D I S C U S S I O N PA P E R Oltre la crisi Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane Luglio 2010 F I N A ncI A L S E RV I C E S Indice Executive Summary 5 Approccio metodologico 6 La metodologia Il campione La terminologia adottata L’andamento del credito nell’esercizio 2009 9 L’andamento e la composizione degli impieghi e della raccolta diretta Generazione/assorbimento di liquidità nell’attività di intermediazione tradizionale L’andamento del margine d’interesse L’impatto di Basilea sulla gestione del rischio di credito La dinamica dei crediti deteriorati 19 Crediti deteriorati: composizione e dinamica Le politiche prudenziali: le rettifiche di valore sui crediti verso la clientela e i fondi rettificativi Conclusioni 26 Focus 29 La redditività delle banche è legata all’economia reale: occorre ripensare il modello di relazione banca-impresa La crisi e oltre: prevenire i deterioramenti per presidiare la qualità del credito La valutazione dei crediti: le nuove regole contabili in discussione. Incurred loss model versus expected cash flows model Il trattamento fiscale delle rettifiche di valore su crediti e la crisi congiunturale © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane 5 Executive Summary Nonostante un quadro economico ancora negativo, con il PIL in calo del 5%, le banche italiane nel corso del 2009 sono tornate a fare utili. Un risultato positivo che è stato ottenuto prevalentemente grazie ai proventi da trading e dalle partecipazioni. Il margine d’interesse ha fatto registrare una flessione media del 7,3% nel campione di riferimento. Nonostante i tassi ai minimi, gli impieghi in flessione ed il considerevole aumento dei crediti deteriorati, il margine d’interesse nel campione analizzato rimane la componente più significativa della redditività bancaria, seppure in calo, e incide per il 63% del margine d’intermediazione, rispetto al 71% del 2008. Pertanto, di fronte ad una situazione economica molto complessa, il sistema bancario italiano ha mostrato un’eccellente capacità di tenuta. L’onda lunga dei crediti deteriorati però è arrivata. Le sofferenze e gli incagli al lordo dei fondi rettificativi nel campione sono aumentati rispettivamente di 16,5 miliardi di Euro (+26%) e 23,4 miliardi di Euro (+81%) rispetto al 2008, raggiungendo rispettivamente la soglia degli 80 miliardi di Euro e dei 52 miliardi di Euro. In particolare, sono gli incagli a destare le maggiori preoccupazioni: i pesanti aumenti osservati nel 2009 sono il preludio di un probabile incremento dei crediti in sofferenza. Senza una vera ripresa della crescita economica, dunque, le banche difficilmente potranno registrare un aumento della redditività. I ricavi saranno sempre più incerti, mentre quasi sicuramente gli oneri aumenteranno (il rapido peggioramento della qualità del credito, cui si sta assistendo, darà luogo a rettifiche e perdite su crediti). Questo scenario impone probabilmente un cambio di mentalità. I tempi del ROE a due cifre sembrano lontani e difficilmente tornerà quella stagione, almeno nel breve termine. Gli intermediari sono quindi chiamati a ridimensionare le aspettative dei loro stakeholder, almeno sotto il profilo della redditività. Per i prossimi anni ci si aspetta, pertanto, che le banche italiane perseguano politiche moderate sotto il profilo della distribuzione dei dividendi. Basilea 3 è dietro l’angolo e si profila una ulteriore stretta sui ratio patrimoniali. Chi sarà in grado di mettere ‘fieno in cascina’ in questa fase sarà avvantaggiato. Le banche sono anche chiamate a continuare il loro percorso di recupero di efficienza. Riduzione di costi, ottimizzazione dei processi, soddisfazione e fidelizzazione dei clienti sono le priorità. Una delle sfide più urgenti riguarda la necessità di governare il processo di progressivo deterioramento dei crediti. Questo implica un affinamento delle capacità d’intelligence delle banche, sotto il profilo quantitativo e qualitativo, ma anche l’introduzione di meccanismi organizzativi adeguati per il continuo monitoraggio di questi processi. Per il futuro serve anche una politica del credito selettiva. Se non c’è più spazio per finanziare ‘i sogni’, si deve invece continuare a sostenere quelle imprese che investono sulla crescita. © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. 6 Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane Approccio metodologico La metodologia L’analisi è stata condotta mediante un’approfondita lettura dei bilanci annuali 2009 dei gruppi bancari del campione scelto. Sono state analizzate le poste di stato patrimoniale, conto economico, rendiconto finanziario e nota integrativa, relative all’attività di intermediazione fondi per la clientela e alla qualità del credito, nonchè le informazioni relative ai modelli utilizzati per la determinazione dei coefficienti di ponderazione delle attività esposte a rischio di credito e controparte. In taluni casi per la non confrontabilità o per la non disponibilità dei dati in entrambi i periodi di osservazione, nel calcolo di qualche indicatore è stato necessario escludere dal campione alcuni gruppi. Questa scelta non ha compromesso, tuttavia, la significatività delle analisi né le conclusioni cui si è giunti. Il campione Il campione prescelto si compone di 23 gruppi bancari italiani e rappresenta circa il 90% del totale attivo consolidato delle banche italiane. I gruppi bancari sono stati classificati secondo criteri dimensionali, come segue: Gruppi bancari maggiori - internazionali Gruppi bancari grandi - nazionali e interregionali Gruppi bancari medi - interregionali e regionali Gruppi bancari piccoli - regionali © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane La terminologia adottata Di seguito alcune indicazioni in merito alla terminologia utilizzata in questa analisi1. Crediti scaduti o Esposizioni scadute: esposizioni che alla data di riferimento del bilancio sono scadute o sconfinanti da oltre 90/180 giorni per un ammontare pari almeno al 5%. Crediti ristrutturati o Esposizioni ristrutturate: esposizioni per le quali una banca, o un pool di banche, a causa del deterioramento delle condizioni economico-finanziarie del debitore (esclusi i casi di cessazione dell’attività), acconsente alle modifiche delle originarie condizioni contrattuali (ad esempio, riscadenzamento dei termini, riduzione del debito e/o degli interessi); per queste la banca ha già contabilizzato in bilancio le perdite definitive, mentre nelle altre forme di crediti problematici le rettifiche sono previsioni di perdita. Incagli o Esposizioni incagliate: esposizioni nei confronti di soggetti in temporanea situazione di oggettiva difficoltà per le quali la banca ritiene che sia possibile il ritorno alla regolarità in un congruo periodo di tempo. Sofferenze: esposizioni nei confronti di soggetti in manifesto stato di insolvenza; su di esse decadono i benefici del termine e, pertanto, la banca non è più tenuta ad agire nei termini del contratto di credito. Crediti deteriorati o Esposizioni deteriorate: corrispondono alla somma dei crediti problematici sin qui descritti: esposizioni scadute, esposizioni ristrutturate, incagli e sofferenze. 1 Le definizioni relative a crediti scaduti, ristrutturati, incagli e sofferenze corrispondono a quelle stabilite dalla Banca d’Italia nelle lstruzioni di bilancio e nelle vigenti segnalazioni di Vigilanza. © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. 7 Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane L’andamento del credito nell’esercizio 2009 A cura dell’Ufficio Studi I bilanci 2009 dei principali gruppi bancari italiani confermano la Totale impieghi verso la clientela centralità dell’attività di intermediazione. Nel campione preso in Totale attivi esame, infatti, il 65% del totale attivo è rappresentato da impieghi 65% verso clientela. Allo stesso modo la raccolta diretta dalla clientela (debiti verso la clientela e titoli in circolazione) rappresenta circa il 65% del passivo dei gruppi bancari del campione considerato. Il sistema bancario italiano pertanto si fonda ancora sull’attività core: l’intermediazione dei fondi tra le unità in surplus (le famiglie) e le unità in deficit (le imprese) e la trasformazione delle scadenze. Questa peculiarità del sistema bancario italiano ha rappresentato un elemento di tenuta rispetto alla dinamica recessiva che ormai da più da due anni sta interessando l’economia internazionale. Ora però l’onda lunga della crisi dell’economia reale inizia a ‘scaricarsi’ anche sui bilanci delle banche italiane. © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. 9 10 Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane La combinazione tra peggioramento della qualità del credito (con le relative perdite su crediti, rettifiche di valore e accantonamenti) e riduzione dei tassi d’interesse (con la conseguente diminuzione del margine d’interesse) ha influenzato la redditività complessiva del sistema, che tuttavia ha fatto registrare un lieve incremento del margine d’intermediazione nel campione osservato (da 71 miliardi di Euro del 2008 a 74 miliardi di Euro del 2009), prevalentemente grazie ai profitti da trading. Lo stato patrimoniale delle banche italiane è lo specchio dell’economia reale. Rappresenta la ‘storia’ della banca e riflette l’evoluzione del tessuto produttivo a cui si rivolge. Con il permanere della fase recessiva, si consolida il trend di crescita delle diverse categorie di crediti deteriorati (crediti scaduti, crediti ristrutturati, incagli e sofferenze). Abstract dello Stato Patrimoniale consolidato al 31/12/2009 valori in Euro mld Attivo Voce 70 Crediti verso clientela 1.647,1 Esposizioni deteriorate 95,2 Sofferenze 32,9 Incagli 40,8 Crediti ristrutturati Crediti scaduti Voce 20 Debiti verso clientela Voce 30 di cui: valori in Euro mld Passivo Titoli in circolazione 1.016,6 616,4 8,5 12,9 Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione Il conto economico, è invece, indicativo delle strategie gestionali e delle tattiche di breve periodo implementate dalle banche italiane per affrontare questo momento di fragilità. Abstract del Conto Economico consolidato al 31/12/2009 Conto Economico valori in Euro mld Voce 10 Interessi attivi di cui: Interessi su crediti verso clientela Voce 20 Interessi passivi 86,6 69,9 39,9 di cui: Interessi su debiti verso clientela 10,9 di cui: Interessi su titoli in circolazione 19,4 Voce 130 Rettifiche/Riprese di valore Nette per deterioramento di: a) Crediti di cui: Crediti verso clientela Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. 