Addetto al Servizio di
Prevenzione e Protezione
ASPP

Corso di Formazione

Modulo A

Modulo B Ateco 8
Docente: Architetto Patrizia Brignolo
1
IL TRIANGOLO DEL FUOCO
La combustione è un fenomeno molto complesso che può
essere schematizzato, in maniera semplicistica ma efficace ai
fini di un primo approccio elementare alla dinamica chimicofisica che la caratterizza, attraverso il cosiddetto “triangolo del
fuoco” cui fa riscontro il “triangolo di estinzione”.
In corrispondenza, dei vertici del triangolo del fuoco sono
indicati tre parametri essenziali del fenomeno della
combustione:
il COMBUSTIBILE (legno, carta, benzina, gas, ecc.),
il COMBURENTE (l'ossigeno contenuto nell'aria che
respiriamo)
il CALORE (fiammifero, accendino, corto circuito,
fulmine, che costituiscono l'innesco del fuoco)
2
Affinché sia possibile il fenomeno
della combustione è necessario che
tutti e tre gli elementi suddetti siano
contemporaneamente presenti.
E’ sufficiente, quindi, riuscire a contrastare
efficacemente anche uno solo degli
elementi stessi per evitare che la
combustione abbia luogo e quindi che si
verifichi un incendio.
3
Tali considerazioni costituiscono un principio
fondamentale di prevenzione degli incendi.
Ai parametri considerati fanno riscontro i tre
corrispondenti parametri antagonisti, costituenti
il “triangolo d’estinzione” in quanto necessari per
contrastare l’incendio:



la SOTTRAZIONE DEL COMBUSTIBILE in
antitesi alla presenza del combustibile,
il SOFFOCAMENTO in antitesi al comburente
il RAFFREDDAMENTO in antitesi alla
temperatura.
4
L'incendio è una combustione
che si manifesta in maniera
non controllabile dall'uomo
5
IL COMBUSTIBILE
Il combustibile è la sostanza in grado di bruciare.
In condizioni normali di ambiente esso può essere allo
stato Solido (carta, legna, carbone, ecc...) Liquido (alcol,
benzina, gasolio, ecc...) o Gassoso (propano, metano,
idrogeno, ecc...).
Affinché la reazione chimica avvenga, di norma il
combustibile deve trovarsi allo stato gassoso.
Il legno, per esempio, distilla, per effetto del calore della
sua fiamma stessa, tutti i suoi prodotti volatili lasciando
da ultimo solo il carbone che arde come brace senza
fiamma trattandosi di combustione diretta di un solido.
6
La sottrazione del combustibile, quale misura
preventiva per evitare un incendio, si estrinseca nel
sottrarre il combustibile dalle zone potenzialmente
suscettibili di inizio di una combustione o di
riscaldamento localizzato. Quale misura atta a
contrastare un incendio già in atto, essa si estrinseca,
invece, nell’allontanare dall’azione del fuoco i materiali
combustibili non ancora raggiunti dallo stesso.
Alcuni importanti suggerimenti basati su tali concetti
sono i seguenti:
evitare sempre di deporre materiali combustibili
in prossimità di fiamme libere o di potenziali
forme di calore o di elementi suscettibili di
riscaldamento, quali : fornelli da cucina,
posacenere, stufe, prese elettriche, cavi elettrici
in vista, apparecchiature elettriche funzionanti
7
IL COMBURENTE (ossigeno)
Il comburente è la sostanza che permette
al combustibile di bruciare.
Generalmente si tratta di ossigeno
contenuto nell'aria allo stato di gas.
8
Il “soffocamento” consiste nel togliere l’afflusso
dell’ossigeno, ovvero nello stabilire una barriera fisica tra
il combustibile e l’ossigeno eliminandone ogni possibile
reciproco contatto.
Elementari accorgimenti basati sul principio del
soffocamento per l’estinzione di un inizio di incendio
possono essere , a titolo di esempio , i seguenti:
- rotolarsi con prontezza e con decisione sul pavimento per
spegnere un principio di incendio che abbia interessato i
vestiti indossati, onde contrastare il contatto tra gli abiti
e l’ossigeno, interponendovi il pavimento;
- impiegare una coperta, una giacca o altro per coprire la
parte coinvolta da un principio di incendio.
9
LA TEMPERATURA
D'INFIAMMABILITÀ'
La temperatura di infiammabilità è, per tutti i
combustibili che partecipano alla reazione come
emettitori di gas, la minima temperatura alla
quale il combustibile emette vapori in quantità
tale da formare con il comburente una miscela
incendiabile.
Tale temperatura si individua al corrispondente
livello in cui la superficie del combustibile è in
grado di interagire con l'ossigeno dell'aria.
10
Esercitando
un’efficace
azione
di
raffreddamento, con l’impiego, ad esempio, di
idonei getti d’acqua, si ottiene lo spegnimento
dell’incendio.
Bisogna però tener presente , a tal riguardo, che
non deve essere mai lanciata acqua su parti
elettriche sotto tensione.
11
PRODOTTI DELLA
COMBUSTIONE


