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GLI OBIETTIVI ED I PROFILI METODOLOGICI
DELLA RICERCA
di Claudio Teodori e Monica Veneziani
SOMMARIO: 1.1. Il quadro di riferimento e gli obiettivi della ricerca. – 1.2. I profili metodologici
della ricerca.
1.1. IL QUADRO DI RIFERIMENTO E GLI OBIETTIVI DELLA RICERCA
Lo studio del processo di armonizzazione internazionale, da molto tempo
oggetto di analisi da parte della comunità scientifica, ha avuto negli ultimi anni
un significativo acceleramento, a seguito della scelta da parte dell’Unione Europea di individuare, nei principi contabili statuiti dall’International Accounting
Standards Board (IASB), il linguaggio comune verso i mercati finanziari e gli
operatori che in essi operano, in primis gli investitori: si tratta degli International Accounting Standard (da qui IAS) e degli International Financial Reporting
Standard (da qui IFRS) 1.
In questa prima fase del processo di armonizzazione, tutte le società dell’Unione Europea quotate in un mercato regolamentato sono obbligate all’adozione dei principi contabili internazionali per redigere, a partire dal 2005, il bilancio consolidato e le relazioni infrannuali del gruppo: in Italia, il primo documento IAS/IFRS-compliant è quindi individuato, per i gruppi maggiormente innovatori ed anticipatori, nella prima relazione trimestrale 2005.
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Sui principali provvedimenti adottati dall’Unione Europea e collegati al recepimento in Italia dei principi internazionali, si vedano ANDREI P. (a cura di), L’adozione degli IAS/IFRS in Italia: impatti contabili e profili gestionali, Giappichelli, Torino, 2006, cap. 1; ORGANISMO ITALIANO DI CONTABILITÀ, Guida operativa per la transizione ai principi contabili internazionali
(IAS/IFRS), Il Sole 24 Ore, Milano, 2005.
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L’ADOZIONE DEGLI IAS/IFRS IN ITALIA
L’introduzione dei principi contabili internazionali rappresenta, senza alcun
dubbio, un profondo cambiamento per le imprese italiane, un momento di discontinuità con il passato, del quale è importante comprenderne l’ampiezza. A
questo proposito, pur non mettendo in discussione l’esteso impatto contabile
degli IAS/IFRS, l’influsso non può essere limitato alla mera sfera contabile. È
fondamentale ricordare che le modificazioni nei valori di bilancio derivanti
dall’applicazione dei principi internazionali sono frutto di un modello concettuale assai difforme da quello esistente in Italia ed in altri paesi europei. Di conseguenza, sarà necessario un importante intervento sulla cultura economicofinanziaria di coloro che predispongono il bilancio e dei soggetti utilizzatori, interni ed esterni, così da poter meglio utilizzare la rinnovata base informativa.
Nel quadro di riferimento brevemente delineato si colloca la ricerca, parte di
un progetto più ampio dal titolo “L’adozione dei principi contabili internazionali
(IFRS) in Italia: riflessi sulla gestione d’impresa e sui processi di comunicazione
economico-finanziaria”, cofinanziato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) nell’ambito dei Progetti di Ricerca Scientifica di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN). Il programma complessivo, a cui hanno partecipato ricercatori operanti presso le Università di Brescia, Genova, Napoli (Seconda Università), Parma (con funzione di coordinamento nazionale), Pisa e Roma “Tor Vergata”, si è posto come obiettivo di individuare i principali aspetti critici derivanti dall’applicazione degli IAS/IFRS nella redazione dei bilanci
d’impresa, proponendo possibili soluzioni ed interpretazioni sia dal punto di vista
teorico, sia attraverso l’indagine empirica sul comportamento delle imprese.
Il volume contiene i risultati finali dell’attività di ricerca svolta nell’ambito
del Dipartimento di Economia Aziendale dell’Università degli Studi di Brescia 2, con la quale si è perseguito lo scopo di definire il quadro di riferimento
sulle problematiche derivanti dall’introduzione sistematica del processo valutativo connesso alla rilevazione e contabilizzazione delle immobilizzazioni immateriali nella redazione dei bilanci d’impresa ed all’impairment delle attività 3,
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Il titolo della ricerca locale è “L’armonizzazione contabile in tema di impairment della attività e di immobilizzazioni immateriali: l’impatto sui processi di gestione e di comunicazione nelle
imprese italiane”.
