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1 5 LUGLIO 201 4
ARTICOLI DI STUDIO
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1-7 SETTEMBRE
8-14 SETTEMBRE
15-21 SETTEMBRE
22-28 SETTEMBRE
“Geova conosce
quelli che gli
appartengono”
˙
PAGINA 7 CANTICI: 63, 66
I servitori di Geova
‘rinunciano
all’ingiustizia’
˙
PAGINA 12 CANTICI: 64, 61
“Voi siete i miei
testimoni”
PAGINA 23 ˙ CANTICI: 31, 92
“Mi sarete
testimoni”
PAGINA 28 ˙ CANTICI: 102, 103
ARTICOLI DI STUDIO
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ˇ “Geova conosce quelli che gli appartengono”
ˇ I servitori di Geova ‘rinunciano all’ingiustizia’
SUDAFRICA
IN COPERTINA: Usando il libro
Cosa insegna realmente la Bibbia?,
due sorelle danno testimonianza a
donne ndebele che indossano il loro
abito tradizionale. Sono sedute di
fronte a una tipica casa rurale.
Gli ndebele rappresentano appena
il 2 per cento della popolazione
‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐
POPOLAZIONE
Questi articoli analizzano 2 Timoteo 2:19, spiegandone il
significato e il nesso con alcune vicende dei giorni di Mosè.
Scopriremo come i cristiani odierni possono dimostrare di
‘appartenere a Geova’ e di ‘rinunciare all’ingiustizia’.
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ˇ “Voi siete i miei testimoni”
ˇ “Mi sarete testimoni”
Questi articoli prendono in esame cosa significa chiamarsi
Testimoni di Geova ed essere al tempo stesso testimoni
di Gesù. Ci motiveranno anche a essere zelanti nell’opera di
testimonianza e a glorificare Dio e Cristo con una condotta
santa.
50.500.000
MASSIMO DEI PROCLAMATORI
94.101
IN QUESTO STESSO NUMERO
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PROCLAMATORI
DI LINGUA NDEBELE
1.003
3 Si sono offerti volenterosamente: in Micronesia
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17 Ho perso un padre, ma ne ho conosciuto un altro
34567
`
Questa pubblicazione non e in vendita. Viene distribuita nell’ambito di un’opera mondiale di istruzione biblica sostenuta mediante contribuzioni volontarie. Salvo
`
diversa indicazione, la versione biblica usata e la
Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture con
riferimenti.
July 15, 2014
Vol. 135, No. 14 Semimonthly ITALIAN
`
La Torre di Guardia e un periodico quindicinale edito in
Italia dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di
Geova, Via della Bufalotta 1281, Roma. Direttore
responsabile: Romolo Dell’Elice. Reg. Trib. Roma
n. 14289 - 10/1/1972. Stampata in Germania da:
Wachtturm Bibel- und Traktat-Gesellschaft der Zeugen
Jehovas, e. V., Selters/Taunus. Druck und Verlag:
Wachtturm Bibel- und Traktat-Gesellschaft der Zeugen
Jehovas, e. V., Selters/Taunus. Verantwortliche Redaktion: Ramon Templeton, Selters/Taunus. 5 2014 Watch
Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania. Printed
in Germany.
S I SONO OFFE R TI
VOLENTEROS A MENT E
in Micronesia
KATHERINE è cresciuta negli Stati Uniti. Quando aveva 16 anni
si battezzò, diventando testimone di Geova. Pur impegnandosi a fondo nel ministero, nella zona in cui predicava pochi
ascoltavano il messaggio del Regno. “Leggevo esperienze di
persone che pregavano Dio di mandare qualcuno che le aiutasse a conoscerlo”, racconta. “Speravo di trovare una persona del genere, ma
non accadeva mai”.
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Dopo aver predicato nello stesso territorio per
anni, Katherine iniziò a pensare di trasferirsi in
una zona dove le persone fossero più sensibili al
messaggio del Regno. Si chiedeva però se ce l’avrebbe fatta. L’unica volta che era stata lontana
dai suoi familiari, infatti, aveva sentito la loro mancanza ogni giorno, sebbene si fosse trattato di
sole due settimane. Ma alla fine il sincero desiderio di provare la gioia di aiutare quelli che sono alla
ricerca di Geova prevalse. Katherine prese in considerazione diverse località in cui sarebbe potuta
andare, dopodiché scrisse alla filiale di Guam e ricevette le informazioni di cui aveva bisogno. Nel
luglio del 2007, a 26 anni, si trasferì a Saipan,
un’isola del Pacifico a quasi 10.000 chilometri da
casa sua. Com’è andata?
LA RISPOSTA A DUE PREGHIERE
Poco dopo essere arrivata nella nuova congregazione, Katherine incontrò Doris, una donna sui
45 anni che accettò di studiare la Bibbia. Terminati i primi tre capitoli del libro Cosa insegna la Bibbia, Katherine si fece prendere dall’ansia. “Doris
era così brava, e io non volevo rovinare tutto”,
spiega. “Non avevo mai condotto uno studio regolare, e pensavo che Doris avesse bisogno di studiare con una sorella più esperta, magari una della sua età”. Pregò Geova di aiutarla a trovare la
sorella giusta a cui affidare Doris, poi decise di informare quest’ultima del cambiamento.
“Prima che potessi menzionare la cosa”, ricorda
Katherine, “Doris disse che voleva parlarmi di un
problema. Dopo averla ascoltata, le raccontai di
come Geova mi aveva aiutato ad affrontare una situazione simile. Mi ringraziò”. A quel punto Doris
disse a Katherine: “Geova ti usa per aiutarmi. La
prima volta che sei venuta a casa mia, stavo leggendo la Bibbia da ore. In lacrime, chiedevo a Dio
di mandare qualcuno ad aiutarmi a capire la
Katherine (a destra) e Doris (a sinistra)
3
(Foto a sinistra) Simon
(Foto a destra) Erica
Bibbia. Poi hai bussato alla mia porta. Geova aveva risposto alla mia preghiera!” Rivivere quei momenti toccanti fa riempire di lacrime gli occhi di
Katherine, che dice: “Le parole di Doris furono la
risposta alla mia preghiera. Geova mi fece capire
che potevo continuare lo studio”.
Doris si è battezzata nel 2010, e adesso conduce
lei stessa diversi studi biblici. Katherine osserva:
“Sono davvero grata che il desiderio che avevo da
tempo di aiutare qualcuno sincero a diventare un
servitore di Geova si sia avverato!” Oggi è felice di
servire come pioniera speciale a Kosrae, un’isola
del Pacifico.
TRE SFIDE DA AFFRONTARE
Più di un centinaio di fratelli e sorelle stranieri, di
età compresa tra i 19 e i 79 anni, hanno servito in
Micronesia dove il bisogno è maggiore. I sentimenti di questi zelanti proclamatori sono ben espressi
da Erica, che nel 2006, a 19 anni, si è trasferita a
Guam. “Fare i pionieri in un territorio dove le persone sono assetate di verità è veramente fantastico”, dice. “Sono davvero grata a Geova per avermi
aiutato a intraprendere questa forma di servizio. È
il miglior modo di vivere!” Oggi Erica ha la gioia di
fare la pioniera speciale a Ebeye, nelle Isole Marshall. Ovviamente, servire in un paese straniero
presenta le sue sfide. Esaminiamone tre e vediamo come le affronta chi è andato in Micronesia.
4
Stile di vita. Dopo il suo arrivo nel 2007 sull’isola
di Palau, il ventiduenne Simon capì subito che
avrebbe guadagnato solo una minima parte di
quanto guadagnava a casa in Inghilterra. “Dovetti
imparare a non comprare tutto quello che volevo”,
ricorda. “Adesso scelgo con attenzione il cibo che
acquisto, e mi guardo intorno per trovare le offerte migliori. Quando si rompe una cosa, mi procuro
pezzi di seconda mano e cerco qualcuno che mi
aiuti a ripararla”. Che effetto ha avuto su di lui
avere uno stile di vita semplice? Simon risponde:
“Mi ha fatto capire cosa è veramente necessario
nella vita e come cavarmela con meno. In diverse
occasioni ho davvero visto l’amorevole mano di
Geova. Durante i sette anni in cui ho servito qui,
ho sempre avuto qualcosa da mangiare e un
posto in cui dormire”. Non c’è dubbio: Geova sostiene quelli che conducono una vita semplice
perché desiderano “cercare prima il regno” (Matt.
6:32, 33).
Nostalgia. Erica spiega: “Sono molto legata alla
mia famiglia e temevo che la nostalgia avrebbe influito negativamente sul mio ministero”. Cosa ha
fatto per prepararsi? “Prima di trasferirmi”, racconta, “lessi articoli della Torre di Guardia sulla
nostalgia. Questo mi aiutò a preparare il cuore per
affrontare la sfida. In un articolo, una madre rassicurava la figlia così: ‘Geova può prendersi cura di
te meglio di me’. Quelle parole mi diedero tanta
LA TORRE DI GUARDIA
forza”. Hannah e suo marito Patrick servono a
Majuro, nelle Isole Marshall. Hannah combatte la
nostalgia concentrandosi sui fratelli e le sorelle
della congregazione. “Ringrazio sempre Geova
per i fratelli in tutto il mondo”, dice, “perché anch’essi fanno parte della mia famiglia. Senza il
loro amorevole sostegno non avrei mai potuto servire dove il bisogno è maggiore”.
Inserimento. “Quando arrivi in un altro paese,
praticamente tutto è diverso”, fa notare Simon. “A
volte mi manca il poter fare una battuta ed essere capito fino in fondo”. Erica afferma: “All’inizio mi
sentivo tagliata fuori, ma questo mi ha aiutato a riflettere sul motivo per cui mi ero trasferita. Non
l’ho fatto per qualche vantaggio personale ma per
fare di più per Geova”. E aggiunge: “Col tempo ho
stretto bellissime amicizie, a cui tengo molto”. Simon si mise d’impegno a imparare il palauano, il
che gli ha permesso di “[allargare] il cuore” verso
i fratelli e le sorelle locali (2 Cor. 6:13, La Nuova
Diodati). Con gli sforzi che ha fatto per imparare la
lingua si è guadagnato l’affetto dei fratelli. Quando chi si trasferisce opera a spalla a spalla con i
fratelli locali, nella congregazione si riescono a instaurare amicizie profonde. Quali sono altri risultati positivi che ottengono coloro che si offrono volenterosamente per servire dove c’è più bisogno?
‘MIETONO GENEROSAMENTE’
L’apostolo Paolo scrisse: “Chi semina generosamente mieterà pure generosamente” (2 Cor. 9:6).
Il principio contenuto in queste parole ben si applica a quelli che espandono il proprio ministero.
Quali risultati ‘mietono generosamente’ questi fratelli in Micronesia?
In queste isole del Pacifico si iniziano ancora molti studi e si vede con i propri occhi come le persone che imparano e applicano le verità bibliche progrediscono in senso spirituale. Patrick e
Hannah hanno servito anche ad Angaur, un’isoletta con 320 abitanti. Dopo due mesi dal loro arrivo
incontrarono una madre single, che accettò subito uno studio biblico, prese a cuore la verità e fece
grossi cambiamenti nella propria vita. Hannah ri15 LUGLIO 2014
ferisce: “Tutte le volte che dopo lo studio tornavamo a casa in bicicletta, ci guardavamo e dicevamo: ‘Grazie Geova!’ ” E aggiunge: “So che in un
modo o nell’altro Geova avrebbe attirato a sé questa donna, ma servire dove il bisogno è maggiore
ci ha permesso di trovare questa persona mansueta e di aiutarla a conoscerlo. È una delle esperienze più gratificanti della nostra vita!” Erica dice:
“Quando aiuti qualcuno a conoscere Geova, provi
una gioia indescrivibile!”
POTETE DARE UNA MANO ANCHE VOI?
In molti paesi c’è bisogno di un maggior numero
di proclamatori del Regno. Potete essere tra quelli che si trasferiscono in zone dove serve aiuto?