17,9 17,8 Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane L’andamento e la composizione degli impieghi e della raccolta diretta Diminuzione dei crediti alla clientela a livello aggregato, tenuta per i gruppi grandi e medi Nel campione considerato i crediti verso la clientela sono diminuiti dell’1,6%, Crediti alla clientela passando da 1.674 miliardi di Euro del 2008 a 1.647 miliardi di Euro del 2009. La diminuzione media dell’aggregato dei crediti verso la clientela è determinata dalla flessione osservata per i gruppi maggiori, dove la variazione ha raggiunto il -6,8%. Un trend che è il risultato delle condizioni di offerta, diventate sicuramente più rigide per il peggioramento della qualità del credito e influenzate dalla necessità di ridurre le attività di rischio al fine di migliorare i coefficienti patrimoniali. Tuttavia, anche la 1.647 miliardi di Euro 31 dicembre 2009 1.674 miliardi di Euro 31 dicembre 2008 domanda di finanziamenti ha subito una flessione, indebolita nella maggior parte dei casi dal calo dell’attività produttiva e dalla riduzione degli investimenti e in pochi altri (soprattutto nel caso di grandi imprese) per un maggiore ricorso a strumenti diversi dal finanziamento bancario (emissione di obbligazioni e aumenti di capitale). In questo scenario di generale rallentamento nell’erogazione dei crediti per i gruppi grandi e medi si è registrata una moderata espansione degli impieghi, dovuta probabilmente ad una maggiore prossimità alla clientela. I dati dei primi mesi del 2010 rilevano peraltro una dinamica positiva del credito alle imprese e una riduzione della rigidità nell’offerta . Variazione dei crediti verso clientela, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (%) -1,6% Campione Maggiori -6,8% 6,2% Grandi 7,1% Medi Piccoli 0,8% Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. 11 12 Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane La gran parte dei crediti verso la clientela è rappresentata dai mutui (pari al 42% del totale erogato). L’incidenza elevata dei mutui rispetto alle altre forme tecniche si riflette anche sulla composizione delle attività deteriorate (i mutui deteriorati sono infatti pari a 42 miliardi di Euro su un totale complessivo di 95 miliardi di Euro di impieghi deteriorati). Composizione dei crediti verso clientela, 31/12/2009 (%) Factoring Leasing finanziario 1,6% Altre operazioni 25,5% 5,1% Titoli di debito 2,5% Carte di credito, prestiti personali e cessioni del quinto Attività deteriorate 5,8% 3,6% Conti correnti 11,5% Mutui Pronti contro termine attivi 42,3% 2,1% Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione Stabilità della raccolta diretta Debiti verso la clientela 1.017 miliardi di Euro Nonostante il rallentamento generalizzato della provvista, le banche italiane sembrano non aver incontrato particolari difficoltà a reperire fondi sul mercato. 31 dicembre 2009 Per quel che riguarda la raccolta, i debiti verso la clientela registrano, in media, un 1.004 miliardi di Euro moderato incremento, mentre lo stock dei titoli in circolazione è stabile. Tuttavia, a 31 dicembre 2008 livello di singole classi dimensionali, si notano degli andamenti differenti, e, laddove emergono delle variazioni negative, queste sono comunque inferiori a quelle osservate per i crediti verso la clientela. Variazione dei debiti verso clientela, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (%) 1,3% Campione Maggiori -2,3% 4,5% Grandi 9,9% Medi 7,2% Piccoli Titoli in circolazione 616 miliardi di Euro 31 dicembre 2009 615 miliardi di Euro 31 dicembre 2008 Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione Variazione dei titoli in circolazione, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (%) 0,3% Campione 2,4% Maggiori Grandi Medi -4,7% -3,5% Piccoli Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. 14,3% Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane I crediti verso clientela sono finanziati per circa i due terzi dai debiti verso la clientela (61,7%) e per la parte restante dai titoli in circolazione (costituiti prevalentemente da obbligazioni, 79,5%). Per i gruppi maggiori, al 31 dicembre 2009, nel complesso, si rileva una raccolta da clientela superiore rispetto ai crediti verso la clientela erogati (la quota di crediti finanziata dalla somma dei debiti e dei titoli in circolazione è, infatti, pari al 106%). Crediti verso clientela: quota finanziata da debiti verso clientela e da titoli in circolazione, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (%) 2009 Campione 2008 61,7% 60,0% 37,4% 36,7% 99,1% 96,7% 2009 Maggiori 2008 63,1% 60,2% 42,6% 38,8% 105,7% 99,0% Grandi 2009 2008 56,4% 57,3% 30,2% 33,7% 86,6% 91,0% Medi 2009 2008 65,3% 63,6% 30,2% 33,5% 95,5% 97,1% Piccoli 2009 2008 60,9% 57,3% 39,2% 34,6% 100,1% 91,9% Debiti verso clientela/Crediti verso clientela Raccolta diretta da clientela Crediti alla clientela 99,1% Titoli in circolazione/Crediti verso clientela Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione La composizione dei debiti verso la clientela mette in risalto la prevalenza sempre maggiore dei conti correnti e dei depositi non vincolati (74% contro il 69% del 2008), pari a 752 miliardi di Euro. Nei gruppi maggiori si osserva anche una particolare incidenza dei depositi vincolati (23%), decisamente superiore alla media del campione. Pertanto, i debiti verso la clientela dipendono sempre di più da forme a breve termine, se non addirittura senza alcun vincolo di durata (come i conti correnti e i depositi liberi), mentre gli impieghi sono sbilanciati per lo più verso forme tecniche di medio-lungo termine (mutui). Composizione dei debiti verso clientela, 31/12/2009 (%) Debiti per impegni di riacquisto di strumenti patrimoniali propri 0,1% Finanziamenti Altri debiti 3,3% 7,9% Depositi vincolati 14,6% Conti correnti e depositi liberi 74,0% Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. 13 14 Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane Generazione/assorbimento di liquidità nell’attività di intermediazione tradizionale Il rendiconto finanziario fornisce informazioni sulla liquidità assorbita o generata dalle 27 miliardi di Euro Saldo netto della liquidità assorbita dalle banche al 31 dicembre 2009 banche durante il periodo di osservazione. Diversamente da quanto avvenuto nell’esercizio 2008, nel corso del 2009 si è registrato un saldo netto positivo per i gruppi bancari del campione sulla liquidità generata dall’attività d’intermediazione tradizionale. Questo risultato è influenzato dalla liquidità assorbita dai gruppi maggiori, che sono quelli per i quali effettivamente 84 miliardi di Euro Saldo netto della liquidità generata per il sistema economico al 31 dicembre 2008 si è registrata anche una diminuzione nell’erogazione dei crediti alla clientela. Il minor flusso di liquidità verso il sistema non è stato omogeneo rispetto al 2008. Infatti, osservando solo la liquidità relativa ai debiti verso la clientela e ai titoli in circolazione, si è registrato un inferiore assorbimento di liquidità da parte dei gruppi bancari del campione. Liquidità generata/assorbita, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (Euro mld) 124,9 Liquidità generata per 2009 il sistema economico 2008 Liquidità assorbita dalle banche -15,8 -11,2 Crediti verso clientela -0,3 -2,0 -39,2 Debiti verso clientela Titoli in circolazione Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione L’andamento del margine d’interesse La flessione del margine d’interesse Margine d’interesse 46,7 50,4 miliardi di Euro 31 dicembre 2009 miliardi di Euro 31 dicembre 2008 Nel corso del 2009 il margine d’interesse ha registrato in media una flessione rispetto al periodo di confronto, sia con riferimento all’intero campione, sia a livello di singole classi dimensionali. In particolare, sono i gruppi medi e piccoli che hanno fatto registrare le flessioni più significative del margine d’interesse (superiori all’8%), una dinamica dovuta più alla discesa dei tassi di riferimento che alla riduzione dei volumi. Rispetto al 2008 diminuisce in maniera non trascurabile l’incidenza percentuale del margine d’interesse sul totale del margine d’intermediazione (rappresenta in media il 63% del margine, contro il 71% del 2008). Pur rimanendo la principale fonte di reddito per il sistema bancario italiano, nel 2009 i proventi dell’attività tradizionale hanno ceduto ‘spazi’ ai proventi da attività finanziarie (grazie anche alla ripresa dei mercati) più che ai ricavi da servizi. © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane Variazione del margine di interesse, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (%) -7,3% Campione Maggiori -7,0% Grandi Medi -7,5% -8,3% Piccoli -8,1% Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione Durante tutto il 2009 è proseguita la politica monetaria espansiva della BCE, con i tassi che hanno toccato i minimi storici. Andamento della media dell'Euribor a tre mesi Gennaio 2008-Dicembre 2009 4,48% 4,94% 2,46% 1,23% Gen 2008 Giu 2008 Gen 2009 Giu 2009 0,71% Dic 2009 Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory su dati Euribor Il margine d’interesse ha subito una contrazione nonostante le banche italiane abbiano fatto leva sull’aumento degli spread: la diminuzione media degli interessi attivi, dovuta al graduale adeguamento dei tassi praticati alle pregresse diminuzioni dei tassi ufficiali, è inferiore alla diminuzione percentuale degli interessi pagati dalle banche sulla raccolta. Variazione degli interessi attivi, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (%) -32,4% Campione Maggiori -33,3% Grandi -32,7% Medi -28,0% Piccoli -28,0% Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione Variazione degli interessi passivi, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (%) Campione -48,6% Maggiori -49,0% Grandi -49,2% Medi Piccoli -46,1% -45,5% Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. 