U N I V E R S I T A’
DEGLI
STUDI
DI
NAPOLI
L’ORIENTALE
FACOLTÀ DI LINGUE E LETTERATURE STRANIERE
CORSO DI LAUREA IN LINGUE, LETTERATURE E CULTURE DELL’EUROPA E DELLE AMERICHE
Tesi di laurea in
LINGUA SVEDESE
LIVETS VATTEN - L’acqua della vita
Un racconto di Elisabeth Olin
Traduzione con testo a fronte
Relatore
Candidato
Prof.ssa
Maria Saquella
Giandomenico Martorelli
LC – 354
Anno accademico 2004–2005
Nota dell’autrice
Per uno scrittore – quale io sono – essere l’oggetto di una traduzione è cosa tremenda. Per
un traduttore – quale io ancora sono – vedere trasformata la propria opera in altra lingua
insegna molto su entrambe.
Essere coinvolti in un processo di traduzione di questo tipo vuol dire partecipare ad
un’avventura intellettuale.
Mi è accaduta questa cosa con la traduzione che Giandomenico Martorelli ha fatto della
mia novella Livets vatten (L’acqua della vita). Giandomenico è una persona che conosco
abbastanza bene perché oltre ad essere il mio traduttore, è stato mio allievo qui
all’Orientale dove insegno lo svedese ormai da tre anni, dunque ne è nata una vera
collaborazione e quando questo accade il testo originale appare come radiografato in
modo che, da un punto di vista linguistico, sia l’ossatura che la parte morbida si
manifestano all’occhio della mente.
La novella che ho scritto dieci anni fa e non ho riletto prima di questa primavera a Napoli
è un’ allegoria di una fase della mia vita. Rileggendola in un’ altra fase , osservandola,
vedo stupita il mio testo – ma come è bella questa novella! Come ho potuto catturare
esattamente quello che vivevo!
Poiché ora sto vivendo una difficoltà della mia vita
artistica, sto lavorando da tanto e tanto tempo ad un romanzo, questa traduzione –
un’opera ultimata - mi dà soddisfazione. E mi insegna un po’ d’italiano…
Questa volta, però, non è in primo luogo il mio lavoro che mi soddisfa.
È l’opera di Giandomenico.
Elisabeth Olin
Napoli 18 Aprile 2006
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INTRODUZIONE
L’acqua è la vera protagonista del racconto L’acqua della vita, che permea ogni
aspetto della racconto, riflettendo gli stati d’animo della protagonista, per molti
tratti simile all’autrice stessa. Si dice talvolta che artista ed opera d’arte devono
restar separati; si dice che l’opera deve essere giudicata a prescindere dalla
biografia dell’autore; certamente il testo esiste in sé e rintracciare in esso
biografismi a tutti i costi non porta da nessuna parte.
Avendo conosciuto Elisabeth Olin, ed avendo letto le sue opere, mi è spesso
capitato di parlarne con lei Per quanto riguarda questa novella lei sostiene che
quel personaggio le è servito principalmente per esprimere le emozioni che
provava nel periodo in cui la scriveva ma che un effettiva connessione
autobiografica con il personaggio non esiste.
L’acqua della vita è una storia di libertà, al femminile attraverso una prosa lirica
estremamente fluida che scorre anche sul piano formale, grazie ad un uso molto
parco la punteggiatura. Una storia di genere in terza persona dove si racconta di
una donna dall’età imprecisata (l’autrice racconta di averla immaginata di mezza
età), benestante, agiata, bella, con un marito di buona posizione sociale, e dei figli
che ama. La vita di questa donna è connotata metaforicamente dalla sua
attrazione per l’acqua, l’acqua fa da perno ai suoi desideri ed alle sue aspettative:
l’acqua dei fiumi, dei laghi, delle cascate e soprattutto del mare. Su questa
componente essenziale s’incentra la trama, come un flusso che risale l’intera
storia e ne connette ogni aspetto. Un giorno il marito annuncia alla famiglia il
trasferimento in un città imprecisata nell’Asia centrale. La protagonista scopre
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che in questa città l’acqua è completamente assente, e ciò la fa piombare in uno
stato emotivo greve e depresso. Avvenuto il trasferimento, una sera lei si ritrova a
vagare per le strade dell’arida città, e decide di fuggire. Passo dopo passo,
equipaggiata solo dei pochi oggetti che già recava indosso, valica il confine urbano
e si ritrova nella natura incontaminata, in direzione del lontanissimo mare. La
storia si snoda raccontando il pellegrinaggio di questa donna alla ricerca della
bramata acqua.
L’Acqua della vita fa parte di una raccolta, Vattenvägar, pubblicata in Svezia nel
1996. La raccolta conta dieci novelle, di argomento generico, alcune di attualità,
alcune a sfondo naturalistico.
Come il titolo Vattenvägar lascerebbe pensare, le novelle dovrebbero basarsi
principalmente sull’acqua, ma non è così, poiché gli elementi implicati
nella
narrazione sono tutti e quattro. Una peculiarità di Elisabeth Olin consiste in una
ricerca verbale preziosa e intimamente connessa alla natura degli argomenti
trattati. In April, ad esempio, un racconto che fa parte della stessa raccolta,
l’elemento implicato è il fuoco: il lettore incontra, disseminati nel testo, elementi
lessicali tratti dal campo semantico inerente il fuoco: dalla descrizione di stati
d’animo alla descrizione di oggetti, e così via. Ad esempio, proprio nelle prime
righe, tra le citazioni del Waste Land di Eliot, compare eldar (fuochi); più volte
nella novella ricorre il verbo att brinna (bruciare); vi sono continui riferimenti al
sangue, rosso come fuoco.
Allo stesso modo e attraverso le stesse connotazioni l’elemento aria compare
spesso in Livets vatten, ma non nella stessa misura dell’acqua. Il lessico
dell’acqua irriga letteralmente il racconto attraverso un sistema ben studiato di
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assonanze fluide, di ripetizioni di suoni acquatici, di reiterazione di simbologie
liquide. Il racconto appare interamente strutturato su questa terminologia, i cui
elementi danno un’idea di acquatico, in cui il lettore si cala in un mondo liquido e
mutevole, allo stesso modo le emozioni della sua protagonista. Dal semplice
termine hav (mare), ripetuto più volte, a regn (pioggia), fino ad un lessico più
specifiche che in certe parti viene ribadito in maniera incisiva: ‘stagni’, ‘canali’,
‘fiumi’; verbi come ‘scorrere’, ‘lavare’, ‘sciacquare’.
Le lacrime concorrono a
questo processo con una funzione purificatoria e vitale.
Anche il sangue può essere citato come parola/elemento portante, essendo
anch’esso un fluido, ma opposto alle lacrime: laddove le lacrime rappresentano
l’aspetto liquido ma emotivo, il sangue sembra che venga impiegato per connotare
situazioni vincolate al superamento dei limiti fisici.
Ne è un esempio il seguente brano, tratto da una delle ultime pagine della storia:
Hon blev stående och tog emot regnet Rimase in piedi ed accolse la pioggia a
med öppna armar. Det sköljde henne braccia aperte. La sciacquò, lavò il
ren, det tvättade blodet från hennes sår sangue dalle sue piaghe fluendo sulle
och rann över de variga ögonlocken och purulente palpebre e diluendosi con le
blandade sig med tårarna.
lacrime.
Spesso nei suoi testi molti scenari fanno ricorso ad un’ambientazione
completamente calata in una natura incontaminata. dalle cascate di montagna ai
laghetti in cui rivivono momenti dell’infanzia, questi sono i paesaggi da lei
prediletti. La presenza della natura è particolarmente pregnante in Livets vatten,
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in cui essa si manifesta come paesaggio portatore di morte, o come principio
vitale della bellezza del cosmo, e diventa il vero e proprio scopo del viaggio stesso.
Per questo motivo nella traduzione ho prestato particolare importanza il rapporto
con la natura.
Nonostante Elisabeth non abbia pubblicato poesie, il suo stesso stile si fonde con
la poesia stessa, al punto che la sua può essere definita prosa poetica. Vi sono
più passaggi in Livets vatten dove, da una semplice immagine tratta dal paesaggio
la descrizione prende spunto poetico, e passa alla messa in evidenza di stati
d’animo, in una sorta di monologo interiore che in certi casi si esprime attraverso
una scrittura rapida e impetuosa.
