La statua della Libertà tra mito e realtà “s..granito il mito”
di Tommaso Gamboni - Alessandra Deleuchi
Il basamento di uno dei simboli più forti della libertà nel mondo è totalmente americano
La Statua della Libertà è forse il monumento più conosciuto degli Stati Uniti d'America e uno dei
simboli più efficaci della concezione americana della libertà.
La gigantesca statua femminile - ribattezzata dagli americani "Miss Liberty" - consiste in un'armatura
di acciaio rivestita di lastre di rame modellate a martello e assemblate con rivetti. Fu donata dalla
Francia agli Stati Uniti in occasione del centenario della Dichiarazione d'Indipendenza, ma venne
inaugurata soltanto dieci anni dopo, il 28 ottobre 1886.
L'idea di realizzare un monumento che celebrasse l'amicizia tra i due Paesi nata all'epoca della
rivoluzione americana si concretizzò nel 1865, durante una cena a casa dello storico francese Edouard
de Laboulaye. Fra gli ospiti, tutti liberali, repubblicani e ammiratori della storia e delle istituzioni
statunitensi, c'era lo scultore Frédéric Auguste Bartholdi, che accettò con entusiasmo di progettarlo.
Nel 1884 la scultura era compiuta e si poteva ammirare in tutta la sua imponenza nell'atelier dello
scultore Bartholdi a Parigi.
La Statua della Libertà a Parigi
Lo scultore Frédéric Auguste Bartholdi
Nei mesi seguenti iniziarono i preparativi per la partenza: fu Eiffel ad organizzare il trasporto
dell'opera che venne smontata e imballata in 214 casse e caricata a bordo dell’Isère, nave militare
della marina francese. La partenza avvenne da un porto della Normandia il 21 maggio 1885 la nave Isère
fu scortata dall’incrociatore americano USS Flore e l’arrivo avvenne il 17 giugno dello stesso anno.
Il successivo assemblaggio di questa grandissima opera avvenne a New York e collocata su un
basamento in granito progettato e compiuto nel 1886 dall'architetto americano Richard Morris Hunt.
Il piedistallo in granito venne progettato in stile neoclassico, delle dimensioni imponenti, con un’anima di
cemento e acciaio rivestita di granito liscio e fu posizionato sulla piattaforma a stella del vecchio Fort
Wood antica fortezza ottocentesca. Un fregio di 40 scudi (10 per lato) simboleggiava i 40 stati allora
membri dell’unione.
targa ricordo della donazione della statua all’america
Questo basamento da moltissimi anni viene accostato all’isola di La Maddalena e precisamente alle cave
granitiche di Cala Francese, da dove si dice sia stato estratto “il granito su cui posa la statua della
Libertà”.
Troviamo su internet moltissimi portali e siti privati che ne parlano e che ribadiscono la qualità del
materiale estratto e l’avvenuta fornitura.
Nel 1986 ne hanno parlato tantissimi quotidiani nazionali, era l’anno del centenario e commemorazione
del monumento, indicando con dovizia di particolari dimensioni e quantitativi di materiale partito dalla
Maddalena per l’America passando per il porto di Marsiglia.
Nello stesso anno Pasqualino Serra, proprietario delle cave di Santo Stefano, prima di organizzare i
festeggiamenti, con l’aiuto di Francesco Cossiga, si reca a New York per controllare l’effettiva
provenienza del granito. La sua ricerca si ferma all’esterno del piedistallo, e prima ancora di cercare
una testimonianza, o meglio ancora di trovarla, si rende conto che quel granito, per il colore che ha e
per la tipologia, non può essere sardo e, tanto meno maddalenino.
Di recente è stato possibile, grazie alla Famiglia Grondona proprietaria delle cave di Cala Francese,
accedere all’archivio storico e verificare che non esistono dati, non si è trovato il benché minimo
documento, foglio, carta, appunto o nota di inventario che accenni a trasporto di materiale verso
l’America per realizzare il basamento. Niente. E d’altra parte perché tacere se fosse stato il contrario,
visto che, tra le carte, si parla di altri importanti monumenti realizzati con il granito di Cava Francese?
