Nel 1946 le italiane votano per la prima volta
La storia per noi
SECONDO MODULO:
LA DEMOCRAZIA
1
L’Italia è una repubblica parlamentare è una
democrazia. Parliamo dunque di democrazia.

Tutti sanno che il termine DEMOCRAZIA deriva dal
greco demos (popolo) e dal termine reco kratos
(potere).

Siamo in una democrazia quando tutto il popolo e non
una piccola parte gestisce il potere, gestisce la
sovranità.

Da un punto di vista organizzativo la DEMOCRAZIA
può essere esercitata in modo DIRETTO (ci riuniamo,
discutiamo, votiamo, facciamo ciò che ha deciso la
maggioranza).

La DEMOCRAZIA DIRETTA è stata applicata in alcune
città dell’antica Grecia, dove era possibile riunirsi in
assemblea, votare e decidere. L’antica Grecia è
considerata la patria della democrazia, ma dobbiamo
ricordare che non votavano le donne, non votavano i
cittadini di origine straniera, non votavano gli schiavi.

Anche se oggi l’uso della democrazia diretta è quasi
scomparso, sono ancora in vigore alcune forme di
democrazia diretta, come il REFERENDUM
ABROGATIVO: i cittadini sono chiamati tutti a decidere
con un sì o con un no se una legge o parte di essa deve
essere eliminata.
2
La democrazia diretta in Italia

Come già accennato, esistono forme di democrazia diretta in
Italia e sono il REFERENDUM e la PROPOSTA DI LEGGE
DI INIZIATIVA POPOLARE.

In Italia ci sono due tipi di REFERENDUM:
1) IL REFERENDUM ABROGATIVO (art. 75 della
Costituzione): i cittadini elettori chiamati a referendum
decidono con un si o con un no se abrogare (cancellare,
eliminare) una legge o parte di essa. Gli elettori devono
essere attenti perché non dicono sì o no alla legge in
questione, ma dicono sì o no alla sua cancellazione.
2) IL REFERENDUM COSTITUZIONALE (art. 138 della
Costituzione): il governo vara una legge che modifica la
Costituzione, i cittadini elettori chiamati a referendum
decidono con uno no o con un sì se tale modifica può entrare
in vigore.

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
La PROPOSTA DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE è
prevista dall’articolo 71 della Costituzione. Cinquantamila
elettori possono presentare al Parlamento una legge redatta
nei suoi diversi articoli. A quel punto la PROPOSTA diviene
LEGGE dello Stato solo se approvata dal Parlamento. Questo
diritto è stato esercitato più volte, ma sono poche le volte che
il Parlamento ha trasformato in legge dello Stato una proposta
di legge di iniziativa popolare.

UN’ALTRA FORMA DI DEMOCRAZIA POPOLARE E’ STATO
IL REFERENDUM ISTITUZIONALE DEL 2 GIUGNO 1946.
Allora gli elettori dovevano scegliere tra MONARCHIA e
REPUBBLICA e scelsero REPUBBLICA.

LA DEMOCRAZIA DIRETTA IN EUROPA SOPRAVVIVE
SOLO IN ALCUNI PICCOLI CANTONI MONTANI DELLA
SVIZZERA.
3
La democrazia indiretta o rappresentativa

La DEMOCRAZIA INDIRETTA O RAPPRESENTATIVA è oggi
il sistema di gestione del potere più diffuso nel mondo: il
popolo elegge i propri rappresentanti, e questi eletti
gestiscono il potere dei cittadini, seguendo di solito, le regole
stabilite da una COSTITUZIONE.

BASTA VOTARE PER ESSERE IN UNA DEMOCRAZIA?

NO, ANCHE NEGLI STATI TOTALITARI CON DIVERSI TIPI
DI DITTATURE, CI POSSONO ESSERE DELLE VOTAZIONI.

QUALI SONO QUINDI GLI ELEMENTI ESSENZIALI PER
DEFINIRE UNO STATO “DEMOCRATICO”?

Uno stato è realmente democratico se
ci sono le seguenti caratteristiche:
1) Il suffragio universale (votano
uomini e donne)
2) Il pluralismo politico (vi sono più
partiti)
3) La libertà di riunione, di
associazione, di comunicazione delle
idee
4) L’accettazione del metodo
democratico
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4
1. Il suffragio universale

Quali tipi di elezioni esistono in Italia? Semplificando
possiamo dire che vi sono le elezioni politiche (per la
Camera dei Deputati, per il Senato, per i candidati al
Parlamento Europeo) e le elezioni amministrative
(scegliere i propri rappresentanti nella propria città,
nella provincia, nella Regione). Per votare per il Senato
bisogna aver compiuto 25 anni.

