L’Introversione,
un patrimonio
dell’umanità
Descrizione tipologica
del modo di essere
introverso dalle prime
fasi evolutive all’età
adulta
Non contiene alcun
riferimento a
esperienze soggettive
individuali
Raccolta di
testimonianze tratte
dal Forun della LIDI
(Lega italiana per la
tutela dei Diritti degli
Introversi) che
confermano la validità
della descrizione
fornita in Timido,
docile, ardente e
documentano lo stato
di malessere in cui
vivono molti soggetti
introversi nel nostro
mondo
Tematica della conferenza(1)
Quali sono le ragioni di questo malessere?
 Quali le possibili soluzioni?
 Il malessere degli introversi dipende da un
pregiudizio sociale esistente nei loro confronti
che viene interiorizzato in fase evolutiva e
determina o un vano tentativo di essere come
gli altri o una reazione disadattiva che, se non
giunge all’isolamento, fa affiorare
comportamenti (imbarazzo, vergogna, difficoltà
di comunicazione, ecc.) che confermano il
pregiudizio stesso.

Tematica della conferenza(2)
Per porre rimedio a questa situazione, che
comporta troppo spesso, oltre ad una più o
meno rilevante sofferenza soggettiva, lo spreco
di potenzialità umane di grande valore la cui
realizzazione risulterebbe vantaggiosa per il
soggetto e per gli altri, occorre sormontare il
pregiudizio e sostituirlo con una nuova cultura.
 Tale cambiamento implica però, né più né
meno, una rivoluzione culturale che metta in
gioco il modello di normalità dominante nel
nostro mondo.

La teoria di Jung



Coniati da C. G. Jung, in un libro che si può ritenere il suo
capolavoro (Tipi psicologici), i termini estroversione e
introversione hanno avuto uno straordinario successo,
diventando di uso corrente
Jung definisce l'estroversione come un modo di essere
caratterizzato da un interesse prevalente per il mondo esterno
e l'introversione come un modo di essere caratterizzato da un
interesse prevalente per quello interno.
L’interesse prevalente esclude che si dia un’introversione
assoluta e un’estroversione assoluta.
Mondo esterno e mondo interno
In quanto autoconsapevole, ogni uomo vive
nell’interfaccia tra due mondi: quello esterno,
al
quale lo vincolano le percezioni e sul quale è
letteralmente affacciato, e quello interno, che
non può essere visto o toccato, ma è esperito
 Questi due mondi, perpetuamente comunicanti
tra loro ma irriducibili, rappresentano la totalità
dell’esperienza soggettiva umana
 Un certo grado di estroversione, di
affacciamento, di contatto e di interesse per il
mondo esterno, e un certo grado di

Estroversione e Introversione
In conseguenza della loro costituzione
genetica, gli estroversi sono portati a
privilegiare il rapporto con il mondo esterno,
hanno bisogno di mantenere con esso un
contatto assiduo e tendono all’adattamento
 Gli introversi hanno una particolare
propensione per il mondo interno, tendono al
raccoglimento e alla riflessione e hanno tempi
più lunghi di adattamento riuspetto alla media
 Estroversione e introversione definiscono,
dunque, in sé e per sé, solo modi diversi di

Lo spettro tipologico
In ogni individuo l’orientamento estroverso e
quello introverso si combinano nelle formule
più varie, secondo uno spettro che esclude gli
estremi. Non esiste un introverso o un
estroverso puro.
 Lo spettro tipologico non è continuo. La
prevalenza dell’introversione riguarda il 5-7%
della popolazione: 1 cittadino su 20.
 Tale distribuzione è misteriosa, ma di sicuro ha
un grande significato evoluzionistico, essendosi
mantenuta costante nel corso del tempo.

Scienza e senso comune
Il senso comune, appropriandosi dei termini coniati da Jung,
ha dato ad essi un significato diverso e distorto rispetto a
quello originario: li ha qualificati associando all’introversione
una connotazione negativa, pregiudiziale
 Il pregiudizio incide sullo sviluppo della personalità e sulla
vita dei soggetti introversi, inducendo in essi una percezione
di anormalità, inferiorità e inadeguatezza rispetto agli altri

Definizioni

Per il senso comune l’introverso è un soggetto
tendenzialmente solitario e asociale

Anche nei dizionari più recenti, la definizione dei termini
introversione ed estroversione implica un giudizio di valore

L’estroverso è aperto, sicuro, comunicativo, cordiale,
affettuoso, espansivo, esuberante; l’introverso, viceversa, è
chiuso, timido, silenzioso, riservato, freddo, distaccato

Quanto c’è di vero in queste attribuzioni?