15 16 Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane L’impatto di Basilea sulla gestione del rischio di credito Dalla nota integrativa dei gruppi bancari del campione emerge che la metodologia standard rimane ancora il metodo più utilizzato per la definizione dei coefficienti di ponderazione delle attività esposte al rischio di credito e di controparte, mentre è ancora limitato l’utilizzo dei metodi di rating interni, c.d. Internal Rating Based (IRB). Nonostante ciò, una parte delle banche ha già avviato lo sviluppo delle metodologie IRB (prevalentemente nella versione Foundation, mentre in pochissimi casi nella versione Advanced), al momento in fase di validazione da parte della Banca d’Italia. Basilea 2: metodologie utilizzate Dimensione n. Gruppi Standard IRB Foundation IRB Advanced Campione (*) 23 23 3 2 Maggiori e Grandi (*) 6 6 1 2 Medi e Piccoli (*) 17 17 2 0 (*) Nel cluster dei gruppi maggiori e grandi due gruppi al momento hanno implementato sia l’approccio IRB Advanced sia quello Standard, mentre uno sia quello IRB Foundation che quello Standard. Nel cluster dei gruppi medi e piccoli due gruppi hanno implementato sia l’approccio IRB Foundation che quello Standard. Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione Il coverage patrimoniale delle attività esposte al rischio di credito e di controparte è aumentato significativamente. Oltre alla riduzione delle attività ponderate per il rischio di credito (effetto della diminuzione dei volumi e della ricomposizione dei portafogli verso attività a ponderazione più bassa), ha influito il maggior livello di patrimonializzazione del campione di riferimento, ottenuto grazie agli aumenti di capitale, alla cessione di asset non core, ad una distribuzione di dividendi più contenuta, nonché all’emissione da parte di quattro intermediari del campione di titoli sottoscritti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (c.d. ‘Tremonti Bond’). La posizione patrimoniale delle banche si è rafforzata oltre che per le pressioni del mercato anche in vista di una regolamentazione sul capitale più stringente (Basilea 3). © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane Il grado di copertura del rischio di credito e di controparte più alto è stato registrato dai gruppi maggiori, in aumento rispetto al periodo di confronto (13,5% contro 11,8%), per i quali oltre all’aumento del patrimonio di vigilanza si è assistito ad una notevole riduzione delle attività esposte al rischio di credito e di controparte. Nei gruppi grandi e medi, invece, l’incidenza del patrimonio di vigilanza sulle attività esposte al rischio di credito e di controparte si attesta a poco più dell’11%, in aumento rispetto al 2008 per i gruppi grandi, mentre per i gruppi medi l’aumento del patrimonio di vigilanza è stato compensato dall’aumento delle attività esposte al rischio di credito e di controparte. Nei gruppi piccoli, invece, il coverage è inferiore (8,5%) ed è diminuito rispetto al 2008 per il considerevole aumento delle attività esposte al rischio di credito e di controparte. Patrimonio di vigilanza/Attività ponderate per il rischio di credito e di controparte, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (%) 12,5% 11,5% Campione Maggiori 11,8% 11,6% 10,8% Grandi 2009 2008 11,3% 11,4% Medi Piccoli 13,5% 8,5% 11,8% Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. 17 Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane La dinamica dei crediti deteriorati A cura dell’Ufficio Studi La qualità del credito è stata analizzata osservando sia le grandezze di stato patrimoniale, gli impieghi in bonis e le esposizioni deteriorate (crediti scaduti, crediti ristrutturati, incagli e sofferenze) e i passaggi interni tra queste categorie, nonché il grado di copertura dei fondi rettificativi, sia le rettifiche nette di valore per deterioramento dei crediti del conto economico. L’obiettivo è stato quello di individuare le politiche prudenziali poste in essere dai gruppi bancari per far fronte al peggioramento della qualità del credito. © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. 19 20 Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane Crediti deteriorati: composizione e dinamica Il riflesso della crisi sui bilanci bancari Crediti deteriorati netti2 94 miliardi di Euro 31 dicembre 2009 55 miliardi di Euro 31dicembre 2008 Continua a ritmi sostenuti il peggioramento della qualità del credito nelle banche italiane: i crediti deteriorati del campione preso in esame sono passati dai 54,9 miliardi di Euro di fine 2008 ai 94,3 miliardi di Euro del 31 dicembre 20093 (una variazione del 71,7%). L’incidenza media dei crediti deteriorati netti sul totale delle esposizioni nette verso la clientela è considerevolmente aumentata rispetto al periodo di confronto (quasi raddoppiata). L’incidenza e l’aumento maggiore si osservano nei gruppi di piccole dimensioni. Crediti deteriorati netti/Crediti verso clientela netti, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (%)4 Crediti deteriorati netti/Crediti verso clientela netti, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (%) Campione Maggiori Grandi Medi Piccoli 5,8% 3,3% 5,5% 3,1% 2009 6,6% 2008 3,9% 5,5% 3,3% 9,7% 4,5% Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione Le singole categorie di crediti deteriorati sono tutte in aumento, in particolar modo i crediti ristrutturati netti, soprattutto per i gruppi piccoli (oltre 10 volte il valore di dicembre 2008). Rilevante è l’incidenza degli incagli sul totale dei crediti deteriorati (43%, aumentata di circa 4 punti percentuali rispetto al 2008). Da notare anche la maggiore incidenza percentuale di crediti scaduti che caratterizza i gruppi piccoli e medi (rispettivamente 26% e 22%), circa il doppio rispetto agli altri cluster dimensionali. L’incidenza percentuale di crediti ristrutturati è, invece, più significativa nei gruppi maggiori (11% circa). Questo fenomeno è anche legato ad una maggiore disponibilità di competenze nell’attività di ristrutturazione dei crediti su cui i player più grandi possono contare. 2,3,4 Il campione è composto da 20 gruppi bancari. © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane 21 Composizione dei crediti deteriorati netti, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (Euro mld)5 Maggiori 2009 2008 Grandi 2009 2008 Medi 2009 2008 Piccoli 2009 2008 Sofferenze nette 40,6 32,5 23,9 2009 Campione 2008 18,1 5,6 1,7 21,9 11,5 14,4 5,9 3,1 3,9 2,7 0,7 0,3 Incagli netti 0,3 5,9 3,8 2,0 3,3 0,4 1,8 12,0 6,5 10,1 6,5 ,4480 0,4 12,7 8,5 2,3 7,3 21,4 0,2 Crediti ristrutturati netti 0,8 0,2 3,0 1,5 0,013 0,5 0,2 Crediti scaduti netti Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione Variazione crediti deteriorati lordi 6 La crescita preoccupante degli incagli lordi (+81,4%) Non considerando i crediti ristrutturati, che hanno sperimentato una dinamica straordinaria, continua la maggiore accelerazione degli incagli lordi, seguiti da quella dei crediti scaduti. La dinamica delle esposizioni nette, che tiene conto dei fondi rettificativi, non è molto diversa (solo leggermente più pronunciata a causa di un inferiore aumento dei fondi) e le variazioni anno su anno sono pari a +35,7% per le sofferenze, +90% per gli incagli e +73,9% per i crediti scaduti. Variazione dei crediti deteriorati lordi per categoria, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (%) 7 81,4% 70,3% +16,5 miliardi di Euro 31/12/2009 vs 31/12/2008 Incagli lordi +23,4 miliardi di Euro 31/12/2009 vs 31/12/2008 Crediti scaduti lordi +5,6 miliardi di Euro 31/12/2009 vs 31/12/2008 25,8% Sofferenze lorde Sofferenze lorde Incagli lordi Crediti scaduti lordi Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione La dinamica dei crediti deteriorati è maggiore nei gruppi piccoli Rispetto al 2008 si osserva un peggioramento progressivo della qualità del credito. Sono in aumento i crediti deteriorati che passano allo stadio di incaglio. I gruppi piccoli sono quelli dove in media si osserva un’accelerazione maggiore nei trasferimenti alle diverse categorie di crediti deteriorati, tranne per i passaggi a sofferenza, in cui, invece, sono i gruppi grandi a registrare la variazione maggiore. 5 Il campione è composto da 20 gruppi bancari. 6,7 Il campione è composto da 19 gruppi bancari. © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. 22 Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane Variazione crediti deteriorati netti Crediti in bonis netti +2,5% Variazione crediti deteriorati netti (31/12/2009 vs 31/12/2008)/ Impieghi in bonis netti 31/12/2008 (%)8 Campione 2,5% Maggiori 2,1% 3,2% Grandi 2,8% Medi 5,5% Piccoli Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione La dinamica delle diverse categorie di crediti deteriorati Di seguito si riporta una breve analisi sulla dinamica delle variazioni in uscita delle diverse categorie di crediti deteriorati. Le sofferenze denotano una dinamica in uscita meno accentuata rispetto alle altre categorie di crediti deteriorati. Nel confronto rispetto all’anno precedente si osserva un’inferiore incidenza delle uscite verso bonis e verso altre categorie di esposizioni deteriorate sul totale dell’esposizione lorda iniziale. Sofferenze - incidenza delle uscite verso bonis e dei trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate rispetto a esposizione lorda iniziale, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (%) 2009 2,6% 2008 3,1% Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione Analizzando la dinamica degli incagli in uscita emerge come la maggioranza di essi tenda a trasformarsi in sofferenza piuttosto che rientrare in bonis. Infatti, circa il 55% delle esposizioni lorde iniziali passa ad altre categorie di esposizioni deteriorate, da intendersi prevalentemente come passaggi a crediti in sofferenza. Nel 2008 questa percentuale si attestava al 44,7%. Solo il 20% circa degli incagli lordi iniziali ritorna in bonis (in linea con quanto osservato nel 2008). Incagli - incidenza delle uscite verso bonis e dei trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate rispetto a esposizione lorda iniziale, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (%) % uscite verso bonis 20,4% 19,2% 2009 2008 % trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate 44,7% 55,5% Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione I crediti scaduti rappresentano la categoria di crediti deteriorati in cui si registra la dinamica infrannuale più accentuata, sia in entrata, sia in uscita. Questa dinamica è un segnale evidente del peggioramento dello ‘stato di salute’ dell’economia e quindi della qualità del credito. Nel 2008, infatti, le variazioni 8 Il campione è composto