Voltammetria ciclica 1. Alcuni cenni teorici Le tecniche elettrochimiche possono essere suddivise in due ampie categorie schematicamente illustrate in Figura 1: potenziometria (misura del potenziale tra due elettrodi) e amperometria (misura della corrente che passa tra due elettrodi). In potenziometria, si fa in modo che la corrente che passa tra i due elettrodi sia molto bassa (mettendo per esempio un voltmetro ad alta resistenza in serie tra i due elettrodi). elettrodi I due elettrodi consistono consis nell’elettrodo di riferimento (RE, il cui potenziale è costante) e l’elettrodo l’ ettrodo di lavoro (WE). (WE) Figura 1. Schema di una cella a due elettrodi: potenziometria (a sinistra) e amperometria (a destra) In amperometria, si misura la corrente che passa tra i due elettrodi, ai quali è stata applicata una differenza di potenziale costante. Una variante dell’amperometria, è la voltammetria,, tecnica elettrochimica che ben si presta a ottenere informazioni analitiche (concentrazione), termodinamiche (potenziali redox e costanti di equilibrio) e cinetiche (velocità di reazioni). Tale tecnica consiste nel variare il potenziale tra i due elettrodi elettro a velocità costante e misurare la corrente risultante. risultante Il grafico che riporta la corrente misurata in funzione del potenziale applicato si chiama voltammogramma. 1.1 Interfase elettrodo/elettrolita: capacità e corrente capacitiva Quando si immerge un metallo tallo in una soluzione avviene un travaso di cariche da un mezzo ad un altro che fa caricare il metallo positivamente o negativamente rispetto alla soluzione. Laa regione interfasale in risulta elettrificata: sii è così formato un doppio strato elettrico cioè una una separazione di carica all'interfaccia metallo-soluzione che comporta una differenza di potenziale tra le due fasi a contatto (Figura 2). Il modello piu semplice ice di doppio strato è il modello di Helmotz che prevede un eccesso di densità di carica sul conduttore elettronico (metallo) e un eccesso di carica opposta nella soluzione elettrolitica localizzata all’interfase. L’equivalente elettrico rico e un condensatore a piatti piani paralleli. Figura 2 Schematizzazione dell’interfase elettrificata: doppio strato strat 1 Usando questo modello, la carica (Q) sul capacitore è proporzionale alla differenza di potenziale tra i due piani (E): Q=C x E Eq.1 La costante di proporzionalità è la capacità del mezzo (C). Il modello di Helmotz è quello che più semplicemente descrive la capacità elettrochimica secondo l’equazione che segue: = Eq.2 dove ε è la costante dielettrica del mezzo che separa i piatti piani e paralleli, ε0 è la permettività del vuoto, l è la distanza dei due piani e A è l’area dell’elettrodo. La capacità è molto importante negli esperimenti di elettrochimica, perché da luogo a una corrente via via che il capacitore si carica (corrente capacitiva). Per calcolare l’intensità di questa corrente, possiamo derivare l’equazione 1 rispetto al tempo e assumere che la capacità è costante: = Eq.3 Individuando nei termini dell’equazione precedente la corrente e la velocità di scansione di potenziale si può scrivere che: i=C x ν Eq.4 Da questa semplice equazione, abbiamo un’espressione che lega la corrente capacitiva che si crea quando si applica a un elettrodo un potenziale che varia con una velocità di scansione costante (voltammetria). Nella voltammetria ciclica (Figura 3), il potenziale dell’elettrodo di lavoro (V1) viene variato a una data velocità di scansione (ν≡Vs-1) fino a un certo valore (V2) dopodiché viene nuovamente riportato al valore iniziale (da qui il nome voltammetria ciclica). La corrente risultante viene riportata in funzione del potenziale applicato ottenendo così il cosiddetto voltammogramma ciclico. Figura 3 Scansione di potenziale in un esperimento di voltammetria ciclica. Se facciamo un esperimento di voltammetria ciclica in cui non ci sia nessuna specie elettroattiva in soluzione, avremo un tipico