COMUNE DI MONTECATINI VAL DI CECINA
Provincia di Pisa
LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO
FOTOVOLTAICO DI POTENZA 7,07 MWp NEL COMUNE
DI MONTECATINI VAL DI CECINA
Il Committente:
Impretecna srl – Vinci (Fi)
Il Progettista:
1.AR RELAZIONE TECNICO DESCRITTIVA
1.AR
PARTE I° - GENERALITA’
Questa parte della Relazione ha lo scopo di fornire una descrizione tecnica di progetto per la
realizzazione di un impianto di generazione elettrica con utilizzo della fonte rinnovabile solare
attraverso la conversione fotovoltaica.
Il progetto prevede la realizzazione di un impianto fotovoltaico della potenza di 7.07 MWp da
installare in loc.Aiaccia, nel comune di MONTECATINI VAL DI CECINA (PI).
Il terreno è individuato dalle seguenti particelle del Catasto Terreni del comune di Montecatini
Val di Cecina (PI):
•
Particelle 70, 92, 66, 144, 145, 147, 151, 152p, 155p, 156 del foglio di mappa
n° 130, per una superficie catastale di 100.000 mq circa
L’impianto sarà collegato in media tensione 15 kV.
Nella Relazione sono raccolte le linee guida generali della progettazione ed in particolare i dati
di progetto e le soluzioni generali di realizzazione dell’impianto.
L’applicazione della tecnologia fotovoltaica consente:
la produzione di energia elettrica senza emissione di alcuna sostanza inquinante;
il risparmio di combustibile fossile;
nessun inquinamento atmosferico
disponibilità di energia anche in località disagiate o lontane dalle grandi dorsali
elettriche;
1.1 IDENTIFICAZIONE DELLA TIPOLOGIA DI IMPIANTO
L’impianto sarà disposto a terra su una superficie di circa 6 ettari di terreno; la valutazione
esatta degli ingombri sarà stabilita in sede esecutiva, vista anche la relativa disponibilità di
superficie.
La struttura sarà fissata a terra tramite pali e “viti” Krinner, su apposita struttura di sostegno; i
moduli sono disposti in verticale in configurazione bifilare.
Il parallelo tra le stringhe sarà realizzato attraverso quadri di bassa tensione in corrente continua
(detti quadri di campo) posizionati sulle strutture di sostegno dei moduli fotovoltaici. Dai vari
quadri di campo si passa al locale inverter , dove la corrente passerà da continua ad alternata.
Infine dal locale inverter al locale di trasformazione BT/MT, dove, mediante trasformatori da
500 kVA, la tensione viene elevata da 270V a 15.000V (15kV). L’energia così trasformata sarà
quindi convogliata mediante cavidotto sotterraneo a 15 kV sino alla cabina di consegna.
Le caratteristiche statiche e meccaniche saranno adeguate alle sollecitazioni dovute al
montaggio degli impianti interni e corrispondentemente alle seguenti tipologie:
Dott. Ing. Claudio Castellacci
(Ordine degli ingegneri Pro. Firenze 2229)
ŠVinci (Fi) – Via Menotti 50 Š ℡ +39 0571 901397 Š
+39 0571 901191 Š Email :[email protected] Š
a) cabina bassa in box prefabbricato con caratteristiche strutturali equivalenti a quelle delle prescrizioni
b) ENEL DG 10061 e dimensioni non inferiori alle specifiche della DK5640;
c) in edificio civile, anche prefabbricato: tale locale deve avere almeno le caratteristiche ENEL DG2091
e dimensioni non inferiori alle specifiche DK5640.
DATI DI PROGETTO
Caratteristiche impianto fotovoltaico
Tipologia moduli: silicio policristallino
Potenza installata: ~ 7.07 MWp
Nuovo Impianto/Trasformazione/Ampliamento: nuovo impianto.
Caratteristiche Fisiche Impianto
Numero moduli da 305 Wp (Suntech STP 305): 23.184
Inclinazione moduli: 35°
Orientamento moduli: sud
Tipologia tecnologica moduli: silicio policristallino
Tipologia locali controllo, conversione e consegna: locale tecnico prefabbricato amovibile
Ventilazione locale/i tecnico/i: naturale e forzata;
Climatizzazione: non prevista
Cablaggi: Cavi in canale interrato o cunicolo interrato
Posizionamento gruppo di conversione BT/MT: all’interno locale tecnico
Posizionamento Quadri CC: all’interno locale tecnico
Posizionamento cabina Trafo: all’interno locale tecnico
Posizionamento cabina controllo e consegna MT: all’interno locale tecnico dedicato;
Posizionamento contatori: all’interno locale tecnico;
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Caratteristiche elettriche dell’impianto
Tipo collegamento: nuova utenza;
Misura dell’Energia: a carico del soggetto responsabile;
Normativa specifica riferimento: CEI 0-16; CEI 11-1; CEI 11-17; ENEL DK5640 ed.I°
Potenza nominale massima del generatore (in corrente continua) : ~ 7.07 MWp;
Caratteristiche sito di installazione
Posizionamento
Indirizzo: loc.Aiaccia
Comune: Montecatini Val di Cecina (PI)
Provincia: Pisa
Latitudine: 43°16’35,79” Nord
Longitudine: 10,41’55,37” Est
Altezza s.l.m.: 85 mt slm circa (l’area è posta fra le quote +75 mt e + 99 mt, con gradiente est.
Caratteristiche fisiche del sito di installazione
Tipo di terreno: area agricola in aperta campagna, in prossimità della SP.18, diramazione
della SP 68 in località “Casino di Terra”, a circa 6 km dalla diramazione, direzione Canneto;
Proprietà del terreno: privata;
Presenza polvere: SI (da terreno per effetto vento);
Presenza liquidi: SI (pioggia);
Esposizione ad altri liquidi: NO (per precauzioni derivanti dalla quota di installazione)
Esposizione spruzzi: SI (pioggia battente);
Getti d’acqua: NO (se non di lavaggio);
Condensa: SI
Presenza corpi estranei: NO;
Raggiungibilità del sito: a microscala, SP 68” Cecina-Saline di Volterra” e SP 18 in
diramazione dalla precedente a Casino di Terra. Porto Marittimo di Livorno, Interporto di
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Guasticce; per approvvigionamento, Autostrada A12 fino a Rosignano M.mo e successivamente
Variante Aurelia fino a Cecina Nord..
Disponibilità Forza Motrice: NO
Disponibilità acqua per cantierizzazione: SI
Disponibilità acqua potabile: SI
Disponibilità locali ricovero materiali: SI
Strutture preesistenti nell’area di intervento: NO.
Caratteristiche normative del sito
Destinazione d’uso: agricolo
Licenza richiesta: AUTORIZZAZIONE UNICA (D.Lgs.387/2003)
NORMATIVA DI RIFERIMENTO
La principali normative e leggi di riferimento per la progettazione di un impianto fotovoltaico
sono le seguenti:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
14.
15.
16.
17.
18.
DM.19.2.2007 del Ministero per lo Sviluppo Economico;
Norma CEI/IEC per la parte elettrica convenzionale;
Conformità la marchio CE per i componenti dell’impianto;
Norme CEI/IEC e/o JRC/ESTI per i moduli fotovoltaici;
Norme UNI/ISO per la parte meccanica/strutturale;
Legge n°123/2007 per l’infortunistica sui luoghi di lavoro;
Regolamento attuazione Decreto 22.1.2008 n° 3721 per la sicurezza elettrica;
Normativa in materia di unificazione per le società elettriche (ENEL ed altre) per le
interfacce con la rete elettrica;
Norma CEI 0-16;
Norma CEI 11-1;
Norma CEI 11-17;
Norma CEI 11-32;
Norma CEI 11-46;
Norma CEI 11-47;
Norma CEI 103-6;
Norma CEI EN 50086 2-4;
Documento DK 5640 “Criteri di allaccio di impianti attivi e passivi alla rete elettrica
MT di Enel Distribuzione spa”;
DM.14.9.2005 “Testo Unico per le Costruzioni”.
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ANALISI DELL’IMPIANTO FOTOVOLTAICO
Il presente progetto è relativo alla realizzazione di un impianto di produzione di energia
elettrica tramite conversione fotovoltaica, avente una potenza di picco di circa 7.07 MWp.
2.1 - Dati relativi al posizionamento del generatore
Installazione: a terra;
Indirizzo: loc.Aiaccia, Comune di Montecatini Val di Cecina (PI)
Angolo di azimut del generatore (costante): SUD;
Angolo di tilt del generatore: 35°
Fattore di albedo: erba secca.
Area catastale interessata: 100.000 mq circa
Superficie occupata dai moduli (in proiezione verticale a terra): 72.800 mq
Fattore di rendimento superficiale: 72.800/100.000 = 73%;
***
La tensione a valle dell’inverter sarà innalzata tramite trasformatore BT/MT le cui
caratteristiche principali sono le seguenti:
Trasformatore 15000/270V AC 500 kVA
Modello MT15000/270V AC 500 KVA
Potenza
Primario
Secondario
Livello di isolamento
Perdite a vuoto
Perdite a carico
Dimensioni Lu x La x Alt
Peso
Frequenza nominale
Campo regolazione tensione maggiore
Simbolo di collegamento Dyn
Temperatura max ambiente
Impedenza di corto circuito a 75°C
Installazione interna a ventilazione naturale
Altitudine max di funzionamento
500 kVA
15000 V AC
270 V AC
24 kV
720 W
5550 W
1750x1070x1920 mm
1950 kg
50 Hz
+2/-2 x 2,5%
11
+40°C
6%
SI
< 1.000 m slm
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Trasformatore 15000/270V AC 250 kVA
Modello MT15000/270V AC 250 KVA
Potenza
Primario
Secondario
Livello di isolamento
Perdite a vuoto
Perdite a carico
Dimensioni Lu x La x Alt
Peso
Frequenza nominale
Campo regolazione tensione maggiore
Simbolo di collegamento Dyn
Temperatura max ambiente
Impedenza di corto circuito a 75°C
Installazione interna a ventilazione naturale
Altitudine max di funzionamento
250 kVA
15000 V AC
270 V AC
24 kV
670 W
3300 W
1290x760x1340 mm
1050 kg
50 Hz
+2/-2 x 2,5%
11
+40°C
6%
SI
< 1.000 m slm
E’ previsto inoltre un trasformatore per i carichi degli ausiliari:
Trasformatore 15000/400V AC 100 kVA
Modello MT15000/400V AC 100 KVA
Potenza
Primario
Secondario
Livello di isolamento primaria e secondaria
Classe ambientale
Classe climatica
Comportamento al fuoco
Impedenza di corto circuito a 75°C
Frequenza nominale
Temperatura max ambiente
Impedenza di corto circuito a 75°C
Installazione interna a ventilazione naturale
Altitudine max di funzionamento
500 kVA
15000 V AC
400 V AC
F/F
E2
C2
F1
5%
50 Hz
+40°C
6%
SI
< 1.000 m slm
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2.2 – Descrizione dell’impianto
L’impianto fotovoltaico sarà costituito da 23.184 moduli, raggruppati in 28 sub-campi,
ciascuno supportato da 1 inverter; ognuno dei 28 inverter è alimentato da 23.184/28 = 828
moduli, raggruppati in 69 stringhe da 12 moduli.
Complessivamente: 828 x 28 sub campi = 23.184 moduli x 305 Wp = 7.07 MWp
Perdite di corrente per temperatura maggiore di 20°C: 8,9 % circa
Perdite per effetto angolare di riflessione: 2.7% circa
Altre perdite (cavi, inverter…): 14%;
TOTALE stimato perdite d’impianto: 25.6% circa.
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TOSCANA CENTRALE
Coordinate geografiche:
43°16’35,79” N
10°41’55,37” E
Località geograficamente individuabile piu'
vicina:
Potenza generatore FTV:
Montecatini Val di Cecina
7,07 MWp
± 10° rispetto a Sud
Orientamento azimutale:
Perdite sistema: 14,00% circa
PRODUZIONE ELETTRICA FOTOVOLTAICA
Mese
Produz.
Produz.
Incidenza
mensile
giornaliera
sul totale
(kWh)
(kWh)
Differenza
su mese
prec.
Gennaio
435.709,96
14.055,16
4,88%
0,00%
Febbraio
491.336,72
17.547,74
5,51%
12,77%
Marzo
737.068,71
23.776,41
8,26%
50,01%
Aprile
840.976,50
28.032,55
9,43%
14,10%
Maggio
951.416,97
30.690,87
10,67%
13,13%
Giugno
984.356,10
32.811,87
11,04%
3,46%
Luglio
1.073.933,00
34.643,00
12,04%
9,10%
Agosto
1.016.948,80
32.804,80
11,40%
-5,31%
Settembre
873.427,80
29.114,26
9,79%
-14,11%
Ottobre
674.386,09
21.754,39
7,56%
-22,79%
Novembre
461.105,40
15.370,18
5,17%
-31,63%
Dicembre
378.944,93
12.224,03
4,25%
-17,82%
Totale
Media
8.919.610,98
743.300,92 kWh/m
Produz.annuale (kWh)
100,00%
24.402,11 kWh/die
8.919.610,98
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Montecatini Val di Cecina ‐ Sole e Luna Oggi Sabato 6 Marzo Il sole sorge alle 06:41 e tramonta alle 18:15. Il culmine è alle 12:28. Durata del giorno undici ore e trentaquattro minuti La Luna sorge alle 00:27 con azimuth 123° e tramonta alle 09:31 con azimuth 236°. Fase Lunare: Ultimo Quarto. Visibile al: 61%. Età della Luna: 20,51 giorni
Domani Domenica 7 Marzo Il sole sorge alle 06:40 e tramonta alle 18:16. Il culmine è alle 12:28. Durata del giorno undici ore e trentasei minuti La Luna sorge alle 01:31 con azimuth 126° e tramonta alle 10:17 con azimuth 234°. Fase Lunare: Ultimo Quarto. Visibile al: 54%. Età della Luna: 21,57 giorni
Dopodomani Lunedì 8 Marzo Il sole sorge alle 06:38 e tramonta alle 18:18. Il culmine è alle 12:28. Durata del giorno undici ore e quaranta minuti La Luna sorge alle 02:26 con azimuth 126° e tramonta alle 11:10 con azimuth 234°. Fase Lunare: Ultimo Quarto. Visibile al: 48%. Età della Luna: 22,48 giorni
Dati Geografici di Riferimento Latitudine 43°23'37" N, Longitudine 10°44'59" E, Altezza quattrocentosedici m.s.l.m., GMT+1 (Ora Solare), Zenith del sole Ufficiale (90°50')
Durata Media del Giorno per Montecatini Val di Cecina
Gennaio: nove ore e trentuno minuti Luglio: quindici ore e undici minuti Febbraio: dieci ore e trentotto minuti Agosto: quattordici ore e quattro minuti Marzo: dodici ore e tre minuti Settembre: dodici ore e trentotto minuti Aprile: tredici ore e trentadue minuti Ottobre: undici ore e dieci minuti Maggio: quattordici ore e quarantanove minuti
Novembre: nove ore e cinquantuno minuti
Giugno: quindici ore e trenta minuti Dicembre: nove ore e dieci minuti Dott. Ing. Claudio Castellacci
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SPECIFICHE TECNICHE DELL’IMPIANTO FOTOVOLTAICO
Il generatore fotovoltaico si comporrà di moduli del tipo SunPower 305 o similari, ciascuno con
potenza di targhetta di 305 Wp, con vita utile stimata “oltre 25 anni” senza degrado significativo
delle prestazioni.
Le altre caratteristiche del generatore fotovoltaico sono le seguenti
Numero moduli
Potenza nominale 1 modulo
Celle
CARATTERISTICHE MODULI
Tensione circuito aperto Voc
Corrente di corto circuito Isc
Tensione Vmp
Corrente Imp
Grado di efficienza
Dimensioni modulo BxH x spessore (in mm)
23.184
305 Wp
Silicio policristallino ad alta efficienza
64,2 V
5,96 A
54,7 V
5,58 A
18,7%
992 x 1482 x 35
La potenza complessiva sarà, conseguentemente, P = 23.184 x 305 = circa 7.071 MWp.
