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Indice
Aglio ............................................ 2
Bieta e rucola da taglio ......................... 3
Carota ........................................... 5
Cipolla .......................................... 8
Cocomero ........................................ 13
Fagiolino ....................................... 17
Fragola ......................................... 20
Lattuga ......................................... 25
Melanzana ....................................... 31
Melone .......................................... 35
Patata .......................................... 40
Peperone ........................................ 44
Fragola ......................................... 48
Lattuga ......................................... 54
Melanzana ....................................... 59
Melone .......................................... 64
Patata .......................................... 68
Peperone ........................................ 73
Pisello proteico ................................ 77
Pomodoro da industria ........................... 78
Pomodoro da mensa ............................... 85
Spinacio ........................................ 91
Zucchino ........................................ 93
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Aglio
Le migliori produzioni si ottengono in terreni franchi, profondi, ben strutturati, con un leggero contenuto in calcio, bassa
salinità, ben dotati di sostanza organica e con un pH compreso fra 6-7. Può adattarsi anche a terreni argillosi, purché ben
drenati. Le temperature ideali sono di almeno 5°C per la germinazione e di 15-25°C in accrescimento.
Criteri per la scelta varietale
Per la scelta varietale fare riferimento alle raccomandazioni riportate sui Disciplinari di Produzione Intergrata dell’Emilia
Romagna.
Rotazioni orticole
Ottimale la coltivazione dell’aglio dopo una coltura che lascia il terreno con una buona fertilità residua e libero da erbe
infestanti. Evitare la monosucessione e la successione ad altre Liliaceae o bulbose, o piante a radice carnosa; è
opportuno far trascorre almeno 4-5 anni prima di ripetere la coltura sul medesimo appezzamento.
Lavorazioni del terreno
Il terreno deve essere finemente preparato, dato che l'aglio ha un apparato radicale superficiale.
Controllo delle infestanti
Una corretta rotazione e la messa a dimora dei bulbi con temperature appropriate corrispondono ad una buona gestione
delle infestanti. Per ridurre il potenziale produttivo delle infestanti effettuare false semine. Quando lo sviluppo della
coltura e delle infestanti lo permettono effettuare interventi di controllo meccanici con sarchiatrici.
Fertilizzazione
E’ meglio non apportate concime organico direttamente alla coltura dell'aglio, ma a quella che precede. Intervenire se i
livelli di sostanza organica del terreno sono troppo bassi. La concimazione in copertura è necessaria di norma solo se non
è stata eseguita un adeguata concimazione all’impianto o in presenza di accertata carenza.
Impianto
La scelta della tecnica d'impianto deve essere effettuata prendendo in considerazione il:
ƒ
tipo di seminatrice;
ƒ
materiale di propagazione;
ƒ
sesti di impianto e densità d’investimento.
La miglior resa in produzione è ottenuta con la semina manuale. Come materiale di propagazione si consiglia l'uso di
bulbilli ottenuti per sgranatura dei bulbi utilizzando attrezzature che ne determinano il riscaldamento prima della
sgranatura per limitare danni da microferite.
Il quantitativo ottimale è di 25-30 bulbilli/mq, con sesti di 40-45 cm tra le file e 8-12 sulla fila (30-33cm tra le fila e 1215 sulla fila).
La distanza tra le file può variare secondo il tipo di meccanizzazione utilizzabile.
Si sconsiglia la rullatura dopo la semina per evitare possibili ferite di bulbilli, specialmente se il terreno non è ben sciolto.
Irrigazione
Durante la germinazione e l’ingrossamento del bulbo il terreno deve essere mantenuto costantemente umido. Evitare
irrigazioni eccessive per non favorire lo sviluppo di malattie fungine.
Difesa fitosanitaria aglio
Mosca grigia dei semi: Delia platura
Caratteristiche: Larve apode e biancastre. Le larve causano danni ai semi in germinazione. Sverna come pupa, compie 3
gen/anno.
Prevenzione: La prevenzione si basa su:
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avvicendamento colturale
ƒ
evitare eccessi di sostanza organica fresca nel terreno
ƒ
adozione di semine non profonde ed omogenee
ƒ
effettuare impianti non troppo precoci
ƒ
seminare su terreno ben preparato.
Difesa fitosanitaria: Non vi sono principi attivi di origine naturale di efficaci.
Ruggine: Puccinia asparagi
Caratteristiche: Si manifesta con la comparsa di macchie allungate e gialle in primavera, pustole polverulente in fioriture,
pustole con polvere nerastra al termine della stagione estiva. Avvizzimento delle piante e minore accumulo di sostanze di
riserva nelle radici, pertanto la malattia influisce sulla produzione dell'anno successivo.
Prevenzione: La prevenzione si basa su:
ƒ
ampie rotazioni colturali
ƒ
distruzione della vegetazione
Difesa fitosanitaria: In concomitanza di periodi piovosi si può intervenire preventivamente con sali di rame o zolfo.
A cura del Gruppo di Lavoro Pro.B.E.R.:
Pierangela Schiatti (Pro.B.E.R.), Loredana Antoniacci (Servizio Fitosanitario Regionale), Massimo Basaglia (Apo Conerpo),
Sergio Gengotti (Catev), Antonio Barreca, Stefano Bongiovanni, Riccardo Cornale, Roberto Ferrari, Marco Pozzati (Centro
Agricoltura Ambiente). Con la collaborazione di Agnese Franceschi (Pro.B.E.R.).
Aggiornamento gennaio 2006
Bieta e rucola da taglio
Tecnica d’impianto
Le colture possono essere fatte con semina
1) di tipo diretto su terreno, preceduta da un pirodiserbo
2) di tipo indiretto, usando dei teli pre-seminati in pasta di cellulosa
La semina può essere a spaglio o a file.
La coltivazione può essere diversa, in epoca primaverile, in epoca estiva (problematiche relative alla germinabilità della
rucola in presenza di temperature medio-elevate), epoca autunnale.
I due tipi di semina presentano pro e contro e sono influenzate dal periodo in cui si colloca la coltivazione (primavera o
autunno).
Il telo preseminato in autunno ha dimostrato il vantaggio di consentire cicli più brevi, migliore regolarità di investimento e
soprattutto di contenere egregiamente le infestanti, determinando buone produzioni in termini quantitativi e qualitativi.
Il telo preseminato in primavera, per l’aumentare delle temperature, determina una forte evaporazione in grado di
influenzare negativamente la germinazione dei semi che nel telo sono direttamente esposti all’aria. Si deve ricorrere a
tecniche di microirrigazione in grado di mantenere costante il grado di umidità sino alla totale piena emergenza del
seminato. In questa epoca è favorita l’emergenza di infestanti poliennali vigorose che, crescendo al disotto del telo,
possono innalzarlo.
Le semine dirette precedute da un pirodiserbo hanno il vantaggio, soprattutto nei periodi primaverili, di non risentire dei
fenomeni di evaporazione a cui soggiacciono i teli preseminati. Con questa tecnica è maggiore la presenza di infestanti in
mezzo alla coltura, determinando più scarto da vegetali estranei e penalizzando di conseguenza le produzioni.
Il migliore periodo per la messa in atto della coltura è quello da metà a fine dell’estate, in secondo raccolto.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Lavorazioni del terreno
Per entrambe le tecniche è fondamentale la preliminare fase di preparazione del terreno finalizzata a ridurre il potenziale
di infestazione delle malerbe. In particolare per la coltura preseminata, la preparazione del terreno (affinamento e
rullatura) è indispensabile ad accogliere il telo. Successivamente alla posa dei teli si dovrà poi eseguire una seconda
rullatura al fine di fare aderire perfettamente il substrato al terreno.
Controllo delle infestanti
Se effettuata una buona preparazione del terreno finalizzata a ridurre il potenziale di infestazione delle malerbe non
risulta determinante una semina a file o a spaglio.
Dato che bieta e rucola da taglio sono utilizzati per la preparazione di preconfezionati freschi e pronti all’uso, è richiesto
un prodotto privo di materiale vegetale estraneo.
Infatti, già la presenza di infestanti con uno sviluppo appena superiore ai 5 cm, malgrado la scarsa influenza sulla
produttività della coltura, condiziona e penalizza gravemente le rese in quanto tali infestanti vengono a sporcare e
deprezzare il raccolto in fase di sfalcio.
Si punta a contenere lo sviluppo stesso delle infestanti almeno al di sotto dei 5 cm di altezza all’atto della raccolta.
Fertilizzazione
Per mantenere costante l’umidità dei teli preseminati è possibile possibilità di stendere sui teli uno strato di compost. Tale
strato avrà l’effetto di trattenere maggiormente l’umidità, ovviando all’eccessiva esposizione all’aria dei semi, e grazie al
colore scuro, sarà trattenuto maggiormente il calore favorendo la germinazione. Tale operazione potrà essere eseguita se
i residui del compost non intralciano le operazioni di lavaggio dei prodotti confezionati.
Difesa fitosanitaria
La rucola seminata su telo cellulosico è risultata non soggetta ad attacchi di peronospora come la rucola seminata
direttamente su terreno. E’ possibile che lo strato cellulosico fornisca una difesa meccanica, nei confronti degli organi di
diffusione delle peronospora.
Questo aspetto è di grande importanza in quanto i prodotti quarta gamma non possono essere difesi con anticrittogamici
per via dei rispetto dell’intervallo di sicurezza al consumo, pertanto la difesa preventiva risulta essere quanto mai utile e
vantaggiosa.
Nottue : Phytometra gamma
Caratteristiche: Le larve compiono erosioni.
Difesa fitosanitaria: In presenza delle larve intervenire con Bacillus thuringiensis o azadiractina. Si può impiegare anche
piretro.
Peronospora della bietola: Peronospora spp.
Caratteristiche: Può colpire la pianta in tutti i suoi stadi di sviluppo.
Prevenzione:
ƒ
ampie rotazioni colturali
ƒ
adeguata aerazione delle serre
ƒ
adeguate densità d'impianto
ƒ
irrigazioni localizzate
ƒ
accurato drenaggio
ƒ
distruzione dei residui colturali infetti
Difesa fitosanitaria: Intervenire con sali di rame in previsione di precipitazioni e di prolungate bagnature fogliari.
Afidi: Brevicoryne spp.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Prevenzione: La prevenzione si basa su una nutrizione equilibrata e sul mantenimento di aree marginali ricche di
vegetazione spontanea per aumentare la popolazione di predatori e parassitoidi.
Difesa fitosanitaria: In presenza di infestazioni elevate e scarsa presenza di ausiliari, intervenire con piretro o rotenone.
a cura del Gruppo di Lavoro Prober:
Pierangela Schiatti (Pro.B.E.R.), Cristina Piazza (Az.Sp.Stuard), Graziano Miani, Fausto Smaia (AgriTes), Lamberto Dal
Re, Christian Grassi (Az. Sp. Marani). Con la collaborazione di Agnese Franceschi (Pro.B.E.R.).
Aggiornamento gennaio 2006
Carota
Esigenze pedoclimatiche
Predilige terreni ben strutturati, ricchi di sostanza organica, di medio impasto o sciolti, privi di scheletro e profondi. Le
radici della carota in questi terreni esenti da ristagni e compattamenti crescono bene senza sviluppare malformazioni e
biforcazione delle radici, che rendono rese di prodotto non commerciabile.
Tecnica d’impianto
Le semine iniziano verso fine marzo per la raccolta estiva, in luglio-agosto per la raccolta autunnale, in settembre per la
raccolta primaverile.
In agricoltura biologica il migliore periodo per la messa in atto della coltura è quello periodo da metà a fine dell’estate, in
secondo raccolto. Si può seminare ad inizio agosto (semina a prose da 5 file con sesto di semina di 30 cm x 3 cm).
Aumentando la distanza tra le file si possono seminare ravanelli o spinaci da raccogliere presto.
Il tempo di germinazione è di 10-20 giorni.
Rotazione
La carota non deve succedere a se stessa. Se preceduta da una coltura sarchiata miglioratrice si avvantaggia delle
fertilizzazioni organiche effettuate su questa sfruttando la fertilità residua.
Gestione del suolo
Effettuare un aratura a 20-30 cm seguita da un erpicatura con aiolatura, più alta nei terreni con maggiore contenuto di
argilla, per evitare ristagni d’acqua sulla superficie del terreno.
Lavorazioni del terreno
Le lavorazioni devono permettere la preparazione di un buon letto di semina, ben sminuzzato e livellato.
Controllo delle infestanti
Su carota le difficoltà maggiori dipendono: 1) dalla scarsa tolleranza agli interventi meccanici; 2) dalla scarsa
competitività della coltura.
Su carota bisogna individuare un itinerario agronomico “tollerabile” dalla coltura ed efficace sulle infestanti.
La coltura della carota in semina autunnale, da un lato è facilitata per la minore presenza di infestanti, ma dall’altro è
fortemente influenzata da un andamento meteorologico variabile, caratterizzato da frequenti ed abbondanti piogge che
complicano la programmazione degli interventi. La scarsa competitività nei confronti delle infestanti e la suscettibilità agli
interventi confermano il livello medio-alto di difficoltà della coltura.
Pertanto, la migliore linea tecnica adottabile consiste nell’esecuzione di interventi in pre-semina o pre-emergenza,
eventualmente abbinando falsa semina ad un successivo pirodiserbo, per concludere gli itinerari di controllo delle
infestanti con 2-3 sarchia-strigliature anticipate il più possibile.
Sconsigliabile l’impiego dello strigliatore classico, soprattutto a causa della scarsa resistenza della carota nelle fasi di
sviluppo iniziali, per cui, se impiegato energicamente danneggia la coltura, mentre in modo leggero non intacca
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------particolarmente la popolazione delle infestanti ed infine, se usato tardivamente, con carote sviluppate, è inefficace per
l’eccessivo accrescimento delle infestanti.
Fertilizzazione
Somministrazioni dirette di letame provocano malformazioni e biforcazione delle radici. E’ necessario somministrare
letame alla coltura che precede la carota, in modo che questa lo trovi ben umificato nel terreno. L’elemento
maggiormente richiesto è il potassio, che con le basse temperature invernali può subire un rallentamento del ritmo di
assorbimento, l’apporto da matrici organiche può essere integrato con solfato potassico o con borlanda.
Irrigazione
La fase delicata è in germinazione e all’ingrossamento delle radici, dove in difetto di umidità possono crearsi deformazioni
o strozzature. Sono consigliabili interventi frequenti e con bassi volumi d’acqua.
Difesa fitosanitaria
Alternariosi: Alternaria porri f.sp. cichorii Alternaria porri f.sp. dauci
Caratteristiche: Causa tacche necrotiche sulle foglie a contorno ben delimitato, a partire dalle foglie più vecchie.
Prevenzione:
-
ampie rotazioni colturali
-
impiego di varietà tolleranti e di semi sani
-
distruzione dei residui colturali infetti
Difesa fitosanitaria: Normalmente i trattamenti antiperonosporici con sali di rame controllano anche l'alternariosi.
Afidi: Semiaphis dauci
Prevenzione:
-
nutrizione azotata equilibrata
-
mantenimento di aree marginali ricche di vegetazione spontanea per aumentare la popolazione di predatori e
parassitoidi.
Difesa fitosanitaria: In presenza di infestazioni elevate e scarsa presenza di ausiliari, intervenire con piretro o rotenone.
Nottue terricole: Agrotis spp.
Caratteristiche: Danni provocati dalle larve dell'insetto.
Difesa fitosanitaria: Non sono conosciuti mezzi efficaci.
Peronospora della carota: Plasmopara nivea
Prevenzione:
-
ampie rotazioni colturali
-
adeguate densità d'impianto
-
irrigazioni localizzate
-
accurato drenaggio
-
distruzione dei residui colturali infetti.
Difesa fitosanitaria: Intervenire con sali di rame in previsione di precipitazioni e di prolungate bagnature fogliari.
Elateridi: Agriotes spp.
Caratteristiche: Le larve vivono nel terreno e causano erosioni del colletto determinando la morte della pianta.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Prevenzione: A seconda della specie presente può essere utile lavorare il terreno nei mesi estivi per uccidere le giovani
larve.
E' consigliabile monitorare la presenza delle larve nell'autunno precedente l'impianto mediante vasi trappola. In caso di
elevate infestazioni evitare di scegliere colture particolarmente sensibili.
Difesa fitosanitaria: Monitoraggio Elateridi
Nematodi galligeni : Meloidogyne incognita
Caratteristiche: Il Meloidogyne incognita è la specie più diffusa in Emilia-Romagna, nei terreni tendenzialmente sciolti.
Compie nel nord Italia 5 – 7 generazioni all’anno. I sintomi sono costituiti da galle sulle radici, provocate dall’azione
trofica diretta del nematode con formazione di cellule giganti polinucleate.
Difesa fitosanitaria
Mezzi di difesa eco-compatibili
Colture intercalari e sovescio di piante esca nematocide, appartenti principalmente alla famiglia delle Brassicaceae e
caratterizzate da un elevato contenuto di glucosinolati. I glucosinolati sono sostanze presenti nei tessuti di Brassicaceae
opportunamente selezionate, che in presenza di acqua e dell'enzima endogeno mirosinasi, vengono rapidamente
idrolizzati a isotiocianato o nitrile I glucosinolati e la mirosinasi si trovano entrambi nelle cellule vegetali, ma
compartimentalizzati in siti differenti di una stessa cellula e non mostrano alcuna attività fino a quando non si verificano
lesioni ai tessuti vegetali. La penetrazione del nematode nella radice e il sovescio permettono l’innesco della reazione di
idrolisi, con produzione di sostanze ad azione nematocida quali isotiocianato o nitrile.
Piante-trappola (catch crops). Brassicaceae che possiedono elevate quantità di glucosinolati attivi nelle radici. In seguito
alla rottura dei tessuti radicali, provocata dalla penetrazione del nematode, si avvia la reazione di idrolisi, con produzione
di isotiocianato. Il nematode non riesce a completare il proprio ciclo di sviluppo, all’interno della radice, entro il periodo di
coltivazione della specie biocida (8-12 settimane).
Piante ad azione fumigante. Brassicaceae che possiedono glucosinolati ad elevata attività biologica anche nella parte
aerea. In questo caso le colture intercalari si comportano come generatori di isotiocianato o nitrile, alla stessa stregua dei
nematocidi chimici fumiganti. La maggior parte della loro potenzialità si esplica in seguito alla loro trinciatura e
interramento.
L’utilizzo di piante nematocide rappresenta attualmente il mezzo più efficace di contenimento dei nematodi, con effetti
positivi anche sulla struttura del terreno e sulla dotazione di sostanza organica.
Piante-trappola (catch crops): Eruca sativa cv. Nemat, Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni
Piante ad effetto principale biofumigante: Brassica juncea sel. ISCI 99
Epoche di coltivazione
estivo-autunnale, con sovescio a fine autunno
primaverile, con sovescio almeno 7-10 gg prima dell’impianto della coltura principale
Periodo di coltivazione della specie biocida : circa 12 settimane
Semina: a file con seminatrice da frumento
Quantità di seme:
Brassica juncea sel. ISCI 99 = 8 kg/ha
Eruca sativa cv. Nemat = 6 kg/ha
Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni = 25 kg/ha
Profondità di semina: < 3 cm
Densità di piante: 200 piante / m2
Il sovescio deve essere effettuato alla piena fioritura, utilizzando macchine operanti in successione a circa un metro di
distanza l’uno dall’altra in particolare un trinciastocchi, con trinciatura molto fine, e una fresa per l’interramento a circa
20 cm di profondità. Al termine delle operazioni di sovescio deve essere effettuata un’abbondante irrigazione per
innescare la reazione di idrolisi con produzione di isotiocianato.
Altre possibilità
Condizionamento tecnologico delle piante verdi e dei semi oleosi in farine e pellets
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Distribuzione su terreno nudo, seguita da
interramento e irrigazione (effetto esclusivamente biofumigante)
Da: il sovescio nelle difesa dai nematodi galligeni nelle colture ortive (Giovanna Curto – Servizio Fitosanitario Regione
Emilia-Romagna, Bologna.Luca Lazzeri – CRA, Istituto Sperimentale per le Colture industriali, Bologna
Oidio: Erysiphae spp.
Difesa fitosanitaria: E' necessario trattare alla comparsa dei primi sintomi con zolfo, curando bene la bagnatura fogliare.
Sclerotinia: Sclerotinia sclerotiorum, Sclerotinia minor
Caratteristiche: La malattia colpisce soprattutto le piante prossime alla raccolta nei periodi freddi e umidi. Sulla lattuga
provoca il marciume del colletto, che insieme alle radici risulta coperto da un micelio biancastro; le piante avvizziscono
rapidamente. Su finocchio e carota la malattia si manifesta sulle folgie con aree edematose poi marcescenti e sulle radici
e sul colletto con marciumi che si ricoprono di una muffa bianca con clima umido nella quale si ritrovano corpiccioli neri
(sclerozi).
Prevenzione:
-
utilizzo di varietà resistenti
-
ampie rotazioni colturali
-
distruzione dei residui colturali infetti
-
accurato drenaggio e irrigazione
-
densità d'impianto non eccessiva.
Difesa fitosanitaria: In presenza di periodi caratterizzati da elevata umidità intervenire con sali di rame, rispettando il
tempo di carenza di 20 giorni o scegliendo i prodotti con tempo di carenza pari a 3 giorni.
A cura del Gruppo di Lavoro Prober*
Pierangela Schiatti (Pro.B.E.R.), Cristina Piazza (Az.Sp.Stuard), Graziano Miani, Fausto Smaia (AgriTes), Lamberto Dal
Re, Christian Grassi (Az. Sp. Marani). Con la collaborazione di Agnese Franceschi (Pro.B.E.R.).
Aggiornamento gennaio 2006
Cipolla
Questa coltura predilige terreni di medio impasto o tendenzialmente sabbiosi, può essere impiantata anche su terreni
franco argillosi purché adeguatamente drenati e livellati. Sopporta bene le basse temperature (minima 5°C ottimale 2025°C) e preferisce zone ventilate asciutte e ben esposte al sole. I valori ottimali di pH sono compresi tra 6 e 7. La cipolla
è particolarmente sensibile all’acidità, la quale condiziona la dimensione dei bulbi e lo spessore delle tuniche.
Scelta varietale
Oltre ai criteri per la scelta varietale, per la cipolla è importante ottenere bulbi di grosse dimensioni, come richiesti dal
mercato.
Rotazioni orticole
Evitare la successione con specie della stessa famiglia. Sconsigliata anche quella con cavoli, patate e bietole.
Ottimale la successione a cereali autunno vernini
Gestione del suolo
Si esegue una aratura superficiale (25-30cm), quindi si procede alla preparazione del letto di semina. Nei terreni sciolti è
possibile fare la falsa semina, mentre nei terreni argillosi è consigliabile effettuare solo l’estirpatura in inverno, poi
lavorare 1-2 giorni prima della semina/trapianto; se si prepara con più anticipo, capita che poi non si riesca a intervenire
contro le infestanti perchè il terreno non asciuga, se invece il terreno è grossolano, nascono comunque delle infestanti
(effetto rinettante), ma restano piccole e il terreno asciuga prima.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Controllo delle infestanti
La coltivazione della cipolla in agricoltura biologica presenta notevoli difficoltà per il controllo delle infestanti, a causa
soprattutto della scarsissima competitività nei confronti delle malerbe. Inoltre, soprattutto nei primi stadi fenologici, la
cipolla è particolarmente sensibile agli interventi meccanici, limitando la scelta delle epoche e degli attrezzi da impiegare.
Sono quindi necessari ripetuti e tempestivi interventi, realizzati sia con diserbo manuale,che,quando lo sviluppo della
coltura e dell’infestante lo permettono, con mezzi meccanici (strigliature e sarchiature).
Considerata la manodopera e il numero di interventi necessari per contenere le infestanti sono comunque da evitare
terreni fortemente infestati.
Vedi articolo Agricoltura sito Stuard (sezione documenti)
Macchine per la lavorazione
E’ efficace in pre-emergenza, ma sono da valutare i costi. Su cipolla seminata è stato provato anche il pirodiserbo in postemergenza. I risultati non sono ottimali, perchè la cipolla interrompe lo sviluppo. Tecnicamente, bisogna intervenire
quando la cipolla ha almeno 4-5 foglie e se le infestanti non sono troppo grandi.
Fertilizzazione
Se i livelli di sostanza organica del terreno sono troppo bassi è consigliabile l’apporto di pollina compostata alla
preparazione del terreno a gennaio febbraio per un apporto di azoto pronto. La buona disponibilità di azoto serve per
ottenere un rapido sviluppo della cipolla dopo l’impianto.
Non eccedere nei quantitativi perché l’azoto non diventi disponibile a fine ciclo impedendo la corretta maturazione dei
bulbi (“chiusura”).
Se necessario effettuare una concimazione fosfatica interrando prodotti a base di farine d'ossa e/o concimi organici ricchi
di azoto a lenta cessione (derivati di macellazione, pellami, compost).
Tecnica d’impianto
Le varietà primaverili-estive devono essere seminate verso fine febbraio inizio marzo. Il letto di semina deve essere ben
affinato, va effettuato l’affinamento con erpici a denti fissi, vibro-coltivatori o erpice rotante.
La tecnica del trapianto è una possibilità interessante per la coltivazione della cipolla in agricoltura biologica rispetto alla
semina diretta. I risultati fino ad oggi ottenuti indicano che i migliori risultati si ottengono con un basso numero di piante
per alveolo
Può essere effettuato il trapianto con 2-3 piantine per alveolo. Rispetto alla semina questa tecnica determina un maggior
contenimento delle infestanti ed un minor impiego di manodopera.
In caso di semina, il seme va interrato ad una profondità di 2-3 cm, seguito e preceduto da una rullatura per favorire la
sua adesione al terreno.
Irrigazione
La cipolla, grazie ad un apparato radicale superficiale, è una coltura con elevata sensibilità alla disponibilità di acqua.
Durante la germinazione e l’ingrossamento del bulbo il terreno deve essere mantenuto costantemente umido. Evitare
irrigazioni eccessive per non favorire lo sviluppo di malattie fungine.
Difesa fitosanitaria
Batteriosi del pomodoro: Cancro batterico - Macchiettatura batterica - Maculatura batterica : Clavibacter
michiganense - Pseudomonas syringae, - Xanthomonas campestris pv. Vesicatoria
Caratteristiche: Cancro batterico: batteriosi sitemica, provoca un avvizzimento delle foglie, sul fusto striature lineari che
poi evolvono in cancri; la sezione trasversale dei fusti mostra una traccia a ferro di cavallo; sulle bacche lesioni circolari,
bianche con al centro una crosticina bruna sopraelevata. Max sviluppo con T 26-28°C ed alta umidità.
Macchiettatura batterica: sulle foglie punteggiature, sulle bacche piccole pustole che formano poi crosticine nere, alone
verde o gaillo in base all'epoca di maturazione. Max sviluppo con T 13-25° C ed alta umidità, quindi in primavera con
colture in pieno campo.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Maculatura batterica: tacche necrotiche più ampie della macchiettatura, infossate e con alone giallastro; sulle bacche
aree a contorno non sempre regolare, con alone verdastro, il frutto può spaccare. Max sviluppo con T 22-28°C ed alta
umidità, quindi in estate.
Prevenzione: Misure preventive:
ƒ
uso di seme sano o risanato (Corynebacterium sta dentro al seme, Pseudomonas e Xanthomonas fuori);
ƒ
distruzione residui colturali infetti;
ƒ
rotazioni colturali. Vi sono varietà tolleranti a Pseudomonas e Xanthomonas.
Difesa fitosanitaria: Alla presenza dei primi sintomi è necessario intervenire con sali di rame; è consigliabile effettuare un
trattamento dopo ogni operazione manuale o meccanica che possa arrecare ferite sulle piante. Particolare attenzione in
caso di temporali con grandine.
Collegamenti: Scheda SFR: Maculatura batterica del pomodoro Scheda SFR: Cancro batterico del pomodoro
Botrite della cipolla: Botrytis squamosa, Botrytis alii, Botrytis cinerea
Caratteristiche: E' una delle crittogame più diffuse a carico della cipolla, si sviluppa in condizioni di elevata umidità e
temperature comprese tra i 10 e i 24°C. La B. squamosa attacca prevalentemente le foglie, mentre la B. alii attacca
prevalentemente i bulbi in via di maturazione.
Prevenzione: Per prevenire gli attacchi in fase di conservazione in magazzino è opportuno procedere all'essiccamento
tramite correnti d'aria. In campo la prevenzione si basa su:
ƒ
adeguate densità d'impianto
ƒ
limitare le irrigazioni
ƒ
curare il drenaggio.
Difesa fitosanitaria: Non vi sono principi attivi di origine naturale di dimostrata efficacia.
Elateridi : Agriotes spp.
Caratteristiche: Le larve vivono nel terreno e causano erosioni del colletto determinando la morte della pianta.
Prevenzione: A seconda della specie presente può essere utilile lavorare il terreno nei mesi estivi per uccidere le giovani
larve.
E' consigliabile monitorare la presenza delle larve nell'autunno precedente l'impianto mediante vasi trappola. In caso di
elevate infestazioni evitare di scegliere colture particolarmente sensibili.
Difesa fitosanitaria
Monitoraggio degli Elateridi e di previsione delle infestazioni con l’utilizzo di trappole a feromoni
Le larve di alcune specie di Elateridi (Coleoptera Elateridae) del genere Agriotes, comunemente note come “ferretti”,
possono talora provocare danni rilevanti, soprattutto su colture sensibili come patata, bietola, mais, pomodoro, girasole,
melone e diverse orticole. Tuttavia, indagini pluriennali condotte in diverse regioni italiane (soprattutto in Veneto ed
Emilia Romagna) hanno evidenziato come, nella maggior parte dei casi, le popolazioni degli Elateridi siano sotto la soglia
economica di danno e come, sulla base di informazioni agronomiche (principalmente rotazione colturale e contenuto in
sostanza organica), sia possibile individuare le aree ove sussiste un rischio reale di attacco significativo.
Nella difesa dagli attacchi da Elateridi, la scelta del campionamento appropriato riveste un ruolo di primaria importanza,
poiché il monitoraggio di questa famiglia di insetti non è esente da notevoli difficoltà.
Attualmente, nelle aree dove sono presenti reali condizioni di rischio, il livello di infestazione viene stimato utilizzando
trappole ad innesco alimentare, una metodologia dotata di buona precisione ed affidabilità, ma molto impegnativa, in
quanto la distribuzione aggregata delle larve e la bassa densità delle popolazioni ne esigono il posizionamento di un
elevato numero. Anche il campionamento delle larve mediante carotatore si è dimostrato oneroso dal punto di vista
economico, anche se discretamente preciso. Tali metodi, pertanto, hanno trovato una scarsa diffusione e, soprattutto
nelle aziende di maggiore estensione, vengono utilizzati in modo sommario.
Recentemente diverse ricerche di campo hanno mostrato come l’uso delle trappole a feromoni possa portare un notevole
contributo all’ottimizzazione del campionamento degli Elateridi.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Associazione produttori biologici e biodinamici dell'Emilia-Romagna
via Marconi 71 40122 Bologna tel:0514211342 – www.tecpuntobio.it
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Attraverso un’esperienza triennale (2002 – 2004) condotta in un’azienda biologica di grandi è stato permesso a punto un
sistema di monitoraggio e mappaggio delle infestazioni, basato sull’utilizzo di trappole a feromoni per la cattura degli
adulti.
Il monitoraggio è stato condotto con trappole del tipo YATLORfunnel, ottimali per la cattura degli adulti di Elateridi in
quanto capaci di intercettare sia gli individui che si spostano volando sia quelli che camminano sulla superficie del terreno
ed ha riguardato le tre specie che rivestono maggiore importanza agraria in Emilia-Romagna: Agriotes litigiosus, Agriotes
sordidus e Agriotes brevis.
Nelle colture sensibili all’attacco di Elateridi, inoltre, si è proceduto al controllo del danno e alla verifica della presenza di
larve con trappole attrattive e carotaggi.
L’indagine ha evidenziato che, nonostante le condizioni favorevoli (assenza di trattamenti geodisinfestanti, terreno
torboso-argilloso, presenza di colture sensibili e abbondanti concimazioni organiche) gran parte della superficie aziendale
non è soggetta a danni elevati.
Relativamente ad A. sordidus, principale specie presente nell’azienda di studio, con catture di adulti comprese tra 1.000 e
1.500 adulti/trappola il danno su pomodoro e mais si è sempre mantenuto a livelli modesti.
La ricerca ha permesso di apportare sostanziali miglioramenti nella tecnica di monitoraggio degli Elateridi adulti:
ƒ
sfruttando la possibilità offerta dalle trappole YATLORfunnel di alloggiare simultaneamente tre erogatori è stato
possibile il “multi-innesco”, ossia l’applicazione contemporanea dei tre feromoni specifici in un’unica trappola,
con conseguente riduzione del 30% dei materiali necessari ed un notevole risparmio di tempo;
ƒ
periodi di rilievo sono stati limitati al periodo di maggior densità degli adulti (picco di volo) delle tre specie di
Elateridi con conseguente risparmio di tempo dedicato al monitoraggio. mettendo a disposizione degli operatori
uno strumento affidabile e di facile applicazione.
I miglioramenti apportati hanno reso il monitoraggio degli adulti uno strumento pratico ed affidabile per individuare le
aree a maggiore rischi di attacco da Elateridi e quindi per fornire alle aziende elementi utili per la pianificazione del piano
colturale. Il vantaggio riguarda soprattutto le produzioni biologiche dove non ha ammesso il ricorso a geoinsetticidi.
L’applicazione della geostatistica (insieme di modelli di interpolazioni dei dati interfacciati a sistemi GIS) permette la
costruzione di mappe che evidenziano i diversi livelli di infestazione. Si tratta di un approccio matematico complesso ma il
risultato che si ottiene è una mappa di facile lettura, dove alle diverse sfumature di colore corrispondono differenti livelli
di rischi di attacco.
Tratto da:
POZZATI M., REGGIANI A., FERRARI R., ZUCCHI L., BURGIO G., FURLAN L. (2006). Il monitoraggio degli elateridi con
trappole a feromoni. L’Informatore Agrario LXII (3): 56 – 59.
Fusariosi: Fusarium oxysporum f.sp. lycopersici
Caratteristiche: Sintomatologia simile alla verticillosi, entrambe interessano i tessuti vascolari. Aspetto sofferente
dell'apparato aereo, a partire dalle foglie basali. All'interno del fusto si verificano annerimenti vascolari. La pianta
avvizzisce e dissecca. Grave con temperature elevate, 26-32°C.
Prevenzione: Misure preventive:
ƒ
ampie rotazioni colturali con graminacee e leguminose (le clamidospore hanno però vitalità lunga);
ƒ
apporto di sostanza organica;
ƒ
sovescio;
ƒ
impiego di varietà tolleranti;
ƒ
impiego di materiale di propagazione sano;
ƒ
accurato drenaggio;
ƒ
irrigazione localizzata.
Difesa fitosanitaria: Non vi sono principi attivi efficaci.
Mosca grigia dei semi: Delia platura
Caratteristiche: Le larve distruggono i tessuti dei bulbi. I bulbi infestati possono decomporsi ad opera dei batteri.
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via Marconi 71 40122 Bologna tel:0514211342 – www.tecpuntobio.it
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Prevenzione: La prevenzione si basa su:
ƒ
avvicendamento colturale
ƒ
evitare eccessi di sostanza organica fresca nel terreno
ƒ
adozione di semine non profonde ed omogenee
ƒ
effettuare impianti non troppo precoci
ƒ
seminare su terreno ben preparato.
Difesa fitosanitaria: Non vi sono principi attivi di origine naturale di efficaci.
Mosca della cipolla: Delia antiqua
Caratteristiche: Le larve distruggono i tessuti dei bulbi. I bulbi infestati possono decomporsi ad opera dei batteri.
Prevenzione: La prevenzione si basa su:
ƒ
avvicendamento colturale
ƒ
evitare eccessi di sostanza organica fresca nel terreno
ƒ
adozione di semine non profonde ed omogenee
ƒ
effettuare impianti non troppo precoci
ƒ
seminare su terreno ben preparato.
Difesa fitosanitaria: Non vi sono principi attivi di origine naturale di efficaci
Peronospora della cipolla: Peronospora schleideni
Caratteristiche: Trova ideali condizioni di sviluppo con andamenti stagionali umidi e piovosi, si manifesta con macchie
decolorate a carico dell'apparato fogliare e degli scapi fiorali. Infezioni favorite da un clima molto umido e temperature
relativamente basse, circa 8-15°C, periodo i incubazione di 8-15 gironi.
Prevenzione: Le misure preventive sono:
ƒ
utilizzo di bulbi sani per la riproduzione
ƒ
razionalizzazione degli interventi irrigui e delle concimazioni azotate
ƒ
distruzione dei residui vegetali infetti.
Difesa fitosanitaria: Intervenire con sali di rame in previsione di precipitazioni e di prolungate bagnature fogliari.
Tripidi: Thrips tabaci
Caratteristiche: Sono molto diffusi nell'areale emiliano-romagnolo; con le loro punture di nutrizione provocano
depigmentazioni diffuse, lo stato di sofferenza della pianta favorisce l'insediamento di infezioni dovute ad attacchi di
alternaria e botrite. Le cultivar tardive sono le più suscettibili agli attacchi.
Difesa fitosanitaria: E' stato recentemente proposto un prodotto a base di Beauveria bassiana.
A cura del Gruppo di Lavoro Prober
Pierangela Schiatti (Pro.B.E.R.), Loredana Antoniacci (Servizio Fitosanitario Regionale), Massimo Basaglia (Apo Conerpo),
Sergio Gengotti (Catev), Antonio Barreca, Stefano Bongiovanni, Riccardo Cornale, Roberto Ferrari, Marco Pozzati (Centro
Agricoltura Ambiente), Cristina Piazza (Az.Sp.Stuard), Graziano Miani, Fausto Smaia (AgriTes), Lamberto Dal Re,
Christian Grassi, Sandro Bolognesi (Az. Sp. Marani). Con la collaborazione di Agnese Franceschi (Pro.B.E.R.).
Aggiornamento febbraio 2006
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Cocomero
Il cocomero è una specie non particolarmente esigente nei confronti del tipo di terreno. Preferisce i terreni alluvionali,
profondi, ricchi di sostanza organica e con pH compreso tra 5 e 7 ma si adatta anche ai terreni di medio impasto,
organici, sciolti ma anche compatti e argillosi, purché siano profondi, freschi e permeabili. Essendo una specie originaria
dei paesi caldi presenta esigenze termiche elevate. La temperatura minima letale è di -2 °C, mentre lo zero di
vegetazione è compreso tra 12 e 15 °C. La temperatura ottimale di germinazione è compresa tra 20 e 26 °C, quella
ideale per la fioritura e l’allegagione è di 23-25 °C. I valori massimi biologici sono compresi a seconda delle cultivar tra 35
e 37 °C.
Criteri per la scelta varietale
Nella scelta delle cultivar per raggiungere un buon livello di produzione sia quantitativo che qualitativo devono essere
prese in considerazione le condizioni pedoclimatiche della zona di coltivazione, la tolleranza/resistenza alle avversità
biotiche ed abiotiche e le caratteristiche merceologiche richieste dal mercato.
Rotazioni orticole
Ottimi risultati produttivi e qualitativi si ottengono quando il cocomero, pianta da rinnovo, succede alla medica o ai
cereali, è invece sconsigliabile il ristoppio e la successione con solanacee e altre cucurbitacee. E' opportuno non far
ritornare la coltura sullo stesso appezzamento prima di 5-6 anni, ma in presenza di tracheomicosi (Fusarium oxysporum
f. sp. niveum, e Verticillium dahliae) si consiglia di attendere almeno 8 anni e di utilizzare cultivar tolleranti o resistenti o
piante innestate.
Controllo delle infestanti
Se utilizzata la pacciamatura si ha un buon controllo delle infestanti lungo la fila. Prima del trapianto effettuare una falsa
semina ed eseguire nell’interfila interventi di controllo meccanici, finchè la coltura non ricopre il suolo.
Fertilizzazione
Per assicurare la conservazione della fertilità chimico-fisica del terreno apportare materia organica con ammendanti o il
sovescio di leguminose coltivate durante l'autunno inverno che precede la coltura del cocomero.
Tecnica di impianto
Si consiglia un aratura di 30-40 cm, se il terreno è argilloso con rischio di asfissia è consigliabile associare all’aratura una
ripuntatura a 70 cm per favorire lo sgrondo delle acque. Il terreno deve essere ben livellato e leggermente baulato. Il
cocomero può essere seminato direttamente in campo, oppure può essere trapiantato allo stadio di 3-4 foglie utilizzando
piantine con pane di terra. Si consiglia di utilizzare una pacciamatura fumè.
Irrigazione
Nella fase di attecchimento e di produzione la coltura necessita di frequenti interventi irrigui. Si consiglia l’utilizzo di
sistemi di irrigazione localizzati posti sotto il telo pacciamante.
Difesa firosanitaria Cocomero
Afide delle cucurbitacee: Aphis gossypii
Caratteristiche: Oltre alle cucurbitacee attacca patata e melanzana.
Sullo zucchino: con le punture di nutrizione sottrae linfa alla pianta causandone l'indebolimento, inoltre provoca anche la
trasmissione di virosi.
Sul melone: causa l'accartocciamento delle foglie e dei germogli con gravi ripercussioni sullo sviluppo delle piante e dei
frutti; è anche il principale vettore di numerose virosi.
I focolai d'infezione incominciano alla scopertura dei tunnel e nei trapianti di inizio maggio
l'aumentare delle temperature.
e si intensificano con
Solitamente a partire da fine giugno-inizio luglio, la presenza di predatori naturali molto efficaci come le coccinelle evitano
l'uso di prodotti aficidi.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Prevenzione: Sullo zucchino: è necessario adottare una nutrizione equilibrata; la copertura con tessuto non tessuto dopo
l'impianto fino ad inizio fioritura ostacola la trasmissione di virosi.
Sul melone: è necessario adottare una nutrizione equilibrata; molto importante è la scelta di varietà resistenti; la
copertura con tessuto non tessuto ostacola la trasmissione delle virosi; i trattamenti limitano l'attività degli insetti utili
(coccinelle, sirfidi, crisope..).
Difesa fitosanitaria: Sullo zucchino: alla presenza dei primi individui e in assenza di ausiliari, intervenire colpendo le
pagine inferiori delle foglie con piretro o azadiractina. Sul melone: alla presenza dei primi individui e in assenza di
ausiliari intervenire con piretro e/o azadiractina curando la bagnatura della pagina inferiore delle foglie.
Batteriosi: Pseudomonas syringae pv. Lachrymans, Erwinia carotovora, subsp. carotovora
Elateridi: Agriotes spp.
Caratteristiche: Le larve vivono nel terreno e causano erosioni del colletto determinando la morte della pianta.
Prevenzione: A seconda della specie presente può essere utilile lavorare il terreno nei mesi estivi per uccidere le giovani
larve.
E' consigliabile monitorare la presenza delle larve nell'autunno precedente l'impianto mediante vasi trappola. In caso di
elevate infestazioni evitare di scegliere colture particolarmente sensibili.
Difesa fitosanitaria
Monitoraggio degli Elateridi e di previsione delle infestazioni con l’utilizzo di trappole a feromoni
Le larve di alcune specie di Elateridi (Coleoptera Elateridae) del genere Agriotes, comunemente note come “ferretti”,
possono talora provocare danni rilevanti, soprattutto su colture sensibili come patata, bietola, mais, pomodoro, girasole,
melone e diverse orticole. Tuttavia, indagini pluriennali condotte in diverse regioni italiane (soprattutto in Veneto ed
Emilia Romagna) hanno evidenziato come, nella maggior parte dei casi, le popolazioni degli Elateridi siano sotto la soglia
economica di danno e come, sulla base di informazioni agronomiche (principalmente rotazione colturale e contenuto in
sostanza organica), sia possibile individuare le aree ove sussiste un rischio reale di attacco significativo.
Nella difesa dagli attacchi da Elateridi, la scelta del campionamento appropriato riveste un ruolo di primaria importanza,
poiché il monitoraggio di questa famiglia di insetti non è esente da notevoli difficoltà.
Attualmente, nelle aree dove sono presenti reali condizioni di rischio, il livello di infestazione viene stimato utilizzando
trappole ad innesco alimentare, una metodologia dotata di buona precisione ed affidabilità, ma molto impegnativa, in
quanto la distribuzione aggregata delle larve e la bassa densità delle popolazioni ne esigono il posizionamento di un
elevato numero. Anche il campionamento delle larve mediante carotatore si è dimostrato oneroso dal punto di vista
economico, anche se discretamente preciso. Tali metodi, pertanto, hanno trovato una scarsa diffusione e, soprattutto
nelle aziende di maggiore estensione, vengono utilizzati in modo sommario.
Recentemente diverse ricerche di campo hanno mostrato come l’uso delle trappole a feromoni possa portare un notevole
contributo all’ottimizzazione del campionamento degli Elateridi.
Attraverso un’esperienza triennale (2002 – 2004) condotta in un’azienda biologica di grandi è stato permesso a punto un
sistema di monitoraggio e mappaggio delle infestazioni, basato sull’utilizzo di trappole a feromoni per la cattura degli
adulti.
Il monitoraggio è stato condotto con trappole del tipo YATLORfunnel, ottimali per la cattura degli adulti di Elateridi in
quanto capaci di intercettare sia gli individui che si spostano volando sia quelli che camminano sulla superficie del terreno
ed ha riguardato le tre specie che rivestono maggiore importanza agraria in Emilia-Romagna: Agriotes litigiosus, Agriotes
sordidus e Agriotes brevis.
