Medicina orale Il pemfigoide delle membrane mucose Mucous membrane pemphigoid M. Carbone, P. L. Calogiuri, R. Broccoletti Servizio di Patologia e Oncologia Orale, Università degli Studi di Torino; Lingotto Dental School; Società Italiana di Patologia e Medicina orale (SIPMO) La rubrica di patologia e medicina orale si pone l’obiettivo di inquadrare le principali patologie mucose che possono coinvolgere il cavo orale e in cui spesso l’odontoiatra si imbatte nel corso della sua professione. Vengono posti ai principali esperti italiani della materia, esponenti della Società Italiana di Patologia e Medicina Orale (SIPMO), alcuni quesiti sugli aspetti fondamentali delle patologie in esame. 1. Che cos’è il pemfigoide delle membrane mucose? 2. Come si manifesta nel cavo orale? Il pemfigoide delle membrane mucose (PMM) è una malattia bolloso-erosiva autoimmune che colpisce in maniera elettiva le mucose orali (95% dei casi), ma si può manifestare con quadri clinici più estesi coinvolgendo la mucosa congiuntivale (65% dei casi) e le mucose nasale, faringea, laringea ed esofagea, la mucosa anale e gli organi genitali esterni (figg. 1-3). Più raramente il PMM coinvolge la cute. Può colpire indifferentemente tutte le mucose del cavo orale, con predilezione per le gengive. Il PMM si manifesta con quadri clinici molto diversi fra loro per estensione o per il coinvolgimento di altre mucose e della cute. La lesione elementare è la bolla, che rapidamente si rompe per lo spessore sottile e per i frequenti traumatismi presenti nel cavo orale: esita una conseguente erosione, circondata da un’area eritematosa. Nel cavo orale può manifestarsi con un’area circoscritta di eritema, di solito a livello della mucosa gengivale, limitandosi come estensione a due o tre Fig. 1 Fig. 2 1827-2452/$ - see front matter © 2010 Elsevier Srl. Tutti i diritti riservati. doi:10.1016/j.ios.2010.01.003 Fig. 3 ITALIAN ORAL SURGERY 2010;9(2):89-92 | 89 M. Carbone et al. Fig. 4 Fig. 5 elementi dentari, ma spesso coinvolge un’area più ampia e si associa a desquamazione e formazione di bolle ripiene di sangue, che, rompendosi, portano a un quadro di gengivite desquamativa, con erosioni croniche (figg. 4 e 5). I sintomi riferiti dal paziente sono bruciore, dolore, sanguinamento e difficoltà alla masticazione. Le più semplici manovre di spazzolamento possono provocare scollamento delle mucose e sanguinamento. femmine-maschi di 2:1; rappresenta il 25-26% di tutte le malattie classificate come gengivite desquamativa. La patologia ha una bassa frequenza nella popolazione generale. 3. Dove si manifesta nel cavo orale? La sede elettiva, nel cavo orale, è rappresentata dalle mucose gengivali, in particolare la mucosa gengivale superiore; meno frequentemente sono colpite anche le mucose palatine, le mucose geniene (fig. 6), la lingua e il vermiglio delle labbra. 4. In quali pazienti e con quale frequenza si manifesta? 90 5. Quali sono le cause? È una malattia autoimmune in cui si producono autoanticorpi (IgG e/o IgA) che hanno quale bersaglio i sistemi di adesione fra membrana basale e lamina propria, in questo caso le glicoproteine (laminina 5) presenti nella lamina lucida della membrana basale (giunzione epitelio-connettivale). La funzione di queste glicoproteine è di fare da connessione fra l’epitelio e il connettivo; la loro distruzione determina lo scollamento dei tessuti e la formazione di bolle, con successiva rottura delle stesse ed erosione delle mucose. La gravità della malattia sembra essere in correlazione alla quantità di IgG o IgA prodotte. Il PMM colpisce soprattutto pazienti di sesso femminile di età compresa fra 50 e 70 anni, con rapporto 6. Quali correlazioni esistono con le malattie sistemiche? Fig. 6 Il PMM è una malattia che in gran parte dei casi interessa solo le mucose del cavo orale; il coinvolgimento di altre mucose determina la sua classificazione come malattia sistemica. L’interessamento delle mucose congiuntivali può portare a ulcerazioni della congiuntiva stessa, con formazione di sinechie fibrose (simblefaron) fino all’inversione dei margini palpebrali (entropion), allo sfregamento delle ciglia contro la superficie corneale (trichiasi) e la progressiva riduzione dell’acuità visiva fino a cecità (vedi fig. 2). | ITALIAN ORAL SURGERY 2/2010 Il pemfigoide delle membrane mucose Una variante clinica della malattia, che colpisce anche la cute, viene definita pemfigoide bolloso (figg. 7 e 8), che si distingue dal PMM, oltre che per la localizzazione clinica delle bolle, anche per la patogenesi: gli autoanticorpi prodotti hanno infatti come bersaglio una proteina denominata BPAG1 (230.000 dalton) presente negli emodesmosomi. Fig. 7 7. Quali correlazioni esistono con il carcinoma orale? Il PMM non ha correlazioni con il carcinoma orale. Qualche problema di diagnosi differenziale potrebbe porsi con le forme cliniche molto localizzate, che si presentano come erosione singola e che potrebbero simulare un’iniziale forma neoplastica. La diagnosi è relativamente facile quando il pemfigoide si presenta in modo conclamato, con erosioni diffuse e molto sintomatiche. Dirimente è comunque l’indagine istologica. 