ISTITUTO COMPRENSIVO CROSIA MIRTO
SCUOLA PRIMARIA DI VIA DELL’ARTE
SETTIMANA DELL’EDUCAZIONE
6-13 APRILE 2014
MOMENTO DI PREGHIERA,
DI ASCOLTO E DI RIFLESSIONE
CON GLI ALUNNI E I GENITORI
Chiara Lubich
Fondatrice dei Focolari
La sua vita a
servizio della
fraternità
1. Per conoscerla
Chiara Lubich (1920-2008),
fondatrice nel 1943 del
Movimento dei Focolari
(Opera di Maria), è considerata una delle personalità
spirituali di maggiore rilievo del novecento.
Cattolica, è stata impegnata in prima linea nella comunione
ecclesiale, nell’ecumenismo, nel dialogo interreligioso e
con persone di convinzioni non religiose.
Insignita di 15 dottorati h.c. nelle più varie discipline e di
diverse onorificenze da enti nazionali e internazionali,
nonché di cittadinanze onorarie nelle maggior città italiane
e a Buenos Aires, è stata promotrice instancabile di una
cultura dell’unità e della fraternità tra i popoli.
2. Chiara Lubich nasce a Trento e viene battezzata col
nome Silvia. La madre è fervente cristiana.
Si diploma maestra elementare e
insegna nel Trentino. Si iscrive
all'università ma la seconda guerra
mondiale le impedisce di continuare
gli studi.
3. Partecipando ad un
corso per giovani
dell’Azione Cattolica, visita
il santuario mariano di
Loreto e scopre la sua
vocazione. Intuisce che
nascerà nella Chiesa una
realtà nuova. Sarà il
“focolare”: comunità di
persone tutte donate,
seppur in modi diversi, a
Dio.
Entrando nel Terz’Ordine
francescano, attratta dalla
scelta radicale di Dio di
Chiara d’Assisi, prende il
nome di Chiara.
4. Con il bombardamento di Trento, la sua casa è
danneggiata e la sua famiglia deve sfollare. Chiara Lubich
decide di rimanere in città per sostenere quanto stava
nascendo attorno a lei. Le viene offerto un appartamento in
Piazza Cappuccini che chiamerà “la casetta ” in ricordo di
Loreto. Vi abiterà con 4 delle sue prime compagne: Natalia,
Giosi, Graziella, Aletta. Nasce così di fatto il “Focolare”.
5. Mons. Carlo De Ferrari
arcivescovo di Trento approva il
Movimento dei Focolari, aveva
riconosciuto: “Qui c’è il dito di
Dio”.
Ben presto, ogni estate,
insieme alle sue prime
compagne e ai suoi primi
compagni, si reca sui monti del
Trentino. Si uniscono a loro
sempre più persone, fino a
formare una società nuova
fondata sul Vangelo: la
Mariapoli (città di
Maria). Saranno più di 10.000
le persone che vi giungeranno
anche da Paesi stranieri.
6. I Focolari si diffondono
anche nei paesi
dell’Europa dell’Est a
regime comunista e in
Inghilterra.
Nel Camerun costruisce
un ospedale in soccorso
all’altissima mortalità
infantile e
l’evangelizzazione
coinvolgerà anche altri
popoli confinanti.
7. A Istanbul incontra il
Patriarca ecumenico di
Costantinopoli, Atenagora I.
In seguito farà altri viaggi a
Istanbul e altri incontri.
Nel 1975, in occasione
dell’Anno Santo presenta a
Paolo VI venticinquemila
giovani dai 5 continenti,
riuniti per il Genfest,
manifestazione
internazionale che si
ripeterà ogni 5 anni.
8. Aderiscono alla
spiritualità del
“Movimento dei
Focolari” anche
famiglie, giovani,
sacerdoti e Vescovi.
A Londra, riceve il
Premio Templeton “per
il progresso della
religione”, presenti
rappresentanti di molte
religioni. Inizia il
dialogo con seguaci di
altre religioni.
9. A Tokyo, parla nel
loro grande tempio a
10.000 persone. Il
dialogo avviato si
svilupperà anche nel
campo degli
interventi umanitari e
a favore della pace.
10. Negli anni ‘80 si
realizzano incontri
annuali internazionali con
“Vescovi amici del
Movimento dei Focolari”,
di varie Chiese, su
sollecitazione di Giovanni
Paolo II e si fonda il
movimento per i bambini:
Gen 4.
