6 VoceVallesina v V della della Anno 60° - N. 31 settimanale della Diocesi di Jesi euro 1 www.vocedellavallesina.it 9 ricordo 8 San Massimiliano Kolbe in pellegrinaggio a Roma La testimonianza di fede di Francesco Barigelli U L na proposta per i cresimandi, i loro genitori e familiari; una intensa esperienza da fare a comunità di Collina di Santa Maria Nuova esprime solidarietà e affetto ai familiari del giovane Domenica 15 settembre 2013 Impôt reprisé Tassa riscossa Ufficio di Jesi Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB - Jesi parrocchie 1953 2013 territorio 14 sport Chiusa la sede del tribunale in via Posterma Nuova stagione del Rugby Jesi ’70 per il ritorno in B D R a Jesi si dovrà andare in Ancona. E che ne faremo di palazzo Carotti ristrutturato? 14 iconoscimento per la Società: a Jesi uno dei centri di formazione Under 16 per le Marche DON GERARDO PRETE DA QUARANT’ANNI Jesi: le associazioni sportive e i cittadini hanno trasformato la città Nella Notte Azzurra, l’augurio di buona Pace Grande successo per la seconda edizione della “Notte Azzurra”, la bella iniziativa voluta dal Comune di Jesi, che sabato scorso aveva radunato in centro tutte le discipline e le società sportive della città. Un successo di pubblico, che aveva confermato il titolo di Jesi città europea dello sport. «Un titolo che riempie di orgoglio come una giornata così – aveva detto l’assessore allo sport, Ugo Coltorti, ideatore di questa Notte – Lo sport è protagonista in tutta la città, non solo in centro, visto che la festa si svolge anche alla piscina comunale, al parco del Vallato, al PalaTriccoli ed a Porta Valle. Un grazie doveroso va all’ufficio dello sport, che ha svolto un lavoro enorme, ad associazioni e società ma soprattutto alla città». A partire dal primo pomeriggio corso Matteotti e le vie limitrofe erano diventati un grande polisportivo a cielo aperto con campi da pallavolo con la Pieralisi, il basket dell’Aurora, il calcio della Junior Jesina, il tennis, l’atletica leggera, il rugby, il pattinaggio dello Skating Club, il ping pong del Csi ma anche tante discipline meno famose, come l’arrampicata sportiva a San Nicolò, il pugilato nel cortile dell’Appannaggio dove si è svolta una riunione tra i boxeur marchigiani ed umbri ed il cricket antirazzista della società Ackapawa. Tutti insieme per confermare che la città di Jesi ama tutti gli sport, non solo quelli di massa. Non molto distan- te dal centro, nell’area di Porta Valle invece, c’era lo stand dedicato alle mini-moto, con Alex Polita istruttore. «Per me è un piacere essere qui – aveva affermato il centauro jesino - per portare un po’ di passione ed entusiasmo a Jesi anche nei motori, sport un po’ defilato ma che pure ha dato negli anni belle soddisfazioni alla città. Noi ci siamo e siamo tosti, teniamo botta». Il momento centrale della “Notte Azzurra” si era svolto in serata, quando sul palco allestito in piazza della Repubblica erano salite le campionesse del Club Scherma Jesi: Elisa Di Francisca, Valentina Vezzali, Giovanni Trillini, Annalisa Coltorti ed il giovane emergente Francesco Ingargiola. Grandi applausi per loro, reduci dal recente mondiale di scherma a Budapest e già pronte per nuove avventure. Valentina aveva confermato la sua intenzione di dedicarsi alla politica, mentre Elisa seguirà le orme della sua concittadina e parteciperà alla trasmissione televisiva “Ballando con le stelle”. Onori anche per altre società, come il Rugby’70 e la Marche Nuoto Jesi che avevano vinto i rispettivi campionati, o la rinnovata Fileni Bpa, intenzionata a recitare un ruolo da protagonista nel prossimo torneo di Lega due. Non era mancato il momento ufficiale, con i saluti delle autorità con in testa il sindaco Bacci, l’assessore Coltorti, il governatore Spacca (il cui messag- gio era stato letto dal consigliere regionale Giancarli), i vertici del Coni provinciale e regionale, i rappresentati del Panathlon ed il presidente della consulta dello Sport De Magistris, che aveva annunciato l’arrivo da Bruxelles per novembre del titolo di città europea dello sport. La conclusione della “Notte Azzurra” era stata affidata alla showgirl ed attrice jesina, Alice Bellagamba, che prima della sua esibizione aveva voluto rivolgere un pensiero all’amica Alessia Polita ed al suo fidanzato Eddi La Marra, impegnati in una dura battaglia per tornare alla vita. La manifestazione si è svolta nel giorno in cui il Santo Padre ha indetto una giornata per la Pace in Siria ed il vescovo Gerardo, dopo l’adorazione eucaristica al santuario delle Grazie, ha portato un messaggio in piazza. «Il digiuno e la preghiera affinano la sensibilità e la partecipazione – ha detto il Vescovo a tarda serata - e ci fanno essere, soprattutto noi occidentali, più vicini a quanti manca tutto. Ci siamo abituati alla pace ma potremmo perderla in un attimo: la guerra non ha mai costruito la pace e i paesi che sono stati attraversati dalle armi rimangono delle polveriere per lungo tempo. Impegniamoci a costruire la pace ogni giorno, a partire dal nostro cuore, anche con lo sport che ci insegna a vivere nella lealtà, nella solidarietà, nella vicinanza. A tutti l’augurio di Buona Pace». Qualcuno s’è accorto in questi giorni (meglio tardi che mai) che da qualche parte c’è scritto che il 15 settembre 1973 (in pieno clima di contestazione) un seminarista di nome Gerardo Rocconi ha ricevuto l’imposizione delle mani per l’ordinazione sacerdotale (presbiterale, per la precisione) nella Chiesa parrocchiale di Corinaldo dal vescovo Odo Fusi Pecci. È vero che quest’anno abbiamo ricordato il 29 aprile i suoi sette anni di episcopato. Ma per domenica prossima, festa anche della Madonna Addolorata (e conosciamo la devozione mariana di don Gerardo) lo vogliamo affidare a Lei con particolari preghiere nelle nostre assemblee liturgiche. A Torino la 47° settimana sociale dei cattolici dedicata al tema: “La famiglia speranza e futuro della società italiana” Solo la famiglia naturale garantisce l’avvenire della società “Solo una famiglia libera e consapevole apre la strada a una società più giusta e più umana. Quindi prepara la strada al bene comune.” È l’arcivescovo Arrigo Miglio che nella sua qualità di presidente del comitato organizzatore della 47° settimana sociale, richiama l’essenziale di quanto i cattolici dovrebbero approfondire a Torino sul tema della famiglia. Se è vero che la lingua batte dove il dente duole, per la Chiesa da sempre la famiglia è il tema sociale numero uno. Ricordate il “Family day” di qualche anno fa? E il congresso mondiale dell’anno scorso, sempre sulla famiglia, a Milano? Ed eccoci, per la terza volta, ad imporci ancora una riflessione sulla cellula della società, sul mattone numero uno della costruzione di una comuni- tà che sia, il più possibile “speranza e futuro per l’Italia” come recita il sottotitolo del tema che ci viene proposto ancora una volta. È che la famiglia dovrebbe essere intesa, in qualche modo, al di sopra delle parti, delle etichette e delle ideologie quasi a facilitare l’incontro, sul piano politico e sociale, delle religioni, dei partiti, degli Stati e dei movimenti in genere. E invece ci troviamo a vivere un periodo in cui le divergenze interpretative della struttura e dei compiti della famiglia non sono state mai tanto lontane e, a volte, del tutto incompatibili tra di loro. Insomma, gli ultimi decenni, in Italia e nel mondo, ci hanno portato a una radicale trasformazione degli elementi primi del nucleo familiare. Ma per il mondo cattolico la pietra miliare che fonda la famiglia è e rimane “il matrimonio tra un uomo e una donna aperto alla vita”. La storia (e non la Chiesa) ha dimostrato che una tale concezione va intesa al di là di ogni pregiudizio, ideologia e slogan di qualsiasi genere. È una concezione basilare in cui tutti coloro che amano giustizia e progresso della società si dovrebbero ritrovare. Certo, sappiamo bene che non è così, che cioè, di fatto, la famiglia sta andando verso una sempre maggiore frammentazione dovuta all’aver dimenticato che la sua natura e identità è Amore tout-court”, quell’amore di cui ci parla Benedetto XVI nell’enciclica Deus caritas est – amore-agàpe – che caratterizza la famiglia nella sua “identità, generatività, educazione”. Tre momenti che si legano in modo logico, naturale, indissolubile. Ma di fronte al dilagare dei grandi mali della famiglia – divorzi, aborti, coppie di fatto, matrimoni gay, creazioni innaturali di generatività – che vanno diffondendosi sempre più, cosa dovrebbe fare il mondo cattolico? È la grande domanda di questi ultimi tempi alla quale la Settimana di Torino dovrà tentare una risposta. Essa “offre alla cultura, agli studiosi e agli operatori sociali occasione di confronto e di approfondimento” nella speranza che emergano le cause di tanta crisi e, insieme, la via da intraprendere perché della famiglia si possa recuperare quell’essenziale che possa garantire il bene comune. Non per nulla sono previste otto commissioni con il compito di approfondire altrettanti problemi, tutti attualissimi e scottanti – educazione, lavoro dei giovani, fisco per la famiglia, assistenza sociale, nuclei immigrati, vita in città, solidarietà intergenerazionale - che dovrebbero aiutare lo stato e la società a porre sempre la famiglia al centro delle sue attenzioni e delle sue azioni. Purtroppo in Italia mai è stato così. Ma anche nelle nazioni dove la centralità della famiglia ha fatto passi enormi ( vedi la Francia preoccupata fino a dieci anni fa della bassa percentuale della natalità), il più delle volte i problemi bioetici hanno trovato soluzioni agli antipodi della concezione naturale della famiglia. Vittorio Massaccesi [email protected] 2 v V della culturaesocietà VocedellaVallesina 15 settembre 2013 del più e del meno Quell’8 settembre di settant’anni fa di Giuseppe Luconi I Nel settantesimo anniversario, giornali e televisione hanno ricordato l’8 settembre del 1943, «una data cruciale della storia nazionale». A dispetto del tempo trascorso, chi quegli avvenimenti li ha vissuti non può non rivederli. Anche se a scuola, fino alla primavera del 1943, le manifestazioni patriottiche erano tutte improntate alla vittoria finale, le notizie che arrivavano dai vari fronti di guerra, per quanto «mascherate» (ogni sconfitta era una «ritirata strategica») facevano intendere che le sorti del conflitto erano segnate. Il 10 luglio del ‘43 gli alleati erano sbarcati in Sicilia; meno di due mesi dopo erano in Calabria. Il 25 luglio Mussolini era stato «sfiduciato» dal Gran Consiglio del Fascismo e arrestato su ordine del re, che aveva nominato nuovo capo del governo il maresciallo Pietro Badoglio. Nelle città i fascisti, privati del loro duce, si erano nascosti, mentre venivano abbattuti gli stemmi del regime. Era – così si credeva - il ripristino, dopo ventitré anni, delle libertà democratiche. Gli italiani si erano abbandonati a manifestazioni di giubilo, anche e soprattutto perché ci si illudeva che, caduto il fascismo, la guerra sarebbe finita presto. A Jesi il 26 luglio c’erano stati incontri e riunioni di esponenti dell’antifascismo per organizzarsi. Il giorno dopo c’era stata una manifestazione contro il fascismo; un corteo aveva percorso le vie del centro, inneggiando alla libertà. Ne avevo sentito parlare, nel negozio di mio padre, da alcuni uomini del vicinato: poiché in casa avevamo l’apparecchio radio, quegli uomini venivano ogni tanto per aggiornarsi sugli sviluppi della situazione, ma la radio non lasciava trasparire niente. L’euforia di quei giorni, però, si era spenta presto. La città era percorsa da pattuglie armate. I giornali avevano scritto che, non solo era proibita la costituzione di qualsiasi partito politico, ma era vietata ogni riunione, anche in locali chiusi. Ed era entrato in vigore il coprifuoco, che iniziava alle otto e mezza di sera e durava fino alle sei del giorno dopo. Tutti i cittadini dovevano essere in grado di esibire, a qualsiasi richiesta, un documento di riconoscimento: per questo, io – quindicenne - avevo dovuto farmi rilasciare dal Comune la carta d’identità. Era stata sospesa anche ogni attività sportiva. E sui quotidiani, ridotti nel frattempo ad un solo foglio, incombeva la censura: anche a noi più volte era capitato di ricevere il «Resto del Carlino» o il «Giornale d’Italia» (mio padre acquistava il quotidiano tutti i giorni) con alcune colonne in bianco, per effetto, appunto, della censura. Intanto anche sul fronte italiano s’era continuato a sparare, a morire, ed i bombardamenti aerei s’erano intensificati. Infatti la radio non s’era stancata di ripetere, tutti i giorni e più volte al giorno: «La guerra continua, l’ha detto Badoglio». Finalmente, 1’8 settembre Badoglio aveva reso noto al popolo italiano l’armistizio dell’Italia con gli alleati, firmato, in tutto segreto, cinque giorni prima. I tedeschi, nostri alleati, non ne erano stati informati. Temendo la loro reazione, Badoglio aveva aggiunto: «Le forze italiane reagiranno ad eventuali attacchi da qualunque parte provengano». Poi, insieme alla famiglia reale, aveva raggiunto il Sud della penisola, dietro le linee degli anglo-americani. Cosicché, salvo qualche raro tentativo di resistenza, le forze italiane, lasciate in balia dei tedeschi, s’erano sfasciate, dissolvendosi in un drammatico fuggi-fuggi, ricostruito poi da uno dei più riusciti film con Alberto Sordi: «Tutti a casa». (1 – continua) (nel disegno: il generale Pietro Badoglio) Apertura di San Marco Sabato 14 e domenica 15 settembre sarà aperta la Chiesa di San Marco a Jesi con orario dalle 10,30 alle 12:30 e dalle 17 alle 19. Il servizio è gestito dai volontari del Gruppo FAI di Jesi e Vallesina. Domenica in fattoria Domenica prossima, a partire dalle ore 10, la fattoria didattica Arcafelice, in via Minonna 75, organizza una mattinata dedicata al mondo dell’apicoltura guidata dall’esperto Adelmo Calamante. Sarà offerta una degustazione di miele e prodotti biologici aziendali. Per informazioni e prenotazioni, da effettuare entro la giornata di sabato, gli interessati possono contattare i numeri 339 8322578 o 333 4773685. Intervista al dr. Gabrio Filonzi, past president Rotary Club Jesi Per Jesi e per i giovani Il Rotary Club di Jesi ha avuto il cambio di presidenza, e il dr Gabrio Filonzi che lo ha guidato per l’annata 2012-2013 ha passato il testimone al commercialista Paolo Mancinelli. L’anno di Filonzi è stato un anno interamente dedicato al sociale. Ad inizio mandato aveva presentato il programma dalle pagine di Voce della Vallesina, dalle quali ora ne fa un bilancio. il suo impegno costante con i ragazzi con disabilità, ai quali ogni anno offriamo una settimana di vacanza insieme alle loro famiglie al Natural Village di Porto Recanati. Ad Alice Bellagamba, giovane attrice e ballerina che a livello nazionale si sta distinguendo per il Quali progetti dell’anno portati avanti? Il completamento del progetto triennale dedicato all’Oikos, con la raccolta di venticinquemila euro per la realizzazione di reparti come lavanderia, stireria e infermeria. Matching Grant per don suo talento sia al cinema che in tv. In occaLuigi Carrescia per una clinica oftalmologica. sione della consegna del riconoscimento ad A Jesi il restauro della Fontana dei Leoni e Alice è stata organizzata una serata coordiinterventi mirati per il recupero di strutture nata da Agnese Testadiferro in cui si è parlato storiche, come monumenti, grazie al contri- dei valori evidenziandone il rapporto con la buto dell’artista jesino Massimo Ippoliti. Ini- pubblicità. Sono, a tal proposito, intervenuti ziative a sostegno dei terremotati dell’Emilia professionisti del settore conosciuti a livello Romagna con spettacoli teatrali, ballo in ma- nazionale e non solo: Eugenio Gibertini , foschera, partite di calcio e burraco per contri- tografo pubblicitario che in occasione della buire alla ricostruzione della scuola elemen- serata ha realizzato un servizio fotografico tare di San Felice sul Panaro. La consegna con Alice per spiegare il lavoro dietro a uno di tre defibrillatori e sussidi a sostegno delle scatto; Marco Giammarini, modello; Jacopo difficoltà all’apprendimento per i ragazzi je- Maggi, copywriter. sini dell’istituto comprensivo Carlo Urbani. Sono stati pubblicati due libri, “Spezie, E cosa rimane da finire? dove la vita batte a colori” e “Jesi ieri e La macchina attrezzata per disabili a causa oggi”, di cosa trattano? dell’indisponibilità dello sponsor con il quale “Spezie” è un libro fotografico di Marco Pozsi erano presi accordi. Questo sarà però un zi , apprezzato cardiochirurgo pediatrico con progetto che verrà riproposto. In questo anno la passione per la fotografia, durante i viaggi, di lavoro, in cui mia moglie Patrizia è stata di che gli è riconosciuta a livello internazionale grande supporto, ho avuto molta soddisfazio- con premi prestigiosi come l’Austrian Super ne sia personale che a livello di Club perché Circuit Gran Prix. Nel 2003 è stato nominasiamo stati al centro delle attività distrettua- to Travel Photographer dell’anno per la rili ricevendo dimostrazioni di stima dal Past vista Geographical. Ogni pagina del volume Governatore Mauro Bignami e dall’attuale custodisce un ritratto ricco di espressività di Luigi Falasca. A tal proposito ho ricevuto un persone di etnia, cultura e religione diversa. Paul Harrys, la più alta onorificenza rotaria- Il ricavato della vendita del libro è destinana in occasione del Congresso distrettuale e to al progetto Vita Nova per la costruzione sono stato nominato Affiancatore dal Gover- di un reparto di cardiologia infantile in Zamnatore Falasca per coordinare le prossime at- bia. “Jesi ieri e oggi” di Giorgio Ginesi, con