voltammogramma mostrato in Figura 4: 2 Figura 4 Schematizzazione di un esperimento CV in assenza di coppie redox in soluzione Immaginiamo di applicare un potenziale come mostrato in Figura 4. Registreremo un rapido aumento di corrente dovuto al rapido cambiamento nella velocità di scansione. La corrente raggiungerà un valore costante perchè stiamo variando il potenziale con velocità di scansione costante. Quando torniamo indietro nella scansione di potenziale succederà lo stesso: cambierà il segno della corrente e una volta interrotta la scansione la corrente sarà pari a zero. Quindi, misurando la corrente capacitiva a una data velocità di scansione di potenziale possiamo determinare la capacità del sistema. Se in soluzione non c’è nessuna specie in grado di trasferire elettroni all’elettrodo, la corrente capacitiva è l’unica che si osserva. Per fare un esperimento di voltammetria ciclica serve comunque una soluzione in quiete (non sotto agitazione) e la presenza di un elettrolita di supporto che impedisca la migrazione sotto gradiente elettrico di specie elettroattive cariche. Anziché una cella a due elettrodi (Figura 1), per la voltammetria ciclica si usa più comunquemente una cella a tre elettrodi (Figura 5), dove 1 è l’elettrodo di lavoro, 2 l’elettrodo di riferimento è 3 è un elettrodo chiamato ausiliario o controelettrodo. Con questa configurazione, si applica un potenziale all’elettrodo di lavoro rispetto al riferimento e si misura la corrente che passa tra l’elettrodo di lavoro e l’ausiliario (evitando così il passaggio di corrente sull’elettrodo di riferimento). Figura 5 Set up sperimentale di una cella a tre elettrodi per voltammetria ciclica Nella prima parte di questa sessione di laboratorio faremo un esperimento di voltammetria ciclica per misurare la capacità di un elettrodo. Tipicamente, i valori di capacità (C/A) cadono nell’intervallo 10-100 µFcm-2. 3 1.2 Reazioni elettrodiche e corrente faradica Quando in soluzione è presente una specie elettroattiva, avviene una reazione elettrodica schematizzata in figura 6. Nel caso di una riduzione, la specie ossidata (OX) che è dunque capace di acquistare elettroni dall’elettrodo secondo l’equazione 5, diffonde verso la superficie dell’elettrodo, acquista elettroni e diffonde via dall’elettrodo. OX + ne- RED Eq.5 All’interfaccia si genera una corrente a causa del trasferimento di elettroni dall’elettrodo alla specie OX. In soluzione, la corrente è creata dalla migrazione degli ioni. Tale corrente è detta corrente faradica, che dipende quindi da due fattori: la velocità di trasferimento elettronico e la velocità di diffusione della specie elettroattiva verso/dall’elettrodo. Figura 6 Processi elettrochimici che prevedono il trasferimento di elettroni all’elettrodo con relativo circuito elettrochimico equivalente Tutte le reazioni elettrochimiche sono governate almeno in parte dall’Equazione di Nernst. Questa espressione fondamentale specifica semplicemente la relazione tra il potenziale di un elettrodo e la concentrazione delle due specie (ossidata, OX e ridotta, RED) coinvolte nella reazione all’elettrodo: = + Eq.6 dove E0 è il potenziale standard della coppia OX/RED; R,T e F sono rispettivamente la costante di stato dei gas, la temperatura assoluta e la costante di Faraday, C sono le concentrazioni delle specie OX e RED nella porzione di soluzione immediatamente adiacente all’elettrodo (che potrebbero essere uguali o diverse rispetto a quelle nel bulk della soluzione, cioè lontano dall’elettrodo). In un esperimento di voltammetria ciclica (e amperometrico in generale), si applica un potenziale a un elettrodo, quindi si forza il rapporto tra le concentrazioni delle specie (COX/CRED) ad assumere un determinato valore che sia consistente con l’Equazione di Nernst. Prima che sia applicato alcun potenziale (t=0), siamo all’equilibrio e non c’è nessun gradiente di concentrazione. La soluzione ha concentrazione uniforme (Cbulk). Applicando un potenziale all’elettrodo (ad esempio negativo), la concentrazione della specie OX all’interfaccia elettrodica diminuisce, quindi si crea un gradiente di concentrazione (Figura 7). 