T ECNICA
Una sfida al dente naturale
- I colori ed oltre -
Tutto quello che c’è da sapere sulla presa del colore:
tecniche che permettono un restauro esteticamente perfetto
Denti naturali e protesi, lavori di studio e di laboratorio, bisogni del paziente: la realtà e la fantasia. Gli
odontotecnici sono sempre sul punto di sbagliarsi, lavorando sul sottile confine tra realtà e idealizzazione della realtà. La presa del colore è una tecnica che può colmare il divario tra il reale e l’ideale. Le
modalità con cui l’odontotecnico approccia il paziente ed il dentista e il numero di informazioni – quanto
più accurate possibile – che riesce ad ottenere da loro sono i pilastri fondamentali del processo di creazione della protesi. La presa del colore è il punto di partenza necessario per l’estetica della protesi e
il relativo lavoro di laboratorio. La serie di articoli di Naoki Hayashi sugli ultimi sviluppi della tecnologia
digitale relativa alla presa del colore è datata inizio 2008. Il signor Hayashi vive negli Stati Uniti e lavora
sia in Giappone che in Europa
Naoki Hayashi - Ultimate Styles Dental Laboratory/California, U.S.A. (Tokushinkai Group)
Questo articolo viene pubblicato nelle seguenti riviste partner di The International Journal of Dental Technology:
• Dental Dialogue, (Pubblicato da Teamwork Media in Italia e in Germania)
• Spectrum Dialogue, (Pubblicato negli Stati Uniti e in Canada)
Parte I : La presa del colore: condizioni ed attrezzatura
Un nuovo approccio orientato al paziente
Parte II: La fotografia digitale aumenta la precisione di
chiusura
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Per prima cosa vorrei esprimere la mia riconoscenza al Dott. Rodger K.
Uchizono, al Dott. James M. Kahal ed al Dott. Christian W. Hahn, che hanno davvero compreso la mia filosofia di lavoro che applico quotidianamente nel mio laboratorio e sono stati miei grandi partners.
Questo articolo è stato ispirato in gran parte dal rapporto sincero e diretto con i pazienti che aspirano a risultati eccellenti dai trattamenti protesici. Vorrei estendere la mia gratitudine più sentita anche a tutti i colleghi
dell’Ultimate Styles Dental Laboratory e del WORLD LAB U.S.A., che mi
hanno sostenuto durante le prove e gli impegni affrontati ogni giorno. Sia
come odontotecnico che come persona, vorrei cogliere l’occasione per
esprimere il mio sincero riconoscimento al Sig. Kiyoko Saka, presidente
Noritake Dental Supply Co., Ltd., per i suoi consigli, la sua comprensione
e cooperazione. Infine, vorrei esprimere il mio più sentito ringraziamento
al Sig. Hiroshi Matsumura, presidente Tokushinkai Group, per la posizione
che mi ha riconosciuto. È davvero un piacere far parte di un team così
prestigioso.
PROLOGO
Ciò che l’occhio percepisce è vero o falso? Le nostre percezioni sono basate interamente sulla realtà? Queste possono essere domande astratte o
teoriche, ma dare loro risposta può essere una sfida molto affascinante. Le
informazioni che percepisce l’occhio umano sono trasmesse al cervello, il
quale determina che cosa, tra le numerose possibilità, abbiamo effettivamente davanti a noi. In ogni caso, il cervello ha una tendenza a modificare
le informazioni sulla base delle tante esperienze avute in passato.
Di solito ciò è molto vantaggioso, ma talvolta le esperienze passate possono distorcere l’attuale percezione del reale. Ci sono molti modi di vedere
e percepire le cose. Dal momento che gli uomini tendono ad interpretare
il reale, è necessario stabilire degli standard per valutare correttamente le
informazioni che gli occhi ci trasmettono.
Il sistema più semplice sembrerebbe quello di utilizzare un metodo di misurazione scientifico, ma tale sistema spesso non funziona quando si ha
a che fare con fenomeni naturali. “Vedere con i propri occhi” è ciò che
fondamentalmente fanno i dentisti e gli odontotecnici. In ogni caso, ciò
che vediamo è una combinazione di cose che possono essere misurate
con strumenti meccanici oppure no. L’odontoiatria è uno di quei campi che
negli ultimi anni ha beneficiato enormemente del progresso tecnologico in
campo informatico. Ciononostante, la mano e l’occhio dell’uomo sono ancora necessari per ricostruire colore e forma del dente nel modo più simile
alla condizione naturale. Nel 2008 non è più accettabile avere delle ricostruzioni estetiche con colori sbagliati o forme che non siano di gradimento
del paziente. L’odontotecnico svolge un ruolo complesso nella costruzione
della protesi e uno degli aspetti più importanti è l’uso del colore. Questo
articolo tratta il tema della presa del colore dei denti, che è il punto di partenza di tutti i lavori del laboratorio quando si esegue una protesi.
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T ECNICA
Ogni errore di tonalità è inaccettabile. Dal momento che la scelta della
tonalità del colore è il punto di partenza di tutti i lavori, un errore in questa
fase viene necessariamente portato avanti generando ulteriori errori.
Oggi come oggi, le tonalità corrette si ottengono con un processo di “trial
and error”, facendo prove su prove, usando vari metodi e varie attrezzature nei diversi contesti. La corretta scelta del colore e i metodi susseguenti
di comunicazione sono differenti a seconda di come il dentista o l’odontotecnico eseguono la presa e dipende dall’ambiente nel quale essa viene
eseguita. Il colore che una persona percepisce è reale o immaginario? E
cosa deve essere preso in considerazione per dire qual è la vera tonalità
di un colore?
In questo articolo tratterò soltanto un aspetto di tutti i possibili metodi per
la presa del colore ma approfondirò i metodi, i passaggi e l’approccio che
io uso per ottenere risultati esteticamente perfetti.
APPROCCIO
Alcuni pazienti hanno delle aspettative molto precise quando visitano uno
studio dentistico o un laboratorio odontotecnico. Inevitabilmente il paziente dice che desidera un magnifico dente nuovo. Il paziente naturalmente
parla in termini generici, ma il professionista deve ascoltare attentamente
i desideri del paziente e analizzarli per emettere una diagnosi. A questo
punto il professionista deve fare ogni sforzo possibile per soddisfare i desideri del paziente e deve organizzarsi nel migliore dei modi per renderli
possibili.
Devo aggiungere che ciò deve avvenire operando in un ambito medico
(questo vale non solo per la presa del colore, ma si applica specialmente
alle occlusioni e agli allineamenti).
In altre parole, non bisogna cominciare subito con la presa del colore,
quando un paziente si presenta in uno studio o in un laboratorio.
Può darsi che il paziente dovrà sottoporsi a sbiancamento o debba sottoporsi a trattamenti ortodontitici o di protesi su un altro dente in un prossimo futuro. Oltretutto fattori economici o problemi di tempo possono orientare la scelta, così come molti altri fattori non prevedibili a priori.
In ogni caso, il primo passaggio della presa del colore consiste in un dialogo approfondito con il paziente, allo scopo di comprendere pienamente
le sue esigenze e cominciare il lavoro di conseguenza.
Nella mia esperienza, ogniqualvolta questa comunicazione tra professionista e paziente funziona al meglio, il lavoro procede senza stress. Attraverso la comunicazione, è più semplice ottenere la cooperazione del
paziente necessaria per tutti i passaggi successivi di laboratorio e la sua
comprensione nel caso improbabile che sorgano problemi post operatori.