Purtroppo questa magia verbale di Elisabeth assume a tratti anche degli aspetti
difficili da interpretare, e per comprenderli fino in fondo è necessario calarsi
appieno nel suo processo creativo.
Elisabeth ha ripetuto spessissimo una frase, quando le si facevano notare i
passaggi difficili, le lunghe preposizioni, le parole assemblate grazie alle
caratteristiche dello svedese: “Scrivendo, non ho mai pensato al mio traduttore”.
E’ ovvio che uno scrittore nel redigere il suo testo percorra un sentiero opposto a
quello che auspicherebbe il suo traduttore, lo scrittore vuole esplorare gli anfratti
più segreti della sua lingua per carpirne il segreto. Come afferma Benjamin nel
suo saggio intitolato Il compito del traduttore, la traduzione letteraria è
impossibile, l’unica cosa che il traduttore può fare consiste nell’ individuare dei
percorsi paralleli nell’altra lingua, quella che si può definire di arrivo.
Livets vatten rappresenta da questo punto di vista un testo esemplare perché
mette alla prova le possibilità espressive dello svedese utilizzandone le
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potenzialità in maniera duttile e raffinata. Il racconto è caratterizzato da un largo
uso della paratassi, che a volte conduce a creare frasi lunghe unite da una serie
di congiunzioni, il tono in questo modo assume una solennità quasi biblica.
Inoltre. Una delle maggiori difficoltà in sede di traduzione consisteste appunto nel
riprodurre il tono lirico della narrazione rispettandone il ritmo. C’è un passaggio
del testo che mi sembra esemplare per spiegare questa situazione:
Ofta stod hon länge lange vid vattnen Spesso sostava a lungo vicino all’acqua
som speglade människor och hus och che rifletteva gente e case, guardando le
såg deras bilder splittras i tusen skärvor loro immagini frantumante in migliaia
när vinden gick över dem, som historiens di schegge quando il vento ci passava
vind över tidens vatten alltid sopat su, così come il vento della storia
undan människor och hus och låtit nya sull’acqua
växa ur slammet.
del
tempo
ha
sempre
spazzato via gente e case, permettendo
nuova crescita dal fango.
In questo passaggio vi è l’impiego reiterato della congiunzione och (e) che riportato
nella stessa misura in italiano renderebbe il testo molto pesante. Qui, inoltre, nel
mezzo della frase è possibile constatare la rapidità con cui l’autrice passa da una
descrizione materiale ad una concettuale. Questa parte è seguita da altre
congiunzioni, ed i passaggi sono interconnessi. La soluzione alla resa di questi
passaggi me l’ha suggerita Elisabeth stessa, spiegandomi ciò che più desiderava
venisse rispettato nella traduzione. L’uso del gerundio sopperisce bene alla
paratassi, conserva il senso di continuità delle proposizioni e crea una situazione
ideale per conservare la paratassi solo nella
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prima parte e nell’ultima frase.
Elisabeth Olin approva questa mia scelta ritenendo che il gerundio si adatti
perfettamente ad un testo come l’Acqua della vita, proprio per la sua funzione
semantica ‘in divenire’, e perché rende morbido il ritmo, non scattante, ma fluido
ed armonico, come l’acqua. Ho tenuto conto, dove mi è stato possibile
quest’aspetto assecondando i desideri dell’autrice.
Ho incontrato ulteriori difficoltà nel tradurre le parole composte, l’interrogativo
del traduttore è sempre in bilico tra il desiderio di riprodurre la sonorità e quello
di rispettare ogni sfumatura di significato. Spesso i neologismi costituiscono una
vera e propria sfida:
Också de stora floderna älskade hon, Amava anche i grandi fiumi, ove i
där ljusreflexerna från starrgröna vagor riflessi di luce dalle onde verde opaco
dansade
i
timmerstockar
fönsterrutorna
kom
flytande
och danzavano sui vetri delle finestre ed i
med tronchi
arrivavano
fluendo
con
la
strömmen som en påminnelse om de corrente come un ricordo dei tempi in
tider da vattenvägarna var vener och cui le vie dell’acqua erano vene e arterie
artärer i den stora samhällskroppen.
nel grande corpo della società.
In questa frase sono presenti molte parole composte, ma sono tutte abbastanza
traducibili, ad eccezione di samhällskroppen. Una parola così di per sé è anche
traducibile, il problema è integrarla col contesto. Confesso che anche in questo
caso
l’aiuto
diretto
di
Elisabeth
è
stato
quantomeno
risolutivo,
poiché
spiegandomi il vero senso che voleva comunicare mi ha indirizzato verso questa
traduzione che lei ha considerato fedele.
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Tirando le somme, uno degli aspetti che ho trovato più significativi di questa
esperienza di traduzione è stata l’interazione con l’autrice stessa. Proprio nei mesi
in cui stavo traducendo Elisabeth Olin si trovava a Napoli ed in questo modo ho
potuto beneficiare di numerosi incontri con lei.
Livets vatten viene tradotto in italiano per la prima volta, dunque anche per
l’autrice stessa è stato un momento importante, lei stessa non leggeva il proprio
testo da una decina d’anni. L’esperienza della traduzione mi ha portato molto più
in là di quanto potessi immaginare all’inizio.
La traduzione, come ha sottolineato Ludovica Koch, è un processo in continuo
movimento che si evolve nel tempo. Per me, rivedere una mia traduzione dopo
molto tempo equivale quasi a riscriverla. Ciò perché conosco meglio la lingua,
sviluppo nuove idee, o semplicemente sono colto da rivelazioni nel riesaminarne i
passaggi.
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L’acqua della vita
Si era sposata giovane ed aveva avuto molti bambini. La natura le aveva donato un
bel carattere e buona salute, e per mesi e anni la sua vita era trascorsa tranquilla,
tranne per il fatto che le sembrava che mancasse qualcosa.
La sua esistenza somigliava a quella di molti altri nelle terre d’occidente duemila
anni dopo che il figlio di un povero falegname venisse adorato da un popolo di
pastori come salvatore del mondo. Era una vita comoda tra computer e automobili e
la gente non aveva più bisogno di provare meraviglia per qualcosa dato che tutto era
a portata di mano: la montagna più alta o le acque più profonde, lune, pianeti, sì
perfino le stelle.
Viveva bene.
Il suo uomo era un diplomatico e lei si spostava insieme a lui in giro per il mondo
intero. Era veramente fortunata, dicevano, perché in questo modo aveva la possibilità
di allargare i suoi orizzonti e capire le persone, e lei ne conveniva annuendo. In
segreto pensava che lei la gente l’aveva capita molto meglio quando era una bambina
piccola, tuttavia ogni volta che veniva il momento di trasferirsi faceva i bagagli con i
vestiti dei bambini ed il servizio buono, il servizio di tutti i giorni, le pentole e i bei
libri dai diversi continenti che avevano visitato e andava.
In qualsiasi posto del mondo si recasse si trovava perfettamente a suo agio, ad
un’unica condizione: che ci fosse l’acqua.
Più d’ogni altra cosa le piaceva il mare. Vicino al mare il vento profumava di sale e
libertà e le navi caricavano e scaricavano al ritmo della misteriosa marea. Lì
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Livets vatten
Hon hade gift sig ung och fått många barn. Naturen hade skänkt henne gott humör och
god hälsa, och under månader och år gick livet sin gilla gång utan att hon tyckte sig sakna
något.
Hennes tillvaro liknade många andras i västerlandet tvåtusen år efter det att en fattig
snickares son av markens herdar dyrkats som världens frälsare. Det var ett bekvämt liv
bland bilar och datorer där människorna inte längre behövde förundras över något
eftersom allt fanns inom räckhåll: de högsta berg och de djupaste vatten, månar, planeter,
ja till och med stjärnorna. Hon hade det bra.
Hennes man var diplomat och hon flyttade runt i världen tillsammans med honom. Hon
hade verkligen tur, sa man, som på detta sätt fick möjlighet att vidga sina vyer och förstå
människorna, och hon nickade och höll med. I hemlighet tyckte hon att hon hade förstått
människorna mycket bättre när hon var ett litet barn, men varje gång det var dags att
flytta packade hon ihop barnens kläder och finservisen och vardagsservisen och
kastrullerna och praktböckerna från de olika världsdelar de hade besökt och följde med.
