La povera
Gócciola
e la mela
LA VALLE DELLE MILLE MELE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
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La povera Gócciola e la mela
– Mamma mia quanto piove!! – esclamò Occhialetta, entrando in casa di
Pasticcia con una mantella gocciolante
addosso. – Sembra che il cielo si sia
trasformato in una enorme doccia! Ma
che cosa ce ne facciamo, di tutta questì’acqua?
Mamma Pasticcia stava infornando
una torta al cioccolato: – Ma perché ti
lamenti, Occhialetta? Cosa dovrebbe
dire, allora, una goccia di pioggia?
La spaventapulcina sbarrò gli occhi: –
E io dovrei preoccuparmi di quel che
pensa e dice di una goccia d’acqua? Ma
perché, poi?
Pasticcia chiuse il forno, si mise lo
strofinaccio sulla spalla e si lavò le
mani sotto l’acqua del rubinetto. – Prova a metterti nei panni di una gocciolina che se ne sta tranquilla e beata sulla
sua nuvola preferita... Chi glielo fa fare
di cader giù di sotto? Di precipitare
verso terra assieme a milioni e milioni
di altre gocciole sue sorelline? Tu che
faresti?
Occhialetta capì che, mettendosi nei
panni degli altri, le cose potevano
essere diverse: – Be’, a me spiacerebbe
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La povera Gócciola e la mela
un pochino, anzi, mi arrabbierei tantissimo e scoppierei a piangere...
Pasticcia andò a sedersi sulla sua poltrona preferita, si accomodòla gonna
e cominciò a raccontare: – È proprio
quel che accadde alla povera Gócciola
quel giorno che...
Gócciola era una piccola perla d’acqua
che se ne stava sospesa al limitare
d’una gran nuvola grigia. Gócciola
s’era affezionata alla sua nube e con lei
chiacchierava del più e del meno a ogni
ora del giorno.
– Senti, Nuvola, mi vuoi spiegare perché sei sempre così grigia? Non cambi
mai colore, tu?
– Ma certo! Adesso mi vedi grossa
grossa perché dentro di me ci sono
tantissime piccole gocce d’acqua, e
sono loro a darmi questo colore scuro.
Ma sapessi quant’ero bella, da piccola!
Quando nacqui ero un piccolo batuffolo bianco che gironzolava qua e là per il
cielo. Non solo: alla sera, quando il sole
tramontava dietro all’orizzonte e i suoi
ultimi raggi illuminavano il mio angolo
di cielo, il mio vestitino bianco si faceva
prima rosa, poi rosso e infine, scesa la
notte, mi accendevo tutta d’argento
alla luce della Luna!
– Io invece – chiese allora Gócciola, –
rimarrò sempre così trasparente?
– E di che ti lamenti? Il tuo è il colore
più bello che esista, e sai perché? Perché puoi ricoprirti di tutti i colori che
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La povera Gócciola e la mela
– Oh, nuvola mia, e adesso cosa succede? – domandò la piccola tutta allarmata.
– Cara Gócciola – fece la nuvola con
una voce profonda che sembrava un
tuono. – Sta per scoppiare un temporale e tu… dovrai lasciarmi…
– Lasciarti? Io? E perché mai?! Io non
voglio…
– Anche se non vuoi, succederà lo
stesso. Tu e tutte le tue amichette gocciole dovrete cader giù, per andare a
dissetare la terra secca e arida. Così è
la vita… – Le ultime parole della nuvola
furono sovrastate dal suo brontolio
sempre più forte.
Gócciola era ammutolita per lo spavento. Poi sentì uno scossone, qualcosa o qualcuno che la spingeva oltre
l’orlo della nube e… Noooooo… cadde
di sotto.
vuoi! Se dietro di te si stende l’azzurro
del cielo, allora diventi azzurra anche
tu; se, invece, c’è un prato, ecco che ti
trasformi in un bella gemma verde; e
pure tu, al tramonto, t’infiammi del rosso degli ultimi raggi di sole… Su su, non
lagnarti: vorrei essere io trasparente
come sei tu!
