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5.6.2013
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
L 152/5
REGOLAMENTO (UE) N. 513/2013 DELLA COMMISSIONE
del 4 giugno 2013
che istituisce un dazio antidumping provvisorio sulle importazioni di moduli fotovoltaici in silicio
cristallino e delle relative componenti essenziali (celle e wafer) originari o provenienti dalla
Repubblica popolare cinese e che modifica il regolamento (UE) n. 182/2013 che dispone la
registrazione delle importazioni dei suddetti prodotti originari o provenienti dalla Repubblica
popolare cinese
l’Unione, ai produttori esportatori noti, alle autorità della
RPC e agli importatori noti. La Commissione informava
inoltre i fabbricanti USA della sua intenzione di conside­
rare tale paese come un possibile paese di riferimento.
LA COMMISSIONE EUROPEA,
visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea,
visto il regolamento (CE) n. 1225/2009 del Consiglio del 30 no­
vembre 2009, relativo alla difesa contro le importazioni oggetto
di dumping da parte di paesi non membri della Comunità
europea (1) («il regolamento di base»), in particolare l’articolo 7
e l’articolo 14, paragrafo 5,
(5)
Le parti interessate hanno avuto la possibilità di presen­
tare le loro osservazioni per iscritto e di chiedere un’au­
dizione entro il termine stabilito nell’avviso di apertura. È
stata concessa un’audizione a tutte le parti interessate che
ne hanno fatto richiesta e che hanno dimostrato di avere
particolari motivi per essere sentite.
(6)
Dato il numero elevato di produttori esportatori nel
paese interessato, di importatori non collegati e di fab­
bricanti UE interessati al procedimento e al fine di com­
pletare l’inchiesta entro i termini regolamentari, la Com­
missione annunciava nell’avviso di apertura di voler limi­
tare a un numero ragionevole i produttori esportatori nel
paese interessato, gli importatori non collegati e i fab­
bricanti UE da sottoporre all’inchiesta, scegliendo un
campione ai sensi dell’articolo 17 del regolamento di
base (tecnica nota anche come «campionamento»).
sentito il comitato consultivo,
considerando quanto segue:
A. PROCEDIMENTO
1. Apertura
(1)
(2)
In data 6 settembre 2012, la Commissione europea («la
Commissione») annunciava, con un avviso pubblicato
nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea (2) («Avviso di
apertura»), l’apertura di un procedimento antidumping
riguardante le importazioni nell’Unione di moduli foto­
voltaici in silicio cristallino e le relative componenti es­
senziali (celle e wafer) originari della Repubblica popolare
cinese («RPC» o «paese interessato»).
L’inchiesta è stata aperta in seguito a una denuncia pre­
sentata in data 25 luglio 2012 da EU ProSun («il denun­
ciante») per conto di fabbricanti che rappresentano più
del 25 % della produzione totale dell’Unione di moduli
fotovoltaici («moduli FV») in silicio cristallino e delle re­
lative componenti essenziali. La denuncia conteneva ele­
menti di prova prima facie dell’esistenza di pratiche di
dumping sul prodotto citato e del grave pregiudizio da
esso provocato, elementi ritenuti sufficienti per giustifi­
care l’avvio di un’inchiesta.
a) Campionamento dei produttori dell’Unione
(7)
La Commissione annunciava nell’avviso di apertura di
aver selezionato in via provvisoria un campione di fab­
bricanti UE. Tutti i fabbricanti noti della UE e tutte le
associazioni note di fabbricanti sono stati informati della
scelta del campione provvisorio di fabbricanti UE. Il cam­
pione provvisorio si componeva di nove fabbricanti UE
su circa 220 già noti, prima dell’apertura dell’inchiesta,
per produrre il prodotto simile (cfr. il considerando 26),
che, scelti in base al volume massimo rappresentativo
della produzione tenendo conto dei volumi di vendita e
della posizione geografica, potessero essere ragionevol­
mente esaminati nel lasso di tempo disponibile. Il cam­
pione permetteva di rappresentare sia i fabbricanti UE
integrati verticalmente che quelli non integrati vertical­
mente. Le parti interessate sono state invitate a manife­
stare le loro osservazioni anche sul campione provviso­
rio. Molte di esse hanno formulato osservazioni sul cam­
pione provvisorio e alcune hanno chiesto un’audizione
con il consigliere-auditore.
(8)
Alcune parti interessate hanno sollevato le seguenti obie­
zioni sul campione provvisorio dei fabbricanti UE:
2. Registrazione
(3)
In seguito a una richiesta del denunciante, corredata dai
necessari elementi di prova, la Commissione adottava, in
data 1 marzo 2013, il regolamento (UE) n. 182/2013 (3)
che dispone la registrazione delle importazioni di moduli
fotovoltaici in silicio cristallino e delle relative compo­
nenti essenziali (celle e wafer) originari o provenienti
dalla Repubblica popolare cinese a decorrere dalla data
del 6 marzo 2013.
3. Parti interessate al procedimento
(4)
La Commissione notificava ufficialmente l’apertura del­
l’inchiesta al denunciante, ad altri fabbricanti noti del­
(1) GU L 343 del 22.12.2009, pag. 51.
(2) GU C 269 del 6.9.2012, pag. 5.
(3) GU L 61 del 5.3.2013, pag. 2.
i) innanzitutto, hanno fatto presente che le poche in­
formazioni date sul campione scelto a titolo provvi­
sorio erano insufficienti e non permettevano valuta­
zioni approfondite sul campione proposto. Esse criti­
cavano soprattutto la riservatezza che circondava
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l’identità dei fabbricanti UE e chiedevano che fossero
resi noti gli Stati membri in cui avevano sede i fab­
bricanti UE inclusi nel campione, la quota che que­
st’ultimi detenevano sul volume totale della produ­
zione di moduli FV, celle e wafer nonché la percen­
tuale della produzione e delle vendite detenuta dalle
singole imprese incluse nel campione e dal campione
nel suo insieme;
ii) il metodo usato per la scelta del campione veniva
contestato perché «avrebbe confuso tre fasi distinte»
e cioè gli elementi su cui si fondava l’apertura dell’in­
chiesta, la definizione di industria dell’Unione e il
campionamento vero e proprio. Le parti interessate
lamentavano che non fosse chiaro se la definizione di
industria dell’Unione fosse già avvenuta al momento
della scelta del campione e quindi se il campione
potesse essere considerato rappresentativo. Se la defi­
nizione di industria dell’Unione non avviene all’atto
del campionamento, le parti interessate non possono
verificare la rappresentatività del campione provviso­
rio e neppure se, in base al campione, possono valu­
tare correttamente la situazione di tale industria du­
rante il periodo dell’inchiesta di cui al considerando
19. Veniva inoltre deplorata l’inopportunità di sce­
gliere il campione provvisorio in base alle risposte
date dai fabbricanti UE nell’ambito dell’esame degli
elementi a sostegno dell’apertura dell’inchiesta;
iii) alcune parti hanno poi sostenuto che il campione
provvisorio fosse stato scelto semplicemente in base
al sostegno espresso da alcune imprese alla presente
inchiesta;
iv) una parte lamentava il fatto che, essendo comprese
nel campione provvisorio imprese integrate vertical­
mente, era possibile che il volume di produzione delle
celle e dei wafer fosse stato conteggiato due o anche
tre volte, il che fa ulteriormente dubitare della rap­
presentatività complessiva del campione. Essa chie­
deva che per i fabbricanti integrati verticalmente si
conteggiasse il solo volume di produzione dei modu­
li, senza quello delle celle e dei wafer;
v) la stessa parte argomentava che una serie di dati su
cui si fondava la scelta del campione fosse almeno in
parte inattendibile, adombrando effetti negativi per la
rappresentatività del campione provvisorio nel suo
insieme;
vi) una delle parti ha fornito un elenco, pretendendo che
contenesse altri 150 fabbricanti UE del prodotto si­
mile di cui si sarebbe dovuto tener conto nella scelta
di un campione di fabbricanti UE.
(9)
Agli argomenti sollevati dalle parti è stato risposto come
segue:
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i) sono i fabbricanti UE ad aver chiesto che i loro nomi
non venissero divulgati per timore di rappresaglie.
Alcuni di essi erano stati effettivamente oggetto di
minacce concrete per danneggiarne l’attività sia all’in­
terno che all’esterno della UE. La Commissione ha
ritenuto che tali richieste non fossero sufficiente­
mente fondate per essere accettate. Divulgare la sede
o la quota della produzione e delle vendite di singoli
fabbricanti UE inseriti nel campione avrebbe potuto
rivelarne l’identità e la richiesta formulata in questo
senso è stata respinta;
ii) la Commissione non ha affatto «confuso» esame degli
elementi a sostegno dell’apertura dell’inchiesta, defini­
zione di industria dell’Unione e scelta del campione
provvisorio: tali fasi sono sempre state indipendenti
l’una dall’altra e su di esse sono state prese decisioni
separate. Nulla dimostra invece che dati relativi alla
produzione e alle vendite forniti dai fabbricanti UE,
nel quadro dell’esame del sostegno all’apertura dell’in­
chiesta, abbiano pesato negativamente sulla rappre­
sentatività del campione. È vero che la definizione
provvisoria di industria dell’Unione è avvenuta all’atto
dell’apertura dell’inchiesta. Per stabilire provvisoria­
mente la produzione totale della UE per il periodo
dell’inchiesta (PI, cfr. considerando 19), sono state
usate tutte le informazioni disponibili sui fabbricanti
UE, anche quelle contenute nella denuncia, nonché
dati raccolti presso fabbricanti UE e altre parti prima
dell’apertura dell’inchiesta;
iii) ai fini del campione, si è tenuto conto di tutti i
fabbricanti UE che avessero risposto alle domande
sugli elementi a sostegno dell’apertura dell’inchiesta
indipendentemente dal fatto che la sostenessero, vi
si opponessero o non avessero un’opinione sull’in­
chiesta stessa; tale affermazione è stata pertanto re­
spinta;
iv) la questione del doppio o triplo conteggio è stata
affrontata al momento della scelta del campione
provvisorio. È stato assodato che se fossero state
escluse la produzione e le vendite di celle e wafer
dei fabbricanti UE integrati verticalmente, non sa­
rebbe stata considerata la parte di produzione di celle
e wafer venduta sul mercato libero. Si è perciò rite­
nuto che escludere le vendite di celle e wafer dal
volume totale della produzione, non necessariamente
avrebbe reso il campione più rappresentativo. Inoltre,
la rappresentatività del campione si basa non solo sul
volume di produzione ma anche sulla distribuzione
geografica e su una rappresentanza equilibrata tra
fabbricanti integrati e non integrati verticalmente. La
rappresentatività relativa del volume di produzione è
stata calcolata a livello di ciascun tipo di prodotto
simile. Su questa base, il metodo di scelta del cam­
pione provvisorio è stato ritenuto ragionevole e il
campione stesso è considerato nel suo insieme rap­
presentativo per l’industria dell’Unione che fabbrica il
prodotto in esame. Quest’argomentazione è stata per­
tanto respinta;
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v) riguardo all’affidabilità dei dati, il campione è stato
scelto in base alle informazioni disponibili al mo­
mento in cui è avvenuta la scelta, come prevede l’ar­
ticolo 17, paragrafo 1, del regolamento di base.
Quanto all’attendibilità dei dati a sostegno dell’aper­
tura dell’inchiesta, da essa non sono emersi elementi
di prova del fatto che i dati raccolti prima dell’aper­
tura fossero lacunosi in misura significativa. Si può
quindi ragionevolmente ritenere che il campione
provvisorio sia stato scelto in base a considerazioni
sufficientemente fondate. Quest’argomentazione è
stata pertanto respinta;
viso di apertura, una serie di informazioni essenziali sulle
loro attività relative al prodotto in esame durante il PI,
definito al considerando 19.
(12)
vi) riguardo all’elenco dei circa 150 fabbricanti UE ag­
giuntivi, si noti che esso è stata fornito quando il
termine ultimo, a disposizione delle parti interessate
per formulare osservazioni sulla scelta del campione
provvisorio e dei fabbricanti UE per manifestarsi e
chiedere di essere in esso inseriti, era largamente sca­
duto. Inoltre, circa 30 fabbricanti UE che compaiono
nell’elenco erano effettivamente noti alla Commis­
sione al momento della scelta del campione. E all’atto
della scelta del campione si è tenuto conto di tutti i
fabbricanti UE che si erano manifestati dopo la pub­
blicazione dell’avviso di apertura. La rappresentatività
del campione non è stata quindi in alcun modo pre­
giudicata. Quest’argomentazione è stata pertanto re­
spinta.
(10)
Dopo il ricevimento delle osservazioni, la composizione
del campione è stata riveduta in quanto esistevano ele­
menti per ritenere che una delle imprese scelte non sa­
rebbe stata in grado di collaborare pienamente. Per man­
tenere il livello di rappresentatività del campione, vi è
stato aggiunto un altro fabbricante UE. Il campione
così rettificato si componeva quindi di 10 imprese scelte
in base al volume massimo rappresentativo per ciascun
livello di produzione, considerati i volumi di vendita sul
mercato dell’UE e le dislocazioni geografiche che potes­
sero essere ragionevolmente esaminati nel periodo di
tempo disponibile. Alla fine, il nuovo campione di fab­
bricanti UE rappresentava, in percentuale sulla produ­
zione totale dell’Unione, tra il 18 % e il 21 % dei moduli,
tra il 17 % e il 24 % delle celle e tra il 28 % e il 35 % dei
wafer e copriva fabbricanti sia integrati che non integrati
verticalmente. Poiché indicare percentuali precise avrebbe
permesso di calcolare il volume di produzione del sud­
detto fabbricante UE aggiunto e di svelarne quindi l’iden­
tità, si è dovuto prescindere dal divulgarle.
(11)
Dato il numero potenzialmente elevato di importatori
non collegati, l’avviso di apertura prevedeva la possibilità
di un campionamento, ai sensi dell’articolo 17 del rego­
lamento di base. Per consentire alla Commissione di sta­
bilire se fosse necessario ricorrere al campionamento e, in
tal caso, di selezionare un campione, tutti gli importatori
e i fabbricanti UE furono invitati a contattare la Com­
missione e a fornire, secondo le modalità indicate nell’av­
Dei circa 250 importatori non collegati, indicati dal de­
nunciante e contattati dalla Commissione, 36 hanno ri­
sposto al formulario di campionamento allegato all’avviso
di apertura: 35 per i moduli FV e solo uno per le celle.
Non è pervenuta alcuna risposta per i wafer. Il campione
è stato scelto, ai sensi dell’articolo 17, paragrafo 2, del
regolamento di base, in modo da coprire il volume mas­
simo rappresentativo delle importazioni che potesse es­
sere ragionevolmente esaminato nel periodo di tempo a
disposizione. Su queste premesse, la Commissione ha
scelto un campione di tre importatori non collegati per
i moduli FV e di uno per le celle. In seguito alle osser­
vazioni ricevute, la Commissione ha deciso di inserire nel
campione un altro importatore non collegato per i mo­
duli FV. Questa impresa si era manifestata sostenendo
che il suo livello di attività avrebbe giustificato l’inclu­
sione nel campione. Dal riesame della sua candidatura
iniziale è emerso un errore materiale riguardante il vo­
lume delle importazioni dichiarato dall’importatore in
questione. L’impresa, pertanto, veniva inserita nel cam­
pione degli importatori non collegati. D’altra parte, due
imprese, inizialmente inserite nel campione, non hanno
risposto ai questionari; sono state quindi considerate im­
prese che non collaborano all’inchiesta ed escluse dal
campione degli importatori non collegati. Il campione
degli importatori non collegati era perciò costituito da
due importatori per i moduli FV e da un importatore
per le celle, che rappresentano tra il 2 % e il 5 % di tutte
le importazioni dal paese interessato. Dalle risposte al
questionario è tuttavia emerso che l’attività principale di
due dei tre importatori era in realtà gli impianti solari e
non il commercio del prodotto in esame. L’inchiesta ha
rivelato che la maggior parte delle importazioni del pro­
dotto in esame entrano nel mercato UE attraverso im­
prese collegate ai produttori esportatori della RPC oppure
attraverso installatori o responsabili di progetti. Date le
circostanze, il campione è stato considerato rappresenta­
tivo solo in via provvisoria. La Commissione, tuttavia, nel
corso dell’inchiesta contatterà altri importatori non col­
legati che hanno collaborato per verificare se hanno i
requisiti per essere considerati importatori e per vedere
se sia possibile aumentare la dimensione del campione.
c) Campionamento dei produttori esportatori
(13)
b) Campionamento degli importatori non collegati
L 152/7
Dato il numero apparentemente elevato di produttori
esportatori, l’avviso di apertura prevedeva la possibilità
di ricorrere al campionamento per determinare il dum­
ping, in conformità all’articolo 17 del regolamento di
base. Per consentire alla Commissione di stabilire se fosse
necessario ricorrere al campionamento e, in tal caso, di
selezionare un campione, tutti i produttori esportatori
furono invitati a contattare la Commissione e a fornire,
secondo le modalità indicate nell’avviso di apertura, una
serie di informazioni essenziali sulle loro attività relative
al prodotto in esame durante il PI, definito al conside­
rando 19. Sono state anche consultate le autorità del
paese interessato.
L 152/8
(14)
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— Delta Energy Systems S.r.l., Roma, Italia,
Ben 135 produttori esportatori cinesi (spesso più imprese
raggruppate) si sono manifestati nel quadro della proce­
dura di campionamento. Le imprese che hanno collabo­
rato rappresentano l’80 % del valore totale delle esporta­
zioni cinesi. Il campione scelto è costituito da sette
gruppi di imprese di cui tre esportatori che hanno colla­
borato con il maggior volume di esportazioni di moduli
FV, due esportatori che hanno collaborato con il maggior
volume di esportazioni di celle e due esportatori che
hanno collaborato con il maggior volume di esportazioni
di wafer.
— Sunways AG, Konstanz, Germania,
— JA Solar GmbH, Monaco, Germania;
d) operatori commerciali/importatori collegati, al di fuori
dell’Unione:
— Delsolar Co Ltd, Zhunan City, Taiwan,
d) Risposte al questionario e verifiche
(15)
(16)
(17)
— JA Solar Hong Kong Ltd, Hong Kong RAS,
La Commissione ha inviato questionari a tutti i produt­
tori esportatori cinesi inclusi nel campione e ai fabbri­
canti UE inclusi nel campione, agli importatori non col­
legati inclusi nel campione nonché agli operatori a monte
e a valle e alle loro associazioni che si sono manifestate
entro i termini stabiliti nell’avviso di apertura. La Com­
missione ha anche contattato un’associazione di consu­
matori rappresentativa.
— Wealthy Rise International Ltd, Hong Kong RAS,
— Suntech Power International Ltd, Schaffhausen,
Svizzera,
— Trina Solar (Schweiz) AG, Wallisellen, Svizzera;
e) importatore non collegato nell’Unione:
Sono state ricevute risposte al questionario da tutti i
produttori esportatori cinesi inclusi nel campione, tutti
i fabbricanti UE inclusi nel campione, da tre importatori
UE non collegati, da 21 operatori a monte e a valle e da
tre delle loro associazioni.
— IBC AG, Bad Staffelstein, Germania;
f) operatori a monte:
La Commissione ha raccolto e verificato tutte le informa­
zioni ritenute necessarie ai fini della determinazione
provvisoria del dumping, del conseguente pregiudizio e
dell’interesse dell’Unione. Sono state effettuate visite di
verifica presso le sedi delle seguenti imprese o gruppi
d’imprese:
— Roth & Rau AG, Hohenstein-Ernsthal, Germania,
— WACKER Chemie AG, Burghausen, Germania;
g) operatori a valle:
a) fabbricanti UE:
— Juwi Solar GmbH, Worrstadt, Germania,
— sono state effettuate visite di verifica presso le sedi
dei 10 fabbricanti UE inclusi nel campione;
— ValSolar SL, Badajoz, Spagna;
h) associazioni:
b) produttori esportatori della RPC:
— EPIA, Bruxelles, Belgio.
— Changzhou Trina Solar Energy Co Ltd, RPC,
— Delsolar (Wujiang) Co Ltd, RPC,
(18)
— Jiangxi LDK Solar Hi-Tech Co Ltd, RPC,
— JingAo Group, RPC,
— Jinzhou Yangguang Energy, RPC,
— Tata Power Solar Systems Limited, Bengaluru, India.
— Yingli Green Energy Holding Company, RPC;
4. Periodo dell’inchiesta e periodo in esame
c) importatori collegati nell’Unione:
— LDK Solar Italia S.r.l., San Zenone degli Ezzelini
(TV), Italia,
Data l’esigenza di calcolare un valore normale per i pro­
duttori esportatori della RPC cui non sia stato ricono­
sciuto il TEM, per determinare il valore normale in base a
dati relativi all’India, in quanto paese di riferimento, è
stata effettuata una visita di verifica presso le sedi delle
seguenti imprese:
— EMMVEE Photovoltaic Power Private Limited, Benga­
luru, India,
— Wuxi Suntech Power Co Ltd, RPC,
— Yingli Green Energy Greece Sales GmbH, Monaco,
Germania,
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(19)
L’inchiesta relativa al dumping e al pregiudizio ha riguar­
dato il periodo compreso tra il 1o luglio 2011 e il 30 giu­
gno 2012 («periodo dell’inchiesta», o «PI»). L’esame delle
tendenze pertinenti alla valutazione del pregiudizio copre
il periodo compreso tra il 2009 e la fine del periodo
dell’inchiesta («periodo in esame»).
5.6.2013
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2. Prodotto simile
B. PRODOTTO IN ESAME E PRODOTTO SIMILE
1. Prodotto in esame
(20)
(21)
(26)
Il prodotto in esame è rappresentato da moduli o pan­
nelli FV in silicio cristallino e da celle e wafer del tipo
utilizzato nei moduli o pannelli FV in silicio cristallino,
originari o provenienti dalla Repubblica popolare cinese.
Lo spessore delle celle e dei wafer hanno non è superiore
a 400 μm. Tale prodotto è attualmente classificato ai
codici
NC
ex 3818 00 10,
ex 8501 31 00,
ex 8501 32 00,
ex 8501 33 00,
ex 8501 34 00,
ex 8501 61 20,
ex 8501 61 80,
ex 8501 62 00,
ex 8501 63 00, ex 8501 64 00 ed ex 8541 40 90 («il
prodotto in esame»).
i) Caratteristiche fisiche, chimiche e tecniche e impieghi
finali
(27)
Varie parti interessate hanno sostenuto che l’inchiesta
non poteva coprire tre prodotti diversi dal punto di vista
fisico, chimico e tecnico e che moduli, celle e wafer
avrebbero dovuto, quindi, essere oggetto di tre inchieste
diverse. Esse sostenevano anche che, non essendo chiaro
se l’inchiesta vertesse su un solo prodotto o su tre pro­
dotti diversi, non avevano la possibilità di difendere i loro
interessi. Era stato tra l’altro chiesto di escludere i wafer
dall’inchiesta se non fossero stati esclusi i monowafer
(cfr. considerando da 42 a 44).
(28)
La produzione di wafer/celle/moduli avviene in un unico
processo con più fasi. Moduli, celle e wafer determinano
insieme le caratteristiche del prodotto finito (cioè, i mo­
duli). L’inchiesta ha dimostrato che la produzione di wa­
fer e di celle è direttamente ed esclusivamente destinata a
produrre moduli; moduli, celle e wafer hanno le stesse
caratteristiche fisiche, chimiche e tecniche (determinate
dalla materia prima utilizzata) e hanno gli stessi impieghi
finali fondamentali, sono cioè venduti per essere inseriti
in sistemi solari FV. Le prestazioni dei moduli sono di­
rettamente legate a quelle dei wafer e delle celle.
(29)
L’avviso di apertura dell’inchiesta indicava chiaramente
che il prodotto in esame era costituito da moduli, celle
e wafer. Le parti interessate avevano perciò avuto tutte le
possibilità di difendere i loro interessi in base alla defini­
zione data di prodotto in esame. Per questi motivi, l’ar­
gomentazione è stata respinta.
— caricatori solari, composti da meno di sei celle, por­
tatili e destinati ad alimentare apparecchi elettrici o a
ricaricare batterie,
— prodotti fotovoltaici a film sottile,
(22)
I moduli FV, le celle e i wafer trasformano la luce solare
in energia elettrica. La conversione avviene grazie a celle
che assorbono la luce e la trasformano in energia elettrica
attraverso il silicio cristallino.