11. Chiara Lubich riceve riconoscimenti e incarichi
importanti: è nominata consultrice del Pontificio Consiglio
per i Laici; riceve il “Premio per la Pace Augustana” in
Germania; lancia il progetto Economia di Comunione in
Brasile, che poi si diffonderà in tutto il mondo, in risposta al
profondo divario tra ricchi e poveri; viene nominata tra i
Presidenti onorari della Conferenza Mondiale delle Religioni
per la Pace;
12. dà vita al Movimento politico per l'Unità, con un gruppo
di politici, a Napoli, proponendo loro, pur appartenenti a
schieramenti diversi, di mettere la fraternità a base della
loro vita e del loro impegno politico;
le viene conferito il Premio UNESCO “per l'Educazione alla
Pace”.
13. Riceve 16 lauree honoris
causa in Scienze Sociali in
Polonia, per l’influsso innovativo
apportato dalla spiritualità
dell’unità, in Teologia , nelle
Comunicazioni sociali, nelle
Scienze Umane, in Filosofia ,
interdisciplinare, nelle Scienze
della Religione, in Economia, in
Lettere e psicologia, in
Pedagogia, in Teologia della vita
consacrata, in Arte.
14. A Bangkok (Tailandia),
Chiara incoraggia il
dialogo e la
collaborazione tra buddisti
e Movimento dei Focolari.
La invitano a presentare la
spiritualità focolarina in
tutto il mondo e a New
York, al Palazzo di Vetro
dell’ONU, in un Simposio
organizzato dalla
Conferenza Internazionale
delle Religioni per la Pace
(WCRP), parla sull’unità
dei popoli.
15. Favorisce il dialogo
anche con i musulmani e gli
Ebrei. Organizza Congressi
ecumenici internazionale
dove propone l’unità tra le
Chiese cristiane: ortodossa,
anglicana e protestanti.
16. Riceve numerosi premi e
cittadinanze onorarie in molte
città italiane ed estere, inoltre,
presenta l'esperienza
dell'Economia di comunione come
proposta di un nuovo agire
economico.
17. Si sviluppa un dialogo
fraterno che avrà
continuità in diverse città
degli Stati Uniti,
particolarmente
significativo dopo gli
attentati in USA dell'11
settembre 2001. 40 sono
le moschee aperte al
dialogo col Movimento.
In India, segna l'avvio di
un profondo dialogo con
gli indù.
18. In risposta alla consegna di Giovanni Paolo II al
Movimento dei Focolari, di dare rilievo all'iniziativa
dell'anno dedicato al Rosario per la pace nel mondo,
promuove un Congresso internazionale mariano a
Castelgandolfo (Roma) cui seguiranno 157 congressi nei
cinque continenti, a livello nazionale e locale.
19. Il 14 marzo 2008, in seguito a gravi difficoltà
respiratorie, torna alla Casa del Padre.
Al funerale nella Basilica di S. Paolo fuori le mura, presenti
migliaia di persone, personalità politiche e rappresentanti
delle altre religioni, Papa Benedetto XVI afferma che
Chiara era una donna “in piena sintonia col pensiero dei
Papi”. Il Card. Bertone nell’omelia l’ha tratteggiata come
uno degli “astri lucenti del XX secolo”.
Estratto del discorso
tenuto da Chiara Lubich
al Congresso
"Famiglia-Educazione“
nel1987
Se Gesù è il maestro, un dovere dei genitori cristiani sarà
quello di guardare a lui per imparare come educare.
Ma che tipo di educatore era Gesù?
Gesù mette in pratica quanto poi chiede agli altri.
Guardando a lui si può dedurre che il primo modo d'educare
anche per i genitori, non deve essere impegnarsi ad istruire,
ma a vivere con totalità la propria vita cristiana.
I genitori devono mettere in pratica essi stessi quanto poi
chiedono ai figli. Domandano sincerità, impegno, lealtà,
obbedienza, carità verso i fratelli, castità, pazienza,
perdono? Che i figli possano costatare tutte queste qualità
prima di tutto in loro. Nella madre e nel padre i figli devono
trovare sempre dei modelli indiscutibili cui possano
riferirsi.
Un'altra caratteristica
del modo di educare
di Gesù è quella di
intervenire in aiuto dei
suoi, concretamente,
come quando ha
sedato la tempesta
sul lago (cf. Lc. 8,24).
I genitori, che già naturalmente si prodigano per i loro figli,
molto di più potranno fare, e soprattutto molto meglio, se
innesteranno sul loro amore l'amore soprannaturale: se
ameranno con la carità di Dio, la carità di chi ama per
primo, senza aspettarsi nulla. E' un amore questo che non
lascia mai indifferenti.
Gesù poi dà fiducia a chi deve istruire, come si può
dedurre dalle sue parole all'adultera: "Va' - dice - e d'ora in
poi non peccare più" (Gv. 8,11). Egli crede alla possibilità
che quella donna inizi una vita moralmente corretta.
