Anno VII ISSN 1970-741X UN CONGRESSO UNITARIO PER LA CHIRURGIA ITALIANA Numero 5/2012 CHIRURGIA DELLA MANO MEDICINA DELLO SPORT EDITORIALE L Tagli alla sanità e scontro generazionale Luigi Zagra Mentre scrivo è in gestazione la spending review della sanità: alla fine saranno certamente lacrime e sangue, nonostante le limature e gli aggiustamenti che si prevedono in corso d’opera. Siamo arrivati a tanto, e lo sappiamo, anche per gli indubbi sprechi del passato: basta sfogliare i dati pubblicati dall’autorità di vigilanza sui contratti pubblici per assistere allo scempio di uno spreco sistematico e universale, che gonfia fino a cinque volte tanto il capitolo di spesa sanitaria. Emerge un confronto impietoso e imbarazzante tra i prezzi di mercato e i costi affrontati nella realtà: per fare un esempio banale, una siringa monouso dovrebbe costare 3 centesimi, Asl e ospedali invece l’acquistano al prezzo medio di 7 centesimi. Una differenza di quasi il 150% che non è trascurabile se solo si prova a immaginare quante siringhe ogni giorno vengono usate. Tagli e ancora tagli: si stanno per eliminare parecchie migliaia di posti letto e chiuderanno molti ospedali. La pensione è sempre più lontana, quasi un miraggio. Ne fanno le spese i pazienti, ne fanno le spese i giovani che stanno sulla soglia di un posto di lavoro diventato un sogno impossibile. Una contraddizione dura, un enigma quasi insolubile: come conciliare l’esigenza di allungare la vita lavorativa – così come si allunga la vita media – con quella di far entrare forza lavoro giovane ed entusiasta, che rappresenta non solo un indispensabile ricambio sociale, ma anche un’iniezione di competenze fresche e preziose? Non c’è parte politica che possa ragionevolmente sciogliere il dilemma, perché le sue radici affondano in un terreno che è tanto di natura politica ed economica quanto strettamente biologica. L’allungamento della vita è una realtà e, da un punto di vista medico, è una vera e propria conquista, se pensia- >> >> CONTINUA A PAGINA Poste Italiane Spa - Sped. in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. I comma I, DCB Milano Taxe Perçue 2 ’ i n t ORTHOVIEWS LA RICERCA NEL MONDO e r v i s t IL QUESITO DIAGNOSTICO a Le evidenze internazionali sulla chirurgia dell’anca 97° CONGRESSO NAZIONALE SIOT LESIONI CAPSULO-LEGAMENTOSE ACUTE LE PROTESI DOLOROSE Roma, 10-14 novembre Rome Marriott Park Hotel Presidenti: Carlo Fabbriciani, Angelo Impagliazzo Per informazioni: Oic srl [email protected] - www.congressosiot.eu GRIFFIN EDITORE www.griffineditore.it - [email protected] CORSI E CONGRESSI << << FACTS&NEWS 2 Esperti europei a confronto sulla chirurgia dell’anca Dottor Zagra, accenniamo ai principali contenuti che saranno sviluppati nel congresso. Cominciamo dalle lezioni magistrali? Ce ne saranno quattro, di mezz’ora ciascuna, tenute dai massimi esperti sull’argomento trattato. Nella prima, Reinhold Ganz ci aggiornerà sulla chirurgia conservativa dell’anca; la seconda sarà tenuta da Roberto Giacometti Ceroni, che è stato tra i presidenti e tra i fondatori della società, e parlerà delle indicazioni e della scelta degli impianti negli interventi primari di protesi d’anca; nella terza Laurent Sedel farà il bilancio di 35 anni di esperienza con la ceramica; infine Miguel Cabanela della Mayo Clinic affronterà il tema delle cause degli interventi di revisione e gli orientamenti chirurgici attuali negli Stati Uniti. I corsi di istruzione saranno tenuti da nomi prestigiosi. Ne può citare qualcuno? Dureranno un’ora ciascuno e, tra gli altri, avremo Richard Villar, sul presente futuro dell’artroscopia d’anca; Kjeld Søballe che tratterà di osteotomia periacetabolare; Antonio Pace e KarlGöran Thorngren sulla fis- sazione interna delle fratture prossimali del femore; Paolo Rossi e Eleftherios Tsiridis sul trattamento delle fratture periprotesche; infine, su complicanze come le infezioni ci sarà José CorderoAmpuero e si tratterà anche di dismetrie e ossificazioni eterotopiche. Può anticiparci alcuni tra i principali temi trattati nei simposi? Si affronterà una quantità di argomenti che in questo momento sono di assoluto interesse. Parleremo ad esempio di impingement femoro-acetabolare, con alcune delle persone che ne hanno più esperienza come Michael Leunig, che proviene dalla Svizzera, dove questa patologia è stata identificata per la prima volta e ne è stato indicato il trattamento. In un altro simposio potremo apprendere cosa ci stanno dando i registri orto- pedici in termini di risultati scientifici; saranno presenti coloro che hanno costituito e si occupano dei registri più importanti del mondo: Australia, Inghilterra, Svezia, Norvegia e Finlandia. Una delle relazioni, esposta da Johan Kärrhollm, responsabile del più antico registro sull’anca al mondo, quello svedese, presenterà i risultati delle prime revisioni acetabolari, su una statistica di alcune migliaia di casi. I dati del registro inglese, per esempio, quantificano l’aumento delle revisioni del 50% tra il 2007 e il 2011. In altri due simposi verranno inoltre presentate le tecniche più avanzate in tema di revisioni, sapendo che in Europa ne abbiamo una grande varietà e c’è una possibilità di ricchezza di confronto altrove improponibile. Sarà dunque un viaggio tra le scuole ortopediche europee? La valorizzazione e il coordinamento delle scuole nazionali è un’attività centrale nella Ehs e il congresso sarà un’occasione unica di confronto e conoscenza. Un esperto inglese, Graham Gie, parlerà della tecnica dell’impaction grafting nelle revisioni, in cui si cementa una protesi all’interno di un innesto osseo, che ha mostrato, insieme alla possibilità di ridare un LA SOCIETÀ EUROPEA DELL’ANCA DUE ANNI DA PRESIDENTE La European hip society (www.european-hipsociety.org) è la società superspecialistica che, all’interno della rete europea Efort, è dedicata alla cura delle patologia dell’anca. In varie fasi della sua storia l’Ehs ha avviato discussioni al proprio interno e ha sempre ribadito la propria mission di dedicarsi a tutta la patologia dell’anca, non solo agli interventi di chirurgia protesica, che sono preponderanti dal punto di vista quantitativo, ma anche alla chirurgia conservativa e dunque al trattamento di questa articolazione a partire dal bambino fino al grande anziano. È una società in crescita, caratterizzata da un alto livello scientifico (con una commissione scientifica) e formativo (attraverso un educational commettee). L’interlocutore dell’Ehs non è solo a livello nazionale ed europeo, ma ai congressi partecipano molti esperti dall’Asia, dall’America latina e dagli Stati Uniti. Hip International è la rivista ufficiale della società, indicizzata e con un impact factor in costante crescita. La tradizione della Ehs prevede un congresso ogni due anni, all’interno del quale i membri eleggono il presidente, a cui spetterà l’organizzazione dell’evento successivo. Negli ultimi due anni l’incarico della presidenza è stato ricoperto da un italiano, Luigi Zagra, responsabile della Divisione di chirurgia dell’anca all’Istituto ortopedico Galeazzi Irccs di Milano, che si appresta a passare il testimone a un collega svedese: Goesta Ullmark. «Questi due anni – ricorda Zagra, facendo un bilancio della sua presidenza – mi hanno offerto la possibilità di imparare moltissimo, venendo a contatto con chirurghi di tutto il mondo. Siamo stati invitati in paesi emergenti come India, Cina e Tailandia, dove abbiamo portato l’esperienza europea in un ambiente spesso colonizzato, dal punto di vista scientifico, solo dalla cultura nordamericana. Uno dei focus principali della mia presidenza è stata la creazione di un network il più ampio possibile di persone che contribuiscono alla società nei diversi Paesi europei, qualificandoci come punto di riferimento a livello scientifico rispetto al resto del mondo». << << no una immediata stabilità ma erano gravate da alti tassi di fallimento. In settembre a Milano si terrà il congresso della Società europea dell’anca. Emergeranno indicazioni per la pratica chirurgica. Zagra: «verranno messe in discussione apparenti certezze che hanno mostrato di non essere tali» È in arrivo un’occasione particolarmente ghiotta per l’ortopedia italiana perché la Società europea dell’anca (European hip society, Ehs) celebra il suo decimo congresso. A definirla tale è il dottor Luigi Zagra che, in qualità di presidente, ha avuto l’incarico e la responsabilità di organizzare l’evento, che si svolgerà a Milano, presso il Milan Marriott Hotel, dal 20 al 22 settembre (www.ehs2012.org). «Abbiamo ricevuto un numero di abstract che costituisce un assoluto record per la società – spiega il presidente – e la faculty è composta da chirurghi di altissimo livello provenienti dalle diverse nazioni europee, oltre ad alcuni tra i massimi relatori provenienti da oltreoceano, che porteranno le esperienze delle scuole più rilevanti». Saranno due giorni e mezzo intensissimi, con sessioni parallele di presentazioni orali, lezioni magistrali, corsi di istruzione e simposi. 3 nuovo osso al paziente, benefici notevoli in termini di sopravvivenza: difficile sentirne parlare così fuori dall’Europa. Gli steli lunghi da revisione sono nati molti anni fa in Germania e si sono evoluti: al congresso, il tedesco Carsten Perka spiegherà come utilizzarli nei casi più difficili. Un francese, Jacques Tabutin affronterà un tema tipicamente transalpino come quello degli steli bloccati. Oggi assistiamo a molte discussioni sulle diverse tecniche che non vanno valutate in senso assoluto ma personalizzate: se un paziente è giovane e ha una grossa perdita ossea con corticali contenute, una tecnica come l’impaction grafting gli darà la possibilità di ricostruire il suo osso. Se il paziente è più anziano, con grave perdita di sostanza, può essere utile uno stelo lungo da revisione. Un simposio sulla tribologia vedrà un panel in cui ciascuno degli intervenuti porterà la sua esperienza specifica: l’italiano Aldo Toni parlerà di ceramicaceramica, l’americano Chitranjan Ranawat di ceramica su polietilene e gli inglesi Mike Wroblewski e Ian Learmonth di metallo su polietilene standard e di metallo-metallo. Inoltre, dalla Francia, segnalo un argomento di interesse assoluto: le protesi a doppia mobilità, di cui verranno sviscerati tutti gli aspetti. Non se ne discute molto in Italia, ce ne può parlare? Il concetto risale agli anni ‘70 e si deve a Bousquet; per molti anni è rimasto di nicchia anche in Francia, fino a quando sono stati resi noti risultati a lungo termine molto buoni e ha cominciato a diffondersi: ma ancora è scarsamente conosciuto nella maggior parte dei Paesi, compresi Italia e Stati Uniti. Non è probabilmente un impianto da utilizzare di routine in tutte le occasioni, ma potrebbe essere la migliore soluzione per quelle protesi che si lussano o per i pazienti ad alto rischio di lussazione. Potrebbe andare a sostituire altri impianti che venivano utilizzati in caso di instabilità, come ad esempio le protesi vincolate che dava- >> >> SEGUE DA PAGINA 1 mo che una persona su tre ha più di 65 anni e che la percentuale di ultraottuagenari è superiore al 10%. Se molti dei grandi anziani hanno una qualità di vita scadente, sono però più numerosi quelli (un tempo individui attempati, ora definibili “paragiovani”, ben conservati e spesso restaurati) che sono ancora ben presenti sul lavoro e che, d’altronde, non possono permettersi il lusso di mollare. Sicuramente non è facile farsi strada tra adulti che, grazie anche ai progressi della medicina e facilitati dal benessere generale, sono fisicamente più forti e non intendono né possono dare spazio e fiducia ai più giovani. Se un settantacinquenne si considera un post adolescente, un cinquantenne è in piena adolescenza e un venticinquenne è praticamente un lattante. Non è una paese per vecchi, il nostro, ma nemmeno per giovani. Così, i tagli alla sanità (non sta a me dire se doverosi o evitabili) diventano la cartina tornasole di una realtà sociale che potrebbe diventare una miscela esplosiva in poso tempo. Come se la vecchia lotta di classe fosse sostituita da una più attuale (e ci si augura non cruenta!) lotta tra generazioni. Una riflessione che dovrà pur portarci da qualche parte, ma che per adesso è del tutto aperta e non prevede facili soluzioni. Forse non è una riflessione da pausa estiva ma, di questi tempi, non è bene mandare il cervello in vacanza neppure d’estate. (Paolo Pegoraro) Ci sarà anche una sessione di pediatrica, di cosa tratterà? È un argomento che interessa molti soci della Ehs e non solo, convinti dell’importanza di riconoscere quel che accade a un’articolazione dalla sua nascita alla sua fine, per coglierne l’evoluzione e non limitarsi a una visione statica di un determinato periodo di vita del paziente. Verranno approfonditi temi quali il trattamento della displasia congenita, della malattia di Perthes, dell’epifisiolisi, dell’anca nella paralisi cerebrale infantile. Da un lato si intendono presentare le novità a chi, come chirurgo dell’anca, già si occupa di ortopedia pediatrica e dall’altro fornire, ai chirurghi che si occupano di adulti, degli indirizzi sulle modalità di approccio ai pazienti pediatrici con problemi all’anca. Quindi si tratta di un tipo di aggiornamento di enorme interesse, che verrà proposto dai maggiori esperti europei. Il congresso non si sottrae a uno dei punti oggi più controversi, le protesi metallo-metallo. Come si affronterà l’argomento? In questi ultimi mesi è stata sollevata una bufera riguardo alle protesi metallometallo. Alcune società europee (come quella olandese, danese e svedese) hanno dato indicazione di non utilizzarle, altre (come quella inglese) hanno consigliato di limitarne l’impiego ad alcuni tipi. A questo proposito avremo due relazioni estremamente interessanti: una farà il punto sui fallimenti del metallo-metallo di ampio diametro e discuterà delle modalità con cui rapportarsi ai pazienti e ai media. Alcuni media generalisti hanno creato allarmismo nei pazienti e talvolta disinformazione. È esperienza comune tra gli ortopedici l’aver ricevuto telefonate da pazienti preoccupati per aver sentito in tv che esistono protesi “difettose” o “tossiche”. Ovviamente chi è addetto ai lavori sa benissimo che “protesi tossiche”’ non significa nulla e che i portatori di protesi a rischio sono stati avvisati per tempo. L’altra relazione sul tema FACTS&NEWS riporterà le raccomandazioni di una recente riunione della European expert conference di Dresda – a cui ho partecipato come presidente Ehs – e in cui sono state identificate alcune linee guida sul follow-up dei pazienti portatori di