Nelle colture sensibili all’attacco di Elateridi, inoltre, si è proceduto al controllo del danno e alla verifica della presenza di
larve con trappole attrattive e carotaggi.
L’indagine ha evidenziato che, nonostante le condizioni favorevoli (assenza di trattamenti geodisinfestanti, terreno
torboso-argilloso, presenza di colture sensibili e abbondanti concimazioni organiche) gran parte della superficie aziendale
non è soggetta a danni elevati.
Relativamente ad A. sordidus, principale specie presente nell’azienda di studio, con catture di adulti comprese tra 1.000 e
1.500 adulti/trappola il danno su pomodoro e mais si è sempre mantenuto a livelli modesti.
La ricerca ha permesso di apportare sostanziali miglioramenti nella tecnica di monitoraggio degli Elateridi adulti:
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ƒ
sfruttando la possibilità offerta dalle trappole YATLORfunnel di alloggiare simultaneamente tre erogatori è stato
possibile il “multi-innesco”, ossia l’applicazione contemporanea dei tre feromoni specifici in un’unica trappola,
con conseguente riduzione del 30% dei materiali necessari ed un notevole risparmio di tempo;
ƒ
periodi di rilievo sono stati limitati al periodo di maggior densità degli adulti (picco di volo) delle tre specie di
Elateridi con conseguente risparmio di tempo dedicato al monitoraggio. mettendo a disposizione degli operatori
uno strumento affidabile e di facile applicazione.
I miglioramenti apportati hanno reso il monitoraggio degli adulti uno strumento pratico ed affidabile per individuare le
aree a maggiore rischi di attacco da Elateridi e quindi per fornire alle aziende elementi utili per la pianificazione del piano
colturale. Il vantaggio riguarda soprattutto le produzioni biologiche dove non ha ammesso il ricorso a geoinsetticidi.
L’applicazione della geostatistica (insieme di modelli di interpolazioni dei dati interfacciati a sistemi GIS) permette la
costruzione di mappe che evidenziano i diversi livelli di infestazione. Si tratta di un approccio matematico complesso ma il
risultato che si ottiene è una mappa di facile lettura, dove alle diverse sfumature di colore corrispondono differenti livelli
di rischi di attacco.
Tratto da:
POZZATI M., REGGIANI A., FERRARI R., ZUCCHI L., BURGIO G., FURLAN L. (2006). Il monitoraggio degli elateridi con
trappole a feromoni. L’Informatore Agrario LXII (3): 56 – 59.
Elateridi: Agriotes spp.
Caratteristiche: Le larve vivono nel terreno e causano erosioni del colletto determinando la morte della pianta.
Prevenzione: A seconda della specie presente può essere utilile lavorare il terreno nei mesi estivi per uccidere le giovani
larve.
E' consigliabile monitorare la presenza delle larve nell'autunno precedente l'impianto mediante vasi trappola. In caso di
elevate infestazioni evitare di scegliere colture particolarmente sensibili.
Fusariosi del cocomero: : Fusarium oxysporum f.sp. niveum
Caratteristiche: Contro questo fitopatogeno sono resistenti la maggior parte delle cultivar di anguria coltivate.
Mal bianco: Erysiphe cichoracearum, Sphaerotheca fuliginea
Nematodi galligeni: Meloidogyne incognita
Caratteristiche: Il Meloidogyne incognita è la specie più diffusa in Emilia-Romagna, nei terreni tendenzialmente sciolti.
Compie nel nord Italia 5 – 7 generazioni all’anno. I sintomi sono costituiti da galle sulle radici, provocate dall’azione
trofica diretta del nematode con formazione di cellule giganti polinucleate.
Difesa fitosanitaria:
Mezzi di difesa eco-compatibili
Colture intercalari e sovescio di piante esca nematocide, appartenti principalmente alla famiglia delle Brassicaceae e
caratterizzate da un elevato contenuto di glucosinolati. I glucosinolati sono sostanze presenti nei tessuti di Brassicaceae
opportunamente selezionate, che in presenza di acqua e dell'enzima endogeno mirosinasi, vengono rapidamente
idrolizzati a isotiocianato o nitrile I glucosinolati e la mirosinasi si trovano entrambi nelle cellule vegetali, ma
compartimentalizzati in siti differenti di una stessa cellula e non mostrano alcuna attività fino a quando non si verificano
lesioni ai tessuti vegetali. La penetrazione del nematode nella radice e il sovescio permettono l’innesco della reazione di
idrolisi, con produzione di sostanze ad azione nematocida quali isotiocianato o nitrile.
Piante-trappola (catch crops). Brassicaceae che possiedono elevate quantità di glucosinolati attivi nelle radici. In seguito
alla rottura dei tessuti radicali, provocata dalla penetrazione del nematode, si avvia la reazione di idrolisi, con produzione
di isotiocianato. Il nematode non riesce a completare il proprio ciclo di sviluppo, all’interno della radice, entro il periodo di
coltivazione della specie biocida (8-12 settimane).
Piante ad azione fumigante. Brassicaceae che possiedono glucosinolati ad elevata attività biologica anche nella parte
aerea. In questo caso le colture intercalari si comportano come generatori di isotiocianato o nitrile, alla stessa stregua dei
nematocidi chimici fumiganti. La maggior parte della loro potenzialità si esplica in seguito alla loro trinciatura e
interramento.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------L’utilizzo di piante nematocide rappresenta attualmente il mezzo più efficace di contenimento dei nematodi, con effetti
positivi anche sulla struttura del terreno e sulla dotazione di sostanza organica.
Piante-trappola (catch crops): Eruca sativa cv. Nemat, Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni
Piante ad effetto principale biofumigante: Brassica juncea sel. ISCI 99
Epoche di coltivazione
estivo-autunnale, con sovescio a fine autunno
primaverile, con sovescio almeno 7-10 gg prima dell’impianto della coltura principale
Periodo di coltivazione della specie biocida : circa 12 settimane
Semina: a file con seminatrice da frumento
Quantità di seme:
Brassica juncea sel. ISCI 99 = 8 kg/ha
Eruca sativa cv. Nemat = 6 kg/ha
Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni = 25 kg/ha
Profondità di semina: < 3 cm
Densità di piante: 200 piante / m2
Il sovescio deve essere effettuato alla piena fioritura, utilizzando macchine operanti in successione a circa un metro di
distanza l’uno dall’altra in particolare un trinciastocchi, con trinciatura molto fine, e una fresa per l’interramento a circa
20 cm di profondità. Al termine delle operazioni di sovescio deve essere effettuata un’abbondante irrigazione per
innescare la reazione di idrolisi con produzione di isotiocianato.
Altre possibilità
Condizionamento tecnologico delle piante verdi e dei semi oleosi in farine e pellets
Distribuzione su terreno nudo, seguita da
interramento e irrigazione (effetto esclusivamente biofumigante)
Da: il sovescio nelle difesa dai nematodi galligeni nelle colture ortive (Giovanna Curto – Servizio Fitosanitario Regione
Emilia-Romagna, Bologna.Luca Lazzeri – CRA, Istituto Sperimentale per le Colture industriali, Bologna
Peronospora: Pseudoperonospora cubensis
Caratteristiche: Il fungo trova ottimali condizioni di sviluppo con temperature comprese tra i 18 e i 23°C e con prolungati
periodi di bagnatura fogliare; i danni consistono nella comparsa di macchie decolorate sulle foglie che in seguito
necrotizzano provocando il diosseccamento dell'intera lamina fogliare. Sul cocomero: la sensibilità del cocopmero risulta
minore in quanto solo 2 ceppi del patogeno sono in grado di infettare la specie.
Prevenzione: La prevenzione si basa su:
ƒ
un'adeguata densità d'impianto
ƒ
una nutrizione azotata equilibrata
ƒ
l'eliminazione dei residui colturali infetti
ƒ
l'adozione di sistemi d'irrigazione localizzati
ƒ
l'arieggiamento delle colture protette.
Difesa fitosanitaria: In caso di previsione di condizioni di elevata e persistente umidità intervenire con trattamenti con sali
di rame.
Ragnetto rosso: : Tetranychus urticae
Caratteristiche: provoca macchie decolorate sulla pagina inferiore delle foglie fino all'ingiallimento dell'intera lamina.
Prevenzione: è importante adottare una nutrizione azotata equilibrata. Evitare trattamenti non strettamente necessari
con prodotti non selettivi.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Difesa fitosanitaria: sia in coltura protetta che in pieno campo risulta efficace l'impiego di acari predatori (Phytoseiulus
persimilis) in numero di 6-15 individui per mq.
Sclerotinia: Sclerotinia sclerotiorum
A cura del Gruppo di Lavoro Pr.B.E.R.:
Pierangela Schiatti (Pro.B.E.R.), Loredana Antoniacci (Servizio Fitosanitario Regionale), Massimo Basaglia (Apo Conerpo),
Sergio Gengotti (Catev), Antonio Barreca, Stefano Bongiovanni, Riccardo Cornale, Roberto Ferrari, Marco Pozzati (Centro
Agricoltura Ambiente). Con la collaborazione di Agnese Franceschi (Pro.B.E.R.).
Aggiornamento febbraio 2006
Fagiolino
Esigenze pedoclimatiche
Il fagiolino ha esigenze termiche elevate in tutte le fasi, la temperatura ottimale è introno ai 20°C sia per la crescita che
per l’allegagione, a temperature inferiori a 10°C l’accrescimento si ferma. La coltura si adatta a diversi tipi di terreno
purché ben drenati, il fagiolino risulta molto sensibile ai ristagni idrici. Nei terreni argillosi o limosi la formazione di
crosta superficiale può ostacolare l’emergenza.
Tecnica d’impianto
Le semine iniziano verso fine marzo e proseguono fino a metà agosto. Il ciclo ha una durata che varia da 90 giorni per il
ciclo primaverile fino a 50 giorni ciclo estivo. Le raccolte iniziano a fine maggio e terminano a metà ottobre.
In agricoltura biologica, i migliori risultati in termini di controllo delle infestanti e rese, si possono ottenere con una
semina tardiva (in secondo raccolto), collocabile versi la fine di luglio-inizio agosto, rispetto alla semina primaverile. La
semina tardiva permette sia un maggior numero di lavorazioni prima della semina, sia una migliore allegagione per
l’andamento climatico. La semina primaverile viene eseguita in un periodo critico, considerando le diffuse precipitazioni
che di solito lo caratterizzano, le conseguenti difficoltà del suolo a raggiungere le condizioni di tempera, nonché l’intensa
emergenza delle infestanti.
La semina va eseguita collocando il seme a 3 cm di profondità, di solito a file con macchine di tipo pneumatico.
Le distanze di semina sono di 45-50 cm tra le file e 3-4 cm lungo la fila, per una densità di 650.000 semi per ettaro.
Rotazioni orticole
Evitare il ristoppio con altre leguminose e la successione a colture che lasciano abbondanti residui, il fagiolino teme
eccessi di sostanza organica. Essendo una leguminosa, grazie alla simbiosi con i batteri azotofissatori del genere
Rhizobium, aumenta il livello di azoto nel terreno. Per la brevità del ciclo può essere usato come coltura intercalare (per
esempio in successione a un cereale autunno-vernino).
Lavorazioni del terreno
Il fagiolino si avvantaggia di lavorazioni profonde per permettere alle radici una buona esplorazione del terreno e per
ridurre i rischi di carenze idriche. Il letto di semina deve essere affinato con cura per favorire una rapida germinazione ed
una emergenza uniforme.
Controllo delle infestanti
Il fagiolino presenta una difficoltà nella gestione delle malerbe media.
Gli interventi di controllo infestanti devono essere eseguiti precocemente.
Con una semina estiva è indicato intervenire dalla prime fasi (1a foglia trifogliata) sino alla fase di pre-chiusura delle fila.
Il numero degli interventi e la scelta delle attrezzature sono variabili, in base all’andamento meteo ed in relazione
all’effettivo grado di infestazione.Si può avere un buon controllo con soli 2 interventi in post-emergenza. Di sicura
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------efficacia l’utilizzo della sarchiatrice del tipo a “dita rotanti” che, abbinata ad una sarchiatrice a lame, consente di lavorare
sulla fila.
Le sole lavorazioni tra le fila, con sarchiature a lame o sarchiature e strigliature sono efficaci se in pre-semina è stato
possibile una ottima preparazione del terreno.
Con una semina primaverile è determinante la lavorazione del terreno in pre-semina, anche se l’emergenza delle
infestanti è all’inizio, al fine di permettere alla coltura di emergere senza la competizione delle infestanti (soprattutto
sulla fila) e di avvantaggiarsi in termini di sviluppo della flora infestante. Qualora non sia possibile intervenire prima della
semina, gli interventi successivi vanno anticipati il più possibile, compatibilmente con lo sviluppo della coltura, onde
evitarne lo sradicamento. In questo ambito si è rivelata buona l’efficacia della strigliatura seguita dalla sarchiatura. Gli
interventi meccanici come strigliature e sarchiature danno un controllo delle infestanti buono solo tra le file mentre sulla
fila risulta modesto o nullo. Si eseguono circa tre interventi in post emergenza.
Fertilizzazione
Per il fagiolino è importante favorire un rapido sviluppo nelle prime fasi vegetatitive, in modo tale da aumentare la
competitività della coltura nei confronti delle malerbe, nonché aumentare la tolleranza alla siccità ed agli attacchi di
Hylemia. I prodotti ammessi in agricoltura biologica non permettono di fornire tale un effetto starter molto spinto. Buoni
risultati si possono ottenere con fertilizzanti a base di sangue o pollina. Il fagiolino si avvantaggia anche di zolfo
elementare che permette un miglioramento dei risultati qualitativi (minore presenza di legumi storti e abortiti).
Irrigazione
Viene effettuata principalmente per aspersione, impiegando portate ridotte per diminuire l’azione battente dell’acqua sul
suolo. Per una buona germinazione, alla semina il terreno deve essere sufficientemente umido. Successivi interventi
possono essere effettuati prima dell’emergenza per evitare la formazione di crosta superficiale, soprattutto in terreni
argillosi; sono quindi fondamentali gli interventi nella fase di ingrossamento dei baccelli, momento di massima richiesta.
Difesa fitosanitaria
Le avversità che possono trovarsi sul fagiolino sono diverse, ma di solito necessita di pochi interventi fitosanitari.
Afidi: Aphis fabae
Caratteristiche: Infesta tutti gli organi aerei della pianta (foglie, steli, fiori e baccelli) soprattutto nel periodo primaverileestivo; causa l'accartocciamento delle foglie e un generale deperimento della pianta; inoltre causano gravi danni indiretti
trasmettendo pericolose infezioni virali.
Prevenzione: La presenza di aree marginali ricche di vegetazione spontanea aumenta la popolazione di predatori e
parassitoidi (es. coccinelle, sirfidi); è importante anche adottare una nutrizione azotata equilibrata.
Difesa fitosanitaria: Effettuare trattamenti settimanali con piretro alla comparsa dei primi afidi. Sui focolai di infezione è
consigliabile effettuare trattamenti localizzati.
Batteriosi del fagiolino : Pseudomonas syringae pv. phaseolicola, Xanthomonas campestris pv phaseoli
Caratteristiche: Si manifestano con macchie angolari, inizialmente idropiche e in seguito necrotiche, circondate da un
alone clorotico. I sintomi possono interessare anche piccioli, fusti e baccelli.
Prevenzione: La prevenzione si basa su ampie rotazioni colturali, impiego di varietà tolleranti, impiego di seme sano,
nutrizione azotata equilibrata, eliminazione dei residui colturali infetti, ridurre la densità di semina.
Difesa fitosanitaria: In presenza dei primi sintomi, intervenire con sali di rame.
Piralide : Ostrinia nubilalis
Caratteristiche: Sporadicamente su fagiolino. Problematiche maggiori si rilevano in secondo raccolto. Le larve entrano nei
fusti e nei baccelli rendendo il prodotto non commercializzabile.
Prevenzione: Distruggere i residui colturali di mais per eliminare le larve svernanti. E' opportuno evitare avvicendamenti
colturali stretti fra colture suscettibili (mais, peperone, fagiolino).
Difesa fitosanitaria: Intervenire durante la formazione del baccello con Bacillus thuringiensis, ripetere l'intervento.
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Ruggine: Uromyces appendiculatus
Caratteristiche: Si manifesta con la comparsa di pustole inizialmente sulla pagina inferiore delle foglie, successivamente
anche su quella superiore; con andamento favorevole alla malattia le pustole possono interessare anche i fusti e i baccelli
e portare in breve tempo al disseccamento della pianta.
Prevenzione: La prevenzione si basa su: ampie rotazioni colturali, impiego di varietà tolleranti. Le piante colpite devono
essere distrutte.
Difesa fitosanitaria: Sulle varietà sensibili, in concomitanza di periodi piovosi è necessario intervenire preventivamente
con sali di rame o zolfo a partire dalla fioritura.
Antracnosi del fagiolo : Colletotrichum lindemuthianum
Difesa fitosanitaria: Alla comparsa dei primi sintomi intervenire con sali di rame.
Botrite : Botrytis cinerea
Caratteristiche: In condizioni di elevata umidità gli organi aerei (foglie, fusti e baccelli) si ricoprono della caratteristica
muffa grigia.
Prevenzione: Effetturare irrigazioni moderate e fornire una nutrizione azotata equilibrata, scegliere adeguate densità di
semina.
Difesa fitosanitaria: Non vi sono principi attivi di origine naturale di dimostrata efficacia.
Nottue fogliari del fagiolino : Autographa gamma, Heliothis spp.
Caratteristiche: Gli attacchi si verificano prevalentemente in autunno; le larve provocano erosioni fogliari e ampi fori nei
baccelli.
Difesa fitosanitaria: Nelle zone soggette a infestazioni intervenire a partire dallo stadio di formazione del baccello con
Bacillus thuringiensis.
Ragnetto rosso : Tetranychus urticae
Caratteristiche: Sullo zucchino: causa la decolorazione delle foglie attaccate, sulle giovani piante può provocare il
progressivo disseccamento.
Prevenzione: Sullo zucchino: è necessario evitare di coltivare vicino a colture che ospitano frequentemente l'acaro.
Evitare trattamenti non strettamente necessari con prodotti non selettivi.
Difesa fitosanitaria: Sullo zucchino: sulle giovani piantine, in presenza del ragnetto introdurre 4-8 fitoseidi per mq.
Resa produttiva
La raccolta meccanica va effettuata quando la maggior parte dei baccelli hanno dimensioni simili tra loro e comunque
prima che i semi inizino a maturare ingrossando. La lunghezza del seme deve essere uguale o poco superiore allo spazio
tra i semi all’interno del baccello. Le rese ottenibili sono di circa 10t/ha di produzione totale, 7 t/ha di produzione
commerciabile.
A cura del Gruppo di Lavoro Prober:
Pierangela Schiatti (Pro.B.E.R.), Cristina Piazza (Az.Sp.Stuard), Graziano Miani, Fausto Smaia (AgriTes), Lamberto Dal
Re, Christian Grassi (Az. Sp. Marani), Matteo Antonelli (C.S.S.A. Martorano 5). Con la collaborazione di Agnese Franceschi
(Pro.B.E.R.).
Aggiornamento febbraio 2006
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Fragola
Nella coltivazione biologica della fragola è essenziale avere una buona dotazione di sostanza organica, utilizzare quindi
sovesci ed ammendamenti, effettuare rotazioni adeguate e scegliere varietà resistenti o tolleranti alle avversità e vocate
all’ambiente di coltivazione. La fragola predilige terreni sciolti o di medio impasto, con un contenuto di sostanza organica
superiore al 2% e non tollera i ristagni idrici, sono consigliate quindi aree ventilate e l’adozione di adeguate pratiche
agronomiche. Grazie alle numerose cultivar esistenti si adatta comunque agli ambienti pedoclimatici più disparati.
Materiale di propagazione
Nelle colture annuali praticate nella pianura padana è diffuso l’impiego di piante frigoconservate, in quanto assicurano
una maggior pezzatura dei frutti. In zone con limitata disponibilità idrica sono consigliate anche cime radicate in vasetto o
alveolari.
Scelta varietale
Nella scelta varietale si può disporre delle indicazioni fornite dal campo sperimentale dell’Istituto Sperimentale per la
Frutticoltura situato a Cesena.
Varietà
Epoca di raccolta
Caratteristiche
Alba
Precoce
Buona rusticità, grossa pezzatura, colore brillante. Buono il potenziale
produttivo anche se non sempre costante.
Queen Elisa
Precoce
Elevata produttività,ma richiede un maggior numero di stacchi rispetto ad
alba. Polpa molto consistente e di colore chiaro. Con trapianti tardivi eccessi
di vegetazione e frutti meno zuccherini.
Clery
Precoce
Adatta ad ambienti continentali europei, buona rusticità, si presta all’utilizzo
di piante da cima radicata. Ottime caratteristiche organolettiche. Sensibile al
mal bianco.
Maya
Medio-Precoce
Buona rusticità. Scarsa consistenza della polpa e resistenza della superficie,
possibili problemi in raccolta e post raccolta per attacchi di botrite.
Patty
Medio-Precoce
Interessante per le produzioni autunnali, molto rustica e d elevata
produttività. Facilità di distacco del calice e scarsa consistenza della polpa.
Onda
Medio-Tardiva
Buona rusticità, grossa pezzatura. Sensibile alle batteriosi. Necessita di un
trapianto precoce per la difficoltà ad emettere germogli
Roxana
Tardiva
Elevate rusticità e produttività. Grossa pezzatura. Sensibile ai marciumi,
scarso sapore.
La stanchezza del terreno
Per l’imitare gli effetti della stanchezza del terreno la fragola non dovrebbe tornare prima di 3-4 anni sul medesimo suolo.
Nella rotazione sono sconsigliabili precessioni con solanacee (patate, pomodoro, ecc.) e liliacee (cipolla, aglio, ecc.),
mentre sono favorevoli precessioni con pisello, spinacio, fagiolino, orzo e grano.
Effettuando sovesci con Brassicacee (es. Brassica Juncea e Rapistrum rugosum), oltre ad apportare sostanza organica si
ha un azione di biodisinfezione del terreno, grazie all’ emissione da parte di queste essenze di sostanze capaci di limitare
lo sviluppo di alcuni patogeni come Phytophthora, Verticillium, Phythium e Rhizoctonia. L’effetto di queste sostanze può
essere aumentato abbinando al sovescio la tecnica della solarizzazione per un periodo non inferiore ai 30-40 giorni
(luglio). Con questa tecnica il terreno dopo l’interramento della massa sovesciata viene coperto con un film plastico
trasparente per facilitare l’innalzamento della temperatura fino a livelli critici per numerosi patogeni e per intrappolare i
componenti volatili ad attività biocida rilasciati dalle essenze.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Fertilizzazione
La fragola necessita di una buona dotazione organica del terreno, si consiglia quindi un’abbondante concimazione
d’impianto con letame o altri prodotti ammendanti (400-550 ql/ha di letame o 200 ql/ha compost).
Il sovescio (orzo, veccia e favino), anche se in generale quantità minore del letame, determina un buon apporto di
elementi nutritivi, migliora la struttura del terreno e controlla lo sviluppo delle infestanti. Ottima pratica è interrare il
sovescio unito a letame o compost.
Considerando lo sviluppo superficiale delle radici della coltura deve essere effettuato un interramento poco profondo sia
dei concimi che del sovescio.
Le fasi fenologiche in cui la fragola necessita maggiormente di un’adeguata nutrizione sono : l’induzione a fiore, la
fioritura e la maturazione dei frutti.
L’azoto, essenziale per lo sviluppo vegetativo e riproduttivo, viene maggiormente richiesto dopo il trapianto. Evitare
concimazioni eccessive che portano ad effetti negativi sulle caratteristiche organolettiche dei frutti e aumentano la
sensibilità ai marciumi.
Il potassio, elemento maggiormente asportato, influisce sulla produzione, anticipa la maturazione ed aumenta il
contenuto in zuccheri solubili, acidità totale e sostanza secca. In un terreno con buona dotazione di organica non sono
necessarie somministrazioni di questo elemento così come di fosforo.
Se con i soli ammentanti non viene garantito un adeguato nutrimento alla produzione, i nutrienti possono essere
apportati tramite fertirrigazione.
La fertirrigazione
L’azoto organico apportato con il letame mineralizza lentamente e può non soddisfare l’esigenza della coltura in momenti
critici, per favorire quindi la differenziazione a fiore delle gemme si consiglia di apportare azoto in post trapianto (ad
attecchimento avvenuto).
In seguito intervenire in primavera, fase di ingrossamento dei frutti, con azoto prontamente disponibile (es. sangue
secco, preparati a base di residui di macellazione idrolizzati),
Per quanto riguarda il potassio può essere necessario, vista l’influenza sulle caratteristiche organolettiche del frutto, un
apporto primaverile. Per la fertirrigazione la borlanda è l’ammendante organico con il maggior contenuto di potassio.
Importante per l’assorbimento dei nutrienti è il pH della soluzione, in fertirrigazione se l’acqua d’irrigazione presenta pH
troppo elevati possono essere utilizzati acidi organici a catene corta (citrico, acetico, ecc.)
Preparazione del terreno e impianto
La preparazione del suolo deve essere accurata, le lavorazioni devono essere eseguite con il terreno in tempera,
preferendo attrezzi discissori piuttosto che rivoltatori. La fragola presenta un apparato radicale abbastanza superficiale, i
primi 15-20 centrimetri di suolo richiedono quindi un buon grado di affinamento, vanno inoltre create prode
particolarmente rialzate (20-30 centimetri) per favorire lo sgrondo delle acque.
La scelta della fila singola o doppia deve essere effettuata in funzione della varietà adottata e delle condizioni
pedoclimatiche. La distanza e l’epoca di impianto dipendono dalla cultivar, dal tipo di materiale utilizzato, dal tipo di
coltura e dalle condizioni pedoclimatiche (generalmente tra le file 30-35 cm e sulla fila 30-40 cm).
Il materiale più diffuso e utilizzabile in biologico per la pacciamatura è il polietilene nero, in alternativa può essere
utilizzato un film plastico trasparente (permette di effettuare la solarizzazione) che può essere mantenuto, previa foratura
prima del trapianto, per tutta la durata della coltura; questo sistema non permette però un buon contenimento delle erbe
infestanti (es. sviluppo sotto il telo di infestanti termofile come Portulaca oleracea).
Per coprire l’interfila a partire dalla primavera si consiglia di utilizzare la paglia, per mantenere puliti i frutti, l’imitare lo
sviluppo delle infestanti e rendere più agevole l’entrata in campo.
Al momento del trapianto è possibile effettuare un bagno, come azione preventiva con prodotti a base di batteri (es.
Mycostop) o funghi, antagonisti naturali di diversi patogeni.
Controllo delle infestanti
L’utilizzo della pacciamatura nere permette un ottimo controllo delle infestanti lungo la fila, tra le bine può essere
effettuato un controllo meccanico.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Irrigazione
L’irrigazione influenza notevolmente la qualità dei frutti, sono consigliati sistemi a goccia o a manichetta posti sotto la
pacciamatura, per evitare di bagnare la vegetazione e favorire l’insorgenza di malattie. Durante l’attecchimento sono
necessari frequenti interventi irrigui,in coltura protetta dalla ripresa vegetativa fino ai primi frutti bianchi 1 intervento a
settimana, 2 da pre raccolta in poi; in pieno campo generalmente l’ irrigazione è superflua.
Difesa fitosanitaria fragola
Afidi: Macrosiphum euphiorbiae, Chetosiphon fragaefolii
Caratteristiche: Entrambe le specie svernano sulla fragola e all'innalzamento della temperatura iniziano a moltiplicarsi
rapidamente infestando gli organi vegetativi ricoprendoli di melata, le infestazioni possono riguardare anche i frutti
rendendoli non idonei alla commercializzazione. Gli attacchi più gravi si manifestano sulle colture protette, le infestazioni
in pieno campo sono in genere meno gravi.
Prevenzione: Per prevenire gli attacchi da afidi è consigliabile mantenere la presenza di aree marginali ricche di
vegetazione spontanea per favorire la presenza di predatori e parassitoidi, anche una nutrizione equilibrata favorisce la
difesa della pianta dagli attacchi degli afgli afidi.
Difesa fitosanitaria: In caso di infestazioni precoci si consiglia di intervenire con prodotti a base di piretro per ridurre
l'infestazione; se le infestazioni permangono anche nel periodo di raccolta è consigliabile effettuare lavaggi con sali di
potassio per disturbare l'attività degli afidi e rimuovere la melata. Contro il Chetosiphum fragaefolii le larve di crisopa
hanno difficoltà di predazione è quindi necessario intervenire con piretro e se le infestazioni sono elevate, ricorrere a
lavaggi con sali di potassio.
Botrite : Botrytis cinerea
Caratteristiche: Il controllo della malattia è più agevole in coltura protetta che in pieno campo. E' uno dei patogeni più
dannosi in quanto provoca danni direttamente sui frutti e fiori, l'insediamento del fungo nei tessuti della pianta avviene
principalmente attraverso ferite e lesioni; la sua diffusione avviene per mezzo del vento e della pioggia o per contatto tra
frutti ammalati e sani; lo sviluppo del patogeno è ottimale a 25°C ed elevato tenore di umidità.
Prevenzione: Scegliere adeguate densità d’impianto per favorire una rapida asciugatura delle piante, coltivazione su fila
semplice, irrigazione localizzata, nutrizione azotata equilibrata, adeguato drenaggio, areazione delle colture protette,
allontanamento dei frutti colpiti.
Difesa fitosanitaria: Al momento attuale non si è a conoscenza di prodotti efficaci contro la muffa grigia: prodotti a base
di propoli, silicato di sodio, hanno dimostrato una efficacia limitata.
Collasso: Fusarium spp., Phytophtora spp., Pythium spp., Rhizoctonia spp., Verticillium spp.
Caratteristiche: Sono colpiti il colletto e le radici delle piante, provocando una riduzione dello sviluppo e della produttività.
Si manifesta da inizio raccolta con imbrunimento dei margini fogliari ed un temporaneo appassimento nelle ore più calde,
poi si può avere avvizzimento e collasso delle piante.
Prevenzione: Impostare rotazioni colturali ampie, apportare sostanza organica, impiegare varietà tolleranti e materiale di
propagazione sano. Curare in particolare il drenaggio. Solarizzazione.
Difesa fitosanitaria: Non esistono prodotti efficaci.
Limacce: Deroceras reticulatum, Arion spp.
Caratteristiche: Sulla fragola: svolgono attività prevalentemente notturna e solo occasionalmente possono arrecare danno
a frutti.
Difesa fitosanitaria: Si possono utilizzare esche a base di Metaldeide fino al 31 marzo 2006. Buoni risultati ha fornito
l'ortofostato di ferro.
Maculatura angolare della fragola: Xanthomonas fragariae pv. vesicatoria
Caratteristiche: La diffusione del batterio avviene per mezzo delle piogge e dell'irrigazione per aspersione, la
penetrazione del patogeno avviene attraverso gli stomi o eventuali ferite; i sintomi sono rappresentati da macchie
idropiche di forma angolare che in seguito necrotizzano che compaiono sia sulle foglie che sulle brattee dei frutti. Lo
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------sviluppo del patogeno è favorito da temperature diurne di 20°C e basse temperature notturne, unitamente ad elevata
umidità.
Prevenzione: Misure preventive:
ƒ
ampie rotazioni colturali
ƒ
nutrizione azotata equilibrata
ƒ
impiego di varietà tolleranti
ƒ
impiego di materiale di propagazione sano
ƒ
eliminazione dei residui colturali infetti
ƒ
irrigazione localizzata.
Difesa fitosanitaria: La difesa dalla maculatura angolare si basa su prodotti a base di rame, per cui i trattamenti
coincidono con quelli effettuati per la vaiolatura. Il primo trattamento va effettuato al superamento della crisi di trapianto,
successivamente è consigliabile trattare 1-2 volte a distanza di 15 giorni a seconda dell'andamento climatico, altri
trattamenti vanno effettuati dopo l'eliminazione della vecchia vegetazione per proteggere le ferite e prima dell'inizio della
fioritura.
Collegamenti: Scheda SFR: Maculatura angolare della fragola
Marciume bruno del colletto: Phytophthora cactorum
Caratteristiche: Inizialmente la malattia si presenta con l'appassimento delle foglie più giovani. La parte centrale del
rizoma presenta, al taglio, una alterazione rosso scura con tessuti spugnosi.
Prevenzione: Misure preventive:
ƒ
ampie rotazioni colturali
ƒ
impiego di materiale di propagazione sano
ƒ
eliminazione dei residui colturali infetti
ƒ
curare lo sgrondo delle acque, evitando ristagni al colletto.
Difesa fitosanitaria: Non vi sono principi attivi di origine naturale di efficaci.
Nematodi galligeni: Meloidogyne incognita
Caratteristiche: Il Meloidogyne incognita è la specie più diffusa in Emilia-Romagna, nei terreni tendenzialmente sciolti.
Compie nel nord Italia 5 – 7 generazioni all’anno. I sintomi sono costituiti da galle sulle radici, provocate dall’azione
trofica diretta del nematode con formazione di cellule giganti polinucleate.
Difesa fitosanitaria
Mezzi di difesa eco-compatibili
Colture intercalari e sovescio di piante esca nematocide, appartenti principalmente alla famiglia delle Brassicaceae e
caratterizzate da un elevato contenuto di glucosinolati. I glucosinolati sono sostanze presenti nei tessuti di Brassicaceae
opportunamente selezionate, che in presenza di acqua e dell'enzima endogeno mirosinasi, vengono rapidamente
idrolizzati a isotiocianato o nitrile I glucosinolati e la mirosinasi si trovano entrambi nelle cellule vegetali, ma
compartimentalizzati in siti differenti di una stessa cellula e non mostrano alcuna attività fino a quando non si verificano
lesioni ai tessuti vegetali. La penetrazione del nematode nella radice e il sovescio permettono l’innesco della reazione di
idrolisi, con produzione di sostanze ad azione nematocida quali isotiocianato o nitrile.
Piante-trappola (catch crops). Brassicaceae che possiedono elevate quantità di glucosinolati attivi nelle radici. In seguito
alla rottura dei tessuti radicali, provocata dalla penetrazione del nematode, si avvia la reazione di idrolisi, con produzione
di isotiocianato. Il nematode non riesce a completare il proprio ciclo di sviluppo, all’interno della radice, entro il periodo di
coltivazione della specie biocida (8-12 settimane).
Piante ad azione fumigante. Brassicaceae che possiedono glucosinolati ad elevata attività biologica anche nella parte
aerea. In questo caso le colture intercalari si comportano come generatori di isotiocianato o nitrile, alla stessa stregua dei
nematocidi chimici fumiganti. La maggior parte della loro potenzialità si esplica in seguito alla loro trinciatura e
interramento.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------L’utilizzo di piante nematocide rappresenta attualmente il mezzo più efficace di contenimento dei nematodi, con effetti
positivi anche sulla struttura del terreno e sulla dotazione di sostanza organica.
Piante-trappola (catch crops): Eruca sativa cv. Nemat, Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni
Piante ad effetto principale biofumigante: Brassica juncea sel. ISCI 99
Epoche di coltivazione
estivo-autunnale, con sovescio a fine autunno
primaverile, con sovescio almeno 7-10 gg prima dell’impianto della coltura principale
Periodo di coltivazione della specie biocida : circa 12 settimane
Semina: a file con seminatrice da frumento
Quantità di seme:
Brassica juncea sel. ISCI 99 = 8 kg/ha
Eruca sativa cv. Nemat = 6 kg/ha
Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni = 25 kg/ha
Profondità di semina: < 3 cm
Densità di piante: 200 piante / m2
Il sovescio deve essere effettuato alla piena fioritura, utilizzando macchine operanti in successione a circa un metro di
distanza l’uno dall’altra in particolare un trinciastocchi, con trinciatura molto fine, e una fresa per l’interramento a circa
20 cm di profondità. Al termine delle operazioni di sovescio deve essere effettuata un’abbondante irrigazione per
innescare la reazione di idrolisi con produzione di isotiocianato.
Altre possibilità
Condizionamento tecnologico delle piante verdi e dei semi oleosi in farine e pellets
Distribuzione su terreno nudo, seguita da
interramento e irrigazione (effetto esclusivamente biofumigante)
Da: il sovescio nelle difesa dai nematodi galligeni nelle colture ortive (Giovanna Curto – Servizio Fitosanitario Regione
Emilia-Romagna, Bologna.Luca Lazzeri – CRA, Istituto Sperimentale per le Colture industriali, Bologna
Nottue fogliari : : Phlogophora meticulosa, Mamestra spp.,
Spoddoptera exigua, Heliothus armigera
Agrotis segetum, Agrotis ipsilon, Agrocola lycnidis,
Caratteristiche: In genere determinano danni di scarsa entità, i trattamenti sono giustificati solo in caso di attacchi
generalizzati. I danni sono causati dalle larve su organi e in periodi che variano da specie a specie; i danni più gravi sono
provocati da Agrocola lycnidis soprattutto negli impianti in tunnel in quanto attaccano sia le foglie che i fiori e i frutticini
(per fragola).
Difesa fitosanitaria: In caso di infestazione diffusa intervenire con Bacillus thuringiensis, intervenendo ripetutamente a
distanza di 6-7 giorni.
Oidio della fragola: Sphaeroteca macularis - Oidium fragariae
Caratteristiche: Le infezioni sono in genere più gravi in coltura protetta che in pieno campo. La diffusione per mezzo dei
conidi avviene in coltura protetta all'inizio della primavera oppure in pieno campo nel periodo settembre ottobre, con
temperature intorno ai 20°C, alta umidità e scarse precipitazioni. I sintomi della malattia sono riscontrabili su tutti gli
organi verdi della pianta, sui fiori e sui frutti; sulle foglie si manifestano decolorazioni che a volte si rivestono di una
patina biancastra, possono manifestarsi alterazioni cromatiche violacee. Le piante colpite manifestano un minore vigore
vegetativo e, specialmente con attacchi su fiori e frutti, una minore produttività.
Prevenzione: Per prevenire lo sviluppo di questo patogeno è consigliabile impiegare varietà tolleranti ed effettuare
concimazioni equilibrate.
Difesa fitosanitaria: La difesa è basata sull'impiego di zolfo, si interviene nella fase di post-trapianto, ripetere fino al
riposo vegetativo ogni 10 -14 giorni a seconda della sensibilità varietale e della presenza della malattia; alla ripresa
vegetativa effettuare trattamenti a cadenza settimanale.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Oziorrinco: Othiorrhynchus spp.
Ragnetto rosso : Tetranychus urticae
Caratteristiche: Attacca le foglie provocandone la decolorazione portando una riduzione della produttività, in particolare in
coltur aprotetta.
Prevenzione: Adottare una nutrizione azotata equilibrata.
vegetativa, asportando le foglie.
Eseguire una accurata pulizia delle piante alla ripresa
Difesa fitosanitaria: Al superamento della soglia risulta efficace il contenimento mediante il lancio di acari fitoseidi
(Phytoseiulus persimilis).
Sputacchine : Philaenus spumarius
Caratteristiche: Solo in caso di forti attacchi si possono riscontrare riduzioni dello sviluppo della rosetta centrale e
produzione di frutti di dimensione ridotta.
Difesa fitosanitaria: I danni alla coltura sono in genere occasionali e all'occorrenza semplici lavaggi con sali di potassio
possono contenere i focolai.
Vaiolatura: Mycospherella fragariae - Ramularia tulasnei
Caratteristiche: La malattia si presenta sotto forma di piccole macchie isolate e rotondeggianti di color rosso scuro che poi
diventano quasi bianche, il patogeno trova il suo ottimo di sviluppo a temperature di 23-28°C e umidità elevata; la
gravità della malattia è quindi correlata con l'intensità delle piogge che si verificano nel periodo autunno-primaverile.
Prevenzione: Per prevenire la diffusione della malattia è consigliabile non effettuare irrigazioni per aspersione.
Difesa fitosanitaria: La difesa dalla vaiolatura si basa su prodotti a base di rame, il primo trattamento va effettuato al
superamento della crisi di trapianto, successivamente è consigliabile trattare 1-2 volte a distanza di 15 giorni a seconda
dell'andamento climatico, altri trattamenti vanno effettuati dopo l'eliminazione della vecchia vegetazione per proteggere
le ferite e prima dell'inizio della fioritura.
La consultazione delle liste raccomandate nell’ambito dei Disciplinari di Produzione Integrata, è utile in agricoltura
biologica per la conoscenza delle caratteristiche delle varietà: DPI liste varietali fragola
Da Agrimodena:
La fragola biologica
a cura del CRPV - inserto di Agricoltura, aprile 2002
Fragolicoltura biologica, ecco le cultivar più adatte
da Agricoltura, giugno 2004
A cura del Gruppo di Lavoro Prober:
Pierangela Schiatti (Pro.B.E.R.), Loredana Antoniacci (Servizio Fitosanitario Regionale), Massimo Basaglia (Apo Conerpo),
Sergio Gengotti (Catev), Antonio Barreca, Stefano Bongiovanni, Riccardo Cornale, Roberto Ferrari, Marco Pozzati (Centro
Agricoltura Ambiente), Cristina Piazza (Az.Sp.Stuard), Graziano Miani, Fausto Smaia (AgriTes), Lamberto Dal Re,
Christian Grassi, Sandro Bolognesi (Az. Sp. Marani). Con la collaborazione di Agnese Franceschi (Pro.B.E.R.).
Aggiornamento febbraio 2006
Lattuga
Per la coltura primaverile sono preferibili i suoli leggeri, che consentono la messa a punto del letto di trapianto con
maggiore tempestività. Per la coltura estiva, invece, sono maggiormente indicati i terreni più pesanti, con buona capacità
di ritenzione idrica. La migliore qualità e produttività si ottiene nei terreni franchi, permeabili e ben drenati, ricchi di
sostanza organica. La lattuga è molto sensibile alle temperature elevate (oltre i 30 °C si ha l’induzione a fiore). La durata
del ciclo colturale varia tra i 30 giorni (trapianti estivi) e 60 giorni (trapianti febbraio- settembre).
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Rotazioni orticole
é fondamentale evitare il ristoppio e la successione con indivia, cicoria e barbabietola. Come successioni sono consigliate
cipolla, spinacio o una leguminose. Intercalare almeno tre cicli colturali con altre colture prima del ritorno della lattuga
sullo stesso appezzamento.
Fertilizzazione
Per aumentare il quantitativo di sostanza organica del suolo e ricostituire la parte mineralizzata interrare all’aratura
ammendanti o effettuare sovesci.
Per quanto riguarda la concimazione della coltura devono essere considerate le asportazioni in funzione della produzione .
Per l’azoto occorre tener presente che circa 2/3 del fabbisogno totale viene assorbito nei 20-30 giorni che precedono la
raccolta.
Effettuare la concimazione azotata utilizzando prodotti a base organica con buon titolo di azoto come pollina e concimi
pellettati. Evitare eccessi nell’apporto di azoto per non indurre un eccessivo rigoglio vegetativo che può favorire malattie
quali peronospora e marciume basale. Non apportare fertilizzanti a lento effetto ai cicli autunnali per il rischio di perdite
eccessive per lisciviazione dell’azoto in inverno.
Tecnica d’impianto
La lattuga viene coltivata in pieno campo (da febbraio a settembre) o in serra (gennaio).Le piantine utilizzate per il
trapianto devono essere sane robuste e con 2-4 foglioline. Prima di eseguire l’impianto si consiglia di affinare e livellare
bene il terreno per evitare ristagni idrici, se necessario si può ricorrere alla sistemazione a prose.
Nei trapianti precoci in primavera e tardivi in autunno si raccomanda la copertura della coltura con tessuto non tessuto
per anticipare l’epoca di raccolta e limitare il pericolo di gelate. I sesti d’impianto sono 35 cm sia tra le file che sulla fila.
Controllo delle infestanti
Se viene utilizzata la tecnica della pacciamatura, questa permette un ottimo controllo delle malerbe. Altrimenti devono
essere effettuate lavorazioni tra le file e interventi manuali sulla fila.
Irrigazione
La lattuga necessita di molta acqua durante tutte le fasi del ciclo. Nella fase di attecchimento è bene fare turni brevi e
frequenti. I volumi di adacquamento e i turni irrigui variano comunque a seconda dello sviluppo vegetativo, delle
caratteristiche del terreno e della stagione.
Si consiglia di irrigare la mattina presto per evitare che la lattuga rimanga bagnata troppo a lungo, favorendo così
infezioni batteriche o fungine.
Difesa fitosanitaria lattuga
Afidi: Nasonovia ribis nigri, Acyrtosiphon lactucae, Myzus persicae
Caratteristiche: Forti infestazioni di afidi, comuni soprattutto in primavera, causano riduzioni di sviluppo, ingiallimenti e
malformazioni fogliari determinando una compromissione della produzione; possono causare anche la trasmissione di
virosi.
Prevenzione: La prevenzione si basa sull'utilizzo di varietà resistenti, su una nutrizione equilibrata e sul mantenimento di
aree marginali ricche di vegetazione spontanea per aumentare la popolazione di predatori e parassitoidi.
Difesa fitosanitaria: In presenza di infestazioni elevate e scarsa presenza di ausiliari, intervenire con piretro o rotenone.
Alternariosi: Alternaria porri f.sp. cichorii Alternaria porri f.sp. dauci
Caratteristiche: Causa tacche necrotiche sulle foglie a contorno ben delimitato, a partire dalle foglie più vecchie.
