirelli non è un’azienda elettrotecnica in senso stretto, forse, ma per la sua specializzazione produttiva nel comparto dei cavi e degli isolatori non può essere considerata al di fuori del nostro campo di interesse. Fondata nel 1872 da Giovanni Battista Pirelli, allievo di Giuseppe Colombo al Galileo’s premium, innovation-led products were predicated on patents for the remote moving of electric floodlights, differential switches for electric motors, and improvements to servomotors and order transmitters. The company made periscopes and floodlights, and, working with Fiat, tested and began to mass produce headlights for cars. In 1910, after striking a deal with the Submarine Co. of Boston, the company acquired patents and began making submarine signalling devices. It is worth noting the complementary nature of these activities with the field San Giorgio was soon to branch into, and the link between the two companies through the Orlando family. In 1911, the company entered into agreements with Guglielmo Marconi and the Wireless Telegraph Co. to start making radio telegraphy devices; in 1915, it began mass producing electric measuring devices in partnership with Weston America. Cables and Turbines Pirelli may not be an electrical engineering company per se, but it falls within our sphere of interest owing to its specialization in the 77 La conquista della forza The Conquering of Power 78 Politecnico di Milano, l’azienda nasce nel comparto chimico della gomma, dove il marchio Pirelli conosce un successo che prosegue ancora oggi. Già alla fine degli anni Settanta del XIX secolo, però, Pirelli ha capito che i cavi elettrici isolati possono essere decisivi per le sorti della sua impresa: glielo fanno pensare gli sviluppi del telefono e la presentazione dei primi modelli di trazione elettrica per ferrovie e tranvie, ma soprattutto la lampadina a incandescenza di Edison. Sono cavi Pirelli quelli che trasportano l’elettricità della centrale di Santa Radegonda alle lampadine che illuminano la prima della Scala in occasione del Capodanno 1883: una dimostrazione pubblica delle potenzialità dei nuovi sistemi elettrici ma anche un’iniziativa propagandistica diretta al cuore della borghesia produttiva milanese. Commenterà il “Corriere della Sera” del 1° gennaio 1884: “Coloro che si propongono di applicare l’illuminazione elettrica su grande scala nella nostra città hanno ottenuto iersera il più grande, il più serio, il più clamoroso successo”. Pirelli entra nell’azionariato Edison fin dall’inizio, e per un periodo sarà anche presidente della società; risale già a questa fase la collaborazione con la RichardGinori, la nota azienda toscana produttrice di porcellane, i cui azionisti hanno anche interessi in campo elettrico, e che accanto ai piatti di grande design produce isolatori per macchinari e linee elettriche. Fin dal 1886, con una commessa uruguayana per la città di Montevideo, la società mostra il proprio potenziale competitivo, che già prima della guerra mondiale porta alla costituzione manufacture of cables and insulators. Established in 1872 by Giovanni Battista Pirelli, who studied under Giuseppe Colombo at the Politecnico di Milano, the company initially worked in rubber chemistry, an industry in which the Pirelli brand established a name for itself that remains renowned to the present day. By the late 1870s, Pirelli had intuited that insulated electrical cables constituted an excellent new direction for the company. This was at the time when the telephone was developing and the first electrically-powered trains and trams were appearing, not to mention Edison’s incandescent lightbulb. The electricity that lit the La Scala theatre for its New Year’s Eve 1884 premiere ran over Pirelli cables from the Santa Radegonda powerstation. This very public demonstration of the potential of new electricity systems was a major marketing coup for the company with Milan’s well-to-do. On 1 January 1884, the “Corriere della Sera” wrote: “Last night, proponents of applying electrical lighting on a mass scale to our city scored the largest, most serious and most tremendous triumph.” Pirelli was one of the original equity holders in the Edison company of Italy; for a spell he served as the company’s Chairman. It was at this time that he began working with renowned Tuscan porcelain manufacturer Richard-Ginori, whose di controllate in varie parti del mondo. A dirigere il settore dei cavi Pirelli, che ha il suo centro nello stabilimento di via Ponte Seveso, c’è un giovane ingegnere: Emanuele Jona. Due sono i settori ai quali Jona dedica in prevalenza la sua attività di tecnico e di dirigente aziendale: i cavi telegrafici e telefonici, in particolare quelli sottomarini, e i cavi per l’alta tensione. Divide il suo tempo fra lo stabilimento di Ponte Seveso e la posacavi Città di Milano, che esegue la posa e la manutenzione dei cavi telegrafici sottomarini per i quali la Pirelli ha una convenzione col Ministero delle Poste. Eletto presidente dell’Associazione elettrotecnica italiana (Aei), fondata nel 1896 da Galileo Ferraris, Jona organizza, in occasione del congresso annuale dell’Associazione nel settembre 1906, una trasmissione dimostrativa di elettricità alla tensione di 200.000 volt; nello stesso anno realizza il primo cavo isolato subacqueo italiano per la trasmissione di energia, per portare fino a Rovereto l’elettricità prodotta nella centrale del Ponale, passando sotto il lago di Garda. Nel 1909 la Pirelli ottiene la commessa per i cavi destinati alla centrale elettrica della Ontario Power alle cascate del Niagara. Quando Jona nel 1919 muore nel naufragio della Città di Milano, affondata a Filicudi Fabbricazione di cavi di energia in uno stabilimento della Pirelli, fine Ottocento. Pubblicità della Pirelli, 1928. Manufacturing power cables at a Pirelli plant, late 1800s. Pirelli advertising, 1928. La prima nave posacavi “Città di Milano”. The “City di Milan”, the first cable-laying ship. shareholders were also interested in electricity, and who alongside their highend tableware made insulators for electric machinery and lines. Pirelli proved to be immediately competitive, as early as 1886 winning a commission for the city of Montevideo in Uruguay. Prior to the First World War, it had built up a network of subsidiaries around the world. A young engineer by the name of Emanuele Jona ran Pirelli’s cable operations, which were based at its Via Pone Seveso plant. Jona predominantly managed and ran the technical side of two sectors: cables for telegraphs and telephones, especially undersea cables, and highvoltage cables. He split his time between the Ponte Seveso plant and the Città di Milano cablelaying ship, which Pirelli used to lay and maintain undersea telegraph cables under licence from the Italian Postal Ministry. After being elected Chairman of the Italian Electrotechnical Association (AEI) – founded in 1896 by Galileo Ferraris – to mark the association’s September 1906 annual congress, Jona staged a demo electricity transmission of 200,000 volts. That same year, the company built the first Italian insulated underwater power transmission cable, carrying electricity generated at the Ponale powerstation under Lake Garda to 79 La conquista della forza The Conquering of Power Locandina pubblicitaria della Società Riva & C., 1910. 80 durante un’operazione di manutenzione cavi, il suo posto è preso da Luigi Emanueli; il nuovo dirigente è figlio di Leopoldo Emanueli, collaboratore di Jona a bordo della nave posacavi, anche lui vittima del naufragio. Al giovane Luigi si deve la creazione del cavo a olio fluido Pirelli (detto anche Cavo Emanueli), le cui prime installazioni commerciali risalgono al 1924, capace di portare corrente a una tensione superiore al milione di volt. Il successo è straordinario, e negli anni Venti e Trenta oltre alle forniture italiane la Pirelli venderà centinaia di km del suo nuovo cavo per le reti elettriche di New York, Chicago e Parigi, e per il collegamento tra Buenos Aires e La Plata. Nel 1944 Emanueli diverrà direttore generale della Pirelli. Un’altra importante industria milanese collegata al settore elettrico è la Riva, produttrice di turbine. Anche all’origine di questa società troviamo un ingegnere uscito dal Politecnico di Milano con una vocazione imprenditoriale: Alberto Riva. Dopo la laurea Riva lavora come rappresentante per l’Italia di alcune aziende meccaniche estere, tra cui la Socin & Wich di Basilea, che fabbrica turbine idrauliche. A questa attività commerciale il giovane ingegnere affianca dal 1886 la progettazione e la fabbricazione di macchinari, insieme al più esperto collega Ugo Monneret de Villard, laureato del Politecnico di Zurigo. Nel 1889 i due costituiscono una società in accomandita a nome di Riva, e rilevano l’officina Galimberti, di cui si servivano per le fabbricazioni. Poco dopo, la crisi del macchinario agricolo, che era la principale attività di Riva, favorisce la specializzazione Società Riva & C. advertising leaflet, 1910. the town of Rovereto. In 1909, Pirelli won a contract to build cables for the Ontario Power powerstation at Niagara Falls. In 1919, Jona perished when the Città di Milano sank off Filicudi on a cable maintenance trip. He was replaced by Luigi Emanueli, son of Leopoldo Emanueli, a man who had worked with Jona aboard the cable laying ship and also lost his life when the ship went down. Young Luigi went on to invent the Pirelli fluid oil cable (known as the Emanueli Cable). First commercially installed in 1924, this new cable could carry current at voltages of greater than a million volts. So successful was it that in the 1920s and 1930s, as well as supplying Italy’s needs, Pirelli sold hundreds of kilometres of its new cable to electricity networks in New York, Chicago and Paris, and for the connection between Buenos Aires and La Plata. In 1944, Emanueli became General Manager of the Pirelli company. Turbine-maker Riva was another major Milanese electricity industry player. Riva was founded by Alberto Riva, yet another entrepreneurial engineer who had studied at the Politecnico di Milano. After graduation, Riva worked as Italian agent to a number of non-Italian mechanical companies, including water turbine manufacturer Socin & Wich of Basle. Alongside this commercial work, in 1886 the young engineer began designing and manufacturing machines, working with a more experienced colleague Ugo Monneret de Villard, who had graduated from the Polytechnic of Zürich. In 1889, they set up a share partnership della ditta nel campo delle turbine idrauliche, per impulso di Monneret. Nel 1894 l’azienda si trasforma in Riva, Monneret & C., e avvia l’attività costruendo turbine Girard e Jonval, per poi passare alla fabbricazione di turbine Francis e Pelton. La società è molto attenta alla qualità del prodotto, registra numerosi brevetti nel campo delle turbine idrauliche, e realizza lavorazioni su misura per le esigenze specifiche del committente. Prima che volga il secolo la Riva Monneret ottiene dalla Siemens & Halske l’ordine per le turbine delle centrali di Castellamonte e Bussoleno (1895), dalla Edison la commessa per le turbine di Paderno (1896) e acquisisce una notorietà internazionale che la porta a fornire nel 1899 le turbine per la centrale della Hamilton Electric Light & Cataract Power sul lato canadese delle cascate del Niagara. Lo sviluppo della Riva è fortemente stimolato dalle costruzioni di centrali idroelettriche che durante il periodo giolittiano si moltiplicano, soprattutto nell’Italia settentrionale. Nei primi venti anni di attività vengono prodotti 1.600 impianti di turbine. Nel 1913 l’impresa, che ha sempre mantenuto un carattere spiccatamente familiare, si trasforma in società per azioni con la ragione sociale di Costruzioni Meccaniche Riva. Se nel periodo che va dal 1885 al 1917 l’Italia fabbrica al proprio interno l’85% delle turbine idrauliche installate nel paese, il merito va in gran parte proprio alla Riva. Forse anche per questo la società è molto attenta ai temi della cultura tecnico-scientifica: Guido Ucelli di Nemi, direttore generale della Riva e genero di Monneret, è tra l’altro il fondatore del Museo nazionale della Scienza e della Tecnica di Milano20. company. The Riva company took over a workshop from Galimberti to manufacture their designs. However, a downturn in the agricultural machinery industry soon after – Riva’s main market – prompted Monneret to reorient the company towards manufacturing water turbines. In 1894, the company changed its name to Riva, Monneret & C., and began building Girard and Jonval turbines, before moving on to manufacture Francis and Pelton turbines. The company was particularly attentive to product quality, filing a number of water turbine-related patents and doing custom work to cater to buyers’ specific needs. Before the century was out, Riva Monneret had won commissions from Siemens & Halske to build turbines for powerstations at Castellamonte and Bussoleno (1895), from the Edison company to make turbines for Paderno (1896), and by 1899 had won sufficient international standing to build turbines for the Hamilton Electric Light & Cataract Power powerstation on the Canadian side of Niagara Falls. Riva’s growth benefitted enormously from hydroelectric plant building under the Giolitti administration, which was booming in Northern Italy. During the company’s first twenty years it built 1600 turbine installations. In 1913, the company ceased to be family-owned and became a joint stock company with a new name: Costruzioni Meccaniche Riva. Between 1885 and 1917, Italy manufactured 85% of the water turbines installed in the country, and for the most part this was thanks to Riva. The company remained interested in technical and scientific ideas: Guido Ucelli di Nemi, Riva’s General Manager and Monneret’s son-in-law, went on to found the National Museum of Science and Technology in Milan.20 81 L’avvento dei sistemi elettrici regionali. Acqua, politica e sviluppo Quello tra le due guerre mondiali è il periodo in cui il sistema elettrico italiano raggiunge la maturità e assume la fisionomia che poi manterrà nei decenni centrali del Novecento. “Difficilmente – scrive nel 1916 Angelo Omodeo – piccoli produttori, limitati allo sfruttamento di un solo centro e forniti di ristretti mezzi tecnici e finanziari possono con successo esercitare l’industria elettrica, assicurare con opportune riserve servigi continui e regolari, soddisfare rapidamente alle richieste nuove del mercato, 82 Regional Electrical Systems: the Early Years. Water, Politics and Development Between the two world wars, Italy’s electricity system reached maturity and took on the shape it would maintain until mid-way through the twentieth century. As Angelo Omodeo wrote in 1916: “It is highly unlikely that small generators restricted to exploiting just one plant and equipped with limited technical and financial resources will be able properly to drive the electricity industry forward, ensuring regular and continuous service with sufficient reserves and catering rapidly to emerging market demand L’avvento dei sistemi elettrici regionali Regional Electrical Systems: the Early Years Regio Decreto “La nuova legislazione delle acque e l’elettricità in Italia e all’estero”, 7 luglio 1925. Royal Decree on “New legislation for waters and electricity in Italy and abroad”, 7 July 1925. 84 produrre economicamente. E ben presto i centri di produzione tecnicamente ed economicamente più importanti, meglio diretti od organizzati, prendono il sopravvento sui vicini, li assorbono o li distruggono, o trasformano facendone dei dipendenti. Le grandi società così formatesi allargano rapidamente i loro confini, la loro zona fino ad avere il dominio più completo e assoluto su intere regioni”. Il fenomeno è accelerato dall’elettrificazione dei processi industriali: “Le macchine a vapore, a gas povero, gli stessi più recenti motori a olio pesante, vanno ovunque cedendo il posto alla elettricità. [...] La guerra – prosegue ancora Omodeo – con l’aumentato prezzo del carbone e colla difficoltà dei trasporti, ha vinto molte riluttanze di industriali e ha fermato definitivamente molti impianti autonomi, favorendo ed accelerando il fenomeno. L’Italia, come ho detto, si è quindi venuta quasi dividendo in novelle province elettriche, coi confini ben delineati”. La classe dirigente italiana acquisisce così non solo la consapevolezza che “acqua” significa anche generazione elettrica, ma che con le tecnologie di trasporto dell’energia a grande distanza si può utilizzare la forza motrice lontano dal luogo di produzione, e al tempo stesso usare l’acqua per soddisfare le necessità locali. Per poter realizzare questi programmi è però necessaria una riforma della legislazione di settore: su questa base si realizza durante la guerra una singolare convergenza tra le industrie interessate alla produzione elettrica e un vasto movimento scientifico ed economico connotato in senso sia riformatore che nazionalista, a cui contribuiscono tanto la comunità scientifica quanto l’imprenditoria più dinamica e through economically-viable generation. It will not be long before technically and economicallylarger generating stations that are better run or better organized take over from their neighbours, absorbing them, destroying them or turning them into employees. The large companies to emerge from this process will rapidly expand their areas of operation until they have the fullest and most absolute dominion over entire regions.” This phenomenon accelerated as industrial processes underwent electrification: “Machinery powered by steam, lean gas and even more recently heavy oil engines are giving way to electricity everywhere…” writes Omodeo. “With the rise in the price of coal and transport problems, electricity has overcome industrialists’ reticences and led to the definitive shutdown of many independent plants, encouraging and accelerating the phenomenon. As I have noted, l’interventismo di sinistra. Lo sfondo di questo movimento è il riconoscimento, facilitato dalle contingenze della guerra, dello stretto rapporto tra scienza e mondo produttivo, che spinge alla collaborazione ricercatori, tecnici e manager soprattutto nei comparti più dinamici, come l’elettrico e il chimico. Il 1916 è l’anno di svolta del dibattito sul tema delle acque: la Società italiana per il progresso delle scienze (Sips) dedica in gran parte a questioni idrauliche il suo ottavo congresso. Sempre nell’ambito dell’incontro della Sips il Gruppo nazionale di azione economica rende noto il rapporto “Il problema idraulico e la legislazione sulle acque”, con interventi dell’economista agrario Ghino Valenti (“Le ragioni economiche di un nuovo regime delle acque”), del giurista Vittorio Scialoja (“La legislazione sulle acque”), e di Angelo Omodeo (“Nuovi orizzonti dell’idraulica italiana”). “La trasformazione e sistemazione di un bacino idraulico – scrive Ghino Valenti – rappresenta una impresa eccezionalmente democratica e progressiva, e tale è non soltanto nella parte principale dell’opera, ma ancora nei suoi accessori e nelle sue conseguenze igieniche ed economiche, quali sono i rimboschimenti, la diminuzione delle piene, dei franamenti e delle corrosioni, e la bonifica dei terreni paludosi. In brevi parole, la sistemazione idraulica integrale della regione compresa in un bacino Traino del collettore per l’impianto di Campovolturno, 1916. Transporting a collection drain for the Campovolturno plant, 1916. Italy is more or less split up into well-delineated new electric provinces.” Italy’s ruling class became aware that “water” could generate not just electricity, but with the technology to carry power over long distances that power could be used far from where it had been generated, all the while exploiting the water for local needs. To implement this programme meant reforming the industry’s legal framework. During the war, interests singularly converged, bringing together the scientific community, dynamic entrepreneurs and left-leaning interventionism to generate electricity as part of a broad scientific and economic consensus in pursuit of reform and nationalism. In dynamic industries like electricity and chemicals, scientists, industrialists, researchers, engineers and managers all worked together as they acknowledged the contingencies of war. The tide of debate about water finally turned in 1916, when the Società italiana per il progresso delle scienze (SIPS) dedicated much of its eighth Congress to water-related issues. At that same SIPS Congress, the National Economic Action Group issued a report entitled “The Water Issue and Water Legislation”. Speeches were heard 85 L’avvento dei sistemi elettrici regionali Regional Electrical Systems: the Early Years 86 imbrifero permetterebbe di raggiungere un complesso di vantaggi, una somma di utilità, che con opere o trasformazioni singolari e indipendenti l’una dall’altra non sarebbe possibile conseguire. E basta questo perché ciascuno debba convincersi della necessità di una riforma della legislazione sulle acque, che è condizione sine qua non della soddisfazione di un così alto interesse”. Le ragioni esposte da Valenti costituiscono il contesto teorico del decreto luogotenenziale del novembre 1916 con cui Ivanoe Bonomi, ministro dei Lavori Pubblici nel governo Boselli, riforma la legislazione sulle acque. La riforma riconosce tra l’altro che l’utilizzo delle acque pubbliche deve essere guidato dell’interesse collettivo, abolendo il criterio di priorità cronologica per le concessioni, sostituito dalla valutazione comparativa dei progetti degli aspiranti concessionari per la razionale utilizzazione del bacino. Altri punti del decreto pongono le premesse normative per un possibile futuro passaggio degli impianti from agrarian economist Ghino Valenti (“Economic motives for a new approach to water”), jurist Vittorio Scialoja (“Water-related legislation”), and Angelo Omodeo (“New Horizons for Italian water”). Ghino Valenti wrote: “Converting and building a water basin is an exceptionally democratic and progressive endeavour, not just the main process but its ancillary works and impact on hygiene and the economy, including the replanting of land, reducing the number of floods, landslides and erosion, and draining marshy terrain. To cut a long story short, fully sorting out a catchment basin brings a whole raft of benefits, an ensemble of useful advantages that it would be impossible to achieve simply by undertaking individual, independent works. This is enough for everybody to realize the need for water legislation as the sine qua non of achieving such an overarching interest.” Valenti’s words echoed the theoretical reasoning behind a Lieutenant’s Decree dated November idroelettrici allo Stato, con indennizzo ai concessionari; è noto, peraltro, che l’evoluzione del quadro politico postbellico andrà in tutt’altra direzione, e anche la nazionalizzazione idroelettrica di Bonomi, come già quella di Nitti, non avrà alcun seguito. Presidente del Consiglio Superiore delle Acque, che ha un ruolo cruciale nell’assegnazione delle concessioni di bacino, è nominato il fisico Orso Mario Corbino: dopo essere stato chiamato dall’Università di Roma per le sue doti non comuni di ricercatore nel campo della nuova fisica, Corbino era stato designato, per intervento del collega Giovanni Giorgi (uno dei padri del sistema delle misure elettriche), consigliere di amministrazione dell’Acea, l’azienda elettrica municipale del Comune di Roma. Era così divenuto un esperto di questioni tecnicoscientifiche dell’industria elettrica, e aveva stabilito un solido legame personale anche con l’amministratore delegato della Edison, Giacinto Motta. Sarà lui, dunque, a guidare la prima 1916 in which Boselli administration Minister of Public Works Ivanoe Bonomi reformed the Water Act. Among other things, the reform acknowledged that the use of public water had to be in the public interest, abolishing the criterion of the chronological precedence of concessions and replacing it with a comparative assessment of projects submitted by aspiring concession-holders to use the basin rationally. The decree also provided the legislative basis for a potential future transition to state-owned hydroelectric plants, including indemnification of concession holders. However, Italy’s post-war political situation went in a different direction, and the hypothetical hydroelectric nationalization mooted by Bonomi suffered the same fate as Nitti’s and was never implemented. Physicist Orso Mario Corbino was appointed Chairman of the Superior Water Works Council, which played a key role in allocating basin concessions. After winning a post at the University of Rome for his rare skills in researching new boundaries in physics, Corbino got the nod from colleague Giovanni Giorgi (one of the founding fathers of the electricity management system and a Board member Impianto idroelettrico del Maira. Progetti della centrale di Ponte Marmora San Damiano, 1919. The Maira hydroelectric plant. Designs for the Ponte Marmora San Damiano power station, 1919. 87 L’avvento dei sistemi elettrici regionali Regional Electrical Systems: the Early Years attuazione del decreto Bonomi: un ruolo che richiede non solo competenza tecnica ma anche grandi capacità politiche; lo si vedrà bene nel 1921, quando Corbino lascerà l’incarico per diventare ministro dell’Istruzione Pubblica in un governo presieduto dallo stesso Bonomi. 88 Nominato senatore per i suoi meriti scientifici, Corbino viene da una famiglia di liberali (è fratello dell’economista Epicarmo) e non aveva appoggiato il movimento fascista. Desta quindi stupore che nel luglio 1923 accetti l’incarico di ministro dell’Economia Nazionale nel governo Mussolini. Dopo le dimissioni da ministro, nel luglio 1924, continuerà ad avere la fiducia del Duce sui temi dell’elettricità e delle telecomunicazioni. Il suo ruolo politico gli permetterà di promuovere, all’interno dell’Istituto di Fisica dell’Università di Roma, la nascita e le attività del gruppo di Enrico Fermi. Sarà Corbino ad accreditare presso gli ambienti governativi e l’opinione pubblica italiana, già negli anni Venti, le possibili applicazioni delle ricerche sul nucleo atomico. Egli vede con chiarezza le future implicazioni delle tecnologie nucleari in campo medico e nel settore dell’energia, e spingerà Fermi e i suoi collaboratori a brevettare i propri risultati. La prima guerra mondiale accelera i processi di concentrazione delle imprese elettriche. Ancora una volta ne dà lucida testimonianza Omodeo: “Il trasporto e la distribuzione della energia a distanza – scrive nel 1922 – ha affermato il principio della produzione accentrata, collettiva della forza. Di qui il sorgere di una serie numerosa di organismi tecnici od economici che avevano da prima la loro sfera di azione in un comune, fra un gruppo limitato di utenti, che dopo cogli accordi indispensabili, le fusioni, l’assorbimento dei più deboli da parte dei più of the Rome municipal electricity company ACEA). It was thus that Corbino trained to become an expert in electricity industry technical and scientific issues, and developed a solid personal association with Edison General Manager Giacinto Motta. Corbino was to be responsible for piloting the initial implementation of the Bonomi decree, a role requiring not just technical but also great political skills. This he showed amply in 1921, when he left the post to become Minister of Public Education in the Bonomi government. Corbino, who was later named a senator for his scientific achievements, hailed from a family of liberals (his brother Epicarmo was an economist) and did not support the Fascist movement. It was therefore a great surprise when he was appointed to the post of Minister of the National Economy under the Mussolini government in July 1923. Even after he resigned as Minister in July 1924, Mussolini continued to trust his judgement on electricity and telecommunications. He used his political clout to help promote the foundation and work of Enrico Fermi and his team at the Institute of Physics at the University of Rome. Even in the 1920s, Corbino walked in government circles and informed public opinion in Italy about the potential applications of research into splitting the atom. He clearly saw the future implications of nuclear technologies in medicine and energy generation, and he strongly advised Fermi and his team to patent their results. The First World War led to a series of mergers and acquisitions among electricity firms. Once again, Omodeo succinctly summed up the situation. In 1922 he wrote: “Carrying and distributing energy over distance has sanctioned the principle of centralized, collective energy generation: the establishment of a great number forti, e più che tutto per la creazione degli impianti idraulici sempre più grandi perché più economici, e quindi colla produzione di energia sempre più accentrata, diventarono man mano a un dipresso circondariali, provinciali, fino a costituire l’attuale sistema complesso della regione elettrica, non ancora completamente organico, rassodato: ma che già preconizza quello della nazione”. Il sistema non è perfetto: “Risente – prosegue Omodeo – di questa laboriosa e pur rapida crescita, risente sopratutto dei criteri iniziali individualisti e particolaristi con cui le aziende, oggi diventate organi di un tutto che dovrebbe essere armonico e razionale, nacquero armate a difesa contro il vicino concorrente, col quale dalla ferrea necessità della tecnica accentratrice dovettero ben presto essere fuse”. È in tale contesto che i sistemi regionali italiani raggiungono quella configurazione tecnica e societaria che conserveranno fino alla nazionalizzazione. Gli interessi in gioco sono Disegni tratti dal progetto esecutivo realizzato da Angelo Omodeo per la centrale elettrica del Matese, 1922. Drawings from Angelo Omodeo’s executive plan for the electric power station at Matese, 1922. of technical or economic bodies whose initial sphere of action was common, among a limited group of users, prior to key agreements and mergers, the absorption of weaker entities by stronger entities, and more than anything else the establishment of larger and larger hydro plants because they are more economical, leading to increasingly centralized energy generation, initially at district and then provincial level, until we reached the current complex system of electricity regions that, though not yet wholly organic and established, prefigures a national approach.” The system was not, however, perfect. Omodeo continues: “There have been repercussions from this laborious if rapid growth, particularly the initially individualistic and partial criteria deployed by the companies that today have become emanations of an ensemble that should be harmonious and rational, but which grew up armed to defend themselves against adjacent competitors, even if, owing to the inescapable need to centralize, they soon enough soon had to amalgamate with one another.” Italy’s regional systems evolved into their technical and corporate shape – one that they 89 L’avvento dei sistemi elettrici regionali Regional Electrical Systems: the Early Years Orso Mario Corbino assunse la direzione de “L’Energia Elettrica” nel 1928. 90 enormi e di difficile composizione, anche per l’intreccio, dal 1924-1925, tra interessi elettrici e concessioni telefoniche. Questi conflitti si protrarranno fino alla seconda metà degli anni Venti, e in essi avranno un ruolo centrale le due “banche miste”, cioè la Banca Commerciale e il Credito Italiano. A rendere il quadro più complesso concorrono il fallimento della Banca Italiana di Sconto, le difficoltà del Banco di Roma e la crisi del gruppo Ansaldo, che tra il 1918 e il 1922 hanno avuto uno stretto rapporto con la Edison. Risale a questo periodo, cessato l’apporto tedesco che aveva avuto un ruolo di primo piano fino alla guerra, l’ingresso sulla scena elettrica italiana dei capitali di rischio statunitensi. Gli immobilizzi richiesti dalla realizzazione di impianti idroelettrici sono enormi: ed è qui che svolge un ruolo essenziale Alberto Beneduce, un tecnico di ascendenza nittiana. Formatosi come matematico in campo statistico-attuariale, Beneduce aveva lavorato presso la Direzione Generale di Statistica del Ministero di Agricoltura Industria e Commercio, dove aveva curato gli studi sulla mortalità della popolazione dopo il censimento del 1901. Nitti lo aveva chiamato, su segnalazione di Giorgio Mortara e Vittorio Stringher, a dirigere il primo censimento industriale, nel 1911. Alberto Beneduce. Alberto Beneduce. would retain until nationalization – following this process. The potential interests were enormous and hard to unravel, especially after the 1924/1925 combination of electricity interests and telephone concessions. Skirmishes continued until the late 1920s; a pair of “mixed banks” – Banca Commerciale and Credito Italiano – played lead roles in this. The situation became even more complex following the collapse of the Banca Italiana di Sconto, the difficulties experienced by Banco di Roma and the crisis at the Ansaldo Group, which worked closely with the Edison company between 1918 and 1922. US venture capital flowed into Italy during this period, taking over from the German influence that had prevailed prior to the war. Huge investments were required to build hydroelectric plants. A key role in all of this was played by Alberto Beneduce, an engineer who came to prominence under Nitti. After training as a statistical and actuarial mathematician, Beneduce worked at the General Directorate of Orso Mario Corbino became editor in chief of “L’Energia Elettrica” in 1928. Apprezzate le doti tecniche e l’intelligenza politica di Beneduce, gli aveva poi affidato l’organizzazione dell’Istituto Nazionale delle Assicurazioni, sorto nel 1912-1913 per sottrarre al dominio delle compagnie di assicurazione estere il mercato italiano delle polizze vita, e ampliarne le dimensioni promuovendo questa forma di risparmio presso le classi popolari. Forte dei successi ottenuti e delle relazioni personali allacciate con altri componenti dell’establishment giolittiano, Beneduce aveva poi intrapreso la carriera politica, ed era stato ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale nel governo Bonomi del 1921-1922, lo stesso in cui Corbino era ministro dell’Istruzione. Benché avesse avversato il governo fascista fin dopo la crisi Matteotti del 1924, Beneduce sarà chiamato a collaborare alla soluzione dei gravi problemi che il Paese deve affrontare, per le sue particolari capacità nel settore del finanziamento industriale. Divenuto presidente della Bastogi nel 1926, Beneduce svolge un ruolo centrale nella sistemazione dei rapporti tra le società elettriche. Dopo aver guidato la formazione dell’Istituto per il credito alle imprese di pubblica utilità (Icipu), che ha una funzione essenziale nel finanziamento degli impianti idroelettrici, Beneduce diviene il più Statistics at the Ministry of Agriculture, Industry and Trade, where he supervised population mortality research after the 1901 Census. On the recommendation of Giorgio Mortara and Vittorio Stringher, Nitti hired Beneduce to run Italy’s first industrial Census in 1911. A fan of Beneduce’s engineering abilities and political intelligence, Nitti put him in charge of organizing the National Institute of Insurance, founded in 1912/13 to counter the dominion of foreign insurance companies over Italy’s life policy market, and to expand the market by promoting this form of savings among workers. Building on the success he achieved and personal relationships with other members of the Giolitti establishment, Beneduce decided to go into politics; he became Minister of Labour and Social Welfare under the Bonomi government in 1921-1922, in which Corbino served as Minister of Education. Although he opposed the Fascist government after the 1924 Matteotti crisis, Beneduce was asked to help find a solution to the serious problems facing the country owing to his track record in industrial financing. After being appointed Chairman of Bastogi in 1926, Beneduce played a key role in smoothing out relations among the electricity companies. He helped set up the Institute for Loans to Public Utility Companies (ICIPU), which was to play a key 91 L’avvento dei sistemi elettrici regionali Regional Electrical Systems: the Early Years accreditato consigliere economico di Mussolini, che si affida a lui per risolvere le conseguenze provocate dalla crisi del 1929 sul sistema finanziario italiano. Sarà lui il regista dei salvataggi bancari del 1931-1933, resi necessari proprio dalla commistione tra interessi bancari e attività elettriche, e dall’eccessiva esposizione verso i grandi gruppi; sarà poi il fondatore dell’Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI), attraverso cui lo Stato giungerà a controllare direttamente una parte rilevante del sistema industriale italiano, e successivamente uno dei padri della riforma bancaria che nel 1936 abolirà le banche miste. 92 I bacini alpini e il triangolo industriale La Edison è capofila nel consolidamento e nella tutela di un zona commerciale che ha il suo centro nevralgico in Lombardia. Nel trentennio 1884-1914 le strategie della società consistono da un lato nella prevenzione di ogni possibile concorrenza sul mercato milanese, dall’altro in una decisa opzione idroelettrica, sancita dalla costruzione della centrale di Paderno, che lascia al termoelettrico una funzione puramente integrativa. Sotto la guida di Carlo Esterle dal 1896, la Edison si caratterizza soprattutto come una società di distribuzione, che in parte produce direttamente energia e in parte ne acquista da altri produttori: questi sono spesso società partecipate dalla Edison stessa, che in tal modo Lavori per lo sbocco della prima galleria con montacarichi per sollevamento e trasporto, Paderno 1896. Work on the exit to the first tunnel, with hoists to lift and carry loads, Paderno 1896. role in funding hydroelectric installations, and then became Mussolini’s most trusted economic adviser; Mussolini turned to him to tackle the repercussions of the 1929 crash on Italy’s financial system. Beneduce was behind the 1931/1933 bank bailouts required to resolve cross-interests between banks and electricity companies and excess exposure towards major corporations. He would go on to found the Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI), through which the State directly took over control of a significant proportion of Italy’s industrial system; he subsequently went on to become one of the fathers of banking reform which in 1936 put an end to the mixed banks. Alpine Basins and the Industrial Triangle The Edison company led the way in consolidating and protecting a commercial area focused on Lombardy. Over the thirty-year period from 1884 to 1914, the company’s strategy was to prevent any potential competition on the Milan market. After obtaining permission to build the Paderno powerstation, the company pursued hydroelectrics, reserving thermoelectrics purely as back-up. Managed by Carlo Esterle from 1896 riesce a procurarsi con investimenti limitati l’elettricità da commercializzare. Anche dopo la nascita dell’Azienda Elettrica Municipale di Milano, nel 1910, la Edison continua a controllare il mercato locale, dando vita a un duopolio con l’azienda pubblica. Negli anni immediatamente precedenti alla guerra la società aveva modificato parzialmente queste strategie, cominciando a trasformare le proprie partecipazioni in quote di controllo. Negli anni della guerra, caratterizzati da un forte incremento della domanda per consumi industriali e da una ripresa degli utili, la società torna a investire negli impianti di produzione idroelettrica. Nei primi anni del dopoguerra, infine, passata sotto la guida di Giacinto Motta, la Edison diviene protagonista di un processo di concentrazione che ne fa non solo una holding finanziaria ma anche, attraverso le sue controllate, il capofila industriale di un insieme di centrali e di reti di distribuzione che coprono tutta la Lombardia e buona parte della Liguria. Facevano capo ad essa non solo gli impianti sorti sull’Adda, ma anche quelli sul Brembo, sul Toce e sull’Adamello, per non menzionare che i più importanti. Dopo una serie di investimenti nel Veneto, in Liguria e in Piemonte, la Edison dovrà però limitare i propri programmi di espansione territoriale, che puntavano soprattutto verso ovest. Questa revisione strategica va inquadrata negli accordi tra le principali società elettriche per la definizione di zone commerciali, anche per impulso delle istituzioni finanziarie che sostengono il comparto (Banca onwards, the Edison company was above all a distribution business that partially generated its own power and bought in the rest from other generators – often companies in which Edison itself held a stake, thereby allowing it to obtain the electricity it sold without having to make overly large investments. After Milan’s municipal electricity company (Azienda Elettrica Municipale di Milano) was founded in 1910, Edison continued to control the local market as a duopoly with the publicly-owned company. In the years running up to the Second World War, the company partially modified its strategy and began converting its equity holdings to take controlling stakes. During the war years, characterized by a large increase in demand for industrial consumption and a return to profit, the company resumed investment in hydroelectric generation plants. Immediately after the war, with Giacinto Motta installed at the helm of the company, Edison became a lead player in the process of concentration that turned it into a financial holding company and, through its subsidiaries, the industrial parent company of a group of power stations and distribution networks covering the whole of Lombardy and a significant part of Liguria, running installations on the Adda, Brembo, Toce and Adamello to mention just the largest. After making a series of investments in the regions of Veneto, Liguria and Piedmont, Veduta della centrale di Robbiate, sull’Adda, entrata in funzione nel 1914. View of the Robbiate power station on the Adda, which began operating in 1914. 