da 20 gruppi bancari. © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane in diminuzione (uscite verso bonis, cancellazioni, incassi, cessioni e altre variazioni in diminuzione) avevano compensato in buona parte quelle in aumento (prevalentemente ingressi da bonis, oltre a trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate e altre variazioni in aumento), determinando comunque un incremento dei crediti scaduti a fine periodo pari al 36% (da 6 miliardi di Euro a 8,2 miliardi di Euro). Nel corso dell’esercizio 2009, invece, le variazioni in aumento sono state di molto superiori rispetto a quelle in diminuzione, (di cui la maggior parte è rappresentata da trasferimenti ad altre categorie di crediti deteriorati), con un aumento percentuale dell’esposizione finale rispetto a quella di inizio periodo pari al 70% (da 8,2 miliardi di Euro a 13,9 miliardi di Euro). Crediti scaduti – Dinamica dell’esposizione lorda 2008 e 2009 (Euro mld) 34,6 27,0 23,5 17,7 16,5 13,9 12,1 +70% 8,2 6,0 +36% Gen 2008 Variazioni in aumento +17,5 Euro mld Gen 2009 Uscite Altre Trasferimenti verso bonis verso altre variazioni in categorie diminuzione di crediti deteriorati -5,8 Euro mld -5,6 Euro mld -3,9 Euro mld Gen 2010 Variazioni in Uscite Trasferimenti Altre aumento verso bonis verso altre variazioni in categorie diminuzione di crediti deteriorati +26,4 Euro mld -7,6 Euro mld -10,5 Euro mld -2,6 Euro mld Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione Le politiche prudenziali: le rettifiche di valore sui crediti verso la clientela e i fondi rettificativi Mediante le rettifiche su crediti apportate ogni anno in conto economico, le banche costituiscono nel tempo i fondi rettificativi sui crediti. Nello stato patrimoniale tali fondi, non potendo essere evidenziati a voce propria del passivo, vanno contabilizzati in riduzione del valore dei crediti iscritti nell’attivo di bilancio, che pertanto vengono esposti a valore netto. © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. 23 24 Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane 31 dicembre 2009: rettifiche considerevolmente superiori rispetto all’esercizio 2008 Rettifiche nette su crediti verso clientela 9 16,6 miliardi di Euro 31 dicembre 2009 8,8 miliardi di Euro 31 dicembre 2008 Continuano ad aumentare considerevolmente le rettifiche nette che le banche italiane apportano ai crediti verso la clientela. La gran parte delle rettifiche nette su crediti verso la clientela sono specifiche (individuali per singolo credito), mentre solo una percentuale minima è rappresentata da rettifiche di portafoglio (o su base collettiva) e si riferiscono quasi esclusivamente ai crediti in bonis. Nel 2009 per i gruppi piccoli sono state registrate su base collettiva riprese di valore sui crediti in bonis superiori alle rettifiche (vedi componenti in rosso). Composizione delle rettifiche/riprese su crediti verso clientela, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (Euro mld)10 2009 Campione 2008 15,8 8,2 0,9 0,6 2009 Maggiori 2008 11,0 5,5 0,5 0,2 Grandi 2009 2008 Medi 2009 2008 Piccoli 2009 2008 1,5 2,7 0,3 1,8 1,1 0,2 0,1 0,3 0,1 Rettifiche Specifiche 0,2 0,02 0,01 Rettifiche di portafoglio Riprese di portafoglio Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione La dinamica delle rettifiche nette sui soli crediti verso clientela segnala un deciso e preoccupante incremento rispetto al periodo di confronto, in particolar modo per i gruppi maggiori. Variazione delle rettifiche di valore nette su crediti verso clientela, 31/12/2009 vs Variazione delle 31/12/2008 (%)11 rettifiche di valore nette su crediti verso clientela, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (%) 76,5% Campione 102,6% Maggiori Grandi 26,6% Medi Piccoli 72,5% 90,6% Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione Al 31 dicembre 2009 aumentano i fondi rettificativi di tutte le categorie di crediti deteriorati Si osserva un aumento dell’ammontare dei fondi rettificativi di ciascuna categoria di crediti deteriorati. Tuttavia, così come le relative esposizioni lorde e nette di crediti deteriorati, la variazione più consistente si osserva nei fondi rettificativi su crediti 9,10 Il campione è composto da 20 gruppi bancari. 11 Il campione è composto da 23 gruppi bancari. © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane ristrutturati e sugli incagli, per tutti i cluster dimensionali, fatta eccezione per i gruppi medi dove i fondi rettificativi sui crediti ristrutturati sono in diminuzione (-14,7%). Variazione dei fondi rettificativi Variazione Variazionedei deifondi fondirettificativi rettificativiper percategoria categoriadi dicrediti creditideteriorati, deteriorati,31/12/2009 31/12/2009vs vs 31/12/2008 (%) 31/12/2008 (%)12 +26,7% 26,7% Crediti deteriorati 69,5% Crediti ristrutturati 58,6% Incagli 32,7% Crediti scaduti 19,8% Sofferenze Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione È diminuito il grado di copertura dei fondi rettificativi sul valore lordo dei crediti deteriorati al 31 dicembre 2009 Nonostante gli elevati importi delle rettifiche apportate a conto economico nel corso dell’esercizio, il grado di copertura dei fondi rettificativi tra il 2008 e il 2009 è diminuito per tutte le categorie di crediti deteriorati (i fondi rettificativi sul totale dei crediti deteriorati lordi è passato dal 47% del 2008 al 40% del 2009). Evidentemente le rettifiche non sono state adeguate rispetto all’aumento delle esposizioni deteriorate lorde. In particolar modo il coverage è diminuito per i crediti ristrutturati, a causa dell’enorme crescita dell’aggregato. Coverage dei fondi rettificativi per categoria di crediti deteriorati lordi, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (%)13 59,9% 62,9% 2009 2008 22,5% Sofferenze 28,3% 25,7% Incagli 15,5% Crediti ristrutturati 6,9% 8,9% Crediti scaduti Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione 12,13ll campione è composto da 19 gruppi bancari. © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. 25 26 Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane Conclusioni I bilanci delle banche italiane riflettono abbastanza bene lo stato di salute dell’economia. Bastano pochi numeri per capire cosa è successo nel 2009: nel nostro campione gli impieghi alla clientela sono diminuiti in media dell’1,6% rispetto al 2008, i crediti deteriorati sono aumentati del 72% circa, mentre la raccolta diretta (+1% circa) ed il margine di intermediazione (+3,8%) hanno sostanzialmente tenuto i livelli dell’anno precedente. In Italia il sistema produttivo è caratterizzato da piccole e medie imprese con una forte dipendenza dal finanziamento bancario. Il ricorso delle imprese alle emissioni obbligazionarie è tuttora molto limitato rispetto al resto d’Europa e il numero di quotazioni è ancora molto basso. Dalla lettura dei bilanci 2009 si evince chiaramente come le banche ‘ricambino’ questo rapporto privilegiato, destinando il 65% delle loro attività ai crediti alla clientela. Considerando l’elevata propensione al risparmio degli italiani, che si dirige principalmente verso i depositi e le emissioni bancarie, le banche sono riuscite a mantenere anche nel 2009 un elevato livello di raccolta diretta, pari al 99% dei crediti erogati alla clientela. Nel nostro Paese, a differenza di altri, il ricorso agli aiuti di stato (i c.d. ‘Tremonti Bond’) è stato limitato, a conferma di una minore esposizione ai rischi finanziari e del forte legame con l’economia reale, il cui peggioramento si manifesta, e ‘si scarica’ sui bilanci delle banche, con maggiore lentezza rispetto al downgrade dei mercati finanziari. A due anni dalla crisi il modello bancario italiano con la sua specificità è ormai considerato un asse portante per la tenuta economica del Paese. Ed è per questo motivo che i quattro numeri fondamentali che hanno caratterizzato il 2009 vanno interpretati con attenzione per capire se il sistema bancario italiano è in grado di contribuire al rilancio dell’economia reale verso una crescita sostenibile. Come abbiamo visto, banche e imprese sono indissolubilmente legate fra loro e se nel lungo termine è l’economia reale a sostenere il sistema finanziario, nel breve periodo, ed in particolare in questa fase congiunturale, le banche possono dare un significativo apporto alla ripresa. Un indebolimento ulteriore delle nostre imprese renderebbe più difficile la sostenibilità dei profitti bancari nei prossimi anni, in un contesto in cui, oltretutto, le banche dovranno tenere conto delle future esigenze di capitale e della mitigazione dei rischi. Dunque, abbiamo di fronte uno scenario in cui, almeno nel breve periodo, i bilanci delle banche dovranno ancora assorbire elevate rettifiche su crediti. Senza una vera ripresa dell’economia reale, i conti economici delle banche continueranno a soffrire. Questo significa che banche ed imprese sono legate a ‘doppio filo’. Se è vero che le imprese hanno bisogno del supporto delle banche, è anche vero che le banche non possono fare a meno di imprese ‘in buona salute’. Nel 2009 i bilanci hanno dimostrano una buona capacità di assorbimento degli eventi dell’anno. Il conto economico è stato sostenuto dai profitti da trading che hanno permesso alle banche di apportare, in modo non ‘traumatico’, rettifiche prudenziali su crediti verso clientela superiori del 76% rispetto al 2008. © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane Tuttavia la crescita elevata degli incagli lordi nei bilanci 2009 (+81% rispetto all’anno precedente) è un segnale che ci fa ritenere che anche il 2010 sarà un anno impegnativo in termini di controllo e di gestione dei nuovi flussi di sofferenze. Lo stato patrimoniale resiste agli eventi grazie alla sua stabilità strutturale, alla disponibilità di raccolta diretta e alla qualità degli attivi (i crediti, che rappresentano il 65% degli attivi, nel 40% circa dei casi sono mutui, quindi assistiti per la maggior parte da garanzie). Si tratta di approfittare di queste solide basi per cercare di ‘curare il malato’ e promuovere il rilancio dell’economia. Diventa fondamentale intervenire al più presto, prima che le banche si indeboliscano e siano costrette a dirottare gli impieghi su attività più redditizie e prima che i privati inizino a intaccare il risparmio per i consumi. Un primo sforzo delle banche è quello di mantenere il più possibile elevati i presidi patrimoniali per