Prevenzione:
-
ampie rotazioni colturali
-
impiego di varietà tolleranti e di semi sani
-
distruzione dei residui colturali infetti
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Difesa fitosanitaria: Normalmente i trattamenti antiperonosporici con sali di rame controllano anche l'alternariosi.
Elateridi: Agriotes spp.
Caratteristiche: Le larve vivono nel terreno e causano erosioni del colletto determinando la morte della pianta.
Prevenzione: A seconda della specie presente può essere utilile lavorare il terreno nei mesi estivi per uccidere le giovani
larve.
E' consigliabile monitorare la presenza delle larve nell'autunno precedente l'impianto mediante vasi trappola. In caso di
elevate infestazioni evitare di scegliere colture particolarmente sensibili.
Difesa fitosanitaria
Monitoraggio degli Elateridi e di previsione delle infestazioni con l’utilizzo di trappole a feromoni
Le larve di alcune specie di Elateridi (Coleoptera Elateridae) del genere Agriotes, comunemente note come “ferretti”,
possono talora provocare danni rilevanti, soprattutto su colture sensibili come patata, bietola, mais, pomodoro, girasole,
melone e diverse orticole. Tuttavia, indagini pluriennali condotte in diverse regioni italiane (soprattutto in Veneto ed
Emilia Romagna) hanno evidenziato come, nella maggior parte dei casi, le popolazioni degli Elateridi siano sotto la soglia
economica di danno e come, sulla base di informazioni agronomiche (principalmente rotazione colturale e contenuto in
sostanza organica), sia possibile individuare le aree ove sussiste un rischio reale di attacco significativo.
Nella difesa dagli attacchi da Elateridi, la scelta del campionamento appropriato riveste un ruolo di primaria importanza,
poiché il monitoraggio di questa famiglia di insetti non è esente da notevoli difficoltà.
Attualmente, nelle aree dove sono presenti reali condizioni di rischio, il livello di infestazione viene stimato utilizzando
trappole ad innesco alimentare, una metodologia dotata di buona precisione ed affidabilità, ma molto impegnativa, in
quanto la distribuzione aggregata delle larve e la bassa densità delle popolazioni ne esigono il posizionamento di un
elevato numero. Anche il campionamento delle larve mediante carotatore si è dimostrato oneroso dal punto di vista
economico, anche se discretamente preciso. Tali metodi, pertanto, hanno trovato una scarsa diffusione e, soprattutto
nelle aziende di maggiore estensione, vengono utilizzati in modo sommario.
Recentemente diverse ricerche di campo hanno mostrato come l’uso delle trappole a feromoni possa portare un notevole
contributo all’ottimizzazione del campionamento degli Elateridi.
Attraverso un’esperienza triennale (2002 – 2004) condotta in un’azienda biologica di grandi è stato permesso a punto un
sistema di monitoraggio e mappaggio delle infestazioni, basato sull’utilizzo di trappole a feromoni per la cattura degli
adulti.
Il monitoraggio è stato condotto con trappole del tipo YATLORfunnel, ottimali per la cattura degli adulti di Elateridi in
quanto capaci di intercettare sia gli individui che si spostano volando sia quelli che camminano sulla superficie del terreno
ed ha riguardato le tre specie che rivestono maggiore importanza agraria in Emilia-Romagna: Agriotes litigiosus, Agriotes
sordidus e Agriotes brevis.
Nelle colture sensibili all’attacco di Elateridi, inoltre, si è proceduto al controllo del danno e alla verifica della presenza di
larve con trappole attrattive e carotaggi.
’indagine ha evidenziato che, nonostante le condizioni favorevoli (assenza di trattamenti geodisinfestanti, terreno
torboso-argilloso, presenza di colture sensibili e abbondanti concimazioni organiche) gran parte della superficie aziendale
non è soggetta a danni elevati.
Relativamente ad A. sordidus, principale specie presente nell’azienda di studio, con catture di adulti comprese tra 1.000 e
1.500 adulti/trappola il danno su pomodoro e mais si è sempre mantenuto a livelli modesti.
La ricerca ha permesso di apportare sostanziali miglioramenti nella tecnica di monitoraggio degli Elateridi adulti:
-
sfruttando la possibilità offerta dalle trappole YATLORfunnel di alloggiare simultaneamente tre erogatori è stato
possibile il “multi-innesco”, ossia l’applicazione contemporanea dei tre feromoni specifici in un’unica trappola,
con conseguente riduzione del 30% dei materiali necessari ed un notevole risparmio di tempo;
-
periodi di rilievo sono stati limitati al periodo di maggior densità degli adulti (picco di volo) delle tre specie di
Elateridi con conseguente risparmio di tempo dedicato al monitoraggio. mettendo a disposizione degli operatori
uno strumento affidabile e di facile applicazione.
I miglioramenti apportati hanno reso il monitoraggio degli adulti uno strumento pratico ed affidabile per individuare le
aree a maggiore rischi di attacco da Elateridi e quindi per fornire alle aziende elementi utili per la pianificazione del piano
colturale. Il vantaggio riguarda soprattutto le produzioni biologiche dove non ha ammesso il ricorso a geoinsetticidi.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------L’applicazione della geostatistica (insieme di modelli di interpolazioni dei dati interfacciati a sistemi GIS) permette la
costruzione di mappe che evidenziano i diversi livelli di infestazione. Si tratta di un approccio matematico complesso ma il
risultato che si ottiene è una mappa di facile lettura, dove alle diverse sfumature di colore corrispondono differenti livelli
di rischi di attacco.
Tratto da:
POZZATI M., REGGIANI A., FERRARI R., ZUCCHI L., BURGIO G., FURLAN L. (2006). Il monitoraggio degli elateridi con
trappole a feromoni. L’Informatore Agrario LXII (3): 56 – 59.
Limacce: Deroceras reticulatum, Arion spp.
Caratteristiche: Le limacce sono favorite da periodi piovosi. Causano erosioni fogliari o al colletto con conseguente morte
delle giovani piante.
Difesa fitosanitaria: Si possono utilizzare esche a base di Metaldeide fino al 31 marzo 2006. Buoni risultati ha fornitio
l'ortofostato di ferro.
Miridi: Lygus rugulipennis
Impiego combinato di metodi a basso impatto ambientale per il controllo del Miride fitofago Lygus rugulipennis su
melanzana e cetriolo in coltura protetta.
In questi ultimi anni, per diverse colture orticole, i problemi legati alle specie fitofaghe di Miridi sono decisamente
aumentati. Su melanzana L. rugulipennis punge i fiori in via di formazione, provocandone la cascola generalizzata e, di
conseguenza, una consistente perdita di produzione. Su cetriolo L. rugulipennis pare invece prediligere gli apici
vegetativi, dove può nutrirsi indisturbato e protetto dalle foglie della rosetta apicale, mentre sui frutti l’insetto punge
l’epidermide, provocando la formazione di areole necrotiche e la fuoriuscita di gocce di essudato. A carico della lattuga il
fitomizo provoca delle lesioni necrotiche lungo la costa che successivamente diventano più scure e profonde.
La grande mobilità e l’alta densità delle popolazioni di questi insetti sono alcune delle caratteristiche che li rendono
temibili soprattutto per le colture che presentano soglie di tolleranza piuttosto basse e subiscono un deprezzamento
economico notevole anche se l’infestazione è lieve.
Nel biennio 2002-2003 sono state effettuate diverse esperienze volte a valutare l’efficacia di metodi meccanici ed
agronomici di contenimento delle infestazioni di Miridi in coltura protetta.:
-
semina di piante trappola (trap – crop), nelle vicinanze delle serre, al fine di attrarre i miridi e allontanarli dalla
coltura vicina;
-
utilizzo di reti anti – insetto all’entrata delle serre, al fine di ostacolare l’ingresso dei miridi;
-
utilizzo di trappole cromo - attrattive gialle e azzurre all’interno delle serre, al fine di catturare i miridi entrati.
Dalla prova sono emerse alcune indicazioni di importanza pratica per gli operatori agricoli che possono essere sintetizzate
come segue.
-
Tra le diverse specie di miridi osservate, L. rugulipennis è stato sicuramente responsabile della maggior parte dei
danni rilevati sulle colture studiate, anche quando (in primavera) gli adulti di questa specie erano meno
numerosi rispetto a quelli di altre specie.
-
I maggiori danni si sono comunque registrati tra agosto e settembre, al momento del massimo di presenze di L.
rugulipennis.
-
Le reti anti – insetto sono state determinanti nel contenere il livello d’infestazione di L. rugulipennis all’interno
delle serre, e di conseguenza i danni alle colture, specialmente in corrispondenza del picco di volo. Su
melanzana, le modalità di raccolta che prevedevano l’utilizzo di aperture laterali per lo spostamento del prodotto
hanno tuttavia permesso il progressivo ingresso di un certo numero di miridi nel corso della stagione anche nelle
serre munite di rete, rendendo necessario un trattamento insetticida. Le serre senza rete hanno subito
comunque danni significativamente maggiori, pur con un numero di trattamenti da due a quattro volte
superiore.
-
E’ fondamentale che le reti siano installate prima della comparsa dei miridi e, in ogni caso, prima della loro
entrata nelle serre. La coltura di melanzana viene in genere trapiantata all’inizio della primavera, quando i miridi
sono quasi del tutto assenti, e questo potrebbe indurre gli agricoltori a posticipare l’installazione delle reti fino
alla fase della cimatura. Un montaggio tardivo delle reti rischia tuttavia di comprometterne l’efficacia, in quanto
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------la coltura, molto attrattiva per L. rugulipennis, è in grado di richiamare individui appena usciti dallo svernamento
e in grado di ovideporre direttamente sulle piante di melanzana.
-
Le trap – crops, che su altre colture e in pieno campo avevano evidenziato una certa efficacia nel contenere le
infestazioni, in questo caso hanno evidenziato alcuni limiti, riconducibili alla loro limitata estensione rispetto al
numero di serre e all’abbondanza di miridi presenti in azienda a partire da agosto. Il trattamento alle trap –
crops ha contribuito a limitare il numero di miridi presenti nelle serre adiacenti, senza tuttavia incidere in
maniera significativa sul danno rispetto alle altre tesi con reti.
-
Le trappole cromo-attrattive azzurre ricoperte con colla per topi (con maggior potere adesivante rispetto alla
normale colla entomologica) hanno dimostrato una buona efficacia nel catturare una certa percentuale dei miridi
entrati all’interno delle serre con rete, pur non incidendo sul danno in maniera significativa.
-
Da una prova comparativa tra trappole attrattive di colori diversi è emerso che le trappole gialle catturano
sensibilmente di più delle trappole azzurre.
Tratto da:
FERRARI R., BURGIO G., POZZATI M., REGGIANI A. (2004) - Metodi a basso impatto ambientale per il controllo di Lygus
rugulipennis. L’Informatore Agrario LX (32): 67 – 70.
Nematodi galligeni: Meloidogyne incognita
Caratteristiche: Il Meloidogyne incognita è la specie più diffusa in Emilia-Romagna, nei terreni tendenzialmente sciolti.
Compie nel nord Italia 5 – 7 generazioni all’anno. I sintomi sono costituiti da galle sulle radici, provocate dall’azione
trofica diretta del nematode con formazione di cellule giganti polinucleate.
Difesa fitosanitaria:
Mezzi di difesa eco-compatibili
Colture intercalari e sovescio di piante esca nematocide, appartenti principalmente alla famiglia delle Brassicaceae e
caratterizzate da un elevato contenuto di glucosinolati. I glucosinolati sono sostanze presenti nei tessuti di Brassicaceae
opportunamente selezionate, che in presenza di acqua e dell'enzima endogeno mirosinasi, vengono rapidamente
idrolizzati a isotiocianato o nitrile I glucosinolati e la mirosinasi si trovano entrambi nelle cellule vegetali, ma
compartimentalizzati in siti differenti di una stessa cellula e non mostrano alcuna attività fino a quando non si verificano
lesioni ai tessuti vegetali. La penetrazione del nematode nella radice e il sovescio permettono l’innesco della reazione di
idrolisi, con produzione di sostanze ad azione nematocida quali isotiocianato o nitrile.
Piante-trappola (catch crops). Brassicaceae che possiedono elevate quantità di glucosinolati attivi nelle radici. In seguito
alla rottura dei tessuti radicali, provocata dalla penetrazione del nematode, si avvia la reazione di idrolisi, con produzione
di isotiocianato. Il nematode non riesce a completare il proprio ciclo di sviluppo, all’interno della radice, entro il periodo di
coltivazione della specie biocida (8-12 settimane).
Piante ad azione fumigante. Brassicaceae che possiedono glucosinolati ad elevata attività biologica anche nella parte
aerea. In questo caso le colture intercalari si comportano come generatori di isotiocianato o nitrile, alla stessa stregua dei
nematocidi chimici fumiganti. La maggior parte della loro potenzialità si esplica in seguito alla loro trinciatura e
interramento.
L’utilizzo di piante nematocide rappresenta attualmente il mezzo più efficace di contenimento dei nematodi, con effetti
positivi anche sulla struttura del terreno e sulla dotazione di sostanza organica.
Piante-trappola (catch crops): Eruca sativa cv. Nemat, Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni
Piante ad effetto principale biofumigante: Brassica juncea sel. ISCI 99
Epoche di coltivazione
estivo-autunnale, con sovescio a fine autunno
primaverile, con sovescio almeno 7-10 gg prima dell’impianto della coltura principale
Periodo di coltivazione della specie biocida : circa 12 settimane
Semina: a file con seminatrice da frumento
Quantità di seme:
Brassica juncea sel. ISCI 99 = 8 kg/ha
Eruca sativa cv. Nemat = 6 kg/ha
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni = 25 kg/ha
Profondità di semina: < 3 cm
Densità di piante: 200 piante / m2
Il sovescio deve essere effettuato alla piena fioritura, utilizzando macchine operanti in successione a circa un metro di
distanza l’uno dall’altra in particolare un trinciastocchi, con trinciatura molto fine, e una fresa per l’interramento a circa
20 cm di profondità. Al termine delle operazioni di sovescio deve essere effettuata un’abbondante irrigazione per
innescare la reazione di idrolisi con produzione di isotiocianato.
Altre possibilità
Condizionamento tecnologico delle piante verdi e dei semi oleosi in farine e pellets
Distribuzione su terreno nudo, seguita da
interramento e irrigazione (effetto esclusivamente biofumigante)
Da: il sovescio nelle difesa dai nematodi galligeni nelle colture ortive (Giovanna Curto – Servizio Fitosanitario Regione
Emilia-Romagna, Bologna.Luca Lazzeri – CRA, Istituto Sperimentale per le Colture industriali, Bologna
Nottue : Agrotis segetum, Agrotis ipsilon, Heliotis armigera
Caratteristiche: Danni provocati dalle larve dell'insetto.
Difesa fitosanitaria: Intervenire all'inizio dell'infestazione con bacillus thuringiensis.
Peronospora della lattuga: Bremia lactucae
Caratteristiche: Causa macchie clorotiche sulla superficie delle folgie, cui corrisponde una muffetta bianca nella pagina
inferiore. Con condizioni ambientali favorevoli al patogeno, ovvero piogge ed elevata umidità, si può avere distruzione
completa della coltura.
Prevenzione: Misure preventive:
-
impiego di varietà resistemti
-
ampie rotazioni, distuzione residui colturali infetti
-
scelta di una densità d'impianto non eccessiva
-
accurato drenaggio, arieggiamento delle colture in serra
Difesa fitosanitaria: In presenza di periodi caratterizzati da elevata umidità intervenire con sali di rame, rispettando il
tempo di carenza di 20 giorni o scegliendo i prodotti con tempo di carenza pari a 3 giorni.
Sclerotinia: Sclerotinia sclerotiorum, Sclerotinia minor
Caratteristiche: La malattia colpisce soprattutto le piante prossime alla raccolta nei periodi freddi e umidi. Sulla lattuga
provoca il marciume del colletto, che insieme alle radici risulta coperto da un micelio biancastro; le piante avvizziscono
rapidamente. Su finocchio e carota la malattia si manifesta sulle folgie con aree edematose poi marcescenti e sulle radici
e sul colletto con marciumi che si ricoprono di una muffa bianca con clima umido nella quale si ritrovano corpiccioli neri
(sclerozi).
Prevenzione: Le misure preventive sono:
-
utilizzo di varietà resistenti
-
ampie rotazioni colturali
-
distruzione dei residui colturali infetti
-
accurato drenaggio e irrigazione
-
densità d'impianto non eccessiva.
Difesa fitosanitaria: In presenza di periodi caratterizzati da elevata umidità intervenire con sali di rame, rispettando il
tempo di carenza di 20 giorni o scegliendo i prodotti con tempo di carenza pari a 3 giorni.
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A cura del Gruppo di Lavoro Pro.B.E.R.:
Pierangela Schiatti (Pro.B.E.R.), Loredana Antoniacci (Servizio Fitosanitario Regionale), Massimo Basaglia (Apo Conerpo),
Sergio Gengotti (Catev), Antonio Barreca, Stefano Bongiovanni, Riccardo Cornale, Roberto Ferrari, Marco Pozzati (Centro
Agricoltura Ambiente). Con la collaborazione di Agnese Franceschi (Pro.B.E.R.).
Aggiornamento febbraio 2006
Melanzana
É una specie relativamente rustica, si adatta bene a tutti i tipi di terreno, anche se precocità e resa aumentano nei terreni
caratterizzati da elevata sofficità e capacità idrica. I terreni più adatti sono quelli di medio impasto tendenti al sabbioso,
ricchi di sostanza organica, ben drenati, con pH compreso tra 5,5 e 7. Questa solanacea presenta elevate esigenze
termiche; il clima più idoneo è quello temperato caldo privo di sbalzi termici. Il minimo termico si ha a 12°C e la massima
è di 30-32°C. Danni irreversibili si manifestano tra 0°C e 2°C, mentre la temperatura ottimale di sviluppo è intorno ai
25°C. L’ apparato radicale della melanzana è profondo per cui può tollerare periodi di carenza idrica, non tollera invece la
presenza di ristagni idrici che, determinano la morte del capillizio radicale più giovane e favoriscono lo sviluppo di
patologie.
Criteri per la scelta varietale
Nella scelta della cultivar di melanzana devono essere tenute in considerazione le specifiche esigenze dei mercati nei
confronti della forma (allungata, rotonda) e del colore (violetto, nero, bianco) dei frutti. Sono sempre da preferire cultivar
rustiche e vigorose, dotate di resistenze genetiche.
Rotazioni orticole
Evitare il ristoppio e la successione con altre Solanacee ed attendere almeno 3 anni prima di riportare la melanzana sullo
stesso appezzamento. Si giova molto di sovesci a semina autunnale interrati 10-15 giorni prima del trapianto. In coltura
in serra è possibile intercalare un solo ciclo di altre specie, se si utilizzano piante innestate su pomodoro resistenti a
V.F.N.
Controllo delle infestanti
Se si effettua la pacciamatura con materiali vegetali o film biodegradabili si ha un buon controllo delle infestanti lungo la
fila e si ottiene anche un leggero anticipo di produzione.
Nei terreni argillosi e di medio impasto sono consigliati interventi di rincalzatura e sarchiatura, anche allo scopo di ridurre
le perdite di umidità.
Sovescio
Interrare durante le lavorazioni del terreno letame o altri ammendanti, effettuare inoltre se possibile un sovescio. Dopo il
trapianto, se necessari, possono essere apportati altri concimi organici, ammendanti o fertilizzanti minerali, consentiti in
agricoltura biologica, evitando però di causare un eccessivo rigoglio vegetativo.
Inoltre vista l’elevata sensibilità della coltura nei confronti di microelementi come rame, magnesio, manganese e boro è
opportuno integrare gli apporti di sostanza organica con fertilizzanti minerali ( farina di rocce silicee, scorie Thomas, ecc.)
chelati di ferro o concimi idrosolubili concentrati, eventualmente da distribuire mediante fertirrigazione o concimazione
fogliare.
Tecnica d’impianto
Nella preparazione del terreno è consigliata un aratura a 20-30 cm associata ad una ripuntatura. In superficie il terreno
deve essere poi accuratamente preparato e affinato utilizzando attrezzi che evitino il compattamento (erpici) ed è
indispensabile adottare una sistemazione del terreno che impedisca il ristagno.
Visto il minimo biologico piuttosto elevato si sconsigliano trapianti precoci (in coltura protetta da fine marzo,in pieno
campo da fine aprile). Il trapianto viene eseguito utilizzando piantine con pane di e adottando sesti d’impianto variabili in
relazione alla specie e all’ambiente di coltivazione. I sesti utilizzati sono di 120 cm fra le file e di 50-60 cm sulla fila.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Le operazioni colturali possono prevedere l’utilizzo di strutture di sostegno, la scacchiatura e la potatura per il rinnovo
delle piante prima della raccolta autunnale.
Irrigazione
La melanzana risulta relativamente resistente agli stress idrici, in queste condizioni si ha però un aumento del sapore
amarognolo e del numero di semi. Sono consigliabili, per limitare la bagnatura fogliare e lo sviluppo di malattie
dell’apparato radicale, sistemi di irrigazione localizzati (a goccia o a manichetta).
Difesa fitosanitaria
Afidi: Myzus persicae, Macrosiphum euphorbiae, Aphis gossypii
Caratteristiche: Con le sue punture causano la sottrazione di linfa , ma il danno è quello della trasmissione di virosi.
Prevenzione: Tecniche preventive:
ƒ
nutrizione azotata equilibrata;
ƒ
mantenimento di aree marginali ricche di vegetazione spontanea per aumentare la popolazione di predatori e
parassitoidi.
Difesa fitosanitaria: Considerato che gli afidi possono essere vettori di gravi virosi, intervenire preventivamente o alla
prima comparsa dei parassiti con azadiractina (anche in fertirrigazione), applicando il prodotto nelle ore fresche e poco
luminose della giornata, acidificare l'acqua e distribuire il prodotto in più applicazioni.
In caso di infestazioni, intervenire con piretro, eventualmente in miscela ad olio bianco.
Alternariosi del pomodoro: Alternaria porri f.sp. solani
Caratteristiche: Causa tacche necrotiche sulle foglie a contorno ben delimitato, con zonature concentriche, che possono
confluire. I sintomi possono manifestarsi su fusti e piccioli. Sulle bacche tacche brune infossate, con zonatura e spesso
una patina di muffa nerastra polverulenta. Patogeno favorito da periodi umidi alternati a periodi piovosi.
Prevenzione: Misure preventive:
-
ampie rotazioni colturali;
-
impiego di varietà tolleranti e di semi sani;
-
distruzione dei residui colturali infetti.
Difesa fitosanitaria: I trattamenti antiperonosporici (su pomodoro) con sali di rame hanno poca efficacia nei confronti
dell'alternariosi.
Botrite : Botrytis cinerea
Caratteristiche: Avversità che riguarda in particolare le colture in serra. Gli attacchi sono a carico delle bacche.
Prevenzione: Importante un'adeguata areazione delle serre, adeguata densità d’impianto, irrigazioni localizzate, accurato
drenaggio, riscaldamento notturno delle serre, eliminazione dei frutti infetti, nutrizione azotata equilibrata.
Difesa fitosanitaria: Non vi sono principi attivi di origine naturale di dimostrata efficacia.
Dorifora: Leptinotarsa decemlineata
Caratteristiche: Fitofago originario del nord America, in Italia durante la seconda guerra mondiale (1943). Provoca danni
all'apparato fogliare gli adulti e soprattutto le larve, che sono molto voraci. Sverna come adulto a 20-30 cm di profondità
nel terreno, per uscirne quando la temperatura raggiunge circa 14°C. Compie due o tre generazioni all’anno.
Prevenzione: Il metodo principale di prevenzione è la rotazione colturale, che riduce l'infestazione, in quanto viene a
mancare la fonte di nutrimento degli adulti svernanti e si rende difficoltosa la migrazione degli adulti. Con una corretta
rotazione l’infestazione della prima generazione è ritardata.
Difesa fitosanitaria: Prima di effettuare i trattamenti si deve monitorare la presenza del fitofago, in quanto una limitata
defogliazione non produce cali produttivi; come soglia di intervento si considera una media di 4-6 forme mobili per
pianta. Alla comparsa delle prime infestazioni si può impiegare il Bacillus thuringiensis var. tenebrionis - EG 2424 7.5,
molto efficace sulle larve di I e II età. Su larve più sviluppate si può impiegare il rotenone, che si è dimostrato molto
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------attivo, eventualmente in miscela ad olio bianco. I trattamenti si possono ripetere ogni 6-10 giorni in relazione alle
necessità. L’imenottero parassitoide delle ovature di Dorifora Edovum puttleri utilizzato in Colombia ed in Messico per la
lotta biologica non è efficace nei nostri climi.
Aleurodidi: Trialeurodes vaporariorum
Caratteristiche: Danni in coltura protetta. Sia gli adulti che le forme giovanili infestano la pagina inferiore delle foglie
causando ingiallimenti fogliari, deperimenti vegetativi, emissione di melata e formazione di fumaggini.
Prevenzione:
-
impiego di piante non infestate
-
impiego di reti antinsetto
-
eliminazione delle piante infette
-
monitoraggio mediante trappole cromotropiche gialle
Difesa fitosanitaria: Interventi preventivi con Azadiractina; impiego dell'ausiliare Encarsia formosa con 4-6 lanci di 4-6
pupari/mq ogni 15 gg nel periodo primaverile e ogni 7gg nel periodo estivo; utilizzo dell'ausiliare Macrolophus caliginosus
con 2-3 lanci di 1-3 individui/mqalle prime infestazioni del fitofago.
Miridi: Lygus rugulipennis
Impiego combinato di metodi a basso impatto ambientale per il controllo del Miride fitofago Lygus rugulipennis su
melanzana e cetriolo in coltura protetta.
In questi ultimi anni, per diverse colture orticole, i problemi legati alle specie fitofaghe di Miridi sono decisamente
aumentati. Su melanzana L. rugulipennis punge i fiori in via di formazione, provocandone la cascola generalizzata e, di
conseguenza, una consistente perdita di produzione. Su cetriolo L. rugulipennis pare invece prediligere gli apici
vegetativi, dove può nutrirsi indisturbato e protetto dalle foglie della rosetta apicale, mentre sui frutti l’insetto punge
l’epidermide, provocando la formazione di areole necrotiche e la fuoriuscita di gocce di essudato. A carico della lattuga il
fitomizo provoca delle lesioni necrotiche lungo la costa che successivamente diventano più scure e profonde.
La grande mobilità e l’alta densità delle popolazioni di questi insetti sono alcune delle caratteristiche che li rendono
temibili soprattutto per le colture che presentano soglie di tolleranza piuttosto basse e subiscono un deprezzamento
economico notevole anche se l’infestazione è lieve.
Nel biennio 2002-2003 sono state effettuate diverse esperienze volte a valutare l’efficacia di metodi meccanici ed
agronomici di contenimento delle infestazioni di Miridi in coltura protetta.:
-
semina di piante trappola (trap – crop), nelle vicinanze delle serre, al fine di attrarre i miridi e allontanarli dalla
coltura vicina;
-
utilizzo di reti anti – insetto all’entrata delle serre, al fine di ostacolare l’ingresso dei miridi;
-
utilizzo di trappole cromo - attrattive gialle e azzurre all’interno delle serre, al fine di catturare i miridi entrati.
Dalla prova sono emerse alcune indicazioni di importanza pratica per gli operatori agricoli che possono essere sintetizzate
come segue.
-
Tra le diverse specie di miridi osservate, L. rugulipennis è stato sicuramente responsabile della maggior parte dei
danni rilevati sulle colture studiate, anche quando (in primavera) gli adulti di questa specie erano meno
numerosi rispetto a quelli di altre specie.
-
I maggiori danni si sono comunque registrati tra agosto e settembre, al momento del massimo di presenze di L.
rugulipennis.
-
Le reti anti – insetto sono state determinanti nel contenere il livello d’infestazione di L. rugulipennis all’interno
delle serre, e di conseguenza i danni alle colture, specialmente in corrispondenza del picco di volo. Su
melanzana, le modalità di raccolta che prevedevano l’utilizzo di aperture laterali per lo spostamento del prodotto
hanno tuttavia permesso il progressivo ingresso di un certo numero di miridi nel corso della stagione anche nelle
serre munite di rete, rendendo necessario un trattamento insetticida. Le serre senza rete hanno subito
comunque danni significativamente maggiori, pur con un numero di trattamenti da due a quattro volte
superiore.
-
E’ fondamentale che le reti siano installate prima della comparsa dei miridi e, in ogni caso, prima della loro
entrata nelle serre. La coltura di melanzana viene in genere trapiantata all’inizio della primavera, quando i miridi
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alla fase della cimatura. Un montaggio tardivo delle reti rischia tuttavia di comprometterne l’efficacia, in quanto
la coltura, molto attrattiva per L. rugulipennis, è in grado di richiamare individui appena usciti dallo svernamento
e in grado di ovideporre direttamente sulle piante di melanzana.
-
Le trap – crops, che su altre colture e in pieno campo avevano evidenziato una certa efficacia nel contenere le
infestazioni, in questo caso hanno evidenziato alcuni limiti, riconducibili alla loro limitata estensione rispetto al
numero di serre e all’abbondanza di miridi presenti in azienda a partire da agosto. Il trattamento alle trap –
crops ha contribuito a limitare il numero di miridi presenti nelle serre adiacenti, senza tuttavia incidere in
maniera significativa sul danno rispetto alle altre tesi con reti.
-
Le trappole cromo-attrattive azzurre ricoperte con colla per topi (con maggior potere adesivante rispetto alla
normale colla entomologica) hanno dimostrato una buona efficacia nel catturare una certa percentuale dei miridi
entrati all’interno delle serre con rete, pur non incidendo sul danno in maniera significativa.
-
Da una prova comparativa tra trappole attrattive di colori diversi è emerso che le trappole gialle catturano
sensibilmente di più delle trappole azzurre.
Tratto da:
FERRARI R., BURGIO G., POZZATI M., REGGIANI A. (2004) - Metodi a basso impatto ambientale per il controllo di Lygus
rugulipennis. L’Informatore Agrario LX (32): 67 – 70.
Nematodi galligeni: Meloidogyne incognita
Caratteristiche: Il Meloidogyne incognita è la specie più diffusa in Emilia-Romagna, nei terreni tendenzialmente sciolti.
Compie nel nord Italia 5 – 7 generazioni all’anno. I sintomi sono costituiti da galle sulle radici, provocate dall’azione
trofica diretta del nematode con formazione di cellule giganti polinucleate.
Difesa fitosanitaria
Mezzi di difesa eco-compatibili
Colture intercalari e sovescio di piante esca nematocide, appartenti principalmente alla famiglia delle Brassicaceae e
caratterizzate da un elevato contenuto di glucosinolati. I glucosinolati sono sostanze presenti nei tessuti di Brassicaceae
opportunamente selezionate, che in presenza di acqua e dell'enzima endogeno mirosinasi, vengono rapidamente
idrolizzati a isotiocianato o nitrile I glucosinolati e la mirosinasi si trovano entrambi nelle cellule vegetali, ma
compartimentalizzati in siti differenti di una stessa cellula e non mostrano alcuna attività fino a quando non si verificano
lesioni ai tessuti vegetali. La penetrazione del nematode nella radice e il sovescio permettono l’innesco della reazione di
idrolisi, con produzione di sostanze ad azione nematocida quali isotiocianato o nitrile.
Piante-trappola (catch crops). Brassicaceae che possiedono elevate quantità di glucosinolati attivi nelle radici. In seguito
alla rottura dei tessuti radicali, provocata dalla penetrazione del nematode, si avvia la reazione di idrolisi, con produzione
di isotiocianato. Il nematode non riesce a completare il proprio ciclo di sviluppo, all’interno della radice, entro il periodo di
coltivazione della specie biocida (8-12 settimane).
Piante ad azione fumigante. Brassicaceae che possiedono glucosinolati ad elevata attività biologica anche nella parte
aerea. In questo caso le colture intercalari si comportano come generatori di isotiocianato o nitrile, alla stessa stregua dei
nematocidi chimici fumiganti. La maggior parte della loro potenzialità si esplica in seguito alla loro trinciatura e
interramento.
L’utilizzo di piante nematocide rappresenta attualmente il mezzo più efficace di contenimento dei nematodi, con effetti
positivi anche sulla struttura del terreno e sulla dotazione di sostanza organica.
Piante-trappola (catch crops): Eruca sativa cv. Nemat, Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni
Piante ad effetto principale biofumigante: Brassica juncea sel. ISCI 99
Epoche di coltivazione
estivo-autunnale, con sovescio a fine autunno
primaverile, con sovescio almeno 7-10 gg prima dell’impianto della coltura principale
Periodo di coltivazione della specie biocida : circa 12 settimane
Semina: a file con seminatrice da frumento
Quantità di seme:
Brassica juncea sel. ISCI 99 = 8 kg/ha
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Eruca sativa cv. Nemat = 6 kg/ha
Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni = 25 kg/ha
Profondità di semina: < 3 cm
Densità di piante: 200 piante / m2
Il sovescio deve essere effettuato alla piena fioritura, utilizzando macchine operanti in successione a circa un metro di
distanza l’uno dall’altra in particolare un trinciastocchi, con trinciatura molto fine, e una fresa per l’interramento a circa
20 cm di profondità. Al termine delle operazioni di sovescio deve essere effettuata un’abbondante irrigazione per
innescare la reazione di idrolisi con produzione di isotiocianato.
Altre possibilità
Condizionamento tecnologico delle piante verdi e dei semi oleosi in farine e pellets
Distribuzione su terreno nudo, seguita da
interramento e irrigazione (effetto esclusivamente biofumigante)
Da: il sovescio nelle difesa dai nematodi galligeni nelle colture ortive (Giovanna Curto – Servizio Fitosanitario Regione
Emilia-Romagna, Bologna.Luca Lazzeri – CRA, Istituto Sperimentale per le Colture industriali, Bologna
Nottue : Agrotis segetum, Agrotis ipsilon, Heliotis armigera
Caratteristiche: Danni provocati dalle larve dell'insetto.
Difesa fitosanitaria: Intervenire all'inizio dell'infestazione con bacillus thuringiensis.
Ragnetto rosso : Tetranychus urticae
Caratteristiche: Sul pomodoro: attacca le foglie provocandone la decolorazione portando la giovane pianta a disseccare
progressivamente.
Prevenzione: Sul pomodoro: adottare una nutrizione azotata equilibrata. Evitare trattamenti non strettamente necessari
con prodotti non selettivi.
Difesa fitosanitaria: Sul pomodoro: scarsamente efficace è l'uso di acari predatori (Phytoseiulus persimilis) a causa della
tomentosità delle foglie.
Su melanzana: si possono fare lanci di acari predatori (Phytoseiulus persimilis) con 6-10 fitosidi per mq.
A cura del Gruppo di Lavoro Pro.B.E.R.:
Pierangela Schiatti (Pro.B.E.R.), Loredana Antoniacci (Servizio Fitosanitario Regionale), Massimo Basaglia (Apo Conerpo),
Sergio Gengotti (Catev), Antonio Barreca, Stefano Bongiovanni, Riccardo Cornale, Roberto Ferrari, Marco Pozzati (Centro
Agricoltura Ambiente). Con la collaborazione di Agnese Franceschi (Pro.B.E.R.).
Aggiornamento febbraio 2006
Melone
Esigenze pedoclimatiche
Le migliori produzioni si ottengono in terreni franchi, ben strutturati e ben drenati. Sono da evitare i terreni
eccessivamente argillosi o troppo sabbiosi, dove fornisce prodotti di scarso valore commerciale. Il pH ottimale è compreso
tra 6,5 e 7,5. Sono ad evitare i suoli acidi, tollera i terreni leggermente calcarei. Il melone presenta esigenze termiche
elevate (temperatura minima letale 2° C, temperatura minima biologica 10°C, ottimale 20°C).
Tecnica d’impianto
Se il terreno argilloso a rischio di asfissia nella preparazione del terreno associare all’aratura una ripuntatura a 70 cm per
favorire lo sgrondo delle acque. Il terreno deve essere ben livellato e leggermente baulato. Il trapianto effettuato da
marzo (coltura protetta) a maggio (pieno campo). Per l’imitare la pezzatura è utile il trapianto di piantine doppie. Si
consiglia di utilizzare una pacciamatura fumè in pieno campo e trasparente in serra.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Rotazioni orticole
Evitare il ristoppio e la successione con altre cucurbitacee e solanacee. Intercalare quattro cicli di altre specie se si
utilizzano varietà sensibili a Fusarium.
Controllo delle infestanti
Se utilizzata la pacciamatura si ha un buon controllo delle infestanti lungo la fila. Nell’interfila devo essere eseguiti
interventi di controllo meccanici, finchè la coltura non ricopre il suolo.
Fertilizzazione
Il melone è piuttosto esigente in sostanza organica ed è sensibile alle carenze di magnesio, boro e manganese.
Interrare durante le lavorazioni del terreno letame o altri ammendanti. Se necessario si consiglia di distribuire concimi
azotati a pronto effetto( es pollina) e potassici (borlande) per favorire lo sviluppo e la qualità dei frutti.
Irrigazione
Nella fase di attecchimento e di produzione la coltura necessita di frequenti interventi irrigui. Si consiglia l’utilizzo di
sistemi di irrigazione localizzati posti sotto il telo pacciamante.
Difesa fitosanitaria
Afide delle cucurbitacee : Aphis gossypii
Caratteristiche: Oltre alle cucurbitacee attacca patata e melanzana.
Causa l'accartocciamento delle foglie e dei germogli con gravi ripercussioni sullo sviluppo delle piante e dei frutti; è anche
il principale vettore di numerose virosi.
I focolai d'infezione incominciano alla scopertura dei tunnel e nei trapianti di inizio maggio
l'aumentare delle temperature.
e si intensificano con
Solitamente a partire da fine giugno-inizio luglio, la presenza di predatori naturali molto efficaci come le coccinelle evitano
l'uso di prodotti aficidi.
Prevenzione: è necessario adottare una nutrizione equilibrata; molto importante è la scelta di varietà resistenti; la
copertura con tessuto non tessuto ostacola la trasmissione delle virosi; i trattamenti limitano l'attività degli insetti utili
(coccinelle, sirfidi, crisope..).
Difesa fitosanitaria: Sullo zucchino: alla presenza dei primi individui e in assenza di ausiliari, intervenire colpendo le
pagine inferiori delle foglie con piretro o azadiractina. Sul melone: alla presenza dei primi individui e in assenza di
ausiliari intervenire con piretro e/o azadiractina curando la bagnatura della pagina inferiore delle foglie.
Batteriosi: Pseudomonas syringae pv. Lachrymans, Erwinia carotovora, subsp. carotovora
Cancro gommoso delle cucurbitacee: Didymella bryoniae
Caratteristiche: Può colpire durante tutte le fasi del ciclo colturale. Su piante adulte causa la comparsa di macchie fogliari
rotondeggianti necrotiche, circondate da alone clorotico. Tipica l'emissione di essudati gommosi rossastri dal fusto. Il
patogeno è favorito da un abbassamento della temperatura che metti in crisi la pianta.
Prevenzione: La prevenzione si basa su:
ƒ
ampie rotazioni colturali
ƒ
impiego di varietà tolleranti
ƒ
impiego di seme sano
ƒ
distruzione dei residui vegetali infetti
ƒ
evitare l'irrigazione a pioggia e il ristagno idrico
ƒ
arieggiamento negli ambienti protetti.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Elateridi: Agriotes spp.
Caratteristiche: Le larve vivono nel terreno e causano erosioni del colletto determinando la morte della pianta.
Prevenzione: A seconda della specie presente può essere utilile lavorare il terreno nei mesi estivi per uccidere le giovani
larve.
E' consigliabile monitorare la presenza delle larve nell'autunno precedente l'impianto mediante vasi trappola. In caso di
elevate infestazioni evitare di scegliere colture particolarmente sensibili.
Difesa fitosanitaria
Monitoraggio degli Elateridi e di previsione delle infestazioni con l’utilizzo di trappole a feromoni
Le larve di alcune specie di Elateridi (Coleoptera Elateridae) del genere Agriotes, comunemente note come “ferretti”,
possono talora provocare danni rilevanti, soprattutto su colture sensibili come patata, bietola, mais, pomodoro, girasole,
melone e diverse orticole. Tuttavia, indagini pluriennali condotte in diverse regioni italiane (soprattutto in Veneto ed
Emilia Romagna) hanno evidenziato come, nella maggior parte dei casi, le popolazioni degli Elateridi siano sotto la soglia
economica di danno e come, sulla base di informazioni agronomiche (principalmente rotazione colturale e contenuto in
sostanza organica), sia possibile individuare le aree ove sussiste un rischio reale di attacco significativo.
Nella difesa dagli attacchi da Elateridi, la scelta del campionamento appropriato riveste un ruolo di primaria importanza,
poiché il monitoraggio di questa famiglia di insetti non è esente da notevoli difficoltà.
Attualmente, nelle aree dove sono presenti reali condizioni di rischio, il livello di infestazione viene stimato utilizzando
trappole ad innesco alimentare, una metodologia dotata di buona precisione ed affidabilità, ma molto impegnativa, in
quanto la distribuzione aggregata delle larve e la bassa densità delle popolazioni ne esigono il posizionamento di un
elevato numero. Anche il campionamento delle larve mediante carotatore si è dimostrato oneroso dal punto di vista
economico, anche se discretamente preciso. Tali metodi, pertanto, hanno trovato una scarsa diffusione e, soprattutto
nelle aziende di maggiore estensione, vengono utilizzati in modo sommario.
Recentemente diverse ricerche di campo hanno mostrato come l’uso delle trappole a feromoni possa portare un notevole
contributo all’ottimizzazione del campionamento degli Elateridi.
Attraverso un’esperienza triennale (2002 – 2004) condotta in un’azienda biologica di grandi è stato permesso a punto un
sistema di monitoraggio e mappaggio delle infestazioni, basato sull’utilizzo di trappole a feromoni per la cattura degli
adulti.
Il monitoraggio è stato condotto con trappole del tipo YATLORfunnel, ottimali per la cattura degli adulti di Elateridi in
quanto capaci di intercettare sia gli individui che si spostano volando sia quelli che camminano sulla superficie del terreno
ed ha riguardato le tre specie che rivestono maggiore importanza agraria in Emilia-Romagna: Agriotes litigiosus, Agriotes
sordidus e Agriotes brevis.
Nelle colture sensibili all’attacco di Elateridi, inoltre, si è proceduto al controllo del danno e alla verifica della presenza di
larve con trappole attrattive e carotaggi.
L’indagine ha evidenziato che, nonostante le condizioni favorevoli (assenza di trattamenti geodisinfestanti, terreno
torboso-argilloso, presenza di colture sensibili e abbondanti concimazioni organiche) gran parte della superficie aziendale
non è soggetta a danni elevati.
Relativamente ad A. sordidus, principale specie presente nell’azienda di studio, con catture di adulti comprese tra 1.000 e
1.500 adulti/trappola il danno su pomodoro e mais si è sempre mantenuto a livelli modesti.
La ricerca ha permesso di apportare sostanziali miglioramenti nella tecnica di monitoraggio degli Elateridi adulti:
ƒ
sfruttando la possibilità offerta dalle trappole YATLORfunnel di alloggiare simultaneamente tre erogatori è stato
possibile il “multi-innesco”, ossia l’applicazione contemporanea dei tre feromoni specifici in un’unica trappola,
con conseguente riduzione del 30% dei materiali necessari ed un notevole risparmio di tempo;
ƒ
periodi di rilievo sono stati limitati al periodo di maggior densità degli adulti (picco di volo) delle tre specie di
Elateridi con conseguente risparmio di tempo dedicato al monitoraggio. mettendo a disposizione degli operatori
uno strumento affidabile e di facile applicazione.
I miglioramenti apportati hanno reso il monitoraggio degli adulti uno strumento pratico ed affidabile per individuare le
aree a maggiore rischi di attacco da Elateridi e quindi per fornire alle aziende elementi utili per la pianificazione del piano
colturale. Il vantaggio riguarda soprattutto le produzioni biologiche dove non ha ammesso il ricorso a geoinsetticidi.
L’applicazione della geostatistica (insieme di modelli di interpolazioni dei dati interfacciati a sistemi GIS) permette la
costruzione di mappe che evidenziano i diversi livelli di infestazione. Si tratta di un approccio matematico complesso ma il
risultato che si ottiene è una mappa di facile lettura, dove alle diverse sfumature di colore corrispondono differenti livelli
di rischi di attacco.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Tratto da:
POZZATI M., REGGIANI A., FERRARI R., ZUCCHI L., BURGIO G., FURLAN L. (2006). Il monitoraggio degli elateridi con
trappole a feromoni. L’Informatore Agrario LXII (3): 56 – 59.
Fusariosi del melone: Fusarium oxysporum f.sp. melonis
Caratteristiche: Il patogeno può portare in breve tempo alla morte della pianta. Determina ingiallimenti improvvisi e
avvizzimenti delle foglie e dei fusti con frequente emissione di essudati rosso-arancio. Si verifica l'imbrunimento dei vasi
conduttori.
Prevenzione: Effettuare ampie rotazioni colturali, impiegare varietà resistenti, disinfezione del terreno con vapore,
eliminazione delle piante infette, innesto erbaceo su cv resistenti.
Difesa fitosanitaria: Non vi sono principi attivi efficaci.
Nematodi galligeni: Meloidogyne incognita
Caratteristiche: Il Meloidogyne incognita è la specie più diffusa in Emilia-Romagna, compie nel nord Italia 5 – 7
generazioni all’anno.