93 L’avvento dei sistemi elettrici regionali Regional Electrical Systems: the Early Years 94 Commerciale, Credito Italiano e Bastogi). Così, nella seconda metà degli anni Venti, l’azienda milanese, pur realizzando un saldo controllo sulla Lombardia e sulla Liguria, deve accettare una definizione condivisa delle aree di produzione e commercializzazione, con la Società adriatica di elettricità (Sade) a est, con la Società idroelettrica Piemonte (Sip) a ovest, con la Società elettrica ligure-toscana (Selt) sul versante tirrenico centrale e con l’Unione esercizi elettrici (Unes) su quello adriatico. Queste società sono le capofila dei processi di consolidamento nelle rispettive aree. La confinante a est della Edison trae la sua origine dalla Società italiana per l’utilizzazione delle forze idrauliche del Veneto, meglio nota come “Cellina”, dal nome del torrente e della valle friulana in cui aveva insediato i propri impianti di produzione. La Cellina aveva stipulato nel 1902 una convenzione col comune di Venezia per l’esercizio di un impianto di distribuzione elettrica per l’illuminazione e la forza motrice. Nel 1904 l’esercizio era stato esteso al Lido e alla Giudecca, e la Cellina aveva rilevato dalla Edison la centrale termoelettrica costruita a Venezia nel 1889. Attorno a questo nucleo iniziale sorge nel 1905 la Sade, col concorso dell’imprenditoria raccolta attorno alla Cellina (grandi proprietari di nobili origini con vocazione industriale, come Niccolò Papadopoli, Piero Foscari e Ruggero Revedin, e tecnici come Roberto Paganini e Aristide Zenari), del finanziere Giuseppe Volpi, e della Banca Commerciale Italiana. Nel 1908 la Sade mette mano ad alcuni impianti nel bacino Cismon-Brenta, con la partecipazione iniziale della Edison. La diga dell’impianto del Cellina. The dam at the Cellina plant. Edison was forced to reign in its territorial expansion plans, especially to the West. The company undertook a strategic review as a result of agreements between major electricity companies to outline sales areas, in part at the behest of financial institutions that funded the industry (Banca Commerciale, Credito Italiano and Bastogi). In the late 1920s, despite its firm hold on Lombardy and Liguria, the Milanese company had to accept an agreement on areas of generation and sales with the Società adriatica di elettricità (SADE) to the East, the Società idroelettrica Piemonte (SIP) to the West, the Società elettrica ligure-toscana (SELT) along the Central Tyrrhenian coast, and the Unione esercizi elettrici (UNES) along the Adriatic coast. In each of their respective areas, these companies led the process of consolidation. The company to Edison’s east evolved out of the Società Italiana Per L’utilizzazione Delle Forze Idrauliche Del Veneto (a company better known as “Cellina”, the name of the Friuli river valley where its generating plants were based). In 1902, Cellina entered into an agreement with the City of Venice to run an electricity distribution plant for lighting and transport power. In 1904, the company expanded its operations to the Lido and Giudecca; Cellina also took over the thermoelectric power station Edison had built in Venice in 1889. The SADE company grew out of this initial core in 1905, as entrepreneurs grouped around Cellina (major landowners of noble origin with an interest in industry, for example Niccolò Papadopoli, Piero Foscari and Ruggero Revedin, along with engineers Roberto Paganini and Aristide Zenari), as well as financier Sezione della centrale termoelettrica di Venezia Marghera e, a sinistra, il montaggio di una caldaia Borsig, 1927. A section of the thermoelectric power station at Venice Marghera and, left, assembly of a Borsig boiler, 1927. Nello stesso periodo la società veneta comincia anch’essa a trasformarsi gradualmente in holding, con una serie di operazioni finanziarie miranti a integrare produzione e distribuzione in tutto il Triveneto: nel primo dopoguerra, accanto alla Cellina, acquisisce la Società idroelettrica veneta e la Società elettrica Milani. Con queste operazioni passano sotto il suo controllo il bacino dell’alto Adige e quello del Piave, col lago di Santa Croce. A partire dal 1917, intanto, vengono avviati il polo industriale e l’infrastruttura marittima di Porto Marghera, che vedono coinvolti interessi imprenditoriali presenti anche nella Sade: questa iniziativa, ovviamente, è un volano importante per lo sviluppo del gruppo elettrico. Al termine di questa fase, il cuore della crescita Sade si localizzerà nel bacino del Piave, coi sistemi idroelettrici del Piave-Santa Croce, PiaveAnsiei e Piave-Boite-Maè-Vajont. In questo contesto territoriale va ricordata la vicenda dell’Ente Adige-Garda, sorto nel 1921 come azienda di diritto pubblico per iniziativa Giuseppe Volpi and the Banca Commerciale Italiana. In 1908, SADE got its hands on several plants in the Cismon-Brenta basin, in which Edison had originally held equity. During the same period, the Veneto-based company began gradually converting to a holding company through a series of financial operations that integrated generation and distribution across the Triveneto area. In the aftermath of the First World War, acting in concert with Cellina the company purchased the Società Idroelettrica Veneta and Società Elettrica Milani. This brought the Alto Adige and Piave basins, including Lake Santa Croce, under its control. In 1917, work began on building an industrial complex and maritime infrastructure at Porto Marghera, involving business interests that also had a stake in SADE: this venture was, it goes without saying, a major driver for development at the electricity group. By the end of the period, SADE’s main area of growth was the Piave basin where it had hydroelectric systems at Piave-Santa Croce, PiaveAnsiei and Piave-Boite-Maè-Vajont. One development was called the Ente AdigeGarda. Established in 1921 as a company governed by public law to operate ventures in the 95 L’avvento dei sistemi elettrici regionali Regional Electrical Systems: the Early Years delle province di Bologna, Mantova, Modena e Verona, col concorso dei diversi comuni e della Camera di Commercio di Verona. L’Ente doveva sfruttare i bacini dell’Adige e del Garda, e in particolare il torrente Ponale e il Lago di Ledro. Sarà questa azienda interprovinciale a realizzare, tra l’altro, la centrale di Riva del Garda (1929), importante sia sotto il profilo produttivo che sotto quello costruttivo. Lo sviluppo dell’ente incontra molte difficoltà, giuridiche ma soprattutto politiche, legate anche alle ricorrenti campagne di stampa promosse dalla Edison e dalla Sade, talvolta con l’appoggio di qualche municipalizzata minore che ne teme la concorrenza. Difeso a lungo da Mussolini, l’Ente Adige-Garda sarà infine sciolto nel 1932, e dopo la sistemazione delle partecipazioni elettriche dell’Iri, i suoi impianti saranno ceduti ai due gruppi elettrici privati. 96 Assai più difficile è la definizione dei confini della zona Edison verso ovest, dove opera la Sip, guidata da un gruppo di imprenditori con un progetto di sviluppo che dopo la guerra rivela una forte vocazione all’espansione e alla diversificazione, sia in senso industriale che in senso territoriale. Alle origini della Sip vi è la Società industriale ed elettrochimica di Pont Saint Martin, sorta per iniziativa della finanziaria Continentale, collegata alla Schuckert, e con l’appoggio del Credito Italiano. L’originario programma elettrochimico dell’azienda è presto accantonato per difficoltà congiunturali e legislative, e già prima della guerra la società orienta il proprio sviluppo verso il settore idroelettrico. La guerra determina poi l’allontanamento dall’azienda dei consiglieri e dei capitali tedeschi, aprendo lo spazio per il rafforzamento dei gruppi finanziari italiani, che non solo assumono il controllo della società, ma entrano in conflitto tra loro. Raffigurazione grafica della produzione di energia termica e idraulica del Gruppo Sip dal 1920 al 1937. provinces of Bologna, Mantua, Modena and Verona, it had support from a number of municipalities and the Verona Chamber of Commerce. The interprovincial body was set up to exploit the Adige and Garda basins, specifically on the River Ponale and Lake Ledro, and to pursue building projects including the Riva del Garda power station (1929), which was important both for how much power it generated and the construction work involved. The body’s expansion was, however, held back by legal and above all political difficulties as the result of an ongoing press campaign backed by Edison and SADE, on occasion with support from smaller municipal-run companies fearful of the competition. Defended for a long time by Mussolini, the Ente Adige-Garda was in the end wound up in 1932, when IRI’s electricity holdings were reorganized; its plants were subsequently sold off to the two private electricity groups. The question of settling the borders to the west of Edison’s patch proved to be far more challenging. Here the competition came in the form of SIP, a company led by a group of businessmen whose post-war business plan was very much expansion-led, focusing on both industrial and territorial diversification. SIP grew out of the Società Industriale ed Elettrochimica di Pont Saint Martin, which had originally been founded by financial holding company Continentale (associated with Schuckert) with backing from Credito Italiano. The company abandoned its original electrochemical strategy as a result of economic circumstances and legislative difficulties. Before the First World War, the company moved into the hydroelectric industry. The War led to the company losing its German directors and capital, which allowed Italian financial groups to strengthen their hand; they Nel contesto dei processi di concentrazione che interessano il settore idroelettrico, infatti, la Banca Commerciale e la Società Nazionale per lo Sviluppo delle Imprese Elettriche (in cui era interessata anche la Edison) tentano di acquisire il controllo della Pont Saint Martin, provocando la reazione dei soci piemontesi. Un gruppo di industriali biellesi, guidato da Eugenio Rivetti e Giuseppe Besozzi, con un manager tecnico di grande esperienza, Gian Giacomo Ponti, riesce a conquistare la maggioranza azionaria: nell’agosto 1917 Ponti diviene amministratore delegato della società, e nell’aprile 1918 questa cambia la ragione sociale in Società Idroelettrica Piemonte; la sede legale è trasferita da Milano a Torino, e la presidenza è assunta da Dante Ferraris, già vicepresidente della Fiat e in seguito presidente dell’Eiar. La società rifiuta poi un accordo proposto da Ettore Conti, già presidente della Pont Saint Martin, che avrebbe risolto i problemi di approvvigionamento della Sip evitandole onerose immobilizzazioni di capitale, ma ne avrebbe limitato i progetti di espansione. Nella strategia di Ponti la Sip, come holding idroelettrica, deve avere il coordinamento tecnico e finanziario delle aziende produttrici e distributrici del gruppo, che dovrebbero mantenere funzioni distinte. A tale scopo, la società torinese realizza una serie di acquisizioni strategiche (Società elettrica Alta Italia, Società per le forze idrauliche del Moncenisio, Società idroelettrica del Monviso, e Società idroelettrica piemontese-lombarda Ernesto Breda), che tra il 1919 e il 1922 la portano a controllare tutti i bacini del Piemonte. Restano fuori dal suo controllo gli impianti di produzione valdostani A graphical representation of SIP Group thermal and hydraulic power generation from 1920 to 1937. took over control of the company before falling out with one another. As the hydroelectric industry entered a period of consolidation, the Banca Commerciale and Società Nazionale per lo Sviluppo delle Imprese Elettriche (in which Edison held an interest) attempted to take over control of Pont Saint Martin, provoking a reaction from its shareholders in Piedmont. A group of Biella industrialists led by Eugenio Rivetti and Giuseppe Besozzi teamed up with highlyexperienced technical manager Gian Giacomo Ponti to acquire a majority shareholding. In August 1917, Ponti was appointed the company’s managing director. In April 1918, the company changed its name to Società Idroelettrica Piemonte, moved its headquarters from Milan to Turin, and installed Dante Ferraris, who had previously been Deputy Chairman of Fiat and would later become Chairman of EIAR, as Chairman. The company rejected an agreement proposed by Ettore Conti, Pont Saint Martin’s former chairman, which would have solved SIP’s provisioning problems and avoided having to tie up significant sums of capital, but at the cost of curtailing its expansion plans. Under Ponti, SIP’s strategy was to be a hydroelectric holding company and provide technical and financial management of the group’s generating and distributing companies, which were to remain separate. The Turin-based company embarked on a series of strategic acquisitions (Società Elettrica Alta Italia, Società per Le Forze Idrauliche del Moncenisio, Società 97 L’avvento dei sistemi elettrici regionali Regional Electrical Systems: the Early Years Relazione del Consiglio di Amministrazione all’Assemblea straordinaria degli azionisti della Sip, 3 giugno 1924. Board of Directors’ Report to the SIP AGM in extraordinary session, 3 June 1924. 98 della Cogne, di proprietà dell’Ansaldo. La Edison, che era stata pioniera nello sviluppo “indiretto” della capacità produttiva, intensifica le azioni per difendere la propria posizione dagli assalti del nuovo gruppo, stipula un accordo con l’Ansaldo per l’energia prodotta dagli impianti della Cogne, e nel 1923 costringe la Sip a firmare una convenzione per il rispetto delle reciproche zone di influenza nel Piemonte orientale. A differenza della Edison e della Sade, che facevano ricorso a quote rilevanti di risorse proprie, l’espansione della Sip è basata su un massiccio utilizzo del credito, assecondato dagli istituti bancari di riferimento: Banca Commerciale, Credito Italiano e Cassa di Risparmio di Torino. La necessità di ridurre l’esposizione debitoria e di controbilanciare la tutela bancaria porterà tra il 1922 e il 1924 a due aumenti del capitale sociale, passato da 40 a 200 milioni, e a nuovi assetti azionari. Ponti rimane alla testa della Sip, ma i soci di riferimento divengono la Commerciale e l’Italgas, di cui è presidente Rinaldo Panzarasa, un avvocato di Novara. Nel 1924 Panzarasa assume anche la presidenza della Sip, e avvia insieme a Ponti un ambizioso programma industriale che va dall’elettricità al gas, alla chimica, ai telefoni e alla Idroelettrica del Monviso, and the Società Idroelettrica Piemontese Lombarda Ernesto Breda), and between 1919 and 1922 managed to take over all of the basins in Piedmont. The Val d’Aosta generating plants owned by the Cogne company (itself owned by Ansaldo) remained out of the company’s reach. The Edison company, which had pioneered “indirect” generating capacity development, redoubled its efforts to defend its position from the new group. Edison entered into an agreement with Ansaldo for the power generated by its Cogne plants, and in 1923 forced SIP to sign an agreement and comply with their mutual areas of influence in Eastern Piedmont. Unlike Edison and SADE, which could draw on significant company funds, SIP’s expansion relied on the widespread use of loans through support from bank allies Banca Commerciale, Credito Italiano and Cassa di Risparmio of Turin. Between 1922 and 1924 the company undertook two capital increases to reduce its exposure to debt and offset bank influence, raising its equity from forty to two hundred million lire, and introducing a new shareholding structure. Ponti remained at the head of SIP, but the main shareholders became Commerciale and Italgas, which was chaired by Novara lawyer Rinaldo Panzarasa. In 1924, Panzarasa became Chairman of SIP; Ponti initiated an ambitious industrial programme that spanned electricity, gas, chemicals, telephones and broadcasting. Ponti and Panzarasa amended the radiofonia. Inoltre Ponti e Panzarasa modificano lo statuto della società per garantirsi un potere decisionale totale. Nel 1924 la Sip acquisisce in Lombardia la Vizzola, sia per poter reagire a eventuali azioni della Edison, sia in previsione di un collegamento tra la rete piemontese e i nuovi impianti altoatesini realizzati dalla Società Idroelettrica dell’Isarco, controllata Sip. Nel 1925, poi, Ponti stipula un accordo con la Terni, per la costruzione di un elettrodotto interregionale. Inoltre la Sip tenta di raggiungere il controllo della Società Elettrica Negri, collegata ligure della Edison, che insieme alla Cogne aveva fatto parte del gruppo Ansaldo, e che ha tra le sue consociate la società Alto Po, attraverso la quale l’energia valdostana potrebbe essere distribuita direttamente nella città di Torino. Nel 1927 infine viene raggiunto un accordo con cui la Sip cede alla Edison il proprio pacchetto di azioni Negri, in cambio del controllo sulla Alto Po. Nel 1928, poi, la Sip acquisisce il controllo dell’Eiar e delle telefoniche Telve e Timo (alto e medio versante Adriatico), nonché una consistente partecipazione nella concessionaria telefonica meridionale Set. company’s Articles of Association to take over full decision-making powers. In 1924, in Lombardy SIP took over Vizzola as a way of pre-empting such a move by Edison, and to pave the way for a link between the Piedmont network and new installations in Alto Adige built by SIP subsidiary Società Idroelettrica dell’Isarco. In 1925, Ponti entered into an agreement with Terni to build an inter-regional power line. SIP also attempted to take over the Società Elettrica Negri, Edison’s Liguria associate, which with Cogne had formerly belonged to the Ansaldo Group, and whose affiliates included the Alto Po company, through which energy from the Valle d’Aosta could be distributed directly to the city of Turin. In 1927, agreement was reached between SIP and Edison for SIP to transfer its stake in Negri in exchange for taking control over Alto Po. In 1928, SIP acquired control of EIAR and phone companies Telve and Timo (on the upper and mid reaches of the Adriatic Coast), in addition to a significant shareholding in southern phone company Set. Such was SIP’s level of debt and the complexity of its internal equilibrium that it could only remain sustainable for as long as its electricity and telephone assets continued to Struttura industriale del gruppo Sip, 1929. The industrial structure of the SIP Group, 1929. 99 Il livello di indebitamento della Sip e la complessità dei suoi equilibri interni sarebbero stati sostenibili finché le attività elettriche e telefoniche fossero cresciute producendo un flusso costante di liquidità; il gruppo è però esposto a pericolosi contraccolpi nel caso di crisi recessive di qualche ampiezza. La crisi si verifica come è noto alla fine degli anni Venti, e nel 1930 investe in pieno la holding torinese. La crisi della Sip sarà l’evento centrale nella vicenda che fra il 1931 e il 1933 porta lo Stato a farsi carico del salvataggio della Banca Commerciale e del Credito Italiano, e in ultima analisi conduce alla nascita dell’Istituto per la Ricostruzione Industriale (Iri) e alla sua successiva trasformazione in ente permanente. La Sip e la Vizzola (che era divenuta la cassaforte degli incroci azionari Sip) sono liberate dal peso delle architetture finanziarie di Ponti e Panzarasa, e le partecipazioni vengono razionalizzate scorporando le diverse attività: alla Sip restano solo quelle elettriche, e passa sotto il controllo dell’Iri, per rimanervi fino alla nazionalizzazione. Sotto il controllo Iri rimangono comunque anche le telecomunicazioni ex-Sip, conferite alla nuova holding Stet. La Edison, invece, con tutto il suo sistema di società collegate, viene a trovarsi proprio al centro dell’area che aveva dato vita al decollo industriale del Paese. Nel 1937 secondo i dati dell’Unione Fascista delle Imprese Elettriche (Unfiel), poco più del 5% del consumo elettrico è per uso domestico, mentre il 10,4% è per trazione, il 2,2% per illuminazione pubblica, il resto per consumi industriali, dei quali il 32,2% per usi elettrochimici ed elettrometallurgici; i due terzi di quella produzione e di quel consumo avvengono nell’Italia del Nord. La più antica società elettrica italiana opera dunque in grow and generate a constant flow of liquidity; the Group was, in fact, dangerously exposed to a significant downturn. That significant downturn occurred at the end of the 1920s, and in 1930 it did great damage to the Turin-based holding company. SIP’s troubles were the key issue that between 1931 and 1933 led to the Italian State stepping in to bail out Banca Commerciale and Credito Italiano, a precursor to setting up the Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI), which went on to became a permanent entity. SIP and Vizzola (which had become a kind of vault for SIP’s crossholdings) were freed from the weight of Ponti and Panzarasa’s financial architecture, and its shareholdings were rationalized by spinning off a number of going concerns: IRI-run SIP remained solely in charge of electricity-related operations, and so it stayed until nationalization. Formerly SIP-owned telecommunications also remained under IRI control after being transferred to the newly-formed Stet holding company. As for the Edison company, it and its entire system of associated companies remained at the heart of the area that drove Italy’s industrial growth. According to the Unione Fascista delle Imprese Elettriche (Unfiel), in 1937 just 5% of electricity consumption was domestic, 10.4% for transport, 2.2% for public lighting, and the rest for industrial consumption, of which 32.2% for electrochemical and electrometallurgical use; two thirds of both output and consumption were in Northern Italy. Italy’s longestestablished electricity company was operating in an economic area that benefitted from significant and highly diversified industrial demand for energy, and higher domestic power 101 L’avvento dei sistemi elettrici regionali Regional Electrical Systems: the Early Years 102 uno spazio economico in cui sono presenti una domanda energetica industriale rilevante e molto diversificata, e una richiesta di energia per uso domestico superiore, per il maggior reddito pro capite, a quella di altre aree regionali. Negli anni tra le due guerre l’accorto sfruttamento di quella domanda e l’attenta valutazione delle situazioni finanziarie permetteranno alla Edison di assumere la leadership delle imprese elettriche private italiane. supply than the other regional areas owing to greater per capita income. During the interwar years, careful exploitation of that demand and an attentive assessment of the financial situation enabled the Edison company to become Italy’s number one private electricity enterprise. Forze idrauliche e forze endogene Along the central reaches of the Tyrrhenian coast, in Tuscany and Lazio the Società Ligure Toscana di Elettricità (SELT) was the catalyst for the process of concentration. Initially founded in 1905 in Leghorn, the company fused the interests of two important chemicals and shipbuilding families, the Oderos and the Orlandos, with backing from the Banca Commerciale. On the eve of the Great War, SELT expanded to take on new shareholders Bastogi, electricity industry financial holding company Indelec (through a Belgian subsidiary), and another Belgian company which ran Leghorn’s tramlines. The rival company in Tuscany that battled SELT for regional supremacy was the Società Mineraria ed Elettrica del Valdarno, which used coal extracted from the company’s own mines for thermoelectric generation. Sul versante tirrenico centrale, nella Toscana e nel Lazio, è la Società Ligure Toscana di Elettricità (Selt) il catalizzatore del processo di concentrazione: sorta nel 1905 a Livorno dalla confluenza degli interessi di due importanti famiglie di imprenditori della siderurgia e della cantieristica, gli Odero e gli Orlando, e con l’appoggio della Banca Commerciale, alla vigilia della guerra la Selt vede entrare nella compagine azionaria la Bastogi, la finanziaria elettrica Indelec, attraverso una controllata belga, e la società che gestiva le linee tranviarie livornesi, anch’essa belga. L’altra impresa toscana, che contende alla Selt l’egemonia regionale, è la Società Mineraria ed Hydro Power and Endogenous Power Fattura degli ingegneri Cavacini e Masini alla Selt per i lavori di costruzione della centrale di Gallicano, 1918. An invoice from engineers Cavacini and Masini to SELT for construction work on the Gallicano power station, 1918. Elettrica del Valdarno, la cui produzione è termoelettrica e si basa sul carbone che la stessa società estrae dalle proprie miniere. Durante e dopo la guerra dall’azionariato della Selt escono gradualmente le società estere, mentre si rafforzano la partecipazione della Banca Commerciale e soprattutto quella del Credito Italiano; rimane importante la presenza degli Odero e degli Orlando, cui si affianca nel novembre 1921 la nuova Ilva, che detiene anche una quota importante della Valdarno. Nel 1919 quest’ultima subisce la scalata della Selt, che va a buon fine anche grazie alla crisi della vecchia Ilva, che della Valdarno era l’azionista principale. Nel 1920, inoltre, la Selt acquisisce il controllo delle maggiori aziende idroelettriche della regione (Forze Idrauliche dell’Appennino Centrale, Bacini Montani, Alta Merse). Acquisita la Valdarno, poi, la Selt avvia la scalata alla Società Elettrica dell’Italia Centrale, per il controllo della grande centrale idroelettrica di Nera Montoro. Nel 1922 tutte le società elettriche con sede in Toscana sono ormai sotto il controllo della Selt, con la sola eccezione della Larderello, le cui centrali, di cui si dirà in seguito, sfruttano l’energia geotermica dei soffioni boraciferi. Nel 1923, inoltre, nell’operazione che porta alla definitiva acquisizione del controllo sulla Società Elettrica dell’Italia Centrale, la Selt avvia una collaborazione con la Società Anglo-Romana (la maggiore società elettrica del Lazio); l’anno dopo le imprese elettriche del Lazio e della Toscana, insieme alla Pirelli, costituiscono la Società Telefonica Tirrena (Teti), che si aggiudicherà la concessione telefonica per la Liguria, la Toscana, il Lazio e la Sardegna. Questo insieme di collegamenti sfocia nel 1925 in un vero e proprio accordo strategico sancito da uno scambio di partecipazioni tra la Selt e la società Elettricità e Gas di Roma (Egr). During and after the war, SELT’s foreign shareholders gradually sold up to Banca Commerciale and, above all, Credito Italiano. The Oderos and Orlandos continued to hold a major stake; they were joined in November 1925 by Nuova Ilva, which also owned a significant stake in Valdarno. In 1919, SELT lodged a successful takeover bid for Valdarno, in part as a result of the crisis suffered by the old Ilva company, which had formerly been Valdarno’s main shareholder. In 1920, SELT took control of the region’s biggest hydroelectric firms (Forze Idrauliche dell’Appennino Centrale, Bacini Montani, and Alta Merse). Having purchased Valdarno, SELT went on to take over Società Elettrica dell’Italia Centrale, and in consequence Nera Montoro’s major hydroelectric plant. By 1922, every electricity company in Tuscany was under SELT control with the exception of Larderello, which as we will see further on exploited geothermal energy from boraciferous blowholes to run its power stations. In 1923, as part of the move that brought control over Società Elettrica dell’Italia Centrale, SELT began working with the largest electricity company in Lazio, the Società Anglo-Romana. The following year, the electricity companies in Lazio and Tuscany teamed up with Pirelli to found the Società Telefonica Tirrena (Teti), which won the telephone concession for Liguria, Tuscany, Lazio and Sardinia. In 1925, this alliance led to an all-out strategic agreement and an equity swap between SELT and the Società Elettricità e Gas di Roma (EGR). EGR held significant stakes in a number of electricity companies across Lazio (Società Romana di Elettricità/SRE, Laziale, Volsinia, Società Imprese Elettriche in Roma, and the Società Idroelettrica del Liri) and had started to build an industrial and 103 L’avvento dei sistemi elettrici regionali Regional Electrical Systems: the Early Years Quest’ultima aveva consistenti partecipazioni in varie società elettriche del Lazio: la Società Romana di Elettricità (Sre), la Laziale, la Volsinia, la Società Imprese Elettriche in Roma, la Società Idroelettrica del Liri. Nasce così una rete industriale e finanziaria di notevoli dimensioni, controllata dall’alleanza tra alcune grandi famiglie di imprenditori, in cui svolge un ruolo importante Alberto Pirelli, e che ha rilevanti interessi e partecipazioni innanzitutto nei settori elettrico e telefonico, e inoltre nell’immobiliare e in altri comparti. Per controllare questo vasto conglomerato si costituisce una società finanziaria, la Centrale, che gestisce i concatenamenti azionari e si occupa dei problemi di approvvigionamento creditizio, particolarmente critici in un momento in cui si devono costruire nuovi impianti e nuove reti, e bisogna essere pronti a cogliere le opportunità offerte dai capitali americani. 104 Sotto l’egida della Centrale si consolida un sistema che comprende il Lazio e la Toscana, ed è suddiviso in tre zone sub-regionali, facenti capo alla Sre (Roma e alto Lazio), alla Selt (fascia costiera tirrenica) e alla Valdarno (fascia appenninica toscana). La generazione idroelettrica rappresenta una parte significativa della Piero Ginori Conti con la macchina alternativa che consentì il primo esperimento di produzione dell’energia elettrica mediante l’utilizzazione del vapore. Larderello, luglio 1904. financial network of significant proportions, controlled through an alliance with several major business families – in which Alberto Pirelli played a significant role – and which boasted significant interests and holdings concentrated in the electricity and telephone industries, not to mention real estate and other sectors. A financial holding company, Centrale, was set up to control this vast conglomerate. Centrale managed the crossholdings and was responsible for loan provisioning, something that was particularly critical at a time when it needed to build new plants and new networks, and be ready to seize opportunities opened up by US capital. Centrale consolidated a system that covered Lazio and Tuscany subdivided into three sub-regional zones under SRE (Rome and Upper Lazio), SELT (the Tyrrhenian coastal belt) and Valdarno (the Tuscan Apennines). Hydroelectric generation accounted for a significant proportion of its output, albeit less than the systems that drew on Alpine basins. It was here that the skills were developed to exploit another source of energy: geothermal. At the time, this source of power was known as “endogenous power” because it bubbled up from the depths of the Earth. It all started with “boreholes” (jets of steam that issued out of the ground) and “lagoni” (ponds that bubbled as a Foglio con i conti di produzione e spese della Boracifera, 1836-1857. Production and expense accounts for Boracifera, 1836-1857. Piero Ginori Conti with the alternative machine that made it possible to run the first experiment to use steam to generate electricity. Larderello, July 1904. produzione, ma in misura inferiore rispetto ai sistemi collegati ai bacini alpini. Proprio qui, inoltre, si sviluppano le competenze necessarie allo sfruttamento di un’altra fonte di energia: quella geotermica, alle cui manifestazioni si dà allora il nome suggestivo di “forze endogene”, che ne sottolinea lo sgorgare dalle viscere stesse della Terra. Il punto di partenza è rappresentato dai “soffioni” (getti di vapore che fuoriescono dal terreno) e dai “lagoni” (pozze d’acqua gorgogliante a causa del vapore e del gas) localizzati tra le province di Pisa, Siena e Grosseto. Il fenomeno era noto già nell’antichità, ma solo alla fine del Settecento, scoperta la presenza di borace e acido borico, si era pensato al suo sfruttamento industriale. La famiglia De Larderel, di origine francese, è la protagonista di questa impresa di successo: il capostipite Francesco aveva preso in concessione il lagone di Montecerboli (ribattezzata Larderello nel 1846) e altre zone vicine, facendo della Toscana l’area europea di produzione dell’acido borico (utilizzato per le saldature, l’invetriatura delle ceramiche e la farmacia), che in precedenza doveva essere importato dall’Oriente. Suo figlio Federigo e suo nipote Florestano avevano portato avanti l’attività, accumulando una delle maggiori fortune familiari della Toscana ottocentesca, finché negli anni Ottanta la scoperta dei giacimenti di borace in California non aveva fatto crollare i prezzi. È Piero Ginori Conti, marito di Adriana De result of vapour and gas) in the provinces of Pisa, Siena and Grosseto. The phenomenon was wellknown in ancient times, but it was only in the late 1700s, when borax and boric acid were discovered, that people began to consider their economic exploitation. The De Larderel family, which originally hailed from France, led this successful business. Head of the family Francesco bought the concession for the lake at Montecerboli (renamed Larderello in 1846) and nearby areas to turn Tuscany into Europe’s boric acid centre of production; boric acid was used for soldering, glazing ceramics and in pharmacy, and previously could only be imported from the Orient. Francesco’s son Federigo and grandson Florestano carried on the business and accumulated one of the largest family fortunes in Tuscany during the 1800s, until the discovery of borax deposits in California in the 1880s led to a price collapse. Piero Ginori Conti, who married Adriana De Larderel, turned the company around after taking over its management in 1904. Working with Raffaello Nasini, he radically overhauled chemical output and succeeded in using the steam from boreholes to generate electricity, first for the company’s own plants, and then for nearby consumers. After it was founded in 1912, the Società Boracifera di Larderello absorbed the small 105 L’avvento dei sistemi elettrici regionali Regional Electrical Systems: the Early Years Pubblicità degli anni Trenta. An advert from the Nineteen Thirties. 106 Larderel, a rilanciare l’azienda, di cui nel 1904 aveva assunto la direzione. Con la collaborazione di Raffaello Nasini realizza un radicale rinnovamento delle produzioni chimiche, e riesce a impiegare il vapore dei soffioni per produrre energia elettrica, dapprima per uso dei propri stabilimenti, poi anche per alcune utenze vicine. Nel 1912 si costituisce la Società Boracifera di Larderello, che assorbe anche le piccole aziende che avevano condiviso coi De Larderel lo sfruttamento dell’area dei soffioni: nel 1916 questa è ormai sotto il totale controllo della nuova società. La Boracifera inizia la ricerca sistematica di nuovi soffioni utilizzabili per la produzione geotermoelettrica, e perfeziona gli apparati per lo sfruttamento diretto del loro vapore. Alla fine degli anni Venti essa può disporre di quattro centrali elettriche a Larderello, Castelnuovo Val di Cecina, Serrazzano, Lago Boracifero. A partire dal 1932 la Boracifera ottiene dalle Ferrovie dello Stato vari contratti per la fornitura di energia, finché qualche anno dopo il governo decide di riservare l’uso dell’energia geotermica toscana alle Ferrovie. L’ultimo passo è companies that exploited the borehole area alongside De Larderel. By 1916, the new company had complete control of the area. The Boracifera company began systematically seeking out new boreholes to use for geo-thermoelectric generation, and continued to improve its equipment for directly exploiting the steam. By the end of the 1920s it had four electricity power stations at Larderello, Castelnuovo Val di Cecina, Serrazzano, and Lago Boracifero. In 1932, the Boracifera company obtained a number of contracts from the Italian State Railways to supply power; a few years later the government decided to reserve Tuscan-generated geothermal power for the railways. The final chapter of the company’s story came in 1939, when the Boracifera company was renamed the Società Larderello per lo Sfruttamento delle Forze Endogene. The State Railways owned 90% of the new company, leaving the family with a small minority shareholding. Although Ginori Conti kept a firm hold of the company, it maintained links with SELT: Ginori Conti and Pirro Liguori, SELT director and general la trasformazione della Boracifera, nel 1939, in Società Larderello per lo Sfruttamento delle Forze Endogene, di cui le Ferrovie sottoscrivono il 90% del capitale, mentre la famiglia conserverà una piccola partecipazione di minoranza. Benché Ginori Conti avesse mantenuto un saldo controllo sull’azienda, un certo collegamento con la Selt vi era sempre stato, come mostra la presenza nei consigli di amministrazione di entrambe le società dello stesso Ginori Conti e di Pirro Liguori, consigliere e direttore generale della Selt. Da questo nasce probabilmente la decisione di costituire, nel 1936, la Società Anonima Ricerche e Utilizzazioni Forze Endogene Nazionali (Sarufen), la cui attività è però compromessa dalla riserva governativa in favore delle Ferrovie dello Stato e dalla nascita della Larderello. Dopo quei provvedimenti la Centrale avvierà altre iniziative geotermoelettriche, ma al di fuori della Toscana: nel 1938 nasce la Safen, per studiare lo sfruttamento elettrico delle forze endogene ai Campi Flegrei, a Ischia e a Procida, e nel 1939 la Safev, per lo sfruttamento delle risorse geotermiche dei Colli Euganei. Dagli Appennini alle isole Avviso concernente la costituzione della Società Boracifera di Larderello, 1912. Announcing the establishment of the Società Boracifera di Larderello, 1912. Assai più complessi sono gli sviluppi sul versante adriatico, nell’Appennino umbro-marchigiano e in Abruzzo. Qui operano l’Unione Esercizi Elettrici (Unes) e la Terni. Quest’ultima aveva sviluppato la manager, sat on both boards. This likely explains the foundation in 1936 of the Società Anonima Ricerche e Utilizzazioni Forze Endogene Nazionali (SARUFEN), a company whose growth was curtailed when the government decided its power should be reserved for the State Railways and founded the Larderello company. After these developments, the Centrale company started up new geo-thermoelectric ventures outside Tuscany: in 1938 it set up SAFEN to look into exploiting endogenous power at the Phlegraean Fields, on Ischia and Procida, and in 1939 the SAFEV company to exploit geothermal resources in the Euganean Hills. From the Apennines to the Islands The situation was far more complex on the Adriatic side of Italy, in the Umbrian and Marches Apennines and the Abruzzo region, an area served by the Unione Esercizi Elettrici (UNES) and the Terni company. Terni initially developed its hydroelectric generating operations to serve its own metals and chemical plants. It then entered into agreement with electricity companies in adjacent regions to supply the surplus power it generated. The company’s approach changed over time as it increased its interest in the electricity industry, and indeed at a certain point electricity became more important than its 107 L’avvento dei sistemi elettrici regionali Regional Electrical Systems: the Early Years produzione idroelettrica, inizialmente, in un’ottica di servizio ai propri impianti siderurgici e chimici, e aveva poi stipulato accordi con le società elettriche delle regioni confinanti per la fornitura dell’energia sovraprodotta rispetto al fabbisogno. Quest’ottica muta col tempo, e l’interesse della società verso il settore elettrico si amplia, fino al formarsi di un contesto in cui l’attività elettrica tende ad assumere un’importanza crescente rispetto all’elettrochimica e all’elettrosiderurgia. In esso la Terni si trova al centro di contrasti sia con gli enti locali, sia con altre aziende, con cui entra in competizione per lo sfruttamento dei bacini del Nera e del Velino. Altri tentativi riguardano il bacino del Vomano, e, sempre in direzione dell’Abruzzo, la Valle del Salto e il Turano. 108 Tra gli accordi industriali stipulati dalla Terni vi sono quello, già ricordato, con la Sip per la realizzazione di un elettrodotto interregionale, e uno col Consorzio ligure-piacentino Trebbia e Aveto (formato dai comuni e dalle province di Genova e Piacenza) per la costruzione di un impianto idroelettrico nel bacino omonimo. Vi sono poi accordi commerciali con la Sme, l’AngloRomana e l’Egr, la Selt, la Sade e la Unes. Ciononostante la società non solo non porta a termine le due realizzazioni che avrebbero interessato la Liguria e quindi erano fuori dal suo ambito territoriale, ma solo con difficoltà e lentezza completerà il proprio programma idroelettrico umbro e abruzzese, sia per ragioni economiche, sia per ragioni politiche. Quando infine questo programma si completa, nel corso degli anni Trenta, la Terni è ormai passata sotto il controllo dell’Iri. Quanto alla Unes, costituita a Torino nel febbraio 1905, poi trasferita a Milano e in seguito a Roma, si tratta di una società completamente differente dalle altre: piuttosto che all’ampliamento electrochemical and electrometal production. The Terni company soon found itself at odds with local authorities and other companies as it competed to exploit the Nera and Velino basins. It also explored the Vomano basin and, on the Abruzzo side, the Valle del Salto and Turano. Terni struck an agreement with SIP (as we mentioned earlier) to build an interregional power line, and another with the Consorzio LigurePiacentino Trebbia e Aveto (established by the municipalities and provinces of Genoa and Piacenza) to build a hydroelectric plant in the basin of that name. It also entered into sales agreements with SME, Anglo-Romana, EGR, SELT, SADE and UNES. However, the company failed to complete its two projects in Liguria, far from its sphere of operations, and it was only with difficulty and very slowly that it succeeded in completing its own hydroelectric programme in Umbria and Abruzzo, owing to economic and political difficulties. By the time this programme became operational in the 1930s, the Terni company had been taken over by IRI. UNES, a company established in Turin in February 1905 before moving to Milan and then on to Rome, was a completely different kind of organization. Rather than relying on territorial expansion and consumption growth in a consolidated territorial area, this group focused on acquiring sites and plants that were not necessarily contiguous but could be organized into independent generating units. By the mid’20s it had twelve such units: one in Piedmont, three in Liguria, one in the Lago Maggiore and Val d’Ossola area, two in Abruzzo, one in Umbria and four in the Marches. The seven units on the Adriatic side of the Apennines formed the hub of the UNES electricity system, which distributed over 100 million kWh in the vicinity. UNES was a Pubblicazione dedicata al problema idroelettrico in Italia con un dettaglio sugli impianti della Unes, 1922. A book on hydroelectric problems in Italy, with detail on Unes plants, 1922. territoriale e all’intensificazione dei consumi in una zona territoriale consolidata, infatti, questo gruppo punta sull’acquisizione di aree e impianti non necessariamente contigui, organizzati in raggruppamenti autonomi dal punto di vista produttivo. A metà degli anni Venti se ne contano dodici: uno in Piemonte, tre in Liguria, uno nella zona del Lago Maggiore e della Val d’Ossola, due in Abruzzo, uno in Umbria e quattro nelle Marche. I sette gruppi situati sul versante adriatico dell’Appennino sono il cuore del sistema elettrico Unes, che distribuisce qui più di 100 milioni di kWh. La Unes ha ricevuto scarsa attenzione da parte degli storici, ma ai suoi tempi godeva di grande popolarità. Con modesti investimenti in impianti, infatti, la società vende prevalentemente energia per illuminazione e per utenze domestiche, impieghi caratterizzati da consumi unitari più bassi, ma da prezzi sensibilmente più alti. Su queste basi e con pratiche di bilancio piuttosto disinvolte il management, guidato da Oreste Simonotti, riesce a distribuire dividendi elevati e a sviluppare un azionariato diffuso che gli permette spazi di significativa autonomia rispetto agli azionisti maggiori, tra i quali figura la Banca Commerciale. Buona parte dell’elettricità distribuita dalla Unes proviene da altri produttori; la società gestisce in proprio alcuni impianti idroelettrici di medie dimensioni nella Valle del Tanaro e nelle Marche, una centrale termica ad Ancona, e una miriade di piccoli e piccolissimi impianti, in gran parte di very successful company, even if it has warranted only limited attention from historians. With only modest investments in its own installations, the company focused predominantly on power for lighting and domestic consumption, supplying lower volumes of energy at significantly higher prices. Following this approach (and employing a rather casual approach to accounting), the company’s management – led by Oreste Simonotti – succeeded in distributing high dividends and developing a wide share ownership that brought significant independence from its larger shareholders, which included Banca Commerciale. Much of the electricity that UNES distributed came from other generating companies. The company ran its own mediumsized hydroelectric plants in the Valle del Tanaro and in the Marches, a thermal power station at Ancona, and a constellation of small and very small plants, most of which were old designs built many years earlier. In the 1920s, however, the company significantly ramped up its investments (from 70 million lire in 1923 to 740 million lire in 1931), mainly by increasing its exposure to debt, most of which was to Banca Commerciale. Even before the major downturn of 1929, there were signs of the 109 L’avvento dei sistemi elettrici regionali Regional Electrical Systems: the Early Years vecchia concezione e costruzione. Nel corso degli anni Venti, però, gli immobilizzi aumentano in modo notevole (da 70 milioni nel 1923 a 740 milioni nel 1931), e con essi l’esposizione debitoria, soprattutto verso la Banca Commerciale. Nel corso del 1929, già prima della grande crisi, si manifestano le avvisaglie della tempesta che sta per investire la società, travolgendone il gruppo dirigente e le strategie. 