Chi ha diritto di votare oggi in Italia? Tutti gli italiani,
uomini e donne che abbiano diciotto anni. Votano
anche gli italiani all’estero (dodici deputati e sei
senatori).

Non sono elettori coloro che hanno subito condanne
che li escludano dal diritto di voto (fallimento,
interdizione dai pubblici uffici, detenuti, ecc.).

Uno straniero che vive da anni in Italia, ha un lavoro,
paga le tasse, non può votare finché non ha la
cittadinanza italiana.

Votano tutti quelli che ne hanno diritto?

No. Per esempio nelle elezioni politiche del 2001 in
Italia votarono l’81,2% degli aventi diritto. Diciannove
italiani su 100 scelsero di non votare.

Vi sono altri stati nei quali la percentuale di votanti
scende anche sotto il 50%.
5
2. Il pluralismo politico

Quando voto devo aver la possibilità di
scegliere programmi di governo, uomini e
donne che difendano le mie idee. Devono
esistere cioè partiti, gruppi politici, movimenti
che possano dare delle indicazioni sul loro
modo di governare.

Eleggere (eligere) vuol dire scegliere, se non
ci sono gruppi diversi con programmi di
governo diversi, non posso veramente
scegliere.

In Italia, con le leggi elettorali del 1928, non
solo c’era una sola lista, ma gli altri partiti
erano da tempo proibiti, la stampa era
controllata, i professori nelle scuole dovevano
appartenere al partito nazionale fascista, la
Camera dei Deputati era stata sciolta, perfino i
sindaci (podestà) venivano scelti dal governo.

Dal 1946 ad oggi in Italia ci sono stati e
ci sono molti partiti (anche se non si
chiamano sempre “partito”) che
riflettono le più diverse ideologie
politiche.
6
Cosa è un partito?
(APPENDICE PRIMA)

Un partito è un’associazione di cittadini, che
condividendo le stesse idee e gli stessi programmi di
governo, si riuniscono, si organizzano, si presentano
agli elettori per essere votati.

Il partito non esercita il potere del governo: per
quanto la Democrazia Cristiana sia stata presente in
quasi tutti o governi dal 1946 ad oggi, non governava la
DC ma deputati e senatori diventati ministri o Presidenti
del Consiglio.

I partiti devono rispettare il metodo democratico e
quindi, per esempio, evitare qualunque forma di
violenza per imporre le loro idee.

In alcuni periodi della storia recente i partiti hanno perso
parte della fiducia dei cittadini: alcuni partiti hanno preso
“tangenti” per finanziarsi, alcuni partiti hanno ostacolato
il ricambiato la loro classe dirigente, alcuni partiti sono
stati molto a lungo nelle coalizioni di governo, ecc.

Oggi tutti i partiti sono molto più “leggeri”: non hanno
numerose sedi in città piccole e grandi, non hanno
grandi apparati di funzionari, non hanno una vita interna
con numerose riunioni dalla base ai vertici. Tutti i partiti
ritengono molto importante la presenza sui mezzi di
comunicazione di massa. Più rara è oggi la
manifestazione pubblica, il comizio di piazza.
7
3. Libertà di associazione, libertà
di comunicazione delle idee

Senza questo tipo di libertà non esiste la
democrazia.

In uno stato totalitario non esiste libertà
di riunione, non si possono formare
associazioni politiche o sindacali, tutte le
comunicazioni di massa sono soggette
alla censura.
Anche l’Italia è passata attraverso una
dittatura. Nelle leggi e nei decreti del
1925 venne anche creato un Tribunale
Speciale per la difesa dello Stato (5
consoli della Milizia e un Generale). Fu
istituito il Confino: la pubblica sicurezza
deportava in località sperdute persone
“sospette” di antifascismo. Venne istituita
anche una Polizia Politica (OVRA).
Oggi in Italia si pone un problema:
esiste un pluralismo delle
comunicazioni? Giornali, radio e
televisioni rappresentano davvero
tutte le opinioni politiche?
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4. Accettare il metodo democratico

E’ il nostro quarto ed ultimo punto per
dimostrare che un paese sia democratico.

