Corso integrativo di
“Metodologia della ricerca politica”.
Fabio Sozzi, Ph.D.
Università di Genova
1)Si studia in che misura variabili, fra le quali si
ipotizza l’esistenza di una relazione, covariano
nell’insieme dei casi presi in considerazione
2) In questo metodo la variazione degli stati/valori di
una variabile si ottiene considerando casi diversi.
3) Tecniche statistiche consentono di parametrizzare
le variabili non esplicitamente considerate nella
spiegazione.
4) Non è possibile sulla base del solo metodo di
controllo stabilire la direzione causale della relazione
ipotizzata. Occorre intepretazione teorica del
ricercatore
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Si basa sull’inclusione di diverse variabili
indipendenti ipotetiche e di variabili di controllo.
Ciò consente, se le variabili sono state
individuate correttamente, di stimare quale sia la
causa “effettiva” degli andamenti che si
registrano nella variabile dipendente.
In particolare permette di stabilire l’impatto di
ciascuna variabile indipendente in presenza di
tutte le altre, così che sia possibile misurarne la
capacità relativa di spiegare gli andamenti della
variabile dipendente.
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Assume che tra le variabili sussista la relazione:
Y = a + b1X1 + b2X2 + b3X3 + e
Dove:
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◦
◦
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Y è la “variabile dipendente”
X1 e X2 (X3, X4, ecc.) sono le “variabili indipendenti”
a è la “costante”
b1 e b2 misurano, rispettivamente, l’effetto di X1 e X 2 sulla
variabile dipendente
La regressione lineare ci permette di valutare il ruolo
giocato da ciascuna variabile nello spiegare il
fenomeno (Y).
Come influiscono - lo status di produttore di petrolio, la sua
ricchezza e la sua crescita economica - sulla probabilità che
un paese (a) diventi democratico e (b) rimanga democratico?
variabile dipendente in (a):
la probabilità che un paese, da dittatura nel corso dell'anno t,
diventi una democrazia nell’anno t+1

variabile dipendente in (b):
la probabilità che un paese, da democrazia nel corso
dell'anno t, resti una democrazia nell’anno t+1)

variabili
indipendenti (che pensiamo spieghino o influenzino
il valore della variabile dipendente): produttore di petrolio,
crescita economica, ricchezza
-
Mondo islamico ≠ Medio Oriente ≠ mondo arabo
Medio Oriente / Nord Africa:
scarse esperienze passate con la democrazia
progressi democratici estremamente limitati con / dopo la Terza Ondata:
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Due soli paesi democratici:
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Israele (no Islam): con discriminazioni cittadini arabi e stato emergenza da
1948
Turchia (non arabo): la questione militare / secolare
… nonostante nella regione
elezioni sempre più frequenti
liberalizzazione politica in diversi paesi
prevalgono …
cicli che alternano aperture / chiusure funzionali al regime
erosione delle libertà (e.g. Libia, Tunisia ed Egitto)
“La perdurante assenza di anche una singola democrazia nel mondo arabo è
una anomalia stupefacente – la principale eccezione alla globalizzazione
della democrazia” (Diamond 2010)
Possibili spiegazioni (Diamond 2010):
 i. basso livello di sviluppo: no, diversi sono
relativamente ricchi, e paesi democratici si trovano ad
ogni livello di sviluppo
 ii. religione non favorevole: no, altri 29 paesi a
maggioranza musulmana includono democrazie: “il
‘gap democratico’ … è arabo più che musulmano”
 iii. cultura sfavorevole (lingua/tradizioni arabe): no,
anche in paesi asiatici o africani
 iv. assenza di sostegno popolare: no, in realtà ampio
sostegno (Arab Barometer)
 v. eterogeneità etnica: no, non più che in paesi
asiatici o africani
La chiave è la struttura dell’economia:
 “maledizione del petrolio”: non una democrazia tra i 23 paesi cui maggior
parte delle entrate da esportazioni da petrolio e gas
 rentier states (stati redditieri/basati sulle rendite)
- ricchi di introiti petroliferi
- protetti da pressioni per accountability: politicamente irresponsabili (“no
rappresentanza senza tassazione”, Huntington)
- burocratizzati, con apparati polizieschi e di intelligence (mukhabarat) molto
sviluppati e ben finanziati per repressione selettiva
- soffocano società civile autonoma e economia di mercato
- occasionali cicli di liberalizzazione (non lineare) per accomodare pressioni
prima di nuove chiusure (e.g. Egitto 2004-05)
- aiuti internazionali talvolta surrogano il petrolio nel dar vita o sostenere
regimi basati sulle rendite (e.g. Egitto, Marocco, Giordania)
Effetti evitati solo quando un’economia di mercato e uno stato/sistema
di tassazione sono sviluppati prima dell’avvento di abbondanti introiti
petroliferi (e.g. Norvegia, Gran Bretagna).
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Ipotesi 1: Paesi con una popolazione a maggioranza cattolica
hanno minori probabilità di diventare e rimanere democratici
Ipotesi 2: Paesi con una popolazione a maggioranza
protestante hanno maggiori probabilità di diventare e
rimanere democratici
Ipotesi 3: Paesi con una popolazione a maggioranza
musulmana hanno minori probabilità di diventare e rimanere
democratici
Ipotesi 4: Paesi con un gran numero di gruppi etnici hanno
minori probabilità di diventare e rimanere democratici
Ipotesi 5: Paesi con un gran numero di gruppi religiosi hanno
minori probabilità di diventare e rimanere democratici
Ipotesi 6: Paesi con un gran numero di gruppi culturali hanno
minori probabilità di diventare e rimanere democratici
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una maggiore ricchezza rende le transizioni
verso la democrazia più probabili
un’elevata crescita economica rende le
transizioni verso la democrazia meno probabili
paesi che sono prevalentemente cattolici hanno
più probabilità di diventare democrazie
una maggioranza protestante o musulmana non
ha alcun effetto sulla probabilità che un paese
diventi democratico
le diversità etniche, religiose e culturali non
sembrano ostacolare o aiutare la nascita della
democrazia
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Lezione 3