Per trentanni una sorta di centro culturale, che ha consigliato letture e promosso incontri
L'ultimo giorno della Blulibri
BARBARA GOIO
Domani è l'ultimo giorno: poi della libreria Blulibri, forse tra le più amate,
non resteranno che le saracinesche
chiuse. Un addio che si è consumato
negli ultimi mesi tra le proteste dei roveretani, quasi «offesi» che la città restasse sguarnita della sua unica libreria indipendente, non legata cioè alla
grandi catene editoriali. Ma se Rovereto è l'Atene del Trentino, i roveretani non leggono, o almeno non abbastanza da far girare l'economia legata
al consumo di libri. Ma non è solo colpa loro: la crisi economica ha colpito
duramente il mondo dell'editoria, e «ci
Quinzio: «Tante idee
e tanta solidarietà ma
alla fine i bilanci erano
in rosso. Una libreria
indipendente da sola
non sta in piedi»
vengono imposti sempre più sconti,
che vanno a rodere i margini di guadagno», spiega una delle responsabili, Gabriella Quinzio. Per lei e la collega Patrizia Barbara (nella foto), da domani
si apre la strada della disoccupazione.
L'amarezza è palpabile: «La gente si accanisce per avere lo sconto, ma non si
fa così al ristorante o quando si compera un cellulare».
Di quello che era uno spazio che in 150
metri quadri che ospitava 20 mila libri, e che per trent'anni ha servito i roveretani assetati di cultura, ora non restano che gli scaffali vuoti, e neanche
una festa d'addio: «Non c'è niente da
festeggiare», ammette Quinzio, da 18
anni in mezzo ai libri. «Certo, chi ver-
rà a salutare sarà ben accolto, e sarà
l'occasione di ritrovarsi», aggiunge.
Amarezza dunque, anche a fronte della mobilitazione della città che, sia tramite Facebook che con iniziative di solidarietà, ha cercato anche di coinvolgere gli enti locali per qualche azione
di sostegno. La raccolta firme lanciata da Mario Cossali aveva raggiunto,
oltre 2.500 adesioni. «Tante idee - commenta Quinzio - ma alla fine la sostanza era la stessa, e cioè che i bilanci erano in rosso. Bisogna arrendersi, una libreria da sola non sta in piedi, anche
se è difficile pensare a qualcosa di alternativo. Nei caffè-librerie alla fine si
vendono caffè e non libri». «E poi - prosegue la donna - ci sono cose che non
hanno senso: la Biblioteca Civica si rifornisce in Toscana, solo per avere
qualche punto di sconto in più».
Tre anni fa la libreria era stata acquisita dalla cooperativa Job's Coop che
voleva così differenziare le sue attività, ma non c'è stato alcun segno di ripresa. «Forse la cooperativa ha giocato male le sue carte, poteva farsi forza del legame con il territorio», commenta Quinzio. «Era un buco nero, non
si poteva fare nulla per salvarla», ribatte Cornelio Cavagna, presidente della
Job's Coop. Che rilancia: «Chiacchiere ce ne sono state tante, soluzioni zero. A noi bastava che l'esercizio commerciale si potesse mantenere, ma così non è stato».
Domani sera si spegneranno le luci.
Neanche un brindisi? «Tireremo fuori
un paio di bottiglie. Per dimenticare»,
ammette Gabriella.
La Val di Gresta verso il distretto biologico §&. ;"\
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