Molto stando alle apparenze, poco per quanto riguarda
l’esperienza interiore, che è fervida e intensa
Lo scarto tra un comportamento sociale mediamente “inibito” e
un mondo interiore passionale è l’essenza dell’introversione.


Come si può spiegare questo scarto?
L’uomo come prodotto

L’uomo viene al mondo come ente naturale, dotato di attributi
specie-specifici (comuni a tutta le specie e maturati nel corso di
una lunga evoluzione) e di potenzialità di sviluppo che, per
realizzarsi, richiedono l’interazione con un ambiente umano
(affettivo e culturale).

La personalità è un prodotto dell’interazione tra la “natura
umana”, le opportunità di sviluppo offerte dall’ambiente sociale
e il modo in cui il soggetto le utilizza

Il termine “prodotto” va preso alla lettera: esso implica la
trasformazione di una “materia prima” per effetto di un “lavoro”

Ogni società, per assicurare la sua continuità nel tempo, ha
bisogno di investire una quota di risorse nella produzione di
uomini
La “materia” prima
La “materia prima” è null’altro che il corredo
genetico individuale (il genotipo), che è una
combinazione unica e irripetibile del pool
genetico umano
 Il corredo genetico individuale contiene
potenzialità comuni a tutta la specie (come la
capacità di acquisire il linguaggio) e
potenzialità o attitudini particolari (come
l’orecchio musicale, la predisposizione per la
matematica, l’abilità manuale, ecc.) il cui
sviluppo differenzia gli individui.

Educazione
Il corredo genetico non è una tabula o una
creta, non può essere modellato a piacere
perché ha i suoi vincoli
 Per sviluppare le sue potenzialità – generiche e
particolari – l’uomo va educato
 Educare (ex-ducere) significa permettere a
qualcosa di venire fuori
 Per produrre un uomo occorre investire risorse
– affettive, economiche, culturali – e applicare
“tecniche” finalizzate a realizzare un progetto
 Il progetto, comune a tutte le culture esistenti,
è la produzione di un soggetto “normale” in

Istituzioni pedagogiche
 La
Famiglia e la Scuola sono le “agenzie sociali”
alle quali è affidato il compito di produrre
l’uomo o meglio il “cittadino”, vale a dire un
essere capace di inserirsi nella società e di
ricoprire i ruoli assegnati o scelti: in breve, di
adattarsi ad un determinato sistema
 La finalità adattiva implica l’adozione di un
modello normativo che, nella nostra società, è
estroverso
 Esso valorizza l’adesione e la partecipazione
alla realtà, la capacità di comunicare e di stare
con gli altri, un certo grado di competitività, lo
spirito pratico, l’intrapendenza, il non avere uno
La funzione dell’estroversione
L’estroversione favorisce l’adattamento al
mondo esterno e, in conseguenza dello spirito
pratico che la connota, promuove anche
l’intraprendenza, il darsi da fare per
trasformarlo
 Senza la spinta motivazionale
dell’estroversione, l’umanità sarebbe
presumibilmente rimasta ferma al modo di
essere originario, incentrato sulla caccia e sulla
raccolta
 All’estroversione si può ricondurre, in misura

La funzione dell’estroversione (2)
L’estroversione facilita l’adattamento al modello
normativo vigente in un determinato contesto
sociale e culturale
 L’adattamento estroverso concorre a
stabilizzare la società, ad assicurare ad essa
un’identità culturale, una certa coesione e la
continuità nel tempo
 Il limite dell’introversione sta nella sua
tendenza al conformismo, nella naturalizzazione
della cultura e nell’assolutizzazione dei valori
normativi

Il modello normativo estrovertito
Il modello normativo dominante, negli ultimi
anni, si è accentuato al punto che si può
definire estrovertito
 Soprattutto a livello giovanile, esso presenta
forti tratti di narcisismo, esibizionismo,
spavalderia, ostentata sicurezza, ecc.
 Il modello estrovertito si può ritenere
globalmente disfunzionale perché, per
promuovere l’adattamento al mondo esterno e
il darsi da fare, riduce al minimo la conoscenza
e la familiarità con il mondo interno.