Vart de än kom i världen fann hon sig väl tillrätta, på ett enda villkor: att där fanns
vatten.
Allra bäst tyckte hon om havet. Vid havet luktade vinden salt och frihet och fartygen
lossade och lastade i takt med det gåtfulla tidvattnet. Där gick hon i timtal längs
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camminava per ore lungo i moli ed ascoltava le onde risuonanti di una tale
immensità che la terra s’incurvava attorno ad esse.
Amava anche i grandi fiumi, dove i riflessi di luce dalle onde verde opaco danzavano
sui vetri delle finestre ed i tronchi arrivavano fluendo con la corrente come un
ricordo dei tempi in cui le vie dell’acqua erano vene e arterie nel grande corpo della
società.
Il destino l’aveva condotta verso città, dove l’acqua si nascondeva in profondità nelle
fogne o era drenata dai polder, o da campi fangosi, ma lei la trovò, negli stagni e nei
canali che scorrevano tra i viali di pioppo e di salici tagliati, catturando sotto le
nuvole la luce pallida che conducevano al mare lungo antiche rotte commerciali.
Spesso sostava a lungo vicino all’acqua che rifletteva gente e case guardando le loro
immagini frantumate in migliaia di schegge quando il vento ci passava su, così come
il vento della storia sull’acqua dei tempi ha sempre spazzato via gente e case e
permesso nuova crescita dal fango. Le dava una profonda fiducia nella vita, dato che
nella costante creatività dell’acqua, nelle forze costantemente creative e distruttive
immaginava di cogliere il significato dell’intera esistenza.
Quando i bambini erano piccoli e stavano accanto al suo petto, aveva raccontato loro
dell’acqua, perché pensava che questa era la prima cosa che dovevano sapere. Aveva
guardato fino in fondo ai loro occhi spalancati, lì l’anima era visibile come le pietre
sul fondo di un fiume, raccontando di come l’acqua s’ innalzava e si abbassava come
la respirazione degli esseri umani, e loro avevano capito.
Quando dissero la prima parola smise di raccontare ed invece insegnò come si dice
pane e latte e mamma e papà, prima nella loro lingua madre e poi in un’altra lingua,
dato che li amava e sapeva che dovevano trovare da soli la loro strada nella vita
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kajerna och lyssnade till vågorna som sjöng om en oändlighet sådan att jorden krökte sig
runt den. Också de stora floderna älskade hon, där ljusreflexerna från starrgröna vågor
dansade i fönsterrutorna och timmerstockar kom flytande med strömmen som en
påminnelse om de tider då vattenvägarna var vener och artärer i den stora
samhällskroppen.
Av ödet hade hon förts till städer där vattnet gömde sig djupt nere i kloakerna eller hade
dikats ut i poldrar eller leriga fält, men hon hittade det, i dammar och kanaler som löpte
mellan alfeerna av poppel och hamlad pil och fångade det bleka ljuset under molnen
för'att föra det till havet längs urgamla handelsvägar.
Ofta stod hon länge vid vattnen som speglade människor och hus och såg deras bilder
splittras i tusen skärvor när vinden gick över dem, som historiens vind över tidens vatten
alltid sopat undann människor och hus och låtit nya växa ur slammet. Det skänkte henne
en djup tillförsikt till livet, för i vattnens ständigt skapande, förstörande och återskapande
krafter tyckte hon sig se en mening med hela tillvaron.
När barnen var små och låg vid hennes bröst hade hon berättat för dem om vattnen, för
hon tyckte att detta var det första de borde få veta. Hon hade sett in i deras vidöppna ögon
där själen var synlig som stenarna på älvens botten och talat om hur vattnet hävde sig och
sjönk som människans ändhämtning, och de hade förstått.
När de sa sina första ord slutade hon berätta och lärde dem i stället hur man säger
bröd och mjölk och mor och far, först på deras modersmål och sedan på andra språk,
för hon älskade dem och visste att de måste hitta sin väg i livet själva;
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forse non sarebbero affatto vissuti d’acqua, come lei, ma di sole, o di montagna, o di
terra.
Presto tutti loro si erano fatti così grandi che lei non ebbe più nulla da aggiungere
sull’acqua. Ciò le pesò in un modo che all’inizio le fu difficile comprendere, e
sempre più spesso le capitava di avvertire un’onda di tristezza crescere dentro di sé e
sprofondare, come un presagio.
Capì che era stata felice, e ciò la spaventò poiché nello stesso momento si rese conto
che non avrebbe continuato ad esserlo; forse in effetti la felicità l’aveva già
abbandonata.
Quando fu in quel punto dei suoi pensieri un giorno venne il suo uomo e le
comunicò che si sarebbero trasferiti in un'altra città di un altro Paese. Era una grande
e celebre città che si trovava nel cuore dell’altopiano centroasiatico, una fremente
metropoli ove vecchie carovane e tecnologia ultramoderna s’incontravano in
dinamiche prove di forza. Lui era molto entusiasta – come era solito essere – e lei
cercò di celare la sua inquietudine quando lui le mostrò delle fotografie della città; né
mari, né laghi, né fiumi, neanche un canale vide su quelle immagini, solo grattacieli e
cammelli, topaie crollate e favolosi palazzi, strade e mercati e fabbriche, auto e
parchi, montagne e deserti ed ampie pianure, ma niente acqua.
Studiò la cartina della città che lui le diede: linee rosse per la rete degli autobus, nere
per la ferrovia, verdi per la metropolitana – ma alcuna linea blu che per lei avrebbe
significato la vita. La tristezza si fece largo in lei e non voleva abbandonarla, ma lei
come al solito mise in valigia i vestiti dei bambini ed il servizio buono, il servizio di
tutti i giorni, le pentole ed i bei libri, e così la famiglia si trasferì.
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kanske skulle de inte alls komma att leva av vattnen, som hon, utan av solen, eller
berget, eller jorden.
Snart var de alla så stora att hon inte längre hade någon att tala om vattnen med. Det
tyngde henne på ett sätt som hon till en början hade svårt att förstå, och det hände allt
oftare att hon kände en våg av sorg stiga inom sig och sjunka undan, som ett förebud.
Hon förstod att hon hade varit lycklig, och det skrämde henne eftersom hon på samma
gång begrep att hon inte skulle vara det så länge till; kanske hade _i själva verket lyckan
redan övergivit henne.
När hon hunnit så långt i sina tankar kom hennes man hem en dag och meddelade att
de nu skulle flytta till en annan stad i ett annat land. Det var en stor och berömd stad som
låg mitt på den centralasiatiska högplatån, en sjudande metropol där gamla karavanvägar
och högmodern teknologi möttes i dynamisk kraftmätning. Han var mycket entusiastisk det brukade han vara - och hon försökte dölja sin oro när han visade henne fotografier av
staden; inget hav, ingen sjö, ingen flod, inte ens kanaler såg hon på hans bilder, bara skyskrapor och kameler, gistna ruckel och sagolika palats, gator och torg och fabriker, parker
och bilar, berg och öknar och vida slätter, men inget vatten.
Hon studerade kartan över staden som han gett henne; röda linjer för bussnätet, svarta för
järnvägen, gröna för tunnelbanan - men ingenstans de blå linjer som för henne var
detsamma som liv. Sorgen steg i henne och ville inte sjunka, men hon packade som vanligt
barnens kläder och finservisen och vardags servisen och kastrullerna och alla
praktböckerna, och så flyttade familjen.
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Nella nuova città il sole splendeva costantemente con una bianca implacabile luce, e
la famiglia si trovò bene. Il più giovane dei suoi figli aveva cominciato ad andare a
scuola da solo, e lei osservava ogni mattina la sua piccola schiena diritta con una
risoluzione che si faceva sempre più forte mentre l’estate asiatica raggiungeva e
superava il suo caldo, polveroso zenit.: presto anche lei se ne sarebbe andata.