la tività dei Club Alta Vallesina, Fabriano e Jesi. prefazione di Loretta Mozzoni, racchiude la Quali sono stati i momenti che ricorda con storia di Jesi con immagini che confrontano commozione? la città dal 1600 ad oggi. Un confronto, dallo Sono stato colpito dalla partecipazione emo- stesso punto di vista, tra l’immagine antica tiva che ha avuto il racconto della storia di con quella attuale. La ricostruzione puntuale Kristel Marcarini, la ragazzina che per una del nostro socio trasmette il suo amore per pasticca di ecstasy ha interrotto i suoi sogni Jesi facendone comprendere la fisionomia nel di campionessa di sci. Per l’occasione era passato, suscitando emozione e curiosità per presente la mamma di Kristel e il giornalista qualcosa che non c’è più o che è mutato. Lo Luca Pagliari che ha presentato il suo libro spaccato urbano che ne emerge ci restituisce “Kristel. Il silenzio dopo la neve” di fronte a il senso dell’antichità e nobiltà della nostra più di duecento ragazzi delle Scuole Medie città. Superiori. Il dr Filonzi augura al nuovo presidente dott. A chi è stato assegnato il Paul Harrys in Mancinelli un anno di soddisfazioni per il Club questo anno? di Jesi continuando a portare alto il senso Al dottor Stefano Pileri che, insieme al suo dell’amicizia che è alla base di ogni iniziativa team di lavoro, ha fatto fare passi da gigante rotariano, perché “il Rotary non fa beneficenalla ricerca per i linfomi ed è tra gli scien- za, ma fa progetti che nascono dal confronto ziati più accreditati al mondo. Ad Antonio tra amici che coinvolgono la cittadinanza”. Massacci, presidente Anfass e Anteas Jesi, per a.t. regione VocedellaVallesina 15 settembre 2013 scusateilbisticcio della 3 Dedicata a Franco Corelli, grande artista, la 42° Stagione Lirica del Pergolesi. Un perfezionista antagonista di se stesso (ghiribizzi lessicali) PeterPun (con la u) www.peterpun.it EVVIVA MARIA CHIARA La Ministra dell’Istruzione ha recentemente esortato i docenti a irrogare con molta più “parsimonia” la bocciatura (nuocerebbe all’autostima dello studente). Coraggio, ragazzi, non siete più… appiedati! Siete a cavallo. Anzi: IN CARROZZA. PESSIMISMO STORIOGRAFICO (parla un’anziana insegnante) La Storia Universale, o mie bambine, la Storia Universale, o bimbe amate, è una sequela di carnevalate, intervallate da carneficine. GRASSO è BELLO Chi non conosce Fernando Botero, pittore e scultore boliviano, le cui figure sono caratterizzate dalla voluminosità “extralarge”? Gran Botero, gran Botero, dell’Obeso sei l’Omero! PER CALLI E CAMPIELLI (italiano… alla tedesca) Giugno 1934 – Da un paio d’ore Hitler e Mussolini sono a colloquio in uno dei più esclusivi alberghi di Venezia. A un tratto il Führer propone al collega: Vogliamo uscire a fare due pazzi? MEZZI DI TRASPORTO Il cognome di un celebre compositore tedesco – morto settantenne a Venezia l’anno in cui nasceva Mussolini – significherebbe, tradotto in italiano: costruttore e/o riparatore di carri; analogamente, quindi, al nostro CARRARO. Di chi si tratta? *** Soluzioni del gioco precedente: Il vocabolo GIFT in tedesco significa veleno. lacitazione A cura di Riccardo Ceccarelli Per recuperare il vero cristianesimo Il paradigma illuministico si sta dimostrando ormai finito e la ragione deve essere completata dalla fede. Questo viene confermato dalla crescente ostilità laicista verso ogni religione. […] Ogni soluzione che sopprima l’amore è falsa. Non credo che si debba lottare contro il liberalismo e il secolarismo. Penso invece che si debba essere più vicini a Cristo e servire le necessità della gente con amore e verità. Questo è il solo modo per recuperare il vero cristianesimo. Il secolarismo diventa forte perché la nostra fede è debole e ideologicamente da raddrizzare. Myroslav Marynovych, intellettuale ucraino, vicerettore dell’Università Cattolica di Leopoli, “Avvenire-Agorà”, 18 agosto 2013, p. 3. lapulce Guerra! No: almeno per ora non si tratta di quella in Siria e dintorni. Domenica 1° settembre, senza che quest’anno alcuno abbia fiatato (forse presi da problematiche più grosse) s’è aperta puntualmente la caccia, vera guerra contro indifesi e sempre più rari animali. Ce ne siamo accorti quando verso le cinque del mattino per le campagne sono risuonati gli spari di questi eroi della doppietta. Che, mentre continuano a proclamare di amare “da morire” (!) la Natura, ripetono che la caccia c’è sempre stata. Ci sto: ma allora “cacciatevi” nelle caverne, e brandite arco e frecce. Delegazione ASSONAUTICA v V Parlare di Franco Corelli non è facile. Esiste una scarsa documentazione sonora della sua attività artistica. Rare le incisioni, a volte gelosamente conservate da collezionisti o introvabili. Ne è in parte responsabile lo stesso Franco Corelli che non amava effettuare registrazioni. “Quello che si dà in teatro, in un disco non lo si può dare” affermava. Diffidenza pienamente giustificata. La sua voce non era in effetti ‘fonogenica’. Impossibile riprodurne il volume, l’intensità, la gamma degli armonici, la qualità dell’interpretazione. Franco Corelli lo sapeva e desiderava per questo non avere a che fare con artifici tecnici. Intendeva essere sempre se stesso, con la tensione, l’emozione, l’impegno che metteva quando saliva in palcoscenico. Di tutto questo si aspettava che il pubblico si accorgesse. Prova di onestà professionale, di determinazione, di autentica passione artistica. ‘Un perfezionista sempre in gara con se stesso’ lo definiva Carlo Perucci, suo compagno di studi, già direttore artistico del Pergolesi, poi dell’Arena di Verona. Per valutare la sua arte occorrerà allora tener conto anche di come e di quanto il carattere di Franco Corelli sia riuscito a forgiarla. Franco Corelli nasce in Ancona l’8 aprile del 1921. La sua casa è di fronte al mare, a pochi passi dalla Mole Vanvitelliana. In famiglia si coltiva la musica: suo nonno e due zii sono tenori; suo fratello studia da baritono. Franco incomincia presto ad ascoltare arie d’opera e romanze. Forse, guardando la Mole dall’alto, immagina galeoni e pirati, cavalieri ed assedi. Forse, poco più lontano, il Teatro delle Muse gli sembra una reggia incantata. Intanto cresce, studia, incomincia a praticare diversi sport; soprattutto il canottaggio che gli temprerà un’ugola d’oro e polmoni d’acciaio in un fisico statuario. Prova per divertimento a cantare, ma lo zittiscono subito. Ha una voce impressionante, potentissima, ma ancora grezza, inascoltabile in spazi ristretti: è un fiume di voce, un materiale magmatico incandescente ancora tutto da forgiare. Sarà appunto questo l’impegno a cui incessantemente Franco Corelli si dedicherà a costo di molto studio, soprattutto individuale, con il proposito di dominare e superare sempre se stesso. All’inizio tuttavia non pensa ad una carriera artistica. Si diploma, si iscrive all’università, si impiega al Comune di Ancona. Un amico però, Carlo Scaravelli, lo incoraggia a studiare canto persuadendolo ad entrare nel Conservatorio di Pesaro dopo una favorevole audizione. Non sarà un allievo assiduo: preferirà ascoltare dischi di radioDuomo SenigalliainBlu•95,2Mhz Autoscuole Corinaldesi s.r.l. grandi interpreti, provare e riprovare da solo per trovare la giusta impostazione, la più appropriata inflessione. Sarà grazie a questo singolare metodo che riuscirà a controllare la sua voce e a raffinare la sua arte. Ancora con il sostegno morale dei suoi amici, nel 1950 Franco Corelli è ammesso ai corsi di perfezionamento del Teatro Comunale di Firenze. L’anno successivo, dopo un tentativo non riuscito, ritenta il concorso del Centro Lirico Sperimentale di Spoleto. Lo supera con buona votazione, ammirazione e sorpresa dei componenti della giuria. Giunge subito il debutto in ‘Carmen’ a Spoleto ed è successo pieno. Sarà questa l’opera più spesso interpretata da Corelli, ma non la sua preferita anche se per essa raccoglierà lodi a profusione da parte della critica. Scriveranno fra l’altro: ‘Ciò che fa di Don José la sua più grande interpretazione è quel senso di così profonda, quasi tragica malinconia e quella compiutezza espressiva nell’ira, nel pianto, nell’implorazione che negli ultimi due atti raggiunge culmini non superabili in palpiti di sentita e sofferta umanità’. Preciso è un altro commento : ‘Voce bellissima, piena di armonici e misteriosa in quel suo inconfondibile colore di antico e di perduto che prende l’anima’. Giudizi esaltanti continueranno ad aggiungersi per altre interpretazioni, ma Corelli dichiarerà di non avere preferenze fra le opere del suo repertorio. In tutte, affermava, aveva trovato momenti di grande bellezza. Vero è che ad ognuna dedicava uno studio esclusivo. E in ognuna metteva l’anima. Vivere e soffrire per un sogno Debutto dunque a Spoleto seguito da molti altri nei massimi teatri d’Italia e in altre opere. Il grande repertorio è suo, ma aggiungerà anche rarità come il ‘Boris Godunov’, ‘Enea’ di G. Guerrini, ‘Guerra e pace’ di S. Prokofev, ‘Giulio Cesare’ ed ‘Eracle’ di Haendel, ‘Khovan- scina’ di Mussorgshij; o alcune di eccezionale impegno come ‘Il Pirata’ di Bellini, ‘Poliuto’ di Donizetti o, di Spontini, ‘Agnese di Hohenstaufen’ rappresentata a Firenze e nel ’54 e, nello stesso anno accanto alla Callas, ‘La Vestale’ che inaugurerà la Stagione scaligera con memorabile successo. Accoglieranno poi Corelli le arene di Verona, Caracalla, Macerata e sarà una prova del fuoco perché pochi cantanti a questo genere di esperienze sopravvivono. Passerà successivamente nei grandi teatri d’Europa, del Giappone, delle Filippine. In America avrà accoglienze trionfali e acquisterà tanta popolarità che al Metropolitan finiranno per chiamarlo ‘Mister sold out’ (Signor ‘tutto esaurito’). Avrà come partners gli esponenti del gotha internazionale del melodramma. Eccellerà come ‘tenore eroico’, ma riuscirà a cesellare anche ruoli di grande delicatezza lirica come in ‘Bohème’, ‘Werther’, ‘Giulietta e Romeo’ e persino in una raccolta di ‘Canti religiosi’ che oggi costituiscono una vera rarità discografica. Corelli lascia le scene, come la Tebaldi, quando è ancora all’apice della carriera e conserva intatte, anzi, anche più raffinate, le qualità della sua voce. L’ultima sua recita è a Torre del Lago, in ‘Bohème’, nel ’76, a cui farà seguito solo un concerto a Stoccolma nell’81 accanto a Birgit Nilsson. Poi ritorna in Italia per aprire a Milano un’Accademia di Canto di alto livello. È per lui una conquista di libertà. Da tempo si sentiva prigioniero della sua voce. Confidava agli amici di essere diventato schiavo delle esigenze e delle responsabilità della sua professione. E aggiungeva: ‘La vita è un sogno’; che a lui era costato molto realizzare. Prima di spegnersi il 29 ottobre 2003 a Milano, come Verdi a seguito di un ictus, Franco Corelli aveva indetto in Ancona tre edizioni di un Concorso Lirico a cui molti giovani, promettenti cantanti avevano partecipato. Alla serata di premiazione di uno di questi, che si svolgeva nel cortile interno della Mole vanvitelliana, apparve presso il Tempietto dorico di S. Rocco al centro della grande area pentagonale. Alto, imponente, elegante, scese di lì mentre si diffondevano intorno le note del ‘Nessun dorma”. Forse proprio in quello scenario naturale così suggestivo e appropriato all’opera pucciniana aveva sognato da ragazzo di cantare la ‘sua’ ‘Turandot’. Augusta Franco Cardinali Nella foto: Franco Corelli e Maria Callas in ‘Poliuto’. Teatro alla Scala, dicembre 1960 Tutte le mattine alle 7,06 e in replica alle 24,00 il pensiero del giorno del vescovo Gerardo Rocconi Giornale radio alle 12,30 e alle19,03 Il Palazzo e dintorni il giovedì alle 12,45 e alle 19,20 Point AUTOMOBIL CLUB d’ITALIA Autoscuole – Scuola Nautica – Corsi di recupero punti per patenti – Corsi di Formazione Professionale CQC – per merci pericolose A.D.R. – per Autotrasportatori – Studi di consulenza Automobilistica e nautica Jesi, Via Mura Occidentali, 31 - tel. 0731 209147 c.a. - fax. 0731 212487 - Jesi, Via Gallodoro, 65 - tel. 0731 200809 - fax 0731 201914 Jesi, Via Gallodoro, 65 - tel. 0731 200809 - sede Consorzio Autoscuole Corinaldesi Jesi, Via Marx, Zipa - operazioni collaudi Senigallia, via R. Sanzio, 71 - tel. 07160062 Altre sedi: Falconara M.ma (Corinaldesi - Adriatica - Falconarese) - Ostra - Marina di Montemarciano - Marzocca di Senigallia 4 v V della attualità VocedellaVallesina 15 settembre 2013 un vizio antico e Una piaga sociale. Le slot machine Gioco d’azzardo e video poker Un uomo solo al comando di Remo Uncini Quando negli anni 50’ si svolse il Giro d’Italia, un campione del ciclismo da solo stava affrontando le salite delle Alpi. Il cronista che commentava tale evento alla radio, cominciando la trasmissione così si esprimeva: “un uomo solo al comando sta scalando con la sua bicicletta le tortuose strade delle Alpi.” Era Coppi . Stava inchiodando gli sportivi di tutta Italia alla radio, facendo il tifo per questo campione che fa parte della storia del ciclismo sia nazionale sia mondiale. Questo episodio mi fa riflettere sulla situazione politica che da un po’ di mesi si sta discutendo in Italia. Ci troviamo di fronte a un partito democratico, prossimo al congresso che nella figura del sindaco di Firenze Matteo Renzi vede la possibilità di rilanciare la proposta politica ma si corre il rischio che la politica venga racchiusa attorno a una persona che può presentare caratteristiche innovative, riuscire a bucare lo schermo della televisione, entrare nel vissuto delle persone, dare una speranza per il futuro, ma visto però come il salvatore. Il leaderismo ha coinvolto gli schieramenti di sinistra e di destra presentando l’anomalia di affidare la politica ad una appartenenza solo soggettiva, invece che ad un coinvolgimento plurale sui problemi. Stiamo acquisendo una mentalità anglosassone dove la scelta del leader diventa più importante dei fatti elaborati da un collettivo che si riconosce in una forza democratica. Non può essere solo la persona a decidere ma devono essere gli organismi che partono dalla base che si riunisce nei circoli del paese per arrivare alla dirigenza dove un gruppo di persone cerca di fare sintesi di un dibattito più vasto. Non ho mai creduto al leaderismo della politica, perché nella mia esperienza di attivista in provincia, l’importante era la partecipazione, essere in qualche modo coinvolto su scelte che si facevano in altre sedi. Oggi, si rileva la distanza dei cittadini dalla vita pubblica, in politica, in cui conta solo la persona scelta, rispetto al programma, con il rischio di delegare al leader che si vende meglio, dandogli un potere importante che soltanto le elezioni può rimettere in discussione. Non più una democrazia partecipativa ma presidenzialista. La politica è l’analisi e la ricerca collettiva che obbliga anche i dirigenti a rispettare, in un rapporto tra elettore ed eletto sulla fiducia. Il rischio che tutto si decide a Roma. Le assemblee di migliaia di persone nelle feste e nei comizi non sono un presentare un’idea a favore dei cittadini, ma solo presentarsi e questo è il pericolo di avere solo “un uomo solo al comando”. Sindrome da computer “Non riesco più a parlare con mio figlio. Tutto il giorno ha da trafficare con il computer. E se mi avvicino e gli chiedo cortesemente: ‘Scusi, permette una parola?’ rischio pure che mi mandi a quel paese”. La lamentela è di un signore amico di famiglia, del quale non faccio il nome perché potrebbe essere di chissà quanti altri padri. Vero: i nostri figli passano più o meno tre quarti della loro giornata davanti al computer, sottraendo non di rado anche ore al sonno o ad attività di sicuro fisicamente più salutari. Ci si può chiedere: quale è il problema? Beh, se la scienza ha riscontrato che l’abitudine ad un’attività e la ripetitività dei gesti producono modifiche fisiche e comportamentali è possibile azzardare qualche previsione riguardo all’uso incessante del computer e dei media in genere. In futuro potrebbero nascere individui con gambe semi atrofizzate a causa dell’uso limitatissimo che se ne farà. Non è da escludere poi che le dita delle mani resteranno rattrappite perché non serviranno; ad eccezione forse di un lungo indice adunco: quello che clicca ripetutamente sul mouse. Gli occhi appariranno fissi e ieratici come quelli dell’imperatore Costantino, sporgenti a dismisura e con le pupille dilatate. Visto che s p i g di Riccardo Ceccarelli Il gettito è sicuro. Lo Stato non esita a incentivare il gioco d’azzardo. Anzi, sembra premiare proprio le società del gioco. Nel recente decreto per abolire la famigerata IMU sulle prime case e trovare parte del corrispettivo, il governo ha deciso di agevolare le società concessionarie riducendo a “solo 620 milioni di euro a carico del mondo dell’azzardo, a fronte dei 2,5 miliardi indicati da una sentenza della Corte dei Conti per le irregolarità che avevano commesso nell’allacciamento delle slot machine alla rete che avrebbe dovuto calcolare giocate e incassi”. Il mondo dell’azzardo non è solo incentivato ma addirittura premiato. Un bell’esempio per tutti, che continua quanto è già stato fatto in passato. In questi anni inoltre si è assistito a una crescita esponenziale degli impianti di sale-gioco con video poker e di “macchinette” in bar e luoghi di ritrovo, di “gratta e vinci” dalle infinite diciture e combinazioni, stimolando una corsa frenetica ad un chimerico arricchimento improvviso quanto disimpegnato, favorendo così un nichilismo morale sempre più diffuso. Una frenesia che ha causato e causa una vera malattia, personale e sociale. Non per nulla si parla da tempo di ludopatia, di dipendenza cioè dal gioco come si trattasse di droga e di alcool. Ludopatia al pari della tossicodipendenza e dell’alcolismo. Adesso di questi giochi se ne fa pure insistente pubblicità su internet e in televisione, magari con l’ipocrita ammonizione che essi sono riservati solo ai maggiorenni. E tutto ciò nella legalità e nella legittimità. Non aggiungiamo nulla riguardo alla sua illiceità morale, sulla quale si specula e alla grande. Se infatti è lo Stato che l’organizza non può essere che legittimo, risponde cioè alle leggi che si dato. Ciò però non dà la patente della liceità morale. Non entriamo neanche nello specifico della sanatoria prevista per cui “viene violato un principio di etica pubblica senza che vi sia un reale vantaggio per l’erario”, un sostanziale incentivo del governo sotto forma di condono. Il problema che ci interessa è a monte, è quello del gioco di azzardo, che se sempre c’è stato ma ora sta diventando un’autentica piaga sociale. Lo hanno ampiamente dimostrato le inchieste e l’attenzione che vi ha dedicato e vi dedica da tempo, Avvenire, unico tra i quotidiani a sottolineare la gravità sociale di questa autentica malattia dalla connotazione quasi epidemica. Il gioco d’azzardo, “macchinette” o video pocker che sia, ti “rosica” il cervello, te lo mangia giorno per giorno, ti monopolizza ogni energia, ti fa vivere quasi in catalessi con l’unico miraggio della vincita “forte” che non arriva mai, ti assorbe denaro e pensieri mettendo in crisi relazioni personali e famigliari. Il gioco diventa l’unico “valore” di riferimento camuffato da una sfida che ti insegue e che vuoi vincere ad ogni costo, e induce una specie di ottundimento della razionalità, tanto che magari di fronte all’amico che ti mette in guardia sei pronto a negare, o meglio dici di riuscire a dominare: ma sono parole come paraventi illusori e illusivi destinati a cadere in un batter d’occhio. Da sottolineare poi come il gioco d’azzardo riesce con facilità a sfasciare completamente le famiglie. Non ci sono relazioni affettive che resistono in contemporanea con il gioco, compromettendo e rovinando rapporti all’interno della famiglia, rendendoli aridi e insignificanti fino a farli diventare insopportabili, con una visibile e tangibile estraneità dell’uno all’altro, salvo mantenere apparenze di comodo. Non di rado il gioco fa cadere nelle grinfie di usurai che trovano fertile terreno in giocatori alla rincorsa della vincita risolutiva che, non arrivando, peggiora sempre più la situazione. Si assiste così ad un avvitarsi di esistenze in spirali di disperazione che hanno non di rado come ultimo giro se non il suicidio, certamente la distruzione dei giorni della propria vita percepita senza senso e senza orizzonti, pur in un apparente e amaro sorriso. Che uno Stato faccia cassa su una piaga sociale conclamata non si può accettare e non c’è che da vergognarsi. Hanno provato a dirlo alcuni deputati (vedi Avvenire del 31 agosto, p. 3), sostanzialmente inascoltati. Se lo Stato riesce a far soldi sulle malattie altrui, siamo arrivati ad un punto di non ritorno. Invece di porre qualche argine ad un vizio antico, lo specularci sopra è quanto di più vergognoso possa esserci. Con la soddisfazione del fisco, non certo con la buona pace della coscienza che in noi cristiani, ma anche in chi cristiano non è, dovrebbe ribellarsi. t e r r e l e m e n t a r i Le mura senza paura di Silvano Sbarbati “Vuoi sapere come la penso? È che queste vostre città o paesi, comunque hanno le mura che le circonda”. L’affermazione mi viene da un giovane amico che da qualche tempo si è stabilito (ma non stabilizzato, precisa lui…) dalle nostre parti. Ho provato a ribattere, mettendo l’accento sulle cose positive: la difesa, il senso della comunità, l’aggregazione, il luogo domestico e protettivo: niente da fare. Lui ha sempre ribaltato le mie considerazioni benevole sulla nostra realtà civica mettendo, da parte sua, come estraneo, l’accento sulle mura che stringono, e che in altre parole respingono che si avvicina. È stato un dibattito nato durante una cena conviviale in una delle tante feste che hanno punteggiato i tanti posti di questa estate. C’era da ben mangiare e da bere buono, eppure, gratta che ti gratta, nelle riflessioni sul come si vive e sul come si convive dalle nostre parti, il mio giovane amico ha portato il discorso sulla realtà che lui mal sopporta. La città murata, insomma. O grande o piccola, si connota pur sempre dalla cinta muraria. Sarà anche una attrattiva turistica, no? Ho provato a ribattere ancora, come difesa ad oltranza del mio luogo d’origine. Sarà, risponde lui, ma anche il turista deve entrare per le vostre porte, attraversando le vostre mura. A difesa di che cosa? Gli chiedo. E lui: dovresti dirmelo tu, indigeno. A difesa vuol dire che forse abbiamo una qualche paura? Ma no, ma no… era così dappertutto ai tempi bui delle aggressioni tra popoli e nazioni, tra il dentro e il fuori. Già, ma è anche vero che queste mura hanno resistito a lungo e che non verranno più usate, le corde vocali diventeranno sempre più esili fino a scomparire. Di conseguenza anche i polmoni si ridurranno in un torace asfittico. Per l’abitudine di stare ore e ore seduti, manco a dirlo, le natiche prenderanno forma cubica. Insomma il rischio ipotizzabile, paradossale quanto volete, comunque non da escludere completamente, è di diventare uomini bionici; con ‘un fisico bestiale’, ma certo non da cul- o l a il cuore pulsante, i centri storici restano dentro, più o meno intatti o mal conservati. Resta, ancora, irrisolto il senso della affermazione del mio giovane amico: le sue poche parole sottintendono, forse, che qui dalle nostre parti esiste e persiste forte una dimensione delle mura come protezione, a racchiudere e a separare, così come è nella funzione delle mura. La domanda mi resta intatta, anche quando il mio giovane amico alza il bicchiere alla mia salute, con benevolenza, sorride e mi invita a sorridere: “Dai, che in fondo fuori dalle mura ci sono i vigneti del Verdicchio e le cantine padronali, con le botti piene, stavano dentro, ben protette…”. Mh, la vendemmia è appena iniziata, la raccolta sarà buona, avremo vino di buona qualità. Non c’è da avere paura di nulla. Mura senza paura? turista. A meno che… a meno che non si produca una reazione improvvisa a questa ‘sindrome da computer’ e a chi sta tanto a lungo ipnotizzato con gli occhi fissi sul suo piccolo schermo non venga d’un tratto la voglia di alzarsi dal pensatoio, di stiracchiarsi vigorosamente davanti alla finestra spalancata e di mettersi a cantare a gola spiegata ‘O’ sole mio!’ Augusta Franco Cardinali t u r e jesi VocedellaVallesina 15 settembre 2013 v V della 5 Jesi, 15 settembre: Festa del Volontariato e Giornata del Donatore Cittadini generosi in silenzio È tutto pronto per la Giornata del Donatore e la Festa del Volontariato che si terrà domenica 15 settembre in Piazza della Repubblica a Jesi. L’evento, organizzato dall’Avis di Jesi con il sostegno del Centro Servizi per il Volontariato, gode del patrocinio del comune e può contare sull’appoggio di altre quattordici associazioni di volontariato: Admo Marche Sez. Vallesina, Aido Gruppo “Walter Bendia, Anffaas Jesi, Anteas Onlus Jesi, Arca della Nuova Alleanza, Avulss Jesi Onlus, Auser Filo D’Argento di Jesi, Cpf Consultorio “La Famiglia”, Croce Rossa Italiana, Croce Verde Jesi, L’Albero di Pina, Nucleo Volontariato Cb Om Jesi, Oikos–Onlus, Tutela salute mentale. Tutte le associazioni saranno presenti in Piazza a partire dalle 11 con materiale informativo a disposizione degli interessati. Nel pomeriggio, ore 15.45, raduno presso Piazza Pergolesi per la Santa Messa officiata dal Vescovo Mons. Gerardo Rocconi con la partecipazione della corale Brunella Maggiori che si esibirà all’interno del Santuario Le Grazie. Alle 16.45 il corteo sfilerà per Corso Matteotti e depositerà in comune una corona d’alloro al monumento ai caduti, incornicerà il momento la banda musicale Città di Jesi. La manifestazione entra nel vivo con la cerimonia ufficiale e il saluto in Piazza della Repubblica da parte delle autorità (ore 17.15), la premiazione dei donatori benemeriti e la consegna del Premio Alessandro Federici alle scuole secondarie di primo grado di Jesi. A seguire ci sarà lo spettacolo della scuola di danza di Cinzia Scuppa e il concerto dal vivo del gruppo “Burro e Salvia”. Donatori premiati con benemerenza. Riceveranno la medaglia d’argento: Angela Alfonsi, Paolo Andreoni, Lorenzo Aquili, Marco Bartoli, Roberto Bastari, Paolo Battenti, Marco Bernabei, Michele Bernacchia, Fabrizio Bernardi, Mauro Bianchi, Tobia Bifani, Christophe Bihet, Marco Binanti, Maila Brunori, Elena Carnali, Elisa Carnali, Carla Ciarimboli, Gabriele Ciarmatori, Filippo Cingolani, Emiliano Collamati, Francesco Collamati, Consoli Sauro, Andrea Coppa, Silvano Costarelli, Maria Cristina Dominici, Simonetta Donninelli, Bruno Fabbretti, Gabriele Farinelli, Christian Fratoni, Silvia Fratoni, Domenico Gallo, Paolo Gastreghini, Valentino Gigli, Alessandro Giuliani, Corrado Giuliani, Emanuele Giuliani, Debora Gobbi, Gianluca Governatori, Vincenzo Liardo, Eleonora Mancinelli, Monica Mannucci, Paola Manoni, Valeria Mantinovi, Rossano Margarucci, Mirco Martinangeli, Daniela Martinez, Massimo Massaccesi, Giuseppe Mastricci, Oreste Mendolia Gallino, Maria Montesi, Chiara Pandolfi, Gabriele Pesaresi, Francesco Petrachi, Valentina Piantini, Samuele Piermattei, Marius Popa Florin, Amelia Posella, Marino Rinaldi, Emanuele Romagnoli, Chiara Rossetti, Patrizia Rossi, Luca Santoni, Attilia Scorcel- letti, Salvatore Tomasso, Tetyana Totkalova, Andrea Valeri, Carlo Vitali, Marcello Zoppi. Verranno premiato con benemerenza in argento dorato: Alessandro Amadio, Raffaele Ambrosino, Andrea Animali, Samuele Animali, Simonetta Ascani, Alberto Attilio, Michela Barboni, Mauro Belardinelli, Carla Bocchini, Adriano Bornigia, Francesca Bugatti, Roberto Cappannari, Benerio Carbini, Enrico Cartuccia, Mirco Ciampichetti, Roberto Ciccarelli, Carlo Cofanelli, Bruno Corinaldesi, Fabio Donninelli, Diana Duca, Michela Fabrizi, Emanuele Fantini, Paolo Ferretti, Roberto Ferretti, Cristiana Filipponi, Galdino Gennaretti, Enzo Giampieri, Giorgio Giovagnini, Luca Lorenzetti, Prstac Zeljko Marinelli, Susanna Massei, Andrea Ottaviani, Gianfranco Pagoni, Roberta Paziani, Patrizia Perlini, Andrea Petrolini, Paolo Pettinelli, Renato Pieralisi, Franco Pierella, Stefano Pigliapoco, Daniele Pinti, Dario Romagnoli, Riccardo Sartelli, Mario Scarpini, Ilenia Simonetti, Stefano Spinaci, Alfredo Stronati; Francesca Zamponi, Marino Zannotti. Riceveranno la benemerenza in oro: Roberto Barocci, Fausto Bellagamba, Andrea Bianchelli, Fosco Brunetti, Sergio Bucciarelli, Andrea Carletti, Franco Carletti, Ro- berto Cecconi, Francesco Celli, Luciano Chiucchiu’, Lorenzo Ciccarelli, Cristiano Corinaldesi, Doriano David, Leonardo Di Iorio, Paolo Famiglini, Mauro Fiordelmondo, Yames Governatori, Daniele Latini, Luciano Magnarini, Paolo Marchegiani, Piergiorgio Mazzocchetti, Alfio Paoloni, Gabriele Ragni, Franco Rosetti, Daniele Santinelli, Libero Silvi, Alessandro Staffolani, Isabella Talacchia, Emanuela Tantucci, David Togni. Donatori premiati con benemerenza in oro con rubino: Lucio Benigni, Andrea Bordoni, Gabriele Brunetti, Franco Carbonari, Silvano Ferretti, Danilo Fiorini, Mauro Moretti, Leonello Negozi, Bruno Radicioni, Andrea Raffaeli, Leonardo Rasicci. Riceveranno la medaglia in oro con smeraldo: Giovanni Bernardini, Fausto Callimaci, Stefano Catani, Paolo Mariani, Pacifico Tantucci, Sauro Vichi. La benemerenza in oro con diamante andrà a Walter Ferri. Jesi: a San Niccolò fino al 15 settembre, le foto di Sandro Mengoni Majolati Spontini: intervento dei Vigili del Fuoco Istanti. Fotogrammi di vita quotidiana fermati per fissare ciò che si diluisce e perde, irreversibilmente, nel fluire del Tempo. È l’interessante mostra fotografica di Sandro Mengoni: Appunti, fotografie 1971-2013, presso la chiesa jesina di San Niccolò. È la prima manifestazione culturale che l’antica cattedrale accoglie da quando, il 1° giugno, il Tempio è diventato Sede locale della Commanderia ex Val Esino dell’Associazione Cavalieri Templari Cattolici d’Italia, che presidia regolarmente e che gestisce i rapporti con gli utenti per le attività culturali che vi si promuovono. Mengoni è artista bolognese ma è marchigiano di adozione; inizia a fotografare ogni anfratto della realtà quotidiana alla fine degli Anni Sessanta. Un patrimonio iconografico immenso il suo, un mare di emozioni e di momenti unici fissati dalla sua macchina fotografica con la quale prende Appunti, appunto. È lui che parla di sé e della sua esperienza con l’obiettivo: «Per me la macchina fotografica è come il taccuino per il viaggiatore; è un mezzo per fissare la realtà, il quotidiano, non il reality che va tanto di moda in questo momento. La realtà è la verità pura e nuda; il reality, invece, è una manipolazione. Per questo motivo m’interessano meno le foto costruite e quelle elaborate. Da osservatore discreto, io voglio raccontare ciò che vedo. Se riesco a suscitare nell’osserva- Vigili del Fuoco intervengono per mettere in sicurezza la facciata della chiesa parrocchiale. Sabato 7 settembre, nel pomeriggio, si sono registrati dei piccoli crolli nelle guarnizioni delle finte colonne che incorniciano la facciata della chiesa parrocchiale di Majolati: Santo Stefano. Sono subito intervenuti i Vigili del Fuoco del distaccamento di Jesi con una potente autoscala. Le cause del crollo sono certamente da imputare all’esposizione dei fenomeni metereologici, ma anche il guano dei piccioni che, numerosissimi stazionano nel campanile e nei cornicioni della chiesa, favoriscono il danneggiamento degli edifici, non solo della chiesa parrocchiale. Il problema dei piccioni sta diventando sia un problema igienico-sanitario, I Vigili hanno verificato lo stato di conservazione di queste guarnizioni in calce e gesso, hanno provveduto a rimuovere le parti pericolanti e hanno provveduto a recintare la zona sottostante a quella dei crolli in attesa di una verifica più dettagliata. La facciata fu realizzata nel 1928 in occasione dell’ampliamento della chiesa, completato l’anno successivo, un grande intervento voluto dal parroco Don Enrico Taccaliti, una delle figure più importanti e generose della Chiesa majolatese. sia di decoro, sia dei danni alle strutture causati dalla corrosione. Oltre alle nidiate poste nelle buche del campanile, la sera i piccioni si riparano nei cornicioni e nel sottotetto della chiesa, ma anche presso altri edifici privati e con una certa periodicità i proprietari devono rimuovere dai terrazzi e dalle gronde le sostanze organiche. Quindi, insieme alla riparazione del manufatto, sarebbe opportuno eliminare le cause di questo degrado: i piccioni. “Appunti” di vita scritti attraverso l’obiettivo Sicurezza e decoro della chiesa tore un’emozione o, comunque, una percezione positiva, ritengo soddisfatto il mio intento di trasmettere qualcosa e di far riflettere». Uno che va al concreto, Mengoni: non certo uno dei troppi coreografi dell’inutilità tanto ostentata dal tubo catodico, dove gli eroi sono fantocci creati per alimentare illusioni. No, gli attori delle sue immagini, rigorosamente in bianco e nero per esaltare il chiaroscuro dei volumi, sono banalmente occasionali e diventano, inquadrati dal suo obiettivo, veicoli di sentimenti mai scontati, mai retorici. Ora è la vecchiezza che condivide una sigaretta o una scarna panchina; altrove è sempre la vecchiezza, quella emarginata che strimpella un violino per raccattare qualche centesimo, oppure quella stralunata d’un “barbone” che stringe a sé la borsa di plastica per difendere il suo residuo di speranza. Altrove è il bacio di due amanti riflesso sulla vetrina; oppure è la fatica esagerata dello sforzo fisico o il duro lavoro che interrompe l’infanzia e la frantuma; oppure, ancora, è il paesaggio lunare dei sassi di Matera che fa da cornice alla scassata carcassa d’una Topolino lasciata sui gradini d’una via come se fosse caduta dal cielo. È un viaggio alla scoperta di persone e cose incontrate per caso; appunti sulla meraviglia e sulla fragilità della vita. Lampi che parlano della natura umana, intorno alla quale l’individuo rimane l’indiscusso eroe: qualunque copione egli reciti, c’è una ragione in più per mettere a fuoco le lenti e, così, alimentare il repertorio per un’implacabile riflessione sulla Vita. Dal 7 al 15 settembre; dalle 17 alle 20 ma, se siete fortunati, pure in altri orari della giornata. Un’occasione da non perdere… Oreste Mendolìa Gallino mp 6 v V della psicologiaesocietà VocedellaVallesina 15 settembre 2013 VIII giornata diocesana del creato Famiglia e creato Cerchiamo intanto di chiarire alcuni riferimenti. Nel sopratitolo si parla di Giornata “diocesana”, perché in realtà la data ufficiale sarebbe il 1° settembre di ogni anno. Così infatti è stato stabilito fra le chiese (cattolici, ortodossi, protestanti) riunite a Sibiu (Romania) per il III incontro europeo nel 2006. Con libertà tuttavia di adattamento alle varie situazioni locali. Da noi s’è cominciato un po’ alla chetichella nel 2010 e ora siamo alla quarta edizione che speriamo significativa e il cui programma, per domenica 29 settembre, esporremo nel prossimo articolo. Qui sarà utile spendere due parole sul tema che la CEI ha proposto per il 2013: “La famiglia educa alla custodia del creato”. Il motivo di questa scelta è duplice. Intanto stiamo nel decennio che la chiesa italiana sta dedicando a quella “emergenza educativa” a suo tempo rilevata da papa Ratzinger, la cui tematica è espressa nell’ormai citatissimo slogan: “Educare alla vita buona del vangelo”. Secondo motivo: nei giorni 12-15 settembre 2013 si tiene a Torino la 47.a Settimana sociale dei cattolici italiani che rifletterà su: “La famiglia, speranza e futuro per la società italiana”. E questo nel 50° anniversario del Vaticano II che, nella Gaudium et spes, ha definito la famiglia “la scuola di umanità più completa e ricca” (n.52). Dunque la giornata del creato 2013 va giocata sul binomio “educazione-famiglia” al fine di conseguire una “vita buona”. Accogliamo così una indicazione fornitaci personalmente da papa Francesco quando nell’udienza del 5 giugno ha denunciato la “cultura dello scarto” (povera cultura, finita nella spazzatura!) di fronte a situazioni mondiali dove “milioni di persone soffrono di malnutrizione e di fame”. Facciamo dunque un paio di esempiucci di quel che succede spesso nelle case. Chi scrive viene da una famiglia dove (a parte che non c’era nulla da buttar via) quello che si metteva nel piatto si doveva finire, senza sprecare, appunto. Specie il pane, verso cui c’era una venerazione: non si doveva neppure tener rovesciato il filone, perché …c’era il volto di Cristo! E quante famiglie, anche “cattoliche”, educano a ringraziare il Signore per il cibo con un briciolo di preghiera? E per tornare allo spreco, vediamo interi bidoni di spazzatura pieni di cibi appena toccati (non parliamo poi dei supermercati e dei ristoranti!). Altro esempio, il vestiario. Anche qui, non si può pretendere che le indaffaratissime mammine di oggi lavorino di ago e forbici per adattare i vestiti da un figlio all’altro (perdonate ancora l’autocitazione: io, ultimo di sei, ne sono qualcosa!). Ma è inaccettabile pure che si buttino via degli abiti buonissimi solo perché o fuori moda o perché appena “sfuggiti” al bimbo che cresce. Magari con la coscienza a posto perché poi “si danno alla Caritas!”