protesi metallo-metallo. In questo contesto, il fatto che siano state prodotte delle linee guida è particolarmente significativo e, al congresso di Milano, ne parlerà l’organizzatore della riunione, Klaus-Peter Günther, che darà consigli utili sul modo migliore per approcciarsi ai pazienti e gestire le situazioni più critiche. Con tutti questi nomi illustri presenti al congresso, ci sarà una possibilità reale di confronto? La nostra volontà di stimolare il confronto può essere esemplificata dall’ampio spazio che viene dato alla discussione nei diversi momenti del congresso e da una sessione di estremo interesse, senza presentazioni ma composta di sole domande – si chiama “questions to technicians” – in cui alcuni esperti biomedici non saranno a proporre nuovi prodotti ma a rispon- dere alle domande dei chirurghi. La stessa impostazione caratterizzerà le sessioni di controversies? Verranno fornite indicazioni consolidate ma soprattutto si darà molto spazio ai temi aperti e si metteranno in discussione gli argomenti più caldi. Un esempio classico è costituito dai materiali; sono previste due relazioni sulla fissazione all’osso. Si affronterà poi quello che viene definito “real cement paradox”: i dati dei registri mostrano sopravvivenze maggiori nelle protesi cementate, eppure vengono poco utilizzate. In Italia sono quasi scomparse. Per quale ragione? Non sarà un congresso appiattito sulle novità tecnologiche, si vogliono mettere in discussione tanti luoghi comuni, tante apparenti certezze che hanno mostrato di non essere tali. Alla luce delle evidenze e della miglior pratica chirurgica si vogliono fornire informazioni utili al chirurgo nella sua pratica quotidiana. Renato Torlaschi IL VALORE SCIENTIFICO DELLA RICERCA IN EUROPA La maggior parte delle innovazioni tecnologiche in chirurgia protesica si sono prodotte nel nostro continente, anche se la potenza commerciale degli Stati Uniti tende a far dimenticare questo fatto. Solo per limitarsi agli accoppiamenti protesici, sono nati in Europa: il metallometallo negli anni Cinquanta-Sessanta, il metallo-polietilene negli anni Sessanta, la ceramica negli anni Settanta e lo stesso polietilene reticolato è stato valutato nel nostro continente, anche se è forse l’unica soluzione che poi ha avuto un forte sviluppo negli Stati Uniti. Una tra le proposte più recenti, il polietilene arricchito da vitamina E, è stato sviluppato proprio in Italia – da Luigi Costa, un chimico di Torino che sarà presente al dibattito questions to technicians in sede congressuale – e ora viene sviluppato in tutto il mondo. «L’Europa – spiega il dottor Luigi Zagra – è caratterizzata dal fatto che ogni realtà nazionale ha una grande ricchezza e una propria tradizione; molto spesso il nuovo emerge proprio dal recupero di ciò che appariva come un concetto vecchio e abbandonato, attraverso un miglioramento tecnico. La ricchezza culturale europea nella chirurgia d’anca è una risorsa enorme e un’opportunità che non va dispersa». 5 << << FACTS&NEWS I chirurghi uniti per essere protagonisti Il congresso di settembre a Roma riunirà per la prima volta tutta la chirurgia italiana. Si tratta della presa di consapevolezza di una categoria che vuole presentarsi unita e diventare interlocutore di istituzioni e decisori politici Il primo congresso nazionale che riunirà la chirurgia italiana sarà certamente l’occasione per fare il punto su temi che, al di là delle singole specialità, coinvolgono tutti i chirurghi del nostro Paese, dalla formazione ai rapporti con le istituzioni, dalla ricerca scientifica al mercato. L’evento ambisce a fare da spartiacque in un percorso in cui i chirurghi rivendicano un ruolo da protagonisti nelle decisioni cruciali che riguardano la sanità italiana e la salute dei cittadini. Alla vigilia del congresso di Roma (23-27 settembre), Tabloid di Ortopedia ha intervistato uno tra i principali organizzatori, Gianluigi Melotti, presidente della Società italiana di chirurgia (Sic). Un singolo grande congresso in sostituzione di 19 convegni singoli sembra rispondere, oltre a esigenze di razionalizzazione, anche a necessità imposte da una crisi economica che ha indubbiamente avuto delle conseguenze anche sulle attività congressuali. Professor Melotti, quali motivazioni hanno portato al congresso? Penso che sarebbe riduttivo ricondurre questo enorme sforzo organizzativo solo a ragioni di criticità economica, anche se i primi segnali di una minore disponibilità di risorse c’erano già tre anni orsono, quando abbiamo avviato il percorso che ci ha portato al congresso di Roma. Diciamo che potrebbe essere una delle cause, ma la principale è la presa di consapevolezza di una categoria che vuole presentarsi unita per qualificarsi come interlocutore credibile nel definire il contributo dei tecnici a quello che è il necessario aggiustamento del sistema sanitario, dopo una riforma che ormai compie vent’anni e che per varie ragioni si sta mostrando inadeguata all’evolvere dei tempi. Un altro stimolo non secondario è la reazione e la necessità di interrogarsi rispetto a una crisi nella professione che ha portato a un calo progressivo e palpabile, anche nelle più prestigiose sedi accademiche, del numero delle iscrizioni dei laureati alle scuole di specializzazione in chirurgia generale. Perché i giovani medici italiani non vogliono più svolgere la professione del chirurgo? Le ragioni sono molteplici: il prestigio del ruolo non è più quello di una volta, il contenzioso medico-legale porta il chirurgo a svolgere un lavoro sempre più rischioso in presenza di forti carenze in ambito assicurativo. I colleghi ortopedici lo sanno bene! Il congresso sarà l’occasione per una serie di discussioni alte, con il coinvolgimento di magistrati e decisori del ministero della Giustizia, sul tema della responsabilità medica. A differenza di quanto accade in altri Paesi, in Italia non esistono norme specifiche e siamo sottoposti a regole che comparano l’incidente e l’evento avverso a reati che nulla hanno a che vedere con la medicina. La dimostrazione di una chirurgia forte, unita, adeguata, anche comparata agli standard internazionali, deve motivare a credere ancora in questo lavoro e in qualche modo a ritenerlo un privilegio e una necessità per il nostro Paese. Sarà dunque l’occasione per un confronto con le autorità politico-sanitarie? Finora, i tecnici sono stati pochissimo ascoltati dalle autorità politiche, ma secondo noi non si governa la complessità della medicina di oggi senza un contributo, una responsabilità e un’autonomia forte dei clinici e di coloro che sul campo sono responsabili della salute dei cittadini. Se posso tentare una sintesi, l’aziendalizzazione e l’attenzione eccessiva ai parametri economici hanno portato a perdere di vista alcuni dei criteri fondamentali: il rapporto fiduciario tra medico e paziente, l’umanizzazione delle cure, l’alienazione dei pazienti, che si trovano di fronte a strutture in cui i meccanismi organizzativi sono postulati da regole che vengono dal mondo economico e richiedono invece di essere ripensate. La gestione del bene della salute è affidata a una filiera di comando espressa dalla politica in modo abbastanza tautologico, basti pensare alla selezione del personale dirigente. E comunque l’esclusione dei tecnici dai tavoli di governo porta a risultati peggiori, anche in termini economici. Oltre alle diverse specialità, il congresso si propone di mettere in relazione e valorizzare le esperienze di diverse provenienze geografiche? La sanità rappresenta fino a tre quarti dei bilanci complessivi delle Regioni; la più spinta regionalizzazione ha portato a diversificare ancora di più il modello di erogazione di un bene che invece la nostra Costituzione ha voluto garantire come universale e uguale per tutti i cittadini. Quando io ho cominciato a fare il chirurgo, i viaggi della speranza all’estero erano molto numerosi, mentre oggi il fenomeno non esiste più, quale che sia la disponibilità economica. Ci sono però migrazioni interne, dal sud al nord. Io credo che un sistema sanitario più forte e omogeneo a livello di controllo nazionale, e non affidato all’autonomia completa delle singole Regioni, potrebbe aiutare a rendere disponibile a tutti i cittadini lo stesso livello di cure. L’importante è che la trasparenza sui risultati, i controlli e le linee guida siano condivisi da tutti e accettati come strumento di miglioramento e non di indagine punitiva. Questo è uno dei nodi e non può essere affrontato senza che i medici siano protagonisti e co-gestori di questo meccanismo. Ho motivo di credere che l’appeal e la rappresentatività di questo congresso otterrà la partecipazione di aree alte del governo e delle istituzioni a tavoli in cui si potrà discutere insieme del futuro, in un meccanismo di accreditamento reciproco delle figure. Oltre che col mondo politico, un interlocutore importante dei chirurghi sono le aziende. Come si configura questo rapporto? Una rivoluzione ha trasformato la chirurgia negli ultimi tre decenni e ha portato il chirurgo a non essere più protagonista assoluto, artefice solo con le proprie mani e la propria competenza, del miracolo della guarigione, ma a operare attraverso sofisticate tecnologie. L’azione del chirurgo è sempre più mediata da una serie di dispositivi tecnologici, basti pensare alla mininvasività o alle minitelecamere, per arrivare fino al robot, che è in questo momento la sublimazione più alta della tecnologia applicata alla chirurgia. Questo ha creato un mercato nuovo e importante, le aziende sono oggi partner indispensabili non solo per diffondere la conoscenza delle nuove tecnologie ma anche nella formazione dei nuovi chirurghi al loro utilizzo. La formazione post-specialistica nel nostro Paese non vede finanziamenti dedicati e quindi la partnership delle aziende è essenziale anche per le società scientifiche, che costituiscono l’altro pilastro della formazione specialistica post-laurea, non solo ovviamente attraverso gli eventi congressuali, ma anche grazie a un’enorme quantità di corsi, dimostrazioni pratiche e gruppi di lavoro. Nel congresso di Roma si parlerà di “decision making sulla base di linee guida”: si tratta dunque di standardizzare le procedure in base alle evidenze scientifiche? Non può che essere così, a difesa dei due interlocutori in campo, prima di tutto i cittadini e poi i professionisti, che devono poter dimostrare in ogni momento che quanto è stato fatto corrisponde al meglio dell’evidenza disponibile. Riguardo all’evidenza esiste però un altro tema non secondario. L’Italia è uno dei paesi industriali avanzati e nel campo delle nuove tecnologie noi siamo considerati tra i migliori al mondo, quindi a volte siamo noi ad aver costituito l’evidenza: la Gianluigi Melotti, presidente della Società italiana di chirurgia (Sic) > velocità dell’innovazione tecnologica e del progredire della scienza e della tecnologia spesso ci porta a essere protagonisti di evoluzioni che non hanno ancora evidenza. Ovviamente questo non significa sperimentazione selvaggia sul paziente, ma la valutazione rigorosa delle novità non può che passare per un’applicazione clinica che sarà probabilmente evidenza nel futuro ma che nel momento non lo è. Quindi a volte il riferimento esclusivo alle linee guida è uno strumento politico che porta a rallentare lo sviluppo; mi rendo conto che è un’affermazione forte, ma è la comunità scientifica a costruire l’evidenza. Professor Melotti, perché un ortopedico dovrebbe partecipare al congresso? L’auspicio è che, una volta all’anno, non solo i chirurghi generali ma anche tutte le specialità che nel tempo hanno conquistato la loro autonomia possano confrontarsi almeno sui temi comuni e sui modelli organizzativi. Credo che debba esistere un momento di unione anche tra le società scientifiche di differenti specialità, che ci permetta di muoverci insieme e di costituire una forza tale che non possa essere ignorata, allo scopo di avere una categoria di medici adeguata al terzo millennio. Renato Torlaschi UN CONGRESSO SUL MODELLO DELL’AMERICAN COLLEGE OF SURGEONS Dal 23 al 27 settembre si svolgerà a Roma, presso l’Auditorium Parco della Musica, il primo congresso nazionale della chirurgia italiana, “Unità e valore della chirurgia italiana”: in un’area espositiva di 3.000 metri quadrati sono attesi circa 4.000 chirurghi. È un piccolo evento storico perché, come afferma Gianluigi Melotti, «in Italia non c’è mai stato un congresso di chirurgia concepito in questo modo». 