Pertanto il singolo sottocampo fotovoltaico sarà così configurato:
Numero stringhe
Numero moduli per stringa
Numero
Numero
Numero
Numero
69
12
moduli per sub-campo: 12x69 =
sub campi
totale moduli: 828 x 16 =
inverter
828 moduli
28
23.184
28
I valori di tensione alle varie temperature di funzionamento rientrano nel range di applicazione
ammesso per l’inverter.
Per ragioni di implementazione di impianto, si prevede di suddividere il campo in sub campi per
ciascuno dei 28 inverter presenti, assegnando a ciascuno 69 stringhe da 12 moduli per
complessivi 828 moduli per complessivi 828 x 305 Wp = 250.000 Wp = 0.252 MWp ciascuno.
Avendosi 28 sub campi (ovvero 28 inverter) avremo 0.252 MWp x 28 = 7.071 MWp.
I moduli saranno forniti di diodi by-pass. Ogni stringa di moduli sarà munita da diodo di blocco
per isolare ogni stringa dalle altre in caso di incidenti o guasti.
La linea elettrica proveniente dai moduli fotovoltaici sarà messa a terra mediante appositi
scaricatori di sovratensione con indicazione ottica di fuori servizio, al fine di garantire la
protezione dalle scariche di origine atmosferica.
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3.1 – GRUPPO DI CONVERSIONE
Il gruppo di conversione è composta dal convertitore statico (INVERTER).
Il convertitore CC/CA utilizzato è idoneo al trasferimento della potenza prodotta dal campo
fotovoltaico alla rete di distribuzione, in conformità ai requisiti normativi tecnici e di sicurezza
applicabili.
I valori della tensione e della corrente in ingresso di questa apparecchiatura sono compatibili con
quelli addotti dal sub campo fotovoltaico collegato, mentre i valori di tensione e frequenza di
uscita sono compatibili con quelli della rete alla quale viene collegato l’impianto.
Le caratteristiche del gruppo di conversione sono:
Inverter a commutazione forzata con tecnica PWM (pulse-with-modulation) senza
clock e/o riferimenti interni di tensione o corrente;
Ingresso lato CC da generatore FTV gestibile con poli non connessi a terra, ovvero
sistema IT;
Rispondenza alle norme generali su EMC e limitazione delle emissioni RF, conformità
CEI 110-1, 110-6 e 110-8.
Le caratteristiche dell’Inverter:
-
Potenza FV max : 250 kWp = 0.25 MWp
Range di tensione MPPT (Ucc): 450-820 V
Corrente max di ingresso: 591 A
Tensione CC max: 880 V
Grado di rendimento: 97%
Peso 1.070 kg
GRUPPO QUADRI ELETTRICI
Quadro lato ingresso in corrente continua
Si prevede di installare un quadro a monte di ogni convertitore per la misurazione ed il
controllo dei dati in uscita dal generatore fotovoltaico.
Quadro di parallelo lato corrente alternata
Si prevede di installare un quadro di parallelo in corrente alternata all’interno di una cassetta
posta a valle dei convertitori statici, per la misurazione il collegamento ed il controllo delle
grandezze in uscita dagli inveter. All’interno di tale quadro sarà inserito il contatore
dell’energia FTV prodotta.
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SISTEMA DI CONTROLLO E MONITORAGGIO
Il sistema di controllo e monitoraggio dell’impianto permette per mezzo di un computer ed
un software dedicato di interrogare ed interagire in ogni istante con l’impianto al fine di
verificare la funzionalità degli inverter installati con la possibilità di visionare in tempo
reale le varie grandezze (tensione, corrente, potenza ecc.).
E’ inoltre gestibile un database con i dati dei giorni passati fin dall’attivazione
dell’impianto.
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PARTE II° - SPECIFICAZIONI
L’ intervento in oggetto prevede la realizzazione di un impianto fotovoltaico (FTV),
realizzato su stralci o lotti funzionali, ciascuno di potenza pari a 7.07 MWp circa, da
installare su terreno sito nel comune di Montecatini Val di Cecina, località Aiaccia, in
provincia di Pisa.
Si precisa che le installazioni dovranno essere eseguite nell'ambito del testo
integrato delle connessioni attive (TICA).
L’impianto fotovoltaico sarà disposto in parallelo alla rete elettrica di distribuzione di
Media Tensione in corrente alternata al fine della sola vendita dell'energia prodotta.
Lo scopo del presente documento è di definire, descrivere e fornire tutti gli elementi e
le indicazioni di carattere generale necessarie per la realizzazione dell'impianto in oggetto.
L’impianto in oggetto sarà costituito dagli elementi di seguito elencati:
Campo Fotovoltaico;
Cabina M.T./b.t. composta da:
a. Locale Consegna Enel;
b. Locale Misure;
c. Locale servizi cabina
d. Locale Utente e Trasformazione
e. Locale Inverter
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I moduli fotovoltaici, di costruzione Sun Power del tipo da 305 Wp saranno installati
su apposite strutture di realizzata con cavalletti in acciaio/alluminio posizionati con una
distanza di 4,20 metri, i quali sorreggeranno i “tavoli” a cui saranno fissati i moduli.
Il fissaggio al terreno di tali strutture avverrà mediante l'infissione di speciali viti di
fondamento; tendenzialmente verranno fissati due fondamenti agli estremi dei cavalletti
mentre risulterà sufficiente un solo fondamento per i fissaggi intermedi, per i quali sono
previsti dei tiranti o controventi.
La struttura di fissaggio verrà orientata oltre che in funzione della massimizzazione della
produzione di energia, anche in base alle esigenze statiche e dinamiche imposte dalle
condizioni ambientali (es. vento) e dal peso dei moduli.
La struttura descritta precedentemente risponderà alle caratteristiche rilevabili dalla
relazione tecnica stutturale e relativi allegati.
La soluzione strutturale descritta risulta certificata dal TÜV. Il sistema consentirà di
montare il telaio rapidamente e con flessibilità. Ogni tavolo verrà montato fino
all'altezza stabilita sulla struttura debitamente adattata alla forma e all'andamento,
eventualmente disomogeneo o ondulatorio, del terreno ed in qualsiasi condizione dello
stesso (es. in presenza di fanghiglia o di pietrisco).
Fermo restando che la vita di un impianto può essere stimata come non inferiore
ad almeno 30 anni in caso di smantellamento totale, la soluzione di fissaggio proposta
permetterà di ripristinare completamente le condizioni iniziali dell'area, senza alcun
residuo quali plinti o strutture in cemento armato e senza aver di fatto modificato in alcun
modo le caratteristiche del terreno (drenaggio, fertilità, potenzialità a fini agroforestali
etc.).
In particolare si potrà prevedere il riciclo e/o il riutilizzo dei materiali, in
particolare dell'acciaio delle viti di fondamento e del telaio della struttura stessa
facilmente recuperabili.
Maggiori dettagli sono rilevabili dagli elaborati grafici.
Il campo fotovoltaico sarà formato da 23.184 pannelli fotovoltaici di potenza P=305Wp
della misura di 0.99x1.48 mt cadauno, in silicio monocristallino, connessi elettricamente
tra di loro ed installati meccanicamente nella loro sede di funzionamento descritta
precedentemente.
Il campo fotovoltaico sarà a sua volta suddiviso in 28 sottocampi, per circa 0.252 MWp
di potenza installata cadauno.
Sono presenti 28 inverter, ciascuno collegato a 828 moduli su 69 stringhe da 12
moduli: la potenza max FTV in ingresso dell’inverter è di 828 x 305 Wp = 252 kWp,
inferiore alla potenza di 345 kWp del modello di inverter prescelto (Power One, mod.
Aurora PVI Central 300)
Ciascun sottocampo sarà diviso in n.4/6 schiere formate dal collegamento in parallelo di
un determinato numero di stringhe.
Per realizzare il parallelo delle stringhe saranno adottate apposite cassette di parallelo
in grado inoltre di fornire la protezione ed il monitoraggio delle stesse; al suo
interno saranno disponibili 20 ingressi che permetteranno un monitoraggio ed un
rilevamento di guasti attraverso una porta seriale RS-485; in particolare effettueranno:
Dott. Ing. Claudio Castellacci
(Ordine degli ingegneri Pro. Firenze 2229)
ŠVinci (Fi) – Via Menotti 50 Š ℡ +39 0571 901397 Š
+39 0571 901191 Š Email :[email protected] Š
La lettura delle correnti di stringa (10 canali a disposizione)
La lettura delle tensioni totali del campo
Il controllo della funzionalità dei fusibili posti a protezione dei pannelli
fotovoltaici;
La verifica dello stato della protezione interna per sovratensioni;
Il distacco dalle singole unità di conversione del gruppo di “stringhe”
interessato per mezzo di un sezionatore specifico per il funzionamento in
corrente continua con tensioni max 900Vdc.
Ogni coppia di stringhe collegata alla cassetta risulterà protetta da opportuni fusibili,
sia sul polo positivo che sul negativo.
Il compito di proteggere contro le sovratensioni il lato d.c. di ogni schiera verrà
svolto da varistori rimuovibili, in conformazione “2+1”, installati all'interno di ciascuna
cassetta. Per sezionare totalmente le stringhe di ciascuna schiera sarà installato in uscita
un sezionatore bipolare.
Le cassette di parallelo sopra descritte saranno fissate direttamente alla struttura in
posizione accessibile.
In posizione rilevabile dagli elaborati grafici di progetto sarà ubicata la cabina di
trasformazione M.T./B.T. dalla quale saranno ricavati il locale ENEL, locale misure,
locale servizi cabina, locale cliente e trasformazione e locale inverter; in particolare:
All' interno del “locale misura” saranno ubicati i contatori forniti e posati dall'ente
distributore;
All'interno del “locale servizi cabina” sarà ubicata la postazione di supervisione (esclusa
dalla fornitura)
All'interno del “locale cliente e trasformazione” troverà posto il quadro di media
tensione denominato “QMT”, i trasformatori in resina M.T./b.t. A=800kVA 0,3/15kV ed
il quadro corrente alternata denominato “QCA”;
All'interno del “locale Inverter” sarà installato il gruppo di conversione, il quadro servizi
cabina denominato “QSC”, il trasformatore 300/400V An=10kVA a servizio degli
ausiliari e degli impianti luce e forza motrice, il gruppo soccorritore cabina;
Saranno posate n°4 nuove linee in MT in cavo RG7H1R-12/20kV sez. 1x95mmq
provenienti dalla cabina di consegna. Il cavo in MT sarà posato entro le apposite vasche di
fondazione.
All’interno del locale utente il cavo si attesterà sullo scomparto di arrivo linee del quadro
“QMT”.
Il quadro sarà composto da:
Cella di risalita;
Scomparto di protezione e sezionamento M.T
n°2 scomparti protezione trasformatore
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Protezione generale.
Le apparecchiature di M.T. utilizzate saranno munite (qualora esse debbano funzionare
come organi di protezione) di sistemi di apertura automatici con relè elettronici.
Suddetto dispositivo dovrà essere tra quelli certificati secondo la tabella ENEL e
corredato dai relativi sensori di corrente e di tensione e avente le seguenti funzioni
protettive:
50-51 Protezione di massima corrente di fase;
50N-51N Protezione di massima corrente omopolare.
Il nuovo dispositivo di sgancio dovrà essere alimentato dal circuito “ausiliari”
derivato dal quadro servizi cabina sezione UPS.
Maggiori dettagli sono rilevabili dagli elaborati grafici di progetto.
TRASFORMATORE MT/BT
All'interno delle apposite celle saranno ubicati n.2 trasformatori con avvolgimenti
inglobati in resina, potenza nominale
P=800kVA 0,3kV/15kV.
Il comportamento termico del trasformatore sarà sorvegliato da apposita centralina di
controllo che provvederà, in corrispondenza di una prima soglia di allarme, ad
azionare la segnalazione ottico acustica di allarme in cabina; in corrispondenza di una
seconda soglia di allarme, provvederà ad aprire l'interruttore di macchina trasformatore
installato all'interno del quadro corrente alternata “QCA”.
QUADRO CORRENTE ALTERNATA “QCA”
In prossimità del gruppo di conversione sarà installato il quadro di corrente alternata
all'interno del quale sarà installato principalmente:
L'interruttore con funzione di “Dispositivo di interfaccia” : protezione di interfaccia CEI
0-16 che comprenderà tutte le protezioni che ogni auto produttore deve installare per
interrompere il funzionamento in parallelo alla rete di distribuzione pubblica in occasione
di guasti o di funzionamenti anomali di quest'ultima. In tal modo verrà impedito che:
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¾
Per mancanza di alimentazione della rete di distribuzione l'autoproduttore
continui ad alimentare la rete stessa con valori di tensione e frequenza non
consentiti;
¾
In caso di guasto sulla rete di distribuzione l' autoproduttore possa continuare ad
alimentare il guasto stesso;
¾
In caso di richiusure automatiche o manuali di interruttori del Distributore, il
generatore possa trovarsi in discordanza di fase con la rete di distribuzione.
Il quadro elettrico sarà costituito da carpenteria in metallica e provvisto di portella
di chiusura con grado di protezione IP31.
¾
Maggiori dettagli sono rilevabili dagli elaborati di progetto.
GRUPPO DI CONVERSIONE
All'interno dell'apposito locale saranno installati n.8 inverter PVI Central 300 ai quali
saranno collegati le cassette di parallelo.
Detti inverter avranno una struttura modulare con n.8 e 4 unità di conversione
indipendenti realizzate tramite cassetto estraibile da 55kW.
Ciascuna unità sarà completa di:
•
•
•
•
•
n.1 fusibile d.c.;
n..1 sezionatore d.c.
n.1 limitatore di sovratensione,
n.1 modulo invreter completo di filtro
n.1 fusibile a.c..
A valle delle unità di conversione l'inverter sarà equipaggiato con:
•
•
•
n.1 contattore comandato da un'interfaccia rete e da un relais crepuscolare;
n.1 interruttore magnetico.
n.1 sistema di monitoraggio per la sorveglianza e la verifica a distanza
dell'impianto.
QUADRO SERVIZI CABINA “QSC”
Il quadro servizi cabina “QSC” sarà costituito da n.3 sezioni (sezione Enel 300V, sezione
Enel 400V e sezione UPS).
La sezione Enel 300V sarà derivata dal quadro corrente alternata denominato “QCA”
La sezione Enel 400V sarà derivata a valle del trasformatore 300/400V An=10kVA
ubicato in prossimità del quadro stesso all'interno di un box metallico avente grado di
protezione IP34.
Dalla sezione Enel 400V si provvederà ad alimentare: La sezione 230V del quadro
corrente alternata “QCA”, la postazione di supervisione e gli impianti luce e F.M. a
servizio dei locali della cabina.
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La sezione UPS sarà derivata dal gruppo soccorritore cabina A=3kVA 230V/230V e
provvederà all'alimentazione dei circuiti ausiliari MT e della centralina di telecontrollo.
Il quadro elettrico sarà costituito da carpenteria in lamiera di acciaio dello spessore
minimo di 6/10 mm verniciata con resine epossidiche e provvista di portella di chiusura
frontale trasparente.
COLLEGAMENTI DI CABINA MT/BT.
Dovranno essere realizzati tutti i collegamenti elettrici necessari al buon funzionamento
delle cabina in oggetto, e in particolare:
•
Collegamento di M.T. tra cella di consegna e cella di arrivo.
•
Collegamento di M.T. fra le apparecchiature di sezionamento ed il trasformatore, con
cavo avente grado di isolamento 20kV e sezione 3(1x95) mm2, completo di terminazioni conformi
alle Norme DIN 47637.
•
Collegamenti ausiliari fra le centraline dei trasformatori e gli interruttori di M.T., per
realizzare lo sgancio di sicurezza e tra i quadri in MT e quelli in b.t..
•
Pulsanti di sgancio di emergenza sotto vetro frangibile, posti immediatamente all'esterno del
locale, completi di dispositivo di segnalazione dell'efficienza del circuito, secondo Norme CEI.
Eventuali altri collegamenti necessari
IMPIANTO DI TERRA
All’interno della cabina ENEL e dei locali tecnici verranno realizzati i collegamenti equipotenziali previsti
dal D.P.R. 547/55 e dalle N. CEI 11.1 e 11.8.
Perimetralmente a tutta la cabina verrà installata una bandella di rame sezione 30x3mm.
