FORUM ITALIANO FATTURAZIONE ELETTRONICA E E-PROCUREMENT
RESOCONTO RIUNIONE DEL 16 GIUGNO 2015
In data 16.06.15 si è svolta – dalle ore 09.00 alle ore 17.00 presso la sala Di Cocco della sede centrale
dell’Agenzia delle Entrate di via C. Colombo 426 c/d in Roma – la settima riunione del ‘Forum italiano sulla
fatturazione elettronica e l’e-procurement’.
L’apertura dei lavori è stata svolta a cura del Direttore della Direzione Centrale Accertamento, dott. Aldo
Polito, che ha sottolineato la sinergia esistente tra questo Forum e il corrispondente Forum Europeo, il
‘Multi-Stakeholder Forum on e-invoicing’, e la posizione molto avanzata dell’Italia su queste tematiche.
Da un lato, infatti, l’Italia, con l’introduzione della fatturazione elettronica verso la PA, pur con alcune
criticità, che anche il Forum può contribuire a risolvere, si pone in posizione privilegiata in Europa; dall’altro
lato, con la legge delega fiscale e i relativi decreti attuativi attualmente all’esame del Parlamento, in
particolare quello relativo all’incentivo alla fatturazione elettronica e alla trasmissione telematica dei dati
dei corrispettivi, rafforza quella tradizione decennale dell’amministrazione fiscale italiana verso l’utilizzo
delle modalità telematiche di trasmissione di flussi informativi, puntando su percorsi di razionalizzazione e
miglioramento della qualità dei dati scambiati tra privati e tra privati e PPAA (tra cui l’Amministrazione
finanziaria ha un ruolo chiave gestendo l’Anagrafe Tributaria).
In quest’ottica, l’Agenzia delle Entrate farà la sua parte nella redazione dei provvedimenti previsti dal
decreto tenendo conto anche dei suggerimenti del Forum, sempre citato nel decreto in oggetto, proprio a
significare la qualità delle attività finora svolte e delle prospettive che può dare per il fututo.
Il dott. Federico Filiani (DF - Ministero dell’Economia e delle Finanze) ha poi evidenziato che la fatturazione
elettronica è uno dei principali punti dell’Agenda Digitale e che, come avvenuto in questi anni, i contributi
che arriveranno dal Forum saranno poi veicolate tramite il MEF nell’ambito parlamentare.
----------------Successivamente hanno preso la parola i coordinatori del Forum per la parte fatturazione - Mario Carmelo
Piancaldini (Agenzia delle Entrate) e Salvatore Stanziale (DF) - i quali hanno sinteticamente esposto le
attività svolte e le decisioni prese presso il ‘Multi-Stakeholder Forum on e-invoicing’ nel corso dell’ultimo
incontro tenutosi a Bruxelles il 18 marzo u.s.
Nel corso della giornata del 18 marzo sono stati trattati principalmente i seguenti temi:
o Connecting Europe Facility (CEF): il CEF è un programma che prevede lo stanziamento di fondi in vari
settori, tra cui quello delle telecomunicazioni (circa 1 miliardo di euro), per finanziare lo sviluppo di
infrastrutture di servizi digitali e di reti a banda larga con l’obiettivo di migliorare la competitività delle
imprese europee (specialmente quelle medio-piccole) e di favorire l’interconnessione e l’interoperabilità
delle reti nazionali e locali. Si segnala in particolare la COM (2015) 192 relativa allo sviluppo di un
mercato unico europeo digitale.
I canali previsti dal CEF sono 5: eID, eSignature, eDelivery, eInvoicing e Automated translation.
In particolare per quanto riguarda la fatturazione elettronica i fondi sono dedicati all’adeguamento alla
Dir. 2014/55/UE, relativa alla fatturazione elettronica negli appalti pubblici. Il budget per il 2015 è di 7
milioni di euro. Per accedere a questi fondi è previsto un bando al quale possono partecipare consorzi di
almeno cinque entità con maggioranza di enti pubblici. Il termine per la presentazione delle proposte è il
15 settembre 2015. Va sottolineato che i fondi di quest’anno sono più orientati ai paesi dove la
fatturazione elettronica è meno sviluppata, mentre l’Italia è tra i paesi più avanzati nello sviluppo della
fatturazione elettronica.
Per il 2016 invece potranno essere finanziati progetti per il supporto alla Core Invoice nell’ultima
versione disponibile presso il CEN.
o Aggiornamento sui lavori del PC 434: sono previsti nel corso della giornata degli specifici interventi a
riguardo, quindi Salvatore Stanziale presenta solo il feedback sui due questionari presentati la volta
scorsa; è emerso che: ci sono molti paesi in Europa in cui è obbligatorio inserire in fattura dei campi
ulteriori rispetto a quelli previsti dalla Dir. 2010/45/UE; solo pochi Stati utilizzano i Business Control e
che è ancora aperto un punto a cavallo tra aspetti tecnici e aspetti normativi relativo all’interpretazione
dell’art. 7 della Dir. 2014/55/UE, che sostanzialmente afferma che i requisiti nazionali o trovano posto
nella Core Invoice oppure dovranno essere eliminati.
Stanziale sottolinea che l’Italia ha fatto presente che nel nostro paese questi elementi obbligatori sono
presenti e che la loro eliminazione potrebbe essere onerosa. L’auspicio è che almeno gli elementi più
significativi possano confluire nella Core Invoice.
o Presentazione di tre casi di B2G in Italia, Belgio e Danimarca: tra tutti i Paesi che hanno segnalato le
loro esperienze nella fatturazione elettronica sono stati selezionati solo 3 Paesi tra cui l’Italia come
esempio di un Paese di grandi dimensioni che ha adottato un approccio graduale all’obbligo di
fatturazione elettronica B2G.
Gli altri Paesi scelti sono la Danimarca, che è stata la prima a partire nel 2005, e il Belgio che ha reso
obbligatorio a partire dal 2016 lo strumento e-Prior.
In Danimarca la fatturazione elettronica verso la PA è obbligatoria dal 2005, dapprima tramite formati
non strutturati e successivamente mediante un formato in xml (come in Italia). Si trasmettono all’incirca
18 milioni di fatture l’anno. È stata lasciata ampia libertà al mercato, ma sono stati messi a disposizione
una serie di strumenti come linee guida, tool di validazione, fogli di stile e componenti open source.
o Aggiornamento sull’EXEP: anche questo tema verrà trattato nel corso della giornata e quindi Stanziale
accenna solo all’elezione di un rappresentante che ha la funzione di fare da collegamento a livello
europeo tra il ‘Multi-Stakeholder Forum on e-invoicing’ e il ‘Multi-Stakeholder Expert Group on
eProcurement’.
----------------Ha preso poi la parola Maria Pia Giovannini (AGID) per evidenziare che l’AGID si affianca alla altre
amministrazioni per coordinare i lavori e ‘fare sistema’, come è stato per la fatturazione elettronica verso la
PA. Attualmente è in corso un monitoraggio per capire come sta andando il sistema, evidenziare le
problematiche (ad esempio il codice 99999) per poi rimuoverle, e anche capire se le pubbliche
amministrazioni stanno integrando nei loro gestionali la fattura elettronica. Ci sono contatti anche con i
principali fornitori privati di servizi sulla fatturazione elettronica in modo da analizzare come si sta
muovendo il mercato.