Pregate Geova di rafforzare il vostro desiderio di
espandere il ministero. Parlatene con gli anziani
della congregazione, con il sorvegliante di circoscrizione, o con chi ha avuto il privilegio di servire
in un paese dove il bisogno è maggiore. Quando i
vostri piani iniziano a prendere forma, scrivete alla
filiale che cura il territorio in cui vorreste servire e
chiedete informazioni.1 Forse anche voi potrete
unirvi alle migliaia di fratelli e sorelle — giovani e
meno giovani, single o sposati — che si offrono volenterosamente e provano la gioia di ‘mietere generosamente’.
1 Vedi l’articolo “Potete ‘passare in Macedonia’?”, pubblicato
nel Ministero del Regno dell’agosto 2011.
Patrick e Hannah
Come addestrare altri
TRA quelli che si sono trasferiti all’estero ci sono
anziani cristiani con molti anni di esperienza nel
prendersi cura del gregge. Come possono addestrare altri nella congregazione?
Richard, che ha 65 anni e che nel 2010 si è
trasferito dagli Stati Uniti a Guam, dice che fare
lodi sincere è uno degli aspetti più importanti dell’addestramento. Inoltre, fa notare, “un buon
modo per addestrare altri è quello di partecipare
con loro al ministero di campo. Mentre insegni riguardo a Geova, i fratelli ti osservano e ti ascoltano. E poi uscire insieme in servizio crea un vincolo di amore e di unità”.
Greg ha 60 anni e dal 2010 vive a Saipan. “Gli
anziani che si sono trasferiti qui dedicano ai fratelli locali tanta attenzione a livello individuale”, riferisce. “Abbiamo stretto con loro amicizie profonde, ci rispettiamo e mostriamo fiducia gli uni negli
altri”. Poi aggiunge: “Non sono solo i fratelli locali
a imparare. Anche noi impariamo tanto da loro”.
quello che insegnavo e di essere paziente e generoso con le lodi”. Inoltre osserva: “Se ti trasferisci in un’altra zona, fai bene a riconoscere che
spesso ci sono modi diversi per fare la stessa
cosa”.
Cosa pensano i fratelli locali dell’addestramento che ricevono? Joel, che ha 21 anni e vive a
Guam, dice: “Gli anziani dimostrano di avere fiducia in me assegnandomi degli incarichi. Questo
mi ha fatto capire che nel servire Geova anch’io
ho qualcosa di prezioso da offrire”. Byron ha
31 anni e vive a Saipan. “Con il loro zelo nel ministero e l’amore per il gregge”, spiega, “gli anziani
mi hanno aiutato a concentrarmi sulle cose spirituali e non sulla ricerca delle ricchezze”. Continua: “Avere tra noi questi fratelli che hanno più
esperienza è una vera benedizione”.
2
Mike, che ha 60 anni, ha servito con sua moglie Alice nella regione del Pacifico per più di
20 anni. Come addestrava gli altri? “Dando il
buon esempio nel seguire le istruzioni dell’organizzazione di Geova”, afferma. “Mi sono sempre
accertato che quelli che addestravo capissero
queste istruzioni. Cercavo di mettere in pratica
1
3
1. Richard e Joel
2. Byron e Greg
3. Mike e Alice
6
“Geova conosce
quelli che gli appartengono”
“Se qualcuno ama Dio, è conosciuto da lui”
(1 COR. 8:3)
UNA mattina il sommo sacerdote Aaronne stava all’ingresso
del tabernacolo di Geova con in mano un portafuoco per bruciare l’incenso. Anche Cora e altri 250 uomini con lui, ognuno
con il proprio portafuoco, offrivano incenso a Geova (Num. 16:
16-18). A prima vista potevano sembrare tutti suoi leali servitori. Ma in realtà, a eccezione di Aaronne, si trattava di ribelli arroganti che volevano usurpare il sacerdozio (Num. 16:1-11). Si
erano illusi che Dio avrebbe accettato la loro adorazione, ma
per lui, che legge i cuori e poteva vedere la loro ipocrisia, quella convinzione era un insulto (Ger. 17:10).
2 Appropriatamente, il giorno prima Mosè aveva predetto:
“La mattina Geova farà conoscere chi gli appartiene” (Num.
16:5). E infatti una chiara distinzione tra i veri adoratori e quelli falsi fu evidente quando “un fuoco uscì da Geova e consumava [Cora e] i duecentocinquanta uomini che offrivano l’incenso” (Num. 16:35; 26:10). Al tempo stesso Geova risparmiò la
vita di Aaronne, dimostrando la propria approvazione per colui che era il vero sacerdote e un suo sincero adoratore. (Leggi
1 Corinti 8:3.)
1. Narrate un episodio biblico che mette in luce che genere di illusioni
si erano fatti alcuni tra il popolo di Dio. (Vedi l’illustrazione iniziale.)
2. Cosa aveva predetto Mosè? Quello che disse si avverò?
15 LUGLIO 2014
7
COME RISPONDERESTE?
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Cosa ci garantisce che il
proposito di Geova non sarà
mai frustrato?
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In quali due verità fondamentali possono essere racchiusi
i valori e i princìpi di Geova?
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In che modo quello che
impariamo da 2 Timoteo 2:19
rafforza la nostra fede
in Geova?
Circa 1.500 anni dopo, ai giorni dell’apostolo Paolo, si presentò una situazione
simile. Alcuni sedicenti cristiani adottarono falsi insegnamenti, pur continuando a
far parte della congregazione. A un osservatore superficiale la differenza tra questi
apostati e gli altri cristiani fedeli poteva
non essere evidente. Ma la loro apostasia
rappresentava un pericolo, perché questi
lupi in manto da pecora avevano iniziato a
“[sovvertire] la fede di alcuni” (2 Tim. 2:1618). Geova comunque non è un osservatore superficiale, e Paolo lo sapeva bene: secoli prima, infatti, Geova aveva affrontato
la questione della ribellione di Cora e di
quelli che lo avevano sostenuto. A questo
riguardo, analizziamo un avvincente passo
delle Scritture e vediamo quali lezioni pratiche possiamo trarne.
3
“IO SONO GEOVA; NON SONO CAMBIATO”
Paolo era sicuro che Geova fosse in
grado di riconoscere l’adorazione ipocrita
ed era altrettanto convinto che sapesse
identificare quelli che gli ubbidiscono. Palesò questa sua ferma convinzione in ciò
che sotto ispirazione scrisse a Timoteo.
Dopo aver menzionato i danni spirituali
che quegli apostati stavano già causando
ad alcuni nella congregazione, scrisse:
“Con tutto ciò, il solido fondamento di
Dio rimane in piedi, avendo questo suggello: ‘Geova conosce quelli che gli appartengono’, e: ‘Chiunque nomina il nome di
Geova rinunci all’ingiustizia’ ” (2 Tim. 2:
18, 19).
5 Cosa c’è di significativo nelle parole
4
3. (a) Quale situazione si presentò ai giorni
dell’apostolo Paolo? (b) Quale precedente aveva
stabilito Geova secoli prima in quanto al trattare i ribelli?
4. Di cosa era convinto Paolo, e come espresse
questa sua convinzione a Timoteo?
5, 6. Cosa c’è di significativo nell’espressione
usata da Paolo “il solido fondamento di Dio”, e
che effetto avrà avuto su Timoteo?
8
usate da Paolo in questo brano? Si tratta
dell’unico caso in cui nelle Scritture si
menziona “il solido fondamento di Dio”.
La Bibbia usa la parola “fondamento”
come metafora per riferirsi a diverse cose,
tra cui la Gerusalemme letterale in quanto capitale dell’antico Israele (Sal. 87:1, 2).
Anche il ruolo di Gesù nel proposito di
Geova è paragonato a un fondamento
(1 Cor. 3:11; 1 Piet. 2:6). Ma cosa aveva in
mente Paolo quando parlò del “solido fondamento di Dio”?
6 Paolo menzionò “il solido fondamento di Dio” nello stesso passo in cui citò le
parole di Mosè su Cora e i suoi sostenitori riportate in Numeri 16:5. Evidentemente si riferiva agli avvenimenti che si verificarono ai giorni di Mosè nell’intento di
incoraggiare Timoteo e ricordargli che
Geova è in grado di vedere gli atti ribelli
e di vanificarli. Gli apostati presenti all’interno della congregazione, quindi, non
sarebbero riusciti a frustrare il proposito
di Geova, proprio come non c’era riuscito Cora secoli prima. Paolo non spiegò
nel dettaglio cosa rappresentava “il solido fondamento di Dio”, ma possiamo
star certi che l’espressione che usò evocò
in Timoteo pensieri rassicuranti che gli
ispirarono fiducia nel modo di agire di
Geova.
7 Gli elevati princìpi di Geova sono immutabili. “Il medesimo consiglio di Geova sussisterà a tempo indefinito; i pensieri del suo cuore sono di generazione in
generazione”, dice Salmo 33:11. A proposito della sovranità di Geova, del suo
amore leale, della sua giustizia e della sua
fedeltà altri versetti dicono che sono eterne (Eso. 15:18; Sal. 106:1; 112:9; 117:2). In
Malachia 3:6 leggiamo: “Io sono Geova;
non sono cambiato”. Sulla stessa falsariga
Giacomo 1:17 dice che “presso [Geova]
7. Perché possiamo essere sicuri che Geova
agirà con giustizia e fedeltà?
LA TORRE DI GUARDIA
non c’è variazione del volgimento d’ombra”.
UN “SUGGELLO”
CHE EDIFICA LA FEDE IN GEOVA
L’immagine usata da Paolo in 2 Timoteo 2:19 è quella di un fondamento con un
messaggio impresso come con un “suggello”, o sigillo. Nell’antichità non era insolito che le fondamenta di un edificio
recassero un’iscrizione che magari ne indicava il costruttore o il proprietario. Paolo fu il primo scrittore biblico a usare questa particolare metafora.1 Il sigillo sul
“solido fondamento di Dio” riporta due
dichiarazioni: “Geova conosce quelli che
gli appartengono” e “Chiunque nomina il
nome di Geova rinunci all’ingiustizia”.
Questo ci ricorda le parole che leggiamo
in Numeri 16:5. (Leggi.)
9 Cosa possiamo imparare dal “suggello” dell’immagine usata da Paolo? Per
quelli che appartengono a Geova, i valori
e i princìpi divini possono essere racchiusi in due verità fondamentali: (1) Geova
ama chi gli è leale e (2) Geova odia l’ingiustizia. Che relazione ha tutto ciò con il
problema dell’apostasia all’interno della
congregazione?
10 Timoteo e altri cristiani fedeli erano
probabilmente turbati dal comportamento degli apostati presenti tra loro. Alcuni
fratelli forse si interrogavano sul perché a
questi individui fosse permesso di rimanere nella congregazione. Magari si chiedevano se Geova vedeva davvero la differenza tra la loro risoluta lealtà e l’ipocrita
adorazione degli apostati (Atti 20:29, 30).
8
1 Rivelazione 21:14, scritto decenni dopo le lettere
di Paolo a Timoteo, menziona dodici “pietre di fondamento” su cui sono incisi i nomi dei dodici apostoli.
8, 9. Cosa possiamo imparare dal “suggello”
dell’immagine usata da Paolo?
10. Che effetto aveva il comportamento degli
apostati sui cristiani fedeli dei giorni di Paolo?
15 LUGLIO 2014
Timoteo non si sarebbe fatto influenzare
dal comportamento di quelli che avevano
tendenze apostate
(Vedi i paragrafi da 10 a 12)
Ricordandogli la circostanza in cui il
fedele Aaronne aveva ricevuto chiaramente l’approvazione di Geova mentre l’ipocrita Cora e i suoi sostenitori erano stati smascherati, rigettati e giustiziati, Paolo senza
dubbio rafforzò la fede di Timoteo. L’apostolo stava in effetti dicendo che, anche se
nella congregazione c’erano finti cristiani,
Geova avrebbe riconosciuto quelli che gli
appartenevano veramente, proprio come
aveva fatto ai giorni di Mosè.
12 Geova non cambia, è assolutamente affidabile. Odia l’ingiustizia, e a tempo
11
11, 12. In che modo la lettera di Paolo rafforzò
la fede di Timoteo?
9
debito chiama in giudizio i peccatori impenitenti. Poiché Timoteo era tra quelli
che “[nominano] il nome di Geova”, gli
fu anche ricordata la responsabilità di rigettare l’empia influenza dei finti cristiani.1
ADORARE CON SINCERITÀ
NON È MAI INUTILE
Le ispirate parole di Paolo possono
infondere forza spirituale anche in noi.