4 Figura 7 Profilo del gradiente di concentrazione in seguito a una reazione elettrodica Se il potenziale diventa sempre più negativo, la concentrazione all’elettrodo della specie ossidata diminuisce sempre di più. Dunque la concentrazione di analita all’interfaccia elettrodica è diversa rispetto a quella di bulk e si instaura una driving force per il trasporto (diffusione) delle specie verso la zona a minor concentrazione, in modo da eguagliare le concentrazioni. Per la prima legge di Fick, il flusso risultante (per flusso si intende moli di sostanza per unità di tempo e superficie, J≡molcm-2s-1) è dato da: = = − ! " Eq.7 !# dove D è il coefficiente di diffusione della specie trasportata verso l’elettrodo e l’espressione tra parentesi indica la derivata parziale della concentrazione di quella specie rispetto alla distanza dall’elettrodo. Questa derivata parziale è semplicemente la pendenza della curva che riporta la concentrazione (C) in funzione della distanza (x), dove la superficie dell’elettrodo corrisponde a x=0. Questo trasporto di analita insieme alla sua ossidazione/riduzione (riduzione nel caso di trasporto di OX e viceversa) quando giunge all’ elettrodo determina l’intensità di corrente in un esperimento amperometrico. Se il trasferimento di elettroni è rapido (reazione elettrodica reversibile) allora la corrente è determinata solo dalla velocità del trasporto di massa dell’analita verso l’elettrodo. In elettrochimica, il flusso viene convertito in corrente tramite la legge di Faraday, che stabilisce che le moli (N) di una specie che si ossida o si riduce sono collegate alla carica (Q) coinvolta nella reazione attraverso la costante di Faraday: $ = %& Eq.8 Quindi si ottiene la seguente relazione fondamentale dalla quale si calcola la corrente in ogni esperimento amperometrico, inclusa la voltammetria. '= = % = %( = −%( ! " !# ≅ %( *+,- ./0 ∆! Eq.9 In generale, più elevato è il flusso e maggiore è la corrente. Si parlerà di corrente di riduzione (i<0, corrente catodica) se la specie OX si muove verso l’elettrodo, si parlerà di corrente di ossidazione (i>0, corrente anodica) se la specie OX si muove lontano dall’elettrodo. 5 Il termine " ! !# dipende dal tempo è non è banale da calcolare. Valutiamo la soluzione di questa derivata parziale per il caso specifico della voltammetria ciclica. Concentriamoci solamente sulla prima scansione di potenziale (da V1 a V2, in figura 3). Diminuendo sempre di più il potenziale, la concentrazione della specie OX diminuirà progressivamente fino a diventare nulla. Contemporaneamente, aumenterà comunque anche il volume di soluzione in cui la concentrazione della specie OX è diminuita e quindi il gradiente comincerà a diminuire. Via via che il gradiente diminuisce diminuirà anche il flusso di specie verso l’elettrodo, con conseguente diminuzione della corrente e si avrà il profilo potenziale-corrente di Figura8 (metà superiore del grafico). Figura 8 Forma di un tipico voltammogramma ciclico Se invertiamo la scansione di potenziale, avremo ancora uno strato in cui la concentrazione di specie ossidata è minore, ma la concentrazione alla superficie dell’elettrodo comincerà a crescere sempre di più fino ad arrivare alla situazione in cui la corrente anodica inizia a prevalere. Quindi, cominceremo ad avere un profilo della concentrazione della specie ridotta, questa volta, simile a quello di Figura 3 e otterremo un picco di corrente negativa. La corrente di picco, in un voltammogramma ciclico che contiene solo una specie elettroattiva (OX/RED), è data dall’equazione di Randles-Sevcik: '2 = 34/6 (7/6 ν7/6 89: Eq.6 dove n sono le moli di elettroni trasferite per moli di specie elettroattiva trasformata, A è l’area elettrodica (cm2), D è il coefficiente di diffusione della specie (cm2s-1), ν è la velocità