Verranno realizzati i nodi equipotenziali di terra ai quali, opportunamente segnalati e contraddistinti
da cartellini, faranno capo i conduttori di protezione, il centro-stella del trasformatore, la bandella di rame, il
collegamento all’impianto di terra della cabina , il conduttore di protezione del quadro di corrente alternata
ed ogni altro collegamento necessario alla realizzazione dell'impianto di terra a perfetta regola d'arte.
Il valore della resistenza dell’impianto di terra dovrà risultare coordinato con i valori di corrente di
guasto Ig e con i tempi di intervento delle protezioni dell’Ente distributore, secondo quanto prescritto dalla
N. CEI 11.1
CONTRIBUTO CORRENTE DI CORTO CIRCUITO
Il contributo alla corrente di corto circuito del campo fotovoltaico in oggetto nel punto di connessione MT
risulta essere pari a Icc=0,090kA.
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DISTRIBUZIONE
Per il collegamento dei moduli fotovoltaici saranno utilizzate linee in cavo unipolare tipo SOLAR CABLE
HF/X-PE in doppio isolamento, halogen free X-PE resistente all'abrasione, alla fiamma, all'ozono ed ai raggi
UV.
Per il collegamento dagli Stringcomb-s agli inverter saranno utilizzate linee tipo FG7R.
Il collegamento tra il gruppo di conversione ed il relativo quadro di corrente alternata sarà realizzato
in cavo unipolare tipo FG7R.
Le linee sopra descritte saranno contenute entro via cavi composta da:
− Tubazioni in PVC doppio strato, interno liscio, di adeguate dimensioni adatte alla posa interrata.
− Pozzetti di derivazione realizzati in CLS, completi di chiusini carrabili ed a fondo aperto al fine di
garantire il drenaggio dell'acqua.
IMPIANTI LUCE E F.M.
Nei locali tecnici saranno installate apposite plafoniere a parete e/o a soffitto con grado di protezione IP65,
corredate di lampade fluorescenti lineari P=36W.
L'accensione per i locali tecnici sarà realizzata in loco tramite appositi interruttori.
L’illuminazione di sicurezza in caso di emergenza verrà garantita da plafoniere fluorescenti compatte
P=24W del tipo autoalimentate.
L’impianto di forza motrice nei locali tecnici sarà costituito da prese interbloccate tipo CEE 2P+T-16 A e
3P+T-16
A ubicate in posizione rilevabile dagli elaborati grafici di progetto.
L’impianto di forza motrice al servizio della postazione di supervisione risulterà costituito da n°2 prese
2P+T 10/16 A tipo P30 e da n°2 prese lineari ad alveoli schermati tipo bipasso 2P+T 10/16 A.
OPERE DI COMPLETAMENTO
Per permettere un regolare svolgimento delle attività all’interno del cantiere sarà necessario seguire una
procedura di installazione nel rispetto della massima continuità di servizio dell’impianto durante tutta
l’esecuzione dei lavori.
La sequenza delle lavorazioni verrà definita in corso d’opera in funzione dell’esigenza della Committenza.
Sarà a carico dell’impresa esecutrice dei lavori verificare la realizzabilità delle lavorazioni nonché ogni
onere ed accessorio che si renderà necessario per l’esecuzione dei lavori.
Il tutto dovrà essere eseguito nel massimo rispetto delle leggi e normative vigenti in materia di sicurezza
elettrica e di sicurezza sul luogo di lavoro.
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TERMINOLOGIA
Si riportano di seguito le definizioni di alcuni termini ricorrenti nel campo dell'installazione di generatori
fotovoltaici a costituire sistemi elettrici di generazione di potenza destinati ad essere connessi alla rete
elettrica.
Angolo di azimut: angolo esistente tra la normale al piano di captazione solare (modulo fotovoltaico) e il
piano del meridiano terrestre che interseca il piano di captazione in un punto centrale. L'angolo è
positivo per orientamenti verso Est, negativo per orientamenti verso Ovest.
Αngolo di inclinazione: angolo formato dal modulo fotovoltaico con l'orizzontale (piano tangente alla
superficie terrestre in quel punto). L'angolo è positivo per inclinazioni rivolte verso l'equatore, negativo per
inclinazioni rivolte verso il polo.
Blocco o sottocampo o subcampo fotovoltaico: una o più stringhe fotovoltaiche associate e distinte in
base a determinate caratteristiche, così come può essere l'occupazione geometrica del suolo, oppure le
cui stringhe sono interconnesse elettricamente per dare la potenza nominale al sistema di condizionamento
della potenza (PCS).
Campo fotovoltaico: l'insieme di tutti i blocchi o sottocampi che costituiscono l’impianto fotovoltaico.
Cella fotovoltaica: dispositivo base allo stato solido che converte la radiazione solare direttamente in
elettricità a corrente continua.
Condizioni Standard: condizioni in cui l'irraggiamento della radiazione solare è pari a 1000
W/m2, con distribuzione dello spettro solare di riferimento di AM=1,5 e temperatura delle celle di 25°C.
Convertitore statico c.c./c.a.: apparecchiatura che rende possibile la conversione ed il trasferimento della
potenza da una rete in corrente continua alla rete in corrente alternata. E’ denominato pure invertitore statico
(inverter).
Impianto fotovoltaico connesso alla rete: sistema di produzione dell'energia elettrica costituito da un
insieme di componenti ed apparecchiature destinate a convertire l'energia contenuta nella radiazione solare
in energia elettrica da consegnare alla rete di distribuzione in corrente alternata monofase o trifase.
I componenti fondamentali dell'impianto sono:
•
•
il generatore fotovoltaico vero e proprio, costituito dal campo fotovoltaico;
il Sistema di Condizionamento della Potenza (PCS).
Modulo fotovoltaico: insieme di celle fotovoltaiche, connesse elettricamente e sigillate
meccanicamente dal costruttore in un'unica struttura (tipo piatto piano), o ricevitore ed ottica (tipo a
concentrazione). Costituisce l'unità minima singolarmente maneggiabile e rimpiazzabile.
Potenza di picco: è la potenza espressa in Wp (watt di picco), erogata nel punto di massima potenza nelle
condizioni standard dal componente o sottosistema fotovoltaico.
Quadro di campo: o anche di parallelo stringhe, è un quadro elettrico in cui sono convogliate le
terminazioni di più stringhe per il loro collegamento in parallelo. In esso vengono installati anche
dispositivi di sezionamento e protezione.
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Quadro di consegna: o anche d'interfaccia è un quadro elettrico in cui viene effettuato il collegamento
elettrico del gruppo di conversione statica in parallelo alla rete elettrica in bassa tensione. Esso contiene
apparecchiature per sezionamento, interruzione, protezione e misura.
Rete pubblica in bassa tensione (BT): rete di distribuzione dedicata alla distribuzione pubblica in
corrente alternata, di tipo monofase o trifase, con tensione nominale da oltre 50 V fino a 1000 V.
Sistema di Condizionamento della Potenza (PCS): è costituito da un componente principale, il
convertitore statico c.c./c.a. (inverter), e da un insieme di apparecchiature di comando, misura, controllo e
protezione affinchè l'energia venga trasferita alla rete con i necessari requisiti di qualità ed in condizioni di
sicurezza sia per gli impianti che per le persone.
Società Elettrica: soggetto titolare della gestione ed esercizio della rete BT di distribuzione dell'energia
elettrica agli utenti.
Stringa: un insieme di moduli connessi elettricamente in serie per raggiungere la tensione di utilizzo
idonea per il sistema di condizionamento della potenza (PCS). I moduli a costituire la stringa possono far
parte di diverse schiere.
Utente: persona fisica o giuridica che usufruisce del servizio di fornitura dell'energia elettrica.
Tale servizio è regolato da un contratto di fornitura stipulato con la Società elettrica.
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COMUNE DI MONTECATINI VAL DI CECINA
Provincia di Pisa
LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO
FOTOVOLTAICO DI POTENZA 7,07 MWp NEL
COMUNE DI MONTECATINI VAL DI CECINA
Il Committente:
Impretecna srl – Vinci (Fi)
Il Progettista:
2.AR RELAZIONE ACUSTICA
PROGETTO PER LA REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO
FOTOVOLTAICO DELLA POTENZA DI 7.07 MWp IN COMUNE
DI MONTECATINI VAL DI CECINA - (Provincia di Pisa)
Valutazione dell’impatto acustico
(redatta ai sensi della Legge 447/95, DPCM. n° 14/11/97 e DM. 16/03/98)
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SOMMARIO
1) NORMATIVA DI RIFERIMENTO
3
2) ESTENSORE DELLA VALUTAZIONE DELL’IMPATTO ACUSTICO
3
3) STRUMENTO DI MISURA UTILIZZATO
3
4) UBICAZIONE
4
5) INQUADRAMENTO URBANISTICO DELL’AREA
4
6) DESCRIZIONE DELL’ATTIVITÀ
6
7) CARATTERIZZAZIONE DEL RUMORE EMESSO
6
8) IMPATTO ACUSTICO
8
9) CONCLUSIONI
11
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1) NORMATIVA DI RIFERIMENTO
•
D.P.C.M. 01 marzo 1991 <Limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti abitativi e
nell’ambiente esterno>.
•
Legge 26 ottobre 1995, n.447 <Legge quadro sull’inquinamento acustico>
•
D.P.C.M. 14 novembre 1997 <determinazione dei valori delle sorgenti sonore> D.P.C.M. 05
dicembre 1997 < requisiti acustici passivi degli edifici >
•
D.P.C.M. 31 marzo 1998 < Atto di indirizzo e coordinamento recante criteri generali per
l’esercizio dell’attività di tecnico competente in acustica, ai sensi dell’art. 3, comma 1, lett b),
e dell’art. 2, comm6, 7 e 8, della legge 26 ottobre 1995, n.447>
•
Decreto Ministero dell’Ambiente 16 marzo 1998 <Tecniche di rilevamento e di misurazione
dell’inquinamento acustico>.
•
Legge Regionale 1 dicembre 1998, n. 89 <Norme in materia di inquinamento acustico>
D.G.R.T.n.78
del 13/07/1999 < definizione
dei
criteri per l
la
redazione della
documentazione di impatto acustico ai sensi della legge Regionale 89/98 >
2) ESTENSORE DELLA VALUTAZIONE DELL’IMPATTO ACUSTICO
La relazione in oggetto, volta alla valutazione dell’impatto acustico per l’attività in oggetto, è stata
redatta, in conformità a quanto previsto dalla normativa vigente in materia, da:
dott.ing.Claudio Castellacci,
iscritto all’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Firenze al n°2229 dal 1981.
3) STRUMENTO DI MISURA UTILIZZATO
Analizzatore sonoro modulare di precisione Larsson Davis mod. 824, fonometro di precisione di classe
1, CEI ed ANSI; numero di serie 1668.
•
Microfono tipo : mod.2541 Larsson Davis da ½”; numero di serie 7500;
Calibrazione: taratura strumentale effettuata il 01/10//2008 presso il centro SIT di Biassono (MI).
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4) UBICAZIONE
L’intervento in oggetto prevede la realizzazione di un impianto fotovoltaico (FTV) di
potenza di circa 7.07 MWp, da installare nel comune di Montecatini Val di Cecina, loc. Aiaccia,
provincia di Pisa.
L’impianto sarà ubicato in un terreno con destinazione agricolo e recintato con recinzione
metallica; i pannelli saranno disposti su file come indicato nella planimetria allegata.
Sarà realizzato inoltre un fabbricato suddiviso in vari scomparti, ove saranno presenti la
cabina elettrica, il locale inverter, locale misure e locale trasformazione.
Il Centro abitato piu’ prossimo è Casino di Terra, sulla SP 68, posto a quasi 6 km; localmente esistono
case coloniche sparse; nessun altro insediamento. L’accesso all’area avverrà dalla strada locali derivata
dalla SP n°18 “Casino di Terra-Canneto”.
L’area circostante è ad uso prevalentemente agricolo.
Le misure si riferiscono all’area centrale e, per quanto attiene al rumore, alla prevista ubicazione dei locali
trasformatori-inverter.
La strada provinciale, posta sul lato est dell’area, è distante circa 400 metri.
Per una maggiore comprensione si rimanda alla planimetria allegata.
5) INQUADRAMENTO URBANISTICO DELL’AREA
La zona in cui è ubicata l’attività ricade in una zona interessata da attività agricola e di
allevamento. Non sono presenti, localmente e nel raggio di alcuni chilometri, aree
residenziali, ospedali, cliniche, resort ecc.
Ai fini della determinazione dei limiti massimi dei livelli sonori equivalenti, in Classe III di
cui alla Tabella A del D.P.C.M. 14/11/997,
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ESTRATTO DALLA ZONIZZAZIONE ACUSTICA
Valori limite di emissione-leq in dB (A) – (art.2 del DPC.M. del 14/11/1997)
Classi di destinazione d’ uso del territorio
Periodo di riferimento
Diurno (06.00 – 22.00)
Notturno ( 22.00 - 06.00 )
I – aree particolarmente protette
45
35
II - aree prevalentemente residenziali
50
40
III - aree di tipo misto
55
45
IV - area di intensa attività umana
60
50
V - aree prevalentemente industriali
65
55
VI - aree esclusivamente industriali
65
65
Valori limite assoluti di emissione-leq in dB (A) – (art.2 del DPC.M. del 14/11/1997)
Classi di destinazione d’ uso del territorio
Periodo di riferimento
Diurno (06.00 – 22.00)
Notturno ( 22.00 - 06.00 )
I – aree particolarmente protette
50
40
II - aree prevalentemente residenziali
55
45
III - aree di tipo misto
60
50
IV - area di intensa attività umana
65
55
V - aree prevalentemente industriali
70
60
VI - aree esclusivamente industriali
70
60
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6) DESCRIZIONE DELL’IMPIANTO
L'intervento in oggetto prevede la realizzazione di un impianto fotovoltaico (FTV) di potenza pari a
7.07 MWp, da installare su terreno sito nel comune Montecatini Val di Cecina, loc.Aiaccia.
L’impianto fotovoltaico sarà posto in // alla rete elettrica di distribuzione di Media Tensione in
corrente alternata al fine della sola vendita dell'energia prodotta.
L’impianto in oggetto sarà costituito dagli elementi di seguito elencati:
• Campo Fotovoltaico;
• Cabina M.T./B.T. composta da:
a. Locale Consegna Enel;
b. Locale Misure;
c. Locale servizi cabina
d. Locale Utente e Trasformazione
e. Locale Inverter
Il campo fotovoltaico sarà formato da 13.248 moduli fotovoltaici, di potenza P=305Wp
cadauno, connessi elettricamente tra di loro ed installati meccanicamente nella loro sede di
funzionamento descritta precedentemente.
Il campo fotovoltaico sarà a sua volta suddiviso in 28 sottocampi, della potenza installata di circa 0.252
MWp; avendosi complessivamente 28 inverter, ne risulta che ogni sub campo è asservito ad 1 inverter,
ciascuno collegato ad un generatore di 0.252 MWp e quindi a 828 moduli da 305 Wp ciascuno.
In
posizione
rilevabile
dagli
elaborati
grafici
di
progetto
sarà
ubicata
la
cabina
di
trasformazione M.T./B.T. dalla quale saranno ricavati il locale ENEL, locale misure, locale servizi
cabina, locale cliente e trasformazione e locale inverter; in particolare:
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• All'interno del “locale misura” saranno ubicati i contatori forniti e posati dall'ente
distributore;
• All'interno del “locale servizi cabina” sarà ubicata la postazione di supervisione (esclusa dalla
fornitura);
• All'interno del “locale cliente e trasformazione” troverà posto il quadro di media tensione, i
trasformatori in resina BT/MT ed il quadro corrente alternata;
• All'interno dei “locali Inverter” saranno installati complessivamente 16 inverter, di cui 20 tipo PVI
300TL.
7) CARATTERIZZAZIONE DEL RUMORE EMESSO
Nell’impianto che sarà installato le uniche attrezzature/impianti che possono provocare rumore
sono gli inverter ed i trasformatori, che saranno entrambi installati in appositi locali, come indicato in
planimetria allegata.
Secondo quanto dichiarato dalla ditta fornitrice, il rumore prodotto dagli inverter in normale
funzionamento è di 58 dB(A) per il modello 300 e 54 dB(A) per il modello 200.