Difesa fitosanitaria
Mezzi di difesa eco-compatibili
Colture intercalari e sovescio di piante esca nematocide, appartenti principalmente alla famiglia delle Brassicaceae e
caratterizzate da un elevato contenuto di glucosinolati. I glucosinolati sono sostanze presenti nei tessuti di Brassicaceae
opportunamente selezionate, che in presenza di acqua e dell'enzima endogeno mirosinasi, vengono rapidamente
idrolizzati a isotiocianato o nitrile I glucosinolati e la mirosinasi si trovano entrambi nelle cellule vegetali, ma
compartimentalizzati in siti differenti di una stessa cellula e non mostrano alcuna attività fino a quando non si verificano
lesioni ai tessuti vegetali. La penetrazione del nematode nella radice e il sovescio permettono l’innesco della reazione di
idrolisi, con produzione di sostanze ad azione nematocida quali isotiocianato o nitrile.
Piante-trappola (catch crops). Brassicaceae che possiedono elevate quantità di glucosinolati attivi nelle radici. In seguito
alla rottura dei tessuti radicali, provocata dalla penetrazione del nematode, si avvia la reazione di idrolisi, con produzione
di isotiocianato. Il nematode non riesce a completare il proprio ciclo di sviluppo, all’interno della radice, entro il periodo di
coltivazione della specie biocida (8-12 settimane).
Piante ad azione fumigante. Brassicaceae che possiedono glucosinolati ad elevata attività biologica anche nella parte
aerea. In questo caso le colture intercalari si comportano come generatori di isotiocianato o nitrile, alla stessa stregua dei
nematocidi chimici fumiganti. La maggior parte della loro potenzialità si esplica in seguito alla loro trinciatura e
interramento.
L’utilizzo di piante nematocide rappresenta attualmente il mezzo più efficace di contenimento dei nematodi, con effetti
positivi anche sulla struttura del terreno e sulla dotazione di sostanza organica.
Piante-trappola (catch crops): Eruca sativa cv. Nemat, Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni
Piante ad effetto principale biofumigante: Brassica juncea sel. ISCI 99
Epoche di coltivazione
estivo-autunnale, con sovescio a fine autunno
primaverile, con sovescio almeno 7-10 gg prima dell’impianto della coltura principale
Periodo di coltivazione della specie biocida : circa 12 settimane
Semina: a file con seminatrice da frumento
Quantità di seme:
Brassica juncea sel. ISCI 99 = 8 kg/ha
Eruca sativa cv. Nemat = 6 kg/ha
Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni = 25 kg/ha
Profondità di semina: < 3 cm
Densità di piante: 200 piante / m2
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Il sovescio deve essere effettuato alla piena fioritura, utilizzando macchine operanti in successione a circa un metro di
distanza l’uno dall’altra in particolare un trinciastocchi, con trinciatura molto fine, e una fresa per l’interramento a circa
20 cm di profondità. Al termine delle operazioni di sovescio deve essere effettuata un’abbondante irrigazione per
innescare la reazione di idrolisi con produzione di isotiocianato.
Altre possibilità
Condizionamento tecnologico delle piante verdi e dei semi oleosi in farine e pellets
Distribuzione su terreno nudo, seguita da
interramento e irrigazione (effetto esclusivamente biofumigante)
Da: il sovescio nelle difesa dai nematodi galligeni nelle colture ortive (Giovanna Curto – Servizio Fitosanitario Regione
Emilia-Romagna, Bologna.Luca Lazzeri – CRA, Istituto Sperimentale per le Colture industriali, Bologna
Oidio delle cucurbitacee: Erysiphe cichoracearum, Sphaerotheca fuliginea
Caratteristiche: Sul melone e cocomero: è la crittogama più diffusa, il suo sviluppo è favorito da umidità del 70% e
temperature intorno ai 26°C; causa macchie biancastre polverulente che in seguito si allargano ricoprendo tutta la foglia
e portandola al disseccamento. Sullo zucchino e sul cetriolo: provoca macchie biancastre polverulente che in seguito si
allargano su tutta la foglia.
Prevenzione: Impiego di varietà tolleranti.
Difesa fitosanitaria: E' necessario trattare alla comparsa dei primi sintomi con zolfo, curando bene la bagnatura fogliare.
In alternativa si può utilizzare Ampelomyces quisqualis.
Peronospora: Pseudoperonospora cubensis
Caratteristiche: Il fungo trova ottimali condizioni di sviluppo con temperature comprese tra i 18 e i 23°C e con prolungati
periodi di bagnatura fogliare; i danni consistono nella comparsa di macchie decolorate sulle foglie che in seguito
necrotizzano provocando il diosseccamento dell'intera lamina fogliare. Sul cocomero: la sensibilità del cocopmero risulta
minore in quanto solo 2 ceppi del patogeno sono in grado di infettare la specie.
Prevenzione: La prevenzione si basa su:
ƒ
un'adeguata densità d'impianto
ƒ
una nutrizione azotata equilibrata
ƒ
l'eliminazione dei residui colturali infetti
ƒ
l'adozione di sistemi d'irrigazione localizzati
ƒ
l'arieggiamento delle colture protette.
Difesa fitosanitaria: In caso di previsione di condizioni di elevata e persistente umidità intervenire con trattamenti con sali
di rame.
Ragnetto rosso : Tetranychus urticae
Caratteristiche: Sul melone: provoca macchie decolorate sulla pagina inferiore delle foglie fino all'ingiallimento dell'intera
lamina.
Prevenzione: Sul melone: è importante adottare una nutrizione azotata equilibrata. Evitare trattamenti non strettamente
necessari con prodotti non selettivi.
Difesa fitosanitaria: Sul melone: sia in coltura protetta che in pieno campo risulta efficace l'impiego di acari predatori
(Phytoseiulus persimilis) in numero di 6-15 individui per mq.
Sclerotinia: Sclerotinia sclerotiorum
Caratteristiche: Può colpire durante tutte le fasi del ciclo colturale. Su piante adulte causa la comparsa di macchie fogliari
rotondeggianti necrotiche, circondate da alone clorotico. Tipica l'emissione di essudati gommosi rossastri dal fusto. Il
patogeno è favorito da un abbassamento della temperatura che metti in crisi la pianta.
Prevenzione: La prevenzione si basa su:
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via Marconi 71 40122 Bologna tel:0514211342 – www.tecpuntobio.it
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ƒ
ampie rotazioni colturali
ƒ
impiego di varietà tolleranti
ƒ
impiego di seme sano
ƒ
distruzione dei residui vegetali infetti
ƒ
evitare l'irrigazione a pioggia e il ristagno idrico
ƒ
arieggiamento negli ambienti protetti.
A cura del Gruppo di Lavoro Pro.B.E.R.:
Pierangela Schiatti (Pro.B.E.R.), Loredana Antoniacci (Servizio Fitosanitario Regionale), Massimo Basaglia (Apo Conerpo),
Sergio Gengotti (Catev), Antonio Barreca, Stefano Bongiovanni, Riccardo Cornale, Roberto Ferrari, Marco Pozzati (Centro
Agricoltura Ambiente). Con la collaborazione di Agnese Franceschi (Pro.B.E.R.).
Aggiornamento febbraio 2006
Patata
Le temperature ottimali per la coltivazione della patata sono 14-16° C in fase di germogliazione e 18-20°C in fioritura e
maturazione; oltre i 30°C viene impedito l’accumulo di carboidrati nel tubero con riduzione del peso specifico e
temperature inferiori a 2°C pregiudicano la sopravvivenza delle piante, sono quindi rischiose semine troppo anticipate e
vanno evitate zone soggette a gelate tardive.Sono preferibili suoli franchi o franco sabbiosi, ad elevata permeabilità. Il pH
ottimale è intorno a 6,0-6,5, ma la coltura si adatta bene anche in terreni sub-alcalini. Sono da evitare i terreni acidi e
quelli soggetti a ristagni idrici.
Criteri per la scelta varietale
Nel caso della selezione varietale, i caratteri oggetto di selezione sono: velocità di sviluppo iniziale della pianta, capacità
di copertura del terreno, sensibilità alla Peronospora ed Alternariosi, epoca di maturazione, produzione totale e
commerciale,qualità culinaria ed organolettica dei tuberi, conservabilità.
Rotazioni orticole
Evitare la monosucessione e la successione con altre solanacee. Le rotazioni sono importanti in quanto aiutano a
contenere le infestanti, abbassano la pressione di elateridi e ritardano l’infestazione della prima generazione di dorifora.
La patata non dovrebbe tornare sullo stesso terreno prima di quattro anni. Ottima la rotazione con sovesci a semina
autunno-primaverile con leguminose, crucifere e cerealicole.
Controllo delle infestanti
La patata presenta scarsa capacità di competizione nei confronti delle infestanti, è quindi necessario effettuare un
controllo meccanico di queste mediante strigliature, sarchiature e rincalzature. Gli interventi, per ottenere un buon
controllo, devono essere effettuati valutando lo sviluppo vegetativo della coltura e delle infestanti e scegliendo poi il
metodo più efficace (sarchiature subito dopo l’emergenza della coltura potrebbero danneggiar i germogli).
Tecnica d’impianto
La patata presenta un apparato radicale piuttosto superficiale per tanto sono sufficienti lavorazioni che non superano i
25-30 cm di profondità. Se il terreno presenta ristagno è consigliata una ripuntatura a profondità superiori, per
permettere un buon drenaggio dell'acqua, i ristagni per un periodo di 24-30 ore portano alla morte delle piante.
La distanza tra le file varia normalmente fra 70-80 cm ed i tuberi sono posti sulla fila a 20-30 cm. In Emilia Romagna la
data di semina si colloca nella prima decade di marzo, vanno evitate aree soggette a gelate tardive.
Sovescio
Questa coltura è particolarmente esigente per quanto riguarda la nutrizione, migliorare il contenuto di sostanza organica
del terreno con apporti di letame o compost e con sovesci.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------L’elemento che influisce maggiormente sulle rese e sulla qualità della produzione è l’azoto. Esso facilita lo sviluppo della
coltura, aumentando la superficie fogliare e ritardando, insieme al potassio, la senescenza delle foglie; favorisce inoltre lo
sviluppo di tuberi grossi. Somministrazioni eccessive possono causare ritardi nell’epoca di raccolta, aumentare la
suscettibilità nei confronti di malattie crittogamiche e portare alla formazione di tuberi deformati.
Irrigazione
Sono consigliati interventi irrigui brevi ma frequenti, la fase più delicata è quella dell’ingrossamento dei tuberi. Irrigazioni
tardive possono favorire marciumi radicali e maggiori danni da elateridi.
Difesa fitosanitario della patata
Afide delle cucurbitacee: Aphis gossypii
Caratteristiche: Oltre alle cucurbitacee attacca patata e melanzana. Determina un accartocciamento fogliare e dei
germogli con conseguenze negative sullo sviluppo delle piante e dei frutti. Provoca la trasmissione di gravi cirosi (CMV,
WMV, ZYMV).
Solitamente a partire da fine giugno-inizio luglio, la presenza di predatori naturali molto efficaci come le coccinelle evitano
l'uso di prodotti aficidi.
Prevenzione: Utilizzare varietà resistenti, evitare abbondanti concimazioni azotate, favorire l'attività degli insetti utili
tutelando la vegetazione su cui possono essere presenti, la copertura con tessuto non tessuto ostacola la trasmissione
delle virosi; i trattamenti limitano l'attività degli insetti utili (coccinelle, sirfidi, crisope..).
Difesa fitosanitaria: Uso di varietà tolleranti o copertura con tessuto non tessuto. Alla comparsa dei primi afidi effettuare
un trattamento con piretro, o azadiractina, possibilmente localizzati sui focolai, curando la bagnatura della pagina
inferiore delle foglie.
Afidi: Myzus persicae, Macrosiphum euphorbiae, Aphis gossypii
Caratteristiche: Con le sue punture causano la sottrazione di linfa , ma il danno è quello della trasmissione di virosi.
Prevenzione:
ƒ
nutrizione azotata equilibrata;
ƒ
mantenimento di aree marginali ricche di vegetazione spontanea per aumentare la popolazione di predatori e
parassitoidi.
Difesa fitosanitaria: Considerato che gli afidi possono essere vettori di gravi virosi, intervenire preventivamente o alla
prima comparsa dei parassiti con azadiractina (anche in fertirrigazione), applicando il prodotto nelle ore fresche e poco
luminose della giornata, acidificare l'acqua e distribuire il prodotto in più applicazioni. In caso di infestazoni, intervenire
con piretro, eventualmente in miscela ad olio bianco.
Alternariosi della patata: Alternaria porri f.sp. solan.
Caratteristiche: Causa tacche necrotiche sulle foglie a contorno ben delimitato, con zonature concentriche, che possono
confluire. I sintomi possono manifestarsi su fusti e piccioli, di rado sui tuberi con zone brune e depresse. Veicolo
d'infezione sono in genere i residui vegetativi infetti dell'anno precedente. Le varietà più sensibili sono in genere quelle
più precoci.
Prevenzione:
ƒ
ampie rotazioni colturali;
ƒ
impiego di varietà tolleranti e di semi sani;
ƒ
distruzione dei residui colturali infetti.
Difesa fitosanitaria: I trattamenti antiperonosporici con sali di rame hanno poca efficacia nei confronti dell'alternariosi.
Dorifora: Leptinotarsa decemlineata
Caratteristiche: Fitofago originario del nord America, in Italia durante la seconda guerra mondiale (1943). Provoca danni
all'apparato fogliare gli adulti e soprattutto le larve, che sono molto voraci.
Sverna come adulto a 20-30 cm di profondità nel terreno, per uscirne quando la temperatura raggiunge circa 14°C.
Compie due o tre generazioni all’anno.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Prevenzione: Il metodo principale di prevenzione è la rotazione colturale, che riduce l'infestazione, in quanto viene a
mancare la fonte di nutrimento degli adulti svernanti e si rende difficoltosa la migrazione degli adulti.
Con una corretta rotazione l’infestazione della prima generazione è ritardata.
Difesa fitosanitaria: Prima di effettuare i trattamenti si deve monitorare la presenza del fitofago, in quanto una limitata
defogliazione non produce cali produttivi; come soglia di intervento si considera una media di 4-6 forme mobili per
pianta.
Alla comparsa delle prime infestazioni si può impiegare il Bacillus thuringiensis var. tenebrionis - EG 2424 7.5, molto
efficace sulle larve di I e II età. Su larve più sviluppate si può impiegare il rotenone, che si è dimostrato molto attivo,
eventualmente in miscela ad olio bianco.
I trattamenti si possono ripetere ogni 6-10 giorni in relazione alle necessità. L’imenottero parassitoide delle ovature di
Dorifora Edovum puttleri utilizzato in Colombia ed in Messico per la lotta biologica non è efficace nei nostri climi.
Nematodi galligeni: Meloidogyne incognita
Caratteristiche: Il Meloidogyne incognita è la specie più diffusa in Emilia-Romagna, nei terreni tendenzialmente sciolti.
Compie nel nord Italia 5 – 7 generazioni all’anno. I sintomi sono costituiti da galle sulle radici, provocate dall’azione
trofica diretta del nematode con formazione di cellule giganti polinucleate
Difesa fitosanitaria:
Mezzi di difesa eco-compatibili
Colture intercalari e sovescio di piante esca nematocide, appartenti principalmente alla famiglia delle Brassicaceae e
caratterizzate da un elevato contenuto di glucosinolati. I glucosinolati sono sostanze presenti nei tessuti di Brassicaceae
opportunamente selezionate, che in presenza di acqua e dell'enzima endogeno mirosinasi, vengono rapidamente
idrolizzati a isotiocianato o nitrile I glucosinolati e la mirosinasi si trovano entrambi nelle cellule vegetali, ma
compartimentalizzati in siti differenti di una stessa cellula e non mostrano alcuna attività fino a quando non si verificano
lesioni ai tessuti vegetali. La penetrazione del nematode nella radice e il sovescio permettono l’innesco della reazione di
idrolisi, con produzione di sostanze ad azione nematocida quali isotiocianato o nitrile.
Piante-trappola (catch crops). Brassicaceae che possiedono elevate quantità di glucosinolati attivi nelle radici. In seguito
alla rottura dei tessuti radicali, provocata dalla penetrazione del nematode, si avvia la reazione di idrolisi, con produzione
di isotiocianato. Il nematode non riesce a completare il proprio ciclo di sviluppo, all’interno della radice, entro il periodo di
coltivazione della specie biocida (8-12 settimane).
Piante ad azione fumigante. Brassicaceae che possiedono glucosinolati ad elevata attività biologica anche nella parte
aerea. In questo caso le colture intercalari si comportano come generatori di isotiocianato o nitrile, alla stessa stregua dei
nematocidi chimici fumiganti. La maggior parte della loro potenzialità si esplica in seguito alla loro trinciatura e
interramento.
L’utilizzo di piante nematocide rappresenta attualmente il mezzo più efficace di contenimento dei nematodi, con effetti
positivi anche sulla struttura del terreno e sulla dotazione di sostanza organica.
Piante-trappola (catch crops): Eruca sativa cv. Nemat, Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni
Piante ad effetto principale biofumigante: Brassica juncea sel. ISCI 99
Epoche di coltivazione
estivo-autunnale, con sovescio a fine autunno
primaverile, con sovescio almeno 7-10 gg prima dell’impianto della coltura principale
Periodo di coltivazione della specie biocida : circa 12 settimane
Semina: a file con seminatrice da frumento
Quantità di seme:
Brassica juncea sel. ISCI 99 = 8 kg/ha
Eruca sativa cv. Nemat = 6 kg/ha
Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni = 25 kg/ha
Profondità di semina: < 3 cm
Densità di piante: 200 piante / m2
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Il sovescio deve essere effettuato alla piena fioritura, utilizzando macchine operanti in successione a circa un metro di
distanza l’uno dall’altra in particolare un trinciastocchi, con trinciatura molto fine, e una fresa per l’interramento a circa
20 cm di profondità. Al termine delle operazioni di sovescio deve essere effettuata un’abbondante irrigazione per
innescare la reazione di idrolisi con produzione di isotiocianato.
Altre possibilità
Condizionamento tecnologico delle piante verdi e dei semi oleosi in farine e pellets
Distribuzione su terreno nudo, seguita da
interramento e irrigazione (effetto esclusivamente biofumigante)
Da: il sovescio nelle difesa dai nematodi galligeni nelle colture ortive (Giovanna Curto – Servizio Fitosanitario Regione
Emilia-Romagna, Bologna.Luca Lazzeri – CRA, Istituto Sperimentale per le Colture industriali, Bologna
Elateridi: Agriotes spp.
Caratteristiche: Sono tra i fitofagi della patata i più pericolosi, sia perché causano danni diretti ai tuberi, sia perché non
esiste una lotta biologica efficace.
Gli adulti depongono le uova nelle zone più umide e ricche si s.o.; le larve penetrano nel terreno dove, all'aumentare
della temperatura iniziano a nutrirsi dei tuberi.
Prevenzione: A seconda della specie presente può essere utilile lavorare il terreno nei mesi estivi per uccidere le giovani
larve. Molto importante è anche la tempestività della raccolta, in quanto gli attacchi degli elateridi sono più gravi sui
tuberi maturi.
E' consigliabile monitorare la presenza delle larve nell'autunno precedente l'impianto mediante vasi trappola.
Effettuare rotazioni ampie, evitare la patata dopo prati, medicai, frutteto, dopo abbondanti concimazioni con letame e
qualora nell'anno precedente si fossero verificati danni da Elateridi.
Difesa fitosanitaria: Possono essere utili lavorazioni superficiali ripetute oppure l'impiego di Beauveria Bassiana
frazionandolo in 2 applicazioni (pre semina/rincalzatura).
Peronospora della patata: Phytopthora infestans
Caratteristiche: Avversità pericolosa, può compromettere totalmente le produzion: L'infezione prende avvio in genere dai
residui vegetativi precedenti.
Sulle foglie provoca la comparsa di macchie inizialmente chiare che poi necrotizzano, se l'attacco non viene efficacemente
combattuto nelle parte aerea, il fungo può attaccare i tuberi provocando marciumi.
Le infezioni sono favorite da piogge o condizioni meteoriche che tengono la superficie delle foglie bagnata per 10-12 ore
con temperature superiori a 10°C.
Il periodo di incubazione varia da 2-3 giorni a 5-6 giorni in relazioini alle condizioni di temperatura e umidità.
Le varietà più sensibili sono: Primura, Liseta, Agata. La più tollerante è Kennebec.
Prevenzione: Misure preventive:
ƒ
equilibrata fertilizzazione azotata;
ƒ
irrigazione localizzata;
ƒ
impiego di tuberi sani;
ƒ
scelta di varietà poco sensibili;
ƒ
ampie rotazioni con colture non sensibili al patogeno;
ƒ
distruzione dei residui vegetativi infetti.
Difesa fitosanitaria: Quando la fase fenologica della patata è fra emergenza e 2-4 foglie, il rischio di infezioni è basso,
dalle fasi successive la pianta risulta suscettibile. In relazione allo stadio di sviluppo, intervenire con prodotti rameici in
previsione di precipitazioni.
Aumentare le dosi in base alle precipitazioni, alla sensibilità varietale e alla destinazione dei tuberi. Intervenire prima
delle precipitazioni e delle irrigazioni.
Collegamenti : Scheda SFR: peronospora del pomodoro e della patata
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Scabbia: Spongostera subterranea
Caratteristiche: Si manifesta sui tuberi, che sotto la buccia si anneriscono, con comparsa di pustole nerastre cancerose,
che si laceranofacendo fuoriuscire una polvere bruna. Tuberi e radici si deformano. Le pustole liberano spore durevoli in
glomeruli che si conservano nel terreno.
Prevenzione: Le misure preventive si concretizzano nel controllo dei tuberi prima della semina, per evitare di seminare
tuberi infettie nell'effettuare ampie rotazioni.
Difesa fitosanitaria: Non vi sono principi attivi di origine naturale di efficaci.
Tignola della patata: Pthorimea operculella
Caratteristiche: Fitofago di origine americana, le larve biancastre che da giovani praticano delle mine nelle foglie, poi
delle gallerie nei fusti, quindi delle gallerie con tipiche formazioni sericee nei tuberi.
Sverna come larva o crisalide, compie da 3 a 6 generazioni/anno.
L'avversità è presente nella zona sud-orientale della Provincia di Bologna.
Difesa fitosanitaria: Monitoraggio con trappole a feromoni.
Virosi : Accartocciamento della patata (Plrv).
Caratteristiche: La patata può avere diverse virosi, ma l'accortacciamento fogliare è una delle più gravi. I sintomi si
possono verificare dal germogliamento, se i tuberi seme erano infetti, sulle foglioline apicali se la virosi è trasmessa in
seguito. Schiarimento delle foglie che si arrotolano verso l'alto.
Prevenzione: Le virosi sono trasmesse da vettori, gli afidi. Eliminare le piante infette. Utilizzare tuberi sani ai trapianti.
Difesa fitosanitaria: Quando compaiono i sintomi, la virosi è diffusa. Per il contenimento, a livello preventivo,
eseguire la lotta ai vettori (vedi afidi).
si può
A cura del Gruppo di Lavoro Prober
Pierangela Schiatti (Pro.B.E.R.), Loredana Antoniacci (Servizio Fitosanitario Regionale), Massimo Basaglia (Apo Conerpo),
Sergio Gengotti (Catev), Antonio Barreca, Stefano Bongiovanni, Riccardo Cornale, Roberto Ferrari, Marco Pozzati (Centro
Agricoltura Ambiente), Cristina Piazza (Az.Sp.Stuard), Graziano Miani, Fausto Smaia (AgriTes), Lamberto Dal Re,
Christian Grassi, Sandro Bolognesi (Az. Sp. Marani). Con la collaborazione di Agnese Franceschi (Pro.B.E.R.).
Aggiornamento febbraio 2006
Peperone
Essendo una specie di origine tropicale, il peperone è molto esigente dal punto di vista termico. La temperatura ideale
notturna è di 16-18°C e diurna di 24-26°C. Al di sotto dei 15°C l’accrescimento della pianta è ridotto e si arresta
completamente a partire da una temperatura di 10°C. In condizioni di scarsa luminosità si ha una riduzione nell’emissione
di fiori e nella fertilità del polline. I terreni più adatti sono quelli di medio impasto, ben strutturati e drenati con un pH
compreso tra 5,5-7.
Criteri per la scelta varietale
Il peperone presenta un ampia gamma di tipologie (quadrate, rettangolari, a corno più o meno allungato ecc.), colori e
pezzature della bacca. Nella scelta delle cultivar è estremamente importante privilegiare quelle dotate di resistenze
genetiche, tenendo sempre in considerazione le esigenze dei mercati.
Rotazioni orticole
Evitare il ristoppio o la successione con altre solanacee ed effettuare rotazioni di almeno 4 o 5 anni. Il peperone si
avvantaggia di sovesci a semina autunnale con interramento 10-15 giorni prima del trapianto.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Controllo delle infestanti
Utilizzando la pacciamatura con materiali vegetali, film biodegradabili o plastici si ha un buon controllo delle infestanti
lungo la fila. Nei terreni argillosi, non pacciamati, sono consigliabili interventi di rincalzatura e sarchiatura con lo scopo di
controllare le infestanti e di limitare le perdite di umidità. La rincalzatura inoltre se effettuata quando la base del fusto
assume consistenza legnosa, favorisce l’emissione di radici avventizie.
Fertilizzazione
Il peperone è una pianta molto esigente in termini nutrizionali e si avvantaggia molto della disponibilità di sostanza
organica; gli apporti devono essere finalizzati al mantenimento e/o incremento del contenuto di humus e dell’attività
biologica del terreno. La nutrizione azotata, non deve essere però eccessiva, pena l’incremento di suscettibilità a
numerosi patogeni.
Impianto
Il trapianto viene effettuato con piantine prodotte in vivaio con il primo palco fiorale già abbozzato (fine marzo con
coltura in serra, fine aprile con tunnel veronese). é necessario predisporre strutture di sostegno per mantenere in
posizione eretta la pianta di peperone, evitare la rottura delle branche ed avere frutti sani e integri. Le distanze tra le file
possono variare da 80 a 100 cm con piante a 30-40 cm sulla fila.
Irrigazione
Per il suo apparato radicale poco sviluppato e per la lunga fase di crescita e di coltivazione, il peperone necessita di
umidità elevata e costante. Eseguire interventi irrigui frequenti con volumi medio-bassi. In condizioni di carenza idrica si
ha infatti la cascola dei fiori e dei frutticini allegati, oltre a un ritardo nell'accrescimento delle bacche, con deprezzamento
delle stesse.
Sono consigliabili, per limitare la bagnatura fogliare e lo sviluppo di malattie dell’apparato radicale, sistemi di irrigazione
localizzati (a goccia o a manichetta).
Difesa fitosanitaria peperone
Afidi: Myzus persicae, Macrosiphum euphorbiae, Aphis gossypii
Caratteristiche: Con le sue punture causano la sottrazione di linfa , ma il danno è quello della trasmissione di virosi.
Prevenzione:
ƒ
nutrizione azotata equilibrata;
ƒ
mantenimento di aree marginali ricche di vegetazione spontanea per aumentare la popolazione di predatori e
parassitoidi.
Difesa fitosanitaria: Considerato che gli afidi possono essere vettori di gravi virosi, intervenire preventivamente o alla
prima comparsa dei parassiti con azadiractina (anche in fertirrigazione), applicando il prodotto nelle ore fresche e poco
luminose della giornata, acidificare l'acqua e distribuire il prodotto in più applicazioni.
In caso di infestazioni, intervenire con piretro, eventualmente in miscela ad olio bianco.
Batteriosi: Xanthomonas, Pecto bacterium
Difesa fitosanitaria: Alla comparsa dei primi sintomi intervenire con sali di rame.
Cancrena pedale del peperone: Phytoptora capsici
Caratteristiche: Nelle radici e annerimenti nella zona del colletto si manifestano aree depresse verdastre che poi
necrotizzazno diventano brune, interessando tutta la circonferenza del colletto. La parte aerea avvizzisce. Facorito da
temperature 25-28°C e ristagni idrici.
Prevenzione: La prevenzione si basa su: ampie rotazioni colturali, impiego di seme sano, distruzione dei residui vegetali
infetti, evitare i ristagni idrici, arieggiamento negli ambienti protetti.
Difesa fitosanitaria: Si possono utilizzare sali di rame dopo la semina o in post-emergenza con trattamenti localizzati sulle
piante che bagniono il colletto.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Fusariosi: Fusarium oxysporum f.sp. lycopersici
Caratteristiche: Sintomatologia simile alla verticillosi, entrambe interessano i tessuti vascolari. Aspetto sofferente
dell'apparato aereo, a partire dalle foglie basali. All'interno del fusto si verificano annerimenti vascolari. La pianta
avvizzisce e dissecca. Grave con temperature elevate, 26-32°C.
Prevenzione:
ƒ
ampie rotazioni colturali con graminacee e leguminose (le clamidospore hanno però vitalità lunga);
ƒ
apporto di sostanza organica;
ƒ
sovescio;
ƒ
impiego di varietà tolleranti;
ƒ
impiego di materiale di propagazione sano;
ƒ
accurato drenaggio;
ƒ
irrigazione localizzata.
Difesa fitosanitaria: Non vi sono principi attivi efficaci.
Marciume apicale: Fisiopatia
Caratteristiche: Sono causate da squilibri idrici in fase di ingrossamento frutti.
Moria delle piantine: Phytium debarianum, Phytium spp.
Caratteristiche: I Phytium provocano un'evidente strozzatura necrotica ed imbrunita al colletto delle piantine che allettano
ed avvizziscono. Il sintomo si può estendere all'intero semenzaio.
Prevenzione: Importante evitare di riciclare i terricci nei semenzali, sterilizzare le strutture, evitare ristagni idrici, evitare
ristagni di umidità con una corretta aerazione, illuminare l'ambiente in modo da evitare la "filatura" delle piantine, che
diventerebbero più sensibili.
Difesa fitosanitaria: Non vi sono prinicipi attivi di origine naturale di dimostrata efficacia.
Nematodi galligeni: Meloidogyne incognita
Caratteristiche: Il Meloidogyne incognita è la specie più diffusa in Emilia-Romagna, nei terreni tendenzialmente sciolti.
Compie nel nord Italia 5 – 7 generazioni all’anno. I sintomi sono costituiti da galle sulle radici, provocate dall’azione
trofica diretta del nematode con formazione di cellule giganti polinucleate.
Difesa fitosanitaria
Mezzi di difesa eco-compatibili
Colture intercalari e sovescio di piante esca nematocide, appartenti principalmente alla famiglia delle Brassicaceae e
caratterizzate da un elevato contenuto di glucosinolati. I glucosinolati sono sostanze presenti nei tessuti di Brassicaceae
opportunamente selezionate, che in presenza di acqua e dell'enzima endogeno mirosinasi, vengono rapidamente
idrolizzati a isotiocianato o nitrile I glucosinolati e la mirosinasi si trovano entrambi nelle cellule vegetali, ma
compartimentalizzati in siti differenti di una stessa cellula e non mostrano alcuna attività fino a quando non si verificano
lesioni ai tessuti vegetali. La penetrazione del nematode nella radice e il sovescio permettono l’innesco della reazione di
idrolisi, con produzione di sostanze ad azione nematocida quali isotiocianato o nitrile.
Piante-trappola (catch crops). Brassicaceae che possiedono elevate quantità di glucosinolati attivi nelle radici. In seguito
alla rottura dei tessuti radicali, provocata dalla penetrazione del nematode, si avvia la reazione di idrolisi, con produzione
di isotiocianato. Il nematode non riesce a completare il proprio ciclo di sviluppo, all’interno della radice, entro il periodo di
coltivazione della specie biocida (8-12 settimane).
Piante ad azione fumigante. Brassicaceae che possiedono glucosinolati ad elevata attività biologica anche nella parte
aerea. In questo caso le colture intercalari si comportano come generatori di isotiocianato o nitrile, alla stessa stregua dei
nematocidi chimici fumiganti. La maggior parte della loro potenzialità si esplica in seguito alla loro trinciatura e
interramento.
L’utilizzo di piante nematocide rappresenta attualmente il mezzo più efficace di contenimento dei nematodi, con effetti
positivi anche sulla struttura del terreno e sulla dotazione di sostanza organica.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Piante-trappola (catch crops): Eruca sativa cv. Nemat, Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni
Piante ad effetto principale biofumigante: Brassica juncea sel. ISCI 99
Epoche di coltivazione
estivo-autunnale, con sovescio a fine autunno
primaverile, con sovescio almeno 7-10 gg prima dell’impianto della coltura principale
Periodo di coltivazione della specie biocida : circa 12 settimane
Semina: a file con seminatrice da frumento
Quantità di seme:
Brassica juncea sel. ISCI 99 = 8 kg/ha
Eruca sativa cv. Nemat = 6 kg/ha
Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni = 25 kg/ha
Profondità di semina: < 3 cm
Densità di piante: 200 piante / m2
Il sovescio deve essere effettuato alla piena fioritura, utilizzando macchine operanti in successione a circa un metro di
distanza l’uno dall’altra in particolare un trinciastocchi, con trinciatura molto fine, e una fresa per l’interramento a circa
20 cm di profondità. Al termine delle operazioni di sovescio deve essere effettuata un’abbondante irrigazione per
innescare la reazione di idrolisi con produzione di isotiocianato.
Altre possibilità
Condizionamento tecnologico delle piante verdi e dei semi oleosi in farine e pellets
Distribuzione su terreno nudo, seguita da
interramento e irrigazione (effetto esclusivamente biofumigante)
Da: il sovescio nelle difesa dai nematodi galligeni nelle colture ortive (Giovanna Curto – Servizio Fitosanitario Regione
Emilia-Romagna, Bologna.Luca Lazzeri – CRA, Istituto Sperimentale per le Colture industriali, Bologna
Piralide: Ostrinia nubilalis
Prevenzione: Distruggere i residui colturali di mais per eliminare le larve svernanti. E' opportuno evitare avvicendamenti
colturali stretti fra colture suscettibili (mais, peperone, fagiolino).
Difesa fitosanitaria: Intervenire con Bacillus thuringiensis, ripetere l'intervento. Utilizzare le trappole per verificare la
presenza dell'avversità. Su peperone in serra è utile utilizzare la rete antinsetto.
Scottature solari: Fisiopatia
Caratteristiche: Sono causate da squilibri idrici in fase di ingrossamento frutti.
Tripidi: Thrips tabaci
Caratteristiche: Sono molto diffusi nell'areale emiliano-romagnolo; con le loro punture di nutrizione provocano
depigmentazioni diffuse, lo stato di sofferenza della pianta favorisce l'insediamento di infezioni dovute ad attacchi di
alternaria e botrite. Le cultivar tardive sono le più suscettibili agli attacchi.
Difesa fitosanitaria: E' stato recentemente proposto un prodotto a base di Beauveria bassiana.
Verticillosi: Verticillum dahliae, Verticillium albo-atrum
Caratteristiche: Aspetto sofferente dell'apparato aereo, a partire dalle foglie basali. All'interno del fusto si verifiano
annerimenti vascolari. La pianta avvizzisce e dissecca.
Prevenzione: Misure preventive:
ƒ
ampie rotazioni colturali con graminacee e leguminose
ƒ
apporto di sostanza organica
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ƒ
sovescio
ƒ
impiego di varietà tolleranti
ƒ
-impiego di materiale di propagazione sano
ƒ
accurato drenaggio
ƒ
irrigazione localizzata
Difesa fitosanitaria: Non vi sono prinicipi attivi efficaci.
A cura del Gruppo di Lavoro Pro.B.E.R:
Pierangela Schiatti (Pro.B.E.R.), Loredana Antoniacci (Servizio Fitosanitario Regionale), Massimo Basaglia (Apo Conerpo),
Sergio Gengotti (Catev), Antonio Barreca, Stefano Bongiovanni, Riccardo Cornale, Roberto Ferrari, Marco Pozzati (Centro
Agricoltura Ambiente). Con la collaborazione di Agnese Franceschi (Pro.B.E.R.).
Aggiornamento febbraio 2006
Fragola
Nella coltivazione biologica della fragola è essenziale avere una buona dotazione di sostanza organica, utilizzare quindi
sovesci ed ammendamenti, effettuare rotazioni adeguate e scegliere varietà resistenti o tolleranti alle avversità e vocate
all’ambiente di coltivazione. La fragola predilige terreni sciolti o di medio impasto, con un contenuto di sostanza organica
superiore al 2% e non tollera i ristagni idrici, sono consigliate quindi aree ventilate e l’adozione di adeguate pratiche
agronomiche. Grazie alle numerose cultivar esistenti si adatta comunque agli ambienti pedoclimatici più disparati.
Materiale di propagazione
Nelle colture annuali praticate nella pianura padana è diffuso l’impiego di piante frigoconservate, in quanto assicurano
una maggior pezzatura dei frutti. In zone con limitata disponibilità idrica sono consigliate anche cime radicate in vasetto o
alveolari.
Scelta varietale
Nella scelta varietale si può disporre delle indicazioni fornite dal campo sperimentale dell’Istituto Sperimentale per la
Frutticoltura situato a Cesena.
Varietà
Epoca di raccolta
Caratteristiche
Alba
Precoce
Buona rusticità, grossa pezzatura, colore brillante. Buono il potenziale
produttivo anche se non sempre costante.
Queen Elisa
Precoce
Elevata produttività,ma richiede un maggior numero di stacchi rispetto ad
alba. Polpa molto consistente e di colore chiaro. Con trapianti tardivi eccessi
di vegetazione e frutti meno zuccherini.
Clery
Precoce
Adatta ad ambienti continentali europei, buona rusticità, si presta all’utilizzo
di piante da cima radicata. Ottime caratteristiche organolettiche. Sensibile al
mal bianco.
Maya
Medio-Precoce
Buona rusticità. Scarsa consistenza della polpa e resistenza della superficie,
possibili problemi in raccolta e post raccolta per attacchi di botrite.
Patty
Medio-Precoce
Interessante per le produzioni autunnali, molto rustica e d elevata
produttività. Facilità di distacco del calice e scarsa consistenza della polpa.
Onda
Medio-Tardiva
Buona rusticità, grossa pezzatura. Sensibile alle batteriosi. Necessita di un
trapianto precoce per la difficoltà ad emettere germogli
Roxana
Tardiva
Elevate rusticità e produttività. Grossa pezzatura. Sensibile ai marciumi,
scarso sapore.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------La stanchezza del terreno
Per l’imitare gli effetti della stanchezza del terreno la fragola non dovrebbe tornare prima di 3-4 anni sul medesimo suolo.
Nella rotazione sono sconsigliabili precessioni con solanacee (patate, pomodoro, ecc.) e liliacee (cipolla, aglio, ecc.),
mentre sono favorevoli precessioni con pisello, spinacio, fagiolino, orzo e grano.
Effettuando sovesci con Brassicacee (es. Brassica Juncea e Rapistrum rugosum), oltre ad apportare sostanza organica si
ha un azione di biodisinfezione del terreno, grazie all’ emissione da parte di queste essenze di sostanze capaci di limitare
lo sviluppo di alcuni patogeni come Phytophthora, Verticillium, Phythium e Rhizoctonia. L’effetto di queste sostanze può
essere aumentato abbinando al sovescio la tecnica della solarizzazione per un periodo non inferiore ai 30-40 giorni
(luglio). Con questa tecnica il terreno dopo l’interramento della massa sovesciata viene coperto con un film plastico
trasparente per facilitare l’innalzamento della temperatura fino a livelli critici per numerosi patogeni e per intrappolare i
componenti volatili ad attività biocida rilasciati dalle essenze.
Fertilizzazione
La fragola necessita di una buona dotazione organica del terreno, si consiglia quindi un’abbondante concimazione
d’impianto con letame o altri prodotti ammendanti (400-550 ql/ha di letame o 200 ql/ha compost).
Il sovescio (orzo, veccia e favino), anche se in generale quantità minore del letame, determina un buon apporto di
elementi nutritivi, migliora la struttura del terreno e controlla lo sviluppo delle infestanti. Ottima pratica è interrare il
sovescio unito a letame o compost.
Considerando lo sviluppo superficiale delle radici della coltura deve essere effettuato un interramento poco profondo sia
dei concimi che del sovescio.
Le fasi fenologiche in cui la fragola necessita maggiormente di un’adeguata nutrizione sono : l’induzione a fiore, la
fioritura e la maturazione dei frutti.
L’azoto, essenziale per lo sviluppo vegetativo e riproduttivo, viene maggiormente richiesto dopo il trapianto. Evitare
concimazioni eccessive che portano ad effetti negativi sulle caratteristiche organolettiche dei frutti e aumentano la
sensibilità ai marciumi.
Il potassio, elemento maggiormente asportato, influisce sulla produzione, anticipa la maturazione ed aumenta il
contenuto in zuccheri solubili, acidità totale e sostanza secca. In un terreno con buona dotazione di organica non sono
necessarie somministrazioni di questo elemento così come di fosforo.
Se con i soli ammentanti non viene garantito un adeguato nutrimento alla produzione, i nutrienti possono essere
apportati tramite fertirrigazione.
La fertirrigazione
L’azoto organico apportato con il letame mineralizza lentamente e può non soddisfare l’esigenza della coltura in momenti
critici, per favorire quindi la differenziazione a fiore delle gemme si consiglia di apportare azoto in post trapianto (ad
attecchimento avvenuto).
In seguito intervenire in primavera, fase di ingrossamento dei frutti, con azoto prontamente disponibile (es. sangue
secco, preparati a base di residui di macellazione idrolizzati),
Per quanto riguarda il potassio può essere necessario, vista l’influenza sulle caratteristiche organolettiche del frutto, un
apporto primaverile. Per la fertirrigazione la borlanda è l’ammendante organico con il maggior contenuto di potassio.
Importante per l’assorbimento dei nutrienti è il pH della soluzione, in fertirrigazione se l’acqua d’irrigazione presenta pH
troppo elevati possono essere utilizzati acidi organici a catene corta (citrico, acetico, ecc.)
Preparazione del terreno e impianto
La preparazione del suolo deve essere accurata, le lavorazioni devono essere eseguite con il terreno in tempera,
preferendo attrezzi discissori piuttosto che rivoltatori. La fragola presenta un apparato radicale abbastanza superficiale, i
primi 15-20 centrimetri di suolo richiedono quindi un buon grado di affinamento, vanno inoltre create prode
particolarmente rialzate (20-30 centimetri) per favorire lo sgrondo delle acque.
La scelta della fila singola o doppia deve essere effettuata in funzione della varietà adottata e delle condizioni
pedoclimatiche. La distanza e l’epoca di impianto dipendono dalla cultivar, dal tipo di materiale utilizzato, dal tipo di
coltura e dalle condizioni pedoclimatiche (generalmente tra le file 30-35 cm e sulla fila 30-40 cm).
Il materiale più diffuso e utilizzabile in biologico per la pacciamatura è il polietilene nero, in alternativa può essere
utilizzato un film plastico trasparente (permette di effettuare la solarizzazione) che può essere mantenuto, previa foratura
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------prima del trapianto, per tutta la durata della coltura; questo sistema non permette però un buon contenimento delle erbe
infestanti (es. sviluppo sotto il telo di infestanti termofile come Portulaca oleracea).
Per coprire l’interfila a partire dalla primavera si consiglia di utilizzare la paglia, per mantenere puliti i frutti, l’imitare lo
sviluppo delle infestanti e rendere più agevole l’entrata in campo.
Al momento del trapianto è possibile effettuare un bagno, come azione preventiva con prodotti a base di batteri (es.
Mycostop) o funghi, antagonisti naturali di diversi patogeni.
Controllo delle infestanti
L’utilizzo della pacciamatura nere permette un ottimo controllo delle infestanti lungo la fila, tra le bine può essere
effettuato un controllo meccanico.
Irrigazione
L’irrigazione influenza notevolmente la qualità dei frutti, sono consigliati sistemi a goccia o a manichetta posti sotto la
pacciamatura, per evitare di bagnare la vegetazione e favorire l’insorgenza di malattie. Durante l’attecchimento sono
necessari frequenti interventi irrigui,in coltura protetta dalla ripresa vegetativa fino ai primi frutti bianchi 1 intervento a
settimana, 2 da pre raccolta in poi; in pieno campo generalmente l’ irrigazione è superflua.
Difesa fitosanitaria fragola
Afidi: Macrosiphum euphiorbiae, Chetosiphon fragaefolii
Caratteristiche: Entrambe le specie svernano sulla fragola e all'innalzamento della temperatura iniziano a moltiplicarsi
rapidamente infestando gli organi vegetativi ricoprendoli di melata, le infestazioni possono riguardare anche i frutti
rendendoli non idonei alla commercializzazione. Gli attacchi più gravi si manifestano sulle colture protette, le infestazioni
in pieno campo sono in genere meno gravi.
Prevenzione: Per prevenire gli attacchi da afidi è consigliabile mantenere la presenza di aree marginali ricche di
vegetazione spontanea per favorire la presenza di predatori e parassitoidi, anche una nutrizione equilibrata favorisce la
difesa della pianta dagli attacchi degli afgli afidi.
Difesa fitosanitaria: In caso di infestazioni precoci si consiglia di intervenire con prodotti a base di piretro per ridurre
l'infestazione; se le infestazioni permangono anche nel periodo di raccolta è consigliabile effettuare lavaggi con sali di
potassio per disturbare l'attività degli afidi e rimuovere la melata. Contro il Chetosiphum fragaefolii le larve di crisopa
hanno difficoltà di predazione è quindi necessario intervenire con piretro e se le infestazioni sono elevate, ricorrere a
lavaggi con sali di potassio.