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Parlando in termini generali, i mezzi per la presa del colore oggigiorno possono essere divisi in tre categorie:
• Il paziente visita il laboratorio e l’odontotecnico prende direttamente il
colore.
• L’odontotecnico si reca allo studio del dentista e prende il colore.
• Il dentista prende il colore, lo comunica all’odontotecnico, senza che
quest’ultimo abbia mai visto il paziente.
Siamo quindi di fronte a tre metodologie diverse. I metodi 1 e 2, dove
l’odontotecnico vede il paziente e prende direttamente il colore sembrerebbero i più vantaggiosi. Però, secondo la mia modesta esperienza, se
due condizioni essenziali sono rispettate, non ha importanza quale dei tre
metodi venga adottato.
Affrontiamo in dettaglio queste condizioni. Se
viene accuratamente compresa la natura del colore e della luce e se si
padroneggia la tecnica per la presa del colore, il lavoro che si otterrà è lo
stesso, indipendentemente dalle modalità 1, 2 o 3 con cui è stato preso il
colore.
Una cosa certa è che, indipendentemente dalla presa, lo scopo finale è
riprodurre al 100% il colore che il paziente desidera. Per esempio, se abbiamo 10 casi di restauro dei centrali, tutti i 10 pazienti devono essere
soddisfatti, senza affidarsi alla fortuna.
Un altro punto fondamentale è che non bisogna mai fabbricare una protesi
più di una volta. Questo è il motivo per il quale ogni passaggio deve essere
eseguito in maniera impeccabile. Immagino che tutti siano d’accordo su
questo, ma secondo me non è piacevole dover ripartire da zero quando ho
già iniziato a costruire una protesi. I rifacimenti sono onerosi non soltanto
per l’odontotecnico, ma anche per il dentista e per il paziente. Anche fare
numerosi modelli dello stesso dente per evitare di ripartire da zero in caso
di insuccesso, è oneroso per il professionista.
Quando si esegue una protesi, far combaciare il colore al primo tentativo
è una sfida. Di seguito esporrò il mio metodo per rendere questo obiettivo
possibile.
LA FONTE DI LUCE
Vediamo i punti in comune tra le summenzionate modalità 1 e 3, per le
quali l’odontotecnico prende il colore da solo o il dentista prende il colore
e lo comunica all’odontotecnico.
Per prima cosa è inevitabile, però, una breve panoramica sulla temperatura
del colore nel contesto della presa, anche se probabilmente è materia nota
al lettore, essendo stata discussa in numerose altre pubblicazioni.
Con la diffusione delle fotocamere digitali molte persone sono state introdotte al concetto di temperatura del colore attraverso il “bilanciamento del
bianco”.
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Estetica
Naturale
Figg. 1 e 2 Entrambe queste foto si riferiscono a esempi di protesi. La cosa importante è riprodurre l’immagine che il paziente desidera di sè. Io concepisco il restauro
estetico e il restauro naturale come due
cose diverse. L’uno non è ovviamente migliore dell’altro. Il professionista accetta di
buon grado le richieste del paziente e fa
tutti gli sforzi possibili per soddisfare le sue
richieste, nel rispetto dei canoni medici. La
presa del colore è in rapporto all’obbiettivo da raggiungere
Fig. 3 Il paziente si reca nel laboratorio.
Tuttavia, il colore non viene preso subito.
Si chiede al paziente di informare il tecnico sulle sue aspettative e desideri. Se il
paziente è titubante il tecnico deve offrirgli
delle soluzioni, delle alternative, mostrandogli delle fotografie e dei modelli in cera.
Il professionista deve instaurare un dialogo
costruttivo con il paziente, e dimostrargli
che gli obiettivi del tecnico e del paziente
sono gli stessi (questo dovrebbe essere
fatto dal dentista, se l’odontotecnico non
ha modo di vedere il paziente). Quando
odontotecnico e paziente sono in sintonia, il lavoro in laboratorio procede senza
intoppi, si evitano problemi successivi e
in ultima analisi, il paziente è pienamente
soddisfatto
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In origine la temperatura del colore era un metodo per convertire la luce da
una qualsiasi fonte di luce ad una temperatura, ed esprimerla in Kelvin (K°).
Per esempio, la fiamma di una candela appare blu/bianca vicino al centro
perché la temperatura è più alta, mentre vira verso il giallo avvicinandosi ai
bordi, prendendo sfumature rossicce. In altre parole, più bassa è la temperatura, più rossa è la luce, mentre a temperature più alte, la luce tende
al bianco.
In una giornata luminosa, la luce solare ha una intensità che varia da 5500
a 6000 K°, mentre la luce elettrica ha una temperatura di colore attorno ai
2500 – 3200 K°. La luce tende a virare verso il rosso o verso il blu in base
alla temperatura del colore. Come ho detto prima, l’occhio umano possiede una grande capacità di adattamento e se il colore presenta alcune
mancanze, l’occhio cerca comunque di percepire il colore come standard,
attraverso delle correzioni automatiche. Questa caratteristica dell’occhio
umano di correggere gli errori in “automatico” crea parecchi problemi al
processo di presa. Anche se le sfumature di un colore sembrano identiche
ad occhio nudo, solo le macchine fotografiche o le videocamere reagiscono correttamente alla temperatura del colore quando si scatta una foto.
Infatti, quando un soggetto bianco, come un dente, viene fotografato, talvolta il risultato può virare verso il rosso o verso il blu.
Le immagini da 5 a 7 sono state scattate con una pellicola da luce diurna,
nella stessa posizione e nelle stesse condizioni, usando la stessa macchina fotografica, la stessa pellicola, lo stesso obiettivo, la stessa apertura di
diaframma e la stessa velocità dell’otturatore. L’unica variabile è l’ora del
giorno nella quale le foto sono state scattate. L’immagine 5 è stata fotografata alle 9 del mattino, la 6 a mezzogiorno e la 7 alle 5 del pomeriggio.
Il lettore capisce subito che il colore nelle tre fotografie è diverso. Ognuno
realizza che queste differenze sono date dalla diversa luce solare. Le variazioni della luce solare sono determinate non soltanto dall’ora del giorno,
ma anche da altri fattori come il tempo atmosferico e le stagioni. La presa
del colore con queste problematiche di luce può influenzare negativamente la nostra abilità di valutarle correttamente. Il fattore più importante cui bisogna prestare attenzione è l’uso di differenti fonti di luce quando si valuta
il colore e quando si compara il lavoro finito con la scala colore.
Come mostrato in figura 8, è necessario bloccare la luce esterna per poter
valutare correttamente una sorgente luminosa. Questo impedisce l’alterazione della luce dovuta all’orario del giorno, al tempo o alle stagioni.
Fig. 4 La temperatura del colore durante le ore del giorno
in una giornata limpida è di
circa 5500-6000 K°. Qual è
l’orario migliore per la presa
del colore? Sarebbe ottimale
eseguire la presa durante il
periodo del giorno nel quale
il paziente sta più a contatto
con i suoi simili
Riassumendo, la prima condizione per la presa del colore è configurare
correttamente la sorgente luminosa.
ATTREZZATURE:
la sorgente luminosa, ideale e reale
Non è assolutamente necessario avere una attrezzatura ideale per conferire l’esatta tonalità ad una protesi.
