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VoceVallesina
v
V
della
della
Anno 60° - N. 31 settimanale della Diocesi di Jesi
euro 1
www.vocedellavallesina.it
9
ricordo
8
San Massimiliano
Kolbe in pellegrinaggio a Roma
La testimonianza
di fede di Francesco
Barigelli
U
L
na proposta per
i cresimandi,
i loro genitori e
familiari; una intensa
esperienza da fare
a comunità di
Collina di Santa
Maria Nuova esprime
solidarietà e affetto ai
familiari del giovane
Domenica 15 settembre 2013
Impôt reprisé Tassa riscossa Ufficio di Jesi
Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB - Jesi
parrocchie 1953
2013
territorio
14
sport
Chiusa la sede del
tribunale in via
Posterma
Nuova stagione del
Rugby Jesi ’70
per il ritorno in B
D
R
a Jesi si dovrà
andare in Ancona. E
che ne faremo di palazzo
Carotti ristrutturato?
14
iconoscimento per
la Società: a Jesi uno
dei centri di formazione
Under 16 per le Marche
DON GERARDO PRETE
DA QUARANT’ANNI
Jesi: le associazioni sportive e i cittadini hanno trasformato la città
Nella Notte Azzurra, l’augurio di buona Pace
Grande successo per la seconda edizione della
“Notte Azzurra”, la bella iniziativa voluta dal Comune di Jesi, che sabato scorso aveva radunato in
centro tutte le discipline e le società sportive della
città. Un successo di pubblico, che aveva confermato il titolo di Jesi città europea dello sport. «Un
titolo che riempie di orgoglio come una giornata
così – aveva detto l’assessore allo sport, Ugo Coltorti, ideatore di questa Notte – Lo sport è protagonista in tutta la città, non solo in centro, visto
che la festa si svolge anche alla piscina comunale,
al parco del Vallato, al PalaTriccoli ed a Porta Valle.
Un grazie doveroso va all’ufficio dello sport, che ha
svolto un lavoro enorme, ad associazioni e società
ma soprattutto alla città».
A partire dal primo pomeriggio corso Matteotti e
le vie limitrofe erano diventati un grande polisportivo a cielo aperto con campi da pallavolo con la
Pieralisi, il basket dell’Aurora, il calcio della Junior
Jesina, il tennis, l’atletica leggera, il rugby, il pattinaggio dello Skating Club, il ping pong del Csi ma
anche tante discipline meno famose, come l’arrampicata sportiva a San Nicolò, il pugilato nel cortile dell’Appannaggio dove si è svolta una riunione tra i boxeur marchigiani ed umbri ed il cricket
antirazzista della società Ackapawa. Tutti insieme
per confermare che la città di Jesi ama tutti gli
sport, non solo quelli di massa. Non molto distan-
te dal centro, nell’area di Porta Valle invece, c’era
lo stand dedicato alle mini-moto, con Alex Polita
istruttore. «Per me è un piacere essere qui – aveva affermato il centauro jesino - per portare un po’
di passione ed entusiasmo a Jesi anche nei motori, sport un po’ defilato ma che pure ha dato negli
anni belle soddisfazioni alla città. Noi ci siamo e
siamo tosti, teniamo botta».
Il momento centrale della “Notte Azzurra” si era
svolto in serata, quando sul palco allestito in piazza della Repubblica erano salite le campionesse
del Club Scherma Jesi: Elisa Di Francisca, Valentina Vezzali, Giovanni Trillini, Annalisa Coltorti ed
il giovane emergente Francesco Ingargiola. Grandi
applausi per loro, reduci dal recente mondiale di
scherma a Budapest e già pronte per nuove avventure. Valentina aveva confermato la sua intenzione di dedicarsi alla politica, mentre Elisa seguirà
le orme della sua concittadina e parteciperà alla
trasmissione televisiva “Ballando con le stelle”.
Onori anche per altre società, come il Rugby’70 e
la Marche Nuoto Jesi che avevano vinto i rispettivi
campionati, o la rinnovata Fileni Bpa, intenzionata a recitare un ruolo da protagonista nel prossimo
torneo di Lega due.
Non era mancato il momento ufficiale, con i saluti
delle autorità con in testa il sindaco Bacci, l’assessore Coltorti, il governatore Spacca (il cui messag-
gio era stato letto dal consigliere regionale Giancarli), i vertici del Coni provinciale e regionale, i
rappresentati del Panathlon ed il presidente della
consulta dello Sport De Magistris, che aveva annunciato l’arrivo da Bruxelles per novembre del titolo
di città europea dello sport. La conclusione della
“Notte Azzurra” era stata affidata alla showgirl ed
attrice jesina, Alice Bellagamba, che prima della
sua esibizione aveva voluto rivolgere un pensiero
all’amica Alessia Polita ed al suo fidanzato Eddi La
Marra, impegnati in una dura battaglia per tornare
alla vita.
La manifestazione si è svolta nel giorno in cui il
Santo Padre ha indetto una giornata per la Pace in
Siria ed il vescovo Gerardo, dopo l’adorazione eucaristica al santuario delle Grazie, ha portato un
messaggio in piazza. «Il digiuno e la preghiera affinano la sensibilità e la partecipazione – ha detto il
Vescovo a tarda serata - e ci fanno essere, soprattutto noi occidentali, più vicini a quanti manca tutto. Ci siamo abituati alla pace ma potremmo perderla in un attimo: la guerra non ha mai costruito
la pace e i paesi che sono stati attraversati dalle
armi rimangono delle polveriere per lungo tempo.
Impegniamoci a costruire la pace ogni giorno, a
partire dal nostro cuore, anche con lo sport che ci
insegna a vivere nella lealtà, nella solidarietà, nella vicinanza. A tutti l’augurio di Buona Pace».
Qualcuno s’è accorto in questi giorni (meglio tardi che mai) che da
qualche parte c’è scritto che il 15
settembre 1973 (in pieno clima di
contestazione) un seminarista di
nome Gerardo Rocconi ha ricevuto
l’imposizione delle mani per l’ordinazione sacerdotale (presbiterale,
per la precisione) nella Chiesa parrocchiale di Corinaldo dal vescovo
Odo Fusi Pecci. È vero che quest’anno abbiamo ricordato il 29 aprile i
suoi sette anni di episcopato. Ma
per domenica prossima, festa anche della Madonna Addolorata (e
conosciamo la devozione mariana
di don Gerardo) lo vogliamo affidare a Lei con particolari preghiere
nelle nostre assemblee liturgiche.
A Torino la 47° settimana sociale dei cattolici dedicata al tema: “La famiglia speranza e futuro della società italiana”
Solo la famiglia naturale garantisce l’avvenire della società
“Solo una famiglia libera e consapevole
apre la strada a una società più giusta
e più umana. Quindi prepara la strada
al bene comune.” È l’arcivescovo Arrigo
Miglio che nella sua qualità di presidente del comitato organizzatore della 47°
settimana sociale, richiama l’essenziale di quanto i cattolici dovrebbero approfondire a Torino sul tema della famiglia. Se è vero che la lingua batte dove
il dente duole, per la Chiesa da sempre
la famiglia è il tema sociale numero
uno. Ricordate il “Family day” di qualche anno fa? E il congresso mondiale
dell’anno scorso, sempre sulla famiglia,
a Milano? Ed eccoci, per la terza volta,
ad imporci ancora una riflessione sulla
cellula della società, sul mattone numero uno della costruzione di una comuni-
tà che sia, il più possibile “speranza e
futuro per l’Italia” come recita il sottotitolo del tema che ci viene proposto
ancora una volta.
È che la famiglia dovrebbe essere intesa,
in qualche modo, al di sopra delle parti,
delle etichette e delle ideologie quasi
a facilitare l’incontro, sul piano politico e sociale, delle religioni, dei partiti,
degli Stati e dei movimenti in genere. E
invece ci troviamo a vivere un periodo
in cui le divergenze interpretative della struttura e dei compiti della famiglia
non sono state mai tanto lontane e, a
volte, del tutto incompatibili tra di loro.
Insomma, gli ultimi decenni, in Italia
e nel mondo, ci hanno portato a una
radicale trasformazione degli elementi primi del nucleo familiare. Ma per il
mondo cattolico la pietra miliare che
fonda la famiglia è e rimane “il matrimonio tra un uomo e una donna aperto
alla vita”. La storia (e non la Chiesa) ha
dimostrato che una tale concezione va
intesa al di là di ogni pregiudizio, ideologia e slogan di qualsiasi genere. È una
concezione basilare in cui tutti coloro
che amano giustizia e progresso della
società si dovrebbero ritrovare. Certo,
sappiamo bene che non è così, che cioè,
di fatto, la famiglia sta andando verso
una sempre maggiore frammentazione
dovuta all’aver dimenticato che la sua
natura e identità è Amore tout-court”,
quell’amore di cui ci parla Benedetto XVI nell’enciclica Deus caritas est
– amore-agàpe – che caratterizza la famiglia nella sua “identità, generatività,
educazione”. Tre momenti che si legano
in modo logico, naturale, indissolubile.
Ma di fronte al dilagare dei grandi mali
della famiglia – divorzi, aborti, coppie di
fatto, matrimoni gay, creazioni innaturali di generatività – che vanno diffondendosi sempre più, cosa dovrebbe fare
il mondo cattolico? È la grande domanda di questi ultimi tempi alla quale la
Settimana di Torino dovrà tentare una
risposta. Essa “offre alla cultura, agli
studiosi e agli operatori sociali occasione di confronto e di approfondimento”
nella speranza che emergano le cause
di tanta crisi e, insieme, la via da intraprendere perché della famiglia si possa
recuperare quell’essenziale che possa
garantire il bene comune. Non per nulla sono previste otto commissioni con
il compito di approfondire altrettanti
problemi, tutti attualissimi e scottanti –
educazione, lavoro dei giovani, fisco per
la famiglia, assistenza sociale, nuclei
immigrati, vita in città, solidarietà intergenerazionale - che dovrebbero aiutare lo stato e la società a porre sempre
la famiglia al centro delle sue attenzioni
e delle sue azioni. Purtroppo in Italia
mai è stato così. Ma anche nelle nazioni
dove la centralità della famiglia ha fatto passi enormi ( vedi la Francia preoccupata fino a dieci anni fa della bassa
percentuale della natalità), il più delle
volte i problemi bioetici hanno trovato
soluzioni agli antipodi della concezione
naturale della famiglia.
Vittorio Massaccesi
[email protected]
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v
V
della
culturaesocietà
VocedellaVallesina
15 settembre 2013
del più e del meno
Quell’8 settembre di settant’anni fa
di Giuseppe Luconi
I
Nel settantesimo anniversario, giornali e televisione hanno ricordato l’8
settembre del 1943, «una
data cruciale della storia
nazionale». A dispetto del
tempo trascorso, chi quegli avvenimenti li ha vissuti
non può non rivederli.
Anche se a scuola, fino
alla primavera del 1943,
le manifestazioni patriottiche erano tutte improntate alla vittoria finale, le notizie
che arrivavano dai vari fronti di guerra, per
quanto «mascherate» (ogni sconfitta era
una «ritirata strategica») facevano intendere che le sorti del conflitto erano segnate.
Il 10 luglio del ‘43 gli alleati erano sbarcati in Sicilia; meno di due mesi dopo erano
in Calabria. Il 25 luglio Mussolini era stato
«sfiduciato» dal Gran Consiglio del Fascismo e arrestato su ordine del re, che aveva
nominato nuovo capo del governo il maresciallo Pietro Badoglio.
Nelle città i fascisti, privati del loro duce, si
erano nascosti, mentre venivano abbattuti
gli stemmi del regime. Era – così si credeva - il ripristino, dopo ventitré anni, delle
libertà democratiche. Gli italiani si erano
abbandonati a manifestazioni di giubilo,
anche e soprattutto perché ci si illudeva
che, caduto il fascismo, la guerra sarebbe
finita presto.
A Jesi il 26 luglio c’erano stati incontri e
riunioni di esponenti dell’antifascismo
per organizzarsi. Il giorno dopo c’era stata una manifestazione contro il fascismo;
un corteo aveva percorso le vie del centro,
inneggiando alla libertà. Ne avevo sentito
parlare, nel negozio di mio padre, da alcuni uomini del vicinato: poiché in casa avevamo l’apparecchio radio, quegli uomini
venivano ogni tanto per aggiornarsi sugli
sviluppi della situazione, ma la radio non
lasciava trasparire niente.
L’euforia di quei giorni, però, si era spenta
presto. La città era percorsa da pattuglie
armate. I giornali avevano
scritto che, non solo era
proibita la costituzione
di qualsiasi partito politico, ma era vietata ogni
riunione, anche in locali
chiusi. Ed era entrato in
vigore il coprifuoco, che
iniziava alle otto e mezza
di sera e durava fino alle
sei del giorno dopo. Tutti
i cittadini dovevano essere in grado di esibire, a
qualsiasi richiesta, un documento di riconoscimento: per questo, io – quindicenne
- avevo dovuto farmi rilasciare dal Comune
la carta d’identità.
Era stata sospesa anche ogni attività sportiva. E sui quotidiani, ridotti nel frattempo
ad un solo foglio, incombeva la censura:
anche a noi più volte era capitato di ricevere il «Resto del Carlino» o il «Giornale d’Italia» (mio padre acquistava il quotidiano
tutti i giorni) con alcune colonne in bianco,
per effetto, appunto, della censura.
Intanto anche sul fronte italiano s’era continuato a sparare, a morire, ed i bombardamenti aerei s’erano intensificati. Infatti
la radio non s’era stancata di ripetere, tutti
i giorni e più volte al giorno: «La guerra
continua, l’ha detto Badoglio». Finalmente, 1’8 settembre Badoglio aveva reso noto
al popolo italiano l’armistizio dell’Italia con
gli alleati, firmato, in tutto segreto, cinque
giorni prima. I tedeschi, nostri alleati, non
ne erano stati informati. Temendo la loro
reazione, Badoglio aveva aggiunto: «Le forze italiane reagiranno ad eventuali attacchi
da qualunque parte provengano». Poi, insieme alla famiglia reale, aveva raggiunto il
Sud della penisola, dietro le linee degli anglo-americani. Cosicché, salvo qualche raro
tentativo di resistenza, le forze italiane, lasciate in balia dei tedeschi, s’erano sfasciate,
dissolvendosi in un drammatico fuggi-fuggi,
ricostruito poi da uno dei più riusciti film
con Alberto Sordi: «Tutti a casa».
(1 – continua)
(nel disegno: il generale Pietro Badoglio)
Apertura di San Marco
Sabato 14 e domenica 15
settembre sarà aperta la
Chiesa di San Marco a Jesi con
orario dalle 10,30 alle 12:30
e dalle 17 alle 19. Il servizio
è gestito dai volontari del
Gruppo FAI di Jesi e Vallesina.
Domenica in fattoria
Domenica prossima, a partire
dalle ore 10, la fattoria
didattica Arcafelice, in
via Minonna 75, organizza
una mattinata dedicata
al mondo dell’apicoltura
guidata dall’esperto Adelmo
Calamante. Sarà offerta
una degustazione di miele e
prodotti biologici aziendali. Per
informazioni e prenotazioni,
da effettuare entro la giornata
di sabato, gli interessati
possono contattare i numeri
339 8322578 o 333 4773685.
Intervista al dr. Gabrio Filonzi, past president Rotary Club Jesi
Per Jesi e per i giovani
Il Rotary Club di Jesi ha avuto il cambio di
presidenza, e il dr Gabrio Filonzi che lo ha
guidato per l’annata 2012-2013 ha passato il
testimone al commercialista Paolo Mancinelli.
L’anno di Filonzi è stato un anno interamente
dedicato al sociale. Ad inizio mandato aveva
presentato il programma dalle
pagine di Voce della Vallesina,
dalle quali ora ne fa un bilancio.
il suo impegno costante con i ragazzi con disabilità, ai quali ogni anno offriamo una settimana di vacanza insieme alle loro famiglie
al Natural Village di Porto Recanati. Ad Alice
Bellagamba, giovane attrice e ballerina che
a livello nazionale si sta distinguendo per il
Quali progetti dell’anno portati avanti?
Il completamento del progetto triennale dedicato all’Oikos,
con la raccolta di venticinquemila euro per la realizzazione
di reparti come lavanderia, stireria e infermeria. Matching Grant per don suo talento sia al cinema che in tv. In occaLuigi Carrescia per una clinica oftalmologica. sione della consegna del riconoscimento ad
A Jesi il restauro della Fontana dei Leoni e Alice è stata organizzata una serata coordiinterventi mirati per il recupero di strutture nata da Agnese Testadiferro in cui si è parlato
storiche, come monumenti, grazie al contri- dei valori evidenziandone il rapporto con la
buto dell’artista jesino Massimo Ippoliti. Ini- pubblicità. Sono, a tal proposito, intervenuti
ziative a sostegno dei terremotati dell’Emilia professionisti del settore conosciuti a livello
Romagna con spettacoli teatrali, ballo in ma- nazionale e non solo: Eugenio Gibertini , foschera, partite di calcio e burraco per contri- tografo pubblicitario che in occasione della
buire alla ricostruzione della scuola elemen- serata ha realizzato un servizio fotografico
tare di San Felice sul Panaro. La consegna con Alice per spiegare il lavoro dietro a uno
di tre defibrillatori e sussidi a sostegno delle scatto; Marco Giammarini, modello; Jacopo
difficoltà all’apprendimento per i ragazzi je- Maggi, copywriter.
sini dell’istituto comprensivo Carlo Urbani.
Sono stati pubblicati due libri, “Spezie,
E cosa rimane da finire?
dove la vita batte a colori” e “Jesi ieri e
La macchina attrezzata per disabili a causa oggi”, di cosa trattano?
dell’indisponibilità dello sponsor con il quale “Spezie” è un libro fotografico di Marco Pozsi erano presi accordi. Questo sarà però un zi , apprezzato cardiochirurgo pediatrico con
progetto che verrà riproposto. In questo anno la passione per la fotografia, durante i viaggi,
di lavoro, in cui mia moglie Patrizia è stata di che gli è riconosciuta a livello internazionale
grande supporto, ho avuto molta soddisfazio- con premi prestigiosi come l’Austrian Super
ne sia personale che a livello di Club perché Circuit Gran Prix. Nel 2003 è stato nominasiamo stati al centro delle attività distrettua- to Travel Photographer dell’anno per la rili ricevendo dimostrazioni di stima dal Past vista Geographical. Ogni pagina del volume
Governatore Mauro Bignami e dall’attuale custodisce un ritratto ricco di espressività di
Luigi Falasca. A tal proposito ho ricevuto un persone di etnia, cultura e religione diversa.
Paul Harrys, la più alta onorificenza rotaria- Il ricavato della vendita del libro è destinana in occasione del Congresso distrettuale e to al progetto Vita Nova per la costruzione
sono stato nominato Affiancatore dal Gover- di un reparto di cardiologia infantile in Zamnatore Falasca per coordinare le prossime at- bia. “Jesi ieri e oggi” di Giorgio Ginesi, con la
tività dei Club Alta Vallesina, Fabriano e Jesi. prefazione di Loretta Mozzoni, racchiude la
Quali sono stati i momenti che ricorda con storia di Jesi con immagini che confrontano
commozione?
la città dal 1600 ad oggi. Un confronto, dallo
Sono stato colpito dalla partecipazione emo- stesso punto di vista, tra l’immagine antica
tiva che ha avuto il racconto della storia di con quella attuale. La ricostruzione puntuale
Kristel Marcarini, la ragazzina che per una del nostro socio trasmette il suo amore per
pasticca di ecstasy ha interrotto i suoi sogni Jesi facendone comprendere la fisionomia nel
di campionessa di sci. Per l’occasione era passato, suscitando emozione e curiosità per
presente la mamma di Kristel e il giornalista qualcosa che non c’è più o che è mutato. Lo
Luca Pagliari che ha presentato il suo libro spaccato urbano che ne emerge ci restituisce
“Kristel. Il silenzio dopo la neve” di fronte a il senso dell’antichità e nobiltà della nostra
più di duecento ragazzi delle Scuole Medie città.