Botrite : Botrytis cinerea
Caratteristiche: Il controllo della malattia è più agevole in coltura protetta che in pieno campo. E' uno dei patogeni più
dannosi in quanto provoca danni direttamente sui frutti e fiori, l'insediamento del fungo nei tessuti della pianta avviene
principalmente attraverso ferite e lesioni; la sua diffusione avviene per mezzo del vento e della pioggia o per contatto tra
frutti ammalati e sani; lo sviluppo del patogeno è ottimale a 25°C ed elevato tenore di umidità.
Prevenzione: Scegliere adeguate densità d’impianto per favorire una rapida asciugatura delle piante, coltivazione su fila
semplice, irrigazione localizzata, nutrizione azotata equilibrata, adeguato drenaggio, areazione delle colture protette,
allontanamento dei frutti colpiti.
Difesa fitosanitaria: Al momento attuale non si è a conoscenza di prodotti efficaci contro la muffa grigia: prodotti a base
di propoli, silicato di sodio, hanno dimostrato una efficacia limitata.
Collasso: Fusarium spp., Phytophtora spp., Pythium spp., Rhizoctonia spp., Verticillium spp.
Caratteristiche: Sono colpiti il colletto e le radici delle piante, provocando una riduzione dello sviluppo e della produttività.
Si manifesta da inizio raccolta con imbrunimento dei margini fogliari ed un temporaneo appassimento nelle ore più calde,
poi si può avere avvizzimento e collasso delle piante.
Prevenzione: Impostare rotazioni colturali ampie, apportare sostanza organica, impiegare varietà tolleranti e materiale di
propagazione sano. Curare in particolare il drenaggio. Solarizzazione.
Difesa fitosanitaria: Non esistono prodotti efficaci.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Limacce: Deroceras reticulatum, Arion spp.
Caratteristiche: Sulla fragola: svolgono attività prevalentemente notturna e solo occasionalmente possono arrecare danno
a frutti.
Difesa fitosanitaria: Si possono utilizzare esche a base di Metaldeide fino al 31 marzo 2006. Buoni risultati ha fornito
l'ortofostato di ferro.
Maculatura angolare della fragola: Xanthomonas fragariae pv. vesicatoria
Caratteristiche: La diffusione del batterio avviene per mezzo delle piogge e dell'irrigazione per aspersione, la
penetrazione del patogeno avviene attraverso gli stomi o eventuali ferite; i sintomi sono rappresentati da macchie
idropiche di forma angolare che in seguito necrotizzano che compaiono sia sulle foglie che sulle brattee dei frutti. Lo
sviluppo del patogeno è favorito da temperature diurne di 20°C e basse temperature notturne, unitamente ad elevata
umidità.
Prevenzione: Misure preventive:
ƒ
ampie rotazioni colturali
ƒ
nutrizione azotata equilibrata
ƒ
impiego di varietà tolleranti
ƒ
impiego di materiale di propagazione sano
ƒ
eliminazione dei residui colturali infetti
ƒ
irrigazione localizzata.
Difesa fitosanitaria: La difesa dalla maculatura angolare si basa su prodotti a base di rame, per cui i trattamenti
coincidono con quelli effettuati per la vaiolatura. Il primo trattamento va effettuato al superamento della crisi di trapianto,
successivamente è consigliabile trattare 1-2 volte a distanza di 15 giorni a seconda dell'andamento climatico, altri
trattamenti vanno effettuati dopo l'eliminazione della vecchia vegetazione per proteggere le ferite e prima dell'inizio della
fioritura.
Collegamenti: Scheda SFR: Maculatura angolare della fragola
Marciume bruno del colletto: Phytophthora cactorum
Caratteristiche: Inizialmente la malattia si presenta con l'appassimento delle foglie più giovani. La parte centrale del
rizoma presenta, al taglio, una alterazione rosso scura con tessuti spugnosi.
Prevenzione: Misure preventive:
ƒ
ampie rotazioni colturali
ƒ
impiego di materiale di propagazione sano
ƒ
eliminazione dei residui colturali infetti
ƒ
curare lo sgrondo delle acque, evitando ristagni al colletto.
Difesa fitosanitaria: Non vi sono principi attivi di origine naturale di efficaci.
Nematodi galligeni: Meloidogyne incognita
Caratteristiche: Il Meloidogyne incognita è la specie più diffusa in Emilia-Romagna, nei terreni tendenzialmente sciolti.
Compie nel nord Italia 5 – 7 generazioni all’anno. I sintomi sono costituiti da galle sulle radici, provocate dall’azione
trofica diretta del nematode con formazione di cellule giganti polinucleate.
Difesa fitosanitaria
Mezzi di difesa eco-compatibili
Colture intercalari e sovescio di piante esca nematocide, appartenti principalmente alla famiglia delle Brassicaceae e
caratterizzate da un elevato contenuto di glucosinolati. I glucosinolati sono sostanze presenti nei tessuti di Brassicaceae
opportunamente selezionate, che in presenza di acqua e dell'enzima endogeno mirosinasi, vengono rapidamente
idrolizzati a isotiocianato o nitrile I glucosinolati e la mirosinasi si trovano entrambi nelle cellule vegetali, ma
compartimentalizzati in siti differenti di una stessa cellula e non mostrano alcuna attività fino a quando non si verificano
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------lesioni ai tessuti vegetali. La penetrazione del nematode nella radice e il sovescio permettono l’innesco della reazione di
idrolisi, con produzione di sostanze ad azione nematocida quali isotiocianato o nitrile.
Piante-trappola (catch crops). Brassicaceae che possiedono elevate quantità di glucosinolati attivi nelle radici. In seguito
alla rottura dei tessuti radicali, provocata dalla penetrazione del nematode, si avvia la reazione di idrolisi, con produzione
di isotiocianato. Il nematode non riesce a completare il proprio ciclo di sviluppo, all’interno della radice, entro il periodo di
coltivazione della specie biocida (8-12 settimane).
Piante ad azione fumigante. Brassicaceae che possiedono glucosinolati ad elevata attività biologica anche nella parte
aerea. In questo caso le colture intercalari si comportano come generatori di isotiocianato o nitrile, alla stessa stregua dei
nematocidi chimici fumiganti. La maggior parte della loro potenzialità si esplica in seguito alla loro trinciatura e
interramento.
L’utilizzo di piante nematocide rappresenta attualmente il mezzo più efficace di contenimento dei nematodi, con effetti
positivi anche sulla struttura del terreno e sulla dotazione di sostanza organica.
Piante-trappola (catch crops): Eruca sativa cv. Nemat, Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni
Piante ad effetto principale biofumigante: Brassica juncea sel. ISCI 99
Epoche di coltivazione
estivo-autunnale, con sovescio a fine autunno
primaverile, con sovescio almeno 7-10 gg prima dell’impianto della coltura principale
Periodo di coltivazione della specie biocida : circa 12 settimane
Semina: a file con seminatrice da frumento
Quantità di seme:
Brassica juncea sel. ISCI 99 = 8 kg/ha
Eruca sativa cv. Nemat = 6 kg/ha
Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni = 25 kg/ha
Profondità di semina: < 3 cm
Densità di piante: 200 piante / m2
Il sovescio deve essere effettuato alla piena fioritura, utilizzando macchine operanti in successione a circa un metro di
distanza l’uno dall’altra in particolare un trinciastocchi, con trinciatura molto fine, e una fresa per l’interramento a circa
20 cm di profondità. Al termine delle operazioni di sovescio deve essere effettuata un’abbondante irrigazione per
innescare la reazione di idrolisi con produzione di isotiocianato.
Altre possibilità
Condizionamento tecnologico delle piante verdi e dei semi oleosi in farine e pellets
Distribuzione su terreno nudo, seguita da
interramento e irrigazione (effetto esclusivamente biofumigante)
Da: il sovescio nelle difesa dai nematodi galligeni nelle colture ortive (Giovanna Curto – Servizio Fitosanitario Regione
Emilia-Romagna, Bologna.Luca Lazzeri – CRA, Istituto Sperimentale per le Colture industriali, Bologna
Nottue fogliari : : Phlogophora meticulosa, Mamestra spp.,
Spoddoptera exigua, Heliothus armigera
Agrotis segetum, Agrotis ipsilon, Agrocola lycnidis,
Caratteristiche: In genere determinano danni di scarsa entità, i trattamenti sono giustificati solo in caso di attacchi
generalizzati. I danni sono causati dalle larve su organi e in periodi che variano da specie a specie; i danni più gravi sono
provocati da Agrocola lycnidis soprattutto negli impianti in tunnel in quanto attaccano sia le foglie che i fiori e i frutticini
(per fragola).
Difesa fitosanitaria: In caso di infestazione diffusa intervenire con Bacillus thuringiensis, intervenendo ripetutamente a
distanza di 6-7 giorni.
Oidio della fragola: Sphaeroteca macularis - Oidium fragariae
Caratteristiche: Le infezioni sono in genere più gravi in coltura protetta che in pieno campo. La diffusione per mezzo dei
conidi avviene in coltura protetta all'inizio della primavera oppure in pieno campo nel periodo settembre ottobre, con
temperature intorno ai 20°C, alta umidità e scarse precipitazioni. I sintomi della malattia sono riscontrabili su tutti gli
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------organi verdi della pianta, sui fiori e sui frutti; sulle foglie si manifestano decolorazioni che a volte si rivestono di una
patina biancastra, possono manifestarsi alterazioni cromatiche violacee. Le piante colpite manifestano un minore vigore
vegetativo e, specialmente con attacchi su fiori e frutti, una minore produttività.
Prevenzione: Per prevenire lo sviluppo di questo patogeno è consigliabile impiegare varietà tolleranti ed effettuare
concimazioni equilibrate.
Difesa fitosanitaria: La difesa è basata sull'impiego di zolfo, si interviene nella fase di post-trapianto, ripetere fino al
riposo vegetativo ogni 10 -14 giorni a seconda della sensibilità varietale e della presenza della malattia; alla ripresa
vegetativa effettuare trattamenti a cadenza settimanale.
Oziorrinco: Othiorrhynchus spp.
Ragnetto rosso : Tetranychus urticae
Caratteristiche: Attacca le foglie provocandone la decolorazione portando una riduzione della produttività, in particolare in
coltur aprotetta.
Prevenzione: Adottare una nutrizione azotata equilibrata.
vegetativa, asportando le foglie.
Eseguire una accurata pulizia delle piante alla ripresa
Difesa fitosanitaria: Al superamento della soglia risulta efficace il contenimento mediante il lancio di acari fitoseidi
(Phytoseiulus persimilis).
Sputacchine : Philaenus spumarius
Caratteristiche: Solo in caso di forti attacchi si possono riscontrare riduzioni dello sviluppo della rosetta centrale e
produzione di frutti di dimensione ridotta.
Difesa fitosanitaria: I danni alla coltura sono in genere occasionali e all'occorrenza semplici lavaggi con sali di potassio
possono contenere i focolai.
Vaiolatura: Mycospherella fragariae - Ramularia tulasnei
Caratteristiche: La malattia si presenta sotto forma di piccole macchie isolate e rotondeggianti di color rosso scuro che poi
diventano quasi bianche, il patogeno trova il suo ottimo di sviluppo a temperature di 23-28°C e umidità elevata; la
gravità della malattia è quindi correlata con l'intensità delle piogge che si verificano nel periodo autunno-primaverile.
Prevenzione: Per prevenire la diffusione della malattia è consigliabile non effettuare irrigazioni per aspersione.
Difesa fitosanitaria: La difesa dalla vaiolatura si basa su prodotti a base di rame, il primo trattamento va effettuato al
superamento della crisi di trapianto, successivamente è consigliabile trattare 1-2 volte a distanza di 15 giorni a seconda
dell'andamento climatico, altri trattamenti vanno effettuati dopo l'eliminazione della vecchia vegetazione per proteggere
le ferite e prima dell'inizio della fioritura.
La consultazione delle liste raccomandate nell’ambito dei Disciplinari di Produzione Integrata, è utile in agricoltura
biologica per la conoscenza delle caratteristiche delle varietà: DPI liste varietali fragola
Da Agrimodena:
La fragola biologica
a cura del CRPV - inserto di Agricoltura, aprile 2002
Fragolicoltura biologica, ecco le cultivar più adatte
da Agricoltura, giugno 2004
A cura del Gruppo di Lavoro Prober:
Pierangela Schiatti (Pro.B.E.R.), Loredana Antoniacci (Servizio Fitosanitario Regionale), Massimo Basaglia (Apo Conerpo),
Sergio Gengotti (Catev), Antonio Barreca, Stefano Bongiovanni, Riccardo Cornale, Roberto Ferrari, Marco Pozzati (Centro
Agricoltura Ambiente), Cristina Piazza (Az.Sp.Stuard), Graziano Miani, Fausto Smaia (AgriTes), Lamberto Dal Re,
Christian Grassi, Sandro Bolognesi (Az. Sp. Marani). Con la collaborazione di Agnese Franceschi (Pro.B.E.R.).
Aggiornamento febbraio 2006
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Lattuga
Per la coltura primaverile sono preferibili i suoli leggeri, che consentono la messa a punto del letto di trapianto con
maggiore tempestività. Per la coltura estiva, invece, sono maggiormente indicati i terreni più pesanti, con buona capacità
di ritenzione idrica. La migliore qualità e produttività si ottiene nei terreni franchi, permeabili e ben drenati, ricchi di
sostanza organica. La lattuga è molto sensibile alle temperature elevate (oltre i 30 °C si ha l’induzione a fiore). La durata
del ciclo colturale varia tra i 30 giorni (trapianti estivi) e 60 giorni (trapianti febbraio- settembre).
Rotazioni orticole
é fondamentale evitare il ristoppio e la successione con indivia, cicoria e barbabietola. Come successioni sono consigliate
cipolla, spinacio o una leguminose. Intercalare almeno tre cicli colturali con altre colture prima del ritorno della lattuga
sullo stesso appezzamento.
Fertilizzazione
Per aumentare il quantitativo di sostanza organica del suolo e ricostituire la parte mineralizzata interrare all’aratura
ammendanti o effettuare sovesci.
Per quanto riguarda la concimazione della coltura devono essere considerate le asportazioni in funzione della produzione .
Per l’azoto occorre tener presente che circa 2/3 del fabbisogno totale viene assorbito nei 20-30 giorni che precedono la
raccolta.
Effettuare la concimazione azotata utilizzando prodotti a base organica con buon titolo di azoto come pollina e concimi
pellettati. Evitare eccessi nell’apporto di azoto per non indurre un eccessivo rigoglio vegetativo che può favorire malattie
quali peronospora e marciume basale. Non apportare fertilizzanti a lento effetto ai cicli autunnali per il rischio di perdite
eccessive per lisciviazione dell’azoto in inverno.
Tecnica d’impianto
La lattuga viene coltivata in pieno campo (da febbraio a settembre) o in serra (gennaio).Le piantine utilizzate per il
trapianto devono essere sane robuste e con 2-4 foglioline. Prima di eseguire l’impianto si consiglia di affinare e livellare
bene il terreno per evitare ristagni idrici, se necessario si può ricorrere alla sistemazione a prose.
Nei trapianti precoci in primavera e tardivi in autunno si raccomanda la copertura della coltura con tessuto non tessuto
per anticipare l’epoca di raccolta e limitare il pericolo di gelate. I sesti d’impianto sono 35 cm sia tra le file che sulla fila.
Controllo delle infestanti
Se viene utilizzata la tecnica della pacciamatura, questa permette un ottimo controllo delle malerbe. Altrimenti devono
essere effettuate lavorazioni tra le file e interventi manuali sulla fila.
Irrigazione
La lattuga necessita di molta acqua durante tutte le fasi del ciclo. Nella fase di attecchimento è bene fare turni brevi e
frequenti. I volumi di adacquamento e i turni irrigui variano comunque a seconda dello sviluppo vegetativo, delle
caratteristiche del terreno e della stagione.
Si consiglia di irrigare la mattina presto per evitare che la lattuga rimanga bagnata troppo a lungo, favorendo così
infezioni batteriche o fungine.
Difesa fitosanitaria lattuga
Afidi: Nasonovia ribis nigri, Acyrtosiphon lactucae, Myzus persicae
Caratteristiche: Forti infestazioni di afidi, comuni soprattutto in primavera, causano riduzioni di sviluppo, ingiallimenti e
malformazioni fogliari determinando una compromissione della produzione; possono causare anche la trasmissione di
virosi.
Prevenzione: La prevenzione si basa sull'utilizzo di varietà resistenti, su una nutrizione equilibrata e sul mantenimento di
aree marginali ricche di vegetazione spontanea per aumentare la popolazione di predatori e parassitoidi.
Difesa fitosanitaria: In presenza di infestazioni elevate e scarsa presenza di ausiliari, intervenire con piretro o rotenone.
Alternariosi: Alternaria porri f.sp. cichorii Alternaria porri f.sp. dauci
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Caratteristiche: Causa tacche necrotiche sulle foglie a contorno ben delimitato, a partire dalle foglie più vecchie.
Prevenzione:
-
ampie rotazioni colturali
-
impiego di varietà tolleranti e di semi sani
-
distruzione dei residui colturali infetti
Difesa fitosanitaria: Normalmente i trattamenti antiperonosporici con sali di rame controllano anche l'alternariosi.
Elateridi: Agriotes spp.
Caratteristiche: Le larve vivono nel terreno e causano erosioni del colletto determinando la morte della pianta.
Prevenzione: A seconda della specie presente può essere utilile lavorare il terreno nei mesi estivi per uccidere le giovani
larve.
E' consigliabile monitorare la presenza delle larve nell'autunno precedente l'impianto mediante vasi trappola. In caso di
elevate infestazioni evitare di scegliere colture particolarmente sensibili.
Difesa fitosanitaria
Monitoraggio degli Elateridi e di previsione delle infestazioni con l’utilizzo di trappole a feromoni
Le larve di alcune specie di Elateridi (Coleoptera Elateridae) del genere Agriotes, comunemente note come “ferretti”,
possono talora provocare danni rilevanti, soprattutto su colture sensibili come patata, bietola, mais, pomodoro, girasole,
melone e diverse orticole. Tuttavia, indagini pluriennali condotte in diverse regioni italiane (soprattutto in Veneto ed
Emilia Romagna) hanno evidenziato come, nella maggior parte dei casi, le popolazioni degli Elateridi siano sotto la soglia
economica di danno e come, sulla base di informazioni agronomiche (principalmente rotazione colturale e contenuto in
sostanza organica), sia possibile individuare le aree ove sussiste un rischio reale di attacco significativo.
Nella difesa dagli attacchi da Elateridi, la scelta del campionamento appropriato riveste un ruolo di primaria importanza,
poiché il monitoraggio di questa famiglia di insetti non è esente da notevoli difficoltà.
Attualmente, nelle aree dove sono presenti reali condizioni di rischio, il livello di infestazione viene stimato utilizzando
trappole ad innesco alimentare, una metodologia dotata di buona precisione ed affidabilità, ma molto impegnativa, in
quanto la distribuzione aggregata delle larve e la bassa densità delle popolazioni ne esigono il posizionamento di un
elevato numero. Anche il campionamento delle larve mediante carotatore si è dimostrato oneroso dal punto di vista
economico, anche se discretamente preciso. Tali metodi, pertanto, hanno trovato una scarsa diffusione e, soprattutto
nelle aziende di maggiore estensione, vengono utilizzati in modo sommario.
Recentemente diverse ricerche di campo hanno mostrato come l’uso delle trappole a feromoni possa portare un notevole
contributo all’ottimizzazione del campionamento degli Elateridi.
Attraverso un’esperienza triennale (2002 – 2004) condotta in un’azienda biologica di grandi è stato permesso a punto un
sistema di monitoraggio e mappaggio delle infestazioni, basato sull’utilizzo di trappole a feromoni per la cattura degli
adulti.
Il monitoraggio è stato condotto con trappole del tipo YATLORfunnel, ottimali per la cattura degli adulti di Elateridi in
quanto capaci di intercettare sia gli individui che si spostano volando sia quelli che camminano sulla superficie del terreno
ed ha riguardato le tre specie che rivestono maggiore importanza agraria in Emilia-Romagna: Agriotes litigiosus, Agriotes
sordidus e Agriotes brevis.
Nelle colture sensibili all’attacco di Elateridi, inoltre, si è proceduto al controllo del danno e alla verifica della presenza di
larve con trappole attrattive e carotaggi.
’indagine ha evidenziato che, nonostante le condizioni favorevoli (assenza di trattamenti geodisinfestanti, terreno
torboso-argilloso, presenza di colture sensibili e abbondanti concimazioni organiche) gran parte della superficie aziendale
non è soggetta a danni elevati.
Relativamente ad A. sordidus, principale specie presente nell’azienda di studio, con catture di adulti comprese tra 1.000 e
1.500 adulti/trappola il danno su pomodoro e mais si è sempre mantenuto a livelli modesti.
La ricerca ha permesso di apportare sostanziali miglioramenti nella tecnica di monitoraggio degli Elateridi adulti:
-
sfruttando la possibilità offerta dalle trappole YATLORfunnel di alloggiare simultaneamente tre erogatori è stato
possibile il “multi-innesco”, ossia l’applicazione contemporanea dei tre feromoni specifici in un’unica trappola,
con conseguente riduzione del 30% dei materiali necessari ed un notevole risparmio di tempo;
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periodi di rilievo sono stati limitati al periodo di maggior densità degli adulti (picco di volo) delle tre specie di
Elateridi con conseguente risparmio di tempo dedicato al monitoraggio. mettendo a disposizione degli operatori
uno strumento affidabile e di facile applicazione.
I miglioramenti apportati hanno reso il monitoraggio degli adulti uno strumento pratico ed affidabile per individuare le
aree a maggiore rischi di attacco da Elateridi e quindi per fornire alle aziende elementi utili per la pianificazione del piano
colturale. Il vantaggio riguarda soprattutto le produzioni biologiche dove non ha ammesso il ricorso a geoinsetticidi.
L’applicazione della geostatistica (insieme di modelli di interpolazioni dei dati interfacciati a sistemi GIS) permette la
costruzione di mappe che evidenziano i diversi livelli di infestazione. Si tratta di un approccio matematico complesso ma il
risultato che si ottiene è una mappa di facile lettura, dove alle diverse sfumature di colore corrispondono differenti livelli
di rischi di attacco.
Tratto da:
POZZATI M., REGGIANI A., FERRARI R., ZUCCHI L., BURGIO G., FURLAN L. (2006). Il monitoraggio degli elateridi con
trappole a feromoni. L’Informatore Agrario LXII (3): 56 – 59.
Limacce: Deroceras reticulatum, Arion spp.
Caratteristiche: Le limacce sono favorite da periodi piovosi. Causano erosioni fogliari o al colletto con conseguente morte
delle giovani piante.
Difesa fitosanitaria: Si possono utilizzare esche a base di Metaldeide fino al 31 marzo 2006. Buoni risultati ha fornitio
l'ortofostato di ferro.
Miridi: Lygus rugulipennis
Impiego combinato di metodi a basso impatto ambientale per il controllo del Miride fitofago Lygus rugulipennis su
melanzana e cetriolo in coltura protetta.
In questi ultimi anni, per diverse colture orticole, i problemi legati alle specie fitofaghe di Miridi sono decisamente
aumentati. Su melanzana L. rugulipennis punge i fiori in via di formazione, provocandone la cascola generalizzata e, di
conseguenza, una consistente perdita di produzione. Su cetriolo L. rugulipennis pare invece prediligere gli apici
vegetativi, dove può nutrirsi indisturbato e protetto dalle foglie della rosetta apicale, mentre sui frutti l’insetto punge
l’epidermide, provocando la formazione di areole necrotiche e la fuoriuscita di gocce di essudato. A carico della lattuga il
fitomizo provoca delle lesioni necrotiche lungo la costa che successivamente diventano più scure e profonde.
La grande mobilità e l’alta densità delle popolazioni di questi insetti sono alcune delle caratteristiche che li rendono
temibili soprattutto per le colture che presentano soglie di tolleranza piuttosto basse e subiscono un deprezzamento
economico notevole anche se l’infestazione è lieve.
Nel biennio 2002-2003 sono state effettuate diverse esperienze volte a valutare l’efficacia di metodi meccanici ed
agronomici di contenimento delle infestazioni di Miridi in coltura protetta.:
-
semina di piante trappola (trap – crop), nelle vicinanze delle serre, al fine di attrarre i miridi e allontanarli dalla
coltura vicina;
-
utilizzo di reti anti – insetto all’entrata delle serre, al fine di ostacolare l’ingresso dei miridi;
-
utilizzo di trappole cromo - attrattive gialle e azzurre all’interno delle serre, al fine di catturare i miridi entrati.
Dalla prova sono emerse alcune indicazioni di importanza pratica per gli operatori agricoli che possono essere sintetizzate
come segue.
-
Tra le diverse specie di miridi osservate, L. rugulipennis è stato sicuramente responsabile della maggior parte dei
danni rilevati sulle colture studiate, anche quando (in primavera) gli adulti di questa specie erano meno
numerosi rispetto a quelli di altre specie.
-
I maggiori danni si sono comunque registrati tra agosto e settembre, al momento del massimo di presenze di L.
rugulipennis.
-
Le reti anti – insetto sono state determinanti nel contenere il livello d’infestazione di L. rugulipennis all’interno
delle serre, e di conseguenza i danni alle colture, specialmente in corrispondenza del picco di volo. Su
melanzana, le modalità di raccolta che prevedevano l’utilizzo di aperture laterali per lo spostamento del prodotto
hanno tuttavia permesso il progressivo ingresso di un certo numero di miridi nel corso della stagione anche nelle
serre munite di rete, rendendo necessario un trattamento insetticida. Le serre senza rete hanno subito
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------comunque danni significativamente maggiori, pur con un numero di trattamenti da due a quattro volte
superiore.
-
E’ fondamentale che le reti siano installate prima della comparsa dei miridi e, in ogni caso, prima della loro
entrata nelle serre. La coltura di melanzana viene in genere trapiantata all’inizio della primavera, quando i miridi
sono quasi del tutto assenti, e questo potrebbe indurre gli agricoltori a posticipare l’installazione delle reti fino
alla fase della cimatura. Un montaggio tardivo delle reti rischia tuttavia di comprometterne l’efficacia, in quanto
la coltura, molto attrattiva per L. rugulipennis, è in grado di richiamare individui appena usciti dallo svernamento
e in grado di ovideporre direttamente sulle piante di melanzana.
-
Le trap – crops, che su altre colture e in pieno campo avevano evidenziato una certa efficacia nel contenere le
infestazioni, in questo caso hanno evidenziato alcuni limiti, riconducibili alla loro limitata estensione rispetto al
numero di serre e all’abbondanza di miridi presenti in azienda a partire da agosto. Il trattamento alle trap –
crops ha contribuito a limitare il numero di miridi presenti nelle serre adiacenti, senza tuttavia incidere in
maniera significativa sul danno rispetto alle altre tesi con reti.
-
Le trappole cromo-attrattive azzurre ricoperte con colla per topi (con maggior potere adesivante rispetto alla
normale colla entomologica) hanno dimostrato una buona efficacia nel catturare una certa percentuale dei miridi
entrati all’interno delle serre con rete, pur non incidendo sul danno in maniera significativa.
-
Da una prova comparativa tra trappole attrattive di colori diversi è emerso che le trappole gialle catturano
sensibilmente di più delle trappole azzurre.
Tratto da:
FERRARI R., BURGIO G., POZZATI M., REGGIANI A. (2004) - Metodi a basso impatto ambientale per il controllo di Lygus
rugulipennis. L’Informatore Agrario LX (32): 67 – 70.
Nematodi galligeni: Meloidogyne incognita
Caratteristiche: Il Meloidogyne incognita è la specie più diffusa in Emilia-Romagna, nei terreni tendenzialmente sciolti.
Compie nel nord Italia 5 – 7 generazioni all’anno. I sintomi sono costituiti da galle sulle radici, provocate dall’azione
trofica diretta del nematode con formazione di cellule giganti polinucleate.
Difesa fitosanitaria:
Mezzi di difesa eco-compatibili
Colture intercalari e sovescio di piante esca nematocide, appartenti principalmente alla famiglia delle Brassicaceae e
caratterizzate da un elevato contenuto di glucosinolati. I glucosinolati sono sostanze presenti nei tessuti di Brassicaceae
opportunamente selezionate, che in presenza di acqua e dell'enzima endogeno mirosinasi, vengono rapidamente
idrolizzati a isotiocianato o nitrile I glucosinolati e la mirosinasi si trovano entrambi nelle cellule vegetali, ma
compartimentalizzati in siti differenti di una stessa cellula e non mostrano alcuna attività fino a quando non si verificano
lesioni ai tessuti vegetali. La penetrazione del nematode nella radice e il sovescio permettono l’innesco della reazione di
idrolisi, con produzione di sostanze ad azione nematocida quali isotiocianato o nitrile.
Piante-trappola (catch crops). Brassicaceae che possiedono elevate quantità di glucosinolati attivi nelle radici. In seguito
alla rottura dei tessuti radicali, provocata dalla penetrazione del nematode, si avvia la reazione di idrolisi, con produzione
di isotiocianato. Il nematode non riesce a completare il proprio ciclo di sviluppo, all’interno della radice, entro il periodo di
coltivazione della specie biocida (8-12 settimane).
Piante ad azione fumigante. Brassicaceae che possiedono glucosinolati ad elevata attività biologica anche nella parte
aerea. In questo caso le colture intercalari si comportano come generatori di isotiocianato o nitrile, alla stessa stregua dei
nematocidi chimici fumiganti. La maggior parte della loro potenzialità si esplica in seguito alla loro trinciatura e
interramento.
L’utilizzo di piante nematocide rappresenta attualmente il mezzo più efficace di contenimento dei nematodi, con effetti
positivi anche sulla struttura del terreno e sulla dotazione di sostanza organica.
Piante-trappola (catch crops): Eruca sativa cv. Nemat, Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni
Piante ad effetto principale biofumigante: Brassica juncea sel. ISCI 99
Epoche di coltivazione
estivo-autunnale, con sovescio a fine autunno
primaverile, con sovescio almeno 7-10 gg prima dell’impianto della coltura principale
Periodo di coltivazione della specie biocida : circa 12 settimane
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Semina: a file con seminatrice da frumento
Quantità di seme:
Brassica juncea sel. ISCI 99 = 8 kg/ha
Eruca sativa cv. Nemat = 6 kg/ha
Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni = 25 kg/ha
Profondità di semina: < 3 cm
Densità di piante: 200 piante / m2
Il sovescio deve essere effettuato alla piena fioritura, utilizzando macchine operanti in successione a circa un metro di
distanza l’uno dall’altra in particolare un trinciastocchi, con trinciatura molto fine, e una fresa per l’interramento a circa
20 cm di profondità. Al termine delle operazioni di sovescio deve essere effettuata un’abbondante irrigazione per
innescare la reazione di idrolisi con produzione di isotiocianato.
Altre possibilità
Condizionamento tecnologico delle piante verdi e dei semi oleosi in farine e pellets
Distribuzione su terreno nudo, seguita da
interramento e irrigazione (effetto esclusivamente biofumigante)
Da: il sovescio nelle difesa dai nematodi galligeni nelle colture ortive (Giovanna Curto – Servizio Fitosanitario Regione
Emilia-Romagna, Bologna.Luca Lazzeri – CRA, Istituto Sperimentale per le Colture industriali, Bologna
Nottue : Agrotis segetum, Agrotis ipsilon, Heliotis armigera
Caratteristiche: Danni provocati dalle larve dell'insetto.
Difesa fitosanitaria: Intervenire all'inizio dell'infestazione con bacillus thuringiensis.
Peronospora della lattuga: Bremia lactucae
Caratteristiche: Causa macchie clorotiche sulla superficie delle folgie, cui corrisponde una muffetta bianca nella pagina
inferiore. Con condizioni ambientali favorevoli al patogeno, ovvero piogge ed elevata umidità, si può avere distruzione
completa della coltura.
Prevenzione: Misure preventive:
-
impiego di varietà resistemti
-
ampie rotazioni, distuzione residui colturali infetti
-
scelta di una densità d'impianto non eccessiva
-
accurato drenaggio, arieggiamento delle colture in serra
Difesa fitosanitaria: In presenza di periodi caratterizzati da elevata umidità intervenire con sali di rame, rispettando il
tempo di carenza di 20 giorni o scegliendo i prodotti con tempo di carenza pari a 3 giorni.
Sclerotinia: Sclerotinia sclerotiorum, Sclerotinia minor
Caratteristiche: La malattia colpisce soprattutto le piante prossime alla raccolta nei periodi freddi e umidi. Sulla lattuga
provoca il marciume del colletto, che insieme alle radici risulta coperto da un micelio biancastro; le piante avvizziscono
rapidamente. Su finocchio e carota la malattia si manifesta sulle folgie con aree edematose poi marcescenti e sulle radici
e sul colletto con marciumi che si ricoprono di una muffa bianca con clima umido nella quale si ritrovano corpiccioli neri
(sclerozi).
Prevenzione: Le misure preventive sono:
-
utilizzo di varietà resistenti
-
ampie rotazioni colturali
-
distruzione dei residui colturali infetti
-
accurato drenaggio e irrigazione
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densità d'impianto non eccessiva.
Difesa fitosanitaria: In presenza di periodi caratterizzati da elevata umidità intervenire con sali di rame, rispettando il
tempo di carenza di 20 giorni o scegliendo i prodotti con tempo di carenza pari a 3 giorni.
A cura del Gruppo di Lavoro Pro.B.E.R.:
Pierangela Schiatti (Pro.B.E.R.), Loredana Antoniacci (Servizio Fitosanitario Regionale), Massimo Basaglia (Apo Conerpo),
Sergio Gengotti (Catev), Antonio Barreca, Stefano Bongiovanni, Riccardo Cornale, Roberto Ferrari, Marco Pozzati (Centro
Agricoltura Ambiente). Con la collaborazione di Agnese Franceschi (Pro.B.E.R.).
Aggiornamento febbraio 2006
Melanzana
É una specie relativamente rustica, si adatta bene a tutti i tipi di terreno, anche se precocità e resa aumentano nei terreni
caratterizzati da elevata sofficità e capacità idrica. I terreni più adatti sono quelli di medio impasto tendenti al sabbioso,
ricchi di sostanza organica, ben drenati, con pH compreso tra 5,5 e 7. Questa solanacea presenta elevate esigenze
termiche; il clima più idoneo è quello temperato caldo privo di sbalzi termici. Il minimo termico si ha a 12°C e la massima
è di 30-32°C. Danni irreversibili si manifestano tra 0°C e 2°C, mentre la temperatura ottimale di sviluppo è intorno ai
25°C. L’ apparato radicale della melanzana è profondo per cui può tollerare periodi di carenza idrica, non tollera invece la
presenza di ristagni idrici che, determinano la morte del capillizio radicale più giovane e favoriscono lo sviluppo di
patologie.
Criteri per la scelta varietale
Nella scelta della cultivar di melanzana devono essere tenute in considerazione le specifiche esigenze dei mercati nei
confronti della forma (allungata, rotonda) e del colore (violetto, nero, bianco) dei frutti. Sono sempre da preferire cultivar
rustiche e vigorose, dotate di resistenze genetiche.
Rotazioni orticole
Evitare il ristoppio e la successione con altre Solanacee ed attendere almeno 3 anni prima di riportare la melanzana sullo
stesso appezzamento. Si giova molto di sovesci a semina autunnale interrati 10-15 giorni prima del trapianto. In coltura
in serra è possibile intercalare un solo ciclo di altre specie, se si utilizzano piante innestate su pomodoro resistenti a
V.F.N.
Controllo delle infestanti
Se si effettua la pacciamatura con materiali vegetali o film biodegradabili si ha un buon controllo delle infestanti lungo la
fila e si ottiene anche un leggero anticipo di produzione.
Nei terreni argillosi e di medio impasto sono consigliati interventi di rincalzatura e sarchiatura, anche allo scopo di ridurre
le perdite di umidità.
Sovescio
Interrare durante le lavorazioni del terreno letame o altri ammendanti, effettuare inoltre se possibile un sovescio. Dopo il
trapianto, se necessari, possono essere apportati altri concimi organici, ammendanti o fertilizzanti minerali, consentiti in
agricoltura biologica, evitando però di causare un eccessivo rigoglio vegetativo.
Inoltre vista l’elevata sensibilità della coltura nei confronti di microelementi come rame, magnesio, manganese e boro è
opportuno integrare gli apporti di sostanza organica con fertilizzanti minerali ( farina di rocce silicee, scorie Thomas, ecc.)
chelati di ferro o concimi idrosolubili concentrati, eventualmente da distribuire mediante fertirrigazione o concimazione
fogliare.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Tecnica d’impianto
Nella preparazione del terreno è consigliata un aratura a 20-30 cm associata ad una ripuntatura. In superficie il terreno
deve essere poi accuratamente preparato e affinato utilizzando attrezzi che evitino il compattamento (erpici) ed è
indispensabile adottare una sistemazione del terreno che impedisca il ristagno.
Visto il minimo biologico piuttosto elevato si sconsigliano trapianti precoci (in coltura protetta da fine marzo,in pieno
campo da fine aprile). Il trapianto viene eseguito utilizzando piantine con pane di e adottando sesti d’impianto variabili in
relazione alla specie e all’ambiente di coltivazione. I sesti utilizzati sono di 120 cm fra le file e di 50-60 cm sulla fila.
Le operazioni colturali possono prevedere l’utilizzo di strutture di sostegno, la scacchiatura e la potatura per il rinnovo
delle piante prima della raccolta autunnale.
Irrigazione
La melanzana risulta relativamente resistente agli stress idrici, in queste condizioni si ha però un aumento del sapore
amarognolo e del numero di semi. Sono consigliabili, per limitare la bagnatura fogliare e lo sviluppo di malattie
dell’apparato radicale, sistemi di irrigazione localizzati (a goccia o a manichetta).
Difesa fitosanitaria
Afidi: Myzus persicae, Macrosiphum euphorbiae, Aphis gossypii
Caratteristiche: Con le sue punture causano la sottrazione di linfa , ma il danno è quello della trasmissione di virosi.
Prevenzione: Tecniche preventive:
ƒ
nutrizione azotata equilibrata;
ƒ
mantenimento di aree marginali ricche di vegetazione spontanea per aumentare la popolazione di predatori e
parassitoidi.
Difesa fitosanitaria: Considerato che gli afidi possono essere vettori di gravi virosi, intervenire preventivamente o alla
prima comparsa dei parassiti con azadiractina (anche in fertirrigazione), applicando il prodotto nelle ore fresche e poco
luminose della giornata, acidificare l'acqua e distribuire il prodotto in più applicazioni.
In caso di infestazioni, intervenire con piretro, eventualmente in miscela ad olio bianco.
Alternariosi del pomodoro: Alternaria porri f.sp. solani
Caratteristiche: Causa tacche necrotiche sulle foglie a contorno ben delimitato, con zonature concentriche, che possono
confluire. I sintomi possono manifestarsi su fusti e piccioli. Sulle bacche tacche brune infossate, con zonatura e spesso
una patina di muffa nerastra polverulenta. Patogeno favorito da periodi umidi alternati a periodi piovosi.
Prevenzione: Misure preventive:
-
ampie rotazioni colturali;
-
impiego di varietà tolleranti e di semi sani;
-
distruzione dei residui colturali infetti.
Difesa fitosanitaria: I trattamenti antiperonosporici (su pomodoro) con sali di rame hanno poca efficacia nei confronti
dell'alternariosi.
Botrite : Botrytis cinerea
Caratteristiche: Avversità che riguarda in particolare le colture in serra. Gli attacchi sono a carico delle bacche.
Prevenzione: Importante un'adeguata areazione delle serre, adeguata densità d’impianto, irrigazioni localizzate, accurato
drenaggio, riscaldamento notturno delle serre, eliminazione dei frutti infetti, nutrizione azotata equilibrata.
Difesa fitosanitaria: Non vi sono principi attivi di origine naturale di dimostrata efficacia.
Dorifora: Leptinotarsa decemlineata
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Caratteristiche: Fitofago originario del nord America, in Italia durante la seconda guerra mondiale (1943). Provoca danni
all'apparato fogliare gli adulti e soprattutto le larve, che sono molto voraci. Sverna come adulto a 20-30 cm di profondità
nel terreno, per uscirne quando la temperatura raggiunge circa 14°C. Compie due o tre generazioni all’anno.
Prevenzione: Il metodo principale di prevenzione è la rotazione colturale, che riduce l'infestazione, in quanto viene a
mancare la fonte di nutrimento degli adulti svernanti e si rende difficoltosa la migrazione degli adulti. Con una corretta
rotazione l’infestazione della prima generazione è ritardata.
Difesa fitosanitaria: Prima di effettuare i trattamenti si deve monitorare la presenza del fitofago, in quanto una limitata
defogliazione non produce cali produttivi; come soglia di intervento si considera una media di 4-6 forme mobili per
pianta. Alla comparsa delle prime infestazioni si può impiegare il Bacillus thuringiensis var. tenebrionis - EG 2424 7.5,
molto efficace sulle larve di I e II età. Su larve più sviluppate si può impiegare il rotenone, che si è dimostrato molto
attivo, eventualmente in miscela ad olio bianco. I trattamenti si possono ripetere ogni 6-10 giorni in relazione alle
necessità. L’imenottero parassitoide delle ovature di Dorifora Edovum puttleri utilizzato in Colombia ed in Messico per la
lotta biologica non è efficace nei nostri climi.
Aleurodidi: Trialeurodes vaporariorum
Caratteristiche: Danni in coltura protetta. Sia gli adulti che le forme giovanili infestano la pagina inferiore delle foglie
causando ingiallimenti fogliari, deperimenti vegetativi, emissione di melata e formazione di fumaggini.
Prevenzione:
-
impiego di piante non infestate
-
impiego di reti antinsetto
-
eliminazione delle piante infette
-
monitoraggio mediante trappole cromotropiche gialle
Difesa fitosanitaria: Interventi preventivi con Azadiractina; impiego dell'ausiliare Encarsia formosa con 4-6 lanci di 4-6
pupari/mq ogni 15 gg nel periodo primaverile e ogni 7gg nel periodo estivo; utilizzo dell'ausiliare Macrolophus caliginosus
con 2-3 lanci di 1-3 individui/mqalle prime infestazioni del fitofago.
Miridi: Lygus rugulipennis
Impiego combinato di metodi a basso impatto ambientale per il controllo del Miride fitofago Lygus rugulipennis su
melanzana e cetriolo in coltura protetta.
In questi ultimi anni, per diverse colture orticole, i problemi legati alle specie fitofaghe di Miridi sono decisamente
aumentati. Su melanzana L. rugulipennis punge i fiori in via di formazione, provocandone la cascola generalizzata e, di
conseguenza, una consistente perdita di produzione. Su cetriolo L. rugulipennis pare invece prediligere gli apici
vegetativi, dove può nutrirsi indisturbato e protetto dalle foglie della rosetta apicale, mentre sui frutti l’insetto punge
l’epidermide, provocando la formazione di areole necrotiche e la fuoriuscita di gocce di essudato. A carico della lattuga il
fitomizo provoca delle lesioni necrotiche lungo la costa che successivamente diventano più scure e profonde.
La grande mobilità e l’alta densità delle popolazioni di questi insetti sono alcune delle caratteristiche che li rendono
temibili soprattutto per le colture che presentano soglie di tolleranza piuttosto basse e subiscono un deprezzamento
economico notevole anche se l’infestazione è lieve.
Nel biennio 2002-2003 sono state effettuate diverse esperienze volte a valutare l’efficacia di metodi meccanici ed
agronomici di contenimento delle infestazioni di Miridi in coltura protetta.:
-
semina di piante trappola (trap – crop), nelle vicinanze delle serre, al fine di attrarre i miridi e allontanarli dalla
coltura vicina;
-
utilizzo di reti anti – insetto all’entrata delle serre, al fine di ostacolare l’ingresso dei miridi;
-
utilizzo di trappole cromo - attrattive gialle e azzurre all’interno delle serre, al fine di catturare i miridi entrati.
Dalla prova sono emerse alcune indicazioni di importanza pratica per gli operatori agricoli che possono essere sintetizzate
come segue.
-
Tra le diverse specie di miridi osservate, L. rugulipennis è stato sicuramente responsabile della maggior parte dei
danni rilevati sulle colture studiate, anche quando (in primavera) gli adulti di questa specie erano meno
numerosi rispetto a quelli di altre specie.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Associazione produttori biologici e biodinamici dell'Emilia-Romagna
via Marconi 71 40122 Bologna tel:0514211342 – www.tecpuntobio.it
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I maggiori danni si sono comunque registrati tra agosto e settembre, al momento del massimo di presenze di L.
rugulipennis.
-
Le reti anti – insetto sono state determinanti nel contenere il livello d’infestazione di L. rugulipennis all’interno
delle serre, e di conseguenza i danni alle colture, specialmente in corrispondenza del picco di volo. Su
melanzana, le modalità di raccolta che prevedevano l’utilizzo di aperture laterali per lo spostamento del prodotto
hanno tuttavia permesso il progressivo ingresso di un certo numero di miridi nel corso della stagione anche nelle
serre munite di rete, rendendo necessario un trattamento insetticida. Le serre senza rete hanno subito
comunque danni significativamente maggiori, pur con un numero di trattamenti da due a quattro volte
superiore.
-
E’ fondamentale che le reti siano installate prima della comparsa dei miridi e, in ogni caso, prima della loro
entrata nelle serre. La coltura di melanzana viene in genere trapiantata all’inizio della primavera, quando i miridi
sono quasi del tutto assenti, e questo potrebbe indurre gli agricoltori a posticipare l’installazione delle reti fino
alla fase della cimatura. Un montaggio tardivo delle reti rischia tuttavia di comprometterne l’efficacia, in quanto
la coltura, molto attrattiva per L. rugulipennis, è in grado di richiamare individui appena usciti dallo svernamento
e in grado di ovideporre direttamente sulle piante di melanzana.
