GUIDO RUOTOLO
ROMA
I
Reggio: servizi comunali
in mano alla ’ndrangheta
dei colletti bianchi
protagonisti sono avvocati,
commercialisti, prestanomi.
Sono loro, gli esponenti di
quella «borghesia mafiosa»
che il procuratore di Reggio
Calabria, Giuseppe Pignatone,
chiama «area grigia», che non solo
hanno deciso di coabitare con la
‘ndrangheta ma di farci affari insieme. E l’affare svelato ieri con undici arresti - e il sequestro di beni per come consulente, il commercialista
50 milioni di euro - è la partecipa- Demetrio Arena, oggi sindaco di
zione azionaria della cosca Tegano Reggio Calabria con il Pdl. Ma il lavoalla società «Multiservizi», che è a ro degli 007 della Guardia di Finanmaggioranza del comune di Reggio za ha svelato che gli assetti societari
Calabria.
in realtà erano truccati, che i proUndici sono stati gli arresti: il prietari reali delle quote di «Multicommercialista Giovanni Zumbo, servizi» erano i Tegano. Che, insomsua moglie, l’avvocato Maria Fran- ma, il 33% del 49% di «Multiservizi»
cesca Toscano, sua sorella Porzia è della ‘ndrangheta. E che il 51% è
Maria Zumbo e suo cognato, il del comune: 297 dipendenti, 18 miliocommercialista Roberto Emo. E ni di euro di fatturato l’anno. La sopoi i prestanomi
cietà si occupa di
della cosca TegaIL BUSINESS manutenzione delle
no, i fratelli Rosadel verde,
L’«area grigia» lavorava strade,
rio e Giuseppe e i
delle piscine, degli
al servizio delle potenti edifici scolastici.
figli di quest’ulticosche Tegano-De Stefano
mo, i gemelli AnE dunque semtonino e Giovanbra un rebus menni. E poi i fratelli
LA SCATOLA CINESE tre è soltanto un
Antonio e Maurinon ancoLe azioni delle cosche problema
zio Lavilla. E anra affrontato dal
cora i boss Gio- nelle aziende erano nascoste Prefetto di Reggio
con trucchi contabili e dal ministero delvanni Tegano e
Melo Barbaro.
l’Interno: la comLe carte raccontano di pentiti missione d’accesso, propedeutica ale di assetti societari, di passaggi e lo scioglimento del comune per infildi intestazioni fittizie di quote trazione mafiosa.
azionarie. La sostanza la sintetiz«Comedil», «Sica», «Recim». Siza il pentito Roberto Moio, impa- gle, società, imprese. Scatole cinesi
rentato con il boss Tegano: «La che si svuotano di capitali, azioni,
“Multiservizi” è molto più gestita quote, soci salvo riapparire poi in
da noi Tegano, anche per via del fi- altre sigle. Tutte riconducibili ai
danzamento tra il figlio di Peppe Tegano.
Richichi con la nipote di mia moUn verminaio, Reggio Calabria.
glie».
Davvero gli intrecci tra massoneria,
Richichi è stato direttore opera- servizi, ‘ndrangheta cementati da
tivo di «Multiservizi», la società quel collante della «borghesia mafioche ha avuto fino all’anno scorso sa» sono soffocanti. Lo disse all’aper-
Il boss
Giovanni
Tegano,
capo
dell’omonima
cosca
coinvolta
nell’inchiesta,
è stato
arrestato
l’anno scorso
dopo 17 anni
di latitanza
Imprenditori e commercialisti come prestanome: 11 arresti
tura dell’anno giudiziario, il procuratore Giuseppe Pignatone che qui a
Reggio la massoneria intrecciata
con la criminalità è qualcosa di reale. E ieri, Pignatone ha promesso di
andare fino in fondo per colpire le
collusioni: «Con questi arresti si
chiudono 20 anni di indagine su interessi economici della cosca Tegano
e della zona grigia che ha affiancato
questo potente sodalizio criminale».
Il procuratore ha confermato che le
indagini andrà fino in fondo, per
«colpire l’area grigia della città».
Anche se il nome del governatore
della Calabria, Giuseppe Scopelliti,
non appare mai nelle 228 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare
che ha portato agli undici arresti,
non in una intercettazione, non in un
interrogatorio, è il suo «modello Reggio» a finire sul banco degli imputati. E non solo perché da sindaco della
città non ha vigilato sul passaggio
delle quote azionarie dall’Ingest Facility Spa (100% Fiat), mandataria
capogruppo dell’Ati che deteneva il
49% del pacchetto azionario di «Multiservizi». Nel 2006, l’Ingest è uscita
dalla partecipata e la sua quota è stata rilevata da imprenditori privati
che a loro volta hanno ceduto il 33%
del 49% ai Rechichi, prestanomi dei
Tegano.
Il gip parla di Giovanni Zumbo, il
commercialista, come «del puparo
della vicenda». Zumbo fu arrestato
l’anno scorso per i suoi rapporti con
la potente ‘ndrina dei Pelle di San
Luca. Commercialista, massone, legato ai servizi segreti e al Ros, Zumbo riferiva ai boss delle indagini in
corso. Ora, invece, secondo quanto
emerso dall’inchiesta della Procura
di Reggio, Zumbo era in affari anche
con le cosche della città di Reggio,
essendo l’artefice degli assetti societari che facevano gli interessi economici dei Tegano, alleati storici dei
De Stefano.
Secondo l’inchiesta della Procura
reggina, dunque, tutti e gli undici arrestati sono colpevoli di aver trovato
l’Eldorado nel comune di Reggio, la
cui serratura è stata aperta ai tempi
in cui sindaco era Giuseppe Scopelliti. Undici arresti per far emergere
quello che a Reggio Calabria sanno
anche le pietre del Lungomare più
bello d’Italia, e cioè che il comune è
stato espugnato dalla ‘ndrangheta.
Nelle settimane scorse avevano
scioperato anche loro, i lavoratori di
«Multiservizi», per protestare contro gli stipendi non pagati. Il comune
è sull’orlo della crisi finanziaria,
avendo gli ispettori del ministero
dell’Economia accertato un buco di
almeno 70 milioni di euro. E per questo rischia di essere commissariato.
Ma adesso potrebbe finire addirittura sciolto per infiltrazioni di mafia.
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