Large Animals Review, Anno 7, n. 4, Agosto 2001
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LA ROGNA SARCOPTICA DEGLI OVINI:
ESPERIENZE DIAGNOSTICO-TERAPEUTICHE
DI CAMPO
A. SCALA, F. DEMONTIS, G. SANNA
Dipartimento di Biologia Animale, sez. di Parassitologia, Università degli Studi di Sassari
Summary
An outbreak of Sarcoptic mange was observed in two sheep herds of Sarda breed. 46 skin scrapings were processed with
three different methods. The test that offered the best sensitivity was the one with digestion with NaOH 10%, centrifugation
and flotation. Two groups of 13 and 15 mange positive animals were treated on day 0 with a single administration of doramectin at 200 µg/kg b.w. and 300 µg/kg b.w., respectively. The treatment with doramectin was very efficacious in the reduction of the clinical signs in all treated animals (P<0.001) and in the reduction of infected animals (P<0.001) versus untreated
controls.
INTRODUZIONE
La rogna sarcoptica degli ovini (Fig. 1) è causata da Sarcoptes scabiei, acaro “scavatore” appartenente all’ordine
Astigmata, la cui femmina scava gallerie nello spessore dell’epidermide.
Questi acari hanno il corpo quasi ovale, un po’ più arrotondato nel maschio che nella femmina e raggiungono da
adulti la lunghezza massima rispettivamente di 220 e 440
micron (Fig. 2). Essi sono muniti di 4 paia di zampe atrofiche, anche se le prime due paia oltrepassano la superficie
corporea e sono provviste di ventose a forma di tulipani
portate da lunghi peduncoli atrofici, così come anche nel
3° paio di zampe del maschio (Boch e Supperer, 1980).
La femmina feconda depone le uova nella galleria epidermica che si è creata mediante le sue mandibole ad una
velocità variabile da 0,5 a 5 mm al giorno (Mellamby K.,
1977). Queste sono ovoidali e dal guscio trasparente (Fig.
3), il che permette, allorché lo sviluppo è terminato, di di-
stinguere l’embrione con le sue tre paia di zampe ripiegate
sotto il ventre e convergenti verso il centro. La durata dell’incubazione è all’incirca di 7 - 10 giorni. Dopo la schiusa
la larva, che si distingue dai Sarcoptes adulti per l’assenza
degli organi genitali e del quarto paio di zampe (Fig. 4),
guadagna la superficie della pelle, dove vivrà per qualche
tempo in libertà.
Dopo una nuova muta la larva esapode si trasforma in
ninfa ottopode, ancora sprovvista di organi genitali, ma dotata di un quarto paio di zampe. Infine quest’ultima si trasforma, all’incirca un mese dopo la schiusa, in adulto maschio o femmina (Neveu-Lemaire, 1938).
Nell’ovino questa malattia viene chiamata con nomi differenti, ma quelli più usati sono rogna della testa e rogna
nera del muso.
Essa si sviluppa infatti nelle parti prive di lana localizzandosi quasi esclusivamente nella regione della testa, in
particolare nel labbro superiore, nelle narici, a livello delle
palpebre o sulla punta delle orecchie.
(OVINI)
46 raschiati cutanei ottenuti da ovini naturalmente infestati da Sarcoptes scabiei sono stati analizzati per la ricerca degli
acari con 3 differenti metodiche. I risultati hanno evidenziato una maggior sensibilità del metodo che prevedeva una fase di digestione in NaOH al 10% abbinata alla flottazione. Contemporaneamente è stata valutata l’efficacia di un unico trattamento
con doramectina alla dose di 200 µg/kg p.v. e di 300 µg/kg p.v. in 2 gruppi, rispettivamente di 13 e 15 ovini.
Tale trattamento, già alla dose di 200 µg/kg p.v. ha determinato una riduzione altamente significativa dei segni clinici dell’infestione in tutti gli animali trattati (P<0,001), così come delle prevalenze nei confronti dell’infestione (P<0,001) rispetto ai soggetti di controllo non trattati.