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Le trap – crops, che su altre colture e in pieno campo avevano evidenziato una certa efficacia nel contenere le
infestazioni, in questo caso hanno evidenziato alcuni limiti, riconducibili alla loro limitata estensione rispetto al
numero di serre e all’abbondanza di miridi presenti in azienda a partire da agosto. Il trattamento alle trap –
crops ha contribuito a limitare il numero di miridi presenti nelle serre adiacenti, senza tuttavia incidere in
maniera significativa sul danno rispetto alle altre tesi con reti.
-
Le trappole cromo-attrattive azzurre ricoperte con colla per topi (con maggior potere adesivante rispetto alla
normale colla entomologica) hanno dimostrato una buona efficacia nel catturare una certa percentuale dei miridi
entrati all’interno delle serre con rete, pur non incidendo sul danno in maniera significativa.
-
Da una prova comparativa tra trappole attrattive di colori diversi è emerso che le trappole gialle catturano
sensibilmente di più delle trappole azzurre.
Tratto da:
FERRARI R., BURGIO G., POZZATI M., REGGIANI A. (2004) - Metodi a basso impatto ambientale per il controllo di Lygus
rugulipennis. L’Informatore Agrario LX (32): 67 – 70.
Nematodi galligeni: Meloidogyne incognita
Caratteristiche: Il Meloidogyne incognita è la specie più diffusa in Emilia-Romagna, nei terreni tendenzialmente sciolti.
Compie nel nord Italia 5 – 7 generazioni all’anno. I sintomi sono costituiti da galle sulle radici, provocate dall’azione
trofica diretta del nematode con formazione di cellule giganti polinucleate.
Difesa fitosanitaria
Mezzi di difesa eco-compatibili
Colture intercalari e sovescio di piante esca nematocide, appartenti principalmente alla famiglia delle Brassicaceae e
caratterizzate da un elevato contenuto di glucosinolati. I glucosinolati sono sostanze presenti nei tessuti di Brassicaceae
opportunamente selezionate, che in presenza di acqua e dell'enzima endogeno mirosinasi, vengono rapidamente
idrolizzati a isotiocianato o nitrile I glucosinolati e la mirosinasi si trovano entrambi nelle cellule vegetali, ma
compartimentalizzati in siti differenti di una stessa cellula e non mostrano alcuna attività fino a quando non si verificano
lesioni ai tessuti vegetali. La penetrazione del nematode nella radice e il sovescio permettono l’innesco della reazione di
idrolisi, con produzione di sostanze ad azione nematocida quali isotiocianato o nitrile.
Piante-trappola (catch crops). Brassicaceae che possiedono elevate quantità di glucosinolati attivi nelle radici. In seguito
alla rottura dei tessuti radicali, provocata dalla penetrazione del nematode, si avvia la reazione di idrolisi, con produzione
di isotiocianato. Il nematode non riesce a completare il proprio ciclo di sviluppo, all’interno della radice, entro il periodo di
coltivazione della specie biocida (8-12 settimane).
Piante ad azione fumigante. Brassicaceae che possiedono glucosinolati ad elevata attività biologica anche nella parte
aerea. In questo caso le colture intercalari si comportano come generatori di isotiocianato o nitrile, alla stessa stregua dei
nematocidi chimici fumiganti. La maggior parte della loro potenzialità si esplica in seguito alla loro trinciatura e
interramento.
L’utilizzo di piante nematocide rappresenta attualmente il mezzo più efficace di contenimento dei nematodi, con effetti
positivi anche sulla struttura del terreno e sulla dotazione di sostanza organica.
Piante-trappola (catch crops): Eruca sativa cv. Nemat, Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni
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via Marconi 71 40122 Bologna tel:0514211342 – www.tecpuntobio.it
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Epoche di coltivazione
estivo-autunnale, con sovescio a fine autunno
primaverile, con sovescio almeno 7-10 gg prima dell’impianto della coltura principale
Periodo di coltivazione della specie biocida : circa 12 settimane
Semina: a file con seminatrice da frumento
Quantità di seme:
Brassica juncea sel. ISCI 99 = 8 kg/ha
Eruca sativa cv. Nemat = 6 kg/ha
Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni = 25 kg/ha
Profondità di semina: < 3 cm
Densità di piante: 200 piante / m2
Il sovescio deve essere effettuato alla piena fioritura, utilizzando macchine operanti in successione a circa un metro di
distanza l’uno dall’altra in particolare un trinciastocchi, con trinciatura molto fine, e una fresa per l’interramento a circa
20 cm di profondità. Al termine delle operazioni di sovescio deve essere effettuata un’abbondante irrigazione per
innescare la reazione di idrolisi con produzione di isotiocianato.
Altre possibilità
Condizionamento tecnologico delle piante verdi e dei semi oleosi in farine e pellets
Distribuzione su terreno nudo, seguita da
interramento e irrigazione (effetto esclusivamente biofumigante)
Da: il sovescio nelle difesa dai nematodi galligeni nelle colture ortive (Giovanna Curto – Servizio Fitosanitario Regione
Emilia-Romagna, Bologna.Luca Lazzeri – CRA, Istituto Sperimentale per le Colture industriali, Bologna
Nottue : Agrotis segetum, Agrotis ipsilon, Heliotis armigera
Caratteristiche: Danni provocati dalle larve dell'insetto.
Difesa fitosanitaria: Intervenire all'inizio dell'infestazione con bacillus thuringiensis.
Ragnetto rosso : Tetranychus urticae
Caratteristiche: Sul pomodoro: attacca le foglie provocandone la decolorazione portando la giovane pianta a disseccare
progressivamente.
Prevenzione: Sul pomodoro: adottare una nutrizione azotata equilibrata. Evitare trattamenti non strettamente necessari
con prodotti non selettivi.
Difesa fitosanitaria: Sul pomodoro: scarsamente efficace è l'uso di acari predatori (Phytoseiulus persimilis) a causa della
tomentosità delle foglie.
Su melanzana: si possono fare lanci di acari predatori (Phytoseiulus persimilis) con 6-10 fitosidi per mq.
A cura del Gruppo di Lavoro Pro.B.E.R.:
Pierangela Schiatti (Pro.B.E.R.), Loredana Antoniacci (Servizio Fitosanitario Regionale), Massimo Basaglia (Apo Conerpo),
Sergio Gengotti (Catev), Antonio Barreca, Stefano Bongiovanni, Riccardo Cornale, Roberto Ferrari, Marco Pozzati (Centro
Agricoltura Ambiente). Con la collaborazione di Agnese Franceschi (Pro.B.E.R.).
Aggiornamento febbraio 2006
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Melone
Esigenze pedoclimatiche
Le migliori produzioni si ottengono in terreni franchi, ben strutturati e ben drenati. Sono da evitare i terreni
eccessivamente argillosi o troppo sabbiosi, dove fornisce prodotti di scarso valore commerciale. Il pH ottimale è compreso
tra 6,5 e 7,5. Sono ad evitare i suoli acidi, tollera i terreni leggermente calcarei. Il melone presenta esigenze termiche
elevate (temperatura minima letale 2° C, temperatura minima biologica 10°C, ottimale 20°C).
Tecnica d’impianto
Se il terreno argilloso a rischio di asfissia nella preparazione del terreno associare all’aratura una ripuntatura a 70 cm per
favorire lo sgrondo delle acque. Il terreno deve essere ben livellato e leggermente baulato. Il trapianto effettuato da
marzo (coltura protetta) a maggio (pieno campo). Per l’imitare la pezzatura è utile il trapianto di piantine doppie. Si
consiglia di utilizzare una pacciamatura fumè in pieno campo e trasparente in serra.
Rotazioni orticole
Evitare il ristoppio e la successione con altre cucurbitacee e solanacee. Intercalare quattro cicli di altre specie se si
utilizzano varietà sensibili a Fusarium.
Controllo delle infestanti
Se utilizzata la pacciamatura si ha un buon controllo delle infestanti lungo la fila. Nell’interfila devo essere eseguiti
interventi di controllo meccanici, finchè la coltura non ricopre il suolo.
Fertilizzazione
Il melone è piuttosto esigente in sostanza organica ed è sensibile alle carenze di magnesio, boro e manganese.
Interrare durante le lavorazioni del terreno letame o altri ammendanti. Se necessario si consiglia di distribuire concimi
azotati a pronto effetto( es pollina) e potassici (borlande) per favorire lo sviluppo e la qualità dei frutti.
Irrigazione
Nella fase di attecchimento e di produzione la coltura necessita di frequenti interventi irrigui. Si consiglia l’utilizzo di
sistemi di irrigazione localizzati posti sotto il telo pacciamante.
Difesa fitosanitaria
Afide delle cucurbitacee : Aphis gossypii
Caratteristiche: Oltre alle cucurbitacee attacca patata e melanzana.
Causa l'accartocciamento delle foglie e dei germogli con gravi ripercussioni sullo sviluppo delle piante e dei frutti; è anche
il principale vettore di numerose virosi.
I focolai d'infezione incominciano alla scopertura dei tunnel e nei trapianti di inizio maggio
l'aumentare delle temperature.
e si intensificano con
Solitamente a partire da fine giugno-inizio luglio, la presenza di predatori naturali molto efficaci come le coccinelle evitano
l'uso di prodotti aficidi.
Prevenzione: è necessario adottare una nutrizione equilibrata; molto importante è la scelta di varietà resistenti; la
copertura con tessuto non tessuto ostacola la trasmissione delle virosi; i trattamenti limitano l'attività degli insetti utili
(coccinelle, sirfidi, crisope..).
Difesa fitosanitaria: Sullo zucchino: alla presenza dei primi individui e in assenza di ausiliari, intervenire colpendo le
pagine inferiori delle foglie con piretro o azadiractina. Sul melone: alla presenza dei primi individui e in assenza di
ausiliari intervenire con piretro e/o azadiractina curando la bagnatura della pagina inferiore delle foglie.
Batteriosi: Pseudomonas syringae pv. Lachrymans, Erwinia carotovora, subsp. carotovora
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Cancro gommoso delle cucurbitacee: Didymella bryoniae
Caratteristiche: Può colpire durante tutte le fasi del ciclo colturale. Su piante adulte causa la comparsa di macchie fogliari
rotondeggianti necrotiche, circondate da alone clorotico. Tipica l'emissione di essudati gommosi rossastri dal fusto. Il
patogeno è favorito da un abbassamento della temperatura che metti in crisi la pianta.
Prevenzione: La prevenzione si basa su:
ƒ
ampie rotazioni colturali
ƒ
impiego di varietà tolleranti
ƒ
impiego di seme sano
ƒ
distruzione dei residui vegetali infetti
ƒ
evitare l'irrigazione a pioggia e il ristagno idrico
ƒ
arieggiamento negli ambienti protetti.
Elateridi: Agriotes spp.
Caratteristiche: Le larve vivono nel terreno e causano erosioni del colletto determinando la morte della pianta.
Prevenzione: A seconda della specie presente può essere utilile lavorare il terreno nei mesi estivi per uccidere le giovani
larve.
E' consigliabile monitorare la presenza delle larve nell'autunno precedente l'impianto mediante vasi trappola. In caso di
elevate infestazioni evitare di scegliere colture particolarmente sensibili.
Difesa fitosanitaria
Monitoraggio degli Elateridi e di previsione delle infestazioni con l’utilizzo di trappole a feromoni
Le larve di alcune specie di Elateridi (Coleoptera Elateridae) del genere Agriotes, comunemente note come “ferretti”,
possono talora provocare danni rilevanti, soprattutto su colture sensibili come patata, bietola, mais, pomodoro, girasole,
melone e diverse orticole. Tuttavia, indagini pluriennali condotte in diverse regioni italiane (soprattutto in Veneto ed
Emilia Romagna) hanno evidenziato come, nella maggior parte dei casi, le popolazioni degli Elateridi siano sotto la soglia
economica di danno e come, sulla base di informazioni agronomiche (principalmente rotazione colturale e contenuto in
sostanza organica), sia possibile individuare le aree ove sussiste un rischio reale di attacco significativo.
Nella difesa dagli attacchi da Elateridi, la scelta del campionamento appropriato riveste un ruolo di primaria importanza,
poiché il monitoraggio di questa famiglia di insetti non è esente da notevoli difficoltà.
Attualmente, nelle aree dove sono presenti reali condizioni di rischio, il livello di infestazione viene stimato utilizzando
trappole ad innesco alimentare, una metodologia dotata di buona precisione ed affidabilità, ma molto impegnativa, in
quanto la distribuzione aggregata delle larve e la bassa densità delle popolazioni ne esigono il posizionamento di un
elevato numero. Anche il campionamento delle larve mediante carotatore si è dimostrato oneroso dal punto di vista
economico, anche se discretamente preciso. Tali metodi, pertanto, hanno trovato una scarsa diffusione e, soprattutto
nelle aziende di maggiore estensione, vengono utilizzati in modo sommario.
Recentemente diverse ricerche di campo hanno mostrato come l’uso delle trappole a feromoni possa portare un notevole
contributo all’ottimizzazione del campionamento degli Elateridi.
Attraverso un’esperienza triennale (2002 – 2004) condotta in un’azienda biologica di grandi è stato permesso a punto un
sistema di monitoraggio e mappaggio delle infestazioni, basato sull’utilizzo di trappole a feromoni per la cattura degli
adulti.
Il monitoraggio è stato condotto con trappole del tipo YATLORfunnel, ottimali per la cattura degli adulti di Elateridi in
quanto capaci di intercettare sia gli individui che si spostano volando sia quelli che camminano sulla superficie del terreno
ed ha riguardato le tre specie che rivestono maggiore importanza agraria in Emilia-Romagna: Agriotes litigiosus, Agriotes
sordidus e Agriotes brevis.
Nelle colture sensibili all’attacco di Elateridi, inoltre, si è proceduto al controllo del danno e alla verifica della presenza di
larve con trappole attrattive e carotaggi.
L’indagine ha evidenziato che, nonostante le condizioni favorevoli (assenza di trattamenti geodisinfestanti, terreno
torboso-argilloso, presenza di colture sensibili e abbondanti concimazioni organiche) gran parte della superficie aziendale
non è soggetta a danni elevati.
Relativamente ad A. sordidus, principale specie presente nell’azienda di studio, con catture di adulti comprese tra 1.000 e
1.500 adulti/trappola il danno su pomodoro e mais si è sempre mantenuto a livelli modesti.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------La ricerca ha permesso di apportare sostanziali miglioramenti nella tecnica di monitoraggio degli Elateridi adulti:
ƒ
sfruttando la possibilità offerta dalle trappole YATLORfunnel di alloggiare simultaneamente tre erogatori è stato
possibile il “multi-innesco”, ossia l’applicazione contemporanea dei tre feromoni specifici in un’unica trappola,
con conseguente riduzione del 30% dei materiali necessari ed un notevole risparmio di tempo;
ƒ
periodi di rilievo sono stati limitati al periodo di maggior densità degli adulti (picco di volo) delle tre specie di
Elateridi con conseguente risparmio di tempo dedicato al monitoraggio. mettendo a disposizione degli operatori
uno strumento affidabile e di facile applicazione.
I miglioramenti apportati hanno reso il monitoraggio degli adulti uno strumento pratico ed affidabile per individuare le
aree a maggiore rischi di attacco da Elateridi e quindi per fornire alle aziende elementi utili per la pianificazione del piano
colturale. Il vantaggio riguarda soprattutto le produzioni biologiche dove non ha ammesso il ricorso a geoinsetticidi.
L’applicazione della geostatistica (insieme di modelli di interpolazioni dei dati interfacciati a sistemi GIS) permette la
costruzione di mappe che evidenziano i diversi livelli di infestazione. Si tratta di un approccio matematico complesso ma il
risultato che si ottiene è una mappa di facile lettura, dove alle diverse sfumature di colore corrispondono differenti livelli
di rischi di attacco.
Tratto da:
POZZATI M., REGGIANI A., FERRARI R., ZUCCHI L., BURGIO G., FURLAN L. (2006). Il monitoraggio degli elateridi con
trappole a feromoni. L’Informatore Agrario LXII (3): 56 – 59.
Fusariosi del melone: Fusarium oxysporum f.sp. melonis
Caratteristiche: Il patogeno può portare in breve tempo alla morte della pianta. Determina ingiallimenti improvvisi e
avvizzimenti delle foglie e dei fusti con frequente emissione di essudati rosso-arancio. Si verifica l'imbrunimento dei vasi
conduttori.
Prevenzione: Effettuare ampie rotazioni colturali, impiegare varietà resistenti, disinfezione del terreno con vapore,
eliminazione delle piante infette, innesto erbaceo su cv resistenti.
Difesa fitosanitaria: Non vi sono principi attivi efficaci.
Nematodi galligeni: Meloidogyne incognita
Caratteristiche: Il Meloidogyne incognita è la specie più diffusa in Emilia-Romagna, compie nel nord Italia 5 – 7
generazioni all’anno.
Difesa fitosanitaria
Mezzi di difesa eco-compatibili
Colture intercalari e sovescio di piante esca nematocide, appartenti principalmente alla famiglia delle Brassicaceae e
caratterizzate da un elevato contenuto di glucosinolati. I glucosinolati sono sostanze presenti nei tessuti di Brassicaceae
opportunamente selezionate, che in presenza di acqua e dell'enzima endogeno mirosinasi, vengono rapidamente
idrolizzati a isotiocianato o nitrile I glucosinolati e la mirosinasi si trovano entrambi nelle cellule vegetali, ma
compartimentalizzati in siti differenti di una stessa cellula e non mostrano alcuna attività fino a quando non si verificano
lesioni ai tessuti vegetali. La penetrazione del nematode nella radice e il sovescio permettono l’innesco della reazione di
idrolisi, con produzione di sostanze ad azione nematocida quali isotiocianato o nitrile.
Piante-trappola (catch crops). Brassicaceae che possiedono elevate quantità di glucosinolati attivi nelle radici. In seguito
alla rottura dei tessuti radicali, provocata dalla penetrazione del nematode, si avvia la reazione di idrolisi, con produzione
di isotiocianato. Il nematode non riesce a completare il proprio ciclo di sviluppo, all’interno della radice, entro il periodo di
coltivazione della specie biocida (8-12 settimane).
Piante ad azione fumigante. Brassicaceae che possiedono glucosinolati ad elevata attività biologica anche nella parte
aerea. In questo caso le colture intercalari si comportano come generatori di isotiocianato o nitrile, alla stessa stregua dei
nematocidi chimici fumiganti. La maggior parte della loro potenzialità si esplica in seguito alla loro trinciatura e
interramento.
L’utilizzo di piante nematocide rappresenta attualmente il mezzo più efficace di contenimento dei nematodi, con effetti
positivi anche sulla struttura del terreno e sulla dotazione di sostanza organica.
Piante-trappola (catch crops): Eruca sativa cv. Nemat, Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni
Piante ad effetto principale biofumigante: Brassica juncea sel. ISCI 99
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Epoche di coltivazione
estivo-autunnale, con sovescio a fine autunno
primaverile, con sovescio almeno 7-10 gg prima dell’impianto della coltura principale
Periodo di coltivazione della specie biocida : circa 12 settimane
Semina: a file con seminatrice da frumento
Quantità di seme:
Brassica juncea sel. ISCI 99 = 8 kg/ha
Eruca sativa cv. Nemat = 6 kg/ha
Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni = 25 kg/ha
Profondità di semina: < 3 cm
Densità di piante: 200 piante / m2
Il sovescio deve essere effettuato alla piena fioritura, utilizzando macchine operanti in successione a circa un metro di
distanza l’uno dall’altra in particolare un trinciastocchi, con trinciatura molto fine, e una fresa per l’interramento a circa
20 cm di profondità. Al termine delle operazioni di sovescio deve essere effettuata un’abbondante irrigazione per
innescare la reazione di idrolisi con produzione di isotiocianato.
Altre possibilità
Condizionamento tecnologico delle piante verdi e dei semi oleosi in farine e pellets
Distribuzione su terreno nudo, seguita da
interramento e irrigazione (effetto esclusivamente biofumigante)
Da: il sovescio nelle difesa dai nematodi galligeni nelle colture ortive (Giovanna Curto – Servizio Fitosanitario Regione
Emilia-Romagna, Bologna.Luca Lazzeri – CRA, Istituto Sperimentale per le Colture industriali, Bologna
Oidio delle cucurbitacee: Erysiphe cichoracearum, Sphaerotheca fuliginea
Caratteristiche: Sul melone e cocomero: è la crittogama più diffusa, il suo sviluppo è favorito da umidità del 70% e
temperature intorno ai 26°C; causa macchie biancastre polverulente che in seguito si allargano ricoprendo tutta la foglia
e portandola al disseccamento. Sullo zucchino e sul cetriolo: provoca macchie biancastre polverulente che in seguito si
allargano su tutta la foglia.
Prevenzione: Impiego di varietà tolleranti.
Difesa fitosanitaria: E' necessario trattare alla comparsa dei primi sintomi con zolfo, curando bene la bagnatura fogliare.
In alternativa si può utilizzare Ampelomyces quisqualis.
Peronospora: Pseudoperonospora cubensis
Caratteristiche: Il fungo trova ottimali condizioni di sviluppo con temperature comprese tra i 18 e i 23°C e con prolungati
periodi di bagnatura fogliare; i danni consistono nella comparsa di macchie decolorate sulle foglie che in seguito
necrotizzano provocando il diosseccamento dell'intera lamina fogliare. Sul cocomero: la sensibilità del cocopmero risulta
minore in quanto solo 2 ceppi del patogeno sono in grado di infettare la specie.
Prevenzione: La prevenzione si basa su:
ƒ
un'adeguata densità d'impianto
ƒ
una nutrizione azotata equilibrata
ƒ
l'eliminazione dei residui colturali infetti
ƒ
l'adozione di sistemi d'irrigazione localizzati
ƒ
l'arieggiamento delle colture protette.
Difesa fitosanitaria: In caso di previsione di condizioni di elevata e persistente umidità intervenire con trattamenti con sali
di rame.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Ragnetto rosso : Tetranychus urticae
Caratteristiche: Sul melone: provoca macchie decolorate sulla pagina inferiore delle foglie fino all'ingiallimento dell'intera
lamina.
Prevenzione: Sul melone: è importante adottare una nutrizione azotata equilibrata. Evitare trattamenti non strettamente
necessari con prodotti non selettivi.
Difesa fitosanitaria: Sul melone: sia in coltura protetta che in pieno campo risulta efficace l'impiego di acari predatori
(Phytoseiulus persimilis) in numero di 6-15 individui per mq.
Sclerotinia: Sclerotinia sclerotiorum
Caratteristiche: Può colpire durante tutte le fasi del ciclo colturale. Su piante adulte causa la comparsa di macchie fogliari
rotondeggianti necrotiche, circondate da alone clorotico. Tipica l'emissione di essudati gommosi rossastri dal fusto. Il
patogeno è favorito da un abbassamento della temperatura che metti in crisi la pianta.
Prevenzione: La prevenzione si basa su:
ƒ
ampie rotazioni colturali
ƒ
impiego di varietà tolleranti
ƒ
impiego di seme sano
ƒ
distruzione dei residui vegetali infetti
ƒ
evitare l'irrigazione a pioggia e il ristagno idrico
ƒ
arieggiamento negli ambienti protetti.
A cura del Gruppo di Lavoro Pro.B.E.R.:
Pierangela Schiatti (Pro.B.E.R.), Loredana Antoniacci (Servizio Fitosanitario Regionale), Massimo Basaglia (Apo Conerpo),
Sergio Gengotti (Catev), Antonio Barreca, Stefano Bongiovanni, Riccardo Cornale, Roberto Ferrari, Marco Pozzati (Centro
Agricoltura Ambiente). Con la collaborazione di Agnese Franceschi (Pro.B.E.R.).
Aggiornamento febbraio 2006
Patata
Le temperature ottimali per la coltivazione della patata sono 14-16° C in fase di germogliazione e 18-20°C in fioritura e
maturazione; oltre i 30°C viene impedito l’accumulo di carboidrati nel tubero con riduzione del peso specifico e
temperature inferiori a 2°C pregiudicano la sopravvivenza delle piante, sono quindi rischiose semine troppo anticipate e
vanno evitate zone soggette a gelate tardive.Sono preferibili suoli franchi o franco sabbiosi, ad elevata permeabilità. Il pH
ottimale è intorno a 6,0-6,5, ma la coltura si adatta bene anche in terreni sub-alcalini. Sono da evitare i terreni acidi e
quelli soggetti a ristagni idrici.
Criteri per la scelta varietale
Nel caso della selezione varietale, i caratteri oggetto di selezione sono: velocità di sviluppo iniziale della pianta, capacità
di copertura del terreno, sensibilità alla Peronospora ed Alternariosi, epoca di maturazione, produzione totale e
commerciale,qualità culinaria ed organolettica dei tuberi, conservabilità.
Collegamenti: liste varietali per l’Emilia-Romagna 2007
Rotazioni orticole
Evitare la monosucessione e la successione con altre solanacee. Le rotazioni sono importanti in quanto aiutano a
contenere le infestanti, abbassano la pressione di elateridi e ritardano l’infestazione della prima generazione di dorifora.
La patata non dovrebbe tornare sullo stesso terreno prima di quattro anni. Buoni risultati in rotazione con cereali, proteooleaginose e medica, con cucurbitacee, leguminose, cavoli e cipolla, e con colture da sovescio a semina autunno
primaverile.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Controllo delle infestanti
Nei confronti della flora infestante la patata presenta una capacità di competizione piuttosto limitata e quindi il controllo
delle malerbe deve essere accurato e puntuale durante l’intero ciclo vegeto-produttivo della coltura.In fase di preimpianto lo sviluppo delle infestanti può essere contenuto con mezzi fisici (pirodiserbo) o, in assenza di solchi, con mezzi
meccanici quali erpici strigliatori, a telai snodati su cui sono fissati “denti” flessibili o molleggiati, che frantumano la crosta
del terreno e divelgono le malerbe nelle prime fasi di sviluppo. Dopo le semine il controllo viene effettuato
prevalentemente attraverso operazioni di rincalzatura, o sarchiatura. La rincalzatura viene solitamente eseguita in due
interventi; il primo, effettuato in prossimità dell’emergenza, ostacola la crescita delle malerbe, mentre il secondo che
consente di apportare terra sulla prosa di coltivazione, ha effetti positivi sulla crescita dei tuberi, proteggendoli anche
dall’“inverdimento” e facilitando le operazioni di raccolta.Le sarchiatrici sono attrezzature polivalenti che grazie ad
utensili dotati di movimento vibratorio o rotatorio (zappe, denti, lame, ecc.) garantiscono un buon affinamento del
terreno ed un buon contenimento delle infestanti (i migliori risultati si ottengono con erbe nelle prime fasi di crescita, con
apparati radicali ancora poco sviluppati e superficiali). Effettuano il controllo delle malerbe nell’interfila ma se corredate
di dischi a dita rotanti inclinate, possono essere utilizzate anche per l’eliminazione delle infestanti sugli arginelli.
Una razionale rotazione colturale è indispensabile per contenere lo sviluppo di infestanti, evitare “stanchezza” del terreno
e limitare le problematiche sanitarie e gli attacchi di fitofagi.
Tecnica d’impianto
La patata presenta un apparato radicale piuttosto superficiale per tanto sono sufficienti lavorazioni che non superano i
25-30 cm di profondità. Se il terreno presenta ristagno è consigliata una ripuntatura a profondità superiori, per
permettere un buon drenaggio dell'acqua, i ristagni per un periodo di 24-30 ore portano alla morte delle piante.
La distanza tra le file varia normalmente fra 70-80 cm ed i tuberi sono posti sulla fila a 20-30 cm. In Emilia Romagna la
data di semina si colloca nella prima decade di marzo, vanno evitate aree soggette a gelate tardive.
Fertilizzazione
Questa coltura è particolarmente esigente per quanto riguarda la nutrizione, migliorare il contenuto di sostanza organica
del terreno con apporti di letame o compost e con sovesci. Possono essere inoltre utilizzati concimi previsti dal Reg. Ce
2092/91, solitamente distribuiti ed interrati nella fase di pre-impianto.
L’elemento che influisce maggiormente sulle rese e sulla qualità della produzione è l’azoto. Esso facilita lo sviluppo della
coltura, aumentando la superficie fogliare e ritardando, insieme al potassio, la senescenza delle foglie; favorisce inoltre lo
sviluppo di tuberi grossi. Somministrazioni eccessive possono causare ritardi nell’epoca di raccolta, aumentare la
suscettibilità nei confronti di malattie crittogamiche e portare alla formazione di tuberi deformati.
Irrigazione
La patata è specie sensibile agli stress di tipo idrico; il momento più delicato per le somministrazioni irrigue si colloca nel
periodo compreso tra 3 settimane prima e 3 settimane dopo la fioritura, nelle fasi di formazione ed ingrossamento tuberi.
Gli apparati radicali piuttosto superficiali suggeriscono l’adozione di turni irrigui frequenti con limitati volumi d’acqua;
irrigazioni eccessive o tardivamente eseguite possono predisporre le piante a marciumi ed aumentare considerevolmente
il rischio di attacchi di elateridi
Raccolta
L’esito della raccolta è influenzato direttamente dalle condizioni idriche del terreno.
Suoli troppo asciutti, al momento dello scavo, possono portare ad una elevata incidenza di tuberi lesionati a causa del
contatto con le zolle, con evidenti problemi in fase di conservazione, mentre umidità eccessive rendono difficile la
separazione dei tuberi dalla terra.
Al momento dello scavo i tuberi devono essere ben maturi e presentare buccia ben formata e resistente alla pressione
delle dita.
Difesa fitosanitario della patata
Afide delle cucurbitacee: Aphis gossypii
Caratteristiche: Oltre alle cucurbitacee attacca patata e melanzana. Determina un accartocciamento fogliare e dei
germogli con conseguenze negative sullo sviluppo delle piante e dei frutti. Provoca la trasmissione di gravi cirosi (CMV,
WMV, ZYMV).
Solitamente a partire da fine giugno-inizio luglio, la presenza di predatori naturali molto efficaci come le coccinelle evitano
l'uso di prodotti aficidi.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Prevenzione: Utilizzare varietà resistenti, evitare abbondanti concimazioni azotate, favorire l'attività degli insetti utili
tutelando la vegetazione su cui possono essere presenti, la copertura con tessuto non tessuto ostacola la trasmissione
delle virosi; i trattamenti limitano l'attività degli insetti utili (coccinelle, sirfidi, crisope..).
Difesa fitosanitaria: Uso di varietà tolleranti o copertura con tessuto non tessuto. Alla comparsa dei primi afidi effettuare
un trattamento con piretro, o azadiractina, possibilmente localizzati sui focolai, curando la bagnatura della pagina
inferiore delle foglie.
Afidi: Myzus persicae, Macrosiphum euphorbiae, Aphis gossypii
Caratteristiche: Con le sue punture causano la sottrazione di linfa , ma il danno è quello della trasmissione di virosi.
Prevenzione:
ƒ
nutrizione azotata equilibrata;
ƒ
mantenimento di aree marginali ricche di vegetazione spontanea per aumentare la popolazione di predatori e
parassitoidi.
Difesa fitosanitaria: Considerato che gli afidi possono essere vettori di gravi virosi, intervenire preventivamente o alla
prima comparsa dei parassiti con azadiractina (anche in fertirrigazione), applicando il prodotto nelle ore fresche e poco
luminose della giornata, acidificare l'acqua e distribuire il prodotto in più applicazioni. In caso di infestazoni, intervenire
con piretro, eventualmente in miscela ad olio bianco.
Alternariosi della patata: Alternaria porri f.sp. solan.
Caratteristiche: Causa tacche necrotiche sulle foglie a contorno ben delimitato, con zonature concentriche, che possono
confluire. I sintomi possono manifestarsi su fusti e piccioli, di rado sui tuberi con zone brune e depresse. Veicolo
d'infezione sono in genere i residui vegetativi infetti dell'anno precedente. Le varietà più sensibili sono in genere quelle
più precoci.
Prevenzione:
ƒ
ampie rotazioni colturali;
ƒ
impiego di varietà tolleranti e di semi sani;
ƒ
distruzione dei residui colturali infetti.
Difesa fitosanitaria: I trattamenti antiperonosporici con sali di rame hanno poca efficacia nei confronti dell'alternariosi.
Dorifora: Leptinotarsa decemlineata
Caratteristiche: Fitofago originario del nord America, in Italia durante la seconda guerra mondiale (1943). Provoca danni
all'apparato fogliare gli adulti e soprattutto le larve, che sono molto voraci.
Sverna come adulto a 20-30 cm di profondità nel terreno, per uscirne quando la temperatura raggiunge circa 14°C.
Compie due o tre generazioni all’anno.
Prevenzione: Il metodo principale di prevenzione è la rotazione colturale, che riduce l'infestazione, in quanto viene a
mancare la fonte di nutrimento degli adulti svernanti e si rende difficoltosa la migrazione degli adulti.
Con una corretta rotazione l’infestazione della prima generazione è ritardata.
Difesa fitosanitaria: Prima di effettuare i trattamenti si deve monitorare la presenza del fitofago, in quanto una limitata
defogliazione non produce cali produttivi; come soglia di intervento si considera una media di 4-6 forme mobili per
pianta.
Alla comparsa delle prime infestazioni si può impiegare il Bacillus thuringiensis var. tenebrionis - EG 2424 7.5, molto
efficace sulle larve di I e II età. Su larve più sviluppate si può impiegare il rotenone, che si è dimostrato molto attivo,
eventualmente in miscela ad olio bianco.
I trattamenti si possono ripetere ogni 6-10 giorni in relazione alle necessità. L’imenottero parassitoide delle ovature di
Dorifora Edovum puttleri utilizzato in Colombia ed in Messico per la lotta biologica non è efficace nei nostri climi.
Nematodi galligeni: Meloidogyne incognita
70
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via Marconi 71 40122 Bologna tel:0514211342 – www.tecpuntobio.it
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Caratteristiche: Il Meloidogyne incognita è la specie più diffusa in Emilia-Romagna, nei terreni tendenzialmente sciolti.
Compie nel nord Italia 5 – 7 generazioni all’anno. I sintomi sono costituiti da galle sulle radici, provocate dall’azione
trofica diretta del nematode con formazione di cellule giganti polinucleate
Difesa fitosanitaria:
Mezzi di difesa eco-compatibili
Colture intercalari e sovescio di piante esca nematocide, appartenti principalmente alla famiglia delle Brassicaceae e
caratterizzate da un elevato contenuto di glucosinolati. I glucosinolati sono sostanze presenti nei tessuti di Brassicaceae
opportunamente selezionate, che in presenza di acqua e dell'enzima endogeno mirosinasi, vengono rapidamente
idrolizzati a isotiocianato o nitrile I glucosinolati e la mirosinasi si trovano entrambi nelle cellule vegetali, ma
compartimentalizzati in siti differenti di una stessa cellula e non mostrano alcuna attività fino a quando non si verificano
lesioni ai tessuti vegetali. La penetrazione del nematode nella radice e il sovescio permettono l’innesco della reazione di
idrolisi, con produzione di sostanze ad azione nematocida quali isotiocianato o nitrile.
Piante-trappola (catch crops). Brassicaceae che possiedono elevate quantità di glucosinolati attivi nelle radici. In seguito
alla rottura dei tessuti radicali, provocata dalla penetrazione del nematode, si avvia la reazione di idrolisi, con produzione
di isotiocianato. Il nematode non riesce a completare il proprio ciclo di sviluppo, all’interno della radice, entro il periodo di
coltivazione della specie biocida (8-12 settimane).
Piante ad azione fumigante. Brassicaceae che possiedono glucosinolati ad elevata attività biologica anche nella parte
aerea. In questo caso le colture intercalari si comportano come generatori di isotiocianato o nitrile, alla stessa stregua dei
nematocidi chimici fumiganti. La maggior parte della loro potenzialità si esplica in seguito alla loro trinciatura e
interramento.
L’utilizzo di piante nematocide rappresenta attualmente il mezzo più efficace di contenimento dei nematodi, con effetti
positivi anche sulla struttura del terreno e sulla dotazione di sostanza organica.
Piante-trappola (catch crops): Eruca sativa cv. Nemat, Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni
Piante ad effetto principale biofumigante: Brassica juncea sel. ISCI 99
Epoche di coltivazione
estivo-autunnale, con sovescio a fine autunno
primaverile, con sovescio almeno 7-10 gg prima dell’impianto della coltura principale
Periodo di coltivazione della specie biocida : circa 12 settimane
Semina: a file con seminatrice da frumento
Quantità di seme:
Brassica juncea sel. ISCI 99 = 8 kg/ha
Eruca sativa cv. Nemat = 6 kg/ha
Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni = 25 kg/ha
Profondità di semina: < 3 cm
Densità di piante: 200 piante / m2
Il sovescio deve essere effettuato alla piena fioritura, utilizzando macchine operanti in successione a circa un metro di
distanza l’uno dall’altra in particolare un trinciastocchi, con trinciatura molto fine, e una fresa per l’interramento a circa
20 cm di profondità. Al termine delle operazioni di sovescio deve essere effettuata un’abbondante irrigazione per
innescare la reazione di idrolisi con produzione di isotiocianato.
Altre possibilità
Condizionamento tecnologico delle piante verdi e dei semi oleosi in farine e pellets
Distribuzione su terreno nudo, seguita da
interramento e irrigazione (effetto esclusivamente biofumigante)
Da: il sovescio nelle difesa dai nematodi galligeni nelle colture ortive (Giovanna Curto – Servizio Fitosanitario Regione
Emilia-Romagna, Bologna.Luca Lazzeri – CRA, Istituto Sperimentale per le Colture industriali, Bologna
Elateridi: Agriotes spp.
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via Marconi 71 40122 Bologna tel:0514211342 – www.tecpuntobio.it
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Caratteristiche: Sono tra i fitofagi della patata i più pericolosi, sia perché causano danni diretti ai tuberi, sia perché non
esiste una lotta biologica efficace.
Gli adulti depongono le uova nelle zone più umide e ricche si s.o.; le larve penetrano nel terreno dove, all'aumentare
della temperatura iniziano a nutrirsi dei tuberi.
Prevenzione: A seconda della specie presente può essere utilile lavorare il terreno nei mesi estivi per uccidere le giovani
larve. Molto importante è anche la tempestività della raccolta, in quanto gli attacchi degli elateridi sono più gravi sui
tuberi maturi.
E' consigliabile monitorare la presenza delle larve nell'autunno precedente l'impianto mediante vasi trappola.
Effettuare rotazioni ampie, evitare la patata dopo prati, medicai, frutteto, dopo abbondanti concimazioni con letame e
qualora nell'anno precedente si fossero verificati danni da Elateridi.
Difesa fitosanitaria: Possono essere utili lavorazioni superficiali ripetute oppure l'impiego di Beauveria Bassiana
frazionandolo in 2 applicazioni (pre semina/rincalzatura).
Peronospora della patata: Phytopthora infestans
Caratteristiche: Avversità pericolosa, può compromettere totalmente le produzion: L'infezione prende avvio in genere dai
residui vegetativi precedenti.
Sulle foglie provoca la comparsa di macchie inizialmente chiare che poi necrotizzano, se l'attacco non viene efficacemente
combattuto nelle parte aerea, il fungo può attaccare i tuberi provocando marciumi.
Le infezioni sono favorite da piogge o condizioni meteoriche che tengono la superficie delle foglie bagnata per 10-12 ore
con temperature superiori a 10°C.
Il periodo di incubazione varia da 2-3 giorni a 5-6 giorni in relazioini alle condizioni di temperatura e umidità.
Le varietà più sensibili sono: Primura, Liseta, Agata. La più tollerante è Kennebec.
Prevenzione: Misure preventive:
ƒ
equilibrata fertilizzazione azotata;
ƒ
irrigazione localizzata;
ƒ
impiego di tuberi sani;
ƒ
scelta di varietà poco sensibili;
ƒ
ampie rotazioni con colture non sensibili al patogeno;
ƒ
distruzione dei residui vegetativi infetti.
Difesa fitosanitaria: Quando la fase fenologica della patata è fra emergenza e 2-4 foglie, il rischio di infezioni è basso,
dalle fasi successive la pianta risulta suscettibile. In relazione allo stadio di sviluppo, intervenire con prodotti rameici in
previsione di precipitazioni.
Aumentare le dosi in base alle precipitazioni, alla sensibilità varietale e alla destinazione dei tuberi. Intervenire prima
delle precipitazioni e delle irrigazioni.
Collegamenti : Scheda SFR: peronospora del pomodoro e della patata
Scabbia: Spongostera subterranea
Caratteristiche: Si manifesta sui tuberi, che sotto la buccia si anneriscono, con comparsa di pustole nerastre cancerose,
che si laceranofacendo fuoriuscire una polvere bruna. Tuberi e radici si deformano. Le pustole liberano spore durevoli in
glomeruli che si conservano nel terreno.
Prevenzione: Le misure preventive si concretizzano nel controllo dei tuberi prima della semina, per evitare di seminare
tuberi infettie nell'effettuare ampie rotazioni.
Difesa fitosanitaria: Non vi sono principi attivi di origine naturale di efficaci.
Tignola della patata: Pthorimea operculella
Caratteristiche: Fitofago di origine americana, le larve biancastre che da giovani praticano delle mine nelle foglie, poi
delle gallerie nei fusti, quindi delle gallerie con tipiche formazioni sericee nei tuberi.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Sverna come larva o crisalide, compie da 3 a 6 generazioni/anno.
L'avversità è presente nella zona sud-orientale della Provincia di Bologna.
Difesa fitosanitaria: Monitoraggio con trappole a feromoni.
Virosi : Accartocciamento della patata (Plrv).
Caratteristiche: La patata può avere diverse virosi, ma l'accortacciamento fogliare è una delle più gravi. I sintomi si
possono verificare dal germogliamento, se i tuberi seme erano infetti, sulle foglioline apicali se la virosi è trasmessa in
seguito. Schiarimento delle foglie che si arrotolano verso l'alto.
Prevenzione: Le virosi sono trasmesse da vettori, gli afidi. Eliminare le piante infette. Utilizzare tuberi sani ai trapianti.
Difesa fitosanitaria: Quando compaiono i sintomi, la virosi è diffusa. Per il contenimento, a livello preventivo,
eseguire la lotta ai vettori (vedi afidi).
si può
A cura del Gruppo di Lavoro Prober
Pierangela Schiatti (Pro.B.E.R.), Loredana Antoniacci (Servizio Fitosanitario Regionale), Massimo Basaglia (Apo Conerpo),
Sergio Gengotti (Catev), Antonio Barreca, Stefano Bongiovanni, Riccardo Cornale, Roberto Ferrari, Marco Pozzati (Centro
Agricoltura Ambiente), Cristina Piazza (Az.Sp.Stuard), Graziano Miani, Fausto Smaia (AgriTes), Lamberto Dal Re,
Christian Grassi, Sandro Bolognesi (Az. Sp. Marani), Paolo Pasotti (Astra innovazione e sviluppo- Mario Neri). Con la
collaborazione di Agnese Franceschi (Pro.B.E.R.).
Aggiornamento maggio 2007
Peperone
Essendo una specie di origine tropicale, il peperone è molto esigente dal punto di vista termico. La temperatura ideale
notturna è di 16-18°C e diurna di 24-26°C. Al di sotto dei 15°C l’accrescimento della pianta è ridotto e si arresta
completamente a partire da una temperatura di 10°C. In condizioni di scarsa luminosità si ha una riduzione nell’emissione
di fiori e nella fertilità del polline. I terreni più adatti sono quelli di medio impasto, ben strutturati e drenati con un pH
compreso tra 5,5-7.
Criteri per la scelta varietale
Il peperone presenta un ampia gamma di tipologie (quadrate, rettangolari, a corno più o meno allungato ecc.), colori e
pezzature della bacca. Nella scelta delle cultivar è estremamente importante privilegiare quelle dotate di resistenze
genetiche, tenendo sempre in considerazione le esigenze dei mercati.
Rotazioni orticole
Evitare il ristoppio o la successione con altre solanacee ed effettuare rotazioni di almeno 4 o 5 anni. Il peperone si
avvantaggia di sovesci a semina autunnale con interramento 10-15 giorni prima del trapianto.
Controllo delle infestanti
Utilizzando la pacciamatura con materiali vegetali, film biodegradabili o plastici si ha un buon controllo delle infestanti
lungo la fila. Nei terreni argillosi, non pacciamati, sono consigliabili interventi di rincalzatura e sarchiatura con lo scopo di
controllare le infestanti e di limitare le perdite di umidità. La rincalzatura inoltre se effettuata quando la base del fusto
assume consistenza legnosa, favorisce l’emissione di radici avventizie.
Fertilizzazione
Il peperone è una pianta molto esigente in termini nutrizionali e si avvantaggia molto della disponibilità di sostanza
organica; gli apporti devono essere finalizzati al mantenimento e/o incremento del contenuto di humus e dell’attività
biologica del terreno. La nutrizione azotata, non deve essere però eccessiva, pena l’incremento di suscettibilità a
numerosi patogeni.
Impianto
Il trapianto viene effettuato con piantine prodotte in vivaio con il primo palco fiorale già abbozzato (fine marzo con
coltura in serra, fine aprile con tunnel veronese). é necessario predisporre strutture di sostegno per mantenere in
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------posizione eretta la pianta di peperone, evitare la rottura delle branche ed avere frutti sani e integri. Le distanze tra le file
possono variare da 80 a 100 cm con piante a 30-40 cm sulla fila.