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Altri risultati relativi alle medesime tematiche sono contenuti in ANDREI P. (a cura di), cit.;
CARINI C.-TEODORI C.-VENEZIANI M., Analysis of the initial impact of the IAS 38 in Italy: a survey of the TechStar companies, Emerging Issues in International Accounting & Business Conference 2006, Proceedings Vol. 1, CLEUP, Padova, 2006, p. 106-136; CARINI C.-TEODORI C.VENEZIANI M., Analysis of the initial impact of the IAS 38 in terms of disclosure: a survey of the
TechStar companies, paper presentato al Convegno “Accounting in Europe Post 2005”, Milton
Keynes, 7/8 settembre 2006.
GLI OBIETTIVI ED I PROFILI METODOLOGICI DELLA RICERCA
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tematiche selezionate per il loro livello di criticità nell’economia delle imprese e
per il loro contenuto di innovatività a fronte del recepimento dei principi internazionali.
Il lavoro si è articolato secondo più profili: quello teorico; quello empirico attraverso l’osservazione del comportamento delle imprese; quello comunicativo,
con l’analisi del livello di disclosure a fronte di determinati momenti chiave del
processo di armonizzazione.
L’ambito d’indagine è quindi definibile multi-profilo, al momento ancora
poco esplorato con riferimento allo scenario italiano, in quanto i molteplici e
pregevoli contributi sulle immobilizzazioni immateriali non si sono fino ad ora
occupati in modo completo dell’impatto sulla comunicazione economica derivante dal passaggio ai principi contabili internazionali mentre, sul tema dell’impairment, si è assistito a lavori nei quali si è osservato un progressivo avvicinamento tra studiosi di Ragioneria e di valutazione delle aziende, in quanto il recepimento degli IAS/IFRS richiede necessariamente una forte integrazione tra
principi alla base della determinazione del capitale di funzionamento e del capitale economico.
Nell’ambito del volume si è quindi affrontato il tema dell’armonizzazione
contabile con riferimento alle immobilizzazioni immateriali (IAS 38 – Attività
immateriali) ed all’impairment delle attività (IAS 36 – Riduzione di valore delle
attività), ponendo l’attenzione su tre aspetti tra loro fortemente interdipendenti:
a) le problematiche connesse alla prima applicazione, cioè alla transizione;
b) le principali differenziazioni, a livello teorico, tra la normativa ed i principi
italiani e gli standard internazionali;
c) l’impatto sui processi di comunicazione economico-finanziaria (disclosure).
Appaiono evidenti le correlazioni tra i tre aspetti citati: la transizione rappresenta il momento per cogliere l’impatto dello specifico IAS, le scelte tecniche
effettuate dalle imprese ed il livello quali-quantitativo nella comunicazione esterna.
Il secondo punto, sulle differenziazioni, risulta necessario al fine di comprendere gli elementi sui quali maggiore dovrebbe essere l’attenzione posta dalle imprese, perché più di altri identificano elementi di discontinuità rispetto al
passato.
La tematica della disclosure rappresenta un forte elemento di congiunzione con
il punto precedente, in quanto permette di cogliere, considerando anche le informazioni disponibili a fronte del primo documento annuale IAS/IFRS-compliant, le
globali scelte comunicative delle imprese, soprattutto in termini di trasparenza e
completezza.
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L’ADOZIONE DEGLI IAS/IFRS IN ITALIA
Nella ricerca è stata dedicata maggiore attenzione alla tematica della disclosure, in quanto è condiviso tra gli studiosi che la comunicazione economica non
rappresenta un processo neutrale ma incide sui comportamenti dei destinatari e,
anche di riflesso, su quelli dei redattori. In tal senso, la dimensione sociale e politica dell’accounting costituisce un dato ormai ampiamente acquisito nella dottrina internazionale. Per questa ragione, un cambiamento come quello in corso è
destinato a modificare le scelte gestionali delle imprese e la stessa impostazione
culturale aziendale, in un iter evolutivo i cui effetti potranno essere completamente valutati soltanto tra alcuni anni, allorché le modifiche in atto si saranno
sedimentate, lasciando più chiaramente trasparire la loro effettiva portata.
Questo tanto più in un Paese come l’Italia dove, seppur con alcune eccezioni, l’informativa economico-finanziaria e di bilancio in particolare, appare fortemente legata agli obblighi di legge, con un ruolo in gran parte marginale dei
principi contabili di derivazione professionale, tipico dei Paesi di civil law e
senza alcun destinatario “privilegiato”. Di contro i principi contabili internazionali sono fortemente orientati verso i mercati finanziari, nei quali gli investitori
rappresentano i soggetti di riferimento.