Le ore trascorrevano veloci e queste
discussioni aiutavano la grossa nuvola
a non sentire il peso dell’età. Poi, un
giorno, scoppiò la catastrofe.
Gócciola se ne stava tranquilla affacciata alla sua nuvola, affascinata come
sempre dal bellissimo panorama che
sfilava sotto di lei, quando all’improvviso un sordo rumore la riscosse… Brooommmm… Brooommmm….
Non vi dico lo spavento che si prese
Gócciola. Il volo fu breve e veloce: la
terra si avvicinava sempre più in fretta e la perlina d’acqua non si accorse
nemmeno che stava per giungere a
destinazione.
La fortuna volle che la nostra piccola
amica – con gli occhi chiusi per la paura
– andasse ad atterrare proprio su una
bella mela gialla, appesa a un grosso
albero carico di frutti.
– Ciao, Gócciola!
La perlina aprì gli occhi e si guardò in
giro, ma non vide nessuno.
– Chi è? Chi mi chiama?
– Ma sono io, la mela gialla sulla quale
sei andata a cadere – rispose la vocina
sottile sottile. – Ti stavo aspettando,
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La povera Gócciola e la mela
sai? Erano giorni che non pioveva e
avevo proprio bisogno di un po’ d’acqua.
Gócciola comprese, allora, che quella
mela voleva esserle amica e si rilassò.
– Ciao, amica mela. Tu mi sei simpatica, perché sei buona, lo si vede subito.
Però, vedi, io ero tanto affezionata alla
mia grossa nuvola…
– Be’, non preoccuparti – fece la mela
con un sorriso; – vedrai che prima o poi
ritornerai su in cielo…
– E quando, come? Subito?
– Oh, subito no, non è possibile. Devi
avere un po’ di pazienza e attendere
per prima cosa che smetta di piovere.
Solo allora tornerà il sole e potrai lentamente evaporare. Così, più leggera
dell’aria, volerai diritta diritta verso
il cielo, dove incontrerai senz’altro la
tua nuvola e la troverai bianca candida
come appena nata.
Le parole della buona mela ebbero il
potere di calmare la piccola. Gócciola
si mise in paziente attesa che finisse
di piovere e che tornasse il sole. Nel
frattempo la mela le presentò un sacco
di altri amici: un simpatico grillo, una
bella coccinella, un gruppetto di formi-
chine che s’erano riparate dall’acqua
piovana all’ombra di una fogliolina, e
Cioppo, il tenero passerotto da sempre innamorato cotto della mela...
E fu a quel punto che a Gócciola si
strinse il cuore. Adesso che conosceva
bene quella dolce mela e tutti i suoi
simpatici amici, quasi quasi le dispiaceva andarsene al primo sole.
– È proprio triste la mia sorte – sbottò
alla fine scoppiando a piangere.
– Ma guarda un po’ – esclamò la mela
gialla, – è la prima volta che mi càpita
di vedere una goccia d’acqua piangere
calde lacrime!
– Piango perché sono proprio sfortunata! Piango perché quando sono
sulla nuvola, vorrei rimanere con lei…
e quando sono quaggiù con te, amica
mela, non vorrei più andarmene da
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La povera Gócciola e la mela
qui! Ma si può vivere così?
– Ma certo che si può, piccola Gócciola – la rincuorò la saggia mela. – Anzi:
più sono i nostri amici sparsi per il cielo
e per la terra, più è facile staccarci da
loro quando giunge il momento della
partenza. Perché sono proprio gli amici
ad aver inventato la parola “arriveder-
ci”!
Fu così che, quando il sole sbirciò da
un primo squarcio tra le nubi, Gócciola
si sentì diventare sempre più leggera… leggera… leggera… Anche il cuore
sentì evaporare la tristezza e una gioia
immensa fu la sua compagna nel lungo
viaggio verso l’azzurro del cielo.
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