Durante un incendio, oltre a fiamme e calore, si
sviluppano VAPORE e FUMO; quest'ultimo non è
assolutamente da sottovalutare, perché la maggior parte
delle vittime degli incendi non è provocata dalle fiamme,
ma dalle sostanze tossiche contenute nei fumi, che
dipendono dalle caratteristiche del materiale combusto.
La combustione dà come risultato il fuoco (che fornisce
grandi quantità d'energia sotto forma di calore ad
elevata temperatura con emissione di luce) ed una serie
di prodotti secondari che, nella combustione dei più
comuni materiali infiammabili, risultano essere:
12




ANIDRIDE CARBONICA (CO2)
Per combustione completa (abbondanza di ossigeno per
la combustione)
OSSIDO DI CARBONIO (CO)
Per effetto di combustione incompleta (carenza di
ossigeno)
VAPORE ACQUEO (H2O)
CENERI
Costituite da prodotti vari mescolati in genere con
materiali incombusti; una parte si disperde nell'aria
sotto forma di aerosol con effetti a volte visibili e
configurati come fumo.
13
CLASSI DI FUOCO
Il decreto ministeriale 20.12.1982
(G.U. n° 201 del 23.07.83 ) riporta le
caratteristiche dei combustibili in
base
a
"Classi"
al
fine
di
standardizzare le etichettature degli
estintori idonei allo spegnimento dei
fuochi di queste categorie.
14
CLASSE A
COMBUSTIBILI SOLIDI
(legna, carta, carbone ecc..)
Il fuoco di classe A si caratterizza da reazione di
combustibile solido ovvero dotato di forma e volume
proprio. La combustione si manifesta con la
consumazione del combustibile spesso luminescente
come brace e con bassa emissione di fiamma. Questa
è infatti la manifestazione tipica della combustione
dei gas e, per quanto concerne l'argomento in atto, è
generata dalle emissioni di vapori distillati per il
calore dal solido in combustione che li contiene.
L'azione estinguente pertanto si può esercitare con
sostanze che possono anche depositarsi sul
combustibile (polvere dell'estintore) che è in grado di
sostenere l'estinguente senza inghiottirlo e/o
affondarlo al suo interno. L'azione di separazione
dall'ossigeno dell'aria è pertanto relativamente
semplice ed il combustibile non si sparge per la
scorrevolezza propria dei liquidi.
ESTINGUENTI: Acqua, schiuma e polveri chimiche
15
CLASSE B
LIQUIDI INFIAMMABILI
(benzina, gasolio, alcol, ecc..)
Caratteristica peculiare di tale tipo di combustibile
è quella di possedere sì un volume proprio, ma
non
una
forma
propria.
Appare evidente come sia necessaria l'azione
contenitiva di un tale tipo di combustibile,
identificabile nelle sue più peculiari caratteristiche
nella
comune
benzina.
Un buon estinguente, per questo tipo di fuoco,
deve, oltre l'azione di raffreddamento, esercitare
un'azione di soffocamento individuabile nella
separazione tra combustibile e comburente. Nel
caso dei liquidi tutti gli estinguenti che vengono
inghiottiti dal pelo liquido, poiché a densità
maggiore, (più pesanti), non possono esercitare
alcuna capacità in tal senso. È il caso dell'acqua
sulla benzina.
ESTINGUENTI: Schiuma,
(CO2) e polveri chimiche
anidride
carbonica
16
CLASSE C
GAS INFIAMMABILI
(gas propano, metano, idrogeno ecc..)
Caratteristica peculiare di tale tipo di
combustibile è quella di non possedere né
forma, né volume proprio. I gas combustibili
sono molto pericolosi se miscelati in aria, per la
possibilità di generare esplosioni. L'azione