Irrigazione
Per il suo apparato radicale poco sviluppato e per la lunga fase di crescita e di coltivazione, il peperone necessita di
umidità elevata e costante. Eseguire interventi irrigui frequenti con volumi medio-bassi. In condizioni di carenza idrica si
ha infatti la cascola dei fiori e dei frutticini allegati, oltre a un ritardo nell'accrescimento delle bacche, con deprezzamento
delle stesse.
Sono consigliabili, per limitare la bagnatura fogliare e lo sviluppo di malattie dell’apparato radicale, sistemi di irrigazione
localizzati (a goccia o a manichetta).
Difesa fitosanitaria peperone
Afidi: Myzus persicae, Macrosiphum euphorbiae, Aphis gossypii
Caratteristiche: Con le sue punture causano la sottrazione di linfa , ma il danno è quello della trasmissione di virosi.
Prevenzione:
ƒ
nutrizione azotata equilibrata;
ƒ
mantenimento di aree marginali ricche di vegetazione spontanea per aumentare la popolazione di predatori e
parassitoidi.
Difesa fitosanitaria: Considerato che gli afidi possono essere vettori di gravi virosi, intervenire preventivamente o alla
prima comparsa dei parassiti con azadiractina (anche in fertirrigazione), applicando il prodotto nelle ore fresche e poco
luminose della giornata, acidificare l'acqua e distribuire il prodotto in più applicazioni.
In caso di infestazioni, intervenire con piretro, eventualmente in miscela ad olio bianco.
Batteriosi: Xanthomonas, Pecto bacterium
Difesa fitosanitaria: Alla comparsa dei primi sintomi intervenire con sali di rame.
Cancrena pedale del peperone: Phytoptora capsici
Caratteristiche: Nelle radici e annerimenti nella zona del colletto si manifestano aree depresse verdastre che poi
necrotizzazno diventano brune, interessando tutta la circonferenza del colletto. La parte aerea avvizzisce. Facorito da
temperature 25-28°C e ristagni idrici.
Prevenzione: La prevenzione si basa su: ampie rotazioni colturali, impiego di seme sano, distruzione dei residui vegetali
infetti, evitare i ristagni idrici, arieggiamento negli ambienti protetti.
Difesa fitosanitaria: Si possono utilizzare sali di rame dopo la semina o in post-emergenza con trattamenti localizzati sulle
piante che bagniono il colletto.
Fusariosi: Fusarium oxysporum f.sp. lycopersici
Caratteristiche: Sintomatologia simile alla verticillosi, entrambe interessano i tessuti vascolari. Aspetto sofferente
dell'apparato aereo, a partire dalle foglie basali. All'interno del fusto si verificano annerimenti vascolari. La pianta
avvizzisce e dissecca. Grave con temperature elevate, 26-32°C.
Prevenzione:
ƒ
ampie rotazioni colturali con graminacee e leguminose (le clamidospore hanno però vitalità lunga);
ƒ
apporto di sostanza organica;
ƒ
sovescio;
ƒ
impiego di varietà tolleranti;
ƒ
impiego di materiale di propagazione sano;
ƒ
accurato drenaggio;
ƒ
irrigazione localizzata.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Difesa fitosanitaria: Non vi sono principi attivi efficaci.
Marciume apicale: Fisiopatia
Caratteristiche: Sono causate da squilibri idrici in fase di ingrossamento frutti.
Moria delle piantine: Phytium debarianum, Phytium spp.
Caratteristiche: I Phytium provocano un'evidente strozzatura necrotica ed imbrunita al colletto delle piantine che allettano
ed avvizziscono. Il sintomo si può estendere all'intero semenzaio.
Prevenzione: Importante evitare di riciclare i terricci nei semenzali, sterilizzare le strutture, evitare ristagni idrici, evitare
ristagni di umidità con una corretta aerazione, illuminare l'ambiente in modo da evitare la "filatura" delle piantine, che
diventerebbero più sensibili.
Difesa fitosanitaria: Non vi sono prinicipi attivi di origine naturale di dimostrata efficacia.
Nematodi galligeni: Meloidogyne incognita
Caratteristiche: Il Meloidogyne incognita è la specie più diffusa in Emilia-Romagna, nei terreni tendenzialmente sciolti.
Compie nel nord Italia 5 – 7 generazioni all’anno. I sintomi sono costituiti da galle sulle radici, provocate dall’azione
trofica diretta del nematode con formazione di cellule giganti polinucleate.
Difesa fitosanitaria
Mezzi di difesa eco-compatibili
Colture intercalari e sovescio di piante esca nematocide, appartenti principalmente alla famiglia delle Brassicaceae e
caratterizzate da un elevato contenuto di glucosinolati. I glucosinolati sono sostanze presenti nei tessuti di Brassicaceae
opportunamente selezionate, che in presenza di acqua e dell'enzima endogeno mirosinasi, vengono rapidamente
idrolizzati a isotiocianato o nitrile I glucosinolati e la mirosinasi si trovano entrambi nelle cellule vegetali, ma
compartimentalizzati in siti differenti di una stessa cellula e non mostrano alcuna attività fino a quando non si verificano
lesioni ai tessuti vegetali. La penetrazione del nematode nella radice e il sovescio permettono l’innesco della reazione di
idrolisi, con produzione di sostanze ad azione nematocida quali isotiocianato o nitrile.
Piante-trappola (catch crops). Brassicaceae che possiedono elevate quantità di glucosinolati attivi nelle radici. In seguito
alla rottura dei tessuti radicali, provocata dalla penetrazione del nematode, si avvia la reazione di idrolisi, con produzione
di isotiocianato. Il nematode non riesce a completare il proprio ciclo di sviluppo, all’interno della radice, entro il periodo di
coltivazione della specie biocida (8-12 settimane).
Piante ad azione fumigante. Brassicaceae che possiedono glucosinolati ad elevata attività biologica anche nella parte
aerea. In questo caso le colture intercalari si comportano come generatori di isotiocianato o nitrile, alla stessa stregua dei
nematocidi chimici fumiganti. La maggior parte della loro potenzialità si esplica in seguito alla loro trinciatura e
interramento.
L’utilizzo di piante nematocide rappresenta attualmente il mezzo più efficace di contenimento dei nematodi, con effetti
positivi anche sulla struttura del terreno e sulla dotazione di sostanza organica.
Piante-trappola (catch crops): Eruca sativa cv. Nemat, Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni
Piante ad effetto principale biofumigante: Brassica juncea sel. ISCI 99
Epoche di coltivazione
estivo-autunnale, con sovescio a fine autunno
primaverile, con sovescio almeno 7-10 gg prima dell’impianto della coltura principale
Periodo di coltivazione della specie biocida : circa 12 settimane
Semina: a file con seminatrice da frumento
Quantità di seme:
Brassica juncea sel. ISCI 99 = 8 kg/ha
Eruca sativa cv. Nemat = 6 kg/ha
Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni = 25 kg/ha
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Profondità di semina: < 3 cm
Densità di piante: 200 piante / m2
Il sovescio deve essere effettuato alla piena fioritura, utilizzando macchine operanti in successione a circa un metro di
distanza l’uno dall’altra in particolare un trinciastocchi, con trinciatura molto fine, e una fresa per l’interramento a circa
20 cm di profondità. Al termine delle operazioni di sovescio deve essere effettuata un’abbondante irrigazione per
innescare la reazione di idrolisi con produzione di isotiocianato.
Altre possibilità
Condizionamento tecnologico delle piante verdi e dei semi oleosi in farine e pellets
Distribuzione su terreno nudo, seguita da
interramento e irrigazione (effetto esclusivamente biofumigante)
Da: il sovescio nelle difesa dai nematodi galligeni nelle colture ortive (Giovanna Curto – Servizio Fitosanitario Regione
Emilia-Romagna, Bologna.Luca Lazzeri – CRA, Istituto Sperimentale per le Colture industriali, Bologna
Piralide: Ostrinia nubilalis
Prevenzione: Distruggere i residui colturali di mais per eliminare le larve svernanti. E' opportuno evitare avvicendamenti
colturali stretti fra colture suscettibili (mais, peperone, fagiolino).
Difesa fitosanitaria: Intervenire con Bacillus thuringiensis, ripetere l'intervento. Utilizzare le trappole per verificare la
presenza dell'avversità. Su peperone in serra è utile utilizzare la rete antinsetto.
Scottature solari: Fisiopatia
Caratteristiche: Sono causate da squilibri idrici in fase di ingrossamento frutti.
Tripidi: Thrips tabaci
Caratteristiche: Sono molto diffusi nell'areale emiliano-romagnolo; con le loro punture di nutrizione provocano
depigmentazioni diffuse, lo stato di sofferenza della pianta favorisce l'insediamento di infezioni dovute ad attacchi di
alternaria e botrite. Le cultivar tardive sono le più suscettibili agli attacchi.
Difesa fitosanitaria: E' stato recentemente proposto un prodotto a base di Beauveria bassiana.
Verticillosi: Verticillum dahliae, Verticillium albo-atrum
Caratteristiche: Aspetto sofferente dell'apparato aereo, a partire dalle foglie basali. All'interno del fusto si verifiano
annerimenti vascolari. La pianta avvizzisce e dissecca.
Prevenzione: Misure preventive:
ƒ
ampie rotazioni colturali con graminacee e leguminose
ƒ
apporto di sostanza organica
ƒ
sovescio
ƒ
impiego di varietà tolleranti
ƒ
-impiego di materiale di propagazione sano
ƒ
accurato drenaggio
ƒ
irrigazione localizzata
Difesa fitosanitaria: Non vi sono prinicipi attivi efficaci.
A cura del Gruppo di Lavoro Pro.B.E.R:
Pierangela Schiatti (Pro.B.E.R.), Loredana Antoniacci (Servizio Fitosanitario Regionale), Massimo Basaglia (Apo Conerpo),
Sergio Gengotti (Catev), Antonio Barreca, Stefano Bongiovanni, Riccardo Cornale, Roberto Ferrari, Marco Pozzati (Centro
Agricoltura Ambiente). Con la collaborazione di Agnese Franceschi (Pro.B.E.R.).
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Aggiornamento febbraio 2006
Pisello proteico
Esigenze pedoclimatiche
Preferisce terreni ben drenati , sciolti, con pH tra 6 e 7,5. Il calcare attivo dev'essere inferiore al 10% altrimenti possono
esservi carenze nutritive. Nei terreni umidi, freddi e asfittici teme il ristagno idrico.
Tecnica d’impianto
In base ai risultati sperimentali i migliori risultati, in termini di rese e di controllo delle infestanti, si sono ottenuti a partire
da una semina autunno-invernale, preferibilmente fra novembre e dicembre, procrastinabile sino a febbraio. Il pisello
proteico seminato in questo periodo è risultato inoltre meno suscettibile agli attacchi di oidio e afide verde. Le semine
primaverili, da marzo in poi, non sono consigliabili in pianura, perché inducono rese inferiori e risulta particolarmente
difficile ottenere un efficace controllo sulle infestanti, in quanto il ciclo biologico della coltura e delle malerbe coincidono.
La semina deve essere effettuata approfondendo il seme a 4-6 centimetri ed aumentando le tradizionali dosi di semina di
un 10-15%, per accrescere la resistenza della coltura nei confronti delle strigliature, per rendere possibile l’utilizzo in preemergenza del rompicrosta in caso di costipamento del terreno da piogge e per evitare lo scalzamento delle piantine ad
opera del gelo
Lista varietale 2007 (schede sul sito)
Rotazioni grandi colture
Come leguminose apporta azoto nel terreno (40-60 kg/ha) a vantaggio della coltura successiva. Ottima prima della
coltivazione dei cereali e delle crucifere. Per evitare l'insorgere di infezioni fungine e lo sviluppo di insetti conviene
rispettare dei turni almeno triennali.
Lavorazioni del terreno
La preparazione del terreno deve essere accurata per aumentare la capacità di immagazzinamento idrico, importante per
colture in asciutto, ed evitare ristagni idrici, particolarmente dannosi. A fine estate-inizio autunno si lavorano il terreno
con arature superficiali (25-30 cm). Soprattutto in terreni pesanti, per evitare il ristagno idrico, è possibile prevedere
interventi discissori in profondità, da effettuare in estate o unendoli ad interventi di aratura (lavorazione a due strati). Le
operazioni successive prevedono l'affinamento con erpici e l'eventuale esecuzione della falsa semina per il controllo della
flora infestante.
Controllo delle infestanti
Le strigliature consentono di ridurre la pressione delle infestanti del 50-80%, ma possono anche provocare riduzioni
produttive per effetto dello scalzamento delle piante, favorito dall'intrecciarsi dei cirri. E' per questo consigliabile
intervenire per tempo, quando le infestanti emergono ed evitare interventi tardivi, quando lo sviluppo della vegetazione
rende difficile e dannoso il passaggio delle operatrici. La fase fenologica ottimale in cui applicare il primo intervento di
strigliatura è compresa fra le seconde e le terze foglie vere e un secondo immediatamente a seguire.
Fertilizzazione
Il potassio è l'elemento più importante per la crescita del pisello. In base alle dotazioni del terreno ed alle precessioni
colturali, valutare la possibilità di apportare tale elemento.
Per quanto concerne l'azoto, la sua disponibilità nel terreno è importante solo nella prima fase di coltivazione, finché non
si instaura la simbiosi radicale, con cui viene assunto direttamente l’azoto atmosferico e le specie si rendono
autosufficienti per l’elemento. L'azoto in condizioni normali è fornito dalla simbiosi dell'apparato radicale con i batteri
azotofissatori (Rhizobium leguminosarum): in presenza però di terreni umidi e freddi, i batteri possono avere attività
blanda. Possono essere quindi somministrate 30-40 Kg/ha di azoto nelle prime fasi di sviluppo. L’apporto di dosi
eccessive può, al contrario, essere dannoso, inibendo la simbiosi radicale stessa.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Per quanto riguarda gli altri elementi, tranne in caso di conclamata carenza, la coltura del pisello può utilizzare quanto
residua dalle colture precedenti.
Difesa fitosanitaria
Di solito non necessita di interventi fitosanitari.
Afidi: Aphis fabae, Acythosiphon pisum
Caratteristiche: Infesta tutti gli organi aerei della pianta (foglie, steli, fiori e baccelli) soprattutto nel periodo primaverileestivo; causa l'accartocciamento delle foglie e un generale deperimento della pianta; inoltre causano gravi danni indiretti
trasmettendo pericolose infezioni virali.
Prevenzione: La presenza di aree marginali ricche di vegetazione spontanea aumenta la popolazione di predatori e
parassitoidi (es. coccinelle, sirfidi); è importante anche adottare una nutrizione azotata equilibrata.
Oidio: Erisyphe polygoni
Caratteristiche: compare proprio nel periodo in cui i baccelli sono in fase di riempimento e i semi sono ancora in fase di
accrescimento, ragion per cui, quasi sempre, influenza negativamente le rese
Prevenzione: Interventi agronomici: impiego di varietà resistenti
Difesa fitosanitaria In presenza dei primi sintomi intervenire con zolfo.
Batteriosi: Pseudomonas syringae p.v. pisi
Prevenzione: data la sua elevata trasmissibilità per seme, questo batterio va tenuto sotto controllo nell'attività di
moltiplicazione e produzione della semente.
Antracnosi: Ascochyta spp
Caratteristiche: colpisce principalmente le colture a semina autunnale, procurando danni, in special modo quando, per
particolari condizioni climatiche, l'attacco del patogeno si verifica già nelle prime fasi del ciclo colturale.
Prevenzione: La malattia può essere efficacemente controllata con le varietà che mostrano una elevata tolleranza al
patogeno.
Peronospora: Peronospora pisi, Ascochyta spp
Prevenzione: Si possono adottare i seguenti Interventi agronomici: - ampie rotazioni colturali; - ricorso a seme sano
proveniente da colture non colpite dalla malattia; - impiego di varietà resistenti
Difesa fitosanitaria: Gli interventi si eseguono in caso di attacchi precoci, con Sali di rame.
A cura del Gruppo di Lavoro Prober:
Pierangela Schiatti (Pro.B.E.R.), Cristina Piazza (Az.Sp.Stuard), Graziano Miani, Fausto Smaia (AgriTes), Lamberto Dal
Re, Christian Grassi (Az. Sp. Marani). Con la collaborazione di Agnese Franceschi (Pro.B.E.R.).
Aggiornamento ottobre 2006
Pomodoro da industria
La coltivazione del pomodoro da industria ben si adatta all’agricoltura biologica e permette di ottenere buoni livelli
produttivi e qualitativi. Il pomodoro è dotato di un apparato radicale molto sviluppato e si adatta quindi a diverse
condizioni pedoclimatiche. I migliori terreni sono ad elevata permeabilità, in quanto teme i ristagni idrici, franco sabbiosi,
sabbioso franchi o franchi, con profondità utile alle radici maggiore di 50 cm. La temperatura ottimale di crescita è di 2024°C ed è sensibile a temperature al di sotto dei 10°C.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Criteri per la scelta varietale
Le varietà di pomodoro adatte alla coltivazione biologica devono essere caratterizzate da una buona rusticità e resistenza
o tolleranza alle avversità, resa elevata e stabile, uniformità di maturazione, buona qualità intrinseca dei frutti e risposta
produttiva alle tecniche colturali adottate.La scelta varietale è influenzata inoltre dalle caratteristiche pedo climatiche e
dalle esigenze dell’industria di trasformazione.
Liste varietali 2007 (schede sul sito)
Rotazioni orticole
Il ristoppio e la successione con altre solanacee è da evitare. Generalmente il pomodoro segue e precede un cereale
autunno-vernino, ottimale è la precessione con erba medica. Il pomodoro è un ottima precessione colturale per quasi
tutte le colture.
Lavorazioni del terreno
Il pomodoro è una specie dotata di un apparato radicale molto ampio e ramificato e quindi favorire il suo sviluppo
significa ottimizzare anche quello della pianta. Per la preparazione del terreno, quindi, è senz’altro consigliabile procedere
ad un’aratura leggera (25-30 cm), seguita da un successivo affinamento. Particolarmente importante è evitare il formarsi
di suole di lavorazione e quindi le lavorazioni su terreni non in tempera e l’impiego di attrezzi come erpici rotanti e frese.
Nei nostri ambienti tuttavia, una preparazione molto anticipata del terreno (gennaio-febbraio) come viene effettuata per il
convenzionale, è consigliabile solo nei terreni più sciolti, mentre negli altri casi conviene intervenire successivamente per
limitare lo sviluppo di infestanti.
Controllo delle infestanti
Una corretta rotazione, il trapianto della coltura e l’utilizzo del sovescio aiutano a ridurre lo sviluppo delle infestanti e
supportano il controllo meccanico, il quale deve essere effettuato in maniera tempestiva a seconda del tipo, numero e
stadio delle malerbe presenti. . Il primo intervento può essere effettuato anche a 7-10 giorni dall’impianto, non appena la
pianta si è ripresa dal trapianto. Questo intervento precoce è molto utile nel caso si rilevino infestazioni da Elateridi,
poiché disturba le larve presenti e ne provoca l’approfondimento nel terreno.L’intervento successivo deve essere fatto a
distanza di 3-4 settimane. Buoni risultati sono stati ottenuti, per il controllo delle infestanti sulla fila, con l’impiego di
sarchiatori a dita rotanti.
Fertilizzazione
Il pomodoro è una coltura esigente per quanto riguarda la concimazione. L’apporto di sostanza organica al terreno è da
effettuare prima dell’impianto con interramento. Gli ammendanti utilizzati devono contenere matrici organiche ben
umificate per ottenere una lenta mineralizzazione della sostanza organica apportata ed evitare un eccessivo
lussureggiamento della pianta. La concimazione in copertura è necessaria di norma solo se non è stata eseguita un
adeguata concimazione all’impianto. I prodotti utilizzabili sono concimi come pollina, sangue, e borlande. Può essere utile
effettuare una fertirrigazione con sangue liquido per il superamento della fase di trapianto in condizioni di stress.
Tecnica d’impianto
Viene, di norma, preferito il trapianto alla semina sia per una maggiore uniformità di maturazione che per un miglior
controllo delle infestanti La scelta dell’epoca di trapianto viene in genere fatta in funzione delle esigenze dell’industria,
che in genere dedica al prodotto biologico solo periodi limitati all’interno della campagna di trasformazione. L’epoca di
impianto ottimale per il biologico si colloca comunque in epoca medio-tardiva (metà aprile-primi di maggio), quando nei
nostri ambienti le condizioni pedo-climatiche sono ottimali per un pronto sviluppo della coltura.
La densità ottimale è leggermente inferiore al convenzionale e si colloca intorno alle 2,6-2,7 piante/m².
Difesa fitosanitaria
Elateridi: Agriotes spp.
Caratteristiche: Le larve vivono nel terreno e causano erosioni del colletto determinando la morte della pianta.
Prevenzione: A seconda della specie presente può essere utilile lavorare il terreno nei mesi estivi per uccidere le giovani
larve.
E' consigliabile monitorare la presenza delle larve nell'autunno precedente l'impianto mediante vasi trappola. In caso di
elevate infestazioni evitare di scegliere colture particolarmente sensibili.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Difesa fitosanitaria
Monitoraggio degli Elateridi e di previsione delle infestazioni con l’utilizzo di trappole a feromoni
Le larve di alcune specie di Elateridi (Coleoptera Elateridae) del genere Agriotes, comunemente note come “ferretti”,
possono talora provocare danni rilevanti, soprattutto su colture sensibili come patata, bietola, mais, pomodoro, girasole,
melone e diverse orticole. Tuttavia, indagini pluriennali condotte in diverse regioni italiane (soprattutto in Veneto ed
Emilia Romagna) hanno evidenziato come, nella maggior parte dei casi, le popolazioni degli Elateridi siano sotto la soglia
economica di danno e come, sulla base di informazioni agronomiche (principalmente rotazione colturale e contenuto in
sostanza organica), sia possibile individuare le aree ove sussiste un rischio reale di attacco significativo.
Nella difesa dagli attacchi da Elateridi, la scelta del campionamento appropriato riveste un ruolo di primaria importanza,
poiché il monitoraggio di questa famiglia di insetti non è esente da notevoli difficoltà.
Attualmente, nelle aree dove sono presenti reali condizioni di rischio, il livello di infestazione viene stimato utilizzando
trappole ad innesco alimentare, una metodologia dotata di buona precisione ed affidabilità, ma molto impegnativa, in
quanto la distribuzione aggregata delle larve e la bassa densità delle popolazioni ne esigono il posizionamento di un
elevato numero. Anche il campionamento delle larve mediante carotatore si è dimostrato oneroso dal punto di vista
economico, anche se discretamente preciso. Tali metodi, pertanto, hanno trovato una scarsa diffusione e, soprattutto
nelle aziende di maggiore estensione, vengono utilizzati in modo sommario.
Recentemente diverse ricerche di campo hanno mostrato come l’uso delle trappole a feromoni possa portare un notevole
contributo all’ottimizzazione del campionamento degli Elateridi.
Attraverso un’esperienza triennale (2002 – 2004) condotta in un’azienda biologica di grandi è stato permesso a punto un
sistema di monitoraggio e mappaggio delle infestazioni, basato sull’utilizzo di trappole a feromoni per la cattura degli
adulti.
Il monitoraggio è stato condotto con trappole del tipo YATLORfunnel, ottimali per la cattura degli adulti di Elateridi in
quanto capaci di intercettare sia gli individui che si spostano volando sia quelli che camminano sulla superficie del terreno
ed ha riguardato le tre specie che rivestono maggiore importanza agraria in Emilia-Romagna: Agriotes litigiosus, Agriotes
sordidus e Agriotes brevis.
Nelle colture sensibili all’attacco di Elateridi, inoltre, si è proceduto al controllo del danno e alla verifica della presenza di
larve con trappole attrattive e carotaggi.
L’indagine ha evidenziato che, nonostante le condizioni favorevoli (assenza di trattamenti geodisinfestanti, terreno
torboso-argilloso, presenza di colture sensibili e abbondanti concimazioni organiche) gran parte della superficie aziendale
non è soggetta a danni elevati.
Relativamente ad A. sordidus, principale specie presente nell’azienda di studio, con catture di adulti comprese tra 1.000 e
1.500 adulti/trappola il danno su pomodoro e mais si è sempre mantenuto a livelli modesti.
La ricerca ha permesso di apportare sostanziali miglioramenti nella tecnica di monitoraggio degli Elateridi adulti:
ƒ
sfruttando la possibilità offerta dalle trappole YATLORfunnel di alloggiare simultaneamente tre erogatori è stato
possibile il “multi-innesco”, ossia l’applicazione contemporanea dei tre feromoni specifici in un’unica trappola,
con conseguente riduzione del 30% dei materiali necessari ed un notevole risparmio di tempo;
ƒ
periodi di rilievo sono stati limitati al periodo di maggior densità degli adulti (picco di volo) delle tre specie di
Elateridi con conseguente risparmio di tempo dedicato al monitoraggio. mettendo a disposizione degli operatori
uno strumento affidabile e di facile applicazione.
I miglioramenti apportati hanno reso il monitoraggio degli adulti uno strumento pratico ed affidabile per individuare le
aree a maggiore rischi di attacco da Elateridi e quindi per fornire alle aziende elementi utili per la pianificazione del piano
colturale. Il vantaggio riguarda soprattutto le produzioni biologiche dove non ha ammesso il ricorso a geoinsetticidi.
L’applicazione della geostatistica (insieme di modelli di interpolazioni dei dati interfacciati a sistemi GIS) permette la
costruzione di mappe che evidenziano i diversi livelli di infestazione. Si tratta di un approccio matematico complesso ma il
risultato che si ottiene è una mappa di facile lettura, dove alle diverse sfumature di colore corrispondono differenti livelli
di rischi di attacco.
Tratto da:
POZZATI M., REGGIANI A., FERRARI R., ZUCCHI L., BURGIO G., FURLAN L. (2006). Il monitoraggio degli elateridi con
trappole a feromoni. L’Informatore Agrario LXII (3): 56 – 59.
Afidi : Myzus persicae, Macrosiphum euphorbiae, Aphis gossypii
Caratteristiche: Con le sue punture causano la sottrazione di linfa , ma il danno è quello della trasmissione di virosi.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Prevenzione:
ƒ
nutrizione azotata equilibrata;
ƒ
mantenimento di aree marginali ricche di vegetazione spontanea per aumentare la popolazione di predatori e
parassitoidi.
Difesa fitosanitaria: Considerato che gli afidi possono essere vettori di gravi virosi, intervenire preventivamente o alla
prima comparsa dei parassiti con azadiractina (anche in fertirrigazione), applicando il prodotto nelle ore fresche e poco
luminose della giornata, acidificare l'acqua e distribuire il prodotto in più applicazioni.
In caso di infestazioni, intervenire con piretro, eventualmente in miscela ad olio bianco.
Alternariosi del pomodoro: Alternaria porri f.sp. solani
Caratteristiche: Causa tacche necrotiche sulle foglie a contorno ben delimitato, con zonature concentriche, che possono
confluire. I sintomi possono manifestarsi su fusti e piccioli. Sulle bacche tacche brune infossate, con zonatura e spesso
una patina di muffa nerastra polverulenta. Patogeno favorito da periodi umidi alternati a periodi piovosi.
Prevenzione: Misure preventive:
-
ampie rotazioni colturali;
-
impiego di varietà tolleranti e di semi sani;
-
distruzione dei residui colturali infetti.
Difesa fitosanitaria: I trattamenti antiperonosporici (su pomodoro) con sali di rame hanno poca efficacia nei confronti
dell'alternariosi, importante utilizzare sempre mezzi agronomici quali la rotazione, una scelta delle varietà meno sensibili
e la distruzione dei residui colturali infetti.
Batteriosi del pomodoro: Cancro batterico - Macchiettatura batterica - Maculatura batterica : Clavibacter
michiganense - Pseudomonas syringae, - Xanthomonas campestris pv. Vesicatoria
Caratteristiche: Cancro batterico: batteriosi sitemica, provoca un avvizzimento delle foglie, sul fusto striature lineari che
poi evolvono in cancri; la sezione trasversale dei fusti mostra una traccia a ferro di cavallo; sulle bacche lesioni circolari,
bianche con al centro una crosticina bruna sopraelevata. Max sviluppo con T 26-28°C ed alta umidità.
Macchiettatura batterica: sulle foglie punteggiature, sulle bacche piccole pustole che formano poi crosticine nere, alone
verde o gaillo in base all'epoca di maturazione. Max sviluppo con T 13-25° C ed alta umidità, quindi in primavera con
colture in pieno campo.
Maculatura batterica: tacche necrotiche più ampie della macchiettatura, infossate e con alone giallastro; sulle bacche
aree a contorno non sempre regolare, con alone verdastro, il frutto può spaccare. Max sviluppo con T 22-28°C ed alta
umidità, quindi in estate.
Prevenzione: Misure preventive:
-
uso di seme sano o risanato (Corynebacterium sta dentro al seme, Pseudomonas e Xanthomonas fuori);
-
distruzione residui colturali infetti;
-
rotazioni colturali. Vi sono varietà tolleranti a Pseudomonas e Xanthomonas.
Difesa fitosanitaria: Alla presenza dei primi sintomi è necessario intervenire con sali di rame; è consigliabile effettuare un
trattamento dopo ogni operazione manuale o meccanica che possa arrecare ferite sulle piante. Particolare attenzione in
caso di temporali con grandine.
Collegamenti: Scheda SFR: Maculatura batterica del pomodoro Scheda SFR: Cancro batterico del pomodoro
Botrite : : Botrytis cinerea
Caratteristiche: Avversità che riguarda in particolare le colture in serra. I frutti sviluppano un marciume molle. In
condizioni di elevata umidità colpisce gli organi aerei (foglie, fusti, fiori e frutti) ricoprendoli della caratteristica muffa
grigia.
Prevenzione: Importante un'adeguata areazione delle serre, adeguata densità d’impianto, irrigazioni localizzate, accurato
drenaggio, riscaldamento notturno delle serre, eliminazione dei frutti infetti, nutrizione azotata equilibrata.
Difesa fitosanitaria: Non vi sono principi attivi di origine naturale di dimostrata efficacia.
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Cladosporiosi : Cladosporium fulvum - Cladosporium cucumerinum (sulle cucurbitacee)
Caratteristiche: Avversità che riguarda in particolare le colture in serra. Colpisce la pagina inferiore delle foglie
provocando la comparsa di macchie giallastre a contorno non ben definito e con muffa grigio-olivastra. Sui frutti tacche
depresse. Le piante colpite hanno produzioni basse.
Prevenzione: Misure preventive:
-
ampie rotazioni;
-
distruzione dei residui colturali infetti.
Difesa fitosanitaria: Non vi sono principi attivi di origine naturale di dimostrata efficacia.
Aleurodidi : Trialeurodes vaporariorum
Caratteristiche: Danni in coltura protetta. Sia gli adulti che le forme giovanili infestano la pagina inferiore delle foglie
causando ingiallimenti fogliari, deperimenti vegetativi, emissione di melata e formazione di fumaggini.
Prevenzione: Misure preventive:
-
impiego di piante non infestate
-
impiego di reti antinsetto
-
eliminazione delle piante infette
-
monitoraggio mediante trappole cromotropiche gialle
Difesa fitosanitaria: Interventi preventivi con Azadiractina; impiego dell'ausiliare Encarsia formosa con 4-6 lanci di 4-6
pupari/mq ogni 15 gg nel periodo primaverile e ogni 7gg nel periodo estivo; utilizzo dell'ausiliare Macrolophus caliginosus
con 2-3 lanci di 1-3 individui/mqalle prime infestazioni del fitofago.
Fusariosi: Fusarium oxysporum f.sp. lycopersici
Caratteristiche: Sintomatologia simile alla verticillosi, entrambe interessano i tessuti vascolari. Aspetto sofferente
dell'apparato aereo, a partire dalle foglie basali. All'interno del fusto si verificano annerimenti vascolari. La pianta
avvizzisce e dissecca. Grave con temperature elevate, 26-32°C.
Prevenzione: Misure preventive:
-
ampie rotazioni colturali con graminacee e leguminose (le clamidospore hanno però vitalità lunga);
-
apporto di sostanza organica;
-
sovescio;
-
impiego di varietà tolleranti;
-
impiego di materiale di propagazione sano;
-
accurato drenaggio;
-
irrigazione localizzata.
Difesa fitosanitaria: Non vi sono principi attivi efficaci.
Marciume dei semenzali: Thielaviopsis basicola
Caratteristiche: L'apparato radicale marcisce ed annerisce, quindi l'apaprato aereo si avizzisce e deperisce. Condizioni
ottimali: temperature 20°C ed alta umidità relativa. Favorita da sbalzi termici. Frequente nei trapianti precoci in serra.
Difesa fitosanitaria: Non vi sono principi attivi di origine naturale di dimostrata efficacia.
Nematodi galligeni: Meloidogyne incognita
Caratteristiche: Il Meloidogyne incognita è la specie più diffusa in Emilia-Romagna, nei terreni tendenzialmente sciolti.
Compie nel nord Italia 5 – 7 generazioni all’anno. I sintomi sono costituiti da galle sulle radici, provocate dall’azione
trofica diretta del nematode con formazione di cellule giganti polinucleate.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Difesa fitosanitaria:
Mezzi di difesa eco-compatibili
Colture intercalari e sovescio di piante esca nematocide, appartenti principalmente alla famiglia delle Brassicaceae e
caratterizzate da un elevato contenuto di glucosinolati. I glucosinolati sono sostanze presenti nei tessuti di Brassicaceae
opportunamente selezionate, che in presenza di acqua e dell'enzima endogeno mirosinasi, vengono rapidamente
idrolizzati a isotiocianato o nitrile I glucosinolati e la mirosinasi si trovano entrambi nelle cellule vegetali, ma
compartimentalizzati in siti differenti di una stessa cellula e non mostrano alcuna attività fino a quando non si verificano
lesioni ai tessuti vegetali. La penetrazione del nematode nella radice e il sovescio permettono l’innesco della reazione di
idrolisi, con produzione di sostanze ad azione nematocida quali isotiocianato o nitrile.
Piante-trappola (catch crops). Brassicaceae che possiedono elevate quantità di glucosinolati attivi nelle radici. In seguito
alla rottura dei tessuti radicali, provocata dalla penetrazione del nematode, si avvia la reazione di idrolisi, con produzione
di isotiocianato. Il nematode non riesce a completare il proprio ciclo di sviluppo, all’interno della radice, entro il periodo di
coltivazione della specie biocida (8-12 settimane).
Piante ad azione fumigante. Brassicaceae che possiedono glucosinolati ad elevata attività biologica anche nella parte
aerea. In questo caso le colture intercalari si comportano come generatori di isotiocianato o nitrile, alla stessa stregua dei
nematocidi chimici fumiganti. La maggior parte della loro potenzialità si esplica in seguito alla loro trinciatura e
interramento.
L’utilizzo di piante nematocide rappresenta attualmente il mezzo più efficace di contenimento dei nematodi, con effetti
positivi anche sulla struttura del terreno e sulla dotazione di sostanza organica.
Piante-trappola (catch crops): Eruca sativa cv. Nemat, Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni
Piante ad effetto principale biofumigante: Brassica juncea sel. ISCI 99
Epoche di coltivazione
estivo-autunnale, con sovescio a fine autunno
primaverile, con sovescio almeno 7-10 gg prima dell’impianto della coltura principale
Periodo di coltivazione della specie biocida : circa 12 settimane
Semina: a file con seminatrice da frumento
Quantità di seme:
Brassica juncea sel. ISCI 99 = 8 kg/ha
Eruca sativa cv. Nemat = 6 kg/ha
Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni = 25 kg/ha
Profondità di semina: < 3 cm
Densità di piante: 200 piante / m2
Il sovescio deve essere effettuato alla piena fioritura, utilizzando macchine operanti in successione a circa un metro di
distanza l’uno dall’altra in particolare un trinciastocchi, con trinciatura molto fine, e una fresa per l’interramento a circa
20 cm di profondità. Al termine delle operazioni di sovescio deve essere effettuata un’abbondante irrigazione per
innescare la reazione di idrolisi con produzione di isotiocianato.
Altre possibilità
Condizionamento tecnologico delle piante verdi e dei semi oleosi in farine e pellets
Distribuzione su terreno nudo, seguita da
interramento e irrigazione (effetto esclusivamente biofumigante)
Da: il sovescio nelle difesa dai nematodi galligeni nelle colture ortive (Giovanna Curto – Servizio Fitosanitario Regione
Emilia-Romagna, Bologna.Luca Lazzeri – CRA, Istituto Sperimentale per le Colture industriali, Bologna
Aggiornamento gennaio 2006
Nottua gialla: Heliothis armigera
Caratteristiche: Larve con colori variabili, giallo-rosa, verd, bruno-grigio con bande laterali di colore giallo-biancastro. Le
larve attaccano tutti gli organi aerei, ma i danni più gravi sono a carico dei frutti. Sverna come crisalide nel terreno,
compie 2-3 genrazioni/anno.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Difesa fitosanitaria: In caso di infestazione (2 piante con infestazione sui 30 piante controllate), intervenire sulle larve con
Bacillus thuringiensis.
Oidio del pomodoro: Leveillula taurica
Caratteristiche: In particolare nelle colture protette. Muffa biancastra sulla pagina superiore delle foglie e macchie
clorotiche sulla pagina inferiore. Maturazione dei frutti rallentata.
Peronospora del pomodoro: Phytopthora infestans
Caratteristiche: Causa danni sia sulle foglie con indebolimento generale della pianta, sia sui frutti con diminuzione della
produzione.
Prevenzione: Misure preventive:
-
ampie rotazioni colturali;
-
adeguata areazione delle serre;
-
adeguate densità d'impianto;
-
impiego di varietà tolleranti e di semi sani;
-
irrigazioni localizzate;
-
accurato drenaggio;
-
distruzione dei residui colturali infetti.
Difesa fitosanitaria: Intervenire con sali di rame in previsione di precipitazioni e di prolungate bagnature fogliari.
Collegamenti : Scheda SFR: peronospora del pomodoro e della patata
Ragnetto rosso : Tetranychus urticae
Caratteristiche: Sul pomodoro: attacca le foglie provocandone la decolorazione portando la giovane pianta a disseccare
progressivamente.
Prevenzione: Sul pomodoro: adottare una nutrizione azotata equilibrata. Evitare trattamenti non strettamente necessari
con prodotti non selettivi.
Difesa fitosanitaria: Sul pomodoro: scarsamente efficace è l'uso di acari predatori (Phytoseiulus persimilis) a causa della
tomentosità delle foglie.
Su melanzana: si possono fare lanci di acari predatori (Phytoseiulus persimilis) con 6-10 fitosidi per mq.
Septoriosi del pomodoro : Septoria lycopersici
Caratteristiche: Le macchie sulle foglie del pomodoro sono simili a quelle dell'Alternariosi, ma sono più piccole e diffuse,
più chiare al centro e non zonate. Al centro, sono visibili con ingrandimento punteggiature nerastre.
Favorito da umidità e temperature di circa 20-25°C. I conidi germinano e penetrano attraverso gli stomi.
Difesa fitosanitaria: I trattamenti antiperonosporici sono efficaci anche per Septoriosi. Intervenire con sali di rame
previsione di precipitazioni e di prolungate bagnature fogliari.
in
Virosi del pomodoro : Virus del mosaico del pomodoro (ToMV) e del tabacco (TMV), virus del mosaico del cetriolo
(CMV), virus dell'accartocciamento fogliare giallo (TYLCV)
Prevenzione: Le virosi sono trasmesse da vettori, principalmente afidi, ma anche aleurodidi e tripidi. Eliminare le piante
infette. Utilizzare piante sane ai trapianti.
Difesa fitosanitaria: Quando compaiono i sintomi, la virosi è diffusa. Per il contenimento, a livello preventivo,
eseguire la lotta ai vettori (vedi afidi del pomodoro).
si può
A cura del Gruppo di Lavoro Prober
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Pierangela Schiatti (Pro.B.E.R.), Loredana Antoniacci (Servizio Fitosanitario Regionale), Massimo Basaglia (Apo Conerpo),
Sergio Gengotti (Catev), Antonio Barreca, Stefano Bongiovanni, Riccardo Cornale, Roberto Ferrari, Marco Pozzati (Centro
Agricoltura Ambiente), Cristina Piazza (Az.Sp.Stuard), Graziano Miani, Fausto Smaia (AgriTes), Lamberto Dal Re,
Christian Grassi, Sandro Bolognesi (Az. Sp. Marani). Con la collaborazione di Agnese Franceschi (Pro.B.E.R.).
Aggiornamento febbraio 2006
Pomodoro da mensa
Questa coltura si adatta per la sua rusticità a molteplici condizioni pedoclimatiche. Predilige terreni profondi e ad elevata
permeabilità,in quanto teme molto i ristagni idrici. Sono preferibili suoli a tessitura sabbioso franca, franco sabbiosa o
franca, con profondità utile alle radici maggiore di 50 cm. La temperatura ottimale di crescita è di 20/24°C ed è sensibile
a temperature al di sotto dei 10°C.
Criteri per la scelta varietale
Le varietà di pomodoro adatte alla coltivazione biologica devono essere caratterizzate da una buona rusticità e resistenza
o tolleranza alle fitopatie, resa elevata e stabile, uniformità di maturazione, buona qualità intrinseca dei frutti e risposta
produttiva alle tecniche colturali adottate.
La scelta varietale è influenzata inoltre dalle caratteristiche pedo climatiche. Per la raccolta da agosto in poi è necessario
utilizzare varietà tolleranti a cladiosporium.
Rotazioni orticole
Il ristoppio e la successione con cucurbitacee o altre solanacee è da evitare. Si consiglia di attendere almeno 3-4 anni
prima di ripetere la coltura sullo stesso terreno. Generalmente il pomdoro segue e precede un cereale autunno-vernino,
.
essendo comunque una tipica pianta da rinnovo è un ottima precessione colturale per quasi tutte le colture
Gestione del suolo
Il terreno viene preparato con un aratura profonda 25-30 cm e una fresatura, effettuata con il terreno in tempera, per
affinare il suolo. Nei terreni più compatti si consiglia di eseguire oltre alla lavorazione principale anche una ripuntatura. Il
terreno dovrebbe essere leggermente baulato sulle file della coltura per favorire lo sgrondo dell’acqua e pacciamato.
Controllo delle infestanti
Una corretta rotazione, il trapianto della coltura e l’utilizzo del sovescio aiutano a ridurre lo sviluppo delle infestanti.
Generalmente la pacciamatura rende il controllo delle infestanti abbastanza facile. In terreni fortemente infestati si
consiglia di effettuare una falsa semina.
Fertilizzazione
Il pomodoro è una coltura esigente per quanto riguarda la concimazione. L’apporto di sostanza organica al terreno, da
interrare prima dell’impianto, sia sotto forma di letame che di sovescio, è una pratica raccomandabile. Gli ammendanti
utilizzati devono contenere matrici organiche ben umificate per ottenere una lenta mineralizzazione della sostanza
organica apportate ed evitare un eccessivo lussureggiamento della pianta. La concimazione in copertura è necessaria di
norma solo se non è stata eseguita un adeguata concimazione all’impianto. I prodotti utilizzabili sono concimi come
pollina, sangue, cuoio torrefatto e borlande. Necessaria una buona dotazione di calcio per il controllo de marciume apicale
Tecnica d’impianto
Viene di norma preferito il trapianto, con materiale vivaistico di buona qualità, alla semina sia per una maggiore
uniformità di maturazione che per un miglior controllo delle infestanti.
Cure colturali
Per le coltivazioni effettuate in verticale possono essere utilizzati, per fissare le piante ai sostegni, spaghi biodegradabili
per permettere la loro decomposizione assieme alle piante a fine ciclo.
Nelle tipologie indeterminate devono essere eliminati i germogli ascellari, per ottenere un prodotto con buona pezzatura.
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Elateridi: Agriotes spp.
Caratteristiche: Le larve vivono nel terreno e causano erosioni del colletto determinando la morte della pianta.
Prevenzione: A seconda della specie presente può essere utilile lavorare il terreno nei mesi estivi per uccidere le giovani
larve.
E' consigliabile monitorare la presenza delle larve nell'autunno precedente l'impianto mediante vasi trappola. In caso di
elevate infestazioni evitare di scegliere colture particolarmente sensibili.
Difesa fitosanitaria
Monitoraggio degli Elateridi e di previsione delle infestazioni con l’utilizzo di trappole a feromoni
Le larve di alcune specie di Elateridi (Coleoptera Elateridae) del genere Agriotes, comunemente note come “ferretti”,
possono talora provocare danni rilevanti, soprattutto su colture sensibili come patata, bietola, mais, pomodoro, girasole,
melone e diverse orticole. Tuttavia, indagini pluriennali condotte in diverse regioni italiane (soprattutto in Veneto ed
Emilia Romagna) hanno evidenziato come, nella maggior parte dei casi, le popolazioni degli Elateridi siano sotto la soglia
economica di danno e come, sulla base di informazioni agronomiche (principalmente rotazione colturale e contenuto in
sostanza organica), sia possibile individuare le aree ove sussiste un rischio reale di attacco significativo.
Nella difesa dagli attacchi da Elateridi, la scelta del campionamento appropriato riveste un ruolo di primaria importanza,
poiché il monitoraggio di questa famiglia di insetti non è esente da notevoli difficoltà.