ALTRE SPECIE
Riassunto
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La rogna sarcoptica degli ovini: esperienze diagnostico-terapeutiche di campo
FIGURA 1 - Ovino con rogna sarcoptica da Sarcoptes scabiei.
FIGURA 2 - Sarcoptes scabiei.
FIGURA 3 - Uovo di Sarcoptes scabiei.
Le lesioni, spesso dovute a fenomeni di ipersensibilità, e il
forte prurito che ne deriva, possono portare le pecore a grattarsi tra di loro o contro gli oggetti presenti quali ad esempio
le mangiatoie e/o rastrelliere. Lo sfregamento continuo può
determinare la rottura delle papule con fuoriuscita di materiale sieroso; successivamente si formano lesioni crostose di
colore brunastro che ricoprono rapidamente la faccia, le
guance, la fronte; tali croste diventano sempre più ampie e
spesse e nel loro ambito si possono riscontrare gli acari in vari stadi evolutivi e loro uova (Neveu-Lemaire, 1938).
Le estremità degli arti sono generalmente colpite quando
la testa è completamente interessata, mentre ventre e mammelle non vengono quasi mai coinvolti (Casarosa, 1985).
Microscopicamente è possibile rilevare imponenti fenomeni di ipercheratosi, dermatite eosinofilica con piccoli
nuclei di infiammazione sierosa e/o purulenta specie all’interno delle gallerie scavate dalle femmine (Figg. 5 e 6).
L’alimentazione e le condizioni igieniche degli ovili hanno un’influenza notevole sull’andamento della malattia,
che si propaga da un capo all’altro per contatto diretto o
indiretto (Delogu e Garippa, 1985).
Negli animali gravemente infestati sono state segnalate
interferenze sulla funzionalità delle labbra che si traducono in difficoltà nell’alimentazione e nell’abbeverata, anoressia e anemia, sino a determinare anche il decesso nei casi più gravi (Fthenakis et al., 2000).
La parassitosi può causare quindi danni rilevanti nell’ambito del gregge colpito e talvolta persistere nello stesso
anche per 3 - 4 anni, obbligando così l’allevatore a riformare periodicamente un numero molto elevato di animali
(Darghouth e Kilani, 1987).
Scarse le notizie inerenti la sua reale diffusione in Italia,
ad eccezione di un’indagine che evidenziava capi con rogna sarcoptica nell’8% delle greggi in Sardegna, dove viene segnalata soprattutto durante il periodo estivo, quando
l’aumento della temperatura incrementa l’attività dell’acaro rendendola più evidente clinicamente (Delogu e Garippa, 1985).
Sempre in questa regione, un’indagine attuata nel corso
del 1996 su 339 aziende ha rivelato come i trattamenti farmacologici contro la rogna sarcoptica siano stati effettuati
nel 4,4% delle greggi soprattutto nel periodo primaverile
(quote di rimonta) ed estivo-autunnale (adulti), usando
nella maggior parte dei casi avermectine in un’unica dose
di 200 µg/kg di p.v. (Scala et al., dati non pubblicati).
Esperienze dirette maturate sul campo hanno evidenziato inoltre, con una certa frequenza, difficoltà nel reperimento degli acari nei raschiati cutanei e talvolta anche
problemi per il controllo terapeutico della patologia, come
d’altro canto riportato anche da Bowman (1999).
Per valutare quindi l’attendibilità delle diagnosi attuate
di routine e l’efficacia di un unico trattamento terapeutico,
abbiamo voluto in questa sede riportare i risultati di esperienze maturate direttamente sul campo sulla valutazione
di alcuni test diagnostici e sull’efficacia di un’avermectina,
quale la doramectina. Tale molecola, infatti, risulta in grado, con un’unica somministrazione alla dose di 300 µg/kg
di p.v., di eliminare al 100% la rogna psoroptica dell’ovino
(Bates et al., 1995) ed ha un profilo di durata di attività
maggiore rispetto ad altre analoghe, perlomeno nel bovino
e nel suino (Eddi et al., 1997; Arends et al., 1999; Vercruysse et al., 1999; Lichtensteiger et al., 1999).