Innanzitutto, è rassicurante sapere che
Geova è pienamente consapevole della
nostra lealtà. Tale consapevolezza lo porta a nutrire un profondo interesse per
quelli che gli appartengono. La Bibbia
dice: “Riguardo a Geova, i suoi occhi scorrono tutta la terra per mostrare la sua forza a favore di quelli il cui cuore è completo verso di lui” (2 Cron. 16:9). Possiamo
quindi avere assoluta fiducia che quello
che facciamo per lui mossi “da un cuore
puro” non è mai inutile (1 Tim. 1:5; 1 Cor.
15:58).
14 Fa riflettere anche sapere che Geova
non tollera l’adorazione resa con ipocrisia. Dal momento che “i suoi occhi scorrono tutta la terra”, è in grado di vedere
quelli il cui cuore non “è completo verso
di lui”. “La persona tortuosa è detestabile
a Geova”, si legge in Proverbi 3:32. Geova
quindi odia quelli che deliberatamente
mostrano un’ubbidienza finta, di facciata,
e in segreto praticano il peccato. Sebbene
costoro possano riuscire per un po’ a ingannare gli altri, l’onnipotenza e la giustizia di Geova sono la garanzia che “chi
copre le sue trasgressioni non riuscirà”
(Prov. 28:13; leggi 1 Timoteo 5:24; Ebrei
4:13).
13
La stragrande maggioranza dei servitori di Geova lo adora con sincera devozione. Sarebbe molto insolito che un
membro della congregazione adottasse
di proposito una falsa forma di adorazione. Eppure, se è successo ai giorni
di Mosè e nella primitiva congregazione cristiana, può succedere anche oggi
(2 Tim. 3:1, 5). Questo però non vuol dire
che dovremmo guardare con diffidenza i
nostri fratelli e le nostre sorelle, mettendo in dubbio la sincerità della loro lealtà
a Geova. Sarebbe sbagliato nutrire sospetti infondati nei loro confronti. (Leggi Romani 14:10-12; 1 Corinti 13:7.) Per
di più avere la tendenza a dubitare dell’integrità degli altri componenti della
congregazione sarebbe dannoso per la
nostra stessa spiritualità.
16 Ognuno di noi dovrebbe “[provare]
qual è la propria opera” (Gal. 6:4). A motivo delle nostre inclinazioni peccaminose corriamo sempre il pericolo di adottare involontariamente atteggiamenti non
del tutto sinceri (Ebr. 3:12, 13). Perciò di
tanto in tanto sarebbe utile esaminare i
motivi che ci spingono a servire Geova.
Potremmo chiederci: “Adoro Geova perché lo amo e riconosco la sua sovranità?
Oppure tengo più alle benedizioni materiali che spero di ottenere nel Paradiso?”
(Riv. 4:11). Di sicuro fa bene a tutti noi
analizzare le nostre azioni ed eliminare
dal cuore qualsiasi traccia di ipocrisia.
15
LA LEALTÀ CI FA ESSERE FELICI
Adorare Geova con sincerità ci reca
molti benefìci. “Felice è l’uomo al quale
17
15. Cosa dovremmo evitare, e perché?
16. (a) Cosa possiamo fare per impedire all’i-
1 Il prossimo articolo analizza come possiamo imitare Geova rigettando l’ingiustizia.
13. Quale fiducia possiamo avere?
14. Che tipo di adorazione non tollera Geova?
10
pocrisia di mettere radice nel nostro cuore?
(b) Cosa possiamo imparare dal riquadro “Continuate a provare . . . ”?
17, 18. Perché dobbiamo servire Geova con
sincerità?
LA TORRE DI GUARDIA
Geova non attribuisce errore, e nel cui
spirito non c’è inganno”, dice il salmista
(Sal. 32:2). Quelli che eliminano l’ipocrisia dal proprio cuore sono più felici e hanno la prospettiva di godere della felicità
perfetta in futuro.
18 A tempo debito Geova smaschererà
tutti coloro che praticano ciò che è male
“Continuate a provare . . .”
COME possiamo analizzare i motivi e le inclinazioni del nostro cuore? La Bibbia ci esorta: “Continuate a provare se siete nella fede,
continuate a provare ciò che voi stessi siete”
(2 Cor. 13:5). Per essere sicuri che la nostra
adorazione non venga intaccata dall’ipocrisia,
di tanto in tanto potremmo aver bisogno di
analizzare attentamente specifici aspetti del
nostro comportamento. In questo autoesame
si potrebbero usare le seguenti domande:
ˇ
Quando lodo qualcuno o gli esprimo
il mio affetto, ciò che dico è sincero?
(Sal. 12:2, 3; 1 Piet. 1:22).
ˇ Quando mostro ospitalità o faccio un
regalo, sono mosso da motivi altruistici?
(Matt. 6:2-4).
ˇ Tratto i miei familiari con amore e considerazione sia in pubblico che tra le
mura domestiche? (Col. 3:18-21).
ˇ Il mio comportamento è sempre coerente con i princìpi biblici che con zelo insegno agli altri? (Rom. 2:21-23).
Se ci rendiamo conto di avere delle tendenze sbagliate, è bene sradicarle prima che diventino tratti dominanti della nostra personalità. Così, come l’apostolo Paolo, potremo stare
in piedi dinanzi a Dio e dire che ‘in nessun
tempo abbiamo usato parola adulatrice o
pretesto per concupiscenza’ (1 Tess. 2:5).
o che conducono una doppia vita, facendo una chiara “distinzione fra il giusto e
il malvagio, fra chi [lo serve] e chi non lo
ha servito” (Mal. 3:18). Nel frattempo è
rassicurante sapere che “gli occhi di Geova sono sopra i giusti, e i suoi orecchi sono volti alla loro supplicazione”
(1 Piet. 3:12).
I servitori di Geova
‘rinunciano all’ingiustizia’
“Chiunque nomina il nome di Geova
rinunci all’ingiustizia”
(2 TIM. 2:19)
COME RISPONDERESTE?
________________________________________________________________________________________________________________________________
Cosa può dare luogo a
“questioni stolte e da
ignoranti”, e come possiamo
scongiurare questo pericolo?
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Come possiamo “[rinunciare]
all’ingiustizia” in fatto
di amicizie?
________________________________________________________________________________________________________________________________
Come possiamo dare prova
di risolutezza nel “[rinunciare]
all’ingiustizia”?
VI È mai capitato di vedere il nome Geova su un edificio pubblico o su un oggetto esposto in un museo? Sarà sicuramente
stato emozionante, visto il posto di assoluto rilievo che il nome
proprio di Dio occupa nella nostra adorazione; non per nulla ci
chiamiamo Testimoni di Geova! In tutto il mondo non c’è un altro gruppo che sia così strettamente legato al nome divino.
D’altra parte, siamo consapevoli che il privilegio di portare tale
nome è anche una responsabilità.
2 Il fatto che usiamo il nome di Dio non ci fa avere automaticamente il suo favore. Dobbiamo vivere in armonia con le sue
norme. È per questo che la Bibbia ci ricorda che i suoi servitori
devono “[allontanarsi] dal male” (Sal. 34:14). L’apostolo Paolo
espose chiaramente lo stesso principio quando scrisse: “Chiunque nomina il nome di Geova rinunci all’ingiustizia”. (Leggi
2 Timoteo 2:19.) In qualità di suoi Testimoni siamo ampiamente conosciuti come persone che “[nominano] il nome di Geova”. Ma in che senso dobbiamo “[rinunciare] all’ingiustizia”?
1. Cos’ha un posto di assoluto rilievo nella nostra adorazione?
2. Quale responsabilità deriva dal privilegio di portare il nome di
Dio?
12
LA TORRE DI GUARDIA
“ALLONTANATEVI” DAL MALE
Soffermiamoci sul contesto scritturale a cui si riferisce Paolo in 2 Timoteo
2:19. Il versetto menziona “il solido fondamento di Dio” e poi parla di due
dichiarazioni impresse su di esso. La
prima, “Geova conosce quelli che gli appartengono”, è evidentemente una citazione di Numeri 16:5. (Vedi l’articolo
precedente.) La seconda — “Chiunque
nomina il nome di Geova rinunci all’ingiustizia” — incuriosisce da molto tempo
i biblisti. Come mai?
4 Il modo in cui Paolo formula la sua
affermazione fa pensare che stia citando un’altra fonte. Tuttavia nelle Scritture Ebraiche non sembra esserci nessun
passo che corrisponda a tale citazione.
A cosa si riferisce allora l’apostolo quando dice: “Chiunque nomina il nome di
Geova rinunci all’ingiustizia”? Dato che
subito prima cita Numeri capitolo 16,
che descrive la ribellione di Cora, è possibile che anche la seconda dichiarazione
abbia a che fare con quell’episodio?
5 La Bibbia dice che Datan e Abiram, figli di Eliab, si unirono a Cora nel capeggiare la ribellione contro Mosè e Aaronne
(Num. 16:1-5). Mancarono pubblicamente di rispetto a Mosè e respinsero la sua
autorità, che pure era di origine divina.
Quei ribelli rimasero in mezzo al popolo
di Geova, mettendo così a rischio la salute spirituale degli israeliti fedeli. Quando
venne il momento di fare una distinzione
tra i suoi leali adoratori e i ribelli, Geova
diede un comando chiaro.
6 La narrazione riferisce: “A sua volta
Geova parlò a Mosè, dicendo: ‘Parla all’assemblea, dicendo: “Ritiratevi d’intor3
3, 4. Quale dichiarazione incuriosisce da tem-
po i biblisti, e perché?
5-7. Quali avvenimenti dei giorni di Mosè fanno da sfondo alle parole di Paolo che si trovano
in 2 Timoteo 2:19? (Vedi l’illustrazione iniziale.)
15 LUGLIO 2014
no ai tabernacoli di Cora, Datan e Abiram!” ’ Dopo ciò Mosè si levò e andò da
Datan e Abiram, e gli anziani d’Israele andarono con lui. Quindi parlò all’assemblea, dicendo: ‘Allontanatevi, vi prego,
d’innanzi alle tende di questi uomini malvagi e non toccate nulla che appartiene a
loro, perché non siate spazzati via in tutto il loro peccato’. Immediatamente si ritirarono d’innanzi al tabernacolo di Cora,
Datan e Abiram, da ogni parte” (Num. 16:
23-27). A quel punto Geova mise a morte
tutti i ribelli. Viceversa, i suoi adoratori
leali, che allontanandosi avevano “[rinunciato] all’ingiustizia”, ebbero salva la vita.
7 Geova vede cosa c’è nel cuore, e riconosce la lealtà di quelli che gli appartengono, ma i suoi leali dovettero comunque
agire senza esitazioni separandosi dagli
ingiusti. È possibile dunque che, quando scrisse: “Chiunque nomina il nome
di Geova rinunci all’ingiustizia”, Paolo
si riferisse agli avvenimenti narrati in
Numeri 16:5, 23-27. Questa conclusione
sarebbe in armonia con la sua prima
dichiarazione: “Geova conosce quelli che
gli appartengono” (2 Tim. 2:19).
“RESPINGI LE QUESTIONI STOLTE
E DA IGNORANTI”
Facendo riferimento ai suddetti eventi, Paolo volle ricordare a Timoteo che doveva agire in modo risoluto per proteggere
la sua preziosa relazione con Geova. In sé,
appartenere alla congregazione cristiana
non era sufficiente, proprio come ai giorni
di Mosè non bastava semplicemente “[nominare] il nome di Geova”. Gli adoratori
fedeli devono “[rinunciare] all’ingiustizia”
senza esitare. Cosa significava questo per
Timoteo? E cosa possono imparare gli
odierni servitori di Geova dalle parole
ispirate di Paolo?
8
8. Perché usare il nome di Geova o appartenere
alla congregazione cristiana non è sufficiente?