19 società scientifiche di area chirurgica rinunciano al loro incontro annuale per unirsi in un unico convegno congiunto finalizzato a creare un evento rappresentativo dell’identità chirurgica italiana. La sua genesi risale a tre anni fa, quando le due principali società scientifiche di chirurgia italiane, la Società italiana di chirurgia (Sic – la più antica, che compie 130 anni) e l’Associazione chirurgica ospedalieri italiani (Acoi – più giovane ma altamente rappresentata dal punto di vista numerico) hanno deciso di unire gli sforzi per dare un segno di unità nella visione dei problemi scientifici della chirurgia del nostro Paese. «Si è pensato poi che lo sforzo poteva essere maggiore – spiega Melotti – e abbiamo avviato un contatto con quasi tutte le società scientifiche che si occupano di differenti campi della chirurgia generale, fino ad arrivare a un comitato scientifico composto da 19 società». È un evento che si rifa a quanto accade negli Stati Uniti, dove ogni anno oltre 20.000 chirurghi da tutto il mondo rispondono all’invito dell’American college of surgeons, che si qualifica in tal modo come partner irrinunciabile del governo. Sarà così anche in Italia? «Ovviamente chi ha pensato a questo congresso – e io sono tra questi, afferma il professor Melotti – ritiene che sarà molto difficile tornare indietro da una via virtuosa come questa. È chiaro che in una comunità abituata all’autoreferenzialità e all’autonomia assoluta e non a percorsi di verifica puntuale e trasparente sui risultati, qualcuno ne può essere spaventato, però è un percorso ineluttabile anche a difesa della nostra attività individuale». Programma e informazioni sul congresso sono disponibili sul sito www.chirurgiaunita2012.it R. T. << << FACTS&NEWS 6 Chirurgia della mano tra scienza e professione Professor Bassetto, chi è oggi il chirurgo della mano? Sappiamo che la chirurgia della mano nel mondo è praticata in percentuali sovrapponibili tra ortopedici e chirurghi plastici. Non esistono problemi di suddivisione di campi: la chirurgia della mano la deve fare uno specialista che si dedica a questa disciplina. Questo congresso è una fotografia di un momento storico in cui è cresciuto moltissimo l’interesse dei chirurghi plastici per la mano, perché recentemente sono state proposte nuove tecniche, basate su una più approfondita conoscenza dell’anatomia, che trovano applicazione nell’ambito ricostruttivo, tipico della chirurgia plastica. La mano traumatizzata, o con patologie come il morbo di Dupuytren o le malattie reumatoidi, richiedono interventi che da una parte demoliscono la malattia e dall’altra ricostruiscono la funzione perduta: quindi la mano si presta molto alla mentalità ricostruttiva del chirurgo plastico. Nelle unità più organizzate c’è una collaborazione tra le due figure che lavorano insieme e noi, come Sicm, vogliamo promuovere la creazione di unità dedicate a questa chirurgia, dove operino professionisti competenti, indipendentemente dalla loro estrazione. Che percorso formativo segue il laureato che vuole specializzarsi in questo tipo di chirurgia? Purtroppo non esiste in Italia una scuola di specializzazio- ne in chirurgia della mano, soppressa una decina di anni fa, ma degli indirizzi all’interno di altre scuole. Nella scuola di specializzazione in chirurgia plastica che dirigo da sei anni all’Università di Padova, abbiamo istituito un percorso interno dedicato alla mano: già dal secondo anno lo specializzando acquisisce competenza nella piccola chirurgia della mano, per poi crescere ulteriormente seguendo questo indirizzo. Lo stesso vale per gli ambienti ortopedici, dove direttori di scuole di specialità ortopediche creano un percorso dedicato a questo tipo di chirurgia. La provenienza è diversa ma si formano specialisti che convergono verso una figura unica. Torniamo al congresso di Abano Terme. Come mai la scelta è caduta sul tema delle emergenze-urgenze? Oltre a costituire un aspetto fondamentale nella nostra disciplina (la mano è l’organo più coinvolto in traumatologia) in questo periodo stiamo assistendo a una riacerbazione dei traumi, soprattutto sul lavoro, che sembravano un po’ diminuiti, sia come entità che come gravità, con l’introduzione delle norme di sicurezza sul lavoro. Oggi vediamo il ritorno di traumi più gravi, che colpiscono prevalentemente la nuova mano- Quanto pesa la gestione delle emergenze-urgenze nel vostro lavoro? Le posso portare i dati relativi alla US di chirurgia della mano dell’Azienda ospedaliera di Padova che dirigo da una decina d’anni. Noi eseguiamo circa 1.200 interventi di chirurgia della mano all’anno: di questi circa la metà sono di traumatologia, mentre l’altro 50% riguarda la patologia di elezione, legata a malattia o esiti di trauma. Le cifre fanno capire l’importanza della parte traumatologica; la maggior parte dei traumi deriva da infortuni sul lavoro e vanno da lesioni di piccola entità fino ai casi più gravi, che coinvolgono più strutture: ossea, tendinea, vascolare, nervosa ecc. Sono proprio questi traumi complessi a richiedere un approccio razionale e moderno alla terapia. Quali saranno i contenuti scientifici più interessanti del congresso? Una novità importante è data dalla possibilità di mantenere in perfusione extracorporea i grandi segmenti amputati. Più un segmento è complesso dal punto di vista anatomico e più bisogna fare in fretta per rivascolarizzarlo, prima che i pro- > cessi degenerativi a carico di muscoli e tessuti rendano l’operazione vana. Oggi disponiamo di tecniche che permettono di bloccare i processi degenerativi dei segmenti amputati o semiamputati. Nell’ambito del trattamento dei tessuti molli, le grosse novità tecniche sono legate alla possibilità di avere nuovi lembi ricostruttivi basati su una circolazione molto più superficiale e periferica, la cosiddetta circolazione perforante. Si tratta quindi di lembi molto superficiali che possono essere utilizzati nella chirurgia ricostruttiva: non si demolisce più un grosso asse vascolare per scolpirli, e ciò comporta un danno minore all’area donatrice. Se nel trattamento dei tessuti molli le novità sono essenzialmente legate a tecniche (ma si parlerà anche di terapie fisiche innovative quali la pressione negativa con instillazione nei processi infettivi e dei nuovi sostituti dermici), per quanto riguarda l’apparato osteoarticolare i progressi riguardano prevalentemente i materiali, che sono in continua evoluzione. A questo proposito, sono previsti workshop dedicati alle nuove protesi in pirocarbonio e ceramica e a nuovi materiali di fissazione. Uno spazio sarà inoltre dedicato alla neonata chirurgia robotica. Verranno anche presentate tecniche anestesiologiche innovative che permettono un acceso chirurgico anche in Franco Bassetto urgenza senza dover eseguire grandi blocchi periferici o comunque anestesie importanti. Si parlerà poi di nuovi farmaci considerati neurotrofici, che sono allo studio in questo periodo, per essere utilizzati nei traumi dei nervi periferici, e del recente approccio farmacologico al trattamento del morbo di Dupuytren. Il tema del congresso sono le emergenze-urgenze, ma ci sarà anche spazio per le patologie di elezione? Come ho già anticipato, vorrei citare la novità legata a una patologia importante come il Dupuytren, per la quale presenteremo al congresso l’ultima sfida, costituita dalla possibilità di trattarlo chimicamente con infiltrazioni di collagenasi: si tratta di interrompere le corde patologiche della malattia di Dupuytren con un farmaco, anziché ricorrere alla chirurgia. La collagenasi è oggi un farmaco brevettato nelle mani di Pfizer, legata a una sperimentazione condotta alla Stony Brook University, a Long Island, dal professor Lawrence C. Hurst (che è nell’elenco degli ospiti stranieri invitati al congresso, ndr). È distribuito negli Stati Uniti, ma non è ancora presente sul mercato italiano. Nella nostra clinica di Padova, e in altri centri in Italia, abbiamo aderito al pro- Rate my professor RECENSIONI Stefano D’Andrea (autore radiofonico e web editor) nel suo libro LAMERIKANO (Angelo Colla Editore, 112 pagine, 10 euro in libreria) racconta sessanta piccole storie di vita newyorkese. Corredato da splendide fotografie il libro diverte ma fa pensare. Invoglia a tornare chi c’è già stato, e incuriosisce il neofita. Quello che vi presentiamo è un flash dell'autore su un qualcosa che nell'università italiana oggi è difficilmente pensabile. dopera, proveniente in gran parte da paesi extraeuropei. Questa è la nuova emergenza. Le università americane sono molto differenti fra loro. Ci sono quelle più o meno costose, quelle più o meno note, quelle più o meno prestigiose. Di certo non sono organizzazioni “statali”. Per aumentare la propria capacità di attrazione, e pertanto il numero degli iscritti paganti, vengono quindi ideate le più varie iniziative. Si punta sulla bellezza della località o sulla notorietà dei docenti, sulla numerosità di Nobel tra gli ex laureati o sull’avvenenza delle studentesse, sulla forza della squadra di football o sulla presenza nei blockbuster. Ciò che tuttavia le unisce è l’attenzione al cosiddetto “passaparola”, la buona nomea che si forma tra gli studenti, la soddisfazione che si percepisce circa << << gramma di uso compassionevole che ha coinvolto oltre 200 pazienti. Se nel frattempo la commercializzazione del farmaco verrà approvata dall’Aifa, questo dovrebbe essere presentato l’11 ottobre, proprio in occasione del nostro congresso nazionale. Due percorsi per una precisa identità: ortopedico o chirurgo plastico, l'importante è che sia specialista della mano. Manca la scuola di specialità e c’è da riorganizzare il coordinamento delle emergenze a livello nazionale Il cinquantesimo congresso della Società italiana di chirurgia della mano (Sicm) (Abano Terme, 10-13 ottobre), organizzato dalla Clinica di chirurgia plastica, US di chirurgia della mano, dell’Azienda ospedaliera di Padova, sarà presieduto dal professor Franco Bassetto, che è professore ordinario di chirurgia plastica all'Università degli studi di Padova, nel momento in cui il presidente della società scientifica è il professor Giorgio Pajardi di Milano, altro chirurgo plastico. È la prova evidente dell’importanza che la chirurgia della mano ha assunto nell’ambito della specialità di chirurgia plastica. Nell’intervista che Tabloid di Ortopedia ha fatto a Franco Bassetto, prima di passare in rassegna alcuni dei temi principali del congresso e di anticiparne le novità più interessanti, abbiamo iniziato proprio affrontando il tema dell’identità del chirurgo della mano. 7 il corso che stanno frequentando, il loro giudizio sulle capacità degli insegnanti. Negli atenei italiani, anche esiste da qualche anno l’abitudine di far compilare un questionario che misura la propria valutazione dei professori (lo si chiama customer satisfaction, proprio come nelle attività di marketing). Ma i risultati non sono pubblici, e il dispositivo viene di regola usato come una clava, al bisogno, da rettori, presidi di facoltà e direttori di dipartimenti: un potenziale strumento di controllo verso i docenti con protettori meno influenti, gli esemplari più fastidiosi, a prescindere dalle loro capacità. Un’ulteriore leva, sulla cui trasparenza non molti giurerebbero, che travisa in toto le motivazioni da cui quest’idea nasce, legate alla tendenza al miglioramento personale e del servizio. Per evitare ogni tipo di pericolo di questo genere, giacché le insidie del Potere non hanno confini mentre gli strumenti per arginarli sì, negli Stati Uniti si è sviluppato un sito a cui le università fanno riferimento e a cui riconoscono autorevolezza: il suo nome è ratemyprofessor.com. Si tratta di una zona neutra in cui ogni studente regolarmente registrato e riconoscibile può mostrare il proprio giudizio su qualunque docente di qualsiasi università americana. Le opinioni sono incensurabili e visibili a tutti, da ogni luogo del mondo. Le università riescono a percepire meglio se stesse, le famiglie possono scegliere, i docenti si possono riconoscere, e gli studenti esprimere. Non sarà sempre rose e fiori, ma il Potere ha un contraltare. Stefano D’Andrea Nella gestione delle emergenze il tempo è un fattore essenziale. Ci può inquadrare questa problematica? Esistono tempi di riferimento dall’incidente al momento in cui il segmento amputato deve arrivare al centro specialistico già allertato e pronto per l’intervento. Per un grande segmento, una mano intera o un avambraccio, si parla di quattro-sei ore; per un dito, se conservato in maniera adeguata, si può arrivare anche alle dodici ore. Comunque, quando c’è un grande trauma con un segmento devascolarizzato, c’è fretta: bisogna conservarlo nelle migliori condizioni e non perdere tempo con il paziente nei trasporti e nel transito in centri idonei, quindi deve esserci un’ottima organizzazione tra chi raccoglie il paziente nel luogo del trauma e chi lo deve poi trattare. Nel nostro centro operiamo 24 ore su 24, 7 giorni su 7, con una équipe in cui tutti gli specialisti hanno competenze microchirurgiche. Siamo organizzati per avere disponibili sala operatoria e operatori, fornendo una buona opportunità ai giovani chirurghi in formazione, specializzandi o specialisti frequentatori che partecipano a questi intervento. Com’è cambiata l’organizzazione delle urgenze sul territorio? La chirurgia della mano ebbe un grosso impulso organizzativo con l’istituzione del Cumi (Coordinamento urgenze microchirurgiche Italia), nato più di dieci anni fa, che faceva capo a un centro coordinatore situato al 118 di Modena, che smistava nel territorio i grandi traumi devascolarizzanti l’arto superiore, a seconda delle disponibilità delle équipe chirurgiche. Il Cumi si è poi evoluto in “Coordinamento urgenze mano Italia”, con l’obiettivo di fare arrivare ai centri specialistici di secondo livello i traumi complessi, non solo quindi quelli che richiedevano interventi microchirurgici. Attualmente tale coordinamento nazionale non è più operativo, e quindi come società scientifica stiamo studiando un nuovo metodo organizzativo di gestione delle urgenze sul territorio nazionale, che faccia comunque sempre riferimento al 118. Questo convegno sarà proprio l’occasione, in una delle sessioni dedicate agli aspetti organizzativi, per discutere di questi nuovi modelli. Analizzeremo anche la gestione in urgenza del trauma dell’arto superiore nel paziente politraumatizzato, perché è chiaro che le priorità assolute sono le “quoad vitam”, mentre nella mano le priorità sono di tipo funzionale. Quindi discuteremo delle modalità con cui deve essere gestito un paziente che arriva in un pronto soccorso centrale con un politrauma associato a un trauma dell’arto superiore, individuando quali devono essere le scale di priorità da assestare. Infine, come ormai accade spesso nei congressi delle varie specialità mediche, ad Abano Terme ci sarà una sessione dedicata agli aspetti legali della professione. Quali sono le specificità che riguardano i chirurghi della mano? Dobbiamo innanzitutto ricordare che, negli incidenti, le mani sono spesso coinvolte, perché sono istintivamente poste a difesa. Inoltre, essendo l’arto superiore un sito anatomico molto complesso, con la presenza di molte strutture nobili concentrate in pochissimo spazio, è chiaro che l’approccio chirurgico deve essere raffinato fin dal primo atto. Quindi può accadere che, in condizioni di urgenza-emergenza, i pazienti possano ravvedere che le procedure non siano state eseguite in maniera corretta e inviino richieste di risarcimento: le più recenti statistiche medico-legali hanno evidenziato che, nella maggior parte dei casi, viene dimostrato come tali richieste non siano giustificabili, e i contenziosi finiscono in un nulla di fatto, con la dimostrazione nel contenzioso giuridico, che non c’è stata. Tale fenomeno è però in crescita ed è necessario parlarne con i tecnici (avvocati, magistrati, medici legali, assicuratori). Ci saranno delle sessioni dedicate a questa problematica, finalizzati a ridimensionare il fenomeno in crescita delle richieste di risarcimento per cause circostanziate, legate al semplicistico diffuso messaggio “tanto il medico ha un'assicurazione...”