molti erano e sono scusabili, furono vittime più che dei loro stessi
errori delle insidie, della congiura delle cose, della slealtà altrui, ma
accettarono il loro destino, pagarono di persona con la morte,
le galere, l'esilio, con la rovina economica e non può negarsi che
anche coi loro errori gettarono le prime salde basi per le lotte
future. E t r a i mutamenti le difficoltà i fieri contrasti in cui essi
si trovarono non va dimenticato quello proveniente dal conflitto secolare dei due poteri, lo Stato e la Chiesa. Ricordammo
la falange anticurialista che a Napoli e nel Regno era stata in
quegli anni veramente poderosa, che era riuscita a prevalere sui
ministri e sulla stessa Corte e della quale facevano parte con
fervore e vigore i più dotti patrioti meridionali, i più colti ed alti
prelati. Col suo trionfo si era venuto in qualche modo attenuando
il doloroso drammatico dissidio che tormentava l'animo di molti
t r a la fede e la patria, ma esso si accentuò e si acuì quando la
Curia di Roma, ripreso il sopravvento anche sulla Corte, divenne
sempre più ostile contro ogni movimento o semplice tentativo
di riscossa, di indipendenza, di libertà del paese e quindi contro
ogni patriota, allora e in seguito. Saverio Baldacchini, il noto
patriota e scrittore pugliese, scriveva nel 1862, quando già l'Italia ormai poteva dirsi fatta, a proposito del Troya e della sua
concezione del Papato, che questa provocava lo sdegno dei giovani, ai quali erano troppo presenti le severe pagine del Macchiavelli e del Guiciardini ed i danni che dal pontificato temporale
sotto i loro occhi all'Italia erano venuti e venivano : anche nel
Mezzogiorno così le anime più ardenti di patriottismo, più anelanti alla indipendenza e alla libertà del paese, più religiose e
devote soffrirono lo strazio di quel contrasto e lo portarono allora e poi nel cuore.
Riconoscendo in essi più schiettezza d'animo ed una maggiore dottrina, i patrioti del '99, una minoranza, come sempre
avviene, di uomini dì grande intelletto e di gran cuore, furono
paragonati ai girondini. E d alcune estreme parole del Vergniaud,
il capo spirituale di questi, possono essere ripetute anche per
loro : si portarono con sé l'avvenire ed al popolo lasciarono la
speranza in cambio della morte che esso diede loro. Furono
indubbiamente idealisti, ma anche uomini di azione, come sono
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