poter contare su maggiori margini di manovra, facendo leva su politiche di dividendi equilibrate, accompagnate da aumenti di capitale e/o da dismissioni di partecipazioni non strategiche. Insomma mettere ‘fieno in cascina’ è fondamentale. Un secondo e importante intervento consiste nell’implementare modelli per la gestione dei crediti fondati su un’analisi più accurata dei soggetti prenditori. Il nostro studio dimostra che nel 2009 una parte di impieghi creditizi si è spostata dalle banche maggiori (impieghi -6,8% rispetto al 2008) alle banche di dimensioni minori (impieghi creditizi + 6,2% per le banche grandi e + 7,1% per le banche medie). Spesso il dibattito pubblico si è limitato ad un mero problema dimensionale delle banche, grandi o piccole, semplificando eccessivamente la questione ad un confronto fra chi utilizza esclusivamente algoritmi matematici e chi invece ha forti conoscenze del territorio. In realtà Basilea 2 è un sistema complesso di centinaia di pagine di norme tecniche che si è sviluppato faticosamente in molti anni. In tale sistema, il presupposto fondamentale per il buon funzionamento degli algoritmi è la disponibilità di informazioni complete, corrette e tempestive da parte delle imprese, che spesso in realtà mancano. Diventa, quindi, importante in questo particolare momento implementare una nuova relationship banca-impresa fondata su maggiori flussi informativi inviati da parte delle imprese e su una maggiore capacità di analisi da parte delle banche che li ricevono. Nel ricorrere a questi interventi la banche possono anche contare sulla leva offerta dai soggetti facilitatori dell’accesso al credito, quali i consorzi garanzia fidi e similari. In tale contesto, un supporto allo sviluppo può venire dalle Amministrazioni Regionali che, attraverso le norme regionali, possono fornire un contributo in termini di patrimonializzazione dei confidi sul proprio territorio. Nell’attuale scenario, non sono da trascurare alcune opportunità, ancora da sfruttare appieno, per ottimizzare la gestione organizzativa dei crediti deteriorati, di cui abbiamo ampiamente trattato nel nostro precedente discussion paper ‘Le banche italiane e la sfida dell’economia reale’. Adottare pratiche gestionali di erogazione del credito più efficaci e con una maggiore focalizzazione nel monitoraggio dei crediti deteriorati consentirebbe senza dubbio di migliorare i risultati economici. © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. 27 28 Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane In ultimo, anche interventi esterni possono contribuire a migliorare il rapporto banca-impresa. Pensiamo, ad esempio, alla deducibilità fiscale delle perdite su crediti, alla possibilità di sviluppare efficienti mercati secondari del credito e ad un maggior intervento dei Fondi Interbancari che potranno garantire una maggiore rete di sicurezza di fronte ai salvataggi bancari. Tutte queste misure hanno la finalità di consentire alle banche di esporsi ai rischi in maniera più controllata e ampliare così le leve per finanziare lo sviluppo dell’economia. © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane Focus La redditività delle banche è legata all’economia reale: occorre ripensare il modello di relazione banca-impresa Raffaele Mazzeo, Associate Partner Advisory Il bilancio rappresenta l’infrastruttura informativa fondamentale per esprimere il reale valore di una banca. Le politiche, le strategie e, conseguentemente, le maggiori o minori spinte operative verso il mercato dipendono dalla capacità di propulsione fornita dalle informazioni contenute nel bilancio stesso. Una conoscenza accurata del bilancio nelle sue diverse dimensioni è essenziale per capire gli scenari futuri. È noto che i crediti rappresentano la componente preponderante dell’attività bancaria e per questo sono sempre considerati tra gli indicatori più rilevanti ai fini della costruzione degli scenari. È evidente inoltre che, in un sistema ‘bancocentrico’ come quello italiano, ogni minimo cambiamento che interessa il credito influenza l’intero sistema economico. Uno degli aspetti forse meno noti, ma potenzialmente più rilevanti, è che una parte consistente del valore su cui poggiano oggi i bilanci delle banche corre il rischio di indebolirsi. Questo almeno nell’ipotesi in cui le prospettive di crescita nel medio-lungo termine si confermino negative. Stiamo parlando degli ‘avviamenti’ e dei ‘crediti per imposte anticipate’. Secondo le regole contabili, infatti, queste due poste sono riconosciute nell’attivo dello stato patrimoniale solo se sussistono le possibilità del loro effettivo recupero. Gli avviamenti iscritti nella voce ‘Attività immateriali’ dei bilanci consolidati e individuali sono in gran parte riferibili ai goodwill delle banche e delle altre società incorporate o acquisite come partecipazioni e successivamente consolidate integralmente14. Questa voce, a differenza del passato, non si ammortizza più nel 14 Secondo le regole contabili questi goodwill, pagati dalla società acquirente (nella gran parte dei casi la holding) al momento dell’acquisto delle partecipazioni di controllo, emergono a voce propria nello stato patrimoniale del bilancio consolidato al momento del primo consolidamento della società acquisita. © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. 29 30 Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane Gli avviamenti e i crediti per imposte anticipate sono riconosciuti nell’attivo dello stato patrimoniale solo se sussistono le possibilità del loro effettivo recupero tempo sino ad azzerarsi. Con le nuove regole contabili IAS-IFRS la riconoscibilità e il mantenimento del valore in bilancio dipendono dalle capacità di reddito future delle società incorporate/consolidate a cui i goodwill si riferiscono. Le nuove regole di bilancio richiedono, pertanto, che ogni anno vada dimostrata la tenuta del valore contabile attraverso un apposito impairment test. I crediti per imposte anticipate rappresentano, invece, dei benefici futuri per le banche in termini di minori carichi fiscali, a condizione che le stesse banche che li iscrivono siano in grado di generare in futuro redditi tassabili sufficienti a sfruttare tali benefici. Lasciamo parlare i numeri. Nel campione analizzato l’importo di queste due importanti voci dell’attivo dei bilanci consolidati ammonta a: Avviamenti Crediti per imposte anticipate 62,0 Euro mld (2009) 63,0 Euro mld (2008) 24,8 Euro mld (2009) 23,6 Euro mld (2008) Sotto il profilo tecnico-contabile, se venissero a mancare o ad attenuarsi le prospettive di redditività nel medio-lungo termine, gli avviamenti e i crediti per imposte anticipate correrebbero il rischio di ridursi attraverso rettifiche di valore nei conti economici futuri. Significa che non basta confermare i segnali, peraltro ancora deboli, di ripresa a breve. Per il business delle banche occorre che anche le prospettive strutturali dell’economia nel medio-lungo periodo trovino una conferma positiva. Per la natura particolare di queste voci dell’attivo, gli avviamenti non vengono computati nel patrimonio di vigilanza e le regole di Basilea 3 sui crediti per imposte anticipate prevedono per il futuro un analogo trattamento. Quest’ultimo punto è ancora oggetto di un acceso dibattito internazionale in cui l’Italia ha espresso una posizione contraria, considerando che la nostra disciplina fiscale induce le banche a ricorrere fortemente a questa voce, come illustrato nelle pagine successive dedicate al trattamento fiscale delle rettifiche di valore sui crediti. Di fronte a tali scenari esistono diverse possibili ‘vie di fuga’ per le banche. Alcune a costo ’zero‘, altre richiedono forti cambiamenti e grandi sforzi organizzativi. Il ricorso ad attività finanziarie alternative più remunerative, ma anche più rischiose, rispetto agli impieghi creditizi tradizionali (scelta adottata da altre banche europee) non sembra praticabile in una stagione caratterizzata da continui richiami alla prudenza gestionale ed al ruolo ‘quasi pubblicistico’ della banca. Rispetto alle politiche sul patrimonio, le banche più grandi potrebbero alleggerire la pressione dei requisiti prudenziali attraverso la dismissione di asset partecipativi. Le banche che fanno ricorso al mercato dei capitali possono, inoltre, reperire e rafforzare i mezzi propri ricorrendo ai nuovi investitori internazionali che si stanno affermando sui mercati, quali i fondi sovrani. © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane Per le banche medie e piccole le soluzioni a costo ’zero‘ si restringono. Nel breve, per affrontare il nuovo scenario è necessario un rapido cambio di mentalità che può sintetizzarsi nel moderare la distribuzione dei dividendi e nell’attuare interventi crash accelerati nella gestione dei crediti e di riposizionamento del portafoglio creditizio in grado di produrre effetti immediati nell’arco di 8-12 mesi. Altri correttivi richiedono un orizzonte temporale più ampio e riguardano ulteriori interventi da adottare per l’ottimizzazione dei costi. Per rimanere nell’ambito creditizio, è necessario un ripensamento strutturale del processo di erogazione del credito sui diversi segmenti Large, Mid, Small Corporate e Retail e l’adozione di ulteriori interventi sui crediti deteriorati, di cui si tratta nel focus successivo. Oltre a queste misure di efficientamento organizzativo serve anche impostare la relationship banca-impresa su nuove basi. Ad esempio, sul versante delle imprese ricorrendo a reporting informativi più puntuali e completi. Mentre da parte delle banche occorre una sempre maggiore sensibilità sul reale ‘stato di salute’ delle imprese affidate. Molte imprese ancora oggi non sono preparate a sostenere questo passaggio: in molti casi mancano sistemi di controllo di gestione adeguati e gli stessi imprenditori hanno un’errata percezione delle performance gestionali della propria azienda. L’evoluzione del rapporto tra banca ed imprese non può che essere impostata come un processo bi-direzionale e più collaborativo. Per migliorare la propria capacità di credito l’impresa è chiamata a produrre flussi informativi più precisi e puntuali. Le banche sono chiamate a gestire queste informazioni in maniera sempre più efficiente, soprattutto per monitorare le posizioni deteriorate (in particolare gli incagli). Un nuovo modello di relationship banca-impresa Per migliorare la propria capacità di credito l’impresa è chiamata a produrre flussi informativi più precisi e puntuali; le banche devono gestire le informazioni in maniera più efficiente KPMG sta fornendo un contributo metodologico per facilitare questa nuova relazione ‘virtuosa’ tra banca ed impresa. L’approccio si articola in due fasi che dovrebbero completarsi nell’arco di circa nove mesi. La prima fase consiste nell’implementare il sistema di scoring della banca al fine di utilizzare al meglio le informazioni esterne delle imprese clienti non solo per l’accesso al credito ma soprattutto per il mantenimento. In sintesi, l’approccio KPMG prevede: • la definizione dei requirement di un nuovo strumento bancario, reporting book, contenente dati contabili ed extra-contabili e alimentato dalle imprese clienti, in grado di soddisfare le esigenze informative dell’area crediti; • il rilascio di ‘Linee Guida’ tecnico-funzionali per la progettazione di modelli di controllo di gestione adattabili alle aziende clienti con la massima flessibilità e senza vincoli legati a strumenti informatici. © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. 