8. Come si diagnostica? La diagnosi si basa sugli aspetti clinici e istologici. Tipico è lo scollamento della mucosa con formazione di bolla emorragica (segno di Nicolsky positivo) o la rottura del tetto della bolla in seguito a manipolazione della mucosa stessa (figg. 9 e 10). L’aspetto microscopico mostrerà una netta separazione fra la lamina epiteliale e la sottostante lamina Fig. 8 Fig. 9 Fig. 10 ITALIAN ORAL SURGERY 2/2010 | 91 M. Carbone et al. propria, ma indispensabile e fondamentale è l’esecuzione di un’immunofluorescenza diretta, che mostrerà la presenza lineare continua di IgG, C3 e IgA a livello della membrana basale. L’immunofluorescenza indiretta è negativa. 9. Come si cura? Prima di iniziare una qualsiasi cura, è importante valutare l’eventuale coinvolgimento di altre mucose oltre alla mucosa orale: utile perciò è il consulto con l’Oculista e l’Otorinolaringoiatra. Farmaci di elezione per la cura del PMM sono i corticosteroidi, per cui la terapia di questa grave malattia deve essere individualizzata per dose e tempi di somministrazione e deve tenere conto di eventuali patologie sistemiche associate, quali ipertensione arteriosa, osteoporosi, glaucoma e diabete. La via di somministrazione deve tenere conto dell’estensione e della gravità del quadro clinico. Se interessa solo le mucose orali, in particolare se colpisce esclusivamente le gengive, si predilige il trattamento topico e si utilizza il clobetasolo in gel bioadesivo sotto copertura antimicotica (due applicazioni al dì della durata di un’ora, fino a remissione dei segni clinici con successiva riduzione a un’applicazione al dì); nel caso di lesioni solo gengivali è utile l’allestimento dei tray portafarmaco. Se il trattamento topico non è agevole o se le lesioni coinvolgono più sedi mucose orali si può utilizzare il prednisone, 1 mg/kg/die, fino alla scomparsa del 50% delle lesioni e poi scalare la terapia associandola eventualmente a un trattamento topico. Nei casi in cui la risposta alla terapia risulti assente o vi sia controindicazione all’uso dei cortisonici per via generale, la terapia prevede l’uso di farmaci alternativi, come la minociclina (100 mg/die) o il dapsone 92 | ITALIAN ORAL SURGERY 2/2010 (25-150 mg/die). Anche in questo caso si attende la riduzione del 50% delle lesioni per ridurre il dosaggio e associare una terapia topica. Se la malattia colpisce, oltre che il cavo orale, anche altri distretti, si associa alla terapia cortisonica per via generale l’azatioprina (1-2 mg/kg/die) o la ciclofosfamide (0,5-2 mg/kg/die) se è prevalente il coinvolgimento oculare oppure la sulfapiridina (1,5-3 g/die) o il dapsone se le lesioni orali sono prevalenti. Quando si ottiene una risposta significativa, si scala il dosaggio del cortisone mantenendo l’immunosoppressore e gli steroidi topici. Molto importante nel periodo di cura è il monitoraggio dei parametri clinici e di laboratorio per sorvegliare i possibili e frequenti effetti collaterali prodotti dai farmaci utilizzati. In particolare, devono essere valutati la pressione arteriosa, la funzione epatica e renale, il bilancio degli elettroliti, il metabolismo glucidico e la mineralometria ossea. 10. Quali problemi pone all’odontoiatra? Il riconoscimento di questa patologia necessita di un’attenta e accurata valutazione del paziente, poiché la predilezione per le mucose gengivali determina spesso problemi di diagnosi differenziale con le gengiviti e le parodontiti correlate alla placca batterica. La presenza di lesioni eritematose croniche e/o di ulcerazioni delle mucose non riconducibili a traumi e la mancata risposta delle lesioni gengivali alla terapia parodontale causale dovrebbero suggerire l’invio del paziente a un Centro stomatologico specializzato, dove possano essere avviati un corretto iter diagnostico e l’eventuale trattamento terapeutico.