. Ma con l’attuale “crisi” pare che diversi genitori stiano consorziandosi per trasferire i vestiti da una famiglia all’altra. Vuol dire questo esser morti di fame? No: è semplicemente esercizio di educazione alla sobrietà e al buon senso. Potremmo seguitare ancora parecchio: basti pensare agli sprechi domestici di acqua, luce, riscaldamento. E lasciatemi aggiungere il generalizzato abuso delle stoviglie di plastica (che finiscono per giunta nella spazzatura generica!). A questo proposito ho ricordato più volte come negli incontri conviviali alla cittadina di Waiblingen, gemellata con Jesi (ah, i tedeschi!), la plastica era bandita. Piccole cose, si dirà. Ma sono proprio quelle che, messe insieme, possono educare la nuove generazioni a costruirsi un mondo più vivibile. [email protected] La mente e l’anima colloqui con lo psicologo Elogio della disonestà di Federico Cardinali Lascia sempre disorientati una storia che Gesù ha voluto raccontare ai suoi mentre, insieme, stavano facendo l’ultimo viaggio verso Gerusalemme. C’era un amministratore che, minacciato dal suo padrone di venire licenziato, va dai vari debitori di questo signore e con loro, piano piano, falsifica le carte in modo che denuncino di meno rispetto a quanto avevano prodotto e guadagnato, così che possono evadere parte di quanto devono pagare e tenersi di più per loro stessi. Fin qui, niente di strano: evadere le tasse sembra un desiderio che ci è sempre appartenuto. In tutti i tempi e in tutte le società. Ma lo strano arriva ora. Quando lo viene a sapere, il padrone elogia il suo amministratore perché aveva agito con scaltrezza. Sapeva bene, infatti, che agendo così si faceva degli ‘amici’ che al momento opportuno, quando il padrone l’avesse licenziato davvero, in un modo o nell’altro l’avrebbero aiutato. Come si dice, una mano lava l’altra… Noi ci aspetteremmo che almeno Gesù si pronunci, criticando sia la disonestà dell’amministratore sia l’elogio, per lo meno complice se non ingenuo, che ne fa il padrone. Nient’affatto. Lui prende addirittura ad esempio quest’amministratore e sottoscrive l’elogio del padrone. “I figli di questo mondo – dice – nelle loro cose sono più astuti di quanto non siano i figli della luce [nelle loro]” (Cfr. Luca 16). Parole tranchant. Parole che diventano una frustata all’indolenza e alla tiepidezza di chi vorrebbe coltivare pensieri e atteggiamenti di onestà e di altruismo (= i figli della luce), ma non sa lottare per i propri valori. Una frustata alla tiepidezza e all’indolenza di chi non ha più la forza di scandalizzarsi di fronte alle ingiustizie e alla violenza. Di fronte alla prepotenza del più forte. Indolenza, tiepidezza e apatia, sembra sottolineare questa parabola, che però non appartengono affatto a coloro che sempre e ad ogni costo si fanno gli affari propri. Fregandosene altamente di chiunque altro. Costoro ce la mettono e ce la metteranno sempre tutta, pur di raggiungere i loro scopi. In questi giorni, dentro e fuori casa nostra, ci troviamo di fronte a situazioni pesanti e gravi. Stragi di persone inermi e impossibilitate a difendersi; capi di governo occupati soltanto a conservare i propri privilegi, incapaci di guardare ai bisogni dei loro cittadini; atti di terrorismo perpetrati addirittura in nome di una religione; eserciti e forze dell’ordine mandati a uccidere chi manifesta contro un regime antidemocratico. E il mondo sta a guardare, imprigionato nel conflitto tra i grandi. E quando qualcuno vuol mettere mano a tanta ingiustizia, sembra capace di pensare soltanto ad aggiungere altra violenza. Ad alimentare la guerra. Interessi di parte che continuano a prevalere sul bene comune. te comune. Come possiamo pretendere che arrivino ai palazzi del potere? Adesso i grandi, gli uomini della politica, hanno ben altro cui pensare. Salvare o non salvare il Grande Evasore? Questo è il problema! Di fronte ai problemi di casa nostra, di fronte ai problemi del mondo, noi siamo qui. Paralizzati intorno alle vicende di un signore che continua a piangersi addosso, povera vittima della giustizia. E a minacciare: muoia Sansone con tutti i Filistei! E tutto questo, in un silenzio spaventoso (o spaventato?) perfino da parte di chi dovrebbe portare un po’ di luce: la luce del Vangelo. Aveva proprio ragione il Maestro di Nazareth. I figli di questo mondo sono molto più scaltri, nel farsi gli affari loro, di quanto non siano i figli della luce nel lavorare perché nel mondo il bene e la giustizia abbiano, finalmente, a vedere la Luce. È vero, noi che ci ritroviamo qui, a scambiarci i nostri pensieri settimana dopo settimana, siamo piccoli, non contiamo agli occhi del mondo. La televisione non ci fa i primi piani, i giornali non parlano di noi, il mondo della politica e della finanza cammina tre metri sopra la nostra testa. Ma non per questo ci perdiamo d’animo. Se poi guardiamo in casa nostra, in Ita- È senz’altro fonte di speranza, per le lia, sembra averci colpito una medesima forze del bene, la grande risposta che è paralisi. Tutto il mondo della politica arrivata all’invito di Francesco di condivibloccato sulle vicende di un signore che dere una giornata di digiuno e di preghiepretende di collocarsi al di sopra di ogni ra. Digiuno e preghiera che diventano legge e di ogni regola di civile convivenza. tempo di silenzio e tempo di riflessione. E noi? Cittadini che vivono con un lavo- Tempo che alimenti la consapevolezza su ro sempre più traballante, pensionati che come stiamo amministrando questo noarrivano sì e no a fine mese, giovani per stro mondo. Che la Vita – che i credenti i quali un lavoro è soltanto un miraggio… possono chiamare il Creatore – ha messo Problemi di bassa lega, problemi di gen- nelle nostre mani. Chi vuole scrivere allo psicologo può farlo o per e-mail ([email protected] o [email protected]) o per posta a Voce della Vallesina - colloqui con lo psicologo - P.za Federico II, 8 - 60035 JESI Dalla parrocchia di San Pietro Martire, il gruppo San Pio in pellegrinaggio Sui luoghi dei santi per crescere nella fede Pompei, Pietrelcina, Teramo, paesi e città che accolgono luoghi di fede e di pellegrinaggio. E santuari dove ha sostato il gruppo jesino “San Pio” della parrocchia San Pietro Martire nel suo annuale viaggio. Promossa dalla signora Angela Sagramola, la due-giorni del 29 e 30 giugno è stata guidata spiritualmente da padre Benedetto Giacobbe che ha sottolineato l’importanza del sacramento della Confessione, della preghiera e dell’affidamento al Signore con l’intercessione dei santi. Sulla via del ritorno, una visita al santuario di San Gabriele dell’Addolorata in provincia di Teramo, dove i padri passionisti si dedicano al servizio della confessione e dell’accoglienza dei tanti pellegrini, soprattutto giovani, devoti di quel “ragazzo che ha lavorato con il cuore” come disse il direttore spirituale di san Gabriele, al secolo Francesco Possenti (1838-1862). Destinazione principale Pietrelcina, con la casa dove il santo nacque il 25 maggio 1887, la chiesa di San Francesco che custodisce “l’olmo delle stimmate”, il museo di padre Pio e gli altri luoghi tra cui la Via del Rosario, nella campagna a Piana Romana, sul terreno che apparteneva alla famiglia del santo, e dove i Cappuccini desiderano realizzare una Via Crucis con l’aiuto dei devoti del santo. Un’altra tappa del viaggio sulla via del ritorno al Santuario Santa Maria del Canneto a Roccavivara di Isernia: un santuario custodito dalle Sorelle Francescane della Carità, dal rettore e dai padri dell’Istituto del Verbo Incarnato. La chiesa attuale risale ai secoli XI-XII ma le origini del culto alla Madre di Dio nella località Canneto sono molto più antiche poiché la fede cristia- na fu annunciata dai vescovi di Trivento, allora fiorente cittadina e municipio romano fin dal primo secolo dopo Cristo. L’organizzatrice Angela e tutti i partecipanti ringraziano l’autista Roberto Vitali dell’Esitur per la professionalità e la pazienza con cui li ha accompagnati. Nelle foto, il santuario di Santa Maria del Canneto e il nuovo santuario di San Gabriele dell’Addolorata. vitaecclesiale VocedellaVallesina 15 settembre 2013 la chiesa locale IL DIARIO DEL VESCOVO GERARDO Giovedì 12 settembre Ore 9,45: Incontro dei parroci di città Venerdì 13 settembre Ore 16.30: Parrocchia Regina della Pace, S. Messa per inizio attività Avulss Sabato 14 settembre Ore 18: Parrocchia San M. Kolbe, S. Messa e mandato per animatori dei Corsi di Cristianità Domenica 15 settembre Ore 9.45: S. Maria Fuori Monsano, Incontro con i ragazzi nel ricordo di don Puglisi Ore 11: Moie, S. Messa e Cresima Ore 16: Chiesa delle Grazie, S. Messa nella Giornata del Donatore Ore 21: Visita pastorale a Montecarotto, Incontro con i Giovani Lunedì 16 settembre Ore 18.30: Cattedrale, incontro con i Cresimati Martedì 17 settembre Ore 15: Il vescovo riceve in Duomo per colloqui e Confessioni fino alle 18.30. Ore 18.30: Cattedrale, incontro con i Cresimati Ore 21.15: Visita pastorale a Montecarotto, Consiglio Pastorale Parrocchiale Mercoledì 18 settembre Ore 18.30: Cattedrale, incontro con i Cresimati Giovedì 19 settembre Ore 18.30: Cattedrale, incontro con i Cresimati Venerdì 20 settembre Ore 19.00: Incontro con i Giovani dell’Unitalsi Ore 21.15: Visita pastorale a Montecarotto, incontro con Famiglie Sabato 21 settembre Ore 15: Visita pastorale a Montecarotto, Ragazzi del Catechismo Ore 18.30: Parrocchia San Pietro M., S. messa e Cresima Domenica 22 settembre Visita Pastorale a Montecarotto: Ore 9.30: S. Messa all’Ospedale Ore 10,30: Incontro con i Ministranti Ore 11.15: Santa Messa per la Famiglia a cura di don Corrado Magnani [email protected] 7 15 settembre 2013 24a Domenica del tempo ordinario Dal Vangelo secondo Luca (15,1-32) davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte. Disse ancora: Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: “Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta”. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto…..Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò…Il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: “È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si indignò e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo… e gli rispose: “ Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. Dio non ha figli da perdere Tre parabole, profondamente unite tra loro, oggi ci offre la liturgia della Parola. - Nella prima, il pastore non si ritiene ricco, appagato perché ha pur sempre novantanove pecore al sicuro. Si mette alla ricerca affannosa di quella smarrita. Le novantanove nel recinto di casa non gli fanno dimenticare quell’unica vagabonda, sperduta nel deserto. - La donna (seconda parabola) non si consola contando le nove monete che tiene in mano (corrisponderebbe oggi a dieci euro!). Ma non si rassegna a rimanere impoverita di quella moneta che è andata a finire chissà dove. E mette tutto sottosopra, si dà da fare e disturba tutto il paese per il prezioso ritrovamento. - Il padre ha due figli (terza parabola). Uno se ne va con una procedura piuttosto discutibile in quel tempo. E il padre ogni giorno scruta l’orizzonte e lo attende. Quello rimasto a casa - brava persona, almeno di fuori- non lo consola del figlio (e fratello) che è partito in cerca di una sua vita. Oggi sposi 14 settembre: Antonio Garofalo e Ilaria Palma a Napoli/S.Chiara – Luca Ponzetti e Elisa Santinelli a Regina della Pace – Roberto Giacani e Laura Bulgaria S. Maria del Piano. 15 settembre: Lorenzo Latini e Maria Gabrielloni al Divino Amore – Francesco Freddo e Laura Bartoloni a Cupramontana/S.Leonardo – Andrea Cerioni e Monika Maqina a Maiolati Spontini. Settimanale di ispirazione cattolica della diocesi di Jesi fondato nel 1953 della La parola della domenica In quel tempo si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: Costui riceve i peccatori e mangia con loro”. Allora egli disse loro questa parabola: “Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e vicini dicendo: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta”….O quale donna , se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: “Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta”. Così, vi dico, c’è gioia Ore 18: Cattedrale, Vespri e S. Messa nella solennità di San Settimio Voce dellaVallesina v V Direttore responsabile Beatrice Testadiferro Comitato editoriale: Vittorio Massaccesi, Giuseppe Quagliani, Antonio Lombardi Responsabile amministrativo Antonio Quaranta Proprietà: Diocesi di Jesi Registrazione Tribunale di Ancona n. 143 del 10.1.1953 La conclusione è evidente: la contabilità di Dio è diversa dalla nostra. Non si basa su criteri quantitativi. Una sola persona ha un valore unico, agli occhi del Padre. Un valore irrepetibile. Non sostituibile. Dio Padre-Madre non ha figli da perdere. Se ne manca uno solo a casa, questa per Lui è come vuota! Ciascuno di noi è oggetto importante di amore: quindi è degno di ricerche ostinate, preoccupazioni, e attese lunghe e pazienti di Dio. Si dice: Dio è povero. È il povero. Ma non accetta di essere impoverito anche di una sola delle sue creature. Per Lui non è una perdita irrilevante, o quasi sospirata per la tranquillità della famiglia (tipo: “Non se ne poteva più a casa”, “uno ha pur diritto di vivere in pace!). L’uomo può cessare di essere figlio. Può fare a meno del Padre. Può stare senza Dio. Può fuggire. Ma Dio Padrecol cuore di Madre non si rassegna a stare senza l’uomo. Non perché perderebbe sudditi che lo adorino, o clienti, ma figli. E appunto, Dio non ha figli da perdere: non se lo può permettere. “È condannato ad amare l’uomo in eterno” (Turoldo). Il padre della parabola non tira un sospiro di sollievo perché si è liberato di un piantagrane, ma quando lo vede da lontano, impazzisce di gioia: si commuove, corre, bacia, abbraccia, e addirittura ammazza il vitello ingrassato con frumento, (Giovanni 3,16) e “obbliga” tutti alla festa. Ultima considerazione: Chi dei due figli è andato lontano? Quello minore o il suo fratello tutto casa e lavoro? C’è un rimanere senza amore e senza gioia, che rappresenta un tradimento sotto l’apparenza della fedeltà e regolarità. Il figlio maggiore sta lì, ma non è mai in sintonia col cuore del padre. Non si è allontanato. Ha fatto di peggio: è rimasto sempre distante. La parabola dice che il padre uscì per parlare con questo figlio maggiore che non vuole condividere la gioia, la festa per il suo fratello “tornato in vita”. Il nostro Dio è fatto così: è sempre sulla strada in cerca di noi, belli o brutti o recalcitranti. Perché non ha figli da perdere. 26 e 27 ottobre: pellegrinaggio delle famiglie a Roma Famiglia, vivi la gioia della fede A chiusura dell’Anno della fede, sono invitate le famiglie - accompagnate anche dai figli e dai nonni - ad un Pellegrinaggio alla tomba di S. Pietro nei giorni 26 e 27 ottobre. Questo evento, promosso dal Pontificio Consiglio per la Famiglia (PCF), sarà una grande occasione di incontrare Papa Francesco e testimoniare la nostra fede come famiglie in armonia col tema scelto Composizione grafica Giampiero Barchiesi Stampa Galeati Industrie Grafiche, Imola Spedizione in abbonamento postale Associato alla Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) “famiglia, vivi la gioia della fede!”