Per quanto riguarda i trasformatori il livello di pressione sonora emessa, a 1 metro dagli stessi, è pari 52
dB(A).
Il funzionamento degli inverter e dei trasformatori è continuo e contemporaneo durante le ore di luce,
mentre nelle ore notturne, quando l’impianto non è più in grado di produrre energia, gli inverter e i
trasformatori si disattivano.
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8) CARATTERISTICHE DEL LOCALE IMPIANTI
Il locale ove saranno ubicati gli inverter e i trasformatori, nonché tutte le altre apparecchiature
elettroniche, sarà realizzato in sandwich composito con intercapedine, dello spessore di 12 cm (densità
circa 1.600 kg/m3), con la realizzazione di griglie di ventilazione, in numero di 6, di superficie
cadauna pari a 0,32 mq.
Il potere fonoisolante della parete sandwich. è calcolabile con la seguente relazione: Rw = 28,4 log m –
19,3 dB (Manuale di acustica applicata – Utet edizioni – pag. 600)
Pertanto risulta pari a:
Rw = 28,4 log192 – 19,3 dB = 45.55 dB(A)
Le aperture di aerazione, di superficie inferiore a 1 mq, si ipotizza di trattarle come
un’apertura con potere fonoisolante trascurabile, e l’indice di valutazione dell’isolamento
normalizzato è calcolato, secondo quanto riportato dalla UNI EN 12354-3 e UNI TR 11175 con la
seguente relazione:
Dn,e,w,situ = - 10 log (Sapertura/10) – 10 log (ne)
Dove:
S apertura è la superficie in metri quadrati dell’apertura ed ne è il numero di elementi;
che risulta pari a:
Dn,e,w,situ = - 10 log (0,32/10) – 10 log (6) = 7 dB(A)
Il potere fonoisolante della parete composta, è calcolabile con la seguente relazione:
R’w = - 10 log [ (Sparete/Sfacciata)*10-Rw/10) + ( (Ao/Sfacciata)* 10-Dne,w/10 ] – 2 (dB)
dove:
A0 è l’area di assorbimento equivalente di riferimento che poniamo pari a 10
E quindi risulta pari a:
R’w = - 10 log [ (1*10-52/10) + ( (10/12.2)* 10-7/10 ] – 2 = 6 dB
Dott. Ing. Claudio Castellacci
(Ordine degli ingegneri Prov. Firenze 2229)
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+39 0571 901191 Š Email :[email protected] Š
9) IMPATTO ACUSTICO
La realizzazione dell’impianto in oggetto comporterà l’emissione di rumori derivanti dal
funzionamento dei trasformatori e inverter che saranno ubicati all’interno di apposito locale, posto
a circa 25 metri dal limite di proprietà, ad oltre 400 metri dalla strada provinciale.
Il funzionamento contemporaneo degli 25 inverter, comporterà un rumore complessivo dato
dalla somma delle singole emissioni di ogni inverter, che sarà pari a 67 dB(A).
Nel locale trasformatori invece il rumore complessivo sarà pari a 61 dB(A).
Per conoscere il
rumore
residuo
nell’area,
sono
state
effettuat e rilevazioni
fonometriche nell’area e in prossimità dei due ricettori sensibili.
Rilievi fonometrici
Giorno 15 dicembre 2009:
•
•
•
•
Tempo di osservazione:
To
Tempo di misura:
Tm
Tempo di riferimento:
Condizioni meteorologiche:
= 13.00 − 14,00 ore
= indicato in tabella
diurno (06:00/22:00)
nuvoloso con assenza di vento
Tutte le misure sono state eseguite in condizioni meteorologiche normali ed in assenza di
precipitazioni atmosferiche con il microfono del fonometro integratore
posizionato a metri 1,50 dal
piano di calpestio, a metri 1 da pareti ed altri ostacoli interferenti, ed orientato verso le sorgenti di
rumore ritenute disturbanti. Il microfono è stato posizionato su cavalletto e collegato al fonometro
mediante cavo di prolunga di lunghezza pari a 10 m.
Nelle misurazioni
esterne il microfono del fonometro integratore era provvisto di cuffia
antivento. Le rilevazioni sono state effettuate in conformità a quanto previsto dal D.M. 16/03/98.
I valori della pressione acustica rilevati in Leq(A) sono riportati nella seguente tabella;
La posizione del microfono per ogni misurazione è riportata nella tavola grafica allegata.
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Rumore Residuo
Pos. Ora/Tempo
Descrizione Rilevazione
Leq (A)
Micr. Misurazione
A
13.05
Residuo
( 10
In prossimità del margine posto sul
min)
B
58.0
lato sud-est
13.25
(10 min)
Sulla strada provinciale, in
60.0
corrispondenza al sito ove sorgerà
l’ impianto, ma a circa 400 mt
C
13.40
In prossimità dell’edificio posta sul
62.5
lato nord-est
Stima sul rumore emesso dell’ impianto.
Come
già
detto
il
rumore
prodotto
dall’impianto
è
legato
esclusivamente
al
funzionamento degli inverter e dei trasformatori, posti all’interno di un apposito edificio, che sarà
realizzato a circa 40 metri dal ciglio della strada.
Le sorgenti sonore di cui sopra saranno funzionanti solo durante le ore di luce, con
completa disattivazione nel periodo notturno. Il tempo di funzionamento stimato nel periodo estivo è di
circa 12 ore.
Il
rumore
rumore
che
sarà
immesso
all’esterno,
è
dato
dal
prodotto dal funzionamento contemporaneo delle attrezzature diminuito del
potere fonoisolante della struttura che lo delimita.
Locale inverter: 67 – 6 = 61 dB(A)
Locale trasformatori:
61 - 6 = 55,0 dB(A)
Il valore che sarà immesso dall’edificio, è dato dalla somma di entrambi i valori
precedenti, e quindi pari a 62 dB(A).
Il valore che avremo in prossimità della strada, che risulta il confine più vicino alla cabina,
è calcolabile con la seguente relazione:
dB2 = dB1 – 10 log d2/d1 nelle condizioni di campo vicino
dB2 = dB1 – 20 log d2/d1 nelle condizioni di campo lontano
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e quindi pari a:
dB2 = 62,0 – 10 log5/1 = 55,0 dB(A)
mentre in prossimità dei ricettori sensibili, posti sui lati sud-est e ovest sono:
lato sud est - dB2 = 62,0 – 20 log 200/1 = < 20 dB(A)
lato ovest - dB2 = 62,0 – 20 log 160/1 = < 20 dB(A)
Tali valori devono essere sommati al rumore residuo rilevato nell’area, il valore
complessivo, sarà pertanto pari a:
punto A – abitazione lato sud-est:
punto B – lato strada:
punto C – abitazione lato ovest:
10 log (102,0 + 105,0) = 50 dB(A)
10 log (105,5 + 1045,5) = 55,5 dB(A)
10 log (102,0 + 1042,5) = 42,5 dB(A)
Limite di immissione
Per la verifica dei limiti di immissione assoluti sono state effettuate rilevazioni in
prossimità dei confini dell’area in uso alla ditta in oggetto.
Il valore di leq(A), rapportato al tempo di riferimento (16 ore) come indicato dal D.M. 16/03/98, è
calcolabile con la seguente formula:
I valori stimati in precedenza, e sono riferiti al tempo di misura (TM).
Tali valori risultano già conformi con i limiti imposti dal D.P.C.M. 14/11/1997, allegato 1, tabella C,
aree di classe III.
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Limite di emissione
Il valore di emissione, cosi come definito dal D.M. 16/03/98, è calcolabile con la seguente
formula:
LE = 10 log10 ( 10La/10 – 10Lr/10 )
Il valore di leq(A) di cui sopra, rapportato al tempo di riferimento (16 ore) come indicato
dal D.M. 16/03/98, è calcolabile con la seguente formula:
I valori stimati in precedenza, sono riferiti al tempo di misura (TM). Tali valori risultano già
conformi con i limiti imposti dal D.P.C.M. 14/11/1997, allegato 1, per le zone di classe III.
Livello del rumore differenziale
Dalla stima del rumore immesso, effettuata precedentemente, e in base ai rilievi del rumore
residuo rilevati presso i vari ricettori, possiamo affermare che il livello differenziale di immissione per il
periodo diurno risulta ampiamente rispettato.
CONCLUSIONI
I valori di Leq(A) stimati, immessi in ambiente esterno e abitativo, simulando l’attività
nelle peggiori condizioni di esercizio, sono inferiori ai valori di immissione ed emissione
prescritti dal D.P.C.M. 14/11/1997 (classe III) in applicazione della legge quadro 447/95
sull’inquinamento acustico. Anche il livello differenziale di immissione rilevati presso il
ricettore più vicino è inferiori al limite imposto dalla normativa vigente.
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COMUNE DI MONTECATINI VAL DI CECINA
Provincia di Pisa
LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO
FOTOVOLTAICO DI POTENZA 7,07 MWp NEL COMUNE
DI MONTECATINI VAL DI CECINA
Il Committente:
Impretecna srl – Vinci (Fi)
Il Progettista:
3.AR RELAZIONE CAMPI ELETTROMAGNETICI
INDICE
A . RELAZIONE LIMITI DI ESPOSIZIONE A CAMPI
ELETTROMAGNETICI;
A.1. PREMESSA
A.2. NORMATIVE DI RIFERIMENTO
A.3. CONCLUSIONI
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PREMESSA
Nell'ambito delle analisi dei rischi significativi per la salute riconducibili alla
conduzione del parco fotovoltaico in comune di Montecatini Val di Cecina,
località Aiaccia, è stato condotto il presente studio per valutare l'eventuale
introduzione/modifica nell'area oggetto di intervento di campi elettromagnetici;
tale valutazione viene svolta sulla base delle norme, ove applicabili, e delle linee
guida emanate dagli enti preposti.
NORMATIVE DI RIFERIMENTO
L'Unione Europea ha spostato al 30 aprile 2012 la data ultima per il
recepimento della direttiva 2004/40/CE, inizialmente prevista per il 30 aprile
2008.
In considerazione di ciò, il Dlgs 81/08 (testo unico sulla sicurezza sul lavoro)
prevede nelle disposizioni finali (art. 306) che le norme relative ai limiti di
esposizione entrino in vigore alla stessa data (titolo VIII, Capo IV).
Lo stesso decreto impone al datore di lavoro di valutare i rischi dovuti ai campi
elettromagnetici e tale obbligo è già in vigore poiché previsto dagli articoli 17, 28
ed 181.
In particolare l'art. 181, comma 1, prevede espressamente che il datore di
lavoro “debba valutare tutti i rischi derivanti da esposizione agli agenti fisici
in modo da identificare ed adottare le opportune misure di prevenzione e
protezione con particolare riferimento alle norme di buona tecnica ed alle buone
prassi”.
Si precisa che tra gli agenti fisici sono compresi i campi elettromagnetici.
Successivamente alla pubblicazione della direttiva 2004/40/CE relativa alla
protezione dei lavoratori dai campi elettromagnetici, la commissione Europea
ha conferito al CENELEC il mandato di predisporre le norme tecniche
necessarie all'applicazione della direttiva (misure, calcoli, ecc..).
Le suddette norme sono ancore in numero limitato, ma recentemente è
stata pubblicata la norma EN50499 “Procedure per la valutazione
dell'esposizione dei lavoratori ai campi elettromagnetici”, che riporta due
tabelle, una dove sono riportate le attrezzature e le attività le cui emissioni
elettromagnetiche rispettano i limiti di esposizione e la seconda dove sono
riportati gli impianti e le attività che richiedono approfondimenti in relazione
ai rischi dovuti ai campi elettromagnetici.
Come noto, la legge 36/01 ed i relativi decreti attuativi (DPCM 8/7/03) hanno
individuato per la popolazione limiti di esposizione al campo magnetico nelle
“aree di gioco per l'infanzia, negli ambienti abitativi, negli ambienti scolastici e
nei luoghi adibiti a permanenze non inferiori a 4 ore giornaliere”.
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Con particolare riferimento agli elettrodotti il DM 29/05/08 stabilisce la
procedura da adottare per determinare le fasce di rispetto dagli stessi costituiti da
linee aeree o interrate.
Tale procedura non si applica a:
-
Linee a frequenza diversa da quella di rete (50Hz);
-
Linee di classe 0 secondo il decreto interministeriale 21/3/88 (linee
telefoniche);
-
Linee di prima classe secondo il decreto interministeriale 21/3/88 (linee
con tensioni <1000V);
-
Linee in media tensione in cavo cordato ad elica (interrate o aeree).
In via preliminare occorre precisare che, se la fascia di rispetto rimane all'interno
dell'area di pertinenza dell'azienda (nel caso in oggetto all'interno della
recinzione), il DPCM 8/7/03 non si applica, essendo espressamente finalizzato
alla tutela della popolazione e non dei soggetti esposti al campo magnetico per
ragioni professionali.
I limiti di esposizione ai campi elettromagnetici e le procedure di calcolo,
eventualmente da considerare nella valutazione del rischio, sono riportati
nelle linee guida emanate nel 1998 dalla Commissione Internazionale per la
Protezione delle Radiazioni Non ionizzanti (ICNIRP) di cui di seguito si riporta
l'estratto.
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CONCLUSIONI
Considerando che l'area oggetto di intervento non ricade tra quelle elencate nel
DPCM 8/7/03 detto decreto attuativo non risulta applicabile.
Le apparecchiature asservite all'impianto fotovoltaico sono fornite di
marchiatura CE e dunque conformi alle direttive europee 2004/108/EC. EMC
directive.
Dette apparecchiature non rientrano espressamente nella già citata tabella
facente parte della norma EN50499 “Procedure per la valutazione
dell'esposizione dei lavoratori ai campi elettromagnetici” riportante gli
impianti e le attività che richiedono approfondimenti in relazione ai rischi dovuti
ai campi elettromagnetici
Per quanto concerne la valutazione dei rischi dovuti ai campi elettromagnetici
dalle indagini condotte in diversi stati della comunità europea su impianti
fotovoltaici già realizzati ed in esercizio, si deduce che i valori di intensità di
induzione magnetica e di intensità di campo elettrico non superano i limiti di
esposizione fissati per la popolazione e neanche i limiti di esposizione per i
lavoratori raccomandati.
In via cautelativa è stata comunque effettuata la valutazione del rischio secondo
le linee guida ICNIRP, menzionate precedentemente, dalla quale è emerso che la
parte in corrente continua emette campi elettromagnetici statici almeno due
ordini di grandezza più deboli del campo magnetico terrestre; non è quindi
pensabile una loro influenza negativa sull'essere umano.
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COMUNE DI MONTECATINI VAL DI CECINA
Provincia di Pisa
LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO
FOTOVOLTAICO DI POTENZA 7,07 MWp NEL COMUNE
DI MONTECATINI VAL DI CECINA
Il Committente:
Impretecna srl – Vinci (Fi)
Il Progettista:
4.AR RELAZIONE AMBIENTALE
4.AR - RELAZIONE ILLUSTRATIVA
Descrizione dell’area di intervento
Il progetto proposto all’attenzione consiste nella realizzazione di un parco fotovoltaico che
interesserà complessivamente circa 10 ha, in modo da attivare una potenza complessiva di
7.07 MWp di picco.
L’impianto è elettricamente suddiviso in 7 sub-campi da circa 1.01 MWp, per ragioni di
sicurezza del funzionamento; a sua volta ogni sub-campo è suddiviso tramite controller a
livello di stringa. Ciascun sub-campo è poi suddiviso a livello di collegamenti elettrici in 4
sottocampi da 0.252 MWp, con 69 stringhe da 12 pannelli cadauno.
L’area d’intervento ricade nel Foglio 130 della mappa catastale del Comune di
Montecatini Val di Cecina (PI), interessando specificamente le particelle 70, 92, 66, 151, 156, 115p, 144,
145, 147, 152p.
Tutta l’ area è alla data del progetto (gennaio 2010) proprietà privata (signor Stefano e
Silvano Giomi), i quali hanno ceduto il diritto di proprietà alla scrivente.
La porzione di territorio coinvolta risulta defilata dalla vista sia rispetto alla Strada Provinciale
Casino di Terra-Canneto sia rispetto alle case coloniche sparse, come ne danno evidenza le relative
viste fotografiche, ed è esente da vincoli ambientali.