Come mostrato nella figura 8, una luce stabile che non cambia può essere
ottenuta bloccando la luce esterna e usando una luce fluorescente interna
come unica sorgente luminosa.
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Figg. da 5 a 7 Sono visibili tre fotografie scattate con la stessa macchina, la stessa pellicola, lo stesso obiettivo, la stessa
apertura di diaframma, la stessa velocità dell’otturatore, la stessa posizione della macchina fotografica e così via. Soltanto l’ora del giorno è differente. Si vede che il colore in ciascuna fotografia è differente a causa delle variazioni della luce
esterna. Rilevare il colore con questa luce instabile è uno dei motivi per il quale si sbaglia la presa del colore
Fig. 8 In questa immagine la cangiante luce esterna è stata bloccata e viene usata come sorgente luminosa una lampada
a fluorescenza. Se la valutazione del colore e le sfumature vengono eseguite in un ambiente con una costante sorgente
luminosa, non ci saranno problemi di colore. In ogni caso, per un laboratorio odontotecnico, ciò non è sufficiente
Per prima cosa, esporrò un metodo ideale per valutare il colore per l’esecuzione della protesi fino al suo completamento.
Utilizzare una lampada a fluorescenza come sorgente luminosa significa
non utilizzare altre sorgenti luminose tranne quest’ultima. Comunque sia, la
situazione ideale è quella di avere la temperatura del colore della lampada
a fluorescenza conforme ad alcuni standard. Come già specificato prima,
la temperatura del colore in una giornata luminosa è di 5500 – 6000 K°. Dopodichè si presenta il problema di stabilire l’ora del giorno da simulare per
prendere il colore: mattino, mezzogiorno e sera. Generalmente, è meglio
selezionare il momento del giorno nel quale il paziente ha più contatti con
i suoi conoscenti. Sarebbe inoltre estremamente vantaggioso per l’odontotecnico utilizzare la luce ambiente nello stesso periodo del giorno che il
paziente è in attività. Si può stabilire uno “standard” per le sorgenti luminose valutando il colore con le scale colore, le diapositive, o le immagini
digitali su un monitor usando lampade a fluorescenza a luce naturale per
la valutazione del colore, nel delta di 5000 – 6000 K°. Questo è valido sia
per il laboratorio che per lo studio. Abbiamo molti vantaggi dall’avere gli
stessi standard per sorgenti luminose sia nel laboratorio che nello studio.
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Tuttavia non è facile per un laboratorio che lavora con molti dentisti, mantenere i
propri ambienti luminosi in accordo con lo studio di ciascuno. Inoltre, il design di
alcuni studi oggigiorno impedisce di bloccare la luce esterna. Ci possono essere
altri fattori di disturbo luminoso, come il colore delle pareti. E’ assai poco pratico
in termini di tempi e costi rielaborare gli elementi fatti in un ambiente congeniale
per le prese colore.
Pertanto, introdurrò dei semplici metodi mediante i quali può essere ricreata la
corretta luce ambiente. Io uso due metodi.
Il primo consiste nell’utilizzare una lampada compatta (Fig. 10). Diverse aziende
vendono lampade basate sullo stesso concetto. Dopo averne provate diverse, io
ho scelto quella in figura 10 (è una DIALITE Color Taking Light, System Eickhorst,
Germany).
Con due lampadine da 5500 K°, la DIALITE eroga una luce più che sufficiente per
la presa. Anche se la luce ambiente è inappropriata, la DIALITE può illuminare la
bocca con un quantitativo di luce sufficiente, come mostrato nelle figure 11 e 12,
e quindi annullare i differenti tipi di luce ambiente. In altre parole, la DIALITE può
mantenere una luminosità di 5500 K° tale che la luce ambiente non sia un miscuglio di luce artificiale e luce naturale. E’ preferibile far provenire la luce dal lato anteriore del dente durante la presa, cosa piuttosto facile con la compatta DIALITE.
La lampada è facilmente trasportabile quando l’odontotecnico si reca presso lo
studio del dentista per prendere il colore.
Quando questa lampada viene usata in laboratorio per la presa, la cosa più importante è che l’odontotecnico usi sempre la stessa sorgente luminosa per controllare le tonalità della protesi sia durante la costruzione, sia alla fine del lavoro.
Con questo approccio è possibile fare valutazioni sul colore con condizioni di luce
identiche e costanti; tale valutazione non è vincolata dal luogo e dall’ora del giorno durante la quale viene eseguita la sfumatura.
Inoltre, se l’odontotecnico non può incontrarsi fisicamente con il paziente, sia il
dentista che l’odontotecnico possono valutare il colore nelle stesse condizioni di
luce, se il dentista usa lo stesso tipo di lampada che è stato usato per la presa (ovviamente è caldamente consigliato al dentista e all’odontotecnico di possedere e
adoperare lo stesso tipo di lampada).
Nella figura 13, osservo la lampada a fluorescenza che io uso sul banco della porcellana per prendere il colore ai pazienti. Uso anche una lampada a resa elevata
di colore per la valutazione, ma in questo caso, la luce utilizzata non è necessario
che provenga da una lampada a resa elevata. Le prese del colre possono essere
realizzate con una normale lampada a fluorescenza. La cosa più importante è che
la luce ambientale e la luce sotto la quale viene costruita la protesi abbiano la
stessa intensità. Naturalmente, la cosa migliore è che la luce ambientale sia esattamente la stessa della temperatura del colore di una giornata luminosa. Comunque sia, il concetto di base è che la valutazione del colore deve essere effettuata
nelle stesse condizioni di luce. La stessa identica sorgente luminosa deve essere
usata sia per la presa sia per controllare la riuscita del lavoro.
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PRESA DEL COLORE DA PARTE DEL DENTISTA
Caso in cui l’odontotecnico non prende direttamente il colore…
Quando lo studio dentistico che commissiona il lavoro è lontano dal laboratorio, oppure se
gli orari del paziente sono incompatibili con quelli del tecnico, sarà il dentista a prendere il
colore e ad informare poi l’odontotecnico. Molti lavori possono anche essere eseguiti da
laboratori che lavorano per molti dentisti senza la possibilità per l’odontotecnico di vedere
il paziente. Si afferma spesso che è vantaggioso per l’odontotecnico incontrare direttamente il paziente; io non sono d’accordo su questo. Anche se l’odontotecnico prende da
solo il colore, questo avviene parecchi giorni prima che la protesi sia eseguita, specie per
i lavori in ceramica. La memoria svanisce di giorno in giorno, specie se si deve ricordare
un colore. Quanto a lungo può essere accurata la memoria? Un giorno, tre giorni, una
settimana? Io non ho mai fatto esperimenti su ciò e non lo posso dire ma ritengo che il
limite probabilmente è molto corto. E’ impossibile guardare un colore e poi ricordarlo esattamente l’istante successivo. Anche se gli odontotecnici vedessero il colore del dente del
paziente, quanti sarebbero poi abili a riprodurlo con una accuratezza del 100% solo perchè l’hanno visto? Alla luce di tutto ciò ritengo che sia necessario elaborare uno schema
mentre si prende il colore. Tuttavia, anche con l’aiuto di uno schema, è difficile riprodurre
i colori in maniera accurata.
