Anno III - Numero 40 - Domenica 16 febbraio 2014
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
La denuncia
La ricerca
Il caso
Quel miliardo di troppo
che costa la Camera
La crisi fa più male
a chi vive da solo
Via dalle scuole
i libretti “pro-gay”
Capasso a pag. 2
Rossi a pag. 3
Di Giorgi a pag. 5
EDITORIALE DELLA DOMENICA
di Roberto Buonasorte
EFFETTI SPECIALI
unque inizia la
grande illusione.
Così come da copione, sapientemente interpretato da quel personaggio costruito mediaticamente e
che risponde al nome di
Matteo Renzi, parte il terzo
governo, guidato per la terza volta consecutiva, dal
terzo premier non eletto
dal popolo.
Eppure, il giovane Matteo
aveva giurato che mai sarebbe entrato a palazzo Chigi senza il consenso elettorale: non farò - disse in
modo solenne - come Massimo D’Alema.
Ha fatto peggio, ha sfrattato
Enrico Letta, del suo stesso
partito, con un voto della
Direzione del Pd espresso
da centocinquanta persone.
Nemmeno nella Romania di
Ceausescu ...
Non solo, Renzi si prepara
a varare un nuovo governo
con le stesse forze politiche
che sostenevano quello di
Enrico Letta, sostituirà cioè
alcuni ministri con dei nuovi, continuerà a governare
con Alfano dopo aver sottoscritto un patto sulla nuova
legge elettorale con Berlusconi,
tradotto: ha fregato il primo, ricatterà il secondo, spera nella fine
del terzo.
Incoerente, scaltro, arrogante, cinico e ambizioso in modo smisurato.
Matteo Renzi, quanto a grandi ri-
D
ticano il passato e si travestono da “civici”.
Hanno inzuppato nella mangiatoia della politica per
anni, ottenuto incarichi, posti
di lavoro ( spesso nascondendoli dai curricula ) hanno fatto carriera in fretta e
furia, salvo poi diventare tifosi delle liste civiche o capitolare nel grigiore dei
Gruppi Misti.
Giovani senza garbo, come
li ha sapientemente descritti
uno che se ne intende, Paolo
Cirino Pomicino, ieri l’altro
in una bella intervista rilasciata al Fatto Quotidiano.
Rischia quindi di farsi male
Matteo Renzi.
Terminerà la grande illusione quando ci si renderà
conto che sarà finito il tempo delle chiacchiere e non
basteranno più telecamere
e motorini all’inseguimento
di una Smart in centro.
Quel Matteo, a tratti appare
anche simpatico, sembra
una via di mezzo tra Fonzie
e John Travolta.
Esattamente come in una
fiction cercherà di stupirci
con effetti speciali, ma dovrà
presto capire che una cosa
è la Leopolda, altra è palazzo
Chigi.
Non basterà più farsi fotografare con la sciarpa viola all’Artemio Franchi.
E infine non commetta l’errore già
fatto da altri con manie accentratrici, non adotti il famoso “ghe
pensi mi”, altrimenti va a finire
che dopo un po’ gli risponderanno:
si vabbè, è arrivato Cacini !
INIZIA LA GRANDE ILLUSIONE
sultati ottenuti nell’amministrare
la cosa pubblica, non ne può vantare, è stato bravo - così come
Grillo - a cavalcare l’anti politica.
La differenza è che Grillo su questo
è coerente, lui invece, il giovane
fiorentino, lo ha fatto solo a chiacchiere, voleva rottamare tutti i vec-
chi arnesi, ma si ritrova al fianco
la peggiore prima Repubblica: da
Bassolino passando per Leoluca
Orlando fino ad arrivare ad Enzo
Bianco.
D’altra parte non dobbiamo mai
dimenticare che trattasi pur sempre di un “vecchio” democristiano,
CONCLUSE LE CONSULTAZIONI AL QUIRINALE, MA L'INCARICO NON ARRIVA
come ampiamente dimostrato sulla rete da tante foto; Matteo con
Ciriaco, Matteo con il divo Giulio,
Matteo con Romano...
E come tutti i giovanotti di questi
tempi moderni che sono cresciuti
nella partitocrazia della prima Repubblica, oggi sgomitano, dimen-
NELL’ULTIMO ANNO 149 ITALIANI SI SONO TOLTI LA VITA PER MOTIVI ECONOMICI
La triste conta dei suicidi per crisi
di Giuseppe Sarra
n suicidio ogni
due giorni e mezzo. Nel solo 2013,
infatti, 149 sono state le
vittime della crisi economica che ha colpito
imprenditori, disoccupati, anziani, giovani,
cassaintegrati…. Centoquarantanove persone
che gridano giustizia, soffocate dall’ingente carico fiscale. Imprese e famiglie cadute in disgrazia per via delle numerose tasse introdotte
dai governi che si sono succeduti – in particolare
quello di Mario Monti prima e Enrico Letta poi
- in questi anni. A rilevare il cimiteuro italiano,
l’Università degli Studi Link Campus University.
Ad alimentare la soglia del disagio sociale che
regna incontrastato nella penisola, inoltre, la disoccupazione – un fenomeno prevalentemente
presente tra i giovani, che è raddoppiato in soli
sette anni – e le politiche di austerity dell’Unione
Europea. Tra le tante cause della disperazione
dei cittadini, le cartelle esattoriali di Equitalia.
Norme inique che i contribuenti considerano
“punitive” e “tartassine”.
Mentre lo Stato non eroga i crediti alle aziende,
nessuna misura di tutela è stata introdotta per
aiutare e sostenere i piccoli e medi imprenditori
U
CORSA AD OSTACOLI
Vignola a pag. 2
che hanno difficoltà a
pagare le tasse governative e i debiti alle banche. E così la paura e la
disperazione aumenta.
Due le strade davanti al
bivio della crisi: c’è chi
perde tutto quello che
ha e chi ‘preferisce’ togliersi la vita invece di
combattere contro uno Stato silente.
Il gesto dell’imprenditore editoriale Giorgio
Zanardi che si è tolto la vita pochi giorni fa nel
suo stabilimento, esasperato dai debiti e dalle
difficili condizioni della sua azienda, purtroppo,
non è un caso isolato. Ma un gesto che va ad
aggiungersi a centinaia di suicidi che hanno
segnato fino ad oggi la profonda crisi italiana.
Complessivamente sono state 149 le persone
che si sono tolte la vita per ragioni economiche
nel 2013 rispetto agli 89 casi registrati nel 2012,
il 40% nell’ultimo quadrimestre: 13 vittime a
settembre, 16 a ottobre, 12 a novembre, 18 a
dicembre. Un suicida su due è imprenditore
(68 i casi nel 2013, 49 nel 2012). Non solo: in
dodici mesi è raddoppiato anche il numero
dei disoccupati suicidi (58 i casi nel 2013, 28
nel 2012) e triplicato quello degli “occupati”,
tra debiti e stipendi non percepiti (19 i casi nel
2013, 7 nel 2012).
2
Domenica 16 febbraio 2014
Attualità
SECONDO GIRO DI CONSULTAZIONI IERI AL QUIRINALE, MA L’INCARICO NON ARRIVA
Renzi parcheggia la Smart ai box
Alfano chiede tempo, Forza Italia e Sel si confermano all’opposizione
Napolitano rimanda tutto a domani. Intanto Civati già prepara la fronda interna al Pd
di Robert Vignola
ertamente la Smart aiuta, soprattutto per trovare parcheggio. Ma quando c’è traffico, resti là. E ieri di
traffico ce n’era parecchio, con tutte quelle consultazioni da seguire, i papabili ministri da contattare (e
convincere: citofonare Baricco, Montezemolo, Barca
e via dicendo) e pure la partita con l’Inter la sera… C’è poco
da correre, quand’è così. Quanto è bastato per mettersi da
parte e ripartire il lunedì. Proprio come le diete.
Una dieta di ambizioni che ieri si è materializzata poco a
poco. Dapprima con le indiscrezioni dei palazzi, poi con
alcune dichiarazioni ufficiali rilasciate direttamente al Quirinale
da chi si era appena consultato con Giorgio Napolitano.
Come quelli di Ncd, ad esempio. “L’esito è incerto perché
vogliamo vederci chiaro su programma e composizione della
coalizione. Se il programma è grande non ci deve essere
fretta: non si può chiudere in 48 ore”: quando Alfano pianta i
paletti davanti al cammino della Smart targata Firenze, si
capisce che, tanto per parlarsi chiari, l’incarico a Matteo
Renzi non è più questione di ore.
Anche perché pare chiaro che la maggioranza non è destinata
poi ad acquisire chissà quali e quante nuove adesioni. Vendola
chiama fuori Sel e si dimostra pure particolarmente sicuro
C
che il partito non subirà defezioni in direzione Renzi. Grillo la
butta in caciara, mandando i suoi in piazza a spernacchiare le
consultazioni in corso. E Forza Italia non esce dal seminato,
col Cav che esce dalla stanza di Napolitano e traccia pochi
ma chiari punti: “Siamo all’opposizione di questo futuro
governo, un’opposizione responsabile come sempre quando
Forza Italia è stata all’opposizione”. Se mai, Berlusconi aspetta
l’incaricando al varco di altri temi… “Legge elettorale e
riforme”, ricorda gli impegni presi e se ne va, senza rispondere
alle domande dei giornalisti. Aver incassato insomma il placet
di Scelta Civica, Centro Democratico e minoranze linguistiche
non è esattamente il viatico per cantare vittoria, quando tocca
al Pd, con Luigi Zanda, a imbracciare i microfoni del Quirinale.
Gli basterà, alla fine, dire che il nuovo governo dovrà avere la
scadenza del2018 come scenario temporale e che “i gruppi
parlamentari accompagneranno il presidente incaricato alle
consultazioni programmatiche con le altre forze”, per poi
dribblare anch’egli le domande dei giornalisti.
Anche perché c’è pure qualche tamburo di guerra che suona
in un partito sempre sull’orlo di una risi di nervi. Se Enrico
Letta s’è tenuto distante dalla scena, Pippo Civati ha afferrato
la bandiera della minoranza interna e ha sventolato già in
mattinata il fantasma di una scissione verso sinistra, mandando
poi a dire a Renzi: smentisca i contatti con Verdini o la fiducia
non è più scontata.
In tutto questo, Giorgio Napolitano ha augurato la buona domenica: “E' stata una giornata per me interessante, ricca di
stimoli e indirizzo ed è mio compito trasmetterli a chi avrà
l'incarico di formare il nuovo governo. Ho ritenuto di dover
dare la massima rapidità alle consultazioni proprio perché ci
sia spazio e serenità per il lavoro successivo di chi avrà
l'incarico di formare il nuovo governo: avrà bisogno di tutto il
tempo necessario per consultazioni, approfondimenti e intese”.
Ecco, appunto. Ripassa lunedì…
PER GLI ESPERTI DI CONDINDUSTRIA, TAGLIANDO LE SPESE DELLA CAMERA SI PUÒ RISPARMIARE FINO A UN MILIARDO DI EURO
Un deputato costa quasi 10 volte un italiano
“Ridurre l’inefficienza della pubblica amministrazione e meno burocrazia per rilanciare la crescita del Paese”
di Chantal Capasso
isolvere la crisi del nostro Paese e risparmiare fino a 1 miliardo è facile:
utilizzare piccoli accorgimenti senza
alcun sacrificio per le tasche degli italiani
“comuni mortali”. Basterebbe ridurre del
30% l’indennità dei parlamentari; ridimensionare il loro numero; riformare le
loro pensioni; abolire i contributi a i gruppi
parlamentari, i rimborsi elettorali e le spese
di trasporto, ma mantenendo la diaria (rimborso spese per l'esercizio del mandato
parlamentare), oppure eliminandola e introducendo un tetto massimo alle spese
rimborsabili. Questo quanto sostenuto da
Confindustria nel rapporto “Meno burocrazia pe rilanciare la crescita”. Risparmiare
quindi tagliando i costi alla Camera: in
R
Italia la spesa per ciascuno deputato è 9,8
volte il Pil pro-capite". Si legge nello studio
compiuto da Confindustria: «Una seria riforma della burocrazia non può che partire
dalla testa che impartisce le direttive alla
stessa pubblica amministrazione, ossia deve
cominciare con l’abbattimento dei costi
della politica. I parlamentari italiani sono,
in base alla dimensione dell’indennità in
rapporto al PIL pro-capite, di gran lunga i
più pagati d’Europa».