La funzione dell’introversione (1)

La funzione dell’introversione è ricavabile da uno dei suoi
tratti comportamentali più tipici: la “distrazione”
Una parte della mente introversa (variabile da
soggetto a soggetto) è caratterizzata
dall'essere assorbita e catturata precocemente
da un flusso indistinto di pensieri, emozioni,
memorie, fantasie, ecc. (rêverie)
 Via via che l’individuo cresce, la rêverie
comporta l’esplorazione di un mondo che non
è meno reale di quello oggettivo, esterno: il
mondo dei simboli, vale a dire il mondo della
Cultura (con la maiuscola, per distinguerla dalla
cultura, che si può identificare con il senso
comune) - Religione, Filosofia, Letteratura,
Arte, Scienza, ecc.

La funzione dell’introversione (2)
La Cultura immateriale è un prodotto della
specie umana: l'espressione di potenzialità
cerebrali che ci dona un filo di speranza,
perché compensa e nobilita una storia che, per
tanti aspetti, è stata ed è caratterizzata da
violenze di ogni genere, sopraffazioni,
ingiustizie, ecc.
 Se ci si chiede quale tipologia di personalità sia
prevalente nei geni, la risposta è
sorprendente: almeno per il 60%, e in tutti i
campi, la Cultura è opera di soggetti introversi,
e cioè di una minoranza della popolazione
umana.

La funzione dell’introversione (3)
Per non dare un significato astratto alle
percentuali basterà fare a caso i nomi di
Newton, Darwin, Einstein, Beethoven,
Schumann, Brahms, Debussy, Rousseau, Kant,
Kierkegaard, Schopenauer, Nietzsche,
Michelangelo, Van Gogh, Cezanne, Morandi,
Dostoevsky, Kafka, Holderlin, Leopardi,
Baudelaire, Pirandello, ecc.
 La lista potrebbe estendersi all’infinito
spaziando dai grandi fondatori di religioni
(Budda, Gesù, ecc.) ad ambiti di attività
intellettuale più recenti (cinema, teatro,
fotografia, musica jazz, musica rock, musica
pop, ecc.)

La funzione dell’introversione (4)
Una componente minoritaria dell'umanità ha
dato un tale contributo alla crescita del
patrimonio culturale della specie che, se esso
fosse cancellato, tale patrimonio si
impoverirebbe criticamente.
 Solo un’infima quota quota di introversi sono
geniali (anche se tutti hanno una qualche
attitudine creativa e sono in genere
appassionati fruitori di letteratura, musica,
arte, ecc.).
 E' un fatto, però, che la maggioranza dei geni

La funzione dell’introversione (5)

Einstein
“In singolare contrasto col mio senso ardente di
giustizia e di dovere sociale, non ho mai sentito la necessità di
avvicinarmi agli uomini e alla società in generale. Sono proprio
un cavallo che vuole tirare da solo; mai mi sono dato
pienamente né allo stato, né alla terra natale, né agli amici e
neppure ai congiunti più prossimi; anzi ho sempre avuto di
fronte a questi legami la sensazione di essere un estraneo e ho
sempre sentito bisogno di solitudine; e questa sensazione non
fa che aumentare con gli anni. Sento fortemente, ma senza
rimpianto, di toccare il limite dell’intesa e dell’armonia con il
prossimo. Certo, un uomo di questo carattere perde così una
parte del suo candore e della sua serenità, ma ci guadagna una
larga indipendenza rispetto alle opinioni, abitudini e giudizi dei
suoi simili” (Come io vedo il mondo, p. 19).
Socialità indiretta

Se un bambino o un adolescente introverso passa il suo tempo
immerso nella lettura, si identifica questo comportamento come
“strano” in quanto asociale.

Ma che cos’è la Cultura se non l’espressione di mondi di
esperienza soggettivi? Leggendo un libro, ascoltando musica,
sfogliando un libro d’arte un soggetto entra in relazione con un
altro mondo di esperienza, stabilisce insomma una relazione
sociale indiretta, mediata da un prosotto culturale.