È molto importante anche analizzare al meglio il processo di conservazione di documenti elettronici; a tale
riguardo l’AGID ha finora accreditato 25 soggetti anche al fine di vigilare sulle proposte di mercato. Sta per
essere istituito a riguardo un ‘Forum sulla conservazione’ che aiuterà a trovare dei momenti di confronto e
di collaborazione su questi temi tra tutti gli stakeholder.
Nell’ambito delle iniziative internazionali è importantissimo l’ambito della definizione degli standard, nel
quale dobbiamo riuscire ad incidere e a portare a termine una definizione di Core Invoice adeguato alle
nostre attività, anche per non sprecare tutto il lavoro fatto.
Carmelo Piancaldini (Agenzia delle Entrate) ha sottolineato che anche a livello europeo nel gruppo 2 del
‘Multi-Stakeholder Forum on e-invoicing’ si stanno analizzando le differenze, anche sostanziali, che esistono
tra i vari Paesi nell’ambito dei processi di conservazione elettronica. Anche in questo campo comunque
l’Italia è uno dei Paesi che è più avanti nella regolamentazione e, a differenza di altri Paesi, il nostro ha fatto
la scelta di approvare una regolamentazione molto stringente in materia.
----------------L’intervento successivo è stato quello di Andrea Caccia (ANORC) che ha descritto i lavori del CEN relativi al
PC434 sulla fatturazione elettronica e al PC 440 sul l’e-procurement.
Il primo aspetto da affrontare è l’implementazione del regolamento eIDAS sulla quale è in corso una survey
da parte dell’ETSI per capire come avviene in Europa l’accreditamento ai servizi fiduciari o la firma dei
documenti elettronici ecc.
Si sta producendo il primo draft sulla standardizzazione del formato della fattura elettronica che poi verrà
inviato al CEN, il quale poi lo analizzerà per arrivare ad un esame verso la fine dell’anno.
Si stanno analizzando anche le varie sintassi della fattura elettronica. L’attuazione della direttiva
2014/55/UE prevede infatti che entro maggio 2017 venga pubblicato in Gazzetta lo standard il cui formato
dovrà essere accettato da tutte le pubbliche amministrazioni, sia per le fatture provenienti da fornitori dei
Paesi esteri, sia per quelle dei fornitori nazionali.
Questo vuol dire che se un fornitore italiano invierà ad una PA una fattura nello standard europeo (e in una
delle sintassi previste), questa dovrà accettarlo a partire dal 2018 (art. 7 della direttiva).
Importante a questo riguardo è anche il considerando 34, secondo il quale le PA non possono richiedere
ulteriori requisiti tecnici, ad esempio nazionali o settoriali, oltre a quelli previsti dallo standard europeo nel
Core Invoice. Questo per l’Italia sarebbe critico e quindi si spingerà su delle modifiche a riguardo.
Naturalmente resta possibile l’utilizzo dei formati nazionali.
Carmelo Piancaldini ha specificato che un aspetto che è emerso a riguardo è quello dell’ampia
disomogeneità di comportamento da parte delle varie PA italiane nell’accettare o rifiutare le fatture
elettroniche a seconda della presenza o meno di alcuni campi facoltativi del tracciato Fattura PA. Potrebbe
essere utile analizzare questi dati che le PA chiedono in più per valutare se sono realmente dati obbligatori
previsti dalla normativa o derivano solo da una prassi consolidata nel tempo. L’AGID potrebbe svolgere
questa analisi e segnalare a livello europeo questi aspetti.
Massimo Bolchini (Indicod-ecr) è intervenuto per porre l’attenzione sull’aspetto di definizione di un
formato che deve essere ancorato ai veri processi aziendali e condiviso con i principali stakeholder che
hanno già investito su questi aspetti, hanno dei formati e dei data model già in uso da tempo e si
scambiano documenti. Dà quindi la sua piena disponibilità a supportare questo tipo di analisi.
Carmelo Piancaldini e Andrea Caccia hanno proposto di realizzare un tavolo che potrebbe essere guidato
dall’AGID e che dovrebbe coinvolgere i principali provider e fornire un contributo ad UNINFO prima e quindi
al CEN poi, su aspetti importanti del formato che devono essere condivisi il più possibile.
Fabio Massimi (AGID) ha confermato che, al riguardo, l’AGID cercherà di emanare delle indicazioni alle PA
che saranno d’aiuto a queste ultime, ma anche alle varie aziende, per avere omogeneità di comportamenti.
Massimo Battistella (AITI/Telecom) ha sottolineato che i grandi provider non possono gestire migliaia di
tracciati diversi per le varie PA che chiedono ciascuna diversi campi aggiuntivi, ancorché facoltativi. È quindi
utile far partire questo tavolo il più in fretta possibile.
Paolo Catti (Politecnico di Milano) ha condiviso l’urgenza della questione e pensa che, ad esempio, si
potrebbe prevedere che se una PA chiede informazioni facoltative, pena il rifiuto della fattura, dovrebbe
segnalarlo su una sezione apposita sul sito dell’AGID, anche perché qualche personalizzazione potrebbe
essere utile e quindi magari anche estesa a tutti.
Gerardina Di Pietro (ACMI) ha confermato che molte fatture, in particolare nel settore della sanità, vengono
respinte per l’assenza di campi facoltativi e che ciascun ente chiede campi facoltativi diversi.
Liliana Fratini Passi (CBI) ha chiesto si faccia chiarezza sulla questione e ha confermato la grande variabilità
di comportamento da parte delle varie PA; andrebbero almeno rese pubbliche le varie richieste delle
diverse PA in modo che i vari fornitori sappiano in anticipo cosa è richiesto. Inoltre che nel caso di uscita di
una nuova release del tracciato della Fattura PA sarebbe opportuno che sia dato il tempo sufficiente alle
imprese per l’adeguamento.
Un rappresentante del Consiglio Nazionale dei Commercialisti ha suggerito un’analisi a monte dei dati
richiesti dalle varie PA, le quali spesso chiedono più volte gli stessi dati già a loro disposizione.
Nicola Corte (FIASO) ha sottolineato che il codice IPA da solo non esaurisce il processo di identificazione di
chi gestisce la fattura all’interno dell’azienda o della PA che la riceve (i singoli uffici hanno in genere degli
ulteriori codici identificativi).
Un rappresentante del Consorzio della filiera di elettrodomestici ha confermato quanto emerso finora, e ha
fatto notare che, anche se è legittimo che le varie PA chiedano informazioni diverse, magari potranno
almeno gestirle meglio se riusciranno ad integrarle nel ciclo completo dell’ordine.
Gerardo De Caro (Agenzia delle Entrate) ha affermato che quanto fatto finora dimostra che gestire in
generale documenti elettronici è possibile e che molte delle criticità elencate non sono altro che
problematiche già esistenti e portate alla luce dall’automazione del processo. È comunque possibile
migliorarsi sviluppando maggiormente l’omogeneità del formato, tenendo conto che i dati realmente
obbligatori, in particolare quelli di tipo fiscale, sono in realtà molto pochi. C’è poi il livello delle informazioni
che vincolano il pagamento in virtù di norme specifiche nei vari settori commerciali e che devono essere
inserite in fattura. C’è infine un terzo livello, che è quello delle informazioni che permettono il controllo
della correttezza delle informazioni dei primi due livelli e consentono la lavorazione automatizzata delle
fatture, la riconciliazione con il pagamento ecc.