Le fotografie rappresentano il materiale più utile per la presa del colore. Cito nuovamente
la mia esperienza: quando faccio le prese, non faccio fede alla mia memoria (naturalmente
c’è qualcuno che si fida, invece); perciò io guardo sempre le fotografie durante l’esecuzione di una protesi, dato che le informazioni ricavate dalle foto sono le più utili. Al contrario
della memoria umana, le fotografie registrano il colore per lunghi periodi di tempo (nel caso
di immagini digitali quasi per sempre).
Anche se certamente è vero che è utile per l’odontotecnico vedere direttamente il colore
del dente del paziente, io tuttavia penso che i vantaggi non siano poi così grandi per le ragioni che ho appena indicato. Un dentista può fare la presa esattamente nella stessa maniera dell’odontotecnico seguendo il metodo qui descritto. La sola differenza consiste nel
fatto che il dentista può disegnare sì uno schema ma è difficile che egli possa specificare il
tipo di polvere di ceramica da usare per uno strato. Se il dentista prende il colore secondo
il metodo sopra riportato, l’odontotecnico può mettere a punto un piano di lavoro per la
restaurazione. Quanto è stato detto è valido solo se la fotografia presa correttamente è
inclusa nello schema. Questa è la seconda condizione.
Descriverò di seguito il metodo per fare una foto corretta nell’articolo che verrà pubblicato
nel prossimo numero.
Come devono essere le fotografie per trasmettere le informazioni in maniera corretta all’odontotecnico? Le figure da 32 a 39 le ho scattate in clinica per ottenere informazioni sul
colore.
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Fig. 10 La lampada per sfumare
usata dall’autore, la DIALITE COLOR SHADE TAKING LIGHT). La
luminosità richiesta di 5500 K°
può essere ottenuta facilmente
nell’area di lavoro
Fig. 9 L’indice di resa dei colori è la gradazione secondo
la quale una sorgente luminosa può riprodurre accuratamente i colori, comparati con una fonte di luce ideale (Ra
=100). Le lampade fluorescenti con un valore di Ra di 90
o più sono chiamate “lampade fluorescenti ad alta resa di
colore”. Idealmente, la cosa migliore è che una sorgente
luminosa standard sia presente sia in studio che in laboratorio. Lo scopo è quello di diminuire la possibilità di interpretazioni errate dovute alla luce ambiente quando si
valuta il colore dei denti del paziente, la scala colori, diapositive e immagini digitali visualizzate sul PC
Fig. 11 Colore preso sul paziente. Come si vede in questa
foto, non ci sono ombre nella regione illuminata della bocca perché il colore è preso accuratamente e la quantità di
luce è sufficiente
Fig. 13 Il colore preso usando una luce da banco. Non
bisogna preoccuparsi troppo della temperatura del colore
della sorgente luminosa, purchè la presa del colore e le
successive valutazioni siano fatte nelle stesse condizioni
di luce. Bisogna scegliere una lampada che emetta una
luce sufficientemente forte da non avere interferenze con
la luce esterna dell’ ambiente
Fig. 12 Il colore preso con illuminazione proveniente
dall’apparecchiatura visibile in figura 10. Questa foto abbraccia l’intero campo visivo del professionista. La lampada fornisce una piacevole luce naturale senza riflessi
bluastri o rossicci. E’ preferibile puntare la luce dal davanti
quando si prende il colore
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IL MOMENTO MIGLIORE PER LA PRESA DEL COLORE
Le figure 14 e 15 sono foto della cavità orale dello stesso paziente. La
prima figura è un restauro in PFM che ho eseguito qualche tempo fa. La
corona che ho realizzato sembra scura. Invece, un’analisi più approfondita
rivela che è il dente naturale più brillante, piuttosto che la corona più scura.
Comunque, se si osserva la figura 15, si capisce subito che la corona e il
dente naturale hanno praticamente la stessa brillantezza e traslucenza. La
fotografia della figura 14 fu scattata intorno alle 8.30 del mattino, mentre io
ho preso il colore sul paziente attorno alle 17.00. Ho pertanto dovuto fare
notevoli sforzi per ricostruire il colore esatto, rivisto alle 17,00. La figura 15
è una foto scattata nello stesso momento nel quale è stato preso il colore. Tutto ciò ci dimostra che il dente del paziente era asciutto alle 8,30,
quando la foto 14 è stata scattata. La gente frequentemente dorme con la
bocca aperta e respira attraverso la bocca; è facile immaginare che questo
è proprio il caso del nostro paziente. Di conseguenza, il dente del paziente
alle 8,30 era asciutto, quindi molto brillante e presentava delle striature
biancastre molto visibili. Tutto ciò ha fatto sembrare la corona più scura o
meno luminosa.
Sono necessarie circa 4 o 5 ore di contatto con la saliva affinché il dente
riprenda il suo grado naturale di umidità. Con quella luce, è meglio prendere il colore nel pomeriggio, come regola generale. Ogni cosa che può
asciugare il dente, anche involontariamente, dovrebbe essere evitata prima
di prendere il colore. Se bisogna eseguire altri interventi quando il paziente
è nello studio dentistico, il colore deve essere preso come prima cosa.
Fig. 14 La luminosità della corona in ceramica è più bassa di quella del dente naturale. Questo fenomeno accade perché
la luminosità del dente naturale è più alta di quella del colore preso, a causa dell’essiccazione
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Inoltre l’umidità deve essere mantenuta sui denti naturali per
tutto il tempo della presa del colore e il colore deve essere preso rapidamente prima che il dente si asciughi (Fig. 16). Alcuni
pazienti hanno una differenza di un livello o un livello e mezzo
sulla scala colori a seconda che il dente sia umidificato oppure
no. Bisogna inoltre tenere presente che i pazienti che hanno subito uno sbiancamento hanno particolari variazioni molto rapide
nella scala colori.
LE ILLUSIONI
Nelle precedenti sezioni ho accennato che l’occhio umano ha
la caratteristica di eseguire “correzioni automatiche”. Un altro
modo di esprimere lo stesso concetto: ciò che le persone vedono non è esattamente ciò che l’occhio vede. Quando l’occhio cerca di percepire un colore esattamente, la capacità di
correzione automatica può indurre in errore. Se si presta attenzione rispetto all’illusione generata dalla correzione automatica,
si evitano illusioni create da quello che l’occhio vede effettivamente. Le illusioni ottiche non sono limitate ai colori ma possono estendersi anche alle forme e alle dimensioni. Però questo
articolo si focalizza sui colori e quindi tratteremo le altre illusioni
ottiche in altra sede.
Fig 16 Il dente naturale del paziente
è normalmente umettato durante il
giorno, e mantiene il suo colorito bello e vitale. Per fabbricare una protesi
bella e vitale, bisogna evitare che il
dente di riferimento si asciughi quando si prende il colore, cosicché mantenga la sua bellissima apparenza.