(23)
I wafer sono la prima fase del processo di produzione.
Fabbricati a base di silicio cristallino, essi costituiscono
l’elemento principale della produzione delle celle.
(24)
Dalla fusione del silicio cristallino si ottengono dei lin­
gotti di silicio cristallino che sono poi segati in dischi, i
wafer. I wafer sono trattati in un ciclo di lavorazione ad
alta tecnologia per ottenere un semiconduttore che faccia
funzionare le celle solari. Le celle rappresentano la se­
conda fase del processo di produzione. Esse dispongono
di una giunzione positiva-negativa per raccogliere e tra­
smettere l’elettricità generata dalla cella.
L’inchiesta ha dimostrato che il prodotto in esame e il
prodotto fabbricato e venduto sul mercato interno del­
l’India, di cui ci si serve come paese di riferimento per
determinare il valore normale, nonché il prodotto fab­
bricato e venduto nella UE dai fabbricanti UE hanno le
stesse caratteristiche fisiche, chimiche e tecniche fonda­
mentali e gli stessi impieghi finali. Essi si considerano
perciò provvisoriamente prodotti simili ai sensi dell’arti­
colo 1, paragrafo 4, del regolamento di base.
3. Contestazioni riguardanti la definizione del pro­
dotto
I seguenti tipi di prodotto sono esclusi dalla definizione
di prodotto in esame:
— prodotti FV in silicio cristallino che vengono integrati
in modo permanente in apparecchi elettrici non de­
stinati a produrre elettricità i quali consumano l’elet­
tricità generata dalle suddette celle fotovoltaiche in
silicio cristallino in essi integrate.
L 152/9
ii) Differenze di nomenclatura
(25)
I moduli sono la terza fase del processo di produzione.
Per assemblare i moduli, le celle vengono saldate insieme
con fili o nastri metallici piatti per produrre stringhe di
celle. Queste sono disposte a strati. Di solito, esse sono
racchiuse da un vetro nella parte superiore e da una
piastra di appoggio in materiale polimerizzato nella parte
inferiore. Di solito, il montaggio in loco (ad esempio, su
un tetto), avviene grazie a intelaiature. Il modulo può
avere o non avere un invertitore.
(30)
Qualcuno affermava anche che moduli, celle e wafer non
potevano essere considerati un unico prodotto poiché
avevano codici NC a otto cifre, sottovoci a sei cifre,
voci SA a quattro cifre e numeri di capitoli a due cifre
del tutto differenti ed erano inoltre reperibili in sezioni
diverse della nomenclatura SA. L’argomentazione è in sé
irrilevante per definire il prodotto oggetto dell’inchiesta
antidumping che si basa sulle caratteristiche fisiche del
prodotto in esame.
L 152/10
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non possono quindi essere considerati un unico prodot­
to. L’inchiesta ha dimostrato che moduli, celle e wafer
possono essere distribuiti da canali di distribuzione di­
versi o simili. Ma i criteri principali per definire un pro­
dotto unico sono l’avere caratteristiche fisiche, chimiche e
tecniche identiche nonché lo stesso uso finale. In base ai
considerando da 27 a 29, si ritiene perciò che canali di
distribuzione diversi non vadano considerati un elemento
determinante. L’argomentazione dev’essere pertanto re­
spinta.
iii) Valore aggiunto delle celle
(31)
Varie parti hanno sostenuto che il valore aggiunto nel
processo di fabbricazione delle celle rappresenta la mag­
gior parte del valore di un modulo e che quindi le celle
vanno considerate come un prodotto separato.
(32)
Dall’inchiesta emerge che effettivamente la fabbricazione
delle celle è la parte tecnologicamente più complessa del
processo di produzione. Essa ha tuttavia dimostrato che
le tre fasi di trasformazione sono strettamente legate tra
loro e che il valore aggiunto non si concentra su una
particolare fase di fabbricazione ma si estende all’intero
processo di produzione. Per questi motivi, l’argomenta­
zione è stata respinta.
5.6.2013
vii) Percezione dei consumatori
(38)
Qualcuno ha sostenuto che moduli, celle e wafer sono
percepiti in modi sostanzialmente diversi da parte dei
consumatori e che perciò non andrebbero considerati
come un prodotto unico.
(39)
Come già detto, i criteri principali per definire un pro­
dotto unico sono l’avere caratteristiche fisiche, chimiche e
tecniche identiche nonché lo stesso uso finale. In base ai
considerando da 27 a 29, si ritiene perciò che una per­
cezione differenziata da parte dei consumatori non vada
considerata un elemento determinante. L’argomentazione
dev’essere pertanto respinta.
iv) Mercati di sbocco separati
(33)
(34)
Alcune parti interessate hanno sostenuto che moduli,
celle e wafer hanno mercati di sbocco separati e che
andavano perciò trattati come prodotti diversi, cosa che
sarebbe confermata dal fatto che numerosi fabbricanti
non sono integrati verticalmente.
Moduli, celle e wafer non possono essere considerati
prodotti separati i cui prezzi variano solo a seconda di
fattori di mercato. Di fatto, i loro prezzi sono stretta­
mente interconnessi e determinati dal prezzo del polisi­
licio. Analogamente, come già spiegato ai considerando
da 23 a 25, il prodotto in esame viene fabbricato in un
unico processo di produzione articolato in più fasi. Il
fatto che alcuni fabbricanti non siano integrati vertical­
mente è dovuto solo a decisioni gestionali e alle econo­
mie di scala e non modifica questa conclusione. Per que­
sti motivi, l’argomentazione è stata respinta.
v) Impieghi finali e intercambiabilità
(35)
Varie parti interessate hanno sostenuto che moduli, celle
e wafer devono essere trattati come prodotti differenti
perché hanno usi finali diversi, non intercambiabili.
(36)
Come già indicato, l’inchiesta ha dimostrato che il pro­
cesso di produzione wafer/celle/moduli è un processo di
produzione unico; la questione perciò dell’interscambia­
bilità tra le varie fasi di un unico processo di produzione
è fuorviante. Inoltre, moduli, celle e wafer hanno lo
stesso uso finale: trasformare cioè la luce solare in ener­
gia elettrica; essi quindi non possono essere usati in altre
applicazioni.
vi) Canali di distribuzione
(37)
Una parte interessata ha affermato che moduli, celle e
wafer non hanno gli stessi canali di distribuzione e
viii) Prodotti a film sottile
(40)
Una parte interessata ha affermato che i prodotti FV a
film sottile vanno inclusi nella definizione del prodotto in
esame, avendo essi le stesse caratteristiche fisiche, chimi­
che e tecniche di base e gli stessi usi finali.
(41)
I prodotti FV a film sottile vanno chiaramente esclusi
dalla definizione del prodotto (cfr. considerando 21). I
prodotti FV a film sottile hanno di fatto caratteristiche
fisiche, chimiche e tecniche differenti rispetto al prodotto
in esame. Essi sono ottenuti con un diverso processo di
produzione e non dal silicio cristallino, che è la materia
prima principale per produrre wafer, celle e moduli.
Hanno minor efficienza di conversione, producono
meno potenza e non sono pertanto adatti ad applicazioni
dello stesso tipo di quelle del prodotto in esame. Per
questi motivi, l’argomentazione è stata respinta.
ix) Esclusione dei monowafer
(42)
Una parte interessata ha sostenuto che i monowafer an­
drebbero dovrebbero essere esclusi dalla definizione del
prodotto in esame in quanto presentano caratteristiche
fisiche, chimiche e tecniche diverse dai multiwafer, affer­
mando che esistono differenze nella struttura cristallina,
nella forma e nell’aspetto e che non esisteva la produ­
zione UE di monowafer.
5.6.2013
(43)
(44)
IT
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
Secondo l’inchiesta, i monowafer hanno una qualità mi­
gliore dei multiwafer pur essendo fabbricati con processi
di produzione simili e con la stessa materia prima prin­
cipale (polisilicio). Si ritiene quindi che monowafer e
multiwafer abbiano le stesse caratteristiche fisiche, chimi­
che e tecniche fondamentali.
L 152/11
xii) Conclusione
(49)
Secondo l’inchiesta, gli impieghi di base sono gli stessi,
entrambi essendo esclusivamente destinati alla produ­
zione di celle solari (mono e multi, a seconda) cui segue
la fabbricazione di moduli solari (mono e multi, a secon­
da). Non esistono differenze sostanziali tra i due tipi di
wafer, sono intercambiabili ed entrambi possono essere
usati per produrre celle. Riguardo poi all’affermazione
che non esista alcuna produzione UE di monowafer, l’in­
chiesta ha dimostrato che nell’UE si producono entrambi.
Per questi motivi, l’argomentazione deve essere respinta.
Sulla base di quanto precede, si è concluso in via prov­
visoria che moduli o pannelli FV in silicio cristallino
nonché celle e wafer del tipo utilizzato nei moduli o
pannelli FV in silicio cristallino, in precedenza descritti,
costituiscono un prodotto unico. La Commissione tutta­
via esaminerà ulteriormente la questione se moduli, celle
e wafer costituiscano un prodotto unico oppure due o tre
prodotti distinti. La Commissione invita pertanto tutte le
parti interessate a comunicare le loro osservazioni in
merito a tale questione, tenendo conto delle conclusioni
provvisorie da essa raggiunte in questa fase. In ogni caso,
anche se alla fine fosse accertato che essi costituiscono
due o tre prodotti differenti, l’attuale inchiesta coprirà
tutti questi prodotti diversi e potranno essere inflitte mi­
sure definitive a moduli, celle e wafer a prescindere dalla
questione se essi costituiscano uno o più prodotti.
C. DUMPING
(45)
(46)
x) Prodotti semilavorati
1. Repubblica popolare cinese
È stato inoltre affermato che, essendo i wafer e le celle da
considerare componenti semilavorate che confluiscono
nei moduli - che sono il prodotto finale, essi non pos­
sono essere considerati come un prodotto unico.
1.1. Trattamento riservato alle società operanti in condizioni
di economia di mercato (TEM)
Come già detto, i criteri principali per definire un pro­
dotto unico sono l’avere caratteristiche fisiche, chimiche e
tecniche identiche nonché gli stessi impieghi finali. In
base ai considerando da 27 a 29, si ritiene perciò che
la differenza tra prodotti semifiniti e finiti non vada con­
siderata un elemento determinante. L’argomentazione de­
v’essere pertanto respinta.
xi) Caricatori solari
(47)
(48)
Una parte interessata ha chiesto l’esclusione dei pannelli
solari destinati alla sola ricarica di batterie da 12 V poi­
ché essi, generando una tensione molto più bassa, hanno
un impiego finale diverso dai moduli destinati a essere
connessi alla rete, uso cui non sono adatti.
Secondo l’avviso di apertura, caricatori solari composti da
meno di sei celle, portatili e che alimentino apparecchi
elettrici o batterie, sono esclusi dal prodotto in esame.
Moduli con più di sei celle, destinati alla sola ricarica di
batterie, hanno le stesse caratteristiche di base e le stesse
prestazioni dei moduli di connessione alla rete. Essi
usano un circuito a tensione aperta con una tensione
inferiore a quella del circuito usato nei moduli destinati
a essere connessi alla rete. Nonostante questa differenza,
secondo l’inchiesta, questo tipo di moduli può essere
connessi alla rete. La bassa tensione può essere facilmente
compensata dall’aumento della dimensione e/o del nu­
mero di celle. I moduli destinati a ricaricare batterie,
consistenti in più di sei celle rientrano perciò nella defi­
nizione del prodotto in esame.
(50)
Ai sensi dell’articolo 2, paragrafo 7, lettera b), del rego­
lamento di base, nelle inchieste antidumping relative a
importazioni originarie della RPC, per i fabbricanti la
cui rispondenza ai criteri dell’articolo 2, paragrafo 7,
lettera c), del regolamento di base sia stata accertata, il
valore normale si calcola ai sensi dell’articolo 2, paragrafi
da 1 a 6.
(51)
Qui di seguito riassumiamo brevemente i criteri, per co­
modità di riferimento:
1) le decisioni delle imprese devono essere prese in ri­
sposta a tendenze del mercato, senza troppe interfe­
renze dello Stato; i costi devono riflettere valori di
mercato;
2) le imprese devono usare una sola serie ben definita di
documenti contabili di base, soggetti a revisione con­
tabile indipendente, in linea con le norme contabili
internazionali e utilizzati per tutti gli scopi;
3) non devono più esistere distorsioni di rilievo, dovute
al precedente sistema a economia non di mercato;
4) la certezza del diritto e la stabilità dell’attività devono
essere garantite da leggi che disciplinano il fallimento
e la proprietà; e
5) le conversioni delle valute devono essere effettuate a
tassi di mercato.
L 152/12
(52)
IT
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
porto di tale richiesta le sentenze della Corte di giustizia
nelle cause Brosmann (1) e Aokang Shoes (2).
Nella presente inchiesta, tutti i produttori esportatori in­
seriti nel campione hanno chiesto il TEM ai sensi dell’ar­
ticolo 2, paragrafo 7, lettera b), del regolamento di base e
hanno compilato e rispedito l’apposito formulario entro
il termine stabilito.
(53)
La Commissione ha raccolto tutte le informazioni rite­
nute necessarie e verificato presso la sede delle imprese in
questione le informazioni presentate nella richiesta del
TEM.
(54)
Dalla verifica è emerso che nessuno dei sette produttori
esportatori (gruppi di imprese) che avevano chiesto il
TEM rispondeva ai criteri di cui all’articolo 2, paragrafo
7, lettera c), del regolamento di base.
(55)
I sette gruppi di imprese al completo hanno beneficiato
di uno o più regimi fiscali preferenziali e/o di sovven­
zioni senza quindi poter dimostrare di non essere sog­
getti a distorsioni di rilievo dovute al precedente sistema
a economia non di mercato: essi non soddisfano perciò i
requisiti del criterio di valutazione 3 del TEM.
(56)
Sei gruppi di imprese non hanno potuto dimostrare che
la propria contabilità fosse soggetta a revisione contabile
indipendente, ai sensi delle norme internazionali in ma­
teria di contabilità e non soddisfano perciò i requisiti del
criterio di valutazione 2 del TEM.
(57)
Un gruppo, non riuscendo a dimostrare un assoggetta­
mento al diritto fallimentare da parte delle imprese che lo
compongono, non soddisfa i requisiti del criterio di va­
lutazione 4 del TEM.
(58)
Tre gruppi di imprese non hanno dimostrato l’assenza di
intergerenze di rilievo da parte dello Stato: essi non sod­
disfano i requisiti del criterio di valutazione 1 del TEM.
(59)
Dopo la comunicazione delle risultanze ai fini del TEM
sono pervenute osservazioni da tutte le imprese inserite
nel campione.
(60)
Due gruppi di imprese hanno presentato obiezioni a
carattere procedurale, sostenendo che la decisione ri­
guardo al TEM è avvenuta dopo la scadenza dei termini
[trascorsi, cioè, i tre mesi di cui all’articolo 2, paragrafo 7,
lettera c), del regolamento di base] e che l’inchiesta do­
veva perciò essere immediatamente chiusa citando a sup­
5.6.2013
(61)
Si rammenti innanzitutto che le cause Brosmann e Ao­
kang non sono pertinenti per valutare la legittimità delle
analisi ai fini del TEM nella presente inchiesta perché tali
cause si riferiscono a situazioni in cui, contrariamente a
quanto avvenuto nella presente inchiesta, non fu effet­
tuato alcun tipo di valutazione finalizzato al TEM.
(62)
Inoltre, le cause Brosmann e Aokang non sono pertinenti
per valutare la legittimità della presente inchiesta essendo
stato modificato nel frattempo il regolamento di base.
L’articolo 2, paragrafo 7, del regolamento di base, modi­
ficato, prevede che la Commissione deve decidere sul
TEM riguardo a imprese inserite nel campione solo ai
sensi dell’articolo 17 del regolamento di base e che
deve decidere entro sette mesi o, al più tardi, entro
otto mesi dall’apertura dell’inchiesta. Tale articolo modi­
ficato si applica a tutte le inchieste nuove e a quelle
pendenti a decorrere dal 15 dicembre 2012, compresa
quindi l’attuale.
(63)
Si conferma comunque l’interpretazione della giurispru­
denza consolidata secondo cui in sé non è avvenuta
alcuna violazione del diritto nell’accertamento del TEM
nonostante il fatto che il limite di tre mesi non sia stato
rispettato.
(64)
Le principali osservazioni pervenute hanno riguardato
regimi fiscali preferenziali e sovvenzioni. Gli esportatori
non contestavano i fatti accertati ma mettevano in di­
scussione la loro importanza ai fini della soddisfazione
del criterio 3 del TEM. In particolare, essi asserivano che i
benefici statali non rappresentavano una quota significa­
tiva dei rispettivi fatturati.
(65)
Si noti in proposito che un regime di tassazione del
reddito, grazie al quale un governo favorisce alcune im­
prese ritenute strategiche, chiaramente non è tipico di
un’economia di mercato. Un tale regime è ancora pesan­
temente influenzato dalla pianificazione statale. Si notino
inoltre le notevoli distorsioni dovute a riduzioni delle
imposte sul reddito: esse modificano completamente l’im­
porto degli utili preimposte che l’impresa deve raggiun­
gere per essere attraente per gli investitori. Le distorsioni
sono inoltre permanenti e il vantaggio assoluto ottenuto
(1) Sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea del 2 febbraio
2012 nella causa C-249/10 P, Brosmann Footwear (HK) Ltd. e altri
contro il Consiglio dell’Unione europea.
(2) Sentenza della Corte di giustizia del 15 novembre il 2012 nella
causa C -247/10 P, Zhejiang Aokang Shoes Co. Ltd contro il Consi­
glio.
5.6.2013
IT
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
L 152/13
bero impedito una tempestiva conclusione dell’inchiesta.
Di conseguenza, è stato deciso in via provvisoria di non
accettare alcuna richiesta di esame individuale.
durante il periodo dell’inchiesta risulta, per sua natura,
irrilevante per valutare se la distorsione sia «significativa».
Per valutare la significatività occorre piuttosto basarsi
sull’incidenza complessiva della misura sulla situazione
economica e finanziaria dell’impresa.
1.3. Paese di riferimento
(66)
(67)
(68)
(69)
Riguardo al criterio 2, tre gruppi di imprese hanno affer­
mato di aver rispettato le regole relative alle norme con­
tabili internazionali poiché i loro conti consolidati USA
erano del tutto conformi a tali norme. Alcune imprese
hanno anche sostenuto che, in generale, i loro conti
erano conformi a norme contabili cinesi, da esse consi­
derate equivalenti a quelle internazionali. La questione,
tuttavia, non è se le norme contabili cinesi siano in linea
con le norme contabili internazionali. Si tratta invece di
verificare se i conti siano conformi o no alle norme
contabili applicabili. In particolare, le osservazioni non
sono riuscite a focalizzare il fatto che, riguardo ai singoli
bilanci delle imprese cinesi in questione, risultano essere
stati violati numerosi principi contabili internazionali (e i
loro equivalenti cinesi), come l’ammortamento delle gia­
cenze e la divulgazione delle operazioni di parti collegate.
Riguardo al criterio 1, tenuto conto delle osservazioni
ricevute dalle parti interessate e alla luce della sentenza
nella causa C-337/09 P (1) si conclude che il criterio è
soddisfatto da tutte le imprese. Ma, in complesso, la
decisione ai fini del TEM per tutti gli esportatori inclusi
nel campione non è mutata perché non hanno potuto
soddisfare i requisiti dei criteri 2 e 3.
(72)
In conformità all’articolo 2, paragrafo 7, lettera a), del
regolamento di base il valore normale per i produttori
esportatori cui non è stato concesso il TEM si determina
in base al prezzo o al valore costruito di un paese terzo a
economia di mercato («paese di riferimento»).
(73)
Nell’avviso di apertura, la Commissione aveva dichiarato
l’intenzione di scegliere gli USA come paese di riferi­
mento appropriato per determinare il valore normale
per la RPC e ha invitato tutte le parti interessate a pre­
sentare osservazioni in proposito.
(74)
Numerosi esportatori e importatori hanno contestato la
scelta del paese di riferimento, sostenendo che gli USA
non sarebbero un paese di riferimento adeguato soprat­
tutto perché durante una parte del PI il mercato statuni­
tense era protetto dalle importazioni cinesi con misure
antidumping e antisovvenzioni.
(75)
Alcune parti interessate hanno proposto Taiwan, l’India e
la Corea del Sud come paesi di riferimento più adatti. A
seguito di queste osservazioni, è stato deciso di ampliare
l’analisi per individuare un paese di riferimento adeguato.
Sono stati quindi contattati tutti i principali produttori di
pannelli solari. E cioè: 34 imprese in India, 9 in Giappo­
ne, 15 in Malaysia, 2 in Messico, 34 in Corea, 9 a
Singapore, 43 a Taiwan e 21 negli USA.
(76)
Sono pervenute risposte da due imprese indiane, due di
Taiwan e due degli USA. Poiché le imprese di Taiwan
producevano quasi esclusivamente celle FV mentre le
esportazioni cinesi avvengono principalmente sotto
forma di moduli, e gli USA erano inidonei alla luce delle
osservazioni pervenute, è stato deciso in via provvisoria
di usare come paese di riferimento l’India. La Commis­
sione può tuttavia riesaminare la questione se dal prosie­
guo dell’inchiesta emergesse che moduli, celle e wafer
costituiscono due o tre prodotti diversi. In particolare,
dato che l’India non produce wafer, per questo prodotto
si potrebbe scegliere un paese di riferimento diverso.
(77)
Un produttore indiano ha dato una risposta incompleta.
Le informazioni da esso fornite non hanno potuto quindi
essere usate per stabilire il valore normale. Ma tali infor­
mazioni, debitamente verificate, hanno potuto essere
usate per confermare che quanto affermato dal fabbri­
cante del paese di riferimento che ha pienamente colla­
borato era effettivamente rappresentativo del mercato in­
diano.
Riguardo al criterio 4, il gruppo di società di cui al
considerando 57 ha potuto dimostrare l’apertura nel frat­
tempo di una procedura di fallimento nei confronti della
principale impresa del gruppo cinese. Si è pertanto con­
cluso che il criterio è soddisfatto da questo gruppo di
imprese. Ma, in complesso, la decisione ai fini del TEM
per questo gruppo di imprese non è mutata perché non
ha potuto soddisfare i requisiti dei criteri 2 e 3.
In conclusione, nessuno dei produttori esportatori è riu­
scito a dimostrare di aver soddisfatto i criteri 2 e 3 ai fini
del TEM. Il TEM non può pertanto essere concesso alle
imprese in questione.
1.2. Esame individuale
(70)
(71)
18 produttori esportatori o gruppi di produttori esporta­
tori disposti a collaborare, non inclusi nel campione,
hanno presentato domanda di esame individuale ai sensi
dell’articolo 17, paragrafo 3.
Dato l’alto numero delle domande pervenute, la Commis­
sione ha concluso a titolo provvisorio che gli esami in­
dividuali sarebbero stati indebitamente gravosi e avreb­
(1) Sentenza nella causa C-337/09 P, Consiglio contro Zhejiang Xinan
Chemical Industrial Group Co., Ltd.
L 152/14
IT
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
1.4. Valore normale
(78)
Poiché a nessun esportatore cinese inserito nel campione
è stato concesso il TEM, il valore normale è stato calco­
lato ai sensi dell’articolo 2, paragrafo 7, lettera a), del
regolamento di base, usando l’India come paese terzo
di riferimento a economia di mercato.
(79)
Innanzitutto, sono stati individuati i tipi di prodotto ven­
duti sul mercato interno dal fabbricante del paese di
riferimento che fossero identici o direttamente compara­
bili con i tipi esportati verso l’UE.
(80)
La Commissione ha poi esaminato se, per il fabbricante
del paese di riferimento, ogni tipo di prodotto simile
venduto sul mercato interno potesse essere considerato
venduto nell’ambito di normali operazioni commerciali.
A tal fine, per ciascun tipo di prodotto è stata definita la
percentuale delle vendite remunerative effettuate ad ac­
quirenti indipendenti sul mercato interno durante il PI.
(81)
Se il volume delle vendite di un tipo di prodotto, ven­
duto a un prezzo netto pari o superiore ai costi di pro­
duzione calcolati, rappresentava più dell’80 % del volume
totale delle vendite di quel tipo di prodotto e la media
ponderata del prezzo di vendita risultava pari o superiore
al costo di produzione, il valore normale è stato basato
sul prezzo effettivo praticato sul mercato interno. Tale
prezzo era calcolato come media ponderata dei prezzi di
tutte le vendite di quel tipo di prodotto realizzate sul
mercato interno durante il PI.