. Speriamo ne esca una costruttiva dissertazione su come una si possa fare per arginare tale fenomeno: una maggiore serietà da parte di tutte le categorie professionali coinvolte, compreso l’avvocato cui facilmente il paziente ricorre, che deve informare in maniera corretta il proprio cliente delle reali FACTS&NEWS possibilità di ottenere un risarcimento, indirizzando il cliente-paziente a un consulto esperto che stabilisca, sulla base della documentazione, se l’accusa di malpractice ha un minimo di fondamento. La finalità di questa sessione è migliorare il colloquio tra le varie categorie: i chirurghi, gli avvocati, i medici legali, chiamati a stabilire l’eventuale imperizia, imprudenza, e/o negligenza nella condotta di un caso chirurgico e gli stessi magistrati, che devono rivolgersi a periti che abbiano un’effettiva ed indiscussa autorevolezza in chirurgia della mano. Ci saranno anche gli assicuratori, per spiegare quali sono le logiche assicurative nel contenzioso. Questa del contenzioso è una realtà molto articolata, e la Società di chirurgia della mano sta cercando di creare una corretta cultura anche in questo senso. Purtroppo viviamo in un’era in cui i media tendono a dare maggiore enfasi agli episodi di malpractice, perché la malasanità fa notizia, rispetto alla corretta informazione di ciò che avviene normalmente nei nostri reparti. Un’altra problematica medico-legale aperta e specifica della chirurgia d’urgenza è legata alla difficoltà di discutere con i pazienti delle eventuali opzioni di trattamento. In emergenza-urgenza può essere molto problematico far firmare un documento di consenso informato: cosa è etico quindi dire al paziente in questi casi? Che tipo di rischio corre il chirurgo che non fa firmare il consenso informato in urgenza? Sono tutte problematiche aperte. Renato Torlaschi IL CONGRESSO NUMERO CINQUANTA DELLA CHIRURGIA DELLA MANO Il congresso nazionale della Società italiana di chirurgia della mano che si terrà ad Abano Terme tra il 10 e il 13 ottobre avrà un sapore particolare perché, oltre a prospettarsi ricco di contenuti scientifici, celebrerà la sua cinquantesima edizione. «Abbiamo pensato di cogliere questa occasione – spiega il presidente professor Franco Bassetto – per celebrare i cosiddetti "padri" della chirurgia della mano italiana; coloro che ormai hanno deposto il bisturi ma che hanno fondato le nostre scuole e i nostri reparti». Sono i maestri della disciplina che, provenienti dal mondo plastico o ortopedico, hanno saputo sviluppare una cultura autonoma della chirurgia della mano, che ha portato ai riconoscimenti internazionali che la chirurgia della mano italiana ha raccolto negli ultimi anni. Ognuno di loro terrà una prolusione sull’argomento che li ha impegnati di più nella vita, che verrà pubblicata sulla Rivista italiana di chirurgia della mano. A loro, nella cerimonia inaugurale, sarà dedicato il concerto de “i Solisti Veneti”, diretti da Claudio Scimone. R. T. << << FACTS&NEWS 8 La medicina dello sport non è solo per i campioni In settembre a Roma si apriranno i lavori del congresso mondiale di medicina dello sport. L'evento, per la prima volta in Italia, è organizzato dalla Federazione medico sportiva italiana (Fmsi) Siamo alla vigilia del più importante evento internazionale di medicina sportiva al mondo, che quest’anno si svolgerà a Roma. Il programma scientifico di questa edizione del congresso mondiale di medicina dello sport – scaricabile dal sito ufficiale www.fimsroma2012.org – si articola in tre giornate di lavori durante i quali si alternano sessioni plenarie e parallele. Con la presidenza di Fabio Pigozzi e Maurizio Casasco, il convegno ospiterà i maggiori esperti internazionali del settore che spazieranno tra numerosi argomenti riguardanti la salute e il benessere dell’atleta. Abbiamo chiesto a Maurizio Casasco un assaggio di qualcuno tra i tanti temi che verranno approfonditi a Roma. Dottor Casasco, come si qualifica la medicina dello sport italiana in ambito internazionale? Alla Federazione medico sportiva italiana è riconosciuta la più alta competenza nella capacità di prevenzione, nello screening, nella gestione delle emergenze sui campi di gara e nella valutazione del rischio sportivo specifico. Proprio recentemente il presidente della European federation of sports medicine associations (Efsma), Joseph Cummiskey, ha definito la Fmsi modello di “excellency in the world” e punto di riferimento per la presa in carico degli atleti nella tutela della salute e nella gestione delle emergenze sanitarie nello sport. Da sottolineare al riguardo che proprio in Italia, a Milano, è nata nel 1957 la prima scuola di specializzazione in medicina dello sport. Quali argomenti di interesse specifico per ortopedici e fisiatri verranno affrontati a Roma? Direi che gli argomenti di maggior interesse per ortopedici e fisiatri verranno discussi nelle sedute che tratteranno di “fattori di crescita: applicazioni cliniche nelle lesioni muscolo scheletriche”; “valutazione del controllo neuromuscolare e riabilitazione”; “tecniche di imaging nella medicina dello sport”; “ritorno allo sport: progressi nella diagnostica e nella riabilitazione”. Si parlerà dell’uso dei fattori di crescita nei traumi muscolo-scheletrici: ci può fare il punto della situazione? L'uso dei fattori di crescita è una terapia che si è molto sviluppata negli ultimi anni e che ha aperto nuove prospettive terapeutiche per patologie acute e croniche, in particolare di tipo muscolare e tendineo. Si tratta di un trattamento con infiltrazioni di plasma autologo ricco in piastrine (prp): naturale, senza particolari controindicazioni e dai risultati spesso assai soddisfacenti. I rischi legati all’invasività che la tecnica implica possono essere limitati da una corretta esecuzione della procedura, soprattutto evitando la pratica in ambienti che poco hanno a che fare con il concetto di sterilità. Vi sono tuttavia relativamente pochi studi clinici randomizzati presenti in letteratura e di conseguenza sarebbero auspicabili ulteriori approfondimenti scientifici, soprattutto su alcuni particolari aspetti della terapia basata sull’utilizzo dei fattori di crescita. Sicuramente durante il congresso di Roma si discuterà dello stato dell’arte e delle importanti prospettive future di tale metodica, oltre ad eventuali aspetti legislativi. Si parlerà di lesioni al capo: il problema riguarda non solo atleti professionisti ma anche coloro che praticano attività sportive a livello amatoriale. Come si attua una prevenzione efficace? Un’attenzione particolare viene oggi rivolta alla concussione cerebrale per il ruolo importante che il medico sportivo svolge nella sua prevenzione, nella diagnosi e nel trattamento. I sintomi di un trauma cranico possono talvolta sembrare lievi, ma poi condurre a disturbi di lunga durata che coinvolgono funzioni fisiche, cognitive e psicologiche. Una diagnosi tempestiva, un’appropriata gestione del paziente/atleta, la corretta conoscenza del problema da parte sia della famiglia che dello staff tecnico sono fondamentali per ottenere una guarigione completa e ridurre, se non evitare, il rischio di pericolose complicanze. Negli sport di contatto, data la maggiore esposizione a questo rischio e dato che l’atleta che ha subito una concussione ha più probabilità di subirne una seconda, la medicina dello sport ha elaborato le linee giuda per una corretta ripresa dell’attività agonistica, in considerazione del rischio specifico dello sport praticato. Ci sarà una sessione dedicata alla riabilitazione dopo infortunio. Quali progressi si sono avuti di recente in questo ambito? La riabilitazione sportiva > Maurizio Casasco, presiden- te della Federazione medico sportiva italiana (Fmsi) IL XXXII WORLD CONGRESS OF SPORTS MEDICINE DI ROMA Alla Federazione medico sportiva italiana (Fmsi) è stata assegnata l’organizzazione del XXXII congresso mondiale di medicina dello sport, che si svolgerà a Roma, presso il centro congressi del Cavalieri Hilton, dal 27 al 30 settembre e avrà il titolo “Sports medicine, the challenge for the global health: quo vadis?”. È la testimonianza del grande prestigio che viene riconosciuto alla Fmsi a livello internazionale. «È la prima volta – commenta Maurizio Casasco – che un così importante evento scientifico viene ospitato in Italia e siamo orgogliosi di essere stati scelti, dopo aver superato nell’aggiudicazione tutte le altre importanti città candidate, tra le quali Londra, città olimpica 2012». Per l'importanza e l'attualità dei temi trattati e per l'eccellenza dei relatori italiani e stranieri presenti, il congresso "Roma 2012" – una delle edizioni più prestigiose tra i congressi di medicina dello sport – promette di rappresentare il principale evento internazionale dell'anno per gli studiosi del settore e delle discipline correlate. Ortopedia, fisiatria, riabilitazione, cardiologia, endocrinologia, genetica, medicina legale, pediatria, pneumologia, radiologia, scienza dell'alimentazione: proprio per l'intrinseca multidisciplinarietà della medicina dello sport saranno poste sotto i riflettori tutte le branche della medicina. Una ha l’obiettivo di recuperare un atleta infortunato nel minor tempo possibile, pur rispettando i tempi biologici e fisiologici di una corretta guarigione. Per una maggiore efficacia, ci si avvale oggi di un intervento multidisciplinare sempre più precoce, coordinato dallo specialista in medicina dello sport opportunamente supportato dal laureato in scienze motorie e dal fisioterapista e in collaborazione con ortopedico e fisiatra. È infatti il medico dello sport che, conoscendo la disciplina sportiva e i suoi rischi specifici, può fissare i tempi e l’esatto percorso riabilitativo, operando sulla base di un piano personalizzato. In generale cosa può insegnare la medicina sportiva alla medicina in generale e in particolare all’ortopedia? La medicina dello sport offre un approccio completo particolare attenzione sarà rivolta alle emergenze a bordo campo e al pronto soccorso sportivo. Di assoluto rilievo è l’attesa partecipazione di circa 3.000 studiosi e specialisti in medicina dello sport e delle più importanti discipline mediche, di cui 2.000 italiani – tra i quali i presidenti regionali e provinciali Fmsi e i medici federali delle federazioni sportive nazionali e di club – e circa 1.000 provenienti dai cinque continenti, in rappresentanza dei 117 Paesi aderenti alla Federazione internazionale di medicina dello sport, di cui circa 300 facenti parte del comitato esecutivo Fims e delle commissioni mediche internazionali. Fondata nel 1929, la Fmsi è una delle prime associazioni di medicina dello sport nate in Europa. È l'unica società scientifica italiana del settore, membro del Comitato olimpico nazionale (Coni), della Fédération internazionale de médicine du sport (Fims) e della European federation of sports medicine associations (Efsma). Forte dei 5.000 medici che ne sono membri, la Fmsi ha, tra i suoi compiti principali, quello di garantire agli atleti le migliori condizioni mediche per lo svolgimento del proprio sport, sia professionistico che amatoriale, con benefici e senza rischi per la salute. R. T. verso il paziente/atleta, grazie alle competenze multidisciplinari insite in questa specialità medica. Lo specialista in medicina dello sport nasce come medico degli sportivi e in tale veste può essere considerato oggi come il primo “consulente” dell’atleta. Le sue competenze, acquisite in oltre sessant’anni dalla nascita della specialità e grazie alla gestione degli atleti di massimo livello, sono numerose: prevenzione, performance, recupero dell’atleta, fisiologia, valutazione funzionale, cardiologia, traumatologia, pneumologia, endocrinologia, alimentazione, psicologia, primo soccorso. E tutte queste stesse competenze possono essere messe a disposizione del medico di medicina generale. In quest’ambito si ricorre spesso all’esempio della Ferrari, che ha utilizzato la propria esperienza nel settore delle macchine di lusso declinandole per la produ- zione di macchine utilitarie, come la 500. Allo stesso modo, lo specialista in medicina dello sport può utilizzare le proprie conoscenze cliniche e scientifiche acquisite tramite la preparazione degli atleti olimpici e professionisti ai massimi livelli a favore di tutta la popolazione sportiva e non. Il suo aiuto è spesso prezioso per risolvere i dubbi, le curiosità e i problemi che compaiono durante la pratica dell'attività sportiva, in atleti di alto livello ma anche nell’amatore. Egli, infatti, assiste gli atleti di alto livello o le squadre nazionali, così come quelli di qualsiasi altra categoria, per ogni esigenza di carattere medico o funzionale, supportando lo staff tecnico nello stabilire come praticare l’attività sportiva garantendo la tutela della salute e assumendosi la responsabilità dei processi terapeutici e riabilitativi degli atleti infortunati. Renato Torlaschi OrthOviews Review della letteratura internazionale GINOCCHIO Lca: non sempre si torna allo sport Un anno dopo un intervento di ricostruzione del legamento crociato anteriore, la maggior parte delle persone non riesce a riprendere l’attività sportiva, professionistica o amatoriale, che praticava prima del trauma. Questo il contesto in cui si inserisce uno studio condotto da ricercatori australiani, partiti dalla considerazione che 12 mesi potrebbero non essere sufficienti per un follow-up adeguato a stabilire i successi della chirurgia. Clare L. Ardern e i suoi colleghi hanno così esaminato oltre 300 uomini e donne sottoposte a questo tipo di intervento. I partecipanti, dell’età media di 32 anni, erano sportivi che prima del trauma che ha reso necessario l’intervento del chirurgo praticavano basket, football e netball (una variazione della pallacanestro). Presso il centro di La Trobe University a Victoria (Australia), i ricercatori hanno seguito gli esiti della ricostruzione del legamento crociato anteriore dai due ai sette anni (39 mesi di media) attraverso l’assegnazione di un questionario compilato dai partecipanti. Oggetto della verifica è stata la percezione soggettiva della funzionalità articolare del ginocchio, il livello di pratica sportiva precedente l’operazione e la graduale ripresa dell’attività dopo il periodo di riabilitazione. Al termine del follow-up, meno della metà degli infortunati aveva ripreso la pratica sportiva al livello abituale. Il 66% era tornato allo sport (208 su 314) ma il 21% (68 partecipanti) ha segnalato un calo delle prestazioni e solo 140 (il 45%) ha riportato un pieno recupero. Dei 196 soggetti che praticavano uno sport a livello agonistico, 91 sono tornati alle competizioni. I risultati possono apparire inferiori alle aspettative, ma è la stessa Arden a far notare che possono esserci altre ragioni per cui le persone controllate dallo studio possono aver interrotto l’attività sportiva, per esempio la paura di incorrere nuovamente in un trauma oppure una minore naturalezza e fiducia nel compiere il gesto atletico. «Alcuni infortunati sono del resto in grado di recuperare una buona funzionalità dell’articolazione anche senza ricorrere alla chirurgia – commenta l’autrice – a patto di rinforzare