Da un punto di vista morfologico, come facilmente rilevabile dall’estratto della Carta
Tecnica Regionale la conformazione dell’area di interesse consiste di una zona di lievi e basse
colline e pianure.
Considerando l’aspetto geologico, si può rilevare che nella zona in esame affiorano depositi
alluvionali con aspetto e consistenza di un limo.
Di seguito è proposta una descrizione delle risorse ambientali e paesaggistiche, presenti sulle
superfici interessate dall’intervento programmato dell’istallazione dell’impianto, conforme a
quanto previsto dal Regolamento attuativo della legge regionale 3 gennaio 2005, n. 1, di cui al
DPGR 9 febbraio 2007, n. 5/R, art. 9, comma 6, lett. f).
Descrizione del contesto di inserimento
Contesto ravvicinato.
Il contesto geografico ravvicinato, di
appezzamenti terrieri adibiti a seminativo.
tipo
agricolo
tradizionale, prevede colture e
Contesto intermedio.
Modesti insediamenti abitativi eretti sulle proprietà confinanti, dell’ordine di poche case sparse e
capannoni agricoli. Da ogni insediamento abitativo si ha una percezione visiva dell’area
variabile solamente in ragione del diverso orientamento. A questo livello può essere
ragionevole considerare le modificazioni all’assetto percettivo scenico e panoramico che saranno
introdotte dalla costituenda opera, potendo tuttavia escludere quelle inerenti all’assetto insediativo
storico.
Contesto vasto.
La portata dell’intervento proposto è tale da non intaccare sicuramente la morfologia naturale
agricola in cui esso si inserisce, con la skyline che rimarrà esattamente immutata; non verrà
parimenti scalfito il margine paesaggistico urbano molto lontano e scollegato dalla realtà rurale in
cui si colloca l’impianto.
Descrizione dell’intervento
Il progetto proposto all’attenzione consiste nella realizzazione di un parco fotovoltaico in
un’area agricola del territorio del Comune di Montecatini Val di Cecina avente per
obiettivo quello della trasformazione della radiazione dei raggi solari in energia elettrica che,
una volta prodotta, sarà immessa nella rete di pubblica utilità.
Detta trasformazione si attuerà tramite l’impiego di un certo numero di moduli FTV
alloggiati su apposite strutture fisse, in carpenteria metallica, ancorate al terreno.
La posa in opera delle strutture non prevederà lavori edili preliminari, né tantomeno
presupporrà un’alterazione permanente del suolo in funzione del loro ancoraggio, offrendo
garanzia sulla piena reversibilità delle condizioni del terreno sottostante in caso di smantellamento
del parco fotovoltaico. La consegna alla rete pubblica dell’energia prodotta sarà resa
possibile attraverso un cavidotto interrato che, partendo dal manufatto contenente i locali di
consegna raggiungerà il luogo di consegna ad Enel Distribuzione spa.
Manutenzione post intervento
L'installazione in oggetto non influirà sulla presenza e la crescita della vegetazione autoctona,
in particolare erbacea. Periodicamente verranno effettuate operazioni di manutenzione e pulitura
del sito mediante il taglio dell'erba con piccoli mezzi meccanici (decespugliatore, tagliaerba).
Non è previsto alcun impiego di sostanze chimiche diserbanti per il controllo della crescita
della vegetazione.
Per la periodica pulizia dei moduli fotovoltaici non si intende impiegare alcuna quantità d'acqua né
di solventi o detergenti, dal momento che la configurazione inclinata dell'installazione
permette una sufficiente pulizia degli stessi da parte delle acque meteoriche
Descrizione dell’impatto ambientale
Dal punto di vista ambientale, una sintetica descrizione dell’intervento proposto può essere quella
di definirlo quale trasformazione diretta, reversibile, a medio termine, priva di modificazioni
permanenti dell'assetto fondiario, agricolo e colturale, con un elevato grado di compatibilità
paesaggistica e soprattutto con i rilevanti pregi di non consumare risorse non rinnovabili, e
allo stesso tempo di generare energia da fonti rinnovabili, senza alcuna emissione in atmosfera
e in quantità importanti, secondo un procedimento ecologico nell’accezione più profonda.
In termini tecnici ambientali è possibile riferirsi propriamente a una moderata
“Intrusione”, escludendo per l’intervento l’attributo di “Deconnotazione” in quanto nessun
elemento costitutivo verrà alterato.
Di seguito e nelle Relazioni specialistiche si procederà ad un’analisi delle variazioni
sull’ambiente esistente che l’intervento comporterà, evidenziando gli aspetti positivi e le
eventuali criticità apportate.
L’analisi si articola secondo le canoniche e principali componenti che contribuiscono alla
caratterizzazione di un ambiente.
Atmosfera. Sicuramente la realizzazione dell’impianto non introdurrà alcun effetto negativo
di inquinamento atmosferico, né diretto né indiretto. Viceversa, può senza dubbio essere
esaltata in positivo la sua funzionalità ecologica per il comprensorio, dal momento che apporterà
un significativo contributo a ridurre le emissioni di CO2 (circa 730 tonnellate ogni anno), nonché
di altre sostanze inquinanti quali ossidi di azoto, ossidi di zolfo e polveri, e ad evitare il consumo
annuo di circa 218,5 tonnellate di petrolio equivalente (Tep), a fronte della cospicua produzione di
energia elettrica da fonte rinnovabile che sarà in grado di garantire.
Acque. L’intervento non modificherà la funzionalità idraulica dell’area di intervento, né altererà
in alcun modo il suo equilibrio idrogeologico, dal momento che non sarà effettuata alcuna
modifica al sottosuolo che possa contaminare le eventuali falde sotterranee o deviarne il flusso.
Inoltre l’impianto non costituirà alcun ostacolo al decorso naturale delle precipitazioni meteoriche.
Suolo. L’opera proposta non implica alcuna trasformazione permanente del suolo destinato
ad ospitare l’installazione, dal momento che non è prevista la realizzazione di alcuna nuova “opera
edile” ne’ si prevede di far uso di “impianti tecnologici” stabili e statici. Le strutture di supporto
dei moduli FV saranno ancorate a terra tramite viti di fondamento (di dimensioni contenute) di
facile installazione ed eventualmente rimovibili con altrettanta facilità senza lasciare traccia
di alterazioni della conformazione e costituzione del suolo di appoggio. Dall’estratto di
mappa geologica si rileva infatti che nella zona in esame affiorano depositi alluvionali con
aspetto e consistenza di un limo, in grado di assicurare una portanza superiore ai limiti richiesti
dai carichi costitutivi l’impianto.
Sottosuolo. L’impatto sul sottosuolo risulterà estremamente contenuto e limitato in
superficie, essendo caratterizzato esclusivamente dall’opera di interramento di qualche
cavidotto elettrico di modesta sezione necessario al trasporto dell’energia dagli inseguitori
fino alla più vicina cabina elettrica di trasformazione.
Energia. La produzione di importanti quantitativi di energia tramite esclusivo utilizzo della
fonte rinnovabile “solare” è l’essenza del progetto stesso.
I circa 5,2 milioni di kilowatt-ora producibili ogni anno sonol’equivalente dei consumi di circa
3400 famiglie, quindi di oltre 10.000 persone.
Le ovvie ricadute positive da un punto di vista energetico per tutto il comprensorio sono
talmente evidenti da non richiedere ulteriore descrizione.
La potenza nominale dell’installazione prevista per il parco fotovoltaico sarà pari a 7.07
MWp
Tutto questo può essere realizzato, infine, come segnalato in precedenza, senza necessità di
modificare la destinazione d’uso del terreno agricolo candidato ad ospitare l’installazione.
Vegetazione, flora, fauna. La valle interessata dall’intervento non presenta allo stato attuale
alcuna alberatura, né residuo di vegetazione ad alto fusto. Non si corre alcun rischio quindi di
impoverire l’attuale patrimonio vegetativo dal momento che perfino l’arredo vegetale
minuto risulterà preservato. L’intera area costituente il parco conserverà infatti le attuali
caratteristiche di terreno seminativo nel solco della conservazione e continuità dell’attività agricola.
Nessuna variazione apprezzabile verrà introdotta sul fronte della biodiversità e del benessere
della fauna selvatica, non risultando in alcun modo aumentati né il pericolo né gli ostacoli.
Rumore e vibrazioni. Il processo di trasformazione dell’energia da parte dei convertitori
elettrici implicherà solo un leggerissimo “brusio” non più percettibile già a 2 metri di distanza dal
manufatto. E’ da escludere definitivamente che l’opera ingeneri, nella sua funzionalità, delle
forme di vibrazioni di intensità rilevabile già a brevissime distanze.
Salute pubblica. Dal punto di vista della salute pubblica, le ricadute su tutto il comprensorio
saranno positive o neutre, per tutta la serie di fattori già messa in evidenza nei precedenti
paragrafi e qui riassunta nel seguente elenco:
•
•
•
•
•
•
•
riduzione delle emissioni di CO2 (circa 730 tonnellate ogni anno);
riduzione delle emissioni di altre sostanze inquinanti prodotte dalla generazione
elettrica tradizionale, quali ossidi di azoto, ossidi di zolfo, polveri:
risparmio annuo di circa 150 tonnellate di petrolio equivalente;
conservazione dello stato attuale del suolo e sottosuolo;
assenza di qualsiasi forma di inquinamento idrico (impatto zero sulle falde acquifere e
sul deflusso delle acque meteoriche);
assenza di qualsiasi forma di inquinamento acustico (impianto silente);
assenza di qualsiasi forma di inquinamento elettrico ed elettromagnetico (cavidotti
interrati);
Paesaggio. La completa assenza di vincoli di qualsiasi natura insistenti sul territorio che
ospiterà l’installazione contribuisce immediatamente alla percezione che la sua realizzazione
non potrà immettere rischi di deturpazione ambientale.
Dal momento che l’installazione da realizzare non andrà a modificare la “skyline” della valle,
l’impatto visivo dell’opera sul paesaggio si limiterà esclusivamente al bacino della vallata, su
quello che in precedenza è stato già definito e caratterizzato come “contesto intermedio”.
Gli abitanti dei pochi insediamenti abitativi, eretti sulle proprietà confinanti, saranno interessati
dalle variazioni dell’assetto percettivo scenico e panoramico, ciascun insediamento con
differente e specifico grado in ragione del diverso orientamento.
Viabilità. L’installazione non potrà in alcun modo costituire ostacolo viario per tutta la durata del
suo funzionamento.
Rifiuti. Semplicemente l’opera proposta non ne produrrà per tutta la durata del suo funzionamento.
Compatibilità elettromagnetica. In merito alla compatibilità elettromagnetica dell’intervento si
faccia riferimento alla relazione compatibilità elettromagnetica.
RELAZIONE TECNICA
Scopo
Il presente documento afferisce alla descrizione dell’ubicazione e costituzione fisica di
una installazione fotovoltaica da realizzarsi su terreno, e precisamente in una zona di pianura situata
sulla sponda destra del fiume Arno, nel comune di Montecatini Val di Cecina (PI).
Sopralluogo
L’effettuazione di un sopralluogo di natura esplorativa ha evidenziato gli aspetti descritti
in successione.
La prima considerazione sulla scelta del territorio adatto ad ospitare un impianto dalle
dimensioni cospicue quale quello in oggetto è che l’area interessata risulta molto defilata dalla
vista rispetto alla Strada Provinciale n°18 e risulta non visibile dai centri abitati posti sulla
SP.68 e da Casino di Terra e Canneto.
La morfologia del terreno si presta molto bene ad ospitare una installazione fotovoltaica
della tipologia fissa.
Il pendio è lieve e degrada verso nord-est/est; i moduli saranno orientati a sud, quindi con il “fianco”
parallelo alla SP.18 e cioè poco o niente visibili.
Non sono stati riscontrati elementi quali rilievi o conformazioni costituenti fonte di
ombreggiamento.
Anche le caratteristiche litotecniche del terreno volgono in favore della realizzazione dell’opera,
in quanto affiorano depositi alluvionali con aspetto e consistenza di un limo,come da evidenza
della mappa geologica della zona, non costituisce impedimento nel garantire una portanza
superiore a 1 kg/cm, requisito minimo richiesto per la sopportazione dei carichi previsti
dall’impianto.
Combinando tutto quanto descritto con l’opportuna esposizione e il buon soleggiamento il sito
risulta quindi essere idoneo alla realizzazione dell’opera.
L’estensione della superficie interessata è inoltre più che sufficiente per la posa dei moduli FV
nel numero previsto, l’opera interessando complessivamente un’estensione di terreno di circa 0.9
ettari per ogni MWp installati; restano alcune aree non utilizzate perché troppo vicine alle zone
alberate poste a ovest dell’area e in linea di cresta e quindi troppo visibili.
La viabilità esistente consente il transito agevole dei mezzi di trasporto senza dover
prevedere interventi migliorativi e/o di consolidamento.
Installazione fotovoltaica
L’opera da realizzare è un vero e proprio parco fotovoltaico, che prevede l’installazione di n.
23.184 moduli FTV da 305 Wp ciascuno.
Da un punto di vista logistico le strutture saranno collocate in file parallele distanziate in modo
da evitare le ombre relative tra file successive.
Le Tavole allegate, nel contesto dell’estratto della mappa catastale che dà visione dell’area
interessata dall’opera, è riportato il layout definitivo del campo fotovoltaico della potenza prevista.
Strutture metalliche
Le strutture
di
sostegno saranno
realizzate
in
acciaio zincato
(od
alternativamente in alluminio), progettate e dimensionate per resistere alla trazione ed alla
torsione meccanica indotte dagli agenti atmosferici, in totale rispetto delle norme vigenti in
materia di carichi vento e neve su strutture in carpenteria metallica.
Lo sviluppo laterale massimo delle strutture sarà pari a circa 375m; l'inclinazione prevista del piano
dei moduli è 35° e l'altezza massima raggiunta sarà di 4,91m con un'altezza minima dal piano di
campagna del filo dei moduli fotovoltaici del filo dei moduli installati di 3.00 m.
La struttura descritta precedentemente risponderà alle caratteristiche rilevabili dalla relazione
tecnica strutturalee .
Basamento.
Le strutture sopra descritte saranno ancorate al terreno mediante delle apposite fondazioni
a vite alle quali sono fissate mediante flange predisposte. Le viti permettono una rapida e sicura
installazione nel rispetto dei valori di tenuta del terreno, in particolare alla trazione, senza
occupare superficie per plinti o basamenti in cemento, garantendo un facile e totale ripristino
dello stato dei luoghi in caso di dismissione dell'impianto a fine vita.
La profondità di infissione delle viti dipenderà dalla resistenza puntuale del terreno, misurata
attraverso apposite prove penetrometriche e di estrazione mediante dinamometro. In generale
verranno impiegate viti di lunghezza compresa tra 1500 e 1800 mm.
Modulo fotovoltaico
E' previsto l'impiego di moduli fotovoltaici in tecnologia policristallina, con cornice in
alluminio anodizzato ed efficienza di conversione non inferiore al 13%.
La potenza di picco del singolo modulo sarà di 305Wp, con dimensioni pari a
1482x992x35mm; le caratteristiche elettriche del modulo sono rilevabile dalla scheda tecnica
allegata alla presente relazione.
Convertitore cc/ca
All'interno dell'apposito locale saranno installati n°28 inverter ai quali saranno collegate le
cassette di parallelo che raggruppano stringhe di 12 moduli fotovoltaici ciascuna.
Detti inverter avranno una struttura modulare, con elementi indipendenti.
Le macchine in questione hanno efficienza > 94%, sono molto silenziose e sono munite di
apposito sistema per la rilevazione e trasmissione dei parametri di impianto per il controllo anche
in remoto.
Detti inverter saranno collegati a trasformatori con potenza nominale P=800kVA 0,3kV/15kV.
Cabina di consegna.
Nelle Tavole facenti parte del corredo documentativo, evidenzia in dettaglio la posizione della
cabina elettrica, ubicata in prossimità della strada provinciale, nella porzione sud del lotto in
questione, in posizione atta a minimizzare gli interventi per la connessione alla linea elettrica di
MT, come previsto anche dalla specifica tecnica ENEL allegata.