Parlando in numeri: nel 2012 lo stipendio
in Italia, secondo quanto riportato dal rapporto, era pari a 4,7 volte il Pil pro-capite
contro l’1,8% del Regno Unito. Per quanto
riguarda, invece, i costi della politica la
quota sale al 9,8% per deputato italiano rispetto al 6,6% di quello inglese. Tuttavia “I
costi della politica non si riducono alla re-
munerazione dei rappresentanti parlamentari e con il costo di funzionamento delle
due Camere, si legge nella nota del Centro
Studi, ma ricomprendono anche tutte le
altre istituzioni elettive (Comuni, Regioni,
dando per abolite le Province) nonché
quelle attività improprie svolte da una moltitudine di società partecipate dalla pubblica
amministrazione (sono più di 7.700 e costano, in termini di ripiano delle perdite,
circa 22 miliardi). E i cerchi del vivere di
politica (anziché per la politica) si ampliano
ulteriormente se si includono consulenze
e assunzioni clientelari che pesano sui bilanci delle società pubbliche». A ciò si aggiunge anche la burocrazia, meno meccanismi farraginosi rilancerebbero la crescita.
Secondo l’Osservatorio, basterebbe aumentare dell’1% l’efficienza della Pubblica
Amministrazione per generare un incremento dello 0,9% del Pil e un aumento
dello 0,2% della quota dei dipendenti in
imprese a partecipazione estera sul totale
dell'occupazione privata non-agricola. Nelle
classifiche internazionali l’Italia si trova
sempre indietro sul contesto amministrativo
in cui operano le imprese, riducendo l’investimento non solo all’estero ma anche la
capacita per il Paese di crescere.
Inoltre per il principio dell’unicità delle
funzioni amministrative, Confindustria dichiara che, occorrerebbe abolire le Province, che da 10 sono già aumentate a 18,
negando lo scopo per cui dovrebbero
esistere; nonchè aumentare la soglia dei
piccoli comuni elevandola a 5.000 abitanti
e riorganizzare l’amministrazione periferica statale.
LO ZOO DI SPIDERITA
A Sanremo i ricchi di Stato
rmai è una condanna della tv pubblica
quella di tenersi in carica qualche residuato bellico di precedenti governi,
che ridotto a comparsa, causa l’esiguo potere
non più sostenuto dalla politica, si barcamena
nell’intento di procrastinare il giorno della
loro scadenza, in una gestione di certo poco
avveduta volta solo ad accontentare ora il
galoppino di una parte ora dell’altra, in cambio
di una loro permanenza forzata ai vertici dell’azienda senza la benché minima possibilità
di incidere su scelte etiche in accordo con i
dettami normativi di mamma RAI.
Questo è l’emblematico caso di Anna Maria
Tarantola madre, che ben poco ha a che
fare con la stirpe zoofila da cui discende,
che non è riuscita ad essere altrettanto incisiva come i suoi esemplari, provocando
una sindrome da taranta a coloro i quali si
avvicendavano a spremere le riserve auree
aziendali, in modo da esser prontamente
individuati e allontanati. Non ha morso
per niente, si è accontentata di qualche ri-
O
presa durante la consegna annuale di
piccoli premi in memoria di un ex dirigente
di Banca Italia, suo ex collega e mentore.
Non ha reagito neppure dinnanzi agli scandalosi compensi della talpa Fazio e della
suricata Litizzetto che concepiranno la consueta kermesse canora sanremese secondo
i loro canoni, aderenti ad un certo establishment intellettuale facente capo alla
sinistra. Magari, in zona Cesarini, presi da
un sussulto di umana carità, tanto per
fornire qualche elemento di maggiore spettacolarizzazione, ma solo dopo le infinite
polemiche e i reiterati inviti a boicottare la
manifestazione canora, che in questi giorni
hanno letteralmente invaso tutti i social,
allo scopo di evitare ulteriori scollamenti
dell’audience, dichiareranno di dare in beneficenza l’ingente somma di denaro che
percepiranno, davvero ingiustificata in un
momento come questo. Non ci resta che
sperare che la beneficenza vada a buon
fine e non si perda o peggio si impantani
nei mille rivoli di associazioni no profit che
invece profittano ancora di questi meccanismi, per lo più di appartenenza politica,
e conducono un'inutile sopravvivenza.
Strano Paese, il nostro, nella città dei fiori,
eccellenza italiana riconosciuta in tutto il
mondo, non ci saranno fiori sul palco perché
simbolo di un’opulenza di tempi andati e ci
si limiterà a qualche bouquet minimal offerto
a qualche ospite internazionale come il controverso Rufus Wainwright che tanto clamore
ha suscitato soltanto per la sua annunciata
presenza nel mondo cattolico, ma questo è
il trend dei due anfitrioni e noi comuni
mortali, chi dal basso dei nostri compensi e
chi dal nulla della cassa integrazione, resteremo con in mano l’unico strumento di
democrazia accessibile rimasto oggi al popolo, il telecomando, che ne determinerà
successo o flop.
Oggetto tecnologico che useremo per decretare volutamente assenso e dissenso sia
a Sanremo che a vicende legate, in questi
ultimi giorni, alla politica degne della peggiore
nomenclatura comunista degli anni’70.
Strano Paese, il nostro, si urla allo scandalo
se durante la formazione di un legittimo
Governo eletto dal popolo sovrano, si inserisce una giovane bella e intelligente, laureata perché si ipotizza una sicura liason
con il Capo e ci si scapicolla a cercare
prove e intercettazioni, ma non ci si scompone
se poi in un Governo nominato ci si appresta
a fare altrettanto con una giovane bella e intelligente, laureata e nominata ma di altra
parte politica. Tanto si sa, come disse qualcuno anni fa, a sinistra tutto si fa ma la differenza è che non si dice, pare brutto, del
resto tutto nella vita è una questione di stile
ed in questo caso noblesse oblige e a noi
non resta che piangere!
Via Giovanni Paisiello n.40
00198 Roma
Tel. 06 85357599 - 06 84082003
Fax 06 85357556
email: [email protected]
Direttore responsabile
Francesco Storace
Amministratore
Roberto Buonasorte
Direttore Generale
Niccolò Accame
Capo Redattore
Igor Traboni
Progetto grafico
Raffaele Di Cintio
Società editrice
Amici del Giornale d’Italia
Sito web
www.ilgiornaleditalia.org
Per la pubblicità
Responsabile Marketing
Daniele Belli
tel. 335 6466624 - 06 37517187
mail: [email protected]
3
Domenica 16 febbraio 2014
Economia
UNO STUDIO DELLA COLDIRETTI SVELA CHE LE PERSONE SOLE SPENDONO IN MEDIA IL 66% IN PIÙ
La vita grama dei single ai tempi della crisi
In famiglia si risparmia, fuori si rischia la povertà. Situazione drammatica in particolare per gli anziani
di Bruno Rossi
an Valentino è passato, e
alle nubili e ai celibi tra gli
italiani ci ha pensato la Coldiretti. Ovviamente, per
confermare che fanno una
vitaccia. Anzi, proprio il loro status
li porta ad essere particolarmente
fragili sul mercato del risparmio.
Facendo un confronto con la spesa
media di ogni componente di una
famiglia tipo, sulla base dei dati
Istat, i single devono affrontare in
un momento di crisi un costo della
vita superiore in media del 66 per
cento. In Italia, sottolinea la Coldiretti,
quasi una casa su tre (31 per cento)
è abitata dalle cosiddette ''famiglie
unipersonali'' con un solo componente, che per effetto dei profondi
mutamenti demografici e sociali
che si sono verificati sono aumentate
del 41 per cento negli ultimi in
dieci anni. La vita in solitudine è
una vera corsa ad ostacoli dovuta
più spesso alle difficoltà a far quadrare i bilanci oltre che alla mancanza di compagnia. Perché la verità
è una sola, inoppugnabile: vivere
da soli è più costoso. E l’analisi
della Coldiretti lo conferma, evidenziando ad esempio che la spesa
media per alimentari e bevande di
un single è di 332 euro al mese, il
62 per cento superiore a quella
media di ogni componente di una
famiglia tipo di 2,3 persone che è
di 204 euro. “Per i single - prosegue
la Coldiretti - l'aumento di costi è
più del doppio (101 per cento) per
l'abitazione, maggiore del 76 per
S
cento per i combustibili e per l'energia e superiore del 29 per cento
per i trasporti. I motivi della maggiore incidenza della spesa a tavola
sono certamente da ricercare - continua la Coldiretti - nella necessità
per i single di acquistare spesso
maggiori quantità di cibo per la
mancanza di formati adeguati che
comunque anche quando sono disponibili risultano molto più cari di
quelli tradizionali. D'altra parte gli
appartamenti e le case più piccole
hanno prezzi più elevati al metro
quadro sia in caso di acquisto che
di affitto, usare l'automobile da soli
costa di più, come pure riscaldare
un appartamento. Le stesse offerte
promozionali che si stanno diffondendo in tempo di crisi sono spesso
legate alla quantità di prodotti acquistati (come i 3 x 2 o la raccolta a
punti) e non consentono a chi vive
da solo di avvantaggiarsene. La
scelta di non stare in coppia - continua la Coldiretti - non è peraltro
sempre volontaria ma è anche determinata dall'invecchiamento della
popolazione con un maggior numero di anziani rimasti in casa da
soli che fanno fatica ad arrivare alla
fine del mese. Non è un caso che
ben l'8,6 per cento delle persone
che vivono da sole sopra i 65 anni
si trovano in una situazione di povertà secondo l'Istat, con la percentuale che sale addirittura al 18,6
per cento nel mezzogiorno”.
“E' proprio in questa fascia che si
concentra il maggior disagio sociale.
In Italia nel 2013 ci sono stati, ben
578.583 over 65 anni di età (+14%
rispetto al 2012), che sono dovuti
ricorrere ad aiuti alimentari facendo
la fila davanti alle mense o alle associazioni caritatevoli o chiedendo
in aiuto pacchi alimentari. Per gli
anziani che vivono da soli il problema è spesso anche quello dell'impossibilità di affrontare lunghe
distanze per fare gli acquisti o la
spesa ma anche per andare dal
dottore per al progressiva riduzione
dei servizi di prossimità nei centri
urbani favorita dalla crisi”.
Una situazione che Coldiretti ha
cercato di combattere con iniziative
quali Campagna Amica, che sicuramente vanno nella direzione giusta, combattendo lo spopolamento
dei centri lontani dai grandi agglomerati urbani e promovendo i prodotti della nostra terra. Altrettanto
vero è però che questa ricerca dimostra anche che il mondo moderno ed i suoi modelli hanno letteralmente polverizzato quella coesione sociale che, partendo dalla
famiglia, non lasciava mai nessuno
da solo, nei paesi come nei quartieri. Bisognerebbe pensarci su,
quando passa qualche lobby ultraminoritaria a chiedere “più diritti”.
Perché di certi diritti, poi, si scopre… il rovescio.
I SINDACATI DENUNCIANO L’AUMENTO DELLA DISOCCUPAZIONE E UN TAGLIO AL REDDITO COMPLESSIVO PARI A 311 MILIONI DI EURO
Ecco la ripresa: 400 mila lavoratori a zero ore
Ma il Ministero competente smentisce e vede la solita ”luce in fondo al tunnel”
di Chantal Capasso
l nuovo anno registra un
aumento di cassa integrati: sono 440mila lavoratori a ritrovarsi nella busta paga 700 euro in meno,
per un taglio del reddito
complessivo pari a 311 milioni di euro. Nel 2014 si è
registrato un calo di 81 milioni di ore di Cig rispetto
allo scorso anno.
Questo quanto emerge dalla
elaborazione dei dati Inps
da parte dell'Osservatorio
Cig della Cgil. Il rapporto
evidenzia che nel mese di
gennaio la richiesta di cassa
sia stata paria a 81.364.033,
in riduzione sul mese precedente del -5,28%, così
come su gennaio dello scorso anno (-10,36%). Mentre
rimane invariata la variazione della richiesta media di
ore pari a 80 milioni di ore
al mese costante a partire
da gennaio 2009, così come
elevata l'incidenza delle ore
di Cig per lavoratore occupato nel settore industriale
pari, per il solo mese di gen-
I
naio già di 13 ore per addetto. Sempre il rapporto
imputa tale rilevazioni dati
a due principali fattori: all’aumento dell’occupazione
e la riduzione delle autorizzazioni sulle ore di cassa integrazione in deroga. In effetti nel mese di gennaio di
quest’anno si registrano solo
533 richieste di cassa integrazione. Meno del 16,06%
sullo stesso mese dello scorso anno e riguardano 973
unità aziendali.