Fig. 15 Un’altra fotografia scattata nello stesso periodo della giornata nel quale l’autore ha preso il colore. L’umidità del
dente naturale è tornata ai livelli originali, e dunque approssimativamente il dente naturale e la corona in PMF hanno la
stessa brillantezza
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Fig. 17 Notate il colore grigio. Alla prima occhiata, il colore grigio sulla sinistra e sulla
destra sembrano differenti, invece sono esattamente gli stessi. Il grigio sembra diverso perché le strisce nere sono sistemate in maniera
differenti sulla sinistra e sulla destra (sulla parte
sinistra le barre nere coprono il grigio). Questo
dimostra come le illusioni ottiche siano causate
da variazioni nell’ambiente circostante
Figg. 18 e 19 Il dente 18 è costruito con PFM. Numerose particolarità possono essere osservate nello smalto del dente naturale
18, come striature bianche, scalfitture, colorazioni ambrate. Se il colore desiderato della dentina è mascherato con altro colore
l’illusione ottica porterà facilmente a sbagliare nella scelta della tonalità. Comunque, tenendo presenti i fenomeni illustrati nella
figura 17 durante la scelta del colore, si riduce il margine di errore
Osservate il colore grigio di figura 17. Ad una prima osservazione la lucentezza del colore grigio sulla parte sinistra e destra sembrano differenti.
Invece il colore grigio sulla parte destra e sinistra sono uguali. Sulla parte
sinistra della foto il colore grigio è coperto da barre nere, così che una semplice differenza nello schema del colore o nelle posizioni crea per l’occhio
umano una illusione o lo portano a fare correzioni automatiche. Prestando
attenzione a questo effetto si può evitare di essere tratti in errore dal colore
dello smalto che copre lo strato superficiale quando si prende il colore della dentina nell’interno del dente durante il processo di presa colre.
Le figure 18 e 19 presentano un caso in cui questa illusione è prominente.
In questo caso il dente 18 è stato restaurato con PFM. Quando si incontrano tali casi, le condizioni dello smalto della superficie possono essere
estremamente svianti. Ci sono parecchie striature bianche sulla superficie
della corona, e si possono anche osservare striature bianche e fenditure
che procedono verticalmente; inoltre lo smalto vicino all’incisivo è di colore
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ambrato. Questi elementi possono portare a errori quando si determina il
colore della dentina che è il colore base della corona. Tenendo presente
che illusioni come quelle riportate in figura 17 possono colpire all’occhio
umano, ciò metterà in grado il professionista di abbassare il tono del colore e di scegliere il colore base della dentina in maniera più accurata, così
come quando si sceglie la tonalità di un caso come quello riportato nelle
figure 18 e 19.
LA PRESA DEL COLORE
In che modo bisognerebbe procedere per eseguire la presa del colore? Nel
caso presentato si dovrebbe pensare alla struttura del dente (Fig. 20) come
alla pelle e procedere come se sfogliassero via via individualmente i suoi
vari strati. Io procedo osservando con chiarezza la tonalità di uno strato, poi
selezionando una tonalità per confronto con la scala colore; infine passo
allo strato successivo. In base a questa descrizione, il procedimento può
sembrare molto complicato; in realtà è alquanto semplice. Questo perché
il dente naturale ha solo due strati. Quando crei un dente in ceramica si sovrappongono numerosi strati per imitare la forma del dente naturale. Questo procedimento viene applicato solamente alla fase di costruzione. Nella
presa del colore si devono indicare solo due tonalità: quella della dentina
e quella dello smalto. Naturalmente, quando ci sono delle striature molto
sottili, esse sono solo caratteristiche della regione incisale del dente e non
costituiscono il colore del dente stesso. La cosa più importante è percepire
il colore della dentina, lo spessore e il colore dello smalto.
Per prima cosa si osserva lo smalto, lo strato più superficiale del dente
(Fig. 21); poi si identifica quanto è spesso. Si può vedere lo spessore generale dello smalto per differenza tra la parte visibile e quella non visibile
della dentina che attraversa lo smalto. Quello che vogliamo risaltare sono i
cambiamenti nello spessore dello smalto nei suoi vari punti in rapporto alla
morfologia del dente. Nel caso del margine labiale mostrato nella figura 22
lo spessore dello smalto è completamente differente nei punti alti e bassi
Fig. 20 Foto della sezione trasversale di un dente naturale; notare la struttura del dente naturale, specialmente
che si può osservare il bilanciamento dello smalto e della
dentina
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Fig. 21 Foto del solo smalto di un dente naturale. Quando
si sceglie la tonalità è importante distinguere tra la condizione e il colore dello smalto; è anche importante identificare il colore della dentina che è sotto lo smalto senza
essere sviati dalla varie caratterizzazioni che lo smalto può
avere
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Fig. 22 Dente naturale con bordi labiali marcati. Ci sono differenze nella bianchezza e nella
traslucenza di questo tipo di
smalto a causa delle grosse differenze nello spessore. Si dovrebbe ricordare ciò durante la
presa del colore
Fig. 23 Dente naturale quasi
privo di bordi. Non ci sono molti cambiamenti nel colore dovuti alla differenza nello spessore
dello smalto. Quando si osserva
un tale dente, dovremmo focalizzarci sulla tonalità di tutto lo
smalto. Si dovrebbe anche tenere presente quanto lo smalto
abbia potere riflettente
Fig. 24 Foto prima della protesi. Per questo paziente è stata progettata una faccetta estetica
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Fig. 25 Esecuzione della sfumatura. Si ha solo la necessità di identificare le due tonalità nella strutture del dente:
quelle dello smalto e quelle della dentina. Prima bisogna
scegliere le tonalità dello smalto, poi si seleziona la tonalità della dentina. Quando i valori della scala colore non
rientrano nel formulario, si possono scrivere su un foglio
di carta
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del margine. Queste differenze influiranno sul colore. Quando lo smalto
è spesso, si avranno alti livelli di luminosità e la tonalità virerà verso toni
azzurrini; al contrario, si avrà una forte tendenza all’ aumento dell’ armonia
quando lo smalto è sottile e traspare il colore della dentina. Naturalmente
si può ottenere la tonalità uguale a quella creata dalle differenze nello spessore dello smalto del dente naturale, dando vita, durante la costruzione
della protesi, alla stessa morfologia della dentina del dente naturale e dei
bordi dello smalto. Tuttavia i metodi usati per ricreare la tonalità non hanno
più motivo di sussistere nella sfera della esecuzione protesica. Abbiamo
necessità di ottenere una tonalità che si rifaccia al colore del dente naturale. Quando i bordi labiali non sono pronunciati e la morfologia del dente è
piatta come si vede nella figura 23, si può presumere che ci sia poca differenza nella tonalità dovuta a differenze nello spessore dello smalto. Questo
è un procedimento che ci permette di valutare come la tonalità dello smalto
cambi sull’intera corona naturale. Quando si osserva il dente molto da vicino ci si deve chiedere: qual’è il livello di traslucenza? Qual’è la percentuale
di traslucenza al di sopra o al di sotto della scala colore? Va osservato
anche molto attentamente se lo smalto tende al blu o al rosso. Dopo che
si è definita la scelta della tonalità dello smalto, si deve scegliere la tonalità
della dentina. Identificate il colore sotto la pelle dello smalto così che non
sia sviato dallo stato dello smalto. Per fare questo osservate l’area che va
dal centro della corona verso l’area cervicale. Si determina il colore della
dentina che si intravvede attraverso lo strato più esterno dello smalto per
sottrazione della tonalità dello smalto ricavata nel precedente passaggio,
dalla tonalità del dente che al momento state guardando (il colore determinato usando la scala colore). Questo vi mette in grado di stabilire il colore
della dentina che è il colore base della tonalità del dente (Fig. 25). Una volta
individuate queste due tonalità, cioè le tonalità dello smalto e della dentina,
si è determinato il colore del dente. Se si fa una protesi con solo queste informazioni non ci discostiamo dalla tonalità del dente naturale che si vuole
ottenere. Se si ha necessità di riprodurre il colore in dettaglio, è necessario
osservare le rimanenti caratterizzazioni. Si tratta semplicemente di osservare i mammelloni con le striature, le fenditure e le altre caratteristiche della
regione incisale (Fig. 26). Naturalmente è difficile riprodurre le tonalità e le
caratterizzazioni descritte con la ceramica, ma l’operazione di presa è di
per sé stessa semplice. Raccomando di non confondere la parte relativa
alla presa e la successiva costruzione della protesi. Quando si esegue una
protesi interamente in ceramica non bisogna dimenticarsi di selezionare la
colorazione della radice. La tonalità della radice fa parte della tonalità totale dalla protesi applicata nella bocca del paziente e che colpisce l’occhio
dell’osservatore. Tuttavia l’effetto che la tonalità totale esercita è regolato
solo dallo spessore della protesi e dal colore della radice. Perciò non è
necessario preoccuparsi quando si sceglie la tonalità della corona, poiché
potrebbe essere considerato il colore più nascosto all’interno della protesi. Consiglio di utilizzare una scala colore monocromatica per cogliere la
tonalità più vicina, nelle stesse condizioni in cui si è scelta la tonalità della
dentina (Figg. 27 e 28). Tratteggerò semplici disegni che includono tutte
queste informazioni a questo stadio del lavoro per applicarle nel lavoro
seguente. La cosa più saggia da fare è raccogliere queste informazioni
in uno schedario dopo che il trattamento è stato completato (Fig. 31). Se
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Fig. 26 Primo piano del dente da restaurare. Dopo aver selezionato le tonalità dello
smalto, della dentina e i colori base, vanno osservate le caratteristiche del dente
(la forma e la robustezza della struttura
interna, le striature bianche, le fenditure,
le parti translucide, le tessiture e i luster).