Superiori.
Il dr Filonzi augura al nuovo presidente dott.
A chi è stato assegnato il Paul Harrys in Mancinelli un anno di soddisfazioni per il Club
questo anno?
di Jesi continuando a portare alto il senso
Al dottor Stefano Pileri che, insieme al suo dell’amicizia che è alla base di ogni iniziativa
team di lavoro, ha fatto fare passi da gigante rotariano, perché “il Rotary non fa beneficenalla ricerca per i linfomi ed è tra gli scien- za, ma fa progetti che nascono dal confronto
ziati più accreditati al mondo. Ad Antonio tra amici che coinvolgono la cittadinanza”.
Massacci, presidente Anfass e Anteas Jesi, per
a.t.
regione
VocedellaVallesina
15 settembre 2013
scusateilbisticcio
della
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Dedicata a Franco Corelli, grande artista, la 42° Stagione Lirica del Pergolesi.
Un perfezionista antagonista di se stesso
(ghiribizzi lessicali)
PeterPun (con la u)
www.peterpun.it
EVVIVA MARIA CHIARA
La Ministra dell’Istruzione ha recentemente esortato i
docenti a irrogare con molta più “parsimonia” la bocciatura
(nuocerebbe all’autostima dello studente). Coraggio, ragazzi,
non siete più… appiedati! Siete a cavallo. Anzi: IN CARROZZA.
PESSIMISMO STORIOGRAFICO
(parla un’anziana insegnante)
La Storia Universale, o mie bambine,
la Storia Universale, o bimbe amate,
è una sequela di carnevalate,
intervallate da carneficine.
GRASSO è BELLO
Chi non conosce Fernando Botero, pittore e scultore
boliviano, le cui figure sono caratterizzate dalla voluminosità
“extralarge”?
Gran Botero, gran Botero,
dell’Obeso sei l’Omero!
PER CALLI E CAMPIELLI
(italiano… alla tedesca)
Giugno 1934 – Da un paio d’ore Hitler e Mussolini sono a
colloquio in uno dei più esclusivi alberghi di Venezia. A un
tratto il Führer propone al collega: Vogliamo uscire a fare
due pazzi?
MEZZI DI TRASPORTO
Il cognome di un celebre compositore tedesco – morto
settantenne a Venezia l’anno in cui nasceva Mussolini
– significherebbe, tradotto in italiano: costruttore e/o
riparatore di carri; analogamente, quindi, al nostro
CARRARO. Di chi si tratta?
***
Soluzioni del gioco precedente:
Il vocabolo GIFT in tedesco significa veleno.
lacitazione
A cura di Riccardo Ceccarelli
Per recuperare il vero cristianesimo
Il paradigma illuministico si sta dimostrando ormai finito e
la ragione deve essere completata dalla fede. Questo viene
confermato dalla crescente ostilità laicista verso ogni religione. […] Ogni soluzione che sopprima l’amore è falsa. Non credo che si debba lottare contro il liberalismo e il secolarismo.
Penso invece che si debba essere più vicini a Cristo e servire
le necessità della gente con amore e verità. Questo è il solo
modo per recuperare il vero cristianesimo. Il secolarismo diventa forte perché la nostra fede è debole e ideologicamente
da raddrizzare.
Myroslav Marynovych, intellettuale ucraino, vicerettore
dell’Università Cattolica di Leopoli, “Avvenire-Agorà”, 18
agosto 2013, p. 3.
lapulce
Guerra!
No: almeno per ora non si tratta di quella in Siria e dintorni.
Domenica 1° settembre, senza che quest’anno alcuno abbia
fiatato (forse presi da problematiche più grosse) s’è aperta
puntualmente la caccia, vera guerra contro indifesi e sempre
più rari animali. Ce ne siamo accorti quando verso le cinque
del mattino per le campagne sono risuonati gli spari di questi
eroi della doppietta. Che, mentre continuano a proclamare
di amare “da morire” (!) la Natura, ripetono che la caccia
c’è sempre stata. Ci sto: ma allora “cacciatevi” nelle caverne, e brandite arco e frecce.
Delegazione
ASSONAUTICA
v
V
Parlare di Franco Corelli non è facile.
Esiste una scarsa documentazione sonora della sua attività artistica. Rare le
incisioni, a volte gelosamente conservate da collezionisti o introvabili. Ne è
in parte responsabile lo stesso Franco
Corelli che non amava effettuare registrazioni. “Quello che si dà in teatro, in
un disco non lo si può dare” affermava.
Diffidenza pienamente giustificata. La
sua voce non era in effetti ‘fonogenica’. Impossibile riprodurne il volume,
l’intensità, la gamma degli armonici, la
qualità dell’interpretazione. Franco Corelli lo sapeva e desiderava per questo
non avere a che fare con artifici tecnici.
Intendeva essere sempre se stesso, con
la tensione, l’emozione, l’impegno che
metteva quando saliva in palcoscenico.
Di tutto questo si aspettava che il pubblico si accorgesse. Prova di onestà professionale, di determinazione, di autentica passione artistica. ‘Un perfezionista
sempre in gara con se stesso’ lo definiva
Carlo Perucci, suo compagno di studi,
già direttore artistico del Pergolesi, poi
dell’Arena di Verona. Per valutare la sua
arte occorrerà allora tener conto anche
di come e di quanto il carattere di Franco Corelli sia riuscito a forgiarla.
Franco Corelli nasce in Ancona l’8
aprile del 1921. La sua casa è di fronte
al mare, a pochi passi dalla Mole Vanvitelliana. In famiglia si coltiva la musica: suo nonno e due zii sono tenori; suo
fratello studia da baritono. Franco incomincia presto ad ascoltare arie d’opera
e romanze. Forse, guardando la Mole
dall’alto, immagina galeoni e pirati, cavalieri ed assedi. Forse, poco più lontano, il Teatro delle Muse gli sembra una
reggia incantata. Intanto cresce, studia,
incomincia a praticare diversi sport; soprattutto il canottaggio che gli temprerà
un’ugola d’oro e polmoni d’acciaio in un
fisico statuario. Prova per divertimento
a cantare, ma lo zittiscono subito. Ha
una voce impressionante, potentissima, ma ancora grezza, inascoltabile in
spazi ristretti: è un fiume di voce, un
materiale magmatico incandescente
ancora tutto da forgiare. Sarà appunto
questo l’impegno a cui incessantemente Franco Corelli si dedicherà a costo di
molto studio, soprattutto individuale,
con il proposito di dominare e superare
sempre se stesso. All’inizio tuttavia non
pensa ad una carriera artistica. Si diploma, si iscrive all’università, si impiega
al Comune di Ancona. Un amico però,
Carlo Scaravelli, lo incoraggia a studiare canto persuadendolo ad entrare
nel Conservatorio di Pesaro dopo una
favorevole audizione. Non sarà un allievo assiduo: preferirà ascoltare dischi di
 radioDuomo
SenigalliainBlu•95,2Mhz
Autoscuole
Corinaldesi s.r.l.
grandi interpreti, provare e riprovare da
solo per trovare la giusta impostazione, la più appropriata inflessione. Sarà
grazie a questo singolare metodo che
riuscirà a controllare la sua voce e a raffinare la sua arte.
Ancora con il sostegno morale dei suoi
amici, nel 1950 Franco Corelli è ammesso ai corsi di perfezionamento del
Teatro Comunale di Firenze. L’anno
successivo, dopo un tentativo non riuscito, ritenta il concorso del Centro Lirico Sperimentale di Spoleto. Lo supera
con buona votazione, ammirazione e
sorpresa dei componenti della giuria.
Giunge subito il debutto in ‘Carmen’ a
Spoleto ed è successo pieno. Sarà questa l’opera più spesso interpretata da
Corelli, ma non la sua preferita anche
se per essa raccoglierà lodi a profusione da parte della critica. Scriveranno fra
l’altro: ‘Ciò che fa di Don José la sua più
grande interpretazione è quel senso di
così profonda, quasi tragica malinconia
e quella compiutezza espressiva nell’ira,
nel pianto, nell’implorazione che negli
ultimi due atti raggiunge culmini non
superabili in palpiti di sentita e sofferta
umanità’. Preciso è un altro commento :
‘Voce bellissima, piena di armonici e misteriosa in quel suo inconfondibile colore
di antico e di perduto che prende l’anima’. Giudizi esaltanti continueranno
ad aggiungersi per altre interpretazioni,
ma Corelli dichiarerà di non avere preferenze fra le opere del suo repertorio.
In tutte, affermava, aveva trovato momenti di grande bellezza. Vero è che ad
ognuna dedicava uno studio esclusivo.
E in ognuna metteva l’anima.
Vivere e soffrire per un sogno
Debutto dunque a Spoleto seguito da
molti altri nei massimi teatri d’Italia
e in altre opere. Il grande repertorio è
suo, ma aggiungerà anche rarità come
il ‘Boris Godunov’, ‘Enea’ di G. Guerrini, ‘Guerra e pace’ di S. Prokofev, ‘Giulio
Cesare’ ed ‘Eracle’ di Haendel, ‘Khovan-
scina’ di Mussorgshij; o alcune di eccezionale impegno come ‘Il Pirata’ di Bellini, ‘Poliuto’ di Donizetti o, di Spontini,
‘Agnese di Hohenstaufen’ rappresentata a
Firenze e nel ’54 e, nello stesso anno accanto alla Callas, ‘La Vestale’ che inaugurerà la Stagione scaligera con memorabile successo.
Accoglieranno poi Corelli le arene di
Verona, Caracalla, Macerata e sarà una
prova del fuoco perché pochi cantanti
a questo genere di esperienze sopravvivono. Passerà successivamente nei
grandi teatri d’Europa, del Giappone,
delle Filippine. In America avrà accoglienze trionfali e acquisterà tanta popolarità che al Metropolitan finiranno
per chiamarlo ‘Mister sold out’ (Signor
‘tutto esaurito’). Avrà come partners gli
esponenti del gotha internazionale del
melodramma. Eccellerà come ‘tenore
eroico’, ma riuscirà a cesellare anche
ruoli di grande delicatezza lirica come
in ‘Bohème’, ‘Werther’, ‘Giulietta e Romeo’ e persino in una raccolta di ‘Canti
religiosi’ che oggi costituiscono una vera
rarità discografica.
Corelli lascia le scene, come la Tebaldi,
quando è ancora all’apice della carriera e conserva intatte, anzi, anche più
raffinate, le qualità della sua voce. L’ultima sua recita è a Torre del Lago, in
‘Bohème’, nel ’76, a cui farà seguito solo
un concerto a Stoccolma nell’81 accanto
a Birgit Nilsson. Poi ritorna in Italia per
aprire a Milano un’Accademia di Canto
di alto livello. È per lui una conquista di
libertà. Da tempo si sentiva prigioniero
della sua voce. Confidava agli amici di
essere diventato schiavo delle esigenze
e delle responsabilità della sua professione. E aggiungeva: ‘La vita è un sogno’;
che a lui era costato molto realizzare.
Prima di spegnersi il 29 ottobre 2003 a
Milano, come Verdi a seguito di un ictus, Franco Corelli aveva indetto in Ancona tre edizioni di un Concorso Lirico
a cui molti giovani, promettenti cantanti avevano partecipato. Alla serata
di premiazione di uno di questi, che si
svolgeva nel cortile interno della Mole
vanvitelliana, apparve presso il Tempietto dorico di S. Rocco al centro della
grande area pentagonale. Alto, imponente, elegante, scese di lì mentre si diffondevano intorno le note del ‘Nessun
dorma”. Forse proprio in quello scenario naturale così suggestivo e appropriato all’opera pucciniana aveva sognato da
ragazzo di cantare la ‘sua’ ‘Turandot’.
Augusta Franco Cardinali
Nella foto: Franco Corelli e Maria Callas
in ‘Poliuto’. Teatro alla Scala, dicembre
1960
Tutte le mattine alle 7,06 e in replica alle 24,00
il pensiero del giorno del vescovo Gerardo Rocconi
Giornale radio alle 12,30 e alle19,03
Il Palazzo e dintorni il giovedì alle 12,45 e alle 19,20
Point
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CLUB d’ITALIA
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della
attualità
VocedellaVallesina
15 settembre 2013
un vizio antico e Una piaga sociale. Le slot machine
Gioco d’azzardo e video poker
Un uomo solo al comando
di Remo Uncini
Quando negli anni 50’ si svolse il Giro d’Italia, un campione
del ciclismo da solo stava affrontando le salite delle Alpi. Il
cronista che commentava tale evento alla radio, cominciando la trasmissione così si esprimeva: “un uomo solo al comando sta scalando con la sua bicicletta le tortuose strade
delle Alpi.” Era Coppi . Stava inchiodando gli sportivi di tutta Italia alla radio, facendo il tifo per questo campione che
fa parte della storia del ciclismo sia nazionale sia mondiale. Questo episodio mi fa riflettere sulla situazione politica
che da un po’ di mesi si sta discutendo in Italia. Ci troviamo
di fronte a un partito democratico, prossimo al congresso
che nella figura del sindaco di Firenze Matteo Renzi vede
la possibilità di rilanciare la proposta politica ma si corre il
rischio che la politica venga racchiusa attorno a una persona che può presentare caratteristiche innovative, riuscire a
bucare lo schermo della televisione, entrare nel vissuto delle persone, dare una speranza per il futuro, ma visto però
come il salvatore. Il leaderismo ha coinvolto gli schieramenti di sinistra e di destra presentando l’anomalia di affidare la
politica ad una appartenenza solo soggettiva, invece che ad
un coinvolgimento plurale sui problemi. Stiamo acquisendo
una mentalità anglosassone dove la scelta del leader diventa
più importante dei fatti elaborati da un collettivo che si riconosce in una forza democratica. Non può essere solo la persona a decidere ma devono essere gli organismi che partono
dalla base che si riunisce nei circoli del paese per arrivare
alla dirigenza dove un gruppo di persone cerca di fare sintesi di un dibattito più vasto.
Non ho mai creduto al leaderismo della politica, perché
nella mia esperienza di attivista in provincia, l’importante
era la partecipazione, essere in qualche modo coinvolto su
scelte che si facevano in altre sedi. Oggi, si rileva la distanza dei cittadini dalla vita pubblica, in politica, in cui conta
solo la persona scelta, rispetto al programma, con il rischio
di delegare al leader che si vende meglio, dandogli un potere
importante che soltanto le elezioni può rimettere in discussione. Non più una democrazia partecipativa ma presidenzialista.
La politica è l’analisi e la ricerca collettiva che obbliga anche
i dirigenti a rispettare, in un rapporto tra elettore ed eletto
sulla fiducia. Il rischio che tutto si decide a Roma. Le assemblee di migliaia di persone nelle feste e nei comizi non sono
un presentare un’idea a favore dei cittadini, ma solo presentarsi e questo è il pericolo di avere solo “un uomo solo al
comando”.
Sindrome da computer
“Non riesco più a parlare con mio figlio. Tutto il giorno ha da
trafficare con il computer. E se mi avvicino e gli chiedo cortesemente: ‘Scusi, permette una parola?’ rischio pure che mi
mandi a quel paese”.
La lamentela è di un signore amico di famiglia, del quale non
faccio il nome perché potrebbe essere di chissà quanti altri
padri. Vero: i nostri figli passano più o meno tre quarti della
loro giornata davanti al computer, sottraendo non di rado anche ore al sonno o ad attività di sicuro fisicamente più salutari.
Ci si può chiedere: quale è il problema? Beh, se la scienza ha
riscontrato che l’abitudine ad un’attività e la ripetitività dei
gesti producono modifiche fisiche e comportamentali è possibile azzardare qualche previsione riguardo all’uso incessante del
computer e dei media in genere.
In futuro potrebbero nascere individui con gambe semi atrofizzate a causa dell’uso limitatissimo che se ne farà. Non è da
escludere poi che le dita delle mani resteranno rattrappite
perché non serviranno; ad eccezione forse di un lungo indice
adunco: quello che clicca ripetutamente sul mouse. Gli occhi
appariranno fissi e ieratici come quelli dell’imperatore Costantino, sporgenti a dismisura e con le pupille dilatate. Visto che
s
p
i
g
di Riccardo Ceccarelli
Il gettito è sicuro. Lo Stato non esita
a incentivare il gioco d’azzardo. Anzi,
sembra premiare proprio le società del
gioco. Nel recente decreto per abolire
la famigerata IMU sulle prime case e
trovare parte del corrispettivo, il governo ha deciso di agevolare le società
concessionarie riducendo a “solo 620
milioni di euro a carico del mondo
dell’azzardo, a fronte dei 2,5 miliardi
indicati da una sentenza della Corte dei
Conti per le irregolarità che avevano
commesso nell’allacciamento delle slot
machine alla rete che avrebbe dovuto
calcolare giocate e incassi”. Il mondo
dell’azzardo non è solo incentivato ma
addirittura premiato. Un bell’esempio
per tutti, che continua quanto è già stato fatto in passato. In questi anni inoltre si è assistito a una crescita esponenziale degli impianti di sale-gioco con
video poker e di “macchinette” in bar
e luoghi di ritrovo, di “gratta e vinci”
dalle infinite diciture e combinazioni,
stimolando una corsa frenetica ad un
chimerico arricchimento improvviso quanto disimpegnato, favorendo
così un nichilismo morale sempre più
diffuso. Una frenesia che ha causato e
causa una vera malattia, personale e
sociale. Non per nulla si parla da tempo di ludopatia, di dipendenza cioè
dal gioco come si trattasse di droga e
di alcool. Ludopatia al pari della tossicodipendenza e dell’alcolismo. Adesso
di questi giochi se ne fa pure insistente
pubblicità su internet e in televisione,
magari con l’ipocrita ammonizione che
essi sono riservati solo ai maggiorenni.
E tutto ciò nella legalità e nella legittimità. Non aggiungiamo nulla riguardo alla sua illiceità morale, sulla quale
si specula e alla grande. Se infatti è lo
Stato che l’organizza non può essere
che legittimo, risponde cioè alle leggi
che si dato. Ciò però non dà la patente della liceità morale. Non entriamo
neanche nello specifico della sanatoria
prevista per cui “viene violato un principio di etica pubblica senza che vi sia
un reale vantaggio per l’erario”, un sostanziale incentivo del governo sotto
forma di condono. Il problema che ci
interessa è a monte, è quello del gioco
di azzardo, che se sempre c’è stato ma
ora sta diventando un’autentica piaga
sociale. Lo hanno ampiamente dimostrato le inchieste e l’attenzione che vi
ha dedicato e vi dedica da tempo, Avvenire, unico tra i quotidiani a sottolineare la gravità sociale di questa autentica malattia dalla connotazione quasi
epidemica. Il gioco d’azzardo, “macchinette” o video pocker che sia, ti “rosica” il cervello, te lo mangia giorno per
giorno, ti monopolizza ogni energia, ti
fa vivere quasi in catalessi con l’unico
miraggio della vincita “forte” che non
arriva mai, ti assorbe denaro e pensieri
mettendo in crisi relazioni personali e
famigliari. Il gioco diventa l’unico “valore” di riferimento camuffato da una
sfida che ti insegue e che vuoi vincere
ad ogni costo, e induce una specie di
ottundimento della razionalità, tanto
che magari di fronte all’amico che ti
mette in guardia sei pronto a negare, o
meglio dici di riuscire a dominare: ma
sono parole come paraventi illusori e
illusivi destinati a cadere in un batter
d’occhio. Da sottolineare poi come il
gioco d’azzardo riesce con facilità a
sfasciare completamente le famiglie.