(-15,76% sempre sullo stesso
periodo). Il rapporto segnala
la continua diminuzione delle
domande di ristrutturazione
(13 per un -27,78%) e riorganizzazione aziendale (8
per un -65,22%).
Di diverso avviso il Ministero del lavoro che, contrariamente alla negativa
impressione rilevata dall’Osservatorio, dichiara che
si assiste ad una lieve ripresa. Secondo i dati diffusi
dal dicastero, nel terzo trimestre dell’anno scorso, le
domande di lavoro sono salite, nelle settore costruzioni
dello 0,7% mentre le ore
di Cig concretamente usate
dalle imprese sono in netto
calo.
Nella pubblicazione del
Mpls viene chiarito che: “Il
saldo tra attivazioni e cessazioni dei rapporti di lavoro
è tornato a essere positivo
e le ore lavorate sono in aumento”. “Questi segnali –
spiega la nota - non si sono
riflessi sull'occupazione
complessiva perché la ripresa del ciclo economico
è accompagnata inizialmen-
te da un aumento dell'intensità di utilizzo del fattore
lavoro (riassorbimento delle
unità poste in Cig e maggiore utilizzo dello straordinario). Solo con il consolidarsi della fase espansiva
e con il miglioramento delle
aspettative, le imprese decideranno di assumere nuovo personale. Per questa ragione, si registrano maggiori ritardi nell'aggiustamento dei livelli occupazionali rispetto all'andamento del ciclo economico”.
4
Domenica 16 febbraio 2014
Storia
FERITO DURANTE LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA, CONTINUA A VOLARE NONOSTANTE L’AMPUTAZIONE DELL’ARTO
Ernesto Botto, il coraggioso ‘Gamba di Ferro’
Aderì alla RSI affinché ‘non divenissimo gente inselvatichita, terra senza legge e senza timor di Dio né rispetto degli uomini’
di Emma Moriconi
a storia dell’aviazione italiana è ricchissima di personaggi che, a pieno titolo,
risultano annoverati tra gli
eroi nazionali. Però di uomini come Ernesto Botto, per esempio, gli studenti non sanno nulla.
Resta un nome come tanti, conosciuto
solo dagli addetti ai lavori. Eppure
Botto, soprannominato ‘Gamba di
Ferro’, è un aviatore che, nel corso
della sua vita, riporta cinque vittorie
aeree nella guerra civile spagnola
e tre nella Seconda Guerra Mondiale.
La ragione del curioso soprannome
deriva da un evento occorso durante
la guerra civile spagnola: è il 12 ottobre del 1937 quando durante uno
scontro viene colpito alla gamba
destra. Nonostante l’arto sia completamente fracassato, l’aviatore riesce a rimettere l’aereo in assetto e
ad atterrare. Quando giunge a terra
è quasi dissanguato. Il danno all’arto
è tale che parte della gamba gli
viene amputata e sostituita da un
supporto artificiale.
La degenza è lunga. Quando torna
al campo, gli apparecchi del reparto
portano un distintivo che mostra una
gamba di ferro: è l’omaggio degli
aviatori al loro eroe.
Una cerimonia solenne all’Altare della
Patria lo suggella come tale: gli viene
conferita la Medaglia d’oro al Valore
militare e la 32esima Squadriglia
prende il nome di ‘gamba di ferro’.
Nonostante il cattivo stato di salute,
L
riprende il pilotaggio sin dal 1938.
Ha un ‘secondo’: il fatto di avere una
gamba inutilizzabile non consente
il volo da solo. Ma Botto è testardo,
vuole mettersi alla prova e dimostrare che ce la può fare. Decolla da
solo, senza autorizzazione, e il volo
non crea alcun problema: un’inchiesta porta alla tanto attesa autorizzazione. Viene chiamato al comando
della 73esima Squadriglia caccia
del 4° Stormo a Gorizia. E continuerebbe a volare se non fosse per
un altro incidente, in Libia, dove
viene colpito gravemente alla testa.
Quando viene firmato l’armistizio,
Botto è proprio a Gorizia. Aderisce
alla RSI e viene nominato sottosegretario di Stato dell’Aeronautica
Repubblicana. Ha solo 36 anni e già
una storia intensa alle spalle.
Dirama alla radio e alla stampa un
comunicato diretto agli aviatori, in
cui dice loro di non tenere in considerazione i numerosi ordini, spesso
contraddittori, diramati ad oltranza
ma di attendere sue istruzioni. La
presa di posizione fa alterare i tedeschi, che richiedono a gran voce
che il comunicato venga annullato
e ai quali Botto risponde: ‘l’annullamento non risolverebbe nulla perché
la prima cosa che io chiederei aprendo le trattative sarebbe proprio
l’emanazione di un comunicato identico a quello che voi volete annullare’.
La sua Aeronautica Repubblicana
conta, nel 1944, 73.000 uomini.
Ma i rapporti con i tedeschi non
sono semplicissimi, e Botto decide
di rassegnare le dimissioni.
Dopo la fine della guerra gli viene
recapitato un questionario dal Ministero della Difesa, al quale risponde,
come suo uso, in maniera determi-
nata e che non ammette repliche.
Tra le altre cose scrive: ‘amputato al
terzo superiore del femore, avrei
potuto congedarmi. Mutilato e Medaglia d’Oro … Alla Patria avevo
dato e per essa fatto abbastanza da
vivere moralmente e materialmente
di rendita sul mio passato sino ai
più tardi anni … poi venne il governo
della Repubblica Sociale. Io non ho
studiato il diritto costituzionale e non
saprei giudicare di un problema
tanto difficile, ma ragionando col
mio buon senso di persona incolta
e considerando che gli angloamericani erano bloccati in Lucania, mi
sembra che per tutta la penisola al
Nord della linea del fuoco non vi
fossero che due alternative: o il territorio diveniva zona di occupazione
dei tedeschi, i quali lo avrebbero
trattato con la durezza propria di
tutte le occupazioni, inasprita dal risentimento per la defezione dell’alleato, o vi si costituiva qualcosa
come un governo italiano che adempisse a tutte le funzioni proprie di
un governo… Che alla sua testa si
trovasse Mussolini o un altro, per
me non faceva differenza: l’importante era che quelle funzioni venissero assolte da qualcuno e che non
divenissimo una gente inselvatichita,
una terra senza legge e senza timor
di Dio né rispetto degli uomini’.
Dopo la guerra aderisce al Movimento Sociale, nelle cui fila viene
eletto, nel ‘51, consigliere comunale
a Torino.
[email protected]
5
Domenica 16 febbraio 2014
Focus
TRE LIBRETTI PER LE SCUOLE CHE DI FORMATIVO HANNO DAVVERO MOLTO POCO. LO DICE ANCHE IL MINISTERO
Quando l’ideologia si traveste da integrazione
I testi hanno il timbro delle Pari opportunità. Ma il vice ministro dichiara: “Non ne sapevamo nulla”
di Cristina Di Giorgi
educazione degli studenti italiani passa attraverso la diversità. Ed
è appunto “Educare
alla diversità a scuola”
il titolo del progetto che prevede la
redazione di tre volumetti destinati
ai bambini e ragazzi degli istituti
primari e secondari. Tre guide contro il bullismo e la discriminazione,
prodotte dal Dipartimento per le
Pari opportunità della Presidenza
del Consiglio, dall’Ufficio anti discriminazioni razziali e dall’Istituto
Beck. Questo almeno secondo gli
autori. Già, perché di tale “produzione” quelli delle Pari opportunità
L’
non ne sanno proprio nulla.
E’ quanto emerge dalle dichiarazioni
del vice ministro Maria Cecilia Guerra,
che ha sconfessato l’operazione affermando che “di questa ricerca ignoravamo addirittura l’esistenza”. Un
fatto che definire grave è dire poco,
soprattutto dato che i tre volumi sono
stati pubblicati e diffusi con il sigillo
del Dipartimento stesso. Che, dice
ancora il vice ministro, ha inviato “una
nota formale di demerito al direttore
dell’Unar Marco De Giorgi”. Oggetto
della comunicazione è appunto la
diffusione nelle scuole di materiale
non approvato e addirittura sconosciuto a chi avrebbe il compito di supervisionare ciò che viene pubblicato
sotto l’egida delle Pari opportunità.
Materiale che, tra l’altro, non è stato
valutato neanche dal Ministero dell’Istruzione (che invece dovrebbe
sempre avere voce in capitolo sulla
diffusione di strumenti didattici).
Secondo la ricostruzione di Maria
Guerra, l’Istituto Beck ha prodotto
il kit per insegnanti sulla base di un
contratto con l’Unar, che ha poi autorizzato la diffusione dello stesso
con il logo della Presidenza del
Consiglio-Pari Opportunità, senza
però darne comunicazione a chi di
competenza. “Una materia così sensibile – dice ancora Guerra – richiede particolare attenzione ai contenuti e al linguaggio. Questa attenzione, quando si parla a nome delle
istituzioni, ricade nella responsabilità
delle autorità politiche, che devono
però essere messe nella condizione
di esercitarla”. Anche e forse soprattutto quando si tratta di argomenti
estremamente particolari come
quello in questione, il cui impatto
su bambini e adolescenti può avere
conseguenze anche drammatiche.
“Sono convinta – conclude il vice
ministro – che l’educazione alle diversità sia cruciale. La finalità però
non deve mai essere quella di imporre una visione unilaterale del
mondo, ma quella di sollecitare nei
giovani senso critico e rispetto di
ogni specificità e identità, a partire
da quelle che coinvolgono l’ambito
affettivo e valoriale”. Fa eco a questa
netta presa di posizione anche la
dichiarazione del sottosegretario
all’Istruzione Gabriele Toccafondi,
che sottolinea la grande confusione
di compiti e rapporti tra l’Unar e il
Miur, “che non sa niente di quanto
viene deciso” dall’Ufficio anti discriminazioni razziali, “che produce
materiale per le scuole. Tra l’altro
con un’impronta culturale a senso
unico”.
Per carità, la questione del bullismo
e dell’integrazione va comunque
affrontata, soprattutto tra i giovani.
Ma di sicuro non imponendo punti
di vista di parte che stravolgono
modelli, valori e tradizioni millenarie.
Ed è proprio questo che cerca di
fare il progetto Educare alla diversità.
Sfogliando i tre libretti incriminati,
si legge infatti che la famiglia tradi-
zionale è uno “stereotipo da pubblicità”, che i due generi (maschio
e femmina) sarebbero solo un’astrazione, che la religiosità è un disvalore, che è una violenza leggere i
romanzi i cui protagonisti sono etero.
Lo denuncia Lucia Bellaspiga, che
su Avvenire scrive: si tratta di “una
serie di assurdità volte ad ‘instillare’
(questo il termine usato) nei bambini
fin dalla tenera età preconcetti contro
la famiglia, la genitorialità, la fede
religiosa, la differenza tra un padre
e una madre. Al loro posto un relativismo che non lascia scampo ad
alcun valore. Il tutto mascherato da
rispetto per le diversità e diritto alla
propria identità”.
Quanto all’uso specifico dei tre volumi, “dal punto di vista puramente
tecnico si tratta di materiali didattici
messi a disposizione di insegnanti
e studenti – spiega Roberto Pellegatta, preside dell’
Istituto
‘Meroni’ di Lissone (Mi) – che quindi
necessitano del parere concorde
di docenti e genitori”. Tra l’altro,
commentando i tre libri in questione,
il preside aggiunge: “mi sono confrontato anche con i colleghi delle
medie e delle elementari e a nessuno pare materiale appropriato
per la scuola: potrebbe essere adottato solo laddove qualche singolo
docente volesse agitare posizioni
molto ideologiche e usarlo come
strumento di battaglia”. Dittatura di
genere quindi. Altro che difesa dei
diritti e rispetto per le diversità.
ASPRE POLEMICHE SUL CONTENUTO DEI TRE MANUAL I DE L L’IS T IT UT O BE CK
La dittatura del politicamente corretto
I temi trattati e gli esercizi che gli insegnanti dovrebbero proporre ai bambini
L’
introduzione di Educare alla diversità chiarisce fin da subito le intenzioni e gli scopi
del progetto: “A un bambino è chiaro da subito che se è maschio, dovrà innamorarsi di una principessa, se è femmina di un principe. Non gli sono
permesse fiabe con identificazioni diverse”. E se è
vero che tutte le bimbe hanno sognato di essere al
posto di Cenerentola o Biancaneve e i bimbi di
trovare la loro Bella Addormentata, non per questo
sono cresciuti omofobi e irrispettosi delle differenze.