13
La Parola di Dio offre consigli mirati
riguardo alle forme di ingiustizia a cui i
cristiani devono ‘rinunciare’, ossia che
devono respingere. Ad esempio, nel contesto immediato di 2 Timoteo 2:19 Paolo
dice a Timoteo che è sbagliato “contendere per delle parole” e lo esorta a “[evitare]
i discorsi vuoti”. (Leggi 2 Timoteo 2:14,
16, 23.) Alcuni componenti della congregazione promuovevano insegnamenti
apostati. Sembra poi che altri stessero introducendo idee controverse. Anche se
forse non erano in diretto contrasto con le
Scritture, tali idee creavano divisioni e generavano battibecchi e dibattiti intorno a
parole, dando luogo a un’atmosfera spiritualmente poco sana. Per questo Paolo
sottolineò la necessità di “[respingere] le
questioni stolte e da ignoranti”.
10 Oggi non capita spesso che i servitori di Geova debbano confrontarsi con
l’apostasia all’interno della congregazione. In ogni caso, se dovessimo sentire qualche insegnamento contrario alle
Scritture dovremmo respingerlo con decisione, indipendentemente dalla fonte.
Non è prudente mettersi a discutere con
gli apostati, che sia di persona, rispondendo a ciò che scrivono sui loro blog, o
con qualunque altro mezzo di comunicazione. Anche se lo si facesse nell’intento
di aiutare l’individuo, queste discussioni
sarebbero contrarie alla direttiva scritturale che abbiamo appena esaminato.
In quanto servitori di Geova dobbiamo
piuttosto evitare completamente l’apostasia, respingerla del tutto.
11 L’apostasia non è l’unico fattore che
può turbare la pace della congregazione.
Per fare un esempio, “questioni stolte e da
ignoranti” possono scaturire anche da divergenze di opinione in fatto di svago e
divertimenti. È ovvio che, se qualcuno
promuove svaghi che violano le norme
morali di Geova, gli anziani cristiani non
tollereranno la cosa solo per quieto vivere
(Sal. 11:5; Efes. 5:3-5). Al tempo stesso si guardano bene dal promuovere le
loro opinioni personali. Anzi, si attengono lealmente al monito che le Scritture
danno ai sorveglianti cristiani: “Pascete il gregge di Dio affidato alla vostra
cura, non [...] signoreggiando su quelli
che sono l’eredità di Dio, ma divenendo
esempi del gregge” (1 Piet. 5:2, 3; leggi
2 Corinti 1:24).
12 Per ciò che attiene a svago e divertimenti, la nostra organizzazione non esamina determinati film, videogiochi, libri o
canzoni per decidere quali di questi dovremmo evitare. Perché? Perché la Bibbia
incoraggia ognuno di noi a esercitare le
proprie “facoltà di percezione [...] per distinguere il bene e il male” (Ebr. 5:14). Le
Scritture contengono princìpi basilari di
cui il cristiano può tener conto nella scelta dei divertimenti. In tutti i campi della
vita ci prefiggiamo di ‘continuare ad assicurarci di ciò che è accettevole al Signore’
(Efes. 5:10). La Bibbia insegna che i capifamiglia hanno un certo grado di autorità,
per cui possono decidere di non ammettere determinati tipi di svago tra i componenti della loro famiglia (1 Cor. 11:3; Efes.
6:1-4).1
9. Che effetto avevano sulla congregazione cri-
1 Vedi l’articolo “È vero che vietate certi film, libri
o canzoni?”, pubblicato su jw.org nella sezione CHI
SIAMO ˛ DOMANDE FREQUENTI.
9
stiana primitiva “le questioni stolte e da ignoranti”?
10. Cosa dovremmo fare se venissimo in contatto con l’apostasia?
11. Cosa può dare luogo a “questioni stolte e da
ignoranti”, e cosa possono fare gli anziani per
dare l’esempio in casi del genere?
14
12, 13. (a) Qual è la posizione dei Testimoni di
Geova in merito alla scelta dei divertimenti, e
quali princìpi biblici si applicano all’argomento? (b) In che modo i princìpi trattati nel paragrafo 12 valgono per varie questioni personali?
LA TORRE DI GUARDIA
Evitiamo di metterci a discutere con gli apostati
(Vedi il paragrafo 10)
I princìpi biblici summenzionati
non si applicano soltanto allo svago e ai
divertimenti. Anche opinioni diverse in
fatto di abbigliamento, cura della persona, salute, alimentazione e altre questioni personali possono innescare dibattiti.
Pertanto, quando non viene violato nessun principio biblico, i servitori di Geova
saggiamente non si fanno trascinare in discussioni del genere, perché “lo schiavo
del Signore non ha bisogno di contendere, ma di essere gentile [“di usare tatto”,
nt.] verso tutti” (2 Tim. 2:24).
13
EVITATE LE AMICIZIE SBAGLIATE
In quale altro modo chi “nomina il
nome di Geova” può “[rinunciare] all’ingiustizia”? Evitando di coltivare rapporti
stretti con chi la pratica. È degno di nota
che, dopo quella del “solido fondamento
di Dio”, Paolo ricorse a un’altra metafora: scrisse di “una grande casa” in cui si
14
trovavano utensili non solo “d’oro e d’argento ma anche di legno e di terracotta,
e alcuni per uno scopo onorevole ma altri per uno scopo privo di onore” (2 Tim.
2:20, 21). Dopodiché ammonì i cristiani
a ‘mantenersi puri’, o separarsi, dagli
utensili che avevano un uso “privo di
onore”.
15 Qual è il senso di questa immagine?
La “grande casa” rappresenta la congregazione cristiana, mentre gli utensili, gli
oggetti di uso domestico, sono i singoli
membri. In una casa certi oggetti vengono contaminati da sostanze pericolose o
comunque si sporcano. Il padrone di casa
li terrà separati da quelli puliti, come ad
esempio gli utensili da cucina.
16 Allo stesso modo oggi i servitori di
Geova, che si sforzano di vivere una vita
pura, dovrebbero evitare di avere un’amicizia stretta con membri della congregazione che si ostinano a ignorare i princìpi
14. A quale metafora ricorse Paolo per enfatiz-
zare la necessità di evitare le cattive compagnie?
15 LUGLIO 2014
15, 16. Cosa ci insegna la metafora della
“grande casa”?
15
di Geova. (Leggi 1 Corinti 15:33.) E se
questo vale per alcuni all’interno della
congregazione, quanto più dovremmo ‘allontanarci’, non cercandone assiduamente la compagnia, da quelli che ne stanno
fuori, molti dei quali sono ‘amanti del denaro, disubbidienti ai genitori, sleali, calunniatori, fieri, senza amore per la bontà, traditori e amanti dei piaceri anziché
amanti di Dio’ (2 Tim. 3:1-5).
GEOVA BENEDICE
LA NOSTRA RISOLUTEZZA
La Bibbia menziona specificamente
la risolutezza con cui agirono gli israeliti
quando fu detto loro di “[ritirarsi] d’intorno ai tabernacoli di Cora, Datan e Abiram”. Riferisce infatti che lo fecero “immediatamente” (Num. 16:24, 27). Non ci
furono esitazioni o indugi. La narrazione
accenna inoltre a quanto si dimostrarono
scrupolosi quando dice che “si ritirarono
[...] da ogni parte”. Gli israeliti leali non
avevano nessuna intenzione di correre rischi. La loro non era un’ubbidienza resa
con cuore diviso: si schierarono chiaramente per Geova e contro l’ingiustizia.
Quali lezioni possiamo imparare dal loro
esempio?
18 Quando siamo chiamati a proteggere la nostra amicizia con Geova, dobbiamo agire con prontezza e risolutezza. È
questo lo spirito del monito che Paolo diede a Timoteo: “Fuggi i desideri propri della giovinezza” (2 Tim. 2:22). All’epoca
Timoteo era ormai adulto, avendo probabilmente passato la trentina. Ma non
sempre gli insensati “desideri propri della giovinezza” nascono solo in chi è più
giovane. Timoteo doveva quindi ‘fuggirli’
ogniqualvolta si fossero presentati; in al17
tre parole, doveva “[rinunciare] all’ingiustizia”. Gesù stava affermando qualcosa
di simile quando disse: “Se il tuo occhio ti
fa inciampare, cavalo e gettalo via da te”
(Matt. 18:9). Oggi i cristiani che fanno tesoro della sua esortazione agiscono con
risolutezza davanti a una minaccia alla
propria spiritualità, senza tentennare o
perdere tempo.
19 Alcuni Testimoni che prima di conoscere la verità avevano problemi con
l’alcol hanno deciso di astenersi del tutto dalle bevande alcoliche. Altri evitano
certi divertimenti che non sono di per sé
sbagliati ma possono risvegliare qualche
debolezza morale (Sal. 101:3). Ad esempio, prima di diventare Testimone, un
fratello amava l’atmosfera immorale delle feste dove andava a ballare. Ma da
quando ha conosciuto la verità, per paura di riaccendere desideri sbagliati o di
rievocare ricordi del suo passato, non ha
più voluto ballare neanche a feste organizzate dai fratelli. Ovviamente ai cristiani non è richiesto di evitare completamente di consumare bevande alcoliche,
ballare o fare altre cose che non sono
sbagliate in sé. Ci si aspetta, però, che
tutti noi agiamo con decisione e scrupolo per proteggerci dai pericoli spirituali.
20 Il privilegio di portare il nome di Dio
è anche una responsabilità: dobbiamo
“[rinunciare] all’ingiustizia” e “[allontanarci] dal male” (Sal. 34:14). È vero, non è
sempre facile, ma com’è rincuorante sapere che Geova amerà sempre “quelli che
gli appartengono” e si conformano alle
sue giuste vie! (2 Tim. 2:19; leggi 2 Cronache 16:9a).
19. In che modo oggi alcuni hanno agito con
17. Quanto furono scrupolosi gli israeliti leali
nello schierarsi contro l’ingiustizia?
18. Qual è lo spirito del monito di Paolo a
“[fuggire] i desideri propri della giovinezza”?
16
decisione per proteggersi da pericoli spirituali?
20. Anche se non è sempre facile “[rinunciare]
all’ingiustizia”, cos’è che ci conforta e ci infonde fiducia?
LA TORRE DI GUARDIA
BIOGRAFIA
Ho perso un padre,
ma ne ho conosciuto
un altro
NARRATO DA
Poco più che ventenne
e da bambino
MIO padre era nato a Graz, in Austria, nel 1899,
quindi era un ragazzo durante la prima guerra
mondiale. Fu arruolato nell’esercito tedesco poco
dopo lo scoppio della seconda, nel 1939. Nel 1943,
mentre combatteva in Russia, fu ucciso. Purtroppo,
è così che persi mio padre: avevo più o meno due
anni. Non ebbi mai l’occasione di conoscerlo, e
sentii molto la mancanza di un padre, specialmente quando mi resi conto che la maggioranza dei ragazzi a scuola ce l’aveva. In seguito, negli anni
dell’adolescenza, trassi conforto dal conoscere il
nostro Padre celeste: un Padre eccelso che non può
morire (Abac. 1:12).
LE MIE ESPERIENZE CON I BOY SCOUT
A sette anni entrai a far parte del movimento giovanile dei Boy Scout. Si tratta di un’organizzazione
internazionale fondata nel 1908 in Gran Bretagna
da un generale dell’esercito britannico, Robert
Stephenson Smyth Baden-Powell. Per i bambini
più piccoli, quelli della mia fascia di età, nel 1916
egli fondò anche i Lupetti.
Nei fine settimana andavamo a campeggiare all’aperto; mi piaceva dormire in tenda, indossare
15 LUGLIO 2014
GERRIT LÖSCH
l’uniforme e marciare al suono dei tamburi. Amavo
in modo particolare stare con gli altri scout, come
pure cantare intorno al fuoco la sera e partecipare
ai giochi nei boschi. Imparavamo anche molto intorno alla natura, il che mi aiutò ad apprezzare i capolavori del nostro Creatore.
I boy scout vengono incoraggiati a compiere una
buona azione ogni giorno e si salutano con le parole del loro motto: “Siate pronti”. Questo mi affascinava. Il nostro reparto era formato da più di cento
ragazzi, per metà circa cattolici, per l’altra metà
protestanti, mentre uno era buddista.