estinguente si esercita mediante l'azione di
raffreddamento, di separazione della miscela
gas-aria. Infatti, al di fuori di ben precise
percentuali di miscelazione, il gas combustibile
non brucia.
ESTINGUENTI: Anidride carbonica (CO2 )
polveri chimiche, idrocarburi alogenati
17
CLASSE D
METALLI INFIAMMABILI
(magnesio, potassio, sodio)
I fuochi di classe "D", si riferiscono a
particolarissimi tipi di reazione di solidi, per lo più
metalli, che hanno la caratteristica di interagire,
anche violentemente, con i comuni mezzi di
spegnimento, particolare con l'acqua. I più comuni
elementi combustibili che danno luogo a questa
categoria di combustioni sono i metalli alcalini
terrosi leggeri quali il magnesio, il manganese,
l'alluminio (quest'ultimo solo se in polvere fine), i
metalli alcalini quali il sodio, potassio e litio.
Vengono classificati fuochi di questa categoria
anche le reazioni dei perossidi, dei clorati e dei
perclorati.
ESTINGUENTI: Anidride carbonica (CO2 ) e
polveri chimiche
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CLASSE E
(Quadri elettrici, cabine elettriche,
centrali in tensione)
Sono
fuochi
di
natura
elettrica.
Le
Apparecchiature elettriche in tensione richiedono
estinguenti dielettrici non conduttori.
ESTINGUENTI: Anidride carbonica
polveri chimiche, idrocarburi alogenati
(CO2
),
19
ETICHETTE DI IDENTIFICAZIONE
PER BOMBOLE
20
COLORAZIONE DELLE BOMBOLE DI GAS “TECNICI”
21
SEGNALETICA DI PERICOLO
CORROSIVO
ESPLOSIVO
22
SEGNALETICA DI PERICOLO
INFIAMMABILE
ALTAMENTE
INFIAMMABILE
23
SEGNALETICA DI PERICOLO
NOCIVO PER
L’AMBIENTE
COMBURENTE
24
SEGNALETICA DI PERICOLO
IRRITANTE
NOCIVO
25
SEGNALETICA DI PERICOLO
TOSSICO
ALTAMENTE TOSSICO
26
SEGNALETICA DI PERICOLO
RADIOATTIVO
PERICOLO BIOLOGICO
27
L’incendio
Gli incendi possono provocare gravi danni alle persone e
alle cose.
Direttamente: per azione delle fiamme,
dell'irraggiamento termico sviluppato dal calore e dai
fumi, vapori e gas prodotti.
Indirettamente: a seguito di esplosioni, crolli e danni
strutturali.
Le cause di un incendio avvengono agiscono lentamente,
l'incendio accade rapidamente.
Ogni incendio ha una propria storia legata a molti fattori
che ne determineranno la sua gravità.
28
Prima di parlare di Incendio
è necessario parlare di
combustione: reazione
chimica di una sostanza
combustibile con
l'ossigeno, accompagnata
da sviluppo di calore, gas,
fumo, fiamma e luce.
Quando la combustione è
sufficientemente rapida e
non controllata si ha
l'incendio.
Gli elementi che
concorrono nella
combustione sono
principalmente tre:
29
il
comburente
(l'ossigeno
presente
nell'aria)
30
il
combustibile
(legno, carta,
ecc.)
31
la
temperatura di
accensione,
(cioè l'energia
necessaria perché
quella data sostanza
raggiunga il proprio
punto di
combustione.)
32
Possiamo definire l'incendio una
combustione non controllata, cioè che
avviene in una zona non predisposta,
procurando danni all'uomo e all'ambiente.
Come già detto, quindi, è necessario che
sia presente un combustibile, un
comburente e una temperatura minima
detta di accensione o d'innesco.
L'insieme di questi tre elementi costituisce
il triangolo del fuoco.
33
Nell'evoluzione di un incendio si possono individuare quattro fasi caratteristiche:
1. Fase di accensione o innesco che
può avere origine da:



