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Miodistrofia enzootica degli agnelli:
indagini clinico-patologiche
in un allevamento siciliano
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j
A. SFACTERIA1, G. LANTERI1, S. AGRICOLA2, S. FERRARO3, B. MACRÌ1,
G. MAZZULLO1
1
Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria, Facoltà di Medicina Veterinaria, Università degli Studi di Messina
Veterinario Libero Professionista, Rosolini (SR), Specialista in “Fisiopatologia della Riproduzione
degli Animali Domestici”
3
Veterinario Libero Professionista, Castel di Lucio (ME)
2
RIASSUNTO
Le miopatie nutrizionali sono patologie caratterizzate dall’intervento di fattori dietetico-carenziali (vitamina E e Selenio) e dall’insorgenza di lesioni degenerative del tessuto muscolare scheletrico e/o cardiaco. Scopo del presente lavoro è descrivere i quadri clinico-patologici di tale condizione riscontrata in un allevamento ovino della Provincia di Ragusa dove venivano registrate alcune mortalità neonatali. Un agnello maschio ed una femmina, meticci, di otto giorni d’età sono stati sottoposti ad esame
clinico ed in uno sono stati effettuati esami di laboratorio. I soggetti si presentavano in decubito sternale, anoressici, con ottundimento del sensorio, tremori muscolari, aumentata temperatura rettale, mucose oculo-congiuntivali iperemiche, tachipnea, tachicardia. Gli esami di laboratorio rivelavano un considerevole aumento di CK, AST e ALT. L’esame necroscopico, effettuato dopo il decesso spontaneo dei due agnelli, rivelava quadri morfo-patologici sovrapponibili nei due soggetti e caratterizzati peculiarmente da scadente stato di nutrizione, ipotrofia muscolare, muscoli di aspetto pallido o in preda ad infarcimento emorragico, edema ed emorragie cerebrali. L’esame istologico di campioni di tessuto muscolare sia scheletrico che cardiaco rivelava quadri riferibili a fenomeni miodistrofici. I dati clinico-anamnestici, di laboratorio e patologici suggerivano una
diagnosi di miodistrofia nutrizionale da carenza di vitamina E e Selenio. Sulla scorta dei dati ottenuti veniva somministrata
una integrazione minerale e vitaminica in tutti i soggetti ritenuti a rischio presenti nell’allevamento.
Gli Autori discutono sull’importante ruolo della cosiddetta “filiera diagnostica”.
PAROLE CHIAVE
Miopatia nutrizionale, agnello, vitamina E, Selenio.
INTRODUZIONE
Le miopatie nutrizionali sono patologie a carattere cosmopolita che si presentano con maggiore frequenza in aree con
agricoltura intensiva.1 Sono caratterizzate dall’intervento di
fattori dietetico-carenziali (vitamina E e Selenio) sul piano
patogenetico e dall’insorgenza di lesioni degenerative del tessuto muscolare scheletrico e/o cardiaco sul piano anatomopatologico.2,3
Uno degli aspetti più importanti delle miopatie nutrizionali
è l’irregolarità e l’imprevedibilità con la quale esse insorgono. Occorrono spesso in animali alimentati con fieno, in cui
le condizioni e la durata dello stoccaggio ne hanno ridotto il
valore nutritivo, mentre si verificano raramente in animali
alimentati con foraggi freschi. Negli alimenti è importante
soprattutto il loro contenuto in vitamina E e Se, la cui carenza è associata all’insorgenza della miopatia. Il contenuto di Se
nei foraggi dipende dal pH del terreno (maggiore se il pH è
alcalino) e la quantità di Se nei tessuti animali dipende dalla
assunzione con gli alimenti (0,01-0,02 ppm). Il Se non è distribuito in maniera omogenea nell’organismo; alte concentrazioni si trovano nel fegato e nei reni, basse concentrazioni
nel sangue e nel tessuto adiposo, concentrazioni intermedie
nel tessuto muscolare. Per quanto riguarda la vitamina E,
Autore per la corrispondenza:
Giuseppe Mazzullo ([email protected]).
molti foraggi destinati all’alimentazione del bestiame sono
fonti povere, mentre ne sono ricchi gli oli vegetali e le leguminose, soprattutto l’erba medica.1
La vitamina E ed il Selenio rivestono un ruolo importante
nella protezione delle membrane cellulari dai radicali liberi
che provocano la perossidazione dei lipidi di membrana. La
vitamina E ed il Se decrescono la formazione degli idroperossidi e servono a “spazzare” i radicali liberi intra- ed extracellulari. Assieme inibiscono e distruggono i perossidi endogeni, mantenendo cosi l’integrità delle membrane cellulari.4
In assenza di un’adeguata concentrazione di vitamina E e Se
le membrane vengono danneggiate dai radicali liberi e perdono la capacità di mantenere i gradienti di concentrazione
ionica intra-extracellulare, soprattutto quella degli ioni calcio; questa sfocia in un’alterazione della dinamica ionica intracellulare con mineralizzazione e lesioni non specifiche a
carico del tessuto muscolare.