Non ci sono relazioni affettive che resistono in contemporanea con il gioco,
compromettendo e rovinando rapporti all’interno della famiglia, rendendoli
aridi e insignificanti fino a farli diventare insopportabili, con una visibile e
tangibile estraneità dell’uno all’altro,
salvo mantenere apparenze di comodo. Non di rado il gioco fa cadere nelle grinfie di usurai che trovano fertile
terreno in giocatori alla rincorsa della
vincita risolutiva che, non arrivando,
peggiora sempre più la situazione. Si
assiste così ad un avvitarsi di esistenze in spirali di disperazione che hanno
non di rado come ultimo giro se non
il suicidio, certamente la distruzione
dei giorni della propria vita percepita
senza senso e senza orizzonti, pur in
un apparente e amaro sorriso. Che uno
Stato faccia cassa su una piaga sociale
conclamata non si può accettare e non
c’è che da vergognarsi. Hanno provato
a dirlo alcuni deputati (vedi Avvenire
del 31 agosto, p. 3), sostanzialmente
inascoltati. Se lo Stato riesce a far soldi sulle malattie altrui, siamo arrivati
ad un punto di non ritorno. Invece di
porre qualche argine ad un vizio antico, lo specularci sopra è quanto di più
vergognoso possa esserci. Con la soddisfazione del fisco, non certo con la
buona pace della coscienza che in noi
cristiani, ma anche in chi cristiano non
è, dovrebbe ribellarsi.
t e r r e l e m e n t a r i
Le mura senza paura
di Silvano Sbarbati
“Vuoi sapere come la penso? È che queste vostre città o paesi, comunque hanno le mura che le circonda”. L’affermazione mi viene da un giovane amico che
da qualche tempo si è stabilito (ma non
stabilizzato, precisa lui…) dalle nostre
parti. Ho provato a ribattere, mettendo
l’accento sulle cose positive: la difesa,
il senso della comunità, l’aggregazione,
il luogo domestico e protettivo: niente
da fare. Lui ha sempre ribaltato le mie
considerazioni benevole sulla nostra
realtà civica mettendo, da parte sua,
come estraneo, l’accento sulle mura che
stringono, e che in altre parole respingono che si avvicina. È stato un dibattito
nato durante una cena conviviale in una
delle tante feste che hanno punteggiato
i tanti posti di questa estate. C’era da
ben mangiare e da bere buono, eppure,
gratta che ti gratta, nelle riflessioni sul
come si vive e sul come si convive dalle nostre parti, il mio giovane amico ha
portato il discorso sulla realtà che lui
mal sopporta. La città murata, insomma.
O grande o piccola, si connota pur sempre dalla cinta muraria. Sarà anche una
attrattiva turistica, no? Ho provato a ribattere ancora, come difesa ad oltranza
del mio luogo d’origine. Sarà, risponde
lui, ma anche il turista deve entrare per
le vostre porte, attraversando le vostre
mura. A difesa di che cosa? Gli chiedo.
E lui: dovresti dirmelo tu, indigeno. A
difesa vuol dire che forse abbiamo una
qualche paura? Ma no, ma no… era così
dappertutto ai tempi bui delle aggressioni tra popoli e nazioni, tra il dentro
e il fuori. Già, ma è anche vero che queste mura hanno resistito a lungo e che
non verranno più usate, le corde vocali diventeranno sempre
più esili fino a scomparire. Di conseguenza anche i polmoni si
ridurranno in un torace asfittico. Per l’abitudine di stare ore e
ore seduti, manco a dirlo, le natiche prenderanno forma cubica. Insomma il rischio ipotizzabile, paradossale quanto volete,
comunque non da escludere completamente, è di diventare
uomini bionici; con ‘un fisico bestiale’, ma certo non da cul-
o
l
a
il cuore pulsante, i centri storici restano
dentro, più o meno intatti o mal conservati. Resta, ancora, irrisolto il senso
della affermazione del mio giovane amico: le sue poche parole sottintendono,
forse, che qui dalle nostre parti esiste
e persiste forte una dimensione delle
mura come protezione, a racchiudere e
a separare, così come è nella funzione
delle mura. La domanda mi resta intatta, anche quando il mio giovane amico
alza il bicchiere alla mia salute, con
benevolenza, sorride e mi invita a sorridere: “Dai, che in fondo fuori dalle
mura ci sono i vigneti del Verdicchio e
le cantine padronali, con le botti piene,
stavano dentro, ben protette…”. Mh, la
vendemmia è appena iniziata, la raccolta sarà buona, avremo vino di buona
qualità. Non c’è da avere paura di nulla.
Mura senza paura?
turista. A meno che… a meno che non si produca una reazione
improvvisa a questa ‘sindrome da computer’ e a chi sta tanto
a lungo ipnotizzato con gli occhi fissi sul suo piccolo schermo
non venga d’un tratto la voglia di alzarsi dal pensatoio, di stiracchiarsi vigorosamente davanti alla finestra spalancata e di
mettersi a cantare a gola spiegata ‘O’ sole mio!’
Augusta Franco Cardinali
t
u
r
e
jesi
VocedellaVallesina
15 settembre 2013
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Jesi, 15 settembre: Festa del Volontariato e Giornata del Donatore
Cittadini generosi in silenzio
È tutto pronto per la Giornata del Donatore
e la Festa del Volontariato che si terrà domenica 15 settembre in Piazza della Repubblica
a Jesi. L’evento, organizzato dall’Avis di Jesi
con il sostegno del Centro Servizi per il Volontariato, gode del patrocinio del comune e
può contare sull’appoggio di altre quattordici associazioni di volontariato: Admo Marche Sez. Vallesina, Aido Gruppo “Walter
Bendia, Anffaas Jesi, Anteas Onlus Jesi, Arca
della Nuova Alleanza, Avulss Jesi Onlus,
Auser Filo D’Argento di Jesi, Cpf Consultorio “La Famiglia”, Croce Rossa Italiana, Croce Verde Jesi, L’Albero di Pina, Nucleo Volontariato Cb Om Jesi, Oikos–Onlus, Tutela
salute mentale.
Tutte le associazioni saranno presenti in
Piazza a partire dalle 11 con materiale informativo a disposizione degli interessati. Nel
pomeriggio, ore 15.45, raduno presso Piazza
Pergolesi per la Santa Messa officiata dal Vescovo Mons. Gerardo Rocconi con la partecipazione della corale Brunella Maggiori che
si esibirà all’interno del Santuario Le Grazie.
Alle 16.45 il corteo sfilerà per Corso Matteotti e depositerà in comune una corona
d’alloro al monumento ai caduti, incornicerà
il momento la banda musicale Città di Jesi.
La manifestazione entra nel vivo con la cerimonia ufficiale e il saluto in Piazza della Repubblica da parte delle autorità (ore 17.15),
la premiazione dei donatori benemeriti e la
consegna del Premio Alessandro Federici
alle scuole secondarie di primo grado di Jesi.
A seguire ci sarà lo spettacolo della scuola
di danza di Cinzia Scuppa e il concerto dal
vivo del gruppo “Burro e Salvia”.
Donatori premiati con benemerenza.
Riceveranno la medaglia d’argento: Angela Alfonsi, Paolo Andreoni, Lorenzo Aquili,
Marco Bartoli, Roberto Bastari, Paolo Battenti, Marco Bernabei, Michele Bernacchia,
Fabrizio Bernardi, Mauro Bianchi, Tobia Bifani, Christophe Bihet, Marco Binanti, Maila
Brunori, Elena Carnali, Elisa Carnali, Carla
Ciarimboli, Gabriele Ciarmatori, Filippo
Cingolani, Emiliano Collamati, Francesco
Collamati, Consoli Sauro, Andrea Coppa,
Silvano Costarelli, Maria Cristina Dominici, Simonetta Donninelli, Bruno Fabbretti,
Gabriele Farinelli, Christian Fratoni, Silvia
Fratoni, Domenico Gallo, Paolo Gastreghini,
Valentino Gigli, Alessandro Giuliani, Corrado Giuliani, Emanuele Giuliani, Debora
Gobbi, Gianluca Governatori, Vincenzo
Liardo, Eleonora Mancinelli, Monica Mannucci, Paola Manoni, Valeria Mantinovi,
Rossano Margarucci, Mirco Martinangeli, Daniela Martinez, Massimo Massaccesi,
Giuseppe Mastricci, Oreste Mendolia Gallino, Maria Montesi, Chiara Pandolfi, Gabriele Pesaresi, Francesco Petrachi, Valentina Piantini, Samuele Piermattei, Marius
Popa Florin, Amelia Posella, Marino Rinaldi,
Emanuele Romagnoli, Chiara Rossetti, Patrizia Rossi, Luca Santoni, Attilia Scorcel-
letti, Salvatore Tomasso,
Tetyana Totkalova, Andrea
Valeri, Carlo Vitali, Marcello Zoppi.
Verranno premiato con
benemerenza in argento
dorato: Alessandro Amadio, Raffaele Ambrosino,
Andrea Animali, Samuele
Animali, Simonetta Ascani, Alberto Attilio, Michela
Barboni, Mauro Belardinelli, Carla Bocchini,
Adriano Bornigia, Francesca Bugatti, Roberto Cappannari, Benerio Carbini, Enrico Cartuccia, Mirco Ciampichetti, Roberto Ciccarelli, Carlo Cofanelli, Bruno Corinaldesi,
Fabio Donninelli, Diana Duca, Michela Fabrizi, Emanuele Fantini, Paolo Ferretti, Roberto Ferretti, Cristiana Filipponi, Galdino
Gennaretti, Enzo Giampieri, Giorgio Giovagnini, Luca Lorenzetti, Prstac Zeljko Marinelli, Susanna Massei, Andrea Ottaviani,
Gianfranco Pagoni, Roberta Paziani, Patrizia
Perlini, Andrea Petrolini, Paolo Pettinelli, Renato Pieralisi, Franco Pierella, Stefano
Pigliapoco, Daniele Pinti, Dario Romagnoli,
Riccardo Sartelli, Mario Scarpini, Ilenia Simonetti, Stefano Spinaci, Alfredo Stronati;
Francesca Zamponi, Marino Zannotti.
Riceveranno la benemerenza in oro: Roberto Barocci, Fausto Bellagamba, Andrea
Bianchelli, Fosco Brunetti, Sergio Bucciarelli, Andrea Carletti, Franco Carletti, Ro-
berto Cecconi, Francesco Celli, Luciano
Chiucchiu’, Lorenzo Ciccarelli, Cristiano
Corinaldesi, Doriano David, Leonardo Di
Iorio, Paolo Famiglini, Mauro Fiordelmondo,
Yames Governatori, Daniele Latini, Luciano
Magnarini, Paolo Marchegiani, Piergiorgio
Mazzocchetti, Alfio Paoloni, Gabriele Ragni,
Franco Rosetti, Daniele Santinelli, Libero
Silvi, Alessandro Staffolani, Isabella Talacchia, Emanuela Tantucci, David Togni.
Donatori premiati con benemerenza in
oro con rubino: Lucio Benigni, Andrea
Bordoni, Gabriele Brunetti, Franco Carbonari, Silvano Ferretti, Danilo Fiorini, Mauro
Moretti, Leonello Negozi, Bruno Radicioni,
Andrea Raffaeli, Leonardo Rasicci.
Riceveranno la medaglia in oro con smeraldo: Giovanni Bernardini, Fausto Callimaci, Stefano Catani, Paolo Mariani, Pacifico
Tantucci, Sauro Vichi.
La benemerenza in oro con diamante andrà a Walter Ferri.
Jesi: a San Niccolò fino al 15 settembre, le foto di Sandro Mengoni
Majolati Spontini: intervento dei Vigili del Fuoco
Istanti. Fotogrammi di vita quotidiana fermati per fissare ciò che
si diluisce e perde, irreversibilmente, nel fluire del Tempo. È
l’interessante mostra fotografica
di Sandro Mengoni: Appunti, fotografie 1971-2013, presso la chiesa
jesina di San Niccolò.
È la prima manifestazione culturale che l’antica cattedrale
accoglie da quando, il 1° giugno,
il Tempio è diventato Sede locale
della Commanderia ex Val Esino
dell’Associazione Cavalieri Templari Cattolici d’Italia, che presidia regolarmente e che gestisce i
rapporti con gli utenti per le attività culturali che vi si promuovono.
Mengoni è artista bolognese ma è
marchigiano di adozione; inizia a
fotografare ogni anfratto della realtà quotidiana alla fine degli Anni
Sessanta. Un patrimonio iconografico immenso il suo, un mare
di emozioni e di momenti unici
fissati dalla sua macchina fotografica con la quale prende Appunti,
appunto.
È lui che parla di sé e della sua
esperienza con l’obiettivo: «Per
me la macchina fotografica è
come il taccuino per il viaggiatore; è un mezzo per fissare la realtà,
il quotidiano, non il reality che va
tanto di moda in questo momento.
La realtà è la verità pura e nuda; il
reality, invece, è una manipolazione. Per questo motivo m’interessano meno le foto costruite e quelle
elaborate. Da osservatore discreto,
io voglio raccontare ciò che vedo.
Se riesco a suscitare nell’osserva-
Vigili del Fuoco intervengono per
mettere in sicurezza la facciata
della chiesa parrocchiale. Sabato 7
settembre, nel pomeriggio, si sono
registrati dei piccoli crolli nelle
guarnizioni delle finte colonne che
incorniciano la facciata della chiesa parrocchiale di Majolati: Santo
Stefano. Sono subito intervenuti i
Vigili del Fuoco del distaccamento
di Jesi con una potente autoscala.
Le cause del crollo sono certamente da imputare all’esposizione
dei fenomeni metereologici, ma
anche il guano dei piccioni che,
numerosissimi stazionano nel
campanile e nei cornicioni della
chiesa, favoriscono il danneggiamento degli edifici, non solo della
chiesa parrocchiale. Il problema
dei piccioni sta diventando sia
un problema igienico-sanitario,
I Vigili hanno verificato lo stato
di conservazione di queste guarnizioni in calce e gesso, hanno
provveduto a rimuovere le parti
pericolanti e hanno provveduto
a recintare la zona sottostante a
quella dei crolli in attesa di una
verifica più dettagliata. La facciata
fu realizzata nel 1928 in occasione dell’ampliamento della chiesa,
completato l’anno successivo, un
grande intervento voluto dal parroco Don Enrico Taccaliti, una
delle figure più importanti e generose della Chiesa majolatese.
sia di decoro, sia dei danni alle
strutture causati dalla corrosione.
Oltre alle nidiate poste nelle buche del campanile, la sera i piccioni si riparano nei cornicioni e nel
sottotetto della chiesa, ma anche
presso altri edifici privati e con
una certa periodicità i proprietari devono rimuovere dai terrazzi
e dalle gronde le sostanze organiche. Quindi, insieme alla riparazione del manufatto, sarebbe
opportuno eliminare le cause di
questo degrado: i piccioni.
“Appunti” di vita scritti attraverso l’obiettivo Sicurezza e decoro della chiesa
tore un’emozione o, comunque,
una percezione positiva, ritengo
soddisfatto il mio intento di trasmettere qualcosa e di far riflettere».
Uno che va al concreto, Mengoni:
non certo uno dei troppi coreografi dell’inutilità tanto ostentata
dal tubo catodico, dove gli eroi
sono fantocci creati per alimentare illusioni. No, gli attori delle sue
immagini, rigorosamente in bianco e nero per esaltare il chiaroscuro dei volumi, sono banalmente
occasionali e diventano, inquadrati dal suo obiettivo, veicoli di sentimenti mai scontati, mai retorici.
Ora è la vecchiezza che condivide
una sigaretta o una scarna panchina; altrove è sempre la vecchiezza,
quella emarginata che strimpella
un violino per raccattare qualche
centesimo, oppure quella stralunata d’un “barbone” che stringe a
sé la borsa di plastica per difendere il suo residuo di speranza.
Altrove è il bacio di due amanti
riflesso sulla vetrina; oppure è la
fatica esagerata dello sforzo fisico
o il duro lavoro che interrompe
l’infanzia e la frantuma; oppure,
ancora, è il paesaggio lunare dei
sassi di Matera che fa da cornice
alla scassata carcassa d’una Topolino lasciata sui gradini d’una via
come se fosse caduta dal cielo.
È un viaggio alla scoperta di persone e cose incontrate per caso;
appunti sulla meraviglia e sulla
fragilità della vita. Lampi che parlano della natura umana, intorno
alla quale l’individuo rimane l’indiscusso eroe: qualunque copione
egli reciti, c’è una ragione in più
per mettere a fuoco le lenti e, così,
alimentare il repertorio per un’implacabile riflessione sulla Vita.
Dal 7 al 15 settembre; dalle 17 alle
20 ma, se siete fortunati, pure in
altri orari della giornata. Un’occasione da non perdere…
Oreste Mendolìa Gallino
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della
psicologiaesocietà
VocedellaVallesina
15 settembre 2013
VIII giornata diocesana del creato
Famiglia e creato
Cerchiamo intanto di chiarire alcuni riferimenti. Nel sopratitolo si parla di Giornata “diocesana”, perché in realtà
la data ufficiale sarebbe il 1° settembre di ogni anno. Così
infatti è stato stabilito fra le chiese (cattolici, ortodossi,
protestanti) riunite a Sibiu (Romania) per il III incontro
europeo nel 2006. Con libertà tuttavia di adattamento
alle varie situazioni locali. Da noi s’è cominciato un po’
alla chetichella nel 2010 e ora siamo alla quarta
edizione che speriamo significativa
e il cui programma, per domenica 29 settembre, esporremo nel prossimo articolo.
Qui sarà utile spendere due
parole sul tema che la
CEI ha proposto per
il 2013: “La famiglia
educa alla custodia
del creato”.
Il motivo di questa scelta è duplice. Intanto stiamo nel decennio che la chiesa italiana sta dedicando a quella “emergenza educativa” a suo tempo rilevata da papa Ratzinger,
la cui tematica è espressa nell’ormai citatissimo slogan:
“Educare alla vita buona del vangelo”. Secondo motivo: nei
giorni 12-15 settembre 2013 si tiene a Torino la 47.a Settimana sociale dei cattolici italiani che rifletterà su: “La famiglia, speranza e futuro per la società italiana”. E questo
nel 50° anniversario del Vaticano II che, nella Gaudium et
spes, ha definito la famiglia “la scuola di umanità più completa e ricca” (n.52). Dunque la giornata del creato 2013 va
giocata sul binomio “educazione-famiglia” al fine di conseguire una “vita buona”.