Fiamme: fiamme libere, fiamme su
fornelli, saldatrici, accendini,
sigarette.
Scintille: fulmini, archi elettrici,
scintille, scintille da urto, elettricità
statica, scarichi di motori a scoppio.
Punti caldi: motori a scoppio,
filamenti elettrici, cavi elettrici, parti
metalliche molto calde.
34
2. Fase
di
propagazione
durante la quale inizia la
produzione di fumi, vapori e
gas.
3. Fase
di
incendio
generalizzato o flash-over.
quale inizia la produzione di
fumi, vapori e gas.
4. Fase
di
estinzione
raffreddamento.
e
35
TRIANGOLO DEL FUOCO
Il triangolo del fuoco ci
suggerisce come estinguere gli
incendi: al mancare di almeno
uno degli elementi il fuoco si
spegne.



L'estinzione dell'incendio si
basa infatti sulla soppressione
di uno o più lati del triangolo
mediante:
l'esaurimento o sottrazione di
combustibile;
il soffocamento o sottrazione
del comburente (ossigeno);
il raffreddamento o sottrazione
di calore al di sotto della
temperatura di accensione.
36
L’estinzione
Per poter effettuare un corretto intervento di spegnimento di un incendio
è necessario, innanzitutto, individuare la fase in cui si trova.
Se l'incendio è ancora in fase di prima propagazione, o principio di
incendio, i mezzi più idonei ad intervenire potrebbero essere gli estintori.
E' inoltre necessario sapere "cosa sta bruciando", per utilizzare il tipo di
estintore più adatto (su ogni estintore è infatti riportata l'idoneità di
utilizzo per le " classi d'incendio" che è la codifica convenzionale utilizzata
per identificare il materiale combustibile).
Se la fase dell'incendio è in propagazione avanzata i mezzi più idonei allo
spegnimento sono solo quelli adottati da professionisti: i Vigili del Fuoco.
Il mezzo di estinzione più utilizzato è sicuramente l'acqua veicolata sugli
incendi
da
tubi
o
manichette
raccordi
e
lance.
Dove invece bruciano liquidi infiammabili è necessario l'utilizzo di
schiuma.
A spegnimento avvenuto, esiste sempre una fase di bonifica: cioè tutte
quelle operazioni svolte dai Vigili del Fuoco per rendere sicuro l'ambiente
dove si è sviluppato l'incendio.
37
Estintori
Gli estintori sono forse il mezzo antincendio più conosciuto dal pubblico, anche
se pochi possono dire di averne mai visto uno in funzione. Vediamo di cosa si
tratta.
Ne esistono di vari tipi e sono concepiti per spegnere principi d'incendio; la
scelta dell'estintore va fatta in base al tipo d'incendio ipotizzabile nel locale da
proteggere. Su ciascun estintore sono indicate le classi di fuochi che sono in
grado di estinguere, quindi se è apposta un'etichetta (pittogrammi) con le
lettere A B C significa che quell'estintore è idoneo a spegnere incendi di quelle
tre categorie.
Affinché l'utilizzo sia efficace bisogna essere vicini al focolaio (da 1 a 3 metri in
relazione alla distanza consentita dal quel particolare tipo di estintore e da
calore irraggiato dall'incendio, sempre a favore di vento e che non sia
minacciata l'incolumità dell'operatore) e indirizzare il getto alla base delle
fiamme.
Non si deve assolutamente attraversare con il getto le fiamme, si deve cercare
di spegnere le fiamme più vicine e progressivamente allargare in profondità la
zona estinta. Una prima sventagliata di sostanza estinguente può essere utile
per poter avanzare e aggredire da vicino il fuoco.
Attenzione: l'estintore non deve essere assolutamente utilizzato contro persone
avvolte dalle fiamme in quanto l'azione delle sostanza estinguenti su parti
ustionate potrebbe provocare danni superiori a quelli delle ustioni. In questi casi