110 All’inizio degli anni Trenta, quindi, anche la Unes, come la Sip e la Terni, si trova coinvolta nello smobilizzo delle partecipazioni bancarie, passando sotto il controllo dell’Iri. Come si è visto, l’attività della Unes si intreccia, sia in termini commerciali che territoriali, con quella della Terni e verso Sud con quella della Sme. Fino al 1929 la Unes controllava infatti anche la Società Lucana per Imprese Elettriche, costituita nel 1914 per iniziativa di Nitti. Pure la Sme, cui la Unes cederà la Lucana, passerà sotto il controllo del nuovo ente economico statale. Anche il Mezzogiorno continentale e le isole, infatti, vengono investiti dagli smobilizzi: pure in queste zone, dai primi anni del dopoguerra, la Banca Commerciale e il Credito Italiano erano attivamente intervenuti nei processi di concentrazione societaria e negli immobilizzi per la costruzione dei nuovi impianti. Per quanto riguarda la Sme, che controlla anche la siciliana Sges, era rimasta rilevante la presenza degli antichi soci svizzeri, sebbene ormai in minoranza. In Sardegna, invece, nel 1918 gli Orlando erano completamente usciti dal capitale della Ses, che si era fusa con la Tirso, di cui la Commerciale era azionista di riferimento. L’Iri trova perciò nei portafogli delle due banche anche le quote di controllo della Sme, della Sges e della Ses. Accantonata per ragioni politico-finanziarie l’ipotesi di una fusione TerniUnes, l’Istituto aveva deciso di passare il controllo storm that was brewing. When it struck, it swept away its management and demolished its strategy. At the start of the ‘30s, like SIP and Terni, UNES was affected by a reorganization of bank shareholdings and the move to IRI control. UNES’s assets were commercially and territorially intertwined with Terni’s and, to the South, SME’s. Up until 1929, UNES controlled the Società Lucana per Imprese Elettriche, a company founded in 1914 under Nitti. SME, to which UNES was to sell the Lucana company, was also taken over by the new public sector organization. Continental Southern Italy and the islands were also affected by this general reorganization. Immediately after the First World War, Banca Commerciale and Credito Italiano actively intervened in this area to foster corporate concentration and new infrastructure investment. SME’s original Swiss investors had retained a significant minority shareholding in the company, which also owned the SGES company in Sicily. In Sardinia, the Orlandos sold off their equity in SES in 1918; the company merged with Tirso, in which Commerciale was the single largest investor. As a result of taking over the two banks’ portfolios, IRI wound up with controlling stakes in SME, SGES and SES. Having ruled out a merger between Terni and UNES on political grounds, IRI decided to transfer control over UNES to SME, establishing a strong industrial bond between the three companies. We do not have the scope here to investigate the reasons that prompted IRI, after taking over shares in all of the major electric groups through the Credito Italiano and Banca Commerciale portfolios, to sell its equity in Centrale, Edison and SADE back to their largest L’avvento dei sistemi elettrici regionali Regional Electrical Systems: the Early Years 112 di quest’ultima alla Sme, però con un forte collegamento industriale fra le tre aziende. Non è questa la sede per esaminare i motivi che portano l’Iri, che pure aveva trovato nei portafogli bancari del Credito Italiano e della Banca Commerciale azioni di tutti i gruppi elettrici, a rivendere ai soci privati di riferimento le partecipazioni in Centrale, Edison e Sade, conservando invece in mano pubblica le quote di controllo delle altre società. Quelle decisioni, che portano al consolidamento dell’intervento diretto dello Stato in campo industriale e finanziario, sono tuttora oggetto di dibattito storiografico. È probabile che tra le considerazioni fatte da Beneduce e Mussolini alcune fossero legate al miglior criterio finanziario con cui quei tre gruppi erano stati gestiti, e altre fossero di tipo più politico, come il desiderio di evitare la concentrazione di quote troppo rilevanti di potere economico nelle mani di alcuni grandi industriali. Quel che è certo è che alla fine degli anni Trenta lo Stato, attraverso l’Iri, controlla l’elettricità e i telefoni in buona parte della penisola. Il “sistema elettrico Iri” è centrato sulla Sip nella parte nordoccidentale del triangolo industriale, sulla Sme, che gestisce come una holding tutta la produzione e distribuzione di elettricità nell’Italia centromeridionale (ad eccezione del Lazio e della Toscana), e sulle due società Manifesto esplicativo delle attività del gruppo Sip, 1919. Accanto, quello delle attività del gruppo Società Meridionale di Elettricità, 1938. An explanatory poster about SIP Group businesses, 1919. Alongside, a poster about Società Meridionale di Elettricità Group business, 1938. private shareholders while retaining public control over the other companies. Indeed, historians continue to this day to debate decisions that led to a consolidation of direct State intervention in industry and finance. It is likely that Beneduce and Mussolini’s decision was influenced by the better financial management at those groups, as well as reasons of a more political nature, such as the desire to avoid excessive economic power being concentrated in the hands of a handful of major industrialists. What is in no doubt is that by the end of the ‘30s, through IRI the State was in charge of electricity and telephones over a wide swathe of the country. The “IRI electricity system” was run through SIP in the north-western portion of the industrial triangle, and by SME, the holding company in charge of all electricity generation and distribution, in central and southern Italy (with the exception of Lazio and Tuscany), plus the two island companies. Within this framework, SME operated a vast network of hydroelectric installations extending from the Marches and Umbria to Abruzzo, Campania and Calabria. Although the strictly agricultural side of Nitti isolane. La Sme gestisce, in questo quadro, una enorme rete di impianti idroelettrici, che si estende dalle Marche e dall’Umbria ad Abruzzo, Campania e Calabria. Benché la parte più propriamente agricola dei progetti di Nitti e Omodeo non abbia avuto un seguito concreto per le resistenze degli agrari, la realizzazione energetica è imponente, e pone alcune premesse infrastrutturali necessarie allo sviluppo futuro del Meridione. Negli anni Trenta si colloca anche l’orizzonte temporale in cui emergono, proprio nella zona controllata dalla Sme, i manager pubblici di maggior spicco per il futuro dell’industria elettrica italiana: Giuseppe Cenzato, succeduto a Capuano alla testa della Sme, e Arnaldo Maria Angelini, giunto giovanissimo alla guida della Terni elettrica. Inoltre il sistema meridionale centrato sulla Sme è destinato a essere, dopo la seconda guerra mondiale, il cuore industriale della Finelettrica, la finanziaria di settore che l’Iri costituirà nel 1952 per assicurare una gestione unitaria delle proprie attività elettriche, e forse anche per prefigurare, come era avvenuto con la Stet nel settore delle telecomunicazioni, un possibile percorso per portare sotto la mano pubblica anche il settore elettrico. Se infatti alla vigilia della seconda guerra mondiale molte sono le realizzazioni, anche i problemi aperti sono numerosi, a cominciare dalla mancanza di interconnessione fra i vari sistemi territoriali, divenuti ormai veri e propri monopoli macroregionali. L’elettrificazione ferroviaria La prima guerra mondiale aveva permesso alle imprese elettrotecniche italiane di beneficiare di una protezione temporanea in un mercato and Omodeo’s plans was never tangibly implemented as a result of resistance from landowners, significant power infrastructure was built, paving the way for the infrastructure needed to undertake future development in the country’s South. The top managers who guided the future of Italy’s electricity industry emerged in the ‘30s in the SME-controlled zone: Giuseppe Cenzato, who took over from Capuano at the helm of SME, and Arnaldo Maria Angelini, who took over Terni Elettrica when still a very young man. After the Second World War, the SME-led system in the south of the country turned into the industrial core of Finelettrica, a financial holding company set up by IRI in 1952 to ensure unitary management of its assets, and, like STET in telecommunications, offering a potential pathway for bringing the electricity industry into the public sector. Although it is true that on the eve of the Second World War much had been achieved, there were still plenty of issues that needed to be resolved, not least the lack of interconnection between the various macroregional monopoly systems. Electrification of the Railways The First World War benefited Italy’s electrical engineering companies by offering them temporary protection in a market that was forced to choose autarky. The temporary absence of competition, especially from Germany, and huge orders for war-related materials fostered larger investments and increased production capacity for the industry. Some groups benefited enormously from this, tooling up to build largescale machinery for electricity power stations. The 113 L’avvento dei sistemi elettrici regionali Regional Electrical Systems: the Early Years Copertina del “Bollettino Tecnico Ansaldo”, 1926. Cover of the “Bollettino Tecnico Ansaldo”, 1926. 114 divenuto forzatamente autarchico. La scomparsa transitoria della concorrenza, specialmente tedesca, e le cospicue commesse di materiale bellico avevano favorito la crescita degli investimenti per aumentare la capacità produttiva delle imprese. Ne beneficiano soprattutto alcuni gruppi, mettendosi in grado di costruire grande macchinario per centrali elettriche; si innesca così un processo di sostituzione delle importazioni che prosegue dopo la fine della guerra e porta le imprese italiane a coprire, nel 1928, l’80% della domanda interna. Questi numeri sono il risultato di una strategia, esplicitata ad esempio nel 1920 da Vittorio Locarni, direttore dello Stabilimento Elettrotecnico Ansaldo: “Da molto tempo a questa parte, visto che le importazioni dall’estero sono divenute difficili e che i prodotti nazionali trovano facile smercio sui nostri mercati, abbiamo intensificato il lavoro onde preparare un completo assortimento di tutti gli apparecchi e accessori elettrici occorrenti per qualsiasi genere d’impianti di navi e di terra”. Raggiunto il “considerevole vantaggio” dell’integrazione verticale della produzione, in cui come si è visto ha giocato un ruolo importantissimo il progetto valdostano, “riteniamo nostro dovere – prosegue Locarni – di non limitarci a produrre solo quanto è necessario per i nostri lavori, ma bensì prepararci per invadere il mercato”. Proprio per questo scopo, nel 1919, l’Ansaldo aveva deciso di riconvertire alla produzione elettrotecnica lo Stabilimento “Vittoria” di process of replacing imports continued after the war, and by 1928 Italian companies covered 80% of domestic demand. These figures were the result of a strategy enunciated in 1920 by Vittorio Locarni, the man in charge of the Stabilimento Elettrotecnico Ansaldo: “For some time now imports have become difficult and domesticallymanufactured items are easy to place on our markets. We have consequently intensified our work to offer a full range of all electrical devices and accessories necessary to build installations on ships and on land.” The company achieved the “considerable advantage” of vertically integrating its production, as we have seen thanks to the key role played by the Valle d’Aosta project. Locarni continued: “We consider it our duty not to limit ourselves to making just what we need for our own output but to prepare to invade the market.” Indeed, in 1919 Ansaldo took the decision to convert its “Vittoria” Plant at Cornigliano, which during the war had manufactured major artillery pieces, to electrical-engineering products, alongside its existing electrical engineering plant. In 1920, the Genoa-based company leveraged the experience it had acquired building large-sized machinery for its Valle d’Aosta power stations to win a number of commissions to supply large alternators, beating Siemens (after the war the largest German company operating in the Italian industry) and AEG: one for the Fadalto power station (owned by SADE Group company Cellina); two for the Molare plant (OEG, in which the Società Elettrica Negri had an investment); the biggest contract, however, was for the Compañia General de Electricidad Industrial in Santiago, Chile. Cornigliano, che durante la guerra aveva prodotto le grandi artiglierie, affiancandolo allo Stabilimento Elettrotecnico già esistente. Nel 1920 l’azienda genovese, forte dell’esperienza acquisita con la costruzione dei grandi macchinari per le centrali valdostane, si aggiudica alcune commesse per la fornitura di grandi alternatori, prevalendo sulla Siemens, che anche dopo la guerra resta la maggiore impresa tedesca del settore, e sull’Aeg: uno per la centrale di Fadalto (della Società Cellina, gruppo Sade); due per l’impianto di Molare (Oeg, partecipata della Società Elettrica Negri); il contratto di maggiore importo è quello per la centrale della Compañia General de Electricidad Industrial di Santiago del Cile. L’impulso allo sviluppo dell’Elettrotecnico Ansaldo viene però soprattutto dai progetti di trazione elettrica avviati dalle Ferrovie dello Stato. Dopo aver ricevuto nel 1918 l’ordinazione per realizzare una locomotiva sperimentale a corrente alternata trifase, l’azienda genovese riesce a reggere la competizione con Brown Boveri e Westinghouse, conquistandosi un ruolo non marginale nei programmi di elettrificazione ferroviaria: siamo sempre nel 1920 quando viene firmato il contratto per la fornitura di 14 locomotori elettrici E551, per un importo di quasi 12 milioni di lire. Si tratta della più consistente commessa dei due stabilimenti, che comunque all’inizio del 1921 hanno in corso ordini per complessivi Rotore dell’alternatore trifase da 12.000 kV e montaggio dell’alternatore nella centrale di Molare, 1926. Rotor of the 12,000 kV three-phase alternator and assembly of the alternator at the Molare power station, 1926. Elettrotecnico Ansaldo’s growth received its biggest boost from power projects for the electric Italian State Railways. After being commissioned to build an experimental alternating three-phase current locomotive in 1918, the Genoan company succeeded in competing with Brown Boveri and Westinghouse and played a by-no-means marginal role in Italy’s railway electrification programmes. In 1920, the company signed a contract worth almost 12 million lire to supply fourteen E551 electric locomotives. This was the largest single order at the two plants, which by early 1921 had work in progress for orders worth a total of 41 million lire. Electrical engineering was one possible way forward for the group run by Perrone, which was in the midst of a crisis that would ultimately bankrupt the Banca Italiana di Sconto and lead to Perrone being drummed out of Ansaldo. Electrification of Italy’s railways gathered pace in 1905 when the Ferrovie dello Stato was founded, after the Italian Parliament voted to terminate existing agreements with private concession holders.21 After a number of false starts owing to technology-related problems, the first major railway electrification projects were implemented on the Giovi (1910-1911) and the Sampierdarena-Ronco (19111912) lines. The programme focused investment in Liguria and Piedmont, as well as a portion in Lombardy. Before the war some 300 km of lines were electrified. Negri was the first electricity sales company to receive a contract for energy 115 L’avvento dei sistemi elettrici regionali Regional Electrical Systems: the Early Years 116 41 milioni. Insomma, il comparto elettrotecnico si presenta come una delle uscite di sicurezza possibili per il gruppo dei Perrone, su cui incombe la crisi che di lì a poco porterà al fallimento della Banca Italiana di Sconto e all’estromissione degli stessi Perrone dall’Ansaldo. L’elettrificazione ferroviaria italiana aveva avuto un forte impulso con la costituzione delle Ferrovie dello Stato nel 1905, quando il Parlamento aveva votato la cessazione delle convenzioni con le concessionarie private21. Dopo alcune false partenze, in termini tecnologici, i primi progetti elettroferroviari di rilievo riguardano la linea dei Giovi (1910-1911) e la Sampierdarena-Ronco (1911-1912); il programma investe soprattutto la Liguria e il Piemonte, e in parte la Lombardia, coinvolgendo prima della guerra circa 300 km di linee; la prima società elettrocommerciale a ricevere un contratto per la fornitura di energia è la Negri. Le esigenze belliche mettono a dura prova la rete ferroviaria italiana, e fungono da collaudo per il sistema trifase adottato fin dal progetto dei Giovi. Nei sei anni successivi le linee elettrificate raggiungono i 460 km, ponendo l’Italia ai vertici in Europa; nel 1921 si superano gli 800 km, e si chiude una prima fase di intervento. Dopo la fine della guerra, inoltre, Lavorazione di locomotori E551 nello stabilimento elettrotecnico di Cornigliano dell’Ansaldo, 1923. E551 locomotive manufacture at Ansaldo’s Cornigliano electrotechnical factory, 1923. provision. Italy’s railway network was put under great strain by the war effort. The tri-phase system adopted at Giovi and later projects had to serve as its testbed. Over the next six years, a total of 460 km of lines were electrified, putting Italy in the European vanguard. By 1921, this figure exceeded 800 km, marking the end of the first phase. After the end of the First World War, development of urban public transport resumed with new vigour, and electrical power had a major role to play. In 1922, Minister of Public Works Giuseppe Micheli drafted a “Report on the Electrification of the Italian Railways” to examine the issue of railway electrification from a single point of view. Electrification was part of a programme pursued decisively by the Mussolini government. By the end of the ‘20s, a total of 2800 km of railway had been electrified. The recession led to a slowdown, yet work continued and by 1939 Italy had 5160 km of electrified railway. The electric locomotive E551 (1921-1922), which was made by Ansaldo, and its successors the E432 and E554, were all designed during this period. Although the flagship of this railway age was the “Littorina”, designed and built by Fiat and powered by diesel, a new generation of electric locomotives was developed during the Fascist period, led by the E636 and the Etr 200: designed by the Italian Railways prende nuovo slancio anche lo sviluppo dei trasporti pubblici urbani, nei quali la trazione elettrica svolge un ruolo importante. Nel 1922, con la “Relazione sulla elettrificazione delle Ferrovie dello Stato” del ministro dei Lavori Pubblici, Giuseppe Micheli, il problema dell’elettrificazione ferroviaria viene inquadrato organicamente e diviene oggetto di un programma portato avanti con decisione dal governo Mussolini: nel corso degli anni Venti si arriva a 2.800 km elettrificati; la grande crisi impone un rallentamento, ma il lavoro continua fino a raggiungere i 5.160 km elettrificati nel 1939. In questo periodo vengono progettati i locomotori elettrici E551 (1921-1922), oggetto del contratto ansaldino, e in seguito l’E432 e l’E554. Se il simbolo di quest’epoca ferroviaria è la “Littorina” progettata e costruita dalla Fiat e dotata di motore a nafta, è durante il ventennio che viene sviluppata una nuova generazione di locomotive elettriche, di cui sono portabandiera l’E636 e l’Etr 200: progettato dalle Ferrovie dello Stato e realizzato dalla Breda, coi suoi 160 km/h questo modello porta l’Italia nel mondo della velocità ferroviaria. Per quanto riguarda la fornitura di locomotori elettrici, comunque, sono le Ferrovie a fare i progetti, che vengono poi assegnati con le relative specifiche alle ditte costruttrici, fra le quali svolgono un ruolo primario Tibb, Breda e Ansaldo. and manufactured by Breda, this 160 km/h locomotive brought Italy into the world of highspeed rail. The Italian Railways designed its own electric locomotives and then commissioned manufacturers like TIBB, Breda or Ansaldo to build them. During the first half of the 1920s, Elettrotecnico Ansaldo reorganized its activities to focus production at the Cornigliano Plant. Like Italy’s other major firms, it sought to acquire the capacity necessary for heavy electrical engineering projects. Part of this approach was to strike technological partnerships with smaller leadingedge foreign companies in order to avoid overly close links with the industry’s international oligopoly. Ansaldo manufactured products for three market sectors: heavy electrical machinery for electrical power stations and auto-generators; electrical locomotives for trams and railways; and naval materials. For the first of these segments, Ansaldo made alternators, condensers and transformers for electricity sales companies and industrial plants such as the Volano sugar factory and Industrie Riunite Filati in Bergamo. The company did particularly well with its alternators and transformers, the latter becoming a company speciality spearheaded by the transformer for the Ponale power station at Riva del Garda, one of Italy’s largest in terms of power and voltage during the late ‘20s. Nella prima metà degli anni Venti l’Elettrotecnico Ansaldo riorganizza la propria attività concentrando le lavorazioni nello Stabilimento di Cornigliano; inoltre, come altre grandi imprese italiane, cerca di acquisire le capacità necessarie alla produzione elettrotecnica pesante anche attraverso partnership tecnologiche con imprese straniere innovative di minori dimensioni, per evitare legami troppo stretti con l’oligopolio By the early ‘20s, the manufacture of electrical equipment for military and merchant navy ships was dwindling, only for the market to recover and the company to return to its “former primacy” in electrohydraulic rudders and moving and aiming mechanisms for armoured turrets and batteries, motors for submergibles, and even a turbodynamo for the Rex transatlantic liner’s onboard generator. In the electric traction segment 117 L’avvento dei sistemi elettrici regionali Regional Electrical Systems: the Early Years 118 internazionale del settore. I prodotti Ansaldo si distribuiscono su tre segmenti di mercato: macchinario elettrico pesante per centrali elettriche e per autoproduttori; elettrotrazione ferroviaria e tranviaria; materiali navali. Nel primo segmento, l’azienda genovese fornisce alternatori, condensatori e trasformatori a società elettrocommerciali e a stabilimenti industriali come lo zuccherificio di Volano o le Industrie Riunite Filati di Bergamo; risultati particolarmente importanti vengono ottenuti con gli alternatori e coi trasformatori: questi ultimi in particolare divengono una specializzazione ansaldina, simboleggiata dal trasformatore della centrale del Ponale a Riva del Garda, uno dei maggiori in Italia per ampiezza di potenza e di tensione, nella seconda metà degli anni Venti. Le forniture di equipaggiamento elettrico per navi militari e mercantili perdono invece importanza all’inizio degli anni Venti, per poi riacquistarla e riportare l’azienda al suo “antico primato”: timonerie elettroidrauliche e meccanismi di manovra e puntamento per torri corazzate e centrali di tiro, motori per sommergibili, e perfino le turbodinamo per la centrale di bordo del transatlantico Rex. Nell’elettrotrazione infine, che costituisce il comparto economicamente più Articolo dedicato all’impianto idroelettrico del Ponale da “L’Energia Elettrica”, 1926. Accanto, panorama generale con il tracciato della derivazione dal lago di Ledro e la centrale di Riva. Article on the Ponale hydroelectric plant, from “L’Energia Elettrica”, 1926. Alongside, an overview with the route of the derivation from Lake Ledro and the Riva power station. – economically the company’s most significant – not only did Ansaldo work with other major corporations to manufacture locomotives, it became Italy’s leading manufacturer of tram carriages. The company also held equity in the Società Anonima Elettrificazione (SAE), established in 1926 under an Edison initiative to build a turnkey electrification installation on the Bolzano-Brenner line. In subsequent decades, SAE went on to become a leading electrical line manufacturer. SAE’s other shareholders were Falck, TIBB, Costruzioni Elettro-Meccaniche Saronno (Cesma) and Marelli. The Electrical Engineering Industry between the Wars: Cartels and Autarky Between the two wars, the Marelli company grew into one of the most important players in the sector. Company founder Ercole Marelli was of popular extraction. After working for Tecnomasio, in 1891 Marelli left to found his own company, a small family-run workshop funded by its own partners, and outside the Carro attrezzi e autoscala per forature galleria sulla linea Bolzano-Brennero e, accanto, la sottostazione di Vipiteno, 1928. A service wagon and aerial ladder for tunnel boring on the Bolzano-Brenner line; alongside, the Vipiteno sub-station, 1928. rilevante, l’Ansaldo non solo partecipa con le altre grandi società alla costruzione di locomotori, ma conquista la leadership nazionale nella fornitura di vetture tranviarie. Essa partecipa anche all’azionariato della Società Anonima Elettrificazione (Sae), sorta nel 1926 per iniziativa della Edison: costituita per realizzare l’impianto completo di elettrificazione della linea BolzanoBrennero, la Sae continuerà a operare nei decenni successivi come azienda leader nella costruzione di linee elettriche. Gli altri soci della Sae sono Falck, Tibb, Costruzioni Elettro-Meccaniche Saronno (Cesma) e Marelli. L’industria elettrotecnica tra le due guerre, fra cartelli e autarchia Quest’ultima diviene uno dei maggiori attori del settore proprio nel periodo fra le due guerre. Il fondatore Ercole Marelli è uomo di estrazione popolare. Dipendente del Tecnomasio, ne esce nel 1891 per dare vita a una società che prende il suo nome: una piccola officina a conduzione familiare, autofinanziata dai soci, che non può avere accesso al grande credito bancario. Nei primi anni si dedica sphere of access to major bank loans. Initially the company manufactured small electrical items such as lightning rods, arc lamps, portable accumulators and electric ringers. In 1896, the company began manufacturing fans and their electric motors using samples from the US. These fans proved to be a great success: a durable consumer item based on mid-level technology and therefore immune to foreign competition, in a bourgeoning market at a time when people were flocking to cities and looking to improve their lifestyle. The company began to mass-produce these fans. In the early years of the new century, Marelli also began manufacturing small electric motors. After establishing an effective sales network and printing brochures and catalogues that became famous both in Italy and internationally, by 1898 Marelli was selling its new products in Spain, Brazil and Argentina. The company opened a new factory in 1901, and then another at Sesto San Giovanni in 1905. By 1914, the company employed more than 1100 people and had turnover of more than 70 million lire. Growth was export-led: unlike other Italian electrical engineering firms, Marelli earned 60% of its turnover outside the country, with clients in 119 L’avvento dei sistemi elettrici regionali Regional Electrical Systems: the Early Years Pubblicità di prodotti fabbricati dalla Società Ercole Marelli & C. nello stabilimento di Sesto San Giovanni, 1910. Advert for products made by the Società Ercole Marelli & C. company at its Sesto San Giovanni factory, 1910. 120 alla produzione di piccoli oggetti elettrici, come parafulmini, lampade ad arco, accumulatori portatili, suonerie elettriche. Nel 1896 la ditta si cimenta nella produzione dei ventilatori e dei loro motori elettrici, su campioni americani, ed è un successo: si tratta di un bene di consumo durevole, di contenuto tecnologico medio e che non teme quindi la concorrenza estera, ma che trova un mercato favorevole in un paese che si urbanizza e migliora il tenore di vita. Si organizza la produzione in serie, e nei primi anni del nuovo secolo la Marelli sforna serie regolari di piccoli motori elettrici. Grazie alla creazione di una rete commerciale efficace, che stampa dépliants e cataloghi divenuti celebri, sia per l’Italia che per l’estero, nel 1898 i nuovi prodotti si vendono in Spagna, Brasile e Argentina. Nel 1901 si apre un nuovo stabilimento, e nel 1905 una nuova fabbrica si inaugura a Sesto San Giovanni: nel 1914 l’azienda supera i 1.100 dipendenti e i 70 milioni di fatturato. È uno sviluppo trainato dalle esportazioni: a differenza di altre aziende elettrotecniche italiane, Marelli realizza all’estero il 60% del fatturato, e ha clienti in Francia, Regno Unito, Russia e Svizzera. Durante la prima guerra mondiale la Marelli si dedica anche alla produzione di magneti per aerei, entrando in un comparto nuovo, nel quale affermerà in modo duraturo la sua presenza. La guerra lancia anche una nuova fase espansiva France, the United Kingdom, Russia and Switzerland. During the First World War, Marelli began manufacturing magnets for aircraft in its first foray into a new sector where the company was to forge a long-term presence. The war also marked a new expansionary phrase for the company, which became a joint stock enterprise in 1920. From this time onwards, the mass production of medium- and small-sized electrical materials was flanked by regular output of larger electrical machinery. In 1921, the company opened a second “Major Construction” factory at Sesto San Giovanni, where highly skilled specialist workers and engineers built transformers, generators, electrical motors, turboalternators and large pumps for hydroelectric and thermoelectric plants around the globe. When the company’s founder died in 1922, Stefano Benni took over as Chairman. An important figure in Italian business, Benni went on to become Minister of the Economy and Chairman of Confindustria. Giulio Schroeder joined Marelli in 1930. After graduating from Naples, Schroeder held important posts at AEG until 1905, when he moved to Westinghouse. He managed major installations in Russia for the US company, and for fifteen years was in charge of designing electrical materials in Great Britain. He became director of the technical department and then major construction manufacturing at Marelli until 1945, the year of his death. In 1935, dell’impresa, che nel 1920 diventa società per azioni. Da questo momento, alla produzione in serie di materiali elettrici di taglia medio-piccola si affianca stabilmente quella di macchinario elettrico di maggiori dimensioni. Nel 1921 sorge a Sesto San Giovanni un secondo stabilimento, destinato alle “Grandi costruzioni”, dove operai e tecnici di notevole abilità e specializzazione costruiscono trasformatori, generatori, elettromotrici, turboalternatori e grandi pompe destinati alle centrali idroelettriche e termoelettriche di tutto il mondo. Nel 1922, alla morte del fondatore, la presidenza della Marelli viene assunta da Stefano Benni, una personalità importante del mondo imprenditoriale italiano, che sarà anche ministro dell’Economia e presidente della Confindustria. Nel 1930 entra in Marelli Giulio Schroeder: diplomato a Napoli, ha lavorato con incarichi di rilievo presso la Aeg fino al 1905, poi alla Westinghouse. Per l’industria americana ha seguito importanti installazioni in Ercole’s son Fermo Marelli became company chairman. By the late 1920s every advanced nation had completed construction of their national electricity grids. Lack of demand in this sector, exacerbated by the 1929 crash, led to excess production capacity. Initially, companies attempted to win market share from their competitors, particularly in countries where the industrialization process remained at an earlier stage. Then, in order to ensure that competition did not become too damaging, the largest American and European companies established an international cartel in this sector. In late 1931, AEG and Siemens of Germany, ThomsonHouston, English Electric, GEC and Vickers of England, General Electric and Westinghouse of the US, and Brown Boveri of Switzerland signed the International Notification and Compensation Agreement in Paris. Italy’s domestic Accordo Nazionale Imprese Elettro-Meccaniche (Aniem) Disegno e lettera d’incarico per il deposito della domanda di attestato di privativa per modello di fabbrica della Ercole Marelli & C. avente per titolo “Generatore speciale per comando a forza umana, schermato con carcassa e filangia monoblocco, comprendente instrumenti indicatori, filtro radiofonico, soccorritore regolatore; attacchi a spina e calotta di ispezione svitabile senza cacciavite”, 28 maggio 1940. Design and letter of appointment to submit an application for a certificate of exclusive rights to an Ercole Marelli & C. factory template for a “Special generator run using human strength, shielded with a monoblock flange and body, inclusive of indicator instruments, radiophonic filter, and safety regulator; plugs and inspection hatch may be unscrewed without requiring a screwdriver”, 28 May 1940. 121 L’avvento dei sistemi elettrici regionali Regional Electrical Systems: the Early Years 122 Russia, e diretto per quindici anni la progettazione di materiale elettrico in Gran Bretagna; terrà la direzione dell’ufficio tecnico e poi della produzione delle grandi costruzioni Marelli fino al 1945, anno della morte. Nel 1935 diviene presidente il figlio di Ercole, Fermo Marelli. Alla fine degli anni Venti tutti i paesi avanzati hanno ormai portato a compimento la costruzione delle reti elettriche nazionali, e la caduta di questa componente della domanda, accentuata dalla crisi del 1929, evidenzia un eccesso di capacità produttiva. In un primo momento le imprese si muovono per conquistare spazi di mercato a spese dei concorrenti, specialmente nei paesi dove il processo di industrializzazione è più arretrato. Tuttavia, per evitare che la concorrenza diventi rovinosa le maggiori imprese americane ed europee costituiscono anche in questo comparto un cartello internazionale: alla fine del 1931 viene firmato a Parigi l’International Notification and Compensation Agreement, tra le tedesche Aeg e Siemens, le inglesi Thomson-Houston, English Electric, Gec e Vickers, le americane General Electric e Westinghouse, la svizzera Brown Boveri. In Italia pochi mesi prima era stato costituito un cartello nazionale, l’Accordo Nazionale Imprese Elettro-Meccaniche (Aniem), al quale aderivano la Cge (collegata alla General Electric), il Tibb (collegato alla Brown Boveri), la Marelli, la San Giorgio e l’Ansaldo. Nella Relazione del Consiglio d’Amministrazione che accompagna il bilancio 1934 della Compagnia Generale di Elettricità22, in occasione della assemblea degli azionisti del Relais principale per protettori automatici della Westinghouse e, a destra, della General Electric, 1929. The main relay for Westinghouse automatic circuitbreakers; right, one from General Electric, 1929. had come into existence a few months earlier between CGE (a General Electric associate), TIBB (a Brown Boveri associate), Marelli, San Giorgio and Ansaldo. The Compagnia Generale di Elettricità’s22 1934 Board of Directors’ Report, presented to the March 1935 Shareholders’ Meeting, stated that “the improved situation and the boost provided by the recovery of the Italian economy thanks to appropriate provisions taken by the Fascist government enable us to perceive confirmation through 1934 of the signs of improvement that, in certain sectors of national output, were already evident last year. The average index of industrial output for 1934 as calculated by the Ministry of Corporations registered 87.3 points, as against 80.4 in 1933. Generally speaking, advances were made by companies focused particularly on the domestic market, whereas the situation is more complex for companies whose activities are export-led. As regards Copertina de “L’Energia Elettrica” dedicata alla San Giorgio, aprile 1930. Cover of “L’Energia Elettrica” dedicated to the San Giorgio company, April 1930. marzo 1935, si afferma che “la migliorata situazione e l’impulso che alla ripresa dell’economia nazionale ha dato, con adeguati provvedimenti, il Governo Fascista, hanno consentito di vedere confermati nel 1934 i sintomi di miglioramento che, per alcuni settori della produzione nazionale, si erano già delineati nell’anno precedente: nel 1934 l’indice medio della produzione industriale – come calcolato dal Ministero delle Corporazioni – segna infatti 87,3 punti contro 80,4 del 1933. Può dirsi, che in genere sono risultate in progresso le industrie che lavorano specialmente nel mercato nazionale, mentre più difficile è risultata la situazione per quelle industrie la cui attività si è basata sulla possibilità di esportazione. Quanto alla produzione di energia elettrica, che in sé riassume tutta l’attività industriale del Paese, essa ha, come ancora vedremo, segnato in questi ultimi due anni un notevole incremento”. Per la propaganda del regime il Novecento, “secolo delle leghe leggere e dell’elettricità”, si contrappone all’Ottocento, secolo del carbone23. Tuttavia né l’Aniem né l’autarchia riescono a favorire l’integrazione fra le competenze e le capacità delle due maggiori aziende nazionali del cartello, Marelli e Ansaldo. La società genovese, passata sotto il controllo dell’Iri nel 1934, ottiene sì risultati significativi, ma non riuscirà a trasformarsi in impresa leader per la fornitura di impianti completi di generazione, trasmissione e distribuzione di elettricità. 