Agli introversi, in genere, questo tipo di relazione sociale
interessa più delle interazioni con i coetanei, poiché hanno il
gusto di ciò che è grande, vero, bello, che tocca nell’intimo e fa
vibrare la corda delle emozioni.
L’Introversione oggi





Il pregiudizio che vige nel nostro mondo nei confronti
dell’Introversione ha un fondamento empirico
Incontrare un introverso sereno ed equilibrato, autentico e
appagato del suo modo di essere, è un evento eccezionale.
Più spesso, gli introversi hanno dei tratti di comportamento che
sembrano attestare un qualche disagio psicologico: sono
riservati (sino alla chiusura), poco loquaci e comunicativi,
spesso visibilmente impacciati, talora addirittura cupi e ombrosi
Per quanto inoffensivi, gli introversi, in genere, determinano un
campo d’interazione sgradevole. Se non è vero che sono
scostanti e altezzosi – per cui evocano un moto di antipatia -, si
intuisce facilmente che non sono spontanei, nutrono diffidenza,
sembrano impegnati a celare qualcosa
Se si giunge a conoscerli da vicino, si rimane sorpresi della loro
sensibilità umana, delle doti intuitive e della ricchezza del loro
mondo interiore. Al tempo stesso, si recepisce in genere un
atteggiamento rigido e ipercritico nei confronti del mondo
L’introversione introvertita
L’Introversione nel nostro mondo manifesta
tratti che sono sviluppi negativi delle sue
potenzialità
 Molto spesso essa appare come espressione di
un introvertimento, processo opposto
all’estrovertimento
 Lo sviluppo psicologico degli introversi e il loro
modo di essere da adulti è fortemente e
negativamente influenzato dal modello
normativo dominante, estroverso e
estrovertito

Il problema della socializzazione
La normalizzazione investe le fasi precoci dello
sviluppo, a partire dalla socializzazione
 Per molti genitori e insegnanti il bambino
introverso è un essere che va normalizzato,
aiutato a diventare come gli altri
 Il tratto comportamentale più allarmante per gli
educatori è la tendenza del bambino o
dell’adolescente a non legare con gli altri, ad
isolarsi e a fantasticare (distrarsi)
 Le cause di questo tratto sono: la predilezione
per gli adulti, il rifiuto dell’istituzionalizzazione

Le caratteristiche genotipiche dell’Introversione






un corredo di emozioni superiore alla media, associato,
talora, ad un'intelligenza vivace
un senso di pari dignità e di giustizia precoce, persistente e
d'intensità drammatica, che fa capo ad un'intuizione
viscerale dei diritti individuali, attribuiti a sé non meno che
agli altri
un orientamento innato di tipo idealistico, che si esprime nel
"sogno" di un mondo caratterizzato da rapporti
interpersonali "corretti" e "delicati", tali da ridurre al minimo
la possibilità reciproca di farsi del male
una tendenza a stabilire con le persone, gli animali e le cose
legami affettivi intensi, profondi e tenacemente
conservatori
un orientamento incline alla riflessione, all'introspezione e
alla fantasia più che all'azione
una predilezione per interessi intellettuali e per
attività creative, alimentata dal piacere del funzionamento
L’emozionalità introversa
Il corredo emozionale particolarmente ricco è
l’aspetto più specifico del modo di essere
introverso, quello che si riflette in tutte le altre
caratteristiche (anche nella vivacità intellettiva)
 Nel nostro mondo, che privilegia la razionalità,
le emozioni godono una cattiva fama
 Il sentire è il continuum dell’esperienza umana,
il mare sul quale galleggiamo e nel quale
scorriamo
 L’emozionalità è uno spettro le cui polarità
estreme sono intimamente correlate

Emozioni di base e emozioni specificamente umane

L’uomo ha ereditato dagli animali la capacità di sperimentare le
emozioni. La tavolozza di base delle emozioni (piacere, dolore,
paura, rabbia, tristezza, gioia, ecc.) è comune a tutti gli animali
superiori.

L’emozionalità umana, però, ha caratteristiche sue proprie. Le
emozioni di base si sono ristrutturate in rapporto ad una
dimensione previsionale (il futuro) che non esiste in alcun altro
animale (per esempio l’allarme animale fa riferimento ad un
pericolo immediato, l’ansia umana ad uno remoto)

La tavolozza delle emozioni umane è, però, anche molto più
ricca rispetto a quella di qualunque altro animale.