Il normale flusso degli ioni Calcio dal comparto extracellulare verso il citosol, dove i livelli di questo variano da 1/4 ad 1/2
rispetto al compartimento extracellulare, causa un notevole
aumento della richiesta di energia per rimuovere il calcio dai
miofilamenti calcio-sensibili e dai mitocondri che agiscono
da “tappo”. Ne risulta un accumulo cinquanta volte il normale contenuto di Ca e quindi una riduzione della capacità
di produrre energia; da qui ha inizio la sequenza di eventi
che sfociano nella degenerazione cellulare, dovuta ad ipercontrazione delle miofibrille e ad una degenerazione delle
miofibre.
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La patogenesi, quindi, può riconoscere cause diverse pur producendo le stesse lesioni, ovvero una carenza alimentare di vitamina E e Se oppure una diminuzione dei livelli sierici di vitamina E e Se, conseguente ad aumento del loro fabbisogno.1
Clinicamente, in base alla sintomatologia ed al decorso, si riconoscono tre forme:
• forma iperacuta, che può essere conseguente ad un esercizio intenso e/o improvviso, come la messa al pascolo,5 o eccitazione dovuta a pratiche d’allevamento “stressanti”,
quali le vaccinazioni o la cattura. In questi soggetti, infatti,
i fattori stressanti intervengono come causa scatenante in
situazioni di miopatia nutrizionale subclinica;
• forma cardio-respiratoria, in cui si ha la comparsa di una
grave difficoltà respiratoria caratterizzata da dispnea e da
tachipnea. L’animale si trova in un marcato stato di depressione, in decubito laterale e incapace di raggiungere la
stazione quadrupedale. La temperatura rettale rimane solitamente nella norma o può essere aumentata. La frequenza cardiaca è di 150-200 bpm, con ritmo irregolare e
presenza di rumori cardiaci. Inutili sono i tentativi di terapia e la sindrome evolve verso il decesso in 6-12 ore;
• forma locomotoria, in cui i soggetti colpiti presentano andatura rigida, barcollamento, difficoltà ad assumere e
mantenere la stazione quadrupedale, falsa cifosi. Il dolore
e la mioglobina rilasciata dalle cellule lisate provocano una
moderata ipertermia. Vi è un aumento della frequenza cardiaca, che è elevata ma non irregolare. Le difficoltà respiratorie presenti sono dovute alle lesioni dei muscoli respiratori (diaframmatici e intercostali). Alla palpazione i muscoli dorso-lombari ed i glutei sono caldi, tumefatti e dolenti in modo simmetrico e bilaterale. La prognosi è favorevole se si procede ad una adeguata terapia.5
Il quadro anatomo-patologico corrisponde alla sintomatologia clinica. Le lesioni possono essere presenti già due settimane prima del parto e, in questo caso, i muscoli colpiti sono soprattutto quelli linguali e del collo (i gruppi muscolari
impiegati nell’allattamento), mentre negli animali meno giovani sono colpiti i muscoli della spalla e della coscia, oltre a
quelli linguali ed ai respiratori; tutti i distretti muscolari colpiti si presentano pallidi, edematosi e calcificati. Si osservano, inoltre, lesioni regressive a quei muscoli continuamente
attivi, come gli intercostali ed il diaframma, mentre le lesioni ad altri gruppi muscolari sono di scarsa entità. A carico del
cuore sono presenti lesioni sull’endocardio del ventricolo sinistro nei vitelli e di entrambi i ventricoli negli agnelli; queste si presentano come strie bianco-grigiastre simili a “colpi
di pennello”, o come chiazze diffuse a margini indefiniti ed
irregolari, rese opache dai fenomeni di calcificazione distrofica. Possono essere presenti idropericardio, ascite, congestione ed edema polmonare.2,3
Istologicamente si osservano fenomeni di necrosi coagulativa segmentale, di calcificazione e rigenerazione delle miofibre, tipiche di lesioni multifasiche. All’esordio si osservano
miofibre ingrossate, arrotondate ed ipercromiche nella loro
sezione trasversa.