123 electricity generation, which is a barometer of the country’s industrial activity, as we shall see over the last two years it has registered a significant rise.” According to regime propaganda, the twentieth century was the “century of light alloy and electricity”, compared with the nineteenth century, which was the century of coal.23 However, neither the ANIEM nor autarky were able to foster integration between the competencies and capacities of Marelli and Ansaldo, the two largest Italian companies in the cartel. Ansaldo, which fell under IRI control in 1934, continued to achieve significant results but was unable to become a leading supplier of turnkey electricity generation, transmission and distribution plants. Dall’acqua al petrolio. Le centrali idroelettriche nella tradizione italiana Le prime vere centrali idroelettriche d’Europa erano state realizzate in Italia, con gli impianti di Acquoria presso Tivoli (1891), che alimentava la linea Tivoli-Roma, e Paderno sull’Adda (1898). Dalla parcellizzazione degli impianti precedenti, che avevano dimensioni contenute, ed erano spesso realizzati per l’autoproduzione o per utenze vicine al luogo di produzione, si era poi passati a realizzazioni di dimensioni crescenti, che distribuivano energia a utilizzatori ubicati in 125 From Water to Oil. Hydroelectric Power Stations: the Italian Tradition The first two hydroelectric plants built in Europe were in Italy at Acquoria near Tivoli (1891), which powered the Tivoli-Rome line, and Paderno sull’Adda (1898). From the earliest small plants – generally built for auto-generation or consumption near the place of generation – the industry moved on to larger and larger installations and the distribution of power to consumers elsewhere. To begin with, Italy depended on German, Swiss and French Dall’acqua al petrolio From Water to Oil 126 luoghi diversi. All’inizio l’Italia era dipendente, per quanto riguarda le componenti più strettamente elettriche degli impianti, dalle tecnologie tedesche, svizzere e francesi. Le industrie italiane cominciarono però subito a fornire sia le componenti elettromeccaniche, sia i cavi e gli isolatori. Ma gli italiani svilupparono soprattutto una competenza di prim’ordine a livello internazionale nella progettazione e costruzione degli impianti idroelettrici: centrali, dighe e condotte. Un impianto idroelettrico è infatti composto da una serie di opere idrauliche, progettate e realizzate in funzione della situazione territoriale specifica, che convogliano l’acqua in turbine accoppiate ad alternatori, i quali trasformano il movimento di rotazione in energia elettrica. Il movimento delle turbine dipende dalla portata e dal “salto” o “caduta”, cioè dal dislivello tra la presa d’acqua a monte e la restituzione a valle. La realizzazione degli impianti idroelettrici, e in particolare di quelli che danno luogo alla costruzione di serbatoi e invasi, ha un forte impatto sul territorio, sia in senso ambientale che in senso socio-economico. Alcuni dati numerici aiutano a capire le dimensioni di quanto è stato fatto in Italia: fino al 1995 sono state realizzate 546 dighe, 328 delle quali per impianti idroelettrici. Mentre sei dighe furono costruite prima del 1900, e una sola tra queste per scopi elettrici, nel periodo che va dal 1900 al 1945, quello cioè di cui si è parlato finora, furono costruite 181 dighe, 160 delle quali per centrali idroelettriche. In questo campo le Studio per l’impianto idroelettrico sul fiume Calore (Avellino), 1902. Survey for the hydroelectric plant on the Calore River (Avellino), 1902. Diga di Campliccioli, Novara, 1928. A destra, planimetria dell’impianto idroelettrico della centrale di Acquoria, Tivoli, 1924. technology for the strictly electric plant components. However, Italian firms soon began supplying electromechanical components such as cables and insulators. Most of all, Italians developed leading international competence in designing and building hydroelectric power stations, dams and conduits. A hydroelectric plant consists of a series of water works designed and implemented to cater to specific local circumstances, carrying water to a turbine connected to alternators which convert rotary motion into electricity. Turbine movement is governed by the flow and the “head” or “fall”, that is to say the drop in altitude between the inflow at higher altitude and the outflow at lower altitude. Building hydroelectric installations, especially those that require reservoirs and basins, had a major local impact both environmentally and socio-economically. To understand just how much was built in Italy, by 1995 the country had 546 dams, of which 328 for hydroelectric plants. Up until 1900, just six dams were built, of which just one was for electricity generation. Between 1900 and 1945, the period we have covered so far, 181 dams were built, of which 160 were for hydroelectric power stations. Italian companies and engineers Campliccioli Dam, Novara 1928. Right, plan of the hydroelectric plant for the power station at Acquoria (Tivoli), 1924. aziende e i tecnici italiani non solo hanno dimostrato di saper fare a casa propria, realizzando impianti in tutta la penisola, ma hanno esportato in molti paesi la loro capacità di progettare e realizzare, sia da soli, sia partecipando a consorzi internazionali. Società come Condotte d’Acqua e Torno, nomi oggi noti in tutto il mondo, erano già presenti nella realizzazione dei primi impianti idroelettrici italiani. Gli impianti idroelettrici si distinguono in centrali “a bacino”, nelle quali una diga crea a monte un serbatoio o un lago artificiale, e centrali “ad acqua fluente”. Per ottimizzare il rendimento degli impianti sono state poi sviluppate le centrali di pompaggio, dette anche “ad accumulazione”: lo scopo è quello di realizzare una riserva di energia da utilizzare nei momenti di maggior richiesta da parte dell’utenza, sollevando l’acqua al serbatoio attraverso il pompaggio nelle ore notturne, quando la richiesta è minima, per produrre energia nelle ore di punta, che tipicamente si verificano a metà mattina e metà pomeriggio. In Italia la prima applicazione di questo tipo fu realizzata già nel 1912, con l’impianto di Viverone. Il macchinario delle centrali è collocato in edifici appositi: le prime installazioni riutilizzano spesso stabilimenti già esistenti e dismessi da una precedente attività industriale, mentre le nuove realizzazioni adottano uno schema funzionale 127 proved their expertise not just in Italy, building installations up and down the peninsula; they also exported their design and construction skills to many other countries individually and as members of international consortia. Condotte d’Acqua and Torno, company names known around the world, were already active building Italy’s first hydroelectric plants. Hydroelectric plants are either “pondage” stations, where a dam creates a reservoir or artificial lake higher up, or “run-of-river” power stations. Pumped or “storage” stations were developed to optimize plant yield by creating a reserve of power to cater to demand, pumping water up to a tank during the night when demand is at its lowest in order to generate energy at peak times, typically in mid-morning or mid-afternoon. The first such application was realized in Italy as early as 1912 at the Viverone plant. Dall’acqua al petrolio From Water to Oil 128 articolato su due parti fondamentali: la sala macchine e la stazione di trasformazione; le centrali sono inoltre provviste di una sala di comando, spesso situata o tra le due aree o all’interno della sala macchine, e di un’officina per manutenzione e riparazioni. A partire dagli anni Venti vengono realizzate anche centrali “in caverna”, nelle quali cioè il macchinario e le sale sono situati in ambienti sotterranei: le prime centrali del genere realizzate in Italia sono quelle di Coghinas, in Sardegna (1927), e Pian Sulé, in Piemonte (1931). La scelta di realizzare “in caverna” dipende da motivazioni di ordine economico e tecnico: in genere difficoltà determinate dall’insufficienza di spazio per fabbricati, terreno inadatto a sopportare il carico di edifici e macchinari, difficoltà di accesso, pericolo di frane e valanghe. Dagli anni Trenta si afferma la tendenza a trasferire all’esterno la stazione di trasformazione: Plant machinery is housed in purpose-built buildings, although the earliest installations often repurposed existing or abandoned buildings previous used for industry. Installations require two key elements: a machine room and a transformer station. Power plants also have a command room, usually located either between the two areas or in the machine room, and a workshop for maintenance and repairs. Sunken power stations began to be built in the 1920s, with machinery and rooms located underground. The first such power stations to be built in Italy were at Coghinas in Sardinia (1927), and Pian Sulé in Piedmont (1931). The decision to build sunken stations was motivated by economic and technical factors (generally a lack of space for buildings or land incapable of bearing the weight of buildings and machinery) as well as difficulty of access and the danger of landslips or avalanches. From the ‘30s onwards, there was a trend to shift transformer stations outside for both economic and functional reasons. The size of a hydro station obviously depended on the type of turbine and the number of generators to be installed. Early stations always had “reserve” generators that were used if the Articolo dedicato alle centrali sotterranee e schema del primo salto della derivazione del Flumendosa, da “L’Energia Elettrica” dicembre 1928. Article on underground power stations and a diagram of the first head on the derivation from the Flumendosa, from “L’Energia Elettrica”, December 1928. Cartina raffigurante il bacino idrografico del Coghinas e, accanto, l’interno della centrale di Pian Sulé. Map of the Coghinas hydrographic basin; alongside, inside the Pian Sulé power station. vi concorrono ragioni economiche e funzionali. Le dimensioni della centrale dipendono ovviamente dal tipo di turbine e dal numero di gruppi generatori da installare: nelle prime centrali erano sempre presenti dei gruppi “di riserva” che entravano in funzione in caso di avaria dei gruppi principali. Fino alla seconda guerra mondiale, la presenza dei gruppi di riserva e la modesta taglia unitaria dei singoli gruppi spingono all’installazione di un numero elevato di gruppi generatori. Questo comporta però un maggior costo di impianto: l’interconnessione della rete e l’aumento della potenza unitaria dei generatori determineranno invece, per gli impianti realizzati dopo la seconda guerra mondiale, una limitazione nel numero dei gruppi installati. Il tipo di turbine utilizzate nelle centrali idroelettriche dipende dalla caduta d’acqua utilizzata: gli impianti ad acqua fluente o a bassa caduta, che costituiscono gran parte delle prime installazioni, utilizzano le turbine a elica, soppiantate dopo la prima guerra mondiale dalle turbine Kaplan, così chiamate dal nome dell’ingegnere austriaco Victor Kaplan che le ideò nel 1913. Dato il maggior costo delle turbine Kaplan, per un certo periodo le turbine a elica e le Kaplan erano spesso utilizzate insieme negli impianti che avevano caratteristiche adatte. La complessità e la potenza degli impianti main generators failed. Up until the Second World War, the fact that reserve generators were required and individual generators were small in size led to the installation of a high number of generators, resulting in higher plant costs. After the Second World War, interconnecting networks and increased per-unit generator power limited the number of generators that needed to be installed. The type of turbine used in hydroelectric power stations depended upon the water height drop. Flowing or limited-height water drops, which powered the majority of early installations, used spiral turbines; after the First World War these were replaced by Kaplan turbines, named after Austrian engineer Victor Kaplan who invented them in 1913. Given that Kaplan turbines were more expensive, for a while spiral and Kaplan turbines were often used together at appropriate plants. Plant complexity and power grew rapidly because easy-to-exploit and lower-cost resources were limited, leading to the adoption of medium-range height drops (between around 50 and 400 metres) and high drops (from 400 to over 1,000 metres). Francis turbines, developed in 1848 by English-born engineer James B. Francis who lived Schema di turbina Kaplan della centrale di Porto della Torre. Diagram of the Kaplan turbine at the Porto della Torre power station. 129 Dall’acqua al petrolio From Water to Oil La centrale del Lima, 1927. The power station at Lima, 1927. 130 cresce rapidamente, anche perché le risorse sfruttabili con maggior facilità ed economicità sono limitate, e questo porta all’utilizzazione di cadute d’acqua medie (da 50 a 400 metri circa) o alte (da 400 a oltre 1.000 metri). Sulle cadute medie si utilizzano le turbine Francis, sviluppate nel 1848 da James B. Francis, un ingegnere inglese trasferito negli Stati Uniti. Sulle cadute d’acqua più elevate, e in particolare nei bacini idroelettrici alpini si installano invece turbine Pelton, particolarmente adatte per grandi salti e piccole portate. Questo tipo di turbina fu inventato da Lester Allan Pelton, nel 1879, in California, e risulta essere ancora oggi la turbina con rendimento più elevato. La potenza unitaria dei gruppi di turbine Pelton nelle centrali italiane è salita dai 10 MW del 1910 ai 70 MW del 1938 (centrale di San Giacomo sul Vomano), fino ai 140 MW degli anni Settanta (centrale di San Fiorano, vicino a Brescia) e ai 270 MW installati nel rinnovamento della centrale di San Giacomo sul Vomano. Oggi però sono le turbine Francis il tipo più utilizzato; esse si adattano bene alla struttura oro-idrografica del territorio italiano, e a partire dagli anni Sessanta hanno prevalso sulle turbine Pelton, anche grazie alla messa a punto di particolari accorgimenti nell’installazione e nella regolazione. Per le società elettriche, infine, le centrali sono spesso un elemento di comunicazione simbolica Sezione trasversale e, accanto, sezione longitudinale della centrale del Lima, 1910. A cross section and, alongside, longitudinal section of the power station at Lima, 1910. in the United States, were preferred on mediumsized height drops. On larger height differences such as Alpine hydroelectric basins Pelton turbines were preferred as they are particularly well-suited to major drops and low-level flows. Invented by Lester Allan Pelton in California in 1879, to this day the Pelton turbine continues to boast the highest yield. The per-unit power of Pelton turbine generators in Italian plants rose from 10 MW in 1910 to 70 MW in 1938 (the San Giacomo power station on the Vomano), and then to 140 MW in the 1970s (the San Fiorano power station near Brescia) and 270 MW installed during an upgrade of the San Giacomo sul Vomano power station. Nowadays, Francis turbines are most commonly used because they adapt well to Italy’s oro- and hydro-graphic situation. Another reason why these have prevailed over Pelton turbines since the ‘60s is that new developments were made in installation and regulation. For electricity companies, power stations are often a way of symbolically communicating with the local area. They are not merely commissioned from engineers involved in the installation: the building design that serves as the “envelope” was often commissioned from top architects such as Gaetano Moretti, Piero Portaluppi, Ugo Monneret col territorio, e quindi non possono essere affidate ai soli ingegneri che ne curano la parte impiantistica; la progettazione degli edifici che fungono da “involucro” è spesso affidata ad architetti di notevoli capacità: fra loro Gaetano Moretti, Piero Portaluppi, Ugo Monneret de Villard, Cesare Bazzani, Giancarlo Maroni, Giovanni Muzio, Luciano Baldessari, Vincenzo Ferniani. Un caso particolare è quello di Omodeo, che talvolta opera in entrambi i ruoli progettuali: ne è un esempio la piccola centrale di Lima, nei pressi di Lucca. A partire dalla metà degli anni Venti si affermano un nuovo linguaggio architettonico e una nuova estetica per gli edifici industriali, che basandosi sui principi funzionali superano il dualismo progettuale fra architetti e ingegneri. Protagonisti di questa evoluzione sono fra gli altri Gaetano Minnucci, che ne è anche il teorico, Gio Ponti, Ignazio Gardella, Giuseppe Mignozzi. Anche l’attenzione ai problemi della sicurezza risale agli anni Venti, per l’esattezza al dicembre 1923, quando si verifica il crollo della diga del Gleno (bacino dell’Oglio, Lombardia orientale). In seguito al disastro viene nominata una “Commissione per il controllo delle dighe di sbarramento per la formazione di serbatoi e laghi artificiali”. La Commissione lavora intensamente per due anni, sottoponendo a un esame sistematico tutte le dighe esistenti sul territorio nazionale e definendo, per ciascuna, gli interventi da effettuare per garantire la sicurezza dell’esercizio. Si provvede anche a integrare la normativa, che si limitava fino ad allora ad alcune prescrizioni tecniche, trascurando gli aspetti relativi all’esame e all’approvazione dei progetti, de Villard, Cesare Bazzani, Giancarlo Maroni, Giovanni Muzio, Luciano Baldessari, or Vincenzo Ferniani. Omodeo was a special case, capable of fulfilling both design roles: the small Lima station near Lucca is one example of his work. From the mid-’20s onwards, a new architectural style and a new aesthetic for industrial buildings based on functional principles began to gain headway, advancing beyond the dual design approach that distinguished between architects and engineers. This advancement was led by Gaetano Minnucci, who was also the theorist behind this move, and by Gio Ponti, Ignazio Gardella, and Giuseppe Mignozzi. A focus on security also dates back to the 1920s, specifically December 1923 when the Gleno dam (on the Oglio basin in Eastern Lombardy) collapsed. A “Commission for Supervising Dams to Form Reservoirs and Artificial Lakes” was established in the wake of the disaster. The Commission worked hard over the next two years, systematically examining every dam in Italy and drawing up a list of works to ensure operational security. Regulations were also updated, adding to the previous scant technical provisions which failed to deal with issues such as project examination and approval, dam construction and operational oversight. The Gleno disaster led to a number of construction approaches being considered too risky and abandoned. A few years later, in August 1935, a small dam at Sella Zerbino (in the Orba basin, Southern 131 Dall’acqua al petrolio From Water to Oil Impianto elettrico di Molare, diga di Zerbino. The electricity plant at Molare, Zerbino Dam. 132 nonché al controllo della costruzione e dell’esercizio delle dighe. Il disastro del Gleno porta anche all’abbandono di alcune tipologie costruttive, considerate troppo rischiose. Qualche anno dopo, nell’agosto 1935, si verifica anche il crollo della piccola diga di Sella Zerbino (bacino dell’Orba, Piemonte meridionale). In questo caso il disastro è dovuto a una piena eccezionale, e superiore a ogni possibile previsione. Anche in questo caso si tirano alcune conclusioni di carattere tecnico, con effetti sulla scelta del tipo e sulle dimensioni degli scarichi di superficie. Dopo di allora si è verificato in Italia un solo disastro, ma di enorme gravità: quello che nel 1963 ha riguardato la diga del Vajont, di cui si dirà in seguito, e che ha provocato circa duemila vittime. Ciononostante nel nostro paese il coefficiente di rischio connesso alle dighe (definito dal rapporto fra il numero di eventi disastrosi e l’età cumulata del complesso delle dighe esistenti sul territorio) è particolarmente basso (0,13% per diga per anno), inferiore al valore medio dei paesi più avanzati. Piedmont) collapsed. On this occasion the disaster was caused by exceptional high water that exceeded all estimates. Once again, a number of technical conclusions were drawn that affected choices about the type and size of surface water overflows. Since then Italy has suffered just one disaster, but that was enormous: the 1963 collapse of the Vajont dam, which as we shall see later claimed some two thousand lives. That said, in Italy the risk coefficient associated with dams (defined as the ratio between the number of disastrous events and the cumulative age of all existing dams in the country) remains particularly low at 0.13% per dam per year – lower than the average for advanced nations. Hydroelectrics? Yes, but... The years 1921-1922 brought an exceptional drought to Italy, defined by hydroelectric engineers as “a true national disaster”. The event, which led to power rationing and a reduction in industrial output, reduced the working week by two to three days in the regions of Lombardy and Emilia, and triggered a debate on Italy’s reliance on hydro power. Giuseppe Neri wrote about this in 1928 in the “L’Elettrotecnica” magazine: “So exceptional was the event that, meteorological Idroelettrico? Sì, ma... La stagione idroelettrica 1921-1922 è caratterizzata da una eccezionale siccità, che i tecnici definiscono “una vera disgrazia nazionale”. L’evento, che provoca il razionamento dell’energia e la riduzione della produzione industriale, con sospensioni del lavoro di due-tre giorni a settimana nella Lombardia e nell’Emilia, innesca un dibattito sull’opzione idroelettrica dell’Italia. Giuseppe Neri ne parla nel 1928 sulla rivista “L’Elettrotecnica”: “Il fatto fu talmente eccezionale che si credette poter concludere, colla scorta di dati meteorologici, che per ritrovare una siccità di questa entità e durata era necessario rimontare 170 anni indietro. Passato questo periodo, che per le aziende fu irto di difficoltà, l’andamento normale fece subito dimenticare il guaio trascorso e molti si riconfermarono nella opinione che l’eventualità del ripetersi di un tale disastro si presentava talmente remota, che si sarebbe ancora potuto fare a meno di efficienti e adeguate centrali termiche di riserva le quali, industrialmente parlando, costano e non rendono”. Nel 1924, però, la siccità si ripete, quasi altrettanto grave. “Le maggiori società che sono a capo di forti nuclei di aziende distributrici – racconta ancora Neri – corsero ai ripari e dovettero riconoscere la necessità di equipaggiare ogni singola zona con una centrale termica di riserva, ideata con criteri ampi e prudenziali”. L’ingegner Neri, che a Livorno dirige una centrale Articolo di Giuseppe Neri pubblicato su “L’Elettrotecnica”, luglio 1928. An article by Giuseppe Neri in “L’Elettrotecnica”, July 1928. data in hand, it is believed that we would have to go back 170 years to encounter a drought of this size and duration. At the end of this period – one that was strewn with difficulties for companies – the return to normal operations immediately prompted people to forget the troubles they had experienced, and many believed that the likelihood of such a disaster repeating itself was so remote that the country could continue to do without adequate and efficient thermal power stations in reserve which, industrially speaking, cost but do not yield.” And yet in 1924 drought struck again, almost as severely as before. Neri continues the narrative: “The largest distribution company conglomerates rushed to protect themselves, acknowledging the need to equip every single area with a reserve 133 Dall’acqua al petrolio From Water to Oil 134 termoelettrica, si domanda se la scelta idroelettrica è davvero così conveniente per l’Italia, dal punto di vista economico. E sostiene (1928!) che nel raffrontare la convenienza tra i due tipi di centrali va considerato non solo il minor costo di esercizio dell’idroelettrico ma anche l’immobilizzo assai maggiore di capitali che esso comporta, ivi compresi i costi valutari e le conseguenze politiche derivanti dalla necessità di ricorrere al mercato finanziario internazionale. La sua conclusione è che la convenienza delle centrali idroelettriche, calcolata in questo modo, è poco maggiore di quella delle termoelettriche, e che il momento di riconsiderare il termoelettrico è più vicino di quanto si ritenga di solito. Una conclusione che appare profetica alla luce degli eventi finanziari e industriali degli anni Trenta. Secondo uno studio del Servizio Idrografico del Ministero dei Lavori Pubblici, pubblicato in quello stesso 1928, la rete elettrica italiana è alimentata da 24 bacini idroelettrici situati nella penisola, ciascuno col proprio gruppo di centrali, più altri quattro, due per ciascuna, nelle isole maggiori. In gran parte di essi sono in corso lavori per aumentarne la capacità produttiva; il fabbisogno è infatti in continua crescita: secondo i dati del Ministero delle Corporazioni, la produzione è passata da poco più di 3 miliardi e mezzo di kWh nel 1918 a poco meno di 9 miliardi di kWh nel 1928, dei quali solo 235 milioni di kWh da impianti termoelettrici. Gli impianti entrati in funzione nel decennio successivo (in particolare sulla Sila, in Umbria Articolo dedicato alla visita del Re Vittorio Emanuele agli impianti della Sila, da “Energia Elettrica” 1927. thermal power station designed with broadly prudential criteria.” Neri, an engineer who ran a thermoelectric power station in Leghorn, wondered whether it really was economically viable for Italy to rely on hydroelectrics. As early as 1928, he suggested that the only way to compare the value for money of these two types of power station was to take into account not just the lower operating costs of hydroelectric power, but its larger capital outlay requirements, including currency costs and the political consequences of relying on international markets for finance. Neri’s conclusion was that when assessed like this, hydroelectric power stations were only slightly better value than thermoelectric power stations, and that the time for reconsidering thermoelectrics was closer than people generally believed. His conclusion was prophetic in the light of the financial and industrial events that occurred in the ‘30s. According to a 1928 survey by the Ministry of Veduta della centrale termoelettrica di Livorno e, a sinistra, sezione della centrale, da “L’Elettrotecnica” 1928. View of the Leghorn thermoelectric power station; left, a cross section of the plant, from “L’Elettrotecnica”, 1928. Article on King Vittorio Emanuele’s visit to powerplants in the Sila, from “Energia Elettrica” 1927. e Abruzzo), portano la potenza idroelettrica installata dai 2.910.340 kW del 1928 ai 4.557.529 kW del 1938, e la produzione idroelettrica a 14 miliardi 298 milioni di kWh, su un totale di 15 miliardi 352 milioni; la differenza è prodotta da impianti termoelettrici (810 milioni) o importata (244 milioni). Nel 1938 vi sono in Italia 998 impianti idroelettrici e 199 termoelettrici, la cui distribuzione riflette il dualismo economico Nord-Sud: 687 idroelettrici e 127 termici sono infatti installati nell’Italia settentrionale, contro i 135 idroelettrici e 43 termici nel Mezzogiorno e nelle isole; 176 idroelettrici e 29 termici sono invece quelli installati nell’Italia centrale. La generazione idroelettrica è ovunque largamente prevalente, salvo che nelle isole, dove il termoelettrico rappresenta circa il 50% della potenza installata. Come dato nazionale la potenza termoelettrica installata aumenta comunque da 644.850 kW nel 1928 a 956.768 kW nel 1938, passando dal 18,14% al 21% della potenza installata totale. Nel biennio dal 1936 al 1938, infine, la produzione termoelettrica viene più che raddoppiata, passando da 387 a 810 milioni di kWh (dal 2,85% al 5,36% del totale dell’anno di riferimento). Se si raffrontano la percentuale di potenza termoelettrica installata e quella di energia termoelettrica prodotta, peraltro, si comprende quanto, nel 1936 come nel 1938, il termoelettrico costi senza rendere in termini industriali, per usare le parole dell’ingegner Neri: a fronte dei costi di impianto, infatti, la produzione e la vendita sono piuttosto modeste. Tanto più se si riflette sul fatto che la generazione termoelettrica quantificata nelle Public Works Hydrographic Service, Italy’s electricity network was powered by twenty-four mainland hydroelectric basins, each with its own group of power stations, plus a further four (with two in each one) on its two main islands. Work was underway at the majority of these to increase output. Demand continued to rise: according to data from the Ministry of Corporations, output rose from just over 3.5 billion kWh in 1918 to just under 9 billion kWh in 1928, of which just 235 million kWh was generated at thermoelectric plants. Plants that began operations over the following decade (notably in the Sila mountains, Umbria and Abruzzo) raised installed hydroelectric power from 2,910,340 kW in 1928 to 4,557,529 kW in 1938, with hydroelectric output generating 14.298 billion kWh out of the total of 15.352 billion kWh; the remainder came from thermoelectric power stations (810 million kWh) and imports (244 million kWh). In 1938, Italy had 998 hydroelectric power plants and 199 thermoelectric power stations, distributed to reflect the economic differences between North and South: 687 hydroelectric power stations and 127 thermal power stations were installed in Northern Italy, compared with 135 hydroelectric and 43 thermal power stations in the South and Islands; Central Italy had 176 hydroelectric and 29 thermal power stations installed. Hydroelectric generation prevailed up and down the country with the exception of the islands, where thermoelectric power accounted for 50% of installed capacity. Nationally, installed thermoelectric power increased from 644,850 kW 135 Dall’acqua al petrolio From Water to Oil Editoriale di un fascicolo de “L’Elettrotecnica”, 1928. Sotto, centrale idroelettrica G. Colombo di Pallenzeno (Novara), 1929. Editorial from an issue of “L’Elettrotecnica”, 1928. Below, the G. Colombo hydroelectric plant at Pallenzeno (Novara), 1929. statistiche include anche l’energia geotermica, poiché la concettualizzazione dell’epoca non prevede fonti “rinnovabili” ma distingue solamente fra tecnologie basate sulla “forza idraulica” e sul “vapore”. Se si considera che il combustibile per le centrali termoelettriche deve essere in gran parte importato, con le relative conseguenze di costo, si comprendono le difficoltà che limitavano lo sviluppo della produzione termoelettrica in Italia, senza contare i problemi politici che possono essere collegati all’approvvigionamento dei combustibili in caso di complicazioni internazionali. 136 Le due siccità degli anni Venti, quindi, pur avendo indotto maggiore attenzione per l’efficienza e l’economicità delle centrali termoelettriche, non cambiano la politica del governo e le strategie delle società elettriche, per le quali la produzione termoelettrica mantiene una valenza solamente integrativa. Le due crisi hanno però l’effetto di richiamare l’attenzione sul fatto che l’energia idroelettrica, per quanto abbondante, non è infinita. Se nel 1922 Omodeo parla di “risorse praticamente illimitate”, nel 1939 una pubblicazione del Ministero delle Corporazioni afferma: “L’energia elettrica indubbiamente rappresenta la nostra massima fonte di energia e quella per cui le possibilità di potenziamento appaiono particolarmente ampie. Il problema di tale potenziamento ha sollevato discussioni e giudizi discordi, specialmente intorno all’entità effettiva delle risorse idriche esistenti nel Paese e trasformabili economicamente in energia. Tali nostre risorse sono in realtà molto notevoli, ma non sono enormi o addirittura illimitate”. Nel mondo industriale si discute di idroelettrico e termoelettrico: quanto possa davvero essere ancora sviluppato il primo, quale sia l’effettiva struttura dei costi del secondo, e come si possano in 1928 to 956,768 kW in 1938, up from 18.14% to 21% of overall installed capacity. Between 1936 and 1938, thermoelectric output more than doubled from 387 to 810 million kWh (from 2.85% to 5.36% of the total over these years). If we compare the percentage of installed thermoelectric power and thermoelectric power generation, we see that in 1936 and indeed 1938, to borrow Neri’s phrase thermoelectric power had a cost but did not yield in industrial terms: indeed, output and sales were rather modest compared with installation costs. This was all the more true considering the fact that the figures for thermoelectric generation in these statistics included geothermal energy – at the time there was no concept of “renewables”, merely a distinction between “hydro” and “steam” power. Given that fuel for thermoelectric power stations was for the most part imported – something that had an impact on costs – it is easy to understand the difficulties that restricted thermoelectric output growth in Italy, and that is before addressing the political issues concerning fuel provisioning as a result of international complications. Despite prompting a closer focus on the efficiency and economic viability of thermoelectric power generation, the two droughts that struck in the ‘20s did nothing to change government policy or the strategies pursued by the electricity companies, for which thermoelectric output remained purely supplementary. The two droughts did, however, call attention to the fact that abundant as it may be, hydroelectric power was not infinite. Although in 1922 Omodeo spoke of “practically unlimited resources”, by 1939 a report published by the Ministry of Corporations stated: “Electric power is without doubt our largest source of energy, one for which the options for growth appear to be particularly wide. And yet issues surrounding such ottimizzarne il rendimento e l’economicità. “Centrali termiche o centrali idrauliche?” è il titolo dell’editoriale di un fascicolo de “L’Elettrotecnica”, che esordisce: “Nell’attesa che la fisica giunga, forse, con la disintegrazione dell’atomo [siamo, si badi bene, nel 1929] a fornire all’umanità nuove disponibilità di energia, dobbiamo ancora ricorrere, per far fronte alle richieste ognora crescenti dell’odierna vita civile, a quelle classiche sorgenti che, come abbiamo imparato negli anni della scuola, usano tutte, diversamente trasformata, l’energia solare”. Queste sorgenti sono i combustibili fossili, il legname, le forze idrauliche e il vento. Negli anni successivi si lavora molto sui combustibili, nel quadro complessivo della questione energetica e non solo per la necessità di incrementare la generazione termoelettrica. Siccome la produzione nazionale di carbone è quella che è, e non sarà mai sufficiente a coprire il fabbisogno in modo autarchico, da un lato si studiano i metodi per ottimizzare la combustione dei prodotti nazionali e migliorarne la caratteristiche chimiche (l’Iri costituisce a questo scopo, insieme alla Montecatini, l’Azienda Nazionale Idrogenazione Combustibili, Anic), dall’altro si cercano giacimenti di metano nella penisola e di petrolio nelle colonie (l’Agip viene growth are triggering debate and discordant opinion, particularly as regards the actual amount of hydro resources available in the country that may economically be converted to energy. Although these resources are considerable, they are neither enormous nor unlimited.” The industry debated hydroelectrics and thermoelectrics: how much more the former could expand, what the true cost structure was for the latter, and how its yield and economic viability could be optimized. The editorial in a brochure issued with “L’Elettrotecnica”, titled “Thermal or Hydro Power Stations?”, begins: “Until physics is perhaps successful in breaking up the atom [note this was written in 1929], supplying humanity with new reserves of energy, in order to cater to the ongoing rise in demand engendered by modern civil life, once again we must resort to traditional sources of power that, as we learned at school, all use solar energy transformed in some way.” The reference here is to fossil fuels: wood, hydro and wind. Above and beyond the simple need to increase thermoelectric output, over the next few years a great deal of research was undertaken on fuels as part of the overall energy framework. Because domestic coal output was never going to be sufficient to cover the country’s requirements 137 Dall’acqua al petrolio From Water to Oil costituita a questo scopo), oltre che nuove zone geotermiche economicamente sfruttabili. Sono noti gli errori commessi dall’Agip nel Ventennio, con la sottovalutazione dei giacimenti petroliferi libici, l’eccessiva fiducia in quelli albanesi, e la scarsa considerazione verso le possibilità del metano nazionale: errori che saranno corretti da Mattei dopo il 1945. Ma questa è un’altra storia... Alla ricerca di nuove fonti 138 A partire dalla metà degli anni Venti, quindi ben prima delle sanzioni e della proclamazione ufficiale dell’autarchia, la questione delle fonti di energia appassiona dunque gli ingegneri elettrici, e non solo loro. In questo campo, infatti, l’opinione pubblica qualificata e i tecnici sono tendenzialmente autarchici da sempre, e le vicende del 1935-1936 non fanno altro che rendere più pressanti e più esplicite le posizioni dell’autorità politica su questi temi, verso i quali gli addetti ai lavori sono già ricettivi; soprattutto, le esigenze dell’autarchia spingono il governo e l’industria a destinare maggiori risorse a questo tipo di ricerche. Gli ambienti e gli studiosi che si occupano di questi temi costituiscono un insieme articolato, del quale non è facile tentare una descrizione. In termini molto sommari si può dire che vi concorrano tre gruppi: ingegneri e tecnici appartenenti al mondo industriale, ricercatori Annuncio di pubblicazione dei Verbali della Prima Conferenza Mondiale sull’Energia, 1924. without resorting to imports, methods were studied to optimize the burning of domestically-produced fuels and improve their chemical make up (for this purpose, IRI teamed up with Montecatini to found the Azienda Nazionale Idrogenazione Combustibili, ANIC), as well as prospecting for methane deposits in Italy and oil in the colonies (Agip was founded for this very purpose), and seeking out new, economically-viable geothermal areas. Agip committed a number of historically-acknowledged errors during the Fascist regime, most notably undervaluing Libya’s oil deposits, retaining excessive faith in Albania’s deposits, and a failure to give adequate consideration to domestic methane. Mattei was to correct all of these errors post-1945, but that’s another story... Seeking out New Sources of Energy From the mid-1920s onwards, long before sanctions struck Italy and the country officially pursued autarky, it was not just electricity engineers who were interested in energy sources. Informed public opinion and engineers had always tended towards the autarkical. The events of 1935-1936 did nothing other than make the positions of the political authorities on these issues Lettera indirizzata a Giuseppe Cenzato avente come oggetto la costituzione del Comitato Nazionale per l’Ingegneria, 1932. Letter to Giuseppe Cenzato about establishing the Comitato Nazionale per l’Ingegneria, 1932. appartenenti al mondo universitario e inventori; la distinzione non va presa, ovviamente, in modo troppo rigido. Il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), costituito nel 1923, è un punto di raccordo tra inventori, ricercatori e industriali sulla questione delle fonti di energia. Su “La Ricerca Scientifica”, organo ufficiale del Consiglio, compaiono vari studi su possibili fonti alternative di energia. Nel 1924 inoltre il Comitato di Ingegneria dello stesso Cnr aderisce, con altre 40 nazioni (comprese Russia e Germania), alla World Power Conference, che tiene la sua prima riunione a Londra per iniziativa di Scotsman Daniel Dunlop, un industriale elettrico britannico. Scopo della World Power Conference è la cooperazione scientifica mondiale in materia di energia, attraverso la creazione di comitati nazionali che funzionino come canali per lo scambio di conoscenze fra i paesi membri. Notevoli intuizioni si manifestano nella ricerca di combustibili “surrogati”: in particolare le sanse esauste di oliva, le vinacce esauste essiccate, i residui di lavorazione del legno, l’etanolo e il metanolo prodotti per distillazione dalle barbabietole e dal sorgo zuccherino. A questi prodotti della “chimica autarchica”, che danno luogo a effettive lavorazioni industriali, si devono aggiungere le proposte sull’utilizzazione dei rifiuti previo trattamento, provenienti soprattutto dal mondo degli inventori, attraverso riviste come “Attualità scientifiche” (organo dell’Associazione Fascista degli Inventori) e “Ingegni e congegni”. Come si vede, nell’uno e nell’altro caso si tratta di idee che anticipano linee di ricerca oggi Notice announcing publication of the minutes from the First World Conference on Power, 1924. more pressing and explicit; industry insiders needed no convincing. More than anything else, autarky-related requirements prompted the government and the industry to pump greater resources into research. Although this distinction is not hard and fast, a vast amount of research was undertaken by three groups of people: engineers and technicians from industry, researchers in academia, and inventors. The Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), which had been founded in 1923, served as the point of contact between inventors, researchers and industry insiders. CNR house organ “La Ricerca Scientifica” carried a number of surveys of potential alternative sources of energy. In 1924, the CNR’s Engineering Committee travelled to the World Power Conference. The brainchild of Scottish electricity industrialist Daniel Dunlop, the Conference’s inaugural meeting, held in London, was attended by forty nations including Russia and Germany. The World Power Conference was set up to foster world scientific cooperation on energy by establishing national committees to work as conduits for the exchange of knowledge between member countries. There was significant interest in finding “substitute” fuels, and research was conducted into olive residues, dried marc from grapes, leftovers from woodworking, or ethanol and methanol made by distilling beetroot and sugary sorghum. Alongside these “autarkical chemistry” products, which actually did go into industrial 139 Dall’acqua al petrolio From Water to Oil 140 nuovamente e seriamente perseguite. Negli anni Quaranta invece queste ricerche vengono interrotte, dapprima per la guerra (quelle che sembrano più interessanti sono di fatto prese in mano dai tedeschi), e successivamente perché la disponibilità di petrolio a basso prezzo ne vanifica l’impatto pratico annullandone l’attrattività economica. I ricercatori italiani, proprio a partire dalla questione dei combustibili, affrontano anche il tema del calore solare. Contributi significativi vengono da Giovanni Andri e Alessandro Amerio. Il primo individua nell’ambiente coloniale il contesto più favorevole all’utilizzazione del suo motore solare Eliodinamic, presentato alla Fiera di Tripoli del 1936 e brevettato nello stesso anno insieme a Daniele Gasperini; secondo i tecnici del Ministero delle Colonie, che ne caldeggiano l’adozione in campo agricolo nell’Africa Orientale e in Libia, esso può “funzionare a basse temperature pur conservando le caratteristiche delle macchine a vapore e il suo utilizzo non necessita di personale particolarmente addestrato”. Amerio, docente di fisica al Politecnico di Milano, si dedica negli anni Trenta allo studio della radiazione solare e delle sue production, in magazines like “Attualità scientifiche” (organ of the Fascist Association of Inventors) and “Ingegni e congegni” inventors suggested using pretreated waste, just one idea that was way ahead of its time. Research into these alternative fuels tailed off in the Forties, first because of the war (the Germans actually did pursue the most interesting ideas), and then because low-cost oil diminished their practical impact and economic appeal. Italian researchers also looked into the sun’s heat as they searched for alternative sources of energy. Giovanni Andri and Alessandro Amerio had a number of interesting things to say on the topic. Giovanni Andri identified colonial lands as the most favourable environment for using his Eliodinamic solar motor, which he presented at the 1936 Tripoli Fair and with Daniele Gasperini patented that year. Technicians at the Ministry of the Colonies believed that adopting it for farming in Eastern Africa and Libya would allow it “to work at low temperatures, while still retaining the characteristics of steam machines; its use does not require particularly highly-trained personnel either.” A Professor of Physics at the Politecnico di Milano, in the 1930s Amerio dedicated himself to studying solar radiation and its potential applications. His scientific publications provoked interest in inventors’ magazines but did not amount to anything in practical terms. There was also significant industrial interest in wind power. A long tradition of possibili applicazioni: i suoi lavori scientifici trovano un’eco sulle riviste degli inventori, ma non giungono a risultati pratici. Vi è un significativo interesse industriale anche per l’utilizzazione dell’energia eolica. La tradizione dello sfruttamento del vento, soprattutto per azionare impianti agricoli di pompaggio, era molto antica nell’Europa centrosettentrionale e orientale: basti pensare ai mulini a vento olandesi. Nella seconda metà dell’Ottocento non erano mancati i tentativi di applicare anche questa forma di energia a vari scopi produttivi, e pure in Italia si erano registrate richieste di brevetto, fra cui nel 1889 quella di Giuseppe Bella per un “Nuovo motore a vento attraverso lo sfruttamento delle correnti d’aria”. Nei primi decenni del Novecento non mancano ovviamente i tentativi di usare questa forma di energia per produrre elettricità: nel 1947 Arnaldo Maria Angelini ne fornisce un’ampia rassegna al congresso dell’Aei, sottolineando come le prime applicazioni di questo tipo abbiano avuto luogo “in zone lontane da centri di produzione d’energia e da reti di distribuzione”. Secondo la descrizione di Angelini l’energia del vento era stata usata “per azionare generatori elettrici di dimensioni relativamente modeste e il più delle volte collegati Motore funzionante per energia termica solare di Giovanni Andri e Daniele Gasperini, Milano 28 ottobre 1936. Nuovo motore a vento di Giuseppe Bella, Verona 2 maggio 1889. A solar thermal energy engine by Giovanni Andri and Daniele Gasperini. Milan, 28 October 1936. A new wind engine designed by Giuseppe Bella. Verona, 2 May 1889. using wind to drive farm machinery for pumping purposes existed in North Central and Eastern Europe – Holland’s windmills were the most obvious instance. Attempts were made in the second half of the nineteenth century to apply this form of energy to various types of industry. Patent applications were filed in Italy too: in 1889 Giuseppe Bella applied for a patent for a “New wind-driven motor for exploiting air current”. The early decades of the 1900s witnessed plenty of attempts to harness this form of energy to generate electricity. In 1947, Arnaldo Maria Angelini presented a detailed report to the AEI Congress, highlighting that early applications of this type had been run “in areas far from energy generation hubs and distribution networks.” Angelini reported that wind energy had been used “to power relatively modestly-sized electricity