in modo adeguato la muscolatura dell’arto inferiore così da supportare il ginocchio che ha subito il trauma. Oppure, in alternativa, alcuni possono decidere di continuare a svolgere un’attività fisica evitando però quegli sport che comportano cambi di direzione, salti e i gesti che mettono il ginocchio in condizioni di instabilità; in questi casi è opportuno utilizzare, a maggiore protezione, ausili Uno tra questi elenca i sintomi tipici delle borsiti: dolore in presenza o assenza di movimento articolare e quando la borsa viene toccata; gonfiore, arrossamento della pelle e calore nell’area circostante l’articolazione. Ma Daniel Aaron fa notare che non tutti i tipi di borsite hanno lo stesso tipo di sintomi. La borsite trocanterica può comportare dolore sulla parte laterale dell’anca, che spesso si irradia verso la coscia. Tutta l’area può risultare dolorosa al tatto e, sebbene il range of motion dell’articolazione possa apparire normale, i sintomi tendono a esacerbarsi in seguito a semplici movimenti come camminare, salire le scale o alzarsi da posizione seduta. La borsite prerotulea può essere favorita da una serie di fattori come la ripetizione di micro-traumi (come il frequente e prolungato atto di inginocchiarsi), disordini del sistema immunitario, l’alcolismo, la malattia polmonare ostruttiva cronica, l’insufficienza renale o l’utilizzo a livello locale di corticosteroidi. Il dolore associato al movimento è raro, a meno che l’articolazione venga flessa in maniera pronunciata. La borsite olecranica deriva generalmente da una lunga ripetizione di piccoli traumi. Spesso è caratterizzata da gonfiore, che ha una consistenza più morbida quando è presente un’infezione. Infine, quando colpisce il calcagno, il dolore si estende intorno al tendine di Achille e la zona è spesso molle alla pressione. Anche qui entra solitamente in gioco l’overuse ed è quindi comune in atleti che si allenano nella corsa, soprattutto fuori pista e ancor di più su terreni non pianeggianti. L’approccio chirurgico per la soluzione della patologia rappresenta l’extrema ratio. Diversi tipi di trattamenti non chirurgici sono spesso efficaci, tra cui l’utilizzo di che sostengano e proteggano l’articolazione». Giampiero Pilat Ardern CL et al. Return-toSport Outcomes at 2 to 7 Years After Anterior Cruciate Ligament Reconstruction Surgery. Am J Sports Med 2011 Sep 23. BORSITE Riconoscere la borsite e le sue cause Un recente articolo pubblicato sul Journal of the American Academy of Orthopaedic Surgeons non illustra nuovi particolari sviluppi nella ricerca o nella pratica clinica ma sollecita maggiore attenzione verso una patologia molto comune ma spesso trascurata: la borsite. Ne è autore Daniel Aaron, della Brown University di Providence (Rhode Island), che si concentra sulle quattro forme più diffuse: dell’anca (borsite trocanterica), del ginocchio (borsite prerotu- lea), del gomito (borsite olecranica) e del calcagno (borsite retrocalcaneare). «La borsite – esordisce Aaron – è causa frequente di dolori a livello muscoloscheletrico tali da indurre chi ne soffre a richiedere un consulto ortopedico. Una delle sfide che il clinico deve fronteggiare è proprio la necessità di riconoscerla, differenziandola da altre condizioni patologiche che presentano sintomi simili, come artrosi, fratture, lesioni a tendini o legamenti e tumori. Inoltre, la borsite può derivare da cause infettive o traumatiche e, una volta individuata, un’altra sfida altrettanto impegnativa è distinguerne l’origine». L’articolo scientifico si caratterizza per la sua sistematicità e fornisce alcuni utili schemi riassuntivi. impacchi di ghiaccio o di bendaggi compressivi; la modifica di alcune attività quotidiane in modo da ridurre l’irritazione sull’area interessata; il ricorso ad antibiotici o ad antinfiammatori non steroidei; infiltrazioni di corticosteroidi (ginocchio e gomito); esercizi di stretching o sostituzione delle calzature (calcagno). Quando questi interventi non danno i risultati sperati, allora si può ricorrere alla chirurgia. «La scelta del trattamento migliore – ribadisce Aaron – passa attraverso l’identificazione delle cause e della presenza di un eventuale processo infettivo». R. T. Aaron DL, Patel A, Kayiaros S, Calfee R. Four common types of bursitis: diagnosis and management. J Am Acad Orthop Surg 2011 Jun;19(6):359-67. OrthOviews Review della letteratura internazionale METABOLISMO Nuova luce sui geni del morbo di Paget Il morbo di Paget è una grave malattia metabolica in cui il tessuto osseo è in continuo ma disordinato rimaneggiamento: la contemporanea azione degli osteoclasti e degli osteoblasti avviene in modo accelerato e del tutto anomalo, producendo deformità, ossa più grandi e più fragili. Si tratta di una patologia scheletrica piuttosto comune nell’età avanzata e secondo le stime colpisce in Europa circa due persone su cento, oltre i 55 anni. La familiarità della malattia già da tempo ha fatto supporre un’origine genetica, ma solo recentemente quest’ipotesi è stata verificata in dettaglio. L’identificazione dei geni associati allo sviluppo della malattia ha anche una valenza terapeutica, permettendo un controllo frequente e un intervento precoce negli individui candidati ad ammalarsi. Il morbo di Paget è infatti caratterizzato da un’insorgenza subdola con sintomi praticamente assenti nelle prime fasi; a volte sono presenti dolore osseo e rigidità articolare che il paziente tende a trascurare prima che le condizioni si aggravino. Prima di tutto la ricerca ha identificato un gene – SQSTM1 – responsabile del 40% delle forme familiari, ma un recente studio ha scoperto sette nuove regioni genetiche associate al morbo di Paget che ne spiegano un ulteriore 13%. I loci individuati hanno effetti relativamente ampi su questa rispetto ad altre comuni malattie del sistema muscolo-scheletrico, come l’osteoporosi o l’artrite reumatoide. Questo indica che la suscettibilità genetica allo sviluppo del morbo di Paget è probabilmente mediato da un piccolo numero di geni che hanno grandi effect size contrariamente al largo numero di geni con piccolo effect size tipici di altre malattie complesse. Lo studio è stato pubblicato su Nature Genetics e ha visto la collaborazione di numerosi studiosi di tutta Europa, ma il ruolo dell’Italia è stato di assoluto rilievo, perché l’équipe dell’ospedale Careggi di Firenze, sostenuto da Firmo, la Fondazione Raffaella Becagli di cui la professoressa Maria Luisa Brandi è presidente, ha lavorato per anni a collezionare le famiglie italiane affette dal morbo di Paget. «Questo risultato è importantissimo – spiega la Brandi, che dirige l’unità operativa malattie del metabolismo minerale e osseo dell’ospedale Careggi – amplifica infatti la possibilità di individuare i portatori della malattia che, essendo a espressione lenta e manifestandosi di solito in età matura, non saremmo in grado di riconoscere se non quando ha già prodotto lesioni ossee». Anche se serviranno nuove ricerche per identificare le varianti funzionali, lo studio ha fornito importanti conoscenze sull’architettura genetica del morbo di Paget e ha << 12 identificato molti geni che prima non erano sospettati di rivestire un ruolo tanto rilevante nel metabolismo osseo. G. P. Albagha OM, Wani SE, Visconti MR, Alonso N, Goodman K, Brandi ML, Cundy T, Chung PY, Dargie R, Devogelaer JP, Falchetti A, Fraser WD, Gennari L, Gianfrancesco F, Hooper MJ, Van Hul W, Isaia G, Nicholson GC, Nuti R, Papapoulos S, Montes Jdel P, Ratajczak T, Rea SL, Rendina D, GonzalezSarmiento R, Di Stefano M, Ward LC, Walsh JP, Ralston SH. Genetic determinants of Paget's disease (GDPD) consortium. Genome-wide association identifies three new susceptibility loci for Paget's disease of bone. Nat Genet 2011 May 29;43(7):685-9. INFEZIONI OSTEOARTICOLARI Dal cavo orale al fluido sinoviale Una possibile causa di fallimento delle protesi articolari potrebbe trovarsi nella bocca del paziente stesso. La presenza di una parodontite, infatti, dovrebbe sollevare molti sospetti e spingere a trattare il paziente in modo corrispondente. È il risultato di uno studio pubblicato da Stéphanie Témoin e colleghi sul Journal of Clinical Rheumatology. Lo studio suggerisce che, in presenza di parodontite, i batteri della cavità orale possono migrare al fluido sinoviale, portando a un’infezione. In effetti, studi clinici aveva già dimostrato l’esistenza di un legame tra artrite reumatoide e parodontite. Per questo motivo gli autori dello studio hanno voluto verificare se realmente, in pazienti con artrite reumatoide e osteoartrite, i batteri possono diffondersi alle articolazioni da un sito lontano come la cavità orale. A questo scopo sono stati raccolti campioni di liquido sinoviale da 36 pazienti, nove uomini e 27 donne. L’età era compresa tra i 45 anni e gli 84 anni (media 61,6 anni). Tra i pazienti, 11 avevano ricevuto una diagnosi di artrite reumatoide e 25 di osteoartrite. I risultati hanno mostrato che in cinque pazienti, cioè il 13,9%, era presente dna batterico nel fluido sinoviale. Di questi cinque pazienti, due avevano un problema di artrite reumatoide e tre uno di osteoartrite. Due dei cinque pazienti avevano già ricevuto una diagnosi di parodontite. Il Fusobacterium nucleatum è stato il batterio più trovato. È da sottolineare che il Dna batterico trovato nel liquido sinoviale è uguale a quello trovato nella placca dentale. In altre parole, i cloni batterici di Fusobacterium nucleatum e Serratia proteamaculans del liquido sinoviale sono risultati identici a quelli della placca dentale. L’identità a livello clonale, e non solo di specie, fornisce «una prova non ambigua della diffusione dei batteri dalla bocca all’articolazione – concludono Témoin e colleghi –. Rispetto alle nostre conoscenze, questi dati sono la prima prova genetica che i batteri del cavo orale possono migrare al liquido sinoviale» scrivono gli autori. Infine, «lo studio suggerisce che i batteri provenienti da altri distretti del corpo possono portare a infezioni subcliniche che si manifestano nelle articolazioni naturali o nei fallimenti di protesi. Queste infezioni possono non essere individuate dai comuni sistemi diagnostici» è la conclusione dello studio. Claudia Grisanti Fonte: Témoin S, Chakaki A, Askari A, El-Halaby A, Fitzgerald S, Marcus RE, Han YW, Bissada NF. Identification of oral bacterial DNA in synovial fluid of patients with arthritis with native and failed prosthetic joints. J Clin Rheumatol 2012 Apr;18(3):117-21. 13 << OrthOviews Review della letteratura internazionale LAVORO ORIGINALE Le instabilità del polso Classificazione e cenni di terapia La scoperta dei raggi X da parte di Rontgen nel 1895 permise di studiare e definire il polso normale e scoprire molte lesioni carpali che fino ad allora erano considerate estremamente rare o addirittura sconosciute. Nel 1913 Chaput e Villant riportarono casi con immagini radiografiche che evidenziavano anormali separazioni tra le ossa carpali corrispondenti probabilmente a diastasi, a sublussazioni o a lussazioni. Tuttavia la prima descrizione di instabilità carpale come entità clinica si deve a Linscheid e Dobyns (1972). Il vero significato di instabilità è oggi ancora controverso. Da un punto di vista biomeccanico la stabilità del polso è da considerarsi come una situazione fisiologica capace di mantenere un normale rapporto articolare tra le otto ossa del carpo nelle condizioni di riposo, sotto il normale carico delle forze muscolari estrinseche e nelle condizioni di attività, e quindi durante tutto il range di movimento semplice (flessione, estensione) o combinato (circumduzione) del polso libero (semplice movimento) o sotto sforzo (durante una qualsiasi attività). Pertanto un polso è da ritenersi instabile quando i rapporti tra le ossa intercarpali sono costantemente alterati (instabilità statica), come è possibile evidenziare su radiogrammi standard, eseguiti nelle proiezioni antero posteriore o laterale, oppure quando i rapporti intercarpici subiscono un’alterazione (instabilità dinamiche) soltanto durante il movimento del polso o sotto l’azione dei carichi funzionali. Queste ultime instabiltà non sono evidenziabili con i semplici radiogrammi standard, ma possono essere evidenziate con radiogrammi dinamici (Rx dinamiche, cineradiografia, artroscopia, ArtroRmn). Come si può ben comprendere, il concetto di instabilità del polso comprende un insieme di lesioni capsulo-legamentose che riguardano le ossa carpali e che rendono, senza alcun dubbio, tale capitolo della patologia del polso assai complesso, sia dal punto di vista diagnostico e clinico, sia dal punto di vista terapeutico. Le instabilità carpali sono state classificate da Larsen e colleghi (1995) secondo diverse variabili. u Cronicità (acuta: entro una settimana; subacuta: tra una e sei settimane; cronica: oltre le sei settimane). u Gravità (predinamica: lesione legamentosa parziale senza malallineamento sotto stress; dinamica: rottura legamentosa completa, ma con malallineamento soltanto in alcune condizioni di carico; statica: rottura legamentosa completa con alterazione permanente dell’allineamento carpale ben evidenziabile ai radiogrammi standard). u Sede (intercarpica prossimale: dissociazione scafolunata, dissociazione lunopiramidale; mediocarpica: radiale tra scafoide trapezio e trapezoide, mediale tra semilunare-piramidale e capitatouncinato; intercarpica distale: tra capitato e uncinato; prossimale: traslazione ulnare del carpo in rapporto al radio distale). u Direzione (Disi-Visi: quando il semilunare, considerato il segmento intercalare, si trova rispettivamente in una posizione di abnorme estensione o di abnorme flessione rispetto al radio e al capitato; traslazione ulnare o radiale, volare o dorsale: quando la filiera prossimale del carpo è dislocata rispettivamente ulnarmente, radialmente, volarmente o dorsalmente rispetto ai rapporti normali). u Modelli (Cid: dissociativa quando vi è una importante alterazione tra le ossa della stessa filiera del carpo; Cind: non dissociativa quando vi è una un’alterazione tra il radio e la filiera prossimale e/ o tra questa e la quella distale; Cic: complessa quando la Cid e la Cind sono associate; Cia: adattativi, quando il malallineamento non è localizzato nel carpo ma prossimamente o distalmente ad esso. Analizziamo ora nel dettaglio la classificazione per modelli. La dissociazione scafo-lunata La dissociazione scafo-lunata, descritta per la prima volta da Destot nel 1926, rappresenta la forma più frequente di instabilità del carpo che si incontra nella pratica clinica. Può presentarsi isolata o associata a fratture del