(82)
Se il volume delle vendite remunerative di un tipo di
prodotto non rappresentava più dell’80 % del volume
totale delle vendite di tale tipo, o se la media ponderata
del prezzo di tale tipo di prodotto era inferiore al costo
di produzione, il valore normale è stato basato sul prezzo
effettivamente applicato sul mercato interno, calcolato
come media ponderata delle sole vendite remunerative
di quello stesso tipo di prodotto.
(83)
I tipi di prodotto venduti in perdita non sono stati con­
siderati venduti nell’ambito di normali operazioni com­
merciali.
(84)
Per vendite di tipi di prodotti non effettuate nell’ambito
di normali operazioni commerciali e per tipi di prodotti
non venduti sul mercato interno, è stato usato un valore
normale costruito.
(85)
Per costruire il valore normale, è stata aggiunta la media
ponderata delle spese di vendita, generali e amministra­
tive (selling, general & administrative — SG&A) sostenute e
l’utile medio ponderato ottenuto dall’unico fabbricante
del paese di riferimento che ha collaborato, con vendite
sul mercato interno del prodotto simile nel corso di
normali operazioni commerciali durante il PI, al costo
medio di fabbricazione di quest’ultimo durante il PI. I
costi di produzione e le spese SG&A sono stati eventual­
5.6.2013
mente aggiustati prima di essere usati per stabilire se le
vendite erano avvenute durante normali operazioni com­
merciali e per costruire valori normali.
(86)
Per i wafer solari, il valore normale non ha potuto essere
calcolato con il metodo di cui ai considerando da 79 a
85 perché nessun fabbricante indiano che ha collaborato
produceva wafer solari. È stato controllato se fosse pos­
sibile stabilire il valore normale in base a un prodotto
assai simile, con gli aggiustamenti necessari per eventuali
differenze fisiche. Nel caso dei wafer solari, il prodotto
più simile sarebbe una cella solare. Tuttavia, i wafer de­
vono subire significativi processi lavorativi per divenire
celle. Inoltre, seguire questo metodo richiederebbe note­
voli aggiustamenti che non possono essere attendibil­
mente quantificati. Di conseguenza, non si può usare il
valore normale di una cella come base per calcolare il
valore normale di un wafer. Si è invece pensato di usare i
prezzi dei wafer venduti da fabbricanti di paesi a econo­
mia di mercato sul mercato indiano, perché tali prezzi
sono rappresentativi delle condizioni di mercato preva­
lenti sul mercato dei wafer in India. Essendo la Corea del
Sud il maggior fornitore di wafer in economia di mercato
ai fabbricanti del paese di riferimento, il valore normale è
stato calcolato in base ai prezzi dei wafer della Corea del
Sud sul mercato indiano.
1.5. Prezzo all’esportazione
(87)
I produttori esportatori hanno esportato verso l’UE o
direttamente ad acquirenti indipendenti o attraverso im­
prese collegate situate nell’UE.
(88)
Se le esportazioni nella UE sono avvenute direttamente
ad acquirenti indipendenti della UE, i prezzi di esporta­
zione sono stati stabiliti in riferimento ai prezzi real­
mente pagati o da pagare per il prodotto in esame, ai
sensi dell’articolo 2, paragrafo 8, del regolamento di base.
(89)
Se le esportazioni verso la UE sono state effettuate tra­
mite imprese collegate situate nella UE, il prezzo al­
l’esportazione è stato stabilito in base al prezzo al quale
le imprese collegate hanno rivenduto per la prima volta il
prodotto ad acquirenti indipendenti nella UE, ai sensi
dell’articolo 2, paragrafo 9, del regolamento di base.
Sono stati effettuati aggiustamenti per tenere conto di
tutti i costi sostenuti tra l’importazione e la rivendita,
come le spese SG&A, nonché dei profitti. Per calcolare
il margine di profitto, si è usato l’utile realizzato dall’im­
portatore non collegato del prodotto in esame che ha
collaborato poiché l’utile effettivo dell’importatore colle­
gato non è stato ritenuto affidabile a causa della relazione
tra quest’ultimo e il produttore esportatore.
1.6. Comparazione
(90)
La comparazione tra valore normale e prezzo all’espor­
tazione è avvenuta franco fabbrica.
5.6.2013
(91)
(92)
IT
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
Ai fini di un’equa comparazione tra valore normale e
prezzo all’esportazione si è tenuto debitamente conto,
grazie ad opportuni aggiustamenti, di differenze che in­
cidono sui prezzi e sulla loro comparabilità, ai sensi
dell’articolo 2, paragrafo 10, del regolamento di base.
Impresa
Aggiustamenti appropriati per caratteristiche fisiche, im­
poste indirette, costi di trasporto, di assicurazione, di
movimentazione, di carico e accessorie, d’imballaggio,
di credito e per commissioni e spese bancarie sono stati
effettuati tutte le volte che sono risultati essere ragione­
voli, precisi e suffragati da prove verificate.
1.7. Margini di dumping
(93)
Per le imprese inserite nel campione, il valore normale
medio ponderato di ciascun tipo di prodotto simile, cal­
colato per il paese di riferimento, è stato comparato alla
media ponderata del prezzo all’esportazione del tipo cor­
rispondente del prodotto in esame, come stabilito all’ar­
ticolo 2, paragrafi 11 e 12, del regolamento di base.
(94)
Il margine di dumping medio ponderato dei produttori
esportatori che hanno collaborato all’inchiesta non in­
clusi nel campione è stato calcolato a norma dell’arti­
colo 9, paragrafo 6, del regolamento di base. Tale mar­
gine è stato calcolato come media ponderata dei margini
calcolati per i produttori esportatori inseriti nel campio­
ne.
(95)
Per tutti gli altri produttori esportatori della RPC, i mar­
gini di dumping sono stati calcolati in base ai dati di­
sponibili, come dispone l’articolo 18 del regolamento di
base. A tal fine, comparando il volume delle esportazioni
verso la UE indicato dai produttori esportatori che hanno
collaborato e il volume totale delle importazioni cinesi
nella UE, è stato innanzitutto stabilito il livello di colla­
borazione.
(96)
(97)
Poiché le parti che hanno collaborato rappresentavano
più dell’80 % di tutte le esportazioni cinesi nella UE, il
livello di collaborazione può essere considerato elevato.
Non esistendo motivi per ritenere che un produttore
esportatore si sia volutamente astenuto dal collaborare,
il margine di dumping residuo è stato fissato al livello
dell’impresa inserita nel campione con il margine di dum­
ping più elevato. Ciò è stato ritenuto opportuno, dal
momento che non esistevano elementi per ritenere che
le imprese che non hanno collaborato avessero praticato
dumping a un livello inferiore, e per garantire l’efficacia
delle misure.
Su questa base, i margini di dumping medi ponderati
provvisori, espressi in percentuale del prezzo cif franco
frontiera UE, dazio non corrisposto, sono i seguenti:
Impresa
Changzhou Trina Solar Energy Co., Ltd.
Trina Solar (Changzhou) Science and Technology
Co., Ltd.
Delsolar (Wujiang) Co., Ltd.
Margine di
dumping
93,3 %
112,6 %
L 152/15
Margine di
dumping
Jiangxi LDK Solar Hi-Tech Co. Ltd.
LDK Solar Hi-Tech (Hefei) Co. Ltd.
LDK Solar Hi-Tech (Nanchang) Co., Ltd.
LDK Solar Hi-Tech (Suzhou) Co Ltd.
88,4 %
JingAo Solar Co. Ltd.
Shanghai JA Solar Technology Co. Ltd.
JA Solar Technology Yangzhou Co. Ltd.
Shanghai Jinglong Solar Energy Technology Co.
Ltd.
Hefei JA Solar Technology Co. Ltd.
99,0 %
Jinzhou
Jinzhou
Jinzhou
Jinzhou
Ltd.
Jinzhou
48,1 %
Yangguang Energy Co., Ltd.
Rixin Silicon Materials Co., Ltd.
Youhua Silicon Materials Co., Ltd.
Huachang Photovoltaic Technology Co.,
Jinmao Photovoltaic Technology Co., Ltd.
Wuxi Suntech Power Co., Ltd.
Luoyang Suntech Power Co. Ltd.
Suntech Power Co., Ltd.
Wuxi Sun-Shine Power Co., Ltd.
Zhenjiang Ren De New Energy Science Technology
Co., Ltd.
Zhenjiang Rietech New Energy Science Technology
Co., Ltd.
71,5 %
Yingli Energy (China) Co. Ltd
Hainan Yingli New Energy Resources Co. Ltd.
Baoding Tianwei Yingli New Energy Resources Co.
Ltd.
96,2 %
Altre imprese che hanno collaborato (allegato 1)
88,5 %
Tutte le altre imprese
112,6 %
D. PREGIUDIZIO
1. Definizione di industria dell’Unione e di produ­
zione dell’Unione
(98)
Il prodotto simile era fabbricato da circa 220 fabbricanti
UE che costituiscono l’industria dell’Unione ai sensi del­
l’articolo 4, paragrafo 1, del regolamento di base e che
saranno in prosieguo denominati «l’industria dell’Unione».
(99)
Per stabilire la produzione totale dell’Unione durante il
PI, mancando informazioni pubbliche complete su di
essa, sono state usate tutte le informazioni disponibili
riguardanti l’industria dell’Unione, come quelle contenute
nella denuncia, i dati macroeconomici forniti dall’agenzia
di consulenza indipendente Europressedienst («il consu­
lente») e le risposte verificate al questionario rese dai
fabbricanti UE inseriti nel campione. Poiché moduli, celle
e wafer sono importati nella UE nell’ambito di voci do­
ganali relative ad altri prodotti estranei alla presente in­
chiesta, non si è potuto ricorrere a dati di Eurostat per
calcolare volumi e valore delle importazioni. Volumi e
valori delle importazioni sono stati fondati su dati forniti
dal consulente. Ove possibile, i dati ottenuti dal consu­
lente sono stati sottoposti a un controllo incrociato con
fonti pubbliche e con le risposte verificate al questiona­
rio.
L 152/16
IT
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
(100) Su tale base, la produzione totale dell’Unione durante il
PI è stata stimata a circa 4 GW per i moduli, a 2 GW per
le celle e a 2 GW per i wafer.
(101) Come indicato al considerando 10, sono stati scelti per il
campione 10 fabbricanti UE che rappresentano tra il
18 % e il 21 % della produzione totale UE di moduli,
tra il 17 % e il 24 % della produzione totale UE di celle
e tra il 28 % e il 35 % della produzione totale UE di
wafer.
5.6.2013
volumi e valore delle importazioni. Il consumo UE è
stato quindi calcolato in base a dati comunicati dal con­
sulente di cui al considerando 99 e il risultato è stato
incrociato con dati tratti da fonti pubbliche come ricer­
che di mercato e studi pubblicamente disponibili e con le
risposte verificate al questionario.
(108) Il consumo UE è stato caratterizzato dal seguente anda­
mento:
Tabella 1-a
Consumo UE di moduli (in MW)
2. Determinazione
l’Unione
del mercato
pertinente del­
(102) Una parte dell’industria dell’Unione è integrata vertical­
mente e una parte notevole della produzione dell’indu­
stria dell’Unione aveva un uso vincolato, legato soprat­
tutto alla produzione di celle e wafer.
(103) Per stabilire se l’industria dell’Unione avesse subito un
Mercato comples­
sivo
Indice
(2009 = 100)
preso l’uso vincolato dell’industria), occorreva esaminare
i seguenti indicatori economici relativi all’industria del­
l’Unione: consumi, volumi di vendita, produzione, capa­
cità di produzione, utilizzo degli impianti, crescita, inve­
stimenti, scorte, occupazione, produttività, flusso di cassa,
utile sul capitale investito, capacità di ottenere capitali ed
entità del margine di dumping. Dall’inchiesta emerge in­
fatti che è opportuno esaminare i suddetti indicatori con
riferimento all’intera attività poiché le importazioni dal
paese interessato hanno colpito anche la produzione de­
stinata all’uso vincolato. In prosieguo, l’insieme del mer­
cato vincolato e di quello libero sarà denominato «mer­
cato complessivo».
(106) L’analisi della redditività si è focalizzata sul mercato li­
bero perché i prezzi sul mercato vincolato non sempre
riflettono i prezzi di mercato e ciò deforma questo indi­
catore.
3. Consumo dell’Unione
(107) Il consumo dell’Unione comprende il volume totale delle
importazioni del prodotto in esame e il volume totale
delle vendite del prodotto simile nella UE, compreso
quello destinato all’uso vincolato. Dati completi sulle ven­
dite totali dell’industria dell’Unione sul mercato UE non
erano disponibili. Inoltre, talune importazioni nella UE
sono state registrate nell’ambito di voci doganali relative
ad altri prodotti estranei alla presente inchiesta. Non si è
perciò potuto ricorrere a dati di Eurostat per calcolare
2011
PI
5 465
12 198
19 878
17 538
100
223
364
321
Tabella 1-b
Consumo UE di celle (in MW)
(104) Per tracciare un quadro il più completo possibile della
(105) È emerso che, con riferimento all’intera attività (com­
2010
Fonte: Europressedienst
pregiudizio grave e calcolare consumi e altri indicatori
economici, si è esaminato se e in che misura si dovesse
tener conto dell’uso successivo della produzione dell’in­
dustria dell’Unione del prodotto simile (l’uso «vincolato»).
situazione dell’industria dell’Unione, sono stati analizzati
dati relativi all’intera attività del prodotto simile e si è
stabilito poi se la produzione fosse destinata a un uso
vincolato o al mercato libero.
2009
Mercato comples­
sivo
Indice
(2009 = 100)
2009
2010
2011
PI
2 155
3 327
4 315
4 021
100
154
200
187
Fonte: Europressedienst
Tabella 1-c
Consumo UE di wafer (in MW)
Mercato comples­
sivo
Indice
(2009 = 100)
2009
2010
2011
PI
1 683
2 376
2 723
2 163
100
141
162
129
Fonte: Europressedienst
(109) Nel periodo in esame, tra il 2009 e il PI il consumo
totale UE è aumentato del 221 % per i moduli, dell’87 %
per le celle e del 29 % per i wafer ma è poi diminuito
durante il PI rispetto al 2011. Complessivamente, il con­
sumo UE del prodotto in esame è notevolmente aumen­
tato rispetto al livello del 2009.
4. Importazioni dal paese interessato
4.1. Volume e quota di mercato delle importazioni provenienti
dal paese interessato
(110) Le importazioni nella UE dal paese interessato hanno
registrato il seguente andamento:
IT
5.6.2013
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
Tabella 2-a
Importazioni di moduli dalla RPC (in MW)
2009
2010
2011
PI
3 425
8 606
15 810
13 986
Indice
(2009 = 100)
100
251
462
408
Quota di mercato
sul mercato com­
plessivo
63 %
71 %
80 %
80 %
Volume delle im­
portazioni dalla
RPC
L 152/17
della quota di mercato delle importazioni nella UE pro­
venienti dal paese interessato. Più precisamente, la quota
di mercato delle importazioni dal paese interessato è
salita dal 63 % all’80 % per i moduli, dall’8 % al 25 %
per le celle e dal 6 % al 33 % per i wafer. Nel complesso,
le importazioni del prodotto in esame originarie della
RPC hanno fatto registrare un notevole aumento del vo­
lume e della quota di mercato tra il 2009 e il PI.
(112) Si noti che l’aumento delle importazioni dal paese inte­
ressato è stato di gran lunga superiore all’aumento del
consumo UE del prodotto in esame. I produttori espor­
tatori hanno quindi beneficiato della crescita del con­
sumo UE e la loro posizione sul mercato è divenuta
più forte a causa dell’aumento della quota di mercato.
4.2. Prezzi delle importazioni e sottoquotazione del prezzo
Fonte: Europressedienst
(113) Il prezzo medio delle importazioni nella UE dal paese
interessato ha registrato il seguente andamento:
Tabella 2-b
Tabella 3-a
Importazioni di celle dalla RPC (in MW)
Prezzi d’importazione dei moduli dalla RPC (in EUR/kW)
2009
2010
2011
PI
Volume delle im­
portazioni
dalla
RPC
175
530
970
1 019
Indice
(2009 = 100)
100
303
554
582
Quota di mercato
sul mercato com­
plessivo
8%
16 %
22 %
25 %
Prezzi
zione
d’importa­
Indice
(2009 = 100)
2009
2010
2011
PI
2 100
1 660
1 350
764
100
79
64
36
Fonte: Europressedienst e risposte verificate al questionario per il campio­
ne
Tabella 3-b
Fonte: Europressedienst
Prezzi d’importazione delle celle dalla RPC (in EUR/kW)
Tabella 2-c
Importazioni di wafer dalla RPC (MW)
Prezzi
zione
2009
2010
2011
PI
Volume delle im­
portazioni
dalla
RPC
95
523
880
711
Indice
(2009 = 100)
100
Quota di mercato
sul mercato com­
plessivo
6%
d’importa­
Indice
(2009 = 100)
2009
2010
2011
PI
890
650
620
516
100
73
70
58
Fonte: Europressedienst e risposte verificate al questionario
551
926
748
Tabella 3-c
22 %
32 %
33 %
Fonte: Europressedienst
(111) Nel periodo in esame, il volume delle importazioni dal
paese interessato verso la è notevolmente aumentato: del
308 % per i moduli, del 482 % per le celle e del 648 %
per i wafer. Ciò ha provocato un consistente aumento
Prezzi d’importazione dei wafer dalla RPC (in EUR/kW)
Prezzi
zione
d’importa­
Indice
(2009 = 100)
2009
2010
2011
PI
550
400
400
333
100
73
73
60
Fonte: Europressedienst e risposte verificate al questionario
L 152/18
IT
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
(114) Nel periodo in esame i prezzi medi d’importazione dalla
RPC di moduli, celle e wafer, sono diminuiti in misura
significativa. Per i moduli, il prezzo medio d’importa­
zione è sceso del 64 %, da 2 100 EUR/kW, nel 2009, a
764 EUR/kW nel PI. Analogamente, il prezzo medio
d’importazione dalla RPC delle celle è diminuito del
42 %, da 890 EUR/kW a 516 EUR/kW. Nel periodo in
esame, il prezzo medio d’importazione dei wafer è dimi­
nuito del 40 %, da 550 EUR/kW a 333 EUR/kW.
(115) Complessivamente, il prezzo del prodotto in esame è
diminuito significativamente tra il 2009 e il PI.
(116) Per calcolare la sottoquotazione dei prezzi durante il PI, è
stata comparata la media ponderata dei prezzi di vendita
per tipo di prodotto praticati ad acquirenti non collegati
sul mercato dell’Unione dai fabbricanti UE inclusi nel
campione, aggiustati a livello franco fabbrica, con la me­
dia ponderata dei corrispondenti prezzi per tipo di pro­
dotto delle importazioni di produttori esportatori cinesi
che hanno collaborato al primo acquirente non collegato,
su base cif e debitamente aggiustati per tenere conto di
costi post importazione come sdoganamento, movimen­
tazione e carico. Si è fatto ricorso alla media dei costi
post importazione dei due importatori di moduli inclusi
nel campione. Il fatto che la loro attività principale non
fossero le importazioni ma l’installazione dei moduli non
rende i dati meno rappresentativi.
(117) La comparazione tra i prezzi è stata effettuata in base ai
singoli tipi di prodotti per transazioni allo stesso stadio
commerciale, una volta apportati gli aggiustamenti del
caso e dedotti sconti e riduzioni. Il risultato della com­
parazione espresso in termini di percentuale del fatturato
dei fabbricanti UE inclusi nel campione durante il PI, ha
evidenziato margini di sottoquotazione medi ponderati
che si collocano tra il 17,5 % e il 30,7 % per i moduli,
tra il 4 % e il 24,2 % per le celle, tra il 16,6 % e il 21,6 %
per i wafer e tra l’11,2 % e il 27,5 % in termini generali
per il prodotto in esame.
5. Situazione economica dell’industria dell’Unione
sione ha analizzato gli indicatori microeconomici sulla
base delle risposte verificate dei fabbricanti UE inclusi
nel campione.
(121) Per la presente inchiesta, sono stati valutati i seguenti
indicatori macroeconomici in base alle informazioni re­
lative a tutti i fabbricanti del prodotto simile nella UE:
produzione, capacità di produzione, utilizzo degli im­
pianti, volume delle vendite, quota di mercato, crescita,
occupazione, produttività, entità del margine di dumping
e capacità di ripresa dagli effetti di precedenti pratiche di
dumping.
(122) Sono stati valutati i seguenti indicatori microeconomici
in base ai dati relativi ai fabbricanti UE del prodotto
simile inclusi nel campione: prezzi medi unitari, costo
unitario, costi della manodopera, scorte, redditività, flusso
di cassa, investimenti, utile sul capitale investito e capa­
cità di ottenere capitali.
(123) Una parte interessata ha affermato che le condizioni di
mercato del prodotto in esame sono diverse nei vari Stati
membri e che pertanto l’analisi del pregiudizio andrebbe
effettuata separatamente a livello di ciascuno Stato mem­
bro. Questa obiezione non è stata dimostrata. Inoltre,
dall’inchiesta non emerge alcuna circostanza particolare
che giustifichi un’analisi del pregiudizio per singolo Stato
membro. Questa argomentazione è stata perciò respinta.
5.2. Indicatori macroeconomici
5.2.1. Produzione, capacità di produzione e utilizzo degli
impianti
(124) Nel periodo in esame, la produzione totale UE, le capa­
cità di produzione e l’utilizzo degli impianti hanno regi­
strato il seguente andamento:
Tabella 4-a
Moduli — Produzione, capacità di produzione e utilizzo
degli impianti (MW)
5.1. Aspetti generali
(118) In conformità dell’articolo 3, paragrafo 5, del regola­
mento di base la Commissione ha esaminato tutti i fat­
tori e gli indici economici pertinenti in rapporto con la
situazione dell’industria dell’Unione.
(119) Come indicato ai considerando da 7 a 10, per esaminare
il pregiudizio subito dall’industria dell’Unione ci si è ser­
viti del campionamento.
(120) Per valutare il pregiudizio, la Commissione ha distinto tra
indicatori macroeconomici e microeconomici del pregiu­
dizio. La Commissione ha analizzato gli indicatori ma­
croeconomici per il periodo in esame, sulla base dei dati
ottenuti dal consulente indipendente di cui al conside­
rando 99 riguardanti tutti i fabbricanti UE. La Commis­
5.6.2013
2009
2010
2011
PI
2 155
3 327
4 315
4 021
100
154
200
187
4 739
6 983
9 500
9 740
Indice
(2009 = 100)
100
147
200
206
Utilizzo degli im­
pianti
45 %
48 %
45 %
41 %
Volume di produ­
zione
Indice
(2009 = 100)
Capacità di produ­
zione
Fonte: Europressedienst
5.6.2013
IT
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
(126) La produzione di celle dell’Unione è aumentata comples­
Tabella 4-b
Celle — Produzione, capacità di produzione e utilizzo degli
impianti (MW)
2009
2010
2011
PI
1 683
2 376
2 723
2 024
100
141
162
120
2 324
3 264
3 498
3 231
Indice
(2009 = 100)
100
140
151
139
Utilizzo degli im­
pianti
72 %
Volume di produ­
zione
Indice
(2009 = 100)
Capacità di produ­
zione
sivamente del 20 % durante il periodo in esame. Ha rag­
giunto il picco nel 2011 per poi diminuire durante il PI.
La produzione UE di celle ha seguito l’andamento del
consumo dell’Unione con un lento incremento fino al
2011 seguito da una diminuzione più pronunciata nel
PI. In linea con l’andamento del consumo, l’industria
dell’Unione ha in un primo tempo aumentato le capacità
del 51 % fino al 2011 per diminuire poi durante il PI.
Complessivamente, le capacità di produzione sono au­
mentate del 39 % nel periodo in esame. Il tasso di uti­
lizzo delle capacità è aumentato fino al 2011, con un
picco del 78 % per poi diminuire del 15 % durante il PI.
In generale, le capacità di utilizzo degli impianti di fab­
bricazione delle celle dell’industria dell’Unione sono di­
minuite nel periodo in esame per raggiungere il 63 %
durante il PI.