Sarebbe necessario a questo punto consultare gli esperti di contabilità pubblica, presenti sia nelle PA che
tra i privati, per creare una sorta di manuale di utilizzo della fattura PA.
----------------Fa seguito l’intervento di Paolo Catti il quale, in premessa, ha ricordato i numeri delle fatture trasmesse
attraverso lo SDI: più di 7 milioni e mezzo, con percentuali di fatture scartate dallo SDI in calo continuo e
attualmente pari al 9%. Questi numeri dimostrano che la macchina è partita e dopo una fase di rodaggio
funziona bene. A differenza di prima ora sappiamo esattamente quante fatture vengono inviate alla PA,
quanti fornitori le hanno inviate (300.000 finora) e quante sono tutte le PA (oltre 53.000 uffici destinatari),
tutte cose che prima non si conoscevano con esattezza.
Bisogna seguire meglio le esigenze delle piccolissime imprese, che però devono anche cercare di sviluppare
una maggiore competenza informatica e di processo poiché gli strumenti già esistono, sono a disposizione
di tutti e sono anche abbastanza semplici da usare.
Dal punto di vista dell’offerta si trovano all’incirca 200 fornitori, che offrono soluzioni a prezzi che vanno da
centesimi di euro a decine di euro per singola fattura.
Si può considerare quindi la fatturazione elettronica verso la PA come ‘innesco’ di un’evoluzione digitale in
questi termini:
o
o
o
o
Le imprese devono mandare le fatture attive alla PA in un formato elettronico strutturato;
Le stesse imprese capiscono che è meglio unificare il processo che gestisce le fatture attive
estendendo così la fatturazione elettronica anche alle relazioni con le altre imprese;
A questo punto diventa utile per le imprese gestire anche il ciclo passivo di fatturazione in modalità
elettronica e quindi richiedono ai loro fornitori fatture elettroniche in formato strutturato;
Lo schema di decreto legislativo in materia di fatturazione elettronica e trasmissione telematica dei
corrispettivi stimola ancora di più questo processo con degli incentivi in termini di semplificazione e
riduzione degli adempimenti.
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Come da agenda dei lavori, la parola è passata a Daniele Tumietto (UNGDCEC) che ha focalizzato
l’attenzione sull’emanando decreto delegato in tema di fattura elettronica nel B2B: un rischio o
un’opportunità?
Tumietto ha sostenuto che il decreto è innanzitutto un’occasione irripetibile per introdurre un nuovo
rapporto tra l’amministrazione fiscale e i contribuenti. È importante che tutti i dati del ciclo dell’odine siano
presenti in fattura.
I rischi sono legati alla trasmissione telematica dei corrispettivi che necessita di strumenti più moderni che
garantiscano la certezza e l’autenticità dei dati dal momento della loro generazione a quello della loro
trasmissione all’Agenzia delle Entrate.
Gli auspici sono quelli di una semplificazione soprattutto dal punto di vista della prevalenza della sostanza
sulla forma, ad esempio relativamente alla conservazione; inoltre l’Agenzia delle Entrate dovrebbe cercare
di anticipare il più possibile i possibili dubbi sulla normativa in modo da chiarirli in anticipo; importante è
infine sottolineare l’importanza e anche la semplicità del processo di conservazione.
Tumietto ha proposto:
o
o
o
o
la creazione di un gruppo di lavoro nell’area della fatturazione elettronica nel B2B con l’obiettivo di
realizzare delle linee guida prima dell’entrata in vigore del decreto;
che l’evoluzione futura della fatturazione elettronica sia coordinata agli standard europei e ai
relativi formati previsti dalla Dir. 55/2014 in modo da consentire alle imprese di competere a livello
europeo con maggiore facilità;
che la quantità dei dati inviata nelle fatture elettroniche riduca le altre comunicazioni all’Agenzia
delle Entrate;
che sia definita meglio la regolamentazione del soggetto che svolge attività di certificazione del
processo di conservazione, tenendo anche conto del regolamento eIDAS.
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Ha preso quindi nuovamente la parola Carmelo Piancaldini che ha analizzato in prima battuta lo schema di
decreto legislativo sulla fatturazione elettronica e la trasmissione telematica dei corrispettivi previsto
dall’art. 9 della legge delega fiscale.
L’art. 9 della legge delega parla di rafforzamento dell’attività conoscitiva e di controllo delle
amministrazioni fiscali. La finalità del legislatore delegante è quindi quella di introdurre delle disposizioni
atte a modificare e potenziare l’attuale sistema di acquisizione delle informazioni di rilevanza fiscale
(“attività conoscitiva”), poiché la modalità e la tempistica con cui queste ultime vengono acquisite sono
variabili che possono fortemente influenzare l’azione dell’amministrazione fiscale.
Non si parla solo di azione di controllo in quanto l’amministrazione fiscale ha già avviato un cambio di
impostazione, come è evidente dall’art. 1 commi 634-641 della legge di stabilità 2015, relativamente
all’approccio verso i contribuenti (vedi 730 precompilato come primo atto), così da supportarli nella fase di
adempimento degli obblighi fiscali, facilitando la tax compliance in modo poi da concentrare l’attenzione
verso quei soggetti effettivamente pericolosi.
La leva per rendere più efficiente questo processo conoscitivo, di acquisizione delle informazioni, è quella
della tecnologia (fatturazione elettronica, trasmissione telematica dei corrispettivi e tracciabilità dei
pagamenti).
I soggetti interessati da questo decreto sono i soggetti passivi IVA e le informazioni di cui l’amministrazione
ha bisogno sono quelle contenute nelle operazioni commerciali (vendite e acquisti) certificate da fatture,
ricevute e scontrini (documenti questi ultimi semplificativi della fattura).
Questi dati oggi già vengono in gran parte comunicati da parte del contribuente attraverso alcuni
adempimenti comunicativi come spesometro, black list, elenchi riepilogativi delle prestazioni di servizi e
acquisti di beni intracomunitari, comunicazione dati dichiarazioni d’intento, ecc.
L’obiettivo è quindi quello di razionalizzare questi adempimenti comunicativi, rendendoli meno onerosi per
i contribuenti, più gestibili per l’Agenzia delle Entrate, e impostando quindi un nuovo rapporto con i
contribuenti stessi.
Compito del Forum è portare quindi, così come previsto dal decreto, elementi di riflessione e proposte a
riguardo.
Andando ad analizzare i dati fiscali presenti in fattura ne troviamo alcuni obbligatori (data documento,
Partita IVA fornitore, Partita IVA (o CF) cliente, imponibile, imposta, eventuale regime IVA ecc.) e altri
opzionali che ad esempio potrebbero essere necessarie o utili nel caso in cui la spesa sia
deducibile/detraibile. La trasmissione anche di questi elementi opzionali potrebbe cioè semplificare la vita
del contribuente che magari si potrebbe trovare queste spese disponibili nel suo 730 precompilato.
Le informazioni contenute nella ricevuta o nello scontrino sono necessariamente Partita IVA fornitore,
ammontare giornaliero imponibile (e imposta ove venga elaborata dal misuratore) ecc. e altre opzionali.