. La giornata di sabato 26, avrà inizio al mattino in Piazza del Popolo. A seguire ci sarà la marcia verso Piazza S. Pietro e nel pomeriggio l’incontro col Santo Padre. Domenica 27 ci sarà la Celebrazione Eucaristica in Piazza San Pietro. Per iniziare la sensibilizzazione, nel sito www.famiglienuove.org troverete Il numero è stato chiuso in redazione martedì 10 settembre alle 19 e stampato alle 6 dell’11 settembre. Ai sensi dell’articolo 13 del D. Lgs 196/2003 (Codice privacy) si comunica che i dati dei destinatari del giornale sono contenuti in un archivio informatico idoneo a garantire la sicurezza e la riservatezza. Saranno una prima iniziativa PCF che riguarda tutti i bambini: un disegno sul tema “la mia Famiglia” da inviare nel periodo precedente al pellegrinaggio la cui raccolta verrà donata al Papa durante l’incontro in Piazza San Pietro. Da Jesi partirà un pullman: per informazioni rivolgersi a Mara e Paolo Perticaroli 340 2211296 o a Teresa e Sauro Carbonari 0731 214732 utilizzati, salvo divieto espresso per iscritto dagli interessati, oltre che per il rispetto al rapporto di abbonamento, anche per proprie attività istituzionali e per conformarsi ad obblighi di legge. Piazza Federico II, 8 - 60035 Jesi An Tel. 0731.208145, Fax 0731.208145 [email protected] www.vocedellavallesina.it c/c postale 13334602 Codice fiscale 00285690426 Questo giornale è stampato su carta riciclata. Abbonamento annuo 35 euro di amicizia 50 euro sostenitore 100 euro 8 v V della inmemoria VocedellaVallesina 15 settembre 2013 Muore consapevole che lo attende la ‘vera vita’ Arrivederci Francesco! “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?” Lunedì 9 settembre, questa domanda posta da San Paolo nella sua lettera ai Romani, è risuonata tra le mura della chiesa parrocchiale di Collina di Santa Maria Nuova, dove, in un clima di profonda commozione, si stringevano tutti coloro che volevano salutare Francesco Barigelli, un ragazzo di trentasei anni, orgogliosissimo dipendente della Croce Gialla del suo paese, spentosi, dopo anni di sofferenza, a causa di un tumore maligno. La Messa è stata presieduta dal vescovo di Jesi don Gerardo Rocconi, il quale, durante l’omelia, dopo aver ammesso che certi drammi mettono in discussione la nostra fede, ha deciso di lasciare che all’interrogativo suscitato da San Paolo rispondesse lo stesso Francesco. “Quando ti capita una cosa del genere – diceva, infatti, riferendosi alla sua malattia – puoi fare due cose: o non credi più a niente e a nessuno, oppure alla fede ti ci aggrappi. Io mi ci sono aggrappato. E posso dire che nella preghiera ho trovato serenità. Riesco anche a sorridere sul mio precario stato di salute. Quando sei malato, ovviamente, capita spesso di pensare alla morte, ma non mi spaventa: da buon cristiano so che la vita non finisce con la morte. Anzi: che la vera vita è quella che ci attende dopo”. Parole che scuotono nella loro incredibile semplicità e che si allacciano armoniosamente alla promessa fatta da Gesù al buon ladrone, nel brano del Vangelo letto durante la celebrazione: “Oggi sarai con me in Paradiso”. “Questa sorte – ha precisato il vescovo - tocca a tutti coloro che hanno avuto la vita in Cristo. Ciò che è duro da accettare è il distacco e perciò bisogna chiedere a Dio che in circostanze simili ci dia la forza di sostenerci l’un l’altro”. La testimonianza di Francesco, però, pronunciata quasi un anno fa, per le vie di Jesi, in occasione dell’apertura dell’anno della fede, riletta nel giorno del suo saluto, ha regalato un po’ di speranza ai presenti, tristi e smarriti, ricordando loro che non gli stava- Ricordo Anniversario 26-3-1923 8-5-1914 14-9-1996 5-9-1999 no dicendo “addio”, ma “ciao” e che nessun dolore può separare l’uomo dall’amore di Gesù. Cecilia Galatolo La Santa Messa è stata concelebrata dal vescovo Gerardo, dal parroco don Adelio, dai sacerdoti don Gianfranco, don Nello e padre Michele. Tantissimi abitanti del paese, amici e conoscenti di Francesco hanno preso parte al rito e si sono ritrovati alla camera ardente per esprimere affetto e solidarietà alla mamma Maria Fanesi e al fratello Stefano. I volontari dell’Avis, della protezione civile e della Croce Gialla erano tutti in chiesa a Collina con i segni distintivi e gli stendardi ed hanno poi accompagnato il corteo al cimitero con una sosta davanti la sede della Croce Gialla a testimonianza del legame con Francesco che ha voluto indossarne la divisa per il suo ultimo viaggio. Un pensiero riconoscente dai familiari a Cristina e alla sua famiglia, a Devis e Daniele, a Luca e Gioia, ai dottori e al personale del reparto Oncologia dell’Ospedale Torrette di Ancona che consideravano Francesco come uno di famiglia dicendo spesso “lo amavamo perché si faceva amare.” A ricordo di Francesco, domenica 15 settembre alle 11 nella chiesa di Collina di Santa Maria Nuova sarà celebrata una Santa Messa. Le parole di Francesco Alla fiaccolata dell’11 ottobre dalla parrocchia di San Francesco di Paola alla Cattedrale per l’apertura dell’Anno della Fede, Francesco aveva proposto questa testimonianza che il Vescovo ha voluto riascoltare alla celebrazione funebre. Mi chiamo Francesco e ho 35 anni. Sette anni fa, dopo aver eseguito alcuni controlli medici per conto dell’Avis, perché ero donatore di sangue, i dottori scoprirono che avevo un tumore maligno, grande 12 cm, che si trovava tra il cuore e i polmoni. A quella notizia mi sentii come se il mondo mi fosse crollato addosso, perché quando sei giovane non pensi che puoi ammalarti di cancro! Per di più, l’anno prima avevo perso mio padre a causa di un grave problema al cuore. Iniziai le chemioterapie, che durarono per circa sei mesi e fortunatamente la malattia sembrava scomparsa. Da operaio metalmeccanico ero passato a fare l’autista di ambulanze presso la Croce Gialla del mio paese. Dopo quasi cinque anni dalla fine delle chemioterapie e dopo aver eseguito i normali controlli medici, la malattia si ripresentò, era ricomparsa nello stesso posto dell’altra volta… Questa volta, prima di ricominciare con le solite chemio, i medici decisero di operarmi, ma dall’esame isologico sulla massa che mi era stata tolta, risultava che quello che avevo era un nuovo tumore, partito sempre dallo stesso punto in cui era nato quello precedente, con la differenza che questo era molto più aggressivo e per di più anche raro. Quando ti capita una cosa del genere, ti trovi di fronte a un bivio… o perdi totalmente la fede e non credi più a niente e a nessuno, oppure, come è capitato a me, alla fede ti ci aggrappi con tutte le forze! Grazie alla preghiera, e in particolare alla preghiera del Rosario, oggi riesco ad affrontare la malattia con grande serenità e determinazione ed anche i momenti difficili, quando arrivano mi fanno meno paura e riesco a superarli tranquillamente… ironizzando anche sul mio stato di salute! Per un malato di cancro, quello della morte è un pensiero che passa molto spesso per la testa, perché anche se oggi ci sono molte cure che aiutano a vivere meglio e più a lungo, il tumore è una malattia che è sempre a prendere il sopravvento nel momento in cui si abbassa troppo la guardia. Grazie alla serenità che riesco ad avere con la preghiera, il pensiero della morte mi fa meno paura, perché da buon cristiano sono consapevole che la vita continua dopo la morte, anzi, io credo che la vera vita sia quella che ci aspetta dopo. Francesco Barigelli Luigi Possenti Medico condotto Don Aldo Squadroni Vigila su di noi che ti ricordiamo con tanto amore Flavia, Gabriela, Cecilia Voce della Vallesina Per i ricordi delle persone care 0731.208145 A quattordici anni dalla sua nascita al Cielo, sarà celebrata una Santa Messa martedì 17 settembre nella chiesa parrocchiale del Divino Amore a Jesi alle ore 18,30, alle 17,45 la recita del rosario. Il suo ricordo è ancora nel cuore delle persone che lo hanno conosciuto come cancelliere vescovile, primo direttore della Caritas diocesana, fondatore e direttore della Casa Paolo VI e che lo hanno apprezzato per la profonda fede e spiritualità. OPERA ROMANA PELLEGRINAGGI TERRA SANTA, LOURDES, FATIMA, SANTUARI ITALIANI ED ESTERI Via della Pigna, 13/a – 00186 Roma - Tel. 06. 698961 - Fax 06. 69880513 In collaborazione con Associazione Culturale “Res Humanae” parrocchia S. Giuseppe Jesi Pellegrinaggio di arte e fede in PORTOGALLO, di 8 giorni DA LISBONA A SANTIAGO DE COMPOSTELA 27 dicembre 2013 - 3 gennaio 2014 notiziebrevi Il Papa ad Assisi Papa Francesco sarà ad Assisi il 4 ottobre, giorno di San Francesco. Il programma della visita è incentrato attorno ai poveri e ai malati. Il suo primo incontro sarà con i bambini e giovani disabili ospiti dell’Istituto Serafico di Assisi, il centro di riabilitazione della diocesi con programmi sociali e di riabilitazione all’avanguardia. Pranzerà con i poveri assistiti dalla Caritas. Alle 11 celebrerà l’Eucarestia in piazza San Francesco. L’ultimo incontro della giornata sarà con i giovani alle 17,45 sul piazzale di Santa Maria degli Angeli. Inglesi e confessione Nella chiesa cattolica di Inghilterra e Galles aumenta il numero di cattolici che frequenta la Messa e la Confessione. Più 65% per il sacramento della Riconciliazione, sia dei cattolici che si erano allontanati dalla Chiesa, sia dei giovani molti dei quali chiedono aiuto perché non si ricordano quali preghiere pronunciare. «I giovani vanno alla Giornata Mondiale della Gioventù e ai pellegrinaggi a Lourdes dove si siedono con il sacerdote faccia a faccia, una prassi che sentono più autentica e appagante del confessionale» spiega a Londra il vescovo per l’evangelizzazione Kieran Conry. Segretario di Stato L’arcivescovo Pietro Parolin è il nuovo Segretario di Stato Vaticano scelto da papa Francesco. Il prossimo 12 ottobre subentrerà al cardinale Tarcisio Bertone che ha ricoperto l’incarico dal 2006. Nato nel 1955 a Schiavon, in provincia di Vicenza, è stato ordinato sacerdote nel 1980. Laureato in diritto canonico, parla le lingue inglese, francese e spagnolo ed ha una lunga esperienza nel servizio diplomatico della Santa Sede, dove è entrato nel 1986. Ė il più giovane segretario di Stato dai tempi di Eugenio Pacelli che lo divenne nel 1930 a 54 anni. La cattedrale di Santiago de Compostela Un itinerario, appositamente studiato, nei luoghi di arte e fede del Portogallo, che culmina a Santiago de Compostela, nel nord della Spagna: Lisbona, Sintra, Fatima, Tomar, Bathala, Alcobaca, Coimbra, Guimaraes, Braga, Santiago de Compostela, Viana Do Castelo, Porto, Obidos, Lisbona Organizzazione: Opera Romana Pellegrinaggi, Via della Pigna 13/a Roma Info: Associazione Culturale “Res Humanae” parrocchia s.giuseppe, Jesi tel. 0731-200412 - cell. 328 9627359 e mail: [email protected] indiocesi VocedellaVallesina 15 settembre 2013 v V della 9 Parrocchia di san Massimiliano Kolbe in pellegrinaggio a Roma Un’esperienza da fare Roma è sempre Roma: bellissima, superba, ma anche caotica, senza regole… Il 4 settembre la Parrocchia di San Massimiliano Kolbe si è recata a Roma con tre pullman: un pullman era riservato ai ragazzi della Cresima, ai loro genitori e familiari; altri due erano riservate alle persone per la maggior parte della parrocchia, ma anche da altre parrocchie della Diocesi. L’obbiettivo era duplice: partecipare all’udienza alle 8,15. Già la piazza era piena. Le prenotazioni per i posti a sedere non sono servite a niente. Sono servite soltanto alla Prefettura Pontifica per rendersi conto di quante persone erano presenti all’Udienza. L’elenco dei pellegrini dai vari luoghi d’Italia e stranieri non finiva più. Dalle Marche, abbiamo incontrato pellegrini di Pianello Vallesina, Serra de Conti, Ostra… Il discorso del Papa è stato mol- lineando tre aspetti molto belli: l’accoglienza, la festa e la missione. Il discorso poi è stato tradotto nelle principali lingue parlate (inglese, tedesco, francese, spagnolo, portoghese e arabo). Molti hanno potuto vedere da una vicinanza molto ravvicinata Papa Francesco, nel giro fatto in piazza con la papa-mobile prima di dare inizio all’udienza. È stata, comun- generale del mercoledì e visitare le catacombe di Santa Domitilla. Siamo arrivati a Roma intorno to breve. Ha fatto riferimento alla GMG, svoltasi a Rio de Janeiro del 21 al 28 luglio di quest’anno, sotto- que, una bellissima esperienza di Chiesa: del suo universalismo e della sua fedeltà alla unica Parola, proclamata all’inizio dell’udienza. Ma… è una piazza e l’obbiettivo del numero sembra prevalere sulla qualità: l’organizzazione, secondo me, lascia alquanto a desiderare: perché, infatti, le prenotazioni dopo una certa ora non contano più? Perché gli stessi carabinieri di servizio danno informazioni non solo diverse, ma a volte contraddittorie? Per esempio, abbiamo appreso sul posto che il giorno dell’udienza generale, la Basilica di San Pietro resta chiusa fino alla svuotarsi della piazza: questa dovrebbe essere una notizia che la Prefettura della Casa Pontifica dovrebbe notificare insieme all’accettazione della richiesta. Nel pomeriggio, intorno alle ore 15,30, abbiamo visitato le Catacombe di santa Domitilla. Siamo stati accolti molto bene dai Padri che gestiscono la struttura, e, dopo un’introduzione generale fatta a tutti i 150 partecipanti nella Basilica, di recente restaurata, in tre gruppi siamo stati accompagnati a visitare le catacombe: una sensazione bellissima e intensa, al solo pensiero che molti fratelli e sorelle nella fede venivano sepolti in quei luoghi, e che, proprio grazie alla loro presenza, sono diventati luoghi di vita. C’erano con noi anche il fotografo Gino Candolfi e sua moglie Daniela. Il fotografo ha immortalato questa giornata con delle bellissime foto. Due ne vengono pubblicati a coronamento di questa cronaca. Verso le 17 abbiamo iniziato il viaggio di ritorno. Don Gianfranco Rossetti 33° TENDOPOLI A SAN GABRIELE: la testimonianza delle ragazze maiolatesi «I miei occhi non riuscivano a vedere il Signore…» Quest’anno si è svolta la XXXIII Tendopoli a Isola di San Gabriele (Teramo), durante l’ultima settimana d’agosto, avente il tema “io ma non più io”, ovvero che non è più l’uomo a vivere, ma è lui a scegliere di aprire il cuore a Dio e di lasciarsi guidare lungo il proprio cammino. L’atmosfera è quasi magica, ogni anno centinaia di giovani si radunano ai piedi del Gran Sasso alla ricerca di una forte esperienza spirituale accompagnati dai Padri Passionisti, che seguendo le orme di san Gabriele dell’Addolorata, giovane passionista morto circa 150 fa, prendono parte all’intera giornata dei ragazzi tendopolisti accompagnandoli nella preghiera, lavori di gruppo, nei momenti di svago. Il vivacissimo padre Francesco Cordeschi è sempre l’animatore, fin dall’avvio della prima Tendopoli. La precarietà è caratteristica dei tendopolisti: si vive in tenda, con la paura di un’improvvisa pioggia, senza elettricità e senza gli agi che normalmente si hanno nella vita quotidiana. Anche questo ha i suoi lati positivi: i ragazzi, conoscendosi, si aiutano e sono sempre pronti a porgere la loro mano al prossimo. La preghiera è di gruppo accompagnata da un coro giovanile che con il suo brio ha la capacità di coinvolgere tutti, dai più piccoli ai più grandi. La giornata tipo del tendopolista ha inizio con le lodi mattutine, procede con l’ascolto della relazione e le discussioni di gruppo per terminare con l’interessante scuola di preghiera. Per la sera sono organizzate feste con musica dal vivo e commedie divertenti in piazza. Gli ospiti di quest’anno: Danilo Quinto, ex tesoriere del partito Radicale che ha affrontato la seguente tema- Le mie mani erano occupate da beni tica: “Da servo di Pannella a figlio li- materiali e inutili, la bocca era colma bero di Dio”; la campionessa di tennis di parole che, ahimè non erano le sue; del mondo del 2006 Mara Santangelo le orecchie troppo prese ad ascoltare che raccontandosi ha parlato delle menzogne che mi venivano offerte da difficoltà che ha incontrato nel gioco tutto ciò che mi circondava. Grazie a causa di gravi problemi ai piedi e alla Tendopoli però sono stata capace di come questo l’abbia avvicinata alla di aprire il cuore. Questa ormai è la fede, Ania Goledzinowska ex top mo- mia sesta presenza in Tend e ancora del che ha saputo raccontarci la sua ringrazio chi a suo tempo ha sapustoria, iniziando dalle violenze subite, to coinvolgermi in questa magnifica passando al lussuoso stile vita sotto i esperienza.» (Serena Pierantonelli) riflettori per poi arrivare a conoscere Dio rimanendone affascinata. Infi- “La Tendopoli è un’esperienza che va ne la tavola rotonda con lo psichiatra vissuta a fondo perché in grado di traAlessandro Meluzzi, padre Massimo smettere emozioni forti capaci di camGranieri e padre Daniele Curci ed altri biarti. Abbiamo incontrato le amicizie ancora, con un interessante discorso dell’anno precedente e conosciuto persulla musica e i messaggi subliminali sone nuove, interessanti e motivate, atnascosti al di sotto di essa. traverso le quali abbiamo arricchito la «I miei occhi purtroppo non erano in nostra vita e rafforzato la nostra fede in grado di vedere il Signore, il mio naso Cristo.” non sapeva riconoscere il suo pro- Martina Cerioni, Federica Delpriore, fumo nascosto al di sotto del fetore Alessia Gagliardini, Annalisa Gagliardini, delle cose che la società ci pone di- Jennifer Latini, Sara Latini, Serena Pienanzi, molto meno importanti di Dio. rantonelli e Maria Elena Sassaroli Presenta la tua famiglia a Papa Francesco I bambini tra i 3 e gli 11 anni sono invitati a inviare a Papa Francesco un disegno della propria famiglia, in occasione del Pellegrinaggio delle Famiglie sulla Tomba di Pietro, a Roma, il 26 e 27 ottobre prossimi. I disegni spediti per mail al Pontificio Consiglio della Famiglia verranno regalati a Papa Francesco, e i più belli saranno proiettati nelle giornate del Pellegrinaggio e pubblicati su “Il Giornalino” e “G-Baby”. I disegni, realizzati su foglio A4/Letter, dovranno essere inviati entro il 30 settembre, in formato elettronico, all’indirizzo mail: roma2013@family. va , specificando in oggetto nome, età e luogo di provenienza del bambino. 