E di sicuro non sono le fiabe – che preservano sogni
ed innocenza - a minare la loro capacità di capire la
diversità. Eppure, stando ai volumetti dell’Istituto
Beck, i piccoli crescono con gli “stereotipi” della famiglia formata da una mamma e da un papà (donna
e uomo quindi), trascorrendo l’infanzia “senza accenni
positivi alle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender”, dando per scontato che l’orientamento
sessuale debba essere eterosessuale. Ed è proprio
per sfatare questi miti che sono state predisposte
linee guida per rieducare insegnanti e studenti delle
scuole elementari e superiori.
Programmi e progetti articolati in indicazioni per
maestri e professori, che attraverso letteratura, cinema
e confronti con ospiti gay o trans, dovranno spiegare
che esistono anche realtà diverse dallo “stereotipo
da pubblicità” della famiglia tradizionale. Senza usare
analogie che sottintendano “che l’eterosessualità sia
l’orientamento normale”. Niente regine che aspettano
il loro re quindi. E nemmeno maschietti appassionati
di calcio o formula uno. Meglio farli parlare di cucina
e incoraggiare le femminucce a giocare con le macchinine. E non finisce qui. Ci sono anche esempi di
problemini di aritmetica: “Rosa e i suoi due papà
comprano due lattine, se ogni lattina costa 2 euro
quanto hanno speso?”. Senza contare domande come
“un pregiudizio diffuso nei paesi di natura fortemente
religiosa è che il sesso vada fatto solo per avere bambini. Poiché invece la cosa che conta è il rispetto del
partner coinvolto nell’atto sessuale, potremmo ribaltare
la questione chiedendoci: i rapporti sessuali etero
sono naturali?”. E ancora: si suggerisce la visione di
film e documentari a tematica omosessuale e la preparazione di cartelloni con frasi tipo “che cosa fa una
famiglia quando ci sono due mamme o due papà”.
Questo per quanto riguarda le elementari. Alle medie
e superiori infatti il programma si “arricchisce” con
ulteriori indicazioni. “Coloro che in questo periodo si
accorgono di essere gay, lesbiche o bisessuali devono
sostenere sfide peculiari del loro orientamento”, e i
loro insegnanti devono essere preparati ad aiutarli,
evitando libri, temi o film in cui si presume che la
normalità sia quella del rapporto etero. Che invece
deve essere presentato “solo come uno dei possibili
orientamenti sessuali”. Suggerendo programmi tv
‘politicamente corretti’ o proponendo giochi che
vanno dalle associazioni di parole (“cosa vi viene in
mente quando dico le parole gay, lesbica, bisessuale,
trans?”) ai fatti e opinioni, in cui si analizzano e confutano le posizioni contrarie ai rapporti omosex. Che
sono considerati anormali solo per la scarsa considerazione che hanno avuto al cinema e in tv. Meglio
porvi subito riparo. Con film appositi tipo “Kràmpack”.
Questa la trama: “Nico e Dani sono due ragazzi sedicenni che si apprestano a trascorrere le vacanze insieme. È l’estate della perdita della verginità. I due in
passato avevano condiviso giochi di masturbazione
reciproca”.
Cose come queste rendono nostalgici della scuola
vecchio stile. Che a ben vedere non ha prodotto quei
mostri disumani che vogliono farci credere.
CdG
6
Domenica 16 febbraio 2014
IL QUARTIERE IN FESTA PER L’ARRIVO DEL PONTEFICE
Francesco all’Infernetto,
è un Papa da periferie
apa Francesco va in
periferia. Oggi il Pontefice si reca in visita
nella parrocchia di San Tommaso Apostolo all’Infernetto
(via Lino Liviabella 70) nel
cinquantesimo della sua fondazione. Ad accogliere il
Santo Padre, intorno alle 16,
ci saranno il cardinale vicario
Agostino Vallini e il vescovo
Paolo Schiavon, ausiliare del
settore sud della diocesi di
Roma, il parroco don Antonio
D''Errico e i sacerdoti del
presbiterio parrocchiale. Al
suo arrivo Papa Francesco
incontrerà i bambini del catechismo e i ragazzi che riceveranno il sacramento della Confermazione. "Stanno
preparando dei doni da offrirgli", anticipa don D''Errico,
che guida la comunità dal
2002. Il Pontefice si intratterrà
con alcuni disabili e malati
della parrocchia. "Nel nostro
territorio - aggiunge don
D'Errico - abbiamo anche
dei centenari e ben 11 case
di riposo". Nei locali della
parrocchia si tengono le attività di ''Happy time'', associazione formata da famiglie
di ragazzi con diversi tipi di
disabilità: anche con loro si
intratterrà Papa Francesco.
Poi saluterà alcuni dei piccoli
battezzati nell’anno con i loro
genitori. Quindi incontrerà i
membri del Consiglio pastorale parrocchiale e poi
avrà ancora il tempo per
confessare cinque persone.
P
Alle 18 il Santo Padre presiederà l’eucaristia, ''il fulcro
della visita'', come la definisce don Antonio che sarà
sull’altare per concelebrare
insieme al cardinale Vallini,
al vescovo Schiavon, al vicario parrocchiale don Pierangelo Margiotta (ordinato
sacerdote da Papa Francesco
lo scorso 21 aprile 2013), al
vicario cooperatore don Philip Larrey e ai collaboratori
parrocchiali don Antony George Pinto e don Francis Chigozie Onyia. Alla messa parteciperanno anche i sacerdoti
della Prefettura, che non concelebreranno ma distribuiranno la comunione. "Durante
l’offertorio - spiega don D’Errico - consegneremo al Papa
un aiuto concreto per i poveri. Circa 400 dei tanti partecipanti previsti prenderanno posto nell’aula liturgica,
per tutti gli altri sarà allestito
un maxischermo nel piazzale
davanti alla chiesa". Nella
parrocchia dell’Infernetto, oltre all’associazione San Tommaso onlus, che si occupa
della distribuzione di vestiario, suppellettili per la casa
e prodotti per l’infanzia a chi
ne ha bisogno, si segnala la
presenza dei gruppi Pi-Greco che si occupano di ricerca, studio e informazione
sulle sette e sui nuovi movimenti religiosi alternativi e
interviene nelle famiglie colpite da questi fenomeni.
V. B.
Da Roma e dal Lazio
SGOMINATA DAI CARABINIERI UN’ORGANIZZAZIONE CHE RICICLAVA AUTO DI LUSSO
I furti erano finti, la truffa vera
Simulavano la sparizione dei “macchinoni” che poi finivano in Nord Africa, a spese
di agenzie di leasing e compagnie assicurative: cinque arresti, tre ricercati
enunciavano il furto dell’auto,
ma in verità l’avevano semplicemente venduta ad un’organizzazione, con base tra
Roma e Verona, che le riciclava. E i “macchinoni” ricominciavano
a circolare, liberamente, in Nord Africa.
La truffa è stata però scoperta dai Carabinieri, al termine dell’operazione
“Maggiolino”, coordinata dal sostituto
Procuratore della Repubblica presso il
Tribunale di Roma, Nadia Plastina. Il bilancio? Otto misure cautelari e tredici
decreti di perquisizione nei confronti di
altrettanti indagati, ritenuti a vario titolo
responsabili di aver costituito un sodalizio
criminale finalizzato al traffico internazionale di autovetture di lusso da ricollocare sul mercato extraeuropeo e alla
falsificazione di documenti di circolazione di autovetture. Al momento i provvedimenti notificati sono cinque (due
in carcere, uno agli arresti domiciliari e
due di sottoposizione all’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria), mentre gli altri tre hanno fatto perdere le
proprie tracce e sono pertanto ricercati.
L’indagine parte nel lontano ottobre del
2012: nonostante la sua complessità, ha
consentito di acclarare responsabilità
penali a carico di 22 soggetti, italiani e
stranieri, i quali, con ruoli differenti,
hanno partecipato alle diverse fasi delle
operazioni di riciclaggio delle autovetture
mediante l’esportazione delle stesse
con modalità tali da ostacolarne l''identificazione ed impedirne il rintraccio.
Gli elementi raccolti, sia grazie ai numerosi servizi di osservazione e pedinamento, nonché attraverso intercettazioni telefoniche di utenze italiane ed
internazionali, hanno delineato l’esistenza
D
di una persistente ed illecita attività di
acquisizione di autovetture in territorio
italiano finalizzata, previa falsificazione
della documentazione atta a comprovarne la provenienza, alla successiva
riallocazione degli autoveicoli all’estero,
in particolare in Spagna, Marocco, Algeria e Mauritania.
Le autovetture, ''ordinate'' all’organizzazione da ignoti acquirenti esteri, venivano individuate in Italia e acquisite
da detentori compiacenti, quasi sempre
titolari di contratti di leasing o noleggio,
i quali dapprima le ''alienavano'' all’organizzazione dietro un corrispettivo in
denaro notevolmente inferiore al valore
di mercato e, successivamente, dopo
aver avuto conferma dell’avvenuta esportazione e, dunque, della ''messa in sicurezza'' del veicolo, ne denunciavano
falsamente il furto alle forze dell’ordine,
con grave danno per le società di leasing
o noleggio proprietarie delle vetture e,
soprattutto, per gli istituti assicurativi
tenuti al conseguente indennizzo. Le
autovetture acquisite, previa formazione
di falsa documentazione attestante la
legittima detenzione delle stesse in capo
ai vari autisti di volta in volta individuati,
raggiungevano così il nord Italia ed
espatriavano in Francia, proseguendo
verso la Spagna e terminando il proprio
viaggio in paesi extra-Schengen, ove
non sarebbero state più tracciabili.
Tra le auto illecitamente esportate, tutte
nuovissime e di notevole valore, figurano
Porsche, Audi, Mercedes, Volkswagen,
Bmw e Range Rover, acquisite in Italia
dall’organizzazione a circa il 20% del
loro valore e rivendute all’estero a prezzi
competitivi. Il volume d’affari accertato
dell’intero gruppo criminale ammonterebbe a circa 500.000 euro.
Valter Brogino
VETRALLA
Comune senza soldi, il sindaco “declassa” la Cassia
Troppe buche, limite di 30 all’ora sulla strada consolare. E il sindaco minaccia: “potrei anche chiuderla”
N
on c’è più una lira,
anzi un euro. Perciò
chiudo la Cassia.
L’annuncio choc è arrivato
da Sandrino Aquilani, sindaco (centrodestra) di Vetralla, comune in provincia
di Viterbo che sorge proprio lungo il tracciato della
consolare, utilizzata ogni
giorno da migliaia di pendolari. Un annuncio che il
primo cittadino ha fatto pervenire alla stampa, spiegando chela sua amministrazione “nonostante gli
impieghi di ingenti risorse
economiche proprie, negli
anni destinate alle manutenzioni stradali, non avrà
più la possibilità di intervenire sulla viabilità. Un altro degli effetti devastanti
della Spending Review e
del Patto di Stabilità. Il Comune di Vetralla non può
mantenere un’arteria stradale nazionale, quale è la
Cassia, senza le risorse economiche necessarie. Il sindaco, in assenza di interventi urgenti per garantire
la sicurezza degli automobilisti e dei pedoni si vedrà
costretto a limitare il transito
sulla Strada Statale Cassia
che attraversa il territorio
di Vetralla per ben sette
chilometri”.
Tutta colpa delle buche: i
dissesti stradali erano già
pronunciati, ma l’ultima ondata di piogge sta creando
seri problemi di sicurezza.
Così, come annuncia lo stesso piccolo comune di Vetralla, “la prima misura prevedrà la riduzione del limite
di velocità dagli attuali cinquanta ai trenta chilometri
orari. Non è escluso inoltre
il ricorso alla emissione di
un’ordinanza sindacale per
la chiusura, seppure temporanea, del tratto stradale
che attraversa Vetralla, provvedimento dettato dalla necessità di garantire la sicurezza, la pubblica incolumità
e la salute delle persone”.
Il fatto è che la legge prevede che siano i comuni a
farsi carico della manutenzione stradale anche delle
strade statali, se queste attraversano centri abitati. E
proprio “disfarsi” di questa
ingombrante e costosa
competenza sta diventando
la parola d’ordine a Vetralla.
Dove, è sempre quanto si
legge nella posizione ufficiale espressa dall’amministrazione si sta valutando
”l’opportunità di rivedere
i confini del centro abitato
allo scopo di consegnare
l’attuale tratto definito traversa interna, agli enti competenti. Stessa sorte per le
strade provinciali a suo tempo assegnate al Comune
con l’intervento dell’Ufficiale Giudiziario. Nell’immediato, si consiglia ai conducenti di mezzi pesanti ed
agli automobilisti diretti
verso destinazioni extraurbane, di optare per vie di
comunicazione alternative,
visti i forti rallentamenti
che si stanno verificando
in questi giorni sul tratto
interno della Cassia nel territorio di Vetralla”.