è preferibile ricorrere all'acqua o nel caso questa non fosse disponibile, a
coperte o indumenti per soffocare le fiamme.
Più frequentemente si trovano due tipi di estintori: a polvere e a CO2 (anidride
carbonica).
38
Estintori a CO2 (anidride carbonica)
Non presentano alcuna difficoltà
d'uso. Funzionano sul principio del
passaggio di stato. All'interno c'è
anidride carbonica allo stato liquido;
agendo sulla maniglia, dopo aver
rimosso la spina di sicura, il CO2
entra
contatto
con
l'aria
atmosferica , assorbe calore e
passa dallo stato liquido allo stato
gassoso: il rapido abbassamento
della
temperatura
nel
tubo
diffusore (il tubo che serve ad
indirizzare il getto sull'incendio)
trasforma il gas in una sorta di
"neve". E' particolarmente idoneo
per incendi di apparecchiature
elettriche, anche se talvolta il
rapido
abbassamento
della
temperatura causa danni ai motori.
39
Estintori a polvere
All'interno dell'estintore a polvere ci sono delle
polvere polivalenti (si chiamano polivalenti perché
possono essere utilizzate in incendi ABC: sono
polveri a base di solfato e fosfato di ammonio, ma
la reale composizione è segreto industriale).
Azionando la maniglia, dopo aver rimosso la spina
di sicura, l'azoto pressurizzato passa attraverso un
tubo interno e fuoriesce dal tubo esterno. Gli
estintori non vanno capovolti, è grave inconveniente,
e devono essere utilizzati sino in fondo. Ripulire un
ambiente dove si è utilizzato un estintore a polvere
è più impegnativo che rimuovere i detriti
dell'incendio. Gli estintori a polvere sono
particolarmente adatti per liquidi infiammabili,
pinacoteche, librerie: il principio del funzionamento
delle polveri polivalenti è interessante al fine
conoscitivo; la polvere, oltre ad inibire il contatto tra
combustibile e comburente (soffocamento) e a
raffreddare per assorbimento del calore (reazione
endotermica) dà luogo al processo di catalisi
negativa, inibisce la reazione chimica a catena
"catturando" i radicali liberi. Non sono dannosi per
la salute dell'operatore anche se la nube di polvere
sviluppata può causare qualche colpo di tosse.
40
Tubi o manichette
I tubi, o come sono anche chiamati "le
manichette", vengono utilizzati in tutti
quei casi nei quali l'estintore non è più
sufficiente. Più tubi collegati insieme
formano una tubazione ed è possibile
riversare su di un incendio enormi
quantità d'acqua: a seconda del tipo
d'incendio e del locale dove esso ha
luogo l'acqua è impiegata con tecniche
differenti, a pressioni differenti e
soprattutto in quantità differenti.
Si possono vedere nelle loro apposite
custodie in tutti gli edifici (oltre i 20mt
di altezza) e nei grandi complessi
(teatri, fiere, locali notturni etc).
Ci sono tubi di diametro 45 mm. (quelli
negli edifici) e quelli da 70 mm. quasi
esclusivamente in dotazione ai VV.F. e
in
impianti
a
grande
rischio.
La lunghezza di un tubo è di circa 25
metri e vengono utilizzati ad una
pressione di esercizio tra 4/8 bar.
In cima al tubo c'è un raccordo
filettato, maschio, al quale va avvitata
la lancia.
41
COMPORTAMENTO IN CASO DI
UN PRINCIPIO DI INCENDIO
Imparate ad usare le più elementari protezioni,
innanzitutto per proteggere la vostra persona!!
State bassi: il calore ed i prodotti della combustione (il
fumo) vanno verso l'alto.
Cercate di schermare dal calore le parti del corpo
scoperte per proteggervi dall'irraggiamento termico.
Proteggete le vie respiratorie con un panno bagnato
davanti al naso ed alla bocca per raffreddare l'aria
respirata e limitare i danni del fumo.
42
43
COME SPEGNERE UN
PRINCIPIO D'INCENDIO