In conclusione, la ricerca ha voluto fornire risposta ad alcune domande guida
(research question):
a) quali sono i principali elementi di differenziazione tra la normativa ed i principi italiani e gli standard internazionali?
b) qual è la rilevanza quantitativa delle tematiche affrontate?
c) qual è il livello di disclosure, cioè qual è la scelta delle imprese in termini di
comunicazione economico-finanziaria, a fronte del processo di transizione ai
principi internazionali?
d) si osservano modificazioni tra la transizione ed i primi documenti annuali
IAS/IFRS-compliant?
e) esistono delle differenziazioni tra le imprese appartenenti a differenti macrosettori di attività?
f) esistono delle differenziazioni tra le imprese appartenenti a differenti indici
di Borsa?
1.2. I PROFILI METODOLOGICI DELLA RICERCA
La ricerca, per la parte relativa ai risultati esposti nel volume, si è articolata
nei seguenti momenti, di seguito approfonditi:
1. individuazione ed analisi dei principi contabili internazionali;
GLI OBIETTIVI ED I PROFILI METODOLOGICI DELLA RICERCA
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2. individuazione della metodologia di indagine e delle variabili da sottoporre
ad esame;
3. identificazione delle imprese quotate;
4. esame della documentazione di bilancio;
5. elaborazione ed analisi dei risultati raggiunti.
L’individuazione e l’analisi dei principi contabili internazionali
La prima fase dell’attività di ricerca ha avuto lo scopo di individuare da una
parte gli elementi di maggiore criticità contenuti nei principi contabili internazionali e, dall’altra, i più significativi aspetti di differenziazione con la normativa ed i principi italiani. In tal modo è stato possibile porre le basi per la successiva analisi, identificando il quadro di riferimento di fronte al quale si sono trovate le imprese in questi primi momenti del processo di armonizzazione contabile.
Oggetto di studio sono stati:
1. lo IAS 38 – Attività immateriali;
2. lo IAS 36 – Riduzione di valore delle attività, relativo all’impairment delle
attività;
3. l’IFRS 1 – Prima adozione degli International Financial Reporting Standards.
La scelta dello IAS 38 dipende da diverse ragioni: la prima è la crescente
importanza che le immobilizzazioni immateriali stanno rivestendo in questi ultimi anni nella letteratura scientifica e nell’ambiente economico; la seconda attiene alle rilevanti differenziazioni esistenti tra principi nazionali ed internazionali; la terza riguarda l’aspettativa di un significativo livello di trasparenza comunicativa, alla luce delle connotazioni proprie di queste immobilizzazioni.
Tra gli elementi di principale differenziazione, vi è sicuramente la previsione
delle immobilizzazioni immateriali a vita indefinita, non più ammortizzate ma
sottoposte ad impairment test: questa è la ragione per cui a fianco dello IAS 38
si è collocato lo IAS 36, anche se quest’ultimo è destinato a più tipologie di attività. In ogni caso, per omogeneità di contenuto, l’attenzione si è prevalentemente posta sulle immobilizzazioni immateriali.
Infine, l’analisi dell’informativa associata alle immobilizzazioni immateriali
ed all’impairment non sarebbe completa se non si prendesse in considerazione
anche il momento del passaggio dai principi italiani a quelli internazionali ed il
livello di completezza comunicativa ad esso associato: a tale scopo è stato inserito nella ricerca anche l’IFRS 1, con riguardo evidentemente agli oggetti sopra
definiti.
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L’ADOZIONE DEGLI IAS/IFRS IN ITALIA
Le tematiche relative all’impatto quantitativo ed alla disclosure a fronte del
processo di armonizzazione contabile in atto, sono affrontate ponendo l’attenzione su due momenti tra loro necessariamente interdipendenti, in quanto parte
di un’unica politica comunicativa:
a) la prima applicazione, intesa come transizione;
b) l’applicazione successiva alla transizione.
La disclosure in particolare, rappresenta un elemento di analisi di fondamentale importanza, in quanto permette di cogliere, considerando anche le informazioni disponibili a fronte dei primi documenti IAS/IFRS-compliant, le scelte comunicative delle imprese, soprattutto in termini di trasparenza e completezza.
Di ciascun principio è stata esaminata l’ultima versione, disponibile nel
2006.
L’individuazione della metodologia di indagine e delle variabili da sottoporre
ad esame
In merito all’analisi quantitativa associata alla transizione, sono stati costruiti
21 indicatori riconducibili a due tipologie:
a) di variazione, esprimenti la modificazione dei valori a fronte del passaggio
dai principi italiani a quelli internazionali;
b) di incidenza, attraverso i quali si misura il peso di una variabile rispetto alla
base di riferimento o l’impatto della transizione su uno specifico aggregato.