Si ritiene che queste siano “opzioni” che
fuoriescono con la tonalità base
Figg. 27 e 28 Conferma della tonalità del moncone per un restauro tutto in ceramica. E’ essenziale un controllo totale del
colore che includa anche la colorazione del moncone per ottenere la tonalità definitiva in un restauro completamente in ceramica. E’ necessario quando si costruisce una ceramica fare molte aggiunte e sottrazioni del colore; tuttavia è necessario
fare attenzione a determinare semplicemente ed accuratamente il colore reale che si presenta all’occhio, prima della presa
del colore. L’informazione così ottenuta è importantissima per tutte le operazioni seguenti
l’odontotecnico prende il colore direttamente dal paziente, è consigliabile
che prenda degli appunti sulla costruzione della ceramica. La memoria
umana infatti non è molto affidabile, dato che, col passare del tempo si
affievolisce. La preparazione di uno schema per la costruzione in porcellana dopo la presa porta a migliori risultati. Quando preparo questo schema,
astraggo la mia mente dalla presa colore, penso che sono un esecutore di
protesi e chiedo a me stesso come dovrò usare la porcellana per ricreare
una certa tonalità. Inoltre la realizzazione di uno schema di costruzione con
il paziente presente, permette di controllare il lavoro un’ultima volta nella
bocca del paziente.
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Figg. 29 e 30 Tre mesi dopo l’applicazione di una faccetta estetica. E’ fotografata una faccetta estetica preparata
grazie alle informazioni ottenute da una
accurata presa del colore secondo il
metodo qui riportato. La rilevazione del
colore è una procedura molto semplice.
Il mio obiettivo è semplicemente quello
di avere le informazioni che derivano dalle rispettive tonalità dello smalto, della
dentina e del moncone
Fig. 31 Vari schemi preparati
durante la visita dei pazienti.
La presa del colore sarà più
efficace se gli schemi sul tipo
di ceramica, configurazione
degli strati, e su come questi
dati debbano essere usati durante il processo di lavorazione, sono disegnate immediatamente dopo la presa
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A CACCIA DEL COLORE
Lettura del colore dalle fotografie
In questa sezione parlerò del colore preso dal dentista e che può essere
interpretato dalle foto. Questa trattazione si basa su tre premesse: che sia
stata usata una esposizione opportuna, che il bilanciamento del bianco sia
ottimale e che la fotografia sia a fuoco. Queste condizioni si applicano in
eguale maniera alla pellicola, alle foto e alle immagini digitali visualizzate
sul monitor di un computer.
Qui de seguito farò riferimento a due casi. Ho eseguito le protesi seguendo unicamente le foto scattate dal dentista. Ho eseguito ciascuna protesi
solamente una volta (ma questo riguarda tutti i miei casi). I casi 1 e 2 provenivano da differenti dentisti. Entrambi hanno usato le modalità di presa
del colore e i metodi fotografici che io avevo raccomandato. Vale a dire
che io non avevo alcun dubbio circa le foto. Inoltre gli schemi che avevano
disegnato erano affidabili, perché era stata stabilita una “sorgente di luce
standard”, la stessa sorgente di luce che utilizzo io quando prendo il colore; inoltre i criteri di valutazione del colore sono stati gli stessi. Comunque
io non mi aspetto che il colore nelle foto sia perfetto, ci sono sempre delle
divergenze più o meno accentuate tra il colore dell’oggetto attuale e il colore della fotografia.
Ora sono in commercio diversi tipi di apparecchi digitali per uso dentistico
Fig. 32 Parte pre-operativa. Foto dimostrativa della condizione del dente
originale (colore, forma, posizione)
Fig. 33 Foto che mostra i punti di restauro e le aree periferiche dopo aver
preparato i monconi. Questo mette in
grado l’odontotecnico di avere una
idea generale dell’interno della bocca
(il lavoro per questo paziente prevedeva una corona in ceramica sul 18, e
una faccetta estetica sul 17)
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e sebbene i colori della foto siano molto vicini al colore del dente naturale
e a quelli delle scale colore, la macchina fotografica non fornisce ancora
una perfetta uguaglianza e ciò costituisce il maggior problema che si pone
oggi alla moderna tecnologia.
Alla luce dello stato dell’arte, l’odontotecnico deve avere nelle sue mani
una scala colore reale che è la stessa di quella inclusa nella foto mandata
dal dentista e deve compararle dal punto di vista visivo per ottenere una
valutazione del colore affidabile. In altre parole l’odontotecnico deve leggere il colore reale dalla foto. E’ un approccio improntato alla analogia, ma io
penso che si debba lavorare con lo stato dell’arte della tecnologia di oggi.
Il primo passo nella lettura del colore è la selezione della luminosità. Bisogna comparare lo stesso numero della scala colore con la scala colore
della fotografia e determinare se quella nella foto appare luminosa o scura
e con quale intensità. Ipotizziamo che la scala colore nella fotografia sembri il 20% più scura della scala colore che si ha in mano. Tenendo conto
di questo, noi possiamo ovviamente stabilire che il dente naturale sia circa
il 20% più scuro nella fotografia di quello che è realmente. In altre parole,
noi non prendiamo la luminosità del dente naturale che viene riprodotto
in maniera più scura nella fotografia così com’è, ma lo leggiamo come se
esso fosse veramente almeno il 20% più luminoso di quello in fotografia
(questo confronto è stato espresso in percentuale, perciò stiamo usando
moltiplicazioni e divisioni – non addizioni e sottrazioni).