Accogliamo così una indicazione fornitaci personalmente
da papa Francesco quando nell’udienza del 5 giugno ha
denunciato la “cultura dello scarto” (povera cultura, finita
nella spazzatura!) di fronte a situazioni mondiali dove “milioni di persone soffrono di malnutrizione e di fame”.
Facciamo dunque un paio di esempiucci di quel che succede spesso nelle case. Chi scrive viene da una famiglia
dove (a parte che non c’era nulla da buttar via) quello che
si metteva nel piatto si doveva finire, senza sprecare, appunto. Specie il pane, verso cui c’era una venerazione: non
si doveva neppure tener rovesciato il filone, perché …c’era il volto di Cristo! E quante famiglie, anche “cattoliche”,
educano a ringraziare il Signore per il cibo con un briciolo
di preghiera? E per tornare allo spreco, vediamo interi bidoni di spazzatura pieni di cibi appena toccati (non parliamo poi dei supermercati e dei ristoranti!). Altro esempio, il vestiario. Anche qui, non si può pretendere che le
indaffaratissime mammine di oggi lavorino di ago e forbici per adattare i vestiti da un figlio all’altro (perdonate
ancora l’autocitazione: io, ultimo di sei, ne sono qualcosa!).
Ma è inaccettabile pure che si buttino via degli abiti buonissimi solo perché o fuori moda o perché appena “sfuggiti” al bimbo che cresce. Magari con la coscienza a posto
perché poi “si danno alla Caritas!”. Ma con l’attuale “crisi”
pare che diversi genitori stiano consorziandosi per trasferire i vestiti da una famiglia all’altra. Vuol dire questo esser
morti di fame? No: è semplicemente esercizio di educazione alla sobrietà e al buon senso. Potremmo seguitare
ancora parecchio: basti pensare agli sprechi domestici di
acqua, luce, riscaldamento. E lasciatemi aggiungere il generalizzato abuso delle stoviglie di plastica (che finiscono
per giunta nella spazzatura generica!). A questo proposito
ho ricordato più volte come negli incontri conviviali alla
cittadina di Waiblingen, gemellata con Jesi (ah, i tedeschi!),
la plastica era bandita. Piccole cose, si dirà. Ma sono proprio quelle che, messe insieme, possono educare la nuove
generazioni a costruirsi un mondo più vivibile.
[email protected]
La mente e l’anima
colloqui con lo psicologo
Elogio della disonestà
di Federico Cardinali
Lascia sempre disorientati una storia che
Gesù ha voluto raccontare ai suoi mentre,
insieme, stavano facendo l’ultimo viaggio
verso Gerusalemme.
C’era un amministratore che, minacciato dal suo padrone di venire licenziato, va dai vari debitori di questo signore
e con loro, piano piano, falsifica le carte
in modo che denuncino di meno rispetto
a quanto avevano prodotto e guadagnato,
così che possono evadere parte di quanto devono pagare e tenersi di più per loro
stessi. Fin qui, niente di strano: evadere le
tasse sembra un desiderio che ci è sempre appartenuto. In tutti i tempi e in tutte
le società. Ma lo strano arriva ora.
Quando lo viene a sapere, il padrone elogia il suo amministratore perché aveva
agito con scaltrezza. Sapeva bene, infatti, che agendo così si faceva degli ‘amici’
che al momento opportuno, quando il
padrone l’avesse licenziato davvero, in
un modo o nell’altro l’avrebbero aiutato.
Come si dice, una mano lava l’altra…
Noi ci aspetteremmo che almeno Gesù
si pronunci, criticando sia la disonestà
dell’amministratore sia l’elogio, per lo
meno complice se non ingenuo, che ne fa
il padrone. Nient’affatto. Lui prende addirittura ad esempio quest’amministratore
e sottoscrive l’elogio del padrone. “I figli
di questo mondo – dice – nelle loro cose
sono più astuti di quanto non siano i figli
della luce [nelle loro]” (Cfr. Luca 16).
Parole tranchant. Parole che diventano
una frustata all’indolenza e alla tiepidezza di chi vorrebbe coltivare pensieri e
atteggiamenti di onestà e di altruismo (=
i figli della luce), ma non sa lottare per i
propri valori. Una frustata alla tiepidezza
e all’indolenza di chi non ha più la forza
di scandalizzarsi di fronte alle ingiustizie
e alla violenza. Di fronte alla prepotenza
del più forte.
Indolenza, tiepidezza e apatia, sembra
sottolineare questa parabola, che però
non appartengono affatto a coloro che
sempre e ad ogni costo si fanno gli affari
propri. Fregandosene altamente di chiunque altro. Costoro ce la mettono e ce la
metteranno sempre tutta, pur di raggiungere i loro scopi.
In questi giorni, dentro e fuori casa nostra, ci troviamo di fronte a situazioni
pesanti e gravi. Stragi di persone inermi
e impossibilitate a difendersi; capi di governo occupati soltanto a conservare i
propri privilegi, incapaci di guardare ai
bisogni dei loro cittadini; atti di terrorismo perpetrati addirittura in nome di
una religione; eserciti e forze dell’ordine
mandati a uccidere chi manifesta contro
un regime antidemocratico. E il mondo
sta a guardare, imprigionato nel conflitto tra i grandi. E quando qualcuno vuol
mettere mano a tanta ingiustizia, sembra
capace di pensare soltanto ad aggiungere
altra violenza. Ad alimentare la guerra.
Interessi di parte che continuano a prevalere sul bene comune.
te comune. Come possiamo pretendere
che arrivino ai palazzi del potere? Adesso
i grandi, gli uomini della politica, hanno
ben altro cui pensare. Salvare o non salvare il Grande Evasore? Questo è il problema! Di fronte ai problemi di casa nostra, di fronte ai problemi del mondo, noi
siamo qui. Paralizzati intorno alle vicende di un signore che continua a piangersi
addosso, povera vittima della giustizia. E
a minacciare: muoia Sansone con tutti i
Filistei! E tutto questo, in un silenzio spaventoso (o spaventato?) perfino da parte
di chi dovrebbe portare un po’ di luce: la
luce del Vangelo.
Aveva proprio ragione il Maestro di Nazareth. I figli di questo mondo sono molto
più scaltri, nel farsi gli affari loro, di quanto non siano i figli della luce nel lavorare
perché nel mondo il bene e la giustizia
abbiano, finalmente, a vedere la Luce.
È vero, noi che ci ritroviamo qui, a scambiarci i nostri pensieri settimana dopo
settimana, siamo piccoli, non contiamo
agli occhi del mondo. La televisione non
ci fa i primi piani, i giornali non parlano
di noi, il mondo della politica e della finanza cammina tre metri sopra la nostra
testa. Ma non per questo ci perdiamo d’animo.
Se poi guardiamo in casa nostra, in Ita- È senz’altro fonte di speranza, per le
lia, sembra averci colpito una medesima forze del bene, la grande risposta che è
paralisi. Tutto il mondo della politica arrivata all’invito di Francesco di condivibloccato sulle vicende di un signore che dere una giornata di digiuno e di preghiepretende di collocarsi al di sopra di ogni ra. Digiuno e preghiera che diventano
legge e di ogni regola di civile convivenza. tempo di silenzio e tempo di riflessione.
E noi? Cittadini che vivono con un lavo- Tempo che alimenti la consapevolezza su
ro sempre più traballante, pensionati che come stiamo amministrando questo noarrivano sì e no a fine mese, giovani per stro mondo. Che la Vita – che i credenti
i quali un lavoro è soltanto un miraggio… possono chiamare il Creatore – ha messo
Problemi di bassa lega, problemi di gen- nelle nostre mani.
Chi vuole scrivere allo psicologo può farlo o per e-mail ([email protected] o [email protected])
o per posta a Voce della Vallesina - colloqui con lo psicologo - P.za Federico II, 8 - 60035 JESI
Dalla parrocchia di San Pietro Martire, il gruppo San Pio in pellegrinaggio
Sui luoghi dei santi per crescere nella fede
Pompei, Pietrelcina, Teramo, paesi e città che accolgono luoghi
di fede e di pellegrinaggio. E
santuari dove ha sostato il gruppo jesino “San Pio” della parrocchia San Pietro Martire nel suo
annuale viaggio. Promossa dalla
signora Angela Sagramola, la
due-giorni del 29 e 30 giugno è
stata guidata spiritualmente da
padre Benedetto Giacobbe che
ha sottolineato l’importanza
del sacramento della Confessione, della
preghiera e dell’affidamento al Signore
con l’intercessione dei santi. Sulla via
del ritorno, una visita al santuario di
San Gabriele dell’Addolorata in provincia di Teramo, dove i padri passionisti
si dedicano al servizio della confessione e dell’accoglienza dei tanti pellegrini, soprattutto giovani, devoti di quel
“ragazzo che ha lavorato con il cuore”
come disse il direttore spirituale di san
Gabriele, al secolo Francesco Possenti
(1838-1862). Destinazione principale
Pietrelcina, con la casa dove il santo nacque il 25 maggio 1887, la chiesa di San
Francesco che custodisce “l’olmo delle
stimmate”, il museo di padre Pio e gli
altri luoghi tra cui la Via del Rosario,
nella campagna a Piana Romana, sul
terreno che apparteneva alla famiglia
del santo, e dove i Cappuccini desiderano realizzare una Via Crucis con l’aiuto dei devoti del santo. Un’altra tappa del
viaggio sulla via del ritorno al Santuario
Santa Maria del Canneto a Roccavivara
di Isernia: un santuario custodito dalle Sorelle Francescane della Carità, dal
rettore e dai padri dell’Istituto del Verbo Incarnato. La chiesa attuale risale ai
secoli XI-XII ma le origini del culto alla
Madre di Dio nella località Canneto sono
molto più antiche poiché la fede cristia-
na fu annunciata dai vescovi di Trivento,
allora fiorente cittadina e municipio romano fin dal primo secolo dopo Cristo.
L’organizzatrice Angela e tutti i partecipanti ringraziano l’autista Roberto Vitali
dell’Esitur per la professionalità e la pazienza con cui li ha accompagnati.
Nelle foto, il santuario di Santa Maria del
Canneto e il nuovo santuario di San Gabriele dell’Addolorata.
vitaecclesiale
VocedellaVallesina
15 settembre 2013
la chiesa locale
IL DIARIO
DEL VESCOVO
GERARDO
Giovedì 12 settembre
Ore 9,45: Incontro dei parroci di città
Venerdì 13 settembre
Ore 16.30: Parrocchia Regina della Pace, S. Messa per
inizio attività Avulss
Sabato 14 settembre
Ore 18: Parrocchia San M. Kolbe, S. Messa e mandato
per animatori dei Corsi di Cristianità
Domenica 15 settembre
Ore 9.45: S. Maria Fuori Monsano, Incontro con i ragazzi
nel ricordo di don Puglisi
Ore 11: Moie, S. Messa e Cresima
Ore 16: Chiesa delle Grazie, S. Messa nella Giornata del
Donatore
Ore 21: Visita pastorale a Montecarotto, Incontro con i
Giovani
Lunedì 16 settembre
Ore 18.30: Cattedrale, incontro con i Cresimati
Martedì 17 settembre
Ore 15: Il vescovo riceve in Duomo per colloqui e Confessioni fino alle 18.30.
Ore 18.30: Cattedrale, incontro con i Cresimati
Ore 21.15: Visita pastorale a Montecarotto, Consiglio
Pastorale Parrocchiale
Mercoledì 18 settembre
Ore 18.30: Cattedrale, incontro con i Cresimati
Giovedì 19 settembre
Ore 18.30: Cattedrale, incontro con i Cresimati
Venerdì 20 settembre
Ore 19.00: Incontro con i Giovani dell’Unitalsi
Ore 21.15: Visita pastorale a Montecarotto, incontro
con Famiglie
Sabato 21 settembre
Ore 15: Visita pastorale a Montecarotto, Ragazzi del
Catechismo
Ore 18.30: Parrocchia San Pietro M., S. messa e Cresima
Domenica 22 settembre
Visita Pastorale a Montecarotto:
Ore 9.30: S. Messa all’Ospedale
Ore 10,30: Incontro con i Ministranti
Ore 11.15: Santa Messa per la Famiglia
a cura di
don Corrado Magnani
[email protected]
7
15 settembre 2013
24a Domenica
del tempo ordinario
Dal Vangelo secondo Luca
(15,1-32)
davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte. Disse ancora: Un
uomo aveva due figli. Il più giovane disse
al padre: “Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta”. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti
giorni, il figlio più giovane, raccolte le
sue cose, partì per un paese lontano e
là sperperò le sue sostanze vivendo da
dissoluto…..Quando era ancora lontano
il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò…Il
padre disse ai servi: “Presto, portate qui
il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi.
Portate il vitello grasso, ammazzatelo,
mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in
vita, era perduto ed è stato ritrovato”. Il
figlio maggiore si trovava nei campi. Al
ritorno quando fu vicino a casa, udì la
musica e le danze; chiamò un servo e gli
domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: “È tornato tuo fratello e il
padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli
si indignò e non voleva entrare. Il padre
allora uscì a pregarlo… e gli rispose: “
Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò
che è mio è tuo; ma bisognava far festa
e rallegrarsi, perché questo tuo fratello
era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.
Dio non ha figli da perdere
Tre parabole, profondamente unite tra
loro, oggi ci offre la liturgia della Parola.
- Nella prima, il pastore non si ritiene
ricco, appagato perché ha pur sempre novantanove pecore al sicuro. Si
mette alla ricerca affannosa di quella
smarrita. Le novantanove nel recinto di casa non gli fanno dimenticare
quell’unica vagabonda, sperduta nel
deserto.
- La donna (seconda parabola) non si
consola contando le nove monete che
tiene in mano (corrisponderebbe oggi
a dieci euro!). Ma non si rassegna a
rimanere impoverita di quella moneta che è andata a finire chissà dove. E
mette tutto sottosopra, si dà da fare e
disturba tutto il paese per il prezioso
ritrovamento.
- Il padre ha due figli (terza parabola). Uno se ne va con una procedura
piuttosto discutibile in quel tempo. E
il padre ogni giorno scruta l’orizzonte e lo attende. Quello rimasto a casa
- brava persona, almeno di fuori- non
lo consola del figlio (e fratello) che è
partito in cerca di una sua vita.
Oggi sposi
14 settembre: Antonio Garofalo e Ilaria Palma a
Napoli/S.Chiara – Luca Ponzetti e Elisa Santinelli a
Regina della Pace – Roberto Giacani e Laura Bulgaria S.
Maria del Piano. 15 settembre: Lorenzo Latini e Maria Gabrielloni al Divino Amore – Francesco Freddo e
Laura Bartoloni a Cupramontana/S.Leonardo – Andrea
Cerioni e Monika Maqina a Maiolati Spontini.
Settimanale di ispirazione
cattolica della diocesi di Jesi
fondato nel 1953
della
La parola della domenica
In quel tempo si avvicinavano a Gesù
tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano:
Costui riceve i peccatori e mangia con
loro”. Allora egli disse loro questa parabola: “Chi di voi se ha cento pecore e
ne perde una, non lascia le novantanove
nel deserto e va dietro a quella perduta,
finché non la ritrova? Ritrovatala, se la
mette in spalla tutto contento, va a casa,
chiama gli amici e vicini dicendo: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia
pecora che era perduta”….O quale donna
, se ha dieci monete e ne perde una, non
accende la lucerna e spazza la casa e
cerca attentamente finché non la ritrova?
E dopo averla trovata, chiama le amiche
e le vicine, dicendo: “Rallegratevi con
me, perché ho ritrovato la dramma che
avevo perduta”. Così, vi dico, c’è gioia
Ore 18: Cattedrale, Vespri e S. Messa nella solennità
di San Settimio
Voce
dellaVallesina
v
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Direttore responsabile
Beatrice Testadiferro
Comitato editoriale:
Vittorio Massaccesi, Giuseppe
Quagliani, Antonio Lombardi
Responsabile amministrativo
Antonio Quaranta
Proprietà: Diocesi di Jesi
Registrazione Tribunale di Ancona
n. 143 del 10.1.1953
La conclusione è evidente: la contabilità di Dio è diversa dalla nostra. Non
si basa su criteri quantitativi. Una sola
persona ha un valore unico, agli occhi
del Padre. Un valore irrepetibile. Non
sostituibile. Dio Padre-Madre non ha
figli da perdere. Se ne manca uno solo
a casa, questa per Lui è come vuota!
Ciascuno di noi è oggetto importante
di amore: quindi è degno di ricerche
ostinate, preoccupazioni, e attese lunghe e pazienti di Dio.
Si dice: Dio è povero. È il povero. Ma
non accetta di essere impoverito anche
di una sola delle sue creature. Per Lui
non è una perdita irrilevante, o quasi
sospirata per la tranquillità della famiglia (tipo: “Non se ne poteva più a
casa”, “uno ha pur diritto di vivere in
pace!).
L’uomo può cessare di essere figlio.
Può fare a meno del Padre. Può stare
senza Dio. Può fuggire. Ma Dio Padrecol cuore di Madre non si rassegna a
stare senza l’uomo. Non perché perderebbe sudditi che lo adorino, o clienti,
ma figli. E appunto, Dio non ha figli da
perdere: non se lo può permettere. “È
condannato ad amare l’uomo in eterno”
(Turoldo).
Il padre della parabola non tira un sospiro di sollievo perché si è liberato di
un piantagrane, ma quando lo vede da
lontano, impazzisce di gioia: si commuove, corre, bacia, abbraccia, e addirittura ammazza il vitello ingrassato
con frumento, (Giovanni 3,16) e “obbliga” tutti alla festa.
Ultima considerazione: Chi dei due figli è andato lontano? Quello minore o
il suo fratello tutto casa e lavoro? C’è
un rimanere senza amore e senza gioia,
che rappresenta un tradimento sotto
l’apparenza della fedeltà e regolarità. Il
figlio maggiore sta lì, ma non è mai in
sintonia col cuore del padre. Non si è
allontanato. Ha fatto di peggio: è rimasto sempre distante.
La parabola dice che il padre uscì per
parlare con questo figlio maggiore che
non vuole condividere la gioia, la festa
per il suo fratello “tornato in vita”. Il
nostro Dio è fatto così: è sempre sulla strada in cerca di noi, belli o brutti
o recalcitranti. Perché non ha figli da
perdere.
26 e 27 ottobre: pellegrinaggio delle famiglie a Roma
Famiglia, vivi la gioia della fede
A chiusura dell’Anno della fede, sono
invitate le famiglie - accompagnate
anche dai figli e dai nonni - ad un Pellegrinaggio alla tomba di S. Pietro nei
giorni 26 e 27 ottobre. Questo evento,
promosso dal Pontificio Consiglio per
la Famiglia (PCF), sarà una grande occasione di incontrare Papa Francesco
e testimoniare la nostra fede come
famiglie in armonia col tema scelto
Composizione grafica
Giampiero Barchiesi
Stampa
Galeati Industrie Grafiche, Imola
Spedizione in abbonamento postale
Associato alla Fisc
(Federazione Italiana Settimanali
Cattolici)
“famiglia, vivi la gioia della fede!”.
La giornata di sabato 26, avrà inizio
al mattino in Piazza del Popolo. A seguire ci sarà la marcia verso Piazza S.
Pietro e nel pomeriggio l’incontro col
Santo Padre. Domenica 27 ci sarà la
Celebrazione Eucaristica in Piazza San
Pietro.
Per iniziare la sensibilizzazione, nel
sito www.famiglienuove.org troverete
Il numero è stato chiuso in redazione
martedì 10 settembre alle 19 e
stampato alle 6 dell’11 settembre.