Dal 1920, a intervalli di qualche anno l’uno dall’altro, gli scout tengono dei raduni internazionali
detti jamboree. Io andai al settimo, che si tenne a
Bad Ischl, in Austria, nell’agosto del 1951, e al
nono, che si tenne a Sutton Park, nei pressi di
Birmingham, in Inghilterra, nell’agosto del 1957. A
quest’ultimo evento furono presenti circa 33.000
scout provenienti da 85 nazioni, oltre a 750.000 visitatori; ricevemmo anche la visita della regina Elisabetta d’Inghilterra. Per me, fu come essere parte
di una fratellanza internazionale. Allora non mi
rendevo conto che presto avrei stretto legami con
una fratellanza molto più grande, ma di natura spirituale.
INCONTRO PER LA PRIMA VOLTA
UN TESTIMONE DI GEOVA
Nella primavera del 1958 ero in procinto di terminare il mio apprendistato da cameriere presso il
Grand Hotel Wiesler di Graz. Fu lì che Rudolf
Tschiggerl, un collega che faceva il pasticciere, mi
17
diede testimonianza informale. Non avevo mai sentito parlare della verità prima di allora. Lui iniziò
menzionando la dottrina della Trinità, e disse che
non è un insegnamento biblico. Io mi espressi in favore della Trinità, e mi proposi di dimostrare che
era in errore. Mi era simpatico, e intendevo persuaderlo a ritornare alla Chiesa Cattolica.
Rudolf, che noi chiamavamo Rudi, mi procurò
una Bibbia. Insistetti perché fosse una versione cattolica. Cominciai a leggerla e presto notai che ci
aveva messo dentro un volantino stampato dalla
Watchtower Society. Io ebbi da ridire, perché ritenevo che il testo di queste pubblicazioni potesse essere formulato in modo tale da suonare corretto
pur non essendolo. Tuttavia ero disposto a parlare
di argomenti biblici con lui. Rudi fu perspicace e
non mi offrì più nulla di scritto. Più o meno per tre
mesi avemmo delle conversazioni bibliche occasionali che spesso si protraevano fino a tarda sera.
Dopo che ebbi finito l’apprendistato all’hotel di
Graz, la mia città natale, mia madre mi sostenne
Rudi Tschiggerl, un pasticciere, fu il primo
a darmi testimonianza
economicamente perché continuassi gli studi in
una scuola di management alberghiero. Così mi
trasferii a Bad Hofgastein, una cittadina situata in
una vallata delle Alpi, dove aveva sede la scuola.
Questa era legata al Grand Hotel, sempre di Bad
Hofgastein, dove talvolta andavo a lavorare per fare
un po’ di esperienza in più, oltre a quello che apprendevo in classe.
RICEVO LA VISITA DI DUE MISSIONARIE
Rudi aveva spedito il mio nuovo indirizzo alla filiale di Vienna, e questa, a sua volta, l’aveva passato a due missionarie, Ilse Unterdörfer ed Elfriede
Löhr.1 Un giorno fui chiamato dall’addetto alla reception dell’hotel, il quale mi disse che fuori in
un’auto c’erano due signore che volevano parlarmi.
Rimasi perplesso, dato che non le conoscevo. Ad
ogni modo uscii per vedere chi fossero. Più avanti
appresi che, quando prima della seconda guerra
mondiale l’opera dei Testimoni era già al bando,
avevano servito come corrieri nella Germania nazista. Persino prima che iniziasse la guerra erano state catturate dalla Gestapo, la polizia segreta tedesca, e internate nel campo di concentramento di
Lichtenburg. Poi, durante la guerra, erano state trasferite nel campo di Ravensbrück, nei pressi di Berlino.
Dato che le sorelle avevano all’incirca l’età di mia
madre, nutrivo senz’altro rispetto per loro. Ecco
perché non volevo che sprecassero il loro tempo
parlando con me solo per sentirsi dire, magari
dopo qualche settimana o qualche mese, che non
volevo continuare. Quindi chiesi se potevano portarmi soltanto un elenco di passi biblici sulla dottrina della successione apostolica. Dissi loro che ne
avrei discusso con il sacerdote locale. Pensavo che
in quel modo avrei compreso la verità sull’argomento.
IMPARO A CONOSCERE
IL VERO “PADRE SANTO” CHE È IN CIELO
L’insegnamento cattolico della successione apostolica asserisce che esista una successione ininter1 Vedi la loro biografia nella Torre di Guardia del 15 maggio
1980.
18
LA TORRE DI GUARDIA
rotta di papi che dal presente riporta all’apostolo
Pietro. (La Chiesa interpreta in modo errato le parole di Gesù in Matteo 16:18, 19.) La Chiesa Cattolica asserisce pure che il papa sia infallibile in materia di dottrina quando parla ex cathedra, vale a
dire in veste ufficiale. Io ci credevo, e pensavo che
se il papa, che i cattolici chiamano Santo Padre, era
infallibile nelle questioni dottrinali e aveva dichiarato vera la Trinità, allora questa doveva essere
vera. Ma se egli non era infallibile, allora tale dottrina poteva essere falsa. Non c’è da stupirsi che
per molti cattolici la successione apostolica sia la
dottrina più importante di tutte, poiché è questa a
determinare se altri insegnamenti siano da ritenersi corretti oppure no.
Andai dal sacerdote, ma lui non fu in grado di rispondere alle mie domande. Invece prese dallo
scaffale un libro di dottrina che trattava della successione apostolica. Come mi aveva suggerito, me
lo portai a casa, lo lessi e tornai da lui con più interrogativi di prima. Alla fine, incapace di darmi delle risposte, disse: “Io non riesco a convincere te, e
tu non riesci a convincere me. [...] Stammi bene!”
Non volle più parlare con me.
A quel punto ero pronto per studiare la Bibbia
con Ilse ed Elfriede. Loro mi insegnarono molte
cose sul vero “Padre santo” che è in cielo, Geova
Dio (Giov. 17:11). Non c’erano ancora congregazioni nella zona, così conducevano le adunanze in
casa di una famiglia di interessati, alle quali era
presente solo qualche persona. Le due sorelle trattavano la maggior parte del materiale tra di loro,
dato che non c’erano uomini battezzati ad assumere un ruolo di responsabilità. Di tanto in tanto ne
veniva qualcuno da fuori a pronunciare il discorso
pubblico in un locale affittato per l’occasione.
INIZIO IL MIO MINISTERO
Cominciai a studiare la Bibbia con Ilse ed Elfriede
nell’ottobre del 1958 e mi battezzai tre mesi dopo,
nel gennaio del 1959. Prima del battesimo domandai loro se avrei potuto accompagnarle di casa in
casa, solo per vedere come veniva compiuta l’opera
di predicazione (Atti 20:20). Dopo essere andato con
loro una volta, chiesi se mi poteva essere affidato un
15 LUGLIO 2014
Ilse Unterdörfer ed Elfriede Löhr cominciarono a studiare
la Bibbia con me nel 1958
mio territorio in cui predicare. Mi assegnarono un
paesino, dove mi recavo da solo per predicare di
casa in casa e fare visite ulteriori agli interessati. Il
primo fratello con cui uscii di casa in casa fu il sorvegliante di circoscrizione che in seguito ci visitò.
Nel 1960, terminata la formazione alberghiera,
ritornai nella mia città per cercare di aiutare i miei
parenti ad imparare le verità bibliche. Ad oggi, sebbene a distanza di molto tempo, neppure uno di
loro ha accettato la verità, anche se alcuni stanno
mostrando un certo interesse.
UNA VITA NEL SERVIZIO A TEMPO PIENO
Nel 1961 furono lette alle congregazioni lettere
della filiale che incoraggiavano a intraprendere il
servizio di pioniere. Poiché ero single e godevo di
buona salute, pensai che non avevo scuse per non
fare il pioniere, e che avrei potuto lavorare qualche
altro mese ancora per comprare un’auto che mi sarebbe stata utile nel ministero. Ne parlai con Kurt
Kuhn, il mio sorvegliante di circoscrizione. Il suo
commento fu: “Gesù e gli apostoli avevano forse bisogno di un’auto per svolgere il servizio a tempo
pieno?” Mi bastò questo: organizzai le cose in
modo da iniziare a fare il pioniere il più presto possibile! Tuttavia, dato che lavoravo 72 ore a settimana nel ristorante di un hotel dovevo prima fare alcuni cambiamenti.
19
Chiesi al mio capo se mi avrebbe concesso di ridurre l’orario di lavoro a 60 ore. Lui accettò, e mi
pagò lo stesso stipendio. Dopo un po’ gli domandai
se potevo lavorare solo per 48 ore a settimana. Accolse anche questa richiesta, mantenendo invariata la paga. Poi chiesi di lavorare solo per 36 ore a
settimana, o 6 ore per 6 giorni, e anche questo mi
fu accordato. Cosa sorprendente, il mio stipendio
rimase lo stesso! Pareva che il mio capo non volesse perdermi. Con quell’orario iniziai il servizio di
pioniere regolare, che all’epoca prevedeva una quota di 100 ore al mese.
Quattro mesi dopo fui nominato pioniere speciale e servitore di congregazione in una piccola congregazione della Carinzia, nella cittadina di Spittal
an der Drau. Allora, la quota richiesta ai pionieri
speciali era di 150 ore al mese. Non avevo un compagno di servizio, ma apprezzavo moltissimo il sostegno che ricevevo nel ministero dalla sorella Gertrude Lobner, che serviva come assistente servitore
di congregazione.1
RAPIDI CAMBIAMENTI NEGLI INCARICHI
Nel 1963 fui invitato a servire nella circoscrizione. A volte viaggiavo da una congregazione all’altra in treno, portando pesanti valigie. La maggioranza dei fratelli non aveva l’auto, perciò nessuno
poteva venire a prendermi alla stazione. Per evitare di mettermi in mostra, non volevo prendere un
taxi per raggiungere l’alloggio, così ci andavo a
piedi.
Nel 1965, ancora single, fui invitato a frequentare la 41a classe della Scuola di Galaad. Anche molti dei miei compagni non erano sposati. Con mia
grande sorpresa, al conferimento dei diplomi fui
riassegnato all’opera nella circoscrizione in Austria.
Prima di lasciare gli Stati Uniti, però, mi fu chiesto
di affiancare per quattro settimane un sorvegliante
di circoscrizione di nome Anthony Conte. Fui molto grato di collaborare con questo fratello amorevole, che oltretutto amava il ministero e lo svolgeva in
modo efficace. Servimmo insieme nella zona di
1 Oggi, al posto di un servitore di congregazione e di un assistente servitore di congregazione, in ogni corpo di anziani vengono nominati un coordinatore e un segretario.
20
Cornwall, nella parte settentrionale dello stato di
New York.
Tornato in Austria fui assegnato a una circoscrizione in cui conobbi Tove Merete, un’attraente sorella che era cresciuta nella verità dall’età di cinque
anni. Quando i fratelli ci chiedono come ci siamo
conosciuti, rispondiamo con aria scherzosa: “Ci ha
pensato la filiale”. Ci sposammo un anno dopo, nell’aprile del 1967, e ci fu permesso di continuare insieme l’opera nella circoscrizione.
L’anno seguente mi resi conto che Geova, per
immeritata benignità, mi aveva adottato come figlio spirituale. È così iniziata una speciale relazione
con il mio Padre celeste, come pure con tutti quelli che secondo Romani 8:15 gridano: “Abba, Padre!”
Io e Merete continuammo a servire nella circoscrizione e nel distretto fino al 1976. In inverno a
volte dormivamo in camere senza riscaldamento
con temperature al di sotto dello zero. In un’occasione ci svegliammo e notammo che l’estremità superiore della coperta era rigida e bianca a causa del
nostro fiato che si era congelato! Alla fine ci procuIl giorno del nostro matrimonio
In Austria partecipai a molte forme di testimonianza, inclusa quella stradale
rammo una stufetta elettrica per mantenere sopportabile la temperatura notturna. In alcuni casi di
notte dovevamo uscire e camminare nella neve per
raggiungere il bagno, che di solito era pieno di spifferi. Inoltre, non disponevamo di un alloggio nostro e in genere il lunedì rimanevamo nella stessa
casa in cui eravamo stati ospitati durante la settimana. Poi, il martedì mattina raggiungevamo la
congregazione successiva.
Sono felice di poter dire che in tutti questi anni
la mia cara moglie mi ha sempre sostenuto molto.
Merete ama il servizio e non ho mai dovuto spronarla a prendervi parte. Ama anche i fratelli ed è
molto premurosa nei confronti degli altri. Tutto
questo è stato di grande aiuto.