Gustavo Lidis
7
Domenica 16 febbraio 2014
Dall’Italia
VENEZIA TERRA DI CONQUISTA DEI VENDITORI ABUS IVI
Cameriere “ostaggio” dei bengalesi
Il dipendente del Gran Caffè Quadri stava portando tre paia di stivali a dei clienti
quando è stato accerchiato da alcuni extracomunitari: “Questo luogo è nostro”
iazza San Marco, il ‘salotto
buono’ di Venezia, ostaggio dei
venditori abusivi
bengalesi che non esitano
a ricorrere alle minacce
per allontanare chi cerca,
legalmente, di lavorare. La
triste realtà viene confermata dall’ennesimo episodio di violenza che ha fatto
scattare la denuncia di Raffaele Alajmo, co-gestore,
insieme al fratello, del Gran
Caffè Quadri. È stata proprio il comportamento incivile e prepotente degli
straieri a metter in fuga
alcuni clienti.
Il fatto è successo martedì
sera, quando, come spiega
il sito ‘Nuova Venezia’, tre
clienti che avevano prenotato una cena si sono fermati in bacino Orseolo.
Non avevano gli stivali e
c’era l’acqua alta. A quel
punto il direttore del ristorante Francesco Trevisan, ha incaricato un cameriere di sala di andare a “recuperare” i tre, consegnandogli tre
paia di stivali “usa e getta”. Il dipendente del ristorante è così uscito
dal locale, avviandosi verso la clien-
P
tela. Mentre stava camminando sotto
le Procuratie è stato avvicinato da
alcuni bengalesi che solitamente
fanno gli abusivi in piazza San Marco,
convinti che l’uomo avesse l’intenzione di vendere gli stivali, così da
far loro concorrenza. Lui ha tentato
PORDENONE – INCESTO CHOC
Abusa della figlia
e la fa abortire
La ragazzina ha interrotto due volte la gravidanza
Ghanese mostro condannato a 12 anni di carcere
invano di spiegare che in realtà li
stava per portare a dei clienti. Prima
di arrivare davanti ai tre l’uomo si è
trovato circondato: “Questo è il nostro
territorio”, hanno affermato in coro
almeno sei stranieri.
Morale della favola: gli stranieri
hanno impedito al cameriere, fisicamente, di consegnare gli stivali ai clienti
che in quel momento si
erano avvicinati. I bengalesi
pretendevano di vendere i
loro stivali alle tre persone
bloccate dall’acqua. Dopo
un breve battibecco il cameriere e i clienti, temendo
per la loro incolumità fisica,
sono scappati: il cameriere
ha deciso di tornare al ristorante, mentre i clienti
sono rincasati rinunciando
alla cena.
Un danno non solo d’immagine ma anche economico che di certo non è
stato ‘digerito’ dal gestore
del locale. L’indomani il cameriere e il direttore del
ristorante si sono recati dai
carabinieri dove hanno presentato denuncia. “Episodi
del genere non erano mai
accaduti – ha spiegato
Francesco Trevisan Spesso
– mandiamo via gli abusivi perché
vengono nel plateatico a vendere
rose oppure quando lanciano i dardi
luminosi in aria e poi questi cadono
sui tavolino con i clienti seduti attorno.
Sono cose inconcepibili”.
Per protesta e per rendere pubblico
l’accaduto, la copia della denuncia è
stata affissa ad una porta del noto ristorante degli stellati fratelli Alajmo.
“Abbiamo voluto manifestare lo stato
di disagio sempre più crescente –
spiega all’Ansa Alajmo – per quanto
accade in Piazza San Marco. Il numero
di bengalesi che vendono abusivamente e infastidiscono le persone è
in costante aumento. I controlli ci sono,
li vediamo. Ma forse non bastano, c’è
un vuoto normativo su come affrontare
la situazione. Combatterli è come rastrellare la sabbia”.
Come raccontano sempre i quotidiani locali, la minaccia al cameriere
non è un episodio isolato: qualche
settimana fa un gruppo di americani
era arrivato alle mani con un alcuni
venditori per una rosa infilata nel
“décolleté” di una ragazza. E ancora:
una donna era stata accerchiata da
una decina di bengalesi perché si
era rifiutata di pagare il grano che i
venditori avevano messo in mano
ai suoi due nipotini.
Già perché ormai la Serenissima è
diventata terra di conquista da parte
di quegli extracomunitari abusivi
che vendono cianfrusaglie, ombrelli
o stivali. A seconda del tempo e
dell’altezza della marea. E a pagarne
le spese sono i gestori dei locali e i
turisti.
Miriana Markovic
MILANO – L’ENNESIMO EPISODIO DI VIOLENZA
San Valentino di sangue:
accoltellato un militare
Un carabiniere, intervenuto per sedare una lite,
è stato colpito da un marocchino pluripregiuducato
finito nel sangue il San Valentino
di un carabiniere accoltellato alla
gola durante una lite a Carugate,
nel Milanese. Erano circa le 20 e David
Nicoletti, militare in servizio a Monza,
40 anni, stava andando a prendere la
moglie che gestisce un’attività di fiorista
per festeggiare la ‘festa degli innamorati’, quando si è accorto che fuori dal
locale bar Cocoon era in corso una
rissa.
Resosi conto dell’acceso diverbio tra
due uomini, un italiano 40enne ed un
marocchino 39enne, il militare è intervenuto. Lo straniero pluripregiudicato
a quel punto ha estratto un taglierino
con una lama di dieci centimetri dal
giubbotto ed ha colpito il militare al
braccio ed alla gola recidendo la giugulare esterna.
Soccorso da presenti terrorizzati, il carabiniere è stato trasportato in codice
rosso al San Raffaele di Milano, dove
gli sono stati riscontrati una ferita all’orecchio, parzialmente reciso e una
ferita dal collo all’addome, ma i sanitari
ritengono che non sia in pericolo di
vita.
Come racconta ‘Il Giorno’ il marocchino
ha atteso l’arrivo delle forze dell’ordine
È
stata costretta per
anni a subire continue
violenze proprio dentro le mura domestiche.
Senza potersi ribellare. Doveva tollerare in silenzio
quei continui abusi messi
in atto proprio dal padre.
Un orco che non solo ha
approfittato della figlia innocente ma che l’ha addirittura lasciata incinta, per
ben due volte, gravidanze
che in entrambi i casi sono
state interrotte.
Ed è proprio per questo
motivo che è venuta alla
luce una realtà squallida.
Sono stati infatti proprio i
servizi sociali a segnalare
il caso dopo che la ragazzina per fu sottoposta la
seconda volta a un inter-
È
vento per abortire.
L’uomo, un ghanese di 53
anni residente a Pordenone,
è stato ora condannato a
12 anni di carcere. L’accusa
era di violenza aggravata
nei confronti della figlia
adolescente. Dalle indagini
è emerso che la ragazzina
era stata costretta ad avere
rapporti sessuali con il padre per alcuni anni. Ne aveva appena 13 anni quando
il genitore abusò di lei per
la prima volta.
Il tutto senza che la madre
facesse nulla: la donna infatti, pur sapendo quello
che succedeva alla figlia,
ha sempre negato.
Un fatto sconvolgente figlio
di una mentalità perversa.
M.M.
seduto su una sedia davanti al bar,
trattenuto a viva forza, sorvegliato a
vista dai testimoni.
Lo straniero pluripregiudicato, è stato
arrestato. L’accusa, per lui, è di tentato
omicidio. Tra i suoi precedenti ci sono
anche rissa e porto abusivo di armi.
Al momento non risulta alcun provvedimento nei confronti dell’altro uomo
coinvolto, su cui l’autorità giudiziaria
al momento si riserva di procedere.
Intanto comunque i carabinieri sono
al lavoro per ricostruire l’esatta dinamica del’accaduto. “Perdeva sangue
come acqua da una fontana. Era pallido
come uno straccio, poveraccio. Sveniva
e rinveniva. Mi ha fatto una gran pena”,
ha raccontato un testimone. “Si è avvicinato ai due che litigavano con calma,
senza agitazione, con gentilezza, sapeva
quello che faceva. Pochi istanti dopo
abbiamo sentito l’urlo della moglie”
ha aggiunto un altro testimone. Quando
il ferito, tamponandosi il collo sanguinante con le mani, gli ha detto di essere
un carabiniere, l’accoltellatore non gli
ha creduto. “Quasi lo prendeva in giro
– racconta ancora un testimone – Rideva. Poi ha capito che era vero, è andato in panico: ‘Che casino ho fatto’,
ripeteva”.
È l’ennesimo episodio di violenza nel
milanese. In quella che una volta era
una metropoli di livello mondiale, e
che ora sta morendo di microcriminalità. Chi vive a Milano lo sa: la città è
sotto stupro continuo. La convivenza
tra l’italiano e l’extracomunitario è impossibile: agli incroci, ogni mattina,
non si arriva alla rissa per puro miracolo, con le insistenze di chi vuole lavare i vetri all’auto. Per non parlare
poi della stazione Centrale. Problemi
che si estendono, via via, dal centro
alla periferia.
Carlotta Bravo
8
Domenica 16 febbraio 2014
Dall’Italia
FONTANELICE (BOLOGNA) - MATTEO VISANI HA CONFESSATO
Estorsione, in manette vicesindaco del Pd
Beccato in fragranza di reato mentre cercava di intascarsi 50mila euro
finito in manette mentre
cercava di intascarsi un
mazzetta di 50mila euro.
È crollato e ha confessato,
ieri, dopo un lungo interrogatorio il vicesindaco del Pd del
Comune di Fontanelice (Bologna),
Matteo Visani, 33 anni nato a Faenza,
arrestato giovedì sera per estorsione.
L’indagine, come ricostruisce ‘Il Resto del Carlino’ era stata avviata in
seguito alla denuncia sporta dal titolare di un’azienda della zona, poiché il 25 gennaio scorso, aveva ricevuto una busta non affrancata, da
mittente anonimo, con all’interno un
foglio in formato A4, dattiloscritto
con il quale si minacciava di rivelare
presunti illeciti commessi dall’imprenditore nella gestione dei suoi
affari. Poi, il 3 febbraio, un’altra lettera
dal contenuto alquanto ostile. “Hai
sbagliato! Adesso sono diventati
50.000 euro. Lasciali mercoledì alle
18:30 all’incrocio tra Via del Signore
e Via Portonovo sotto lo stop, in una
borsa coperti bene che non si bagnino”.
È
L’ultima volta, lunedì 10 febbraio,
un’altra lettera che invitava la vittima
a lasciare 50.000 euro alle ore 18.30
di giovedì 13 febbraio, nel punto
stabilito la volta prima. La sera pre-
cedente però i carabinieri di Molinella avevano installato una telecamera ad alta definizione nei pressi
della cassetta postale e il contenuto
registrato dal dispositivo elettronico
mostrava un soggetto calvo, di corporatura robusta, calzante un paio
di guanti neri in pelle, che imbucava
la lettera: era Matteo Visani.
La conferma è arrivata proprio giovedì sera: alle 19, Visani, al volante
di una Volkswagen Golf, continuamente monitorato dai carabinieri, è
partito da Fontanelice e giunto a
Portonovo ha iniziato a transitare a
bassa velocità per due ore consecutive nei pressi del luogo in cui la
vittima aveva lasciato, come da sue
richieste, un sacco di plastica di colore nero contenente tre mazzette
simulanti denaro contante. Quando
si è accorto che al posto dei soldi
c’era soltanto della cartaccia, è tornato frettolosamente a bordo della
Golf, ripartendo a tutta velocità in
direzione di Imola. I carabinieri sono
intervenuti e lo hanno fermato. Visani
è stato trasferito in carcere a Bologna
con l’accusa di estorsione.
Accusa che ha poi trovato conferma
nell’interrogatorio: durante la convalida dell’arresto l’uomo ha confessato spiegando al giudice di es-
sere provato da un forte disagio
psicologico e ha chiesto di restare
in carcere.
Durante una perquisizione i militari
hanno trovato e sequestrato a Visani
altre due lettere dal contenuto estorsivo indirizzate ad una seconda persona, diversa da quella che aveva
fatto la denuncia. E altre lettere diffamatorie, indirizzate e riferite ad
un’altra persona ancora: l’ipotesi
degli inquirenti è, quindi, che prima
il politico allarmasse le persone con
le diffamazioni, poi scrivesse le missive estorsive.