Un giorno, quando il sole aveva appena cominciato a calare oltre i monti, andò verso
est incontro al mare distante molte centinaia di miglia. Avvolta in uno scialle di
cotone come le donne di campagna, vagò nella notte lungo le strade buie. I lamenti
disperati del marito e dei bambini le risuonarono nelle orecchie finché pensò che le
stesse mancando il respiro, e quando sentì un bambino che da qualche parte
dall’oscurità chiamava la madre fu sul punto di tornare indietro.
Rimase al centro della strada vuota e si coprì le orecchie, ma il lamento del bambino
continuò a riecheggiarle in petto; e lì era così pesante, così dolorosamente pesante,
come se il cuore si staccasse da lei e giacesse sanguinante e palpitante sull’asfalto, era
lì e poteva calpestarlo.
Rimase così a lungo.
Quando tolse le mani c‘era silenzio. I grilli cantavano nei prati delle periferie della
città, ove vecchi rottami arrugginivano accanto a barili di petrolio e mobili gettati via,
e muri senza finestre erano intasati di manifesti in cui divi americani degli anni
cinquanta facevano pubblicità a calze e film che tutti avevano dimenticato. Gatti
sparpagliati lungo i muri crollati di case una volta in piedi, e cani ululavano alla luna
che irradiava la sua luce su tutto il paesaggio e donava la sua bellezza.
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I den nya staden sken solen ständigt med vitt och obarmhärtigt ljus, och familjen
fann sig väl till rätta där. Det yngsta av hennes barn hade börjat gå till skolan själv,
och hon såg efter hans smala ryggtavla varje morgon med en beslutsamhet som växte sig
allt starkare medan den asiatiska sommaren nådde och passerade sitt heta, dammiga zenit:
snart skulle hon också gå.
Hon gick en dag när solen just hade börjat sjunka över bergen, österut mot havet många
hundra mil bort. Insvept i bomullsskynken som kvinnorna i landet vandrade hon längs de
mörka gatorna i natten. Mannens och barnens förtvivlade jämmer ringde i öronen på
henne ända tills hon tyckte att hon inte kunde andas längre, och när hon hörde ett litet
barn ropa någonstans ur mörkret efter sin mor var hon nära att vända om.
Hon stannade mitt på den tomma gatan och slog händerna för öronen, men barnets klagan
fortsatte att eka i bröstet på henne: där var så tomt, så värkande tomt, som om hjärtat
slitits ur henne och låg blodigt och skälvande på asfalten, där var och en kunde trampa på
det.
Så stod hon länge.
När hon tog bort händerna var det tyst. Gräshopporna sjöng ur ängarna i stadens
utkanter, där gamla bilvrak rostade intill oljefat och kasserade möbler och blindväggarna
var överklistrade med affischer där amerikanska femtiotalsstjärnor gjorde-reklam för nylonstrumpor och filmer som alla hade glömt. Katter strök längs sönderfallna murar där
hus en gång stått,
och hundar ylade mot månen som göt sitt vita ljus över landskapet och lånade det
skönhet.
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Lei continuò ad andare. Alla fine fu fuori dalla città e la piana si estendeva deserta
sotto il cielo. Esausta cadde sotto un albero e si addormentò, ma poi all’alba si svegliò
e continuò il suo percorso dopo aver mangiato un boccone.
Era uno spietato ed antico paesaggio che vedeva il sole oltrepassare l’orizzonte. In
lontananza i monti creavano un anello scuro attorno alla piana, che in tempi passati
veniva calpestata da persone di cui tutte le opere erano solo una ripetizione di ciò che
gli dei avevano insegnato loro. Dinanzi a lei una moltitudine di spine e cardi si
estendeva a perdita d’occhio. Inciampò innanzi con la gola bruciante di sete e le ossa
rotte, con le mani lacerate e i piedi sanguinanti di molte ferite. Ogni sera crollava in
terra addormentandosi come una bestia, per poi risvegliarsi all’alba e proseguire la
sua marcia dopo un rapido pasto. Il corpo le doleva così tanto che ogni mattina si
chiedeva se ce l’avrebbe fatta a rimanere alzata, e i piedi erano pieni di grosse bolle
che scoppiavano e lasciavano la carne rossa; la stridente tristezza che la riempiva la
spingeva a proseguire. Nel delirio della febbre gridò ai suoi bambini, che adesso
erano lontani sia anni sia miglia da lei, e di notte sognava loro prima dell’acqua
svegliandosi nel suo stesso pianto.
Attorno al lei si estendevano sterili campi ove v’erano case isolate di argilla cotta e
qualche volta un nodoso albero piegato sotto al sole; le persone non la vedevano
quasi mai, e coloro che la incontravano la scansavano imbarazzati, come se fosse una
pazza.
I suoi abiti erano ridotti a brandelli, i capelli pendevano scompigliati attorno al viso e
non si lavava da settimane. Scavava nel terreno con le unghie cercando radici
commestibili, e si arrampicava sugli alberi per cercare pigne e bacche. Una volta
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Hon fortsatte att gå. Till sist var hon ute ur staden, och fälten bredde öde ut sig under
himlen. Utmattad sjönk hon ned under ett träd och somnade, men redan i gryningen
vaknade hon och fortsatte sin vandring efter att ha ätit och druckit en smula.
Det var ett grymt och uråldrigt landskap som såg solen stiga över synranden. I fjärran slog
bergen en mörk ring runt slätten vars stigar trampats upp i de avlägsna tider då
människornas alla handlingar var en upprepning av det som gudarna lärt dem. Fulla av
törnen och tistlar sträckte de sig framför henne i oändlighet. Hon snubblade fram med
strupen brännande av törst och rådbråkade lemmar, med händerna sönderrivna och
fötterna blödande ur många sår. Varje kväll stupade hon till marken som ett djur och_
somnade, för att vakna i gryningen och fortsätta sin vandring efter en hastig måltid.
Kroppen värkte och ömmade så att hon varje morgon frågade sig hur hon skulle kunna
stå, och fötterna var fulla av stora blåsor som sprack och lämnade det röda köttet bart;
men den skärande sorg som uppfyllde henne drev henne vidare. I feberyrseln ropade hon
efter sina små barn, som nu var både år och mil ifrån henne, och om nätterna drömde hon
om dem som förut om vattnet och vaknade av sin egen gråt.
Omkring henne bredde som förut ofruktbara fält ut sig där enstaka hus av bränd lera och
någon gång ett knotigt träd hukade under solen; människor såg hon nästan aldrig, och de
som mötte henne vek skyggt undan, som för en vansinnig.
Hennes kläder hade fallit i trasor, håret hängde tovigt omkring ansiktet och hon hade inte
tvättat sig på veckor. Hon grävde i marken med naglarna efter ätliga rötter och klättrade i
träden efter kottar och bär. En gång blev hon biten i hälen av en vakthund när hon
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venne morsa al tallone da un cane da guardia mentre cercava di rubare in una
cantina, e dopo zoppicò a lungo.
Avanti, avanti, la esortavano la sua tristezza e nostalgia, ancora: fermati sei perduta!
Continuò la sua marcia per giorni e solitarie notti. Sempre più spesso era così stanca
da addormentarsi appena si accasciava, ma a volte i pensieri la tenevano sveglia,
oscuri, gravosi pensieri che si soffermavano su ciò che era stato e su ciò che era perso
per sempre. Qualche volta accadeva che un breve istante di luce faceva breccia nella
sua oscurità, allora lei guardava lontano verso i monti ad est e le tornava il pensiero
dell’acqua.
Ma il momento passò presto, e si addormentava mentre le ultime stelle si
spegnevano oltre le montagne e si svegliava col sole che ancora varcava la pianura
come una sfera infuocata. Un mattino si accorse che aveva quasi raggiunto i monti. Si
ergevano severi ed inaccessibili dinanzi a lei, tra ripidi dirupi ed immensi ammassi
rocciosi, e lei restò in piedi a meravigliarsi dinanzi alla loro bellezza.
Quel pomeriggio intraprese il sentiero che conduceva ripidamente in su, mentre la
sera portò con sé una meravigliosa frescura. Per la prima volta da quando aveva
abbandonato la casa sognò l’acqua e si svegliò forte e senza dolori.