Ai sensi dell’articolo 13 del D. Lgs
196/2003 (Codice privacy) si comunica
che i dati dei destinatari del giornale
sono contenuti in un archivio
informatico idoneo a garantire la
sicurezza e la riservatezza. Saranno
una prima iniziativa PCF che riguarda
tutti i bambini: un disegno sul tema
“la mia Famiglia” da inviare nel periodo precedente al pellegrinaggio la cui
raccolta verrà donata al Papa durante
l’incontro in Piazza San Pietro.
Da Jesi partirà un pullman: per informazioni rivolgersi a Mara e Paolo Perticaroli 340 2211296 o a Teresa e Sauro Carbonari 0731 214732
utilizzati, salvo divieto espresso
per iscritto dagli interessati, oltre
che per il rispetto al rapporto di
abbonamento, anche per proprie
attività istituzionali e per conformarsi
ad obblighi di legge.
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della
inmemoria
VocedellaVallesina
15 settembre 2013
Muore consapevole che lo attende la ‘vera vita’
Arrivederci Francesco!
“Chi ci separerà dall’amore di Cristo?
Forse la tribolazione, l’angoscia, la
persecuzione, la fame, la nudità, il
pericolo, la spada?”
Lunedì 9 settembre, questa domanda
posta da San Paolo nella sua lettera ai
Romani, è risuonata tra le mura della
chiesa parrocchiale di Collina di Santa
Maria Nuova, dove, in un clima di profonda commozione, si stringevano tutti coloro che volevano salutare Francesco Barigelli, un ragazzo di trentasei
anni, orgogliosissimo dipendente della
Croce Gialla del suo paese, spentosi,
dopo anni di sofferenza, a causa di un
tumore maligno. La Messa è stata presieduta dal vescovo di Jesi don Gerardo Rocconi, il quale, durante l’omelia,
dopo aver ammesso che certi drammi
mettono in discussione la nostra fede,
ha deciso di lasciare che all’interrogativo suscitato da San Paolo rispondesse
lo stesso Francesco.
“Quando ti capita una cosa del genere
– diceva, infatti, riferendosi alla sua
malattia – puoi fare due cose: o non
credi più a niente e a nessuno, oppure
alla fede ti ci aggrappi. Io mi ci sono
aggrappato. E posso dire che nella
preghiera ho trovato serenità. Riesco
anche a sorridere sul mio precario
stato di salute. Quando sei malato,
ovviamente, capita spesso di pensare alla morte, ma non mi spaventa:
da buon cristiano so che la vita non
finisce con la morte. Anzi: che la vera
vita è quella che ci attende dopo”.
Parole che scuotono nella loro incredibile semplicità e che si allacciano
armoniosamente alla promessa fatta
da Gesù al buon ladrone, nel brano del
Vangelo letto durante la celebrazione:
“Oggi sarai con me in Paradiso”.
“Questa sorte – ha precisato il vescovo - tocca a tutti coloro che hanno
avuto la vita in Cristo. Ciò che è duro
da accettare è il distacco e perciò
bisogna chiedere a Dio che in circostanze simili ci dia la forza di sostenerci l’un l’altro”.
La testimonianza di Francesco, però,
pronunciata quasi un anno fa, per le
vie di Jesi, in occasione dell’apertura
dell’anno della fede, riletta nel giorno del suo saluto, ha regalato un po’
di speranza ai presenti, tristi e smarriti, ricordando loro che non gli stava-
Ricordo
Anniversario
26-3-1923
8-5-1914
14-9-1996
5-9-1999
no dicendo “addio”, ma “ciao” e che
nessun dolore può separare l’uomo
dall’amore di Gesù.
Cecilia Galatolo
La Santa Messa è stata concelebrata
dal vescovo Gerardo, dal parroco don
Adelio, dai sacerdoti don Gianfranco,
don Nello e padre Michele. Tantissimi
abitanti del paese, amici e conoscenti
di Francesco hanno preso parte al rito
e si sono ritrovati alla camera ardente per esprimere affetto e solidarietà
alla mamma Maria Fanesi e al fratello Stefano. I volontari dell’Avis, della
protezione civile e della Croce Gialla
erano tutti in chiesa a Collina con i
segni distintivi e gli stendardi ed hanno poi accompagnato il corteo al cimitero con una sosta davanti la sede
della Croce Gialla a testimonianza del
legame con Francesco che ha voluto
indossarne la divisa per il suo ultimo
viaggio. Un pensiero riconoscente dai
familiari a Cristina e alla sua famiglia,
a Devis e Daniele, a Luca e Gioia, ai
dottori e al personale del reparto
Oncologia dell’Ospedale Torrette di
Ancona che consideravano Francesco
come uno di famiglia dicendo spesso
“lo amavamo perché si faceva amare.”
A ricordo di Francesco, domenica 15
settembre alle 11 nella chiesa di Collina di Santa Maria Nuova sarà celebrata una Santa Messa.
Le parole di Francesco
Alla fiaccolata dell’11 ottobre dalla
parrocchia di San Francesco di Paola alla Cattedrale per l’apertura
dell’Anno della Fede, Francesco aveva proposto questa testimonianza che
il Vescovo ha voluto riascoltare alla
celebrazione funebre.
Mi chiamo Francesco e ho 35 anni.
Sette anni fa, dopo aver eseguito alcuni controlli medici per conto dell’Avis, perché ero donatore di sangue, i
dottori scoprirono che avevo un tumore maligno, grande 12 cm, che
si trovava tra il cuore e i polmoni. A
quella notizia mi sentii come se il
mondo mi fosse crollato addosso, perché quando sei giovane non pensi che
puoi ammalarti di cancro! Per di più,
l’anno prima avevo perso mio padre a
causa di un grave problema al cuore.
Iniziai le chemioterapie, che durarono
per circa sei mesi e fortunatamente
la malattia sembrava scomparsa. Da
operaio metalmeccanico ero passato
a fare l’autista di ambulanze presso la
Croce Gialla del mio paese. Dopo quasi cinque anni dalla fine delle chemioterapie e dopo aver eseguito i normali
controlli medici, la malattia si ripresentò, era ricomparsa nello stesso
posto dell’altra volta… Questa volta,
prima di ricominciare con le solite
chemio, i medici decisero di operarmi,
ma dall’esame isologico sulla massa
che mi era stata tolta, risultava che
quello che avevo era un nuovo tumore, partito sempre dallo stesso punto
in cui era nato quello precedente, con
la differenza che questo era molto
più aggressivo e per di più anche raro.
Quando ti capita una cosa del genere,
ti trovi di fronte a un bivio… o perdi
totalmente la fede e non credi più a
niente e a nessuno, oppure, come è
capitato a me, alla fede ti ci aggrappi con tutte le forze! Grazie alla preghiera, e in particolare alla preghiera
del Rosario, oggi riesco ad affrontare
la malattia con grande serenità e determinazione ed anche i momenti difficili, quando arrivano mi fanno meno
paura e riesco a superarli tranquillamente… ironizzando anche sul mio
stato di salute! Per un malato di cancro, quello della morte è un pensiero
che passa molto spesso per la testa,
perché anche se oggi ci sono molte
cure che aiutano a vivere meglio e
più a lungo, il tumore è una malattia
che è sempre a prendere il sopravvento nel momento in cui si abbassa
troppo la guardia. Grazie alla serenità
che riesco ad avere con la preghiera,
il pensiero della morte mi fa meno
paura, perché da buon cristiano sono
consapevole che la vita continua dopo
la morte, anzi, io credo che la vera
vita sia quella che ci aspetta dopo.
Francesco Barigelli
Luigi Possenti
Medico condotto
Don Aldo Squadroni
Vigila su di noi che ti ricordiamo
con tanto amore
Flavia, Gabriela, Cecilia
Voce della Vallesina
Per i ricordi
delle persone care
0731.208145
A quattordici anni dalla sua nascita al
Cielo, sarà celebrata una Santa Messa martedì 17 settembre nella chiesa
parrocchiale del Divino Amore a Jesi
alle ore 18,30, alle 17,45 la recita
del rosario.
Il suo ricordo è ancora nel cuore delle persone che lo hanno conosciuto
come cancelliere vescovile, primo direttore della Caritas diocesana, fondatore e direttore della Casa Paolo
VI e che lo hanno apprezzato per la
profonda fede e spiritualità.
OPERA ROMANA PELLEGRINAGGI
TERRA SANTA, LOURDES, FATIMA, SANTUARI ITALIANI ED ESTERI
Via della Pigna, 13/a – 00186 Roma - Tel. 06. 698961 - Fax 06. 69880513
In collaborazione con
Associazione Culturale “Res Humanae”
parrocchia S. Giuseppe  Jesi
Pellegrinaggio di arte e fede in PORTOGALLO, di 8 giorni
DA LISBONA A
SANTIAGO DE COMPOSTELA
27 dicembre 2013 - 3 gennaio 2014
notiziebrevi
Il Papa ad Assisi
Papa Francesco sarà ad Assisi il 4 ottobre, giorno di
San Francesco. Il programma della visita è incentrato
attorno ai poveri e ai malati. Il suo primo incontro
sarà con i bambini e giovani disabili ospiti dell’Istituto
Serafico di Assisi, il centro di riabilitazione della diocesi
con programmi sociali e di riabilitazione all’avanguardia.
Pranzerà con i poveri assistiti dalla Caritas. Alle 11
celebrerà l’Eucarestia in piazza San Francesco. L’ultimo
incontro della giornata sarà con i giovani alle 17,45 sul
piazzale di Santa Maria degli Angeli.
Inglesi e confessione
Nella chiesa cattolica di Inghilterra e Galles
aumenta il numero di cattolici che frequenta la
Messa e la Confessione. Più 65% per il sacramento
della Riconciliazione, sia dei cattolici che si erano
allontanati dalla Chiesa, sia dei giovani molti dei
quali chiedono aiuto perché non si ricordano quali
preghiere pronunciare. «I giovani vanno alla Giornata
Mondiale della Gioventù e ai pellegrinaggi a Lourdes
dove si siedono con il sacerdote faccia a faccia,
una prassi che sentono più autentica e appagante
del confessionale» spiega a Londra il vescovo per
l’evangelizzazione Kieran Conry.
Segretario di Stato
L’arcivescovo Pietro Parolin è il nuovo Segretario di
Stato Vaticano scelto da papa Francesco. Il prossimo
12 ottobre subentrerà al cardinale Tarcisio Bertone
che ha ricoperto l’incarico dal 2006. Nato nel 1955 a
Schiavon, in provincia di Vicenza, è stato ordinato
sacerdote nel 1980. Laureato in diritto canonico, parla
le lingue inglese, francese e spagnolo ed ha una lunga
esperienza nel servizio diplomatico della Santa Sede,
dove è entrato nel 1986. Ė il più giovane segretario di
Stato dai tempi di Eugenio Pacelli che lo divenne nel
1930 a 54 anni.
La cattedrale di Santiago de Compostela
Un itinerario, appositamente studiato,
nei luoghi di arte e fede del Portogallo, che culmina
a Santiago de Compostela, nel nord della Spagna:
Lisbona, Sintra, Fatima, Tomar, Bathala,
Alcobaca, Coimbra, Guimaraes, Braga,
Santiago de Compostela, Viana Do Castelo,
Porto, Obidos, Lisbona
Organizzazione: Opera Romana Pellegrinaggi,
Via della Pigna 13/a  Roma
Info: Associazione Culturale “Res Humanae”
parrocchia s.giuseppe, Jesi
tel. 0731-200412 - cell. 328 9627359
e mail: [email protected]
indiocesi
VocedellaVallesina
15 settembre 2013
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Parrocchia di san Massimiliano Kolbe in pellegrinaggio a Roma
Un’esperienza da fare
Roma è sempre Roma: bellissima,
superba, ma anche caotica, senza
regole…
Il 4 settembre la Parrocchia di San
Massimiliano Kolbe si è recata a
Roma con tre pullman: un pullman era riservato ai ragazzi della
Cresima, ai loro genitori e familiari; altri due erano riservate alle
persone per la maggior parte della
parrocchia, ma anche da altre parrocchie della Diocesi. L’obbiettivo
era duplice: partecipare all’udienza
alle 8,15. Già la piazza era piena. Le prenotazioni per i posti a
sedere non sono servite a niente.
Sono servite soltanto alla Prefettura Pontifica per rendersi conto
di quante persone erano presenti
all’Udienza.
L’elenco dei pellegrini dai vari luoghi d’Italia e stranieri non finiva più.
Dalle Marche, abbiamo incontrato
pellegrini di Pianello Vallesina, Serra de Conti, Ostra…
Il discorso del Papa è stato mol-
lineando tre aspetti molto
belli: l’accoglienza, la festa
e la missione. Il discorso
poi è stato tradotto nelle
principali lingue parlate
(inglese, tedesco, francese, spagnolo, portoghese e
arabo). Molti hanno potuto vedere da una vicinanza molto ravvicinata Papa
Francesco, nel giro fatto in piazza
con la papa-mobile prima di dare
inizio all’udienza. È stata, comun-
generale del mercoledì e visitare le
catacombe di Santa Domitilla.
Siamo arrivati a Roma intorno
to breve. Ha fatto riferimento alla
GMG, svoltasi a Rio de Janeiro del
21 al 28 luglio di quest’anno, sotto-
que, una bellissima esperienza di
Chiesa: del suo universalismo e
della sua fedeltà alla unica Parola,
proclamata all’inizio dell’udienza.
Ma… è una piazza e l’obbiettivo
del numero sembra prevalere sulla
qualità: l’organizzazione, secondo
me, lascia alquanto a desiderare: perché, infatti, le prenotazioni
dopo una certa ora non contano
più? Perché gli stessi carabinieri di
servizio danno informazioni non
solo diverse, ma a volte contraddittorie?
Per esempio, abbiamo appreso sul
posto che il giorno dell’udienza
generale, la Basilica di San Pietro
resta chiusa fino alla svuotarsi della piazza: questa dovrebbe essere
una notizia che la Prefettura della
Casa Pontifica dovrebbe notificare insieme all’accettazione della
richiesta. Nel pomeriggio, intorno
alle ore 15,30, abbiamo visitato le
Catacombe di santa Domitilla.
Siamo stati accolti molto bene dai
Padri che gestiscono la struttura,
e, dopo un’introduzione generale
fatta a tutti i 150 partecipanti nella Basilica, di recente restaurata,
in tre gruppi siamo stati accompagnati a visitare le catacombe: una
sensazione bellissima e intensa, al
solo pensiero che molti fratelli e
sorelle nella fede venivano sepolti
in quei luoghi, e che, proprio grazie alla loro presenza, sono diventati luoghi di vita.
C’erano con noi anche il fotografo
Gino Candolfi e sua moglie Daniela. Il fotografo ha immortalato
questa giornata con delle bellissime foto. Due ne vengono pubblicati a coronamento di questa cronaca. Verso le 17 abbiamo iniziato
il viaggio di ritorno.
Don Gianfranco Rossetti
33° TENDOPOLI A SAN GABRIELE: la testimonianza delle ragazze maiolatesi
«I miei occhi non riuscivano a vedere il Signore…»
Quest’anno si è svolta la XXXIII Tendopoli a Isola di San Gabriele (Teramo), durante l’ultima settimana d’agosto, avente il tema “io ma non più io”,
ovvero che non è più l’uomo a vivere,
ma è lui a scegliere di aprire il cuore
a Dio e di lasciarsi guidare lungo il
proprio cammino. L’atmosfera è quasi
magica, ogni anno centinaia di giovani si radunano ai piedi del Gran Sasso alla ricerca di una forte esperienza
spirituale accompagnati dai Padri
Passionisti, che seguendo le orme di
san Gabriele dell’Addolorata, giovane
passionista morto circa 150 fa, prendono parte all’intera giornata dei ragazzi tendopolisti accompagnandoli
nella preghiera, lavori di gruppo, nei
momenti di svago. Il vivacissimo padre Francesco Cordeschi è sempre
l’animatore, fin dall’avvio della prima
Tendopoli. La precarietà è caratteristica dei tendopolisti: si vive in tenda,
con la paura di un’improvvisa pioggia, senza elettricità e senza gli agi
che normalmente si hanno nella vita
quotidiana. Anche questo ha i suoi
lati positivi: i ragazzi, conoscendosi, si
aiutano e sono sempre pronti a porgere la loro mano al prossimo. La preghiera è di gruppo accompagnata da
un coro giovanile che con il suo brio
ha la capacità di coinvolgere tutti, dai
più piccoli ai più grandi. La giornata
tipo del tendopolista ha inizio con le
lodi mattutine, procede con l’ascolto della relazione e le discussioni di
gruppo per terminare con l’interessante scuola di preghiera. Per la sera
sono organizzate feste con musica dal
vivo e commedie divertenti in piazza.
Gli ospiti di quest’anno: Danilo Quinto, ex tesoriere del partito Radicale
che ha affrontato la seguente tema- Le mie mani erano occupate da beni
tica: “Da servo di Pannella a figlio li- materiali e inutili, la bocca era colma
bero di Dio”; la campionessa di tennis di parole che, ahimè non erano le sue;
del mondo del 2006 Mara Santangelo le orecchie troppo prese ad ascoltare
che raccontandosi ha parlato delle menzogne che mi venivano offerte da
difficoltà che ha incontrato nel gioco tutto ciò che mi circondava. Grazie
a causa di gravi problemi ai piedi e alla Tendopoli però sono stata capace
di come questo l’abbia avvicinata alla di aprire il cuore. Questa ormai è la
fede, Ania Goledzinowska ex top mo- mia sesta presenza in Tend e ancora
del che ha saputo raccontarci la sua ringrazio chi a suo tempo ha sapustoria, iniziando dalle violenze subite, to coinvolgermi in questa magnifica
passando al lussuoso stile vita sotto i esperienza.» (Serena Pierantonelli)
riflettori per poi arrivare a conoscere
Dio rimanendone affascinata. Infi- “La Tendopoli è un’esperienza che va
ne la tavola rotonda con lo psichiatra vissuta a fondo perché in grado di traAlessandro Meluzzi, padre Massimo smettere emozioni forti capaci di camGranieri e padre Daniele Curci ed altri biarti. Abbiamo incontrato le amicizie
ancora, con un interessante discorso dell’anno precedente e conosciuto persulla musica e i messaggi subliminali sone nuove, interessanti e motivate, atnascosti al di sotto di essa.
traverso le quali abbiamo arricchito la
«I miei occhi purtroppo non erano in nostra vita e rafforzato la nostra fede in
grado di vedere il Signore, il mio naso Cristo.”
non sapeva riconoscere il suo pro- Martina Cerioni, Federica Delpriore,
fumo nascosto al di sotto del fetore Alessia Gagliardini, Annalisa Gagliardini,
delle cose che la società ci pone di- Jennifer Latini, Sara Latini, Serena Pienanzi, molto meno importanti di Dio. rantonelli e Maria Elena Sassaroli
Presenta la tua famiglia a Papa Francesco
I bambini tra i 3 e gli 11 anni sono invitati a
inviare a Papa Francesco un disegno della propria
famiglia, in occasione del Pellegrinaggio delle
Famiglie sulla Tomba di Pietro, a Roma, il 26 e
27 ottobre prossimi. I disegni spediti per mail
al Pontificio Consiglio della Famiglia verranno
regalati a Papa Francesco, e i più belli saranno
proiettati nelle giornate del Pellegrinaggio e
pubblicati su “Il Giornalino” e “G-Baby”.