Successivamente si ha perdita della striatura e rigonfiamento
ialino; il sarcoplasma necrotico è separato in blocchi irregolari, che poi calcificano. Sono altresì presenti fenomeni di rigenerazione con miofibre in gemmazione e fibrosi;3 la reazione endomisiale riparativa è accompagnata dalla presenza
di infiltrazione macrofagica.1,6 Anche nel tessuto muscolare
cardiaco il quadro istologico si presenta con aspetti che indi-
cano la coesistenza di fenomeni necrotici e di rigenerazione
cicatriziale.2
MATERIALI E METODI
Il presente studio è stato condotto presso un allevamento di
ovini di piccole dimensioni (circa 100 capi), sito nel comune
di Modica (Ragusa). L’allevamento, di tipo semi-intensivo,
ha un indirizzo produttivo prettamente da carne e la razione
somministrata è costituita in particolare da foraggi e concentrati, acquistati all’esterno.
L’intervento del Medico Veterinario è stato richiesto per la
comparsa improvvisa di mortalità neonatale. I soggetti colpiti avevano un’età compresa tra i 4 e i 14 giorni e provenivano da un gruppo di fattrici alimentate, durante l’ultimo
periodo di gestazione, esclusivamente con paglia. Il decesso
dei soggetti colpiti era preceduto da tremori, decubito sternale ed ipertermia.
Gli animali oggetto di tale studio sono due agnelli meticci,
un maschio ed una femmina, dell’età di 8 giorni, nati da due
diverse pecore di razza bergamasca, pluripare.
I due agnelli sono stati sottoposti ad esame clinico e, per il
primo soggetto, ad indagini di laboratorio (esame emocromocitometrico e biochimico) al momento delle manifestazioni sintomatologiche.
Dopo il decesso, avvenuto spontaneamente, i due agnelli sono stati sottoposti all’esame necroscopico, durante il quale
campioni di diversi distretti muscolari venivano prelevati,
fissati in formalina tamponata al 10% e successivamente inclusi in paraffina. Sezioni istologiche di 3-4 µ di spessore venivano colorate con Ematossilina-Eosina (EE).
RISULTATI
Esame clinico
Il soggetto di sesso maschile si presentava in decubito sternale, anoressico, con ottundimento del sensorio, tremori muscolari, temperatura rettale di 40,5ºC e mucose oculo-congiuntivali iperemiche. Si apprezzava, inoltre, tachipnea
(60/min), tachicardia (150 bpm) con ritmo irregolare e toni
cardiaci puri. Non si riscontravano clinicamente alterazioni
a carico di altri organi o apparati.
Il quadro clinico del soggetto di sesso femminile, in gran parte sovrapponibile al precedente, era caratterizzato da temperatura rettale di 40ºC, frequenza respiratoria 56/min, frequenza cardiaca 130/bpm.
Esami di laboratorio
I risultati degli esami di laboratorio sono riportati in Tabella 1.
Esame necroscopico
L’esame necroscopico rivelava quadri morfo-patologici sovrapponibili nei due soggetti esaminati che vengono, pertanto, descritti simultaneamente.
All’esame esterno, ambedue i soggetti apparivano di conformazione normale, in relazione all’età ed al sesso, lo stato di
nutrizione era scadente, con masse muscolari della spalla e
della coscia ipotrofiche. Allo scuoiamento, il pannicolo adiposo sottocutaneo era di scarsa entità; era presente, inoltre,
edema sottocutaneo. I muscoli degli arti si mostravano di
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Tabella 1 - Indagini di laboratorio.
Esame emocromocitometrico
Eritrociti
Leucociti
Ematocrito (HCT)
Emoglobina
Linfociti
Neutrofili
Eosinofili
Basofili
Monociti
Piastrine
Esame ematochimico
Creatinkinasi
Aspartato aminotransferasi/AST
Alanino amino transferasi/ALT
UDM
ESITO
RANGE
T/l
G/l
%
g/dl
%
%
%
%
%
G/l
7,76
4,9
29,5
9,6
60
31
2
0
7
9,5
(8 -15)
(4-12)
(24-45)
(8-16)
(40-75)
(10-30)
(1-8)
(0-3)
(1-5)
(10-35)
UI
UI
UI
15336
219
232
(3-130)
(68-90)
(3-25)
Figura 1 - Aspetto macroscopico delle masse muscolari scheletriche.
aspetto pallido, “a carne di pollo”, imbibiti e succosi (Fig. 1);
i muscoli toracici ed intercostali mostravano aree in preda ad
infarcimento emorragico.