Calcolando matematicamente e confrontando la luminosità dell’oggetto
vero, quando c’è un 20% di riduzione di luminosità nella fotografia, la scurità nella fotografia è uguale a 80.
Fig. 34 La foto indica i denti oggetto della studio per la realizzazione della colorazione e le scale colore nella posizione relativa ai denti in questione. Il tecnico può
così comparare la scala colori e il dente quando si determina la colorazione. Si
possono anche ottenere immagini più chiare scattando ulteriori foto da diverse
angolazioni (scrivere i valori guida su un foglio di carta separato quando questi non
rientrano nello schema)
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Fig. 35 Primo piano del dente di riferimento. Questa foto deve contenere le varie caratterizzazioni come la struttura interna,
inclusa la forma della dentina e lo stato dello smalto
Fig. 36 In caso di restauri totalmente in ceramica è necessaria una foto che mostri
la scala colore (colorazione del moncone). Una guida colore monocromatica è
spesso più opportuna che una scala colore standard (che indica la costruzione di
dentina e smalto)
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Fig. 37 Foto di un moncone di
riferimento. Si può apprezzare
la condizione della parte che
serve come parte centrale della
protesi in ceramica. L’odontotecnico può distinguere la
colorazione se ha 5 foto come
quelle delle figure da 32 a 36
Figg. 38 e 39 La corona 18 in
ceramica e la faccetta estetica
sul 17 che hanno soddisfatto
in maniera completa il paziente,
sono state eseguite seguendo
le sei foto di cui sopra
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Figg. 40 e 41 Un gran numero di scale colore sono oggi disponibili. Ogni azienda
ha il suo concetto di “colore”. Io amo avere parecchi tipi di scale colore a disposizione, perché è estremamente difficile raggiungere la tonalità del dente naturale
con solo un tipo di scala. E’ anche necessario per l’apprendista capire il significato
delle rispettive scale colore
Per tornare alla luminosità originale, il calcolo è 100/80 =1,25.
La protesi deve essere eseguita un 25% più luminosa, come mostrato in
figura A.
E’ anche necessario confrontare la scheda colore e il dente naturale nella
fotografia e determinare per quale estensione il dente naturale è più o meno
luminoso che la scheda colore. Comunque ciò è fattibile solo comparando
il dente naturale e la scheda colore nella fotografia. Perciò dobbiamo confrontare la colorazione vera con la scala colore nella foto per determinare
la luminosità attuale. Valutiamo poi il cromatismo della scala colore nella
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foto, controlliamo la differenza nella scurità del colore nella scala colore
nella fotografia e nella scala colore vera. Come per la lucentezza, noi
valutiamo se il colore della scala colore che abbiamo in mano è più
scura o più luminosa. Per fare un esempio, se la scala colore sembra
avere un più forte colore arancione nella foto, come nel nostro caso
(questa è una tendenza vista frequentemente), ciò significa che il colore
arancione del dente naturale nella fotografia è più intenso che il colore
arancione del dente naturale stesso (fare attenzione a non confondervi
con gli effetti dovuti a scurità o luminosità).
Si aggiusterà ora il colore arancione riprodotto nella ceramica così che
non sia così denso come l’arancione del dente naturale nella foto. In
questa operazione noi adotteremo uno standard di percentuali o punti
per densità o luminosità (se esprimiamo le differenze in tonalità e in
luminosità come punti, possiamo usare l’addizione e la sottrazione).
In ultimo ci occupiamo del colore. In origine il colore veniva considerato
dopo la lucentezza; ma il colore delle immagini digitali (foto) dipende fortemente dal bilanciamento del bianco. Nella fotografia digitale
è usato quasi sempre il flash; tuttavia sembra che un corretto posizionamento del bilanciamento del bianco delle più moderne macchine
digitali renda quest’ultimo superfluo. Naturalmente il lettore attento ha
già realizzato che con le immagini digitali si può usare un software di
editing delle immagini, come photoshop, per convertire un’immagine in
cui il colore è sbagliato in uno più simile al colore nella cavità orale. Si
necessita ancora di confrontare la scheda colore nella foto con la scala
colori che si ha in mano.
Inoltre anche se si possono eliminare le differenze regolando il colore
dell’immagine digitale, è praticamente impossibile ottenere una perfetta uguaglianza. Così un’operazione analoga è ancora necessaria se
si confronta la scala colore e l’immagine digitale (foto). Questo è un
metodo vantaggioso per affinare la abilità sensoriale discussa prima.
Inoltre al giorno d’oggi tutte le ditte produttrici di ceramica forniscono
le loro proprie guide colore e hanno concetti propri sul colore. E’ raro
che la colorazione dei denti naturali raggiunga esattamente la colorazione di una scala colore. Inoltre è estremamente difficile raggiungere
la colorazione di un dente naturale solo con un tipo di scala colore. C’è
da aggiungere inoltre che quando il dentista prende il colore non può
essere stabilito uno standard se l’odontotecnico non usa lo stesso tipo
di scale colore del dentista.
Alla luce di tutto, è opportuno che l’odontotecnico abbia tipi diversi di
scale colori in laboratorio.
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Fig. A Selezione della lucentezza
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CASO 1
In quest’esempio il dente 18 è stato restaurato
con una corona PFM. Il dentista ha preso il colore e ha mandato circa 20 foto. Le uniche che
ho usato per eseguire la corona PMF sono quelle
visibili nelle fotografie 42 e 44. Se osserviamo le
due fotografie 42 e 43 con differenti lunghezze focali, partendo dalla sinistra delle foto, vediamo le
scale colore: A1 (Vivodent PE: Ivoclar, Vivadent),
A1, e NP1,5 (Scala colore Noritake). Questa informazione è stata annotata su un foglio di carta.
Per l’esecuzione del lavoro dapprima confronto la
scala colore e il dente naturale visibile nelle foto
(eseguo questa operazione sul monitor del mio
computer con una taratura sRGB).
La luminosità del dente naturale 18 appare maggiore rispetto a quella di ciascuna delle tre scale
colore. Le numerose, deboli e fini striature bianche osservate nello smalto del dente naturale ne
aumentano la luminosità. Posso così valutare che
A1 nella zona centrale è troppo luminoso a causa
della intensità luminosa della dentina che fornisce il colore base e che NP 1,5 sul lato destro è
troppo scuro. Perciò uso la scala colore 1A sulla
sinistra per regolare per sottrazione la luminosità.
Confronto la scala colore attuale presa in esame
con quella della foto. Confrontando le luminosità
verifico che la scala colore nella foto è più scura
dell’altra. Per questo sembra che il vero dente na-
Figg. 42 e 43 L’autore ha selezionato foto con differenti lunghezze focali tra le circa 20 ricevute dal dentista. Abbiamo sottratto
luminosità, cromatismo e tinta e abbiamo deciso il colore base confrontando la scala colore e il dente naturale delle fotografie
e confrontando le scale colori reali con quelle delle fotografie
Fig. 44 Istantanea del
dente selezionato. Da
questa foto vediamo
il colore, le caratterizzazioni e altri aspetti
dello smalto
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turale 18 appaia più luminoso di quello in fotografia e che la dentina sia leggermente più luminosa
della scala colore 1A sul lato sinistro della foto.