I disegni, realizzati su foglio A4/Letter, dovranno
essere inviati entro il 30 settembre, in formato
elettronico, all’indirizzo mail: roma2013@family.
va , specificando in oggetto nome, età e luogo di
provenienza del bambino.
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della
indiocesi
VocedellaVallesina
15 settembre 2013
COLLABORATORI DELLA VOSTRA GIOIA: campo di formazione per educatori
La passione educativa in AC
Dal 22 al 25 agosto si è svolto a Cingoli, pres- Fossombrone-Cagli-Pergola e consigliere naso l’ex Convento dei frati cappuccini, il Cam- zionale di ACR. La mattinata è stata dedicata
po di formazione per educatori AC. Circa all’approfondimento della figura dell’educacinquanta educatori di Azione Cattolica della tore all’interno del suo gruppo: come si reladiocesi di Jesi hanno trascorso insieme quat- ziona con i ragazzi e come gestisce l’attività
tro fantastici giorni, tra formazione e con- associativa. È stato un momento di confrondivisione, per capire il senso della loro chia- to durante il quale ogni educatore ha potuto
mata. In loro aiuto sono intervenute figure di raccontare la propria esperienza mettendo
rilevanza dell’AC nazionale. Venerdì è stato in atto uno scambio di opinioni con Laura e
il giorno di don Dino Pirri, assistente nazio- le tematiche proposte. Nel pomeriggio padre
nale di ACR. Il giovane sacerdote ha saputo Gianni Giacomelli, priore di Fonte Avellana,
coinvolgere gli educatori per l’intera giorna- ha raggiunto il gruppo per affrontare un tema
ta, spiegando loro l’importanza di capire che importante del cammino di un educatore:
prima di ogni altra cosa l’educatore deve sen- “La relazione con Dio come fondamento della
tire la vocazione e, partendo dai propri desi- relazione educativa”. L’atteggiamento di fondo
deri, deve comprendere “Chi Sono?” e “Cosa per essere educatore deve essere la Felicità,
Cerco?”. Una volta raggiunti questi obiettivi bisogna trasmettere il bello e il positivo. E
allora l’educatore può iniziare a operare nel- tutto ciò lo si fa viaggiando di pari passo con
la Chiesa, nella nostra comunità, dove potrà una figura che ha sempre trasmesso l’Amore
trasmettere tutto sé stesso al fine di aiutar a e la Pace, bisogna viaggiare con Gesù accanto,
far crescere gli altri ma allo stesso tempo con- questo è il segreto. Il campo educatori non è
stato caratterizzato solo da incontri e riflestinuare a migliorare e formarsi.
Sabato mattina è stato il turno di Laura sioni, come tutti i campi AC si è dimostrato
Giombetti, originaria della diocesi di Fano- ricco di momenti di svago, di divertimento
e soprattutto di condivisione. Sono queste
le esperienze che servono a aggregare tutti i
giovanissimi, i giovani e gli adulti che fanno
servizio in AC nella nostra diocesi, e io sono
fiero di far parte di un gruppo così meraviglioso.
Tutto quello che abbiamo vissuto durante
questa esperienza non deve essere dimenticato, sono insegnamenti che vanno portati
avanti e messi a frutto durante l’anno asso-
ciativo, perché non siamo solo un gruppo di
educatori di AC unito, compatto e sempre
pronto per crescere, ma saremo i primi che
sfrutteranno queste occasioni di formazione
per dar man forte alla comunità di cui facciamo parte e per educare al meglio i nostri
ragazzi, impegnandoci ad essere testimoni
credibili del Vangelo, e accompagnandoli nel
cammino della vita.
Agostino Spinazzola
Moie: dal 1946 l’associazione Unitalsi è attiva, fondata da Maria Ridolfi
Dare il meglio di sé per i fratelli
Tradizionali giornate di festa per
l’Unitalsi di Moie il 26, 27 e 28 luglio in piazza Kennedy. Un appuntamento che si rinnova ogni anno,
organizzato in collaborazione con
la Sottosezione Unitalsi di Jesi, la
parrocchia Santa Maria di Moie
e con il patrocinio del comune di
Maiolati Spontini. La giornata di
apertura, il 26 luglio, si è svolta
all’insegna della tradizione: “Come
‘na volta” con piatti tipici locali,
giochi in piazza a premi (fazzoletto, quantocecec’è e campana)
e serata di musica folk. Sabato 27
apertura degli stands gastronomici
dalle ore 19 e alle ore 21 spettacolo dal film Footloose con il gruppo
Amicizia e Solidarietà e il gruppo
Giovani “… e siamo comunque
bellissimi”. A seguire ballo con Letizia. La giornata conclusiva, il 28
DAL 1923
luglio, è iniziata alle ore 18,30 con
la Santa Messa in piazza concelebrata dal vescovo Gerardo Rocconi e dal parroco don Fabio Belelli,
a cui ha partecipato anche la presidente diocesana Antonia Giordano. In serata ballo in piazza con il
Gatto, la Volpe e Trilli. Tre giorni
di musica, balli, giochi, stand gastronomici. Tanti momenti gioiosi
vissuti in una condivisione ricca di
semplicità ed entusiasmo, di impegno e accoglienza. Impronte che
aprono l’orizzonte umano al meraviglioso, al misterioso, perfino alla
sofferenza e alla malattia. Perché la
festa non permette di fuggire dalla
condizione umana, ma la trasporta
in un tempo diverso, oltre la storia
fatta di realtà e accadimenti. E nel
segno della storia unitalsiana di
Moie, del legame fra ieri e oggi, la
capogruppo Beatrice Testadiferro
ha voluto ricordare quanti hanno
vissuto, fin dagli inizi, questa esperienza di servizio, testimoniando
ai tanti intervenuti una realtà solida nel tessuto sociale e religioso
della cittadina. «L’associazione ha
saputo creare una rete di bene che
ancora continua. Dal 1946 ci sono
nomi e cognomi che si ripetono,
tutte le famiglie di Moie di allora
sono passate nell’Unitalsi. Oggi
ci sono i figli e i nipoti che, nel ricordo di un impegno familiare, si
danno ancora da fare. Vogliamo
fare memoria in particolare di chi
c’era cinquant’anni fa, nel 1963 e
di chi ha permesso l’organizzazione di quel pellegrinaggio con le of-
Tel. 0731-21.33.70 - www.mattoli.it
ferte e il lavoro. A ciascuno di essi
offriamo un video che racconta il
pellegrinaggio dei nostri giorni e la
copia dell’elenco di allora. E tutto
il nostro affetto ed il nostro grazie.
Siamo certi che il gruppo è unito:
i presenti qui e quanti sono nel
Regno di Dio.» La presidente ha
ricordato poi la signora Maria Ridolfi, fondatrice e prima presidente della sezione Unitalsi di Moie
ed ha citato le espressioni con cui
essa si rivolgeva ai barellieri e alle
dame di carità prima di iniziare il
pellegrinaggio annuale a Loreto:
«Il barelliere dell’Unitalsi ha per
sua legge l’amore a Gesù nel prossimo, per sua forza la carità verso
l’Amore Crocifisso, per sua ban-
diera la gioia di dare il meglio di
sé per giovare ai propri fratelli, per
suo programma l’aiuto da dare al
dolore per mostrare a tutti il Paradiso. La dama di carità non ha che
una speranza, porgere le proprie
mani a chi non le ha per attingere
alla fonte della Redenzione sgorgata dal Cuore di Cristo e travasare
la grazia nel cuore del cristiano
che soffre. Per il suo oggi, nella
gioia di spendersi cristianamente non chiedendo gratitudine ma
ringraziando; per il suo domani
nella certezza del giudizio di Dio
secondo la promessa verdeggiante
in eterno sulle falde dell’Oliveto.»
Il vescovo Gerardo, recentemente
tornato dal pellegrinaggio Unitalsi
a Lourdes, ha condiviso con i fedeli, durante l’omelia della Messa,
questa sua esperienza: un accesso
sofferto nel mistero del dolore e il
luogo dove Dio mostra la sua presenza e il suo amore. Ed ha posto
l’accento sulla risposta dell’uomo,
indicando la preghiera come il luogo quotidiano del dialogo con Dio
Padre; la fede e il servizio agli altri
come sentieri di speranza da percorrere verso la felicità.
Tiziana Tobaldi
Foto Giorgio Cognigni
vallesina
VocedellaVallesina
15 settembre 2013
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Castelplanio:festeggiato il terzo compleanno centenario nell’arco di qualche mese
Nonna Luisa ha superato il traguardo dei cent’anni
Un’altra nonnina di Castelplanio tocca il traguardo dei 100 anni di età: stavolta è il turno
di Maria Luisa Bucciarelli, che il 30 agosto
è stata festeggiata nel corso di un’affollata
merenda-cena organizzata presso l’Hostaria
della Posta in via Carrozze Vaccili a Borgo
Loreto di Castelplanio.
All’incontro sono stati invitati parenti, amici,
compaesani e conoscenti della signora Luisa.
La nuora Mariola, i nipoti Alberto e Letizia
e i pronipoti, tutti affettuosamente attorno
all’amata vegliarda, al centro dell’attenzione delle tante persone che si sono complimentate con lei e che hanno avuto piacere a
trascorrere qualche ora insieme. Di cose da
rivivere e da raccontare ce n’erano parecchie:
una donna e una famiglia esemplari, tanti episodi di vita vissuta e aneddoti che, in
qualche modo, hanno rappresentato anche
un pezzo di storia di questa operosa contrada. Un regalo particolarmente gradito le
è stato portato dalla nipote Sabrina Brodosi, arrivata appositamente da Roma con una
pergamena dedicata a Luisa contenente la
speciale benedizione di Papa Francesco.
Nel clima di festa e di grande apprezzamento per il gesto del Santo Padre, non è mancato chi, non senza rammarico, ha fatto
osservare che, con una migliore organizzazione, ci si sarebbe potuto aspettare anche
una telefonata da Sua Santità Bergoglio, che
ha impresso un nuovo stile nei rapporti del
Vaticano con le persone più umili.
Con l’occasione, il vicesindaco di Castelplanio Emore Costantini e l’assessore Paolo
Grizi hanno donato a Luisa una pergamenaricordo con l’augurio di buon compleanno
e vivissime felicitazioni a nome della cittadinanza; un ringraziamento per i decenni
di lavoro di Luisa nel comparto della ristorazione che hanno contribuito allo sviluppo
dell’economia della frazione Borgo Loreto e
del territorio.
Paolo Grizi, anche in qualità di amico di famiglia di nonna Luisa, le ha rivolto parole
di compiacimento, ricordando la sua lunga
carriera di lavoratrice che ha attraversato
non meno di settanta-ottant’anni di storia
castelplanese. E così, dopo Amabilia e Rosa,
questo di Luisa è il terzo compleanno centenario nell’arco di pochi mesi; segno evidente
che a Castelplanio, come nelle Marche, si
gode un’eccellente qualità della vita. Alla cerimonia erano presenti, tra gli altri, il consigliere regionale Fabio Badiali e la consigliera
comunale Anastasia Gasparini.
Da sottolineare che Luisa è persona molto
conosciuta nella Vallesina. Già negli anni
Sessanta, le coppie di sposi organizzavano
il banchetto nuziale nel rinomato salone del
ristorante “Luisa” di
Borgo Loreto. E prima
ancora, la nostra Luisa
esercitava il mestiere di
cuoca “itinerante”, perché allora gli sposalizi
si festeggiavano nell’aia
delle case coloniche, e
Luisa preparava minuziosamente tutti i piatti,
dall’antipasto alla torta
nuziale, coadiuvata dalle sue fedeli collaboratrici. La fama di infaticabile lavoratrice di Luisa risale agli anni
della sua prima gioventù nell’attività di famiglia, curata dai genitori Luigi e Ines Piattelli, gestori di un’osteria già nota alla fine
dell’800 perché nei pressi del locale vi era
un’antica stazione di posta utilizzata anche
per lo storico e indimenticato “cambio dei
cavalli” della tratta Ancona-Roma.
Nel 1933 Luisa sposa Pietro Bucci. Dal matrimonio nasce Enrico, successivamente
chiamato da tutti “Righettì”, che continuerà
a incrementare l’attività gastronomica. Righettì è anche ricordato per la sua passione
per il calcio, che ha praticato a livello dilettantistico segnalandosi come arcigno e
poco complimentoso difensore.
Nel gennaio 1983 il ristorante, impostosi
tra i più frequentati della zona e ulteriormente migliorato dalla famiglia di Enrico,
si trasferisce nell’attuale sede di Via Carrozze Vaccili cambiando il nome in “Locanda della Posta”, con l’aggiunta dell’albergo.
Nel 1998 la famiglia Bucci, con a capo la
tenace e cordiale Luisa, festeggia i cent’anni di attività. E di centenario in centenario
siamo arrivati ai cent’anni di Luisa, oggi
comprensibilmente a riposo, circondata
dall’affetto dei famigliari. Fino a non molti anni fa, i clienti hanno potuto vederla
all’opera gustando i suoi mitici, imbattibili
cappelletti, una delle specialità della casa.
Per concludere, ci uniamo anche noi in un
cordialissimo in bocca al lupo a Luisa e famiglia.
Adriano Santelli
JESI: RIAPRONO LE SCUOLE, SUI BANCHI 8.965 ALUNNI. sabato inaugurazione della scuola mazzini con la sede dell’unicef
Novità e risparmi per la nuova mensa esternalizzata
«Il più grande in bocca al lupo agli alunni per l’avvio del nuovo anno scolastico e
l’augurio a dirigenti, insegnanti e personale tutto di poter svolgere il proprio lavoro
con profitto e soddisfazione, nella comune
consapevolezza dell’importante ruolo della
scuola per la crescita della nostra comunità».
Così il sindaco Massimo Bacci alla vigilia
dell’apertura del nuovo anno scolastico che
porterà sui banchi della nostra città 8965
alunni. Ai 414 bambini dei nidi che hanno
ripreso l’attività ad inizio del mese, da giovedì si aggiungeranno infatti 1073 alunni
della scuola dell’infanzia (25 in media per
classe), 1798 della primaria (in ogni classe
in media 23 bambini), 1104 della secondaria di 1° grado (dove la media per classe
scende a 22) e 4576 delle superiori, questi
ultimi distribuiti nei 9 istituti presenti in
città con Scientifico-Linguistico (1021),
Itas (720) e Classico-Psico Socio Pedagogico (709) che registrano le maggiori iscrizio-
ni. I 91 alunni della scuola primaria “Mazzini”, dopo un anno trascorso nella sede
provvisoria di piazza Federico II, torneranno nelle loro classi essendo stati completati
in largo anticipo rispetto alle previsioni i
lavori di adeguamento sismico finanziati
dal Ministero per circa 800 mila euro che
hanno permesso anche di rimettere a nuovo le aule. Nella cerimonia di riapertura,
fissata per sabato mattina alle 11, si festeggerà anche l’inaugurazione della sede Unicef di Jesi che sarà ospitata in un’aula di
questa scuola.
Completati i lavori nel plesso A della primaria “Garibaldi”, sono iniziati i lavori nel
plesso B che non inficeranno sull’attività
didattica. In questo caso l’intervento, per
circa 700 mila euro, è destinato alle sistemazione delle parti non strutturali degli
edifici e finanziato sempre con risorse ministeriali. Pressoché ultimati anche i lavori
alla primaria “Cappannini” per il rispetto delle nuove norme antincendio e l’ab-
battimento delle barriere architettoniche.
Da lunedì con due settimane di anticipo rispetto al passato, partirà anche il servizio
di refezione scolastica, che è stata esternalizzato per coniugare al meglio l’efficienza
della gestione del privato alle garanzie del
controllo pubblico. Sono 2088 gli alunni
che riceveranno quotidianamente i pasti
preparati nelle cucine della casa di riposo
con prodotti regionali e comunque a filiera corta, privilegiando quelli a marchio
QM (Qualità delle Marche) che rispondono ai seguenti requisiti: no OGM, qualità
superiore, sicurezza alimentare, rispetto
dell’ambiente, benessere degli animali e
trasparenza a tutti i livelli. Da agricoltura
biologica le produzioni di frutta, verdura,
uova, formaggi, biscotti e fette biscottate.
Per la carne, almeno il 60% proviene da allevamenti con certificazione biologica. Previsti rigorosi meccanismi di controllo affidati, oltre alle autorità preposte, anche ai
Comitati mensa costituiti dai genitori.
Per le famiglie un risparmio, anche grazie
a una rimodulazione delle fasce di reddito
decise dall’Amministrazione comunale. Chi
ha un reddito basso beneficerà di un contributo comunale pari a due terzi del costo del
servizio, che diminuirà progressivamente
per i redditi più alti, fino a scomparire per
l’ultima fascia, dove però il prezzo pieno,
a carico della famiglia, si riduce sensibilmente. Da tener conto, poi, che ogni famiglia pagherà solo per i pasti effettivamente
consumati dai rispettivi figli: se in passato
non si teneva conto delle assenze dei bambini per malattia o altro - e dunque la retta
mensile era sempre la stessa - da quest’anno il pagamento è legato solo ai giorni di
presenza.
Con un servizio così meglio organizzato,
che tra l’altro assorbe l’intero personale sia
pubblico che delle ditte private, il Comune
di Jesi risparmierà oltre 300 mila euro l’anno, risorse che saranno utilizzate sempre a
beneficio delle scuole della città.
L’Evocazione – The Conjuring: l’ultimo film di James Wan
Se la trama è prevedibile, che paura fa?
L’Evocazione - The Conjuring, ultimo film
del regista malese James Wan, è tratto da
una storia vera.
Nonostante il regista non attinga a
nessun materiale di repertorio, eccetto
le foto sui titoli di coda, il fatto che la
trama ripercorra una vicenda realmente
accaduta, costituisce un preambolo
essenziale che alimenta la suspense tanto
cara al pubblico dell’Horror.
La pellicola, uscita il 21 agosto sul
grande schermo, mette in scena la
peculiare vicenda della famiglia Perron
(interpretata da Ron Livingston e Lili
Taylor, e le cinque figlie, interpretate
da Joey King, Shannon Kook, Shanley
Caswell, Hayley McFarland e Kyla
Deaver) che, come di consueto, al
seguito di una trasloco, si ritrova ad
avere a che fare con manifestazioni
paranormali e presenze demoniache che
abitano la nuova casa.
Diventa dunque essenziale tornare
a ritroso nel tempo, per capire gli
avvenimenti che si sono verificati in
quella casa e riuscire finalmente ad
instaurare un dialogo col paranormale.
L’Evocazione è la storia di un esorcismo,
dunque un horror a tutto tondo, nutrito
da scene splatter, bambole indemoniate,
case infestate, acchiappafantasmi che
non evitano di rimanere imbrigliati
nella vicenda, prelati dai buoni consigli e
lunghe inquadrature ampie in cui i nostri
occhi frugano senza sosta per scovare la
minaccia annidata nell’ombra.
L’Evocazione è un horror che non si fa
mancare niente, nemmeno le musiche
del compositore statunitense, Joseph
Bishara, celebre professionista del
genere. Un cast di indubbia bravura, tra
cui non si può non menzionare Vera
Farmiga che nella pellicola interpreta
Lorrain Warren, moglie di Ed Warren,
con il quale studia, indaga e combatte le
manifestazioni sovrannaturali. Un horror
ben girato, che si avvale di tecniche e
suspense tipiche del genere, ma che
di fatto non mette in pentola nulla di
nuovo. Un film che si avvale di un lieto
fine spiccatamente hollywoodiano,
di clichè dell’horror ormai desueti e
personaggi ormai ben delineati nel loro
ruolo.