Attualmente il contribuente per adempiere
fatture/ricevute/scontrini previste deve:
alle
comunicazioni
dei
dati
contenuti
lelle
1. verificare preventivamente la tipologia di fatture/scontrini/ricevute emesse e ricevute e gli importi
delle stesse, al fine di determinare quale adempimento è tenuto ad effettuare;
2. per cessioni/prestazioni > 3.600 €, chiedere e acquisire manualmente il codice fiscale del cliente;
3. estrapolare puntualmente dalla contabilità le informazioni di dettaglio delle fatture e dei
corrispettivi a seconda della comunicazione da inviare (spesometro, black list, Modelli INTRA);
4. predisporre uno o più file secondo i tracciati telematici specifici a seconda del tipo di
comunicazione che è tenuto ad effettuare;
5. accreditarsi al canale telematico ed effettuare uno o più invii telematici in relazione al numero e
tipo di comunicazioni.
Tutto ciò ha un costo in termini di tempo e denaro.
Il nuovo decreto prevede l’introduzione di nuove disposizioni in relazione all’adempimento di
comunicazione dei dati contenuti nelle fatture/scontrini/ricevute: agli articoli 1 (comma 3) e 2 (comma 1) è
stabilita un’opzionalità per la trasmissione telematica (dei dati) di tutte le fatture attive e passive e dei dati
dei corrispettivi giornalieri in luogo degli attuali adempimenti comunicativi (spesometro, black list, modelli
INTRA acquisti e servizi ricevuti).
Le modalità tecniche, la tempistica e i dati da trasmettere saranno definiti da provvedimenti del Direttore
dell’Agenzia delle Entrate, sentite le associazioni di categoria, nell’ambito del Forum.
Cosa cambia, rispetto agli adempimenti attuali, per il contribuente che esercita questa opzione?
Da un mero punto di vista “giuridico”, non cambia nulla: già l’art. 21 del d.l. n. 78/2010 prevede l’obbligo
generalizzato di trasmissione telematica dei dati delle operazioni rilevanti ai fini IVA. Quello che cambia è il
processo dal punto di vista tecnico: il contribuente (o il suo intermediario) non deve più valutare se e quale
adempimento comunicativo è obbligato ad eseguire e discernere, spesso in via interpretativa, se e quali
dati comunicare, ma semplicemente trasmetterà solo alcuni dati di tutte le sue fatture emesse (e ricevute)
e di tutti i suoi corrispettivi giornalieri.
I previsti provvedimenti direttoriali dell’Agenzia delle Entrate hanno proprio l’obiettivo di definire un
tracciato telematico semplice dei dati da trasmettere e coordinare la tempistica di trasmissione con quella
della liquidazione IVA, con la finalità di rendere più semplice possibile per il contribuente l’adempimento e
mettere in condizione l’Agenzia delle Entrate di supportarlo.
Ma perché allora si parla di fatturazione nell’ambito di questo decreto? Perché per effettuare la
trasmissione telematica dei dati delle fatture attive, il contribuente (o l’intermediario) dovrà generare un
file strutturato con la valorizzazione di almeno alcuni dati fiscalmente obbligatori. Ma la generazione di
questo file strutturato è anche il presupposto del processo di fatturazione elettronica.
Con il provvedimento direttoriale dell’Agenzia delle Entrate, che definirà modalità tecniche per la
trasmissione dei dati fattura, occorrerà convergere verso un formato di file da trasmettere che sia
facilmente utilizzabile ovvero già usualmente utilizzato dai contribuenti per emettere fatture elettroniche:
l’adempimento per la trasmissione telematica dei dati delle fatture, quindi, potrà divenire una leva per
generare e incentivare la fatturazione elettronica.
È stato quindi invitato sul palco Daniele Marazzi (Politecnico di Milano) per far vedere, attraverso un
software disponibile sul mercato, come è semplice e rapido produrre una fattura elettronica in formato
strutturato. Questa fattura è in formato ‘xml’, ma può comunque essere esportata in ‘pdf’ o anche nel
formato ’csv’ (un formato comunque elaborabile e molto diffuso).
L’Agenzia delle Entrate (con il supporto del Forum), individuato un formato con cui trasmettere le
informazioni di tutte le fatture, sarebbe in grado di offrire delle soluzioni che permettono la creazione delle
fatture e la trasmissione dei dati all’Agenzia stessa mediante differenti modalità telematiche, ad esempio
anche tramite PEC.
È una soluzione possibile, economica da raggiungere, anche se necessita di tempo adeguato per essere
realizzata.
Per quanto riguarda le ricevute fiscali e gli scontrini la situazione è ancora più semplice in quanto
usualmente vengono generati da un misuratore fiscale che già consente la generazione in un determinato
formato, esportabile, le informazioni basilari da trasmettere. I misuratori fiscali di ultima generazione
consentono cioè la generazione, la trasmissione e la conservazione di questi documenti in formato
elettronico.
L’articolo 1, comma 1, primo periodo, dello schema di decreto prevede che l’Agenzia delle Entrate metta a
disposizione soluzioni tecniche gratuite per generare e trasmettere la fattura elettronica (e quindi, anche
per generare i file con i dati fattura da trasmettere telematicamente all’Agenzia stessa).
Nel caso in cui il contribuente, generata la fattura elettronicamente, decida di stamparla e inviarla in
modalità cartacea al proprio cliente, il file generato potrà essere inviato all’Agenzia delle Entrate tramite
PEC, Fisconline, ecc.
Nel caso in cui il contribuente, generata la fattura elettronicamente, decida di effettuare fatturazione
elettronica al proprio cliente, il file generato potrà essere inviato all’Agenzia delle Entrate tramite PEC,
Fisconline ecc.
Nel caso in cui il contribuente, generata la fattura elettronicamente, decida di effettuare fatturazione
elettronica (con formato definito dal provvedimento dell’Agenzia delle Entrate) al proprio cliente e, per
inviargliela, decida di sfruttare – gratuitamente – il Sistema d Interscambio (con le medesime regole
attuali), l’Agenzia delle Entrate acquisirà automaticamente i dati fattura (solo quelli obbligatori da
provvedimento dell’Agenzia delle Entrate).
Successivamente è iniziato il dibattito su questi temi.
Roberto Bellini (Assosoftware) he espresso valutazione positiva sullo schema di decreto soprattutto con
riguardo alle proposte di soluzioni come la riduzione degli adempimenti e la definizione di un tracciato
unico strutturato dei dati fattura, possibilmente vicino a quello della fattura PA, evidenziando che si
potrebbe anche arrivare a prevedere l’obbligatorietà, per tutti i soggetti passivi IVA, di queste diverse
modalità di comunicazione dei dati delle operazioni IVA.
Il problema è che nel decreto è previsto anche lo sviluppo di soluzione software da parte dell’Agenzia,
mentre esistono sul mercato tantissimi prodotti, con diverse funzionalità e prezzo, che fanno già le stesse
cose e, quindi, l’operatore pubblico potrebbe alterare il mercato.
Si potrebbero aggiungere tra i benefici come la diminuzione degli adempimenti e la riduzione dei tempi di
accertamento, anche la riduzione dei tempi dei rimborsi e spingersi fino all’eliminazione della tenuta del
registro IVA, dato che l’amministrazione fiscale avrebbe a disposizione tutti i dati relativi.