Il sentiero conduceva più scosceso verso l’alto, e presto proseguire divenne arduo;
rocce si staccavano e rotolavano dietro di lei giù nei burroni, con rumori sinistri che
riecheggiavano tra le pareti rocciose. Proseguiva molto lentamente e camminava
come su di un uovo. Dopo alcune ore fu comunque costretta a fermarsi e riposare, e
quando calò la sera raddoppiò le sue coperture per non gelare.
Il giorno seguente s’incamminò su per uno scosceso campo di taglienti blocchi
rocciosi che minacciavano di rotolare via quando ci passava sopra; fu esclusivamente
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försökte stjäla ur en matkällare, och efter det haltade hon länge.
Vidare, vidare, manade henne hennes sorg och längtan, vidare: stannar du är du förlorad!
Hon fortsatte sin vandring genom dagar och ensamma nätter. Oftast var hon så trött att
hon somnade så snart hon satte sig ned, men ibland höll tankarna henne vaken, mörka,
tunga tankar som dröjde vid det som varit och nu var för evigt förlorat. Någon gång
hände det att korta ögonblick av ljus skar igenom hennes mörker, då hon såg bort mot
bergen i öster och tanken på vattnet kom för henne.
Men stunden var snart förbi, och hon somnade medan de sista stjärnorna slocknade över
bergen och vaknade av att solen åter steg som ett eldklot över slätten.
En morgon såg hon att hon hade närmat sig bergen. Stränga och otillgängliga reste de sig
framför henne, i branta stup och mäktiga stenmassor, och hon blev stående i förundran
inför deras skönhet.
Samma eftermiddag började stigen bära brant uppåt, och när kvällen kom förde den med
sig en ljuvlig svalka. För första gången sedan hon gått hemifrån drömde hon om vatten
och vaknade styrkt av sömnen och utan smärtor.
Vägen bar allt brantare uppåt, och snart började det bli svårt att gå; stenar lossnade och
rullade bakom henne nedför branterna med ett olycksbådande dån
som återkastades mellan bergväggarna. Hon gick mycket långsamt och steg så försiktigt
som på ägg. Redan efter några timmar var hon emellertid tvungen att stanna och vila, och
den kvällen lindade hon dubbla lager skynken om sig för att inte frysa.
Följande dag tog hon sig över ett brant lutande fält av vassa klippblock som hotade att när
som helst komma i rullning under henne; det var endast tack vare att hon blivit så tunn
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grazie al fatto d’esser diventata così magra e sottile durante la marcia che riuscì a
superare il campo incolume, e per la seconda volta crollò esausta sul muschio.
Ansimò in quell’aria sottile, e nonostante sudasse dopo lo sforzo, la fatica la congelò.
Quando si raddrizzò sulla schiena dopo aver riposato un po’ vide improvvisamente
un lembo di cielo tra due creste montuose. Presto sarebbe stata in cima! Il suo cuore
iniziò a sussultare per l’emozione. Avrebbe finalmente visto i ruscelli lanciarsi dai
fianchi montuosi in bianche, crepitanti cascate, avrebbe visto i laghi di montagna
specchiare il cielo, magari avrebbe visto addirittura i torrenti scorrere verso il mare?
Ansimando, con la stanchezza che si faceva sentire come squillando nelle sue
orecchie, iniziò a portarsi verso l’alto; il sole era giunto al tramonto e la temperatura
scendeva, e lei sapeva che doveva attrezzare un rifugio per la notte per non cadere
vittima del freddo. Ma non poteva aspettare. Salì l’ultimo pezzo trascinandosi su
mani e ginocchia, e poi si alzò lenta e solenne per guardare oltre l’estremità.
Dinanzi a lei giaceva una desolata piana pietrosa, che si estendeva a perdita d’occhio
circondata da altissime cime innevate: non vide un albero, né un filo d’erba, solo neri
blocchi di lava coperti da muschio grigiastro in un paesaggio grandioso,
completamente morto.
Le si oscurarono gli occhi, e cadde esanime al suolo.
Quando si svegliò era coricata in un soffice letto sotto coperte di pelle, ed al suo
fianco sedeva un uomo che la osservava inquieto. Aveva capelli rossi e barba folta,
ed i suoi occhi scuri erano stupiti ma non ostili. Quando vide che era sveglia le
raddrizzò la testa e le diede dell’acqua da bere in un mestolo. Riuscì a bere solo
qualche goccia, si intorpidì di nuovo col sapore dell’acqua in bocca.
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och mager under vandringen som hon lyckades korsa fältet oskadd, och på andra sidan
sjönk hon utmattad ned på mossan. Hon flämtade i den tunna luften, och trots att hon
svettades efter ansträngningen frös hon.
När hon rätade på ryggen efter att ha vilat en stund sig hon plötsligt en flik av himlen
mellan två bergskammar. Strax skulle hon vara uppe! Hennes hjärta började bulta av
spänning. Skulle hon äntligen få se bäckar kasta sig ut efter bergssidorna i vita, fräsande
kaskader, skulle hon få se fjällsjöar spegla himlen, skulle hon rentav få se floder flyta mot
havet?
Flämtande, och med tröttheten gällt ringande djupt inne i örontrumpeten började hon ta
sig uppåt; solen var redan på nedgång och temperaturen föll, och hon visste att hon borde
reda sig ett nattläger för att inte falla offer för kölden. Men hon kunde inte vänta. Krypande på händer och knän tog hon sig upp den sista biten, och så reste hon sig sakta och
högtidligt för att se över kanten.
Framför henne låg en öde, stenig slätt som sträckte sig så långt ögat kunde nå, omkransad
av skyhöga, snöklädda toppar: inte ett träd såg hon, inte ett grässtrå ens, bara svarta
lavablock täckta av gråspräcklig mossa i ett storslaget och fullständigt dött landskap. Det
svartnade för ögonen på henne, och hon föll livlös till marken.
När hon vaknade låg hon nedbäddad i en mjuk säng under skinnfällar, och vid hennes
sida satt en man som ängsligt iakttog henne. Han hade rött hår och yvigt skägg, och hans
mörka ögon var undrande men inte fientliga. När han såg att hon var vaken stödde han
hennes huvud och gav henne vatten att dricka ur en skopa. Hon fick bara i sig några
droppar innan hon åter domnade bort med smaken av vatten i munnen.
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La volta seguente che si svegliò era più forte e poteva, balbettante e cercando qualche
parola in quella lingua straniera, raccontare come aveva percorso la lunga strada per
giungere al mare, e come la delusione e la spossatezza divennero troppo per lei
quando infine raggiunse il valico e vide la pianura gelata dinanzi a lei. Lo ringraziò
per averla salvata, ma disse che sarebbe dovuta partire appena recuperate le forze.
Allora lui scosse preoccupato la testa: il grande mare era così lontano che lui non
l’aveva ancora visto con i suoi occhi. Inoltre la strada era gelida, e l’inverno non
aveva lasciato nulla di vivo sulla piana di lava.
Rimase da lui durante l’inverno. Erano uomo e donna e condivisero il letto così come
il pane, e mentre le stelle scintillavano con mortale splendore durante le lunghe notti
invernali lei si prendeva cura della sua rossa barba e saziava il suo desiderio. Man
mano che le sue forze ritornavano insorgeva con nuovo vigore la tristezza per tutto
ciò che era perso, e spesso guardava nella foschia oltre la pianura verso est, dov’era il
mare.
Quando giunse la primavera e le tempeste avevano smesso di infuriare
sull’altopiano, lei partì. Se ne andò con passo pesante e gli occhi di lui bruciavano
come fuoco sulla schiena.
Il percorso sulla piana calda era stato difficile, così come la faticosa scalata sulla lava
era stata un incubo. Ogni notte era costretta a cercare a lungo per trovare un
cantuccio tra le rupi in cui accamparsi, sulle coperte che di giorno doveva portare
arrotolate in spalla, ed ogni mattina si svegliava sulla dura roccia con le membra
dolenti. Serrò le sue coperte allacciandole con cinghie a croce sul petto, e continuò il
suo viaggio verso oriente.
Ormai sognava l’acqua ogni notte.