C’è anche da dire che nel 1886, anno della realizzazione di Miss Liberty, la cava dei Grondona non
eseguiva grossi trasporti, anche perché era quasi agli inizi e non si era ancora costituita in società di
trasporto. Occorre aspettare il 1901, quando la famiglia Grondona in società con i Marcenaro prende le
redini e costituisce la Esportazioni Graniti Sardi. Le cave di granito di Nido D’Aquila Cala Francese,
incominciano ad essere coltivate a partire dal 1860. Di attività estrattiva si parla già dal 1874, ma è
solo a partire dal 1887 che nascono i rapporti con il Genio Militare Marittimo, per forniture di granito
lavorato. Poi inizia l’era delle gradi costruzioni. È il 1901, e tante sono le strade e i palazzi di Genova e
di altre città della penisola, realizzate con questo granito, fino ad andare verso opere più imponenti. Dal
bacino di carenaggio di Malta, Venezia e Taranto, al porto di Alessandria D’Egitto a quello di Tripoli
Italiana, di Porto Said e di Genova per arrivare a tutta una serie di monumenti commemorativi, come
quello di Ismailia eretto per commemorare i caduti della Prima Guerra a difesa del Canale di Suez. Sono
dello stesso granito, la Colonna Garibaldi, la tomba di Clelia e quella di Marsala a La Maddalena e il
monumento dedicato a don Guzmao in Brasile.
Ma grazie soprattutto alla ricerca effettuata da parte degli autori, con testimonianze e materiale
bibliografico, che si è arrivati a scoprire che tale fornitura non è stata mai fatta.
In una pubblicazione rinvenuta a Memphis in Tennessee, si è trovata la prova che non lascia più alcun
dubbio sul fatto che: il basamento della Statua della Libertà è stato interamente costruito con
granito proveniente dallo stato del Connecticut e precisamente dalla località Stony Creek nelle
cave di proprietà Beattie’s situate su un’isolotto denominato Leete’s.
La cava da dove è stato estratto il granito (Connecticut)
Queste cave nel 1884 operavano già a pieno ritmo e la manodopera era principalmente attinta dal flusso
di immigrati che arrivarono in America tra il 1880 e il 1890; principalmente si trattava di irlandesi,
finlandesi, svedesi, scozzesi e italiani, questi lavorarono assieme per produrre altre strutture tra cui il
basamento della S.d.L.
Quattro dei più grandi massi del peso di oltre 7 tonnellate, vennero trasportati sulla terraferma dal
vapore “Wasp” e lavorati per realizzare i pezzi speciali per la base; gli operai numerarono
meticolosamente ogni blocco di granito, caricandoli poi sui carri per trasportarli a Hoadley’s Point, da
dove potevano poi essere spediti per via mare fino a New York.
Il piedistallo fu completato in tempo per l’inaugurazione del monumento.
Viene a cadere quindi uno dei miti che avevano affascinato i Maddalenini e li avevano fatti sentire
ancora una volta orgogliosi di essere tali.
Neppure un granello, neppure una particella proviene da Cava Francese di proprietà della famiglia
Grondona. Grande colpo se fosse stato il contrario. Tra le sue leggende, La Maddalena, oltre Nelson,
Napoleone e Garibaldi, avrebbe potuto vantare anche una certa paternità sulla statua forse più famosa
del mondo, se non almeno per il simbolo che rappresenta. È la bella donna verso cui tutti quelli che
arrivavano in America a bordo di navi colme di immigrati e di speranze, puntavano il dito; è la stessa
statua che Alessandro Baricco in Novecento, e il regista di La leggenda del pianista sull’oceano, indicano
come la prima cosa che ogni viaggiatore tentava di vedere per primo. Il fatto che anche La Maddalena
potesse avere qualcosa a che fare anche solo per un momento con un pezzo importante di storia
americana, aveva viaggiato per tanto tempo, per anni, nelle menti e nelle bocche degli isolani. Molti
amavano crederci, altri volevano crederci, altri ancora sentivano che la verità era lontana.
Dove nasca e prenda forma questa legenda non si sa, di certo molte persone hanno portato nella
memoria questo dato fino ai giorni nostri.
ARTICOLO PUBBLICATO SULL’ALMANACCO GALLURESE n° 13 – Giovanni Gelsomino Editore – 2005/2006
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La statua della Libertà tra mito e realtà articolo Almanacco Gallurese