Salvatore De Benedictis (dottore commercialista) ha evidenziatoche l’amministrazione fiscale dovrebbe
definire bene tutte le informazioni che vuole ricevere e poi, per chi sceglie di inviarli all’Agenzia delle
Entrate, prevedere l’abolizione di tutti quegli strumenti come gli accertamenti da studi settore/parametri
ecc. che non avrebbero più ragion d’essere in quanto tutto diventa trasparente e tracciabile. Infine,
riguardo la conservazione elettronica sarebbe utile mantenere l’invio dell’impronta dell’archivio all’Agenzia
delle Entrate, garantendo così la correttezza del processo.
Claudio Carpentieri (Rete Imprese Italia) ha formulato due considerazioni: le imprese a fronte di un
adempimento poco oneroso, come l’invio dei dati delle fatture all’Agenzia delle Entrate, mediante
strumenti da essa stessa resi disponibili, rispetto a quello di inviare diverse comunicazioni, sceglierà
sicuramente la prima soluzione; il secondo punto è che finora, di fronte a nuovi obblighi ci sono stati
sempre nuovi costi (ad esempio F24 telematico o il 730 precompilato) e quindi la scelta del decreto, che
non prevede l’obbligatorietà, ma degli incentivi, è la migliore.
Andrea Caccia, ricollegandosi a quanto detto da De Benedictis, ha ricordato che sarà disponibile in futuro lo
standard europeo di fattura elettronica nel quale ci saranno gli elementi necessari e quindi tutte le
informazioni saranno lì; è quindi poco utile pensare ad un altro schema di dati.
Daniele Tumietto ha proposto, come aveva già fatto nel suo intervento precedente, la creazione di un
gruppo di lavoro all’interno del Forum sulla fatturazione elettronica nel B2B; ciò è importante per due
motivi: prima di tutto perché c’è stata l’ufficializzazione a livello politico del Forum e del suo ruolo e quindi
le linee guida che il gruppo potrebbe elaborare sarebbero un segnale alla politica e al settore privato, e poi
perché queste linee guida potrebbero aiutare per l’interoperabilità e quindi, insieme all’AGID, definire degli
standard anche al di fuori di quelli della fattura elettronica pura e semplice.
Fabrizio Lupone (libero professionista) ha sostenuto che si dovrebbero prendere due strade, ciascuna di
facilitazione una all’altra: la prima è quella dello schema di decreto legislativo che vuole essere uno
strumento che sfrutta le tecnologie, i formati e i processi della fatturazione elettronica per avere maggiori
informazioni sui contribuenti mentre dall’altra parte con la fatturazione elettronica nel B2B si creano degli
ecosistemi, purché però la fatturazione elettronica resti nel libero mercato, che potrebbe sviluppare servizi
aggiuntivi come la certificazione del credito, l’integrazione del ciclo dell’ordine ecc.
Ha quindi preso la parola il dottor Polito (Direttore Centrale Accertamento) per dire che le riflessioni fatte
aiuteranno per gli sviluppi futuri e che lo schema di decreto ha una struttura che consente di lavorare per
ridurre le complessità e gli adempimenti per le imprese. C’è anche l’opportunità di lavorare per migliorare
la qualità delle informazioni. Inoltre la scelta della facoltatività della trasmissione elettronica consente
l’evoluzione di una serie di strumenti, come i nuovi misuratori fiscali, che aiuteranno la crescita del paese,
anche mediante la certezza dei rapporti giuridici tra gli operatori economici.
Ci sono, quindi, tutte le condizioni per avviare un percorso solido al fine di arrivare alla scadenza prevista
dallo schema di decreto con le carte in regola per ridurre gli adempimenti, incentivando così la fatturazione
elettronica, porre in essere una razionalizzazione informativa e un miglioramento della qualità delle
informazioni stesse.
L’esperienza della fattura PA, anche se con qualche limite, è un esperienza importante e se si riesce a
individuare questi punti di difficoltà, tramite i lavori del Forum, si riuscirà anche a eliminare alcune rigidità e
a spingere tutta la PA verso un’ottimizzazione del processo. Il Forum deve quindi individuare le chiavi per
migliorare il processo e ottimizzare anche la gestione amministrativa della PA.
Salvatore Stanziale ha aggiunto che la Fattura PA ha una portata più ampia degli aspetti puramente fiscali,
perché consente di ottimizzare l’intero ciclo dell’ordine e anche fornire dati più completi all’Agenzia delle
Entrate. Carmelo Piancaldini ha aggiunto che è necessario fare sistema nel coordinane l’esigenza delle PA
con la necessità di semplificare la vita dei contribuenti. È necessario, inoltre, fornire soluzioni, oltre a quelle
già offerte gratuitamente dal MEPA e da Unioncamere, anche a quei soggetti ancora esclusi dal loro utilizzo.
La crescita del numero di fatture elettroniche nei prossimi anni consentirà la coesistenza sia delle soluzioni
gratuite offerte dalla PA, sia lo sviluppo di nuove soluzioni da parte dei privati.
Mario Altavilla (Unioncamere) ritiene importante che l’amministrazione renda disponibile delle soluzioni
gratuite per adempiere a degli obblighi che essa stessa pone; il mercato poi, a partire da queste soluzioni
gratuite, saprà offrire dei servizi aggiuntivi.
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Come da programma, ha poi ripreso la parola Carmelo Piancaldini per affrontare alcuni dubbi interpretativi
sul d.m. 17 giugno 2014.
La prima tematica è quella relativa all’indicazione del luogo di conservazione dei documenti fiscalmente
rilevanti (art. 5). In realtà nella conservazione digitale il luogo fisico dove sono i server nei quali sono
conservati i documenti, non è sempre facilmente rilevabile, ma quello che interessa all’amministrazione è
sapere il luogo in cui i documenti siano accessibili, dove possono essere esibiti e acquisiti per verificarne il
contenuto e la corretta tenuta.
Si è pensato quindi di proporre in questa sede una modifica dei modelli AA7/10 e AA9/11, che
effettivamente potrebbero, per come sono attualmente concepiti, indurre confusione nel contribuente.
L’indicazione nei modelli di dichiarazione dei redditi relativa alla conservazione elettronica ha un valore
meramente statistico e riguarda i documenti conservati elettronicamente nell’anno d’imposta della
dichiarazione in oggetto (indipendentemente dall’anno di creazione del documento).
Tornando al modello AA7/10: il contenuto del modello deriva dall’art. 35 del D.P.R. 633/1972 che fa
riferimento alla conservazione (in origine ovviamente solo cartacea) e nel quale è stabilito che devono
essere indicati i luoghi in cui sono tenuti e conservati libri, registri, scritture ecc.
Una ipotesi di modifica del modello AA7/10 sarebbe quella di dividere il quadro E in due sezioni.
Nella prima sezione andrà indicato il luogo di conservazione/esibizione delle scritture contabili.