31 32 Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane Successivamente alla prima fase, la banca sarà in grado di quantificare i costi e l’effort per adeguare sia la propria organizzazione sia quella delle aziende clienti. A questo punto la banca è pronta a rimodulare la gestione del credito secondo un modello operativo che prevede alcune agevolazioni per la propria clientela. Una prima facilitazione consiste nell’offerta alle imprese di un prodotto finanziario specifico per l’implementazione del sistema di controllo di gestione. Una seconda agevolazione riguarda la proposta di incentivi, in termini di valutazione del merito di credito, per quelle imprese che sono in grado di interfacciare il proprio sistema informativo con il nuovo reporting book della banca. Si tratta di un modello innovativo che permette alle imprese di innalzare il livello delle proprie organizzazioni dotandosi di strumenti adeguati a favorire tempi di risposta più brevi ai cambiamenti del mercato e, allo stesso tempo, a migliorare il rapporto con la propria banca. Per le banche si tratta di un’opportunità per utilizzare al meglio i propri modelli quantitativi di valutazione previsti dalla disciplina di Basilea. © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane La crisi e oltre: prevenire i deterioramenti per presidiare la qualità del credito Fabrizio Montaruli, Partner Advisory Alessandro Carpinella, Associate Partner Advisory Dopo una lunga fase di contrazione della crescita, gli impieghi delle banche al settore privato e alle imprese sembrano tornare a crescere, seppure debolmente. È presto, tuttavia, per dichiarare superata la crisi sul versante del credito. Andamento del tasso di crescita degli impieghi al settore privato, Aprile 2008 – Aprile 2010 (%) 9,35 8,41 Impieghi al settore privato delle banche italiane (escluso interbancario) 7,74 7,80 Impieghi a società non finanziarie 5,50 5,87 4,21 3,40 4,09 2,48 Apr 2008 Lug 2008 Ott 2008 Per le banche la vera sfida è quella di coniugare sostegno alla ripresa economica e selettività nella fase di erogazione del credito Gen 2009 Apr 2009 1,81 1,62 0,12 Lug 2009 0,94 0,50 Ott 2009 Gen 2010 2,53 1,52 0,26 Apr 2010 Fonte: elaborazione KPMG Advisory su dati Banca d’Italia e ABI La lunga recessione che l’economia sta attraversando ha lasciato, infatti, tracce profonde da un lato nella situazione finanziaria delle imprese (e, in misura minore, delle famiglie), dall’altro nei bilanci delle banche, che nel solo 2009 hanno aumentato del 44% le rettifiche e gli accantonamenti su crediti (circa 28 miliardi di Euro)15. La qualità degli attivi creditizi delle banche è complessivamente peggiorata nell’ultimo biennio: negli ultimi 18 mesi l’incidenza degli impieghi deteriorati lordi sul totale dei crediti bancari lordi è passata dal 6,5% al 9,1% e il coverage ratio si è ridotto di oltre 3 punti percentuali sulle sofferenze16 e di oltre 6 punti sul complesso dei crediti deteriorati. Distribuzione dei crediti lordi del sistema bancario italiano per qualità, 31/12/2008 vs 31/12/2009 (%) 2008 2009 6,5% 9,1% 93,5% 2,7% 3,8% 100% , i e uti dit nz ad ti cre c ere s ra f I e f i l t ta So di tu To cre rut li, i rist g a it Inc cred nis o nb 90,9% 4,4% 4,7% 100% , i e uti dit nz ad ti cre c ere s ra f I e f i l t ta So di tu To cre rut li, i rist g a it Inc cred nis o nb Fonte: elaborazione KPMG Advisory su dati Banca d’Italia, Relazione Annuale 2009 15 Nel campione di riferimento dell’analisi presentata nelle pagine precedenti le sole rettifiche su crediti verso la clientela sono aumentate quasi del 77% (circa 18 miliardi di Euro). 16 Elaborazioni KPMG Advisory su dati pubblici Banca d’Italia. © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. 33 34 Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane Questi livelli di anomalia hanno limitato la dotazione patrimoniale della gran parte degli operatori bancari e stanno imponendo scelte di allocazione del capitale regolamentare più selettive, anche in vista di un’evoluzione restrittiva della normativa in materia di patrimonio di vigilanza (Basilea 3). Con un tale fardello sulle spalle, c’è il rischio che una parte delle banche non riesca a fornire appieno il proprio contributo alla ripresa dell’economia, perdendo quote di mercato e rinunciando a importanti componenti di redditività. In questo scenario la sfida per le banche è chiara: riposizionare e riqualificare il proprio portafoglio crediti, allocando in maniera più selettiva il proprio capitale, in modo da prevenire, per quanto possibile, ulteriori deterioramenti; liberare capitale regolamentare; massimizzare il profilo rischio/rendimento, per non deprimere la redditività. Anticipare le dinamiche, ripensare la ‘cultura’ del credito, accelerare il cambiamento. La gestione del credito della gran parte delle banche negli ultimi anni ha mostrato alcuni limiti strutturali nella capacità di rispondere a momenti di discontinuità come quello che si è verificato. I processi del credito, privilegiando lo sviluppo della gestione commerciale e la redditività del cliente, mostrano, oggi, alcuni limiti strutturali I processi del credito, privilegiando lo sviluppo della gestione commerciale e la redditività del cliente, mostrano, oggi, alcuni limiti strutturali: • sono ‘lenti’ nel rintracciare le anomalie: le revisioni di fido hanno periodicità lunghe e, talvolta, nella prassi sono ancor meno frequenti di quanto richiesto dalle procedure. In una fase di crisi di sistema, non effettuare per sei o addirittura dodici mesi la revisione di un fido significa rischiare seriamente di perdere il controllo degli shock che l’azienda affidata sta subendo; • sono ‘dialettici’ nei ruoli: attribuiscono alle funzioni di controllo l’individuazione di anomalie e la conseguente definizione di strategie correttive, lasciando ai gestori commerciali obiettivi di mantenimento/sviluppo di volumi, margini, numero di clienti; • sono ‘binari’: tendono ad articolarsi sulla dicotomia credito in bonis/credito anomalo più che sui diversi gradi della prevenzione e della correzione di anomalie e deterioramenti. Nel tempo si è consolidato un approccio orientato al mantenimento e alla massima fidelizzazione della clientela, sia nelle strutture di gestione commerciale, sia in quelle dedicate all’analisi e alla revisione dei profili creditizi. Paradossalmente si ritiene che ‘mettere a rientro’ un cliente costituisca un caso limite, quasi un adempimento che si attiva solo quando il deterioramento ha raggiunto livelli talmente conclamati da non ammettere soluzioni differenti. Agire sui processi creditizi e soprattutto sulla relativa cultura aziendale è certamente una priorità, ma richiede un tempo non sempre compatibile con l’urgenza di intervento sul portafogli crediti che questa crisi richiede. Parallelamente alle azioni di medio-lungo periodo, le banche potranno avere, quindi, © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane la necessità di intervenire attraverso programmi crash di revisione accelerata e straordinaria dei fidi, di consolidamento di esposizioni e acquisizione di garanzie, di negoziazione amichevole, di outsourcing di componenti del processo gestionale, che consentano di riposizionare su profili più accettabili di rischio/rendimento e di capital allocation il proprio portafoglio nell’orizzonte massimo di 8-12 mesi. ‘Meglio-Credito’: un programma integrato per rispondere alla sfida È ragionevole ipotizzare che nel prossimo biennio le banche concentreranno una parte significativa dei propri investimenti di innovazione in programmi con le caratteristiche appena richiamate. L’approccio studiato e applicato da KPMG, denominato ‘Meglio-Credito’, è un programma di intervento sul portafoglio crediti complessivo che ha l’obiettivo di verificare la coerenza del posizionamento creditizio su una quota molto ampia del portafoglio crediti e di implementare azioni straordinarie di riposizionamento sui diversi segmenti di impiego in cui comunemente si articola il portafoglio di una banca. Composizione portafoglio crediti - esemplificativo banca media retail (%) Crediti anomali 9% Large Corporate 25% Retail 36% Mid Corporate 30% Fonte: elaborazione KPMG Advisory su dati di bilancio e di reportistica gestionale di un campione di banche medie Il programma ‘Meglio-Credito’ può articolarsi, in via esemplificativa, nei diversi segmenti di impiego. • Segmento Large Corporate: analisi puntuale dei più significativi affidamenti della banca mediante analisi di maggiore profondità sulle dinamiche e sulle strategie dell’impresa affidata, oltre all’esame del materiale comunemente utilizzato per la revisione dei fidi; individuazione di strategie ad hoc (mantenimento del fido, consolidamento del profilo creditizio o garanziale, riduzione/rientro dell’esposizione etc.); assegnazione ai gestori di relazione di specifici obiettivi quali-quantitativi per l’attuazione della strategia individuata. • Segmento Mid e Small Corporate: attivazione di programmi crash, con approccio massivo e industrializzato, e acquisizione di garanzie eligible (ad esempio, Fondo Centrale di Garanzia MCC, garanzie Confidi iscritti all’elenco ex-articolo 107 del TUB). L’obiettivo del modulo è duplice: migliorare © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. 