10 v V della indiocesi VocedellaVallesina 15 settembre 2013 COLLABORATORI DELLA VOSTRA GIOIA: campo di formazione per educatori La passione educativa in AC Dal 22 al 25 agosto si è svolto a Cingoli, pres- Fossombrone-Cagli-Pergola e consigliere naso l’ex Convento dei frati cappuccini, il Cam- zionale di ACR. La mattinata è stata dedicata po di formazione per educatori AC. Circa all’approfondimento della figura dell’educacinquanta educatori di Azione Cattolica della tore all’interno del suo gruppo: come si reladiocesi di Jesi hanno trascorso insieme quat- ziona con i ragazzi e come gestisce l’attività tro fantastici giorni, tra formazione e con- associativa. È stato un momento di confrondivisione, per capire il senso della loro chia- to durante il quale ogni educatore ha potuto mata. In loro aiuto sono intervenute figure di raccontare la propria esperienza mettendo rilevanza dell’AC nazionale. Venerdì è stato in atto uno scambio di opinioni con Laura e il giorno di don Dino Pirri, assistente nazio- le tematiche proposte. Nel pomeriggio padre nale di ACR. Il giovane sacerdote ha saputo Gianni Giacomelli, priore di Fonte Avellana, coinvolgere gli educatori per l’intera giorna- ha raggiunto il gruppo per affrontare un tema ta, spiegando loro l’importanza di capire che importante del cammino di un educatore: prima di ogni altra cosa l’educatore deve sen- “La relazione con Dio come fondamento della tire la vocazione e, partendo dai propri desi- relazione educativa”. L’atteggiamento di fondo deri, deve comprendere “Chi Sono?” e “Cosa per essere educatore deve essere la Felicità, Cerco?”. Una volta raggiunti questi obiettivi bisogna trasmettere il bello e il positivo. E allora l’educatore può iniziare a operare nel- tutto ciò lo si fa viaggiando di pari passo con la Chiesa, nella nostra comunità, dove potrà una figura che ha sempre trasmesso l’Amore trasmettere tutto sé stesso al fine di aiutar a e la Pace, bisogna viaggiare con Gesù accanto, far crescere gli altri ma allo stesso tempo con- questo è il segreto. Il campo educatori non è stato caratterizzato solo da incontri e riflestinuare a migliorare e formarsi. Sabato mattina è stato il turno di Laura sioni, come tutti i campi AC si è dimostrato Giombetti, originaria della diocesi di Fano- ricco di momenti di svago, di divertimento e soprattutto di condivisione. Sono queste le esperienze che servono a aggregare tutti i giovanissimi, i giovani e gli adulti che fanno servizio in AC nella nostra diocesi, e io sono fiero di far parte di un gruppo così meraviglioso. Tutto quello che abbiamo vissuto durante questa esperienza non deve essere dimenticato, sono insegnamenti che vanno portati avanti e messi a frutto durante l’anno asso- ciativo, perché non siamo solo un gruppo di educatori di AC unito, compatto e sempre pronto per crescere, ma saremo i primi che sfrutteranno queste occasioni di formazione per dar man forte alla comunità di cui facciamo parte e per educare al meglio i nostri ragazzi, impegnandoci ad essere testimoni credibili del Vangelo, e accompagnandoli nel cammino della vita. Agostino Spinazzola Moie: dal 1946 l’associazione Unitalsi è attiva, fondata da Maria Ridolfi Dare il meglio di sé per i fratelli Tradizionali giornate di festa per l’Unitalsi di Moie il 26, 27 e 28 luglio in piazza Kennedy. Un appuntamento che si rinnova ogni anno, organizzato in collaborazione con la Sottosezione Unitalsi di Jesi, la parrocchia Santa Maria di Moie e con il patrocinio del comune di Maiolati Spontini. La giornata di apertura, il 26 luglio, si è svolta all’insegna della tradizione: “Come ‘na volta” con piatti tipici locali, giochi in piazza a premi (fazzoletto, quantocecec’è e campana) e serata di musica folk. Sabato 27 apertura degli stands gastronomici dalle ore 19 e alle ore 21 spettacolo dal film Footloose con il gruppo Amicizia e Solidarietà e il gruppo Giovani “… e siamo comunque bellissimi”. A seguire ballo con Letizia. La giornata conclusiva, il 28 DAL 1923 luglio, è iniziata alle ore 18,30 con la Santa Messa in piazza concelebrata dal vescovo Gerardo Rocconi e dal parroco don Fabio Belelli, a cui ha partecipato anche la presidente diocesana Antonia Giordano. In serata ballo in piazza con il Gatto, la Volpe e Trilli. Tre giorni di musica, balli, giochi, stand gastronomici. Tanti momenti gioiosi vissuti in una condivisione ricca di semplicità ed entusiasmo, di impegno e accoglienza. Impronte che aprono l’orizzonte umano al meraviglioso, al misterioso, perfino alla sofferenza e alla malattia. Perché la festa non permette di fuggire dalla condizione umana, ma la trasporta in un tempo diverso, oltre la storia fatta di realtà e accadimenti. E nel segno della storia unitalsiana di Moie, del legame fra ieri e oggi, la capogruppo Beatrice Testadiferro ha voluto ricordare quanti hanno vissuto, fin dagli inizi, questa esperienza di servizio, testimoniando ai tanti intervenuti una realtà solida nel tessuto sociale e religioso della cittadina. «L’associazione ha saputo creare una rete di bene che ancora continua. Dal 1946 ci sono nomi e cognomi che si ripetono, tutte le famiglie di Moie di allora sono passate nell’Unitalsi. Oggi ci sono i figli e i nipoti che, nel ricordo di un impegno familiare, si danno ancora da fare. Vogliamo fare memoria in particolare di chi c’era cinquant’anni fa, nel 1963 e di chi ha permesso l’organizzazione di quel pellegrinaggio con le of- Tel. 0731-21.33.70 - www.mattoli.it ferte e il lavoro. A ciascuno di essi offriamo un video che racconta il pellegrinaggio dei nostri giorni e la copia dell’elenco di allora. E tutto il nostro affetto ed il nostro grazie. Siamo certi che il gruppo è unito: i presenti qui e quanti sono nel Regno di Dio.» La presidente ha ricordato poi la signora Maria Ridolfi, fondatrice e prima presidente della sezione Unitalsi di Moie ed ha citato le espressioni con cui essa si rivolgeva ai barellieri e alle dame di carità prima di iniziare il pellegrinaggio annuale a Loreto: «Il barelliere dell’Unitalsi ha per sua legge l’amore a Gesù nel prossimo, per sua forza la carità verso l’Amore Crocifisso, per sua ban- diera la gioia di dare il meglio di sé per giovare ai propri fratelli, per suo programma l’aiuto da dare al dolore per mostrare a tutti il Paradiso. La dama di carità non ha che una speranza, porgere le proprie mani a chi non le ha per attingere alla fonte della Redenzione sgorgata dal Cuore di Cristo e travasare la grazia nel cuore del cristiano che soffre. Per il suo oggi, nella gioia di spendersi cristianamente non chiedendo gratitudine ma ringraziando; per il suo domani nella certezza del giudizio di Dio secondo la promessa verdeggiante in eterno sulle falde dell’Oliveto.» Il vescovo Gerardo, recentemente tornato dal pellegrinaggio Unitalsi a Lourdes, ha condiviso con i fedeli, durante l’omelia della Messa, questa sua esperienza: un accesso sofferto nel mistero del dolore e il luogo dove Dio mostra la sua presenza e il suo amore. Ed ha posto l’accento sulla risposta dell’uomo, indicando la preghiera come il luogo quotidiano del dialogo con Dio Padre; la fede e il servizio agli altri come sentieri di speranza da percorrere verso la felicità. Tiziana Tobaldi Foto Giorgio Cognigni vallesina VocedellaVallesina 15 settembre 2013 v V della 11 Castelplanio:festeggiato il terzo compleanno centenario nell’arco di qualche mese Nonna Luisa ha superato il traguardo dei cent’anni Un’altra nonnina di Castelplanio tocca il traguardo dei 100 anni di età: stavolta è il turno di Maria Luisa Bucciarelli, che il 30 agosto è stata festeggiata nel corso di un’affollata merenda-cena organizzata presso l’Hostaria della Posta in via Carrozze Vaccili a Borgo Loreto di Castelplanio. All’incontro sono stati invitati parenti, amici, compaesani e conoscenti della signora Luisa. La nuora Mariola, i nipoti Alberto e Letizia e i pronipoti, tutti affettuosamente attorno all’amata vegliarda, al centro dell’attenzione delle tante persone che si sono complimentate con lei e che hanno avuto piacere a trascorrere qualche ora insieme. Di cose da rivivere e da raccontare ce n’erano parecchie: una donna e una famiglia esemplari, tanti episodi di vita vissuta e aneddoti che, in qualche modo, hanno rappresentato anche un pezzo di storia di questa operosa contrada. Un regalo particolarmente gradito le è stato portato dalla nipote Sabrina Brodosi, arrivata appositamente da Roma con una pergamena dedicata a Luisa contenente la speciale benedizione di Papa Francesco. Nel clima di festa e di grande apprezzamento per il gesto del Santo Padre, non è mancato chi, non senza rammarico, ha fatto osservare che, con una migliore organizzazione, ci si sarebbe potuto aspettare anche una telefonata da Sua Santità Bergoglio, che ha impresso un nuovo stile nei rapporti del Vaticano con le persone più umili. Con l’occasione, il vicesindaco di Castelplanio Emore Costantini e l’assessore Paolo Grizi hanno donato a Luisa una pergamenaricordo con l’augurio di buon compleanno e vivissime felicitazioni a nome della cittadinanza; un ringraziamento per i decenni di lavoro di Luisa nel comparto della ristorazione che hanno contribuito allo sviluppo dell’economia della frazione Borgo Loreto e del territorio. Paolo Grizi, anche in qualità di amico di famiglia di nonna Luisa, le ha rivolto parole di compiacimento, ricordando la sua lunga carriera di lavoratrice che ha attraversato non meno di settanta-ottant’anni di storia castelplanese. E così, dopo Amabilia e Rosa, questo di Luisa è il terzo compleanno centenario nell’arco di pochi mesi; segno evidente che a Castelplanio, come nelle Marche, si gode un’eccellente qualità della vita. Alla cerimonia erano presenti, tra gli altri, il consigliere regionale Fabio Badiali e la consigliera comunale Anastasia Gasparini. Da sottolineare che Luisa è persona molto conosciuta nella Vallesina. Già negli anni Sessanta, le coppie di sposi organizzavano il banchetto nuziale nel rinomato salone del ristorante “Luisa” di Borgo Loreto. E prima ancora, la nostra Luisa esercitava il mestiere di cuoca “itinerante”, perché allora gli sposalizi si festeggiavano nell’aia delle case coloniche, e Luisa preparava minuziosamente tutti i piatti, dall’antipasto alla torta nuziale, coadiuvata dalle sue fedeli collaboratrici. La fama di infaticabile lavoratrice di Luisa risale agli anni della sua prima gioventù nell’attività di famiglia, curata dai genitori Luigi e Ines Piattelli, gestori di un’osteria già nota alla fine dell’800 perché nei pressi del locale vi era un’antica stazione di posta utilizzata anche per lo storico e indimenticato “cambio dei cavalli” della tratta Ancona-Roma. Nel 1933 Luisa sposa Pietro Bucci. Dal matrimonio nasce Enrico, successivamente chiamato da tutti “Righettì”, che continuerà a incrementare l’attività gastronomica. Righettì è anche ricordato per la sua passione per il calcio, che ha praticato a livello dilettantistico segnalandosi come arcigno e poco complimentoso difensore. Nel gennaio 1983 il ristorante, impostosi tra i più frequentati della zona e ulteriormente migliorato dalla famiglia di Enrico, si trasferisce nell’attuale sede di Via Carrozze Vaccili cambiando il nome in “Locanda della Posta”, con l’aggiunta dell’albergo. Nel 1998 la famiglia Bucci, con a capo la tenace e cordiale Luisa, festeggia i cent’anni di attività. E di centenario in centenario siamo arrivati ai cent’anni di Luisa, oggi comprensibilmente a riposo, circondata dall’affetto dei famigliari. Fino a non molti anni fa, i clienti hanno potuto vederla all’opera gustando i suoi mitici, imbattibili cappelletti, una delle specialità della casa. Per concludere, ci uniamo anche noi in un cordialissimo in bocca al lupo a Luisa e famiglia. Adriano Santelli JESI: RIAPRONO LE SCUOLE, SUI BANCHI 8.965 ALUNNI. sabato inaugurazione della scuola mazzini con la sede dell’unicef Novità e risparmi per la nuova mensa esternalizzata «Il più grande in bocca al lupo agli alunni per l’avvio del nuovo anno scolastico e l’augurio a dirigenti, insegnanti e personale tutto di poter svolgere il proprio lavoro con profitto e soddisfazione, nella comune consapevolezza dell’importante ruolo della scuola per la crescita della nostra comunità». Così il sindaco Massimo Bacci alla vigilia dell’apertura del nuovo anno scolastico che porterà sui banchi della nostra città 8965 alunni. Ai 414 bambini dei nidi che hanno ripreso l’attività ad inizio del mese, da giovedì si aggiungeranno infatti 1073 alunni della scuola dell’infanzia (25 in media per classe), 1798 della primaria (in ogni classe in media 23 bambini), 1104 della secondaria di 1° grado (dove la media per classe scende a 22) e 4576 delle superiori, questi ultimi distribuiti nei 9 istituti presenti in città con Scientifico-Linguistico (1021), Itas (720) e Classico-Psico Socio Pedagogico (709) che registrano le maggiori iscrizio- ni. I 91 alunni della scuola primaria “Mazzini”, dopo un anno trascorso nella sede provvisoria di piazza Federico II, torneranno nelle loro classi essendo stati completati in largo anticipo rispetto alle previsioni i lavori di adeguamento sismico finanziati dal Ministero per circa 800 mila euro che hanno permesso anche di rimettere a nuovo le aule. Nella cerimonia di riapertura, fissata per sabato mattina alle 11, si festeggerà anche l’inaugurazione della sede Unicef di Jesi che sarà ospitata in un’aula di questa scuola. Completati i lavori nel plesso A della primaria “Garibaldi”, sono iniziati i lavori nel plesso B che non inficeranno sull’attività didattica. In questo caso l’intervento, per circa 700 mila euro, è destinato alle sistemazione delle parti non strutturali degli edifici e finanziato sempre con risorse ministeriali. Pressoché ultimati anche i lavori alla primaria “Cappannini” per il rispetto delle nuove norme antincendio e l’ab- battimento delle barriere architettoniche. Da lunedì con due settimane di anticipo rispetto al passato, partirà anche il servizio di refezione scolastica, che è stata esternalizzato per coniugare al meglio l’efficienza della gestione del privato alle garanzie del controllo pubblico. Sono 2088 gli alunni che riceveranno quotidianamente i pasti preparati nelle cucine della casa di riposo con prodotti regionali e comunque a filiera corta, privilegiando quelli a marchio QM (Qualità delle Marche) che rispondono ai seguenti requisiti: no OGM, qualità superiore, sicurezza alimentare, rispetto dell’ambiente, benessere degli animali e trasparenza a tutti i livelli. Da agricoltura biologica le produzioni di frutta, verdura, uova, formaggi, biscotti e fette biscottate. Per la carne, almeno il 60% proviene da allevamenti con certificazione biologica. Previsti rigorosi meccanismi di controllo affidati, oltre alle autorità preposte, anche ai Comitati mensa costituiti dai genitori. Per le famiglie un risparmio, anche grazie a una rimodulazione delle fasce di reddito decise dall’Amministrazione comunale. Chi ha un reddito basso beneficerà di un contributo comunale pari a due terzi del costo del servizio, che diminuirà progressivamente per i redditi più alti, fino a scomparire per l’ultima fascia, dove però il prezzo pieno, a carico della famiglia, si riduce sensibilmente. Da tener conto, poi, che ogni famiglia pagherà solo per i pasti effettivamente consumati dai rispettivi figli: se in passato non si teneva conto delle assenze dei bambini per malattia o altro - e dunque la retta mensile era sempre la stessa - da quest’anno il pagamento è legato solo ai giorni di presenza. Con un servizio così meglio organizzato, che tra l’altro assorbe l’intero personale sia pubblico che delle ditte private, il Comune di Jesi risparmierà oltre 300 mila euro l’anno, risorse che saranno utilizzate sempre a beneficio delle scuole della città. L’Evocazione – The Conjuring: l’ultimo film di James Wan Se la trama è prevedibile, che paura fa? L’Evocazione - The Conjuring, ultimo film del regista malese James Wan, è tratto da una storia vera. Nonostante il regista non attinga a nessun materiale di repertorio, eccetto le foto sui titoli di coda, il fatto che la trama ripercorra una vicenda realmente accaduta, costituisce un preambolo essenziale che alimenta la suspense tanto cara al pubblico dell’Horror. La pellicola, uscita il 21 agosto sul grande schermo, mette in scena la peculiare vicenda della famiglia Perron (interpretata da Ron Livingston e Lili Taylor, e le cinque figlie, interpretate da Joey King, Shannon Kook, Shanley Caswell, Hayley McFarland e Kyla Deaver) che, come di consueto, al seguito di una trasloco, si ritrova ad avere a che fare con manifestazioni paranormali e presenze demoniache che abitano la nuova casa. Diventa dunque essenziale tornare a ritroso nel tempo, per capire gli avvenimenti che si sono verificati in quella casa e riuscire finalmente ad instaurare un dialogo col paranormale. L’Evocazione è la storia di un esorcismo, dunque un horror a tutto tondo, nutrito da scene splatter, bambole indemoniate, case infestate, acchiappafantasmi che non evitano di rimanere imbrigliati nella vicenda, prelati dai buoni consigli e lunghe inquadrature ampie in cui i nostri occhi frugano senza sosta per scovare la minaccia annidata nell’ombra. L’Evocazione è un horror che non si fa mancare niente, nemmeno le musiche del compositore statunitense, Joseph Bishara, celebre professionista del genere. Un cast di indubbia bravura, tra cui non si può non menzionare Vera Farmiga che nella pellicola interpreta Lorrain Warren, moglie di Ed Warren, con il quale studia, indaga e combatte le manifestazioni sovrannaturali. Un horror ben girato, che si avvale di tecniche e suspense tipiche del genere, ma che di fatto non mette in pentola nulla di nuovo. Un film che si avvale di un lieto fine spiccatamente hollywoodiano, di clichè dell’horror ormai desueti e personaggi ormai ben delineati nel loro ruolo. Forse ci saremmo aspettati qualcosa in più dal regista del perverso Saw – L’enigmista, al quale il merito di una regia pulita e