Vediamo i vari casi: se non c’è il depositario questa sezione non andrebbe compilata (ci sono le indicazioni
dell’impresa nel quadro B); se c’è il depositario, ma i documenti sono esibiti e resi consultabili comunque
presso l’impresa questa sezione ugualmente non andrebbe compilata (anche in questo caso ci sono le
indicazioni dell’impresa nel quadro B); se invece l’azienda ha esternalizzato completamente la
conservazione allora in questo caso andrebbe indicato il luogo dove sono accessibili le scritture contabili
presso il tenutario; se, infine anche il tenutario, a sua volta esternalizza la conservazione ad un soggetto
terzo, allora andrebbe indicato il luogo dove questo soggetto terzo rende accessibile i documenti (es. sede
legale).
Salvatore De Benedictis ha confermato che nel modello è sufficiente e importante che venga riportato il
luogo fisico dove c’è l’access point ai documenti (chi è il conservatore è indicato nel manuale della
conservazione).
Emanuele Franculli (responsabile della conservazione dell’Agenzia delle Entrate) ha sottolineato che il
responsabile della conservazione ha l’obbligo di esibire i documenti conservati (lo prevede il CAD) e può a
sua volta delegare altri soggetti a svolgere questa funzione; quello che è importante è che sia indicato il
soggetto che svolge questa funzione di esibizione, se è l’azienda stessa la sezione 1 non va compilata,
altrimenti va riportato il soggetto che garantisce l’esibizione e il luogo dove è possibile effettuarla.
Giorgio Casanova (METEL) ha affermato che, in caso di controllo virtuale, l’accesso potrebbe essere
effettuato direttamente dal computer del funzionario che lo esegue.
Carmelo Piancaldini ha affermato che questa soluzione sarà sicuramente possibile in un prossimo futuro,
ma è necessario trovare anche una soluzione più a breve termine, in quanto anche oggi sono in corso delle
verifiche, sia da parte dell’Agenzia delle Entrate sia da parte della Guardia di Finanza, quindi è importante
che a breve esca una circolare che serva a dare certezze e a rasserenare i contribuenti e anche a dare
indicazioni precise ai funzionari che effettuano gli accessi.
Anche Andrea Trevisani ha sostenuto che basta l’indicazione del luogo di esibizione, se questo è dentro
l’azienda il quadro E non dovrebbe essere compilato.
È stato fatto notare da Roberto Bellini che andrebbero indicati, magari introducendo una sezione apposita, i
dati del responsabile della conservazione.
Gerardo De Caro ha evidenziato che sulla conservazione le regole sono indicate nel CAD, altra questione
sono le regole fiscali. Il compito dell’accertatore è verificare i documenti che l’azienda gli deve esibire. Il
tenutario ha una funzione giuridica, non bisogna preoccuparsi se detiene documenti cartacei o elettronici,
quello che conta è che a sua volta li esibisca.
Da quanto emerso nel corso del dibattito, quindi, Carmelo Piancaldini ha sintetizzato che l’informazione che
il contribuente deve comunicare all’Amministrazione è il luogo dove vengono esibiti e possono essere
acquisiti i documenti fiscalmente rilevanti: pertanto, nel quadro E andrebbe riportato il luogo dove sono
esibiti i documenti, se diverso dalla sede dell’azienda (i cui dati sono nel quadro B).
Umberto Zanini ha suggerito di affrontare anche la questione dell’accesso in tempo reale; se cioè presso
l’azienda è possibile l’esibizione, l’accesso ai documenti in tempo reale, allora non c’è necessità di
compilare la sezione E, ma se l’accesso ai documenti è possibile solo dopo un certo tempo (nell’ordine delle
ore) allora va compilato il quadro E con le indicazione del soggetto e del luogo dove i documenti sono
conservati. Carmelo Piancaldini ha affermato che questa proposta potrebbe produrre un elemento di
complicazione in quanto se i documenti sono comunque conservati a norma, anche se il verificatore
attende qualche ora non è un problema.
Per quanto riguarda le modalità di accesso virtuale Daniele Tumietto ha affermato che se venisse inviato
all’Agenzia delle Entrate il manuale di conservazione e nella sezione 1 del quadro E ci fosse l’indicazione che
il contribuente effettua conservazione digitale, sarebbe possibile effettuare l’accesso da remoto agli archivi
del contribuente (nel manuale di conservazione dovrebbe essere indicato il link agli archivi elettronici).
----------------Carmelo Piancaldini e Salvatore Stanziale hanno quindi chiuso i lavori della mattinata accennando agli
indirizzi per il prosieguo dei lavori: relativamente alle linee guida sul formato della fattura elettronica c’è
l’impegno dell’AGID e verranno coinvolti i soggetti che hanno dato disponibilità; per quanto riguarda il
decreto sulla fatturazione elettronica si organizzeranno le attività del gruppo di lavoro n. 2 (appena si avrà il
testo definitivo); per quanto riguarda i chiarimenti sul d.m 17 giugno 2014 l’Agenzia delle Entrate cercherà
di raccogliere e sintetizzare i pareri espressi nella redazione della relativa circolare esplicativa.
Nel pomeriggio è iniziata la sessione dedicata all’e-procurement, coordinata da Valentina Guidi (Presidenza
del Consiglio) e Luca Mastrogregori (Consip), referenti italiani al “Multi-stakeholders Expert Group on
eProcurement (EXEP)” istituito dalla Commissione UE.
Luca Mastrogregori, ha fornito un aggiornamento sullo stato dei lavori, toccando i diversi argomenti trattati
dal Forum nell’ultima riunione tenutasi a Praga il 10 e l’11 giugno:
Stato di diffusione dell’eproc in UE
Standardizzazione e Interoperabilità:
Firma digitale
ESPD (European Single Procurement Document)
e-Certis
PC440
eID
Virtual Company Dossier
end to end e-Proc (pre e post award)
cross platform e-Proc
Governance:
Modelli di business (Piattaforme pubbliche, private, sistemi misti)
Piani di azione e modelli di governance nazionali
Forum nazionali
Supporto :
Piano di finanziamento CEF (dal 2016 su e-Proc)
Interpretazione della normativa
----------------Valentina Guidi
ha poi presentato l’andamento dei lavori che si stanno svolgendo a Bruxelles relativamente al recepimento
delle direttive appalti pubblici, in particolare per quanto riguarda l’e-procurement. Periodicamente si
riunisce un gruppo di lavoro di esperti che approfondisce, con il supporto della Commissione europea, le
disposizioni più complesse delle direttive.
In materia di e-procurement, la principale novità del nuovo pacchetto legislativo sugli appalti, è l’obbligo
per la stazione appaltante di utilizzare i mezzi elettronici di comunicazione per le procedure di gara.
Il termine per il recepimento da parte dei singoli Paesi di questa disposizione è aprile 2016, ma è possibile
utilizzare una deroga fino ad aprile 2018; esistono poi numerose deroghe all’obbligo di comunicazioni
elettroniche previste dalla direttiva e in questo momento l’EXEP sta svolgendo un’analisi comparata tra i
vari Stati membri per capire come verranno recepite le numerose disposizioni contenute nell’art. 22.
Altri strumenti individuati dalla direttiva sono il catalogo elettronico e l’asta elettronica che sono due
strumenti molto importanti per facilitare la partecipazione delle imprese alle gare transfrontaliere.
Altro strumento utile è il documento di gara unico europeo (DGUE) sul quale si sta lavorando per definirne il
contenuto: in pratica è un formulario, un’autocertificazione con la quale l’operatore attesta di avere i
requisiti per partecipare alla gara. In Italia l’autocertificazione è stata introdotta già da diversi anni, ma in
alcuni Paesi ancora no.
