REGIONE AUTONOMA FVG
PROVINCIA DI GORIZIA
COMUNE DI GRADO
COMPLESSO DELLE TERME MARINE DI GRADO
STUDIO ARCHITETTI AVON ASSOCIATI - UDINE
via Monte San Marco 22
Apprendiamo con sorpresa e preoccupazione dalla stampa che nei programmi
dell’Amministrazione Comunale di Grado, vi è la demolizione delle Terme Marine
progettate da nostro padre (arch. Gianni Avon) e del bel pavimento musivo di Giuseppe
Zigaina in esse contenuto.
Questo breve fascicolo ricorda che l’edificio termale fu pubblicato sulla prestigiosa rivista
L’Architettura, cronache e storia, diretta da Bruno Zevi, nell’ottobre 1975, che recensisce
in modo molto favorevole l’opera, sottolineandone l’appropriato inserimento urbanistico.
“[Il complesso] non interrompe l’andamento della spiaggia con un volume unico e
bloccato, ma ottiene un volume frazionato da effetti di chiaro-scuro soprattutto evidenti a
chi guardi l’edificio dal mare. […].”
Anche il critico Licio Damiani, si esprime in modo molto favorevole a proposito dello
stesso complesso delle Terme, nel volume a cura di Ferruccio Luppi e Guido Zucconi,
Gianni Avon, Architetture e progetti, 1947-1997, Marsilio, Venezia, 2000: “[…] L’opera,
perfezionando la collaborazione fra Avon e Zigaina, rende ancora più stretto il dialogo tra
architettura e decoro. L’ampio e luminoso atrio in cui essa è inserita funge da trasparente
diaframma fra l’entroterra e il litorale, quasi finestra affacciata sul mare. […] Anche
questa grande composizione ha precisi riferimenti con capitoli significativi della pittura di
Zigaina, quelli offerti dal Ciclo di Redipuglia, innestati peraltro sul linguaggio dei mosaici
della vicina Aquileia, come per rivitalizzarne e pre-attualizzarne la memoria”.
È evidente che Damiani vede l’opera musiva perfettamente inserita in un contesto
architettonico con cui dialoga e per il quale è stata concepita.
Come figli di Gianni Avon e come professionisti attivi sul territorio da molti anni, ci ha
stupito e rammaricato l’atteggiamento pretestuoso emerso sulla stampa di separare
l’opera musiva di Zigaina dal contesto architettonico che la accoglie. Siamo proprio sicuri
che l’insieme delle Terme Marine di Grado meriti, come unico suo possibile futuro, quello
di essere demolito?
Il presente fascicolo vuole sottolineare il valore architettonico ed artistico del complesso
termale, auspicandone un adeguamento che possa conservare nel tempo le sue pregevoli
qualità.
Udine, luglio 2010
Architetti Giulio ed Elena Avon
1970-1974:
TERME MARINE DI GRADO
ARCHITETTO GIANNI AVON - UDINE
II linguaggio razionalista del complesso diviene il supporto di una ricerca sulla “pelle” dell'edificio per
lo sfruttamento anche formale dei materiali impiegati.
L’impianto a C è parzialmente chiuso verso il litorale. Lo spazio raccolto che viene a crearsi tra le due
ali del fabbricato e la spiaggia prospiciente è così al riparo dai venti; caratterizzato dalla vegetazione
e da una serie di giochi d'acqua, può costituire un luogo d'incontro riposante per i clienti delle terme, e
crea una barriera di verde tra la spiaggia e l'ambiente, necessariamente più tranquillo, riservato alle
cure.
All’impianto modulare interno corrisponde la pannellatura esterna. Si tratta di elementi prefabbricati in
cemento armato bianco, di m 1,20. In modo diverso sono trattate le parti non modulari dell'edificio, e
cioè gli avancorpi smussati verso il mare e i volumi dei servizi rivestiti a fasce di ceramica colorata
bianca e blu, nell'intento di frazionare visivamente la volumetria e di evidenziare anche in alzato le
funzioni del complesso. L'espediente del rivestimento policromo in ceramica, oltre a risultare
gradevole, era necessario per snellire il blocco.