Nel 1976 fummo invitati a servire alla filiale di
Vienna, e fui nominato membro del Comitato di Filiale. A quel tempo la filiale dell’Austria sovrintendeva all’opera in diversi paesi dell’Europa orientale, e faceva in modo che i fratelli di quelle zone
ricevessero segretamente le pubblicazioni. Il fratello Jürgen Rundel coordinava queste operazioni,
mostrando grande spirito di iniziativa. Ebbi il privilegio di collaborare con lui, e in seguito mi fu chie15 LUGLIO 2014
sto di sovrintendere all’opera di traduzione in dieci lingue dell’Europa orientale. Jürgen e sua moglie
Gertrude continuano a prestare fedelmente servizio in Germania come pionieri speciali. Nel 1978,
la filiale dell’Austria iniziò a utilizzare un sistema di
fotocomposizione delle riviste, che venivano stampate in sei lingue con una piccola macchina da
stampa offset. Inoltre, le spedivamo agli abbonati
di diversi paesi che ne facevano richiesta. Otto
Kuglitsch, che ora serve con la moglie Ingrid alla filiale che è in Germania, era l’uomo chiave di queste attività.
I fratelli dell’Europa orientale stampavano anche
pubblicazioni nei propri paesi tramite ciclostili o riproducendole da microfilm. Avevano comunque
bisogno di aiuto dall’estero. Geova protesse tali attività, e alla filiale imparammo ad amare questi fratelli che per molti anni dovettero servire in circostanze difficili e nonostante i divieti.
UNA VISITA SPECIALE IN ROMANIA
Nel 1989 ebbi il privilegio di accompagnare il
fratello Theodore Jaracz, membro del Corpo Direttivo, in Romania. Lo scopo della visita era quello di
21
aiutare un numeroso gruppo di fratelli a riunirsi all’organizzazione. Per varie ragioni, dal 1949 avevano troncato i legami con essa e avevano formato
congregazioni a sé stanti, continuando in ogni caso
a predicare, nonché a praticare il battesimo. Erano anche finiti in prigione per la loro neutralità,
proprio come era accaduto ai fratelli che facevano
parte dell’organizzazione cristiana approvata dalla
sede mondiale. L’opera in Romania era ancora vietata, pertanto ci incontrammo segretamente a casa
del fratello Pamfil Albu con quattro anziani che ri-
Attendo con ansia il momento in cui
dal cielo vedrò la risurrezione
qui sulla terra e finalmente
ritroverò mio padre
coprivano ruoli chiave e con i rappresentanti del
comitato che curava l’opera nel paese e che aveva
l’approvazione della sede mondiale. Portammo con
noi dall’Austria anche un interprete, Rolf Kellner.
Durante la seconda notte di discussioni, il fratello Albu riuscì a persuadere i quattro anziani a unirsi a noi, dicendo: “Se non lo facciamo ora, potremmo non avere mai più un’altra possibilità”.
Successivamente, circa 5.000 fratelli entrarono a
far parte dell’organizzazione. Che vittoria per Geova, e che colpo per Satana!
Verso la fine del 1989, prima della caduta del
comunismo in Europa orientale, il Corpo Direttivo
invitò me e mia moglie a trasferirci a New York,
presso la sede mondiale. Fu una grande sorpresa
per noi. Iniziammo il nostro servizio alla Betel di
Brooklyn nel luglio del 1990. Nel 1992 fui nominato assistente del Comitato del Servizio, e dal luglio
del 1994 ho il privilegio di servire come membro del
Corpo Direttivo.
RIFLESSIONI SUL PASSATO
E SPERANZE PER IL FUTURO
Sono ormai lontani i tempi in cui lavoravo come
cameriere in un hotel. Ora ho l’onore di avere una
parte nel preparare e dispensare cibo spirituale alla
nostra fratellanza internazionale (Matt. 24:45-47).
Ripensando agli oltre 50 anni trascorsi nel servizio
speciale a tempo pieno, posso solo esprimere profondo apprezzamento e gioia per come Geova sta
benedicendo i fratelli in tutto il mondo. Amo assistere ai congressi internazionali, dove si sottolinea
l’importanza di imparare intorno al nostro Padre
celeste Geova e alla verità biblica.
Prego che altri milioni di persone studino la Bibbia, accettino la verità e servano Geova unitamente ai fratelli e alle sorelle che sono nel mondo
(1 Piet. 2:17; nt.). Inoltre, attendo con ansia il momento in cui dal cielo vedrò la risurrezione qui sulla terra e finalmente ritroverò mio padre. Spero che
lui, mia madre e altri miei cari vorranno tutti adorare Geova nel Paradiso.
Con mia moglie a Brooklyn
“Voi siete i miei testimoni”
“‘Voi siete i miei testimoni’, è l’espressione di Geova”
(ISA. 43:10)
COS’È un testimone? Un dizionario ne dà la seguente definizione: “Persona che, assistendo, avendo assistito, o essendo comunque direttamente a conoscenza di un fatto, può [...] dichiarare come esso realmente si è svolto” (Vocabolario della lingua
italiana, Treccani). A Pietermaritzburg, in Sudafrica, da 160 anni
si pubblica un quotidiano ora noto come The Witness (Il Testimone). Il nome è appropriato, in quanto l’obiettivo di un giornale è quello di riferire accuratamente le notizie. E in effetti il
fondatore si era impegnato a far sì che il giornale riportasse “la
verità, tutta la verità e nient’altro che la verità”.
2 Purtroppo, però, i mezzi di informazione hanno sostanzialmente ignorato, se non distorto, i fatti più importanti della storia
umana. È stato senz’altro così con le parole che l’Iddio onnipotente pronunciò per bocca dell’antico profeta Ezechiele: “Le nazioni dovranno conoscere che io sono Geova” (Ezec. 39:7). Ma il
Sovrano Signore dell’universo non ha bisogno dei media di questo mondo. Dispone di circa otto milioni di Testimoni che in tutte le nazioni parlano di lui e di ciò che ha fatto e sta facendo per
l’umanità. Questo esercito di Testimoni annuncia anche ciò che
Dio ha promesso di fare in futuro per il bene del genere umano.
Dando la priorità a quest’opera di testimonianza, teniamo fede al
1, 2. (a) Cos’è un testimone, e in cosa hanno fallito i mezzi di informa-
zione di questo mondo? (b) Perché Geova non ha bisogno dei media di
questo mondo?
15 LUGLIO 2014
23
SAPRESTE RISPONDERE?
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In che modo gli israeliti
dimostrarono di essere
testimoni di Geova?
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Qual è il significato del nome
di Dio?
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Come possiamo dimostrare
che apprezziamo il privilegio
di portare il santo nome
di Dio?
Parlando ai nostri figli di Geova onoriamo il suo nome
(Vedi i paragrafi 5 e 6)
nome che lui stesso ci ha dato, come dice
Isaia 43:10: “ ‘Voi siete i miei testimoni’, è
l’espressione di Geova, ‘pure il mio servitore che io ho scelto’ ”.
3 È davvero un privilegio portare il
nome di Geova, il “Re d’eternità”, che afferma: “Questo è il mio nome a tempo indefinito, e questo è il memoriale di me di
generazione in generazione”! (1 Tim. 1:17;
Eso. 3:15; confronta Ecclesiaste 2:16). Nel
1931 gli Studenti Biblici adottarono il nome
di Testimoni di Geova. In seguito La Torre
di Guardia pubblicò molte lettere di apprezzamento. “La bella notizia che siamo ‘testimoni di Geova’ ci ha entusiasmati e ha rinnovato la nostra determinazione a essere
degni di questo nuovo nome”, scrisse una
congregazione dal Canada.
4 Come possiamo dimostrare che apprezziamo il privilegio di portare il
nome di Dio? Inoltre, siamo in grado di
spiegare perché Geova ci definisce ‘i
suoi testimoni’, come si legge nel libro di
Isaia?
TESTIMONI DI DIO NELL’ANTICHITÀ
Gli israeliti dei giorni di Isaia, presi
singolarmente, erano “testimoni” di Geova, e la nazione nel suo insieme era il suo
“servitore” (Isa. 43:10). Un modo in cui i
genitori ebrei testimoniavano era quello di
insegnare ai figli ciò che Dio aveva fatto
per i loro antenati. Per esempio, allorché
gli israeliti ricevettero il comando di osservare la Pasqua ogni anno, fu detto loro:
“Quando i vostri figli vi diranno: ‘Che
cosa significa questo servizio per voi?’ allora dovrete dire: ‘È il sacrificio della pasqua a Geova, che passò oltre le case dei
figli d’Israele in Egitto quando piagò gli
5
5, 6. (a) Qual era un modo in cui i genitori
3, 4. (a) In che anno gli Studenti Biblici adot-
tarono un nuovo nome, e che sentimenti generò questo in loro? (Vedi l’illustrazione iniziale.)
(b) Quali domande prenderemo ora in esame?
24
israeliti dovevano dimostrarsi testimoni di Geova? (b) Quale altro comando fu dato ai genitori
israeliti, e perché i genitori odierni devono fare
la stessa cosa?
LA TORRE DI GUARDIA
egiziani, ma liberò le nostre case’ ” (Eso.
12:26, 27). Quei genitori avranno anche
spiegato ai figli che, quando Mosè si era
presentato al faraone per chiedergli di
permettere agli israeliti di adorare Geova
nel deserto, questi aveva risposto: “Chi
è Geova, perché io debba ubbidire alla
sua voce e mandare via Israele?” (Eso.
5:2). Ovviamente avranno anche raccontato loro che, dopo la devastazione del
paese causata dalle dieci piaghe e la liberazione dall’esercito egiziano presso il
Mar Rosso, la risposta alla domanda del
faraone era divenuta chiara a tutti. Geova
era — ed è ancora — l’Onnipotente. Per di
più, la nazione di Israele fu testimone oculare del fatto che Geova è il vero Dio, Colui che mantiene le sue promesse.
6 Senza dubbio gli israeliti che apprezzavano il privilegio di portare il nome
di Geova riferirono quegli avvenimenti
straordinari non solo ai propri figli, ma anche agli stranieri che divennero loro schiavi. Di uguale importanza è il fatto che fu
loro comandato di insegnare ai figli a osservare le sante norme divine. Geova disse: “Vi dovete mostrare santi, perché io,
Geova vostro Dio, sono santo” (Lev. 19:2;
Deut. 6:6, 7). Che eccellente esempio per
gli odierni genitori cristiani che devono
educare i figli nelle vie della santità, aiutandoli così a rendere onore al glorioso
nome di Dio! (Leggi Proverbi 1:8; Efesini
6:4.)
7 Quando erano fedeli, dunque, gli
israeliti davano un’eccellente testimonianza al nome di Dio. Infatti era stato detto
loro: “Tutti i popoli della terra dovranno
vedere che il nome di Geova è stato invocato su di te, e in realtà ti temeranno”
(Deut. 28:10). Purtroppo, però, quella de-
gli israeliti fu perlopiù una storia di infedeltà. Ripiombarono più e più volte nell’adorazione di idoli di fattura umana. Inoltre, divennero crudeli come gli dèi cananei
che adoravano, sacrificando i loro figli e
opprimendo i poveri. Questo ci insegna
quanto sia importante continuare a sforzarci di essere sempre santi, a imitazione
del Santissimo di cui portiamo il nome.
“ECCO, IO FACCIO QUALCOSA DI NUOVO”
Geova predisse che la nazione di
Israele avrebbe visto con i propri occhi un
meraviglioso atto di liberazione dalla cattività (Isa. 43:19). I primi sei capitoli del libro di Isaia sono costituiti in larga misura
da avvertimenti relativi alla calamità che
di certo si sarebbe abbattuta su Gerusalemme e sulle città circonvicine. Geova,
che è perfettamente in grado di leggere i
cuori, disse a Isaia di continuare a proclamare questo avvertimento nonostante le
reazioni sempre più negative. Sconvolto,
Isaia chiese per quanto tempo la nazione
sarebbe rimasta impenitente. Quale fu la
risposta di Dio? “Finché le città realmente
crollino in rovina, per essere senza abitante, e le case siano senza uomo terreno, e il
suolo stesso sia rovinato nella desolazione”. (Leggi Isaia 6:8-11.)