(127) Complessivamente, durante il periodo in esame la produ­
73 %
78 %
63 %
Fonte: Europressedienst
Tabella 4-c
Wafer — Produzione, capacità di produzione e utilizzo
degli impianti (MW)
Volume di produ­
zione
L 152/19
2009
2010
2011
PI
1 600
2 677
2 553
2 017
100
167
160
126
2 600
3 410
3 945
3 636
100
131
152
140
zione di wafer dell’industria dell’Unione è aumentata del
26 %. La produzione UE ha raggiunto il suo livello mas­
simo nel 2010 per diminuire costantemente nel 2011 e
raggiungere un livello ancora più basso nel PI. In risposta
all’aumento del consumo nella UE, i fabbricanti UE
hanno incrementato le proprie capacità di produzione
di wafer del 52 % fino al 2011 che sono poi diminuite
nel PI. Ciò nonostante, la capacità di produzione di wafer
dell’industria dell’Unione è nel complesso aumentata del
40 % durante il periodo in esame. Nonostante l’aumento
della produzione, il tasso di utilizzo degli impianti di
fabbricazione dei wafer dell’industria dell’Unione è au­
mentato fino al 2010 per poi diminuire costantemente
dopo tale periodo; ciò riflette un calo complessivo del
7 % nel periodo in esame, fino a raggiungere il 55 % nel
PI.
(128) L’industria dell’Unione ha quindi aumentato le proprie
Indice
(2009 = 100)
Capacità di produ­
zione
Indice
(2009 = 100)
Utilizzo degli im­
pianti
62 %
79 %
65 %
55 %
Fonte: Europressedienst
capacità parallelamente a un aumento del consumo. Ma
la produzione dell’industria dell’Unione è aumentata
molto più lentamente dei consumi, ciò che ha causato
una diminuzione del tasso di utilizzo degli impianti per il
prodotto in esame durante il periodo in esame.
5.2.2. Volumi delle vendite e quota di mercato
(129) Il volume delle vendite dell’industria dell’Unione e la
quota di mercato hanno registrato il seguente andamento
nel periodo in esame:
Tabella 5-a
Moduli — Volume delle vendite e quota di mercato (in
MW)
2009
2010
2011
PI
1 037
1 890
2 683
2 357
Indice
(2009 = 100)
100
182
259
227
Quota di mercato
19 %
15 %
13 %
13 %
(125) La produzione complessiva di moduli dell’industria del­
l’Unione è aumentata dell’87 % nel periodo in esame. La
produzione ha raggiunto il picco nel 2011 per poi dimi­
nuire durante il PI. La produzione di moduli dell’Unione
è aumentata molto più lentamente della crescita del con­
sumo, più che triplicato nello stesso periodo. Nel conte­
sto di un forte aumento del consumo, i fabbricanti UE
hanno raddoppiato le loro capacità di produzione dei
moduli durante il periodo in esame. Malgrado tuttavia
l’aumento dei livelli di produzione, il tasso di utilizzo
degli impianti dell’industria dell’Unione è diminuita del
4 %, raggiungendo appena il 41 % durante il PI.
Volume delle ven­
dite sul mercato
UE
Fonte: Europressedienst
IT
L 152/20
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
5.6.2013
Tabella 5-b
Celle — Volume delle vendite e quota di mercato (in MW)
Volume delle ven­
dite sul mercato
complessivo
2009
2010
2011
PI
1 470
1 913
2 245
1 545
Indice
(2009 = 100)
100
130
153
105
Quota di mercato
68 %
57 %
52 %
38 %
(Indice
2009 = 100)
Produttività
addetto)
(kW/
(Indice
2009 = 100)
2009
2010
2011
PI
100
134
149
139
183
211
247
245
100
115
135
134
Fonte: Europressedienst
Fonte: Europressedienst
Tabella 6-b
Celle — Occupazione e produttività
Tabella 5-c
Wafer — Volume delle vendite e quota di mercato (in MW)
2009
2010
2011
PI
1 363
1 520
1 608
1 269
Indice
(2009 = 100)
100
112
118
93
Quota di mercato
81 %
64 %
59 %
59 %
Volume delle ven­
dite sul mercato
complessivo
Fonte: Europressedienst
Numero di addetti
(Indice
2009 = 100)
Produttività
addetto)
(kW/
(Indice
2009 = 100)
2010
2011
PI
5 281
5 937
5 641
4 782
100
112
107
91
319
400
483
423
100
126
151
133
Fonte: Europressedienst
(130) Nel periodo in esame, il volume delle vendite di moduli è
aumentato del 127 %. Ma, nel contesto di una crescita
del consumo del 221 %, ciò ha rappresentato una ridu­
zione della quota di mercato dell’industria dell’Unione dal
19 % (2009) al 13 % (nel PI). Riguardo alle celle, le ven­
dite dell’industria dell’Unione sono solo marginalmente
aumentate del 5 % mentre il consumo è aumentato del­
l’87 %, pari quindi a una riduzione della quota di mer­
cato dal 68 % (2009) al 38 % (nel PI). Riguardo ai wafer,
il volume totale delle vendite è diminuito del 7 % mentre
il consumo è aumentato: ciò significa una riduzione della
quota di mercato dei wafer dall’81 % (2009) al 59 % (nel
PI).
(131) Mentre il consumo cresceva, le vendite di moduli e celle
dell’industria dell’Unione crescevano in misura notevol­
mente inferiore rispetto alle importazioni dal paese inte­
ressato e le vendite di wafer diminuivano. L’industria
dell’Unione non ha dunque potuto beneficiare della cre­
scita del consumo. Di conseguenza, le quote di mercato
di tutti e tre i segmenti sono diminuite durante il periodo
in esame.
5.2.3. Occupazione e produttività
(132) L’occupazione e la produttività hanno registrato il se­
guente andamento nel periodo in esame:
Tabella 6-a
Moduli — Occupazione e produttività
Numero di addetti
2009
2009
2010
2011
PI
11 779
15 792
17 505
16 419
Tabella 6-c
Wafer — Occupazione e produttività
Numero di addetti
(Indice
2009 = 100)
Produttività
addetto)
(kW/
(Indice
2009 = 100)
2009
2010
2011
PI
1 944
3 853
4 291
3 920
100
198
221
202
823
695
595
515
100
84
72
63
Fonte: Europressedienst
(133) Tra il 2009 e il PI, l’occupazione è aumentata rispettiva­
mente del 39 % e del 102 % nel comparto dei moduli e
dei wafer mentre è calata del 9 % in quello delle celle. Si
noti tuttavia che l’occupazione è aumentata fino al 2011
ed è poi diminuita durante il PI sia per i moduli che per i
wafer. Per le celle, l’occupazione è aumentata fino al
2010 ed è poi diminuita durante il 2011 e il PI. La
produttività totale evidenzia un andamento positivo per
i moduli e le celle con un aumento del 34 % e del 33 %,
rispettivamente. In parte, ciò è la conseguenza degli
sforzi dell’industria dell’Unione per rispondere alla pres­
sione delle importazioni oggetto di dumping dalla RPC.
Ma, durante il periodo in esame, la produttività totale per
i wafer è diminuita del 37 %.
IT
5.6.2013
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
(134) Pertanto, come è calata, tra il 2011 e il PI, la produzione
UE di moduli e wafer, così è calata, nello stesso periodo e
negli stessi comparti, anche l’occupazione. Per le celle,
l’occupazione è aumentata fino al 2010 ed è diminuita
nel 2011 e nel PI; la produzione UE di celle è invece
cresciuta costantemente fino al 2011 e solo allora ha
iniziato a diminuire.
5.2.3.1. Entità del margine di dumping e capacità di
ripresa dagli effetti di precedenti pratiche di
dumping
(135) Tutti i margini di dumping sono notevolmente superiori
al livello de minimis. Riguardo all’incidenza dell’entità del
margine di dumping effettivo sull’industria dell’Unione,
dati i volumi e i prezzi delle importazioni dal paese
interessato, tale incidenza va considerata di grande rilie­
vo.
(Indice
2009 = 100)
Costi di produ­
zione (EUR/kW)
(Indice
2009 = 100)
5.3. Indicatori microeconomici
5.3.1. Prezzi e fattori che incidono sui prezzi
(137) I prezzi di vendita medi dei fabbricanti UE inclusi nel
campione praticati ad acquirenti non collegati della UE
hanno registrato il seguente andamento durante il pe­
riodo in esame.
Tabella 7-a
2009
2010
2011
PI
100
76
51
31
1 647,10 1 021,67 1 057,56
745,61
62
45
100
64
Fonte: Risposte al questionario verificate
Tabella 7-c
Wafer — Prezzi medi delle vendite nell’Unione
2009
2010
2011
PI
Prezzo di vendita
medio nell’Unione
sul mercato libero
(EUR/kW)
709
564
515
426
(Indice
2009 = 100)
100
80
73
60
Costi di produ­
zione (EUR/kW)
631
496
520
648
(Indice
2009 = 100)
100
78
82
103
(136) Trattandosi della prima inchiesta antidumping relativa al
prodotto in esame, la capacità di ripresa dagli effetti di
precedenti pratiche di dumping non è pertinente.
L 152/21
Fonte: Risposte al questionario verificate
Moduli — Prezzi medi delle vendite nell’Unione
2009
2010
2011
PI
Prezzo di vendita 2 198,75 1 777,15 1 359,35 1 030,83
medio nell’Unione
sul mercato libero
(EUR/kW)
(Indice
2009 = 100)
Costi di produ­
zione (EUR/kW)
(Indice
2009 = 100)
100
81
62
47
2 155,02 1 599,44 1 400,13 1 123,60
100
74
65
52
Fonte: Risposte al questionario verificate
Tabella 7-b
Celle — Prezzi medi delle vendite nell’Unione
2009
2010
Prezzo di vendita 1 525,09 1 160,99
medio nell’Unione
sul mercato libero
(EUR/kW)
2011
PI
777,62
474,91
(138) Durante il periodo in esame, i prezzi di vendita sono
bruscamente diminuiti del 53 % per i moduli, del 69 %
per le celle e del 40 % per i wafer. Il calo dei prezzi di
vendita è costante durante l’intero periodo in esame, ma
è stato particolarmente pronunciato nel PI, durante il
quale essi crollano a livelli insostenibili. Nel periodo in
esame, i costi di produzione diminuiscono del 48 % (mo­
duli) e del 55 % (celle). Nel 2010, il costo di produzione
dei wafer diminuisce rispetto al 2009 ma aumenta nel
2011 pur restando al di sotto del livello del 2009. Nel PI,
i costi aumentano fino a raggiungere livelli appena supe­
riori a quelli del 2009; ciò si spiega principalmente con
una cessazione della produzione durante il PI. L’industria
dell’Unione non ha potuto beneficiare dei continui sforzi
tesi ad aumentare la propria efficienza dei costi né del
calo del prezzo della principale materia prima, il polisi­
licio. La causa di ciò risiede soprattutto nella crescente
pressione sui prezzi esercitata dalle importazioni oggetto
di dumping che ha avuto effetti negativi sui prezzi di
vendita dell’industria dell’Unione, che si sono contratti
più di quanto sia aumentata l’efficienza. Ciò è confermato
dall’andamento negativo della redditività dell’industria
dell’Unione (cfr. considerando 144). Nel complesso, si
assiste a una notevole diminuzione dei prezzi medi di
vendita e del costo di produzione del prodotto simile
(wafer esclusi) con effetti devastanti sulla redditività del­
l’industria dell’Unione.
IT
L 152/22
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
5.6.2013
5.3.3. Scorte
5.3.2. Costo del lavoro
(139) Il costo medio del lavoro dei fabbricanti UE inclusi nel
campione denuncia il seguente andamento nel periodo in
esame:
(141) I livelli delle scorte dei fabbricanti UE inclusi nel cam­
pione registrano il seguente andamento nel periodo in
esame:
Tabella 8-a
Tabella 9-a
Moduli — Costo medio del lavoro per addetto
Costo medio del
lavoro per addetto
(EUR)
(Indice
2009 = 100)
Moduli — Scorte
2009
2010
2011
PI
38 194
40 793
41 781
42 977
100
107
110
113
Scorte
kW)
finali
(in
(Indice
2009 = 100)
2009
2010
2011
PI
28 612
40 479
74 502
65 415
100
141
260
229
Fonte: Risposte al questionario verificate
Fonte: Risposte al questionario verificate
Tabella 8-b
Tabella 9-b
Celle — Costo medio del lavoro per addetto
Celle — Scorte
Costo medio del
lavoro per addetto
(EUR)
(Indice
2009 = 100)
2009
2010
2011
PI
49 677
49 357
49 140
49 350
100
99
99
99
Scorte
kW)
finali
(in
(Indice
2009 = 100)
2009
2010
2011
PI
16 995
23 829
76 889
68 236
100
140
452
402
Fonte: Risposte al questionario verificate
Fonte: Risposte al questionario verificate
Tabella 9-c
Tabella 8-c
Wafer — Scorte
Wafer — Costo medio del lavoro per addetto
Costo medio del
lavoro per addetto
(EUR)
(Indice
2009 = 100)
2009
2010
2011
PI
39 409
40 933
39 323
46 060
Scorte
kW)
finali
(Indice
2009 = 100)
100
104
100
117
(in
2009
2010
2011
PI
34 891
5 601
36 697
59 340
100
16
105
170
Fonte: Risposte al questionario verificate
Fonte: Risposte al questionario verificate
(142) Le scorte aumentano significativamente del 129 % (mo­
(140) Nei moduli, tra il 2009 e il PI, il costo medio del lavoro
per addetto aumenta in modo costante del 13 % com­
plessivamente. Riguardo alle celle, il costo medio del
lavoro resta stabile nel periodo in esame, cala legger­
mente dell’1 % tra il 2009 e il 2010 e si stabilizza poi
fino al PI. Riguardo ai wafer, il costo medio del lavoro
per addetto è assai vario: aumenta tra il 2009 e il 2010,
diminuisce nel 2011 ma aumenta complessivamente del
17 % nel periodo in esame. L’aumento complessivo del
costo del lavoro si spiega in parte con il contemporaneo
incremento della produttività (moduli), con l’andamento
dell’inflazione e con i costi sociali di alcuni fabbricanti
UE (wafer) legati al ridimensionamento del settore tra il
2011 e il PI.
duli), del 302 % (celle) e del 70 % (wafer) nel corso del
periodo in esame. Riguardo ai moduli, le scorte aumen­
tano costantemente, raggiungendo livelli molto elevati
nel 2011 (160 %) e calano nel PI pur restando a livelli
molto alti rispetto all’inizio del periodo in esame. Ri­
guardo alle celle, l’andamento è anche più pronunciato,
con un aumento delle scorte tra il 2009 e il 2011 supe­
riore al 350 %. Analogamente, le scorte diminuiscono
durante il PI pur restando a livelli molto elevati rispetto
all’inizio del periodo in esame. Riguardo ai wafer, mentre
l’industria dell’Unione riduceva le sue scorte tra il 2009 e
il 2010 di oltre l’80 % grazie all’incremento delle vendite,
le sue scorte finali aumentano rapidamente fino a livelli
superiori a quelli del 2009 con un ulteriore aumento di
65 punti percentuali nel PI.
IT
5.6.2013
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
(143) Dall’inchiesta emerge che, data l’attuale critica situazione,
i fabbricanti UE tendono a tenere scorte limitate per il
prodotto simile e a basare la loro produzione sugli ordi­
ni. L’aumento delle scorte registrato dal prodotto simile
durante il periodo in esame è perciò un fattore di rilievo
per stabilire se l’industria dell’Unione abbia subito un
pregiudizio grave.
5.3.4. Redditività, flusso di cassa, investimenti, utile sul
capitale investimento e capacità di reperire capitali
(144) Redditività e flusso di cassa registrano il seguente anda­
mento nel periodo in esame:
Tabella 10-a
L 152/23
(145) La redditività dei fabbricanti UE inseriti nel campione è
stata calcolata esprimendo il profitto netto preimposte,
ottenuto dalle vendite del prodotto simile ad acquirenti
non collegati nella UE, in percentuale del fatturato gene­
rato da tali vendite.
(146) Nel periodo in esame, la redditività per il prodotto simile
è calata bruscamente, tramutandosi in perdita. Essa è
diminuita di 11 punti percentuali per i moduli, di 49
punti percentuali per le celle e di 63 punti percentuali
per i wafer.
(147) Tra il 2009 e il 2010, la redditività del prodotto simile è
Moduli — Redditività e flusso di cassa
2009
2010
2011
PI
Redditività
delle
vendite nella UE
ad acquirenti non
collegati (in % del
fatturato delle ven­
dite)
2%
10 %
–3%
–9%
Flusso di cassa
13 %
aumentata per poi diminuire notevolmente nel 2011,
anno in cui l’industria dell’Unione ha accumulato delle
perdite ed è ulteriormente calata nel PI. Le perdite sono
state particolarmente elevate per le celle e i wafer.
(148) Tra il 2009 e il PI, l’andamento del flusso di cassa, della
10 %
12 %
3%
Fonte: Risposte al questionario verificate
Tabella 10-b
Celle — Redditività e flusso di cassa
2009
2010
2011
PI
Redditività
delle
vendite nella UE
ad acquirenti non
collegati (in % del
fatturato delle ven­
dite)
–8%
12 %
– 36 %
– 57 %
Flusso di cassa
75 %
capacità cioè dei fabbricanti UE inclusi nel campione di
autofinanziarsi, ha seguito una tendenza sempre più ne­
gativa. Diminuendo di 10 punti percentuali nei moduli,
salvo un lieve aumento nel 2011, il calo più marcato del
flusso di cassa si è verificato dunque tra il 2011 e il PI. Il
declino del flusso di cassa per celle e wafer è più accen­
tuato di quello per i moduli e raggiunge livelli estrema­
mente negativi durante il PI. Il flusso di cassa per il
prodotto simile è dunque diminuito durante il periodo
in esame.
(149) Le cifre che seguono rappresentano l’andamento degli
investimenti e dell’utile sul capitale investito dei fabbri­
canti UE inseriti nel campione rispetto al mercato com­
plessivo durante il periodo in esame:
52 %
– 0,3 %
– 46 %
Fonte: Risposte al questionario verificate
Tabella 11-a
Tabella 10-c
Moduli — Investimenti e utile sul capitale investito
Wafer — Redditività e flusso di cassa
2009
2009
2010
2011
PI
Redditività delle
vendite nella UE
ad acquirenti non
collegati (in % del
fatturato delle
vendite)
11 %
12 %
–1%
– 52 %
Flusso di cassa
39 %
47 %
Fonte: Risposte al questionario verificate
32 %
– 19 %
Investimenti
(EUR)
2010
2011
PI
12 081 999 50 105 017 64 643 322 32 730 559
(Indice
2009 = 100)
100
415
535
271
Utile sull’in­
vestimento
– 15 %
19 %
– 15 %
– 17 %
Fonte: Risposte al questionario verificate
IT
L 152/24
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
Tabella 11-b
Celle — Investimenti e utile sul capitale investito
2009
2010
2011
PI
Investimenti 31 448 407 34 451 675 10 234 050 6 986 347
(EUR)
(Indice
2009 = 100)
100
110
33
22
Utile sull’in­
vestimento
–4%
10 %
– 20 %
– 19 %
5.6.2013
per tutte e tre i tipi di prodotto. Per le celle e i wafer, pur
emergendo un incremento nel 2009 e nel 2010, il ROI
diminuisce sensibilmente nel 2011 e raggiunge livelli
negativi. Per i moduli, il ROI resta su livelli negativi
durante tutto il periodo in esame tranne che nel 2010,
anno in cui raggiunge il 19 %. Diminuisce complessiva­
mente durante il periodo in esame fino al - 17 % nel PI
per le celle, cioè dell’1 %, ma resta pur sempre su livelli
assai negativi, cioè del - 19 %. Riguardo ai wafer, il ROI
ha un andamento sempre negativo fino al - 7 % durante
il PI. Durante il periodo in esame, il ROI per il prodotto
simile evidenzia un andamento nel complesso negativo.
(152) La capacità di reperire capitali è stata analizzata rispetto
Fonte: Risposte al questionario verificate
al mercato complessivo; ne è emerso il costante deterio­
ramento della capacità dell’industria dell’Unione di gene­
rare liquidità per il prodotto simile e il conseguente in­
debolimento della situazione finanziaria dell’industria del­
l’Unione.
Tabella 11-c
Wafer — Investimenti e utile sul capitale investito
2009
2010
2011
PI
Investimenti 201 911 346 83 802 212 74 166 331 39 938 349
(EUR)
(Indice
2009 =
100)
100
42
37
20
Utile sull’in­
vestimento
10 %
8%
0%
–7%
Fonte: Risposte al questionario verificate
5.3.5. Conclusioni relative al pregiudizio
(153) L’analisi della situazione dell’industria dell’Unione mostra
chiaramente un andamento negativo di tutti i principali
indicatori del pregiudizio. Parallelamente a un aumento
generale del consumo, nel corso del periodo in esame è
aumentata la produzione complessiva di moduli e celle.
Nonostante l’aumento del volume delle vendite, durante
il PI la quota di mercato dell’industria dell’Unione è di­
minuita perché è cresciuta meno dei consumi nel periodo
considerato. I prezzi medi di vendita sono nettamente
calati nel corso del periodo in esame, producendo effetti
negativi su tutti gli indicatori finanziari, dalla redditività,
ai flussi di cassa, all’utile sul capitale investito e alla ca­
pacità di ottenere capitali.
(150) La precedente tabella indica che tra il 2009 e il PI l’indu­
stria dell’Unione ha aumentato gli investimenti nei mo­
duli del 171 %. Quanto sopra è legato soprattutto ai
notevoli incrementi di capacità. Nello stesso periodo, pe­
rò, l’industria dell’Unione ha ridotto gli investimenti nelle
celle e nei wafer del 78 % e dell’80 % rispettivamente; gli
investimenti effettuati erano legati soprattutto alla R&S
per migliorare e aggiornare le tecnologie e i processi
produttivi tesi a incrementare l’efficienza. Poiché l’indu­
stria dell’Unione non poteva permettersi investimenti ag­
giuntivi per celle e wafer nel periodo in esame, il livello
degli investimenti durante il PI è stato piuttosto basso.
Poiché gli investimenti erano di solito finanziati da flussi
di cassa e da prestiti intersocietari, la diminuzione del
flusso di cassa ha avuto effetti immediati sul livello degli
investimenti.
(154) Nel periodo in esame, il volume complessivo delle ven­
dite dell’industria dell’Unione è aumentato. Ma all’au­
mento del volume delle vendite dell’industria dell’Unione
è corrisposto un notevole calo dei prezzi medi di vendita.
(155) Durante il periodo in esame, le importazioni delle parti
interessate dalla RPC sono aumentate in termini sia di
volume che di quota di mercato. Al tempo stesso, i
prezzi delle importazioni hanno continuato a diminuire
e hanno comportato una sottoquotazione significativa dei
prezzi medi praticati dall’industria dell’Unione sul mer­
cato UE.
(156) Varie parti interessate hanno sostenuto che l’industria
(151) L’utile sul capitale investito (return on investments —
«ROI») è stato espresso come percentuale del profitto
sul valore contabile netto degli investimenti. Tra il
2009 e il PI, il ROI per il prodotto simile ha seguito le
analoghe tendenze negative degli altri indicatori finanziari
dell’Unione e i fabbricanti UE inseriti nel campione aves­
sero ottenuto buoni risultati affermando che alcuni indi­
catori di pregiudizio, come volume e capacità di produ­
zione, vendite e occupazione nonché redditività, in alcuni
fabbricanti inseriti nel campione, erano in aumento e
non evidenziavano alcun pregiudizio grave. Sono asser­
zioni non confermate dai risultati dell’indagine, che in­
vece ha evidenziato chiare tendenze al ribasso di molti
indicatori del pregiudizio, tali da far concludere che l’in­
dustria dell’Unione abbia subito un pregiudizio grave.
5.6.2013
IT
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
(157) In particolare, l’inchiesta ha anche confermato che i
prezzi di vendita sono inferiori ai costi di produzione,
il che ha effetti deleteri sulla redditività dell’industria del­
l’Unione che, infatti, ha raggiunto livelli negativi durante
il PI. Si conclude che se il mercato UE continua a essere
invaso da importazioni oggetto di dumping, è probabile
che le perdite dell’industria dell’Unione portino alla ces­
sazione definitiva di qualsiasi produzione UE di qualche
entità del prodotto simile. Ciò sembra confermato da
dichiarazioni di insolvenza e/o di cessazione temporanea
o definitiva della produzione rilasciate da alcune imprese
durante e dopo il PI.