di scansione (Vs-1) e Cbulk è la concentrazione della specie in questione (nel bulk della soluzione, molcm-3) k è una costante che vale 2.69x105. Informazioni diagnostiche che si ricavano da un voltammogramma ciclico: • Corrente di picco (ip). La corrente di picco è direttamente proporzionale alla concentrazione dell’analita e alla radice quadrata della velocità di scansione. Se il grafico ip vs ν1/2 è lineare, allora è ragionevole dire che il processo è controllato dalla diffusione, cioè dalla velocità del trasporto di massa della specie elettroattiva verso la superficie elettrodica attraverso un gradiente di concentrazione. Una caratteristica di un sistema reversibile è che ipc=ipa. 6 • Potenziale di picco (Ep). Se la velocità di trasferimento elettronico è elevata, Ep è indipendente dalla velocità di scansione. Se i coefficienti delle specie OX e RED sono simili, la media dei valori tra il potenziale di picco anodico (Epa) e catodico (Epc) corrisponde a E0 (che dipende dalla natura degli elettroliti presenti in soluzione). ;<2=< = >? @>A 6 = + C/D B C/D B Eq.7 Infine, la separazione tra i picchi è data da ∆2 = EF2G − 2H EF = 2.3 = 59NO(Q298S) Eq.8 Difficilmente, da un voltammogramma ciclico si ottiene questo valore teorico (reazione reversibile, velocità di trasferimento elettronico molto alta) di 59 mV (dipende dalla preparazione dell’elettrodo e anche dalla velocità di scansione). perché un elettrodo si comporti nel modo più Nernstiano possibile è conveniente usare velocità di scansioni basse. Quando la corrente che passa è bassa, il trasferimento elettronico ha più possibilità di essere veloce rispetto alla diffusione. Nella seconda parte di questa sessione di laboratorio ci metteremo in una situazione in cui la corrente capacitiva sarà di gran lunga trascurabile rispetto alla corrente faradica, in seguito all’aggiunta in soluzione di una specie elettroattiva (esacianoferrato, Fe(CN)64-) che è coinvolta nella seguente semireazione redox: Fe(CN)63- + e- Fe(CN)64- Eq.9 il trasferimento elettronico è molto veloce quindi si può ipotizzare che, almeno per un momento, alla superficie dell’elettrodo la concentrazione delle specie possa essere descritta dall’equazione di Nernst: YZ([\)^_ = + 0.0591WX YZ([\)]`_ ] Eq.10 L’analisi dei voltammo grammi ciclici effettuati su una soluzione contenente una specie elettroattiva permette di ottenere importanti informazioni analitiche e termodinamiche relative alla specie in questione. 7 2. Procedura Sperimentale Materiale e strumentazione: cella elettrolitica, elettrodo di lavoro (disco di platino), controelettrodo (filo di platino) e elettrodo di riferimento (calomelano saturo). Potenziostato e computer con software di gestione. Micropipetta da 20-200 µL, Vetreria di base Reagenti: Soluzione di acido perclorico 0.1 M, Soluzione di elettrolita di supporto: KCl 0.1 M, Soluzione madre di K3Fe(CN)6 (analita) 0,125 M in KCl. Procedura: a. Pulizia dell’elettrodo di lavoro con pasta abrasiva (pulizia meccanica) b. Pulizia dell’elettrodo di lavoro elettrochimica: riempire la cella con HClO4 0.1 M, Collegare la cella elettrochimica al potenziostato, programmare una rampa di potenziale triangolare con scansione diretta da 0 V a 1.5 V e viceversa, disareare con N2 e registrare il voltammogramma alla velocità di scansione di 20 mVs-1. Alla fine sciacquare bene l’elettrodo. Svuotare la cella. c. Aggiungere ora in cella 100 mL di soluzione di elettrolita di supporto e registrare voltammogrammi ciclici nell’intervallo 0.0 ÷ -0.8 V a 20, 50, 100, 150, 250 e 500 mVs-1 oppure nella regione in cui la corrente faradica è minima (0.1-0.5 V). d. Aggiungere progressivamente 200 µl di analita e registrare i voltammo grammi nella finestra di potenziale 0.0 ÷ -0.8 V a 50 mV/s. In corrispondenza della terza aggiunta registrare i voltammo grammi a varie velocità di scansione 20, 50, 100, 150, 250 e 500 mVs-1. 