generators, in the majority of cases connected to storage batteries in order to transform highly discontinuous energy availability into supply that could meet demand.” Wind generators had been used as a source of energy to power radio stations – via storage batteries – to connect alpine refuges with the lower valley and to hook up amplification stations along cable connections that traversed vast areas bereft of electricity. The Soviets were the first to build a true (100 kW) wind power station in 141 Dall’acqua al petrolio From Water to Oil 142 con batterie di accumulatori destinate a trasformare il diagramma di disponibilità dell’energia fortemente discontinua nel diagramma di erogazione relativo agli impieghi”. I generatori eolici erano utilizzati come fonte di energia per l’alimentazione, sempre in connessione con batterie di accumulatori, di stazioni radio destinate al collegamento tra rifugi alpini e fondovalle, o anche di stazioni amplificatrici situate lungo collegamenti in cavo che attraversavano vaste zone sfornite di elettricità. Erano stati i sovietici a costruire per primi in Crimea, negli anni Trenta, una vera centrale eolica da circa 100 kW, che aveva funzionato fino alla seconda guerra mondiale; la guerra aveva poi bloccato la realizzazione di una centrale da 750 kW. I tedeschi avevano invece progettato centrali da 10.000 e 20.000 kW, ma senza realizzarle. Anche in Italia vi è un forte interesse per l’energia eolica: su “La Ricerca Scientifica” Aurelio Macchioni e Luigi Moreno propongono l’aeroturbina a distributore rotante. Una ditta produttrice di impianti eolici per uso agricolo, la Vivarelli di Grosseto, mette in produzione un modello di generatore elettrico azionato dal vento, usato soprattutto in Libia, chiamato Aeroluce. Nel 1936 Mario Dornig riassume su “Attualità Scientifiche” i dati dell’esperienza italiana in questo campo, derivanti dal Comitato per le invenzioni del Cnr, e giunge alla conclusione che il costo del kWh eolico è conveniente solo laddove siano presenti venti di forte intensità e assente l’energia idraulica. Secondo la rassegna di Angelini, una produzione Gruppo di ingegneri italiani mentre risale la Valle del Sullac in Daghestan (Caucaso), 1933. A Group of Italian engineers travelling up the Sulak Valley in Dagestan (Caucasus), 1933. Apparecchiatura per la produzione di acqua distillata o simile utilizzante il calore solare di Mario Dornig e Angelo Belloni. La Spezia 8 novembre 1948. Crimea during the 1930s, one that operated up until the Second World War. The War prevented the construction of a 750 kW station. The Germans had come up with designs for 10,000 and 20,000 kW stations, but they were never realized. There was plenty of interest in wind energy in Italy too. The “La Ricerca Scientifica” magazine carried an article by Aurelio Macchioni and Luigi Moreno proposing a rotary distribution air turbine. A company making wind installations for agricultural use, the Vivarelli company of Grosseto, manufactured a wind-powered electric generator called the Aeroluce that was used above all in Libya. In 1936, Mario Dornig summed up Italian experiments in this field in “Attualità Scientifiche”: speaking for the CNR Committee for Inventions, he reached the conclusion that the per-kWh cost of wind power was worthwhile only with strong winds and an absence of hydro power. According to Angelini, industrial output from small wind generators existed in the USSR, Germany, France, United Kingdom, the USA and Switzerland. However, the conclusions reached in these countries were all the same: building high power output wind stations was not an economically viable prospect. Angelini nevertheless concluded that the situation might change in Italy: “Hydro kWh costs are destined to rise the faster the number of industriale di piccoli generatori eolici avviene in Urss, in Germania, in Francia, nel Regno Unito, negli Usa e in Svizzera. Anche in questi paesi, tuttavia, le conclusioni raggiunte sono analoghe: la costruzione di centrali eoliche di grande potenza non è economicamente conveniente. Sempre secondo Angelini, però, nel caso italiano le conclusioni potrebbero essere differenti: “il costo di produzione del kWh idraulico è destinato ad aumentare con ritmo tanto più rapido quanto maggiore sarà l’incremento degli impianti idroelettrici”, mentre “è da ritenere che i continui progressi dell’aerodinamica consentano di aumentare il rendimento e di migliorare i motori eolici, riducendo così il costo del kWh ottenuto dal vento”. Secondo Angelini, che è non solo un dirigente industriale autorevole, ma anche un ingegnere esperto di impianti elettrici, l’Italia si trova in condizioni particolarmente favorevoli in relazione alla durata e intensità dei venti, di cui propone “rilievi accurati”. Inoltre a suo avviso la prevalenza della generazione idroelettrica dà alle reti distributive italiane la possibilità di utilizzare integralmente l’energia eolica collegando i generatori in parallelo alle reti stesse, senza necessità delle batterie di accumulatori che costituiscono il maggior fattore di costo del kWh eolico. Vi erano poi altri fattori favorevoli nella combinazione eolico-idroelettrico: “Non è Equipment for making distilled or similar water using heat from the sun, invented by Mario Dornig and Angelo Belloni. La Spezia, 8 November 1948. hydroelectric plants increases,” whereas “it should be considered that ongoing progress in aerodynamics will make it possible to increase yield and improve windpowered motors, bringing the cost per kWh of wind power down.” Not just an authoritative industrial manager but an engineering expert in electric installations too, Angelini believed that Italy was particularly blessed in terms of wind duration and intensity. He proposed to undertake “detailed surveys” of these winds. He also believed that the predominance of hydroelectric generation meant that Italy’s distribution networks could use wind power as an add-on, connecting its generators in parallel to the networks themselves, without requiring the storage batteries that were the single greatest factor in the kWh cost of wind. Other factors favoured combining wind and hydroelectric power: Angelini writes: “It is not unlikely that if adopted, wind power availability would be supplementary to hydro resource availability.” This idea was prompted by the elementary observation that wind was generally less intense during rainy periods when rivers flowed smoothly and provided free-flowing power. Particularly in Northern Italy, the wind blows especially persistently in autumn (with the exception of during the autumn rains) and winter, the times when there is the greatest shortfall in power.” Angelini’s predictions fell on deaf ears: 143 Dall’acqua al petrolio From Water to Oil improbabile – scrive ancora Angelini – che, qualora utilizzate, le disponibilità di energia eolica presentino in certa misura un carattere integrativo rispetto alle disponibilità idriche. Ciò deriva dalla elementare constatazione che il vento è generalmente meno intenso nei periodi piovosi cui corrisponde la morbida dei fiumi e quindi disponibilità di energia fluente. Nell’Italia settentrionale, in particolare, l’intensità e la persistenza del vento si manifesta soprattutto in autunno (ma non in coincidenza con le piogge autunnali) e in inverno, e cioè nel periodo di maggior carenza di energia”. Questa previsione è però destinata a rimanere lettera morta, perché nel giro di un decennio il rapporto tra produzione idroelettrica e termoelettrica nel sistema italiano muterà radicalmente. 144 Energia per il “miracolo economico” Dopo che la seconda guerra mondiale ha attraversato l’Italia col suo carico di distruzioni e di dolore, il danneggiamento degli impianti elettrici, pur rilevante (è stimato attorno al 30%), viene riparato nel volgere di pochi anni. Le distruzioni riguardano infatti soprattutto il macchinario, e per fortuna non i bacini idroelettrici, ai quali è affidata ancora fino agli anni Cinquanta la parte prevalente della produzione nazionale di elettricità. Non per questo, tuttavia, l’industria elettrica italiana può vivere tranquilla: a parte il dibattito politico sulla nazionalizzazione, è soprattutto il prevedibile aumento dei within a decade the ratio between hydroelectric and thermoelectric output in Italy’s system was to shift radically. Powering up Italy’s “Economic Miracle” After the Second World War wrought its destruction and suffering on Italy, it took just a few years to repair damage to electrical installations, considerable as it was (estimates put it at around 30%). Machinery rather than – fortunately – hydroelectric basins bore the brunt of the damage. Right through into the 1950s, hydro power continued to generate the lion’s share of Italy’s domestically-produced electricity. That did not mean that the Italian electricity industry had no issues to tackle: aside from the political debate on nationalization, the forecast increase in consumption was high on Italy’s energy policy agenda. According to the experts, the forecast needs of post-war reconstruction and additional requirements prompted by Italian industrial development were the main factors. With historical hindsight, we can safely say that not only did these factors end up having more significance than originally envisaged, there was also (and predictably in the immediate post-war years) a huge rise in private consumption triggered by growing economic prosperity up and down the country. The fifteen years prior to electricity nationalization in 1963 saw Impianto elettrico di Porto Maggiore (Ferrara) distrutto da un bombardamento, 1944. The electricity plant at Porto Maggiore (Ferrara) after being destroyed by bombs, 1944. consumi a orientare la politica energetica dell’Italia. Su questo aumento pesano, nella previsione degli esperti, i bisogni presumibili della ricostruzione post-bellica e le ulteriori necessità dello sviluppo industriale italiano; con sguardo storico possiamo oggi affermare che non solo questi fattori finiranno per avere un’importanza quantitativa maggiore del previsto, ma che ad essi si aggiungerà, non prevedibile all’indomani della guerra, lo straordinario incremento dei consumi privati determinato dall’aumento della prosperità economica dei cittadini in tutte le aree del Paese. Il quindicennio che precede la nazionalizzazione elettrica del 1963 vede succedersi rapidamente la “ricostruzione” e il “miracolo economico”, che trasformano impetuosamente la penisola in un Paese avanzato, industrial-terziario, con un cambiamento profondo della mentalità, dei costumi e della cultura24. I limiti di possibile espansione della produzione idroelettrica rendono necessario esplorare nuove vie: l’opzione termoelettrica torna perciò improvvisamente all’ordine del giorno nella seconda metà degli anni Quaranta. Questo stato di fatto è reso ancor più cogente dal modo in cui il Piano Marshall (Erp) distribuisce gli aiuti nel settore elettrico: le autorità statunitensi chiariscono presto agli europei che le costruzioni idroelettriche non saranno sovvenzionate, e che solo Articolo dedicato a come fu realizzata la ripresa della distribuzione dell’energia elettrica a Napoli nell’autunno del 1943, da “Illustrazione Enel” dicembre 1964. Article on how electricity distribution was restored to Naples in the Autumn of 1943, from “Illustrazione Enel”, December 1964. first reconstruction and then the economic miracle impetuously transform the country into an advanced industrial/tertiary nation, causing farreaching change in people’s outlook, lifestyle and culture.24 Limits on the potential expansion of hydroelectric generation made it necessary to explore new avenues. In the late ‘40s, the thermoelectric option suddenly returned to the top of the agenda, partly because of how the Marshall Plan distributed aid to the electricity industry. The US authorities immediately let Europeans know that hydroelectric construction would receive no subsidy; only the thermoelectric sector would benefit from planned economic aid. The US’s aid policy was informed by two factors. The first, of a more general political nature, was a desire for Europeans to rapidly achieve a level of economic growth that would stabilize and ensure social cohesion in countries destroyed by war, squeezing out the socialist and communist movements that had widespread support through vast swathes of the working class. For this to be achieved, it was important that a lack of power was not allowed to hold back growth. The second and more immediately economic reason 145 Dall’acqua al petrolio From Water to Oil Danni di guerra alla centrale del Pescara della Società Meridionale di Elettricità, 1944. Sotto, ricostruzione della stazione di Fratta Maggiore (Napoli). War damage to the Pescara power station owned by the Società Meridionale di Elettricità, 1944. Below, reconstruction of the power station at Fratta Maggiore (Naples). 146 il comparto termoelettrico potrà beneficiare del contributo economico del piano. Due aspetti, probabilmente, agiscono sulla politica degli aiuti Usa. Il primo, di carattere politico più generale, vuole che gli europei raggiungano in fretta un livello di crescita economica che stabilizzi e garantisca la coesione sociale dei Paesi distrutti dalla guerra, togliendo terreno ai movimenti socialcomunisti che godono di un diffuso consenso in vasti strati popolari: perché ciò avvenga è necessario che non ci siano vincoli energetici a frenare lo sviluppo. Il secondo è più immediatamente economico: alla fine della guerra si ha un deciso spostamento tecnologico dal carbone al petrolio nei paradigmi di uso degli idrocarburi, sia come combustibili fossili sia come materia prima per l’industria chimica; e le tecnologie del petrolio sono tutte patrimonio dei grandi gruppi statunitensi, proprio come quelle del carbone vedevano in precedenza predominare l’industria tedesca. È dunque l’Erp a fornire un forte stimolo alla costruzione di nuovi impianti termoelettrici e a rimuovere i vincoli derivanti, soprattutto, dalle limitazioni alla produzione e/o importazione del macchinario occorrente per le nuove installazioni. Tutti gli impianti finanziati nei primi due esercizi del Piano Marshall entrano in Relazione dell’ingegner Vittorio De Biasi sul Piano Marshall, 18 agosto 1947. Engineer Vittorio De Biasi’s Report on the Marshall Plan, 18 August 1947. was that after the war a marked technological shift in fuel use took place from coal to oil, both as a fossil fuel and as a raw material for the chemicals industry. Major US groups were in the vanguard of oil technologies, just as German industry had predominated in coal-based technologies. The Marshall Plan proved to be a major stimulus to build new thermoelectric plants by lifting restrictions associated with limited manufacture and/or imports of machinery necessary to build new installations. All of the plants funded during the first two years of the Marshall Plan went into operation in 1952-1953. By the mid-’50s, Italy’s electricity industry no longer viewed thermoelectric plants as just a backup; they helped meet growing demand. All categories of generator and all electricity companies increased their installed thermoelectric power. In the north, where companies benefited from the greatest hydroelectric assets, between 1946 and 1962 thermoelectric power increased by 384% at Edison and 633% at SADE; in the centre and south, an increase of 1708.5% was registered by funzione nel 1952-1953, e verso la metà degli anni Cinquanta l’industria elettrica italiana vede arrivare il momento in cui gli impianti termoelettrici non dovranno più svolgere solo un ruolo integrativo, ma sono destinati a garantire il soddisfacimento della crescita della domanda. La crescita della potenza termoelettrica installata riguarda tutte le categorie di produttori e tutte le società elettriche, ma mentre per le società settentrionali, che disponevano del maggior patrimonio idroelettrico, l’incremento della potenza termoelettrica dal 1946 al 1962 va dal 384% della Edison al 633% della Sade, nel centro e nel Sud si hanno incrementi dell’ordine del 1708,5% del Gruppo La Centrale e del 1071% della Sme. Se dunque per il Paese si può prevedere una fase di dipendenza energetica dal petrolio come combustibile fossile, per l’industria elettromeccanica italiana si prospetta una nuova fase di dipendenza tecnologica, legata alla necessità di fornire un nuovo tipo di macchinario per la costruzione delle centrali. Questo vincolo contribuisce a determinare la configurazione dell’offerta in questo settore, che ruota sostanzialmente intorno a poche grandi aziende: Ansaldo, Tibb, Cge, Tosi e Marelli. Due di esse, come già si è visto, sono collegate a grandi the La Centrale Group and 1071% by SME. As Italy entered a phase of energy dependency on oil, its electromechanical industry entered a new phase of technological dependency based on supplying new types of machinery for powerplant construction. This restriction helped inform the configuration of the supply sector, which was essentially a handful of major firms: Ansaldo, TIBB, CGE, Tosi and Marelli. As we saw earlier, two of these companies were associated with major international groups; publicly-owned Ansaldo was one of Italy’s largest industrial groups. Ansaldo San Giorgio came into being in 1950 after internal reorganization at the Finmeccanica Group (IRI): the Stabilimento Elettrotecnico Ansaldo was merged with the Sezione Elettrotecnica at Sestri and the San Giorgio Stabilimento Elettrotecnico at Rivarolo. After this operation, the Genoa-based company focused on the electrical engineering and the electromechanical sector for its post-war development. The Franco Tosi company, founded in 1881 by Tosi in Legnano, specialized in diesel motors. The company’s presence in the electricity industry was principally generator manufacture. After the war, the new direction taken by the thermoelectric sector allowed the company to leverage its experience and increase its electricity 147 Dall’acqua al petrolio From Water to Oil La copertina di un opuscolo dell’Ansaldo San Giorgio, 1950. 148 gruppi internazionali, mentre l’Ansaldo è di proprietà pubblica ed è uno dei maggiori gruppi industriali italiani. Nel 1950 nasce l’Ansaldo San Giorgio da una riorganizzazione interna del gruppo Finmeccanica (Iri): lo Stabilimento Elettrotecnico Ansaldo viene accorpato con la Sezione Elettrotecnica di Sestri e lo Stabilimento Elettrotecnico di Rivarolo della San Giorgio. Con questa operazione l’azienda di Genova punta decisamente sul comparto elettrotecnico ed elettromeccanico per lo sviluppo nel dopoguerra. La Franco Tosi, fondata nel 1881 dall’omonimo imprenditore di Legnano, aveva puntato soprattutto sui motori diesel, e la sua presenza nel settore elettrico era soprattutto legata alla fabbricazione di gruppi elettrogeni; nel dopoguerra il nuovo sviluppo del termoelettrico rende possibile valorizzare questa esperienza, e l’azienda decide di entrare con maggior decisione nel campo della generazione elettrica. Il mercato internazionale, d’altra parte, è dominato dai due “storici” colossi statunitensi: General Electric e Westinghouse. La creazione di un’industria termoelettromeccanica interna può avvenire dunque solo a condizione che le aziende italiane entrino in una fitta rete di licenze, nella quale la prevalenza americana è netta. È così che la Tosi prende dalla Combustion Engineering la licenza per le caldaie e dalla Westinghouse quella per turbine a vapore per le centrali convenzionali e in seguito per le centrali nucleari mentre l’Ansaldo si affida alla Babcock & Wilcox per le caldaie e alla General Electric per le turbine. Per quanto riguarda i turboalternatori, invece, la Cover of an Ansaldo San Giorgio brochure, 1950. generation presence. The international market was dominated by wellestablished US giants General Electric and Westinghouse. Building a domestic thermoelectromechanical industry was only possible for Italian companies if they entered into a tangled network of licences in which American predominance was clear. Tosi bought a licence from Combustion Engineering for boilers and from Westinghouse for steam turbines for conventional power stations (and later on nuclear power stations); Ansaldo made arrangements with Babcock & Wilcox for boilers and General Electric for turbines. For turbo-alternators, Marelli licenced technology from Westinghouse, while Ansaldo San Giorgio threw in its lot with General Electric. After energy rationing ended in 1950, changing lifestyles prompted an increase in non-industrial electric consumption: in the ‘40s and ‘50s, electric lighting spread to all parts of the country and home appliances started to become commonplace. This sector of electrical consumption, which right up to the war had been compressed and concentrated in urban areas and richer pockets of the country, accounted for a larger and larger proportion of the market and registered far higher growth than other sectors. Over the ten-year period 1963 to 1973, from the boom years to the oil crisis, domestic consumption licenza Westinghouse va alla Marelli, mentre l’Ansaldo San Giorgio rimane nell’ambito della collaborazione con la General Electric. Con la fine del razionamento dell’energia, nel 1950, la spinta all’aumento dei consumi elettrici non industriali è determinata dal cambiamento degli stili di vita, che negli anni Quaranta e Cinquanta si manifesta attraverso la diffusione in tutte le aree del Paese dell’illuminazione elettrica in casa e degli elettrodomestici. Questa componente dei consumi elettrici, molto compressa e concentrata soprattutto nelle zone urbane e nelle zone più ricche fino a tutto il periodo che precede la guerra, amplia la propria quota con percentuali di crescita molto elevate rispetto agli altri fattori ed esploderà ulteriormente dopo la nazionalizzazione; si pensi che nel decennio 1963-1973, quello che va dagli anni del “miracolo” allo “choc petrolifero”, i consumi domestici aumentano del 170%. Il nuovo tipo di consumi offre nuovi impulsi alle imprese elettrotecniche: si segnalano tra queste la Ticino Interruttori Elettrici fondata a Milano dai fratelli Arnaldo, Luigi ed Ermanno Bassani, che nel 1948 si trasforma in Grafico della diffusione di elettrodomestici nel periodo ottobre-dicembre 1959 nell’esercizio della Sip di Chivasso. Sopra, modello industriale di macchina per cucire disegnata da Marcello Nizzoli per la Necchi, 1958. A graph of home appliance take-up, October/December 1959, the SIP company in Chivasso. Above, an industrial model sewing machine designed by Marcello Nizzoli for Necchi, 1958. in Italy leapt by 170%. This new category of consumption was a boon to electrical engineering companies such as Ticino Interruttori Elettrici. Founded in Milan by brothers Arnaldo, Luigi and Ermanno Bassani, in 1948 the company changed its name to Bassani Spa. Known today as BTicino, the company cleverly positioned itself on the market by establishing a name for quality and 149 Dall’acqua al petrolio From Water to Oil 150 Bassani Spa; l’azienda, oggi BTicino, si posiziona con molto intuito e con una ricerca di qualità e affidabilità in questo segmento, intercettando la forte crescita della domanda legata anche alla ricostruzione edilizia e poi al boom delle case. Un’altra importante componente è quella dell’elettrotrazione, che cresce soprattutto in ragione dei nuovi programmi di elettrificazione ferroviaria e dei trasporti urbani: questi ultimi in modo più accentuato nel Centro-Nord, mentre nel Lazio e nelle regioni meridionali lo sviluppo dei trasporti urbani è affrontato soprattutto con mezzi automobilistici. Sintomatica a questo proposito è la diversa vicenda delle metropolitane milanese e romana. In campo ferroviario i simboli della ricostruzione e della crescita economica sono il Settebello (l’elettrotreno veloce Etr 300 Roma-Milano, prodotto dalla Breda su progetto delle Ferrovie) e in seguito l’Arlecchino (Etr 250), che rappresentano un passo avanti notevole sia dal punto di vista tecnologico che da quello del comfort. Il Settebello e l’Arlecchino hanno anche il merito di abbassare sensibilmente il tempo di percorrenza su quella che è la principale direttrice di traffico della rete ferroviaria, e pongono le premesse per il successivo sviluppo del Pendolino, la cui progettazione viene avviata all’inizio degli anni Settanta. reliability, and seizing the strong growth in demand associated with building reconstruction and the homebuilding boom. Another major growth area was electricity power for transport, which was driven by new electrification programmes for the railways and urban transport. It should be noted that urban transport development was more marked in the centre and north of the country; from Lazio south, urban transport development relied above all on motor vehicles. A glaring example of this is the difference in subway system development in Milan and Rome. On the railways, reconstruction and economic growth was spearheaded by flagship train the Settebello (the high-speed Etr 300 Rome-Milan electric locomotive manufactured by Breda to a State Railways design), followed by the Arlecchino (Etr 250), which was a significant step forwards in terms of both technology and comfort. The Settebello and Arlecchino also had the benefit of considerably cutting travel times on one of Italian railways’ main routes, paving the way for development of the Pendolino train, design of which began in the early ‘70s. La questione nucleare Starting in 1958, around 400 MW of new thermoelectric power went into service each year. When nationalization took place, over 7,000 MW of thermoelectric power was in the pipeline (including nuclear stations), corresponding to one and a half times the thermoelectric power that went into operation during the preceding fifteen years. Two things should be noted at this point. The first is that after the Second World War, fossil fuel use shifted from coal to oil, leaving Western A partire dal 1958 l’entrata in servizio di nuovi impianti termoelettrici è pari a circa 400 MW l’anno, e al momento della nazionalizzazione sono in corso di installazione oltre 7.000 MW termoelettrici (il dato include le centrali nucleari), cioè circa una volta e mezza la potenza termoelettrica entrata in funzione nel The Nuclear Question Enrico Fermi (a destra) e il professor Dunning dell’Università di Columbia spiegano le azioni nucleari che comandano la frantumazione degli elementi. Enrico Fermi (right) and Professor Dunning of Columbia University explain nuclear reactions responsible for shattering elements. quindicennio precedente. Sono necessarie a questo punto due precisazioni: la prima è che con la fine della seconda guerra mondiale il ricorso ai combustibili fossili comporta la sostituzione del carbone col petrolio, rendendo le economie occidentali molto esposte alle turbolenze politiche delle aree di produzione e molto dipendenti, almeno in una prima fase, dalle tecnologie americane (quelle europee erano tutte rivolte al carbone); la seconda è che in questa prospettiva ha grande importanza strategica l’obiettivo di raggiungere nel medio termine una capacità produttiva termoelettrica nucleare in grado di sostituire per un’ampia percentuale la dipendenza dal petrolio e dagli altri combustibili fossili. Gli anni Cinquanta sono un periodo di esplorazione delle diverse soluzioni tecniche possibili per produrre elettricità con reattori nucleari; ciascun tipo di reattore utilizza un insieme di tecnologie differenti, ovvero, secondo la terminologia del settore, appartiene a una diversa filiera: tutti si servono, per la produzione di energia, delle proprietà del rallentamento dei neutroni scoperte da Fermi, ma i materiali prescelti per ottenere tale rallentamento (i moderatori) sono diversi (grafite, acqua pesante, acqua normale); diversi sono poi i tipi di combustibile utilizzati: uranio arricchito nei reattori sovietici e statunitensi, uranio naturale nei reattori inglesi, francesi, canadesi e svedesi; diversi sono infine i materiali (gas, sodio fuso, soluzione organica, acqua pressurizzata) utilizzati per il fluido di raffreddamento, cioè per il fluido economies highly exposed to political turbulence in areas of output, and highly dependent – at least initially – on American technology (European technology was coal-based). The second thing to note was the prime strategic importance of achieving nuclear thermoelectric production capacity over the medium term as a way of replacing a significant percentage of dependency on oil and other fossil fuels. The 1950s was a period of exploration for the various technical solutions used to generate electricity using nuclear reactors. Each type of reactor adopted a basket of different technologies or, in industry parlance, belonged to a different chain. To generate energy all of these techniques relied on slowing down neutrons, as discovered by Fermi, using different materials to achieve this slowing down (graphite, heavy water and normal water were used as moderators). Different types of fuel were also used: enriched uranium in Soviet and US reactors, and natural uranium in English, French, Canadian and Swedish reactors. Different materials were essayed as coolant fluid (gas, molten sodium, an organic solution and pressurized water) to absorb the heat generated by the reactor and channel it to an exchange which vaporized the water 151 Dall’acqua al petrolio From Water to Oil 152 destinato ad assorbire il calore prodotto dal reattore e a cederlo in uno scambiatore per azionare, attraverso la vaporizzazione di acqua proveniente da un circuito esterno, la turbina che a sua volta agisce sull’alternatore della centrale (solo nel caso delle centrali moderate e raffreddate ad acqua bollente il reattore agisce direttamente da generatore del vapore convogliato alla turbina). Queste soluzioni, variamente combinate fra loro, presentano sia problemi che vantaggi, con significative differenze da caso a caso. I reattori statunitensi utilizzano due diverse filiere: reattori a uranio arricchito, moderati ad acqua ordinaria e raffreddati ad acqua pressurizzata (Westinghouse), ovvero moderati e raffreddati ad acqua bollente (General Electric). I reattori inglesi sono invece alimentati a uranio naturale, moderati a grafite e raffreddati a gas; su questa stessa strada si erano incamminati i francesi. Solo dal 1963 si fa iniziare, convenzionalmente, la fase commerciale della produzione di impianti elettronucleari negli Stati Uniti. La prima a muoversi per la costruzione in Italia di una centrale nucleare è la Edison, che coinvolge poi altre aziende elettriche, pubbliche Telegramma inerente una riunione per esaminare “problemi energia nucleare” inviato dal Segretario della Confederazione Generale dell’Industria Italiana, Mario Morelli, a Giuseppe Cenzato in qualità di Vicepresidente, 20 agosto 1956. carried in via an external circuit to drive the turbine and power the plant’s alternator. Only in power stations moderated and cooled by boiling water did the reactor function directly as a generator of steam and drive the turbine. Various combinations of these solutions had pros and cons. The US reactors adopted two different chains: enriched uranium reactors moderated with ordinary water and cooled with pressurized water (Westinghouse), or moderated and cooled with boiling water (General Electric). British reactors were powered by natural uranium, moderated using graphite and cooled with gas (an approach also followed by the French). US electrical nuclear plants entered commercial service only in 1963. The first company in Italy to start working on building a nuclear power station was Edison, which in December 1955 teamed up with other public and private electricity companies and manufacturing firms in central and northern Italy to set up the Selni company. The project progressed extremely slowly owing to political hostility generated by the debate on nationalization, as well as objective reasons linked to the absence of ad hoc nuclear sector legislation Copertina del numero di “Energia nucleare” dedicato interamente alla prima Conferenza di Ginevra, 1955. Accanto, prima pagina del Verbale sull’insediamento della Commissione per gli studi e le ricerche di fisica nucleare a Roma, 12 febbraio 1951. The cover of an issue of “Energia Nucleare” dedicated wholly to the first Geneva Conference, 1955. Left, the opening page of the Report on the establishment of the Commissione per gli Studi e le Ricerche di Fisica Nucleare in Rome, 12 February 1951. Telegram about a meeting to investigate “nuclear energy issues” sent by the Secretary of the Confederazione Generale dell’Industria Italiana Mario Morelli to Deputy Chairman Giuseppe Cenzato, 20 August 1956. e private, e società manifatturiere dell’Italia centro-settentrionale, costituendo con esse nel dicembre 1955 la Selni. L’iniziativa cammina però con estrema lentezza, sia per ostilità di natura politica legate al dibattito sulla nazionalizzazione, sia per ragioni obiettive, legate all’assenza di una normativa adeguata sul settore nucleare. Le offerte richieste alle ditte americane nell’ottobre 1955, una volta ottenute, vengono attentamente vagliate, finché nel dicembre 1956 non si giunge alla scelta definitiva del costruttore: viene prescelta la Westinghouse, per un reattore ad uranio arricchito, moderato ad acqua e raffreddato ad acqua pressurizzata; la potenza prevista inizialmente è di 134 MW, aumentati poi varie volte in corso d’opera fino a raggiungere i 270. Nel giugno 1957 il Comitato Nazionale per le Ricerche Nucleari (CNRN)25, su richiesta del Ministero dell’Industria, esprime parere favorevole all’iniziativa, subordinando peraltro ogni deliberazione definitiva alla presentazione da parte dell’azienda di un rapporto sulla sicurezza e di uno studio sull’ubicazione dell’impianto. Su quest’ultimo punto le decisioni si trascinano poi ancora a lungo: solo nel 1960 si avrà la definitiva localizzazione della centrale, con la scelta di Trino Vercellese. Nuovi ostacoli al progetto Edison giungono nell’inverno 19571958 dal fronte finanziario: alla Selni viene accordato un finanziamento di 34 milioni di dollari dalla Export-Import Bank; per ridurre i in Italy. Bids sought from US companies in October 1955 were carefully assessed. In December 1956, Westinghouse was preselected as a partner to build an enriched uranium reactor moderated by water and cooled using pressurized water, initially generating 134 MW (a figure that rose several times to ultimately reach 270 MW). In June 1957, the Comitato Nazionale per le Ricerche Nucleari (CNRN)25 advised the Ministry of Industry to give the venture the go-ahead, but required the company to present a report on safety and a plant site survey before giving the final OK. It took a long time to choose the site: only in 1960 was Trino Vercellese finally picked. Further obstacles to the Edison Project appeared in the winter of 1957/58, this time financial. Selni was granted a $34 million loan by the Export-Import Bank, but to reduce financial risks the Italian government was required to provide an exchange rate guarantee, that is to say a commitment to take on any higher costs arising out of paying back the loan at a less favourable exchange rate. Liberal party Industry Minister Guido Cortese declined and the loan did not go through. The nuclear power station project ended up proceeding regardless. In April 1956, Finelettrica Group (IRI) companies pulled out of Selni to set up the Società elettro nucleare nazionale (SENN) and build a nuclear 153 Dall’acqua al petrolio From Water to Oil 154 rischi finanziari dell’operazione viene richiesta al governo italiano una garanzia di cambio, vale a dire l’impegno a far fronte ad eventuali maggiori costi nella restituzione del finanziamento, dovuti a peggioramenti del cambio. Il ministro dell’Industria, il liberale Guido Cortese, nega il proprio consenso, facendo fallire l’operazione; il progetto per la centrale, comunque, va avanti. Nell’aprile 1956 le aziende pubbliche facenti capo alla Finelettrica (Iri) escono dalla Selni, costituendo la Società elettro nucleare nazionale (Senn), per costruire una centrale nucleare nel Sud26. Poco dopo anche l’Eni, con la costituzione della Società italiana meridionale per l’energia atomica (Simea), manifesta pubblicamente l’intenzione di impegnarsi nella costruzione di una centrale nucleare nell’Italia meridionale. Nel luglio 1957, la Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (Birs) stipula un accordo col governo italiano per la costruzione di una centrale elettronucleare. È prevista l’erogazione, tramite la Cassa del Mezzogiorno, di un prestito della stessa Birs; la banca e il governo stabiliscono una serie di procedure per garantirsi la scelta della migliore offerta tra i possibili fornitori. La responsabilità esecutiva è affidata a un Comitato direttivo composto da Corbin Allardice, esperto nucleare in rappresentanza della Birs, e da Felice Ippolito (segretario generale del Cnrn), in rappresentanza del governo. La realizzazione del progetto (denominato power station in the south of the country.26 Not long afterwards, Eni publicly expressed its intention to build a nuclear power station in southern Italy and founded the Società italiana meridionale per l’energia atomica (SIMEA). In July 1957, the International Bank for Reconstruction and Development (IBRD) entered into an agreement with the Italian government to build an electro-nuclear power station. The Cassa del Mezzogiorno fund was set to distribute the loan from the IBRD; the bank and government arranged a set of procedures to ensure the best bid was picked from potential suppliers. Executive responsibility was handed to a Steering Committee of Corbin Allardice, a nuclear expert representing the IBRD, and Felice Ippolito (General Secretary of the CNRN), representing the Italian government. SENN was commissioned to realize the project, known as the ENSI (Energia Nucleare Sud Italia) Project. The chosen constructor, US company General Electric (enriched uranium reactor, moderated and cooled using boiling water) was announced in September 1958. Designed to generate 160 MW, the power station was sited at Punta Fiume, on the mouth of the River Garigliano. One of the Lettera della Società Finanziaria Elettrica Nazionale (Finelettrica) alla Cassa per il Mezzogiorno sul finanziamento della BIRS per la costruzione della centrale della SENN al Garigliano, 28 dicembre 1960. Letter from the Società Finanziaria Elettrica Nazionale (Finelettrica) to the Cassa per il Mezzogiorno about the IBRD loan to build the SENN power station at Garigliano, 28 December 1960. Veduta della costruzione del reattore nucleare della centrale del Garigliano. A destra, bando di concorso per Borse di studio istituite da Finelettrica e SENN per la specializzazione nel campo dell’energia nucleare di giovani laureati in ingegneria, novembre 1957. Construction of the nuclear reactor at the Garigliano power station. Right, call for applications for grants distributed by Finelettrica and SENN to new engineering graduates for postgraduate degrees in nuclear energy, November 1957. Progetto Ensi, Energia nucleare Sud Italia) è affidata alla Senn. Nel settembre 1958 viene comunicata la scelta del costruttore: l’americana General Electric (reattore ad uranio arricchito, moderato e raffreddato ad acqua bollente). La centrale avrà la potenza di 160 MW, e sarà realizzata a Punta Fiume, alla foce del Garigliano. Alla scelta in favore della General Electric contribuisce certo la decisione dell’Eni, presa nel novembre 1957, di adottare per la propria centrale la filiera inglese (reattore ad uranio naturale, moderato a grafite e raffreddato a gas): costruttore prescelto è la Nuclear Power Plant Company. La centrale, della potenza di 200 MW, sarà realizzata a Torre Astura, presso Latina. Il parere favorevole del Cnrn sul progetto Simea viene espresso, su richiesta del Ministero dell’Industria, l’1l giugno 1958. Partito per ultimo, l’Eni inizia per primo i lavori di costruzione della centrale, avviati nel luglio 1958. L’avvio della costruzione delle tre centrali nucleari reasons why General Electric won the commission was without doubt Eni’s decision in November 1957 to adopt a British chain for its power station (natural uranium reactor, moderated with graphite and cooled using gas); the Nuclear Power Plant Company was hired to undertake construction. The 200 MW power station was to be built at Torre Astura, near Latina. CNRN gave the SIMEA project the go-ahead at the Ministry of Industry’s request on 11 June 1958. Although it was the last to start planning, in July 1958 Eni became the first to begin construction work on its power station. Work on Italy’s three nuclear power stations enjoyed a predominantly positive press in the media, and public opinion was favourable. However, given that the issue was closely associated with electricity policy, lively debate was inevitable. Criticisms were levelled above all against the size of investment needed to build the power stations, the higher cost of nuclear- 155 Dall’acqua al petrolio From Water to Oil Rapporto di Arnaldo Maria Angelini sulla missione Euratom negli Stati Uniti, 1958. 