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Nästa gång hon vaknade var hon starkare, och nu kunde hon, stammande och
sökande efter ord på det främmande språket, berätta hur hon vandrat den långa
vägen för att nå havet, och hur besvikelsen och utmattningen blivit för mycket för
henne när hon äntligen nådde passet och såg den frusna slätten framför sig. Hon
tackade honom för att han räddat henne, men sa att hon måste ge sig iväg igen så snart
hon hade återfått sina krafter. Då skakade han bekymrat på huvudet; det stora havet låg så
långt borta att han ännu inte sett det med egna ögon. Dessutom var kylan på väg, och
vintertid tog man sig inte levande över lavaslätten.
Hon blev kvar hos honom över vintern. De var man och kvinna och delade säng som de
delade bröd, och medan stjärnorna gnistrade med dödlig glans under de långa nätterna
redde hon hans röda skägg och mättade hans längtan. Allt eftersom hennes krafter
återvände började emellertid också sorgen efter det förlorade resa sig i henne med ny
styrka, och ofta spanade hon ut i diset över slätten mot öster, där havet låg.
När våren kom och stormarna hade slutat vina över högplatån gav hon sig av. Hon gick
med tunga steg och hans blickar brännande som eld i ryggen.
Om vandringen över den heta högslätten hade varit svår så var den mödosamma
klättringen över lavan en mardröm. Varje natt var hon tvungen att söka länge för att hitta
ett skrymsle mellan blocken att reda sitt läger i med skinnfällarna som hon om dagen
måste bära hoprullade på ryggen, och varje morgon vaknade hon med värkande lemmar
på den hårda stenen. Hon packade ihop sina skinn och fäste bärremmarna i kors över
bröstet, och så fortsatte hon sin färd österut.
Nu drömde hon varje natt om vatten.
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Presto i piedi furono nuovamente pieni di ferite e gli occhi infiammati dalla forte
luce. Ogni giorno era una lotta contro il tempo, poiché il paesaggio che stava
attraversando era spietatamente sterile. Se l’acqua o la carne essiccata e gli altri
alimenti commestibili scelti con cura fossero esauriti, per lei sarebbe stata la fine.
I dolori ed il pericolo mortale morte funzionavano tuttavia come una sorta di
anestesia, e camminava in uno stato di singolare leggerezza. La spaccava in due: un
corpo dai piedi sanguinanti e dai polmoni dolenti dalla mancanza d’ossigeno che si
faceva strada tra la nera piana di lava, ed un’anima che seguiva quel corpo
travagliato a distanza.
Riesaminò tutto ciò che era accaduto nella sua vita e si stupì di ciò come se fosse stata
la vita di qualcun altro; ma più di tutto la stupiva questo desiderio che la guidava
lontano, lontano oltre piane e monti, via dai bambini, via dal marito e dall’amore, via
dalla casa e dagli amici – questo desiderio dell’acqua! Cos’era, questo tale desiderio
che la convinse a lasciare quella vita a cui era abituata e che le era cara, questo
desiderio che la spingeva a cercare attraverso calore bruciante e freddo mordente,
lontano dal riparo e dalla pace, cercando, cercando, cieco come il bambino che cerca
il petto della madre o l’amante che cerca la bocca dell’amata?. Cos’era questo
desiderio verso l’acqua?
A nessuna di queste domande poteva trovare risposta, e di tutte meno che mai
all’ultima, e la più grande: cos’era l’acqua stessa. Intuì che non avrebbe mai risposto
a questa domanda e sapeva soltanto che era costretta ad arrivare lì, altrimenti
sarebbe morta.
Una sera bevve l’ultima goccia d’acqua dalla sacchetta di pelle e nel contempo
puntava lo sguardo verso est, cercando un punto di riferimento come era solita fare
26
Snart var fötterna åter fulla av sår och ögonen inflammerade av det starka ljuset. Varje dag
var en kamp mot tiden, eftersom det landskap hon genomkorsade var obönhörligt sterilt.
Om vattnet eller det torkade köttet eller de andra, noga utvalda födoämnena hon bar med
sig tog slut var det ute med henne.
Smärtorna och den ständiga dödsfaran verkade emellertid som ett slags bedövning,-och
hon vandrade vidare i ett tillstånd av egendomlig lätthet. Det klöv henne i två delar: en
kropp som på blödande fötter och med lungorna värkande av syrebrist tog sig över den
svarta lavaslätten och en själ som iakttog den kämpande kroppen på avstånd.
Hon gick igenom allt som hade hänt henne i livet och förundrades över det som över en
annans livshistoria; men mest av allt förundrades hon över den längtan som drev henne
vidare, vidare över slätter och berg, bort från barnen, bort från mannen och kärleken, bort
från hemmet och vännerna - denna längtan efter vattnet! Vad var det, en sådan längtan
som fått henne att lämna det liv hon var van vid och hade kärt, som manade henne att
genom brännande hetta och bitande köld, långt från skydd och frid söka, söka, blint som
barnet sin mors bröst och den älskade sin kärastes mun? Vad var denna längtan efter
vattnet?
Ingen av dessa frågor kunde hon finna svaret på, och allra minst den sista, och den största:
vad vattnet självt var. Hon anade att hon aldrig skulle komma att besvara den frågan och
hon visste bara att hon måste dit, annars skulle hon dö.
En kväll drack hon de sista vattendropparna ur skinnpåsen samtidigt som hon
riktade blickarna mot öster, sökande efter ett tecken som hon brukade om kvällarna:
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di sera: e lì vide i raggi del sole tramontante discendere sulle cime degli alberi che
ondeggiavano lente alla brezza della sera. Quando si infilò tra le coperte e voltò lo
sguardo verso le stelle sentì un odore di resina ed erba nelle narici. Quando sentì le
sue guance bagnate, pensò che si trattasse di rugiada che cadeva su di lei, ma erano
le sue stesse lacrime.
Il pomeriggio seguente vide per la prima volta un filo d’erba spuntare tra i blocchi di
lava. Ancora un po’ più tardi, il terreno tra le grandi rocce era sgombro e coperto da
freschi, verdi fili d’erba. Cadde il ginocchio e strofinò il volto nell’erba, brucando
come un animale e respirando quell’aria fresca con profonde boccate.
Al tramonto giunse agli alberi che vide la sera precedente dalla piana lavica. V’erano
tre alte conifere dalla cima a forma d’ombrello e la corteccia di un bruno chiaro, e lei
andò barcollando fino all’albero più vicino abbracciandolo. A lungo rimase con la
guancia premuta contro la ruvida corteccia, ma l’oscurità scendeva attorno a lei, e le
sue provviste erano esaurite. Le sovvenne un consiglio che il suo uomo le diede e si
arrampicò sull’albero per allacciare il sacchetto di pelle stretto attorno al più lontano
dei rami: lassù trovò qualche piccola pigna dura che riscaldò e mangiò. In seguito
discese e sistemò il suo giaciglio sotto l’albero, ma la sete le bruciava la gola ed ebbe
difficoltà ad addormentarsi.
Quando il sole si levò, si risvegliò dal suo torpore. Scalò l’albero e sciolse il sacchetto
con le dita tremanti, e sedendo su un ramo forcuto lo portò alla bocca.
Miracolosamente, l’albero aveva rilasciato l’umidità negli aridi aghi, e sul fondo del
sacchetto si era formata qualche resinosa goccia d’acqua, proprio ciò di cui aveva
bisogno per farcela ancora.
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och där såg hon den nedgående solens strålar falla över en trädkrona som sakta
rörde sig i aftonbrisen. När hon kröp ned mellan skinnfällarna och vände blicken
mot stjärnorna kände hon en doft av kåda och gräs i näsborrarna. Hon trodde att det
var dagg som föll över henne när hon kände att kinderna blev våta, men det var hennes
egna tårar.
Nästa eftermiddag såg hon för första gången grässtrån sticka upp mellan lavablocken.
Ytterligare en stund senare var marken fri mellan några stora stenar och täckt med friska,
gröna grässtrån. Hon föll på knä och gnuggade ansiktet mot gräset, betade av det som ett
djur och andades in den friska doften i djupa drag.