Per l’analisi della disclosure 4 è stato utilizzato un disclosure-scoring
system 5 ossia una tecnica di analisi che prevede la classificazione delle informazioni in prescelte categorie e la successiva misurazione del relativo livello di informativa. Tale tecnica viene considerata una forma parziale 6 di
4
Sul tema si veda anche DUNNE T.-VENEZIANI M., The communication evolution of the MIB
30 companies in the context of the IFRS: analysis of the annual and interim reports, Emerging Issues in International Accounting & Business Conference 2006, Proceedings Vol. 2, CLEUP, Padova, 2006, pp. 990-1018.
5
ROBB S.W.G.-SINGLE L.E.-ZARZESKI A., Non financial disclosure across Anglo-American
countries, Journal of International Accounting, 10 (1), 71-83, 2001; VANSTRAELEN A.-ZARZESKI
M.T.-ROBB S.W.G., Corporate non financial disclosure practices and financial analysis forecast
ability across three European countries, Journal of International Financial Management and Accounting, 14 (3), 249-278, 2003.
6
BEATTIE V.-MCINNES B.-FEARNLEY S., A methodology for analysing and evaluating narratives in annual reports: a comprehensive descriptive profile and metrics for disclosure quality attributes, Accounting Forum, 28, 205-236, 2004.
GLI OBIETTIVI ED I PROFILI METODOLOGICI DELLA RICERCA
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content analysis 7 la quale, a sua volta, risulta essere largamente utilizzata in
letteratura 8.
Più in dettaglio, le fasi seguite durante la ricerca sono state le seguenti:
– analisi degli standard internazionali e delle specifiche richieste in termini di
disclosure;
– individuazione, da parte del gruppo di ricerca, delle categorie e dei singoli
item in esse contenuti, alla luce di quanto emerso nella fase di studio dei
principi contabili internazionali;
– costruzione del foglio di lavoro (disclosure-scoring sheet) e definizione delle
regole di rilevazione delle singole variabili;
– applicazione della tecnica di indagine da parte di tre ricercatori su di un medesimo campione di bilanci ed evidenziazione di eventuali differenze di rilevazione. In questa fase di pre-analisi, al fine di rendere il più possibile omogeneo il comportamento dei ricercatori, è stato necessario apportare alcune
modifiche allo schema base (di cui al punto precedente) e, solo dopo aver
raggiunto il 90% di uguaglianza tra i risultati, si è dato avvio all’analisi dei
documenti oggetto del lavoro (di seguito presentati) 9;
– analisi dei documenti e applicazione delle regole dettagliate definite in fase di
pre-analisi alle parti di bilancio rilevanti per la ricerca (sezione dedicata alla
transizione, nota integrativa, tavole di sintesi) attribuendo il punteggio 0/1 a
ciascuna variabile, considerate tutte di uguale importanza in termini di disclosure;
– rilevazione dei dati e successiva elaborazione dei risultati.
7
HOLSTI O.R., Content Analysis for the Social Sciences and Humanities, Addison-Wesley
Publishing Company, 1969; KASSARJIAN H.H., Content Analysis in Consumer Research, Journal
of Consumer Research, 4, 8-18, 1977; KRIPPENDORFF K., Content Analysis: An Introduction to its
Methodology, I e II ed., Sage Publications, USA, 1980 e 2004; ANDREN G., Reliability and Content Analysis, in ROSENGREN K.E. (ed.), Advances in Content Analysis, Sage, UK, 43-67, 1981;
WEBER R.P., Basic Content Analysis, Sage Publications, Beverly Hills UK, 1985; MCTAVISH
D.G.-PIRRO E.B., Contextual Content Analysis, Quality and Quantity, 24, 245-265, 1990.
8
GRAY R.H.-KOUHY R.-LAVERS S., Corporate Social and Environmental Reporting: A Review of the Literature and a Longitudinal Study of UK Disclosure, Accounting, Auditing and Accountability Journal, 8 (2), 47-77, 1995; GRAY R.H.-KOUHY K.-LAVERS S., Constructing a Research Database of Social and Environmental Reporting by UK Companies: A Methodological
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Reporting in the UK: A Content Analysis of FRS 13 Disclosures, The Journal of Derivatives Accounting, 1 (2) September, 205-219, 2004.
9
Kassarjian (1977) afferma che se l’analisi viene effettuata da più ricercatori, per assicurare
l’attendibilità dell’informativa, il grado di omogeneità dei risultati non deve essere inferiore all’80%.
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