I partiti che formano la maggioranza hanno il
dovere e il diritto di governare.
I partiti che sono in minoranza e sono
“all’opposizione” hanno il diritto di esprimere
pubblicamente il loro dissenso.
I partiti e le forze politiche che sono
all’opposizione hanno il diritto di operare per
diventare a loro volta maggioranza, governo.
In democrazia esiste un diritto della minoranza
a rappresentare le proprie idee.
La forza (ma qualche volta anche la
debolezza) della DEMOCRAZIA è proprio nel
fatto di permettere perfino l’espressione di
idee antidemocratiche.
Insomma, la DEMOCRAZIA, rispettando le
proprie regole, deve vincere la sfida anche di
chi si oppone alle regole della democrazia.
Non sempre ciò è stato possibile.
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9
Una repubblica fondata sul lavoro?
(APPENDICE SECONDA)

Articolo 1. “L’Italia è una Repubblica
democratica, fondata sul lavoro.”

Nell’articolo 4 si precisa: “La Repubblica
riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro
e promuove le condizioni che rendano
effettivo questo diritto”.

Questo vuol dire che siamo fuori dal vecchio
stato monarchico liberale (1861) che dava più
importanza a titoli di studio e ricchezze (“vota
solo chi paga almeno 40 lire di imposte”).

L’articolo 4. vuol dire che un disoccupato può
rivolgersi ad un giudice perché gli trovi lavoro
con una sentenza? NO.

Vuol dire invece che lo Stato deve intervenire
per attuare questo diritto: 1) lo Stato può
intervenire nell’economia creando posti di
lavoro, 2) lo stato può ridurre le imposte a
quelle aziende che assumono nuovo
personale, 3) lo stato può garantire quote di
posti di lavoro per cittadini con handicap, ecc.
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LA DEMOCRAZIA NELLA STORIA MODERNA
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Oggi uno STATO DEMOCRATICO è di solito uno
STATO di origini LIBERAL-DEMOCRATICHE.
Questo STATO LIBERALE nasce dopo la rivoluzione
francese del 1789.
I cardini di questo tipo di STATO sono: 1) lo stato di
diritto, 2) la divisione dei poteri, 3) la Costituzione.
1. LO STATO DI DIRITTO: tutti i cittadini, re o primo
ministro compreso, sono soggetti a leggi scritte e anche
gli organi di potere devono rispettare le leggi scritte.
2. LA DIVISIONE DEI POTERI: il potere di discutere ed
approvare le leggi, POTERE LEGISLATIVO, è affidato
in modo prevalente al Parlamento. Governare uno
Stato, POTERE ESECUTIVO, spetta ad un
CONSIGLIO DEI MINISTRI, che può essere nominato
da un re o da un presidente della Repubblica, ma che
risponde delle sue scelte al PARLAMENTO. Giudicare
se le leggi dello Stato sono rispettate o no, ed emettere
quindi sentenze, POTERE GIUDIZIARIO, spetta solo ai
giudici, alla Magistratura.

Se questi tre poteri sono separati siamo in
democrazia, se sono concentrati nelle mani di uno o
di pochi siamo in una monarchia assoluta, in una
dittatura.

3. LA COSTITUZIONE: abbiamo diviso i poteri dello
Stato tra più organi tra più poteri, ma dove è scritto
come funzionano questi poteri? Nella COSTITUZIONE.
La COSTITUZIONE è la LEGGE FONDAMENTALE di
uno STATO.
11
ELEZIONI DIVERSE
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I cittadini italiani eleggono i loro rappresentanti in
due tipi diversi di elezioni.
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1. Nelle ELEZIONI POLITICHE (CAMERA E
SENATO) che di solito avvengono ogni 5 anni, si
scelgono (eligo = scelgo) 630 deputati e 315
senatori.
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Fanno parte delle ELEZIONI POLITICHE anche
LE ELEZIONI PER IL PARLAMENTO
EUROPEO. Con queste elezioni che si svolgono
ogni 5 anni gli italiani mandano i loro
rappresentanti al PARLAMENTO EUROPEO che
ha sede a Strasburgo.