FIGURA 5 - Ipercheratosi e flogosi eosinofilica del derma in un ovino
con rogna da Sarcoptes scabiei (E.E. 5X).
2 gruppi, A e B, rispettivamente di 18 e 24 soggetti. Al
giorno T, 0 veniva somministrata per via intramuscolare
profonda nella regione della coscia a 13 soggetti del gruppo A e 15 di quello B della doramectina (Dectomax® - Pfizer) rispettivamente alla dose di 200 e di 300 µg/kg di p.v.;
i restanti capi fungevano da controllo.
Gli esami parassitologici, praticati attraverso raschiati
cutanei delle zone sede di lesione, venivano effettuati ai
giorni: T - 1, T + 15 e solo per il gruppo A anche a T +30.
In occasione dei prelievi delle croste tutti i capi venivano
individualmente fotografati e contemporaneamente era rilevato lo “score” delle lesioni, secondo i seguenti indici: 0
= assenza di lesioni; 0,5 = croste sottili estese fino ad 1 cm2
(Fig. 7); 1 = croste sottili estese da 1 a 2 cm2 (Fig. 8); 1,5 =
croste più spesse fino a 5 cm2 (Fig. 9); 2 = croste umide
con eritema (Fig. 10); 3 = croste umide con eritema estese
a gran parte della testa (Fig. 11) e talvolta anche agli arti.
I raschiati erano effettuati con una lama di bisturi monouso su almeno due zone cutanee della testa di almeno 1
cm2, ognuna sede di lesioni attribuibili all’azione dell’acaro, ad una profondità tale da determinare un leggero sanguinamento della zona interessata. Le croste così ottenute
venivano immesse in capsule di Petri in cui era stato preventivamente predisposto uno strato di carta bibula leggermente inumidito. I campioni venivano quindi recapitati
entro 3 ore dall’ultimo prelievo al laboratorio.
L’esame delle croste avveniva quindi secondo 3 modalità, su un numero di campioni differente a seconda della
quantità di croste disponibili, come di seguito riportato:
1) esame diretto delle croste allo stereomicroscopio (n°
102 campioni);
FIGURA 6 - Particolare della figura precedente.
MATERIALI E METODI
La prova è stata effettuata su ovini di razza sarda naturalmente infestati da Sarcoptes scabiei, appartenenti a 2
greggi della Sardegna centrale, allevati allo stato semibrado, in cui nel periodo giugno-luglio 1999 si era manifestata clinicamente la patologia su circa l’80-90% degli effettivi. In particolare attraverso uno screening preliminare
(giorno T – 1), sono stati individuati 42 soggetti di età variabile dai 3 ai 7 anni, che sono stati suddivisi a random in
FIGURA 7 - Classificazione delle lesioni da Sarcoptes scabiei: score 0,5.
(OVINI)
FIGURA 4 - Larva esapode di Sarcoptes scabiei.
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ALTRE SPECIE
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La rogna sarcoptica degli ovini: esperienze diagnostico-terapeutiche di campo
FIGURA 11 - Classificazione delle lesioni da Sarcoptes scabiei: score 3.
FIGURA 8 - Classificazione delle lesioni da Sarcoptes scabiei: score 1.
2) immersione di una parte delle croste in NaOH al 10%
per circa 40 minuti e quindi esaminate al microscopico
(n° 46 campioni);
3) immersione delle croste in 5 ml di NaOH al 10% in
provetta per 24 h, successivamente il tutto veniva centrifugato a 1000 giri/minuto per 10’, quindi asportato il
surnatante e il sedimento fatto flottare su un vetrino coprioggetto con una soluzione di nitrato di Na e tiosolfato di Na (P.S. 1450 circa), e esaminato al microscopio
(n° 102 campioni).