Forse ci saremmo aspettati qualcosa
in più dal regista del perverso Saw –
L’enigmista, al quale il merito di una regia
pulita e lineare è d’obbligo, non certo
quello di un film originale e innovativo!
Margherita Teodori
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arte
VocedellaVallesina
15 settembre 2013
Dall’Ufficio Liturgico Diocesano: un incontro il 20 settembre
Verso un coro giovanile diocesano
In questi quasi cinque anni di
sacerdozio il mio sevizio pastorale mi
ha portato ad incrociare la vita di tante
comunità parrocchiali in cui ho potuto
fare esperienza della presenza di giovani,
felici di essere cristiani e di fare parte
della nostra Diocesi, giovani impegnati
nelle proprie parrocchie anche
nell’animazione delle celebrazioni, con
la loro voglia di cantare e di suonare. Da
quando il 3 luglio scorso ho ricevuto
dal Vescovo la nomina a Direttore
dell’Ufficio Liturgico Diocesano, che
nei suoi settori comprende anche quello
della musica per la liturgia, è ritornato
alla mia mente un sogno che vorrei
ora provare a concretizzare, ovvero
la creazione di un coro diocesano
formato principalmente da giovani;
questo coro vorrebbe essere un segno,
tra i tanti possibili, di comunione e
di fraternità all’interno della Diocesi,
destinato ad accompagnare celebrazioni
ed eventi a carattere diocesano.
UFFICIO LITURGICO
DIOCESANO
Creazione
di un Coro
Diocesano
Il primo incontro, in cui cercheremo di
conoscerci, di comprendere gli obiettivi
e le modalità di formazione di questo
coro, si svolgerà venerdì 20 settembre,
dalle 21.15 alle 22.30, nel salone sul
retro della chiesa parrocchiale di
“Regina della pace” in via Gramsci
99. Aspetto in particolare i giovani
della Diocesi desiderosi di cantare o che
sappiano suonare qualche strumento
musicale (organo, violino, flauto,
chitarra...).
Nel frattempo invito tutti a pregare per
questo piccolo progetto, perché riuscire
a fare qualcosa insieme esige sempre
tanta fatica e buona volontà che solo il
Signore può darci!
A presto, cari giovani, nella speranza di
vedervi numerosi!
per animare celebrazioni,
veglie ed eventi di carattere diocesano
formato principalmente
dai giovani della Diocesi
che sappiano cantare o suonare
strumenti musicali
Primo incontro di accoglienza
e presentazione
Venerdì 20 settembre ore 21.15
presso Parrocchia “Regina della pace”
via Gramsci, 99
(nel salone sul retro della chiesa)
Il Direttore dell’Ufficio Liturgico
Diocesano
Don Claudio Procicchiani
([email protected])
El Passì in scena a Moie, sabato 14 settembre, con l’ultima commedia brillante in vernacolo
L’aggravamento della pensiò, ieri come oggi…
A Moie, sabato 14 settembre, alle ore 21.00, la
compagnia teatrale El Passì propone la commedia brillante in vernacolo jesino Que s’ha da fa
pé campà!, in Piazza Santa Maria, nell’ambito
della festa patronale. L’opera è liberamente tratta dal testo di Claudio Conti Era vecchiu…eppure fera, per la regia di Walter Ricci. Personaggi e interpreti: il nonno patriarca Pacì (Mauro
Rosati); Tarcì e Terè, rispettivamente il figlio
e la nuora (Roberto Fava e Laura Pigliapoco);
Rosina e Luciola, le due nipoti (Agnese Testadiferro e Carolina Trillini); Gigio, fidanzato di
Rosina (Rossano Cerioni); il parroco don Felì
(Michele Cardinali); le tre comari Santa, Adelina, Pasqualina (Maria Carla Cesaroni, Oriana
Bolletta, Maria Giannetta Grizi); la dottoressa
Tachi (Stefania Sanviti). Il progetto scenico è
di Mauro Rosati e l’allestimento è curato dalla
compagnia; tecnici audio e luci: Roberto Trillini
e Maurizio Marzioni. Costumi, acconciature e
trucco: Look donna di Oriana Ferretti.
Ambientata nelle campagne jesine alla fine degli anni ’50, la commedia narra la vita, il duro
lavoro dei campi e la semplicità dei contadini
del tempo, mostrando i tanti espedienti quotidiani per far quadrare i conti. Protagonista il
nonno patriarca alle prese con una pensione di
guerra, o meglio un aggravamento della pensione di guerra da conservare ad ogni costo. La
vicenda si snoda in un tempo e in un tessuto
sociale fedelmente e minuziosamente ricostruito nei suoi tanti elementi: gestualità, mimica
ed espressività dei personaggi, scene e costumi,
musiche e canti della tradizione popolare, oralità e glossario dialettale tipico dell’epoca. Un
lavoro di ricerca storica che gli attori de El Passì hanno realizzato con lo studio di documenti
e con la preziosa collaborazione di testimoni
del tempo, riuscendo a cogliere i sentimenti
e le emozioni dell’epoca. E quasi con stupore hanno incarnato sulla scena lo spirito della
società rurale di allora: la collaborazione e l’a-
pertura tra famiglie e vicini di casa, la condivisione di una quotidianità lontana dalla schiavitù dell’orologio, l’aiuto reciproco e tanto altro,
dentro una vicenda comica ricca di realismo e
di poesia.
Diversi premi e riconoscimenti sono stati recentemente assegnati a El Passì per la commedia Que s’ha da fa pé campà!. In scena dal
marzo scorso, sono circa quindici le rappresentazioni tenute in numerosi teatri e piazze
della regione, compresa la partecipazione a tre
concorsi di teatro amatoriale. A Loro PicenoRassegna teatrale Premio Castrum Lauri (4
maggio)- due primi premi: per il gradimento
del pubblico e per la miglior interprete femminile, Laura Pigliapoco, per la sua presenza
scenica, la cura delle movenze e del recitato, la
giusta comprensione e forza interpretativa del
personaggio di Terè. Una menzione speciale
della giuria è stata assegnata a Carolina Trillini
per aver interpretato con bravura e naturalezza
Luciola, una ragazzina molto lontana dai nostri
tempi e dai nostri giovani. A Montemonaco
-Peranna Festival, nell’ambito della prima
Rassegna di Teatro Dialettale Amatoriale (17
agosto)- premio per il miglior allestimento scene e costumi e premio speciale “per la ricerca
e l’uso del dialetto e delle tradizioni”. Infine a
Varano-spettacolo festival dialettale (23 agosto)- primo premio per la migliore scenografia
e tre nomination: a Walter Ricci per la miglior
regia, a Mauro Rosati come miglior attore protagonista, a Carolina Trillini come migliore
attrice giovane, a Michele Cardinali come miglior giovane attore.
Tiziana Tobaldi
NTELL’ARA
Spasi i pagni
freschi de bugada
custodidi l’animali
r’dunade le galline
pe’ beccà
se rtroa quessi de casa
assieme al vicinado pe’ vejà…
L’opre po’i sposetti
‘e donne leste a domanna’
ntra ‘na chiacchiera e n’antra
‘a lana da capa’
‘Mmanisce ‘l maderazzo
la vergara
‘ntanto rconta de quann’era
munella / a giogà ntell’ara
Fadiga e prega ‘l contadì
già ‘ntra lume scuro
n’ se moe da lì:
S’arduna a scartoccia’
l’ara è ‘n condominio
de bestie e de cristià…
Come ‘l grantu’ sgranado
mmischia storie n’ manga gnè
ce sgrulla ‘na beuda ‘na cantada
e ‘na ballada
dopo de mede e rdunado ‘l fiè
’Na brignoccola ch’è ‘n giogo
al tiro de ‘n confetto
ntell’ara è ‘na generaziò
d’ amore benedetto!
Maria Giannetta Grizi
vallesina
VocedellaVallesina
15 settembre 2013
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Jesi: p
rogetto di recupero di un versatile prodotto della terra
Canapa: una miniera di opportunità
Abbecedario della
Nutrizione e Salute
Lettera N
Una conferenza in Comune e poi un convegno nella chiesa di San Bernardo, nei primi
giorni della settimana settembrina, per fare
il punto - e non solo - sugli sviluppi dell’importante progetto di recupero e valorizzazione della coltura della canapa lanciato proprio
nell’autunno di due anni fa dalle aziende agricole Trionfi Honorati di Jesi e Pellegrini-Castello di Vaccarile di Ostra.
Al tavolo dei lavori, con piglio da autentici
pionieri, i soci del consorzio marchigiano di
produttori di canapa - da poco costituitosi - hanno illustrato gli interessanti risultati
raggiunti nel breve arco di tempo con pochi
ettari di terra e annunciato il lancio dei nuovi
progetti che la crescita del prodotto, estremamente versatile, sta stimolando.
Il suo largo impiego, in effetti, sia nel comparto alimentare, cosmetico e terapeutico,
sia in quello agronomico, tessile, della bioedilizia, della produzione della carta, delle bioplastiche, della fito-depurazione sta aprendo
ulteriormente a traguardi ambiziosi come
quello del recupero del Cascamificio jesino.
Tale progetto comporterebbe non solo una ristrutturazione edilizia, ma soprattutto la creazione di “botteghe” per il recupero di lavori
tradizionali legati alla canapa e alle attività
naturalmente ad essa collegate, lo svolgimento di laboratori anche con le scuole, la creazione di un polo museale interattivo, un impianto di prima e seconda lavorazione della
fibra... Altro progetto interessante presentato
è stato quello del recupero di reti ferroviarie
oramai inutilizzate con lo scopo di ridurre i
costi del trasporto, attualmente esorbitanti.
Oggi, nelle Marche, gli ettari coltivati a canapa risultano una ventina, ma stanno aumentando velocemente perché vi è una forte richiesta sul mercato.
E allora, ben venga questa doppia e significativa opportunità: lavorativa, ma anche di
alternativa allo scarseggiare delle risorse del
Pianeta.
Però, ricordiamoci di dirlo… che la coltiviamo, con una comunicazione alle Forze
dell’ordine.
Paola Cocola
Una cena insieme con amicizia
Terza edizione per la cena del quartiere “Pontacci” di Moie, così chiamato per la presenza di
due ponti lungo via Risorgimento di cui uno davanti la figuretta fatta erigere da un automobilista sul punto in cui è uscito incolume da un incidente. Sabato 14 settembre, con la collaborazione della Pro-loco, alle 20 presso il campo da bocce del Parco dei Pontacci la cena che
aggrega vecchi e nuovi “pontacciari” con un menù ricco e appetitoso. La vigilia della festa,
una gara di briscola, per gli appassionati delle carte che risiedono nella zona che ospita anche
la nuova Biblioteca “la Fornace”. Una curiosità: recentemente lo chef moiarolo Raul Ballarini
ha dedicato una ricetta al quartiere Pontacci, ossia la “Trippa alla “Pontacciara” che è una
derivazione della trippa alla romana. Daniele Guerro
Ben ritornati da questi mesi estivi che
ci auguriamo abbiano portato serenità,
sorrisi, abbracci e voglia di ricominciare
con più entusiasmo ogni attività. Speriamo
che i nostri consigli estivi siano stati utili.
Nel mese di settembre conosciamo la
lettera n, con Nutrienti, Nutrigenomica e
Nutrigenetica.
NUTRIENTE
Nutriente… sostanza indispensabile
all’organismo per la crescita, il
mantenimento e il rinnovamento delle
strutture. Termine sicuramente più
familiare se tradotto come carboidrati
o zuccheri, proteine, grassi o lipidi,
acqua, vitamine, minerali ed altri in
genere indicati come fitocomposti.
Come accennato alla lettera A del
nostro abbecedario, sono questi i
componenti principali degli alimenti. I
biochimici sono soliti classificarli in
macro e micro nutrienti in base alla
loro struttura chimica e quantità, e non
per l’importanza per la salute umana.
Carboidrati, proteine e grassi sono
macronutrienti in quanto molecole a
struttura chimica complessa e presenti
in grandi quantità sia nelle cellule che
nell’organismo umano. Vitamine, minerali
e antiossidanti sono micronutrienti
perché molecole di piccole dimensioni
e presenti in piccole quantità. Un’altra
classificazione si basa sulla loro funzione
e allora si parla di nutrienti energetici
quali carboidrati e grassi; nutrienti
plastici quali proteine e regolatori
quali vitamine, minerali e fitocomposti.
Ciascuno ha fonti alimentari privilegiate,
ad esempio i carboidrati complessi (fibra
alimentare e amido) sono tipici dei cereali
e derivati come pasta, pane, pizza mentre
i carboidrati semplici (fruttosio, lattosio,
glucosio..) sono peculiari di frutta e latte.
Tutti sono forniti all’organismo umano
da un’alimentazione equilibrata, variata
e moderata. Ciascuno svolge un ruolo
fondamentale.
NUTRIGENOMICA e NUTRIGENETICA
I nutrienti dalla recente letteratura
scientifica sono stati messi in relazione
con il DNA, cioè con la genetica e con le
diverse reazioni che si verificano negli
individui. Si parla oggi di nutrigenomica o
genomica nutrizionale e di nutrigenetica
o genetica nutrizionale. La prima è la
disciplina che studia le correlazione tra
alimenti e modificazione del DNA mentre
la nutrigenetica – un termine introdotto
da Brennan nel 1975 – è la scienza che
studia il genoma (il patrimonio genetico)
e la variabilità interindividuale ai cibi,
cioè come ciascun individuo reagisce ad
un determinato nutriente. Ad esempio
non tutti reagiscono allo stesso modo
al glucosio, infatti alcuni manifestano
diabete; in merito al glutine alcuni sono
celiaci e altri sensibili ed altri ancora
allergici.
In realtà la nutrigenomica ha rafforzato
antiche intuizioni, già Ippocrate aveva
affermato che gli alimenti sono in grado
di influenzare l’organismo tanto che
un’alimentazione errata, secondo il
filosofo, aveva uno stretto rapporto con
la genesi di alcune malattie. A seguire
lo stesso Epicuro affermò che l’uomo
è ciò che mangia. Oggi affermiamo
con certezza che la nutrigenomica è la
scienza della nutrizione personalizzata
e ha aperto nuove frontiere creando un
approccio scientifico imperniato sulla
prevenzione e sulla diagnosi genetica.
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JESI
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paginaperta
VocedellaVallesina
15 settembre 2013
Con Tiziano Bevilacqua, referente jesino di Dysmofit
IL PALAZZO E DINTORNI
Una nuova disciplina per chi soffre
Addio tribunale!
Il classico silenzio assordante ha
accompagnato il correre veloce dei
faldoni del nostro tribunale, sezione
staccata di quello di Ancona, verso
il capoluogo provinciale. Sembra sia
già stato ultimato il previsto trasloco
di tutte le carte ed altro. Venerdì
13 settembre il palazzo Carotti sarà
definitivamente serrato a giudici,
avvocati e cittadini. Compagni di
sventura di Jesi sono anche Fabriano,
Osimo e Senigallia.
Jesi aveva una pretura abimmemorabili, poi ebbe la sezione
staccata di tribunale e nell’anno di
grazia 2013 niente!
Non mi pare che io sia uno di quelli che
gridano “Non toccate il mio giardino
– niente vicino al mio giardino”. Se il
governo Monti, con legge dell’anno
scorso, ha creduto opportuno
accentrare presso i capoluoghi
di provincia – salvo eccezioni l’amministrazione della giustizia per
risparmiare danaro e per una più
funzionale organizzazione del settore,
bene. Sono il primo ad approvare anche
se alla mia città costerà uno scomodo
non indifferente. Ma sarà così? Ecco il
punto. Nelle Marche, l’accentramento
provinciale è stato rilevantissimo. Via
anche il tribunale di Camerino. Si è
salvato soltanto Urbino.
A sentire alcuni avvocati e qualche
cittadino legato all’attività nel
nostro ex tribunale, il palazzo del
capoluogo provinciale è del tutto
impreparato a ricevere la tanta attività
che sopravverrà dalle quattro città
sopra ricordate. Già oggi i ritardi
procedurali sono spaventosi (come del
resto in Italia). E domani cosa sarà?
Veramente sono stati fatti bene i conti?
Avremo veramente – parliamo solo
del nostro territorio – un risparmio
proporzionato alla riforma? Veramente
le pratiche saranno più sollecite? E
l’andare tutti i cittadini ad Ancona (fate
il conto dei km che tutti dovranno fare
per non so quante volte per una sola
pratica; e non dico per un processo
civile o penale ), è stato quantificato in
tempo e in denaro?
Nella mia vita mi è capitato di essere
stato esecutore testamentario. Non
vi dico quante volte ho dovuto salire
le scale del nostro palazzo di via
Posterma. E questo, nonostante che
avessi sempre trovato un servizio e
un’attenzione veramente sollecite (lo
dico ad onore del personale che fino
a ieri ha lavorato a Jesi). Ma se quelle
mie mansioni le avessi dovute sbrigare
presso il tribunale di Ancona, quanti
soldi e quanto tempo avrei speso di più?
A lume di naso, la riforma non
dovrebbe dare migliori risultati
degli attuali: anzi! A dirlo sono,
concordemente, i nostri avvocati –
gente di parte! – Però mi viene naturale
essere d’accordo con loro. Mi auguro
che loro si sbaglino e che mi sbagli
anch’io.
Ed ora del palazzo Carotti, ristrutturato
pochi anni fa con una spesa
rilevantissima, che ne facciamo? Avanti
con le proposte.
v.m.
Lettori scrivono: Sanità, atti vergognosi e indecenti
Jesi si svuota di personale e strutture
Spacca, Mezzolani, Ciccarelli hanno colpito ancora. Con determina 1203 approvata
il 12 agosto, hanno adottato la mobilità del
personale amministrativo dalle loro sedi a
quelle di Fabriano per circa 135 unità. La
cultura di sinistra per queste persone è
rimasta totalmente estranea all’idea, nel
bene o nel male, a decidere le sorti di una
comunità con discussione sindacale, di
non assumere la delibera in pieno periodo di ferie e che questi dipendenti devono
fare dai 50 ai 85 Km di tragitto (solo andata), con tutto quello che ne consegue in
termini negativi. Nemmeno la grande balena bianca “Democrazia Cristiana” ha raggiunto simile arroganza e spregiudicatezza, almeno i sindacati venivano rispettati
e erano abbastanza sensibili dell’opinione
della maggioranza dei cittadini. Tutti i dipendenti di Senigallia, Jesi e Ancona che
prestano il proprio lavoro nelle Unità Operative di Segreteria di Direzione, Gestione
personale, Acquisti e Logistica, Bilancio,
Supporto controllo di Gestione, verranno
spostati nella costosissima nuova sede di
Fabriano. Ma in piena era telematica dove
in alcune nazioni si è sviluppato in modo
molto proficuo il lavoro a domicilio utilizzando la rete, non si poteva sperimentare
questo metodo e mandare i nuovi assunti
a Fabriano? L’aspetto politico è chiaro, rendere l’ospedale di Fabriano altamente qualificato a discapito degli altri.