Mot solnedgången nådde hon träden hon sett från lavaslätten föregående kväll. Det var tre
höga barrträd med paraplyliknande krona och ljusbrun bark, och hon stapplade fram till
det närmaste och omfamnade det. Länge stod hon med kinden tryckt mot den sträva
barken, men mörkret föll redan omkring henne, och hennes förråd var uttömda. Hon kom
ihåg ett råd som mannen gett henne och klättrade upp i trädet för att fästa den tomma
skinnpåsen tätt kring de yttersta grenarna: däruppe hittade hon några små hårda kottar
som hon skalade och åt. Därefter klättrade hon ned och redde sitt läger under trädet, men
törsten brände henne i strupen och hon hade svårt att somna.
När solen gick upp vaknade hon ur sin dvala. Hon klättrade upp i trädet och lossade
skinnpåsen med darrande fingrar, och sittande i en grenklyka förde hon den till munnen.
Mirakulöst hade trädet lämnat ifrån sig den fukt som fanns i de skinntorra barren, och i
botten av påsen hade det bildats några hartsdoftande vattendroppar, precis vad hon
behövde för att orka vidare.
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Adesso scendeva così a strapiombo che doveva mantenersi per non cadere, ed in una
pendenza sottostante vide degli alberi addensarsi per formare un rado boschetto:
arbusti ed erbe crescevano tra i tronchi, e cercò eccitata dappertutto con i suoi occhi
infiammati.
Dinanzi a lei si piegava ancora una corona di cime, ma vide che la montagna si
apriva in diversi luoghi. Si fermò a guardarsi attorno indecisa, poiché non sapeva
quanto le sue forze sarebbero durate. Stelle nere danzavano dinanzi agli occhi, e le
gambe tremavano al suo peso che si reggeva in piedi appena.
Fin dal mattino il suo viaggio era stato accompagnato da un magnifico sole, ma
adesso si stava oscurando improvvisamente, ed un boato furioso rombò tra i monti.
Si coprì le orecchie con le mani e fissando le nuvole che irrompevano attraverso il
valico come nebbia, ma d’improvviso capì e iniziò a correre.
La ferita ai piedi da poco guarita si aprì, barcollò e cadde e si crearono nuove piaghe,
ma lei non sentì nulla; fulmini s’intrecciavano tra di loro nell’aria e il temporale
risuonò tra i monti come se fosse la fine del mondo, inciampò e cadde, si alzò e
continuò, ed ora lo sentì! Lo sentì arrivare, prima come un sussurro tra i rombi di
tuono, e poi come un baccano sempre più forte, ed ora! Ora vide il muro bianco
innalzarsi dinanzi a lei ed infuriare sulla pendenza. La terra tremava sotto i piedi.
Rimase alzata e accolse la pioggia a braccia aperte. La sciacquò, lavò il sangue dalle
sue piaghe e fluendo sulle purulente palpebre diluendosi con le lacrime. Tolse i
vestiti e lasciò che l’acqua le inondasse petto e spalle, ed i nodi nei capelli si sciolsero
con la pioggia fino a diventare morbidi riccioli.
L’acquazzone fu presto finito, ma quando le nuvole si disperdevano come fumo sulle
cime dei monti e l’eco degli ultimi boati si affievoliva, lei era ancora dinanzi al sole
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Nu stupade det så brant nedåt att hon fick hålla emot för att inte falla, och i sluttningen
nedanför såg hon träden tätna till en gles skogsdunge: buskar och gräs växte mellan
stammarna, och hon spanade ivrigt åt alla håll med sina inflammerade ögon.
Framför henne böjde sig ännu en krans av toppar, men hon såg att berget öppnade sig på
flera ställen. Hon stannade och tittade sig obeslutsamt omkring, för hon visste inte hur
långt hennes krafter skulle räcka: svarta stjärnor dansade för ögonen, och benen darrade
så under henne att hon knappt kunde stå.
Ända sedan morgonen hade hennes färd försiggått i strålande sol, men nu mörknade det
plötsligt och ett stort tordön rullade fram mellan bergen. Hon slog händerna för öronen
och stirrade på molnen som vällde in genom passen som en dimma, men så förstod hon
plötsligt och började springa.
De nyss läkta såren på fötterna gick upp, och hon snubblade och föll och rev upp nya, men
hon kände det inte ens; medan blixtarna korsade varandra i luften och åskan rullade
mellan bergen som om jordens undergång var kommen sprang hon vidare, snavade och
föll och reste sig och fortsatte, och nu hörde hon det! Hon hörde det komma, först som en
viskning mellan åsksmällarna, och sedan som ett hastigt växande dån, och nu! nu såg hon
den vita väggen resa sig framför henne och svepa uppför sluttningen. Marken skakade
under fötterna.
Hon blev stående och tog emot regnet med öppna armar. Det sköljde henne ren, det
tvättade blodet från hennes sår och rann över de variga ögonlocken och bländade sig med
tårarna. Hon löste upp sina kläder och lät vattnet skölja över bröst och axlar, och tovorna i
hennes hår löstes av regnet och blev till mjuka lockar.
Skuren var snart över, men fortfarande när molnen skingrades som rök över
bergstopparna och ekot efter de sista smällarna dött bort stod hon kvar i den
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sorgente, ad occhi chiusi con lo sguardo rivolto verso l’alto e a braccia aperte. I
ruscelli d’acqua piovana gorgogliavano lungo le pendenze, e quando verso
mezzogiorno arrivò al valico più vicino lo vide, ancora lontanissimo in un fumo
sfuggente, un leggero bagliore verso l’orizzonte tra monti blu e colli verdi: il mare.
Il vento iniziava a profumare di sale, ma impiegò due giorni per giungere a
destinazione, ed arrivò al principio della sera del secondo giorno. Scese dritta verso il
bagnasciuga sulle selci, e stette lì, e vi rimase per ore, mentre il sole sprofondava in
mare.
Sulla spiaggia viveva in solitudine un vecchio pescatore, e questi la osservò confuso
dalla sua capanna mentre lei era lì, con i suoi biondi capelli impalliditi che
ondeggiavano al vento; come uno strano essere, pensò il pescatore, un messaggero di
qualcosa che non aveva compreso e di cui neanche voleva sapere.
Al mattino, lei riposava immobile sulle pietre: aveva sparso qualche coperta sotto di
sé, e giaceva sdraiata con i piedi sciacquati dalla pigra maretta. In questa chiara luce
il pescatore notò spaventato che le sue gambe erano piene di ferite e piaghe
purulente appena guarite, e era così magra ed esile che le costole sporgevano dai
fianchi. Fu preso da compassione e volle aiutarla.
Quando lei gli chiese un’imbarcazione, lui le mostrò la sua vecchia barca da pesca,
nella quale neppure suo nipote sapeva navigarci, e lei gli diede in cambio una nera
pietra scintillante che era tutto ciò che aveva, diceva lei.
Lui andò in paese a commerciare, e quando verso sera ritornò, sia lei che la barca
erano partiti.
Il giorno seguente il pescatore fu chiamato dal commissario della polizia del paese. Si
era diffusa la notizia di una donna straniera, ed il commissario era curioso. In
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frambrytande solen, blundande med uppåtvänt ansikte och utsträckta armar.
Regnvattenbäckarna porlade utefter sluttningarna, och när hon vid middagstid
nådde det närmaste passet såg hon det, långt därborta ännu i en gäckande rök, ett svagt
glinder vid horisonten mellan blå berg och gröna kullar: havet.
Vinden började snart smaka salt, men det tog henne två dagar att komma dit, och först i
kvällningen den andra dagen var hon framme. Hon gick rakt ned till vattenbrynet över
kiselstenarna och ställde sig där, och i flera timmar stod hon så, medan solen sjönk i havet.
På stranden bodde en ensam gammal fiskare, och han iakttog henne förbryllat från sin
koja där hon stod med de toviga, solblekta hårslingorna flygande i vinden; som ett
främmande väsen, tänkte fiskaren, en budbärare om något han inte förstod och inte heller
ville veta.
På morgonen vilade hon orörlig på stenarna: hon hade brett ut några skinnfällar under sig
och låg raklång så att fötterna sköljdes av den loja morgondyningen. I det klara ljuset såg
fiskaren förskräckt att hennes ben var fulla av sår och knappt läkta varhärdar, och att hon
var så mager att revbenen stack ut i sidorna på henne. Han greps av medlidande och ville
hjälpa henne.