35 36 Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane significativamente i profili garanziali e ridurre l’assorbimento patrimoniale attraverso l’acquisizione di garanzie con meccanismi di ponderazione più favorevoli. • Segmento Retail: strutturazione di azioni massive di negoziazione amichevole per gruppi omogenei (ad esempio, consolidamento, riscadenzamento e rinegoziazione) da implementare sulla rete commerciale. Il modulo si focalizza sulle esposizioni di importo contenuto, principalmente verso persone fisiche, e si estende anche alle posizioni in pre-anomalia o anomalia. L’obiettivo è quello di prevenire il deterioramento del credito e di mantenere/riportare le posizioni in bonis. • Incagli e sofferenze: interventi incentrati sulla revisione delle politiche di sourcing, la costruzione di percorsi di accompagnamento al mercato, con percorsi di deconsolidamento progressivo di portafogli. Il modulo ha obiettivi di miglioramento dei tempi di recupero, incremento delle performance di ricavo derivanti dall’operatività stragiudiziale e di efficientamento gestionale complessivo. Un programma di intervento simile può essere graduale e modulare, anche se nella nostra esperienza l’approccio integrato massimizza i risultati in termini di efficienza economica (minori deterioramenti di posizioni e conseguente riduzione degli sforzi rettificatori/svalutativi) e patrimoniale (liberazione di capitale). Adottando questo programma la banca è in grado di raggiungere simultaneamente alcuni importanti obiettivi: prevenire il deterioramento di un numero significativo di posizioni creditizie (specie corporate), e gestirne tempestivamente il rientro/consolidamento; acquisire in modo sistematico e industrializzato garanzie eligible su esposizioni già in essere; consolidare e migliorare la redditività di esposizioni retail a maggiore rischio, con campagne di negoziazione ‘amichevole’ da sviluppare sulla rete; infine, elevare i livelli di recupero sul credito anomalo, rivedendo il sourcing gestionale. © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane La valutazione dei crediti: le nuove regole contabili in discussione. Incurred loss model versus expected cash flows model Mario Corti, Partner Audit Le banche italiane, grazie ad un modello di intermediazione imperniato sul credito piuttosto che sulla finanza, si sono lasciate ‘alle spalle’ un 2009 particolarmente negativo. Le difficoltà dell’economia reale si sono riflesse sui bilanci d’esercizio del 2009 determinando un sensibile incremento delle rettifiche di valore sui crediti verso la clientela. Secondo l’attuale principio contabile IAS 39, i crediti verso la clientela sono iscritti in bilancio al costo ammortizzato determinato in base al metodo del tasso di interesse effettivo. Questo metodo consente il riconoscimento delle componenti di costo e di ricavo a conto economico lungo la durata attesa dello strumento finanziario sulla base, appunto, del tasso d’interesse effettivo. Solo al verificarsi dei segnali di deterioramento, i cosiddetti trigger events, i crediti sono svalutati e la relativa perdita è riconosciuta immediatamente a conto economico. Questa metodologia di valutazione dei crediti è basata sul cosiddetto incurred loss model17 e, pertanto, non permette l’iscrizione di perdite su crediti finché un evento di perdita non venga identificato. L’attuale congiuntura economica e le conseguenti difficoltà finanziarie delle controparti affidate, causa dell’accelerazione del processo di deterioramento della qualità del credito, hanno fatto emergere alcune criticità dell’attuale modello di impairment. Una delle maggiori debolezze riguarda il potenziale ritardo nella registrazione delle perdite su crediti, dovuta al delay nell’identificazione dei trigger events. In particolare, tale criticità è stata amplificata sia dall’intensità della crisi economica sia dalla velocità con la quale il credito vantato dall’intermediario si deteriora. Entrambi questi fattori rendono più difficile la tempestiva identificazione dell’evento scatenante la perdita dal momento che le serie storiche non risultano più indicative della situazione corrente. Un’ulteriore critica all’incurred loss model è quella di sovrastimare le componenti di L’attuale congiuntura economica e le conseguenti difficoltà finanziarie delle controparti affidate hanno fatto emergere alcune criticità dell’attuale modello di impairment ricavo. Fino a quando non viene identificato il trigger event, infatti, le componenti di ricavo, in particolare gli interessi attivi, sono contabilizzate senza alcuna rettifica. Questo porta a una sovrastima dei ricavi nei periodi antecedenti la svalutazione e il riconoscimento dell’intera perdita a conto economico solo quando si ha l’obiettiva evidenza della perdita su crediti. Inoltre, l’applicazione pratica di questo modello ha evidenziato che i vari players del mercato fanno riferimento a diversi eventi di perdita, o identificano con criteri differenti l’esistenza di un’obiettiva evidenza di perdita di valore (trigger event) o, ancora, adottano differenti criteri di valutazione ricorrendo, pertanto, a metodologie contabili e di rappresentazione incoerenti e poco comparabili fra le banche. 17 L’incurred loss model è di tipo retrospettivo. Il modello prospettico, come si vedrà in seguito, è l’expected cash flows model che tiene conto delle perdite attese anche prima che il trigger event si sia verificato. © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. 37 38 Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane In risposta alle richieste da parte del G-20 di migliorare e semplificare la rappresentazione contabile degli strumenti finanziari, l’International Accounting Standards Board (IASB) ha pubblicato l’Exposure Draft 12 Financial Instruments: Amortised Cost and Impairment18 ed è ancora in corso la fase di recepimento dei commenti. ll principale obiettivo dell’Exposure Draft è quello di sostituire l’attuale incurred loss model con l’expected cash flows model, che include le future perdite attese su crediti nel calcolo delle svalutazioni Oltre a fornire maggiori e più chiari principi di applicazione del metodo del costo ammortizzato, il principale obiettivo dell’Exposure Draft è quello di sostituire l’attuale incurred loss model con un modello basato sulle perdite attese, l’expected cash flows model, che include le future perdite attese su crediti nel calcolo delle svalutazioni. L’Exposure Draft propone di calcolare il costo ammortizzato attraverso il metodo del tasso d’interesse effettivo, ma, diversamente da quanto previsto dall’attuale IAS 39, questo tasso deve incorporare anche le aspettative circa le perdite future attese su crediti, ricorrendo per la sua determinazione ad un approccio prospettico nella stima dei flussi di cassa attesi (che includono le perdite attese future). Nel momento dell’iscrizione iniziale dell’attività finanziaria le perdite attese su crediti non verrebbero imputate immediatamente a conto economico, ma ridurrebbero il tasso di interesse effettivo e pertanto verrebbero riconosciute lungo tutta la durata attesa dell’attività finanziaria. Ad ogni data di bilancio successiva all’iscrizione iniziale, l’intermediario dovrebbe rideterminare il costo ammortizzato sulla base delle informazioni disponibili a tale data circa le stime delle perdite attese su crediti. Gli eventuali cambiamenti rispetto alle stime delle perdite attese su crediti iniziali sarebbero riconosciuti immediatamente a conto economico. Questo approccio si pone la finalità di ovviare alle principali debolezze dell’attuale incurred loss model: da un lato, il non sempre tempestivo riconoscimento delle perdite su crediti rispetto al momento della loro effettiva realizzazione, dall’altro, l’iscrizione di maggiori interessi attivi fino al momento in cui le perdite su crediti sono effettivamente riconosciute a conto economico. Inoltre, in base alla logica del metodo proposto dall’Exposure Draft, per l’iscrizione delle svalutazioni su crediti non è più necessaria l’identificazione di uno specifico evento di perdita (trigger event). Questo elimina l’altra criticità del modello attualmente in uso, la disomogeneità osservata tra i diversi players nell’identificazione e valutazione degli eventi di perdita (trigger events), e anticipa l’iscrizione delle perdite su crediti. Di fatto, come descritto in precedenza, in base al metodo proposto dall’Exposure Draft le perdite su crediti attese verrebbero stimate sin dal momento dell’iscrizione iniziale e poi riviste alle successive date di bilancio. Un’altra conseguenza dell’expected cash flows model è la creazione di una provision lungo l’intera durata dell’attività finanziaria in relazione alle perdite su crediti attese. Tuttavia, una delle principali critiche che già emergono da alcune discussioni preliminari riguarda il fatto che l’expected cash flows model si basa maggiormente 18 In occasione della pubblicazione dell’Exposure Draft, è stato costituito l’Expert Advisory Panel (EAP),formato da esperti di risk management e di tematiche contabili, con lo scopo di assistere e supportare lo IASB nella preparazione del nuovo principio contabile. © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane su giudizi soggettivi del management, difficilmente verificabili, compromettendo così l’affidabilità delle valutazioni assunte nel bilancio d’esercizio e la loro comparabilità. Da un punto di vista pratico, le principali difficoltà legate all’implementazione di tale modello riguardano le modalità in base alle quali allocare le perdite attese su crediti al momento dell’iscrizione iniziale dell’attività finanziaria e la stima della durata per la quale le perdite attese devono essere riconosciute a conto economico. A tal proposito sono già in fase di discussione alcune possibili soluzioni e modifiche alle proposte introdotte dall’Exposure Draft. Ad esempio, la possibilità di ‘separare’ il calcolo del tasso d’interesse effettivo da quello delle perdite attese su crediti (il cosiddetto de-coupling del tasso d’interesse effettivo), oppure non utilizzare i dati presenti nei sistemi informativi contabili ma piuttosto quelli di risk management come base di partenza per la stima della durata delle perdite attese su crediti. L’expected cash flows model risulta di più immediata applicazione per portafogli di attività finanziarie piuttosto che per singole