Collegamento impianto – cabina ENEL di trasformazione
La tavola grafiche , facente parte del corredo documentativo, illustra il percorso del cavidotto
aereoche conduce dalla costruenda cabina di consegna alla esistente cabina ENEL di
trasformazione. Il percorso dell’elettrodotto a partire dalla cabina di consegna, è limitato per
estensione ed è classificabile quale mitigazione di impatto ambientale. La prevista schermatura
del cavo interrato sarà tale da garantire la protezione prevista dalle norme contro gli effetti dei
CEM.
Fasi e tempi di realizzazione
In ossequio a quanto previsto ai commi 4 e 5 dell'Art. 9 del Regolamento di cui al
DPGR 9 febbraio 2007, n. 5/R, nella seguente tabella si riportano le principali fasi che
caratterizzano la realizzazione dell’opera, ciascuna corredata dal rispettivo tempo di
completamento, a partire dalla concessione delle necessarie Autorizzazioni da parte delle
Pubbliche Amministrazioni competenti, che costituiscono titolo abilitativo alla realizzazione delle
opere previste.
COMPATIBILITA’ CON LA STRUMENTAZIONE URBANISTICA
Generalità
A seguito di incontri intercorsi con i tecnici dell’Ufficio Assetto del Territorio,
Urbanistica e Ambiente del Comune di Montecatini Val di Cecina, è accertato che il sito
ha destinazione agricola e quindi, ai sensi delle vigenti disposizioni di legge,
compatibile con la localizzazione del campo fotovoltaico.
COMUNE DI MONTECATINI VAL DI CECINA
Provincia di Pisa
LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO
FOTOVOLTAICO DI POTENZA 7,07 MWp NEL COMUNE
DI MONTECATINI VAL DI CECINA
Il Committente:
Impretecna srl – Vinci (Fi)
Il Progettista:
4A.AR RELAZIONE AMBIENTALE COORDINATA
4a. AR – RELAZIONE AMBIENTALE COORDINATA rev.10.4.10
INDICE
1. Premessa
1.1 Generalità e motivazione dell’opera
1.2 Localizzazione e inquadramento territoriale dell’opera
5
7
7
2. Quadro di riferimento programmatico
2.1
Normativa di riferimento in materia di impatto ambientale
2.1.1 Normativa comunitaria
2.1.2 Normativa nazionale
2.1.3 Normativa regionale
2.2
Normativa di riferimento impianti alimentati da energia
2.2.1 Normativa comunitaria
2.2.2 Normativa nazionale
2.2.3 Normativa regionale
2.3
Normativa di riferimento sulle opere di progetto
9
9
9
10
12
13
14
14
15
2.4
Strumenti di programmazione
2.4.1 Programmazione comunitaria
2.4.2 Programmazione nazionale
2.4.3 Programmazione regionale
15
15
16
17
2.5
Strumenti di pianificazione territoriale
2.5.1 Rete Natura 2000
2.5.2 Aree protette
2.5.3 Piano di Indirizzo Territoriale 2005-2010 (PIT)
2.5.4 Piano paesaggistico
2.5.5 Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di
Pisa(PTC)
2.5.6. Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI)
2.5.7. Pianificazione locale
19
20
20
23
24
26
28
29
2.6.
Coerenza del progetto con gli strumenti di programmazione
2.6.1 Coerenza con la programmazione regionale
2.6.2 Coerenza con la programmazione provinciale
31
31
32
2.7
Coerenza con la pianificazione territoriale
2.7.1 Rete Natura 2000
2.7.2 Aree protette
2.7.3 Piano di Indirizzo Territoriale 2005 – 2010 (PIT)
2.7.4 PTC della Provincia di Pisa
2.7.5. Pianificazione locale
32
32
32
32
32
32
2.8.
Conclusioni
33
2 3. Quadro di riferimento progettuale
35
3.1
3.2
Natura e fini del progetto
Descrizione del progetto
3.2.1 Specifiche tecniche dei componenti
35
36
39 3.3
3.4
3.5.
3.6
Tempi realizzazione, avviamento, funzionamento, smantellamento
Descrizione della tecnica prescelta
Descrizione della natura e dei metodi di produzione
Dati relativi alla produzione di rifiuti, di emissioni atmosferiche,
di scarichi idrici, di sversamenti al suolo, di sottoprodotti, di
emissioni termiche, di rumori, vibrazioni e radiazioni
Descrizione delle caratteristiche di accesso
Dati relativi ai materiali pericolosi utilizzati, immagazzinati o
prodotti sul sito
Definizione del rischio di incidenti
Descrizione degli scopi e degli obiettivi del progetto
Descrizione delle alternative prese in esame in fase progettuale
Cantierizzazione
Piano di dismissione e ripristino
Analisi delle ricadute socio – occupazionali
43
43
45
3.7
3.8
3.9
3.10
3.11
3.12
3.13
3.14
46
50
50
50
51
51
52
53
55
4. Quadro di riferimento ambientale579
4.1
4.2
4.3
4.4
4.5
Atmosfera e clima
4.1.1 La qualità dell’aria
4.1.2 Biomonitoraggio della qualità dell’aria
4.1.3 Valutazione degli impatti ambientali attesi
4.1.4 Misure di mitigazione e compensazione
Ambiente Idrico
4.2.1 Descrizione dell’ambiente idrico
4.2.2 Qualità delle acque
4.2.3 Valutazione degli impatti ambientali attesi
4.2.4 Misure di mitigazione e compensazione
Suolo e sottosuolo
4.3.1 Inquadramento geomorfologico e geolitologico
4.3.2 Inquadramento idrografico e idrogeologico
4.3.3 Cenni di geotecnica
4.3.4 Sismicità
4.3.5 Valutazione degli impatti ambientali attesi
4.3.6 Misure di mitigazione e compensazione
Fauna, flora ed ecosistemi
4.4.1 Vegetazione e flora: stato della componente
4.4.2 Fauna: stato della componente
4.4.3 Ecosistemi: stato della componente
4.4.4 Valutazione degli impatti ambientali attesi
4.4.5 Misure di mitigazione e compensazione
Rumore e vibrazioni
4.5.1 Stato della componente
4.5.2 Valutazione degli impatti ambientali attesi
4.5.3 Misure di mitigazione e compensazione
57
58
59
60
61
62
62
62
63
64
64
64
64
64
64
64
64
66
66
67
67
69
69
70
71
72
72
3 4.6
.
4.7
4.8
Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti
72
4.6.1 Stato della componente
4.6.2 Impatti potenziali
4.6.3 Mitigazioni
73
79
81
Assetto demografico e igienico-sanitario
4.7.1 Stato della componente
4.7.2 Valutazione degli impatti ambientali attesi
4.7.3 Misure di mitigazione e compensazione
Paesaggio
4.8.1 Stato della componente
4.8.2 Valutazione degli impatti ambientali attesi
4.8.3 Misure di mitigazione
81
81
82
82
83
83
83
85
6. Conclusioni
4 PROGETTO PER LA REALIZZAZIONE
DI UN IMPIANTO FOTOVOLTAICO DA 7.07 MWp
IN LOCALITA' “AIACCIA”
COMUNE DI MONTECATINI VAL DI CECINA
STUDIO AMBIENTALE COORDINATO
5 1. PREMESSA
Il presente studio è inerente il progetto di un impianto di conversione dell’energia solare in energia
elettrica per mezzo della tecnologia fotovoltaica della potenza nominale di 7.07 MWp da realizzarsi
nel Comune di Montecatini Val di Cecina (PI), nella zona detta “Aiaccia”.
La società Impretecna srl intende sviluppare il progetto di tale impianto su terreni di cui ha la
disponibilità.
La realizzazione dell’opera di progetto si inserisce nel processo di progressivo incremento
dello sfruttamento delle energie alternative, al fine di migliorare la produttività e l’offerta,
operando nel contempo un miglioramento in termini di impatto sull’ambiente.
La presente relazione è stata redatta al fine di ottemperare alle disposizioni della vigente normativa,
in quanto la tipologia dell’opera in progetto ricade tra le attività incluse al punto 2, lettera c)
dell’Allegato IV del D.Lgs. 4/2008, ove si legge:
“impianti industriali non termici per la produzione di energia, vapore ed acqua calda” ,
per le quali è previsto l’espletamento del processo di screening.
Il presente studio è stato pertanto articolato nei seguenti punti:
• quadro di riferimento programmatico, nel quale, oltre a riportare le principali leggi relative
alla normativa di impatto ambientale e alla realizzazione di impianti fotovoltaici, a livello
comunitario, nazionale e regionale, si è valutata la coerenza dell’opera con gli strumenti di
pianificazione e di programmazione vigenti;
• quadro di riferimento progettuale, nel quale sono stati descritti l’impianto, le opere
accessorie, gli aspetti tecnico/progettuali e le azioni di progetto;
• quadro di riferimento ambientale, in cui è stato definito lo stato dell’ambiente attraverso le
analisi delle diverse componenti, e sono stati individuati i possibili impatti che la
realizzazione dell’impianto fotovoltaico di progetto potrebbe avere su ciascuna componente
ambientale nelle fasi progettuali di cantierizzazione, di esercizio e di dismissione.
1.1 Generalità e motivazione dell’opera
Una fonte di energia è rinnovabile quando il suo sfruttamento avviene in un tempo confrontabile con
quello necessario per la sua rigenerazione. Il D. Lgs. 387/2003 “ Attuazione della Direttiva
2001/77/CE relativa alla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili
nel mercato interno dell’elettricità ”, definisce all’art. 2, lettera a) le fonti energetiche rinnovabili o
fonti rinnovabili:
“ le fonti energetiche rinnovabili non fossili (eolica, solare, solare termodinamica,
geotermica, del moto ondoso, mareomotrice, idraulica, biomasse, gas di discarica,
gas residuati dai processi di depurazione e biogas)”.
6 A differenza dei combustibili fossili e nucleari, le fonti rinnovabili possono essere considerate
virtualmente inesauribili. L’utilizzo di tali fonti rappresenta uno strumento fondamentale per i paesi
industrializzati nel raggiungere gli obiettivi di utilizzazione sostenibile delle risorse.
Riduzione delle emissioni di gas serra, riduzione dell’inquinamento atmosferico.
Oltre ciò è da considerare positivamente la diversificazione del mercato energetico e la
maggiore sicurezza di approvvigionamento dell’energia.
Le energie rinnovabili rappresentano altresì una concreta opportunità di sviluppo sostenibile
e di accesso al l’energia in aree remote per i paesi in via di sviluppo.
Per promuovere la diffusione dell’utilizzo di tali fonti, l’Unione Europea ha fissato l’obiettivo di una
produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili pari al 22% del consumo totale, da raggiungere
entro l’anno 2020.
Nel settembre 2007 il Governo italiano ha trasmesso all’Unione Europea il proprio Energy Position
Paper, nel quale prevede per l’Italia gli obiettivi riportati in tabella 1.
Tabella 1 – Obiettivi di produzione di energia elettrica al 2020
2005
FONTE
IDROELETTRICO
EOLICO
SOLARE FV
GEOTERMICO
BIOMASSE, BIOGAS
ONDE E MAREE
TOTALE
ENERGIA PRIMARIA
SOSTITUITA
POTENZA (MW)
2020
(ENERGIA TWH)
17.325
36
POTENZA (MW)
(ENERGIA TWH)
20.200
43.15
1.718
2,35
12.000
22,60
34
0.04
9.500
13.20
711
5.32
1.300
9.73
1.201
6.16
2.415
14.50
0
0.00
800
1.00
20.989
49.87
46.215
104.15
4.29
8.96
(MTEP)
In particolare, per le centrali fotovoltaiche, considerando i vincoli naturali e la disponibilità di
territorio, equivalente a 10 kmq di terreno, viene stimata una possibile allocazione di 1000 MWp.
7 La Regione Toscana nel PIER (Piano Integrato Energetico Regionale) ha fissato come obiettivi la
riduzione del 20% delle emissioni di CO2 per il 2020 (riduzione rispetto alle emissioni del 1990), e
l’aumento del 20% dell’energia prodotta mediante l’impiego di fonti di energia rinnovabili.
Tra le diverse fonti di energia rinnovabile, la tecnologia fotovoltaica presenta alcuni vantaggi:
•
indipendenza del luogo di installazione rispetto alla fonte di energia: seppur in
misura variabile, sulla superficie terrestre l'irraggiamento solare arriva ovunque; la
fonte eolica e quella idroelettrica sono invece limitate a porzioni specifiche del
territorio, ove tali risorse si concentrano in misura idonea ad essere sfruttate, mentre la
biomassa va coltivata in situ o comunque trasportata;
•
è possibile prevedere la produzione annuale di energia con un piccolo margine di
errore, indipendentemente dalla variabilità di richiesta;
•
non si produce inquinamento di alcun genere (acustico, atmosferico, etc…)
•
l’impatto ambientale causato è estremamente basso, essendo legato alla sola fase
produttiva dei supporti: la costruzione dei moduli richiede l'uso di tecnologie
convenzionali poco inquinanti. L'esercizio delle centrali comporta
quasi
esclusivamente occupazione di superficie. La fase di dismissione (dopo 25-30
anni di esercizio) non presenta particolari problemi;
•
i benefici ambientali ottenibili dall’adozione di sistemi FV sono proporzionali alla
quantità di energia prodotta, supponendo che questa vada a sostituire energia
altrimenti fornita da fonti convenzionali: ogni kWh prodotto con fonte fotovoltaica
consente di evitare l'emissione nell'atmosfera di 0,53 kg di CO (gas
responsabile
dell’effetto
serra, prodotto con la tradizionale
produzione
termoelettrica che, in Italia, rappresenta l’80% circa della generazione elettrica
nazionale).
1.2 Localizzazione e inquadramento territoriale dell’opera
L’area in esame è ubicata nel Comune di Montecatini Val di Cecina, in località “Aiaccia” .
Come si vede dalla documentazione fotografica riportata il sito di ubicazione delle opere in
progetto si trova al di fuori di ogni nucleo urbano.
La scelta dell’area di ubicazione delle opere è stata determinata da un insieme di fattori.
La società Impretecna srl ha la disponibilità del terreno avendo opzionato la superficie tramite la
GeoChemicalLab di Pomarance.
8 L’ubicazione in una zona già dotata delle necessarie infrastrutture, legate alla presenza della
rete elettrica, rende il sito facilmente accessibile sin dalla fase di cantierizzazione.
Nelle tavole è evidenziata la rete stradale dell’ambito di riferimento locale del sito di ubicazione
delle opere in progetto.
Nel seguito sono riportati i principali dati necessari alla localizzazione dell’area di intervento sulla
cartografia ufficiale.
Riferimenti catastali:
Catasto Terreni del Comune di Montecatini Val di Cecina (Pisa): foglio di mappa n° 130,
particelle n° 66, 70, 92, 115p, 151, 156, 144,145, 147, 152p intestate al signor Stefano e Silvano
GIOMI.
Riferimenti geografici: zona baricentrica, 43°16’35,79” Nord; 10°41’55,37” Est.
Coordinate Gauss/Boaga: non determinate.
Per quanto riguarda l’inquadramento dell’opera nel territorio risulta quanto segue:
dal punto di vista urbanistico, secondo il vigente PRGC del Comune di Montecatini Val di
Cecina, la destinazione urbanistica dell’area di realizzazione dell’impianto è la seguente:
•
AGRICOLO
Per quanto d’interesse, la norma cita:
Altro:
•
dal punto di vista paesistico, il terreno che ospiterà l’impianto fotovoltaico, ricade
nell’ambito della Val di Cecina;
• dal punto di vista ambientale, sul sito non insistono direttamente Sic, Zps, Sir e Aree
Protette, ma a breve distanza si trova il SIRn°18 (ex DCR 6/2004), individuato nel PTC alle
tav.QC19 e P6 (Monterufoli). Vedi paragrafo 2.5.2 nelle pagine seguenti.
• dal punto di vista vincolistico, sull’area di intervento non sono presenti vincoli ex art. 142
del Codice dei beni culturali e del paesaggio né tantomeno è gravata da vincolo
idrogeologico. (vedi Tav.Vincoli Sovraordinati, PTC provinciale).