Le parole dei genitori devono sempre incoraggiare, essere
cariche di speranza, positive, devono manifestare tutta la
loro certezza nella ripresa dei propri figli.
Gesù lascia libertà e responsabilità di decisione, come fa
quando incontra il giovane ricco (cf. Mt. 19,16 ss).
Non si devono mai imporre le proprie idee, ma offrirle con
amore, come espressione d'amore. I figli sono prima di
tutto figli di Dio e non nostri. Non vanno trattati quindi
come proprio possesso, ma come persone a noi affidate.
Gesù non esita a
correggere anche con
decisione e forza,
quando occorre. Dice a
Pietro che lo voleva far
desistere dall'affrontare
la sua passione: "Lungi
da me, Satana! Tu (...)
non pensi secondo Dio,
ma secondo gli uomini!"
(Mt. 16,23).
Anche la correzione è necessaria. E' parte integrante
dell'educazione: "Chi ama suo figlio è pronto a
correggerlo" (Prv 13,24), è scritto nel libro sacro dei
Proverbi. Dio, che formava lui stesso il popolo ebreo,
come un padre e come un maestro, faceva consistere la
sua educazione nell'istruire e nel correggere.
Guai se non si corregge!
Fa sempre impressione una frase del profeta Ezechiele:
"(Se) tu non parli per distogliere l'empio dalla sua
condotta, egli (...) morirà per la sua iniquità, ma della sua
morte chiederò conto a te." (Ez. 33,8). E' dovere dei
genitori, dunque, la correzione. L'ammonimento dato con
pace, con calma, con distacco pesa sulla responsabilità
dei figli che se ne ricorderanno.
Gesù mostra nella stupenda parabola del figliol prodigo
come è la misericordia del Padre, e quindi anche la sua,
verso coloro che ritornano al bene, che si pentono.
I genitori devono comportarsi con i figli come Dio si
comporta con noi. La misericordia del padre e della madre
in una famiglia deve arrivare a saper veramente
dimenticare, al "tutto copre" (l Cor. 13,7) della carità di
Dio.
Gesù insegna nelle sinagoghe, sulla montagna, per le vie
della Galilea e della Giudea, nel tempio a Gerusalemme.
Ogni posto anche per i genitori può esser utile al loro
insegnamento. Il modo di esprimersi di Gesù, pur rifacendosi
all'uso del suo tempo, è nuovo: parla un linguaggio vivo,
immaginoso, concreto, breve, preciso.
Così si deve fare anche in famiglia. Le cosiddette lunghe
"prediche" non sono accettate dai nostri ragazzi. Bastano
poche parole suggerite da un amore vero, puro,
disinteressato. Gesù usa anche il dialogo, alternando
domande e risposte, fa uso di sentenze e, con gli scribi e i
farisei, discute.
Fra genitori e figli, siano essi piccoli o grandi, il colloquio
non deve mai interrompersi; deve essere sempre aperto,
sereno, costruttivo come fra amici. Avviene spesso che
nelle famiglie qualcuno dei figli si allontani da loro. Non è
mai il caso di rompere il rapporto, qualunque sia la strada
che va percorrendo: forse pure di esperienze in contrasto
con l'insegnamento morale ricevuto in famiglia.
Specie in occidente, siamo immersi in una società in cui
sono venuti meno i valori e si esalta la ricerca della libertà
personale, il progresso scientifico e tecnologico, un’idea
diversa dell'essere donna nella società, da parte delle
ragazze, una semplicità di rapporti fra ragazzi e ragazze,
ecc.
Gesù, nell'educare la gente, non teme di capovolgere la
scala dei valori consueti, come quando annuncia le
beatitudine (cf. Mt. 5,2 ss). Chiama beati, infatti, quelli che
non appaiono tali. Presenta una via difficile da percorrere,
controcorrente con quanto offre il mondo.
Anche noi dobbiamo aver il coraggio di dire ciò che
veramente vale. Gesù educa consegnando ai suoi il "suo"
tipico insegnamento: "Questo è il mio comandamento: che
vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati" (Gv. 15,12).
E i genitori devono imitare così bene Gesù nel metterlo in
pratica, da poter ripetere ai figli quel comando come
proprio: Figlioli miei, amatevi come io ho amato voi.
Imitare, dunque, Gesù. Imitarlo come maestro. Imitare
Gesù, o meglio ancora: lasciarlo vivere in noi. Se egli
vivrà nelle nostre persone il nostro comportamento
d'educatori sarà ineccepibile. Se egli sarà introdotto come
educatore nella nostra famiglia, avremo adempiuto
perfettamente il nostro compito.
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