(158) Alla luce di quanto sopra esposto si conclude in via
provvisoria che l’industria dell’Unione ha subito un pre­
giudizio notevole ai sensi dell’articolo 3, paragrafo 5, del
regolamento di base.
E. NESSO DI CAUSALITÀ
1. Introduzione
(159) Conformemente all’articolo 3, paragrafi 6 e 7, del rego­
lamento di base, la Commissione ha esaminato se il pre­
giudizio notevole subito dall’industria dell’Unione sia
stato dovuto alle importazioni oggetto di dumping pro­
venienti dal paese interessato. Sono stati anche esaminati
fattori noti, diversi dalle importazioni oggetto di dum­
ping, che potrebbero aver arrecato pregiudizio all’indu­
stria dell’Unione, per evitare di attribuire l’eventuale pre­
giudizio causato da tali fattori a importazioni in dum­
ping.
L 152/25
interessato hanno registrato un fortissimo incremento
durante il periodo in esame. Esiste una chiara contempo­
raneità tra l’aumento delle importazioni oggetto di dum­
ping e la perdita di quote di mercato dell’industria del­
l’Unione. L’inchiesta ha anche accertato che, come indi­
cato al considerando 117, le importazioni oggetto di
dumping hanno sottoquotato i prezzi dell’industria del­
l’Unione durante il PI.
(162) L’inchiesta ha dimostrato che i prezzi delle importazioni
oggetto di dumping sono diminuiti del 64 % per i mo­
duli, del 42 % per le celle e del 40 % per i wafer durante
il periodo in esame, con conseguente aumento della sot­
toquotazione. A fronte di questa pressione sui prezzi,
l’industria dell’Unione ha effettuato notevoli sforzi per
ridurre i propri costi di produzione. Nonostante gli sfor­
zi, il livello eccezionalmente basso dei prezzi all’impor­
tazione cinesi ha costretto l’industria dell’Unione ad ab­
bassare ulteriormente i prezzi di vendita da essa praticati
a livelli non redditizi. La redditività dell’industria del­
l’Unione è perciò diminuita drasticamente durante il pe­
riodo in esame ed è andata in perdita durante il PI.
(163) In base a quanto precede, si conclude che le importazioni
cinesi e la crescita della quota di mercato delle importa­
zioni in dumping dalla Cina a prezzi costantemente in­
feriori a quelli dell’industria dell’Unione hanno avuto un
ruolo decisivo nel pregiudizio grave subito dall’industria
dell’Unione, pregiudizio che ha dato luogo alla difficile
situazione finanziaria della stessa e al deterioramento di
gran parte degli indicatori di pregiudizio.
3. Effetto di altri fattori
(160) Una parte interessata ha affermato che le condizioni di
mercato del prodotto in esame sono diverse nei vari Stati
membri e che pertanto l’analisi del nesso di causalità
andrebbe effettuata separatamente a livello di ciascuno
Stato membro. Regimi di sostegno nazionali determinano
in certa misura le dimensioni dei mercati degli Stati
membri. L’inchiesta ha tuttavia accertato che la domanda
non dipende unicamente dai regimi di sostegno. A se­
conda della situazione geografica (esposizione al sole) e
del prezzo dell’elettricità in un dato luogo, i pannelli
solari sembrano aver raggiunto, o quasi, la parità di rete,
permettendo così a certi investimenti di essere effettuati
indipendentemente dai regimi di sostegno. Poiché non si
può concludere che le condizioni di mercato dipendano
esclusivamente dai regimi di sostegno, l’argomentazione è
stata respinta.
3.1. Importazioni da altri paesi terzi
(164) Riguardo ai moduli, il volume delle importazioni da altri
paesi terzi durante il periodo in esame è aumentato del
19 % mentre nello stesso periodo la quota di mercato si è
ridotta dal 18,4 % al 6,8 %. Taiwan è il secondo espor­
tatore in ordine di grandezza dopo la RPC.
(165) Riguardo alle celle, il volume delle importazioni da altri
paesi terzi è aumentato del 186 % durante il periodo in
esame; la quota di mercato è aumentata dal 24 %, nel
2009, al 36 % circa, durante il PI. Nel campo delle celle
Taiwan è il secondo esportatore dopo la RPC e sopra­
vanza largamente i quantitativi importati e le quote di
mercato degli altri paesi terzi, pur restando a livelli infe­
riori a quelli della RPC.
2. Effetti delle importazioni oggetto di dumping
(161) Dall’inchiesta emerge che le importazioni in dumping
dalla RPC sono enormemente aumentate durante il pe­
riodo in esame: di oltre il 300 % per i moduli, del 482 %
per le celle e del 648 % per i wafer; la loro quota di
mercato è aumentata di 17 punti percentuali per i mo­
duli, di 17 punti percentuali per le celle e di 27 punti
percentuali per i wafer. Si conferma quindi che il volume
delle importazioni e la quota di mercato del prodotto
(166) Riguardo ai wafer, il volume delle importazioni da altri
paesi terzi è sceso del 19 % nel periodo in esame; anche
la quota di mercato è scesa dal 13,4 % nel 2009 all’8,5 %
nel PI. Anche in questo caso, Taiwan è il secondo espor­
tatore di wafer dopo la RPC. Il livello delle importazioni
e la quota di mercato di Taiwan non sono aumentati in
misura significativa e sono rimasti a livelli bassi durante il
periodo in esame.
IT
L 152/26
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
(167) I prezzi all’importazione da paesi terzi di moduli, celle e
wafer erano in media maggiori dei prezzi unitari medi
delle importazioni cinesi. Dalle informazioni disponibili
risulta che, per moduli e wafer, il prezzo medio d’impor­
tazione da Taiwan era superiore al prezzo d’importazione
medio dalla Cina e che, per le celle, il prezzo medio
d’importazione da Taiwan si collocava nella stessa fascia
di quello dalla Cina. Tuttavia, mancando informazioni
dettagliate sui prezzi per tipo di prodotto, la compara­
zione tra prezzi medi può essere usata solo a titolo
indicativo, senza che da essa si possano trarre conclusioni
certe. Per il periodo in esame, il volume delle importa­
zioni di celle da Taiwan è aumentato continuamente, con
un incremento della quota di mercato pari a 14 punti
percentuali circa. Ma, nel complesso, per il prodotto og­
getto d’inchiesta, nonostante l’aumento della quota di
mercato, i volumi erano inferiori a quelli della RPC e i
loro prezzi durante il PI, celle escluse, erano in genere più
elevati. Per questi motivi, dati soprattutto i volumi delle
importazioni e le quote di mercato da altri paesi terzi
nonché i loro livelli di prezzo, simili o superiori in media
a quelli dell’industria dell’Unione, si può concludere in via
provvisoria che le importazioni dai paesi terzi non an­
nullano il nesso causale tra le importazioni oggetto di
dumping e il pregiudizio subito dall’industria dell’Unione.
Tabella 12
Importazioni da altri paesi terzi e relative quote di mercato
Moduli
Volume delle
importazioni da
tutti gli altri paesi
terzi (MW)
(Indice
2009 = 100)
Quota di mercato
delle importazioni
da tutti gli altri
paesi terzi
2009
2010
2011
PI
1 003
1 702
1 385
1 195
Moduli
Quota di mercato
delle importazioni
da Taiwan
169
138
119
18,4 %
14,0 %
7,0 %
6,8 %
2 385,34 1 852,23 1 430,90 1 218,41
Prezzo medio
all’importazione in
EUR/kW
(Indice
2009 = 100)
100
78
60
51
Volume delle
importazioni da
Taiwan (MW)
49
144
140
135
(Indice
2009 = 100)
100
294
286
276
2009
2010
2011
PI
0,9 %
1,2 %
0,7 %
0,8 %
2 102,04 1 659,72 1 350,00 1 125,93
Prezzo medio
all’importazione in
EUR/kW
(Indice
2009 = 100)
100
79
64
54
Volume delle
importazioni dagli
USA (MW)
140
180
51
60
(Indice
2009 = 100)
100
129
36
43
Quota di mercato
delle importazioni
dagli USA
2,6 %
1,5 %
0,3 %
0,3 %
2 400,00 1 872,22 1 431,37 1 233,33
Prezzo medio
all’importazione in
EUR/kW
(Indice
2009 = 100)
100
78
60
51
Volume delle
importazioni dal
resto dell’Asia
(MW)
720
1 140
1 029
879
(Indice
2009 = 100)
100
158
143
122
13,2 %
9,3 %
5,2 %
5,0 %
Quota di mercato
delle importazioni
dal resto dell’Asia
100
5.6.2013
2 400,00 1 870,18 1 440,23 1 229,81
Prezzo medio
all’importazione in
EUR/kW
(Indice
2009 = 100)
100
78
60
51
Volume delle
importazioni dal
resto del mondo
(MW)
94
238
165
121
(Indice
2009 = 100)
100
253
176
129
Quota di mercato
delle importazioni
dal resto del
mondo
1,7 %
2,0 %
0,8 %
0,7 %
2 404,26 1 869,75 1 442,42 1 231,40
Prezzo medio
all’importazione in
EUR/kW
(Indice
2009 = 100)
Fonte: Europressedienst
100
78
60
51
IT
5.6.2013
Celle
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
2009
2010
2011
PI
Volume delle
importazioni da
tutti gli altri paesi
terzi (MW)
510
884
1 100
1 457
(Indice
2009 = 100)
100
173
216
286
23,7 %
26,6 %
25,5 %
36,2 %
Quota di mercato
delle importazioni
da tutti gli altri
paesi terzi
1 166,67 1 072,40
Prezzo medio
all’importazione in
EUR/kW
751,82
L 152/27
2009
2010
2011
PI
(Indice
2009 = 100)
100
78
61
48
Volume delle
importazioni dal
resto del mondo
(MW)
175
290
350
282
(Indice
2009 = 100)
100
166
200
161
Quota di mercato
delle importazioni
dal resto del
mondo
8,1 %
8,7 %
8,1 %
7,0 %
831,43
638,30
Celle
553,88
(Indice
2009 = 100)
100
92
64
47
Volume delle
importazioni da
Taiwan (MW)
235
400
540
997
(Indice
2009 = 100)
100
170
230
424
Quota di mercato
delle importazioni
da Taiwan
10,9 %
12,0 %
12,5 %
24,8 %
Prezzo medio
all’importazione in
EUR/kW
948,94
1 100,00
670,37
514,54
(Indice
2009 = 100)
100
116
71
54
Volume delle
importazioni dagli
USA (MW)
40
40
40
33
(Indice
2009 = 100)
100
100
100
83
Quota di mercato
delle importazioni
dagli USA
1,9 %
1,2 %
0,9 %
0,8 %
825,00
636,36
1 348,57 1 051,72
Prezzo medio
all’importazione in
EUR/kW
(Indice
2009 = 100)
100
78
62
47
2009
2010
2011
PI
Volume delle
importazioni da
tutti gli altri paesi
terzi (MW)
225
333
235
183
(Indice
2009 = 100)
100
148
104
81
Quota di mercato
delle importazioni
da tutti gli altri
paesi terzi
13,4 %
14,0 %
8,6 %
8,5 %
Prezzo medio
all’importazione in
EUR/kW
800,00
588,59
43,30
420,77
Fonte: Europressedienst
1 350,00 1 050,00
Prezzo medio
all’importazione in
EUR/kW
Wafer
(Indice
2009 = 100)
100
78
61
47
Volume delle
importazioni dal
Giappone (MW)
60
154
170
145
(Indice
2009 = 100)
100
74
55
52
50
50
36
100
257
283
242
Volume delle
importazioni da
Taiwan (MW)
20
(Indice
2009 = 100)
Quota di mercato
delle importazioni
dal Giappone
2,8 %
4,6 %
3,9 %
3,6 %
(Indice
2009 = 100)
100
250
250
180
829,41
641,38
Quota di mercato
delle importazioni
da Taiwan
1,2 %
2,1 %
1,8 %
1,7 %
Prezzo medio
1 350,00 1 051,95
all’importazione in
EUR/kW
IT
L 152/28
Wafer
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
2009
2010
2011
PI
800,00
580,00
440,00
416,67
(Indice
2009 = 100)
100
73
55
52
Volume delle
importazioni dagli
USA (MW)
50
55
40
28
(Indice
2009 = 100)
100
110
80
56
Quota di mercato
delle importazioni
dagli USA
3,0 %
2,3 %
1,5 %
1,3 %
Prezzo medio
all’importazione in
EUR/kW
800,00
581,82
450,00
428,57
(Indice
2009 = 100)
100
73
56
54
Volume delle
importazioni dal
Giappone (MW)
55
50
30
26
(Indice
2009 = 100)
100
91
55
47
Quota di mercato
delle importazioni
dal Giappone
3,3 %
2,1 %
1,1 %
1,2 %
Prezzo medio
all’importazione in
EUR/kW
800,00
580,00
433,33
423,08
(Indice
2009 = 100)
100
73
54
53
Volume delle
importazioni dal
resto del mondo
(MW)
100
178
115
93
(Indice
2009 = 100)
100
178
115
93
Quota di mercato
delle importazioni
dal resto del
mondo
5,9 %
7,5 %
4,2 %
4,3 %
Prezzo medio
all’importazione in
EUR/kW
800,00
589,89
434,78
419,35
100
74
54
52
Prezzo medio
all’importazione in
EUR/kW
(Indice
2009 = 100)
Fonte: Europressedienst
5.6.2013
Andamento del consumo dell’Unione
(168) Come indicato al considerando 108, durante il periodo in
esame il consumo UE è aumentato del 221 % per i mo­
duli, dell’87 % per le celle e del 29 % per i wafer, ha
raggiunto una punta massima nel 2011 ed è calato du­
rante il PI, pur restando nettamente superiore al livello
registrato all’inizio del periodo in esame nel 2009. L’in­
dustria dell’Unione non ha potuto beneficiare di questo
aumento nel consumo: la sua quota di mercato è scesa
infatti nello stesso periodo dal 19 % al 13 % per i mo­
duli, dal 68 % al 38 % per le celle e dall’81 % al 59 % per
i wafer. Al tempo stesso, la quota di mercato della RPC è
fortemente aumentata fino al 2011 per poi restare stabile
su livelli elevati durante il PI, quando il consumo è di­
minuito. Considerato pertanto che, nonostante il calo del
consumo UE nel PI, le importazioni oggetto di dumping
dalla RPC hanno mantenuto (moduli) o aumentato (celle
e wafer) la loro quota di mercato a detrimento dell’indu­
stria dell’Unione nel periodo in esame, si deve concludere
che il calo del consumo conferma il nesso di causalità tra
le importazioni in dumping e il pregiudizio subito dal­
l’industria dell’Unione.
(169) In base alle informazioni disponibili è difficile stabilire in
che misura la domanda sia trainata da regimi di sostegno
degli Stati membri. Come indicato al considerando 171
esiste una gran varietà di regimi di sostegno ed essendo
la loro interazione con la domanda estremamente com­
plessa è anche difficile quantificarne gli effetti precisi. I
dati disponibili provano tuttavia che la domanda di ener­
gia solare continuerà ad esistere e ad aumentare nel tem­
po, anche senza regimi di sostegno e anche se forse a
livelli inferiori rispetto a quanto avviene grazie a quest’ul­
timi. In questo contesto, molte parti asseriscono che la
parità di rete (la situazione che si ha quando il costo per
produrre energia solare è pari al costo per produrre ener­
gia convenzionale) è già stata raggiunta, o quasi, in al­
cune regioni della UE. Queste asserzioni non hanno po­
tuto essere finora confermate dall’inchiesta e saranno og­
getto di ulteriori indagini.
3.2. Il principale esempio di regime di sostegno: le tariffe di
immissione (Feed-in-tariffs - FIT)
(170) Secondo molte parti interessate la causa del pregiudizio
subito dall’industria dell’Unione risiede nelle riduzioni
delle tariffe di immissione decise dagli Stati membri.
Esse ritengono che i tagli abbiano fatto diminuire le
installazioni di impianti solari e ridotto la domanda del
prodotto in esame sul mercato UE, causando così il no­
tevole pregiudizio per l’industria dell’Unione.
(171) Per sostenere la produzione di energia da fonti rinnova­
bili, gli Stati membri hanno introdotto FIT, contingenti
obbligatori legati a certificati verdi negoziabili, sovven­
zioni agli investimenti e incentivi fiscali. Alcuni Stati
membri concedono anche sostegni finanziati dai fondi
5.6.2013
IT
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
strutturali della UE. Lo strumento di sostegno all’energia
solare più diffuso sono le FIT. Per ora, l’analisi della
Commissione si è concentrata su questo tipo di sostegno.
(172) Le FIT sono uno strumento di sostegno finanziario per
conseguire obiettivi nazionali obbligatori per promuovere
l’uso di energia da fonti rinnovabili, come quelli prescritti
dalla direttiva 2009/28/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio (1) sulla promozione dell’uso dell’energia da
fonti rinnovabili. Livelli di sostegno e modalità di funzio­
namento delle FIT variano a seconda degli Stati membri.
Grazie alle FIT i gestori delle reti devono acquistare ener­
gia solare a prezzi che permettano ai produttori di ener­
gia solare (di solito proprietari degli impianti solari) di
recuperare i costi e ottenere ragionevoli tassi di rendi­
mento. Quasi sempre le FIT, come altri regimi di soste­
gno, vanno soggette anche al controllo sugli aiuti di Stato
ai sensi degli articoli 107 e 108 TFUE al fine di evitare
eccessive compensazioni per i produttori di energia elet­
trica.
(173) Nonostante differenze nazionali, riguardo all’andamento
delle FIT si possono osservare tre fenomeni nella UE: (i)
la riduzione dei tassi delle FIT, (ii) la completa sospen­
sione del regime delle FIT (Spagna) e (iii) l’introduzione di
soglie di capacità (dette cap) per gli impianti ammissibili
al finanziamento nonché massimali di spesa a livello di
Stati membri sulle capacità annue installate e sovvenzio­
nate. Risulta che le cap siano state introdotte soprattutto
nel 2012: probabilmente non hanno quindi alcun effetto
sul consumo durante il PI. L’analisi si è perciò concen­
trata sulle recenti sospensioni delle FIT in Spagna e sulla
riduzione dei tassi FIT nella maggior parte degli Stati
membri. Si è esaminato se esse abbiano avuto effetti sulla
domanda nel mercato UE e se potessero aver causato il
grave pregiudizio subito dall’industria dell’Unione. In pro­
posito, si è visto che l’effetto dell’andamento delle FIT
sulla domanda di moduli è analogo a quello rilevato
per la domanda di celle e wafer. Essendo infatti le celle
e i wafer indispensabili per la produzione dei moduli e
non essendo usati in nessun altro processo di produzio­
ne, al diminuire della domanda di moduli corrisponde
l’immediata diminuzione della domanda di celle e wafer.
L 152/29
infatti che sebbene la situazione dell’industria dell’Unione
peggiorasse, i produttori esportatori riuscivano a mante­
nere elevate quote di mercato (moduli: 80 %) e anche ad
aumentarle leggermente (celle: dal 22 % nel 2011 al 25 %
durante il PI; wafer: dal 32 % nel 2011 al 33 % durante il
PI). Si noti inoltre che il prezzo medio dei moduli pra­
ticato dall’industria dell’Unione è diminuito del 53 % nel
corso del periodo in esame, soprattutto a causa del si­
gnificativo aumento delle importazioni in dumping e
della forte pressione sui prezzi del mercato UE da esse
esercitata. La perdita di redditività subita dall’industria
dell’Unione non può perciò essere in via principale attri­
buita ai tagli delle FIT.
(175) Di conseguenza, si riconosce che le FIT hanno generato
una domanda di energia solare e che la loro recente
sospensione (Spagna) e riduzione (in altri Stati membri),
ha ridotto il consumo del prodotto oggetto dell’inchiesta
durante il PI, il che potrebbe avere contribuito al pregiu­
dizio subito dall’industria dell’Unione. Tuttavia, il calo del
consumo nel PI non è stato tale da infirmare il nesso di
causalità tra le importazioni in dumping e il pregiudizio
subito dall’industria dell’Unione.
(176) Alcune parti interessate affermano che i tagli delle FIT
hanno reso poco attraenti le opportunità di investimento
nell’energia solare e ridotto la domanda del prodotto in
esame nella UE.
(177) L’inchiesta conferma l’esistenza di un legame tra i tassi
delle FIT e il livello degli investimenti nell’industria del­
l’energia solare, ma ha anche evidenziato che gli investi­
menti in questo comparto ne tengono meno conto in
regioni ad alta esposizione solare, nelle quali la produ­
zione di energia solare è più efficiente, e in quelle in cui
l’elettricità ha prezzi elevati. L’inchiesta mostra infatti che
si continua a investire (ad esempio, in Spagna) nono­
stante la sospensione del regime delle FIT. L’inchiesta
mostra anche che gli investimenti nell’energia solare re­
stano attraenti anche se i tassi delle FIT sono inferiori.
(178) Di conseguenza, non si può dire con assoluta certezza
che i tagli delle FIT abbiano reso gli investimenti nel­
l’energia solare poco attraenti e abbiano così contribuito
al pregiudizio subito dall’industria dell’Unione.
(174) L’inchiesta conferma da un lato il nesso tra andamento
delle FIT e consumo, e accerta dall’altro che il calo del
consumo tra il 2011 e il PI non contribuisce ad annullare
il nesso di causalità tra le importazioni oggetto di dum­
ping dalla RPC e il pregiudizio grave subito dall’industria
dell’Unione, descritto al considerando 163. Essa dimostra
(1) GU L 140 del 5.6.2009, pag. 16.
(179) Una parte interessata sostiene che i tagli alle FIT hanno
costretto i fabbricanti UE a diminuire i prezzi per man­
tenere vivo l’interesse degli investitori nell’energia FV e
per continuare a stimolare la domanda e la crescita.
L 152/30
IT
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
(180) L’inchiesta ha dimostrato che l’industria dell’Unione è
stata costretta a diminuire i prezzi soprattutto a causa
della pressione esercitata dalle importazioni in dumping e
non dei tagli alle FIT. Lo conferma il fatto che il più
significativo calo dei prezzi dell’industria dell’Unione si
è verificato nel 2010 e nel 2011, prima che i principali
tagli avessero luogo. È stato infatti l’aumento delle im­
portazioni in dumping dalla RPC, a prezzi notevolmente
inferiori a quelli dell’industria dell’Unione, a costringere
l’industria dell’Unione a ridurre i suoi prezzi a livelli
sempre più bassi.
5.6.2013
fatto che quest’ultima non ha effettuato gli investimenti
necessari ad aumentare le capacità.
(186) Mentre l’industria dell’Unione ha effettivamente aumen­
tato la sua capacità di produzione, il volume totale della
produzione non ha portato a un aumento del consumo
sul mercato UE durante il periodo in esame. L’aumento
delle capacità di produzione dell’industria dell’Unione era
ragionevole e ha seguito l’andamento del mercato, cioè
l’aumento del consumo. Non può perciò essere conside­
rato come una causa del pregiudizio subito.
(181) Per questi motivi, l’argomentazione è stata respinta.
(187) Analogamente, secondo quanto precede, l’inchiesta non
(182) Le FIT sono state insomma un importante fattore per lo
sviluppo del mercato FV nella UE e sul consumo del
prodotto in esame ha influito l’esistenza delle FIT. L’in­
chiesta ha tuttavia rivelato che il consumo non è dimi­
nuito significativamente nonostante l’ampiezza dei tagli.
Si è pertanto giunti alla conclusione provvisoria che l’an­
damento delle FIT non è tale da annullare il nesso di
causalità tra importazioni oggetto di dumping e il grave
pregiudizio subito dall’industria dell’Unione.
conferma l’argomento secondo cui l’industria dell’Unione
non ha investito nell’ampliamento delle capacità. Al con­
trario, come indicato in precedenza, nell’intero periodo in
esame, l’industria dell’Unione ha aumentato la capacità di
produzione e fino a disporre di un eccesso di capacità
per tutto il periodo in esame, il che indica che era in
grado di soddisfare la domanda aggiuntiva. L’argomenta­
zione è stata pertanto respinta.