Il sito di ubicazione delle opere in progetto è stato scelto in quanto la società Impretecna srl ne ha
la disponibilità, è posto in una zona collinare, a non molta distanza dalla SP.68 Casino di Terra-Canneto, con
possibilità di accesso durante la fase di cantiere, e la possibilità di allacciamento degli
impianti alla rete di distribuzione/trasmissione dell’energia elettrica generata in corrispondenza
di quest’ultima viabilità, in modo da minimizzare gli impatti derivanti dalla realizzazione di
nuove linee di interconnessione e di impianti di trasformazione.
9 2. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
In questo capitolo è riportata la normativa di riferimento per le opere in progetto a livello
comunitario, nazionale e regionale.
Sono altresì illustrati ed esaminati gli strumenti di pianificazione e programmazione vigenti a livello
nazionale, regionale, provinciale e comunale, di riferimento per le opere in progetto; si è quindi
verificata la coerenza del progetto stesso rispetto a detti strumenti.
Il capitolo è articolato nei seguenti paragrafi:
• normativa di riferimento in materia di impatto ambientale;
• normativa di riferimento in materia di impianti da energia rinnovabile;
• normativa di riferimento delle opere connesse al progetto;
• strumenti di programmazione in materia di impianti da energia rinnovabile;
• stato della pianificazione territoriale vigente a livello nazionale, regionale, provinciale
e locale;
• valutazione della coerenza del progetto con gli strumenti di programmazione e
di pianificazione vigenti.
2.1 Normativa di riferimento in materia di impatto ambientale
Di seguito viene riportata la normativa vigente a livello comunitario, nazionale e regionale in
materia di impatto ambientale, in una sequenza che offre il quadro evolutivo degli strumenti di
legge.
2.1.1 Normativa comunitaria
Direttiva n.85/337/CEE “ Direttiva del Consiglio concernente la va lutazione dell’impatto
ambientale di determinati progetti pubblici e privati”
E’ la prima direttiva Europea in materia di Via e introduce la valutazione di impatto ambientale di
determinati progetti pubblici e privati elencati negli allegati alla Direttiva stessa al fine di valutare
gli effetti diretti e indiretti di un progetto sui seguenti fattori:
1. L’uomo, la fauna e la flora;
2. Il suolo, l’acqua, l’aria, il clima e il paesaggio;
10 3. L’interazione tra i fattori di cui al punto 1 e 2;
4. I beni materiali ed il patrimonio culturale.
In particolare il punto 3 dell’Allegato II riguarda l’industria energetica e fa riferimento agli “
impianti industriali per la produzione di energia elettrica, vapore e acqua calda.”
Direttiva 96/61/CE
Modifica la Direttiva 85/337/CEE e introduce il concetto di prevenzione e riduzione integrata
dell’inquinamento proveniente da attività industria li al fine di conseguire un livello adeguato di
protezione dell’ambiente nel suo complesso; inoltre introduce l’AIA (Autorizzazione Integrata
Ambientale).
La direttiva tende alla promozione delle produzioni pulite, valorizzando il concetto di
"migliori tecniche disponibili".
Direttiva n.97/11/CE
Costituisce una revisione critica della Direttiva 85/337/CE in base all’esperienza di applicazione
delle procedure di VIA in Europa. Estende le categorie dei progetti ed inserisce un ulteriore allegato
relativo ai criteri di selezione dei progetti stessi.
Introduce le fasi di “screening” e “scoping” e fissa i principi fondamentali della VIA che i Paesi
membri devono recepire.
Direttiva CEE/CEEA/CE n.35 del 26/05/2003
Prevede la partecipazione del pubblico nell’elaborazione di alcuni piani e programmi in materia
ambientale, e modifica le direttive 85/337/CEE e 96/61/CE relativamente alla partecipazione del
pubblico e all’accesso alla giustizia.
Contribuisce all’attuazione degli obblighi derivanti dalla convenzione di Århus del 25 giugno
1998, tra i cui obiettivi vi è il desiderio di garantire il diritto di partecipazione del pubblico alle
attività decisionali in materia ambientale.
2.1.2 Normativa nazionale
Legge n. 439/1986
Recepisce la normativa comunitaria istituendo il Ministero dell’Ambiente e fornisce le prime
indicazioni sulla procedura di VIA.
D.P.C.M. 1988
Il D.P.C.M. n. 377, del 20 agosto 1988, individua le categorie di opere da sottoporre alla VIA e il
11 D.P.C.M. del 27 dicembre 1988 definisce la procedura VIA, la modalità di presentazione della
domanda di pronuncia sulla compatibilità ambientale di un progetto e le norme tecniche di
redazione degli studi di impatto ambientale.
Legge quadro in materia di Lavori Pubblici (D.Lgs. 163/2006 e s.m.i.)
Definisce tre livelli di progettazione caratterizzati da diverso approfondimento tecnico (progetto
preliminare, definitivo esecutivo).
Relativamente agli aspetti ambientali viene stabilito che sia assoggettato alla procedura di VIA il
progetto definitivo di un’opera pubblica.
D.P.R. del 12 aprile 1996
E’ un atto di indirizzo e coordinamento nel quale vengono date disposizioni in materia di VIA come
stabilito dalla legge 146/94, che prevede che il Governo definisca le condizioni, i criteri e le norme
tecniche per l’applicazione della procedura di impatto ambientale ai progetti inclusi nell’Allegato II
alla Direttiva 85/337/CEE.
In particolare nell’Allegato A del suddetto Decreto è riportato l’elenco delle opere soggette a
valutazione di impatto ambientale.
Nell’Allegato B del Decreto è invece riportato l’elenco delle opere che sono assoggettate alla
procedura di valutazione d’impatto ambientale solo nel caso in cui ricadano, anche parzialmente,
all’interno di aree naturali protette (in caso contrario l’Autorità competente ne verifica o meno
l’assoggettabilità a procedura di VIA).
Gli impianti fotovoltaici sono compresi nell’Allegato B, al Punto 2, lettera c).
L.443/2001 (Legge Obiettivo) e relativo decreto di attuazione D.Lgs n. 190/2002
Individua una procedura di VIA speciale, con una apposita Commissione dedicata, che regola la
progettazione, l’approvazione dei progetti e la realizzazione delle infrastrutture strategiche, descritte
nell’elenco della delibera CIPE del 21 dicembre 2001.
CIPE n.57/2002
Dà disposizioni sulla strategia nazionale ambientale per lo sviluppo sostenibile 2000-2010. Afferma
la necessità di rendere più efficace l’applicazione della VIA (ad esempio tramite l’istituzione di
Osservatori ambientali, e il monitoraggio dei problemi ambientali in fase della realizzazione delle
opere). Afferma altresì che la VIA debba essere integrata con Piani e Programmi che nella loro
formulazione abbiano già assunto i criteri di sostenibilità ambientale, tramite la Valutazione
Ambientale Strategica (VAS).
D. Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 (Codice ambientale)
Norma valutazione di impatto ambientale, difesa del suolo e tutela delle acque, gestione dei rifiuti,
riduzione dell’inquinamento atmosferico e risarcimento dei danni ambientali, abrogando la maggior
12 parte dei precedenti provvedimenti di settore. La parte seconda, titolo III, successivamente
modificata dal D. Lgs 4/2008, disciplina la Valutazione Ambientale Strategica (VAS), la
Valutazione dell’Impatto Ambientale (VIA) e l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA),
coordinandole tra loro. Il processo di VIA si conclude con il provvedimento di valutazione
dell’impatto ambientale emesso dall’Autorità Competente, obbligatorio, vincolante e sostitutivo di
ogni altro provvedimento in materia ambientale e di patrimonio culturale. Gli impianti fotovoltaici
rientrano nell’Allegato III alla parte seconda del detto Decreto, nell’elenco B, al Punto 2, lettera c).
Rimane la condizione di assoggettabilità alla procedura di VIA nel caso in cui le opere ricadano
anche parzialmente all’interno di aree naturali protette e si aggiunge la discrezionalità per l’Autorità
competente di richiedere ugualmente lo svolgimento della procedura di valutazione di impatto
ambientale, sulla base di elementi indicati nell’Allegato IV alla parte seconda del Decreto, anche se
le opere non ricadono in aree naturali protette.
Il D. Lgs. 4/2008
Il D. Lgs. 4/2008 (Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del Dlgs 3 aprile 2006, n. 152,
recante norme in materia ambientale) integra la Parte I, II, III e IV del T.U.A., dando completa
attuazione al recepimento di alcune Direttive Europee e introducendo i principi fondamentali di:
sviluppo sostenibile; prevenzione e precauzione etc.
2.1.3 Normativa regionale
L.R. 68/95 - Norme per l’applicazione della valutazione di impatto ambientale
Disciplina la valutazione di impatto ambientale, anticipando il compito affidato al Governo in
merito all’attuazione della Direttiva 85/337/CEE durante gli anni nei quali si stava ancora definendo
la normativa nazionale. La legge individua le categorie di progetti e le relative soglie dimensionali,
da assoggettare in fase transitoria a procedura di VIA di competenza regionale.
L.R. n. 79/1998 - Norme per l’applicazione della valutazione di mpatto ambientale.
Attribuisce la competenza in materia di VIA alle Province, ai Comuni e agli Enti Parco regionali,
oltre che alla stessa Regione in relazione alle tipologie progettuali. Introduce la procedura di verifica
o screening attraverso la quale l’autorità competente decide s e sottoporre o meno il progetto a
procedura di VIA. Introduce altresì la procedura per la fase preliminare o scoping per identificare
attraverso una consultazione tra proponente ed autorità competente gli strumenti e le informazioni
che devono far parte dello studio di impatto ambientale, in relazione alle caratteristiche del progetto.
Articola la procedura di valutazione di impatto ambientale e individua la figura del garante
dell’informazione e quanto contenuto nell’art. 15 (Inchiesta pubblica e contraddittorio), relativo all’
informazione dei cittadini. Indica la procedura unica integrata che viene svolta da parte delle
autorità competenti nei casi in cui, il progetto necessiti di autorizzazioni e pareri di differenti
amministrazioni pubbliche, oltre alla pronuncia di VIA. La procedura unica integrata e’ attuata
attraverso l’indizione di una conferenza di servizi.
13 D.G.R. n. 87/2009 - Indirizzi transitori applicativi in materia di VAS e di VIA
Con l’entrata in vigore il 13.02.2008 del D. Lgs. 4/2008 le regioni devono adeguare il proprio
ordinamento alle disposizioni del decreto statale, entro dodici mesi dalla sua entrata in vigore. La
Regione Toscana ha nel frattempo emanato la circolare Indirizzi transitori applicativi nelle more
dell'approvazione della legge regionale in materia di VAS e di VIA, che regola attualmente il
procedimento di VIA. Relativamente alla VIA, per le opere che ricadono negli allegati alla legge
regionale n.79/1998 si continua ad applicare, in quanto compatibile, l’articolo 7 della legge
regionale n.79/1998 “Autorità competente ”, mentre per le opere non rinvenibili o non esattamente
corrispondenti a quanto indicato negli allegati alla L.R. n.79/1998, come nel caso degli impianti
fotovoltaici, la competenza per questa fase transitoria è assunta dalla Regione.
2.2 Normativa di riferimento in materia di impianti alimentati da fonti energetiche
rinnovabili
In questo paragrafo viene offerto un quadro dell’evoluzione in materia di energie rinnovabili, la cui
incentivazione è ormai considerata uno degli strumenti essenziali per diversificare il mercato in
termini di offerta e, contemporaneamente, diminuire le problematiche ambientali legate alla
soddisfazione del fabbisogno energetico.
2.2.1 Normativa comunitaria
Direttiva 96/92/CE
Stabilisce norme comuni per la generazione, la trasmissione e la distribuzione dell’energia elettrica.
Definisce le norme organizzative e di funzionamento del settore, l’accesso al mercato, i criteri e le
procedure da applicarsi nei bandi di gara e nel rilascio delle autorizzazioni nonché della gestione
delle reti. La premessa di questa direttiva fa riferimento alle fonti rinnovabili.
Direttiva europea 2001/77/CE
Stabilisce che gli Stati membri devono individuare gli obiettivi di incremento della quota dei
consumi interni lordi da soddisfare con l’utilizzo delle fonti rinnovabili, imponendo di raggiungere
entro l’anno 2010 una percentuale di energia da fonti rinnovabili pari al 12% del bilancio energetico
complessivo e al 22% dei consumi elettrici totali dei Paesi UE. All’Italia viene assegnato un
obiettivo indicativo di copertura del consumo lordo al 2010 del 25%.
Direttiva 2001/77/CE
Fissa un obiettivo da conseguire lasciando al singolo Stato la scelta dei mezzi e delle modalità
attuative: ogni Paese membro resta libero di definire i propri obiettivi di consumi elettrici da FER e
di adottare le misure di sostegno più consone alla situazione sociale, ambientale e normativa
presente all’interno del proprio sistema.
14 Direttiva 2003/87/CE: Emission Trading System, del 13 ottobre 2003
Istituisce un sistema comunitario per lo scambio di quote di emissioni di gas denominato Emission
Trading System (ETS), al fine di ridurre le emissioni di CO2. Tale sistema consente di rispondere
agli obblighi di riduzione delle emissioni attraverso l’acquisto dei diritti di emissione.
2.2.2 Normativa nazionale
Legge n. 10/1991
Demanda alle Regioni una serie di compiti (emanazione di norme attuative, attività di
programmazione, concessione ed erogazione di contributi, informazione e formazione, diagnosi
energetica, partecipazione e consorzi e società per realizzare interventi) e definisce le linee guida per
il mercato dell’energia, in conformità a quanto previsto dalle direttive Europee. In accordo con la
politica energetica della Comunità Europea s i stabilisce l'uso razionale dell'energia, il contenimento
dei consumi di energia nella produzione e nell'utilizzo di manufatti, l'utilizzazione delle fonti
rinnovabili di energia, la riduzione dei consumi specifici di energia nei processi produttivi. Definisce
le fonti rinnovabili di energia o assimilate.
D. Lgs. 79/99 - Attuazione della direttiva 96/92/CE recante norme comuni per il mercato interno
dell’energia elettrica (decreto Bersani)
Definisce le linee generali del riassetto del settore elettrico in Italia, introducendo importanti
innovazioni in diversi settori, comprese le fonti rinnovabili: dal 2001 i produttori o distributori di
energia elettrica hanno l’obbligo di immettere nel sistema elettrico nazionale una quota di energia
elettrica prodotta da impianti da fonti rinnovabili entrati in esercizio o ripotenziati.
Decreto Ministeriale 79/99 - Direttive per l’attuazione delle norme in materia di energia elettrica
da fonti rinnovabili di cui ai commi 1, 2 e 3 dell’Articolo 11 del Decreto Legislativo n. 79, del 16
marzo 1999
Introduce i Certificati Verdi (CV), la nuova struttura di incentivazione delle fonti rinnovabili dopo
la liberalizzazione del settore dell’energia disciplinata dal Decreto Bersani.
Delibera CIPE 126/99
Con questa delibera il Governo ha definito gli obiettivi al 2010 di riduzione delle emissioni di gas a
effetto serra, individuando gli obiettivi da perseguire per ciascuna fonte rinnovabile.
Protocollo di Torino
E’ un documento stipulato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, dal Ministero
delle Attività Produttive, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dalla Conferenza delle
Regioni. Le Regioni si impegnano a predisporre entro il 2002 i rispettivi piani energetico 15 ambientali che privilegino le fonti rinnovabili e la razionalizzazione della produzione elettrica e dei
consumi energetici.
D.L. n. 387/2003
Concerne l’attuazione della direttiva 2001/77/CE.
E’ finalizzato a promuovere un maggior contributo delle fonti energetiche rinnovabili.
Descrive le opere per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, come di
pubblica utilità, indifferibili ed urgenti.
Prevede che la costruzione e l’esercizio delle opere connesse siano soggetti ad una autorizzazione
unica, rilasciata dalla regione o altro soggetto istituzionale delegato dalla regione, nel rispetto
delle normative vigenti in materia di tutela dell’ambiente, di tutela del paesaggio e del patrimonio
storico-artistico.
2.2.3 Normativa regionale
LR 39/2005 (Disposizioni in materia di energia)
Disciplina le diverse tematiche energetiche, riformulando i poteri della Regione e definendo gli
obiettivi da perseguire, quali la compatibilità tra energia e sviluppo sostenibile, la razionalizzazione
della produzione e degli usi energetici, la promozione delle fonti rinnovabili, la prevenzione e
riduzione dell’inquinamento luminoso. Individua il sistema principale regionale in materia di
energia nella redazione del Piano di Indirizzo (PIER).