La copertura si regge su travi alte con due solai distanziati fra loro in modo da consentire all'interno
un giro d'aria trasversale, che contribuisce indirettamente al miglioramento della climatizzazione
interna anche durante le giornate calde. Non sono state ragioni di economia, ma motivazioni
mediche, a fare escludere l'impianto dell'aria condizionata e a prediligere un sistema di ventilazione
naturale, con un atteggiamento lungimirante se si considera il tema attuale del risparmio energetico.
Foto di Italo Zannier scattata nel 1975 per la
rivista “L’Architettura, cronache e storia”.
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Planimetria generale
Vista dall’alto del complesso termale
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Pianta piano terra
Il lungomare non presentava elementi costruiti o caratteristiche tali da risultare vincolanti per la
progettazione: pertanto, l'unico problema che sotto questo aspetto si poneva ad Avon era quello di
interpretare la costa su cui interveniva senza turbarne o sconvolgerne l’andamento.
L'andamento della spiaggia è vario e frastagliato. Meglio dunque non interromperlo con un volume
unico e bloccato, e ottenere invece un volume frazionato da effetti di chiaroscuro, soprattutto evidenti
per chi guarda l'edificio dal mare.
Pianta primo piano
Sezione longitudinale
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II primo piano è illuminato dall'alto, mediante un
sistema di travi di copertura studiate e poste in opera
in modo da non consentire mai al sole di irradiare
direttamente l'interno degli ambienti.
Viste dell’esterno del complesso
termale e del salone d’ingresso a
doppia altezza.
Foto di Italo Zannier scattate nel 1975
per la rivista “L’architettura,
cronache e storia”.
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Viste del salone
d’ingresso con il
pavimento musivo e
della piscina termale.
Foto di Italo Zannier
scattate nel 1975 per la
rivista “L’Architettura,
cronache e storia”.
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La hall è caratterizzata da un
pavimento in mosaico colorato, su
disegno del pittore Giuseppe Zigaina;
la scelta del mosaico non è casuale,
ma si è ispirata alla tradizione del
luogo, che vanta stupendi pavimenti
musivi nelle sue chiese
paleocristiane; mentre l’esecuzione è
sostenuta da una tradizione
artigianale fiorente in Friuli.
Viste dal primo piano e
dal piano terra del
grande mosaico di
Zigaina.
Foto di Giulio Avon
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LE PUBBLICAZIONI
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Terme marine a Grado, Gorizia
Le caratteristiche di comunicabilità e rigorosità distributiva e funzionale che notammo fin dalle prime
opere qui presentate di Gianni Avon (L'Architettura, n. 195) si sono arricchite col tempo di una scaltrita
consapevolezza disegnativa. Impostato il problema e risolto l’organismo, Avon aggiunge alla sua
chiara e radicata consapevolezza professionale un tocco di calligrafia. Ne sono testimoni in particolare
queste terme di Grado, che costituiscono la massima parte della documentazione pubblicata in questo
numero: un impianto alquanto massiccio viene ove possibile contestato con l’accurata scansione delle
tessiture, a contrasto con l’esibizione franca del cemento armato.
(L’altra realizzazione pubblicata nel numero 240 de L’Architettura dell’ottobre 1975 è la palestra
comunale di San Daniele del Friuli).
II linguaggio razionalista diviene il supporto di una ricerca sulla «pelle» dell'edificio per lo sfruttamento
anche formale dei materiali impiegati. Esaminiamo dunque il centro termale.
Grado ha una affermata tradizione in proposito, risalente alla fine del secolo scorso: già nel 1892 la
città per le sue particolari caratteristiche climatiche e ambientali, è sede di uno stabilimento terapico;
risale al 1935 la costruzione del primo stabilimento per l’idroterapia e la balneoterapia marina, sono
allo scopo di utilizzare nel miglior modo le risorse terapeutiche dell'acqua di mare. Si inserisce dunque
in una attività che ha sempre caratterizzato la cittadina come luogo di cure termali di notorietà
europea, la decisione dell’azienda di cura e soggiorno di realizzare un nuovo stabilimento balneoterapico con attrezzature adeguate ai tempi. Essa tende pure a creare le premesse per il
prolungamento dell'arco stagionale, indispensabile per il progresso economico di Grado.