lineare è d’obbligo, non certo quello di un film originale e innovativo! Margherita Teodori 12 v V della arte VocedellaVallesina 15 settembre 2013 Dall’Ufficio Liturgico Diocesano: un incontro il 20 settembre Verso un coro giovanile diocesano In questi quasi cinque anni di sacerdozio il mio sevizio pastorale mi ha portato ad incrociare la vita di tante comunità parrocchiali in cui ho potuto fare esperienza della presenza di giovani, felici di essere cristiani e di fare parte della nostra Diocesi, giovani impegnati nelle proprie parrocchie anche nell’animazione delle celebrazioni, con la loro voglia di cantare e di suonare. Da quando il 3 luglio scorso ho ricevuto dal Vescovo la nomina a Direttore dell’Ufficio Liturgico Diocesano, che nei suoi settori comprende anche quello della musica per la liturgia, è ritornato alla mia mente un sogno che vorrei ora provare a concretizzare, ovvero la creazione di un coro diocesano formato principalmente da giovani; questo coro vorrebbe essere un segno, tra i tanti possibili, di comunione e di fraternità all’interno della Diocesi, destinato ad accompagnare celebrazioni ed eventi a carattere diocesano. UFFICIO LITURGICO DIOCESANO Creazione di un Coro Diocesano Il primo incontro, in cui cercheremo di conoscerci, di comprendere gli obiettivi e le modalità di formazione di questo coro, si svolgerà venerdì 20 settembre, dalle 21.15 alle 22.30, nel salone sul retro della chiesa parrocchiale di “Regina della pace” in via Gramsci 99. Aspetto in particolare i giovani della Diocesi desiderosi di cantare o che sappiano suonare qualche strumento musicale (organo, violino, flauto, chitarra...). Nel frattempo invito tutti a pregare per questo piccolo progetto, perché riuscire a fare qualcosa insieme esige sempre tanta fatica e buona volontà che solo il Signore può darci! A presto, cari giovani, nella speranza di vedervi numerosi! per animare celebrazioni, veglie ed eventi di carattere diocesano formato principalmente dai giovani della Diocesi che sappiano cantare o suonare strumenti musicali Primo incontro di accoglienza e presentazione Venerdì 20 settembre ore 21.15 presso Parrocchia “Regina della pace” via Gramsci, 99 (nel salone sul retro della chiesa) Il Direttore dell’Ufficio Liturgico Diocesano Don Claudio Procicchiani ([email protected]) El Passì in scena a Moie, sabato 14 settembre, con l’ultima commedia brillante in vernacolo L’aggravamento della pensiò, ieri come oggi… A Moie, sabato 14 settembre, alle ore 21.00, la compagnia teatrale El Passì propone la commedia brillante in vernacolo jesino Que s’ha da fa pé campà!, in Piazza Santa Maria, nell’ambito della festa patronale. L’opera è liberamente tratta dal testo di Claudio Conti Era vecchiu…eppure fera, per la regia di Walter Ricci. Personaggi e interpreti: il nonno patriarca Pacì (Mauro Rosati); Tarcì e Terè, rispettivamente il figlio e la nuora (Roberto Fava e Laura Pigliapoco); Rosina e Luciola, le due nipoti (Agnese Testadiferro e Carolina Trillini); Gigio, fidanzato di Rosina (Rossano Cerioni); il parroco don Felì (Michele Cardinali); le tre comari Santa, Adelina, Pasqualina (Maria Carla Cesaroni, Oriana Bolletta, Maria Giannetta Grizi); la dottoressa Tachi (Stefania Sanviti). Il progetto scenico è di Mauro Rosati e l’allestimento è curato dalla compagnia; tecnici audio e luci: Roberto Trillini e Maurizio Marzioni. Costumi, acconciature e trucco: Look donna di Oriana Ferretti. Ambientata nelle campagne jesine alla fine degli anni ’50, la commedia narra la vita, il duro lavoro dei campi e la semplicità dei contadini del tempo, mostrando i tanti espedienti quotidiani per far quadrare i conti. Protagonista il nonno patriarca alle prese con una pensione di guerra, o meglio un aggravamento della pensione di guerra da conservare ad ogni costo. La vicenda si snoda in un tempo e in un tessuto sociale fedelmente e minuziosamente ricostruito nei suoi tanti elementi: gestualità, mimica ed espressività dei personaggi, scene e costumi, musiche e canti della tradizione popolare, oralità e glossario dialettale tipico dell’epoca. Un lavoro di ricerca storica che gli attori de El Passì hanno realizzato con lo studio di documenti e con la preziosa collaborazione di testimoni del tempo, riuscendo a cogliere i sentimenti e le emozioni dell’epoca. E quasi con stupore hanno incarnato sulla scena lo spirito della società rurale di allora: la collaborazione e l’a- pertura tra famiglie e vicini di casa, la condivisione di una quotidianità lontana dalla schiavitù dell’orologio, l’aiuto reciproco e tanto altro, dentro una vicenda comica ricca di realismo e di poesia. Diversi premi e riconoscimenti sono stati recentemente assegnati a El Passì per la commedia Que s’ha da fa pé campà!. In scena dal marzo scorso, sono circa quindici le rappresentazioni tenute in numerosi teatri e piazze della regione, compresa la partecipazione a tre concorsi di teatro amatoriale. A Loro PicenoRassegna teatrale Premio Castrum Lauri (4 maggio)- due primi premi: per il gradimento del pubblico e per la miglior interprete femminile, Laura Pigliapoco, per la sua presenza scenica, la cura delle movenze e del recitato, la giusta comprensione e forza interpretativa del personaggio di Terè. Una menzione speciale della giuria è stata assegnata a Carolina Trillini per aver interpretato con bravura e naturalezza Luciola, una ragazzina molto lontana dai nostri tempi e dai nostri giovani. A Montemonaco -Peranna Festival, nell’ambito della prima Rassegna di Teatro Dialettale Amatoriale (17 agosto)- premio per il miglior allestimento scene e costumi e premio speciale “per la ricerca e l’uso del dialetto e delle tradizioni”. Infine a Varano-spettacolo festival dialettale (23 agosto)- primo premio per la migliore scenografia e tre nomination: a Walter Ricci per la miglior regia, a Mauro Rosati come miglior attore protagonista, a Carolina Trillini come migliore attrice giovane, a Michele Cardinali come miglior giovane attore. Tiziana Tobaldi NTELL’ARA Spasi i pagni freschi de bugada custodidi l’animali r’dunade le galline pe’ beccà se rtroa quessi de casa assieme al vicinado pe’ vejà… L’opre po’i sposetti ‘e donne leste a domanna’ ntra ‘na chiacchiera e n’antra ‘a lana da capa’ ‘Mmanisce ‘l maderazzo la vergara ‘ntanto rconta de quann’era munella / a giogà ntell’ara Fadiga e prega ‘l contadì già ‘ntra lume scuro n’ se moe da lì: S’arduna a scartoccia’ l’ara è ‘n condominio de bestie e de cristià… Come ‘l grantu’ sgranado mmischia storie n’ manga gnè ce sgrulla ‘na beuda ‘na cantada e ‘na ballada dopo de mede e rdunado ‘l fiè ’Na brignoccola ch’è ‘n giogo al tiro de ‘n confetto ntell’ara è ‘na generaziò d’ amore benedetto! Maria Giannetta Grizi vallesina VocedellaVallesina 15 settembre 2013 v V della 13 Jesi: p rogetto di recupero di un versatile prodotto della terra Canapa: una miniera di opportunità Abbecedario della Nutrizione e Salute Lettera N Una conferenza in Comune e poi un convegno nella chiesa di San Bernardo, nei primi giorni della settimana settembrina, per fare il punto - e non solo - sugli sviluppi dell’importante progetto di recupero e valorizzazione della coltura della canapa lanciato proprio nell’autunno di due anni fa dalle aziende agricole Trionfi Honorati di Jesi e Pellegrini-Castello di Vaccarile di Ostra. Al tavolo dei lavori, con piglio da autentici pionieri, i soci del consorzio marchigiano di produttori di canapa - da poco costituitosi - hanno illustrato gli interessanti risultati raggiunti nel breve arco di tempo con pochi ettari di terra e annunciato il lancio dei nuovi progetti che la crescita del prodotto, estremamente versatile, sta stimolando. Il suo largo impiego, in effetti, sia nel comparto alimentare, cosmetico e terapeutico, sia in quello agronomico, tessile, della bioedilizia, della produzione della carta, delle bioplastiche, della fito-depurazione sta aprendo ulteriormente a traguardi ambiziosi come quello del recupero del Cascamificio jesino. Tale progetto comporterebbe non solo una ristrutturazione edilizia, ma soprattutto la creazione di “botteghe” per il recupero di lavori tradizionali legati alla canapa e alle attività naturalmente ad essa collegate, lo svolgimento di laboratori anche con le scuole, la creazione di un polo museale interattivo, un impianto di prima e seconda lavorazione della fibra... Altro progetto interessante presentato è stato quello del recupero di reti ferroviarie oramai inutilizzate con lo scopo di ridurre i costi del trasporto, attualmente esorbitanti. Oggi, nelle Marche, gli ettari coltivati a canapa risultano una ventina, ma stanno aumentando velocemente perché vi è una forte richiesta sul mercato. E allora, ben venga questa doppia e significativa opportunità: lavorativa, ma anche di alternativa allo scarseggiare delle risorse del Pianeta. Però, ricordiamoci di dirlo… che la coltiviamo, con una comunicazione alle Forze dell’ordine. Paola Cocola Una cena insieme con amicizia Terza edizione per la cena del quartiere “Pontacci” di Moie, così chiamato per la presenza di due ponti lungo via Risorgimento di cui uno davanti la figuretta fatta erigere da un automobilista sul punto in cui è uscito incolume da un incidente. Sabato 14 settembre, con la collaborazione della Pro-loco, alle 20 presso il campo da bocce del Parco dei Pontacci la cena che aggrega vecchi e nuovi “pontacciari” con un menù ricco e appetitoso. La vigilia della festa, una gara di briscola, per gli appassionati delle carte che risiedono nella zona che ospita anche la nuova Biblioteca “la Fornace”. Una curiosità: recentemente lo chef moiarolo Raul Ballarini ha dedicato una ricetta al quartiere Pontacci, ossia la “Trippa alla “Pontacciara” che è una derivazione della trippa alla romana. Daniele Guerro Ben ritornati da questi mesi estivi che ci auguriamo abbiano portato serenità, sorrisi, abbracci e voglia di ricominciare con più entusiasmo ogni attività. Speriamo che i nostri consigli estivi siano stati utili. Nel mese di settembre conosciamo la lettera n, con Nutrienti, Nutrigenomica e Nutrigenetica. NUTRIENTE Nutriente… sostanza indispensabile all’organismo per la crescita, il mantenimento e il rinnovamento delle strutture. Termine sicuramente più familiare se tradotto come carboidrati o zuccheri, proteine, grassi o lipidi, acqua, vitamine, minerali ed altri in genere indicati come fitocomposti. Come accennato alla lettera A del nostro abbecedario, sono questi i componenti principali degli alimenti. I biochimici sono soliti classificarli in macro e micro nutrienti in base alla loro struttura chimica e quantità, e non per l’importanza per la salute umana. Carboidrati, proteine e grassi sono macronutrienti in quanto molecole a struttura chimica complessa e presenti in grandi quantità sia nelle cellule che nell’organismo umano. Vitamine, minerali e antiossidanti sono micronutrienti perché molecole di piccole dimensioni e presenti in piccole quantità. Un’altra classificazione si basa sulla loro funzione e allora si parla di nutrienti energetici quali carboidrati e grassi; nutrienti plastici quali proteine e regolatori quali vitamine, minerali e fitocomposti. Ciascuno ha fonti alimentari privilegiate, ad esempio i carboidrati complessi (fibra alimentare e amido) sono tipici dei cereali e derivati come pasta, pane, pizza mentre i carboidrati semplici (fruttosio, lattosio, glucosio..) sono peculiari di frutta e latte. Tutti sono forniti all’organismo umano da un’alimentazione equilibrata, variata e moderata. Ciascuno svolge un ruolo fondamentale. NUTRIGENOMICA e NUTRIGENETICA I nutrienti dalla recente letteratura scientifica sono stati messi in relazione con il DNA, cioè con la genetica e con le diverse reazioni che si verificano negli individui. Si parla oggi di nutrigenomica o genomica nutrizionale e di nutrigenetica o genetica nutrizionale. La prima è la disciplina che studia le correlazione tra alimenti e modificazione del DNA mentre la nutrigenetica – un termine introdotto da Brennan nel 1975 – è la scienza che studia il genoma (il patrimonio genetico) e la variabilità interindividuale ai cibi, cioè come ciascun individuo reagisce ad un determinato nutriente. Ad esempio non tutti reagiscono allo stesso modo al glucosio, infatti alcuni manifestano diabete; in merito al glutine alcuni sono celiaci e altri sensibili ed altri ancora allergici. In realtà la nutrigenomica ha rafforzato antiche intuizioni, già Ippocrate aveva affermato che gli alimenti sono in grado di influenzare l’organismo tanto che un’alimentazione errata, secondo il filosofo, aveva uno stretto rapporto con la genesi di alcune malattie. A seguire lo stesso Epicuro affermò che l’uomo è ciò che mangia. Oggi affermiamo con certezza che la nutrigenomica è la scienza della nutrizione personalizzata e ha aperto nuove frontiere creando un approccio scientifico imperniato sulla prevenzione e sulla diagnosi genetica. Agnese Testadiferro e Letizia Saturni www.citroen.it 4X4 QUANDO VUOI TU. NUOVA CITROËN C4 AIRCROSS C’è un solo SUV compatto con motore 1.6 HDi 115 FAP®, Stop&Start e sistema di trazione integrale con selettore di modalità. Con nuova Citroën C4 Aircross da oggi sarai tu a scegliere, passando dalle 2 alle 4 ruote motrici con un semplice gesto. Nuova Citroën C4 Aircross: tecnologica ed ecologica. GAMMA CITROËN C4 AIRCROSS DA XX.XXX EURO. TI ASPETTIAMO XXXXXXXXXXXXXXX. CRÉATIVE TECHNOLOGIE Citroën C4 AIRCROSS 1.6 HDi 115 FAP Stop&Start 2WD. Consumo su percorso misto: 4,6 l/100 Km. Emissioni di CO2 su percorso misto: 119 g/Km. 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Venerdì 13 settembre il palazzo Carotti sarà definitivamente serrato a giudici, avvocati e cittadini. Compagni di sventura di Jesi sono anche Fabriano, Osimo e Senigallia. Jesi aveva una pretura abimmemorabili, poi ebbe la sezione staccata di tribunale e nell’anno di grazia 2013 niente! Non mi pare che io sia uno di quelli che gridano “Non toccate il mio giardino – niente vicino al mio giardino”. Se il governo Monti, con legge dell’anno scorso, ha creduto opportuno accentrare presso i capoluoghi di provincia – salvo eccezioni l’amministrazione della giustizia per risparmiare danaro e per una più funzionale organizzazione del settore, bene. Sono il primo ad approvare anche se alla mia città costerà uno scomodo non indifferente. Ma sarà così? Ecco il punto. Nelle Marche, l’accentramento provinciale è stato rilevantissimo. Via anche il tribunale di Camerino. Si è salvato soltanto Urbino. A sentire alcuni avvocati e qualche cittadino legato all’attività nel nostro ex tribunale, il palazzo del capoluogo provinciale è del tutto impreparato a ricevere la tanta attività che sopravverrà dalle quattro città sopra ricordate. Già oggi i ritardi procedurali sono spaventosi (come del resto in Italia). E domani cosa sarà? Veramente sono stati fatti bene i conti? Avremo veramente – parliamo solo del nostro territorio – un risparmio proporzionato alla riforma? Veramente le pratiche saranno più sollecite? E l’andare tutti i cittadini ad Ancona (fate il conto dei km che tutti dovranno fare per non so quante volte per una sola pratica; e non dico per un processo civile o penale ), è stato quantificato in tempo e in denaro? Nella mia vita mi è capitato di essere stato esecutore testamentario. Non vi dico quante volte ho dovuto salire le scale del nostro palazzo di via Posterma. E questo, nonostante che avessi sempre trovato un servizio e un’attenzione veramente sollecite (lo dico ad onore del personale che fino a ieri ha lavorato a Jesi). Ma se quelle mie mansioni le avessi dovute sbrigare presso il tribunale di Ancona, quanti soldi e quanto tempo avrei speso di più? A lume di naso, la riforma non dovrebbe dare migliori risultati degli attuali: anzi! A dirlo sono, concordemente, i nostri avvocati – gente di parte! – Però mi viene naturale essere d’accordo con loro. Mi auguro che loro si sbaglino e che mi sbagli anch’io. Ed ora del palazzo Carotti, ristrutturato pochi anni fa con una spesa rilevantissima, che ne facciamo? Avanti con le proposte. v.m. Lettori scrivono: Sanità, atti vergognosi e indecenti Jesi si svuota di personale e strutture Spacca, Mezzolani, Ciccarelli hanno colpito ancora. Con determina 1203 approvata il 12 agosto, hanno adottato la mobilità del personale amministrativo dalle loro sedi a quelle di Fabriano per circa 135 unità. La cultura di sinistra per queste persone è rimasta totalmente estranea all’idea, nel bene o nel male, a decidere le sorti di una comunità con discussione sindacale, di non assumere la delibera in pieno periodo di ferie e che questi dipendenti devono fare dai 50 ai 85 Km di tragitto (solo andata), con tutto quello che ne consegue in termini negativi. Nemmeno la grande balena bianca “Democrazia Cristiana” ha raggiunto simile arroganza e spregiudicatezza, almeno i sindacati venivano rispettati e erano abbastanza sensibili dell’opinione della maggioranza dei cittadini. Tutti i dipendenti di Senigallia, Jesi e Ancona che prestano il proprio lavoro nelle Unità Operative di Segreteria di Direzione, Gestione personale, Acquisti e Logistica, Bilancio, Supporto controllo di Gestione, verranno spostati nella costosissima nuova sede di Fabriano. Ma in piena era telematica dove in alcune nazioni si è sviluppato in modo molto proficuo il lavoro a domicilio utilizzando la rete, non si poteva sperimentare questo metodo e mandare i nuovi assunti a Fabriano? L’aspetto politico è chiaro, rendere l’ospedale di Fabriano altamente qualificato a discapito degli altri. Jesi, dopo tutti i tagli che ha affossato tut- te le aspirazioni di avere un ospedale come si merita “modello”, sopprime l’ufficio del Governo Clinico. Continua in modo inarrestabile le razionalizzazioni pesanti