radio distale o a fratture scomposte dello scafoide o quale esito di una lussazione perilunare del carpo ridotta incruentamente. Tale lesione è conseguente a un trauma in iperestensione del polso posto in deviazione ulnare e supinazione mediocarpica. Le forme cliniche sono suddivise in cinque tipi diversi. Predinamica. Si tratta della lesione parziale della sola membrana interossea, difficile da diagnosticare. Per tale motivo viene definita occulta (il complesso legamentoso scafo-lunato è rappresentato: dal legamento scafo-lunato dorsale, il più importante per la maggiore resistenza alla trazione e alla torsione; dalla membrana interossea costituita principalmente da fibrocartilagine, che provvede solo a una piccola stabilità meccanica e dal legamento scafo-lunato volare, che agisce come stabilizzatore aggiunto e che controlla la rotazione dello scafoide). Se vi è un minimo grado di distensione, la lesione è classificata di grado 1 secondo Geissler. In tale situazione la diagnosi viene posta mediante una artroscopia. Nei casi in cui vi è una rottura parziale della membrana inte- > Dott. Augusto Marcuzzi Azienda ospedaliero-universitaria Policlinico di Modena Struttura complessa di chirurgia della mano e microchirurgia Responsabile modulo urgenze mano, ambulatorio di patologia complessa del polso e ambulatorio di artropatie complesse della mano rossea, la lesione viene classificata di grado 2 secondo Geissler. In questi casi la diagnosi potrebbe essere posta mediante radiogrammi eseguiti sotto stress che possono evidenziare un aumento dello spazio scafo-lunato. Il trattamento proposto in tale forma clinica è la fissazione percutanea con due fili di K. tra scafoide e semilunare e altri uno o due fili di K tra scafoide e capitato, da mantenere per otto settimane. Nelle lesioni parziali croniche può essere indicato un debridement artroscopico del legamento scafo-lunato allo scopo di rimuovere il materiale degenerato, che rende l’articolazione instabile. A tale trattamento segue lo shrinkage elettrotermico dei legamenti, asso- OrthOviews ciato alla stabilizzazione temporanea con dei fili di K. mantenuti per otto settimane. Dinamica. In tale forma vi è la distruzione di tutte le componenti del legamento scafolunato. I legamenti sono ancora riparabili. La radiografia standard è normale, ma eseguita sotto stress può evidenziare un malallineamento. Un’artroscopia può evidenziare la lesione, classificata di grado 2 o 3 di Geissler. Una cineradiografia, esame utilizzato da pochi radiologi esperti sul polso, può ben documentare tale lesione. Il trattamento proposto è di riparare direttamente la componente dorsale del legamento se questo si trova in buone condizioni anatomo-patologiche, associata alla stabilizzazione con due fili di K. tra scafoide e semilunare e altri uno o due fili di K. tra scafoide e capitato da mantenere per otto settimane. Nel caso in cui il legamento scafo-lunato dorsale non sia nelle condizioni di essere riparato, può essere eseguita una capsulodesi dorsale oppure un innesto di ossolegamento-osso. Statica riducibile. Si tratta di una lesione di tutte le compo- << Review della letteratura internazionale nenti del legamento scafolunato con associata la lesione dei legamenti stabilizzatori secondari del polso. Tale forma si presenta ben evidente ai radiogrammi standard, con dissociazione dell’articolazione scafo-lunata nella proiezione antero-posteriore (segno di Terry Thomas, con gap superiore a 2 mm). Alla proiezione laterale, l’angolo scafo-lunato può risultare superiore ai 70°. L’artroscopia dimostra un’instabilità corrispondente al grado 4 di Geissler. La dissociazione scafo-lunata statica può essere associata a una instabilità del semilunare in Disi. In tal caso l’ampiezza dell’angolo radio-lunato valutata su una radiografia nella proiezione laterale risulta superiore a 15°. Se i legamenti stabilizzatori secondari sono ancora intatti, e non vi sono alterazioni artrosiche a livello dell'articolazione scafo-lunata e inoltre il legamento scafo-lunato dorsale si presenta ancora in condizioni di essere riparato, il trattamento chirurgico consiste nella reinserzione di tale legamento sullo scafoide o sul semilunare, mediante una riparazione diretta o con l’utilizzo di una mini ancoretta, o di due mini ancorette inserite rispettivamente sullo scafoide e sul semilunare, comprendendo il legamento interosseo, rinforzandolo in tal modo. Altra tecnica chirurgica eseguita da Marcuzzi dal 1999 è quella di reinserire entrambi i legamenti scafo-lunati, sia dorsale che volare. La reinserzione di entrambi i legamenti, con un doppio accesso dorsale e volare, permette di aumentare la stabilizzazione dell'articolazione scafo-lunata, sottoposta ai carichi del grande osso, evitando in tal modo una recidiva della dissociazione. La capsulodesi dorsale, utilizzata per la prima volta da Blatt (1987), viene oggi largamente utilizzata, ma modificata secondo Berger, come unico tempo chirurgico o in associazione alla riparazione legamentosa come rinforzo di quest’ultima. Nei casi in cui il legamento risultasse irreparabile può essere utilizzato, ma con riserva, poiché i risultati non sempre sono soddisfacenti, un innesto di osso-legamentoosso, secondo le tecniche descritte da Weiss (1998) o da Cuenod (1999). Molto usata è la tecnica di tenodesi secondo Brunelli (1995), che prevede l’utilizzo di un lembo di tendine flessore radiale del carpo per trattare l’instabilità distale e prossimale dello scafoide. Altra tecnica, utilizzata da Rosenwasser (1997) nel trattamento delle instabilità subacute, consiste nella stabilizzazione dell’articolazione scafolunata mediante una vite di Herbert. Tale trattamento permette una buona riduzione della dissociazione scafolunata e consente pochi gradi di motilità relativa tra le due ossa. Statica fissa. La dissociazione scafo-lunata statica può divenire fissa a causa di una fibrosi, che viene ad occupare lo spazio scafo-lunato e a coinvolgere le varie strutture capsulo-legamentose tra lo scafoide e le ossa adiacenti. In tale situazione, quando non vi sono presenti segni evolutivi di artrosi sulla radio-carpica, è possibile eseguire interventi di artrodesi parziali. Varie sono le artrodesi parziali proposte nel 1967 da Peterson e Lipscomb. Riportiamo l’artrodesi scafocapitata utilizzata da Saffar, che stabilizza la riduzione dello scafoide mediante la sua fusione chirurgica con il capitato. Altre artrodesi parziali utilizzate sono l’artrodesi triscafoidea (comprendente lo scafoide, il trapezio e il trapezoide), l’artrodesi scafo-luno-capitata o, infine, l’artrodesi scafolunata, oggi poco utilizzata. Dissociazione scafo-lunata complicata da osteoartrosi Slac. Se la dissociazione non viene trattata, il malallineamento comporta, col passare degli anni, un conflitto radioscafoideo e medio-carpico tra scafoide e capitato che si accentua con il movimento e con l’utilizzo quotidiano del polso, comportando una distruzione graduale e progressiva della cartilagine articolare. Dapprima l’artrosi coinvolge l’articolazione stilo-scafoidea (Slac I), poi la radio-scafoidea (Slac II) e infine la scafo-capitata (Slac III). In tali casi il trattamento chirurgico varia a seconda dello stadio della Slac. Allo stadio I è possibile associare una stiloidectomia alla artrodesi scafo-lunata, oppure associare una stiloidectomia alla resezione della I filiera. Allo stadio II è possibile associare una stiloidectomia alla resezione della I filiera, oppure eseguire una scafoidecto- 14 mia associata ad una artrodesi a quattro angoli “four corners”. Allo stadio III è possibile eseguire una stiloidectomia e una resezione della I filiera associata alla protesizzazione di rivestimento del capitato, oppure eseguire una scafoidectomia associata a una artrodesi a quattro angoli “four corners”. La dissociazione luno-piramidale Si tratta di una instabilità poco frequente, causata dalla lesione del legamento luno-piramidale. Questa instabilità causa dolore con impotenza funzionale del polso ma, a differenza dell'instabilità scafo-lunata, non causa un’artrosi evolutiva. Il dolore è localizzato sul dorso dell’articolazione lunopiramidale e si può accentuare con il movimento del polso in deviazione ulnare o in massima supinazione. Vi può essere uno scatto nei movimenti di pronazione e ulnarizzazione e in prono-supinazione del polso. Possono esistere delle lesioni associate a livello ulnare del polso quali lesioni della fibrocartilagine triangolare, frattura dello stiloide ulnare e insta- CASO CLINICO/1: DISSOCIAZIONE SCAFO-LUNATA STATICA ACUTA, POLSO SINISTRO Fig. 1: radiografia antero posteriore che dimostra la diastasi scafo-lunata con il segno dell’anello in paziente di 30 anni > Fig. 2: radiografia laterale che evidenzia la flessione dello scafoide con associata la Disi > Fig. 3: radiografia antero posteriore. Controllo postoperatorio che dimostra la buona correzione della diastasi scafo-lunata > Fig. 4: radiografia laterale che dimostra la buona correzione della Disi > CASO CLINICO/2: DISSOCIAZIONE SCAFO-LUNATA CRONICA, POLSO SINISTRO Fig. 1: radiografia antero posteriore che dimostra la diastasi scafo-lunata con il segno dell’anello in paziente di 27 anni > > Fig. 2: radiografia laterale che dimostra la flessione dello scafoide con associata la Disi Fig. 3: radiografia antero posteriore. Controllo postoperatorio che evidenzia la resezione della prima filiera > Fig. 4: fase operatoria che evidenzia (freccia) la lesione artrosica a livello dello scafoide. Per tale situazione si è eseguita la resezione della prima filiera > 17 << OrthOviews Review della letteratura internazionale bilità medio-carpica, che devono essere diagnosticate e trattate per risolvere il dolore. La dissociazione luno-piramidale può presentarsi associata alla dissociazione scafolunata o presentarsi isolata. Nel primo caso è conseguente a un trauma con sollecitazione in estensione del polso. La lesione del legamento luno-piramidale volare si verifica nello stadio III della lesione postraumatica evolutiva secondo la teoria di Mayfield (1984). Nel secondo caso si verifica in seguito a una caduta sull’eminenza ipothenare. Vi sono tre stadi della patologia. Predinamica. Vi è una lesione parcellare del legamento lunopiramidale, i radiogrammi sono normali, la diagnosi è sospettata clinicamente e viene confermata dalla artroscopia. Il trattamento proposto in tale forma clinica è la fissazione percutanea con due fili di K. tra piramidale e semilunare. Dinamica. La lesione può essere evidenziabile attraverso delle radiografie dinamiche, cineradiografia, artroscopia, Tc, Rmn e artro-Rmn. Il trattamento consigliato è la fissazione percutanea con fili di K. tra piramidale e semilunare. Nei casi di instabilità luno-piramidale dinamica cronica, i trattamenti proposti sono il debridement artroscopico, lo shrinkage elettroter- mico, la ricostruzione legamentosa utilizzando un lembo di tendine estensore ulnare del carpo (tecnica di Garcia-Elias) oppure un’artrodesi parziale luno-piramidale. Statica. Vi è lesione completa dei legamenti luno-piramidali, evidenziabile attraverso una radiografia, dove nella proiezione laterale compare una Visi e nella proiezione antero posteriore è possibile, in alcuni casi, evidenziare una piccola diastasi tra semilunare e piramidale. La diagnosi può essere confermata con Tc, Rmn e artro-Rmn. L’interruzione degli archi di Gilula può comparire su radiogrammi in antero posteriore eseguiti con polso in massima deviazione ulnare. Il trattamento con una artrodesi tra piramidale e semilunare, non sempre è in grado di correggere il malallineamento e pertanto può essere necessario eseguire una resezione della prima filiera o una artrodesi a quattro angoli. Nei casi di dissociazione acuta luno-piramidale associata a dissociazione scafo-lunata, la lesione è complessa e necessita di un doppio accesso chirurgico; dorsale per la reinserzione del legamento scafolunato dorsale e volare per la reinserzione del legamento luno-piramidale volare. Nei casi di dissociazione cronica luno-piramidale associata a dissociazione scafo-lunata il trattamento chirurgico pro- ponibile è la resezione della prima filiera del carpo. L'instabilità carpale non dissociativa Viene distinta in Cind radiocarpale o mediocarpale a seconda della sua localizzazione. Instabilità radiocarpale. È definita anche come instabilità prossimale. A questa instabilità appartiene la traslazione ulnare del carpo. Si tratta di una evenienza molto rara, descritta per la prima volta da Dobyns nel 1975. Solitamente tale lesione si manifesta associata a fratture dell’epifisi distale del radio. Esistono due tipi di traslazione ulnare del carpo. Il primo tipo è caratterizzato dalla traslazione dell’intero carpo compreso lo scafoide, che risulta in stretto rapporto con il semilunare. Nel secondo tipo, lo scafoide mantiene un normale rapporto con lo stiloide radiale, lo spazio tra scafoide e semilunare aumenta, il complesso luno-piramidale è traslato ulnarmente. Il primo tipo è causato da lesioni del complesso capsulolegamentoso della radio-carpica, inclusi i legamenti radioscafo-capitato, radio-lunato e radio-piramidale. Nel secondo tipo, non sono lesionati i legamenti radioscafo-capitato, ma sono danneggiati i legamenti radiolunato, radio-piramidale e i legamenti scafo-lunati. Il trattamento chirurgico prevede la riduzione della traslazione, la fissazione mediante dei fili di K. tra radio e carpo e la riparazione dei legamenti radio-carpici volari e dorsali. Spesso tale intervento viene eseguito su instabilità croniche, poiché le instabilità prossimali non sono diagnosticate al momento del trauma. Tale situazione può pregiudicare il risultato dell’intervento infatti, spesso, si possono verificare delle recidive della traslazione ulnare. Pertanto i pazienti devono essere sottoposti a un secondo intervento, consistente in una artrodesi radiolunata che permette il mantenimento della riduzione dell'instabilità prossimale. Vi può essere anche una forma iatrogena conseguente a resezione troppo ampia dell’ulna distale. Instabilità mediocarpale. Si tratta di alcune patologie non frequenti, caratterizzate da una instabilità senza dissociazioni tra le ossa del carpo. Licthman (1993) le ha classificate in quattro gruppi. u palmare: l’intera filiera prossimale del carpo appare flessa nella radiografia laterale; u dorsale: sublussazione dorsale della filiera distale, se su questa viene impressa una forza in senso volo-dorsale; u dorsale e palmare: sia l’articolazione radiocarpica che mediocarpica sono sublussa- te in direzione palmare e dorsale; u estrinseca: la disfunzione