L'iniziativa si appoggia ad una legge regionale (la legge n° 16, 25 agosto 1965) riguardante
l’incremento dei centri turistici. L'area prescelta per le nuove Terme è una lunga fascia con fronte a
mare, situata tra il preesistente stabilimento fisioterapico, che è stato mantenuto, ma a cui e stata
assegnata una diversa destinazione d'uso, e il solarium. Il lungomare non presenta elementi costruiti o
caratteristiche tali da risultare vincolanti per la progettazione: pertanto, l’unico problema che sotto
questo aspetto si poneva ad Avon era quello di interpretare la costa su cui interveniva senza turbarne
o sconvolgerne l’andamento.
La scelta di Avon è stata assai semplice. L'andamento della spiaggia è vario e frastagliato. Meglio
dunque non interromperlo con un volume unico e bloccato, e ottenere invece un volume frazionato da
effetti di chiaroscuro, soprattutto evidenti a chi guardi l’edificio dal mare.
Perciò, l’impianto a C, parzialmente chiuso verso il litorale, è rimasto abbastanza compatto ma non
ingombrante per la relativamente scarsa altezza dei corpi di fabbrica. Lo spazio raccolto che viene a
crearsi tra le due ali del fabbricato e la spiaggia prospiciente è così al riparo dai venti; caratterizzato da
vegetazione e terrazzature e una serie di giochi d'acqua, può costituire un luogo d'incontro riposante
per i clienti delle terme, e serve anche a creare una barriera di verde tra la spiaggia e l’ambiente,
necessariamente più tranquillo, riservato alle cure.
II complesso si eleva per due piani fuori terra, oltre al piano tecnico alto 2,25 m; in quest'ultimo trovano
posto tutte le tubazioni e parte degli impianti, resi facilmente ispezionabili.
Si osservi la pianta. Una prima sommaria divisione destina il piano terra all'impianto termale vero e
proprio; mentre il primo piano, di dimensioni minori, ospita un reparto di fisioterapia e diverse altre
cure. Del complesso fa inoltre parte una piscina termale coperta, chiusa a mezzogiorno ed a ponente
da vetrate, e difesa dalla bora mediante il fabbricato a C, a levante.
Al piano terra, la parte centrale del corpo a C è occupata dalla hall d'ingresso, la cui altezza raggiunge
il primo piano del fabbricato. La hall, oltre ad essere dotata di un banco per la ricezione del pubblico
con funzioni anche di ufficio amministrativo ed un piccolo bar per gli ospiti, assolve la funzione di
smistare i fruitori alle varie cure del piano terra e del piano superiore, mediante le scale e gli
ascensori. Occorreva dedicare particolare attenzione al superamento delle «barriere architettoniche»
per i minorati fisici: si è perciò studiato un sistema adeguato di rampe e di ascensori. Le due ali laterali
del fabbricato sono collegate al primo piano mediante una passerella sorretta da tiranti in acciaio
appesi alle travi di copertura.
La hall è caratterizzata da un pavimento in mosaico colorato, su disegno del pittore Giuseppe Zigaina;
la scelta del mosaico non è casuale, ma si è ispirata alla tradizione del luogo, che vanta stupendi
pavimenti musivi nelle sue chiese paleocristiane; mentre l’esecuzione è sostenuta da una
sopravvivenza artigianale fiorente nel Friuli.