Si danno, infatti, nel patrimonio umano, almeno tre emozioni
specie-specifiche: l’empatia, il senso di dignità e di giustizia e
l’infinito.
L’empatia
L’empatia è la capacità di un soggetto di
identificarsi con l’altro, di mettersi nei suoi
panni e di ricostruire la sua esperienza dentro
di sé
 Si tratta di una capacità intuitiva complessa che
permette di sentire ciò che l’altro sente: il suo
stato d’animo, le aspettative, i desideri, le
paure
 Questa capacità di identificarsi con l’altro
sembra spiccata soprattutto in rapporto a stati
di sofferenza. Essa produce una disponibilità
spontanea all’aiuto

Senso di dignità e di giustizia
Il senso di dignità e il senso di giustizia sono
profondamente radicati nel corredo genetico
umano
 Rappresentano il fondamento della percezione
innata che l’individuo ha di sé come essere
dotato di diritti naturali
 E’ dubbio che tali diritti siano effettivamente
naturali, se è vero che la civiltà è giunta a
riconoscerli e a sancirli giuridicamente solo da
poco, e ciò nonostante essi continuano ad
essere violati in molteplici circostanze

L’infinito emozionale

L’intuizione emozionale dell’infinito, misconosciuta dalla
psicologia, affiora lentamente nel corso dello sviluppo, ma
giunge ad influenzare tutta l’esperienza soggettiva umana

Essa riverbera su tutta la sfera emozionale infinitizzandola

E’ una medaglia a due facce

Per un verso, genera la consapevolezza della realtà esistenziale
dell’uomo: il suo essere finito, vulnerabile, precario e destinato
a finire

Per un altro, apre la soggettività umana al mondo del
possibile, dell’immaginario, del simbolico, vale a dire
sull’universo della cultura

La categoria del possibile è la matrice dell’utopia, dell’arte,
della letteratura e della scienza
Emozionalità e ritardo nello sviluppo (1)
Rispetto agli altri animali, l’uomo è un essere
drammaticamente ritardato nello sviluppo:
prematuro alla nascita, impiega venti anni ad
evolvere e conserva da adulto caratteristiche
anatomiche fetali (neotenia)
 Come riesce chiaro dall’addomesticamento
degli animali (il cane), la neotenia comporta
anche modificazioni del carattere e del
comportamento. Gli animali neotenici
mantengono caratteristiche da cuccioli,
espressive di un’emozionalità più viva e più
plastica
 Nella storia della specie umana, la neotenia ha

Emozionalità e ritardo nello sviluppo (2)
Il ritardo nello sviluppo evita che la mente
umana venga catturata e irretita dal mondo
esterno (come accade negli altri animali).
 Esso mantiene per un certo tempo il primato
del mondo interno su quello esterno e, in
conseguenza di questo, apre l’uomo
all’intuizione dei mondi possibili, vale a dire
sull’infinito.
 La lunghezza della fase evolutiva della
personalità è dovuta in gran parte alla
ricchezza delle emozioni e alla necessità di una
loro lenta maturazione, che si può realizzare

I bambini introversi
In quanto dotati di un’emozionalità di intensità
superiore alla media, i bambini introversi sono
esseri delicati, squilibrati (in quanto sentono
intensamente prima di poter capire), che
maturano lentamente (anche se appaiono,
spesso, sorprendentemente precoci)
 La lentezza della maturazione è dovuta a due
aspetti
 Il primo è che l’integrazione delle strutture
emozionali e di quelle cognitive è
particolarmente complessa
 Il secondo è che, senza saperlo, essi devono
raggiungere un livello di individuazione, di

Le due carriere introverse
I comportamenti globali tipici sono quello del
bambino d’oro (che concerne la maggioranza)
e quello del bambino oppositivo, difficile (una
quota minoritaria).
 Se ci si chiede com’è possibile che, dato un
corredo genetico introverso, si definiscano due
orientamenti apparentemente antitetici, la
risposta è semplice.
 L’empatia definisce l’intensità del bisogno di
appartenenza che, nel bambino, si traduce nel
desiderio di essere quello che gli altri vogliono
che egli sia.