156 italiane ha un’eco in prevalenza favorevole nei mezzi di informazione e nell’opinione pubblica; essendo l’argomento strettamente connesso a quello della politica elettrica, peraltro, le polemiche sono inevitabili. Le critiche si appuntano soprattutto sull’entità dell’investimento necessario per la realizzazione delle centrali e sul maggior costo dell’energia elettrica di fonte nucleare, sullo scarso coordinamento fra le varie iniziative, sulla localizzazione delle centrali di proprietà pubblica (collocate entrambe nel Mezzogiorno e troppo vicine fra loro), sulla mancanza di normative e controlli adeguati per il settore elettronucleare (questa è la critica mossa alla centrale Edison dai fautori della nazionalizzazione elettrica). A stretto rigore nessuna delle critiche, sull’uno e sull’altro fronte, può pregiudizialmente essere respinta come infondata; per tutte, comunque, i diretti interessati forniscono risposte convinte, se non convincenti. A cinquanta anni di distanza, oltre tutto, quelle polemiche appaiono chiaramente strumentali al dibattito sulla nazionalizzazione, come del resto a progetti di politica industriale confliggenti, più che a valutazioni economiche in senso proprio, appare legata la scelta di costruire tre centrali nucleari in un momento nel quale né la Pubblicazione dedicata alle centrali elettronucleari di Latina, Garigliano e Trino Vercellese, 1974. Brochure about the electronuclear power plants in Latina, Garigliano and Trino Vercellese, 1974. Arnaldo Maria Angelini’s report on his Euratom Mission to the USA, 1958. generated electricity, the lack of coordination between the various initiatives, the location of the publicly-owned power stations (both of which were in southern Italy and too close together), and the lack of adequate regulations and controls for the electro-nuclear industry (this was the criticism raised against the Edison power station by proponents of electricity nationalization). Strictly speaking, none of these criticisms could prejudicially be rejected as groundless. However, responses were provided by interested parties with conviction, even if not wholly convincingly. Fifty years on, we know that these arguments were part of a wider debate on nationalization and conflicting industrial policy, rather than about economic viability per se. Indeed, they concern the decision to build three nuclear power stations at a time when neither the technology of these installations nor their longterm competitiveness was proven. Pubblicazione della SENN dedicata alla centrale del Garigliano, 1962. Accanto, sezione della sfera di contenimento dei fluidi dal circuito del reattore. SENN brochure on the Garigliano power station, 1962. Alongside, a cross section of the reactor circuit fluids containment chamber. tecnologia di tali impianti né la loro competitività sul lungo periodo possono dirsi provate. L’opinione pubblica non si appassiona invece ad altri argomenti di controversia, relativi ai problemi strettamente tecnici connessi alla scelta fra le varie filiere, dei quali l’unico a riscuotere qualche interesse è la scelta fra uranio naturale e uranio arricchito, per i suoi possibili risvolti militari. Va detto, peraltro, che l’Italia non prenderà mai in seria considerazione lo sviluppo di una capacità autonoma nel nucleare militare: consapevoli dei limiti oggettivi, e non solo di quelli imposti dai trattati di pace (presto assai attenuati), i governi che si susseguono alla guida del Paese puntano tutto sul dispiegamento degli armamenti nucleari americani, verso cui mostrano una disponibilità che non ha riscontro in nessuna altra parte dell’Europa occidentale. Forse anche per questo gli Usa appoggiano inizialmente con decisione lo sviluppo del nucleare civile italiano. Dopo il 1958, tuttavia, qualcosa incrina questo clima: probabilmente un’incauta e inutile iniziativa trilaterale italo-franco-tedesca nel campo delle armi strategiche, forse i primi sviluppi di Euratom e il ruolo che in essi ha l’Italia, forse altri elementi dei quali al momento non si conosce nulla; certo è che gli Usa diventano diffidenti verso il nucleare italiano27. Public opinion was not moved by other issues in the dispute concerning strictly technical issues associated with the choice of the various chains, with the exception of whether or not to choose natural or enriched uranium, which opened up potential military uses. Italy never seriously considered developing its own independent military nuclear capacity. Aware of the nation’s objective limits, and not just those imposed by peace treaties (which were soon watered down anyway), the nation’s governments relied wholly on the umbrella of American nuclear weapons, towards which they showed a willingness without equal in Western Europe. This perhaps explains why the US was so much in favour of developing Italy’s civil nuclear programme. After 1958, however, something changed. Whether it was the imprudent and pointless trilateral Italian/French/German venture into strategic weapons, the initial development of Euratom and Italy’s role in it, or perhaps even other elements about which we do not know, what is certain is that the US became diffident about the Italian nuclear programme.27 157 Cinquant’anni di Enel. Energia, consumi e sviluppo: la nazionalizzazione Dal 1951 al 1961, secondo i dati dei censimenti generali, la popolazione presente sul territorio nazionale passa da circa 47 milioni a quasi 50 milioni, con un incremento del 5,8%, ma la popolazione dei comuni capoluoghi di provincia subisce un incremento complessivo del 21,3%; se si esaminano solo i primi cinque comuni più popolosi (Roma, Milano, Napoli, Torino e Genova) l’incremento è addirittura del 27,3%, mentre se si esaminano gli undici comuni con popolazione 158 Fifty Years of Enel. Energy, Consumption and Development: Nationalization According to general census data, between 1951 and 1961 Italy’s population grew by 5.8% from around 47 million to almost 50 million. At the same time, the number of people living in the country’s main provincial administrative cities rose by 21.3%. This figure was 27.3% for the five largest cities (Rome, Milan, Naples, Turin and Genoa), while the figure for the eleven municipalities with more than 300,000 inhabitants (the above plus Palermo, Florence, Cinquant’anni di Enel Fifty Years of Enel 160 superiore ai 300.000 abitanti (i precedenti più Palermo, Firenze, Bologna, Catania, Venezia e Bari) l’incremento è del 24,9%. Larga parte della popolazione attiva abbandona dunque le campagne28. La forte espansione dell’industria e dei servizi permette di assorbire totalmente questa forza lavoro e di richiamarne di ulteriore: l’aumento dei consumi è al tempo stesso conseguenza e fattore causale di questo sviluppo, in altre parole l’espansione in una certa misura si autoalimenta. La mobilità, d’altra parte, non va solo dalle campagne alle città industrializzate, ma anche da Sud verso Nord, e dalle attività agricole e artigianali a quelle industriali. Questa emigrazione interna è caratterizzata non solo dal rifiuto della precedente condizione sociale (bracciante, artigiano, ecc.), ma da un rifiuto in blocco della società tradizionale e della civiltà contadina. I nuovi migranti hanno quindi una particolare predisposizione a recepire i modelli di comportamento e di consumo della società industriale. Sotto lo stimolo della comunicazione moderna e della pubblicità (attraverso radio, cinema, giornali, manifesti, ecc., e poi con l’avvento della televisione) si diffondono modelli di comportamento e di consumo propri dei Paesi occidentali più Depliant pubblicitario della Dinamo, fine anni Cinquanta. Dinamo advertising brochure, late 1950s. Bologna, Catania, Venice and Bari) registered growth of 24.9%. A significant proportion of the actively-employed population was leaving the fields.28 Major industry and service growth made it possible to hire this entire new workforce and take on extra employees too. Increasing consumption was both a consequence and a cause of this development; in other words, to a certain extent, this expansion was self-propelling. Transfers occurred not just from the countryside to industrialized towns, but from Italy’s South to North and from farming and crafts to industry. Internal immigration was fostered not just by people spurning their previous social status (labourers, artisans, etc.), but by an out-and-out rejection of traditional peasant society. These new migrants wanted to adopt the behavioural and consumption models of industrial society. Stimulated by modern marketing and advertising (on the radio, at the cinema, in newspapers, on posters, etc, and later on TV), conduct and consumption patterns typical of the most advanced nations, particularly the United States, conquered the nation. Although these models had already made inroads in Italy’s largest cities during the Second World War and its immediate aftermath, they were now beginning to reach smaller towns and the countryside. The beginning of a mass market for electric appliances was a way of joining the urban social system typical of an Invito alla serata organizzata dalla Dinamo in occasione del primo Concorso di elettrofornitura. Sotto, un momento della serata presentata da Corrado Mantoni, 1960. Invitation to an evening organized by Dinamo to mark the first electrical provision competition. Below, a moment from the evening, hosted by Corrado Mantoni, 1960. sviluppati, in particolare degli Stati Uniti. Questi modelli, che si erano già affermati nei principali centri urbani durante la seconda guerra mondiale e nell’immediato dopoguerra, si estendono ora anche ai centri minori e alle campagne. La nascita in quegli anni di un mercato di massa degli elettrodomestici è l’espressione sia di un’adesione al sistema sociale urbano proprio della società industrializzata, sia di un rifiuto dell’assetto sociale tradizionale. Il possesso della cucina, del frigorifero e della lavatrice è ben più di un’affermazione di status dentro la vecchia stratificazione sociale: è piuttosto collegato a un senso di superiorità rispetto a quella stratificazione e all’introduzione di nuove categorie di valore. Questo mercato vive anche delle profonde disparità sociali evidenziate dalle numerose indagini sociali del periodo: infatti l’iniziale discriminazione sociale e culturale tra gli utenti innesca una tendenza all’acquisizione di nuovi prodotti come segnali di status per colmare lacune e distanze, e finisce per diventare un motore di diffusione dell’elettricità e dei consumi elettrici. La quota di consumo elettrico destinata agli usi domestici è già passata dal 5% del 1938 al 17% del 1951, ma con gli anni Cinquanta si avvia un processo di incremento continuo. Anche questo è un effetto dell’abbandono delle campagne: se nel 1951 la media nazionale delle 161 industrialized society, as well as offering a rejection of traditional social mores. Ownership of a cooker, refrigerator and washing machine was much more than an assertion of status within the previously-stratified social system: it was associated with a sense of superiority and an introduction to a new set of values. The market was in part propelled by the huge social inequalities highlighted by social surveys of the time. Indeed, previous social and cultural discrimination between the haves and the havenots triggered a desire to purchase new products as a status symbol, to close the gap and catch up, before becoming a driver for the mass takeup of electricity and its consumption. The proportion of electricity consumed in the home rose sharply from 5% in 1938 to 17% in 1951. From the 1950s on, it embarked on a steady upwards curve. Cinquant’anni di Enel Fifty Years of Enel 162 abitazioni non servite dalla rete elettrica è del 17,3% (con una disparità territoriale che va dalle percentuali minime del triangolo industriale a quote di un quinto, un quarto o addirittura un terzo in Campania, Abruzzo, Sicilia e Sardegna), nel 1961 i centri e nuclei non elettrificati sono ormai praticamente spopolati. Si pone allora con chiarezza la questione dell’elettrificazione rurale: quasi 1.700.000 persone vivono in case isolate e prive di elettricità. Ancora una volta, la disparità territoriale è impressionante, perché tra questi oltre 455.000 sono nella sola Sicilia, cui seguono Puglia, Calabria, Campania, e sorprendentemente Emilia-Romagna: infatti, oltre al dualismo NordSud, pesa la scarsa elettrificazione dei territori montani, che coinvolge anche l’Appennino tosco-emiliano. È in questo contesto che viene realizzata, tra il 1962 e il 1963, la nazionalizzazione dell’industria elettrica. Quando nel 1958 Amintore Fanfani aveva aperto la terza legislatura rilanciando, con le dichiarazioni programmatiche del suo governo, il dibattito politico sulla nazionalizzazione, si era parlato della costituzione di un unico Ente Nazionale per l’Energia (Ene), attraverso l’ampliamento della sfera di competenze dell’Eni29. Questa Impianti di elettrificazione rurale in Calabria e, a destra, in Campania, anni Sessanta. Rural electrification installations in Calabria and (right) in Campania, the Sixties. This was another repercussion of rural depopulation. In 1951, on average 17.3% of Italian households were not on the electricity grid (nationwide the figure varied from negligible in Italy’s industrial triangle to a fifth, a quarter and even a third in the regions of Campania, Abruzzo, Sicily and Sardinia). By 1961, villages and hamlets without electricity were haemorrhaging population. With almost 1.7 million people living in isolated houses that had no electricity, there was a clear need to complete rural electrification. Once again, the variations across the country were huge: over 455,000 of these people were in Sicily, followed by Puglia, Calabria, Campania and, counterintuitively, Emilia-Romagna. Indeed, in addition to Italy’s North/South split, electrification was also lagging behind in the Tuscan-Emilia Apennines. Such was the situation in 1962 and 1963 when Italy’s electricity industry was nationalized. In 1958, Amintore Fanfani opened Italy’s third legislature. As part of his government’s plans, he reopened the political debate on nationalization, Relazioni parlamentari presentate dal Governo e dalle Commissioni della Camera dei Deputati e del Senato sulla nazionalizzazione dell’industria elettrica in Italia, 1962. Parliamentary reports presented by the government to the Chamber of Deputies and Senate Commissions on electricity industry nationalization in Italy, 1962. idea, che Mattei coltivava sin dal 1956, era probabilmente all’origine dell’Agip Nucleare e della Simea, costituite per mettere un piede nell’industria elettrica passando per la porta del nucleare. Questa ipotesi tramonta rapidamente non solo per l’opposizione dei gruppi elettrici privati e della cosiddetta “destra economica”, ma anche per la netta contrarietà dell’IRI, che con la Finelettrica guidata da Angelini ha già in mano una quota assai significativa dell’industria elettrica italiana, ed è disposta ad entrare in società con l’ente petrolifero, ma non a farsene soppiantare. La morte di Mattei nel 1962 priva la fase finale del dibattito sulla nazionalizzazione di uno dei suoi protagonisti naturali. Le due ipotesi in campo restano a quel punto la “irizzazione” delle società elettriche attraverso l’acquisto dei pacchetti di controllo dei gruppi privati da parte della Finelettrica, oppure l’espropriazione delle società private e la costituzione di un ente elettrico di Stato che ne indennizzi i proprietari (i cosiddetti “indennizzi elettrici”). Le due strade hanno ricadute diverse sui futuri assetti del potere economico in Italia. La prima ipotesi, che ha come portabandiera l’economista democristiano Pasquale Saraceno, uno dei maggiori esponenti del pensiero meridionalista e dell’impresa pubblica nel dopoguerra, ha dalla sua il minor costo, il rispetto dei diritti degli azionisti minori e la buona prova economica e manageriale che l’Iri ha già dato realizzando attraverso la Stet il controllo pubblico della indicating that he wished to establish an overarching Ente Nazionale per l’Energia (ENE) by expanding Eni’s sphere of operations.29 This idea, which Mattei had been pursuing since 1956, was probably the trigger for setting up Agip Nucleare and Simea, as a means of getting a foot in the electricity industry through the nuclear door. This idea was soon abandoned, however, not just as a result of opposition from private electricity enterprises and the so-called “economic right”, but because of unequivocal opposition by IRI, whose Finelettrica company, led by Angelini, already controlled a significant slice of Italy’s electricity industry; despite having no qualms about working with the oil company, IRI was not ready to be elbowed aside. Mattei’s death in 1962 deprived the nationalization debate of one of its greatest proponents. The two options that remained on the table were to “Irify” electricity companies by getting Finelettrica to acquire controlling stakes in private groups, or to expropriate the private companies and set up a state-owned electricity entity to indemnify the owners (so-called “electricity indemnification”). Each of these approaches had pros and cons for the future structure of economic power in Italy. The first option, whose greatest champion was Christian Democrat economist Pasquale Saraceno, one of the biggest supporters of boosting the South and public enterprise in the post-war years, was its lower cost, respecting the rights of small shareholders, and IRI’s good economic and managerial performance through Stet which ran the public telephony business. Saraceno had a decidedly negative opinion of the managerial and entrepreneurial quality of the private groups that 163 Cinquant’anni di Enel Fifty Years of Enel Pubblicazioni dedicate all’attività di Enel. Publications dedicated to Enel’s activities. 164 telefonia. Saraceno ha un’opinione decisamente negativa della qualità manageriale e imprenditoriale dei gruppi privati che si troverebbero a gestire gli indennizzi elettrici, e li ritiene incapaci di dar vita a una stagione di sviluppo di nuovi settori strategici, come era invece avvenuto nel 1905 col riscatto delle convenzioni ferroviarie che aveva dato impulso alla crescita del settore idroelettrico. Purtroppo le vicende dell’industria chimica – nella quale gli indennizzi dei gruppi privati saranno reinvestiti – dimostreranno quanto questi timori fossero fondati. La seconda ipotesi è maggiormente gradita ai grandi gruppi privati non solo elettrici, perché attraverso gli indennizzi offrirebbe nuove risorse economiche e nuovi spazi di iniziativa all’imprenditoria privata, che si sente incalzata e soffocata dalla presenza dello Stato nel sistema economico italiano. Essa è vista con favore anche dal nuovo governatore della Banca d’Italia Guido Carli, che succedendo a Donato Menichella ha decisamente rivisto gli indirizzi di politica economica della banca centrale. Questa seconda strada è poi appoggiata dai partiti di sinistra, che temono ulteriori ampliamenti della sfera di intervento dell’Iri (il cui management è collegato alla Dc). La nazionalizzazione viene perciò attuata seguendo questa seconda ipotesi, e porta alla costituzione dell’Enel, a carico del quale rimane poi l’onere degli would be the benefactors of electrical indemnification: he considered them incapable of initiating a period of growth in new strategic sectors, as had occurred in 1905 when government reimbursement of railway concessions triggered growth in the hydroelectric sector. And indeed, events in the chemicals industry – in which reimbursement received by the private groups was ultimately reinvested – proved that his fears were founded. The second option was the one that was preferred by major private enterprises, and not just in the electricity industry, because the indemnification would offer new economic resources and new space for private enterprise, which felt hampered and suffocated by the State’s presence in the Italian economic system. It was also perceived favourably by the newly appointed Bank of Italy governor Guido Carli, who took over from Donato Menichella and substantially reviewed the Central Bank’s economic policy guidance. Parties on the left were also in favour of the second option, fearing an even greater expansion of IRI’s sphere of influence (the company management was closely associated with the Christian Democrat party). Gazzetta Ufficiale con la pubblicazione della Legge numero 1643 di istituzione dell’Ente nazionale per l’energia elettrica e il trasferimento ad esso delle imprese esercenti le industrie elettriche, 12 dicembre 1962. The Gazzetta Ufficiale with Law no. 1643, marking the establishment of the Ente Nazionale per L’energia elettrica and its takeover of electricity industry companies, 12 December 1962. indennizzi elettrici: il costo dell’operazione sarà quindi più elevato, e condizionerà in modo forte le disponibilità finanziarie e le strategie industriali del nuovo ente, con conseguenze particolarmente rilevanti sul settore nucleare. Dal punto di vista tecnico, in ogni caso, il controllo dell’Enel sarà assunto dal management della Finelettrica, il cui presidente Angelini sarà a lungo direttore generale e poi presidente dell’ente elettrico di Stato. Questo staff, integrato dalla dirigenza tecnica delle società private, realizzerà l’unificazione del sistema elettrico e il completamento della rete nazionale, che sono tra i maggiori meriti storici dell’Enel, e garantirà la disponibilità di energia necessaria alla crescita impetuosa di quegli anni. La nazionalizzazione opera così una graduale attenuazione degli squilibri esistenti, completando il processo di elettrificazione del Paese, e assecondando il consolidamento del nuovo benessere degli italiani: come si è già detto, tra il 1963 e il 1973, a fronte di un aumento del 100% del consumo complessivo, l’aumento del consumo agricolo (effetto dell’elettrificazione rurale) è del 126%, e l’incremento di quello domestico è del 170%. “Negli anni Sessanta – scrive Giuseppe De Rita – la società italiana si è radicalmente trasformata e questo processo di modernizzazione della produzione e degli stili di vita è stato accompagnato e favorito da un When nationalization finally did go through, it was the second option. Enel was established and put in charge of paying out electricity indemnification. Not only did option two make the whole operation more expensive, it significantly impacted the availability of funding (and the new entity’s industrial strategies), with a particularly strong repercussion on the nuclear sector. Technically, management at Finelettrica was tasked with running Enel. For many years Finelettrica Chairman Angelini acted as general manager and later Chairman of the state electricity body. Bolstered by technical managers from the private companies, the company’s staff unified Italy’s electricity system and completed the National Grid – among Enel’s greatest historical accomplishments – and would guarantee sufficient power for Italy’s booming growth. Nationalization gradually eroded disparities across the country, completing national electrification and supporting and consolidating Italy’s newfound affluence. As we saw earlier, overall consumption doubled between 1963 and 1973, with agricultural consumption up 126% as a result of rural electrification, and domestic 165 Cinquant’anni di Enel Fifty Years of Enel sistema elettrico che proprio nel 1963 vede la luce con la creazione dell’Enel”30. L’Enel e il problema delle fonti di energia 166 La legge sulla nazionalizzazione dell’industria elettrica viene approvata nel dicembre 1962, dopo una battaglia politica durata quindici anni: l’Enel avvia la sua attività col nuovo anno. Ma l’inverno 1962-1963 è un periodo di magra e Angelini, direttore generale del nuovo ente elettrico, si trova a fronteggiare una situazione delicata, tanto più che non sarebbe un buon biglietto da visita per l’ente sorto dalla nazionalizzazione presentarsi al pubblico con un razionamento dei consumi: “L’attenzione della Direzione dell’Ente appena costituito – scriverà Angelini nella Relazione del 1964 sul primo anno di attività – dovette concentrarsi sulla situazione determinatasi nello scorso inverno”. La scarsa disponibilità è dovuta soprattutto a “scarsa idraulicità nell’Italia settentrionale (dove sono concentrati impianti idroelettrici di produzione per una capacità di produzione pari al 70% di quella nazionale) nel periodo estate-autunno del 1962; drastica riduzione delle portate nel periodo invernale dovuta al freddo eccezionale per intensità e durata”31. Le misure di razionamento dei consumi elettrici vengono però evitate grazie “alla interconnessione esistente fra tutte le zone del paese e alla regolarità della marcia in parallelo di tutti gli impianti sulla rete primaria interconnessa, ciò che [consente] trasferimenti massicci di energia e di potenza dal Sud al Nord, particolarmente colpito dalla crisi idrologica”. Chiamato a svolgere “una azione eccezionale di consumption up 170%. Giuseppe De Rita writes: “In the ’60s, Italian society underwent radical change. The process of modernizing production and lifestyle was accompanied and fostered by the electric system that came into being with the creation of Enel in 1963.”30 Enel and Energy Sourcing Issues The Electricity Industry Nationalization Act approved in December 1962 marked the conclusion of a fifteen-year political battle. Enel began operating in the New Year. The winter of 1962-1963 was bedevilled by low water. The General Manager of the new entity, Angelini, found himself forced to handle a delicate situation: it would have been the worst possible start for the company founded through nationalization to have to introduce rationing. In his report on the first year of operations (Relazione 1964), Angelini wrote: “Management at the newly-formed entity had to focus on the situation that arose last winter.” The lack of available power was predominantly ascribable to “low hydraulicity in Northern Italy (where the hydroelectric plants are located that generate what amounts to 70% of domestic production capacity) during the summer/autumn of 1962; and a drastic reduction in winter flow resulting from a long and exceptionally intense period of cold.”31 Electricity consumption rationing was avoided thanks to “existing interconnections between all parts of the country, and the regular parallel functioning of all interconnected primary grid installations which [allowed for] the massive transfer of energy and power from the South to coordinamento”, l’Enel dà i dovuti riconoscimenti allo “spirito di cooperazione con cui i dirigenti delle ex aziende [nazionalizzate] hanno assecondato le direttive della Direzione generale”. L’emergenza pone così all’ordine del giorno dell’Enel alcune riflessioni sull’urgenza delle opere di sistemazione ed estensione della rete primaria e secondaria, sulle politiche per il personale assorbito dalle ex società elettriche, e infine sul ruolo futuro della produzione idroelettrica, nel contesto di un sistema elettrico in trasformazione. Le prospettive della produzione idroelettrica nel 1964 sono rese problematiche anche dalla percezione negativa dell’opinione pubblica, che ne mette in discussione la sicurezza e i costi sociali. La situazione è particolarmente delicata nel Nord-Est, cioè nella zona che faceva capo alla Sade, per le polemiche innescate dalla costruzione della grande diga del Vajont. L’allarme della popolazione trova limitato ascolto, e soltanto negli ambienti politici legati all’opposizione: se ne occupa Tina Merlin, giornalista de “l’Unità”. Purtroppo, alle 22.39 del the North, which was particularly affected by water problems”. Called upon to perform “an exceptional action of coordination”, Enel gave due acknowledgement to the “spirit of cooperation with which managers from the former [nationalized] firms worked to orders from central management”. The crisis prompted Enel to investigate urgent work to upgrade and extend the primary and secondary grids, policies on employees taken on from the former electricity companies, and the future role to be played by hydroelectric generation as part of an electricity system in the throes of upheaval. The prospects for hydroelectric generation in 1964 were also affected by negative public opinion and debate on its safety and social costs. The situation was particularly tense in Italy’s north-east, the Sade company’s area, where protests were underway against construction of the huge Vajont dam. Local opposition fell on deaf ears, receiving attention only from opposition politicians, and Tina Merlin wrote about it in the Communist “l’Unità” newspaper. Sadly, at 22:39 on 9 October 1963 a huge landslide broke off from Monte Toc and crashed down into the artificial basin. The ensuing disaster killed around 2000 people, destroyed a number of hamlets above Lake Bilancio energetico complessivo di Enel, 1964. Enel’s overall energy budget, 1964. 167 Cinquant’anni di Enel Fifty Years of Enel Articoli sull’attività di Enel pubblicati sulla rivista “Illustrazione Enel” del 1964 e, sotto, del 1965. Articles on Enel activities published in the “Illustrazione Enel” magazine in 1964 and 1965 (below). 168 9 ottobre 1963 una frana gigantesca si stacca dal Monte Toc precipitando nel bacino artificiale. Il disastro provoca la morte di circa 2.000 persone, la distruzione di alcune frazioni sovrastanti il lago del Vajont nel comune di Erto e Casso, e a valle dell’invaso la distruzione totale dei paesi di Longarone, Pirago, Maè, Villanova e Rivalta, nonché gravi danni in altri abitati e comuni. Non è questa la sede per ripercorrere, neppure sommariamente, i vari gradi dei giudizi penali e civili seguiti alla tragedia: esiste su questo un’ampia bibliografia che copre sia gli aspetti tecnico-scientifici che quelli storici e politici. Quel che qui interessa sono invece i riflessi di quel drammatico evento nel rapporto con l’opinione pubblica: fino alla metà degli anni Settanta i principali movimenti di opposizione alla localizzazione di centrali riguarderanno impianti idroelettrici. A questo proposito, le prospettive indicate dall’Enel di Angelini sono molto chiare già a conclusione del primo anno di esercizio, e sono ampiamente motivate e delineate nella Relazione già citata, consegnata dal Direttore generale al Consiglio d’amministrazione nel marzo 1964. Nel fotografare la produzione Enel del 1963, Angelini evidenzia la perdurante prevalenza dell’energia Vajont and in the municipality of Erto and Casso, and downstream from the basin completely wiped out the towns of Longarone, Pirago, Maè, Villanova and Rivalta, as well is causing grave damage to other settlements and municipalities. We do not have the scope here to review the various penal and civil sentences that followed the tragedy; many books and articles have been written on the technical/scientific, historical and political aspects of the matter. For our purposes, what we are interested in are the repercussions the dramatic event had on public opinion. Until the mid-’70s the largest movements against new power stations in Italy were protests against hydroelectric plants. By the end of its first year of operations, the prospects for Enel and Angelini were outlined and explained in the above-mentioned Report delivered by the General Manager to the Board of Directors in March 1964. Providing his snapshot of Enel’s 1963 operations, Angelini highlighted the ongoing predominance of hydroelectric power (just under 65% of total output), stable geothermal output (just over 5%), the increasing contribution of thermoelectric power from fossil fuels (around 30%, the majority from imported fuel oil); nuclear energy, which was counted as part of thermoelectric share, was wholly marginal in 1963, as the Latina plant only entered service towards the end of the year. Angelini added: “Other sources of energy such as wind have not been accounted for because it is unlikely they will make an appreciable contribution to our output in the coming years.” Veduta dell’impianto di Larderello, 1966. View of the Larderello plant, 1966. idroelettrica (poco meno del 65% del totale), la stabile presenza del geotermico (poco più del 5%), e il crescente contributo del termoelettrico da combustibili fossili (circa il 30%), quest’ultimo in gran parte alimentato da olio combustibile importato; l’energia nucleare, conteggiata nella quota termoelettrica, è assolutamente marginale alla fine del 1963, essendo entrato in funzione il solo impianto di Latina negli ultimi mesi di quell’anno. “Sono state trascurate altre fonti, quali ad esempio l’energia eolica – aggiunge Angelini – perché non è prevedibile che diano un contributo apprezzabile alla nostra produzione almeno nei prossimi anni”. Dopo aver richiamato i fattori che avevano portato alla forte quota di produzione idroelettrica caratteristica del sistema italiano, e indicato le differenze tra il costo d’installazione e d’esercizio del kW idroelettrico e termoelettrico, Angelini rileva che alle “magre eccezionali” dell’energia idraulica corrispondono fenomeni analoghi nell’approvvigionamento di combustibili fossili, per complicazioni internazionali, o per impedimenti nei trasporti dovuti ad altre circostanze avverse, e concludeva per la sostanziale neutralità di questo fattore nelle valutazioni di competenza dell’Enel: “Si osserva, e non a torto, che le ‘magre eccezionali’ delle termiche non sono meno frequenti di quelle idrauliche”. La Relazione sottolinea infine i forti vincoli finanziari gravanti sull’ente elettrico e la difficoltà di reperire i capitali occorrenti per la costruzione dei nuovi impianti, pur temperando questi vincoli con la considerazione che il danno che deriverebbe alla crescita del Paese dalla 169 After reiterating the factors underlying the high proportion of hydroelectric generation that characterized Italy’s electricity system and pointing out the differences between the installation and operating costs per kW for hydroelectrics and thermoelectrics, Angelini noted that alongside “exceptional low water” penalizing hydropower, similar phenomena affected fossil fuel provisioning owing to international complications or transport-related problems. He concluded that this factor was essentially neutral in Enel’s assessments: “Quite rightly, people have observed that ‘exceptional low water’ for thermal power stations is no less frequent than for hydro.” The Report went on to highlight the major financial restrictions besetting the electricity company, its difficulties in finding the capital it needed to build new installations, although these restrictions were mitigated by the fact that Cinquant’anni di Enel Fifty Years of Enel La prima pagina del “Corriere della Sera” con l’articolo sull’arresto di Felice Ippolito, 4 marzo 1964. Memoria di Arnaldo Maria Angelini presentata alla XV Rassegna Internazionale di Elettronica Nucleare, Roma 1968. Memo from Arnaldo Maria Angelini presented to the XV Rassegna Internazionale di Elettronica Nucleare, Rome 1968. 170 mancanza di energia necessaria è incommensurabilmente maggiore di quello causato da eventuali eccessi di deficit finanziario legati agli investimenti elettrici. Alla luce di questi elementi, il programma delineato dall’Enel per lo sviluppo del sistema elettrico italiano cerca di coniugare i vincoli economici e le fonti d’energia nazionali con l’imperativo di fronteggiare l’aumento del fabbisogno legato all’espansione del sistema industriale: per coprire la crescita dei consumi si prevede la costruzione di nuovi impianti termoelettrici, mentre i nuovi impianti idroelettrici saranno avviati man mano che se ne verificherà la convenienza economica. È invece previsto un programma ampio e graduale di adeguamento degli impianti idroelettrici esistenti, con la graduale automazione dell’intero parco, man mano che si rende tecnicamente possibile. Riguardo alla produzione geotermica si ritiene che la possibilità di reperire nuove sorgenti di vapore sia sufficiente a mantenerne la quota percentuale sulla produzione, ma non ad accrescerla. Prendendo atto della necessità, inevitabile nell’immediato, di importare combustibili fossili (soprattutto petrolio e gas), non si programma tuttavia la costruzione di nuove centrali nucleari nel breve periodo, ma si prevede di sostituire con esse una larga quota di produzione termoelettrica tradizionale soltanto dopo che il kWh nucleare raggiungerà la competitività economica: si ritiene che ciò non possa avvenire prima del 1970, e anche allora solo per determinati impieghi. Verso questa scelta convergono anche i vincoli finanziari damage to national growth owing to insufficient energy would be immeasurably greater than the damage caused by any excessive financial deficit associated with electricity investments. In view of these facts, the programme outlined by Enel to expand Italy’s electricity system sought to combine economic responsibility and domestic sources of energy with the imperative of catering to growing needs resulting from industrial growth. In order to cover consumption growth, Enel planned to build new thermoelectric plants; new hydroelectric plants would be built as and when their economic viability was proven. The company was also pursuing a wide-ranging if gradual programme to upgrade existing hydroelectric installations with a view to automating the entire asset-base as and when it became technically possible. On the topic of geothermal generation, it was believed that sufficient potential existed to find new sources of steam and maintain its percentage of output, even if this sector would not undergo growth. Acknowledging the inevitably immediate need to import fossil fuels (above all oil and gas) there were no plans to build new nuclear power stations in the short term, although plans were in place to replace a significant proportion of traditional thermoelectric generation with nuclear once nuclear power became economically competitive in kWh terms: it was thought that this would not occur before 1970, and even then only for certain specific investments. Enel’s financial restrictions also made this choice inevitable; it could not immediately cover such significant new investments to build nuclear power stations. dell’ente, che non permettono di affrontare subito i nuovi consistenti investimenti che un incremento immediato degli impianti nucleari richiederebbe. La competitività è il terreno privilegiato della discussione sul nucleare, sia prima che dopo la nazionalizzazione: su questo ruotano le polemiche che coinvolgono Angelini e il segretario generale del Cnen, Felice Ippolito. All’inizio degli anni Sessanta, la scarsa convenienza della fonte nucleare in termini di costo è un dato di fatto, e nessuno può prevedere quando la situazione cambierà. Per questo, sostengono alcuni, è necessario sperimentare la produzione elettronucleare su scala industriale, ma non è conveniente assumere impegni massicci per la realizzazione di nuovi impianti. Ippolito al contrario ritiene che un impegno nucleare su larga scala e di lunga durata renderà la fonte nucleare rapidamente più conveniente di quella termoelettrica tradizionale, e perciò considera sbagliato procedere con troppa cautela. A meno di un anno dalla nazionalizzazione, peraltro, Ippolito si troverà al centro di una vicenda giudiziaria che porterà al suo allontanamento dal Cnen e dal consiglio d’amministrazione dell’Enel e la sua uscita di scena rappresenta un segnale negativo per quanti auspicano un rapido sviluppo del nucleare. Nel frattempo, entrano in esercizio le centrali che erano in costruzione al momento della istituzione dell’Enel. La prima centrale nucleare a entrare in funzione è quella The front page of “Corriere della Sera” featuring an article about Felice Ippolito’s arrest, 4 March 1964. Pre- and post-nationalization, competitiveness was the key focus of the nuclear debate, and it was on this terrain that Angelini and CNEN Secretary General Felice Ippolito were involved. In the early 1960s, nuclear power’s lack of economic value in cost terms was a given, and nobody could envisage when that situation might change. In consequence, it was ventured that electronuclear generation trials should be run on an industrial scale, but that it was not worthwhile to take on huge investment commitments to build new plants. On the contrary, Ippolito believed that a wide-scale, long-term commitment to nuclear would make nuclear power more economical than traditional thermoelectric power more rapidly, and therefore considered it wrong to proceed with too much caution. Less than a year after nationalization, Ippolito became embroiled in legal proceedings that forced him to step down from the CNEN and Enel’s Board. His exit was a big blow to supporters of rapid nuclear development. Meanwhile, the power stations that had been under construction when Enel was being set up went into operation. The first nuclear power station to become operational was the Eni-sponsored powerplant built Veduta della sala di carico e scarico del combustibile nella centrale della SIMEA a Latina, 1963. View of the fuel loading and unloading room at the SIMEA power plant in Latina, 1963. 171 Cinquant’anni di Enel Fifty Years of Enel Copertina di “Illustrazione Enel” dedicata alla centrale del Garigliano, febbraio 1966. 172 voluta dall’Eni e realizzata dalla Simea, la cui costruzione era iniziata nel novembre 1958. Il reattore raggiunge la criticità, la prima reazione a catena in grado di autosostenersi, il 27 dicembre 1962. Nel maggio 1963 la centrale effettua il “primo parallelo” con la rete elettrica, cioè viene posta in condizione di immettervi l’energia prodotta. Nel giugno 1963 raggiunge la criticità la centrale costruita dalla Senn (gruppo Iri) alla foce del Garigliano, che inizia la produzione commerciale nel maggio 1964. Per facilitare questo passaggio è stato frattanto costruito un elettrodotto Roma-LatinaGarigliano-Napoli, realizzato da una società paritetica Eni-Iri: esso costituirà in seguito uno dei passaggi cruciali nel collegamento elettrico fra Centro e Sud Italia. Ultima a entrare in funzione è la centrale Selni di Trino Vercellese, che raggiunge la criticità nel giugno 1964 e inizia la produzione commerciale nel dicembre 1965. Il 1965 è l’ultimo anno di prevalenza idroelettrica: dal 1966 la maggior quota di elettricità prodotta in Italia sarà termoelettrica. Sboom! Dall’austerità al consumo responsabile Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, la società italiana, che più di altri Paesi europei ha liberato energia per più di un decennio, prosperando nei consumi, nell’impegno produttivo e nella trasformazione tecnologica della Cover of “Illustrazione Enel” on the Garigliano power station, February 1966. by Simea, on which construction had begun in November 1958. The reactor reached criticality, the first selfsustaining chain reaction, on 27 December 1962. In May 1963, the power station was “parallel connected” to the electricity grid and could upload its energy. In June 1963, the power station built by IRI Group company Senn at the mouth of the Garigliano reached criticality. Commercial generation started in May 1964. In the meantime, to help transmission the Rome-Latina-GariglianoNaples power line was built by a joint Eni-Iri company. This link would later become a key transit point for electricity links between central and southern Italy. The Selni power station at Trino Vercellese was the last to go into operation: it reached criticality in June 1964 and initiated commercial output in December 1965. Nineteen sixty-five was the last year that hydroelectric generation predominated in Italy: from 1966 onwards, thermoelectric accounted for the majority of electricity generated. After the Boom... From Austerity to Responsible Consumption In the late ’60s and early ’70s Italy slumped into economic crisis after a decade during which, more than any other European nation, it had produzione e degli stili di vita, entra in crisi. Non è questa, ovviamente, la sede per affrontarne le ragioni. Ma si deve rilevare che le contestazioni culturali e sociali pongono il problema della chiusura di una fase di sviluppo prorompente ma disordinato, e dell’ingresso in una fase di razionalizzazione e riequilibrio. Lo choc petrolifero che investe tutto l’Occidente costringe le società industriali a riflettere sul significato e gli scopi dello sviluppo economico. Questa riflessione, se da un lato può essere un’occasione per rivedere l’indirizzo politico dei processi di trasformazione sociale in corso, dall’altro può offrire la tentazione di frenare bruscamente alcune dinamiche sociali. È quanto avviene anche in Italia. Proprio nello stesso periodo, l’Enel intensifica i contatti e la cooperazione con diversi organismi di ricerca nazionali e internazionali e con aziende ed enti elettrici stranieri; tra questi: la Conferenza internazionale delle grandi reti elettriche (Cigre), l’Unione internazionale dei produttori e distributori di energia elettrica (Unipede), l’Électricité de France (Edf), la Central Electricity Generating Board (Cegb) e la Verband Deutscher Elektrizitätswerke. Nel 1968, inoltre, le collaborazioni internazionali dell’Enel aumentano, includendo, oltre agli enti già citati, anche la European Nuclear Energy Agency, l’Aiea, l’Usaec, l’Aecl e il Cea. L’Italia è insomma in prima linea nelle più importanti cooperazioni energetiche del periodo. Le principali collaborazioni tecnologiche riguardano soprattutto il settore geotermico, con la conferenza internazionale di Pisa del 1970, e quello nucleare, con l’adesione all’iniziativa Unipede per lo sviluppo di un reattore veloce been a powerhouse of booming consumption, manufacturing output and technological transformation in industry and lifestyle. It goes without saying that this is not the place to examine the underlying reasons for this crisis. Cultural and social protest put issues associated with the end of booming if haphazard development on the agenda, and heralded the start of a phase of rationalization and rebalancing. The oil crisis that ripped through the West forced industrial societies to reconsider the meaning and purpose of economic growth. Although this moment offered an opportunity to review the political orientation of the processes of social transformation underway, it was also a temptation to curtail certain social dynamics in Italy as elsewhere. At this time, Enel stepped up its contacts and working relations with many Italian and international bodies and foreign electricity companies and boards, notably the International Council on Large Electric Systems (CIGRE), the International Union of Electrical Energy Generators and Distributors (UNIPEDE), Électricité de France (EDF), the Central Electricity Generating Board (CEGB) and the Verband Deutscher Elektrizitätswerke. In 1968, Enel further boosted its international links by becoming involved with the European Nuclear Energy Agency, the AIEA, USAEC, AECL and CEA. Italy was in the forefront of major energyrelated cooperation projects Programma della Conferenza internazionale di Pisa sullo sviluppo e l’utilizzo delle risorse geotermiche, Pisa 1970. Programme for the International Conference in Pisa on the development and exploitation of geothermal resources, Pisa 1970. 