Sul piano politico, invece, ha già
deciso la Commissione di Garanzia
del Pd di Imola, che si è riunita ieri:
“non compatibile la permanenza di
Matteo Visani nel Pd”. Pertanto, spiega una nota del Pd, condivide la
proposta del segretario dell’Unione
territoriale di espulsione dal partito
e la verifica della possibilità del
partito di costituirsi parte civile nel
procedimento a carico dell’amministratore.
Carlotta Bravo
PARTITA SUL FILO DEL RASOIO. TRA I FAVORITI IL GOVERNATORE USCENTE CAPPELLACCI
Regionali: 1,5 milioni di sardi alle urne
Si voterà dalle 6 e 30 del mattino fino alle 22. Sessanta i seggi in palio
C
ountdown in Sardegna.
Chiusa la campagna
elettorale, la parola torna ai cittadini. Un milione e
mezzo di sardi (724.795 uomini
e 754.489 donne) saranno chiamati alle urne per scegliere il
nuovo governatore e i consiglieri della quindicesima legislatura.
Sei i candidati presidenti: Ugo
Cappellacci, governatore uscente e esponente del centrodestra,
Francesco Pigliaru, sostituto di
Francesca Barracciu, vincitrice
delle primarie del Pd, spazzata
via da un’indagine giudiziaria,
e Michele Murgia di Sardegna
Possibile. Ci sono anche Mauro
Pili (ex Pdl, Unidos), Pier Franco
Devias (Fronte indipendentista
Unindu) e Gigi Sanna (Movimento Zona Franca).
Una campagna elettorale non
priva di colpi di scena, caratterizzata dal giallo sulle liste non
ammesse. Due, infatti, i candidati
esclusi durante la presentazione: Michelangelo Serra (Iride,
Onestà e progresso) e Cristina
Puddu (Indipendentisti di Meris). Molti anche i partiti esclusi
e poi riammessi dal Tar.
La partita però è tutt’altro che
scontata. In virtù della nuova
legge elettorale regionale chi
vincerà potrebbe ottenere, qualora superasse il 40% dei consensi, il 60% dei seggi (36 seggi
su 60); o se si fermasse tra il
25% e il 40%, avrebbe il 55%
dei seggi (33 su 60). Entriamo
nel dettaglio della legge. Si tratta di un turno unico e senza
ballottaggio: il taglio del numero
dei consiglieri regionali da 80
a 60 (1500 i candidati in corsa),
la scomparsa del listino collegato al presidente e lo sbarramento al 10% per le coalizioni
e al 5% per le liste fuori dalle
alleanze.
Le polemiche, tuttavia, hanno
interessato anche la nuova legge
elettorale. Il Consiglio regionale
uscente ha bocciato a scrutinio
segreto il principio della doppia
preferenza di genere, già testato
nelle ultime amministrative.
Si potrà votare dalle ore 6 e 30
alle 22. Da lunedì dalle 7 lo
spoglio.
Giuseppe Sarra
IL S E NATORE MANCUSO, GIÀ SINDACO DI SANT’AGATA DI MILITELLO, INDAGAT O PE R PRE S UNT I APPALT I T RUCCAT I
Messina, Ncd finisce nel cemento
La difesa del parlamentare: “Si tratta dell’ennesimo attacco alla mia persona”
uovo Centrodestra nei guai. A ‘macchiare’ la creatura dell’ex vicepremier
Angelino Alfano l’inchiesta che ha travolto
il senatore azzurro Bruno Mancuso. Il parlamentare alfaniano, già sindaco di Sant’Agata
di Militello nel Messinese, è finito nel registro
degli indagati nell’ambito di un’indagine della
Squadra Mobile di Messina che ha voluto vederci chiaro sugli appalti comunali. Otto le
misure cautelative emesse dal gip del Tribunale
di Patti su richiesta della Procura locale, mentre
undici sono gli avvisi di garanzia. Intanto le
indagini degli investigatori, iniziate nel 2010
in seguito alle denunce di un imprenditore
edile e di un ex consigliere comunale, proseguono senza sosta.
N
Agli arresti domiciliari sono finiti Giuseppe
Contiguglia, 55 anni, ingegnere, dirigente
dell'Area strategia e sviluppo territoriale del
comune di Sant'Agata di Militello; Antonino
Naso, 51 anni, architetto, funzionario comunale;
Calogero Silla, 48 anni, ingegnere, in servizio
presso il settore Area Lavori pubblici e tutela
del territorio del comune. E’ stato disposto
l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, inoltre, per Maria Grazia Meli Bertolone,
58 anni, anche lei in servizio nell’ente incriminato. Disposto, invece, il divieto di dimora
nel Comune di Sant’Agata nei confronti di
Carmelo Gambadauro, 44 anni, architetto e
dirigente comunale. Stesso provvedimento
è stato emesso nel Comune di Caprileone
anche per Francesco Antonino Spitaleri, 58
anni, capo ufficio tecnico del Comune di
Caprileone; Francesco Armeli, 59 anni, dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di San
Marco d'Alunzio, e Sebastiano Liuzzo, 38
anni, architetto.
“La lunga attività investigativa, raccolta in
due informative a carico di 47 persone, ha
fatto emergere l’esistenza di un comitato
d’affari, collocato ai vertici tecnico - amministrativi del comune di Sant’Agata Militello,
che ha svolto la propria attività di istituto –
spiegano gli inquirenti - come una forma di
potere esercitato per piegare l’attività di amministrazione e di governo al conseguimento
di interessi personali, sia di carattere econo-
mico che politico-elettorale, forgiando complesse procedure amministrative a guisa di
un vero e proprio sistema politico-affaristico
di tipo criminale”.
Nel mirino degli investigatori l’ingente quantità
di fondi pubblici. L’amministrazione Mancuso
– secondo le prime ricostruzioni, infatti avrebbe avuto un’attività particolarmente intensa nel settore dei lavori pubblici, con finanziamenti regionali, che hanno superato,
abbondantemente, l’importo di 100 milioni
di euro.
Immediata la replica del senatore del Ncd:
“Si tratta dell’ennesimo attacco alla mia persona che ha svolto sempre la sua attività di
sindaco nell’interesse unico di Sant’Agata e
della comunità”. Mancuso ha aggiunto, inoltre,
che “pur essendo già di per sé marginale la
mia posizione rispetto alla natura delle indagini, dimostrerò la mia totale estraneità ai
fatti che mi vengono contestati e dei quali
non sono a conoscenza”.
G.S.
9
Domenica 16 febbraio 2014
Dall’Italia
LA DONNA ERA SCOMPARSA DA 45 GIORNI, TROVATA ESANIME IN UN RUSCELLO
Aosta: ritrovato il corpo di Christiane Seganfreddo
Per gli inquirenti si tratta dell’insegnante, lo confermano i suoi indumenti. Probabile il decesso accidentale
n tragico epilogo per la
vicenda di Christiane Seganfreddo, l’insegnante di
43 anni di Aosta scomparsa da casa lo scorso 30
dicembre. Secondo quanto raccolto
dalle testimonianze si era allontanata
volontariamente dalla propria dimora, forse per fare una passeggiata.
Probabilmente tentava di raggiungere uno dei sentieri che attraversa
la collina di Aosta, ed è caduta nel
ruscello dalle acque gelide.
La donna lascia Renato Guille, suo
marito e un figlio di due anni.
Il marito della donna scomparsa,
aveva più volte sostenuto agli inquirenti che la donna si fosse allontanata volontariamente dalla sua dimora, in una situazione di confusione
mentale alla ricerca di una clinica
dove poter curare la sua patologia
agli occhi, ossia “miastenia oculare”,
una malattia che l’avrebbe portata
alla cecità. Tra l’altro le intenzioni
della donna sarebbero state confutate dalla cronologia dei siti internet
visitati dal tablet in suo possesso cancellata dall’insegnante ma recu-
U
perata dalla Polizia postale – dal
quale emergono 13.000 pagine web
relative alla malattia.
Dopo 45 giorni di ricerche, tra i
sentieri e i dirupi che Christiane
potrebbe aver raggiunto a piedi da
casa perlustrati con un'unità cinofila,
specializzata anche nell'individuazione di tracce ematiche e di resti
umani, è stato ritrovato il suo corpo
esanime. Ma a scoprire il cadavere,
in un terreno dell'Institut agricole
regional, in una zona ricca di sentieri
che collegano le varie frazioni sulla
collina del capoluogo valdostano, è
stato un addetto alla cura delle vigne,
verso le 11.30 di ieri mattina. Sul
posto sono giunti anche il pm, Pasquale Longarini, e il questore di
Aosta, Maurizio Celia. Il corpo era
in un ruscello, fra le vigne della te-
nuta, nei pressi della frazione Grand
Signayes di Aosta. Non è da escludere l’ipotesi della caduta accidentale di Christiane mentre attraversava
il terreno per raggiungere uno dei
sentieri delle colline di Aosta, più
volte perlustrato nelle scorse settimane durante le ricerche. Il questore
di Aosta, Maurizio Celia, dopo una
prima ricognizione dell’abbigliamento del corpo ha asserito che:
«Al 99% è il corpo di Christiane
Seganfreddo». Un dato confermato
dagli inquirenti: le fattezze del volto,
gli stessi abiti che la donna indossava
l’ultima volta che aveva lasciato la
sua casa nonché un monile al collo
cui era affezionata.
È stato trovato il suo corpo adagiato
su un fianco col volto semi appoggiato sul terreno a due km da casa
della donna. Per gli inquirenti il cadavere si trovava lì da tanti giorni,
probabilmente dallo stesso giorno
della scomparsa. Il corpo ricomposto
è stato trasportato al cimitero di
Aosta dove saranno effettuati gli
esami autoptici.
Chantal Capasso
BRIANZA – VIOLENZA DENTRO LE MURA DOMESTICHE
Uccide i genitori e si costituisce
Giuseppe La Mendola, con problemi psichiatrici, ha assassinato la madre e il padre nell’appartamento che condividevano
H
a ucciso la madre e il padre e, dopo
aver compiuto il folle gesto, ha chiamato
i carabinieri. La tragedia si è consumata
venerdì sera, verso le 20.30, a Veduggio con
Colzano (Monza Brianza), nell’appartamento in
cui viveva una famiglia originaria della provincia
di Agrigento. Giuseppe La Mendola, 41 anni,
reo confesso, divideva la casa con gli anziani
genitori, il padre Vincenzo di 74 anni e la madre
Angelina Incannella di 78 anni.
Dai primi rilievi le vittime sono state uccise
con un grosso portavaso in vetro. Uno dei coniugi
ha tentato di fuggire ed è stato colpito dal figlio
sul pianerottolo del condominio. Dopo l’efferato
duplice delitto, l’uomo ha chiamato i militari
proferendo frasi fra cui, pare, “non mi sopporta
nessuno”.
Quando i carabinieri sono arrivati sul posto,
una palazzina in via Dante, hanno trovato i due
corpi a terra con evidenti segni di violenza al
capo e al corpo. L’uomo, che si trovava in
evidente stato confusionale, si è lasciato ammanettare senza opporre resistenza.
Secondo indiscrezioni La Mendola era da diverso
tempo in cura presso il Centro Psicosociale di
Carate Brianza per uscire da uno stato di profonda
depressione nel quale era caduto da circa tre
anni. Dopo aver perso il lavoro proprio a causa di
questo suo problema, pare che fosse diventato
dipendente dal gioco e spendeva molti soldi tentando la fortuna alle macchinette dei bar. Questo
suo vizio lo portava spesso a scontrarsi con i genitori e gli inquirenti pensano che il duplice omicidio sia stato commesso all’apice dell’ennesimo
litigio scoppiato tra le mura domestiche. Nessuno
poteva immaginarsi un epilogo del genere anche
perché pare che l’omicida non è mai stato violento,
né si era mai dimostrato pericoloso.
Dopo il fermo è stato trasferito nel carcere di
Monza in attesa della convalida da parte del gip
e del primo interrogatorio. Per tutta la notte i carabinieri hanno interrogato sia lui, che i vicini di
casa. Il movente non è comunque ancora chiaro:
oltre all’ipotesi del raptus improvviso c’è ancora
in campo quella di una premeditazione.
Barbara Fruch
NAPOLI – IL 36ENNE VITTIMA DEL SIST E MA
Licenziato, diventa un rapinatore seriale
Incensurato, si avvicinava alla commesse mostrando loro un taglierino
Con gli inquirenti si è giustificato: “Ero in difficoltà, ho perso anche la casa”
tto rapine in una settimana di cui cinque in
un solo giorno. Le vittime erano sempre
giovani commesse. Ma anche lui è definito
una vittima del sistema giustificando i sui gesti criminali come una necessità. Il bisogno di recuperare
soldi dopo aver perso il lavoro e anche la casa.