Il bambino d’oro
Il figlio d’oro, in nome di un’empatia spiccata, registra le
aspettative e i desideri consci e inconsci degli adulti e si obbliga
ad essere quello che gli altri vogliono che sia al fine di ricevere
conferme, di non deludere e non dispiacere.
 Il perfezionismo infantile, che talvolta si perpetua
nell’adolescenza, è una “patologia” perché esso implica che il
bambino non dà spazio ad alcuno dei suoi bisogni naturali,
eccezion fatta per la sua disperata volontà di fare contenti gli
adulti e di esserne confermato.
 Apprezzato dai grandi, il bambino d’oro risulta spesso antipatico
ai coetanei, che lo avversano e lo invidiano. Sulla base di
quest’antipatia, si realizzano con una frequenza inquietante
vere e proprie “persecuzioni”, fatte di prese in giro, derisioni,
attacchi verbali e fisici che inducono ferite non facilmente
rimediabili.
 La tendenza degli adulti, e soprattutto degli insegnanti, a
proporre agli alunni il bambino d’oro come modello concorre ad
attizzare l’avversione dei coetanei.

Il bambino “difficile”





Alcuni bambini vengono al mondo apparentemente predisposti ad
interagire negativamente con l’ambiente: hanno difficoltà a dormire, a
mangiare, sono irrequieti, capricciosi, lamentosi
Alcune volte, con lo sviluppo, tali difficoltà si appianano. Altre volte si
perpetuano, cronicizzano e progressivamente si esasperano.
L’introverso difficile entra in guerra con l’ambiente, si attesta su di un
registro di opposizionismo e di negativismo perché registra precocemente
tutte le contraddizioni che si danno in famiglia, a scuola e nel mondo. Egli
non riesce a rispettare nessuna regola se non viene persuaso della sua
giustezza e se non se ne appropria. Non tollera di essere iperprotetto né di
essere comandato né, tanto meno, di essere abusato in nome del suo
essere piccolo.
Pur trattandosi di bambini particolarmente vivaci e intelligenti, i quali, in
alcuni momenti, manifestano anche una straordinaria sensibilità (per
esempio prendendo le difese dei più deboli), la loro carriera scolare spesso
è contrassegnata da una cattiva condotta, da un mediocre rendimento, da
un progressivo isolamento, ecc.
Al fondo di queste esperienze, si dà un potenziale d’individuazione enorme
e precocemente attivo: un azzardo della natura nella sua incoercibile
tendenza alla sperimentazione, che riesce chiaro quando l’introverso
difficile trova la sua strada
Introversione
e disagio psichico
Il paradosso
dell’introversione
nel nostro
mondo è che una condizione di potenziale
ricchezza si traduce troppo spesso in
un’esistenza
soggettivamente
penosa
e
oggettivamente contrassegnata da disturbi
psichici
 I bambini d’oro talora si cristallizzano in un
perfezionismo ossessivo sotteso dalla paura di
crollare, altre volte si insabbiano, vanno in
rottura come i cavalli da trotto, si disordinano e
si perdono
 I bambini difficili spesso rimangono emarginati,
non riescono a mettere a frutto le loro

Gli introversi adulti
Tranne rare eccezioni, gli introversi adulti,
quando non convivono con un disagio
psicologico franco manifestatosi
nell’adolescenza, sperimentano un sotterraneo
malessere
 Tale malessere è dovuto a persistenti vissuti di
radicale inadeguatezza (sentirsi piccoli in un
mondo di grandi), al sentirsi diversi dagli altri
(difettosi e “sbagliati”), al covare rabbie più o
meno intense nei confronti del mondo così
com’è, sottese spesso da un’invidia patologica
nei confronti di chi prende la vita come viene

Il significato ultimo dell’introversione




Per evitare che la cultura si cristallizzi, trasformandosi in
senso comune, vale a dire in un’alienazione scambiata per
normalità, c’è bisogno che qualcuno continui ad esplorare i
mondi e i modi di essere possibili per l’umano.
In quanto esploratori del mondo interiore e delle sue
dimensioni aperte all’infinito, gli introversi hanno svolto e
svolgono questa funzione indispensabile: mettere in
discussione il reale in nome del possibile.
Essi sono i depositari di un “sogno” (quello di un mondo
umano e nobile) che, valutato razionalmente, si può
considerare espressione di un ingenuo idealismo che non
cede alla constatazione del mondo così com’è.
Si può anche pensare che essi siano i precursori di un
cambiamento, di un ulteriore ingentilimento della specie
umana, destinato un giorno o l’altro a prodursi.
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Presentazione di PowerPoint - Cos`è l`Introversione