Usate gli estintori,
leggendo velocemente le
istruzioni riportate sugli
stessi (sarebbe un'ottima
prevenzione se sapeste
già a priori come usarli!!!)
In alternativa usate:
Coperte di lana (quelle
acriliche bruciano!!)
Acqua (staccando prima il
circuito elettrico)
44
Se non riuscite a spegnere in breve tempo
le fiamme - NON INSISTETE!!
Cercate di chiudere la porta della stanza
dove si è sviluppato l'incendio.
Staccate il circuito elettrico principale e
chiudete il rubinetto contatore (valvola
principale) del gas.
Uscite all'esterno.
45







Telefonate al 115 dei Vigili del Fuoco
Fatelo personalmente
Non delegate nessuno!!
Segnalate se nell'ambiente vi sono
bombole o sostanze pericolose
Attivate il piano di evacuazione della
scuola
Non usate gli ascensori
Allontanatevi ma rimanete a disposizione
all'arrivo delle squadre di soccorso.
46
47
UN PIANO DI EVACUAZIONE
PER LA SCUOLA
48
In molte situazioni di emergenza (terremoto, incendio,…) che
si verificano quando in determinati ambienti si realizza
un’alta concentrazione di persone (scuole, cinema,
supermercati,…) le vittime ed i feriti che si riscontrano
possono essere spesso causati da precise alterazioni nei
comportamenti dovute al PANICO.


Per PANICO s’intende una particolare condizione dell’uomo
che fa perdere alcune capacità fondamentali per la sua
sopravvivenza, quali l’attenzione, la capacità del corpo di
rispondere ai comandi del cervello e la facoltà di
ragionamento; ha, inoltre, due spontanee manifestazioni
che se non controllate costituiscono di per sé un elemento di
grave pericolo:
istinto di coinvolgere gli altri nell’ansia generale ( invocazione
di aiuto, grida, atti di disperazione,…);
istinto alla fuga, in cui predomina l’autodifesa, con tentativo
di esclusione anche violenta degli altri con spinte, corse in
avanti ed affermazione dei posti conquistati verso la via della
salvezza.
49
PANICO

Risultato: tutti si accalcano istintivamente ed in
modo disordinato alle uscite di sicurezza e così
facendo le bloccano, impedendo ad altre
persone, magari meno capaci fisicamente, di
portarsi in salvo all’esterno. Al fine di evitare o
ridurre questo dannoso fenomeno, risulta utile
progettare e realizzare per la scuola un “piano
di evacuazione” che contribuirà a controllare
quei comportamenti irrazionali di cui abbiamo
parlato e a ridurre i rischi che può creare uno
stato di emergenza
50
Preparazione del materiale



Primo e fondamentale requisito per
costruire un buon piano di evacuazione è
la conoscenza dell’ambiente scolastico in
cui ci si muove. Per cominciare è
necessario il seguente materiale:
una planimetria dei vari piani
dell’edificio;
una carta in scala adeguata, dell’area
in cui è collocato l’edificio.
51
Successivamente devono essere identificati e
segnati, sulla planimetria, le zone a rischio
d’incendio
(centrali
termiche,
magazzini,
laboratori,…) ed i presidi di sicurezza (idranti,
estintori, campanelli d’allarme,..).
Nell’effettuare questa perlustrazione ci si rende
conto che esistono, appesi alle pareti in modo da
essere ben visibili, dei cartelli di colore verde o
rosso che indicano le uscite di sicurezza ed i
percorsi per raggiungerle, gli estintori, gli idranti
ed ogni altro elemento che può servire alla
sicurezza.
52
Sulla stessa planimetria deve essere
segnato, con un colore che risulti ben
evidente, la posizione dell’uscita di
sicurezza più vicina ad ogni classe e il
percorso per raggiungerla ( se questo
percorso interessa scale indicare una
simbologia che evidenzi un percorso
in piano, in salita o in discesa); dovrà
essere evidenziata anche l’aula in cui
ci si trova.
53
Le uscite di sicurezza si
aprono verso l’esterno
(per non intralciare la
fuga ma renderla più
agevole)
mediante
l’applicazione
di
una
leggera spinta ad una
barra orizzontale che si
chiama
“maniglione
antipanico”.
E’
questo
un
altro
requisito di sicurezza
previsto dalle norme non
solo per la scuola, ma
anche per altri locali che
possono essere soggetti
ad un certo affollamento
54
Planimetria in ogni aula
55
Planimetria generale
Sulla carta generale in cui l’edificio viene inserito
nel vicino contesto urbano si dovrà identificare
nel cortile o, comunque, nell’area esterna di
pertinenza della scuola, un “punto di raccolta”
su cui far convogliare tutti i presenti in caso di
fuga ed il percorso per raggiungerlo provenendo
dall’uscita di sicurezza, che dovrà essere segnato
con la stessa simbologia grafica utilizzata per la
compilazione della planimetria relativa al piano.
56
Identificazione delle procedure e dei
compiti



