CHE COS’È LA PET?
La PET è l’acronimo di Tomografia ad Emissione di Positroni, una metodica di medicina
nucleare non invasiva, che fornisce immagini multiplanari con informazioni sull’attività
metabolica e/o sulla perfusione di qualunque distretto del nostro corpo.
Attualmente è l’unica metodica in diagnostica oncologica capace di fornire, in un’unica
seduta, una valutazione globale della estensione della malattia (PET total body).
Si effettua somministrando radiofarmaci formati da molecole di interesse biologico marcati
con radioisotopi emittenti positroni.
Il positrone (β+) è una particella di massa uguale all’elettrone ma di segno opposto. Quando
viene emesso da un nucleo instabile ha una determinata energia cinetica iniziale, che si riduce
attraverso la collisione con gli elettroni dei tessuti circostanti. Quando il positrone ha perso la
maggior parte della sua energia si combina con un elettrone per formare un positronio.
La vita del positronio è molto breve: si annichila convertendo tutta la sua massa in due fotoni
gamma, ciascuno con energia di 511 KeV, che vengono emessi con verso opposto lungo la
stessa traiettoria.
Attraverso la rilevazione simultanea dei due fotoni, è possibile localizzare l’annichilazione del
positrone, in qualunque punto del tessuto lungo la linea che collega i due detettori colpiti
simultaneamente (LINEA DI COINCIDENZA). La registrazione di una annichilazione,
infatti, si ottiene solo se entrambi i fotoni vengono captati dai detettori; se uno dei due fotoni γ
viene assorbito dai tessuti, il segnale di coincidenza non avviene.
I RADIOFARMACI PET
A seconda dell’organo biologico che si vuole esaminare, si somministrano sostanze diverse
che hanno tutte la proprietà di accumularsi in tale organo.
Il radiofarmaco maggiormente utilizzato è il fluorodesossiglucosio (FDG), marcato con
fluoro-18, analogo del glucosio che viene assunto dalle cellule tumorali in quantità superiore
rispetto alle cellule del tessuto sano, poiché viene fosforilato e non più metabolizzato e rimane
pertanto intrappolato all’interno delle cellule. Ciò consente di evidenziare le lesioni
neoplastiche che posseggono un elevato metabolismo glucidico.
Altri radiofarmaci hanno la caratteristica di essere marcati con isotopi radioattivi che
rappresentano corrispettivi radioattivi dei composti naturali costituenti la materia vivente,
quali ossigeno-15, azoto-13 e carbonio-11, e a causa della loro emivita fisica molto breve,
possono essere utilizzati solo nelle sedi di produzione dotate di Ciclotrone. Questo è un
acceleratore di particelle ad anello, mediante il quale vengono bombardati particolari
substrati. Dal bombardamento si producono gli isotopi radioattivi che andranno a costituire i
traccianti PET.
Il radiofarmaco viene eliminata tramite i reni.
I TOMOGTAFI PET e PET-TC
Lo strumento che consente l’acquisizione delle immagini è il tomografo PET, costituito da un
numero molto elevato di detettori disposti su numerosi anelli.
Questa apparecchiatura consente di misurare la radioattività emessa dal tracciante e, mediante
algoritmi matematici, ricostruire delle immagini topografiche relative a come il tracciante si è
distribuito nell’organismo.
Dato il basso contrasto e la bassa risoluzione spaziale della tecnica PET, in particolare a
livello addominale, che non consentono di fornire una precisa localizzazione delle aree di
iper-captazione del tracciante radioattivo, si è avuta la necessità di integrare le immagini
funzionali PET ad immagini anatomiche TAC, con un unico tomografo, senza muovere il
paziente dal lettino, in un’unica sessione d’esame, riducendo notevolmente il tempo di
esecuzione dell’esame.
I tomografi PET-TC permettono, quindi, di acquisire immagini di fusione, funzionali e
anatomiche, di qualità ottimale, che rendono più facile e precisa la localizzazione anatomica
delle lesioni, con significativa diminuzione dei falsi positivi e aumento dell’accuratezza
diagnostica.