E’ possibile osservare la saturazione del colore e
la tinta del dente naturale 18. Nella foto sembra
che il colore sia ambrato, dalla zona cervicale fino
al bordo marginale, nonostante possieda una traslucenza. Questa zona sembra avere un colore
vicino all’aranciato della scala colore 1A sul lato
sinistro della foto. La scala colore 1A è al momento leggermente più luminosa e la tinta è più
gialla che arancio. Ho pertanto deciso di conferire
un colore arancio-giallino più leggero alla parte
del dente naturale. La figura 44 è un primo piano. Qui si possono osservare alcune particolarità.
Le caratteristiche più evidenti sono le numerose
e sottili striature bianche. Osservando la loro lunghezza, la spaziatura, la scurità si può vedere un
piccolo strato opaco arancione nell’area incisale
più interna. Dovrebbe essere corretto considerare questo colore leggermente meno denso rispetto al colore della foto. Osserviamo le figure 40 e
41. La sfumatura dello smalto è ambrata (con un
leggero spostamento verso il giallo nella regione
distale). Le fenditure dello smalto possono essere
visualizzate come opalescenze nell’angolo distale. Basandomi su tutte le informazioni precedenti
ho usato le polveri di ceramica, AAA della Noritake.
Figg. 45 e 46 Restauro PFM sul 18. Questa foto fu scattata durante il mio primo incontro con il paziente. Sono rimasto colpito
dal sorriso estremamente soddisfatto del paziente
Fig. B Costruzione dello schema per questo caso usando Noritake AAA
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CASO 2
Nel caso 2, il dente 17 è stato restaurato usando
una cappetta del Katana di Noritake. La protesi
è stata eseguita seguendo le indicazione ricavate
da parecchie foto spedite per e-mail dal dentista. Mancavano foto della tonalità del moncone,
ma nella prescrizione era indicata una sfumatura
ST-3 (Ivoclar Vivadent). Erano anche allegate fotografie del viso e degli occhi del paziente per
confermare il colore dell’occhio e della pelle (Fig.
47). Tali foto non hanno senso in una ricostruzione che coinvolge una singola corona, mentre
risultano un’utile informazione nel restauro protesico di sei denti anteriori o più denti. Non era stato possibile utilizzare il bilanciamento del bianco
nelle foto, per cui era alquanto difficile ricavare
informazioni. Tuttavia si riuscì a comunicare informazioni sufficienti sul 17. Queste foto sono
probabilmente al limite della qualità per trasmettere informazioni correttamente. Osservando la
figura 48, riteniamo che il tempo di esposizione
non è stato sufficiente e che il bilanciamento del
bianco è stato escluso, perché c’è una debole
Fig. 47 Foto dell’occhio del paziente. Questa permette
all’odontotecnico di confermare il colore dell’occhio del
paziente e la sua carnagione. Il colore dei capelli e l’aspetto possono essere determinati da una foto del viso. Tale
informazione è una sorgente di dati per selezionare le sfumature delle protesi quando si fanno restauri protesici
Fig. 48 Fotografie del colore mandate dal dentista. Poiché
l’esposizione e il bilanciamento del bianco nella foto non
sono corretti, si userà per correggerli entrambi i software di
modifica immagine
Fig. 49 Modifiche apportate con l’esposizione aumentata
EV 0,5 e con la correzione del bilanciamento del bianco. È
stata eliminata la parte verde. Ho poi confrontato la scala
colore e il dente naturale per determinare la tonalità della corona che deve essere eseguita (ho condotto questa
valutazione sullo schermi del mio PC. La taratura dello
schermo era posta a sRGB)
Fig. 50 Correzione della tonalità condotta con il software
di correzione immagine come riportato in figura 48. Primo piano del dente in questione. Può essere confermata
la tonalità e la condizione dello smalto, la forma, l’area
della struttura interna ecc.
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Fig. C Lo schema di costruzione di questo caso usando Noritake CZR
Figg. 51 e 52 Katana con corona CZR
collocata nella cavità orale. Ho incontrato il paziente per la prima volta
quando ho scattato la foto. Il paziente
aveva perduto il dente in un incidente
e fu molto felice del risultato ottenuto
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tinta bluastra sull’intera fotografia. Dal confronto
di una scala colori dello stesso valore di quello
della scala colore della foto, veniva rivelato un
tempo di esposizione insufficiente e un’alta temperatura di colore (tinta bluastra). Ho usato il software di correzione immagini per ottenere una
foto pronta da leggere (Fig. 49), correggendo una
sottoesposizione fino a EV 0,5 e la temperatura del colore della foto sopprimendo il verde. Lo
stesso tipo di correzione fu condotta in figura 50.
Se osserviamo la figura 49 nella quale il colore è
stato corretto, la scala colore presenta dalla sinistra W2 (Matsukaze), 020 (Ivoclar Vivadent) e NW
0,5 Scala Colori Noritake.
La comparazione fotografica della scala colore
con il dente naturale rivela che lo smalto naturale
è molto più traslucido rispetto a quello della scala
colore. In particolare noi possiamo vedere che il
dente naturale, dente di riferimento, è anche più
traslucente e leggermente tinto in blu. In un caso
come questo è necessario bilanciare la dentina
della porcellana e il traslucente. E’ necessario
incrementare l’abbassamento della dentina e incrementare lo strato traslucente. In questo caso
io uso la ceramica per dentina che è più luminosa, così da evitare la riduzione della luminosità.
Verifico poi l’intensità luminosa del dente naturale.
Quando compariamo il dente naturale 17 e la
scala colore nella fotografia, la scala colore 020
posizionata centralmente sembra la più luminosa. NW 0,5 sulla destra è alquanto luminosa, ma
non così luminosa come la 0,20. La scala colore
W2 sulla sinistra ha la luminosità che si accosta
di più, ma la traslucenza è molto diversa. Considerando questi fattori ho deciso di usare NW
0,5 che ha una luminosità leggermente alta come
base per la ceramica della dentina.
Possiamo vedere anche dalla foto che la parte
cervicale oltre ad essere altamente traslucente
ha un forte cromatismo.
La densità dell’area cervicale sulla scala colore nella foto e la stessa resa nella scala colore
attuale possono essere comparabili. Da questo
possiamo concludere che la cromaticità dell’area
cervicale del dente naturale 17 è confrontabile
con quella della fotografia. E’ possibile gestirla
con un internal stain. La colorazione è stata corretta durante la modificazione del bilanciamento
del bianco nella foto (temperatura del colore).
Nella foto in primo piano (Fig. 50) lo smalto mostra, oltre ad un’alta traslucenza, una macchia
bianca nel lato mediano e una debole opalescenza oltre ad effetti di alone.
La superficie è liscia e non si osservano differenze nella traslucenza o nel colore dovute alla differenza di spessore dello smalto.
Ovviamente le operazioni qui presentate non
sono limitate a paragoni prima della esecuzione
delle protesi. Procedendo in questo modo ogni
qual volta sia necessario durante il processo di
esecuzione della protesi, avremo la certezza di
una tonalità accurata.
Nel prossimo articolo tratterò gli accorgimenti
per scattare le foto nella cavità orale usando una
macchina digitale facendo riferimento alle informazioni del presente articolo.
BIBLIOGRAFIA PRESSO L’AUTORE
Ringraziamenti
La redazione teamwork media srl ringrazia la Ishiyaku Publishers, Inc per la pubblicazione
dell’articolo, articolo pubblicato in “The International Journal of Dental Technology”
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Una sfida al dente naturale