9 Isaia ricevette il suo incarico nell’ultimo anno del regno di Uzzia, più o meno
nel 778 a.E.V. La sua attività profetica si
protrasse per circa 46 anni fino a dopo il
732, durante il regno di Ezechia, quando
mancavano 125 anni alla distruzione di
Gerusalemme del 607. Perciò, gli israeliti
furono avvertiti con molto anticipo di ciò
che in futuro sarebbe successo alla loro
nazione. Anche ai nostri giorni Geova ha
impiegato il suo popolo per dare con largo
8
8. Quale incarico affidò Geova a Isaia, e come
7. (a) Quando gli israeliti erano fedeli a Geo-
va, qual era l’effetto sulle nazioni circostanti?
(b) Che responsabilità hanno tutti quelli che
portano il nome di Dio?
15 LUGLIO 2014
reagì quest’ultimo?
9. (a) Quando si adempì la profezia di Isaia relativa a Gerusalemme? (b) A quale avvertimento dobbiamo prestare attenzione oggi?
25
Un nome pieno
di significato
Cosa significa
“Egli fa divenire”
Perché è appropriato
ˇ Geova ha creato tutte le cose
ˇ Continua a far sì che la sua volontà
e il suo proposito si realizzino
Cosa rivela
ˇ Geova diverrà qualsiasi cosa sia necessario
divenire per avverare le sue promesse
ˇ Fa in modo che la sua creazione faccia
qualunque cosa occorra per adempiere
la sua volontà
ˇ Non c’è nulla che non possa fare o che
non possa fare accadere per adempiere
il suo proposito
preavviso l’avvertimento di ciò che sta per
avere luogo. Fin dal primo numero, uscito
135 anni fa, La Torre di Guardia ha portato
all’attenzione dei suoi lettori il fatto che il
malvagio dominio di Satana presto finirà
e sarà sostituito dal Regno millenario di
Gesù Cristo (Riv. 20:1-3, 6).
10 Molti ebrei ubbidienti che si arresero
ai babilonesi sopravvissero alla distruzione di Gerusalemme e furono portati in esilio a Babilonia (Ger. 27:11, 12). Lì, 70 anni
dopo, il popolo di Dio fu testimone dell’adempimento di una straordinaria profezia:
“Questo è ciò che ha detto Geova, il vostro
Ricompratore, il Santo d’Israele: ‘Per amore vostro manderò certamente a Babilonia
e farò venir giù le sbarre delle prigioni’ ”
(Isa. 43:14).
11 In armonia con questa profezia,
una notte, verso l’inizio di ottobre del
539 a.E.V., si verificò un avvenimento che
scosse il mondo di allora. Mentre il re
e i suoi nobili bevevano vino nei sacri
vasi razziati dal tempio di Gerusalemme
e rendevano lode ai loro dèi di fattura
umana, Babilonia fu presa dagli eserciti
medo-persiani. Nel 538 o 537, Ciro, il conquistatore di Babilonia, comandò agli ebrei
di far ritorno in patria e di riedificare il tempio di Dio a Gerusalemme. Tutto questo
era stato predetto da Isaia, il quale aveva
messo per iscritto anche la promessa di
Geova di proteggere il suo popolo pentito
e di provvedergli il necessario durante il
viaggio alla volta di Gerusalemme. Dio lo
aveva chiamato il “popolo che mi sono formato, perché narri la mia lode” (Isa. 43:21;
44:26-28). Una volta che furono tornati ed
ebbero riedificato il tempio di Gerusalemme, questi ex esiliati divennero testimoni
del fatto che Geova, l’unico vero Dio, mantiene sempre la sua parola.
12 Di quella rinata nazione facevano
parte migliaia di non israeliti, e in seguito
molti altri gentili divennero proseliti (Esd.
2:58, 64, 65; Est. 8:17). Oggi “una grande
folla” di “altre pecore” di Gesù sostiene
lealmente i cristiani unti, i quali formano
l’“Israele di Dio” (Riv. 7:9, 10; Giov. 10:16;
Gal. 6:16). Anche i componenti della grande folla, comunque, hanno l’onore di essere chiamati testimoni di Geova.
13 Durante il Regno millenario di Cristo,
la grande folla proverà l’indescrivibile gioia
di spiegare ai risuscitati cosa significava essere un testimone di Geova negli ultimi
giorni di questo sistema di cose. Ma ciò
12, 13. (a) Oltre agli israeliti, chi trasse benefi-
10, 11. In che modo gli israeliti esiliati a Babi-
lonia furono testimoni dell’adempimento delle
profezie di Isaia?
26
cio dal ripristino dell’adorazione di Geova?
(b) Che onore hanno le “altre pecore”, e quale
gioia è in serbo per loro?
LA TORRE DI GUARDIA
sarà possibile solo se viviamo all’altezza
del nome che portiamo e se ci sforziamo di
rimanere santi. Comunque, a prescindere
dall’impegno che mettiamo, spesso non ci
riusciamo. Per questo dobbiamo chiedere
quotidianamente perdono, riconoscendo
che siamo peccatori e che il fatto che ci
venga permesso di portare il santo nome di
Dio è un onore inestimabile. (Leggi 1 Giovanni 1:8, 9.)
IL SIGNIFICATO DEL NOME DI DIO
14 Per apprezzare ancora di più l’onore
di portare il nome di Dio, è bene meditare sul suo significato. Comunemente reso
“Geova”, il nome divino deriva da un verbo ebraico che può descrivere il compimento di un’azione e può essere tradotto
“divenire”. Pertanto, si ritiene che Geova
significhi “Egli fa divenire”. Questa definizione si accorda bene con il duplice ruolo
che Geova ha di Creatore dell’universo fisico e degli esseri intelligenti e di Realizzatore del suo proposito. Con l’evolversi
degli eventi, egli continua a fare in modo
che la sua volontà e il suo proposito si
realizzino indipendentemente da ciò che
qualsiasi oppositore, come Satana, possa
fare per frustrarne il progressivo adempimento.
15 Quando incaricò Mosè di guidare il
Suo popolo fuori dall’Egitto, Geova rivelò
un aspetto della sua personalità usando
un verbo affine per descrivere il suo nome,
ma questa volta alla prima persona. La
Bibbia narra: “Dio disse a Mosè: ‘Io mostrerò d’essere ciò che mostrerò d’essere’
[o ‘Io diverrò ciò che scelgo di divenire’]. E
aggiunse: ‘Devi dire questo ai figli d’Israele: “Io mostrerò d’essere mi ha mandato
a voi” ’ ” (Eso. 3:14). Perciò, in qualsiasi
14. Cosa significa il nome Geova?
circostanza, Geova diventerà qualunque
cosa occorra per adempiere il suo proposito. Per gli israeliti che erano stati schiavi
mostrò d’essere Colui che li liberava, li
proteggeva, li guidava e provvedeva a tutti i loro bisogni materiali e spirituali.
MOSTRIAMOCI GRATI
Oggi Geova continua a essere coerente con il significato del suo nome soddisfacendo tutti i nostri bisogni sia sul
piano spirituale che materiale. Comunque il significato del nome divino non è
limitato a ciò che lui stesso sceglie di divenire. Include ciò che, nell’adempimento del suo proposito, egli fa accadere in
relazione all’opera svolta dai suoi Testimoni. Meditare su questo ci darà l’incentivo a continuare a vivere all’altezza del
suo nome. Kåre, uno zelante ottantaquattrenne norvegese che persevera da settant’anni, dice: “Considero un grande
onore servire Geova, il Re d’eternità, ed
essere parte del popolo che si identifica
con il suo nome. È sempre un grande privilegio spiegare la verità della Bibbia e vedere gli occhi delle persone illuminarsi di
gioia e intendimento. Per esempio, mi dà
tanta soddisfazione spiegare loro il sacrificio di riscatto di Cristo e come, per mezzo d’esso, possono ottenere la vita eterna
in un pacifico e giusto nuovo mondo”.
17 Bisogna ammettere che in alcuni territori sta diventando sempre più difficile
trovare persone che desiderano conoscere
Dio. Ciò nondimeno, come Kåre, proviamo grande gioia quando troviamo qualcuno disposto ad ascoltare e riusciamo a
parlargli del nome di Geova. Ma come
possiamo essere al tempo stesso testimoni di Geova e di Gesù? Il prossimo articolo fornirà la risposta a questa domanda.
16
15. In che modo Geova rivelò un aspetto della
16, 17. (a) Come possiamo dimostrare la no-
sua personalità racchiuso nel significato del suo
nome? (Vedi il riquadro “Un nome pieno di significato”.)
stra gratitudine per il privilegio di portare il
nome di Dio? (b) Cosa prenderemo in esame
nel prossimo articolo?
15 LUGLIO 2014
27
“Mi sarete testimoni”
Gesù disse loro: “Mi sarete testimoni [...] fino alla più
distante parte della terra” (ATTI 1:7, 8)
SAPRESTE RISPONDERE?
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In che modo Gesù visse
all’altezza del significato
del proprio nome?
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Perché Gesù disse:
“Mi sarete testimoni”?
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Perché possiamo avere
fiducia che avremo successo
nell’opera di testimonianza?
“PER questo sono nato e per questo son venuto nel mondo, per
rendere testimonianza alla verità”. (Leggi Giovanni 18:33-37.)
Durante il processo in cui si decideva della sua vita, Gesù Cristo disse queste parole al procuratore romano della Giudea.
Poco prima aveva affermato di essere re. Anni dopo, l’apostolo
Paolo menzionò il coraggioso esempio di Gesù, “che come testimone fece l’eccellente dichiarazione pubblica davanti a Ponzio Pilato” (1 Tim. 6:13). È proprio vero: essere ‘testimoni fedeli e veraci’ nel mondo di Satana così pieno di odio richiede
talvolta grande coraggio (Riv. 3:14).
2 Appartenendo alla nazione ebraica, Gesù era testimone di
Geova per nascita (Isa. 43:10). E si rivelò davvero il più grande
testimone che Dio abbia mai suscitato per il proprio nome.
Gesù prese seriamente il significato del nome che Dio gli aveva dato. L’angelo che dichiarò a Giuseppe, padre adottivo di
Gesù, che ciò che era stato concepito in Maria era opera dello
spirito santo, gli disse anche: “Essa partorirà un figlio, e tu gli
dovrai mettere nome Gesù, poiché egli salverà il suo popolo dai
loro peccati” (Matt. 1:20, 21; nt.). I biblisti sono generalmente
concordi sul fatto che il nome Gesù deriva dall’ebraico Ieshua,
e che include una forma abbreviata del nome divino. In armo1, 2. (a) Chi è il più grande testimone di Geova? (b) Cosa significa il
nome Gesù? In che modo il Figlio di Dio visse all’altezza di tale nome?
28
LA TORRE DI GUARDIA
nia con il significato del suo nome, “Geova è salvezza”, Gesù aiutò le “pecore
smarrite della casa d’Israele” a pentirsi
dei propri peccati in modo da riottenere l’approvazione di Geova (Matt. 10:6;
15:24; Luca 19:10). A tal fine, fu zelante
nel rendere testimonianza intorno al Regno di Dio. L’evangelista Marco scrisse:
“Gesù andò nella Galilea, predicando la
buona notizia di Dio e dicendo: ‘Il tempo
fissato è compiuto e il regno di Dio si è avvicinato. Pentitevi e abbiate fede nella
buona notizia’ ” (Mar. 1:14, 15). Inoltre
Gesù smascherò coraggiosamente i capi
religiosi ebrei, i quali anche per questo fecero sì che fosse giustiziato su un palo
(Mar. 11:17, 18; 15:1-15).
LE “MAGNIFICHE COSE DI DIO”
Il terzo giorno dopo la morte atroce di
Gesù avvenne qualcosa di straordinario:
Geova lo risuscitò, non come essere umano, bensì quale creatura spirituale immortale (1 Piet. 3:18). Per dare prova di essere tornato in vita, il Signore Gesù si
materializzò in forma umana. Il giorno
stesso della sua risurrezione apparve almeno cinque volte a discepoli diversi
(Matt. 28:8-10; Luca 24:13-16, 30-36; Giov.
20:11-18).