2. Nelle ELEZIONI AMMINISTRATIVE
REGIONALI, si elegge un Presidente della
Regione e un Consiglio Regionale (da 30 ad 80
membri a seconda della popolazione della
Regione.
Nelle ELEZIONI PROVINCIALI si elegge
Presidente della Provincia e Consiglio
Provinciale.
Nelle ELEZIONI COMUNALI si elegge il Sindaco
della città e il Consiglio Comunale (da 12 a 60
Consiglieri, in proporzione al numero degli abitanti
del Comune).
12
DEMOCRAZIA E LIBERALISMO
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Il concetto di democrazia ha una sua lunga storia.
Lasciamo perdere il dibattito sulla concezione negativa
espressa sulla democrazia da Platone (428-347 a.C.) in
Repubblica (VIII e IX) e da Aristotele (384-322 a.C.) in Politica
(IV), lasciamo perdere l’individuazione da parte di Marsilio da
Padova (1275-1343) dell’esistenza di una sovranità popolare
da esercitare nel fare le leggi.
Veniamo agli scrittori liberali dell’Ottocento
per i quali la democrazia è l’insieme delle
libertà (di pensiero, di opinione, di stampa, di
religione, ecc.) e il potere di fare le leggi spetta
ai rappresentanti eletti. Ma allora gli eletti
erano una cerchia ristretta e gli stessi elettori
una minoranza: si votava per censo, solo chi
possedeva un reddito e pagava le tasse aveva
il diritto di voto. Le donne non erano comprese
nemmeno nelle richieste dei democratici del
SUFFRAGIO UNIVERSALE. Era “ovvio” che
ci si riferiva solo agli uomini.
Questo sistema democratico-liberale si è
evoluto in due modi principali:
1. allargando sempre di più il suffragio fino a
raggiungere il vero suffragio universale
2. moltiplicando e suddividendo i luoghi del
potere politico. Dalle due Assemblee
legislative alla creazione di poteri locali
(REGIONI, PROVINCE, COMUNI).
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DEMOCRAZIA E SOCIALISMO
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I teorici del socialismo si sono sempre posti
come obiettivo da raggiungere il rafforzamento
della base popolare dello Stato.
Il marxismo però pone la sua attenzione più
sul rivoluzionamento dei rapporti economici
che sul rivoluzionamento dei rapporti politici. Il
suffragio universale sembra essere un punto
d’arrivo per il liberalismo, per il marxismo è
invece un punto di partenza per potere
arrivare alla gestione statale dei mezzi di
produzione (con riforme e andando al
governo per elezioni per i socialisti moderati,
con la rivoluzione per i “comunisti”). Per il
marxismo il modo di produzione è la
STRUTTURA e l’organizzazione politica è solo
la SOVRASTRUTTURA.
I soviet della rivoluzione del 1917 erano un
esempio di democrazia diretta: il soviet di una
fabbrica è il consiglio riunito di tutti i lavoratori
della fabbrica.
In realtà il modello sovietico prevedeva una
dittatura del proletariato per impedire alla
borghesia di riprendere il controllo dei mezzi di
produzione, con elezioni.
14
Democrazia e welfare state
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NON SI PUO’ PARLARE DI DEMOCRAZIA SENZA PRENDERE IN
ESAME IL SISTEMA ECONOMICO SUL QUALE SI BASA UNO
STATO: SONO LIBERO MA VIVO IN MODO DIGNITOSO?
L’ITALIA NON HA UN SISTEMA DI TIPO COLLETTIVISTICO
(SOCIALISTA), NON HA UN SISTEMA TOTALMENTE LIBERALE
POICHE’ LO STATO INTERVIENE NELL’ECONOMIA.
IN EUROPA, DOPO LA SECONDA GUERRA MONDIALE SI E’
AFFERMATO UN SISTEMA ECONOMICO MISTO (SISTEMA
LIBERALE MA ANCHE INTERVENTO DELLO STATO IN
ECONOMIA). QUESTO MODELLO SI CHIAMA WELFARE STATE O
STATO SOCIALE
IL WELFARE STATE SEMBRA CONTRADDIRE I PRINCIPI DEL
LIBERALISMO CLASSICO CHE VUOLE LO STATO NON
INTERVENIRE NELL’ECONOMIA DI UN PAESE.
IL WELFARE STATE O STATO SOCIALE…
1) eroga tutta una serie di servizi pubblici: ISTRUZIONE, SANITA’,
TRASPORTI.
2) Garantisce assicurazioni sociali per INVALIDITA’, MALATTIA,
VECCHIAIA.
3) Attua politiche che colmano gravi differenze nei redditi:
assegni di povertà, di disoccupazione, di invalidità.
4) Attua una politica fiscale fondata su PROGRESSIVITA’ delle
aliquote e PERSONALITA’ dell’imposta. PROGRESSIVITA’ =
l’aliquota diminuisce se diminuisce il reddito. PERSONALITA’ = a
parità di reddito paga meno tasse la persona che ha molti
familiari a carico o problemi di salute.

IL WELFARE STATE, HA IL SUO PERIODO DI MASSIMO
SPLENDORE IN NORD AMERICA E IN EUROPA NEGLI ANNI CHE
VANNO DAL 1950 AL 1970.