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Al piano terra, oltre a quattro ambulatori per le visite, con rispettive sale di attesa, trovano posto trenta
bagni termali; ciascuno è dotato di due camerini, uno per la reazione, l’altro per i massaggi. L'intera
pianta è modulata nella dimensione di questi vani, sempre di m 2,40; la struttura, anch'essa modulare,
rispetta gli interassi di m 7,20, pari a tre vani. A questo impianto modulare corrisponde la pannellatura
esterna. Si tratta di elementi prefabbricati in cemento armato bianco, di m 1,20. In modo diverso sono
trattate le parti non modulari dell'edificio, e cioè gli avancorpi smussati verso il mare e i volumi dei
servizi rivestiti a fasce di ceramica colorata bianca e blu, nell'intento di frazionare visivamente la
volumetria e di evidenziare anche in alzato le funzioni del complesso. L'espediente del rivestimento
policromo in ceramica, oltre a risultare gradevole, era necessario per snellire il blocco.
I percorsi che servono i bagni termali sono differenziati: uno è esterno, di servizio per il personale; uno
è interno per i pazienti. II sistema del doppio camerino per ogni bagno è stato studiato per dare agli
utenti, subito dopo il bagno, la possibilità di soffermarsi in uno dei camerini, lasciando subito il bagno
libero per il successivo uso.
Al primo piano, oltre ai quattro ambulatori medici collocati in corrispondenza di quelli del piano terra,
trovano posto la fisioterapia e la palestra per la ginnastica medica. Questo reparto è organizzato in
modo che ogni ospite possa sottoporsi alla propria cura schermato alla vista altrui. Sempre al primo
piano, è situata una serie di cure varie (inalazioni, aerosol, irrigazioni, massaggi, saune, cure estetiche
e nebulizzazioni). Tutti questi reparti sono serviti da luoghi di attesa attrezzati. II primo piano è
illuminato dall'alto, mediante un sistema di travi di copertura studiate e poste in opera in modo da non
consentire mai al sole di irradiare direttamente l’interno degli ambienti.
La struttura verticale delle Terme è tessuta su una maglia di m 7,20 di lato, come si e detto, con
pilastri circolari in calcestruzzo faccia a vista. Le travi che sorreggono i due solai di calpestio sono in
spessore, mentre la copertura si regge su travi alte con due solai distanziati fra loro in modo da
consentire all'interno un giro d'aria trasversale, che contribuisce indirettamente al miglioramento della
climatizzazione interna anche durante le giornate calde. Questo elemento va tenuto presente ed e di
notevole importanza: infatti non sono state ragioni di economia, ma pure motivazioni mediche, a fare
escludere da tutto l'impianto di utilizzazione dell'aria condizionata.
II corpo della piscina, a pareti vetrate, è schermato nella parte alta con elementi frangisole in plastica
bianca, che evitano riverberi e surriscaldamento all'interno.
Il costo complessivo dell’opera è di un miliardo centonovantamilioni; un miliardo, pari all’84% della
spesa é stato assegnato all'opera per contributo regionale.
Testo integrale dell’articolo pubblicato nella rivista L’architettura, cronache e storia, n. 240, ottobre
1975, pp. 332-338
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Così si esprime il critico Licio Damiani, nel volume a cura di Ferruccio Luppi e Guido Zucconi, Gianni
Avon, Architetture e progetti, 1947-1997, Marsilio, Venezia, 2000:
“[…] Ad una visione multidirezionale dall’alto, si offre invece il pavimento musivo delle Terme di
Grado, ultimato nel 1974.
L’opera, perfezionando la collaborazione fra Avon e Zigaina, rende ancora più stretto il dialogo tra
architettura e decoro.
L’ampio e luminoso atrio in cui essa è inserita funge da trasparente diaframma fra l’entroterra e il
litorale, quasi finestra affacciata sul mare. A movimentarla una trina dinamica di agili strutture, di
pilastri-colonne, di pianerottoli e soppalchi; un alternarsi ed un intrecciarsi di calcinate geometrie
murali, di marmi, di corrimano rivestiti in legno di frassino sabbiato e dipinto di bianco e di aperture; un
rincorrersi di fughe prospettiche, di angolature inattese dalle quali il mosaico traluce come un arenile
fremente di segni e di orme.