(188) Alcune parti interessate hanno affermato che tutti gli
pregiudizio subito dall’industria dell’Unione era dovuto
a un venir meno dei sostegni finanziari all’industria del­
l’Unione. A supporto di tale affermazione, sono state
fornite informazioni su sovvenzioni concesse a un fab­
bricante UE prima del periodo in esame (tra il 2003 e il
2006).
operatori del mercato, compresi quelli in settori a valle
e a monte, si sono trovati in situazioni difficili dovute a
eccessi di capacità sul mercato mondiale e alle conse­
guenti mutazioni del mercato. In proposito, è stato so­
stenuto che il prodotto in esame è divenuto una merce di
cui i singoli fabbricanti non sono più in grado di fissare i
prezzi, ormai soggetti alla legge della domanda e dell’of­
ferta a livello mondiale. Questa situazione avrebbe dun­
que causato il grave pregiudizio all’industria dell’Unione e
non le importazioni in dumping.
(184) Gli elementi di prova forniti non hanno rivelato alcun
(189) L’inchiesta ha confermato l’esistenza di un eccesso di
3.3. Altri sostegni finanziari concessi all’industria dell’Unione
(183) Alcune parti interessate hanno sostenuto che il grave
nesso tra il grave pregiudizio subito dall’industria del­
l’Unione e l’asserita sovvenzione ricevuta da un fabbri­
cante UE durante il periodo precedente il periodo in
esame. Inoltre, poiché tali informazioni si riferiscono a
un periodo precedente a quello in esame, sono irrilevanti.
Non si è perciò potuto stabilire alcun legame tra un’as­
serita sovvenzione ricevuta dall’industria dell’Unione e il
grave pregiudizio da essa subito. Per questo motivo, l’ar­
gomentazione è stata respinta.
capacità sul mercato mondiale, soprattutto da parte della
RPC. Anche i mutamenti del mercato che avrebbero tra­
sformato il prodotto in esame in una merce di base non
giustificano un comportamento dei prezzi e pratiche
commerciali del tutto sleali. In proposito, si noti che
l’industria dell’Unione ha prodotto e venduto il prodotto
in esame per oltre 20 anni, mentre l’industria cinese del
prodotto in esame si è sviluppata solo di recente (dalla
metà dell’ultimo decennio), attirata soprattutto dalle FIT e
da altri incentivi della UE e dal conseguente aumento
della domanda.
3.4. Eccesso di capacità
(185) Si sostiene che sia stato l’eccesso di capacità sul mercato
dell’Unione e in genere sul mercato mondiale a causare il
grave pregiudizio subito dall’industria dell’Unione. Si af­
ferma anche che tale sovraccapacità sul mercato mon­
diale abbia portato al consolidamento dell’industria del­
l’Unione, attualmente in corso, e che il pregiudizio subito
sia dovuto al numero eccessivo di impianti di produzio­
ne. Varie parti interessate sostengono inoltre che il grave
pregiudizio subito dall’industria dell’Unione vada colle­
gato all’iperespansione delle capacità che essa si è autoin­
flitta. Per contro, altre parti interessate sostengono che il
pregiudizio subito dall’industria dell’Unione sia dovuto al
(190) Per questi motivi, l’argomentazione è stata respinta.
3.5. Incidenza dei prezzi delle materie prime
(191) Varie parti interessate sostengono che il grave pregiudizio
subito dall’industria dell’Unione sia legato all’andamento
dei prezzi del polisilicio, principale materia prima dei
wafer. Si è argomentato che l’industria dell’Unione aveva
concluso contratti di fornitura a lungo termine a prezzi
fissi che non potevano quindi beneficiare della riduzione
dei prezzi del polisilicio durante il periodo in esame.
5.6.2013
IT
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
(192) Secondo l’inchiesta nel 2008 i prezzi del polisilicio sono
aumentati ma sono di nuovo diminuiti nel 2009 con
lievi cenni di crescita nel 2010 e all’inizio del 2011. I
prezzi sono notevolmente diminuiti durante il PI.
(193) Secondo l’inchiesta, anche se le forniture del polisilicio
all’industria dell’Unione si fondano su contratti a lungo
termine, i termini della maggior parte di tali contratti
sono stati rinegoziati in base all’andamento dei prezzi
del polisilicio e i loro prezzi hanno raggiunto un livello
prossimo, quando non inferiore, ai prezzi sul mercato a
pronti.
(194) Si perciò concluso che pur essendoci stati effetti negativi
a carico di alcuni fabbricanti UE dovuti ai contratti a
lungo termine di fornitura del polisilicio, l’industria del­
l’Unione, nel suo insieme, non ne ha sofferto ed è stata
in grado di trarre il massimo beneficio dalla diminuzione
dei prezzi del polisilicio. I contratti a lungo termine non
hanno dunque contribuito al grave pregiudizio subito
dall’industria dell’Unione.
3.6. Pregiudizio autoinflitto: conseguenze dell’automazione,
delle dimensioni, delle economie di scala, del consolida­
mento, dell’innovazione, della redditività dei costi
(195) Alcune parti interessate sostengono che il pregiudizio
subito dall’industria dell’Unione sia dovuto all’alto grado
di automazione del processo di produzione. In pratica, i
piccoli fabbricanti si troverebbero in posizione di svan­
taggio rispetto a quelli grandi integrati verticalmente e
l’eventuale pregiudizio da essi subito non può essere at­
tribuito alle importazioni oggetto di dumping. In questa
prospettiva si sostiene anche che l’industria dell’Unione
nel suo insieme è comunque di dimensioni ridotte e che
non è perciò in grado di beneficiare delle economie di
scala.
(196) L’inchiesta ha dimostrato che anche i piccoli fabbricanti
presenti sul mercato UE dispongono di processi di pro­
duzione altamente automatizzati con effetti positivi per i
costi di produzione. La maggior parte dei fabbricanti UE
si è specializzata in una parte del processo di produzione
(wafer, celle o moduli) e, grazie alla specializzazione, ha
incrementato la propria competitività rispetto al tipo di
prodotto specifico fabbricato. L’argomentazione secondo
cui l’impatto dell’elevata automatizzazione avrebbe cau­
sato il pregiudizio subito dall’industria dell’Unione, va
quindi respinta.
(197) Alcune parti interessate affermano che la pressione sui
prezzi sia all’origine del consolidamento dell’industria
dell’Unione e che quest’ultima sia la vera causa del grave
pregiudizio da essa subito. L’inchiesta dimostra però che
è il consolidamento a rappresentare piuttosto una conse­
guenza delle importazioni in dumping. E la parte non ha
prodotto alcun elemento che indichi in che misura il
processo di consolidamento possa essere state la causa
del pregiudizio subito.
(198) Si sostiene poi che la mancanza di integrazione verticale
dell’industria dell’Unione sia la causa del pregiudizio su­
L 152/31
bito. In normali condizioni di mercato, i fabbricanti inte­
grati verticalmente hanno di solito una catena di approv­
vigionamento più sicura. L’inchiesta ha però dimostrato
che il vantaggio dell’integrazione verticale nella parte del­
l’industria dell’Unione integrata verticalmente potrebbe
non essere stato sfruttato pienamente perché la pressione
sui prezzi esercitata dalle importazioni in dumping era
estremamente elevata. Inoltre, a causa delle importazioni
in dumping, l’industria dell’Unione, e i fabbricanti UE
integrati verticalmente, non hanno potuto beneficiare
del tutto degli elevati tassi di utilizzo degli impianti per
realizzare economie di scala. L’inchiesta infine non rivela
alcuna correlazione tra integrazione verticale e più alti
tassi di redditività: l’elevata pressione sui prezzi ha infatti
modificato tale correlazione.
(199) Alcune parti interessate affermano che l’industria del­
l’Unione sia priva di innovazione tecnica e non abbia
effettuato investimenti in nuove tecnologie. Ma dall’in­
chiesta non emerge alcun dato di fatto che confermi
una tale affermazione. Al contrario, essa dimostra che
la maggior parte degli investimenti dell’industria del­
l’Unione sono stati dedicati a nuovi macchinari e alla
R&S e che a livello mondiale non esistono grandi diffe­
renze tecnologiche tra i prodotti.
(200) Una parte interessata sostiene poi che il grave pregiudizio
sia dovuto a manchevolezze nella fase di realizzazione
dei progetti (progetti falliti). L’argomentazione non è stata
però suffragata da elementi di prova. Inoltre, qualsiasi
progetto fallito potrebbe piuttosto essere considerato un
effetto delle importazioni in dumping. L’argomentazione
è stata perciò respinta.
(201) Alcune parti interessate sostengono che l’industria del­
l’Unione non sia riuscita a razionalizzare i costi in tempo
per reagire agli sviluppi nel mercato mondiale. Altre af­
fermano che costi del lavoro e spese generali siano più
elevati che nella RPC.
(202) L’inchiesta mostra che i costi di produzione dell’industria
dell’Unione sono diminuiti costantemente nel periodo in
esame, salvo i costi dei wafer che sono diminuiti nel
2010 e lievitati nel 2011 e durante il PI fino a livelli
di poco superiori a quelli registrati all’inizio del periodo
in esame (cfr. considerando 138). La produttività è au­
mentata per moduli e celle ma è diminuita per i wafer.
Come già detto, a causa del massiccio afflusso di impor­
tazioni in dumping dalla RPC e alla conseguente forte
pressione sui prezzi del mercato UE, l’industria del­
l’Unione non è stata in grado di trarre vantaggio dalla
riduzione dei costi.
(203) Si noti che i produttori esportatori della RPC non bene­
ficiano di alcun vantaggio comparativo riguardo alla ma­
teria prima (polisilicio) e ai macchinari, entrambi impor­
tati principalmente dalla UE. Riguardo ai costi del lavoro
e alle spese generali, essi rappresentano in media meno
del 10 % del costo totale di un modulo nel PI e si ritiene
che non abbiano svolto un ruolo significativo.
L 152/32
IT
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
(204) Si asserisce inoltre che alcuni fabbricanti UE si siano
riforniti di wafer, celle e/o moduli dal paese interessato
per poi rivenderli come propri sul mercato UE. Secondo
l’inchiesta, le importazioni dell’industria dell’Unione del
prodotto in esame erano di natura complementare e di
volume limitato rispetto alla produzione UE e si ritiene
pertanto che il loro peso non possa annullare il nesso di
causalità tra importazioni oggetto di dumping e pregiu­
dizio subito dall’industria dell’Unione.
(205) Per contrastare quindi la tendenza al calo dei prezzi delle
importazioni dalla RPC, l’industria dell’Unione ha dovuto
compiere sforzi notevoli per razionalizzare i costi di
produzione. Ciononostante, questa razionalizzazione
non si è riflessa sui prezzi di vendita a causa dell’ecces­
siva sottoquotazione dei prezzi esercitata dalle importa­
zioni in dumping.
(206) Per questi motivi le tesi di cui sopra sono state respinte.
3.7. Concorrenza da parte di prodotti FV a film sottile e di
altre tecnologie FV
(207) Alcune parti interessate sostengono che il pregiudizio
subito dall’industria dell’Unione sia dovuto alla concor­
renza da parte di prodotti FV a film sottile e di altre
tecnologie FV, essendo tali tecnologie intercambiabili e
aventi lo stesso uso finale.
5.6.2013
(212) La capacità di reperire capitali da parte dell’industria del­
l’Unione si è notevolmente ridotta durante il periodo in
esame. Essendo l’industria solare ad alta intensità di ca­
pitale, la capacità di reperire capitali è essenziale. La re­
cessione economica ha avuto un certo impatto sulla si­
tuazione dell’industria dell’Unione. L’inchiesta dimostra,
tuttavia, che malgrado la crescita del mercato UE tra il
2009 e il 2011, la situazione dell’industria dell’Unione è
peggiorata a causa delle importazioni in dumping dalla
RPC che hanno pesantemente sottoquotato i prezzi di
vendita dell’industria dell’Unione. Si è pertanto concluso
che i potenziali effetti della crisi finanziaria siano stati
aggravati ulteriormente dall’aumento delle importazioni
in dumping dalla RPC, che il limitato accesso ai finan­
ziamenti sia stato in gran parte dovuto al clima negativo
sul mercato, e che la situazione e le prospettive dell’indu­
stria dell’Unione siano una conseguenza delle importa­
zioni in dumping. Sebbene quindi la crisi finanziaria ab­
bia avuto un certo impatto sulla situazione dell’industria
dell’Unione, essa non è tale da annullare il nesso di cau­
salità tra le importazioni in dumping e il pregiudizio
subito dall’industria dell’Unione. L’argomentazione è stata
quindi respinta.
3.9. Risultati delle esportazioni dell’industria dell’Unione
(213) Alcune parti interessate affermano che le vendite al­
l’esportazione dell’industria dell’Unione siano fortemente
diminuite durante il periodo in esame e in particolare tra
il 2009 e il 2011 (moduli) e tra il 2009 e il primo
trimestre del 2012 (celle) e che ciò sia all’origine del
grave pregiudizio da essa subito.
(214) Come indica però la tabella che segue, il volume delle
(208) L’inchiesta ha dimostrato che i prodotti FV a film sottile
sono fabbricati a partire da materie prime diverse e non
usano wafer di silicio cristallino. Di solito hanno minor
efficienza di conversione e minor potenza di uscita ri­
spetto ai moduli in silicio cristallino e non possono
quindi essere utilizzati su piccole superfici, come i tetti:
essi non sono cioè del tutto intercambiabili con il pro­
dotto in esame. Benché possa esistere una certa concor­
renza tra prodotti a film sottile e prodotto in esame, tale
concorrenza è perciò considerata marginale.
(209) Secondo l’inchiesta non esiste quindi un nesso tra il pre­
giudizio subito dall’industria dell’Unione e la concorrenza
tra prodotti FV a film sottile e altre tecnologie FV.
esportazioni dei moduli resta consistente malgrado un
leggero calo nel PI e livelli dei prezzi medi nel PI supe­
riori ai costi medi dei moduli per tutto il periodo in
esame. Esse non possono perciò aver arrecato il pregiu­
dizio subito dall’industria dell’Unione. Quanto al volume
delle esportazioni delle celle, esso rappresentava solo il
12 % circa del volume totale della loro produzione. Per­
tanto, nonostante i prezzi bassi durante il PI, questo può
avere avuto un impatto solo limitato sulla situazione
dell’industria dell’Unione. Quanto infine alle esportazioni
di wafer, esse rappresentavano il 24 % circa del volume
della produzione totale e analogamente, nonostante il
basso prezzo all’esportazione durante il PI, avrebbero
potuto avere effetti solo limitati sulla situazione dell’indu­
stria dell’Unione. Le argomentazioni a tale riguardo
vanno pertanto respinte.
Tabella 13-a
(210) Per questi motivi, l’argomentazione è stata respinta.
3.8. Crisi finanziaria e suoi effetti
(211) Alcuni asseriscono che la crisi finanziaria e la recessione
economica abbiano avuto effetti negativi sull’accesso al
credito per l’industria dell’Unione e che questo abbia
causato il pregiudizio subito dall’industria dell’Unione.
Moduli
2009
2010
2011
PI
Volume delle
esportazioni di
moduli in MW
989
1 279
1 157
1 148
(Indice
2009 = 100)
100
129
117
116
5.6.2013
IT
Prezzo medio
all’esportazione
(EUR/kW)
(Indice
2009 = 100)
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
2009
2010
2011
PI
2 500
1 900
1 470
1 230
100
76
59
49
L 152/33
(217) Secondo l’inchiesta, il consumo del prodotto in esame è
aumentato notevolmente durante il periodo in esame,
come già indicato al considerando 108. Inoltre, l’inchie­
sta non ha messo in luce alcun dato di fatto secondo cui
il pregiudizio subito dall’industria dell’Unione sia dovuto
alla scoperta di depositi di gas di scisto nella UE. L’obie­
zione è stata pertanto respinta.
Fonte: Europressedienst
3.11. Il sistema per lo scambio delle quote di emissione del­
l’Unione europea (European Union’s Emissions Trading
Scheme — ETS)
Tabella 13-b
Celle
(218) La stessa parte afferma che il pregiudizio subito dall’indu­
2009
2010
2011
PI
Volume delle
esportazioni di
celle in MW
62
320
315
238
(Indice
2009 = 100)
100
516
508
384
Prezzo medio
all’esportazione
(EUR/kW)
(Indice
2009 = 100)
stria dell’Unione sia stato causato dalla scarsità di inve­
stimenti nella produzione di energia solare dovuta ai
bassi prezzi di mercato dei crediti di emissioni di CO2
nel quadro dell’ETS.
(219) Di ciò non è stata tuttavia fornita alcuna prova e l’in­
1 350
1 050
830
640
100
78
61
47
chiesta non ha messo in luce circostanze oggettive a
conferma di queste affermazioni. L’inchiesta ha rivelato
invece che il consumo del prodotto in esame è notevol­
mente aumentato durante il periodo in esame. Per questi
motivi, l’argomentazione è stata respinta.
Fonte: Europressedienst
3.12. Decisioni a livello gestionale
Tabella 13-c
(220) Alcune parti interessate affermano che il pregiudizio
Wafer
2009
2010
2011
PI
Volume delle
esportazioni di
wafer in MW
93
916
750
486
(Indice
2009 = 100)
100
985
806
523
Prezzo medio
all’esportazione
(EUR/kW)
850
590
530
480
(Indice
2009 = 100)
100
70
63
57
Fonte: Europressedienst
grave subìto da almeno un fabbricante UE sia stato cau­
sato da decisioni manageriali errate. Queste affermazioni
si fondano sui conti annuali e su alcune informazioni
contenute in una lettera inviata da un azionista dell’im­
presa agli altri azionisti.
(221) Ma da nessuna delle informazioni contenute nel fascicolo
emerge che le decisioni di gestione adottate dall’impresa
in questione fossero inusuali o imprudenti o che abbiano
avuto effetti sull’industria dell’Unione nel suo insieme.
Pertanto, le argomentazioni in questo senso sono respin­
te.
3.13. Politiche governative d’altro tipo
(222) Una parte interessata sostiene che il grave pregiudizio
(215) Per questi motivi, si ritiene che l’effetto delle esportazioni
dell’industria dell’Unione non sia tale da contribuire al
grave pregiudizio da essa subito. Le argomentazioni delle
parti a tale riguardo sono state pertanto respinte.
3.10. Scoperta di depositi di gas di scisto nell’Unione europea
(216) Una parte interessata sostiene che il pregiudizio subito
dall’industria dell’Unione sia causato dalla scoperta nella
UE di depositi di gas di scisto e che la prospettiva di
aumentare nella UE la produzione il gas di scisto a basso
prezzo abbia ridotto gli investimenti pubblici e privati in
progetti sulle energie rinnovabili.
subito dall’industria dell’Unione sia stato causato da altre
politiche governative come quelle per le energie rinnova­
bili, per incoraggiare l’innovazione, ridurre gli eccessi bu­
rocratici, agevolare gli scambi e accedere alle reti di di­
stribuzione poiché tali politiche vanno a vantaggio dei
produttori esportatori. Pur essendo vero che alcune delle
suddette politiche potrebbero favorire le importazioni da
altri paesi terzi e la crescita globale dell’industria solare,
esse costituirebbero un vantaggio anche per l’industria
dell’Unione. Inoltre, non è detto che tali politiche diano
necessariamente luogo a importazioni nella UE effettuate
a prezzi di dumping pregiudizievoli. Pertanto, le argo­
mentazioni in questo senso sono respinte.
L 152/34
IT
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
3.14. Conclusioni relative al nesso di causalità
(223) L’inchiesta ha accertato la presenza di un nesso di cau­
salità tra il pregiudizio grave subito dall’industria del­
l’Unione e le importazioni in dumping provenienti dalla
RPC. Sono state analizzate anche altre possibili cause del
pregiudizio, come: importazioni da altri paesi terzi, con­
sumo, tariffe di immissione, altri aiuti finanziari concessi
all’industria dell’Unione, sovraccapacità, incidenza del
prezzo delle materie prime, pregiudizio autoinflitto, con­
correnza da parte di prodotti FV a film sottile, crisi
finanziaria e relativi effetti, andamento delle esportazioni
dell’industria dell’Unione, scoperta nella UE di depositi di
gas di scisto, decisioni a livello gestionale, sistemi per lo
scambio delle quote di emissione della UE, politiche go­
vernative d’altro tipo ma nessuna di esse è risultata ca­
pace di rompere il nesso di causalità emerso tra le im­
portazioni in dumping dalla RPC e il grave pregiudizio
subito dall’industria dell’Unione.
5.6.2013
(228) L’inchiesta ha stabilito che l’industria dell’Unione ha su­
bito un grave pregiudizio a causa delle importazioni in
dumping dal paese interessato durante il PI. È opportuno
rammentare che molti indicatori di pregiudizio hanno
evidenziato una tendenza negativa durante il periodo in
esame. Ne hanno fortemente risentito soprattutto gli in­
dicatori di pregiudizio relativi ai risultati finanziari dei
fabbricanti UE che hanno collaborato come redditività,
flusso di cassa e utile sul capitale investito. Di fatto, i
fabbricanti UE di moduli, celle e wafer hanno accumulato
perdite nel 2011 e nel PI. Di conseguenza, alcuni fab­
bricanti UE sono già stati costretti a chiudere impianti di
produzione; altri hanno dichiarato la propria insolvenza.
Se non verranno decise misure, è assai probabile un
ulteriore peggioramento della situazione economica del­
l’industria dell’Unione.
(229) L’istituzione di dazi antidumping provvisori dovrebbe re­
(224) In base all’analisi sopra descritta, che ha accuratamente
differenziato e separato le ripercussioni di tutti i fattori
noti sulla situazione dell’industria dell’Unione dagli effetti
pregiudizievoli delle importazioni in dumping, si con­
clude in via provvisoria che esiste un nesso di causalità
tra le importazioni in dumping dalla RPC e il grave
pregiudizio subito dall’industria dell’Unione durante il PI.
F. INTERESSE DELL’UNIONE
1. Osservazioni preliminari
(225) In conformità all’articolo 21 del regolamento di base, la
Commissione ha esaminato se, nonostante la conclusione
provvisoria relativa alle pregiudizievoli pratiche di dum­
ping, esistessero fondati motivi per concludere che non
sarebbe nell’interesse dell’Unione prendere provvedimenti
provvisori in questo caso particolare. L’analisi dell’inte­
resse dell’Unione si fonda su una valutazione di tutti i
vari interessi in gioco, che comprendono quelli dell’indu­
stria dell’Unione, delle imprese nei mercati a monte e a
valle del settore FV, degli importatori, degli utenti e dei
consumatori del prodotto in esame.
(226) Circa 150 operatori si sono manifestati dopo l’apertura
dell’inchiesta. A importatori non collegati, a operatori a
monte (un produttore di materie prime nonché fornitori
di impianti per il prodotto oggetto dell’inchiesta) e a valle
(responsabili di progetti e installatori) e al BEUC, un’or­
ganizzazione di consumatori, sono stati inviati questio­
nari specifici. Tre associazioni, che rappresentano vari
operatori (industria dell’Unione, operatori a monte e a
valle) nel settore del FV hanno fatto pervenire una serie
di informazioni.
2. Interesse dell’industria dell’Unione
(227) Durante il PI, l’industria dell’Unione impiegava diretta­
mente 25 000 persone circa, addette alla produzione e
alla vendita del prodotto simile.
stituire al mercato UE eque condizioni commerciali per
consentire all’industria dell’Unione di allineare i prezzi del
prodotto simile, adeguarli ai costi di produzione e mi­
gliorare la propria redditività. Si può inoltre prevedere
che, istituendo misure provvisorie, l’industria dell’Unione
possa recuperare almeno in parte le quote di mercato
perdute nel corso del periodo in esame, con ripercussioni
positive sulla sua situazione finanziaria complessiva. Inol­
tre, l’industria dell’Unione sarà in grado di avere un più
agevole accesso al credito e di investire ulteriormente
nella R&S e nell’innovazione del mercato FV. Infine, l’in­
chiesta ha anche puntato a una possibile ripresa dell’at­
tività industriale dei fabbricanti UE costretti sospendere la
produzione per la pressione delle importazioni cinesi. In
questo scenario, non solo i 25 000 posti di lavoro attuali
dell’industria dell’Unione (nel PI) sarebbero complessiva­
mente garantiti ma sarà anche ragionevole attendersi
un’ulteriore espansione della produzione e un aumento
dell’occupazione.
(230) Se non verranno istituite misure, si prevedono ulteriori
perdite di quote di mercato e un ulteriore deterioramento
della redditività dell’industria dell’Unione: una situazione
insostenibile a medio e lungo termine. Oltre all’alto nu­
mero di fabbricanti UE già costretti a uscire dal mercato
come denunciato al considerando 157, anche altri fab­
bricanti potrebbero dover chiedere lo stato d’insolvenza
che, a breve e medio termine, porterebbe alla probabile
scomparsa dell’industria dell’Unione, con forti effetti ne­
gativi sugli attuali livelli occupazionali.