Le croste prelevate su tutti i soggetti venivano in ogni
caso sempre esaminate applicando le metodiche 1 e 3.
Tutti gli ovini monitorati sono stati mantenuti per tutta
la durata della prova nelle stesse condizioni di vita precedente ed insieme ai rimanenti effettivi non in prova; questi
ultimi erano stati tuttavia trattati con doramectina alla dose di 300 µg/kg di p.v. sempre per via I.M. profonda nella
regione della coscia al giorno T 0.
L’identificazione degli acari è stata effettuata seguendo
le chiavi morfometriche indicate da Bowman (1999).
RISULTATI
FIGURA 9 - Classificazione delle lesioni da Sarcoptes scabiei: score 1,5.
I tassi di prevalenza per Sarcoptes scabiei (uova, larve ed
adulti) riscontrati negli ovini trattati e non, con almeno
una delle modalità di diagnosi adottate, durante le diverse
fasi del controllo sono riportati nella Tabella 1.
L’analisi statistica delle prevalenze dell’infestione evidenzia una loro riduzione altamente significativa a T + 15
in entrambi i gruppi di ovini trattati con i due diversi do-
Tabella 1
Prevalenza infestione da S. scabiei
Giorno
GRUPPO A
TRATTATI
Prev. (n°)
FIGURA 10 - Classificazione delle lesioni da Sarcoptes scabiei: score 2.
CONTROLLI
Prev. (n°)
GRUPPO B
TRATTATI
Prev. (n°)
CONTROLLI
Prev. (n°)
T –1
100% (n° 13) 100% (n° 5) 100% (n° 15) 100% (n° 9)
T + 15
15,2% (n° 2)
T + 30
0%
(n° 0)
100% (n° 5) 20% (n° 3)
100% (n° 5)
/
100% (n° 9)
/
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Nella presente esperienza un’unica somministrazione di
doramectina, a prescindere dalla dose utilizzata, è risultata
in grado di determinare un miglioramento clinico altamente significativo monitorato attraverso lo score delle lesioni.
Infatti già a 15 giorni dall’intervento si è assistito nella
maggior parte dei casi ad una significativa regressione delle lesioni cutanee (Figg. 12, 13 e 14), con scomparsa pressoché totale delle croste e in alcuni casi anche completa ricrescita del pelo.
Sotto l’aspetto parassitologico si è parallelamente evidenziato, a prescindere dalla dose del farmaco utilizzato
(non si sono infatti rilevate differenze significative di efficacia terapeutica a T + 15 tra i due gruppi di ovini trattati
con 200 e 300 µg/kg di p.v. di doramectina), un significativo calo del numero dei soggetti portatori di acari a T + 15,
così come la negativizzazione a T + 30 degli unici due soggetti riscontrati positivi a T + 15 nel gruppo A. Appare
tuttavia evidente che l’esiguo numero di soggetti controllati a T + 30, non consente di trarre delle conclusioni definitive per quanto riguarda l’eliminazione completa di Sarcoptes scabiei dagli ovini con un’unica somministrazione di
doramectina.
Per ciò che concerne invece la valutazione dei test diagnostici si è osservata una maggiore sensibilità nell’evidenziazione degli acari con la metodica che prevedeva la digestione abbinata alla flottazione, anche se tra questa e l’altra
Tabella 2
Medie dello “score” delle lesioni riscontrate
Giorno
GRUPPO A
GRUPPO B
TRATTATI
CONTROLLI
TRATTATI
CONROLLI
MEDIA (D.S.) MEDIA (D.S.) MEDIA (D.S.) MEDIA (D.S.)