När hon frågade efter en båt erbjöd han henne sin gamla fiskeskuta, den som inte ens hans
sonson ville segla längre, och hon gav i utbyte en glimmande svart sten som var allt hon
hade, sa hon.
Han gick till byn för att handla, och när han mot kvällen kom tillbaka var både hon och
båten borta.
Följande dag blev fiskaren kallad till polismästaren i byn. Ryktet om den främmande
kvinnan hade spritt sig, och polismästaren var nyfiken. Dessutom hade han för inte
33
seguito, non molto dopo, ricevette una richiesta di ricercare la moglie di un
diplomatico nordico dalla grande città sulla piana. In verità lui abbandonò poi la
speranza di ritrovarla in vita, dato che il paese era pieno di banditi e la famiglia
aveva inoltre dichiarato che alla scomparsa lei soffriva di depressione, ma il
commissario era un uomo meticoloso e pensò che la cosa doveva essere
approfondita.
Il pescatore raccontò di buona volontà di quella donna straniera . Lei aveva comprato
la sua vecchia barca da pesca in cambio di un diamante nero, disse, e mostrò la pietra
al commissario. Questi osservò la pietra e rise, poiché era un brillante pezzo di lava
della spaventosa piana vulcanica al di sopra dei monti, dove nessuno osava
avventurarsi. Forse lei era venuta da lì?
Rise ancora di più quando il pescatore entusiasta disse che era proprio così. Aveva
attraversato la piana dalla grande città a ovest in molte settimane e poi aveva scalato
le montagne e trascorso l’inverno da un pastore, poi aveva incrociato la pianura di
lava e salita sui monti, poiché il suo unico desiderio era il mare.
Il commissario scosse la testa, mentre il pesatore raddrizzò la schiena e disse che era
vero, ogni singola parola che aveva raccontato, e che mai nella sua vita aveva
incontrato una donna così particolare. In verità era bella, disse, con quegli splendidi
occhi blu, ma il più delle volte si era mostrata come una pazza, sia giovane che
vecchia, sia angelo che strega, o entrambe; come un essere dall’altrove. Parlando
sinceramente, disse il pescatore, era stato contento di vederla sparire.
Il commissario scosse ancora la testa: mai aveva sentito una cosa così folle nella sua
vita! Di una donna che avrebbe abbandonato tutto ciò che aveva amato, marito, casa
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så länge sedan tagit emot en efterlysning av hustrun till en nordisk diplomat från
den stora staden på slätten. Visserligen hade man redan gett upp hoppet om att
återfinna henne i livet eftersom landet var fullt av banditer och familjen dessutom
uppgivit att hon varit deprimerad vid försvinnandet, men polismästaren var en nitisk man
och tyckte att saken borde undersökas.
Fiskarfin berättade beredvilligt om den främmande kvinnan. Hon hade köpt hans gamla
fiskebåt för en svart diamant, sa han, och visade polismästaren stenen. Denne tittade på
stenen och skrattade, för det var en bit glänsande svart lava från den fruktansvärda vulkanslätten ovanför bergen, dit ingen människa vågade sig. Skulle hon kanske ha kommit
därifrån?
Han skrattade ännu mera när fiskaren ivrigt nickade och sa att just så var det. Hon hade
gått över slätten väster om den stora staden i många veckor och därefter klättrat upp i
bergen och övervintrat hos en herde, och sedan hade hon genomkorsat lavaslätten och
stigit nedför berget igen, därför att hennes enda längtan var havet.
Polismästaren skakade på huvudet, men fiskaren rätade på ryggen och sa att det var sant,
vartenda ord han hade berättat, och egendomligare kvinna hade han aldrig stött på i sitt
liv. Egentligen var hon vacker, sa han, med de där lysande blå ögonen, men hon hade
mest sett ut som en galning, varken ung eller gammal, varken ängel eller häxa, eller
bådadera; som ett väsen någon annanstans ifrån. Ärligt talat, sa fiskaren, så hade han varit
glad att se henne försvinna.
Polismästaren skakade på huvudet igen: aldrig hade han väl hört något tokigare i sitt
liv! Att en kvinna skulle lämna allt hon hade kärt; man och barn och hem, och under
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e figli, e tra continue privazioni e pericoli attraverso una piana desolata,
arrampicandosi su alte montagne solo per giungere al mare, quando chiunque –
soprattutto la moglie di un diplomatico straniero! – avrebbe facilmente potuto
comprare un viaggio organizzato fino alla più vicina località!
Accompagnò il pescatore alla porta e scosse la testa una terza volta: gente così non se
ne trova più. – Dove poteva essere, dopo tutto? gridò al pescatore mentre questi
aveva già disceso le scale della stazione di polizia.
Il pescatore scrollò le spalle.
-
Non lo sapeva, diceva .
-
Non lo sapeva? ripeté il commissario.
-
No, disse il pescatore. Là dove l’avrebbe portata il mare, diceva.
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ständiga umbäranden och faror korsa öde slätter och bestiga höga berg bara för att
komma till havet när vem som helst - särskilt hustrun till en utländsk diplomat! - lätt
kunde köpa sig en charterresa till närmaste badort!
Han följde fiskaren till dörren och skakade på huvudet en tredje gång: sådana människor
fanns inte mer.
- Vart skulle hon, förresten? ropade han efter fiskaren när denne redan klivit nedför
trappan till polisstationen.
tionen.
Fiskaren ryckte på axlarna. - Det visste hon inte, sa hon.
- Det visste hon inte? upprepade polismästaren. - Nej, sa fiskaren. Dit havet bar henne, sa
hon.
Abstrakt
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I met a lot of difficulties translating “Livets vatten”. The principal factors are been
connected to the typical characteristics of swedish: the parataxis and the compound nouns.
I overcomed a lot of problems with the share of the author, Elisabeth Olin.
During the experience of translation, I met her numerous times, discussing and choosing
the rightest solutions according to the circumstances. In this way, the author guided me to
the meaning that she gives to words; I think that this collaboration has improved the
quality of the work. Often, when two people tranlslate the same text, a lot of difficulties
rise, because there are two different minds with completely different opinions of the
context. In my situation, the author’s support has been important, because she addresses
me towards the best solutions, not only from the technical point of view.
I hope to have been a loyal translator working on “livets vatten”, despite doubts and
uncertainties, and reaffirming that possible errors are to ascribe to me.
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TESTI CONSULTATI
Opere dell’autrice Elisabeth Olin
Vattenvägar, Bonniers, Stockholm, 1996
När och fjärran, Bonniers, Stockholm, 1990
Färdemän, Bonniers, Stockholm, 1993
Testi sulla traduzione letteraria
Nergaard, Siri (a cura di), La teoria della traduzione nella storia, Bompiani 1993
Koch, Ludovica, Al di qua e al di là dell’umano, Donzelli, 1997
Eco, Umberto, La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea, Laterza, Bari 1992
Terracini, Benvenuto, Il problema della traduzione, Serra e Riva, Milano, 1983
Nergaard, Siri, Teorie contemporanee della traduzione, Milano, Bompiani, 1995
Faini, Paola. Tradurre. Dalla teoria alla pratica. Roma, Carocci, 2004
Testi a carattere generale
Genette, Gérard, Figure III, Einaudi, Torino 1972
Bachelard, Gaston, Psicanalisi delle acque. Purificazione, morte e rinascita, Corno 1987
Durand Gilbert, Les structures anthropologiques de l'imaginaire, Paris, Dunod, 1960
Dizionari
De Voto / Oli, Dizionario della lingua italiana, Le Monnier, 2002
De Mauro, Tullio, Dizionario dei sinonimi e dei contrari, Paravia 2003
AA./VV., Svensk ordbok, Zanichelli/Norsteds, 1994
Siti web consultati
www.biblit.it
www.passagen.se
www.not-compatible.org
www.studentlitteratur.se
Indice
39
Nota dell’autrice…………………………………………………………………………….
2
Introduzione ………………………………………………………………………………...
3
L’acqua della vita…………………………………………………………………………....
10
Livets vatten…………………………………………………………………………………
11
Abstrakt………………………………………………………………………………………
38
Testi consultati………………………………………………………………………………
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40
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Livets Vatten - L\`acqua della vita