Quando si manifesta una situazione di pericolo o si avverte un segnale
d’allarme è facile, se non adeguatamente preparato, che si esca
disordinatamente dalla classe e, con uguale disordine e confusione, si
cerchi di raggiungere l’uscita di sicurezza più vicina per fuggire.
Abbiamo già classificato questo comportamento come il meno efficace,
anche se non è dovuto ad una precisa volontà bensì ad una condizione
di panico, per affrontare una situazione di pericolo; dobbiamo, pertanto,
“programmare”, questo nostro comportamento sulla base delle
informazioni acquisite nella perlustrazione della scuola.
Dovrà, innanzi tutto, essere definito un modo per segnalare l’insorgenza
o la presenza di un pericolo. Se nella scuola non fosse già stato
predisposto, si potrà utilizzare la campanella di inizio e fine lezioni
azionato ad intermittenza per circa due minuti, in modo che sia
inequivocabilmente riconosciuto come segnale d’allarme.
57
Non appena udito il segnale d’allarme si dovrà adottare il
seguente comportamento:
1- interrompere immediatamente ogni attività;
2- tralasciare il recupero di oggetti personali ( libri, zaini, giacconi,…)
3- mettersi in fila evitando il vociare confuso, grida e richiami;
4- rimanere uniti ai compagni seguendo, in modo ordinato, chi precede.
Dovranno essere individuati i seguenti incarichi:
· 1 ragazzo apri-fila, con l’incarico di apertura delle
porte e guida della classe al punto di raccolta;
· 1 ragazzo serra-fila, con l’incarico di chiudere la
porta dell’aula e del controllo che nessuno dei
compagni di classe rimanga indietro;
· 1 ragazzo con l’incarico di aiutare eventuali disabili
ed abbandonare l’aula, e a raggiungere il punto di
raccolta.
5- camminare in modo sollecito, senza corse non preordinate e senza spingere
i compagni;
6- nel caso di contrattempi di qualsiasi genere, attenersi strettamente a
quanto ordinato dall’insegnante.
58
59
Per garantire lo svolgimento dell’evacuazione in
condizioni di maggior sicurezza è necessario
anche controllare che siano garantite le seguenti
condizioni (…è PREVENZIONE!):



i banchi e la cattedra devono essere disposti in
modo da non ostacolare l’esodo veloce dai locali;
tutte le porte siano apribili con tranquillità;
i percorsi per raggiungere le uscite di sicurezza,
nonché le uscite stesse, siano sgombri da
impedimenti (materiale vario come sedie,
pacchi,…) che ostacolino l’esodo e che l’apertura
delle porte non presenti alcun impedimento.
Se si riscontra qualcuna di queste carenze, o altre
che
si
ritengono
importanti,
segnalale
immediatamente al dirigente scolastico.
60
Per concludere, all’interno della porta della
classe dovranno essere appesi:



la planimetria del piano con tutte le
indicazioni per raggiungere la più vicina
uscita di sicurezza;
la carta dell’area in cui è collocato l’edificio
con indicato il punto di raccolta esterno;
un estratto delle istruzioni di sicurezza
come quello che segue:
61
ISTRUZIONI DI SICUREZZA
Al momento dell’allarme:
lasciate tutti gli oggetti personali
incolonnatevi dietro …………………… (apri-fila)
non aprite le finestre
seguite le vie di fuga indicate
non usate l’ascensore
raggiungete il punto di raccolta assegnato
mantenete la calma
62
Pausa caffè
63
Scarica

Quinta lezione - Parte uno - istituto statale augusto monti