che penalizzano l’ospedale di Jesi e la Vallesina. I cittadini sono quotidianamente a contatto con disservizi dovuti a carenza di tutto dove non viene permesso ai dipendenti di svolgere serenamente il proprio lavoro. Qui la sanità si regge grazie al senso di responsabilità ed alla abnegazione del personale ormai ridotto allo stremo delle proprie forze. Se si contestano certe decisioni, ci si sente accusare di campanilismo, ma Mezzolani non si interessa soprattutto delle esigenze del pesarese e Spacca di quelle di Fabriano? Apprendo con piacere il fatto che la sanità marchigiana è virtuosa per essere tra le migliori tre d’Italia garantendo l’equilibrio di bilancio ma questi risultati come sono stati raggiunti? Chi ha pagato il prezzo? Utenti e operatori. Chiudere strutture ospedaliere senza sviluppare i dovuti servizi territoriali disattendendo quanto previsto nel piano regionale, tagli alle case di riposo, tagli ai pannoloni per gli indigenti, depauperamento costante di persone, di tecnologia e di posti letto. La cultura della sinistra non è di sicuro fare una riforma sanitaria che scontenta tutti, cancella la tutela pubblica della salute e getta tutti i presupposti per una progressiva privatizzazione della sanità marchigiana. Flavio Filonzi Una nuova disciplina per il recupero funzionale e della riabilitazione è stata presentata mercoledì 4 settembre presso la biblioteca diocesana. Si tratta di Dysmofit, una ginnastica chinesiologica inventata negli Stati Uniti da John Kendall, che si occupa dei pazienti affetti da malattie neuromotorie, locomotorie o psichiatriche. «È una ginnastica attiva – ha spiegato Tiziano Bevilacqua, referente jesino di Dysmofit – Con noi l’ammalato svolge esercizi adeguati, scelti per lavorare non solo sull’apparato locomotorio ma sul sistema nervoso centrale. Dysmofit è un insieme di esercizi che attacca il problema in vari aspetti: la multilateralità con cui si affronta la malattia, approccio innovativo perché studia la malattia, reimpostazione della malattia». Il nome di questa disciplina è assai esplicativo: Dysmo, significa sofferenza del corpo umano, mentre Fit è l’abbreviazione di fitness, ossia palestra in inglese. Ne deriva che Dysmofit è un’attività da fare singolarmente con l’aiuto di un chinesiologo, cioè lo studioso del corpo umano malato. All’incontro era intervenuto anche il maestro Paolo Violante, docente nazionale Coni-Csen. “Dysmofit è una scheda con otto esercizi che affrontano la malattia con esercizi di ginnastica attiva. Alcuni di questi esercizi interessano la zona della malattia e quelle con muscoli sinergici. Dysmoft si rivolge non sono a persone con problemi al sistema motorio e psicomotorio, del tipo degenerativo e non”. Insomma, una ginnastica per uomini e donne che soffrono di patologie difficili da trattare, che spesso considerano questa soluzione come un’ultima spiaggia. Dysmofit come detto non è una ginnastica per gruppi, né per bambini ma si occupa dei singoli perché “ogni persona è diversa – ha afferma il professor Violante – I bambini fino a dodici anni sono incapaci di gestire certi movimenti, perciò la sconsigliamo. La nostra disciplina ha tre fasi: stretching, respirazione addominale e toracica, ginnastica attiva, dove non tocchiamo i paziente. Sono cinquanta minuti di lavoro per due o tre giorni a settimana. L’obiettivo è reimpostare la postura”. Dysmofit è inoltre, una buona opportunità di lavoro e per informazioni ci si può rivolgere a Tiziano Bevilacqua. Giuseppe Papadia Nuova stagione del Rugby Jesi ’70 per il ritorno in B In città un centro di formazione La nuova stagione del Rugby Jesi ’70 è alle porte. Dopo aver conquistato la promozione nella finale playoff contro il Ragusa Rugby, la squadra jesina si sta preparando nel miglior dei modi per affrontare il ritorno in B, serie riconquistata dopo 8 anni di C elite. La squadra Seniores, che debutterà nella seconda serie, ha rafforzato la rosa allenata da Francesco Trillini e Valentin Iacob con nove nuovi acquisti, tra i quali: l’esperto Luca Centioni, cresciuto nel Benetton Treviso e reduce da un infortunio. La società, vista la promozione in serie B, è stata spinta anche a rinnovare le proprie strutture e l’ambiente di gioco. Gli spogliatoi e il terreno del campo da gioco sono stati rinnovati, mentre in fase di costruzione e approvazione ci sono un secondo campo da gioco, un nuovo blocco di spogliatoi, una sala riunioni e una nuova recinzione. Finita la costruzione dei precedenti impianti, si procederà con il potenziamento dell’illuminazione e l’ampliamento della zona parcheggio. È presente, oltre alla squadra Seniores, anche un settore giovanile che comprende le squadre Under8, 10, 12, 14, 16 e 18. Per finire, il Rugby Jesi, comprende anche una squadra Old, che non prende parte a nessun campionato ma partecipa solamente a tornei italiani ed esteri. A proposito delle squadre più giovani, il presidente Luca Faccenda, dice “è importante la presenza di un settore giovanile che andrà a migliorare con il passar degli anni la squadra Seniores. La fiducia, che la squadra jesina dà al settore giovanile, è stata ripagata dalla FIR con un significativo riconoscimento. La Federazione, infatti, ha individuato in Jesi uno dei Centri di Formazione Under 16 per le Marche. Cultura e tradizione del club in ambito formativo rispetto al territorio e alla logistica sono stati i requisiti indispensabili ad ottenere questo risultato”. Altri due passi importanti che sta compiendo il Club, riguardano la costituzione di una Società Sportiva Dilettantistica di capitali e la fidelizzazione di tutti i portatori di interesse, dai dirigenti ai tecnici, dai giocatori ai familiari, dalle scuole del territorio ai partner pubblici e privati attraverso una costante attività socio culturale e sportiva. Dopo la presentazione della squadra, in occasione della Notte Azzurra a Jesi, il Rugby Jesi ‘70 si prepara all’inizio del campionato previsto per il prossimo 6 ottobre, affrontando un torneo a Viterbo e un’amichevole a Cesena. Riccardo Gigli sport/tempolibero VocedellaVallesina 15 settembre 2013 SERRA DE’ CONTI: festeggiati i primi vent’anni di oratorio v V della BASKET LEGA DUE Lanciata l’iniziativa Basket 4 Business Per i giovani, sentinelle del mattino Anche l’Aurora alla Notte Azzurra Era il 1993 quando un manipolo di volontari muniti di vanghe, pale e falcetti iniziò a dare una sistemata al campo incolto dietro la Chiesa Parrocchiale. Non si trattava di un’iniziativa estemporanea, né fine a se stessa: si stava riaprendo, dopo alcuni decenni di standby, l’Oratorio Parrocchiale di Serra de’ Conti. Questa decisione si basava sull’esigenza, condivisa dalle Istituzioni locali, di un’agenzia educativa per la prevenzione del disagio giovanile. La direzione dell’Oratorio fu assegnata ai coniugi Alba Bellini e Massimo Bevilacqua, che, insieme alle molte famiglie da sempre impegnate in parrocchia, hanno dato vita a una macchina organizzativa ancora oggi vitale e in espansione. Sì, perché i progetti non finiscono mai, anche se le situazioni cambiano e i ragazzi crescono. Adesso al posto della sterpaglia incolta domata dai volontari del ’93 c’è un campo da calcetto, l’iniziale organizzazione si è via via strutturata e l’Oratorio partecipa da affiliato alle iniziative del Centro Sportivo Italiano, che spaziano dalla musica e dalla danza a tornei sportivi di vario genere, alla formazione degli animatori e a molte atre attività. Tra l’odierna situazione e quella iniziale, tante battaglie, tanta fatica e tanta dedizione, ma anche tante soddisfazioni per ciò che è stato costruito, per il sostegno dato ai giovani e per lo spirito di amicizia condiviso in tutti questi anni. Nel 2007 l’intitolazione dell’Oratorio a Gio- C’era anche l’Aurora Basket sabato scorso alla “Notte Azzurra”. La società arancio-blu era presente con tornei di basket su due campi allestiti nella zona antistante il comando dei Carabinieri. Durante tutta la serata, lo stand ha funzionato anche da punto informazioni per iscriversi ai corsi di mini-basket ed aderire alla lotteria a premi “Un canestro per Jesi”, organizzata dall’associazione “Insieme Possiamo”. In serata poi, sul palco principale allestito in piazza della Repubblica hanno sfilato i ragazzi del vivaio arancio-blu e successivamente sono intervenuti l’amministratore unico Altero Lardinelli, il direttore sportivo Federico Manzotti, Mason Rocca ed il tecnico Coach Piero Coen, che hanno salutato i tifosi presenti. Da martedì 10 è iniziata la seconda fase della campagna abbonamenti della Fileni Bpa, che ha già toccato quota 260 tessere. Da martedì scorso la campagna è aperta sia ai vecchi abbonati che vogliano cambiare il loro posto sia ai nuovi. Massimiliano Mo- vanni Paolo II, a chi ha cioè dimostrato, nel corso della sua vita straordinaria, che se l’uomo si affida alla volontà di Dio è capace di grandi cose, con l’invito a tutti i giovani ad affidarsi e a Dio e a essere “sentinelle del mattino”. Per sottolineare il ventennale dell’Oratorio, in occasione della Madonna del Soccorso, patrona di Serra de’ Conti venerata anche come Madonna delle Grazie, sono stati proposti alcuni appuntamenti: 25 agosto-3 settembre, “CalcioMaria”, torneo di calcetto per ragazzi e giovani; 4 settembre, pellegrinaggio a Roma per l’udienza con Papa Francesco; 5-6 settembre, “Giochi senza confini”, grandi giochi e attività per bambini e ragazzi; 7 settembre, “Torneo del Soccorso”, torneo di Yu-Gi-Oh; 8 settembre, processione, premiazione dei giochi e dei tornei, apertura del “RistOratorio” per cenare insieme e falò di festa. Un augurio all’Oratorio “Giovanni Paolo II” e a quanti vi lavorano con sempre nuovo entusiasmo pastorale. 15 richi, responsabile marketing dell’Aurora Basket, ha presentato nei giorni scorsi la nuova iniziativa “Basket 4 Business, la nuova rete di idee ed opportunità con l’Aurora Basket”. «L’idea è nata dietro la passione per lo sport e per l’Aurora Basket – ha spiegato Morichi (nella foto di Candolfi) - che evidenzia la necessità di integrare tutti gli attori dietro ad un grande progetto di rilancio del territorio: unire le forze per sostenere uno sport più fruibile, etico e socialmente radicato. Ripartiamo dal nostro territorio e recuperiamo la relazione, uniamo le forze e promuoviamo le eccellenze». B4B è un’iniziativa aperta alle aziende della Vallesina, agli imprenditori e tutti quei liberi professionisti che credono nel rilancio del loro territorio e che vogliono farsi conoscere. «Per entrare in B4B – conclude Morichi - è sufficiente contattarci via web sul sito www. basketforbusiness.it o scrivendo una mail a [email protected]». Giuseppe Papadia A JESI È NATA LA COMPAGNIA MEDIEVALE “LEONI DEL RE” Proposte storiche e artigianali, per tutti Marco Bevilacqua Maneggiare un arco medievale, “caricare” la corda ed incoccare la freccia nel modo giusto e con velocità, sarà possibile farlo con facilità, entrando a far parte della compagnia ed incontrandosi presso il Polo Sportivo di San Sebastiano a Jesi. Oltre al tiro con l’arco storico, la compagnia propone una serie di originali attività che spaziano dalle rievocazioni storiche all’artigianato medievale, passando attraverso la danza, la musica, la letteratura per approdare alla sartoria medievale, mediante la creazione di abiti ed accessori che riprendono strettamente tecniche e caratteristiche dell’epoca. La Compagnia medievale LEONI del RE si rivolge a tutti coloro che amano le origini storiche della città e del territorio. Tutte le attività proposte dalla Compagnia Leoni del Re sono aperte a bambini, giovani, adulti, famiglie - senza distinzioni di alcun tipo - e sono finalizzate ad avere momenti di crescita sportiva e culturale. Alcune delle attività proposte: Tiro con l’arco storico - Tornei - Duelli con spada - Rievocazioni storiche - Danza e Musica - Letteratura - Artigianato - Lavorazione del legno - Lavorazione del cuoio - Sartoria medievale - Attività didattiche e ludiche nelle scuole e centri estivi. Tante attività, dove portare il tuo contributo e che ti vedranno coinvolto da protagonista. Per contatti: Leoni del Re Via G. Garibaldi, 36 - Jesi Tel. +39-0731-605145 - Cell. +39-347-6542145 E-mail [email protected] - Web-site www. leonidelre.it Jesi-Moie-Jesi:domenica in bicicletta con agguati teatrali Festa viaggiante, siamo fuori “Festa viaggiante. Siamo fuori”: domenica 15 settembre dalle 9 del mattino con partenza della carovana ciclistica da Piazza della Repubblica. La manifestazione è promossa dall’associazione sportiva e culturale Asiamente ed apre la rassegna “Malati di niente”, ha il patrocinio dell’Asur, dei comuni di Jesi, di Castelplanio e di Maiolati Spontini, delle cooperative Tadamon e Coos Marche L’arrivo è previsto a Moie, nel piazzale della Biblioteca, per le 12,30 passando in bici lungo la “Via dei Tesori” lungo la quale saranno proposti degli “agguati teatrali” a cura del Teatrotello. Dalle 14 alle 16 sono previsti laboratori per la costruzione di aquiloni, dimostrazioni di tiro con l’arco, esposizione di biciclette d’epoca, mostra di telefoni antichi e di foto e un atelier di pittura. Alle 16.15 il doppiatore Luca Violini interpreterà “Siamo Fuori”, un testo composto dalla redazione del giornale “Capo Horn”, poi a seguire un duetto di flauti, una esibizione di giocoleria e il concerto del Riciclato Circo Musicale. La partenza in bici per il rientro a Jesi è prevista per le 18.30. In caso di pioggia la manifestazione sarà rinviata a domenica 22 settembre. Chi desidera partecipare al pranzo sociale dovrà prenotarsi al momento del raduno o chiamando al numero 0731215602. 16 v V della attualità VocedellaVallesina 15 settembre 2013 Majolati Spontini: Trivio e Quadrivio. Discorso e Numero, l’VIII edizione: il concerto per organo Sotto lo sguardo immobile degli angeli della cantoria La sera di mercoledì 7 agosto, a Majolati Spontini, sotto lo sguardo immobile degli angeli della cantoria della Chiesa Santo Stefano, si è tenuto un concerto di musica rinascimentale e barocca. L’ispirazione che ha colto il Direttore, organista e ideatore del concerto maestro Marco Mencoboni nasce proprio dalla cantoria lignea che incornicia il bellissimo organo Callido, donato da Spontini alla comunità majolatese. Il concerto ha previsto l’esecuzione di brani musicali composti fra il XVI e il XVII secolo da parte di un ensemble di musicisti che alternavano la loro presenza e gli strumenti necessari di brano in brano. Ecco i nomi dei suonatori: Marco Mencoboni, direzione e organo; Klodiana Babo, violino; Massimiliano Dragoni, salterio e percussioni; Isacco Colombo, flauto, percussioni e ciaramella; Sara Mancuso, arpa; Vera Milani, soprano. L’esecuzione dei brani ha previsto anche l’uso di strumenti inediti per il pubblico del Trivio e Quadrivio, quali il salterio e la ciaramella, affascinanti non soltanto per il suono evocativo di un’epoca lontana, ma anche per la forma ormai dimenticata. Questo era dunque il leitmotiv della serata: la ricerca, il recupero e la restituzione di suoni antichi prodotti da strumenti simili a quelli suonati dagli angeli cantori della cantoria della chiesa. Lo spettacolo ha stupito gli spettatori, oltre per l’uso di strumenti rinascimentali, per la configurazione dei musicisti durante l’esecuzione; è stato, infatti, inizialmente piuttosto inusuale ascoltare una Giga per violino senza vedere la musicista, o una Marche con i suonatori in cammino lungo la navata. La dislocazione dei vari strumenti è stata una novità interessante, seppur particolare, che ha permesso allo spettatore di godersi pienamente la musica. Inoltre la posizione dei musicisti nello spazio della chiesa ha permesso la ricostruzione di un’atmosfera antica e coinvolgente armonizzata dalla voce trascinante del soprano e rotta solo dai meritatissimi applausi fra un’esecuzione di un brano e un’altra. Alcuni delle musiche proposte hanno veramente incantato, in modo particolare: un Preludio di Jan Pieterzoon Sweelink, due Frottole di Bartolomeo Tromboncino, uno Scherzo a voce sola di Claudio Monteverdi, la Canzone Mille Regrets di Johann Paul von Westhoff, applauditissimo bis che ha coinvolto l’intero ensemble. È stato un peccato che gli spettatori non abbiano potuto osservare durante il concerto la cantoria, le sue statue lignee e le canne dello straordinario organo che racchiude, ma l’organizzazione ha permesso comunque di seguire i gesti puntuali e virtuosi del Maestro Mencoboni e degli altri musicisti attrezzando la chiesa di un proiettore e di un grande schermo che hanno riproposto all’altezza dell’altare le immagini catturate alla postazione dell’organo. Il concerto si è chiuso con una proposta, e forse una promessa, del maestro Mencoboni di far riprodurre gli strumenti presenti nella cantoria come la ciaramella, le percussioni, il mandolone e dare loro nuova vita suonandoli proprio nel luogo in cui è custodita l’immagine degli strumenti. Inoltre una nota “filologica”, la cantoria, quando fu acquistata da Antonio Spontini, con i soldi del fratello Gaspare, nel 1811, insieme all’organo di Gaetano Callido, dal Convento di San Bartolomeo, aveva un manto di gesso banco con bordature in oro zecchino. Questo elemento, non era stata un’aggiunta, ma la stessa opera era stata concepita in questo modo per simulare un opera in marmo. Purtroppo, la non conoscenza di questo elemento, ha portato, negli anni ottanta, ad eliminare, in forma artigianale e dilettantesca, questa copertura, scoprendo il legno e quindi facendo perdere l’originalità di un capolavoro destinato ad esaltare la musica, concepito per un altro ambiente, ma preservato nella sua unità dall’acquisto spontiniano. Marco e Sara Palmolella (Continua al prossimo numero)