(231) Si conclude quindi in via provvisoria che l’imposizione di
dazi anti-dumping sarebbe nell’interesse dell’industria del­
l’Unione.
3. Interesse degli importatori non collegati
(232) Come indicato al considerando 12, solo uno dei tre im­
portatori inseriti nel campione aveva come attività prin­
cipale il commercio del prodotto in esame.
5.6.2013
IT
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
(233) Era stato denunciato che l’istituzione di misure sul pro­
dotto in esame si sarebbe ripercossa negativamente sul­
l’attività degli importatori. Innanzitutto, con l’istituzione
di dazi non verranno eliminate tutte le importazioni dalla
RPC. In secondo luogo, è probabile che l’istituzione di
misure possa avere effetti negativi sulla situazione finan­
ziaria degli importatori che importano dalla sola RPC, ma
dato il probabile aumento di importazioni provenienti da
altri paesi terzi, gli importatori che si riforniscono da altri
paesi potranno riorientare le loro fonti di approvvigiona­
mento.
(234) Si conclude pertanto in via provvisoria che l’istituzione di
misure al livello proposto avrà un qualche effetto nega­
tivo sulla situazione degli importatori non collegati del
prodotto in esame.
4. Interesse degli operatori a monte
(235) Gli operatori a monte sono attivi soprattutto nel campo
della produzione delle materie prime e nella produzione
e progettazione delle attrezzature di fabbricazione del
prodotto oggetto d’inchiesta. Dagli operatori a monte
sono pervenute otto risposte ai questionari. Sono state
effettuate due visite di verifica, una a un fabbricante di
materia prima e una a un fabbricante di attrezzature di
fabbricazione.
(236) In generale, durante il PI, per otto operatori a monte che
hanno collaborato, l’attività legata al prodotto in esame
variava tra il 6 % e l’80 % dell’attività totale; solo per una
impresa che ha collaborato, rappresentava il 100 % del­
l’attività. In media, durante il PI, l’attività legata al pro­
dotto in esame rappresentava il 41 % circa dell’attività
complessiva degli operatori a monte che hanno collabo­
rato. In termini di occupazione, durante il PI gli otto
operatori a monte che hanno collaborato occupavano
4 200 persone circa. A seconda del segmento e delle
singole imprese, la redditività registra una gamma di tassi
da elevati a leggermente negativi. L’inchiesta ha dimo­
strato che gli operatori che evidenziano una redditività
negativa soffrono del peggioramento della situazione del­
l’industria dell’Unione, perché alcuni dei clienti da essi
persi sono fabbricanti UE del prodotto in esame, e del
calo dei consumi.
(237) Le vendite degli operatori a monte della UE hanno ri­
guardato l’Unione, la RPC e altri paesi terzi. Durante il PI,
le vendite si sono ripartite come segue: in media, il 20 %
circa verso l’Unione, quasi il 50 % verso la RPC e il 30 %
circa verso altri paesi terzi.
(238) Alcune parti del settore a monte affermano che l’istitu­
zione di misure antidumping avrà effetti negativi sulla
loro attività industriale, essendo la RPC il loro principale
mercato d’esportazione e sostengono che i dazi, ostaco­
lando notevolmente le importazioni dalla RPC verso l’UE
L 152/35
del prodotto in esame, indurranno la RPC a limitare le
importazioni dalla UE di polisilicio e di attrezzature di
produzione. È perciò probabile che gli operatori a monte
della UE siano costretti a rallentare le loro proprie attività
industriali e a ridurre l’occupazione nella UE.
(239) Si noti innanzitutto che il dazio non ha il fine di elimi­
nare le importazioni cinesi del prodotto in esame ma
quello di ricostituire condizioni di concorrenza paritarie.
Quindi le importazioni cinesi dovrebbero continuare a
rifornire in una determinata misura il mercato UE, ma
a prezzi equi. L’inchiesta dimostra inoltre che operatori a
monte della UE sono presenti in tutto il mondo su vari
mercati nazionali e che non dipendono quindi dalle sole
esportazioni nella RPC. È perciò ragionevole supporre
che nel mercato mondiale FV, gli operatori a monte della
UE siano in grado di compensare l’eventuale calo di
esportazioni verso la RPC con esportazioni verso altri
mercati che, secondo studi di mercato pubblicamente
disponibili, dovrebbero crescere. Il mercato FV cinese
deve comunque già affrontare notevoli sovraccapacità di
produzione ed è dubbio che i fabbricanti di macchinari
della UE siano in grado di vendere molte più attrezzature
di produzione nel breve e medio termine.
(240) Dato quanto precede, si è concluso in via provvisoria che
l’effetto dei dazi antidumping sui fabbricanti di macchi­
nari non sarebbe stato significativo mentre l’effetto sui
fornitori di materia prima potrà essere negativo a breve
termine se dovranno ridurre le loro vendite in Cina.
5. Interesse degli operatori a valle
(241) Gli operatori a valle sono attivi soprattutto nello sviluppo
di progetti, nella commercializzazione e nella comunica­
zione nonché nelle installazioni FV. Delle 13 risposte
pervenute ai questionari da parte degli operatori a valle
solo sette erano sufficientemente complete e hanno con­
sentito una valutazione sensata. Sono state effettuate due
visite di verifica, riguardanti lo sviluppo di progetti FV e
le installazioni. Analizzando le 36 risposte al questiona­
rio pervenute dagli importatori non collegati che hanno
collaborato, si constata che solo alcuni di un essi pos­
sono di fatto essere qualificati come operatori a valle,
essendo la loro attività principale l’installazione. La que­
stione sarà oggetto di ulteriori riflessioni nel corso dell’in­
chiesta.
(242) In generale, l’attività degli operatori a valle relativa al
prodotto in esame varia rispetto alla loro attività totale.
In media, nel PI essa rappresentava il 41 %. Durante il PI,
la redditività legata al prodotto in esame degli operatori
che hanno collaborato era in media dell’11 % circa. In
termini di occupazione, durante il PI, i sette operatori a
monte che hanno collaborato occupavano 550 persone
circa.
L 152/36
IT
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
(243) Le misure antidumping sono state accusate di non essere
nell’interesse dell’Unione perché, facendo aumentare il
prezzo dei moduli, avrebbero scoraggiato l’installazione
di nuovi impianti da parte degli utenti finali/consumatori.
Di conseguenza, gli operatori a valle avrebbero avuto un
numero assai inferiore di ordini e avrebbero dovuto ridi­
mensionare le loro imprese. Tale valutazione si basava su
uno studio effettuato da Prognos sull’eventuale perdita di
posti di lavoro, presentata durante l’inchiesta. Secondo lo
studio, la maggioranza dei posti di lavoro nel mercato FV
della UE sarebbero in pericolo se venissero istituiti dazi
antidumping. Esso adotta una stima dell’Associazione
dell’industria fotovoltaica europea (European Photovoltaic
Industry Association — EPIA), secondo cui l’occupazione
totale diretta esistente nel 2011 ai vari livelli del mercato
FV della UE (fabbricanti UE, importatori e operatori a
monte e a valle) raggiunge i 265 000 addetti. Partendo
dalla stima del 2011 sull’occupazione totale diretta, lo
studio di Prognos conclude che su 265 000 posti di la­
voro potranno andarne persi in tre anni fino a 242 000,
a seconda del livello dei dazi. Si presume che le maggiori
perdite occupazionali si verifichino nel mercato a valle
che, nel 2011, secondo Prognos impiegava 220 000 per­
sone circa.
(244) L’inchiesta non conferma tale scenario e ritiene che nel
2011, durante il PI e nel 2012 il numero di posti di
lavoro diretti esistenti nel mercato FV della UE sia netta­
mente inferiore.
(245) Tanto per cominciare, l’inchiesta solleva dubbi sulla veri­
dicità del numero totale di posti di lavoro diretti nel FV
stimati dall’EPIA. In particolare, durante la visita di veri­
fica presso l’EPIA, si è constatato che i dati, in base ai
quali l’occupazione era stata quantificata in 265 000 ad­
detti, erano imprecisi e non consentivano tale conclusio­
ne. Invece, secondo informazioni raccolte durante la vi­
sita di verifica in loco, il numero di occupati diretti nel
FV, calcolato per il 2011, avrà un margine di errore fino
al 20 %. Inoltre, la stima comprende l’occupazione in
altri paesi europei esterni alla UE, come anche quella
connessa ai prodotti FV a film sottile, che non rientra
nel campo d’indagine della presente inchiesta.
5.6.2013
indica che, tra il 2011 e il 2012, in Germania, maggior
mercato nazionale, l’occupazione nel settore FV si è ri­
dotta da 128 000 a 100 000 addetti, compresi i posti di
lavoro dal lato dei fabbricanti. L’indagine dubita inoltre
che la cifra si riferisse solo a posti di lavoro a tempo
pieno dedicati unicamente all’industria FV. L’inchiesta ri­
vela invece che, soprattutto nel mercato a valle (installa­
zioni), l’attività FV fa parte di solito di una attività indu­
striale ben più ampia, la cui attività principale è il riscal­
damento o gli impianti elettrici, idraulici ecc.
(247) Alla luce di quanto sopra, è probabile che l’istituzione di
misure porti a un aumento dei prezzi nella UE del pro­
dotto oggetto d’inchiesta il che potrebbe dar luogo a
breve termine a una diminuzione delle installazioni di
impianti FV. In questo segmento del mercato, tuttavia,
secondo le considerazioni che seguono, l’occupazione
può essere influenzata negativamente solo in misura li­
mitata. In primo luogo, le attività relative al settore FV
sono, almeno per alcuni installatori, solo una parte delle
loro attività, tra l’altro a carattere stagionale. Gli installa­
tori devono quindi poter svolgere altre attività se si tro­
vano di fronte a una riduzione della domanda di impianti
FV. Poiché gli obiettivi relativi alle fonti rinnovabili e
all’efficienza energetica, concordati a livello UE, sono giu­
ridicamente vincolanti per gli Stati membri, è prevedibile
che la riduzione della domanda di impianti solari si tra­
duca in un aumento della domanda di altre forme di
energia rinnovabile e di efficienza energetica. È probabile
che molti addetti del settore a valle posseggano le com­
petenze necessarie per affrontare l’aumento della do­
manda in questi settori contigui. In secondo luogo, visti
gli utili attualmente generati dal mercato a valle (cfr.
considerando 242), gli installatori dovrebbero poter as­
sorbire una parte dell’aumento dei prezzi e limitare così
l’impatto sui prezzi finali e sulla domanda di impianti FV.
(248) Anche senza l’istituzione di dazi, le previsioni pubblica­
mente disponibili relative alla domanda di impianti FV si
attendono una probabile contrazione della domanda nel
2013, con installazioni annue tra 9,8 GW e 16,5 GW nel
2013, che avrebbero comunque effetti negativi sull’occu­
pazione nel mercato a valle.
(249) Infine, si noti che l’aumento dei prezzi nel settore FV si
(246) Nonostante i dubbi, e sebbene fossa stata usata la stima
iniziale sull’occupazione per analizzare l’impatto delle
misure, devono essere formulate le seguenti osservazioni.
La stima riguarda l’occupazione nel settore FV europeo
per il 2011, legata a un numero assai elevato di impianti
fotovoltaici nella UE per quell’anno (20 GW circa). È
ragionevole pensare che, data la diminuzione del numero
di impianti a 17,5 GW circa nel PI e a 15 GW nel 2012,
l’occupazione, soprattutto a valle, si riduca di conseguen­
za, in quanto è direttamente legata al numero di impian­
ti. Ora, la stampa specializzata pubblicamente disponibile
verificherebbe in ogni caso, poiché la produzione della
RPC che rifornisce il mercato UE lavora sostanzialmente
in perdita, il che è una situazione insostenibile.
(250) Da quanto precede, si conclude in via provvisoria che i
dazi antidumping sugli operatori a valle avrebbero un’in­
cidenza negativa ma limitata a breve termine, tenuto
conto di un calo nelle installazioni maggiore di quello
previsto in uno scenario controfattuale senza dazi, come
quello tracciato da grandi centri di ricerca, e in cui il
dazio non può essere assorbito dagli operatori a valle.
5.6.2013
IT
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
Nonostante il possibile calo della domanda di impianti
FV, gli installatori dovrebbero poter svolgere altre attività
o nel campo di altre forme di energia pulita o in quello
della loro attività primaria, come detto sopra.
6. Interesse degli utenti finali (consumatori)
L 152/37
7. Altre argomentazioni
(255) Alcune parti interessate affermano che l’industria del­
l’Unione non è in grado di rifornire il mercato UE nelle
quantità richieste e che, istituendo dazi antidumping, l’UE
corre il grave rischio di una carenza sul mercato, con
conseguente ulteriore aumento dei prezzi del prodotto
in esame.
(251) Non sono pervenute osservazioni da nessun soggetto
che, come le associazioni dei consumatori, rappresenti
direttamente gli interessi di utenti finali. In questo caso
si fa riferimento a due tipi di utenti finali: i consumatori
(famiglie) e gli altri utenti finali (come istituzioni, impre­
se). L’inchiesta evidenzia che solo un quarto circa degli
attuali impianti FV nella UE (i cosiddetti roof-top, piccoli
impianti) sono stati ordinati da consumatori. Gli altri
impianti (montati a terra, di maggiori dimensioni e di
tipo industriale e commerciale) sono stati ordinati da altri
utenti finali.
(252) Alcune parti sostengono che in caso di istituzione di dazi
antidumping, i consumatori vedrebbero aumentare il
prezzo dei moduli FV. Se, a causa dei dazi, i prezzi dei
moduli FV nel mercato UE aumentassero lievemente, è
probabile che i consumatori e gli altri utenti finali ne
risentirebbero poco poiché, secondo l’inchiesta, il prezzo
di un modulo rappresenta fino al 50 % circa del costo
totale di un impianto FV. Dati i margini di profitto con­
seguiti dai responsabili dei progetti e dagli installatori, è
ragionevole supporre che l’eventuale aumento dei prezzi
dei moduli possa, almeno in parte, essere assorbito, e
attenuato, per il consumatore. In base agli elementi di­
sponibili si è concluso in via provvisoria che le misure, al
livello di dazio proposto, saranno assorbite almeno in
parte dalla catena di approvvigionamento e che perciò
non si tradurranno necessariamente in prezzi più alti
per i consumatori al dettaglio.
(256) L’inchiesta dimostra che questa argomentazione è ingiu­
stificata. Dal 2009, l’industria dell’Unione non utilizza
appieno le sue capacità di produzione. Nel PI, il tasso
di utilizzo della capacità di produzione di moduli nella
UE era del 41 %, con ulteriori capacità inutilizzate pari a
5,7 GW circa; il tasso di utilizzo della capacità di pro­
duzione di celle nella UE era del 63 % con ulteriori ca­
pacità inutilizzate pari a 1,2 GW circa e il tasso di uti­
lizzo delle capacità di produzione di wafer della UE era
del 55 % con ulteriori capacità inutilizzate pari a 1,6 GW
circa. Grazie perciò alle capacità inutilizzate, l’industria
dell’Unione potrebbe competere per un ulteriore quota
di mercato, nel breve periodo. Anche a medio termine,
è ragionevole supporre che l’industria dell’Unione cer­
cherà di ampliare le sue capacità di produzione per essere
in grado di ottenere migliori economie di scala e giun­
gere a un’ulteriore riduzione dei prezzi. Esistono inoltre
altre fonti di approvvigionamento, presenti anche sul
mercato UE e capaci di competere sul mercato UE in
caso di calo delle importazioni dei prodotti cinesi in
questione. Dall’inchiesta emerge che le capacità inutiliz­
zate di produzione non cinesi all’esterno della UE erano
nel PI pari a 5,6 GW per i moduli, a 6 GW per le celle e
a 6 GW per i wafer. Si conclude pertanto che le capacità
inutilizzate totali della UE e dei fabbricanti terzi esterni
alla UE sono sufficienti a integrare a breve termine il
potenziale calo delle importazioni cinesi in base alla do­
manda di impianti FV nella UE per il 2013 (tra 9,8 GW e
16,5 GW) e il 2014 (tra 9 GW e 17,1 GW) prevista da
grandi centri di ricerca, come EPIA.
(253) Si ricordi anche che senza l’istituzione dei dazi, la pro­
babile scomparsa dell’industria dell’Unione lascerebbe i
consumatori con una sola fonte di approvvigionamento
di moduli in futuro. In questo scenario, i produttori
esportatori cinesi sarebbero in grado di rafforzare ulte­
riormente la loro già forte posizione sul mercato; ciò
potrebbe anche portare a un aumento dei prezzi a breve
e medio termine, a scapito dei consumatori/utenti finali.
Come già indicato, è probabile che un aumento dei
prezzi intervenga comunque, dato che la produzione
della RPC è in perdita.
(254) Considerato quanto precede, si è concluso in via provvi­
soria che l’istituzione di misure avrebbe un impatto nel
complesso limitato sui consumatori e sugli altri utenti
finali indipendentemente dal ruolo che i regimi nazionali
di sostegno possono avere per stimolare la domanda di
impianti FV di cui al considerando 182. Se i regimi
nazionali di sostegno vengono aggiustati a prezzi più
elevati per i pannelli solari (mediante FIT più elevate)
l’impatto sui consumatori può essere inesistente.
(257) Alcune parti sostengono poi che l’imposizione di dazi
antidumping sul prodotto in esame nuoccia allo sviluppo
del mercato FV in Europa e che quindi gli obiettivi del
programma UE 2020, riguardo alle fonti rinnovabili di
energia e alla riduzione delle emissioni di gas serra nel­
l’UE, non potranno essere raggiunti.
(258) Intanto, gli obiettivi per il 2020 non dipendono esclusi­
vamente dell’energia solare. Altrettanto importanti sono
altre energie ecologiche come: l’energia eolica, da biomas­
sa, idroelettrica ecc. Poiché gli obiettivi per il 2020 non
attribuiscono all’energia solare una percentuale determi­
nata, un numero di impianti FV lievemente inferiore non
farà aumentare il costo generale dell’Agenda 2020. Il
prezzo dei pannelli solari è inoltre solo uno tra i tanti
L 152/38
IT
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
fattori essenziali necessari allo sviluppo dell’industria FV
in Europa. Fattori altrettanto importanti sono: un quadro
giuridico e finanziario favorevole a livello europeo e na­
zionale, un migliore accesso al credito per progetti sulle
energie rinnovabili e l’investimento in R&S. Riguardo agli
investimenti nel settore solare, l’istituzione del dazio an­
tidumping migliorerà la situazione dell’industria del­
l’Unione e del settore FV in genere. Probabilmente esso
contribuirà quindi anche a migliorare l’accesso al credito
sia per l’industria dell’Unione che per gli investitori nel
settore FV. Infine, si ricorda che lo scopo dei dazi non è
quello di eliminare le importazioni cinesi, ma di ristabi­
lire condizioni di concorrenza eque. Se il prezzo del
prodotto in esame cresce, i profitti evidentemente otte­
nuti nel mercato a valle permettono di supporre che
l’aumento dei prezzi sarà in parte assorbito dagli opera­
tori del mercato a valle. Per questo, il prezzo dei moduli
non dovrebbe aumentare in modo significativo per gli
utenti finali/consumatori e la domanda di impianti solari
potrebbe essere mantenuta entro i margini previsti.
5.6.2013
l’Unione di coprire i costi di produzione e di realizzare
l’utile al lordo delle imposte che un’industria di questo
tipo può ragionevolmente attendersi in condizioni nor­
mali di concorrenza, cioè senza importazioni in dum­
ping, vendendo il prodotto simile nella UE. Si ritiene
perciò, in base alle informazioni contenute nella denun­
cia, che un margine di profitto del 10 % del fatturato si
possa considerare un minimo adeguato che l’industria
dell’Unione avrebbe potuto attendersi se non ci fosse
stato il dumping pregiudizievole.
(265) Su questa base, è stato calcolato per l’industria del­
l’Unione un prezzo non pregiudizievole del prodotto si­
mile. Il prezzo non pregiudizievole è stato calcolato ag­
giungendo il suddetto margine di profitto del 10 % al
costo di produzione durante il PI dei fabbricanti UE in­
seriti nel campione.
(266) Il necessario aumento del prezzo è stato quindi stabilito
(259) In base a quanto precede, si conclude in via provvisoria
che l’istituzione di misure non dovrebbe avere, nell’insie­
me, effetti negativi di rilievo su altre politiche della UE.
8. Conclusioni relative all’interesse dell’Unione
(260) Gli effetti complessivamente positivi per l’industria del­
l’Unione prevalgono su possibili effetti negativi su altri
operatori del mercato FV, consumatori/altri utenti finali
compresi.
comparando il prezzo medio ponderato all’importazione
dei produttori esportatori della RPC che hanno collabo­
rato, fissato per calcolare la sottoquotazione del prezzo e
debitamente aggiustato per tener conto dei costi di im­
portazione e dei dazi doganali, al prezzo medio ponde­
rato non pregiudizievole del prodotto simile venduto dai
fabbricanti UE inseriti nel campione sul mercato della UE
durante il PI. Le differenze evidenziate da tale compara­
zione sono state espresse in percentuale del valore medio
ponderato cif all’importazione.
2. Misure provvisorie
(261) Visto quanto precede, si conclude provvisoriamente che,
in base alle informazioni disponibili relative all’interesse
dell’Unione, non esistono ragioni valide che si oppon­
gano all’istituzione di misure provvisorie nei confronti
delle importazioni del prodotto in esame originario della
RPC.
(267) Alla luce di quanto precede, ai sensi dell’articolo 7, para­
grafo 2, del regolamento di base, si ritiene che debbano
essere istituite misure antidumping provvisorie sulle im­
portazioni di moduli FV in silicio cristallino e delle rela­
tive componenti essenziali (celle e wafer) originari o pro­
venienti dalla RPC a un livello che corrisponda al più
basso margine di dumping e di pregiudizio riscontrati,
in conformità al principio del dazio inferiore.
G. MISURE ANTIDUMPING PROVVISORIE
(262) Viste le conclusioni raggiunte riguardo al dumping, al
pregiudizio, al nesso di causalità e all’interesse dell’Unio­
ne, è opportuno istituire misure antidumping provvisorie
per impedire che le importazioni oggetto di dumping
continuino a recare pregiudizio all’industria dell’Unione.
(268) Dato l’elevato livello di collaborazione dei produttori
esportatori cinesi, il dazio per «tutte le altre imprese» è
stato fissato al più alto livello di dazio da imporre a
imprese rispettivamente del campione o che hanno col­
laborato all’inchiesta. Il dazio per «tutte le altre imprese»
sarà applicato a quelle che non hanno collaborato all’in­
chiesta.
1. Livello di eliminazione del pregiudizio
(263) Per stabilire il livello delle misure si è tenuto conto dei
margini di dumping rilevati e dell’importo del dazio ne­
cessario a eliminare il pregiudizio subito dai fabbricanti
UE senza superare il margine di dumping rilevato.
(264) All’atto del calcolo dell’importo del dazio necessario a
eliminare gli effetti del dumping pregiudizievole, era
chiaro che la misura doveva permettere all’industria del­
(269) Per le imprese, di cui all’allegato, che hanno collaborato
ma non fanno parte del campione l’aliquota del dazio
provvisorio è fissata a livello delle aliquote medie ponde­
rate delle imprese inserite nel campione.
(270) Le aliquote proposte del dazio provvisorio sono le se­
guenti:
IT
5.6.2013
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
L 152/39
Margine di
dumping
Margine di
pregiudizio
Aliquota del dazio
Changzhou Trina Solar Energy Co., Ltd.
Trina Solar (Changzhou) Science and Technology Co., Ltd.,
93,3 %
51,5 %
51,5 %
Delsolar (Wujiang) Co., Ltd.
112,6 %
67,9 %
67,9 %
Jiangxi LDK Solar Hi-Tech Co. Ltd.
LDK Solar Hi-Tech (Hefei) Co. Ltd.
LDK Solar Hi-Tech (Nanchang) Co., Ltd.
LDK Solar Hi-Tech (Suzhou) Co Ltd.
88,4 %
55,9 %
55,9 %
JingAo Solar Co. Ltd.
Shanghai JA Solar Technology Co. Ltd.