A stringere le manette attorno ai polsi di Giuseppe
Mele, 36 anni incensurato, accusato di rapina aggravata e continuata sono stati i carabinieri del
nucleo radiomobile di Napoli.
L’uomo è ritenuto responsabile di rapine consumate
in otto esercizi commerciali, cinque dei quali con-
O
sumati nella sola giornata del 5 febbraio tra Vomero,
Fuorigrotta e Bagnoli a Napoli. La procedura era
sempre la stessa: entrava nei negozi tranquillamente,
mai concitato, si avvicinava alle commesse, sempre
giovani donne, e mostrando un taglierino, quasi
come se fosse un oggetto qualsiasi, chiedeva loro
di consegnare l’incasso. I singoli colpi, per un
totale di circa 3000 euro, vanno da un minimo di
150 euro ad un massimo di 800 euro in negozi di
calzature, elettrodomestici, borse, profumerie e abbigliamento per bambini.
Ai carabinieri ha confessato i colpi dicendo di aver
agito in seguito alle difficoltà economiche personali:
era stato licenziato, aveva perso il suo lavoro di imbianchino, e anche la casa.
Di sicuro Mele non può essere considerato un
esperto malvivente: ha fatto le rapine nella stessa
zona della città, quella occidentale (tra il Vomero e
Fuorigrotta), a volto scoperto e sempre indossando
riconoscibilissimi abiti con vistose macchie di
vernice. Non solo: pare che l’uomo abbia scelto le
sue vittime, tutte donne, perché sono più facilmente
gestibili degli uomini.
Nel corso delle perquisizioni nell’abitazione della
suocera dove l’uomo e la moglie si erano trasferiti
dopo aver perso la casa, i militari hanno trovato e
sequestrato il taglierino e gli abiti del giovane che
erano stati indicati dalle vittime perché con vistose
macchie di vernice. Subito dopo il provvedimento,
il 36enne ha ammesso i reati. Il gip di Napoli ha
convalidato il fermo.
Sempre in Campania, ma nel Beneventano, c’è
stata un’altra rapina compiuta “per necessità”: i carabinieri hanno arrestato due giovani di 23 e 19
anni, ritenuti i responsabili di un colpo in un distributore di benzina di Bucciano dove sono stati rubati
appena 100 euro. I due giovani hanno confessato
ai militari di averlo fatto perché non avevano i soldi
per fare i regali di San Valentino alle fidanzate.
Se di ceto la necessità di sfamarsi non può essere
comparata a quella dei surplus come i regali per il
14 febbraio, i fatti mettono comunque nuovamente
in rilievo le difficoltà degli italiani. Cittadini disperati
che pur di mettere insieme il pranzo con la cena
commettono reati.
B.F.
10
Domenica 16 febbraio 2014
Società
UNA RICERCA SULLA RIVISTA SCIENTIFICA “FLAVOUR” SPIEGA QUALI SARANNO LE NOSTRE ABITUDINI CULINARIE
Tecnologia in cucina... come si mangerà in futuro?
Pasti plurisensoriali, ordinazioni senza camerieri, bevande virtuali e cucchiai che vibrano se mangi troppo
di Chantal Capasso
Alla domanda posta dalla
rivista scientifica Flavour
se la tecnologia potrà migliorare le abitudini culinarie nel nostro futuro,
risponde pubblicando la ricerca
effettuata da Charles Spence e Betina
Piqueras-Fiszman.
A
Al di là della già nota cucina molecolare, che trasforma la gastronomia
in una disciplina empirica legata
alla valorizzazione della trasformazione che subisce il cibo durante la
sua preparazione. Possiamo già
ipotizzare fra un paio d’anni una
cena conviviale con amici e parenti
che potranno scegliere se essere
presenti fisicamente o virtualmente.
Lo sviluppo e l’utilizzo delle nuove
tecnologie ha alimentato la crescita
della cosiddetta cucina “innovatrice”,
non si fermerà e assisteremo ad
una rivoluzione nel nostro modo di
mangiare attraverso un intelligente
connubio tra cibi e bevande con la
più recente tecnologia digitale.
Già si assiste a qualche innovazione
all’interno di alcuni ristoranti, ad
esempio i camerieri scrivono gli
ordini sui tablet che vengono direttamente trasmessi per via elettronica
in cucina, così i bloc-notes diventano
strumenti obsoleti. Anzi fra un po’
anche gli stessi camerieri tenderanno a sparire, succede già nell’avveniristico ristorante londinese
“Inamo”, qui si ordina direttamente
pigiando la proiezione della pietanza
sul proprio tavolo. Sempre in Inghilterra, molto originale è il piatto
titolato “Il suono del mare” del ristorante Fat Duck di Bray, dove si
può apprezzare un pasto “polisensoriale”. Il cameriere porta un vassoio pieno di frutti di mare oltre ad
una conchiglia dove penzolano un
paio di auricolari per i-pod. Mettendo quest’ultimi nelle orecchie
puoi ascoltare, mentre assapori il
cibo, il rumore delle onde che si
infrangono dolcemente sulla spiaggia e i gabbiani che volano nel
cielo. Per non parlare della bevanda
virtuale distribuita in Giappone,
dove Hashimoto e colleghi hanno
brevettato un dispositivo che riproduce perfettamente suoni e le vibrazioni che ci si aspetterebbe provando a bere da una cannuccia,
senza ingerire nulla, lo scopo? Puro
divertimento. Altra stranezza nipponica quella prodotta dall’azienda
Kayac che ha dato vita ad un’applicazione chiamata "EverCrisp" che
riproduce e al tempo spesso migliora il suon del cibo masticato.
Un’altra tecnologia nota già a molti
è il sistema legato ai QR code, codici
a barre bidimensionali contenenti
informazioni comunemente lette dagli smartphone. Associando i piatti
ai menù il cliente potrà conoscere i
segreti svelati dallo chef, o semplici
curiosità su ciò che sta gustando.
Ma la ricerca spiega come la tecnologia possa essere un valido strumento per modificare i comportamenti errati tenuti a tavola. Un cucchiaio che vibra quando la persona
che lo utilizza sta mangiando troppo
in fretta, oppure il brevetto della la
HAPIfork: una forchetta intelligente
che misura il tempo impiegato per
consumare il pasto, l'intervallo che
intercorre tra un boccone e l'altro
e, infine, invia tutti i dati online per
una consultazione delle proprie abitudini alimentari.
In futuro avremo gli stimolatori elettrici della papille gustative che saranno in grado di fornire al cervello
diverse sensazioni: gli utenti, in questo modo percepiranno dei sapori
piacevoli ma inesistenti del cibo
che stanno consumando. Ossia si
potrà apprezzare una pietanza che
solitamente non gradiamo. Potrebbe
essere un mezzo per ridurre l’utilizzo di zucchero o sale nelle pietanze, rendendole più salutari.
Concludendo la tecnologia può essere utilizzata come momento ludico,
può aiutarci a mangiare meglio, ma
senza abusi, come si leggerebbe
nel più tradizionale libro di ricette:
q.b. Quanto basta.
TEMPO DI CRISI, GLI ITALIANI SCELGONO IL WEB PE R GL I ACQUIS T I
eCommerce, shopping a portata di clic
Una top ten dei prodotti più richiesti dagli utenti
I
l mondo dell’eCommerce non c’è dubbio, a indicarlo
ad esempio una classifica stilata da siti appositi come
E-Bay. Ma cosa comprano gli italiani online? Principalmente oggetti nuovi, di marca, con una media di un oggetto venduto ogni secondo.
Ecco la classifica dei prodotti più cliccati:
1 - Primo posto per la Telefonia con 1 acquisto ogni 4 secondi, a conferma che gli italiani non vogliono rinunciare
all’ultimo modello di cellulare o smartphone, e che tendono
a personalizzarlo con cover, custodie ed altri accessori:
sottocategoria che infatti supera di oltre il 700% il totale di
vendite di device.
L’intera categoria Tecnologia ha ruolo cruciale su eBay.it
con la vendita di un prodotto ogni 2 secondi a sottolineare
un trend in crescita rispetto al 2012 del +228%.
2 - Argento per il settore Informatico - soprattutto per l’acquisto di iPad e tablet - che vede 1 prodotto venduto su
eBay.it ogni 9 secondi.
3 - Gli italiani si riscoprono un popolo di ascoltatori di
buona musica, con 1 vendita ogni 10 secondi, sia che si
tratti di semplici lettori Mp3 o di veri e propri Hifi Home
Theatre. Una curiosità: sul fronte musica, il vinile è davvero
di gran moda, con 1 vendita ogni 2 minuti e mezzo e con
un totale di acquisti annuali inferiore solo del 17% rispetto
ai “più moderni” CD.
4 - Debutta al quarto posto la categoria bellezza e salute,
con 1 prodotto venduto ogni 15 secondi relativo alla cura
delle mani e delle unghie, seguita dalla cura del corpo e
dei capelli.
5 - Il Gardening è l’hobby più in voga, con 1 articolo venduto
ogni 32 secondi. Pare che avere un piccolo orto, magari nel
terrazzo di casa, offra soddisfazioni impareggiabili!
6 - Anche la gastronomia è un settore molto forte su eBay.it,
dove si registra 1 vendita al minuto, segno che gli italiani
amano cucinare utilizzando materia prime di qualità.
7 - Il capo di abbigliamento più acquistato? Le scarpe, che registrano 1 vendita ogni minuto e mezzo e segnano l’ingresso
della categoria ‘Fashion’ in classifica. L’intero settore abbigliamento e accessori registra una vendita ogni 8 secondi! E qui
curiosamente è l'abbigliamento maschile a registrare il maggior
numero di acquisti (+ 13% rispetto a quello femminile).
8 - Anche la compagnia di un animale domestico è un
must per gli italiani, che spendono grandi cifre per viziare
i loro piccoli amici (1 articolo per animali venduto su
eBay.it ogni minuto e mezzo).
9 - In classifica non possono mancare i più piccini con un
articolo per l’infanzia e premaman venduto ogni 2 minuti.
Questo dato comprende un universo fatto di abbigliamento,
giocattoli, passeggini, oggetti per fare il bagnetto e molto
altro.
10 - La classifica delle stanze di casa per cui gli italiani
amano più spendere vede la CUCINA, seguita da camera
da letto e bagno. La spiegazione è abbastanza scontata:
gli Italiani si riconfermano cuochi eccellenti e buone forchette! La cosa nuova da segnalare è la crescita di acquisti
di accessori per la tavola (1 ogni 2 minuti e mezzo),
pentole, piccoli elettrodomestici e forni, un fenomeno che
mette in evidenzia come i nostri connazionali amino l’ospitalità in grande stile.
11
Domenica 16 febbraio 2014
Cultura
LE BAMBOLINE DI LEGNO, UNA TRADIZIONE CHE NON CONOSCE TRAMONTO
Kokeshi: artigianato e fortuna
L'origine e il significato di un simbolo augurale sempre più diffuso
di Cristina Di Giorgi
rtigianato,
tradizione
e fortuna.
Queste, in
sintesi, le
parole che rappresentano il significato delle
Kokeshi, tipiche bambole giapponesi in legno. La loro origine risale alla fine dell'Ottocento, quando un falegname ne realizzò alcune come ricordo per
coloro che venivano in
visita alle terme della
prefettura di Miyagi,
nella regione di Tohoku, a nord del Giappone. Le semplici
bamboline ebbero poi un tale successo
da ispirare in seguito la creazione delle
simili e forse più note Matryoshkas russe.
L'origine storica ed etimologica del loro
nome non è ad oggi conosciuta con
precisione, ma la teoria più accreditata
è quella secondo cui esso deriva dall'unione delle due parole ko (piccole,
di legno) e keshi, (bambole).
La lavorazione necessaria per creare
una kokeshi è abbastanza semplice, ma
richiede molto tempo. Si comincia con
la scelta del legno da utilizzare – il più
comune è l'acero giapponese - che
deve poi essere lasciato asciugare per
un lungo periodo (dai 6 mesi ai 5 anni).