4 La quinta volta che Gesù apparve fu
per manifestarsi agli apostoli e ad altri
che erano radunati con loro. In quella circostanza memorabile si può dire che tenne uno studio della Parola di Dio: “aprì
pienamente la loro mente perché afferrassero il significato delle Scritture”. I presenti riuscirono così a comprendere che
la sua morte per mano dei nemici di Dio
e la sua miracolosa risurrezione erano sta3
3. Cosa avvenne il terzo giorno dopo la morte
di Gesù?
4. Quale adunanza condusse Gesù dopo la sua
risurrezione, e quale responsabilità affidò ai
suoi discepoli?
15 LUGLIO 2014
te predette nelle Scritture. Al termine di
quell’adunanza, Gesù spiegò chiaramente quale fosse la loro responsabilità. Disse
che “in base al suo nome il pentimento
per il perdono dei peccati sarebbe stato
predicato in tutte le nazioni”. E aggiunse:
“Cominciando da Gerusalemme, sarete testimoni di queste cose” (Luca 24:44-48).
5 Quaranta giorni dopo, pertanto, gli
apostoli avranno senz’altro capito il comando che Gesù, durante la sua ultima
apparizione, espresse in termini semplici
ma incisivi con queste parole: “Mi sarete
testimoni in Gerusalemme e in tutta la
Giudea e la Samaria e fino alla più distante parte della terra” (Atti 1:8). Perché
Gesù disse: “Mi sarete testimoni”, e non:
“Sarete testimoni di Geova”? Avrebbe potuto dirlo, ma coloro ai quali si rivolgeva
erano israeliti e, in quanto tali, già testimoni di Geova.
6 Ora i discepoli di Gesù avrebbero
avuto il compito di rendere noto un nuovo aspetto del proposito di Geova, qualcosa di molto più grandioso della liberazione dalla schiavitù egiziana prima e
dalla cattività babilonese poi. La morte
e risurrezione di Gesù Cristo resero possibile la libertà dalla peggiore forma di asservimento possibile, quella al peccato e
alla morte. Alla Pentecoste del 33, i discepoli di Gesù appena unti con lo spirito
santo annunciarono le “magnifiche cose
di Dio”, e molti di coloro che udirono il
messaggio agirono di conseguenza. Così,
dalla destra di suo Padre in cielo, Gesù
vide che il proprio nome andava assumendo sempre maggior significato mentre migliaia di persone si pentivano e riponevano fede in lui quale mezzo di
salvezza di Geova (Atti 2:5, 11, 37-41).
5, 6. (a) Perché Gesù disse: “Mi sarete testi-
moni”? (b) Quale nuovo aspetto del proposito
di Geova avrebbero dovuto rendere noto i discepoli di Gesù?
29
UN “RISCATTO IN CAMBIO DI MOLTI”
Ciò che avvenne alla Pentecoste del
33 dimostrò che Geova, nella sua misericordia, aveva accettato il valore del perfetto sacrificio umano di Gesù come mezzo
per espiare, o coprire, il peccato (Ebr. 9:
11, 12, 24). Proprio come aveva spiegato,
Gesù “non [era] venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua anima
come riscatto in cambio di molti” (Matt.
20:28). I “molti” che avrebbero tratto beneficio dal suo riscatto non sarebbero stati solo gli ebrei pentiti. È infatti volontà di
Dio che “ogni sorta di uomini siano salvati”, dato che il riscatto “toglie il peccato del
mondo” (1 Tim. 2:4-6; Giov. 1:29).
8 I primi discepoli di Gesù ebbero il coraggio necessario per continuare a rendergli testimonianza. Come ci riuscirono?
Certo non grazie alle proprie forze. Fu il
potente spirito santo di Geova a dare loro
le motivazioni e le energie per continuare
a farlo. (Leggi Atti 5:30-32.) Circa 27 anni
dopo la Pentecoste del 33, si poteva dire
7
7. Cosa dimostrarono gli avvenimenti della
Pentecoste del 33?
8. In quale misura resero testimonianza i discepoli di Gesù, e come ci riuscirono?
30
che “l’annuncio della verità [della] buona
notizia” aveva raggiunto ebrei e gentili “in
tutta la creazione che [era] sotto il cielo”
(Col. 1:5, 23).
9 Purtroppo, però, la congregazione
cristiana delle origini entrò gradualmente
in una fase di corruzione (Atti 20:29, 30;
2 Piet. 2:2, 3; Giuda 3, 4). Come predetto
da Gesù, l’apostasia promossa da Satana, il “malvagio”, si sarebbe sviluppata e
avrebbe oscurato il vero cristianesimo
sino “al termine del sistema di cose”
(Matt. 13:37-43). Allora Geova avrebbe intronizzato Gesù quale Re su tutta la terra.
Ciò avvenne nell’ottobre del 1914 e segnò
l’inizio degli “ultimi giorni” del malvagio
sistema di Satana (2 Tim. 3:1).
10 I cristiani unti dei tempi moderni
avevano additato in anticipo l’ottobre del
1914 come una data particolarmente significativa. Si erano basati sulla profezia di
Daniele relativa a un grande albero che era
stato tagliato e che sarebbe poi ricresciuto
9. Come predetto, cosa accadde alla congrega-
zione cristiana delle origini?
10. (a) Quale data importante avevano additato i cristiani unti dei tempi moderni? (b) Cosa
accadde nell’ottobre del 1914, e in che modo ciò
è divenuto lampante?
LA TORRE DI GUARDIA
In quanto discepoli di Gesù, continuiamo a far
conoscere il proposito di Geova per il futuro
(Vedi i paragrafi 5 e 6)
dopo “sette tempi” (Dan. 4:16). Nella profezia riguardante la sua futura presenza e
il “termine del sistema di cose”, Gesù si riferì a quello stesso periodo come ai “tempi fissati delle nazioni”. Sin dal 1914, “il segno della [sua] presenza” in qualità di
nuovo Re della terra è divenuto lampante
(Matt. 24:3, 7, 14; Luca 21:24). Perciò, da
quel momento le “magnifiche cose di Dio”
includono l’intronizzazione di Gesù quale
Re su tutta la terra.
11 Nella sua nuova veste di Re della terra, Gesù Cristo iniziò ben presto a liberare i suoi unti seguaci dalla schiavitù a “Babilonia la Grande” (Riv. 18:2, 4). Nel 1919,
l’anno dopo la fine della guerra, si presentò l’opportunità di far conoscere a livello
mondiale il mezzo provveduto da Dio per
la salvezza nonché la buona notizia del
suo Regno già stabilito. Allora, i cristiani
unti si dimostrarono pronti a dare testimonianza, col risultato che migliaia di altri cristiani unti furono radunati per divenire coeredi di Cristo.
11, 12. (a) Cosa iniziò a fare Gesù una volta
divenuto il nuovo Re della terra, e cosa accadde
poco dopo? (b) Quale ulteriore sviluppo fu evidente dalla metà degli anni ’30 in poi? (Vedi l’illustrazione iniziale.)
15 LUGLIO 2014
12 Dalla metà degli anni ’30 in poi, fu
chiaro che Gesù aveva cominciato a radunare milioni di sue “altre pecore”, che
avrebbero formato “una grande folla” internazionale. Sotto la guida dei cristiani
unti, coloro che la compongono seguono
anche il suo coraggioso esempio e dichiarano pubblicamente che devono la propria
salvezza a Dio e a Cristo. Perseverando nell’opera di testimonianza e continuando a
esercitare fede nel riscatto, avranno il privilegio di sopravvivere alla “grande tribolazione” che porrà fine al mondo di Satana
(Giov. 10:16; Riv. 7:9, 10, 14).
‘PRENDIAMO CORAGGIO
PER ANNUNCIARE LA BUONA NOTIZIA’
Desideriamo continuare a prendere
a cuore il privilegio di essere Testimoni
“delle magnifiche cose” che Geova ha fatto e delle sue promesse per il futuro. Certo, rendere testimonianza non è sempre
facile. Molti dei nostri fratelli predicano
in territori caratterizzati da grande apatia,
scherno o aperta persecuzione. Possiamo
reagire a tali problemi come facevano l’apostolo Paolo e i suoi compagni. Egli disse: “Prendemmo coraggio mediante il nostro Dio per annunciarvi la buona notizia
di Dio in mezzo a molte lotte” (1 Tess.
2:2). Quindi, non diamoci mai per vinti!
Piuttosto, mostriamoci determinati a essere leali alla nostra dedicazione mentre il
sistema di Satana ‘crolla in rovina’ (Isa.
6:11). Non possiamo farcela con le nostre
sole forze. Seguendo l’esempio dei primi
13
13. In qualità di testimoni di Geova, cosa sia-
mo decisi a fare, e perché possiamo essere certi che avremo successo?
31
14, 15. (a) Come erano considerati i cristiani
nel I secolo, e cosa disse di loro l’apostolo Pietro? (b) Come dovremmo sentirci se veniamo
maltrattati perché siamo testimoni di Geova?
16, 17. (a) A cosa sta assistendo il popolo di
Geova in molte parti del mondo? (b) Qual è la
nostra determinazione?
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in molte parti del mondo si stanno registrando notevoli aumenti. Persino in territori lavorati di frequente troviamo ancora persone disposte ad ascoltare il nostro
meraviglioso messaggio di salvezza. Cerchiamo di essere diligenti nel rivisitare
quelli che mostrano interesse e, se possibile, studiare la Bibbia con loro; li aiuteremo così a raggiungere la meta della
dedicazione e del battesimo. Probabilmente ci sentiamo come Sarie, che vive
in Sudafrica e che partecipa attivamente all’opera di testimonianza da più di
60 anni. Sarie dice: “Sono profondamente grata che mediante il sacrificio di riscatto di Gesù posso avere una buona
relazione con Geova, il Sovrano dell’universo, e sono felice di poter far conoscere il suo glorioso nome”. Lei e suo marito
Martinus hanno aiutato molte persone,
inclusi i loro tre figli, a diventare adoratori di Geova. “Nessun’altra attività mi procura soddisfazione più grande”, aggiunge Sarie, “e per mezzo del suo spirito
santo Geova dà a tutti noi la potenza necessaria per continuare a svolgere quest’opera salvifica”.
17 Sia che siamo cristiani battezzati o
che ci stiamo sforzando di raggiungere
tale obiettivo, abbiamo ogni ragione di
essere riconoscenti per il privilegio di far
parte della congregazione mondiale dei
Testimoni di Geova. Continuiamo perciò
a rendere completa testimonianza, mentre lottiamo per mantenerci puri dall’empio mondo di Satana. Così facendo,
recheremo onore al nostro amorevole Padre celeste, il cui glorioso nome abbiamo
il privilegio di portare.
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140318
cristiani, dobbiamo pregare che attraverso il suo spirito Geova ci dia “la potenza
oltre ciò che è normale” (leggi 2 Cor. 4:
1, 7; Luca 11:13).
14 Anche se oggi milioni di persone
possono asserire di essere cristiani, in effetti “rinnegano [Dio] con le loro opere,
perché sono detestabili e disubbidienti e
non approvati per ogni sorta di opera
buona” (Tito 1:16). Facciamo bene a ricordare che nel I secolo i veri cristiani erano
odiati da molti dei loro contemporanei, se
non dalla maggioranza. Fu per questo che
l’apostolo Pietro scrisse: “Se siete biasimati per il nome di Cristo, felici voi, perché [...] lo spirito di Dio [...] riposa su di
voi” (1 Piet. 4:14).
15 Poiché rendiamo testimonianza del
fatto che Gesù è Re, queste parole ispirate possono giustamente essere applicate
anche a noi testimoni di Geova odierni.
Essere odiati perché portiamo il nome di
Geova equivale quindi a essere “biasimati per il nome di [Gesù] Cristo”, che ai
suoi oppositori disse: “Sono venuto nel
nome del Padre mio, ma voi non mi ricevete” (Giov. 5:43). Perciò, la prossima volta che incontriamo opposizione nell’opera di testimonianza, facciamoci coraggio.
Il fatto che veniamo maltrattati dimostra
che abbiamo l’approvazione di Dio e che
il suo spirito “riposa su di [noi]”.
16 Allo stesso tempo, ricordiamoci che
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“Geova conosce quelli che gli appartengono” I servitori di