Nessuna alterazione patologica era macroscopicamente osservabile all’apertura della cavità addominale, ad eccezione
del diaframma che mostrava un aspetto pallido.
All’apertura della cavità toracica si poteva apprezzare la presenza di emorragie a carico dei muscoli intercostali e pallore
del miocardio. L’apertura della scatola cranica rivelava la presenza di edema e scarse emorragie cerebrali.
Esame istologico
Il tessuto muscolare scheletrico mostrava, a piccolo ingrandimento, un imponente edema interstiziale e la presenza, negli stessi campi microscopici, di miofibre con notevole polimorfismo e diversa affinità tintoriale. In alcune aree era presente una notevole basofilia, dovuta all’addensamento dei
nuclei in conseguenza dei fenomeni necrotici (Fig. 2). A
maggiore ingrandimento si rilevavano aree tissutali con notevole difformità dei tipi cellulari presenti, in cui le miofibre
mostravano una minore affinità tintoriale citoplasmatica, in
conseguenza dei processi degenerativi; altre aree mostravano, invece, miofibre con citoplasma a zolle. Tali quadri erano
indicativi di degenerazione ialina miofibrillare alternata a
necrosi delle miofibre muscolari. Unitamente, si potevano
cogliere fenomeni rigenerativi accompagnati da una intensa
reazione fibroblastica (Fig. 3). Aspetti simili si coglievano a
carico delle sezioni di cuore.
Figura 2 - Sezione trasversale di muscolo scheletrico. EE, ingrandimento originale 4X.
DISCUSSIONE E CONCLUSIONI
I dati clinico-anamnestici, di laboratorio e patologici erano
indicativi di una miopatia nutrizionale verosimilmente da
carenza di vitamina E e Selenio.
Tale diagnosi era stata già precedentemente sospettata al momento della visita clinica e suffragata, successivamente, anche dagli esami di laboratorio. Sia l’esame emocromocitometrico che l’ematochimico avevano infatti rivelato importanti alterazioni di CK, AST e ALT, enzimi ritenuti importanti ai fini della diagnosi della miopatia. In tal senso, anche
la diffusione enzootica della malattia in concomitanza a repentini cambi d’alimentazione avevano suggerito tale disturbo metabolico.
Figura 3 - Sezione trasversale di muscolo scheletrico. EE, ingrandimento originale 4X.
Le successive indagini anatomo-istopatologiche, che avevano
messo in evidenza lesioni del tutto sovrapponibili a quelle
già note in letteratura, sebbene più facilmente riscontrabili
nei casi di miodistrofia nutrizionale dei volatili che non ai
quadri classici di MDE degli agnelli, deponevano ulterior-
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mente per tale sindrome. Inoltre, sia gli aspetti macroscopici
che istopatologici, questi ultimi caratterizzati da fenomeni di
necrosi coesistenti con espressioni di reazione cicatriziale,
hanno confermato la presenza di quadri tipici di una miopatia nutrizionale inquadrabile nella forma sub-acuta.
Sulla scorta dei dati ottenuti, è stato effettuato, quindi, un
trattamento terapeutico su due livelli: terapia dei soggetti sintomatici, profilassi nei soggetti a rischio. Nel focolaio preso in
considerazione a quei soggetti che presentavano sintomatologia clinica è stato somministrato Desametasone sodio fosfato (1 ml, IM), per tre giorni, ed un’associazione iniettabile
di Selenio e vitamina E (5 ml, SC), in unica somministrazione. Alle fattrici appartenenti allo stesso gruppo, ma che ancora non avevano partorito, è stato somministrato un integratore mineral-vitaminico a base di Selenio e vitamina E.
In seguito al suddetto trattamento, non si sono più verificati
decessi, né mortalità neonatale all’interno dell’allevamento.