T –1
1,5
(0,67)
1,7
(0,44)
1,2
(0,62)
1,7
(0,61)
T + 15
0,3
(0,25)
1,9
(0,22)
0,4
(0,37)
1,1
(0,52)
T + 30
0,1
(0,18)
1,7
(0,27)
/
/
Figura 12A
Tabella 3
Prevalenze ed Odds Ratio ottenute con le tre metodiche
diagnostiche utilizzate
METODICA
UTILIZZATA
N°
N°
PREVALENZA ODDS
ESAMINATI POSITIVI POSITIVI (%) RATIO
Esame diretto
stereomicroscopico
46
7
15,2%
1,00
Esame microscopico
previa digestione
per 40’
46
26
56,5%
7,24
Es. microscopico
previa digestione
+ flottazione
46
33
71,7%
14,14
Figura 12B
FIGURA 12 - Ovino n° 9 al giorno 0 (A) e al giorno +15 (B).
(OVINI)
CONSIDERAZIONI
ALTRE SPECIE
saggi (χ2= 19,07 con P< 0,0001 per il gruppo A e χ2 =
20,00 con P< 0,0001 per il gruppo B); a T + 30 si è registrata una negativizzazione totale dei soggetti trattati del
gruppo A, mentre non è stato possibile controllare i soggetti del gruppo B. Non si sono evidenziate differenze significative nelle prevalenze a T + 15 nei due gruppi trattati
con dosi differenti di doramectina (χ2 = 0,1; P= 0,75). Le
medie dello “score” delle lesioni riscontrate nelle varie fasi
del monitoraggio nei due gruppi di ovini controllati sono
riportate nella Tabella 2.
Differenze altamente significative si sono registrate in
entrambi i gruppi di ovini trattati nelle varie fasi del monitoraggio (P< 0,001); nessuna differenza statisticamente significativa si è evidenziata nell’ambito dei soggetti controllo (P> 0,05).
Il confronto per la valutazione della sensibilità delle 3
metodiche diagnostiche impiegate, effettuato su 46 campioni di croste (i soli che hanno consentito grazie alla loro
quantità un esame parallelo), ha evidenziato differenze altamente significative (χ2= 49,198 con 2 gradi di libertà; P<
0,0001) e rilevato i valori riportati nella Tabella 3.
Il solo confronto tra le prevalenze ottenute con le 2
metodiche che comprendevano una fase di digestione in
NaOH, non evidenzia nessuna differenza significativa
(χ2= 2,32; P= 0,12), anche se il calcolo delle Odds Ratio
evidenzia circa il doppio delle probabilità di diagnosticare un caso positivo di rogna sarcoptica negli ovini mediante la digestione + la flottazione rispetto alla sola digestione, tenendo come termine di paragone l’esame diretto stereomicroscopico.
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La rogna sarcoptica degli ovini: esperienze diagnostico-terapeutiche di campo
Figura 14A
Figura 13A
Figura 14B
FIGURA 14 - Ovino n° 13 al giorno 0 (A) e al giorno +30 (B).
metodica che prevede sempre una fase di digestione in
NaOH non si registrano differenze statisticamente significative. Tuttavia, considerando anche i valori di Odds Ratio, che risultano circa il doppio rispetto a quelli che prevedono la sola digestione, è evidente che la tecnica con la
flottazione sia da preferire qualora l’esame diretto delle
croste allo stereomicroscopio dia esito negativo, così come
peraltro indicato da Dakkak et Ouhelli (1986) nei piccoli
ruminanti.
CONCLUSIONI
Alla luce dei risultati ottenuti è evidente che il trattamento con una sola somministrazione di doramectina già
alla dose di 200 µg/kg di p.v., è stato in grado di determinare in quest’esperienza un netto miglioramento clinico e
parassitologico della patologia, così come viene confermato che le metodiche che prevedono una fase di digestione
in NaOH sono molto più affidabili rispetto all’esame diretto delle croste e in particolare quello che prevede anche
la flottazione.
Figura 13B
FIGURA 13 - Ovino n° 6 al giorno 0 (A) e al giorno +15 (B).
Parole chiave
Ovini, Sarcoptes scabiei, diagnosi, terapia, doramectina.
Large Animals Review, Anno 7, n. 4, Agosto 2001
Key words
Sheep, Sarcoptes scabiei, diagnosis, therapy, doramectin.
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