Questo documento dovrebbe essere quindi usato in tutta Europa, ma ci sono alcuni Paesi, Germania e Paesi
Bassi ad esempio, nei quali la normativa a riguardo è molto semplificata e quindi vorrebbero che anche
questo documento fosse molto sintetico, mentre in altri Paesi il procedimento è più complesso e quindi
anche la richiesta di informazioni da inserire del documento è maggiore.
Si sta quindi cercando di trovare un punto d’incontro; allo stato attuale l’ipotesi più probabile è che si arrivi
a versioni diversificate del DGUE, adattate a seconda del del Paese. Dal 2018 sarà comunque obbligatorio
usare il documento unico in formato esclusivamente elettronico.
Si sta aggiornando, inoltre, l’eCertis (in Italia c’è la Avcpass, gestita dall’ANAC).
È stato avviato l’iter di recepimento delle direttive, ma siamo alla fase iniziale; attualmente il testo del
disegno di legge delega di recepimento è all’esame del Senato e poi passerà alla Camera. Un passaggio
importante a riguardo è la consultazione, prevista dal disegno di legge delega stesso, che verrà avviata dalla
Presidenza del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, tra tutti
gli operatori pubblici e privati destinatari della nuova normativa.
Alcuni criteri di delega sono la semplificazione della normativa sugli appalti pubblici e un’armonizzazione e
progressiva digitalizzazione delle procedure di appalto attraverso la promozione di reti e sistemi informatici
già sperimentati.
Sempre collegata con le modalità di recepimento delle direttive è l’attività di approfondimento che è stata
recentemente avviata con la Commissione Europea al fine di elaborare una e strategia di riforma del
sistema complessivo degli appalti pubblici (è stato formato a riguardo un gruppo di lavoro), per individuare
le criticità e le problematiche del non corretto funzionamento del sistema degli appalti ed individuare
possibili soluzioni di miglioramento. Il lavoro è stato diviso in macro tematiche, una delle quali riguarda la
capacità amministrativa e la razionalizzazione delle stazioni appaltanti e l’e-procurement (argomento
proposto dalla Commissione Europea).
Ciò che è emerso è stata la mancanza in Italia di una governance sul sistema dell’e-procurement nazionale:
non è sempre chiara la competenza delle varie amministrazioni e quindi è necessario individuare una
struttura che sia dedicata stabilmente all’individuazione degli obiettivi della policy nazionale.
La Commissione Europea ha quindi chiesto di individuare un modello di governance che si potrebbe
articolare in due livelli (così come fatto per la fatturazione elettronica): un livello istituzionale di
coordinamento da attribuire alla struttura di cui sopra che definisca gli obiettivi, coordini le attività e
garantisca la coerenza fra i vari livelli di intervento e di governo; un secondo livello di consultazione e di
proposta che potrebbe essere individuato in un organismo come il forum sull’e-procurement.
Luca Mastrogregori ha sottolineato che i tempi sono comunque abbastanza stretti e ha passato la parola ad
Andrea Caccia per approfondire il tema del PC 440 sull’e-procurement.
Andrea Caccia ha descritto il PC 440 sull’e-procurement: esso nasce da una proposta congiunta di tre Paesi,
Olanda, Danimarca e Norvegia; per l’Italia ne fanno parte Fabio Massimi (AGID) come capo delegazione,
Pietro Palermo (CISIS) e Andrea Caccia stesso. Lo scopo è trasporre i risultati delle attività di prenormazione svolte nel CEN Workshop BII in documenti normativi CEN. Non si sovrappone al PC434. Il kickoff meeting è il 17-18 giugno.
Va considerata l’attuazione del Regolamento eIDAS, che entrerà in vigore dal luglio 2016, che prevede un
riconoscimento a livello europeo dei certificatori dei singoli Paesi.
Nell’ambito del BII l’Italia ha proposto un documento che servirà da spunto sulle tematiche
dell’identificazione telematica. Il BII ha un approccio basato sui processi che forse nell’ambito del PC440
potrebbe essere rivisto, in quanto si parte piuttosto da un documento (oltre alla fattura quelli che fanno
parte del ciclo successivo, come ad esempio il DDT), andando più sul pratico.
Questo perché in generale è complesso identificare e definire i processi, che tra l’altro sono diversi da
un’Amministrazione all’altra.
Mastrogregori ha quindi accennato alla tematica degli acquisti sotto-soglia, che sono diversi milioni e
coinvolgono la stragrande maggioranza dei fornitori delle Pubbliche Amministrazioni. A riguardo si sta
andando verso l’obbligo delle gare telematiche che aumenta la trasparenza e la tracciabilità. Esistono già
alcune piattaforme che consentono la gestione della gara in modalità telematica e per facilitare tutto il
processo sarebbe opportuno pensare di unificare i dati che le varie stazioni appaltanti richiedono.
Ecco quindi che si torna a parlare di documenti e del loro contenuto più che di processi. Il documento è cioè
un contenitore di dati, che se standardizzato e in ‘xml’, potrebbe essere comune a tutte le stazioni
appaltanti.
Quindi la domanda di Mastrogregori è: in un quadro così ampio e complesso, su quali temi specifici devono
concentrarsi i lavori del Forum?
Il primo intervento è stato di Alessia Orsi (Intercenter Emilia Romagna) che sottolinea che occorre avere
una visione globale e pensare a come evolvere tutto il sistema. Il PC440 è a riguardo una grande
opportunità, ma vale la pena anche capire quali altri documenti all’interno del processo di e-procurement,
affiancati alla fattura elettronica, portano benefici, valore aggiunto, se dematerializzati. Alcuni potrebbero
essere l’ordine, il documento di trasporto e il catalogo, pertanto sarebbe opportuno concentrare
l’attenzione su questi. Magari si potrebbe anche puntare alla fatturazione elettronica dal lato del ciclo
attivo da parte delle Pubbliche Amministrazioni.
Paolo Catti ha evidenziato che le tematiche esposte finora si possono raggruppare in tre ambiti:
1. l’identificazione, che viene impattata dal regolamento eIDAS;
2. il sourcing, cioè l’aspetto di trovare il fornitore e definire i documenti che lo identificano;
3. l’e-procurement vero e proprio, in relazione ai documenti quali l’ordine e il DDT (oltre cha la fattura).
Il primo ambito va affrontato dal Forum, ma anche ad un livello più generale ed elevato, mentre per quanto
riguarda il secondo si può guardare alle numerose esperienze nel privato; sul terzo si può provare a capire
quali dati del documento relativo all’ordine e al trasporto devono essere presenti nella fattura. Queste
informazioni possono poi essere messe a disposizione sia delle filiere, sia ad Andrea Caccia per i contributi e
le proposte a livello europeo.
Roberto Mandelli (ICBPI), nel concordare con quanto detto da Alessia Orsi, ha sottolineato che già oggi
l’Italia potrebbe fornire all’Europa, per quanto riguarda l’aspetto dei documenti, un notevole contributo
basandosi su PEPPOL, e dematerializzando subito l’ordine, il DDT ecc.; perché non viene fatto?
Carmelo Piancaldini ha provato a rispondere affermando che forse ciò dipende dal fatto che questi
documenti non sempre sono obbligatori; si potrebbe standardizzare quelli obbligatori, ma sugli altri è più
complicato.