In seguito, usando un tornio, il materiale
viene poi lavorato e levigato, creando
una parte sottile e cilindrica per il corpo
e una più grossa e tondeggiante per la
testa. Dopo una seconda levigatura, il
Il Giappone in cucina,
tra gusto e salute
Un'alimentazione sana riconosciuta
patrimonio dell'umanità dell'Unesco
A
I
corpo viene dipinto a mano con motivi
vari, che di solito rappresentano un kimono (l'abito tradizionale nipponico),
mentre alla testa si danno le sembianze
di un volto femminile. Con la particolarità
che nessuna espressione ritratta è uguale
all'altra: qualche bambola risulta infatti
felice e sorridente, mentre altre sembrano più serie, altre serene e altre ancora tristi o misteriose. L'ultima fase
della lavorazione prevede infine che le
kokeshi vengano ricoperte con uno
strato di cera apposita, per proteggerne
i colori e dare lucentezza.
Esistono due tipi fondamentali di kokeshi:
quelle tradizionali e quelle creative. Le
prime hanno di solito un busto più lungo
e una testa più piccola, con disegni rimasti pressoché invariati dalle origini
ad oggi. Si trovano principalmente nella
prefettura di Miyagi, dove a Naruko (la
città principale della regione) esiste ad-
dirittura una strada chiamata Kokeshi
street per via dei numerosi negozi specializzati nella produzione di queste
bambole. Le seconde hanno invece un
busto più corto e arrotondato e sono
dipinte con colori e motivi più moderni
e si trovano facilmente anche nelle
grandi città, in quanto non sono specifiche di nessuna zona del Giappone.
Oltre al valore ornamentale, le tipiche
bamboline di legno ne hanno anche uno
di tipo augurale e spirituale: esse sono
infatti considerate importanti amuleti per
allontanare gli spiriti maligni e per augurare fortuna. Inoltre, secondo la tradizione,
ogni bambola nasconde una propria anima, spesso rappresentata da un messaggio celato al suo interno o appoggiato
sul collo. Parole di augurio e successo in
vari aspetti della vita, che la bambola ha
il compito di diffondere e trasmettere alle
persone della casa in cui entra.
le bevande, sakè e thè verde.
Quanto al modo di consumare
i pasti, in Giappone non c'è la
suddivisione tra le portate tipica
dell'Occidente: di solito infatti
tutti i piatti vengono portati in
tavola contemporaneamente e
sono consumati senza un ordine prestabilito.
Diffusa negli ultimi anni anche
nel resto del mondo, dove la
moda dei ristoranti giapponesi
ha preso sempre più piede, la
cucina nipponica è nota per
essere estremamente salutare
e bilanciata (ne è la prova la
longevità del popolo del Sol
Levante). Numerosi studi scientifici hanno inoltre stabilito che,
grazie agli ingredienti utilizzati
(pesce fresco, verdure, radici
di tè verde), è anche un utile
strumento per contrastare l'insorgere di alcune forme di
cancro. Anche per questo, dal
dicembre 2013 è stata riconosciuta come patrimonio dell'umanità dell'Unesco.
CdG
MUSICA DEL SOL LEVANTE, TRA NOTE E PERCORSI SPIRITUALI
Kintsugi: ecco come trasformare
un oggetto rotto in un pezzo unico
Taiko: suono e arte
dei tamburi nipponici
Una tecnica antica che insegna a recuperare frammenti di cose e persone
uando qualcosa si rompe,
soprattutto se si tratta di
un oggetto di ceramica,
nella maggior parte dei casi si
fa un mucchietto dei cocci e si
gettano nella spazzatura. Senza
tentare di incollare i pezzi. Simbolicamente una pratica del genere vale purtroppo spesso anche nei rapporti umani e personali, quando di fronte alle difficoltà della vita non si riesce a
superare le spaccature più o
meno profonde che si creano,
abbandonando ogni possibilità
di eventuale recupero.
A questo proposito la tradizione
orientale, in particolare quella
giapponese, viene ancora una
volta a dare stimoli e spunti di
riflessione. E lo fa attraverso la
pratica del kintsugi, letteralmente
“riparare con l'oro”. Tale forma
artigianale di arte consiste nell'utilizzare oro o argento liquido,
oppure lacca con polvere dorata
per riparare vasellame o oggetti
vari in ceramica, utilizzando i
preziosi materiali per saldare
insieme i frammenti.
Questa antica tecnica nacque
probabilmente alla fine del XV
secolo, quando un famoso dignitario giapponese rispedì in
n una cultura in cui quasi
tutto è considerato un'arte,
anche la cucina diventa una
forma tradizionale di espressione che ha radici territoriali
antiche sia nelle ricette e negli
ingredienti, sia nel modo di
allestire e consumare le pietanze.
Basata principalmente sui vari
modi di preparare soprattutto
riso e pesce, conditi di solito
con spezie locali, la cucina
giapponese utilizza anche noodles (spaghetti di farina e acqua), pasta, verdure, legumi,
tofu e vari altri ingredienti. Generalmente assente la carne,
usata soltanto per alcuni piatti
di origine straniera. Tra i piatti
più conosciuti e diffusi vi sono
sushi (riso e pesce), sashimi
(pesce crudo con salsa di soia),
ramen (tagliatelle in brodo),
udon (zuppa di noodles) e
soba (tagliatelle di grano servite
con varie guarnizioni), onigiri
(polpetta di riso condito con
alghe) e, per quanto riguarda
a Via (in giapponese
Do), cioè il percorso
di elevazione pratica
e spirituale tipico di tutte
le arti giapponesi, è la base
di ogni percorso personale
e collettivo dell'individuo
che si rifà, anche in tempi
moderni, ai concetti e principi delle antiche tradizioni.
Sin dall'antichità infatti in
Giappone l'essenza dello
Spirito risulta essere stata
tramandata grazie all'insegnamento e allo studio delle
cosiddette arti tradizionali,
come il Kendo (Via della
spada), il Chado (via del
Tè), lo Shodo (via della calligrafia) e tante altre. Pratiche che riguardano ogni
aspetto della vita, nell'ambito del quale è possibile,
secondo le attitudini e capacità di ciascuno, impostare le basi per una formazione a tutto tondo che
fa della persona un individuo spiritualmente e fisicamente completo.
Tra le Vie più praticate (in
Giappone ci sono più di
150mila gruppi amatoriali
ad essa dedicati) c'è il Taikodo, ovvero lo studio del
L
Q
Cina una ciotola da tè giunta in
frammenti perché fosse riparata.
Essa gli venne restituita rimessa
insieme con parti metalliche,
con un risultato tanto sgradevole
che gli artigiani giapponesi dovettero studiare un modo per
rendere l'oggetto nuovamente
utilizzabile oltre che più bello a
vedersi. La tecnica che inventarono permette infatti di ottenere oggetti preziosi, non solo
per l'uso di oro e argento ma
anche per il loro rinnovato valore
artistico: ogni ceramica riparata
con tale metodo diviene infatti
un pezzo assolutamente unico
ed irripetibile, essendo impossibile riprodurre due volte le
stesse linee di frammentazione
dell'oggetto.
Ed a questo significato “materiale” del kintsugi se ne aggiunge
poi anche uno spirituale e culturale, che spiega l'origine di
questa particolare tradizione artigianale nipponica: ovvero l'idea
che dall'imperfezione data da
una ferita o una frattura di qualunque tipo, possa nascere una
nuova forma, esteticamente e
soprattutto interiormente ancora
più elevata e perfetta della precedente. In altre parole, bisogna
trasformare la negatività in energia positiva, traendone la forza
per costruire un futuro migliore.
CdG
taiko, antico tamburo tradizionalmente utilizzato nella
musica popolare e religiosa
(durante i matsuri, ovvero
le feste tradizionali nipponiche, è infatti sempre prevista un'esibizione di taiko).
Introdotto in Giappone dalla
Cina in epoca Kamakura
(1192 – 1333), il taiko divenne fin da subito parte
integrante della cultura nipponica, nell'ambito della
quale venne utilizzato non
solo come forma di comunicazione con gli dei, ma
anche come strumento di
caccia e mezzo per infondere coraggio ai guerrieri
che si recavano in guerra.
La musica prodotta dal grande tamburo, alla quale è
connessa una forma di spettacolo del tutto particolare,
rappresenta il battito del
cuore, ampliato ed interpretato da una vibrazione
profonda presente già negli
ampi gesti preparatori che
il musicista compie prima
della percussione. Le cui
vibrazioni sono ricercate
come espressione di armonia di cuore, mente ed energia. E non solo in quanto
conoscenza di sé stessi, ma
anche come forma di armonia e collaborazione con
gli altri, sia nel suonare sia
nella vita.
CdG
12
Domenica 16 febbraio 2014
Sport
ALLE 20.30 ROMA SFIDA CANTÙ NEL POSTICIPO. DALMONTE: “SIAMO ALLA RICERCA DI NUOVI EQUILIBRI”
Virtus, Fucà traccia la strada per il Pianella:
“Rimanere attaccati per giocarcela nel finale”
di Fabrizio Cicciarelli
rchiviata la Coppa Italia,
l’Acea Virtus Roma prosegue il suo percorso in
campionato, che questa
sera alle ore 20.30 la porterà a giocare al Pianella per il posticipo contro l’Acqua Vitasnella
Cantù (diretta su RaiSport 1).
A
A presentare la sfida di Cucciago
ci ha pensato Federico Fucà, assistente allenatore della Virtus: «Domani (oggi, ndr) ci aspetta una partita sicuramente impegnativa, dopo
la settimana dedicata alla Coppa
Italia ritorniamo al campionato con
un po’ di rabbia dentro, vogliamo
cercare di rifarci dopo la gara contro
Siena».
I brianzoli hanno due lunghezze di
vantaggio in classifica sulla Virtus,
che hanno battuto 80-82 dopo un
tempo supplementare nella sfida di
andata. Dopo periodo di appannamento, dovuto alle sconfitte in campionato e Coppa Italia contro Pesaro
e Reggio Emilia, gli uomini di coach
Sacripanti hanno ritrovato la vittoria
in Eurocup contro i campioni di
Francia del Nanterre, sconfitti 8974.
«Sappiamo di andare a giocare su
uno dei campi più caldi dell’intero
torneo – prosegue l’ex allenatore
di Imola –, contro una formazione
che, non per caso, è lì davanti dall’inizio della stagione. L’Acqua Vitasnella è una squadra di altissimo livello, costruita per stare ai vertici,
con giocatori di riferimento che da
più di una stagione sono a Cantù
come Leunen, Cusin, Aradori o Ragland, arrivato l’anno passato a campionato in corso. C’è un giocatore,
Jenkins, che conosco bene avendolo
affrontato la scorsa stagione in Legadue, che credo sia uno degli
americani sorpresa di questo campionato. Dalla panchina i brianzoli
possono pescare elementi di notevole impatto, in grado di mantenere
lo stesso livello del quintetto base».
Non è il momento migliore per la
Virtus, che viene da tre gare perse
contro Brindisi e Avellino in campionato e contro Siena in Coppa
Italia. Inoltre Roma è alla ricerca,
oltre che del nuovo playmaker, della
prima vittoria esterna nel girone di
ritorno, dopo le sei conquistate nella
prima metà di stagione.
«Il nostro obiettivo – chiude Fucà –
è quello di fare una partita consistente, cercando di avere un approccio importante all’incontro pur
sapendo che non sarà facile. Dovremo limitare le palle perse e met-
tere in campo una difesa solida,
cercando di rimanere attaccati alla
gara per potercela giocare nell’ultimo quarto».
A Dalmonte, ex di turno insieme al
canturino Aradori, il compito di analizzare il momento della Virtus: «Stiamo cercando di fare un ulteriore
sforzo per trovare dei nuovi equilibri,
figli di una problematica oggettiva.
La squadra sta dando assolutamente
la massima disponibilità nella ricerca
di queste nuove alchimie, che non
sono semplici da trovare perché
necessitano del tempo opportuno
e degli sforzi da parte dei giocatori.
È chiaro che questa ricerca, dovuta
non solo ad un’assenza ma al fatto
di dover far scivolare pedine diverse
in ruoli diversi, aumentando minutaggi in altre posizioni, ci sta occupando del tempo. Mi sembra che
questo processo stia evolvendo giorno dopo giorno in allenamento, è
chiaro che non sarà immediato raggiungere la massima funzionalità.
Intanto dobbiamo ottimizzare il nostro tempo, così come dobbiamo
essere pronti a disputare una partita
dall’altissimo livello di difficoltà come
quella di Cantù. Nello stesso momento, senza nessun tipo di giustificazione precostituita, dobbiamo
avere la durezza mentale di essere
pronti a giocare conto una squadra
che ha determinati punti di forza.
Dovremo riuscire a togliere questi
punti di forza ai canturini».
Scarica

EFFETTI SPECIALI - VirtualNewspaper