173 Cinquant’anni di Enel Fifty Years of Enel 174 europeo, che porterà alla realizzazione del Superphénix francese, in trilaterale con Italia e Germania. L’opportunità per l’Italia è davvero importante. L’iniziativa dell’Unipede si propone la costruzione e la gestione di una centrale prototipo di grande potenza, equipaggiata con un reattore autofertilizzante raffreddato a sodio. L’idea di un programma europeo per la realizzazione di questi impianti nucleari viene presentata per la prima volta proprio dal direttore generale dell’Enel, Angelini, il 19 settembre 1968, nell’ambito del Comitato scientifico e tecnico dell’Euratom. Durante il 1970 si prendono dunque contatti con i tre maggiori produttori di energia elettrica della Comunità, Electricité de France (Edf), Enel e la tedesca Rheinisch-Westfälisches Elektrizitätswerk (Rwe); accertata l’esistenza dei presupposti per un accordo, viene quindi redatta una dichiarazione di intenti. L’opportunità per l’Italia è davvero importante, e nel giugno 1971, superando alcune resistenze, il Cipe approva in linea di massima la partecipazione dell’Enel. Per permettere la partecipazione attiva dell’ente italiano viene rimosso, nel dicembre 1973, il during this period. Technological cooperation focused particularly on the geothermal sector, following the 1970 international conference at Pisa. Nuclear power was involved too: Enel joined the UNIPEDE initiative to develop a European fastbreeder reactor, which would lead to France’s Superphénix as part of a tri-lateral arrangement with Italy and Germany. Major opportunities were opening up for Italy. The UNIPEDE initiative was set up to build and run a prototype high-power station equipped with a sodium-cooled breeder reactor. The idea of a European programme to build nuclear plants of this type had first been suggested by Enel’s General Manager Arnaldo Maria Angelini on 19 September 1968 at a EURATOM Scientific and Technical Committee meeting. Contacts began in 1970 between the Community’s three largest electricity generators: Electricité de France (EDF), Enel, and the Rheinisch-Westfälisches Elektrizitätswerk (RWE) of Germany. A declaration of intent was drafted after it was found that grounds existed to be hopeful for a final agreement. Italy was enthusiastic. In June 1971, after overcoming opposition, CIPE issued preliminary approval for Enel to take part. For the Italian company to play an active role, in December 1973 an amendment was passed to Articolo tratto da “Illustrazione Enel” sulla collaborazione tra Enel e EdF e RWE, 1975. A sinistra, promemoria sul “Contributo Euratom ai sensi del Contratto di Partecipazione stipulato il 20 dicembre 1961”, dicembre 1965. Article from “Illustrazione Enel” on the partnership between Enel, EdF and RWE, 1975. Left, a memo about “Euratom’s contribution pursuant to the Participation Agreement drawn up on 20 December 1961”, December 1965. divieto posto dalla legge istitutiva del 1962 all’ente di assumere partecipazioni societarie. La collaborazione tra Enel, Edf e Rwe per l’impostazione e la progettazione della centrale di Creys-Malville inizia fin da subito e, parallelamente, dà il via alla sottoscrizione di accordi tecnici tra diverse industrie e enti di ricerca dei paesi interessati. Per quanto concerne l’Italia, le cooperazioni più importanti riguardano la Nira (Nucleare italiana reattori avanzati) e alcune industrie costruttrici francesi e, soprattutto, il Commissariat à l’Energie Atomique, creatore dello stesso prototipo Phénix. Anche se con modalità e forme diverse, questa partecipazione dell’ente elettrico italiano all’internazionalizzazione che interessa le imprese del settore energetico dei principali paesi industrializzati, si consolida negli anni successivi. Si creano così le premesse per assicurare all’industria italiana una partecipazione attiva e significativa in un settore tecnologicamente molto avanzato, caratterizzato da prospettive commerciali di estremo interesse. Un altro aspetto rilevante dell’attività dell’Enel è la creazione di una vera rete elettrica nazionale. Le reti delle aziende elettriche prima della nazionalizzazione traevano la loro origine storica da una situazione in cui l’interconnessione, e per di più un’interconnessione a misura di penisola, era assolutamente inimmaginabile: il risultato è l’iniziale giustapposizione fra le reti dei primi piccoli operatori, a cui si sovrappone in seguito la possibilità tecnica e la convenienza economica di un trasporto dell’energia e di una distribuzione all’utente finale soltanto nelle aree più ricche del Paese. Due guerre, con le loro esigenze di coordinamento e continuità della produzione, avevano spinto le autorità governative a fare ciò che in tempo di pace non sarebbe stato the 1962 law that brought Enel into existence in order to remove a prohibition against the company holding equity stakes. Enel, EDF and RWE immediately began working together to specify and design the Creys-Malville power station. At the same time, the three companies and research bodies in the countries signed a series of technical agreements. For Italy, the most significant cooperation projects were between NIRA (Nucleare Italiana Reattori Avanzati) and a number of French construction companies and, above all, the Commissariat à l’Energie Atomique, which was responsible for building the Phénix prototype. The Italian electricity company’s participation in energy industry internationalization occurring in major industrialized nations continued to consolidate over the next few years. The conditions were in place for Italian industry to play an active and significant role in a highly advanced technological field; one that promised enormously attractive commercial prospects. Enel had already achieved its goal of building a true national grid. The pre-nationalization electricity company networks had historically evolved from a situation in which interconnection – not to mention nationwide interconnection – had been a mere pipe dream. The networks built by the first small electricity companies were a true patchwork as a result of their varying technical specifications and economic factors; they carried and distributed energy to final users only in the country’s wealthiest areas. The two world wars highlighted the need to coordinate generation and ensure continuity. In times of war, government authorities achieved what would not have been politically possible in peaceful times: they issued rules for interconnection 175 Cinquant’anni di Enel Fifty Years of Enel Articolo tratto da “Notiziario per il personale SME”, gennaio 1956. 176 politicamente possibile: dettare delle regole per l’interconnessione fra società diverse e talora concorrenti, per spostare l’energia abbondante in una zona industriale verso una zona contigua che ne era momentaneamente carente. Come risultato delle esperienze legate a queste contingenze particolari, comunque, alla vigilia della nazionalizzazione l’Italia è percorsa da una lunga dorsale a 220 kV, che dalle regioni settentrionali arriva alla Sicilia: la Sme, infatti, a metà degli anni Cinquanta, costruisce un elettrodotto che attraversa lo Stretto di Messina. La fotografia della situazione delle linee al momento della nazionalizzazione è di fondamentale importanza per apprezzare il ruolo dell’Enel nella creazione e conformazione di un’unica rete nazionale. La dorsale a 220 kV, ad esempio, serve soprattutto le zone tirreniche, lasciando scoperto il versante adriatico. Inoltre, la tensione che si sta affermando, in linea con l’esigenza di una maggiore taglia delle centrali, è quella a 380 kV: ma al momento della nazionalizzazione le linee a 380 kV si estendono per soli centosessantanove chilometri, laddove le linee a 220 kV ne coprono più di diecimila. La rete è per Enel una priorità assoluta: nel biennio 19631964 la quota di investimenti ad essa destinati tocca addirittura il 14%. L’opzione strategica è la costruzione di linee a 380 kV per le funzioni di trasporto dell’energia, lasciando alle linee a 220 kV o minori la distribuzione, cioè il collegamento tra i nodi che ricevono la corrente ad alta tensione e i nodi che la smistano agli impianti intermedi e infine alle utenze. La rete, finalmente nazionale, Article excerpted from “Notiziario per il personale SME”, January 1956. between different and sometimes competing companies to make it possible to move plentiful power from one industrial zone to an adjacent zone suffering a temporary power shortage. As a result of these contingent experiments, on the eve of nationalization Italy had a long 220 kV backbone running from its northern regions all the way down to Sicily – the SME built a power line across the Straits of Messina in the mid-’50s. This snapshot of the power line situation when nationalization occurred is important if we are to understand Enel’s role in creating and structuring Italy’s single national grid. The 220 kV backbone predominantly served the Tyrrhenian side of the country, leaving the Adriatic side exposed. Moreover, in order to cater to larger-sized power stations, demand was increasing for 380 kV lines. However, at the time of nationalization Italy had just 169 km of 380 kV power lines, compared with over ten thousand km of 220 kV lines. For Enel, the grid was an absolute priority: over the two-year period 1963-1964, the company spent fully 14% of all of its investment on the grid. The strategic option chosen by the company was to build 380 kV lines for energy transportation, and retain 220 kV or lower voltage lines for distribution, that is to say, connections between nodes that received high-voltage electricity può assumere una configurazione diversa dalla risultante delle interconnessioni fra reti regionali. Fino all’inizio dagli anni Settanta, lo sviluppo del sistema elettrico italiano è in linea col programma del 1964. Le crisi petrolifere della prima metà degli anni Settanta e il raggiungimento della competitività economica dell’energia nucleare (in anticipo rispetto alle previsioni) spingono però l’Enel ad avviare, già nel 1968, la programmazione dei nuovi impianti nucleari, dei quali verrà realizzato soltanto quello di Caorso. In seguito, la mancata attuazione di quei programmi porterà a una dipendenza accentuata del sistema elettrico italiano dai combustibili fossili, non essendone stata possibile la sostituzione nucleare nel medio-lungo periodo. Con la crisi petrolifera del 1973 e con le difficoltà di approvvigionamento determinatesi negli anni successivi anche a seguito della quantità crescente di olio combustibile da importare per garantire il funzionamento delle centrali, l’attenzione dell’opinione pubblica si sposta gradualmente verso altre fonti di energia. Alle considerazioni economiche inizialmente prevalenti nel dibattito pubblico si aggiungono in seguito le motivazioni ambientali, che si sovrappongono alla nascita dei movimenti antinucleari, sorti in Italia con un certo ritardo rispetto a quelli di altri paesi. Il dibattito italiano si concentra dapprima sul risparmio energetico e sull’idea di fonti “alternative”, intese in genere nella comunicazione pubblica come alternative al Pubblicazione sulla centrale elettronucleare di Caorso. Brochure for the Caorso electronuclear plant. current and nodes that routed it to intermediate installations and, ultimately, to users. A nationwide grid could be reconfigured; an ensemble of interconnecting regional networks could not. Until the early ’70s, Italian electricity system development kept to schedule. The oil crisis in the early ’70s and nuclear energy becoming economically viable earlier than expected prompted Enel to start planning additional nuclear power stations as early as 1968, although the only one actually to be built was at Caorso. Failure to implement those plans would lead to Italy’s electricity system becoming highly dependent on fossil fuels, given that no medium- or long-term nuclear substitution was possible. The 1973 oil crisis and subsequent provisioning difficulties, partly as a result of the increasing amount of fuel oil Italy had to import to keep the lights on, helped to shift public opinion gradually towards other sources of energy. The economic motives that initially prevailed in the public debate were supplanted in later years by environmental motives as antinuclear movements appeared in Italy (somewhat later than in other countries). 177 Cinquant’anni di Enel Fifty Years of Enel Pubblicazione di Enel sulle energie alternative, 1983. Sopra, articolo dedicato al risparmio energetico, da “Illustrazione Enel” gennaio-febbraio 1977. Enel brochure on alternative sources of power, 1983. Above, an article on electricity-saving, from “Illustrazione Enel”, January/February 1977. 178 termoelettrico tradizionale e al nucleare; in seguito, con l’attenzione crescente per il problema delle emissioni, collegato ai temi del clima e dell’effetto serra, al concetto di fonti “alternative” si sostituisce quello di fonti “rinnovabili”. L’Enel partecipa attivamente, in proprio e in collaborazione con istituzioni e aziende italiane e internazionali, alla ricerca sull’eolico e sull’energia solare e successivamente al loro sviluppo industriale. Attenderà a lungo però prima di indicare nei suoi programmi un contributo di queste fonti alla copertura del fabbisogno elettrico italiano. Si tratta probabilmente di una scelta dettata dal realismo e dal desiderio di non alimentare attese miracolistiche. Oggi però la situazione è diversa, e le fonti rinnovabili continuano a crescere, promettendo per di più di essere un ottimo affare. Come già in passato, su questo sviluppo hanno influito soprattutto elementi economici; va detto però che un ruolo positivo è stato giocato anche dalla crescente consapevolezza non solo del costo politico e sociale della variabile “energia” nello sviluppo dell’Italia, ma anche dei costi ambientali che la questione “clima ed emissioni” comporta, e che sono oggetto di attenzione costante da parte dell’opinione pubblica. Debate in Italy initially focused on energy saving and the prospect of “alternative” sources of energy, perceived in the media as alternative to traditional and nuclear thermoelectric power. Later, as attention increasingly shifted to the issue of emissions associated with climate change and the greenhouse effect, the concept of “alternative” sources gave way to “renewables”. In-company and in partnership with Italian and international institutions and other companies, Enel undertook research into wind and solar power, and subsequently into their industrial development. It would, however, be a long time until the company’s plans featured these sources as a tangible means of catering to Italy’s electricity requirement. The company’s approach was in all likelihood dictated by realism and a desire not to feed utopian expectations. Things are different today: renewables continue to grow, and they promise to be excellent business. As in the past, economics remain the main driver of development. However, it should be noted that an increasing awareness not just of the political and social cost of energy for Italy’s advancement, but the environmental cost of climate- and omissions-related issues, has also played a Nel corso degli anni Settanta la programmazione elettrica dell’Enel si identifica ormai con la politica energetica nazionale. La crescita del fabbisogno elettrico mette il Paese in una posizione molto esposta sul piano internazionale: se i pochi milioni di tonnellate di olio combustibile richiesti annualmente per la generazione elettrica a metà degli anni Sessanta potevano agevolmente essere acquistati sul mercato internazionale a prezzi estremamente favorevoli, ben più difficile appare l’approvvigionamento dei 20 milioni di tonnellate all’anno necessari verso la metà degli anni Settanta, quando la dipendenza dei consumi elettrici italiani dagli idrocarburi importati supera il livello del 60%. Solo il rallentamento dell’economia legato alla crisi energetica rallenta il ritmo di crescita del fabbisogno elettrico, stabilizzando le dimensioni del problema. Mentre si continua a rilanciare, spostandone i tempi in avanti, l’impegno nucleare, è necessario fare qualcosa di concreto. La situazione si trascina nel corso degli anni Ottanta, anche per la crisi finanziaria che tormenta l’ente elettrico per tutto il decennio, aggravata poi dal referendum che nel 1987 – dopo l’incidente di Chernobyl – blocca definitivamente lo sviluppo del nucleare. Nel giugno 1988 viene così varato un “programma di emergenza” basato su impianti a turbogas e impianti di nuova concezione “a ciclo combinato”. In estrema sintesi, la strategia “post-nucleare” ha come obiettivo la costruzione o la riconversione di centrali termoelettriche convenzionali secondo il nuovo paradigma, incrementandone inoltre, con l’adozione delle nuove tecnologie disponibili, il rendimento. Questa scelta sarà riconfermata dall’Enel nei programmi del 1990, che prevedono anche un’intensificazione della costruzione di impianti a ciclo combinato, ed è alla base delle strategie seguite nell’ultimo ventennio, dopo la trasformazione in società per azioni nel 1992. positive role, as public opinion has become more and more attentive to such issues. In the ’70s, Enel’s electricity planning was synonymous with national energy policy. Growing demand for electricity left the country highly-exposed internationally. In the mid-’60s, it was easy to purchase the few million tonnes of fuel oil needed annually for electricity generation on the international market at extremely attractive prices; it was far harder in the mid-’70s to provision the 20 million tons per year needed – Italian reliance on imported hydrocarbons for electricity consumption exceeded 60%. Only the economic slowdown provoked by the energy crisis slowed the pace of growth in electricity demand, stabilizing the size of the problem. Nevertheless, something tangible had to be done rather than merely shifting nuclear commitments forward in time. The situation dragged on during the 1980s, partly because of the financial crisis that sorely affected the electricity company throughout the decade, partly aggravated by the 1987 post-Chernobyl referendum that definitively put a stop to nuclear development in Italy. In June 1988, an “emergency programme” was adopted, based on turbogas plants and newly-designed “combined cycle” plants. Italy’s “post-nuclear” strategy essentially focused on the construction or reconversion of conventional electric power stations to the new paradigms, using newlyavailable technologies to raise yields. Enel confirmed this approach in 1990 through a plan that intensified construction of combined cycle plants. This approach has continued to underpin the strategies pursued over the last twenty years, since the company became a joint stock corporation in 1992. 179 Cinquant’anni di Enel Fifty Years of Enel Generatore di tensione a 400 kV dell’acceleratore “Cockcroft-Walton” nel laboratorio del CISE a Milano, 1953. A destra, veduta del laboratorio elettronico, 1952. 180 L’Enel e la ricerca industriale Enel and Industrial Research Non meno significativa è l’attività di innovazione e ricerca. Le sfide del secondo dopoguerra avevano stimolato la ricerca industriale italiana, anche nel settore elettrico. Se ne occupavano non solo i laboratori interni delle maggiori aziende del settore elettrocommerciale ed elettrotecnico, ma anche alcuni consorzi tra le società del settore, costituiti con la forma delle società per azioni. Questa dei consorzi, che sfociano poi nella costituzione di vere e proprie società di ricerca, è un’esperienza molto importante, abbastanza insolita per l’Italia. Il più antico è il Cise (Centro Informazioni, Studi, Esperienze), fondato nel 1946 per seguire lo sviluppo dell’energia nucleare. L’iniziativa parte da tre giovani, due fisici nucleari (Carlo Salvetti e Giorgio Salvini) e un ingegnere appena assunto dalla Edison (Mario Silvestri), che convincono un loro professore (Giuseppe Bolla) e uno dei due amministratori delegati della Edison (Vittorio De Biasi, l’altro era Giorgio Valerio). Il Cise svolge un ruolo di primo piano nella nascita del nucleare civile italiano, le cui vicende condizioneranno fortemente lo sviluppo del comparto elettrico prima e dopo la nazionalizzazione. Sarà Italian innovation and research has continued to be significant. The challenges facing the country after the Second World War stimulated Italian industrial research across the board, including in the electricity industry. Research was pursued not just by in-house laboratories at leading consumer appliance and electrotechnical companies, but at a number of consortia uniting industry companies in joint stock-organized ventures. The consortia approach, which led to the establishment of many pure research companies, was both very important to and rather unusual for Italy. The first of these consortia, CISE (Centro Informazioni, Studi, Esperienze), was initially founded in 1946 to promote nuclear energy development. The venture was the brainchild of three young researchers: two nuclear physicists (Carlo Salvetti and Giorgio Salvini) and a newly-hired engineer at Edison (Mario Silvestri). The three of them persuaded one of their professors (Giuseppe Bolla) and one of the two Managing Directors at Edison (Vittorio De Biasi, the other being Giorgio Valerio) to back them. CISE played a leading role in the birth of Italy’s civil nuclear industry, the development of which had a very strong impact on the country’s electricity industry before and after nationalization. It would be CISE, in the 1980s, under the Libro verbali delle assemblee, atto costitutivo del Centro Informazioni Studi ed Esperienze, 19 novembre 1946. Minutes from general meetings and the charter for the Centro Informazioni Studi ed Esperienze, 19 November 1946. 400 kV voltage generator, part of the “Cockcroft-Walton” accelerator at the CISE labs, Milan, 1953. Right, view of the electronics lab, 1952. proprio il Cise, fra l’altro, a realizzare negli anni Ottanta sotto la guida di Mario Silvestri un prototipo di reattore italiano, che non potrà entrare in attività a causa del referendum del 1987: il Cirene (Cise Reattore a Nebbia). Alla fine degli anni Quaranta era nato anche l’Istituto Sperimentale Modelli e Strutture (Ismes), che si occupava dei problemi posti dalla progettazione delle dighe, e della loro realizzazione in sicurezza. In queste strutture, sempre più costose e complesse per la necessità di operare su bacini idroelettrici che presentano difficoltà crescenti, la qualità dei materiali utilizzati e la capacità di tenuta dei manufatti acquistano un’importanza cruciale. La spinta iniziale viene nel 1947 da Arturo Danusso del Politecnico di Milano e dal suo assistente Guido Oberti: in questo caso i fondatori sono la Sade, la Torno e la Italcementi; quando l’Ismes si costituisce in Spa nel 1951 vi aderiscono comunque tutte le maggiori società elettriche e le maggiori imprese di costruzione dell’Italia settentrionale. I lavori dell’Ismes non si limitano al settore elettrico: fra i suoi contributi più importanti vi è quello per le strutture del grattacielo Pirelli a Milano. Agli inizi del 1950, infine, si evidenzia la necessità di dare un deciso impulso al rinnovamento e all’ampliamento della rete elettrica: è necessario svolgere un’attività di ricerca che le aziende elettriche ed elettromeccaniche coinvolte stewardship of Mario Silvestri, that built CIRENE (CISE Reattore a Nebbia), a prototype Italian reactor that would have gone into service if it hadn’t been for the 1987 referendum against nuclear power. In the late 1940s, the Istituto Sperimentale Modelli e Strutture (ISMES) began looking into issues surrounding dam design and safety implementation. These increasingly expensive and complex structures were being built in ever-more challenging hydroelectric areas, where the use of high quality materials and item resilience was vital. Arturo Danusso of the Politecnico di Milano and his assistant Guido Oberti were the driving force behind setting up the organization in 1947. ISMES was set up by founder members the SADE, Torno and Italcementi companies. When ISMES converted into a limited company in 1951, all of the largest electricity companies and construction companies in Northern Italy joined. ISMES also operated outside the electricity industry, and made a major contribution to the structure for the Pirelli skyscraper in Milan. In the early 1950s, Italy had to significantly speed up the renewal and extension of its national electricity grid, which required joint research by the country’s electricity and electromechanical companies. Ercole Bottani of the Milan Polytechnic and Leonardo Maggi of Edison set up a consortium laboratory that in 1956 converted into a joint stock company, at which point it was 181 Cinquant’anni di Enel Fifty Years of Enel Entrata in servizio del collegamento delle rete elettrica della Sicilia con quella continentale, 1956. The connection between Sicily’s electricity grid and the mainland goes into service, 1956. 182 decidono di condividere. Per iniziativa di Ercole Bottani del Politecnico di Milano, e di Leonardo Maggi della Edison, si riuniranno per dare vita a un laboratorio consortile, che nel 1956 si costituirà in società per azioni, col nome di Centro Elettrotecnico Sperimentale Italiano (Cesi). Accanto alla Edison, stavolta, vi sono la Sae e la Pirelli Cavi. Tra le realizzazioni più significative progettate con l’ausilio dei laboratori del Cesi vi sono, prima della nazionalizzazione, l’attraversamento dello Stretto di Messina e lo sviluppo del primo sistema di trasmissione a 380 kV in Italia. La nazionalizzazione elettrica porta diversi cambiamenti in questo panorama. Nel paniere delle ex società elettrocommerciali, infatti, Enel trova anche le società di ricerca, e dopo qualche perplessità iniziale è autorizzata all’acquisizione del loro controllo. Le relative partecipazioni azionarie si trovano fra le “pertinenze elettriche” delle imprese nazionalizzate, e a causa del divieto di partecipare in società terze è necessaria un’apposita leggina per permettere ai tre centri di mantenere la forma di società per azioni. L’Enel dà vita inoltre a un’organizzazione di ricerca interna, costituendo la Direzione Centrale Studi e Ricerche (Dsr): vi confluirono vari centri di ricerca renamed the Centro Elettrotecnico Sperimentale Italiano (CESI). The Edison company joined, as did SAE and Pirelli Cavi. Prior to nationalization, the CESI laboratories were involved in laying a power line across the Messina Straits and developing Italy’s first 380 kV transmission system. Electricity industry nationalization led to a number of changes in the research world. As well as taking over the operations of formerly private commercial electricity companies, Enel took over these research companies (though only after official authorization was received). Shareholdings in these companies were among the “electricity assets” of the companies that underwent nationalization, but because Enel was prohibited from holding equity in external companies, Parliament had to pass an ad hoc law to allow the three research centres to continue operating as joint stock companies. Enel also set up its own in-house research body, the Direzione Centrale Studi e Ricerche (DSR), to take over operations from various research facilities “recruited” from the previous companies or set up ex novo. The organization was immediately bolstered by recruiting skilled young employees. In 1986, Enel set up Conphoebus – a research institute for renewables and energy saving – in Catania, a city with a long-standing electronic technology and biotechnology research pedigree. This research company joined forces with two previous organizations: Phoebus, created in 1978, and a “reclutati” dalle preesistenti società o istituiti ex novo, subito irrobustiti col reclutamento di personale giovane e qualificato. Nel 1986, poi, l’Enel costituisce a Catania, un’area dove esiste un importante insediamento di ricerca sulle tecnologie elettroniche e sulle tecnologie per l’energia, la Conphoebus – Istituto di ricerche per le energie rinnovabili e il risparmio energetico. La società è il risultato della fusione fra due precedenti realtà: la Phoebus, creata nel 1978, ed un’omonima Conphoebus nata nel 1980. Vi intervengono altre due società di ricerca Enel, il Cesi e il Cise. Compito della Conphoebus è l’esecuzione di ricerche e prove tecniche nel campo delle fonti rinnovabili, in particolare per la caratterizzazione dei componenti dei sistemi per l’energia solare, sia termici sia fotovoltaici. La società opera anche nel settore del risparmio energetico e della progettazione bioclimatica. Dopo la trasformazione di Enel in società per azioni e i successivi provvedimenti di revisione della struttura aziendale, anche l’organizzazione delle attività di ricerca e sviluppo si evolve. Dal 1995, infatti, tutte le attività di ricerca iniziano a operare in regime di budget, attraverso una valutazione dei progetti e delle ricerche in termini di rapporto costi/benefici. L’attenzione si focalizza poi anche sulla possibilità di ottenere finanziamenti e cofinanziamenti internazionali, in particolare nell’ambito dell’Unione europea, e di stipulare accordi di ricerca con altre imprese europee. Già nel primo periodo è possibile ottenere cospicui cofinanziamenti e investimenti condivisi, per quote complessive dell’80% circa del costo dei progetti (5 milioni di Ecu – l’unità di conto europea previous incarnation of Conphoebus, which had been founded in 1980. Two other Enel research companies, CESI and CISE, also participated in the project. Conphoebus’s brief was researching and field testing renewables, particularly the behaviour of components for solar (thermal and photovoltaic) systems. The company also operated in the energy savings and bioclimatic design sectors. After Enel converted into a joint stock company and restructured, its research and development activities evolved once again. Starting in 1995, all research operations were required to work to budget after a cost/benefit analysis of projects and research. The company shifted its focus to international financing and co-financing, particularly under a European Union framework, and entered into research agreements with other European enterprises. Right from the start, the company landed major cofinancing and shared investments, amounting to some 80% of project costs (5 million ECUs – the pre-Euro European currency – was all Enel had to provide out of an overall 27 million investment). Enel’s research goals were not affected in the least. The company continued to focus research on technological innovation for plants, especially for renewables, enhancing efficiency and reliability, protecting the environment and local areas while at the same time enhancing quality of service and rational energy use. In 1997-1998, as the company was about to become a multi-utility after electricity industry liberalization, Enel chose Pubblicazione dedicata all’attraversamento dello Stretto di Messina. Publication about crossing the Messina Straits. 183 Cinquant’anni di Enel Fifty Years of Enel Prove eseguite nel laboratorio alte tensioni del CESI su un isolatore da 500 kW, 1967. 184 pre-Euro – a carico di Enel su 27 milioni di investimento). Peraltro, le linee di ricerca non cambiano, essendo stabilmente al centro della ricerca i temi dell’innovazione tecnologica degli impianti e delle fonti rinnovabili, per migliorarne efficienza e affidabilità, la salvaguardia dell’ambiente e del territorio, la qualità del servizio e l’uso razionale dell’energia. Nel 1997-1998, in vista della trasformazione in multi-utility seguita all’avvio della liberalizzazione elettrica, Enel decide di affidare all’Ismes, in ragione delle sue competenze tecniche nel settore, la gestione del nuovo polo idrico. Vengono conferite le competenze in materia di ricerca idraulica prima facenti capo alla ricerca interna all’Enel, e quelle di ingegneria. Queste competenze avrebbero dovuto facilitare l’ingresso della società nel business dell’acqua, in una fase successiva, con competenze operative. Questo sviluppo tuttavia non si è mai verificato, avendo Enel successivamente costituito Enel.Hydro come società operativa, mentre Ismes sarà acquisito dal Cesi. Nello stesso periodo viene riesaminata la situazione del Cise: le attività delle due controllate presentano infatti problemi di sovrapposizione, e si decide di integrare i due organismi attraverso un’operazione di fusione, attuata nel maggio-giugno 1998. Rimangono attivi nel settore ricerca e sviluppo il Cesi, per le ricerche in campo elettrotecnicocomponentistico, e la Conphoebus, per il settore delle fonti rinnovabili, mentre le linee di ricerca nei settori più legati alla produzione, trasmissione e distribuzione, vengono conferite alle rispettive aree di attività, con un processo di internalizzazione. Il Cesi, inoltre, nonostante un Tests carried out at the CESI high-voltage labs on a 500 kW insulator, 1967. ISMES to manage its new hydro centre because of its technical expertise in the sector. ISMES took over hydro research previously undertaken by Enel’s in-house research unit and engineering structure. The company wanted these competencies to facilitate the company’s entrance into the hydro industry at a later date and roll out its own operational competencies. However, the plan never came to fruition. Enel subsequently established Enel.Hydro as its operational hydro arm, and ISMES was taken over by CESI. CISE also underwent review around this time. Operations carried out by the two subsidiaries suffered from a degree of overlap, and in May/June 1998 a decision was taken to merge the two organizations. CESI continued to undertake research and development in the electrotechnical and componentry field; Conphoebus worked in the renewables sector. Generation, transmission and distribution-related research was transferred to the company’s corresponding internal units. Despite significant cost improvements, by 1997 CESI had racked up a significant deficit. Following the spin-off of going concerns in 2000 to comply with the Bersani Decree, in 2000 CESI took over “systems research” for the entire Italian electrical system, funded by the Ministry of Industry through an ad hoc surcharge on bills. CESI went on to acquire ISMES, through which it undertakes major plant engineering activities, along with German research companies IPH of Berlin and significativo miglioramento dei costi, contabilizza già dal 1997 un rilevante passivo economico. Nel 2000, sempre in seguito allo scorporo delle attività previsto dal decreto Bersani, al Cesi viene conferita l’attività di “ricerca di sistema” per l’intero sistema elettrico italiano, finanziata dal Ministero dell’industria su un fondo alimentato da un’apposita componente tariffaria. Successivamente il Cesi acquisisce l’Ismes, attraverso il quale opera nelle linee di attività legate all’ingegneria dei grandi impianti, e le società di ricerca tedesche IPH di Berlino e FGH di Mannheim. Attualmente, il Cesi è rimasto una società collegata ad Enel, che ha conservato una quota di partecipazione del 41%, trasformandosi in una società di ricerca e consulenza internazionale nel campo dei servizi e dell’ingegneria elettrica. Dal 2001, dunque, le attività di ricerca dell’Enel sono state differenziate in due aree: un’area per la “ricerca di sistema”, affidata al Cesi, che si finanzia attraverso commesse nazionali e internazionali di ricerca e consulenza e il Fondo per la ricerca della Cassa conguaglio elettrica; e un’area per la ricerca competitiva, che si svolge all’interno delle società operative, impegnando le risorse qualificate presenti in Enel Produzione, per il miglioramento degli impianti e la minimizzazione dell’impatto ambientale della generazione elettrica, e in Enel Green Power, per quanto attiene alle fonti rinnovabili e al risparmio energetico. Particolare della linea nell’impianto sperimentale del “Progetto 1.000 kV” di Enel a Suvereto (Livorno), 1977. Details of the line at ENEL’s “Progetto 1,000 kV” experimental installation, Suvereto (Leghorn), 1977. FGH of Mannheim. Today, CESI remains associated with Enel (which retains a 41% stake), but has become an international electricity engineering services research facility and consultancy. Since 2001, Enel’s research-related activities have been divided into two spheres: a “system research” area, for which CESI is responsible, funded by domestic and international research and consulting commissions and by the Electricity Compensation Fund research grant; and competitive research undertaken at operational companies, drawing on Enel Produzione’s highly-skilled employees to enhance installations and minimize the environmental impact of electricity generation, as well as through Enel Green Power which is responsible for renewables and energy saving. In 2007, the company set up an Engineering and Innovation Division to manage engineering activities and Enel Group generating plant construction. The Division is responsible for ensuring implementation of the Italian generation modernization plan, as well as development plans for non-Italian companies. The Engineering and Innovation Division is also responsible for 185 Cinquant’anni di Enel Fifty Years of Enel Articolo dedicato alle smart-grid, da “Enel Insieme” giugno 2012. Article on smart grids, from “Enel Insieme”, June 2012. 186 Nel 2007 si costituisce la Divisione ingegneria e innovazione, per gestire le attività di ingegneria e realizzazione degli impianti di generazione del gruppo Enel, garantendo l’attuazione del piano di ammodernamento del parco di produzione italiano e i programmi di sviluppo delle società estere. La Divisione ingegneria e innovazione ha anche il compito di integrare le attività di ricerca del gruppo, per garantire la valorizzazione dei progetti innovativi nelle diverse aree di business, privilegiando le linee a forte valenza ambientale: il settore dell’idrogeno, il solare innovativo, e la cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica. In tal modo le competenze tecniche di Enel, e in particolare quelle maturate nel processo di trasformazione delle vecchie centrali a olio combustibile negli attuali impianti a ciclo combinato, e nei processi di conversione a carbone pulito, vengono messe al servizio di tutto il gruppo, anche all’estero. Fra le attività gestite dalla Divisione ingegneria e innovazione nell’ultimo triennio vi sono le sperimentazioni legate al carbone pulito, la collaborazione con EdF allo sviluppo del reattore EPR di terza generazione per la centrale nucleare di Flamanville, le attività sperimentali sugli impianti a idrogeno, per la centrale di Fusina, e lo sviluppo del solare termodinamico, per l’impianto “Archimede”, integrato alla centrale di Priolo Gargallo in provincia di Siracusa. La Divisione inoltre, nell’ambito di una collaborazione con Daimler-Mercedes, ha lanciato il progetto E-mobility, che è entrato nella fase operativa nel 2010, per sviluppare a Pisa, Roma e Milano una rete sperimentale per la ricarica di automobili a trazione elettrica. Il gruppo Enel persegue tre grandi Cartolina per il progetto E-mobility. E-mobility project postcard. integrating Group research activities to ensure the maximum leverage of groundbreaking projects throughout the business, with a preference for environmentally-focused projects such as hydrogen, leading-edge solar, and carbon dioxide capture and storage. This approach ensures that Enel’s technical competencies, particularly its skills in converting old fuel oil power stations into modern combined cycle plants, and its skills in the clean coal conversion process, will be put to the entire Group’s disposal in Italy and internationally. Over the last three years the Engineering and Innovation Division has been working on clean coal trials, partnered with EdF on developing a third-generation EPR reactor for the Flamanville nuclear power station, run trials on hydrogen plants for the Fusina power station, and developed thermodynamic solar power for the “Archimedes” plant, which has been added to the Priolo Gargallo power station in the Sicilian province of Syracuse. The Division’s E-mobility project, run in partnership with DaimlerMercedes, became operational in 2010 with the development of a pilot electric car recharging network in Pisa, Rome and Milan. The Enel Group has continued to pursue three major lines of research: reducing the impact of fossil fuel generation, developing renewables and energy efficiency-related issues, and electric mobility and distributed generation for assembling a Smart Grid. Smart Grid activities focus on distributed generation (the European ADDRESS Project) and electric mobility projects. Groundbreaking distribution network monitoring and control technologies are currently being developed to enable distributed network energy generation flows to be locally balanced to ensure the greatest linee di ricerca: riduzione degli impatti della generazione fossile, lo sviluppo delle fonti rinnovabili, e le attività per l’efficienza energetica, la mobilità elettrica e la generazione distribuita collegata alla realizzazione della Smart Grid, la “rete elettrica intelligente”. L’attività sulla Smart Grid si connette alla generazione distribuita (Progetto europeo Address), e ai progetti di mobilità elettrica. Si studiano tecnologie innovative di monitoraggio e controllo delle reti di distribuzione, perché la progressiva diffusione della generazione distribuita richiede alla rete un bilanciamento a livello locale, per gestire i flussi di energia garantendo la massima sicurezza e qualità del servizio. Sulla rete italiana vengono sviluppate alcune esperienze pilota, per dimostrare che la progressiva diffusione dei punti di produzione di energia è compatibile con la qualità del servizio e il rispetto dell’ambiente. Oltre la nazionalizzazione Il 30 dicembre 1992, al termine di un lungo iter, il Consiglio dei ministri approva la trasformazione dei maggiori enti pubblici economici e aziende autonome italiani in società per azioni possedute dal Tesoro: si tratta di un passaggio preliminare per la successiva cessione di quote azionarie, con modalità e obiettivi diversi a seconda della loro natura e oggetto sociale. In alcuni casi, come quello dei servizi di rete nel campo dell’energia e delle telecomunicazioni, alla cessione dovrà accompagnarsi una graduale liberalizzazione del mercato, anche in ossequio a specifiche direttive dell’Unione Europea. Tra le realtà investite dal cambiamento vi è anche l’Enel. Nel 1992, ultimo possible security and quality of service. A number of pilot projects are currently underway on the Italian network to demonstrate the feasibility of gradually building out power generation points compliant with ensuring quality of service and respecting the environment. Beyond Nationalization On 30 December 1992, at the end of a long process, the Council of Ministers approved the conversion of Italy’s largest publicly-owned businesses and independent companies into joint stock companies and ownership of their shares by the Treasury. This move paved the way for the subsequent public sale of shares under a variety of terms and conditions and in pursuit of a variety of goals. In some cases – for instance with power and telecommunications industry network services – the transfer was accompanied by gradual market liberalization in compliance with European Union guidelines. Enel was one of the businesses involved in this change. In 1992, the last year that Enel operated as a public body, Italy generated a total of 226 billion kWh of electricity, of which Enel itself generated 81.2%: 177 billion kWh from conventional thermoelectric generation 187 Cinquant’anni di Enel Fifty Years of Enel Sintesi dell’intervento del Presidente Enel, Chicco Testa, alla Settimana di comunicazione manageriale sull’assetto del sistema elettrico, da “Illustrazione Enel” 1998. A summary of the speech by Enel Chairman Chicco Testa to the Settimana di comunicazione manageriale sull’assetto del sistema elettrico, from “Illustrazione Enel” 1998. 