della mediocarpica è la conseguenza di un problema extracarpale come una viziosa consolidazione del radio distale. Clinicamente i pazienti presentano uno scatto doloroso ai movimenti del polso in deviazione ulnare e pronazione. I radiogrammi tradizionali sono normali, tranne nei casi di una instabilità mediocarpale palmare in cui la proiezione laterale evidenzia una instabilità in Visi, mentre nella proiezione antero posteriore lo scafoide è flesso e pronato e mostra il segno dell’anello. L’artrografia dovrebbe essere sempre negativa. Utile, invece, la cineradiografia per la diagnosi di tali instabilità. Infatti, nella instabilità mediocarpale palmare la filiera prossimale rimane flessa durante tutto il movimento in senso radio-ulnare del polso, fino a quando il polso raggiunge una certa deviazione ulnare, in cui all’improvviso la filiera prossimale scatta in posizione di estensione, causando uno scatto che può essere udito anche dal medico esaminatore. L’artroscopia nella diagnosi di tale patologia ha un ruolo minimo. Il trattamento prevede di ristabilire il controllo propriocettivo della filiera prossimale oppure attraverso delle procedure di ricostru- zione dei tessuti molli tramite un accesso combinato dorsale e volare o con artrodesi parziali del polso. L'instabilità carpale adattativa Si tratta di un malallineamento carpale conseguente a fratture del radio distale viziosamente consolidate, descritto per la prima volta da Dobyns nel 1973. Tuttavia il concetto di instabilità adattativa fu introdotto per la prima volta da Allieu nel 1982. Nei vizi di consolidazione delle fratture del radio, il carpo si adatta a tale nuova situazione senza comportare una alterazione dell’architettura intrinseca intercarpale. In una viziosa consolidazione dorsale dell’epifisi distale del radio si viene ad avere una instabilità adattativa del carpo con il semilunare che ruota in Disi rispetto al capitato. Pertanto l’asse del capitato diviene dorsale rispetto all’asse dello radio. Tale situazione può comportare una sintomatologia dolorosa sulla medio-carpica che può essere risolta mediante una osteotomia correttiva del radio. Allo stesso modo una viziosa consolidazione del radio in flessione comporta una instabilità del semilunare in Visi. Anche questa instabilità adattativa del carpo può essere corretta agendo sul radio. CASO CLINICO/3: INSTABILITÀ PROSSIMALE CON TRASLAZIONE ULNARE DEL CARPO, POLSO DESTRO Fig. 1: radiografia antero posteriore che evidenzia la frattura dello stiloide radiale e ulnare in un paziente di 26 anni > Fig. 2: radiografia antero posteriore con immobilizzazione in gesso Fig. 3: radiografia antero posteriore. Controllo dopo rimozione del gesso che evidenzia una iniziale traslazione ulnare del polso > Fig. 4: radiografia antero posteriore. Controllo dopo sei mesi che evidenzia una franca traslazione ulnare del polso Fig. 5: radiografia antero posteriore che evidenzia la buona riduzione della traslazione ulnare e la fissazione con fili di K. > Fig. 6: radiografia antero posteriore laterale > > > ? QUESITO DIAGNOSTICO FORMAZIONE CONTINUA la sOluziOne a pagina Franca è una signora di 80 anni, da 5 anni allettata all’interno di una residenza sanitaria assistenziale (Rsa). È affetta da demenza senile conclamata, ipertensione arteriosa, diabete mellito e cardiopatia ischemica (Cad). La donna è stata operata di carcinoma alla mammella destra. Dall’anamnesi patologica remota risulta essere stata operata anche di colecistectomia in urgenza, complicata da peritonite, e di alluce valgo; sono inoltre riportate due fratture su base osteoporotica di L2 e L3, già stabilizzate, senza compressioni sul sacco durale. Recentemente Franca ha subito un trauma da caduta dal letto, senza apparente immediata dolorabilità o extrarotazioni agli arti inferiori; tuttavia, dopo qualche giorno, ha iniziato a riferire una crescente algia all’anca destra, irradiata all’arto inferiore omolaterale. > 22 RX (1), anca dx, pr. frontale a cura di giOrgiO castellazzi > RX (2), anca dx, assiale > TC (2), anca dx, assiale (b), finestra per osso INDAGINI STRUMENTALI Nel sospetto di una frattura, è stata eseguita un’indagine radiografica (1) dell’anca destra, che non ha mostrato alterazioni significative del comparto osseo. Nonostante la negatività del reperto radiografico, la signora ha continuato a lamentare algia irradiata all’arto inferiore destro, per cui è stata eseguita anche indagine radiografica del rachide lombare, che ha escluso fratture recenti vertebrali. Gli esami estemporanei del sangue hanno mostrato un tenue rialzo dei marcatori tumorali, senza tuttavia recidive locali al seno operato. È stata dunque richiesta indagine di tomografia computerizzata (2) per valutare la presenza di eventuali fratture misconosciute al bacino. Dalle immagini è possibile osservare alterazione morfologica e strutturale del grande trocantere destro, senza tuttavia evidenti erosioni corticali o interessamenti del collo femorale. È stata dunque richiesta indagine di risonanza magnetica (3) di completamento. > TC (2), anca dx, assiale (a), finestra per osso > TC (2), bacino, assiale (d), finestra per osso > RM (3), bacino, coronale T1 > RM (3), bacino, assiale T2 > IPOTESI DIAGNOSTICHE Ecco le ipotesi diagnostiche più probabili. • • • • Frattura composta attuale del grande trocantere femorale, senza estensione al collo femorale Frattura patologica attuale del grande trocantere su metastasi ossea Frattura composta attuale del grande trocantere con estensione al collo femorale Frattura già consolidata del grande trocantere, in esiti > RM (3), bacino, coronale T2 > TC (2), anca dx, assiale (c), finestra per osso RM (3), bacino, coronale Stir << << CORSI E CONGRESSI 20 21 << << Il piede piatto Congresso nazionale Siot IV congresso Sigascot Venerdì 7 settembre a Milano (presso la Ca’ Bianca Hotel Corte del Naviglio), Antonio Memeo e Fabio M. Donelli guideranno i lavori di un corso di aggiornamento sul trattamento del piede piatto. «Il piede piatto è una patologia da non sottovalutare e sulla quale al nostro Istituto siamo specializzati» dice Amedeo Tropiano, direttore generale dell’Istituto Ortopedico Gaetano Pini che ha organizzato l'evento insieme alla Scuola di specializzazione dell’Università di Milano. Presso l’Istituto ortopedico G. Pini è stato tra l'altro recentemente effettuato uno studio retrospettivo su pazienti operati con due diverse tecniche: l’artrorisi endosenotarsica vs esosenotarsica. La valutazione dell’efficacia è stata effettuata mediante un esame clinico pre e post operatorio e radiografie in carico. La prima sessione del corso sarà focalizzata sulla classificazione e sulla biomeccanica del piede piatto, valutando gli esami strumentali utili al raggiungimento di una corretta diagnosi. Si parlerà anche di quali siano le implicazioni del piede sui movimenti e sulla postura a seconda dell’età in cui può insorgere questo problema. Lesioni capsulo-legamentose acute e protesi dolorose sono i due temi scelti per la novantasettesima edizione del congresso nazionale della Società italiana di ortopedia e traumatologia (Siot) che si aprirà a Roma sabato 10 novembre nella consueta sede del Rome Marriott Park Hotel. Si tratta di un ritorno nella capitale dopo l’esperienza dello scorso anno a Rimini. Il tema delle lesioni capsulo-legamentose acute non è nuovo al congresso: se ne occupò più di cinquant’anni fa l’edizione presieduta dal professor Marino Zuco. L’argomento torna nell’attualità clinica dopo l’evoluzione di questi anni nelle tecniche chirurgiche e nella metodologia della valutazione dei risultati. «La letteratura dimostra che in alcune articolazioni la riparazione chirurgica in acuto della capsula e dei legamenti permette di ottenere un controllo maggiore della lassità e/o dell’evoluzione artrosica rispetto al trattamento conservativo, mentre in altre è vero il contrario» spiega il professor Carlo Fabbriciani, uno dei due presidenti del congresso e responsabile del Dipartimento di scienze ortopediche e traumatologiche del Policlinico Gemelli di Roma. Come spiega il chirurgo «oggi dobbiamo confrontarci e discutere, per esempio, su quale sia il migliore approccio terapeutico, chirurgico o incruento, dopo un primo episodio di lussazione di spalla o di una distorsione grave di cavi- Da mercoledì 10 a venerdì 12 ottobre a Napoli si terrà la quarta edizione del congresso Sigascot, società scientifica presieduta da Claudio Zorzi, primario di ortopedia e traumatologia all'Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, a Verona. Il programma scientifico è molto articolato e si svilupperà con un'alternanza tra le sessioni a cura dei comitati Sigascot (cartilagine, artroscopia, arto superiore, tecnologie ortopediche, riabilitazione, ginocchio, sport) e i simposi, che si focalizzeranno sul trattamento delle lesioni del menisco laterale negli atleti, sulle nuove tecnologie nella chirurgia protesica del ginocchio, i > Antonio Memeo > Fabio M. Donelli «Nella seconda sessione – spiega Antonio Memeo, direttore della Struttura complessa di ortopedia e traumatologia pediatrica dell’Istituto G. Pini – le relazioni dei docenti riguardano temi quali l’incremento di forze e la propriocezione nel piede piatto del bambino, l’uso corretto del trattamento conservativo e il confronto retrospettivo di due metodiche di correzione. Nella sessione verranno poi evidenziati i rapporti tra lo sport e questa patologia, l’ortesi e la tribologia dei materiali». La terza sessione del corso approfondisce invece come si diagnosticano e curano l’artrorisi endosenotarsica con vite riassorbibile, l’atrorisi endosenotarsica con viti di titanio e l’artrorisi esosenotarsica. Sono previste relazioni sulle osteotomie di Evans, sui tempi chirurgici accessori, sul piede piatto neurologico e sul piede piatto da sinostosi e le complicanze di questa patologia. «La quarta sessione del corso tratta gli aspetti medico-legali e la responsabilità professionale – dice Fabio Donelli, docente presso le Università di Brescia e di Bologna – e sarà trattato il consenso in soggetto minore, come le eventuali problematiche che potrebbero insorgere in caso di dissenso di uno dei genitori». Come ci ha spiegato l'esperto il piede piatto flessibile nel bambino, di norma, risponde con buoni risultati al trattamento incruento; ci sono casi tuttavia in cui questo non avviene e in cui deve essere considerata la soluzione chirurgica. In tal caso si rende necessario saper valutare quale tecnica chirurgica sia più adatta e da utilizzarsi e quale sia il momento più opportuno per intervenire. Ad esempio intervenire chirurgicamente su bambini di età tra i 7 e i 13 anni rappresenta il periodo migliore per la patologia del piede piatto flessibile. L’ortopedia e la traumatologia soprattutto pediatriche partono oggigiorno dall’epoca pre-natale e post-natale: le nuove metodiche di ecografia dinamica consentono delle diagnosi che sino a qualche anno fa non era possibile effettuare se non tardivamente. «Negli ultimi anni – sottolinea Antonio Memeo – le innovazioni tecnologiche sono sempre più di ausilio a noi ortopedici pediatri nella nostra professione ed hanno di recente ottenuto un riconoscimento anche nella letteratura internazionale. Anche i mezzi di sintesi sono cambiati e attualmente si cerca di ricorrere sempre di più a materiali biodegradabili i quali, una volta impiantati, danno delle garanzie di tenuta paragonabile a quella delle sintesi metalliche e hanno l’indubbio vantaggio di non dover essere rimossi con un secondo intervento evitando ai bambini e alle famiglie lo stress anche emotivo di una ulteriore ospedalizzazione. Queste sintesi hanno ottenuto un largo utilizzo anche in patologie come il piede piatto, dove hanno ormai raggiunto una diffusione su larga scala». Per informazioni Keyword Europa Tel. 02.54122513/79 [email protected] www.gpini.it > Carlo Fabbriciani > Angelo Impagliazzo glia e cercare di definire le indicazioni e l’algoritmo terapeutico nei vari distretti». Il tema delle protesi dolorose è invece inedito nella ormai lunga storia del congresso nazionale Siot. «Con l’avanzare della tecnologia e con l’informazione dei media proposta spesso in modo trionfalistico è sempre più difficile spiegare ai pazienti un cattivo risultato per la presenza di dolore dopo artroprotesi – ha dichiarato il professor Angelo Impagliazzo, l’altro presidente di questa edizione –. Il paziente si lamenta, la radiografia è talvolta perfetta e non riusciamo a comprendere il motivo del dolore e, di conseguenza, a dare spiegazioni plausibili». Secondo Impagliazzo, esperto di chirurgia protesica di anca e ginocchio che opera presso la Clinica Paideia di Roma è allora necessario «migliorare le nostre conoscenze in materia attraverso approfondimenti e dibattiti fino a cercare di definire linee guida sia diagnostiche che terapeutiche». IL PROGRAMMA CONGRESSUALE Il congresso si articolerà come al solito in cinque giornate, ma con qualche novità nella struttura del programma scientifico. Addio alle sessioni parallele: i lavori della sessione principale godranno così della massima attenzione dei partecipanti, che non saranno più costretti a scegliere tra la sala plenaria e altre riunioni che si svolgevano in contemporanea. Cambia poi la collocazione dello spazio riservato alle società scientifiche superspecialistiche, che si riuniranno tutte il mercoledì in una giornata completamente dedicata a loro. Non si rinuncia invece alla tavola rotonda sulle tematiche medico legali, prevista per la mattinata di martedì 13 novembre, che fa il paio con l'Sos medico legale di sabato pomeriggio. Sempre sabato, spazio all'Efor Forum e ai corsi di istruzione, che sono stati strutturati tenendo in particolare considerazione le necessità culturali e pratiche dei più giovani. Nel tardo pomeriggio di sabato ci sarà la consueta cerimonia inaugurale del congresso, che sancirà ufficialmente l'apertura dei lavori. «Il nostro impegno per essere all’altezza della fiducia accordata sarà massimo» assicurano Fabbriciani e Impagliazzo, che saranno affiancati dal professor Vincenzo Guzzanti e dal dottor Vincenzo Sessa in qualità di vice presidenti del congresso. Per informazioni Oic srl [email protected] www.congressosiot.eu Congresso nazionale Sinch Il congresso della Società italiana di neurochirurgia (Sinch) cambia format per «ottemperare ai dettami e regolamenti del ministero della Salute sull'Ecm» spiegano i presidenti del congresso Alvaro Andreoli, Fabio Calbucci, Michele Alessandro Cavallo, Carmelo Sturiale e Franco Servadei (presidente Sinch). La manifestazione scientifica si terrà que- st'anno