Tre i livelli di percorso; dalla quota d’ingresso verso il centro abitato, una scala conduce il visitatore al
piano rialzato della reception; da qui la risalita raggiunge un aereo ponte-balconata che attraversa
longitudinalmente il salone e consente di meglio abbracciare il pavimento realizzato dalla ditta F.lli
Tonutti di Milano.
Anche questa grande composizione ha precisi riferimenti con capitoli significativi della pittura di
Zigaina, quelli offerti dal Ciclo di Redipuglia, innestati peraltro sul linguaggio dei mosaici della vicina
Aquileia, come per rivitalizzarne e pre-attualizzarne la memoria.
A sottolineare la cultura mitteleuropea dell’artista, affiorano inoltre echi della secessione viennese.
In ferme campiture bruno-terrose, ocra, azzurre, verdi, rosse, ed entro serpeggiamenti neri, si
dispiegano enigmatiche topografie, arieggianti parvenze di ossa, di molluschi dissolti, di conchiglie, di
farfalle screziate, di libellule splendide, di sassi. Viene da pensare all’emersione di un fondo marino,
con le sue fossili concrezioni stratificate ed agglutinate da un tempo millenario.
Il ruolo riconosciuto dalla progettualità di Avon al contributo degli artisti, richiama per singolare
corrispondenza, la lancia spezzata in favore della decorazione da Willem Marinus Dudok, -uno dei
maestri del professionista udinese-. al convegno Volta tenuto a Roma nel 1936 sui rapporti
dell’architettura con le arti figurative:
“Qualcuno prima di noi si è azzardato a decretare che ornamento è delitto? Quale negazione della
vita!
L’ornamento è una sintesi di gioia di vivere verso la quale si orienta una profonda aspirazione
umana”.
Da questo scritto , sembra evidente che il critico Damiani vede l’opera musiva perfettamente inserita in
un contesto architettonico con cui dialoga e per il quale è stata concepita.
Testo tratto da Gianni Avon, architetture e progetti, 1947-1997, a cura di Ferruccio Luppi e Guido
Zucconi, Marsilio, Venezia, 2000, pp. 32-39
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Pagine estratte da Gianni Avon, architetture e progetti, 1947-1997, a cura di Ferruccio Luppi e Guido
Zucconi, Marsilio, Venezia, 2000
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La progettazione dell’ampliamento delle Terme Marine di Grado affronta l’inserimento urbanistico di
una nuova architettura, in un ambiente di grande interesse paesaggistico a poca distanza dal mare.
La struttura realizzata è complessa e comprensiva di tutte le funzioni tipiche di un centro benessere:
una piscina terapeutica di acqua salata e spazi per fitness, saune, cure estetiche di diversa natura.
Fulcro di questa nuova struttura è la caffetteria orientata verso sud, a fianco della nuova piscina, sul
lato dell’edificio che si affaccia sul delicato litorale gradese. Il piccolo bar sul lungomare mitiga il
carattere specificamente sanitario dell’opera, integrando l’offerta turistica.
A levante si trova il complesso delle terme marine progettato da Gianni Avon negli anni settanta. Della
realizzazione preesistente, il nuovo nucleo riprende l’idea di articolare e frazionare l’edificio in volumi
architettonici semplici, in modo da attenuarne l’impatto sul lungomare. Il rivestimento esterno è
studiato per consentire un gradevole riverbero della luce solare.
Una grande vetrata perimetrale crea un dialogo piacevole fra l’ambiente esterno e l’interno del nuovo
complesso. Il paesaggio marino “entra” nell’edificio. Guardare il mare attraverso le vetrate della
piscina termale è un piccolo privilegio alla portata di tutti.
Lungo il lato di levante si intravede il preesistente edificio delle terme marine progettato da Gianni
Avon negli anni settanta. Da questo lato si accede alla nuova caffetteria, rivolta sempre verso il mare.
Negli spazi interni, la luce è diffusa gradevolmente creando una continuità con l’ambiente esterno.
Testo tratto da Studio Avon, Architetture 1990-2010, a cura di Irene Giustina e Ferruccio Luppi, Marsilio,
Venezia, 2010
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