PRINCIPALI INDICAZIONI ALL’IMPIEGO DELLA PET-TC
Si ritiene che si debba utilizzare il tomografo PET-TC per le seguenti indicazioni cliniche:
-
stadiazione di neoplasie situate in distretti corporei che presentano una particolare
complessità anatomica (testa-collo, mediastino, scavo pelvico);
-
stadiazione di neoplasie in cui risulti di particolare importanza valutare l’eventuale
interessamento linfonodale;
-
valutazione di reperti TC sospetti, ma non conclusivi per ripresa di malattia;
-
valutazione della risposta alla chemioradioterapia.
Le decisioni cliniche basate su uno studio PET stanno cambiando la gestione del paziente
oncologico aggiungendo informazioni funzionali a quelle ottenute con le convenzionali
metodiche di imaging anatomico, limitando il numero di procedure diagnostiche invasive e
contribuendo alle migliori scelte terapeutiche per il paziente oncologico.
COME SI ESEGUE UN ESAME
L’esame viene eseguito mediante somministrazione per via endovenosa di 700-800 MBq di
radiofarmaco che è preparato sottoforma di soluzione iniettabile di cui non sono noti, per il
paziente, effetti collaterali o indesiderati. Le procedure di preparazione consistono il più delle
volte nel solo digiuno 4-5 ore antecedenti l’esame. Dopo un’attesa di circa 40-60 minuti,
necessaria per ottenere la ripartizione di FDG ottimale e durante la quale il paziente è idratato,
bevendo minimo 2-3 bicchieri d’acqua, per favorire l’eliminazione del tracciante che non
viene metabolizzato dall’organismo, viene effettuata una scansione preliminare con il
tomografo TC (SCOUT) per definire l’estensione del campo di vista delle acquisizioni delle
immagini che in genere si estende dalla linea orbito-meatale sino al terzo medio delle cosce.
Viene effettuata quindi la scansione TC, che può durare da pochi minuti fino a 35-40 minuti,
utilizzando in genere 120 kV e 80-90 mA. Subito dopo avviene l’acquisizio ne dello studio
PET.
In casi particolari e in protocolli ben definiti, alcuni centri PET ricorrono molto
frequentemente all’impiego di mezzi di contrasto baritati o iodati per la visualizzazione delle
anse intestinali, soprattutto del tenue, e delle strutture vascolari.
Tale esame è sconsigliato in caso di:
-
gravidanza;
intolleranza ai carboidrati o diabete mellito;
trattamenti radioterapici terminati da meno di 3 mesi.
SVANTAGGI DELLA PET
Le immagini della PET non sono in grado di fornire precisi riferimenti anatomici, soprattutto
per quanto riguarda i distretti corporei di particolare complessità anatomica, quali testa-collo,
il mediastino e la pelvi e ciò rende difficile in alcuni casi una precisa localizzazione delle
lesioni.
Inoltre questa metodica può determinare falsi negativi dovuti:
-
a diabete (per evitare la competizione del glucosio con il FDG nei sistemi di trasporto
intracellulari);
-
alla presenza di un nodulo inferiore al cm;
-
alla disomogeneità tissutale (presenza di aree di necrosi all’interno riducono la
fissazione del tracciante);
e falsi positivi dovuti:
-
a processi flogistici attivi, soprattutto ascessi e lesioni granulomatose (accumulo nei
macrofagi);
-
ad alterazioni flogistiche post chirurgiche.
Perciò l’esame va eseguito dopo almeno 30 giorni da un intervento chirurgico, dopo 3 mesi
dalla conclusione di un ciclo di RT.
CONCLUSIONI
La PET-TC è attualmente la metodica più avanzata di imaging metabolico e la metodica
diagnostica con la maggiore accuratezza diagnostica nella stadiazione delle neoplasie in fase
di pre-trattamento, post-trattamento o di follow-up.
Consente inoltre di evidenziare lesioni aggiuntive e di completare le informazioni fornite dalla
RM, che sono in genere limitate al rachide ed al bacino. Oltretutto fornisce ulteriori dati
rispetto all’immagine di diagnostica per immagini convenzionale.
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CHE COS`È LA PET? La PET è l`acronimo di Tomografia ad