Luca Mastrogregori ha specificato che le norme a livello europeo sono focalizzate sull’aspetto della scelta
del fornitore, più che sui documenti successivi, ma sta emergendo interesse anche verso la
standardizzazione dei documenti relativi alla fase post-gara (anche se non sempre sono documenti
obbligatori).
Il Forum può contribuire a fornire al legislatore, sia nazionale che europeo, dei contributi utili
all’emanazione di normativa a riguardo.
Roberto Bellini ha specificato che secondo lui lo strumento giuridico in Italia esiste in quanto l’articolo 2222
del Codice Civile elenca tutti i documenti che l’imprenditore deve detenere, tra cui l’odine ecc.. Si potrebbe
far presente a livello europeo che l’obbligo di tenuta di questi documenti in Italia spinge verso una
standardizzazione dei dati contenuti in essi e che quindi si potrebbero definire dei tracciati standard (è
stato già fatto con la fatturazione elettronica).
L’idea di fondo del PC434 è comunque di spingere verso la standardizzazione del contenuto degli altri
documenti, dopo aver standardizzato la fattura.
Salvatore Stanziale ha proposto di lasciare in fattura le informazioni che rimandano a questi altri
documenti, anche se non sono obbligatorie dal punto di vista fiscale.
È stato fatto notare da Salvatore De Benedictis che sarebbe importante sviluppare il tutto ma c’è ancora
una sovrapposizione di procedure che complica le cose. Molte pubbliche amministrazioni chiedono, ad
esempio, in fattura (elettronica) l’informazione del numero d’ordine o del DDT, anche se prima magari non
veniva chiesto, pena il rifiuto della fattura o il mancato pagamento.
Carmelo Piancaldini ha evidenziato che imporre come obbligatorio qualche altro documento come l’ordine,
ad esempio, susciterà sicuramente le critiche di molti, in quanto verrà visto come l’ennesimo adempimento
amministrativo, con relativi costi sia in termini di tempo che economici.
Sul punto, Alessia Orsi ha chiarito che la scelta della regione Emilia Romagna di rendere obbligatori la
dematerializzazione dell’intero ciclo dell’ordine porta ad un ritorno economico, in quanto si automatizza il
processo e lo si migliora; ottimizzare il processo è sicuramente difficile ma gli strumenti ci sono e i vantaggi
di una reingegnerizzazione dei processi sono reali. Questa esperienza può essere sicuramente considerata
una best practice.
Andrea Nicolini (CISIS) ha suggerito di sintetizzare gli interventi che finora si sono succeduti e che secondo
lui portano alla necessità di formalizzare la creazione di un gruppo di lavoro che possa individuare una
visione strategica e che faccia il punto della situazione. Si potrebbe partire con un documento condiviso che
metta in luce le due principali priorità sulle quali agire: 1) uniformare il comportamento delle pubbliche
amministrazioni sull’accettazione/rifiuto delle fatture elettroniche e sull’interpretazione dei vari dati in essa
contenuti; 2) redigere un documento relativo agli aspetti relativi agli altri documenti da digitalizzare, magari
utilizzando anche le attività previste nel Piano Digitale del Governo.
Luca Mastrogregori ha ricordato che l’Italia deve recepire una Direttiva relativa alle modalità telematiche di
gestione di una gara: al più tardi entro il 2018, tutte le procedure di acquisto dovranno avvenire attraverso
l’uso di strumenti telematici. La digitalizzazione di tutte le gare di appalto è un obiettivo molto importante
e anche critico, perché il problema è che poi tutte le stazioni appaltanti dovranno essere in grado di
adeguarvisi. Quali azioni e iniziative si possono attuare per rendere tutto ciò possibile? Che tipo di
precondizioni si devono verificare per rendere questo passaggio il più indolore possibile?
Dalla platea è stato fatto notare che tutto ciò si potrebbe gestire tramite il MEPA, ma ci sono anche altre
piattaforme. Il problema è più quello di standardizzare le regole tecniche di queste piattaforme e anche
come calare l’utilizzo di queste piattaforme nelle imprese e nella PA.
Giampiero Volpi (NIUMA) ha sottolineato e auspicato che le esperienze private e pubbliche possano
combinarsi tra loro e che, in effetti, ci sono delle piattaforme molto valide che gestiscono l’intero processo
di gara, ma che il problema principale è di tipo culturale in quanto il processo è comunque complicato e
richiede capacità culturali, informatiche e altre ancora che vanno combinate insieme. È quindi necessario
mettere in campo delle azioni che possano sviluppare le capacità di utilizzo di queste piattaforme da parte
degli utenti.
Luca Mastrogregori ha confermato che la fase di formazione è fondamentale e che le scadenze previste non
sono poi così lontane; le capacità tecnologiche ci sono ma l’attività di formazione, di sviluppo culturale e
soprattutto di supporto nell’utilizzo è fondamentale. Le potenzialità ci sono ma vanno attivate.
Paiolo Catti, nell’approfondire l’argomento, ha confermando che il problema è di governance: la Pubblica
Amministrazione, soprattutto se stimolata, magari da un obbligo normativo, tutto da definire, ha solo da
guadagnare dalla digitalizzazione del processo.
Claudio Di Stefano (AGID) ha aggiunto che buona parte delle pubbliche amministrazioni sono molto piccole
e che quindi hanno sicuramente un problema di tipo culturale e vanno aiutate, anche fornendo loro degli
strumenti di supporto.
Carmelo Piancaldini ha osservato che per quanto riguarda la fatturazione elettronica sarebbe molto
importante far uscire una Circolare, da parte probabilmente dell’AGID, che dia a tutte le PA delle linee
guida; parallelamente occorrerebbe elaborate delle proposte, sia in ambito di fatturazione elettronica che
di e-procurement, da inviare poi all’autorità politica. Su entrambi gli aspetti, il Forum ha proprio il compito
di stimolare e supportare queste attività, nonché predisporre queste proposte.
Mariangela Sellitto (BravoSolution) ha confermato che anche operatori economici piccolissimi hanno
potuto verificare che i vantaggi della dematerializzazione ci sono, sono reali, e raggiungibili con un supporto
adeguato.
Luca Mastrogregori ha poi concluso il dibattito confermando che nel contesto italiano l’esigenza più forte è
la creazione di un modello di governance del public procurement in generale e dell’e-procurement in
particolare. Altro punto dove è possibile intervenire è quello relativo alle modalità di recepimento della
Direttiva soprattutto per quanto riguarda l’art. 22, che definisce gli aspetti più direttamente legati alla
digitalizzazione da apportare al processo. Il Forum farà quindi circolare un documento che indichi i
principali temi aperti in modo da sollecitare i contributi dei partecipanti.
Per quanto riguarda la fase di formazione e di supporto si sta inoltre pensando ad un processo di
certificazione dell’acquirente nella PA, in modo da fornire una preparazione specifica e aggiornata, che
possa essere utile per accompagnare lo sviluppo del processo. Tale certificazione nel privato esiste già e si è
rivelata molto utile per poter affrontare queste nuove tematiche.
I lavori si sono conclusi alle 17.00 con i ringraziamenti dei coordinatori del Forum a tutti i partecipanti.
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