attività. La stima delle perdite attese, ad esempio, su portafogli omogenei di crediti piuttosto che su singoli crediti è, infatti, più efficace e meno complessa da determinare. Oltre agli aspetti di tipo metodologico sopra descritti, il modello proposto dallo Le principali difficoltà legate all’implementazione del modello riguardano le modalità di allocazione delle perdite attese su crediti al momento dell’iscrizione iniziale dell’attività finanziaria e la stima della durata per la quale le perdite attese devono essere riconosciute a conto economico IASB potrebbe rivelarsi complesso e oneroso per la sua implementazione e solo alla portata dei grandi gruppi bancari. Sia gli intermediari finanziari minori che le istituzioni non finanziarie avrebbero grosse difficoltà a implementare un modello proprio. La fase di recepimento dei commenti all’Exposure Draft non si è ancora conclusa e il dibattito è ancora aperto. In tale dialettica si inserisce anche l’annoso problema della convergenza contabile USA-UE. Come più volte espresso dallo IASB e dal Financial Accounting Standard Board (FASB), la convergenza tra bilanci redatti in base agli International Financial Reporting Standards (IFRSs) e quelli invece preparati secondo gli United States Generally Accepted Accounting Principles (US GAAP) rimane una delle priorità, per l’esigenza di uniformare e rendere sempre più comparabili le informative fornite agli utilizzatori. Tuttavia, nonostante l’intento comune dei due Board alla ‘convergenza’, il recente Exposure Draft del principio contabile US GAAP sulla contabilizzazione degli strumenti finanziari (emesso il 27 maggio 2010) risulta non completamente allineato a quanto attualmente proposto dallo IASB. Ciò costituisce senza dubbio un ulteriore punto di discussione nel processo di revisione delle regole contabili IFRS in tema di valutazione dei crediti. © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. 39 40 Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane Il trattamento fiscale delle rettifiche di valore su crediti e la crisi congiunturale Michele Rinaldi, Partner Tax & Legal Di fronte all’incertezza sui tempi della ripresa e con la prospettiva di regole più stringenti sul risk management e sulla concessione dei crediti è legittimo chiedersi se il trattamento fiscale riservato alle rettifiche di valore su crediti (intese sia nell’accezione delle svalutazioni che in quella delle perdite su crediti) contenuto, ai fini Ires, negli articoli 101 e 106 del TUIR, sia in qualche modo adeguato. Invero, l’impianto fiscale seguito dal legislatore è basato ormai da tempo: • sul riconoscimento di una deducibilità differita nel tempo delle svalutazioni su crediti eccedenti un plafond normativamente prefissato; • sulla deducibilità integrale di quelle perdite su crediti caratterizzate da un certa definitività (c.d. perdite supportate da elementi certi e precisi), ovvero di perdite rilevate su debitori assoggettati a procedure concorsuali. Di recente si è assistito ad un inasprimento, sia delle disposizioni normative regolanti la materia, sia della prassi amministrativa che ha interpretato in maniera restrittiva le norme vigenti Ebbene, in entrambi i casi, si è assistito di recente ad un inasprimento, sia delle disposizioni normative regolanti la materia, sia della prassi amministrativa che ha interpretato in maniera restrittiva le norme vigenti. Ed infatti il plafond, oltre il quale le svalutazioni su crediti sono deducibili pro rata temporis, è passato, per effetto di diversi interventi normativi, dallo 0,60% dei crediti risultanti in bilancio (negli anni di maggior favore) all’attuale 0,30%; così come anche il periodo di deducibilità differita delle svalutazioni eccedenti il plafond è passato da un arco temporale ricompreso in sette periodi di imposta agli attuali diciotto. Singolare è, poi, la circostanza che uno degli ultimi interventi normativi, quello che ha portato il plafond alla misura minima (cfr. D.L. n.112/2008), è coinciso proprio con l’inizio della crisi finanziaria e, quindi, si è tradotto in una sostanziale penalizzazione degli operatori creditizi che, a partire dal 2008, hanno visto aumentare le proprie sofferenze. Né si può ritenere che sia valsa in qualche modo a migliorare la situazione la disposizione normativa contenuta nell’articolo 7 del D.L. 1° luglio 2009 n.78, con la quale, in estrema sintesi, per i nuovi crediti erogati già a partire dal secondo semestre 2009, e limitatamente alla parte eccedente la media dei nuovi crediti erogati nei due periodi d’imposta precedenti, il plafond percentuale di deduzione immediata delle svalutazioni è stato portato allo 0,50% e le quote annuali di deduzione delle svalutazioni eccedenti il plafond sono state ridotte a nove periodi d’imposta. Infatti, la disposizione in parola, applicandosi solamente ai nuovi crediti che manifesteranno le proprie criticità auspicabilmente nel medio-lungo periodo, da un lato non sembra dare alcun immediato contributo positivo, dall’altro non risulta di facile applicazione. Infatti, numerosi operatori di settore, anche nel dubbio circa la natura facoltativa o obbligatoria di tale disposizione, hanno momentaneamente rinunciato alla sua applicazione, in attesa di opportuni chiarimenti ministeriali. © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane La situazione non migliora se si volge lo sguardo al regime di deducibilità delle perdite su crediti. Di recente il Ministero delle Finanze, con la Circolare del 31 marzo 2009 n. 8/E, ha chiarito, interpretando in via restrittiva l’articolo 101 del TUIR, che non sono deducibili le perdite su crediti emerse in sede di accordi di ristrutturazione dei debiti, ex articolo 182 bis della Legge Fallimentare, adducendo che tali accordi non sono assimilabili alle procedure concorsuali. Con riferimento alle perdite su crediti emergenti per effetto di cessioni pro soluto, poi, l’Amministrazione Finanziaria, in risposta ad una interrogazione parlamentare (n.5-00570 del 5 novembre 2008), ha fatto propria la rigorosa posizione della Corte di Cassazione (fortemente criticata dalla Dottrina e dagli operatori di settore) che ne esclude la deducibilità per il solo fatto della cessione e ritiene necessaria anche l’esistenza di elementi certi precisi a supporto dell’inevitabilità della perdita stessa. Nell’ambito del quadro appena descritto, un elemento positivo è, invero, rappresentato dalla possibilità offerta alle banche di applicare alle partecipazioni, ricevute nell’ambito degli interventi finalizzati al recupero di crediti o derivanti dalla conversione in azioni di nuova emissione dei crediti verso imprese in temporanea difficoltà finanziaria, non già il regime della partecipation exemption (articolo 87 TUIR), che si porterebbe dietro l’irrilevanza delle relative svalutazioni e minusvalenze, quanto piuttosto il regime fiscale dei crediti che riconosce, sia pur nei limiti indicati in precedenza, una certa rilevanza alle svalutazioni ed alle perdite su crediti. Si tratta certamente di un’opportunità offerta agli enti creditizi, ancorata comunque a certi tecnicismi (presentazione di un interpello motivato e conseguente valutazione dell’Amministrazione Finanziaria) che rischiano di ingessarne la concreta applicazione e di limitarne l’appeal. Un’ultima considerazione va fatta con riferimento alle nuove regole di Basilea 3 che impongono la deduzione dal patrimonio di vigilanza dei crediti per imposte anticipate. Ebbene, una buona parte di tali crediti si genera proprio per effetto della deducibilità pro rata temporis delle svalutazioni su crediti operate nel corso degli anni dagli operatori di settore. Ciò equivarrebbe a dire che oggi nel bilancio delle banche esisterebbe una sorta di ‘bolla fiscale’ che rischierebbe di costituire un’eccessiva penalizzazione per le banche stesse. Di fronte a tale ampio e complesso scenario si rivelerebbe, quindi, opportuna una completa rivisitazione della disciplina fiscale delle rettifiche di valore su crediti, ormai non più procrastinabile. L’optimum sarebbe allineare la normativa italiana a quella europea per ottenere una maggiore rilevanza fiscale delle rettifiche di valore su crediti L’optimum sarebbe un trattamento allineato a quello esistente negli altri paesi europei che porti ad una maggiore rilevanza fiscale delle rettifiche di valore su crediti, in modo da restituire una migliore competitività al sistema bancario italiano. Ciò permetterebbe al sistema bancario italiano di sostenere con efficienza ed efficacia il finanziamento delle imprese domestiche, che temono una nuova stretta del credito indiscriminata ed eccessivamente penalizzante. © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. 41 Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane kpmg.it 44 Per approfondire i temi del Paper: Alessandro Carpinella Associate Partner, KPMG Advisory S.p.A. [email protected] Mario Corti Partner, KPMG S.p.A. [email protected] KPMG Advisory S.p.A. Fabiano Gobbo Partner, KPMG Advisory S.p.A. MILANO [email protected] Via Vittor Pisani, 27 20124 Milano Franco Masera Tel. 02 6764 3.1 Partner, KPMG Advisory S.p.A. Fax 02 6764 3603 [email protected] ROMA Raffaele Mazzeo Via Ettore Petrolini, 2 Associate Partner, KPMG Advisory S.p.A. 00197 Roma [email protected] Tel. 06 8097 1.1 Fax 06 8077 518 Fabrizio Montaruli Partner, KPMG Advisory S.p.A. KPMG Advisory S.p.A. è inoltre [email protected] presente sull’intero territorio nazionale nelle sedi di: Aosta, Bologna, Firenze, Michele Rinaldi Genova, Napoli, Padova, Palermo, Partner, KStudio Associato (KPMG) Torino, Verona. [email protected] Le analisi contenute in questo volume sono state condotte su dati e informazioni pubblicamente disponibili, di cui KPMG Advisory S.p.A. non attesta né garantisce l’accuratezza, la completezza e la correttezza. Questo volume non rappresenta un’offerta di vendita né una sollecitazione all’acquisto di alcun servizio né vuole fornire alcun suggerimento o raccomandazione operativa o in termini di investimento. KPMG Advisory S.p.A. non si assume alcuna responsabilità per la perdita o i danni che potrebbero derivare dall’uso improprio di questo volume o delle informazioni ivi contenute. © 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati. KPMG e il logo KPMG sono marchi registrati di KPMG International Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Data di pubblicazione: luglio 2010