a Rimini dall'11 al 14 ottobre e ospiterà al suo interno il meeting della Brazilian Society of Neurosurgery. Il programma è stato suddiviso in moduli a numero chiuso, accreditati separatamente, fra i quali ogni partecipante potrà scegliere quello (o quelli) che meglio risponde alle sue esigenze di formazione e aggiornamento. I temi affrontati durante il congresso sono i tumori delle aree eloquenti, il trattamento chirurgico della patologia degenerativa del rachide lombare, le neoplasie dell'angolo ponto cerebellare e petroclivali, le lesioni incidentali, i traumi cranici e spinali, le nuove tecnologie in neuro oncologia e gli aspetti organizzativi e gestionali. Per informazioni Csr Congressi srl Tel. 051.765357 - Fax 051.765195 [email protected] - www.sinch.it > CORSI E CONGRESSI Trauma Meeting no focalizzati sul trattamento delle instabilità rotulee, le controversie nella chirurgia dell’instabilità di spalla, la revisione di Lca e le protesi di ginocchio. Nell'ambito del congresso Sigascot ci sarà anche una riunione congiunta con la Società di ortopedia e traumatologia dell'Italia meridionale e insulare (Sotimi), una sessione scientifica con la Società italiana di radiologia medica (Sirm) e un simposio congiunto con prestigiosi esponenti dell’International Society of Arthroscopy, Knee Surgery, and Orthopaedic Sports Medicine (Isakos) sulla ricostruzione del legamento crociato anteriore. Donato Rosa trapianti meniscali, il trattamento delle tendinopatie e delle lesioni muscolari nello sport, il trattamento delle protesi totali infette di ginocchio, i fattori di crescita e il ginocchio doloroso nello sportivo over 50. «Per favorire la partecipazione attiva degli iscritti al congresso, il programma scientifico comprenderà, oltre ai corsi d’istruzione, ai simposi e alle letture magistrali, anche mini-battle a tema, quick questions dedicate a specifici casi clinici e numerose sessioni di comunicazioni libere» ci hanno spiegato Donato Rosa, presidente del congresso, e Paolo Adravanti, presidente del programma scientifico. I quattro corsi di istruzione si terranno la mattina presto (giovedì e venerdì) e saran- > Paolo Adravanti «Anche le aziende con i loro workshop ci consentiranno di avere un ulteriore confronto scientifico sulle novità in ambito di chirurgia artroscopica e protesica» sottolineano Rosa e Adravanti, che si augurano una numerosa partecipazione al congresso grazie anche alla presenza dei maggiori esperti italiani e stranieri chiamati a confrontarsi sui topics del convegno. Per informazioni Aim Group International Tel. 06.330531 – Fax 06.33053229 [email protected] [email protected] www.sigascot.com - Congresso Spllot Il congresso annuale della società piemontese, ligure e lombarda di ortopedia e traumatologia si terrà dal 27 al 29 settembre in una sede sicuramente inusuale ma affascinante: si svolgerà infatti a bordo di una nave ancorata nel porto di Genova. «Per quanto riguarda i temi del congresso, abbiamo pensato di interpretare lo spirito della società rivolgendoci soprattutto ai giovani, in modo che possano tornare alla loro attività lavorativa con idee più chiare e soprattutto con concetti del tutto aggiornati» spiegano i due presidenti del congresso Franco Pleitavino e Alberto Federici, che esprimono la volontà di dare vita a relazioni che «contengano realmente quanto di più aggiornato esiste nel panorama diagnostico e terapeutico nella nostra specialità, ma che allo stesso tempo trattino di innovazioni e strategie convalidate, cioè che abbiano già superato il vaglio di una valida esperienza effettuata nei centri di ricerca». Uno dei temi principali del congresso, affrontato in una tavola rotonda, sarà il trattamento dei grandi traumi, partendo da dove si verificano fino al pronto soccorso, cercando di mettere a fuoco tutte le proble- matiche organizzative e i limiti spesso gravi del sistema. Alla discussione parteciperanno anche amministratori e “politici”, con i quali sarà possibile confrontare la realtà della Liguria con quelle del Piemonte e della Lombardia. L'altro argomento chiave della riunione scientifica sarà la degenerazione articolare, «così attuale anche alla luce delle più moderne possibilità terapeutiche» concludono Pleitavino e Federici. Per informazioni Keyword Europa Tel. 02.54122513-79 Fax 02.54124871 [email protected] www.spllot.it La quinta edizione del Trauma Meeting – diventato ormai un classico appuntamento di traumatologia dove le esperienze si confrontano ai più alti livelli – si terrà quest’anno da giovedì 4 a sabato 6 ottobre a Riccione. Due i temi portanti del con> Mario Manca gresso: le fratture di gamba e > Bernardo Pavolini le fratture periprotesiche. Secondo i due presidenti del congresso, no Manca e Pavolini. Mario Manca e Bernardo Pavolini, le frat- A fianco dei due temi principali di questa ture di gamba sono sempre più frequenti edizione si parlerà di modelli organizzativi con quadri anatomo patologici sempre più per il trattamento precoce delle fratture complicati e con il costante interessamento dell'estremo prossimale del femore. Un dei tessuti molli, a volte nel quadro di poli- tema cruciale per la specialità, che verrà traumi. Da qui l’esigenza di approfondire ampiamente dibattutto in una tavola rotonl’argomento dal punto di vista clinico e da. «La sfida in queste fratture è totale, confrontare l’esperienza maturata da chi- coinvolgendo sia l'aspetto medico propriarurghi e realtà ospedaliere differenti. «Tali mente detto che quello organizzativo a esperienze giovano ai più esperti come 360°» commentano i presidenti del Trauma palestra di confronto, verifica e discussione Meeting. e stimolano i più giovani, almeno così spe- Nell'ottica della multidisciplinarietà cui il riamo, a intraprendere la difficile ma nobi- trauma non si può e non si deve sottrarre, le strada della traumatologia» affermano i sarà dato ampio spazio alle problematiche due chirurghi. degli infermieri e dei fisioterapisti, con sesAnche le fratture periprotesiche sono una sioni di aggiornamento scientifico a loro patologia in rapido aumento, soprattutto dedicate. per il sempre crescente numero di soggetti portatori di protesi articolari. «Tale patoloPer informazioni gia colpisce sia giovani con fratture ad alta che coinvolgono l'impianto proteenergia Ad Arte srl sico, sia anziani con protesi al limite della Tel. 051.19936160 mobilizzazione o già francamente mobiliz- Fax 051.19936700 zate, offrendo comunque scenari chirurgici [email protected] variegati ma sempre ad alta complessità e www.adarteventi.com sempre di più difficile risoluzione» spiega- www.otodi.com << << CORSI E CONGRESSI 22 L’ A g e n d a d e l l ’ O r t o p e d i c o 6-8 settembre 67th Annual Meeting of the American Society for Surgery of the Hand (ASSH) Chicago, Usa www.assh.org 20-22 settembre 10th Congress of the European Hip Society (EHS) Milano, Milan Marriott Hotel Segreteria Organizzativa: OIC srl Tel. 055.50351 - [email protected] - www.ehs2012.org 6-8 settembre 9th Congress of the European Foot and Ankle Society (EFAS) Noordwijk, Olanda www.efas.co.uk 21-22 settembre Chirurgia vertebrale: deformità e patologia degenerativa Bologna, Savoia Hotel Regency Segreteria Organizzativa: My Meeting Tel. 051.796971 - Fax 051.795270 [email protected] - www.mymeetingsrl.com 7 settembre Corso "Il piede piatto. Dalla ortesi alla chirurgia" Milano, Istituto Ortopedico G. Pini Segreteria Organizzativa: Keyword Europa srl Tel. 02.54122513/79 - Fax 02.54124871 [email protected] Arthromeeting SIA 2012 La chirurgia artroscopica dell'anca: current concepts Roma, Palazzo Pallavicini - Rospigliosi Segreteria Organizzativa: Dynamicom srl Tel. 02.89693758 - Fax 02.201176 [email protected] Tabloid di Ortopedia Anno VII - numero 5 - giugno 2012 Mensile di informazione, cultura, attualità Direttore responsabile Paolo Pegoraro [email protected] Redazione Andrea Peren [email protected] Segreteria di redazione e traffico Maria Camillo [email protected] Tel. 031.789085 - Fax 031.6853110 Grafica e impaginazione Minù Art • boutique creativa - www.minuart.it Foto Archivio Griffin srl Hanno collaborato in questo numero: Giorgio Castellazzi, Claudia Grisanti, Giampiero Pilat, Renato Torlaschi PUBBLICITÀ Direttore commerciale Giuseppe Roccucci [email protected] Vendite Sergio Hefti (agente) [email protected] Manuela Pavan (agente) [email protected] TIRATURA DEL PRESENTE NUMERO: 8.000 copie Editore: Griffin srl Piazza Castello 5/E - Carimate (Como) www.griffineditore.it - [email protected] Tel. 031.789085 - Fax 031.6853110 Testata associata L’Editore dichiara di accettare, senza riserve, il Codice di autodisciplina pubblicitaria. Dichiara altresì di accettare la competenza e le decisioni del Comitato di controllo e del Giurì dell’zutodisciplina pubblicitaria, anche in ordine alla loro eventuale pubblicazione. Stampa: Artigrafiche Boccia SpA Via Tiberio Claudio Felice, 7 - 84131 Salerno Tabloid di Ortopedia, periodico mensile Copyright© Griffin srl Registrazione Tribunale di Como N. 17/06 del 26.10.2006 Registro degli Operatori di Comunicazione n. 14370 del 31.07.2006 Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. In L.27/02/2004 n.46) art 1 comma 1, DCB Milano Taxe Perçue Abbonamento annuale Italia: euro 2.25 Singolo fascicolo: euro 0.25 Tutti gli articoli pubblicati su Tabloid di Ortopedia sono redatti sotto la responsabilità degli autori. La pubblicazione o ristampa degli articoli deve essere autorizzata per iscritto dall’Editore. Ai sensi della legge in vigore, i dati dei lettori saranno trattati sia manualmente sia con strumenti informatici e utilizzati per l’invio di questa e altre pubblicazioni o materiale informativo e promozionale. Le modalità di trattamento saranno conformi a quanto previsto dalla legge. I dati potranno essere comunicati a soggetti con i quali Griffin srl intrattiene rapporti contrattuali necessari per l’invio della rivista. Il titolare del trattamento dei dati è Griffin srl, al quale il lettore si potrà rivolgere per chiedere l’aggiornamento, l’integrazione, la cancellazione e ogni altra operazione prevista per legge. In base alle norme sulla pubblicità l’Editore non è tenuto al controllo dei messaggi ospitati negli spazi a pagamento. Gli inserzionisti rispondono in proprio per quanto contenuto nei testi. 22 settembre Corso SIA. Artroscopia e riabilitazione 2012 Milano, Istituto Clinico Humanitas - Centro Congressi Segreteria Organizzativa: Istituto Clinico Humanitas [email protected] - [email protected] Fax 02.48689389 - www.humanitas.it www.siaonline.it 27-29 settembre 109° Congresso della Società Piemontese Ligure Lombarda di Ortopedia e Traumatologia (SPLLOT) Genova Segreteria Organizzativa: Keyword Europa srl Tel. 02.54122513/79 - Fax 02.54124871 [email protected] 27-30 settembre XXXII World Congress of Sports Medicine Roma Segreteria Organizzativa: AIM Congress Tel. 06.330531 - [email protected] 29 settembre Congresso regionale OTODI Umbria Le fratture periprotesiche dell’anca e del ginocchio Spoleto (Perugia) Segreteria Organizzativa: Ad Arte srl Tel. 051.19936160 - [email protected] 3-6 ottobre Congresso della Società italiana di analisi del movimento in clinica Bellaria Segreteria Organizzativa: Planning Congressi Tel. 051.300100 - Fax 051.309477 Alessandra Marchi: [email protected] 4-6 ottobre 5° Trauma Meeting Le fratture di gamba. Le fratture periprotesiche Riccione (RN), PalaRiccione Segreteria Organizzativa: Ad Arte srl Tel. 051.19936160 - Fax 051.19936700 [email protected] 10-12 ottobre 4° Congresso Nazionale SIGASCOT Napoli, Hotel Royal Continental Segreteria Organizzativa: AIM Group International Tel. 06.330531 - Fax 06.33053249 [email protected] www.sigascot.com 10-13 ottobre 50° Congresso nazionale della Società italiana di chirurgia della mano (SICM) Emergenze-urgenze: aspetti clinici, organizzativi e medico-legali Abano Terme Segreteria Organizzativa: StudioProgress Tel. 030.290326 - Fax 030.40164 [email protected] - www.sicm.it 11-14 ottobre Congresso nazionale SINch Rimini Segreteria Organizzativa: Csr Congressi srl Tel. 051.765357 - Fax 051.765195 [email protected] - www.sinch.it 13 ottobre Congresso regionale OTODI Toscana Le infezioni in ortopedia e traumatologia San Gimignano (Siena) Segreteria Organizzativa: Ad Arte srl Tel. 051.19936160 - [email protected] 15-16 ottobre III corso avanzato di chirurgia protesica di ginocchio Torino, Cto M. Adelaide Segreteria Organizzativa: Il Melograno Centro Servizi Tel. 011.505730 - Fax 011.590940 [email protected] 18-20 ottobre 70° congresso nazionale della Società di ortopedia e traumatologia dell'Italia centrale (SOTIC) Le artroprotesi d'anca oggi. Le fratture vertebrali Ancona, Aula Magna Polo Universitario Ospedaliero Le Torrette Segreteria Organizzativa: Ad Arte srl Tel. 051.19936160 - Fax 051.19936700 [email protected] 18-20 ottobre 4° congresso nazionale dell’Associazione italiana di traumatologia ed ortopedia geriatrica (AITOG) Il futuro dell'anziano Milano, Auditorium G. Gaber Grattacielo Pirelli Segreteria Organizzativa: Keyword Europa Tel. 02.54122513/79 - Fax 02.54124871 [email protected] 19 ottobre Congresso regionale OTODI Emilia Romagna Novità in protesiologia del ginocchio e della spalla Cattolica (Rimini) Segreteria Organizzativa: Ad Arte srl Tel. 051.19936160 - [email protected] 21-25 ottobre 40° congresso nazionale SIMFER 9th Mediterranean Congress of PRM Sorrento Segreteria Organizzativa: MediK Tel. 049.8170700 - Fax 049.2106351 www.prmcongress2012sorrento.org [email protected] 24-26 ottobre 27° corso di chirurgia artroscopica Bologna Segreteria Organizzativa: Konicab srl Tel. 051.387615 - Fax 051.311350 [email protected] 26-27 ottobre Congresso regionale OTODI Sardegna I traumi delle articolazioni maggiori e i loro esiti Tempio Pausania Segreteria Organizzativa: Kassiopea Group Tel. 070.651242 - Fax 070.656263 [email protected] 27 ottobre XIII congresso regionale APLOTO La spalla: dalla traumatologia all’ortopedia Melfi (Potenza) Segreteria Organizzativa: Ad Arte srl Tel. 051.19936160 - [email protected] 27 ottobre Congresso regionale GAMOT La patologia degenerativa dell’anca Sulmona (L’Aquila) Segreteria Organizzativa: Athena Congressi Tel. 085.4214343 - www.athenacongressi.it ORTORISPOSTA RISPOSTA AL QUESITO DIAGNOSTICO La dignosi corretta è quella di frattura composta attuale del grande trocantere femorale, senza estensione al collo femorale. Si tratta infatti di una frattura attuale diagnosticata alla TC: l’indagine RM basale ha permesso di escludere con certezza l’interessamento traumatico del collo femorale e la presenza di tessuto patologico da correlare a secondarietà.