Jesi, dopo tutti i tagli che ha affossato tut-
te le aspirazioni di avere un ospedale come
si merita “modello”, sopprime l’ufficio del
Governo Clinico. Continua in modo inarrestabile le razionalizzazioni pesanti che
penalizzano l’ospedale di Jesi e la Vallesina.
I cittadini sono quotidianamente a contatto con disservizi dovuti a carenza di tutto
dove non viene permesso ai dipendenti
di svolgere serenamente il proprio lavoro. Qui la sanità si regge grazie al senso di
responsabilità ed alla abnegazione del personale ormai ridotto allo stremo delle proprie forze. Se si contestano certe decisioni,
ci si sente accusare di campanilismo, ma
Mezzolani non si interessa soprattutto delle esigenze del pesarese e Spacca di quelle
di Fabriano? Apprendo con piacere il fatto
che la sanità marchigiana è virtuosa per
essere tra le migliori tre d’Italia garantendo
l’equilibrio di bilancio ma questi risultati
come sono stati raggiunti? Chi ha pagato il
prezzo? Utenti e operatori. Chiudere strutture ospedaliere senza sviluppare i dovuti
servizi territoriali disattendendo quanto
previsto nel piano regionale, tagli alle case
di riposo, tagli ai pannoloni per gli indigenti, depauperamento costante di persone, di tecnologia e di posti letto. La cultura
della sinistra non è di sicuro fare una riforma sanitaria che scontenta tutti, cancella
la tutela pubblica della salute e getta tutti
i presupposti per una progressiva privatizzazione della sanità marchigiana.
Flavio Filonzi
Una nuova disciplina per il recupero funzionale e della riabilitazione è stata presentata mercoledì 4 settembre presso la biblioteca diocesana. Si tratta di Dysmofit, una
ginnastica chinesiologica
inventata negli Stati Uniti da John Kendall, che si
occupa dei pazienti affetti
da malattie neuromotorie,
locomotorie o psichiatriche. «È una ginnastica attiva – ha spiegato Tiziano
Bevilacqua, referente jesino di Dysmofit – Con noi
l’ammalato svolge esercizi
adeguati, scelti per lavorare
non solo sull’apparato locomotorio ma sul sistema
nervoso centrale. Dysmofit è un insieme di esercizi
che attacca il problema in vari aspetti: la
multilateralità con cui si affronta la malattia, approccio innovativo perché studia la
malattia, reimpostazione della malattia».
Il nome di questa disciplina è assai esplicativo: Dysmo, significa sofferenza del corpo
umano, mentre Fit è l’abbreviazione di fitness, ossia palestra in inglese. Ne deriva
che Dysmofit è un’attività da fare singolarmente con l’aiuto di un chinesiologo, cioè
lo studioso del corpo umano malato.
All’incontro era intervenuto anche il maestro Paolo Violante, docente nazionale
Coni-Csen. “Dysmofit è una scheda con
otto esercizi che affrontano la malattia con
esercizi di ginnastica attiva. Alcuni di questi esercizi interessano la zona della malattia e quelle con muscoli sinergici. Dysmoft
si rivolge non sono a persone con problemi
al sistema motorio e psicomotorio, del tipo
degenerativo e non”. Insomma, una ginnastica per uomini e donne che soffrono di
patologie difficili da trattare, che spesso
considerano questa soluzione come un’ultima spiaggia.
Dysmofit come detto non è una ginnastica
per gruppi, né per bambini ma si occupa
dei singoli perché “ogni persona è diversa –
ha afferma il professor Violante – I bambini
fino a dodici anni sono incapaci di gestire
certi movimenti, perciò la sconsigliamo. La
nostra disciplina ha tre fasi: stretching, respirazione addominale e toracica, ginnastica attiva, dove non tocchiamo i paziente.
Sono cinquanta minuti di lavoro per due o
tre giorni a settimana. L’obiettivo è reimpostare la postura”. Dysmofit è inoltre, una
buona opportunità di lavoro e per informazioni ci si può rivolgere a Tiziano Bevilacqua.
Giuseppe Papadia
Nuova stagione del Rugby Jesi ’70 per il ritorno in B
In città un centro di formazione
La nuova stagione del Rugby Jesi ’70 è alle porte. Dopo
aver conquistato la promozione nella finale playoff
contro il Ragusa Rugby, la
squadra jesina si sta preparando nel miglior dei modi
per affrontare il ritorno in
B, serie riconquistata dopo
8 anni di C elite. La squadra Seniores, che debutterà
nella seconda serie, ha rafforzato la rosa allenata da
Francesco Trillini e Valentin Iacob con nove
nuovi acquisti, tra i quali: l’esperto Luca
Centioni, cresciuto nel Benetton Treviso e
reduce da un infortunio. La società, vista la
promozione in serie B, è stata spinta anche
a rinnovare le proprie strutture e l’ambiente di gioco. Gli spogliatoi e il terreno del
campo da gioco sono stati rinnovati, mentre in fase di costruzione e approvazione ci
sono un secondo campo da gioco, un nuovo
blocco di spogliatoi, una sala riunioni e una
nuova recinzione.
Finita la costruzione dei precedenti impianti, si procederà con il potenziamento
dell’illuminazione e l’ampliamento della
zona parcheggio. È presente, oltre alla squadra Seniores, anche un settore giovanile che
comprende le squadre Under8, 10, 12, 14, 16
e 18. Per finire, il Rugby Jesi, comprende anche una squadra Old, che non prende parte a
nessun campionato ma partecipa solamente
a tornei italiani ed esteri.
A proposito delle squadre più giovani, il presidente Luca Faccenda, dice “è importante la
presenza di un settore giovanile che andrà a
migliorare con il passar degli anni la squadra
Seniores. La fiducia, che la squadra jesina
dà al settore giovanile, è stata ripagata dalla
FIR con un significativo riconoscimento. La
Federazione, infatti, ha individuato in Jesi
uno dei Centri di Formazione Under 16 per
le Marche. Cultura e tradizione del club in
ambito formativo rispetto al territorio e alla
logistica sono stati i requisiti indispensabili
ad ottenere questo risultato”.
Altri due passi importanti che sta compiendo il Club, riguardano la costituzione di una
Società Sportiva Dilettantistica di capitali e
la fidelizzazione di tutti i portatori di interesse, dai dirigenti ai tecnici, dai giocatori ai
familiari, dalle scuole del territorio ai partner pubblici e privati attraverso una costante
attività socio culturale e sportiva.
Dopo la presentazione della squadra, in occasione della Notte Azzurra a Jesi, il Rugby
Jesi ‘70 si prepara all’inizio del campionato
previsto per il prossimo 6 ottobre, affrontando un torneo a Viterbo e un’amichevole
a Cesena.
Riccardo Gigli
sport/tempolibero
VocedellaVallesina
15 settembre 2013
SERRA DE’ CONTI: festeggiati i primi vent’anni di oratorio
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della
BASKET LEGA DUE Lanciata l’iniziativa Basket 4 Business
Per i giovani, sentinelle del mattino
Anche l’Aurora alla Notte Azzurra
Era il 1993 quando un
manipolo di volontari
muniti di vanghe, pale e
falcetti iniziò a dare una
sistemata al campo incolto dietro la Chiesa Parrocchiale. Non si trattava
di un’iniziativa estemporanea, né fine a se stessa:
si stava riaprendo, dopo
alcuni decenni di standby,
l’Oratorio Parrocchiale di
Serra de’ Conti. Questa
decisione si basava sull’esigenza, condivisa dalle Istituzioni locali, di
un’agenzia educativa per la prevenzione del
disagio giovanile. La direzione dell’Oratorio
fu assegnata ai coniugi Alba Bellini e Massimo Bevilacqua, che, insieme alle molte famiglie da sempre impegnate in parrocchia,
hanno dato vita a una macchina organizzativa ancora oggi vitale e in espansione. Sì, perché i progetti non finiscono mai, anche se
le situazioni cambiano e i ragazzi crescono.
Adesso al posto della sterpaglia incolta domata dai volontari del ’93 c’è un campo da
calcetto, l’iniziale organizzazione si è via via
strutturata e l’Oratorio partecipa da affiliato
alle iniziative del Centro Sportivo Italiano,
che spaziano dalla musica e dalla danza a
tornei sportivi di vario genere, alla formazione degli animatori e a molte atre attività.
Tra l’odierna situazione e quella iniziale, tante battaglie, tanta fatica e tanta dedizione,
ma anche tante soddisfazioni per ciò che è
stato costruito, per il sostegno dato ai giovani e per lo spirito di amicizia condiviso in
tutti questi anni.
Nel 2007 l’intitolazione dell’Oratorio a Gio-
C’era anche l’Aurora Basket
sabato scorso alla “Notte Azzurra”. La società arancio-blu
era presente con tornei di basket su due campi allestiti nella zona antistante il comando
dei Carabinieri. Durante tutta
la serata, lo stand ha funzionato anche da punto informazioni per iscriversi ai corsi di
mini-basket ed aderire alla lotteria a premi
“Un canestro per Jesi”, organizzata dall’associazione “Insieme Possiamo”. In serata
poi, sul palco principale allestito in piazza
della Repubblica hanno sfilato i ragazzi del
vivaio arancio-blu e successivamente sono
intervenuti l’amministratore unico Altero Lardinelli, il direttore sportivo Federico
Manzotti, Mason Rocca ed il tecnico Coach
Piero Coen, che hanno salutato i tifosi presenti. Da martedì 10 è iniziata la seconda
fase della campagna abbonamenti della Fileni Bpa, che ha già toccato quota 260 tessere.
Da martedì scorso la campagna è aperta sia
ai vecchi abbonati che vogliano cambiare il
loro posto sia ai nuovi. Massimiliano Mo-
vanni Paolo II, a chi ha cioè dimostrato, nel
corso della sua vita straordinaria, che se
l’uomo si affida alla volontà di Dio è capace
di grandi cose, con l’invito a tutti i giovani
ad affidarsi e a Dio e a essere “sentinelle del
mattino”.
Per sottolineare il ventennale dell’Oratorio,
in occasione della Madonna del Soccorso, patrona di Serra de’ Conti venerata anche come Madonna delle Grazie, sono stati
proposti alcuni appuntamenti: 25 agosto-3
settembre, “CalcioMaria”, torneo di calcetto
per ragazzi e giovani; 4 settembre, pellegrinaggio a Roma per l’udienza con Papa Francesco; 5-6 settembre, “Giochi senza confini”,
grandi giochi e attività per bambini e ragazzi; 7 settembre, “Torneo del Soccorso”, torneo di Yu-Gi-Oh; 8 settembre, processione,
premiazione dei giochi e dei tornei, apertura
del “RistOratorio” per cenare insieme e falò
di festa.
Un augurio all’Oratorio “Giovanni Paolo II”
e a quanti vi lavorano con sempre nuovo entusiasmo pastorale.
15
richi, responsabile marketing
dell’Aurora Basket, ha presentato nei giorni scorsi la nuova
iniziativa “Basket 4 Business,
la nuova rete di idee ed opportunità con l’Aurora Basket”.
«L’idea è nata dietro la passione per lo sport e per l’Aurora
Basket – ha spiegato Morichi
(nella foto di Candolfi) - che
evidenzia la necessità di integrare tutti gli
attori dietro ad un grande progetto di rilancio del territorio: unire le forze per sostenere uno sport più fruibile, etico e socialmente
radicato. Ripartiamo dal nostro territorio e
recuperiamo la relazione, uniamo le forze
e promuoviamo le eccellenze». B4B è un’iniziativa aperta alle aziende della Vallesina,
agli imprenditori e tutti quei liberi professionisti che credono nel rilancio del loro
territorio e che vogliono farsi conoscere.
«Per entrare in B4B – conclude Morichi - è
sufficiente contattarci via web sul sito www.
basketforbusiness.it o scrivendo una mail a
[email protected]».
Giuseppe Papadia
A JESI È NATA LA COMPAGNIA MEDIEVALE “LEONI DEL RE”
Proposte storiche e artigianali, per tutti
Marco Bevilacqua
Maneggiare un arco medievale, “caricare” la
corda ed incoccare la freccia nel modo giusto
e con velocità, sarà possibile farlo con facilità,
entrando a far parte della compagnia ed incontrandosi presso il Polo Sportivo di San Sebastiano a Jesi. Oltre al tiro con l’arco storico,
la compagnia propone una serie di originali
attività che spaziano dalle rievocazioni storiche all’artigianato medievale, passando attraverso la danza, la musica, la letteratura per
approdare alla sartoria medievale, mediante
la creazione di abiti ed accessori che riprendono strettamente tecniche e caratteristiche
dell’epoca. La Compagnia medievale LEONI
del RE si rivolge a tutti coloro che amano le
origini storiche della città e del territorio.
Tutte le attività proposte dalla Compagnia
Leoni del Re sono aperte a bambini, giovani,
adulti, famiglie - senza distinzioni di alcun
tipo - e sono finalizzate ad avere momenti di
crescita sportiva e culturale.
Alcune delle attività proposte: Tiro con l’arco
storico - Tornei - Duelli con spada - Rievocazioni
storiche - Danza e Musica - Letteratura - Artigianato - Lavorazione del legno - Lavorazione del
cuoio - Sartoria medievale - Attività didattiche e
ludiche nelle scuole e centri estivi.
Tante attività, dove portare il tuo contributo e
che ti vedranno coinvolto da protagonista.
Per contatti:
Leoni del Re
Via G. Garibaldi, 36 - Jesi Tel. +39-0731-605145
- Cell. +39-347-6542145
E-mail [email protected] - Web-site www.
leonidelre.it
Jesi-Moie-Jesi:domenica in bicicletta con agguati teatrali
Festa viaggiante, siamo fuori
“Festa viaggiante. Siamo fuori”: domenica 15 settembre dalle 9 del mattino
con partenza della carovana ciclistica
da Piazza della Repubblica. La manifestazione è promossa dall’associazione
sportiva e culturale Asiamente ed apre
la rassegna “Malati di niente”, ha il patrocinio dell’Asur, dei comuni di Jesi, di
Castelplanio e di Maiolati Spontini, delle cooperative Tadamon e Coos Marche
L’arrivo è previsto a Moie, nel piazzale
della Biblioteca, per le 12,30 passando in
bici lungo la “Via dei Tesori” lungo la quale saranno proposti degli “agguati teatrali”
a cura del Teatrotello.
Dalle 14 alle 16 sono previsti laboratori
per la costruzione di aquiloni, dimostrazioni di tiro con l’arco, esposizione di biciclette d’epoca, mostra di telefoni antichi e
di foto e un atelier di pittura.
Alle 16.15 il doppiatore Luca Violini interpreterà “Siamo Fuori”, un testo composto
dalla redazione del giornale “Capo Horn”,
poi a seguire un duetto di flauti, una esibizione di giocoleria e il concerto del Riciclato Circo Musicale. La partenza in bici
per il rientro a Jesi è prevista per le 18.30.
In caso di pioggia la manifestazione sarà
rinviata a domenica 22 settembre.
Chi desidera partecipare al pranzo sociale
dovrà prenotarsi al momento del raduno o
chiamando al numero 0731215602.
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della
attualità
VocedellaVallesina
15 settembre 2013
Majolati Spontini: Trivio e Quadrivio. Discorso e Numero, l’VIII edizione: il concerto per organo
Sotto lo sguardo immobile degli angeli della cantoria
La sera di mercoledì 7 agosto, a Majolati
Spontini, sotto lo sguardo immobile degli
angeli della cantoria della Chiesa Santo
Stefano, si è tenuto un concerto di musica
rinascimentale e barocca. L’ispirazione
che ha colto il Direttore, organista e
ideatore del concerto maestro Marco
Mencoboni nasce proprio dalla cantoria
lignea che incornicia il bellissimo organo
Callido, donato da Spontini alla comunità
majolatese. Il concerto ha previsto
l’esecuzione di brani musicali composti
fra il XVI e il XVII secolo da parte di un
ensemble di musicisti che alternavano la
loro presenza e gli strumenti necessari di
brano in brano. Ecco i nomi dei suonatori:
Marco Mencoboni, direzione e organo;
Klodiana Babo, violino; Massimiliano
Dragoni, salterio e percussioni; Isacco
Colombo, flauto, percussioni e ciaramella;
Sara Mancuso, arpa; Vera Milani, soprano.
L’esecuzione dei brani ha previsto anche
l’uso di strumenti inediti per il pubblico
del Trivio e Quadrivio, quali il salterio e la
ciaramella, affascinanti non soltanto per il
suono evocativo di un’epoca lontana, ma
anche per la forma ormai dimenticata.
Questo era dunque il leitmotiv della serata:
la ricerca, il recupero e la restituzione
di suoni antichi prodotti da strumenti
simili a quelli suonati dagli angeli cantori
della cantoria della chiesa. Lo spettacolo
ha stupito gli spettatori, oltre per l’uso
di strumenti rinascimentali, per la
configurazione dei musicisti durante
l’esecuzione; è stato, infatti, inizialmente
piuttosto inusuale ascoltare una Giga
per violino senza vedere la musicista, o
una Marche con i suonatori in cammino
lungo la navata. La dislocazione dei vari
strumenti è stata una novità interessante,
seppur particolare, che ha permesso
allo spettatore di godersi pienamente la
musica. Inoltre la posizione dei musicisti
nello spazio della chiesa ha permesso
la ricostruzione di un’atmosfera antica
e coinvolgente armonizzata dalla voce
trascinante del soprano e rotta solo dai
meritatissimi applausi fra un’esecuzione di
un brano e un’altra. Alcuni delle musiche
proposte hanno veramente incantato,
in modo particolare: un Preludio di Jan
Pieterzoon Sweelink, due Frottole di
Bartolomeo Tromboncino, uno Scherzo
a voce sola di Claudio Monteverdi, la
Canzone Mille Regrets di Johann Paul
von Westhoff, applauditissimo bis che ha
coinvolto l’intero ensemble.
È stato un peccato che gli spettatori non
abbiano potuto osservare durante il
concerto la cantoria, le sue statue lignee
e le canne dello straordinario organo
che racchiude, ma l’organizzazione ha
permesso comunque di seguire
i gesti puntuali e virtuosi del
Maestro Mencoboni e degli altri
musicisti attrezzando la chiesa
di un proiettore e di un grande
schermo che hanno riproposto
all’altezza dell’altare le immagini
catturate alla postazione
dell’organo.
Il concerto si è chiuso con una
proposta, e forse una promessa,
del maestro Mencoboni di far
riprodurre gli strumenti presenti
nella cantoria come la ciaramella,
le percussioni, il mandolone e
dare loro nuova vita suonandoli
proprio nel luogo in cui è
custodita l’immagine degli strumenti.
Inoltre una nota “filologica”, la cantoria,
quando fu acquistata da Antonio Spontini,
con i soldi del fratello Gaspare, nel 1811,
insieme all’organo di Gaetano Callido, dal
Convento di San Bartolomeo, aveva un
manto di gesso banco con bordature in oro
zecchino. Questo elemento, non era stata
un’aggiunta, ma la stessa opera era stata
concepita in questo modo per simulare
un opera in marmo. Purtroppo, la non
conoscenza di questo elemento, ha portato,
negli anni ottanta, ad eliminare, in forma
artigianale e dilettantesca, questa copertura,
scoprendo il legno e quindi facendo
perdere l’originalità di un capolavoro
destinato ad esaltare la musica, concepito
per un altro ambiente, ma preservato nella
sua unità dall’acquisto spontiniano.
Marco e Sara Palmolella
(Continua al prossimo numero)
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