JA Solar Technology Yangzhou Co. Ltd.
Shanghai Jinglong Solar Energy Technology Co. Ltd.
Hefei JA Solar Technology Co. Ltd.
99,0 %
58,7 %
58,7 %
Jinzhou
Jinzhou
Jinzhou
Jinzhou
Jinzhou
Yangguang Energy Co., Ltd.
Rixin Silicon Materials Co., Ltd.
Youhua Silicon Materials Co., Ltd.
Huachang Photovoltaic Technology Co., Ltd.
Jinmao Photovoltaic Technology Co., Ltd.
48,1 %
38,3 %
38,3 %
Wuxi Suntech Power Co., Ltd.
Luoyang Suntech Power Co. Ltd.
Suntech Power Co., Ltd.
Wuxi Sun-Shine Power Co., Ltd.
Zhenjiang Ren De New Energy Science Technology Co., Ltd.
Zhenjiang Rietech New Energy Science Technology Co., Ltd.
71,5 %
48,6 %
48,6 %
Yingli Energy (China) Co. Ltd
Hainan Yingli New Energy Resources Co. Ltd.
Baoding Tianwei Yingli New Energy Resources Co. Ltd.
96,2 %
37,3 %
37,3 %
Altre imprese che hanno collaborato (allegato)
88,5 %
47,6 %
47,6 %
Tutte le altre imprese
112,6 %
67,9 %
67,9 %
Impresa
(271) Le misure antidumping di cui sopra sono istituite prov­
visoriamente sotto forma di dazi ad valorem.
(272) Le aliquote dei dazi antidumping applicate a titolo indi­
viduale alle società specificate nel presente regolamento
sono state calcolate in base alle conclusioni della presente
inchiesta. Esse rispecchiano quindi la situazione delle im­
prese interessate constatata durante l’inchiesta. Queste
aliquote del dazio (contrariamente al dazio unico per
l’intero paese applicabile a «tutte le altre imprese») sono
quindi applicabili esclusivamente alle importazioni di
prodotti originari della RPC fabbricati dalle imprese, ossia
dalle specifiche persone giuridiche sopra menzionate. Le
importazioni di prodotti fabbricati da qualsiasi altra im­
presa la cui ragione sociale non sia espressamente men­
zionata nel dispositivo del presente regolamento, com­
prese le persone giuridiche collegate a quelle espressa­
mente citate, non possono beneficiare di tali aliquote e
sono soggette all’aliquota del dazio applicabile a «tutte le
altre imprese».
(273) Le eventuali richieste di applicazione di tali aliquote in­
dividuali del dazio antidumping (per esempio, in seguito
a un cambiamento della ragione sociale della società o
all’istituzione di nuove entità di produzione o di vendita)
vanno immediatamente inviate alla Commissione (1),
complete delle pertinenti informazioni, come le modifi­
che dell’attività dell’impresa - legate alla produzione, alle
vendite sul mercato interno e all’esportazione - associate
a un mutamento, ad esempio, di ragione sociale o di
entità produttiva/di vendita. Il regolamento potrà even­
tualmente essere modificato aggiornando l’elenco delle
imprese che beneficiano di aliquote di dazio individuali.
(274) Per garantire una corretta applicazione del dazio anti­
dumping, l’aliquota del dazio per «tutte le altre imprese»
deve essere applicata non solo ai produttori esportatori
che non hanno collaborato, ma anche ai produttori che
non hanno esportato verso l’UE durante il PI.
(275) Come indicato nella sezione 5 dell’avviso di apertura, la
Commissione è in procinto di stabilire se tutte le impor­
tazioni dalla RPC del prodotto in esame possono essere
considerate originarie della RPC. Ciò è particolarmente
importante nel caso dei moduli che possono incorporare
(1) Commissione europea, Direzione generale del Commercio, Direzione
H, 1049 Bruxelles, Belgio.
L 152/40
IT
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
componenti e parti provenienti da paesi diversi. Ai sensi
dell’articolo 1, paragrafo 3, del regolamento antidumping
di base, il paese esportatore di un prodotto in dumping
può essere un paese intermedio. Si noti inoltre che la
denuncia si riferisce a importazioni provenienti dalla
RPC, senza specificarne l’origine. Infine, le inchieste anti­
dumping e antisovvenzione condotte dagli USA riguardo
allo stesso prodotto importato dalla RPC hanno eviden­
ziato la complessità delle operazioni di produzione e di
assemblaggio che possono conferire o no l’origine (1).
Alla luce di queste considerazioni e ferma restando la
conclusione che sarà raggiunta in proposito nella fase
definitiva, si ritiene opportuno che le misure provvisorie
coprano il prodotto oggetto dell’inchiesta originario o
proveniente dalla RPC, a meno che il prodotto sia un
prodotto in transito ai sensi dell’articolo V del GATT.
(276) Come indicato nel considerando 3, la Commissione ha
disposto con il regolamento (UE) n. 182/2013 la regi­
strazione delle importazioni del prodotto in esame origi­
nario e proveniente dalla RPC. Ciò è avvenuto in previ­
sione della possibile applicazione retroattiva di misure
antidumping e compensative di cui all’articolo 10, para­
grafo 4, del regolamento di base e all’articolo 16, para­
grafo 4, del regolamento (CE) n. 597/2009 del Consiglio,
dell’11 giugno 2009, relativo alla difesa contro le impor­
tazioni oggetto di sovvenzioni provenienti da paesi non
membri della Comunità europea (regolamento antisov­
venzioni di base) (2).
(277) Riguardo all’inchiesta antidumping in corso e date le
conclusioni di cui sopra, deve cessare la registrazione
delle importazioni ai fini dell’inchiesta antidumping ai
sensi dell’articolo 14, paragrafo 5, del regolamento di
base.
(278) Riguardo alla parallela inchiesta antisovvenzione, avviata
dalla Commissione ai sensi dell’articolo 10 del regola­
mento di base antisovvenzioni, con avviso pubblicato
nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea in data 8 novem­
bre 2012 (3), deve continuare la registrazione delle im­
portazioni ai sensi dell’articolo 24, paragrafo 5, del rego­
lamento antisovvenzioni di base.
(279) In questa fase del procedimento non può essere adottata
alcuna decisione in merito a un’eventuale applicazione
retroattiva di misure antidumping.
5.6.2013
durante il PI, i fabbricanti UE non possono fornire nel­
l’immediato le quantità necessarie se, in seguito alle mi­
sure, diminuiscono i livelli d’importazione. Introdurre il
dazio antidumping gradualmente, permetterà, sul breve
periodo, all’industria dell’Unione di aumentare l’approvvi­
gionamento. Se inoltre l’industria dell’Unione avrà tempo
sufficiente a incrementare la propria produzione, la di­
sponibilità del prodotto in esame resterà a livelli ragio­
nevoli, tali da soddisfare la domanda. Si ritiene pertanto
opportuno introdurre il dazio in due fasi.
I. DISPOSIZIONI FINALI
(281) Ai fini di una gestione corretta, è necessario fissare un
periodo entro il quale le parti interessate che si sono
manifestate nei termini specificati nell’avviso di apertura
possano presentare le loro osservazioni per iscritto e
chiedere un’audizione. Occorre inoltre precisare che tutte
le conclusioni relative all’imposizione dei dazi elaborate
ai fini del presente regolamento sono provvisorie e pos­
sono essere riesaminate al fine di adottare eventuali dazi
definitivi,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
1.
È istituito un dazio antidumping provvisorio sulle impor­
tazioni di moduli o pannelli fotovoltaici in silicio cristallino e di
celle e wafer del tipo impiegato nei moduli o pannelli fotovol­
taici in silicio cristallino (lo spessore delle celle e dei wafer non è
superiore a 400 micrometri), attualmente classificati ai codici
NC
ex 3818 00 10,
ex 8501 31 00,
ex 8501 32 00,
ex 8501 33 00, ex 8501 34 00, ex 8501 61 20, ex 8501 61 80,
ex 8501 62 00,
ex 8501 63 00,
ex 8501 64 00
ed
ex 8541 40 90 (codici TARIC 3818 00 10 11, 3818 00 10 19,
8501 31 00 81,
8501 31 00 89,
8501 32 00 41,
8501 32 00 49,
8501 33 00 61,
8501 33 00 69,
8501 34 00 41,
8501 34 00 49,
8501 61 20 41,
8501 61 20 49,
8501 61 80 41,
8501 61 80 49,
8501 62 00 61,
8501 62 00 69,
8501 63 00 41,
8501 63 00 49,
8501 64 00 41,
8501 64 00 49,
8541 40 90 21,
8541 40 90 29,
8541 40 90 31
e
8541 40 90 39), originari o provenienti dalla Repubblica popo­
lare cinese, a meno che non siano in transito ai sensi dell’arti­
colo V del GATT.
(280) Date le circostanze eccezionali del presente procedimen­
to, in particolare il fatto di riguardare un prodotto rivolto
a un mercato che richiede approvvigionamenti stabili nel
breve periodo, si ritiene appropriato introdurre le misure
antidumping provvisorie in modo graduale. In particola­
re, poiché l’industria dell’Unione ha subito un pregiudizio
dovuto a pratiche commerciali sleali del paese in esame
(1) Cfr. Issues and Decision Memorandum for the Final Determination in the
Antidumping Duty Investigation of Crystalline Silicon Photovoltaic Cells,
Whether or Not Assembled into Modules, from the People’s Republic of
China, 9 ottobre 2012, in http://ia.ita.doc.gov/frn/summary/prc/
2012-25580-1.pdf.
(2) GU L 188 del 18.7.2009, pag. 93.
(3) GU C 340 dell’8.11.2012, pag. 13.
I seguenti tipi di prodotto sono esclusi dalla definizione di
prodotto in esame:
— caricatori solari, composti da meno di sei celle, portatili e
destinati ad alimentare apparecchi elettrici o a ricaricare
batterie;
— prodotti fotovoltaici a film sottile;
5.6.2013
IT
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
— prodotti fotovoltaici in silicio cristallino che vengono inte­
grati in modo permanente in apparecchi elettrici non desti­
nati a produrre elettricità i quali consumano l’elettricità ge­
nerata dalle suddette celle fotovoltaiche in silicio cristallino
in essi integrate.
2.
L’aliquota del dazio antidumping provvisorio applicabile al
prezzo netto franco frontiera dell’Unione, dazio non corrispo­
sto, del prodotto descritto al paragrafo 1 e fabbricato dalle
imprese sottoelencate è la seguente:
i) dalla data dell’entrata in vigore del presente regolamento fino
al 5 agosto 2013:
Impresa
Aliquota del dazio
Tutte le imprese
L 152/41
Impresa
Aliquota
del dazio
Codice
addizio­
nale TA­
RIC
37,3 %
B797
Zhenjiang Rietech New Energy Science
Technology Co., Ltd.
Yingli Energy (China) Co. Ltd
Hainan Yingli New Energy Resources Co. Ltd.
Baoding Tianwei Yingli New Energy Resources
Co. Ltd.
Imprese elencate nell’allegato
47,6 %
Tutte le altre imprese
67,9 %
B999
11,8 %
3.
L’ammissione alla libera circolazione nell’Unione del pro­
dotto di cui al paragrafo 1 è subordinata alla costituzione di una
garanzia pari all’importo del dazio provvisorio.
ii) successivamente alla data del 6 agosto 2013:
Impresa
Changzhou Trina Solar Energy Co., Ltd.
Aliquota
del dazio
Codice
addizio­
nale TA­
RIC
51,5 %
B791
Trina Solar (Changzhou) Science and Techno­
logy Co., Ltd.
Delsolar (Wujiang) Co., Ltd.
67,9 %
B792
Jiangxi LDK Solar Hi-Tech Co. Ltd.
55,9 %
B793
58,7 %
B794
LDK Solar Hi-Tech (Hefei) Co. Ltd.
LDK Solar Hi-Tech (Nanchang) Co., Ltd.
LDK Solar Hi-Tech (Suzhou) Co Ltd.
JingAo Solar Co. Ltd.
Shanghai JA Solar Technology Co. Ltd.
4.
Salvo diversa indicazione, si applicano le norme vigenti in
materia di dazi doganali.
Articolo 2
Fatte salve le disposizioni dell’articolo 20 del regolamento (CE)
n. 1225/2009, le parti interessate possono chiedere di essere
informate sugli elementi specifici dei principali fatti e conside­
razioni in base ai quali è stato adottato il presente regolamento;
possono inoltre formulare osservazioni scritte e chiedere alla
Commissione un’audizione entro un mese dalla data d’entrata
in vigore del presente regolamento.
Ai sensi dell’articolo 21, paragrafo 4, del regolamento (CE) n.
1225/2009, le parti interessate possono formulare osservazioni
sull’applicazione del presente regolamento entro un mese dalla
data della sua entrata in vigore.
JA Solar Technology Yangzhou Co. Ltd.
Shanghai Jinglong Solar Energy Technology
Co. Ltd.
Articolo 3
Il regolamento (UE) n. 182/2013 è così modificato:
Hefei JA Solar Technology Co. Ltd.
Jinzhou Yangguang Energy Co., Ltd.
38,3 %
B795
Jinzhou Rixin Silicon Materials Co., Ltd.
1) vengono inseriti una nuova rubrica G e un nuovo conside­
rando 22:
Jinzhou Youhua Silicon Materials Co., Ltd.
Jinzhou Huachang Photovoltaic Technology
Co., Ltd.
«G. CESSAZIONE DELLA REGISTRAZIONE A FINI DI DI­
FESA CONTRO IMPORTAZIONI OGGETTO DI DUM­
PING
Jinzhou Jinmao Photovoltaic Technology Co.,
Ltd.
Wuxi Suntech Power Co., Ltd.
Luoyang Suntech Power Co. Ltd.
Suntech Power Co., Ltd.
(22)
48,6 %
B796
A partire dal 6 giugno 2013, viene istituito un dazio
antidumping provvisorio a fini di difesa contro im­
portazioni oggetto di dumping. Pertanto, a fini di
difesa contro importazioni oggetto di dumping, non
è più necessario registrare le importazioni.»;
Wuxi Sun-Shine Power Co., Ltd.
Zhenjiang Ren De New Energy Science
Technology Co., Ltd.
2) nell’articolo 1, paragrafo 1, i termini «dell’articolo 14, para­
grafo 5, del regolamento (CE) n. 1225/2009 e» sono sop­
pressi.
L 152/42
IT
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
Articolo 4
Il presente regolamento entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta
ufficiale dell’Unione europea.
L’articolo 1 si applica per un periodo di sei mesi.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in
ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 4 giugno 2013
Per la Commissione
Il presidente
José Manuel BARROSO
5.6.2013
5.6.2013
IT
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
L 152/43
ALLEGATO
Produttori esportatori cinesi che hanno collaborato, non inclusi nel campione:
Ragione sociale dell’impresa
Codice addizionale TARIC
AIDE Solar Energy Technology Co., Ltd
B798
Alternative Energy (AE) Solar Co., Ltd
B799
Anhui Chaoqun Power Co., Ltd
B800
Anhui Schutten Solar Energy Co., Ltd
B801
Anji DaSol Solar Energy Science & Technology Co., Ltd
B802
Arhui Titan PV Co., Ltd
B803
BP SunOasis (Prime) Co., Ltd
B804
Canadian Solar Manufacturing (Luoyang) Inc.
B805
CSI Cells Co., Ltd
Canadian Solar Manufacturing (Changshu) Inc.
Changzhou NESL Solartech Co., Ltd
B806
Changzhou Shangyou Lianyi Electronic Co., Ltd
B807
Chinaland Solar Energy Co., Ltd
B808
China Sunergy (Nanjing) Co., Ltd
B809
CEEG (Shanghai) Solar Science Technology Co., Ltd
CEEG Nanjing Renewable Energy Co., Ltd
Chint Solar (Zhejiang) Co., Ltd
B810
ChuangZhou EGing Photovoltaic Technology Co., Ltd
B811
Cixi City Rixing Electronics Co., Ltd
B812
CNPV Dongying Solar Power Co., Ltd
B813
CSG PVtech Co., Ltd
B814
DCWATT POWER Co., Ltd
B815
Dongfang Electric (Yixing) MAGI Solar Power Technology Co., Ltd
B816
EOPLLY New Energy Technology Co., Ltd
B817
ERA Solar Co., Ltd
B818
ET Solar Industry Limited
B819
Dotec Electric Co., Ltd
GD Solar (Jiangsu) Co., Ltd
B820
Greenway Solar-Tech (Shanghai) Co., Ltd
B821
Guodian Jintech Solar Energy Co., Ltd
B822
L 152/44
IT
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
Ragione sociale dell’impresa
5.6.2013
Codice addizionale TARIC
GS PV Holdings Group
B823
Hangzhou Bluesun Solar Energy Technology Co., Ltd
B824
Hangzhou Zhejiang University Sunny Energy Science and Technology Co., Ltd
B825
Hanwha SolarOne Co., Ltd
B826
Hanwha SolarOne (Qidong) Co., Ltd
Hengdian Group DMEGC Magnetics Co., Ltd
B827
Hengji PV-Tech Energy Co., Ltd
B828
Himin Clean Energy Holdings Co., Ltd
B829
Jetion Solar (China) Co., Ltd
B830
Jiangsu Green Power PV Co., Ltd
B831
Jiangsu Hosun Solar Power Co., Ltd
B832
Jiangsu Jiasheng Photovoltaic Technology Co., Ltd
B833
Jiangsu Runda PV Co., Ltd
B834
Jiangsu Sainty Photovoltaic Systems Co., Ltd
B835
Jiangsu Seraphim Solar System Co., Ltd
B836
Jiangsu Shunfeng Photovoltic Technology Co., Ltd
B837
Jiangsu Sinski PV Co., Ltd
B838
Jiangsu Sunlink PV Technology Co., Ltd
B839
Jiangsu Zhongchao Solar Technology Co., Ltd
B840
Jiangxi Risun Solar Energy Co., Ltd
B841
Jiangyin Hareon Power Co., Ltd
B842
Schott Solar Hareon Co., Ltd
Hareon Solar Technology Co., Ltd
Jiangyin Shine Science and Technology Co., Ltd
B843
Jinggong P-D Shaoxing Solar Energy Tech Co., Ltd
B844
Jinko Solar Co., Ltd
B845
Zhejiang Jinko Solar Co., Ltd
Juli New Energy Co., Ltd
B846
Jumao Photonic (Xiamen) Co., Ltd
B847
King-PV Technology Co., Ltd
B848
Kinve Solar Power Co., Ltd (Maanshan)
B849
5.6.2013
IT
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
Ragione sociale dell’impresa
Konca Solar Cell Co., Ltd
L 152/45
Codice addizionale TARIC
B850
Suzhou GCL Photovoltaic Technology Co., Ltd
Jiangsu GCL Silicon Material Technology Development Co., Ltd
Lightway Green New Energy Co., Ltd
B851
Lightway Green New Energy (Zhuozhou) Co., Ltd
Motech (Suzhou) Renewable Energy Co., Ltd
B852
Nanjing Dago New Energy Co., Ltd
B853
Nice Sun PV Co., Ltd
B854
Levo Solar Technology Co., Ltd
Ningbo Best Solar Energy Technology Co., Ltd
B855
Ningbo Huashun Solar Energy Technology Co., Ltd
B856
Ningbo Jinshi Solar Electrical Science & Technology Co., Ltd
B857
Ningbo Komaes Solar Technology Co., Ltd
B858
Ningbo Osda Solar Co., Ltd
B859
Ningbo Qixin Solar Electrical Appliance Co., Ltd
B860
Ningbo South New Energy Technology Co., Ltd
B861
Ningbo Sunbe Electric Ind Co., Ltd
B862
Ningbo Ulica Solar Science & Technology Co., Ltd
B863
Perfectenergy (Shanghai) Co., Ltd
B864
Perlight Solar Co., Ltd
B865
Phono Solar Technology Co., Ltd
B866
Qingdao Jiao Yang Lamping Co., Ltd
B867
Risen Energy Co., Ltd
B868
Shandong Linuo Photovoltaic Hi-Tech Co., Ltd
B869
Shanghai Alex Solar Energy Science & Technology Co., Ltd
B870
Shanghai Alex New Energy Co., Ltd
Shanghai BYD Co., Ltd
B871
Shanghai Chaori Solar Energy Science & Technology Co., Ltd
B872
Shanghai Weixue Solar Energy Co., Ltd
Shanghai Propsolar New Energy Co., Ltd
B873
Propsolar (Zhejiang) New Energy Technology Co., Ltd
Shanghai Shanghong Energy Technology Co., Ltd
B874
Shanghai Solar Energy Science & Technology Co., Ltd
B875
Lianyungang Shenzhou New Energy Co., Ltd
Shanghai Shenzhou New Energy Development Co., Ltd
L 152/46
IT
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
Ragione sociale dell’impresa
Shanghai ST-Solar Co., Ltd
5.6.2013
Codice addizionale TARIC
B876
Jiangsu ST-Solar Co., Ltd
Shanghai Topsolar Green Energy Co., Ltd
B877
Shenzhen Sacred Industry Co., Ltd
B878
Shenzhen Sungold Solar Co., Ltd
B879
Shenzhen Topray Solar Co., Ltd
B880
Sopray Energy Co., Ltd
B881
Sun Earth Solar Power Co., Ltd
B882
Ningbo Sun Earth Solar Power Co., Ltd
Suzhou Shenglong PV-Tech Co., Ltd
B883
TDG Holding Co., Ltd
B884
Tianwei New Energy Holdings Co., Ltd
B885
Tianwei New Energy (Chengdu) PV Module Co., Ltd
Wenzhou Jingri Electrical and Mechanical Co. Ltd
B886
Winsun New Energy Co., Ltd
B887
Worldwide Energy and Manufacturing USA Co., Ltd
B888
Wuhu Zhongfu PV Co., Ltd
B889
Wuxi Saijing Solar Co., Ltd
B890
Wuxi Shangpin Solar Energy Science & Technology Co., Ltd
B891
Wuxi Solar Innova PV Co., Ltd
B892
Wuxi Taichang Electronic Co., Ltd
B893
Wuxi UT Solar Technology Co., Ltd
B894
Xiamen Sona Energy Co., Ltd
B895
Xìan Huanghe Photovoltaic Technology Co., Ltd
B896
Xìan LONGi Silicon Materials Corporation
B897
Wuxi LONGi
Years Solar Co., Ltd
B898
Yuhuan BLD Solar Technology Co., Ltd
B899
Zhejiang BLD Solar Technology Co., Ltd
Yuhuan Sinosola Science & Technology Co., Ltd
B900
Yunnan Tianda Photovoltaic Co., Ltd
B901
Zhangjiagang City SEG PV Co., Ltd
B902
Zhejiang Fengsheng Electrical Co., Ltd
B903
5.6.2013
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Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
Ragione sociale dell’impresa
L 152/47
Codice addizionale TARIC
Zhejiang Global Photovoltaic Technology Co., Ltd
B904
Zhejiang Heda Solar Technology Co., Ltd
B905
Zhejiang Jiutai New Energy Co., Ltd
B906
Zhejiang Yutai Photovoltaic Material Co., Ltd
Zhejiang Kingdom Solar Energy Technic Co., Ltd
B907
Zhejiang Koly Energy Co., Ltd
B908
Zhejiang Longbai Photovoltaic Tech Co., Ltd
B909
Zhejiang Mega Solar Energy Co., Ltd
B910
Zhejiang Shuqimeng Photovoltaic Technology Co., Ltd
B911
Zhejiang Shinew Photoeletronic Technology Co., Ltd
B912
Zhejiang SOCO Technology Co., Ltd
B913
Zhejiang Sunflower Light Energy Science & Technology Limited Liability Company
B914
Zhejiang Yauchong Light Energy Science & Technology co., Ltd
Zhejiang Sunrupu New Energy Co., Ltd
B915
Zhejiang Tianming Solar Technology Co., Ltd
B916
Zhejiang Trunsun Solar Co., Ltd
B917
Zhejiang Wanxiang Solar Co., Ltd
B918
Zhejiang Xiongtai Photovoltaic Technology Co., Ltd
B919
Zhejiang Yuanzhong Solar Co., Ltd
B920
Zhejiang Yuhui Solar Energy Source Co., Ltd
B921
RENESOLA JIANGSU LTD
Zhongli Talesun Solar Co., Ltd
B922
Znshine PV-Tech Co., Ltd
B923
Zytech Engineering Technology Co., Ltd
B924
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Regolamento (UE) n. 513/2013 della Commissione, del