Per quanto concerne le indagini di laboratorio, la CK è un
enzima intracellulare altamente specifico del tessuto muscolare, il cui aumento nel siero indica un danneggiamento dei
muscoli scheletrico e cardiaco. Secondo Smith et al. (1994)7
e Fry et al. (1994),8 la sensibilità della CK nella diagnosi di
una miopatia è del 93% per le forme cliniche, mentre nelle
forme subcliniche la sua sensibilità scende al 53%. Le AST e
le ALT hanno una sensibilità del 100% nei casi di patologia
subclinica. Gli stessi Autori consigliano, nei casi in cui viene
sospettata una miopatia nutrizionale, di utilizzare una “combinazione” di enzimi che includa CK, AST e ALT, poiché all’interno di un gregge possono essere presenti contemporaneamente animali con patologia clinicamente manifesta e
animali affetti in maniera subclinica.
Nei casi in cui è sospettata una patogenesi riferibile ad una
carenza di vitamina E e Selenio, è importante valutare la concentrazione ematica del Selenio e della glutatione-perossidasi,7,8 quest’ultimo importante indicatore di danno muscolare. Nel nostro caso, la valutazione della concentrazione ematica di Selenio e della glutatione-perossidasi è stata omessa,
per cui sono stati risolutivi gli esami anatomo-istopatologici
effettuati post-mortem.
La carenza di vitamina E e Selenio può essere corretta tramite terapia parenterale con una posologia consigliata di 0,1 mg
di Se/kg p.v., associato a 7 UI di α-tocoferolo/kg p.v. sotto
forma di soluzioni iniettabili di Na-Selenite e vitamina E, o
di Bo-Se, oppure orale tramite integratori mineral-vitaminici, assicurando una concentrazione di Se di 0,3 ppm. Tra gli
integratori contenenti vitamine E e Selenio sono da preferire
gli integratori contenenti Selenio organico anziché inorganico.5 Secondo Steen et al. (2008),9 gli animali che ricevono
un’integrazione con Selenio organico hanno un contenuto
ematico dello stesso del 30% maggiore rispetto agli animali
che ricevono un’integrazione con Selenio inorganico; parimenti, gli agnelli nati da madri che ricevono un’integrazione
con Selenio organico hanno un contenuto nel sangue maggiore del 50% rispetto agli agnelli nati da madri che ricevevano Selenio inorganico.
La posologia deve essere molto oculata; infatti, se la carenza
di Se sfocia in una miopatia, un suo sovradosaggio già a 0,4
ppm può provocare una sintomatologia acuta, con scialorrea, marcato stato di depressione, prostrazione e dispnea.10
Per quanto riguarda la terapia, il trattamento dei soggetti sintomatici tende a restaurare il sistema antiossidante, mentre la
somministrazione di un’integrazione alimentare di Selenio
alle fattrici considerate a rischio fungerebbe da profilassi soprattutto in quelle aree con bassi livelli di questo elemento
nei terreni.5
L’esperienza scaturita nel corso di tale studio permette di sottolineare l’importante necessità, nella pratica clinica veterinaria, di intraprendere la strada della cosiddetta “filiera diagnostica”, basata su una proficua collaborazione tra clinico, patologo e laboratori diagnostici, con l’obiettivo di giungere ad una
diagnosi di certezza, non limitandosi soltanto a risolvere il caso, ma a prevenirlo, permettendo di affrontare al meglio le problematiche sanitarie di allevamento, con lo scopo di eradicarle
e di garantire una produzione alimentare ineccepibile.
❚ Nutritional muscular dystrophy
in lambs: clinico-pathological study
in a Sicilian farm
SUMMARY
Nutritional myopathies are pathologies characterized by Vitamin E and Selenium deficiency and inducing degenerative lesions of skeletal and cardiac muscles. Aim of the paper is to describe the clinical and pathological findings of the condition
occasionally observed in a Sicilian sheep flock where neonatal
mortality occurred. A male and a female, 8 d.o. crossbred
lambs underwent clinical examination and one of them laboratory investigation. Both lambs showed a severe clinical status and laboratory investigations revealed an important CK,
AST and ALT increase. Post-mortem examination of both
lambs revealed similar features characterized by malnutrition,
muscular hypotrophy, pale or congested muscles, brain oedema and haemorrhages. All data suggested a nutritional myodistrophy due to Vitamin E and Selenium deficiency. Thus, a
proper mineral and vitamin supplement was administered to
all animals exposed to risk. The Authors discuss about the important role of a multidisciplinary diagnostic pathway.
KEY WORDS
Nutritional miopathy, lamb, vitamin E, Selenium.
Bibliografia
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