Attualmente, nelle aree dove sono presenti reali condizioni di rischio, il livello di infestazione viene stimato utilizzando
trappole ad innesco alimentare, una metodologia dotata di buona precisione ed affidabilità, ma molto impegnativa, in
quanto la distribuzione aggregata delle larve e la bassa densità delle popolazioni ne esigono il posizionamento di un
elevato numero. Anche il campionamento delle larve mediante carotatore si è dimostrato oneroso dal punto di vista
economico, anche se discretamente preciso. Tali metodi, pertanto, hanno trovato una scarsa diffusione e, soprattutto
nelle aziende di maggiore estensione, vengono utilizzati in modo sommario.
Recentemente diverse ricerche di campo hanno mostrato come l’uso delle trappole a feromoni possa portare un notevole
contributo all’ottimizzazione del campionamento degli Elateridi.
Attraverso un’esperienza triennale (2002 – 2004) condotta in un’azienda biologica di grandi è stato permesso a punto un
sistema di monitoraggio e mappaggio delle infestazioni, basato sull’utilizzo di trappole a feromoni per la cattura degli
adulti.
Il monitoraggio è stato condotto con trappole del tipo YATLORfunnel, ottimali per la cattura degli adulti di Elateridi in
quanto capaci di intercettare sia gli individui che si spostano volando sia quelli che camminano sulla superficie del terreno
ed ha riguardato le tre specie che rivestono maggiore importanza agraria in Emilia-Romagna: Agriotes litigiosus, Agriotes
sordidus e Agriotes brevis.
Nelle colture sensibili all’attacco di Elateridi, inoltre, si è proceduto al controllo del danno e alla verifica della presenza di
larve con trappole attrattive e carotaggi.
L’indagine ha evidenziato che, nonostante le condizioni favorevoli (assenza di trattamenti geodisinfestanti, terreno
torboso-argilloso, presenza di colture sensibili e abbondanti concimazioni organiche) gran parte della superficie aziendale
non è soggetta a danni elevati.
Relativamente ad A. sordidus, principale specie presente nell’azienda di studio, con catture di adulti comprese tra 1.000 e
1.500 adulti/trappola il danno su pomodoro e mais si è sempre mantenuto a livelli modesti.
La ricerca ha permesso di apportare sostanziali miglioramenti nella tecnica di monitoraggio degli Elateridi adulti:
ƒ
sfruttando la possibilità offerta dalle trappole YATLORfunnel di alloggiare simultaneamente tre erogatori è stato
possibile il “multi-innesco”, ossia l’applicazione contemporanea dei tre feromoni specifici in un’unica trappola,
con conseguente riduzione del 30% dei materiali necessari ed un notevole risparmio di tempo;
ƒ
periodi di rilievo sono stati limitati al periodo di maggior densità degli adulti (picco di volo) delle tre specie di
Elateridi con conseguente risparmio di tempo dedicato al monitoraggio. mettendo a disposizione degli operatori
uno strumento affidabile e di facile applicazione.
I miglioramenti apportati hanno reso il monitoraggio degli adulti uno strumento pratico ed affidabile per individuare le
aree a maggiore rischi di attacco da Elateridi e quindi per fornire alle aziende elementi utili per la pianificazione del piano
colturale. Il vantaggio riguarda soprattutto le produzioni biologiche dove non ha ammesso il ricorso a geoinsetticidi.
L’applicazione della geostatistica (insieme di modelli di interpolazioni dei dati interfacciati a sistemi GIS) permette la
costruzione di mappe che evidenziano i diversi livelli di infestazione. Si tratta di un approccio matematico complesso ma il
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------risultato che si ottiene è una mappa di facile lettura, dove alle diverse sfumature di colore corrispondono differenti livelli
di rischi di attacco.
Tratto da:
POZZATI M., REGGIANI A., FERRARI R., ZUCCHI L., BURGIO G., FURLAN L. (2006). Il monitoraggio degli elateridi con
trappole a feromoni. L’Informatore Agrario LXII (3): 56 – 59.
Afidi: Myzus persicae, Macrosiphum euphorbiae, Aphis gossypii
Caratteristiche: Con le sue punture causano la sottrazione di linfa , ma il danno è quello della trasmissione di virosi.
Prevenzione: Tecniche preventive:
ƒ
nutrizione azotata equilibrata;
ƒ
mantenimento di aree marginali ricche di vegetazione spontanea per aumentare la popolazione di predatori e
parassitoidi.
Difesa fitosanitaria: Considerato che gli afidi possono essere vettori di gravi virosi, intervenire preventivamente o alla
prima comparsa dei parassiti con azadiractina (anche in fertirrigazione), applicando il prodotto nelle ore fresche e poco
luminose della giornata, acidificare l'acqua e distribuire il prodotto in più applicazioni.
In caso di infestazioni, intervenire con piretro, eventualmente in miscela ad olio bianco.
Alternariosi del pomodoro : Alternaria porri f.sp. solani
Caratteristiche: Causa tacche necrotiche sulle foglie a contorno ben delimitato, con zonature concentriche, che possono
confluire. I sintomi possono manifestarsi su fusti e piccioli. Sulle bacche tacche brune infossate, con zonatura e spesso
una patina di muffa nerastra polverulenta. Patogeno favorito da periodi umidi alternati a periodi piovosi.
Prevenzione:
-
ampie rotazioni colturali;
-
impiego di varietà tolleranti e di semi sani;
-
distruzione dei residui colturali infetti.
Difesa fitosanitaria: I trattamenti antiperonosporici (su pomodoro) con sali di rame hanno poca efficacia nei confronti
dell'alternariosi.
Batteriosi del pomodoro: Cancro batterico - Macchiettatura batterica - Maculatura batterica : Clavibacter
michiganense - Pseudomonas syringae, - Xanthomonas campestris pv. Vesicatoria
Caratteristiche: Cancro batterico: batteriosi sitemica, provoca un avvizzimento delle foglie, sul fusto striature lineari che
poi evolvono in cancri; la sezione trasversale dei fusti mostra una traccia a ferro di cavallo; sulle bacche lesioni circolari,
bianche con al centro una crosticina bruna sopraelevata. Max sviluppo con T 26-28°C ed alta umidità.
Macchiettatura batterica: sulle foglie punteggiature, sulle bacche piccole pustole che formano poi crosticine nere, alone
verde o gaillo in base all'epoca di maturazione. Max sviluppo con T 13-25° C ed alta umidità, quindi in primavera con
colture in pieno campo.
Maculatura batterica: tacche necrotiche più ampie della macchiettatura, infossate e con alone giallastro; sulle bacche
aree a contorno non sempre regolare, con alone verdastro, il frutto può spaccare. Max sviluppo con T 22-28°C ed alta
umidità, quindi in estate.
Prevenzione:
-
uso di seme sano o risanato (Corynebacterium sta dentro al seme, Pseudomonas e Xanthomonas fuori);
-
distruzione residui colturali infetti;
-
rotazioni colturali. Vi sono varietà tolleranti a Pseudomonas e Xanthomonas.
Difesa fitosanitaria: Alla presenza dei primi sintomi è necessario intervenire con sali di rame; è consigliabile effettuare un
trattamento dopo ogni operazione manuale o meccanica che possa arrecare ferite sulle piante. Particolare attenzione in
caso di temporali con grandine.
Collegamenti: Scheda SFR: Maculatura batterica del pomodoro Scheda SFR: Cancro batterico del pomodoro
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Botrite : Botrytis cinerea
Caratteristiche: Avversità che riguarda in particolare le colture in serra. I frutti sviluppano un marciume molle. In
condizioni di elevata umidità colpisce gli organi aerei (foglie, fusti, fiori e frutti) ricoprendoli della caratteristica muffa
grigia.
Prevenzione: Importante un'adeguata areazione delle serre, adeguata densità d’impianto, irrigazioni localizzate, accurato
drenaggio, riscaldamento notturno delle serre, eliminazione dei frutti infetti, nutrizione azotata equilibrata.
Difesa fitosanitaria: Non vi sono principi attivi di origine naturale di dimostrata efficacia.
Cladosporiosi: Cladosporium fulvum - Cladosporium cucumerinum (sulle cucurbitacee)
Caratteristiche: Avversità che riguarda in particolare le colture in serra. Colpisce la pagina inferiore delle foglie
provocando la comparsa di macchie giallastre a contorno non ben definito e con muffa grigio-olivastra. Sui frutti tacche
depresse. Le piante colpite hanno produzioni basse.
Prevenzione: Misure preventive:
-
ampie rotazioni;
-
distruzione dei residui colturali infetti.
Difesa fitosanitaria: Non vi sono principi attivi di origine naturale di dimostrata efficacia.
Aleurodidi: Trialeurodes vaporariorum
Caratteristiche: Danni in coltura protetta. Sia gli adulti che le forme giovanili infestano la pagina inferiore delle foglie
causando ingiallimenti fogliari, deperimenti vegetativi, emissione di melata e formazione di fumaggini.
Prevenzione: Misure preventive:
-
impiego di piante non infestate
-
impiego di reti antinsetto
-
eliminazione delle piante infette
-
monitoraggio mediante trappole cromotropiche gialle
Difesa fitosanitaria: Interventi preventivi con Azadiractina; impiego dell'ausiliare Encarsia formosa con 4-6 lanci di 4-6
pupari/mq ogni 15 gg nel periodo primaverile e ogni 7gg nel periodo estivo; utilizzo dell'ausiliare Macrolophus caliginosus
con 2-3 lanci di 1-3 individui/mqalle prime infestazioni del fitofago.
Fusariosi: Fusarium oxysporum f.sp. lycopersici
Caratteristiche: Sintomatologia simile alla verticillosi, entrambe interessano i tessuti vascolari. Aspetto sofferente
dell'apparato aereo, a partire dalle foglie basali. All'interno del fusto si verificano annerimenti vascolari. La pianta
avvizzisce e dissecca. Grave con temperature elevate, 26-32°C.
Prevenzione: Misure preventive:
-
ampie rotazioni colturali con graminacee e leguminose (le clamidospore hanno però vitalità lunga);
-
apporto di sostanza organica;
-
sovescio;
-
impiego di varietà tolleranti;
-
impiego di materiale di propagazione sano;
-
accurato drenaggio;
-
irrigazione localizzata.
Difesa fitosanitaria: Non vi sono principi attivi efficaci.
Marciume dei semenzali: Thielaviopsis basicola
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Caratteristiche: L'apparato radicale marcisce ed annerisce, quindi l'apaprato aereo si avizzisce e deperisce. Condizioni
ottimali: temperature 20°C ed alta umidità relativa. Favorita da sbalzi termici. Frequente nei trapianti precoci in serra.
Difesa fitosanitaria: Non vi sono principi attivi di origine naturale di dimostrata efficacia.
Nematodi galligeni: Meloidogyne incognita
Caratteristiche: Il Meloidogyne incognita è la specie più diffusa in Emilia-Romagna, nei terreni tendenzialmente sciolti.
Compie nel nord Italia 5 – 7 generazioni all’anno. I sintomi sono costituiti da galle sulle radici, provocate dall’azione
trofica diretta del nematode con formazione di cellule giganti polinucleate.
Difesa fitosanitaria:
Mezzi di difesa eco-compatibili
Colture intercalari e sovescio di piante esca nematocide, appartenti principalmente alla famiglia delle Brassicaceae e
caratterizzate da un elevato contenuto di glucosinolati. I glucosinolati sono sostanze presenti nei tessuti di Brassicaceae
opportunamente selezionate, che in presenza di acqua e dell'enzima endogeno mirosinasi, vengono rapidamente
idrolizzati a isotiocianato o nitrile I glucosinolati e la mirosinasi si trovano entrambi nelle cellule vegetali, ma
compartimentalizzati in siti differenti di una stessa cellula e non mostrano alcuna attività fino a quando non si verificano
lesioni ai tessuti vegetali. La penetrazione del nematode nella radice e il sovescio permettono l’innesco della reazione di
idrolisi, con produzione di sostanze ad azione nematocida quali isotiocianato o nitrile.
Piante-trappola (catch crops). Brassicaceae che possiedono elevate quantità di glucosinolati attivi nelle radici. In seguito
alla rottura dei tessuti radicali, provocata dalla penetrazione del nematode, si avvia la reazione di idrolisi, con produzione
di isotiocianato. Il nematode non riesce a completare il proprio ciclo di sviluppo, all’interno della radice, entro il periodo di
coltivazione della specie biocida (8-12 settimane).
Piante ad azione fumigante. Brassicaceae che possiedono glucosinolati ad elevata attività biologica anche nella parte
aerea. In questo caso le colture intercalari si comportano come generatori di isotiocianato o nitrile, alla stessa stregua dei
nematocidi chimici fumiganti. La maggior parte della loro potenzialità si esplica in seguito alla loro trinciatura e
interramento.
L’utilizzo di piante nematocide rappresenta attualmente il mezzo più efficace di contenimento dei nematodi, con effetti
positivi anche sulla struttura del terreno e sulla dotazione di sostanza organica.
Piante-trappola (catch crops): Eruca sativa cv. Nemat, Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni
Piante ad effetto principale biofumigante: Brassica juncea sel. ISCI 99
Epoche di coltivazione
estivo-autunnale, con sovescio a fine autunno
primaverile, con sovescio almeno 7-10 gg prima dell’impianto della coltura principale
Periodo di coltivazione della specie biocida : circa 12 settimane
Semina: a file con seminatrice da frumento
Quantità di seme:
Brassica juncea sel. ISCI 99 = 8 kg/ha
Eruca sativa cv. Nemat = 6 kg/ha
Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni = 25 kg/ha
Profondità di semina: < 3 cm
Densità di piante: 200 piante / m2
Il sovescio deve essere effettuato alla piena fioritura, utilizzando macchine operanti in successione a circa un metro di
distanza l’uno dall’altra in particolare un trinciastocchi, con trinciatura molto fine, e una fresa per l’interramento a circa
20 cm di profondità. Al termine delle operazioni di sovescio deve essere effettuata un’abbondante irrigazione per
innescare la reazione di idrolisi con produzione di isotiocianato.
Altre possibilità
Condizionamento tecnologico delle piante verdi e dei semi oleosi in farine e pellets
Distribuzione su terreno nudo, seguita da
interramento e irrigazione (effetto esclusivamente biofumigante)
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Da: il sovescio nelle difesa dai nematodi galligeni nelle colture ortive (Giovanna Curto – Servizio Fitosanitario Regione
Emilia-Romagna, Bologna.Luca Lazzeri – CRA, Istituto Sperimentale per le Colture industriali, Bologna
Nottua gialla: Heliothis armigera
Caratteristiche: Larve con colori variabili, giallo-rosa, verd, bruno-grigio con bande laterali di colore giallo-biancastro. Le
larve attaccano tutti gli organi aerei, ma i danni più gravi sono a carico dei frutti. Sverna come crisalide nel terreno,
compie 2-3 genrazioni/anno.
Difesa fitosanitaria: In caso di infestazione (2 piante con infestazione sui 30 piante controllate), intervenire sulle larve con
Bacillus thuringiensis.
Oidio del pomodoro: Leveillula taurica
Caratteristiche: In particolare nelle colture protette. Muffa biancastra sulla pagina superiore delle foglie e macchie
clorotiche sulla pagina inferiore. Maturazione dei frutti rallentata.
Peronospora del pomodoro: Phytopthora infestans
Caratteristiche: Causa danni sia sulle foglie con indebolimento generale della pianta, sia sui frutti con diminuzione della
produzione.
Prevenzione: Misure preventive:
-
ampie rotazioni colturali;
-
adeguata areazione delle serre;
-
adeguate densità d'impianto;
-
impiego di varietà tolleranti e di semi sani;
-
irrigazioni localizzate;
-
accurato drenaggio;
-
distruzione dei residui colturali infetti.
Difesa fitosanitaria: Intervenire con sali di rame in previsione di precipitazioni e di prolungate bagnature fogliari.
Collegamenti : Scheda SFR: peronospora del pomodoro e della patata
Ragnetto rosso: Tetranychus urticae
Caratteristiche: attacca
progressivamente.
le
foglie
provocandone
la
decolorazione
portando
la
giovane
pianta
a
disseccare
Prevenzione: adottare una nutrizione azotata equilibrata. Evitare trattamenti non strettamente necessari con prodotti non
selettivi.
Difesa fitosanitaria: scarsamente efficace è l'uso di acari predatori (Phytoseiulus persimilis) a causa della tomentosità
delle foglie.
Septoriosi del pomodoro: Septoria lycopersici
Caratteristiche: Le macchie sulle foglie del pomodoro sono simili a quelle dell'Alternariosi, ma sono più piccole e diffuse,
più chiare al centro e non zonate. Al centro, sono visibili con ingrandimento punteggiature nerastre.
Favorito da umidità e temperature di circa 20-25°C. I conidi germinano e penetrano attraverso gli stomi.
Difesa fitosanitaria: I trattamenti antiperonosporici sono efficaci anche per Septoriosi. Intervenire con sali di rame
previsione di precipitazioni e di prolungate bagnature fogliari.
in
Virosi del pomodoro: Virus del mosaico del pomodoro (ToMV) e del tabacco (TMV), virus del mosaico del cetriolo
(CMV), virus dell'accartocciamento fogliare giallo (TYLCV)
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Prevenzione: Le virosi sono trasmesse da vettori, principalmente afidi, ma anche aleurodidi e tripidi. Eliminare le piante
infette. Utilizzare piante sane ai trapianti.
Difesa fitosanitaria: Quando compaiono i sintomi, la virosi è diffusa. Per il contenimento, a livello preventivo,
eseguire la lotta ai vettori (vedi afidi del pomodoro).
si può
A cura del Gruppo di Lavoro Prober
Pierangela Schiatti (Pro.B.E.R.), Loredana Antoniacci (Servizio Fitosanitario Regionale), Massimo Basaglia (Apo Conerpo),
Sergio Gengotti (Catev), Antonio Barreca, Stefano Bongiovanni, Riccardo Cornale, Roberto Ferrari, Marco Pozzati (Centro
Agricoltura Ambiente), Cristina Piazza (Az.Sp.Stuard), Graziano Miani, Fausto Smaia (AgriTes), Lamberto Dal Re,
Christian Grassi, Sandro Bolognesi (Az. Sp. Marani). Con la collaborazione di Agnese Franceschi (Pro.B.E.R.).
Aggiornamento febbraio 2006
Spinacio
Esigenze pedoclimatiche
La coltura preferisce suoli franchi o sciolti, profondi, ben drenati, ricchi di sostanza organica. Molto sensibile alla siccità. I
valori ottimali di pH sono tra 7 e 7,5. Temperatura del terreno superiore a 5°C. Quando lo spinacio si è sviluppato resiste
a temperature di -6°C.
Tecnica d’impianto
In agricoltura biologica il migliore periodo per la messa in atto della coltura è quello periodo da metà a fine dell’estate, in
secondo raccolto.
Gli spinaci possono essere coltivati secondo sesti tradizionali (a righe continue a 15-20 cm) oppure a prose di 4-5 file
distanti 25-38 cm, al fine di realizzare il controllo delle infestanti con l’utilizzo di mini sarchiatrice a coltelli, attrezzata
con denti di strigliatore dietro la fila (tipo Kress).
Per la brevità del suo ciclo può essere coltivato come coltura intercalare. Inoltre può essere impiegato in consociazione
tra le file di fagioli e piselli che ombreggiano gli spinaci dall’eccessiva insolazione.
Controllo delle infestanti
Lo spinacio, pur tollerando gran parte degli interventi meccanici e presentando una competitività non trascurabile, è da
collocarsi tra le colture a difficoltà medio–alta, a causa delle caratteristiche qualitative richieste al prodotto raccolto.
Infatti, già la presenza di infestanti con uno sviluppo appena superiore ai 5 cm, malgrado la scarsa influenza sulla
produttività della coltura, condiziona e penalizza gravemente le rese in quanto tali infestanti vengono a sporcare e
deprezzare il raccolto in fase di sfalcio.
Su spinacio, pertanto, si punta in particolare a contenere lo sviluppo stesso delle infestanti almeno al di sotto dei 5 cm di
altezza all’atto della raccolta.
Fondamentali risultano due interventi ben collocati in post emergenza.
La coltivazione dello spinacio in epoca autunnale comporta dei rischi legati ad un andamento meteorologico variabile,
caratterizzato da frequenti ed abbondanti piogge, tempi di rientro più lunghi ed un ciclo breve che non consente la
programmazione di molti interventi. Pertanto è opportuno eseguire 1-2 interventi aggiuntivi in pre-semina o in preemergenza, cioè una strigliatura o un pirodiserbo (quest’ultimo, possibile o ripetibile anche in pre-emergenza).
Gli interventi in post-emergenza possono essere rappresentati da strigliature, minisarchiature a prose o loro
combinazioni. In caso di compattamento del terreno è necessario applicare il rompicrosta o una minisarchiatura, prima
dell’effettuazione di un’eventuale strigliatura.
Fertilizzazione
Accumula nelle foglie nitrati, per cui non è necessario apportare quantità elevate di azoto, anche se organico. Utilizza la
fertilità residua, per cui si dovrebbe somministrare il letame o i fertilizzanti organici alla coltura che lo precede.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Irrigazione
E’ necessaria fin dai primi stadi vegetativi, in particolare per le semine primaverili.
Difesa fitosanitaria
Afidi: Aphis fabae
Caratteristiche: Infesta tutti gli organi aerei della pianta (foglie, steli, fiori e baccelli) soprattutto nel periodo primaverileestivo; causa l'accartocciamento delle foglie e un generale deperimento della pianta; inoltre causano gravi danni indiretti
trasmettendo pericolose infezioni virali.
Prevenzione: La presenza di aree marginali ricche di vegetazione spontanea aumenta la popolazione di predatori e
parassitoidi (es. coccinelle, sirfidi); è importante anche adottare una nutrizione azotata equilibrata.
Difesa fitosanitaria: Effettuare trattamenti settimanali con piretro alla comparsa dei primi afidi. Sui focolai di infezione è
consigliabile effettuare trattamenti localizzati.
Mosca: Pegomya betae
Prevenzione: Limitatori naturali: Icneumonidi, Braconidi, Calcididi, Tachinidi.
Difesa fitosanitaria: Raramente si rende necessario intervenire in quanto questo fitofago è controllato da numerosi nemici
naturali. Eventualmente si può ricorrere alla cattura degli individui adulti con vasche trappola contenenti acqua
zuccherata con rotenone.
Peronospora: Peronospora farinosa
Caratteristiche: Causa macchie clorotiche sulla superficie delle foglie, cui corrisponde una muffetta bianca nella pagina
inferiore.
Prevenzione: Sono possibili i seguenti interventi agronomici: - rotazioni molto ampie
-
allontamento delle piante o delle foglie colpite
-
distruzione dei residui delle colture ammalate
-
impiego di semi sani o conciati
-
ricorso a varietà resistenti
Difesa fitosanitaria: La difesa va iniziata quando si verificano condizioni climatiche favorevoli all’infezione (piogge
abbondanti e ripetute, prolungata bagnatura fogliare). I trattamenti con sali di rame vanno ripetuti ad intervalli di 7-10
giorni (finché persistono le condizioni favorevoli all’infezione), rispettando il tempo di carenza di 20 giorni o scegliendo i
prodotti con tempo di carenza pari a 3 giorni.
Antracnosi: Colletotrichum dematium
Caratteristiche:
Prevenzione: Si possono adottare i seguenti Interventi agronomici:
-
ampie rotazioni
-
utilizzo di seme sano
-
uso di varietà resistenti
-
distruzione dei residui vegetali
Difesa fitosanitaria: Alla comparsa dei primi sintomi intervenire con sali di rame.
Nottue fogliari della lattuga: Heliotis armigera, Spodoptera exigua
Caratteristiche: Le larve compiono erosioni inizialmente limitate alla pagina inferiore delle foglie, in seguito, se non
controllate possono divorare l'intero lembo; gli attacchi sono più frequenti nel periodo autunnale..
Difesa fitosanitaria: In presenza delle larve intervenire con Bacillus thuringiensis o azadiractina. Si può impiegare anche
piretro.
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Virosi: CMV
Caratteristiche: Tacche giallo-verdastre sulle folgie, in prossimità delle nervature. Sui frutti mosaico e gibbosità.
Prevenzione: Le virosi sono trasmesse da vettori, principalmente afidi. Eliminare le piante infette. Utilizzare piante e seme
sano ai trapianti.
Difesa fitosanitaria: Per il contenimento, a livello preventivo, si può eseguire la lotta ai vettori (vedi afidi).
Resa produttiva
Le rese ottenibili sono di 10-14 t/ha.
A cura del Gruppo di Lavoro Prober:
Pierangela Schiatti (Pro.B.E.R.), Cristina Piazza (Az.Sp.Stuard), Graziano Miani, Fausto Smaia (AgriTes), Lamberto Dal
Re, Christian Grassi (Az. Sp. Marani). Con la collaborazione di Agnese Franceschi (Pro.B.E.R.).
Aggiornamento febbraio 2006
Zucchino
I terreni ideali sono di medio impasto, ricchi di sostanza organica, profondi e ben drenati. Il ph ottimale è compreso tra
5,5 e 7, il calcare attivo deve essere inferiore al 10%. É sensibile alle temperature al di sotto dei 10°C.
Criteri per la scelta varietale
Non potendo usufruire di varietà ottenute con miglioramento genetico specifico per la coltivazione con metodo biologico,
la scelta varietale deve fare riferimento alle raccomandazioni riportate sui Disciplinari di Produzione Intergrata dell’Emilia
Romagna, preferendo tra queste varietà con buona rusticità, tolleranza o resistenza alle fisiopatie. La maggior parte delle
varietà utilizzabili appartengono alla tipologia scura, in quanto oltre alla tolleranza alle malattie presentano minor
problemi di eccessivo sviluppo dei frutti e sono meno soggette ad ammaccature.
Rotazioni orticole
Occorre in generale intercalare 3 cicli di altre specie prima di coltivare lo zucchino nuovamente sullo stesso suolo. Vanno
inoltre evitate successioni con altre cucurbitacee, solanacee e fagiolo. Nella programmazione delle rotazioni può essere
considerato l’inserimento di una coltura da sovescio (graminacee, leguminose, brassicacee), per migliorare la struttura
del suolo, apportare elementi nutritivi e limitare lo sviluppo delle erbe infestanti.
Fertilizzazione
La fertilizzazione dello zucchino deve essere basata su una buona concimazione di fondo (letame o compost), associata se
necessario a concimi organici a pronto effetto. Se la coltura manifesta fenomeni di stress si possono prevedere interventi
fogliari a base di microelementi e/o amminoacidi con funzione stimolante.
Impianto
Generalmente la semina è preferita al trapianto sia per il minor costo sia per la necessità di effettuare maggiori interventi
irrigui nelle colture trapiantate, in quanto queste presentano un apparato radicale più superficiale. Il trapianto può essere
consigliato per le colture in serra, per gli impianti su terreni particolarmente infestati da malerbe e per impianti precoci in
campo.
I sesti vanno scelti tenendo in considerazione l’influenza della densità d’impianto sulle condizioni microclimatiche e sulla
suscettibilità alle malattie. Indicativamente si consiglia di mantenere 80-100 cm sulla fila e 100-150 fra le file. La semina
viene effettuata collocando 2-3 semi per buca e lasciando dopo l’emergenza 1-2 piantine.
Epoca di impianto
In pieno campo da aprile ad agosto, in serra e con l’utilizzo di teli di tessuto non tessuto da marzo.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Protezione con tessuto non tessuto
Nei trapianti precoci in primavera in pieno campo per limitare il pericolo di gelate tardive e indurre una precocità di
produzione.
Nelle semine estive di giugno luglio per limitare la trasmissione di virus da parte degli afidi. In questo periodo il telo deve
essere rimosso dopo tre settimane per limitare lo sviluppo di erbe infestanti (es. Portulaca orelacea ).
Controllo delle infestanti
Se la coltura viene pacciamata e si utilizza un sistema di irrigazione localizzato il controllo delle infestanti risulta facilitato.
Nel caso di interventi meccanici, la distanza tra le file deve essere calcolata per permettere il passaggio delle macchine, in
questo caso si possono effettuare, con piantine ancora poco sviluppate, 1 o 2 interventi di zappatura lungo la fila e
successivamente 1 o 2 interventi con motocoltivatore nell’interfila entro l’inizio della raccolta per non danneggiare le
piante.
Irrigazione
Lo zucchino è una coltura con elevate esigenze idriche, dovute anche all’apparato radicale superficiale.
In colture pacciamate, si consiglia di utilizzare sistemi di irrigazione localizzata e di mantenere costante l’umidità per
evitare fenomeni di avvizzimento dovuti alle temperature elevate.
In pieno campo l’irrigazione può essere effettuata per aspersione, è preferibile irrigare la mattina presto per evitare che la
coltura resti bagnata durante la notte, favorendo così infezioni batteriche e fungine.
Difesa fitosanitaria zucchino
Afide delle cucurbitacee: Aphis gossypii
Caratteristiche: con le punture di nutrizione sottrae linfa alla pianta causandone l'indebolimento, inoltre provoca anche la
trasmissione di virosi.
I focolai d'infezione incominciano alla scopertura dei tunnel e nei trapianti di inizio maggio
l'aumentare delle temperature.
e si intensificano con
Solitamente a partire da fine giugno-inizio luglio, la presenza di predatori naturali molto efficaci come le coccinelle evitano
l'uso di prodotti aficidi.
Prevenzione: è necessario adottare una nutrizione equilibrata; la copertura con tessuto non tessuto dopo l'impianto fino
ad inizio fioritura ostacola la trasmissione di virosi; i trattamenti limitano l'attività degli insetti utili (coccinelle, sirfidi,
crisope..).
Difesa fitosanitaria: alla presenza dei primi individui e in assenza di ausiliari, intervenire colpendo le pagine inferiori delle
foglie con piretro o azadiractina.
Cladosporiosi: Cladosporium fulvum - Cladosporium cucumerinum (sulle cucurbitacee)
Caratteristiche: Avversità che riguarda in particolare le colture in serra. Colpisce la pagina inferiore delle foglie
provocando la comparsa di macchie giallastre a contorno non ben definito e con muffa grigio-olivastra. Sui frutti tacche
depresse. Le piante colpite hanno produzioni basse.
Prevenzione: -ampie rotazioni ;
-distruzione dei residui colturali infetti.
Difesa fitosanitaria: Non vi sono principi attivi di origine naturale di dimostrata efficacia.
Elateridi: Agriotes spp.
Caratteristiche: Le larve vivono nel terreno e causano erosioni del colletto determinando la morte della pianta.
Prevenzione: A seconda della specie presente può essere utilile lavorare il terreno nei mesi estivi per uccidere le giovani
larve.
E' consigliabile monitorare la presenza delle larve nell'autunno precedente l'impianto mediante vasi trappola. In caso di
elevate infestazioni evitare di scegliere colture particolarmente sensibili.
Difesa fitosanitaria
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Monitoraggio degli Elateridi e di previsione delle infestazioni con l’utilizzo di trappole a feromoni
Le larve di alcune specie di Elateridi (Coleoptera Elateridae) del genere Agriotes, comunemente note come “ferretti”,
possono talora provocare danni rilevanti, soprattutto su colture sensibili come patata, bietola, mais, pomodoro, girasole,
melone e diverse orticole. Tuttavia, indagini pluriennali condotte in diverse regioni italiane (soprattutto in Veneto ed
Emilia Romagna) hanno evidenziato come, nella maggior parte dei casi, le popolazioni degli Elateridi siano sotto la soglia
economica di danno e come, sulla base di informazioni agronomiche (principalmente rotazione colturale e contenuto in
sostanza organica), sia possibile individuare le aree ove sussiste un rischio reale di attacco significativo.
Nella difesa dagli attacchi da Elateridi, la scelta del campionamento appropriato riveste un ruolo di primaria importanza,
poiché il monitoraggio di questa famiglia di insetti non è esente da notevoli difficoltà.
Attualmente, nelle aree dove sono presenti reali condizioni di rischio, il livello di infestazione viene stimato utilizzando
trappole ad innesco alimentare, una metodologia dotata di buona precisione ed affidabilità, ma molto impegnativa, in
quanto la distribuzione aggregata delle larve e la bassa densità delle popolazioni ne esigono il posizionamento di un
elevato numero. Anche il campionamento delle larve mediante carotatore si è dimostrato oneroso dal punto di vista
economico, anche se discretamente preciso. Tali metodi, pertanto, hanno trovato una scarsa diffusione e, soprattutto
nelle aziende di maggiore estensione, vengono utilizzati in modo sommario.
Recentemente diverse ricerche di campo hanno mostrato come l’uso delle trappole a feromoni possa portare un notevole
contributo all’ottimizzazione del campionamento degli Elateridi.
Attraverso un’esperienza triennale (2002 – 2004) condotta in un’azienda biologica di grandi è stato permesso a punto un
sistema di monitoraggio e mappaggio delle infestazioni, basato sull’utilizzo di trappole a feromoni per la cattura degli
adulti.
Il monitoraggio è stato condotto con trappole del tipo YATLORfunnel, ottimali per la cattura degli adulti di Elateridi in
quanto capaci di intercettare sia gli individui che si spostano volando sia quelli che camminano sulla superficie del terreno
ed ha riguardato le tre specie che rivestono maggiore importanza agraria in Emilia-Romagna: Agriotes litigiosus, Agriotes
sordidus e Agriotes brevis.
Nelle colture sensibili all’attacco di Elateridi, inoltre, si è proceduto al controllo del danno e alla verifica della presenza di
larve con trappole attrattive e carotaggi.
L’indagine ha evidenziato che, nonostante le condizioni favorevoli (assenza di trattamenti geodisinfestanti, terreno
torboso-argilloso, presenza di colture sensibili e abbondanti concimazioni organiche) gran parte della superficie aziendale
non è soggetta a danni elevati.
Relativamente ad A. sordidus, principale specie presente nell’azienda di studio, con catture di adulti comprese tra 1.000 e
1.500 adulti/trappola il danno su pomodoro e mais si è sempre mantenuto a livelli modesti.
La ricerca ha permesso di apportare sostanziali miglioramenti nella tecnica di monitoraggio degli Elateridi adulti:
-: sfruttando la possibilità offerta dalle trappole YATLORfunnel di alloggiare simultaneamente tre erogatori è stato
possibile il “multi-innesco”, ossia l’applicazione contemporanea dei tre feromoni specifici in un’unica trappola, con
conseguente riduzione del 30% dei materiali necessari ed un notevole risparmio di tempo;
-: periodi di rilievo sono stati limitati al periodo di maggior densità degli adulti (picco di volo) delle tre specie di Elateridi
con conseguente risparmio di tempo dedicato al monitoraggio. mettendo a disposizione degli operatori uno strumento
affidabile e di facile applicazione.
I miglioramenti apportati hanno reso il monitoraggio degli adulti uno strumento pratico ed affidabile per individuare le
aree a maggiore rischi di attacco da Elateridi e quindi per fornire alle aziende elementi utili per la pianificazione del piano
colturale. Il vantaggio riguarda soprattutto le produzioni biologiche dove non ha ammesso il ricorso a geoinsetticidi.
L’applicazione della geostatistica (insieme di modelli di interpolazioni dei dati interfacciati a sistemi GIS) permette la
costruzione di mappe che evidenziano i diversi livelli di infestazione. Si tratta di un approccio matematico complesso ma il
risultato che si ottiene è una mappa di facile lettura, dove alle diverse sfumature di colore corrispondono differenti livelli
di rischi di attacco.
Tratto da:
POZZATI M., REGGIANI A., FERRARI R., ZUCCHI L., BURGIO G., FURLAN L. (2006). Il monitoraggio degli elateridi con
trappole a feromoni. L’Informatore Agrario LXII (3): 56 – 59.
Fusariosi del melone: Fusarium oxysporum f.sp. melonis
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Caratteristiche: Il patogeno può portare in breve tempo alla morte della pianta. Determina ingiallimenti improvvisi e
avvizzimenti delle foglie e dei fusti con frequente emissione di essudati rosso-arancio. Si verifca l'imbrunimento dei vasi
conduttori.
Prevenzione: Effetturare ampie rotazioni colturali, impiegare varietà resistenti, disinfezione del terreno con vapore,
eliminazione delle piante infette, innesto erbaceo su cv resistenti.
Difesa fitosanitaria: Non vi sono prinicipi attivi efficaci.
Maculatura angolare delle cucurbitacee: : Pseudomonas syringae pv. Lachrymans
Caratteristiche: Causa maculature fogliari prima idropiche poi brune; sui frutti provoca aree circolari infossate di colore
nocciola
Prevenzione: La prevenzione si basa su:
ƒ
scelta di ampi avvicendamenti colturali
ƒ
nutrizione azotata equilibrata
ƒ
eliminazione delle piante infette
ƒ
evitare l'irrigazione per aspersione.
Difesa fitosanitaria: Alla comparsa dei primi sintomi intervenire con sali di rame.
Mosaico del cetriolo: CMV
Caratteristiche: Tacche giallo-verdastre sulle folgie, in prossimità delle nervature. Sui frutti mosaico e gibbosità.
Prevenzione: Le virosi sono trasmesse da vettori, principalmente afidi.
Prevenzione:
ƒ
Eliminare le piante infette.
ƒ
Utilizzare piante e seme sano ai trapianti.
Difesa fitosanitaria: Per il contenimento, a livello preventivo, si può eseguire la lotta ai vettori (vedi afidi).
Mosca grigia dei semi: Delia platura
Caratteristiche: Larve apode e biancastre. Le larve causano danni ai semi in germinazione. Sverna come pupa, compie 3
gen/anno.
Prevenzione: La prevenzione si basa su:
ƒ
avvicendamento colturale
ƒ
evitare eccessi di sostanza organica fresca nel terreno
ƒ
adozione di semine non profonde ed omogenee
ƒ
effettuare impianti non troppo precoci
ƒ
seminare su terreno ben preparato.
Difesa fitosanitaria: Non vi sono principi attivi di origine naturale di efficaci.
Nematodi galligeni: Meloidogyne incognita
Caratteristiche: Il Meloidogyne incognita è la specie più diffusa in Emilia-Romagna, nei terreni tendenzialmente sciolti.
Compie nel nord Italia 5 – 7 generazioni all’anno. I sintomi sono costituiti da galle sulle radici, provocate dall’azione
trofica diretta del nematode con formazione di cellule giganti polinucleate.
Difesa fitosanitaria
Mezzi di difesa eco-compatibili
Colture intercalari e sovescio di piante esca nematocide, appartenti principalmente alla famiglia delle Brassicaceae e
caratterizzate da un elevato contenuto di glucosinolati. I glucosinolati sono sostanze presenti nei tessuti di Brassicaceae
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------opportunamente selezionate, che in presenza di acqua e dell'enzima endogeno mirosinasi, vengono rapidamente
idrolizzati a isotiocianato o nitrile I glucosinolati e la mirosinasi si trovano entrambi nelle cellule vegetali, ma
compartimentalizzati in siti differenti di una stessa cellula e non mostrano alcuna attività fino a quando non si verificano
lesioni ai tessuti vegetali. La penetrazione del nematode nella radice e il sovescio permettono l’innesco della reazione di
idrolisi, con produzione di sostanze ad azione nematocida quali isotiocianato o nitrile.
Piante-trappola (catch crops). Brassicaceae che possiedono elevate quantità di glucosinolati attivi nelle radici. In seguito
alla rottura dei tessuti radicali, provocata dalla penetrazione del nematode, si avvia la reazione di idrolisi, con produzione
di isotiocianato. Il nematode non riesce a completare il proprio ciclo di sviluppo, all’interno della radice, entro il periodo di
coltivazione della specie biocida (8-12 settimane).
Piante ad azione fumigante. Brassicaceae che possiedono glucosinolati ad elevata attività biologica anche nella parte
aerea. In questo caso le colture intercalari si comportano come generatori di isotiocianato o nitrile, alla stessa stregua dei
nematocidi chimici fumiganti. La maggior parte della loro potenzialità si esplica in seguito alla loro trinciatura e
interramento.
L’utilizzo di piante nematocide rappresenta attualmente il mezzo più efficace di contenimento dei nematodi, con effetti
positivi anche sulla struttura del terreno e sulla dotazione di sostanza organica.
Piante-trappola (catch crops): Eruca sativa cv. Nemat, Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni
Piante ad effetto principale biofumigante: Brassica juncea sel. ISCI 99
Epoche di coltivazione
estivo-autunnale, con sovescio a fine autunno
primaverile, con sovescio almeno 7-10 gg prima dell’impianto della coltura principale
Periodo di coltivazione della specie biocida : circa 12 settimane
Semina: a file con seminatrice da frumento
Quantità di seme:
Brassica juncea sel. ISCI 99 = 8 kg/ha
Eruca sativa cv. Nemat = 6 kg/ha
Raphanus sativus cv. Boss e altre selezioni = 25 kg/ha
Profondità di semina: < 3 cm
Densità di piante: 200 piante / m2
Il sovescio deve essere effettuato alla piena fioritura, utilizzando macchine operanti in successione a circa un metro di
distanza l’uno dall’altra in particolare un trinciastocchi, con trinciatura molto fine, e una fresa per l’interramento a circa
20 cm di profondità. Al termine delle operazioni di sovescio deve essere effettuata un’abbondante irrigazione per
innescare la reazione di idrolisi con produzione di isotiocianato.
Altre possibilità
Condizionamento tecnologico delle piante verdi e dei semi oleosi in farine e pellets
Distribuzione su terreno nudo, seguita da
interramento e irrigazione (effetto esclusivamente biofumigante)
Da: il sovescio nelle difesa dai nematodi galligeni nelle colture ortive (Giovanna Curto – Servizio Fitosanitario Regione
Emilia-Romagna, Bologna.Luca Lazzeri – CRA, Istituto Sperimentale per le Colture industriali, Bologna
Oidio delle cucurbitacee: Erysiphe cichoracearum, Sphaerotheca fuliginea
Caratteristiche: Sul melone e cocomero: è la crittogama più diffusa, il suo sviluppo è favorito da umidità del 70% e
temperature intorno ai 26°C; causa macchie biancastre polverulente che in seguito si allargano ricoprendo tutta la foglia
e portandola al disseccamento. Sullo zucchino e sul cetriolo: provoca macchie biancastre polverulente che in seguito si
allargano su tutta la foglia.
Prevenzione: Impiego di varietà tolleranti.
Difesa fitosanitaria: E' necessario trattare alla comparsa dei primi sintomi con zolfo, curando bene la bagnatura fogliare.
In alternativa si può utilizzare Ampelomyces quisqualis.
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Peronospora: Pseudoperonospora cubensis
Caratteristiche: Il fungo trova ottimali condizioni di sviluppo con temperature comprese tra i 18 e i 23°C e con prolungati
periodi di bagnatura fogliare; i danni consistono nella comparsa di macchie decolorate sulle foglie che in seguito
necrotizzano provocando il diosseccamento dell'intera lamina fogliare. Sul cocomero: la sensibilità del cocopmero risulta
minore in quanto solo 2 ceppi del patogeno sono in grado di infettare la specie.
Prevenzione: La prevenzione si basa su:
ƒ
un'adeguata densità d'impianto
ƒ
una nutrizione azotata equilibrata
ƒ
l'eliminazione dei residui colturali infetti
ƒ
l'adozione di sistemi d'irrigazione localizzati
ƒ
l'arieggiamento delle colture protette.
Difesa fitosanitaria: In caso di previsione di condizioni di elevata e persistente umidità intervenire con trattamenti con sali
di rame.
Ragnetto rosso: : Tetranychus urticae
Caratteristiche: Sullo zucchino: causa la decolorazione delle foglie attaccate, sulle giovani piante può provocare il
progressivo disseccamento.
Prevenzione: Sullo zucchino: è necessario evitare di coltivare vicino a colture che ospitano frequentemente l'acaro.
Evitare trattamenti non strettamente necessari con prodotti non selettivi.
Difesa fitosanitaria: Sullo zucchino: sulle giovani piantine, in presenza del ragnetto introdurre 4-8 fitoseidi per mq.
Sclerotinia: Sclerotinia sclerotiorum, Sclerotinia minor
Caratteristiche: La malattia colpisce soprattutto le piante prossime alla raccolta nei periodi freddi e umidi. Sulla lattuga
provoca il marciume del colletto, che insieme alle radici risulta coperto da un micelio biancastro; le piante avvizziscono
rapidamente. Su finocchio e carota la malattia si manifesta sulle folgie con aree edematose poi marcescenti e sulle radici
e sul colletto con marciumi che si ricoprono di una muffa bianca con clima umido nella quale si ritrovano corpiccioli neri
(sclerozi).
Prevenzione: Le misure preventive sono:
ƒ
utilizzo di varietà resistenti
ƒ
ampie rotazioni colturali
ƒ
distruzione dei residui colturali infetti
ƒ
accurato drenaggio e irrigazione
ƒ
densità d'impianto non eccessiva.
Raccolta
Viene effettuata scalarmene, con intervelli di 1-3 giorni, a seconda del periodo e dello sviluppo dei frutti, può succedere
all’inizio dell’estate di dover raccogliere anche due volte al giorno per evitare di avere frutti con pezzature eccessive.
Da Agrimodena
Zucchino bio: i consigli e le tecniche di coltivazione
da Agricoltura, febbraio 2003
Le strategie di difesa per il bio zucchino
da Agricoltura, febbraio 2003
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------A cura del Gruppo di Lavoro Pro.B.E.R.:
Pierangela Schiatti (Pro.B.E.R.), Loredana Antoniacci (Servizio Fitosanitario Regionale), Massimo Basaglia (Apo Conerpo),
Sergio Gengotti (Catev), Antonio Barreca, Stefano Bongiovanni, Riccardo Cornale, Roberto Ferrari, Marco Pozzati (Centro
Agricoltura Ambiente). Con la collaborazione di Agnese Franceschi (Pro.B.E.R.).
Aggiornamento febbraio 2006
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