3. Dati sperimentali 3.1 Misura della corrente capacitiva in assenza di molecole elettroattive in soluzione Il grafico seguente riporta i voltammogrammi ciclici registrato a 500 (rosa), 250 (viola), 150 (verde), 100 (rosso), 50 (blu) mVs-1 in soluzione di KCl 0.1 M (cella a tre elettrodi: WE, disco di platino (area=0.196 cm2); RE, elettrodo al calomelano; CE, filo di platino). <I> vs. Ew e CV_KCl_50mV_s_C01.mpr, cycle 3 CV_KCl_100mV_s_C01.mpr, cycle 3 CV_KCl_150mV_s_C01.mpr, cycle 3 CV_KCl_250mV_s_C01.mpr, cycle 3 CV_KCl_500mV_s_II_C01.mpr, cycle 3 # 0.014 x: 0.347827 V y: 7.54887e-3 mA Point 543, Cycle 3 0.012 0.01 0.008 0.006 0.004 0.002 0 <I>/m A -0.002 x: 0.350776 V y: -7.7324e-3 mA Point 440, Cycle 3 -0.004 -0.006 -0.008 -0.01 -0.012 -0.014 -0.016 -0.018 -0.02 0.1 0.15 0.2 0.25 0.3 0.35 0.4 0.45 0.5 0.55 0.6 Ew e / V vs . SCE 8 Velocità di scansione / mVs-1 500 250 150 100 50 3.2 Scansione anodica, ip / µA (a 0.35 V) 7.55 3.83 2.41 1.65 0.86 Scansione catodica, ip / µA (a 0.35 V) -7.73 -4.02 -2.58 -1.8 -1.01 Misura della corrente faradica in presenza di K3Fe(CN)6 Il grafico seguente riporta i voltammogrammi ciclici registrati a 50 mVs-1 in soluzione di KCl 0.1 M a cui sono stati aggiunti 200 (viola), 400 (blu) 600 (rosso), 800 (verde) µL di soluzione madre di K3Fe(CN)6 (cella a tre elettrodi: WE, disco di platino (area=0.196 cm2); RE, elettrodo al calomelano; CE, filo di platino). <I> vs. Ew e CV_FeCN_50mV_s_400uL_C01.mpr, cycle 3 CV_FeCN_50mV_s_600uL_C01.mpr, cycle 3 CV_FeCN_50mV_s_800uL_C01.mpr, cycle 3 CV_FeCN_50mV_s_C01.mpr, cycle 3 # 0.02 0.015 0.01 0.005 <I>/ mA 0 -0.005 -0.01 -0.015 -0.02 -0.025 -0.03 0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 Ew e / V vs . SCE Aggiunte di K3Fe(CN)6 / µL 200 400 600 800 Scansione anodica ip / µA Ep / mV 5.39 213 10.8 216 16.2 216 21.2 216 Scansione catodica ip / µA Ep / mV -4.11 157 -8.05 153 -11.5 145 -15.5 147 Il grafico seguente riporta i voltammogrammi ciclici registrati a 500 (grigio) 250 (rosa), 150 (viola), 100 (verde), 50 (rosso), 20 (blu), 20 mVs-1 in soluzione di KCl 0.1 M a cui sono stati aggiunti 600 µL di soluzione madre di K3Fe(CN)6 (cella a tre elettrodi: WE, disco di platino (area=0.196 cm2); RE, elettrodo al calomelano; CE, filo di platino). 9 <I> vs. Ew e CV_FeCN_20mV_s_600uL_C01.mpr, cycle 3 CV_FeCN_500mV_s_600uL_C01.mpr, cycle 3 # CV_FeCN_50mV_s_600uL_C01.mpr, cycle 3 CV_FeCN_100mV_s_600uL_C01.mpr, cycle 3 CV_FeCN_150mV_s_600uL_C01.mpr, cycle 3 CV_FeCN_250mV_s_600uL_C01.mpr, cycle 3 0.05 0.045 0.04 0.035 0.03 0.025 0.02 0.015 0.01 0.005 <I >/m A 0 -0.005 -0.01 -0.015 -0.02 -0.025 -0.03 -0.035 -0.04 -0.045 -0.05 -0.055 -0.06 -0.065 0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 Ew e / V vs . SC E Velocità di scansione / mVs-1 500 250 150 100 50 20 Scansione anodica 600 µL di K3Fe(CN)6 ip / µA Ep / mV 50.1 228 35.1 223 28.3 222 23.4 218 16.2 218 9.59 218 Scansione catodica 600 µL di K3Fe(CN)6 ip / µA Ep / mV -37.5 137 -26.4 139 -19.1 142 -14.8 143 -11.5 145 -8.12 147 4. Analisi dei dati 1. Scrivere una breve relazione sull’esperienza di laboratorio 2. Calcolare la capacità dell’elettrodo di platino, nelle condizioni sperimentali utilizzate. 3. Riportare in un grafico la corrente di picco (ip) in funzione della concentrazione di esacianoferrato in soluzione. Dovrebbe essere lineare, quindi elaborare i dati sperimentali con una regressione lineare. 4. Determinare E0 della coppia Fe(CN)63-/Fe(CN)64- dal voltammogramma. Se tale valore varia con la velocità di scansione, riportare i diversi valori di E0 in funzione della velocità di scansione ed estrapolare il valore di E0 a velocità di scansione nulla. 5. Calcolare la differenza tra Epa e Epc e discutere con opportune considerazioni se si tratta di una reazione elettrochimica reversibile. 6. Riportare in grafico Ipa e Ipa vs ν1/2 e ricavare il coefficiente di diffusione (confrontandolo con il valore di letteratura: 0,62 x 10-5 cm2s-1). Discutere l’eventuale differenza tra D di Fe(CN)63- e Fe(CN)64(dovrebbe esserci una differenza tra le due specie?) 10