L’ISTRUZIONE PUBBLICA AGEVOLA I PROCESSI PRODUTTIVI
(OPERAI NON ANALFABETI). L’EROGAZIONE DI SERVIZI A
PREZZI NON SPECULATIVI FAVORISCE L’AUMENTO DEL
REDDITO E DI CONSEGUENZA L’AUMENTO DELLA DOMANDA
INTERNA E DEL RISPARMIO (COSE OTTIME PER IL SISTEMA
LIBERALE).
15
WELFARE IN CRISI?

DALLA FINE DEGLI ANNI ’80 LO STATO SOCIALE E’ GUARDATO IN
MODO CRITICO DA ECONOMISTI CONSERVATORI (LIBERALI
PURI) ED ECONOMISTI PROGRESSISTI (SEGUACI DI KEYNES).

PERCHE’ IN ITALIA LO STATO SOCIALE COMINCIA AD ENTRARE
IN CRISI?

1. LA VITA MEDIA SI PROLUNGA E SCELTE
“MATEMATICAMENTE” SBAGLIATE (LA PENSIONE A TUTTI
ANCHE A COLORO CHE AVEVANO VERSATO POCHI
CONTRIBUTI). IN ITALIA LE PENSIONI NON SONO CAPITALI
MESSI DA PARTE DURANTE LA VITA LAVORATIVA, SONO INVECE
I CONTRIBUTI CHE SI PRENDONO DAI LAVORATORI ATTIVI. NEL
2010 VI SARANNO 120 PENSIONATI OGNI 100 LAVORATORI E
QUESTI 100 LAVORATORI NON POTRANNO PAGARE LE
PENSIONI ED AVERE UN SALARIO ADEGUATO.

2. L’ASSISTENZA AI GRUPPI SOCIALI SVANTAGGIATI IN ITALIA
OCCUPA SOLO IL 5,8% DELLA SPESA SOCIALE. NEGLI ALTRI
PAESI EUROPEI E’ PIU’ ALTA: IL 16,2% IN GERMANIA, IL 16,7% IN
FRANCIA, IL 18% IN GRAN BRETAGNA.

3. LA SPESA SOCIALE ITALIANA NON E’ ENORME, IN ITALIA SI
SPENDE IL 25,1% DEL PRODOTTO LORDO. IN GRAN BRETAGNA
SI SPENDE IL 27,1 DEL PIL, IN GERMANIA IL 29,2%, IN FRANCIA IL
30%.

COSA PREOCCUPA IN ITALIA? L’ALTO DEFICIT ACCUMULATO
NEGLI ANNI, LA SPESA PER LE PENSIONI IN VELOCE ASCESA.

MENTRE IN EUROPA SIAMO PREOCCUPATI ED ABBIAMO DUBBI
SU LO STATO SOCIALE, NEGLI STATI UNITI SI VERIFICA IL
CONTRARIO: E’ PROPRIO GIUSTO CHE PER RISPETTARE IL
LIBERISMO UNA FAMIGLIA, IN CASO DI MALATTIA, DEBBA
SBORSARE CIFRE ENORMI CHE LA PORTANO AL DI SOTTO
DELLA SOGLIA DI POVERTA’?
16
DEMOCRAZIA FORMALE

Per finire prendiamo in esame le teorie politiche
prevalenti oggi nei paesi a tradizione democraticoliberale. La DEMOCRAZIA viene definita da un elenco
di nove “regole del gioco”. Perché DEMOCRAZIA
FORMALE? Perché queste regole, valide per
monarchia e repubblica, per repubblica parlamentare e
repubblica presidenziale, dicono “come” si arriva alla
decisione politica e non “che cosa” si debba decidere.

1. L’organo politico che scrive le leggi deve essere
eletto direttamente o indirettamente dal popolo.
2. Chi scrive le leggi deve essere controllato da
funzionari, amministratori locali o il capo dello Stato.
3. Votano tutti uomini e donne che hanno raggiunto la
maggior eta’ senza distinzione di censo, di razza, di
religione, di sesso.
4. I voti degli elettori sono uguali, nessuno vale di più.
5. Tutti gli elettori devono essere in grado di scegliere
tra più organizzazioni politiche che possono comunicare
i loro programmi liberamente.
6. Non devono esistere liste uniche o liste bloccate.
7. Il principio fondamentale per vincere le elezioni è
quello di ottenere la maggioranza, anche se per alcune
istituzioni si può chiedere una maggioranza qualificata.
8. Esiste un diritto della minoranza a partecipare al
confronto politico nella prospettiva reale che una
minoranza possa diventare maggioranza.
9. L’organo di governo deve avere la fiducia del
Parlamento o del capo del potere esecutivo che deve
però essere stato eletto dal popolo (sistema
presidenziale).
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La democrazia