188 anno di vita dell’Enel come ente pubblico, la produzione italiana di energia elettrica è di 226 miliardi di kWh, di cui l’81,2% prodotto dalla stessa Enel; la produzione è dovuta per 177 miliardi al termoelettrico convenzionale, e per 49 miliardi a fonti rinnovabili (45,5 miliardi da idroelettrico e 3,5 miliardi da geotermico). Nel termoelettrico tradizionale, nonostante gli interventi sugli impianti, programmati e realizzati nell’ultimo quadriennio, resta importante la dipendenza dall’olio combustibile. Tra il 1998 e il 1999, in previsione della liberalizzazione del mercato elettrico secondo una direttiva comunitaria del dicembre 1996, Enel realizza lo scorporo delle varie attività (generazione, distribuzione, ecc.) precedentemente integrate, come previsto dalla direttiva, e riorganizza la propria struttura societaria, strutturandosi come gruppo, e demandando le attività operative scorporate a specifiche società controllate. La liberalizzazione del mercato viene poi regolata dal cosiddetto “decreto Bersani”, che fra l’altro porta al collocamento sul mercato di una prima tranche di azioni Enel. Tra gli adempimenti previsti vi è anche l’abbandono della posizione di monopolista del servizio elettrico, attraverso la cessione di una parte delle attività. Nel campo della generazione elettrica, questo significa la vendita obbligatoria di circa 15.100 MW di potenza installata. Per bilanciare l’effetto della dismissione di questa rilevante quota di produzione, Enel decide and 49 billion kWh from renewables (45.5 billion from hydropower and 3.5 billion from geothermal generation). Despite plant upgrades planned and implemented over the previous four years, Italy still had a significant dependency on fuel oil for traditional thermoelectric power. In 1998/1999, in the run-up to electricity market liberalization pursuant to the December 1996 Community directive, Enel spun off its previouslyintegrated businesses (generation, distribution, etc.) as required by the directive and restructured its corporate organization to become a group; the spun off operational activities were transferred to ad hoc subsidiaries. Market liberalization in Italy was regulated by a law known as the “Bersani decree”. Legislation ultimately led to an initial public offering of shares in Enel. The process required Enel to relinquish its position as the monopoly provider of electricity services by selling off some of its operations. In the electricity generation sector, the company was required to sell off some 15,100 MW of power capacity. In order to offset the repercussions of disposing of this significant proportion of its output, Enel initially decided to become a multi-utility by entering the telecommunications industry and dapprima di rilanciarsi in una prospettiva multiutility, entrando nel settore delle telecomunicazioni e sviluppando le proprie attività nel settore idrico e in quello del gas. Nel 2002, in coincidenza con un avvicendamento del vertice aziendale, si sceglie invece di rifocalizzare l’attività sul core business (elettricità e gas). Viene quindi avviata una strategia di internazionalizzazione del gruppo e di valorizzazione delle competenze acquisite in Italia, per crescere al di fuori dei confini nazionali, trasformandosi in gruppo multinazionale. La cessione delle telecomunicazioni contribuisce a questo sviluppo con l’apporto di importanti risorse finanziarie. In pratica, a partire dal 2000, benché Enel rimanga il primo operatore del mercato elettrico italiano, finisce quel processo di identificazione fra le sue strategie di produzione elettrica e la politica elettrica nazionale, che aveva segnato l’evoluzione della questione energetica in Italia a partire dalla nazionalizzazione. Nel 2003, al termine del processo di “dimagrimento” imposto dal decreto Bersani, la quota di produzione dell’Enel è scesa al 49,2% del totale nazionale, e da allora non ha fatto altro che diminuire, per giungere al 27,8% nel 2010. Di conseguenza, va letto con altri occhi anche il mix delle fonti di produzione Enel in Italia, che non fotografa più la situazione nazionale italiana, ma è strettamente legato alle strategie del gruppo, che mirano a ridurre i costi di produzione e a ottimizzare la sostenibilità ambientale della propria generazione elettrica, data anche la rilevanza che la sostenibilità ha assunto nelle sue attività. A questo proposito, è anche bene ricordare che il processo di internazionalizzazione porta Enel a considerare il proprio mix produttivo e la sua ottimizzazione su scala globale. Vi sono quindi significative differenze anche tra il mix produttivo italiano e il mix produttivo globale del gruppo: basti pensare che in developing its own operations in the hydro and gas sectors. In 2002, following a change in senior management at the company, it was decided to refocus on the core business of electricity and gas. The group adopted a strategy of internationalization, leveraging the competencies acquired in Italy to expand beyond the nation’s borders and become a multinational group. Selling off its telecommunications going concern helped fund this development by raising significant financial resources. With the advent of the new millennium, although Enel remained the number one player on Italy’s electricity market, its generating strategy was decoupled from Italy’s domestic electricity policy, breaking the link that had conditioned the development of energy in Italy since nationalization. In 2003, by the end of the “diet” imposed by the Bersani Decree, Enel’s share of output had dropped to 49.2% of Italy’s total; since then it has continued to trend downwards, reaching 27.8% in 2010. The blend of generation sources adopted by Enel in Italy is no longer a yardstick of Italy’s domestic situation; rather, it closely reflects Group strategies oriented towards reducing generating costs and optimizing the environmental sustainability of its own electricity generation, given the significance that sustainability has taken on. It is also worth remembering that internationalization has prompted Enel to consider what blend of energy sources it uses and how to optimize it on a global scale. Significant differences therefore exist between the Group’s generating mix in Italy and its global mix. For example, although the Group has no nuclear power stations in Italy, globally it generates some 50% of its electricity from nuclear power. Over the last five years, in Italy Enel has been 189 Cinquant’anni di Enel Fifty Years of Enel La notizia dell’ingresso di Enel in Endesa e della nascita di Enel Green Power pubblicate su “Enel insieme” di maggio 2007 e dicembre 2008/gennaio 2009. 190 Italia non vi sono centrali nucleari, mentre a livello globale il gruppo trae dal nucleare circa il 15% della sua produzione elettrica. Le vicende dell’ultimo quinquennio hanno visto l’Enel impegnata, in Italia, per un incremento della propria quota di produzione termoelettrica dal carbone, differenziandosi nettamente dalle tendenze complessive della produzione nazionale. Secondo i dati 2010 dell’Aeeg, la produzione nazionale è basata per il 73,4% sul termoelettrico, per il 18% sull’idroelettrico, e per il restante 8,6% sulle altre fonti rinnovabili; la produzione Enel in Italia, per lo stesso periodo, è basata per il 58,5% sul termoelettrico, per il 34,4% sull’idroelettrico e per il 7,1% sulle altre fonti rinnovabili. Inoltre, se il carbone costituisce il 13,1% del mix nazionale, esso costituisce il 34,1% del mix Enel in Italia, mentre la componente prodotti petroliferi più gas, che rappresenta il 53,8% del mix nazionale, costituisce solo il 24,4% del mix Enel. Nel 2008 viene inoltre fondata Enel Green Power, alla quale sono conferite le centrali Enel a fonti rinnovabili, in Italia e all’estero. Ciò significa che la nuova società acquisisce anche il rilevante patrimonio di impianti geotermici e idroelettrici esistente in Italia, oltre agli impianti eolici e fotovoltaici, per oltre 2.500 MW di potenza installata. Essa opera inoltre anche nel settore del CDR e delle biomasse. La filosofia industriale è quella di ottimizzare il mix tecnologia-fonti in ogni Paese dove la società è presente, a partire dalle competenze che Enel ha storicamente sviluppato nelle rinnovabili e in particolare nell’idroelettrico e nel geotermico, ma tenendo conto delle specifiche risorse presenti in ogni situazione. Oltre a puntare sul consolidamento delle posizioni raggiunte sui mercati europei, e in particolare nei paesi dell’Europa centro-orientale, Enel procede con decisione all’ampliamento della propria News of Enel taking a stake in Endesa and the foundation of Enel Green Power, published in “Enel Insieme” in May 2007 and December 2008/January 2009. increasing its share of coal-fuelled electric generation, moving very much in the opposite direction to general trends on the domestic market. According to 2010 figures released by the AEEG, 73.4% of the electricity generated in Italy came from thermoelectric power, 18% from hydroelectric power and the remaining 8.6% from other renewables. Over the same period Enel generated 58.5% of its power in Italy from thermoelectrics, 34.4% from hydroelectrics and 7.1% from other renewables. Coal accounted for 13.1% of the electricity generation mix across Italy, whereas it amounted to 34.1% of Enel’s mix in Italy. Oil plus gas, which accounted for 53.8% of the domestic blend, accounted for just 24.4% of Enel’s. In 2008, Enel founded Enel Green Power, to which it transferred Enel’s renewables plants in Italy and internationally. The new company inherited a significant asset base of existing geothermal and hydroelectric plants in Italy, as well as wind and photovoltaic plants, totalling in excess of 2,500 MW of installed power. It also operates in the biowaste and biomass sector. The company’s industrial approach is to optimize the technology/fuel source mix in every nation where it is present, drawing on the competencies Enel has developed over the years in renewables, especially in hydroelectric and geothermal power, presenza in America Latina, in Spagna e nell’America centro-settentrionale (dove già dagli anni precedenti si occupava di energie rinnovabili) per raggiungere nuovi mercati in grado di offrire consistenti opportunità di sviluppo e di crescita. La chiave di volta nell’attuazione di questa strategia, che ha portato Enel ad assumere la sua attuale fisionomia di multinazionale, è stata l’acquisizione di Endesa, primo operatore elettrico in Spagna, principale operatore privato nel subcontinente latinoamericano, e tra i primi in Europa. Questa operazione è stata il maggior investimento all’estero di un’azienda italiana e ha impresso una forte accelerazione al percorso iniziato nel 2004 sulla strada dell’internazionalizzazione. Da monopolista elettrico in Italia, dopo aver accettato la sfida della liberalizzazione Enel è divenuto uno dei giganti mondiali nel campo dell’energia, con un milione e mezzo di azionisti, più di 61 milioni di clienti e 74.000 addetti in Italia e in altri 40 Paesi di quattro continenti. A mezzo secolo dalla nazionalizzazione, insomma, Enel è oggi un grande gruppo energetico internazionale. Sono questi i risultati di un impegno per l’internazionalizzazione del gruppo che ha visto un investimento crescente, non solo di risorse finanziarie, ma anche di risorse umane e di cultura manageriale, nel primo decennio del XXI secolo. to cater to the specific resources in each situation. As well as seeking to consolidate the positions it has achieved on European markets, particularly in Central and Eastern European nations, Enel is endeavouring to extend its reach into Latin America, Spain and Central/South America (where it was already running renewable energy operations) in order to reach new markets that are capable of offering significant opportunities for growth and development. The company’s acquisition of Endesa was key to implementing this strategy, which has made Enel the multinational it is today. Spain’s number one electricity operator, Endesa is also the largest private operator on the Latin American subcontinent and one of the largest in Europe. This move – the largest investment by an Italian company outside Italy – has been a great boost for the internationalization process Enel initiated in 2004. Italy’s former electricity monopoly-holder has risen to meet the challenges of liberalization. Enel has become a world energy industry giant with one and a half million shareholders, more than 61 million customers, and 74,000 employees in Italy and 40 other nations on four different continents. Half a century after its nationalization, Enel has evolved into a major international power enterprise committed to internationalization. In the first st decade of the 21 century, Enel dedicated ever greater investments to this commitment in terms of financial resources, human resources and managerial culture. 191 Conclusioni Il futuro dell’energia La storia dell’energia è la storia dell’uomo. Nel suo futuro è raccontata la proiezione dell’essere umano oltre l’orizzonte del tempo. Dalle pale di un mulino spinte dall’acqua alle forme più moderne ed ecologicamente sostenibili, il passo dello sviluppo umano si misura sul metro dell’energia. Ecco perché è così determinante decifrare le strade future che essa percorrerà l’energia. Non solo per l’industria, ma anche per gli Stati. Il futuro della cooperazione tra popoli e nazioni si gioca sull’equilibrio di una “equazione energetica”, che consiste nell’assicurare 192 Conclusions The Future of Energy The history of power is the history of mankind. The future of power encompasses the projection of human beings beyond the horizon of time. From the blades of a water-driven mill to its most modern and ecologically-sustainable forms, human development is measured by the yardstick of power. It is therefore no surprise how vital it is to understand what paths future power will take, not just for the industry but for entire nations. The future of cooperation between peoples and nations depends upon the balance of the “energy Conclusioni Conclusions 194 forniture sufficienti, compatibili con l’ambiente e ad un costo inferiore. Per farlo l’unica strada percorribile è quella dell’innovazione. Ma l’innovazione non può prescindere dal rapporto con la dimensione storica: il futuro, come ha detto un grande scrittore italiano, ha un cuore antico. L’energia è ovunque: nel sole e nella pioggia, nei corsi d’acqua e nel vento: ma solo la genialità degli uomini (ingegneri, scienziati, imprenditori) ha saputo piegare questa risorsa al servizio della società e del suo benessere. Il futuro dell’energia passa quindi per un uso più efficace delle risorse naturali, raggiungibile attraverso lo sviluppo di nuove tecnologie e quindi l’intervento di investimenti massicci. In questo scenario l’Europa deve presidiare la sua posizione di leadership, sia industriale che culturale. L’obiettivo indicato dall’Unione di ridurre entro il 2030 del 40% le emissioni di CO2 è raggiungibile, ma è anche una delle prove più importanti per il nostro continente. Già oggi il 46% dell’energia prodotta da Enel è privo di qualunque tipo di emissioni e circa il 32% deriva da fonti rinnovabili. La sfida si gioca sulla capacità di anticipare e accompagnare i grandi cambiamenti, quelli che influiscono sugli stili di vita delle persone. Un esempio su tutti è quello delle smart city, città “intelligenti”, connesse, sostenibili e a misura d’uomo. Le smart city sono una realtà: ce lo dimostrano i contatori elettronici installati nelle case, le auto elettriche che circolano nelle strade, le infrastrutture per la ricarica dei veicoli, i pannelli fotovoltaici sui tetti o l’illuminazione pubblica con led ad alta efficienza. Il ruolo di chi come Enel produce energia è intercettare questo cambiamento, cogliere la novità prima che venga consumata dal tempo, anticiparla equation”, of ensuring sufficient, environmentfriendly and lower cost power supply. Innovation is the only possible way to achieve this. However, innovation cannot exist in a vacuum, divorced from history: as a great Italian writer once said, the future has an old heart. Energy is to be found everywhere: in the sun and rain, watercourses and wind. And yet only the ingenuity of man (engineers, scientists and entrepreneurs) can harness this resource to serve society and well-being. The future of energy most definitely relies on the more efficient use of natural resources. We may achieve this by developing new technologies, something which in turn requires massive investment. Within this framework, Europe must defend its position of industrial and cultural leadership. The Union target of a 40% CO2 reduction in emissions by 2030 is achievable, even if it remains one of our continent’s biggest challenges. Enel already generates 46% of its power without causing emissions of any type; roughly 32% comes from renewables. The challenge will be won or lost on our ability to anticipate and lead the major changes set to impact people’s lifestyles. The “smart city” – connected, sustainable and on a human scale – is already a reality, with electronic meters installed in our homes, electric cars driving along our streets, vehicle recharging infrastructure, photovoltaic panels on rooftops, and high-efficiency LED public lighting. It is the role of power generators like Enel to intercept these changes, to ride in the vanguard of these new developments before they are consumed by time; ideally, the company positions itself ahead of the curve, and makes these changes available to everyone. This has been Enel’s remit since its se possibile e metterla a disposizione di tutti. Questo è stato il mandato di Enel dal 1962, anno della nazionalizzazione dell’industria elettrica italiana, rinnovato nel 1992 con la sua graduale privatizzazione, e mai rinnegato, neanche di fronte alla nuova dimensione internazionale conquistata a seguito delle acquisizioni dell’ultimo decennio. Cambiamenti profondi vissuti con un denominatore comune: la convinzione che attraverso l’innovazione sia possibile trasformare la conoscenza in un asset di valore economico. Ecco perché l’Enel del futuro deve continuare a puntare sull’innovazione, partendo dallo sviluppo delle fonti rinnovabili e della rete di distribuzione. Questa strategia ha portato il Gruppo ad essere oggi presente in 40 Paesi nel mondo e a servire 61 milioni di clienti. Un orizzonte ampio ma non ancora circoscritto. Fuori dai confini nazionali c’è un mondo che ha voglia di crescere. Nel World Economic Outlook 2013 l’International Energy Agency ha calcolato che nei prossimi vent’anni il settore energetico avrà bisogno di 17 miliardi di dollari per ammodernare le vecchie infrastrutture e crearne di nuove. Il futuro dell’energia è anche il futuro dell’uomo. Le immagini dal satellite che fotografano il pianeta di notte tracciano, attraverso la fitta rete di puntini luminosi disseminata lungo i confini dei paesi più sviluppati, una mappa “energetica” del progresso. Dietro quelle luci c’è una società che cresce, lavora, produce. Ma questo non basta. La grande scommessa dei prossimi decenni è portare energia anche a quei 2 miliardi di persone che non ce l’hanno, quell’area del pianeta dove i satelliti non vedono luce. Sarà compito degli uomini e dell’energia fare luce sul futuro. foundation in 1962, when the Italian electricity industry was nationalized. The company renewed its commitment in 1992, when it embarked on a gradual process of privatization. Enel has never abandoned its remit, not even when faced by the new international scenario following the acquisitions it has made over the last decade. These profound changes share a common denominator: the conviction that it is possible, through innovation, to transform knowledge into an asset of economic worth. The Enel of the future must continue to be innovation-led, driven by the development of renewables and its distribution network. While the Group has adopted this strategy, it has extended its presence to 40 countries around the world and now serves 61 million clients. It is a far horizon, and it is broadening still. Beyond national borders is a world keen to grow. In the World Economic Outlook 2013, the International Energy Agency estimated that over the next twenty years the energy industry requires $17 billion in funding to modernize old and build new infrastructure. The future of energy is also the future of mankind. The thick grid of dots of light that outlines the world’s most developed countries, photographed at night through satellite imaging, provides us with an “energy map” of progress. Behind each one of those dots is a society that is growing, working and producing. This alone is not enough. The great challenge of the coming decades is to bring power to the two billion people who have none, to the portion of the planet over which satellites detect no light. Mankind and energy are responsible for throwing light onto the future. 195 Note/Notes A. Gerschenkron, Il problema storico dell’arretratezza economica, Einaudi, Torino 1965, p. 7. 2 Ivi, p. 8. 3 Ivi, pp. 7-8. 4 Cfr. Energia e sviluppo. L’industria elettrica italiana e la Società Edison, a cura di B. Bezza, Einaudi, Torino 1986; e La nazionalizzazione dell’energia elettrica. L’esperienza italiana e di altri paesi europei (Atti del convegno internazionale di studi per il XXV anniversario dell’istituzione dell’Enel – 9-10 novembre 1988), Laterza, Roma-Bari 1989. 5 Storia dell’industria elettrica in Italia, voll. 5, a cura di V. Castronovo, L. De Rosa, G. Galasso, G. Mori e S. Zaninelli. Laterza, Roma-Bari 1992-1994. 6 G. Polvani, Luce, in Enciclopedia italiana, vol. XXI, pp. 566-574. Per la sintesi sommaria che segue l’autore si è inoltre avvalso delle pregevoli note di M.G. Ianniello in Cento anni di Radio, Venezia, Marsilio, 1995, pp. 85-96. 7 Sui rapporti di Maxwell con l’Italia si è fatto riferimento ad A.P. Morando, James Clerk Maxwell e la cultura italiana, in Storia della tecnica elettrica, a cura di V. Cantoni e A. Silvestri, Cisalpino, Milano 2009, pp. 25-54, dal quale sono tratte anche notizie relative ad altri ricercatori italiani dello stesso periodo. 8 Il bollettino, la cui testata esatta è “Descrizione della Macchine e dei procedimenti per cui vennero accordati attestati di privativa in conformità delle leggi 12 marzo 1855 e 30 ottobre 1859 pubblicate d’ordine del signor Ministro”, fu pubblicato dapprima a cura del Ministero delle Finanze, poi, dal 1860, dal neo-istituito Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio. 9 Per le notizie offerte in questo paragrafo il riferimento è ad A. Guerraggio e P. Nastasi, L’Italia degli scienziati, Bruno Mondadori, Milano 2010, cap. 3, da cui è anche tratto il brano citato. 10 Sulla figura di Pacinotti, oltre al lavoro già menzionato di A. Guerraggio e P. Nastasi, cfr. i due volumi a cura del Comitato Nazionale per le Onoranze ad A. Pacinotti, Antonio Pacinotti. La vita e l’opera. Scritti, disegni e discorsi di Antonio Pacinotti, documenti e notizie relativi alla sua vita e alla sua opera (Raccolta compilata, ordinata e corredata di note per cura del Prof. Giovanni Polvani. Prefazione di Guglielmo Marconi), voll. 2, Lischi, Pisa 1934; e infine il bel video di Stefano Nannipieri, Antonio Pacinotti e il secolo dell’elettricità, prodotto dall’associazione “La Limonaia” di Pisa. 11 Sulla partecipazione italiana all’Esposizione parigina del 1881 si fa riferimento alle pagine iniziali dei contributi di R. Maiocchi, La ricerca in campo elettrotecnico, e C.G. Lacaita, Politecnici, ingegneri e industria elettrica, in Storia dell’industria elettrica in Italia, cit., vol. 1, pp. 155-199 e 603-644. 12 Su di lui, oltre ad A. Guerraggio e P. Nastasi, L’Italia degli scienziati, cit., cap. 3, cfr. G. Mengarini, In memoria di Galileo Ferraris, in “Il Nuovo Cimento”, 1897; il capitolo a lui dedicato da L. Firpo in 1 198 A. Gerschenkron, Il problema storico dell’arretratezza economica, Einaudi, Turin 1965, p. 7. 2 Ibid, p. 8. 3 Ibid, pp. 7-8. 4 See Energia e sviluppo. L’industria elettrica italiana e la Società Edison, edited by B. Bezza, Einaudi, Turin 1986; and La nazionalizzazione dell’energia elettrica. L’esperienza italiana e di altri paesi europei (Minutes from the international study conference for th the 25 anniversary of Enel’s foundation – 9-10 November 1988), Laterza, Rome-Bari 1989. 5 Storia dell’industria elettrica in Italia, Vol. 5, edited by V. Castronovo, L. De Rosa, G. Galasso, G. Mori and S. Zaninelli. Laterza, RomeBari, 1992-1994. 6 G. Polvani, Luce, in Enciclopedia italiana, Vol. XXI, pp. 566-574. For the following summary, the author has also drawn on M. G. Ianniello’s excellent notes in Cento anni di Radio, Venice, Marsilio, 1995, pp. 85-96. 7 Reference for Maxwell’s relations with Italy: A. P. Morando, James Clerk Maxwell e la cultura italiana, in Storia della tecnica elettrica, edited by V. Cantoni and A. Silvestri, Cisalpino, Milan 2009, pp. 25-54. Information on other researchers during this period also comes from this source. 8 This bulletin, titled “Description of Machines and Procedures for which patent rights are assigned in compliance with Acts published on 12 March 1855 and 30 October 1859, Published under the Orders of the Hon. Minister”, was initially published by the Ministry of Finance and then, from 1860 onwards, by the recentlyestablished Ministry of Agriculture, Industry and Trade. 9 References in this section come from A. Guerraggio and P. Nastasi, L’Italia degli scienziati, Bruno Mondadori, Milan 2010, Chap. 3, from which this passage has also been taken. 10 On Pacinotti, in addition to the work by A. Guerraggio and P. Nastasi mentioned above, see the two-volume work edited by the Comitato Nazionale per le Onoranze ad A. Pacinotti, Antonio Pacinotti. La vita e l’opera. Scritti, disegni e discorsi di Antonio Pacinotti, documenti e notizie relativi alla sua vita e alla sua opera (collection compiled, catalogued and annotated by Prof. Giovanni Polvani, preface by Guglielmo Marconi), Vol. 2, Lischi, Pisa, 1934; lastly, Stefano Nannipieri with his excellent video, Antonio Pacinotti e il secolo dell’elettricità, produced by the “La Limonaia” Association, Pisa. 11 For more information on Italy’s delegation to the 1881 Paris Expo, see the opening pages of articles by R. Maiocchi, La ricerca in campo elettrotecnico, and C. G. Lacaita, Politecnici, ingegneri e industria elettrica, in Storia dell’industria elettrica in Italia, op cit, Vol. 1, pp. 155-199 and 603-644. 12 On this figure, in addition to P. Nastasi, L’Italia degli scienziati, op cit, Chap. 3, see G. Mengarini, In memoria di Galileo Ferraris, in “Il Nuovo Cimento”, 1897; the chapter on Ferraris written by L. 1 Gente di Piemonte, Mursia, Milano 1983; e il lavoro di R. Gobbo L’archivio di Galileo Ferraris, in “Rassegna degli Archivi di Stato”, 2005, che oltre alla descrizione dell’archivio Ferraris presso il Politecnico di Milano contiene una bibliografia aggiornata degli scritti di e su Ferraris. 13 G. Ferraris, Ricerche sperimentali e teoriche sul generatore secondario di Gaulard e Gibbs, in “Memorie della Reale Accademia delle Scienze di Torino”, vol. XXXVII (11 gennaio 1885). Il lavoro fu poi ripubblicato lo stesso anno su “Il Nuovo Cimento”. 14 P. Ortoleva, Una moderna Sheherazade. L’elettrificazione come processo storico e come forma simbolica, in La città elettrica, a cura di A. Giuntini, G. Paoloni, Laterza, Roma-Bari 2003, pp. 18-32, alle pp. 21-22. 15 Sul tema del trasporto pubblico si fa riferimento ad A. Giuntini, I trasporti e il paradigma elettrico dalle prime esperienze ottocentesche all’introduzione dell’alta velocità, in Storia della tecnica elettrica, cit., pp. 137-167. 16 Cruto era nato anche lui nel 1847, a Piossasco, vicino Torino. Per le notizie che lo riguardano si fa riferimento, ancora una volta, ad A. Guerraggio e P. Nastasi, L’Italia degli scienziati, cit., cap. 3. 17 Citati da M. Doria e P. Hertner, L’industria elettrotecnica, in Storia dell’industria elettrica in Italia, cit., vol. 1, pp. 571-602, alla p. 583. Sullo sviluppo delle industrie produttrici di materiali elettrici si è fatto riferimento a C.G. Lacaita, Politecnici, ingegneri e industria elettrica, cit. 18 I dati sono riportati da R. Maiocchi, La ricerca in campo elettrotecnico, cit., pp. 179-180. 19 Per la storia del settore elettrotecnico-elettromeccanico dell’Ansaldo fino al 1945 si è fatto riferimento ai seguenti contributi pubblicati nella Storia dell’Ansaldo, voll. 9, Laterza, Roma-Bari 1994-2003: C. Binel, Il programma siderurgico valdostano, vol. 4, pp. 91-109; A. Guagnini, Gli ingegneri e la tecnologia dell’Ansaldo, vol. 4, pp. 165-189; F. Conti, Gli stabilimenti elettrotecnici, vol. 5, pp. 99-115; R. Giannetti, L’Elettromeccanico Ansaldo: tra cartelli e autarchia, vol. 6, pp. 113-130. 20 A lui si deve anche il recupero delle navi romane del Lago di Nemi e la costruzione del Museo che le conserva, donde il predicato nobiliare conferitogli negli anni Venti. 21 Per la storia dell’elettrificazione ferroviaria si è fatto riferimento ad A. Giuntini, I trasporti e il paradigma elettrico, cit.; sul ruolo dell’Ansaldo cfr. F. Conti, Gli stabilimenti elettrotecnici, cit., in particolare alle pp. 101-106. Sulla presenza di Ansaldo nella Società Anonima Elettrificazione (Sae), cfr. A. Cerri, Gli sviluppi della trasmissione dell’energia elettrica, in Storia della tecnica elettrica, cit., pp. 239-273. 22 Il Consiglio d’Amministrazione della CGE è formato da Orso Mario Corbino (presidente), Edward Balwin e Filippo Penna Varia (vicepresidenti), Renzo Norsa, Francesco Ampt, Giorgio Eveleth, Clark Minor, Filippo Tajani. Firpo in Gente di Piemonte, Mursia, Milan 1983; and the work by R. Gobbo, L’archivio di Galileo Ferraris, in “Rassegna degli Archivi di Stato”, 2005, which as well as describing the Ferraris Archive at the Politecnico di Milano contains an updated bibliography of written works on and by Ferraris. 13 G. Ferraris, Ricerche sperimentali e teoriche sul generatore secondario di Gaulard e Gibbs, in “Memorie della Reale Accademia delle Scienze di Turin”, Vol. XXXVII (11 January 1885). This work was republished that year in “Il Nuovo Cimento”. 14 P. Ortoleva, Una moderna Sheherazade. L’elettrificazione come processo storico e come forma simbolica, in La città elettrica, edited by A. Giuntini, G. Paoloni, Laterza, Rome-Bari 2003, pp. 18-32, specifically pp. 21-22. 15 For more information about public transport, read A. Giuntini, I trasporti e il paradigma elettrico dalle prime esperienze ottocentesche all’introduzione dell’alta velocità, in Storia della tecnica elettrica, op. cit, pp. 137-167. 16 Cruto was also born in 1847 at Piossasco (near Turin). For this information, once again we draw on the work by A. Guerraggio and P. Nastasi, L’Italia degli scienziati, op. cit, Chap. 3. 17 Quoted by M. Doria and P. Hertner, L’industria elettrotecnica, in Storia dell’industria elettrica in Italia, op. cit, Vol. 1, pp. 571-602, on p. 583. Information on electric materials manufacturing industry developments is from C. G. Lacaita, Politecnici, ingegneri e industria elettrica, op cit. 18 These figures are taken from R. Maiocchi, La ricerca in campo elettrotecnico, op. cit, pp. 179-180. 19 The authors sourced information on the history of electroengineering and electro-mechanics at Ansaldo up to 1945 from Storia dell’Ansaldo, Vol. 9, Laterza, Rome-Bari 1994-2003; C. Binel, Il programma siderurgico valdostano, Vol. 4, pp. 91-109; A. Guagnini, Gli ingegneri e la tecnologia dell’Ansaldo, Vol. 4, pp. 165189; F. Conti, Gli stabilimenti elettrotecnici, Vol. 5, pp. 99-115; and R. Giannetti, L’Elettromeccanico Ansaldo: tra cartelli e autarchia, Vol. 6, pp. 113-130. 20 He was also responsible for salvaging the ancient Roman ships found in Lake Nemi, and building the museum where they are housed, which the nobleman donated to the State in the 1920s. 21 On the history of railway electrification in Italy, the authors have drawn copiously from A. Giuntini, I trasporti e il paradigma elettrico, op. cit.; for more on the role played by Ansaldo, see F. Conti, Gli stabilimenti elettrotecnici, op. cit, especially pp. 101-106. On Ansaldo’s role in Società Anonima Elettrificazione (SAE), see A. Cerri, Gli sviluppi della trasmissione dell’energia elettrica, in Storia della tecnica elettrica, op. cit, pp. 239-273. 22 CGE’s Board of Directors: Orso Mario Corbino (Chairman), Edward Balwin and Filippo Penna Varia (Deputy Chairmen), Renzo Norsa, Francesco Ampt, Giorgio Eveleth, Clark Minor, and Filippo Tajani. 199 R. Catani, Il secolo delle leghe leggere e dell’elettricità, estratto dalla “Rassegna Nazionale”, marzo 1932. 24 Per i temi affrontati in questo paragrafo si è fatto riferimento a: A. Giuntini, I trasporti e il paradigma elettrico, cit.; L. Paris, Mezzo secolo di ricerca industriale in Italia nel settore dei sistemi elettrici per l’energia, in Storia della tecnica elettrica, cit., pp. 347-369; B. Curli, L’impiantistica e le costruzioni meccaniche, in Storia dell’Ansaldo, cit., vol. 7, pp. 83-110; L. De Paoli, Programmi di investimento e novità tecniche, in Storia dell’industria elettrica, cit., vol. 4, alle pp. 223-224; M. Vasta, Il cambiamento tecnologico nel macchinario elettrico di grande potenza, ivi, pp. 363-382; G. Petrillo, Il trionfo dell’elettricità nella vita civile, ivi, pp. 453-480. 25 Il CNRN era stato costituito nel 1952, al termine di una complessa vicenda politico-accademica-industriale; rinnovato nel 1956 e guidato dal segretario generale Felice Ippolito, si trovò più volte in attrito con la Edison. Non si può comprendere la vicenda dell’energia nucleare in Italia se non la si colloca sullo sfondo del dibattito e dei conflitti sulla nazionalizzazione. Cfr. Energia, ambiente, innovazione: dal Cnrn all’Enea, a cura di G. Paoloni, Laterza, Roma-Bari 1992; G. Paoloni, Gli esordi del nucleare, in Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 4, pp. 383-408; C. Lombardi, La questione dell’energia nucleare, ivi, vol. 5, pp. 589644; Ricerca, innovazione, impresa. Storia del CISE: 1946-1996, a cura di S. Zaninelli, Laterza, Roma-Bari 1996; G. Battimelli, M. De Maria, G. Paoloni, L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Storia di una comunità di ricerca 1945-1975, Laterza, Roma-Bari 2001; L. Nuti, La sfida nucleare, Il Mulino, Bologna 2007. 26 Alla SENN partecipavano la Società meridionale di elettricità (SME), la Società idroelettrica Piemonte (SIP), l’Unione esercizi elettrici, la Società romana di elettricità. Sulle vicende societarie della SELNI e della SENN, cfr. L. De Paoli, Programmi di investimento e novità tecniche, in Storia dell’industria elettrica, vol. 4, alle pp. 223-224, e M. Elli, Atomi per l’Italia. La vicenda politica, industriale e tecnologica della centrale nucleare ENI di Latina, Unicopli, Milano 2011. 27 L. Nuti, La sfida nucleare, cit., pp. 120-169, nonché i riferimenti all’Italia in M. Elli, Politica estera ed ingegneria nucleare. I rapporti del Regno Unito con l’Euratom (1957-1963), Edizioni Unicopli, Milano 2007. 28 Cfr. G. De Rita, I consumi di energia elettrica, in Storia dell’industria elettrica in Italia, cit., vol. 5, pp. 411-476. 29 Cfr. M. Colitti, Energia e sviluppo in Italia. La vicenda di Enrico Mattei, De Donato, Bari 1979, pp. 189-190 e 212-220; L. De Paoli, Programmi di investimento e novità tecniche, cit., pp. 222-223; M. Elli, Atomi per l’Italia, cit., passim. Sulla complessa vicenda politica della nazionalizzazione cfr. V. Castronovo, Il gioco delle parti, Rizzoli, Milano 2012. 30 G. De Rita, I consumi di energia elettrica in Italia, cit., p. 418. 31 Il riferimento è alla prima Relazione del Direttore generale al Consiglio di amministrazione dell’ENEL, redatta da A.M. Angelini nel marzo 1964. 23 200 R. Catani, Il secolo delle leghe leggere e dell’elettricità, extract from “Rassegna Nazionale”, March 1932. 24 The following works of reference were consulted for this section: A. Giuntini, I trasporti e il paradigma elettrico, op. cit.; L. Paris, Mezzo secolo di ricerca industriale in Italia nel settore dei sistemi elettrici per l’energia, in Storia della tecnica elettrica, op. cit, pp. 347369; B. Curli, L’impiantistica e le costruzioni meccaniche, in Storia dell’Ansaldo, op. cit, Vol. 7, pp. 83-110; L. De Paoli, Programmi di investimento e novità tecniche, in Storia dell’industria elettrica, op. cit, Vol. 4, pp. 223-224; M. Vasta, Il cambiamento tecnologico nel macchinario elettrico di grande potenza, ibid. pp. 363-382; and G. Petrillo, Il trionfo dell’elettricità nella vita civile, ibid. pp. 453-480. 25 The CNRN was set up in 1952 at the end of a complex political, academic and industrial debate. The Council was renewed in 1956, led by its General Secretary Felice Ippolito, who often clashed with the Edison company. It is impossible to understand nuclear energy in Italy without placing it within the framework of nationalizationrelated debate and conflict. See Energia, ambiente, innovazione: dal Cnrn all’Enea, edited by G. Paoloni, Laterza, Rome-Bari 1992; G. Paoloni, Gli esordi del nucleare, in Storia dell’industria elettrica in Italia, Vol. 4, pp. 383-408; C. Lombardi, La questione dell’energia nucleare, ibid. Vol. 5, pp. 589-644; Ricerca, innovazione, impresa. Storia del CISE: 1946-1996, edited by S. Zaninelli, Laterza, RomeBari 1996; G. Battimelli, M. De Maria, G. Paoloni, L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Storia di una comunità di ricerca 19451975, Laterza, Rome-Bari 2001; and L. Nuti, La sfida nucleare, Il Mulino, Bologna 2007. 26 The Società meridionale di elettricità (SME), Società idroelettrica Piemonte (SIP), Unione esercizi elettrici, and Società romana di elettricità were all part of SENN. For more on the corporate history of SELNI and SENN, see L. De Paoli, Programmi di investimento e novità tecniche, in Storia dell’industria elettrica, Vol. 4, pp. 223-224, and M. Elli, Atomi per l’Italia. La vicenda politica, industriale e tecnologica della centrale nucleare ENI di Latina, Unicopli, Milan 2011. 27 L. Nuti, La sfida nucleare, op. cit, pp. 120-169, and references to Italy in M. Elli, Politica estera ed ingegneria nucleare. I rapporti del Regno Unito con l’Euratom (1957-1963), Edizioni Unicopli, Milan 2007. 28 See G. De Rita, I consumi di energia elettrica, in Storia dell’industria elettrica in Italia, op. cit, Vol. 5, pp. 411-476. 29 See M. Colitti, Energia e sviluppo in Italia. La vicenda di Enrico Mattei, De Donato, Bari 1979, pp. 189-190 and 212-220; L. De Paoli, Programmi di investimento e novità tecniche, op. cit, pp. 222223; and M. Elli, Atomi per l’Italia, op cit, passim. On the complex political backdrop to nationalization, see V. Castronovo, Il gioco delle parti, Rizzoli, Milan 2012. 30 G. De Rita, I consumi di energia elettrica in Italia, op. cit, p. 418. 31 This reference is to the first Relazione del Direttore generale al Consiglio di amministrazione dell’ENEL, drafted by A. M. Angelini in March 1964. 23 Giovanni Paoloni Giovanni Paoloni, docente di Archivistica generale presso la Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari dell’Università di Roma “La Sapienza”, si occupa degli archivi e delle vicende storiche delle imprese e delle istituzioni di ricerca scientifica in Italia, dall’Unità al secondo dopoguerra. Tra le sue pubblicazioni: Energia, ambiente, innovazione. Dal Cnrn all’Enea (Laterza, Roma-Bari 1992), Per una storia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (2 volumi, con R. Simili, Laterza, Roma-Bari 2001); L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Storia di una comunità di ricerca (con G. Battimelli e M. De Maria, Laterza, Roma-Bari 2002). Giovanni Paoloni is a Professor of General Archival Science at the University of Rome “La Sapienza” Special School for Archivists and Librarians. He specializes in the archives and corporate histories of Italian enterprises and scientific research institutes from Italian Unity to after the Second World War. His publications include: Energia, ambiente, innovazione. Dal Cnrn all’Enea (Laterza, Rome-Bari, 1992), Per una storia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (2 volumes, with R. Simili, Laterza, Rome-Bari 2001), and L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Storia di una comunità di ricerca (with G. Battimelli and M. De Maria, Laterza, Rome-Bari 2002). Testo di Written by Giovanni Paoloni Progetto grafico, coordinamento editoriale, impaginazione Design, editing services and layout PRC s.r.l. - Roma Tutte le foto provengono dall’Archivio Storico Enel ad eccezione delle seguenti: All photographs are from the Enel Archive, with the exception of the following: Archivio Centrale dello Stato (pp. 27, 29, 41, 42, 43, 47, 121, 140, 141, 143, 149) Nella stessa collana/In the same series: Il Nucleare in Italia/Nuclear Power in Italy Storia dell’Energia Verde/A History of Green Power Invenzioni & Brevetti/Inventions & Patents Stampa Printed by Tipografia Facciotti - Roma Finito di stampare nel mese di maggio 2014 Printed in May 2014 Tiratura 1.000 copie 1,000 copies printed Pubblicazione fuori commercio Publication not for sale A cura della Direzione Relazioni Esterne Edited by the External Relations Department © Enel SpA 00198 - Roma, viale Regina Margherita 137 Protagonisti dell’Energia/Energy Leaders Oggetti Elettrici/Electric Devices Energia Oltre i Confini/Energy Beyond Borders Energia in Rete/Power in the Grids La Città Elettrica/The Electric City Se disponibile, per ricevere copia gratuita di questo volume o dei precedenti scrivere a To receive a free copy of this, or previous volumes, if still available, email [email protected]