2.3 Normativa di riferimento sulle opere di progetto
Per la normativa di riferimento sulle opere in progetto si rimanda alla relazione tecnica di progetto.
2.4 Strumenti di programmazione
Gli strumenti programmatici relazionabili al progetto sono quelli relativi ai piani e programmi
relativi alla produzione di energia e alla riduzione delle emissioni in atmosfera.
2.4.1 Programmazione comunitaria
Libro Bianco della Commissione Europea - Energia per il futuro: le fonti di energia rinnovabili, del
20 novembre 1996
Ha lo scopo di realizzare un piano d’azione sulle Fonti di Energia Rinnovabili (FER). Secondo
quanto riportato in questo documento, le FER disponibili in Europa fino al 1996 sono sfruttate in
maniera insufficiente.
Protocollo di Kyoto, del 11 dicembre 1997
Il Protocollo di Kyoto, in vigore dal 16 febbraio 2005, è un documento internazionale che affronta il
problema dei cambiamenti climatici. Lo scopo primario è la riduzione di emissione di gas inquinanti
e gas serra in atmosfera. Gli stati firmatari, tra i quali l’Italia, si impegnano a ridurre le emissioni di
16 gas serra al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile. Nell’Allegato B è riportata la quantificazione
degli impegni di limitazione o riduzione delle emissioni. Gli Stati membri dell’Unione Europea
devono ridurre collettivamente le loro emissioni di gas ad effetto serra dell’8% tra il 2008 e il 2012.
2.4.2 Programmazione nazionale
Piano Energetico Nazionale del 1988
E’ stato uno dei primi strumenti governativi a sostegno delle fonti rinnovabili: comincia a delinearsi
una nuova politica energetica, caratterizzata da una maggiore attenzione verso l'ambiente. Gli
obiettivi primari presi in considerazione sono riconducibili principalmente al risparmio energetico,
alla protezione dell’ambiente e della salute dell’uomo e all’incentivazione dello sviluppo delle
risorse nazionali.
Delibera CIPE n. 137/98 - Linee guid a per le politiche e misure nazionali di riduzione delle
emissioni di gas serra
Assegna alla produzione di energia da FER un contributo di circa il 20% per il conseguimento degli
obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni di gas serra, ai fini del rispetto degli impegni assunti
con il Protocollo di Kyoto. Stabilisce che l’Italia deve ridurre le proprie emissioni annue di circa
100 Mt di CO2 equivalenti tra il 2008 e il 2012, con interventi sul fronte dell’offerta (aumento di
efficienza del parco termoelettrico, produzione di energia da fonti rinnovabili), sul fronte della
domanda di energia (riduzione dei consumi nel settore dei trasporti e nei settori industriale,
abitativo e terziario) e su quello degli usi non energetici riportati in Tabella 3.
Tabella 3 – Obiettivi di riduzione di CO 2
Mt CO2
2002
Azioni
Mt CO2
2006
Mt CO2
2008-2012
Aumento di efficienza del parco elettrico
-4/5
-10/12
-20/23
Riduzione dei consumi energetici nel settore dei
trasporti
-4/6
-9/11
-18/21
Produzione di energia da fonti rinnovabili
-4/5
-7/9
-18/20
-12/14
-24/29
-7/9
-15/19
Riduzione dei consumi energetici nei settori
-
industriale/abitativo/terziario
Riduzione delle emissioni nei settori non energetici
Assorbimento delle emissioni di CO2 dalle foreste
TOTALE
-2
-
-20/25
-(0,7)
-45/55
-95/112
(Fonte: deliberazione CIPE 19 Novembre 1998)
17 2.4.3 Programmazione regionale
Programma regionale di sviluppo 2006-2010
E’ un documento di indirizzo programmatico degli interventi prioritari nell’arco della legislatura.
Dà indicazioni progettuali da inserire nella nuova programmazione settoriale pluriennale.
Individua quattro Programmi strategici che fanno riferimento alla competitività del sistema integrato
regionale e del territorio, alla cittadinanza, lavoro, coesione, cultura e qualità della vita, alla
sostenibilità ambientale dello sviluppo, alla Governance, conoscenza, partecipazione, sicurezza,
intese come metodo con il quale portare avanti le scelte strategiche individuate.
Le priorità operative sono definite nei Progetti Integrati Regionali (PIR). In riferimento al settore
energetico, il PIR 3.2 - Sostenibilità e competitività del sistema energetico - si pone l’obiettivo di
sviluppo delle fonti rinnovabili, e dell’efficienza energetica, garantendo anche maggior autonomia
energetica e riduzione dei costi, come fattori di sviluppo collegati ai processi di innovazione
tecnologica.
PIER (Piano di Indirizzo Energetico Regionale)
Con il Piano di Indirizzo Energetico Regionale approvato dal Consiglio regionale l’08/07/2008, la
Toscana intende sviluppare un progetto sostenibile del sistema energetico regionale, garantendo la
corrispondenza tra energia prodotta, il suo uso razionale e la capacità di carico del territorio e
dell’ambiente. Tre sono gli obiettivi generali: sostenibilità, sicurezza ed efficienza energetica. Nella
tabella seguente si riportano gli obiettivi specifici perseguiti dal PIER e le azioni con cui
raggiungerli.
18 Obbiettivi del PIER
19 2.5 Strumenti di pianificazione territoriale
Gli strumenti considerati sono quelli attualmente vigenti relazionabili alle opere in progetto,
a livello nazionale, regionale e comunale. L’analisi e gli indirizzi desunti da tali strumenti
assolvono a una duplice funzione:
• consentono di verificare l’esistenza di eventuali vincoli che gravano sul sito di
ubicazione delle opere in progetto;
• offrono una preziosa indicazione in relazione alla capacità di carico dell’ambito
territoriale di riferimento dell’area sede delle opere.
Gli strumenti relazionabili all’impianto fotovoltaico in esame e analizzati nell’ambito di
questo studio comprendono:
•
gli elenchi di siti relativi alla Rete Natura 2000;
•
gli elenchi delle Aree protette;
• il PIT (Piano di Indirizzo Territoriale della Regione Toscana);
• il PTC (Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Pisa);
• gli strumenti di pianificazione del Comune di Montecatini Val di Cecina.
20 2.5.1 Rete Natura 2000
E’ la rete ecologica europea coordinata e coerente di Zone Speciali di Conservazione
presenti nel territorio dell’Unione.
Le ZSC comprendono le Zone di Protezione Speciale (ZPS) classificate dagli Stati membri a
norma della direttiva 79/409/CEE. I Siti di Importanza Comunitaria (SIC) contribuiscono in
modo significativo alla coerenza della rete ecologica.
Rete Natura 2000 è disciplinata dalla Direttiva Comunitaria HABITAT 92/43/CEE la quale
stabilisce, fra l’altro, che qualsiasi piano o progetto che possa avere incidenze sui Siti Natura 2000
sia sottoposto ad opportuna Valutazione delle possibili Incidenze rispetto agli obiettivi di
conservazione del sito.
La Direttiva è stata recepita dallo Stato italiano con il D.P.R. n. 357/2007; le Regioni hanno
designato le Zone di Protezione Speciale e hanno proposto come Siti di Importanza Comunitaria i
siti individuati nel loro territorio sulla scorta degli Allegati A e B dello stesso D.P.R.
La L.R. 56/2000, Norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e seminaturali, della
flora e della fauna selvatiche – Modifiche al la L.R. 7/1998 – Modifiche alla L.R. 49/1995 ,
riconosce e tutela la biodiversità, individua nell’ Allegato D i Siti di Importanza Regionale (SIR), le
specie animali protette (Allegato B), le specie animali soggette a limitazione del prelievo (Allegato
B1), le specie vegetali protette (Allegato C) e le specie vegetali soggette a limitazione della raccolta
(Allegato C1).
I SIR elencati nell’Allegato D comprendono i siti classificabili di importanza comunitaria
(pSIC), le Zone di Protezione Speciale (ZPS), i Siti di Interesse Nazionale (SIN).
Le Province hanno il compito di tutelare, studiare, monitorare e gestire i Siti di Importanza
Regionale che ricadono nel proprio territorio.
La lista ufficiale dei Siti è stata pubblicata con l’”Elenco dei siti di importanza comunitaria e delle
zone di protezione speciale, individuati ai sensi delle direttive 92/43/CE e 79/409/CE” D.M. del 3
aprile 2000 (pubblicato nel Suppl. Ord. alla Gazzetta Ufficiale 95 del 22 aprile 2000) e succ. modif.
ed integrazioni.
Il sito in esame non è collocato in Siti Natura 2000 (SIC o ZPS) o in prossimità di essi.
Si escludono effetti di sorta a carico della Rete Natura 2000.
2.5.2 Aree protette e SIR
La classificazione delle aree naturali protette è stata definita dalla legge 394/91, che ha istituito
l'Elenco ufficiale delle aree protette, periodicamente aggiornato dal Ministero dell'Ambiente e della
Tutela del Territorio.
La Regione Toscana, che già nel 1977 aveva approva to la L.R. n. 46/1977 Costituzione di un
sistema di parchi regionali e delle riserve naturali, con la L.R. n. 29/1997 Norme in materia di aree naturali protette regionali, si è dotata di uno strumento normativo che recepisce i contenuti della
legge.394/1991.
I SIR costituiscono assieme alle Aree Protette (di cui alla L.R.49/95), il sistema ambientale
provinciale. Nel PTC. Alle tav.QC19 e P6 sono evidenziati i siti prossimi alla zona di intervento;
vediamone le criticità. Gli strumenti di pianificazione territoriale verificano le incidenze sulle
componenti biotiche del sito in esame, tenendo conto delle capacità di rigenerazione delle risorse
naturali, degli effetti cumulativi prodotti dai diversi fattori di impatto (1.rumore, 2.inquinamento
21 luminoso, 3. inquinamento atmosferico, 4.consumi idrici, 5.consumo del suolo, 6. inquinamento
delle falde) in relazione ad interventi interni alle aree protette o ad esse contermini (vedi PTC, NTA
pagina 71, c.26.3.5) che possano avere incidenze in termini di 7.perdita della superficie dell’habitat,
8. Frammentazione, 9. Perturbazione, 10.densità di popolazione, 11.quantità e qualità della risorsa
acqua.
L’Impianto dell’Aiaccia si trova a circa 1.175 mt in linea d’aria dalla SIR-SIC-ZPS n° 18
Monterufoli, individuato dalla sigla IT5170008, della superficie di 5.035,85 ettari risulta separato da
essa dalla valle della Sterza e dalla SP 18.
L’impianto è esterno alla perimetrazione; le azioni indotte temute possono valutarsi come segue:
1. l’impianto FTV non è fonte di rumore; alla distanza di oltre 1 km, la presenza dello stesso non
perturba in alcun modo l’equilibrio biotico del SIR. Tra l’altro va osservato che eventuali
transiti di animali (avifauna e mammiferi) sono in parte ostacolati sia dal torrente Sterza sia
dalla ben piu’ pericolosa rotabile SP68; il fiume viena valicato – oggi – con un guado in
calcestruzzo semisommerso (gennaio 2010), ma la fauna non ha certo bisogno di cio’ per i suoi
spostamenti; da osservazioni e informazioni assunte, densa è la proliferazione di cinghiali,
mentre ben più rari sono i mammiferi “nobili” (capriolo ecc.); sia per la conformazione
orografica, sia per la presenza sull’Aiaccia di attività umane agricole già presenti, sia per la
distanza, sia infine per il fatto che i pannelli sono posti ad un’altezza minima di 50-70 cm e
massima di 1.60 mt, non formano ostacolo al transito – eventuale - di piccoli animali (fino alla
volpe ed al tasso) né al volo degli uccelli;
2. l’inquinamento luminoso non esiste: i pannelli solari blu- scuro non emettono luce e riflettono
pochissimo quella solare (per il principio stesso di funzionamento, la luce riflessa è energia
perduta…); l’unica fonte luminosa saranno i lampioni di sicurezza, che saranno
OBBLIGATORIAMENTE proiettati verso terra e saranno NON PIU’ alti della maggior altezza
dell’impianto (< 2 mt), opportunamente mascherati e verniciati in verde;
3. non vi è alcuna forma di correlazione con la SIR in termini di inquinamento atmosferico;
4. non vi è alcun consumo idrico: l’acqua di lavaggio verrà contenuta in una cisterna in vetroresina
da 20 mc interrata in prossimità dell’officina per macchine agricole di proprietà Giomi e
l’eventuale periodico lavaggio verrà fatto con trattore agricolo, rimorchio con idropulitrice
alimentata dal motore del trattore (attrezzo agricolo simile al dispenser fitofarmaci); la cisterna
viene alimentata con acqua industriale non attinta dalla rete pubblica e rifornita
all’occorrenza;
5. consumo del suolo: vi è l’occupazione del suolo in forma reversibile e per venti anni; l’area
occupata è ESTERNA a qualsiasi area protetta presente in loco;
6. non vi è alcun inquinamento delle falde: le acque di lavaggio pannelli sono acque industriali
non provenienti da cicli chimici o geotermici e comunque verranno acquistate da fornitori che
ne certifichino ogni volta la assoluta compatibilità con lo scarico sul suolo; è escluso, come
detto, l’uso di acqua pubblica;
7. non vi è alcuna perdita di superficie dell’habitat naturale in quanto l’impianto è esterno ad ogni
area protetta e comunque le esili strutture in alluminio che sorreggono i pannelli sono rimovibili
al termine della gestione;
8. non vi è frammentazione di aree protette, se si intende la suddivisione in aree frazionate,
interrotte o separate dalla realizzazione dell’impianto; la piu’ vicina area protetta è a 1.100 mt in
linea d’aria e a 1600 mt in via di strada;
9. non vi è alcuna perturbazione né diretta né indiretta;
10. non vi è alcuna variazione nella densità di popolazione (umana) né vi è diminuzione di densità
di popolazione animale (selvaggina ecc.);
11. non vi è variazione né quantitativa né qualitativa dell’acquifero: gli apporti di acqua di lavaggio
(1 lavaggio/anno) sono ininfluenti sul bilancio delle falde ( circa 0.2 lt/mq, pari, localmente a un
22 surplus di 0.2 mm di acqua sull’area dell’impianto, a fronte di eventi pluviometrici di 150-180
mm/anno.
CONCLUSIONI. Si può affermare con certezza che la realizzazione dell’impianto dell’Aiaccia
non crea alcuna perturbazione né diretta (in quanto l’area non è interna ad aree protette) né
indotta alle varie AREE PROTETTE esistenti nelle vicinanze.
Piu’ in generale, le aree protette risultano essere così classificate: •
•
•
•
•
•
parchi nazionali;
parchi regionali;
riserve naturali statali e regionali;
zone umide;
aree marine protette;
altre aree protette (aree che non rientrano nelle precedenti classificazioni).
L’area presenta una prevalenza di formazioni forestali a dominanza di cerro.
Sono rilevanti da un punto di vista storico- naturalistico i castagneti relittuali.
Negli impluvi e nelle isolate stazioni umide sono localizzate formazioni ripariali a dominanza di
olmo campestre, carpino bianco, frassino meridionale, pioppo tremolo e salici. Vaste superfici
sono coperte da macchie, arbusteti e garighe.
Tali cenosi rappresentano l’habitat per numerose specie di uccelli e mammiferi e sono
utilizzate per il foraggiamento da rapaci nidificanti nei boschi; rappresentano inoltre gli habitat più
ricchi di specie floristiche, anche rare, quali numerose orchidee.
Le poche aree agricole tradizionali sono rappresentate da oliveti, seminativi e piccoli
appezzamenti a vigneto. Sono segnalate diverse specie floristiche rare o di particolare interesse
biogeografico.
Tra gli invertebrati merita segnalare il lepidottero Coenonympha elbana, una farfalla endemica
della Toscana, e il cervo volante Lucanus cervus, una specie ritenuta minacciata a livello
continentale.
L’erpetofauna comprende fino ad oggi 8 anfibi e 14 rettili.
Notevole il popolamento avifaunistico, che comprende rapaci diurni rari e localizzati in Toscana
come, rapaci notturni poco comuni quali assiolo Otus scops e gufo comune Asio otus e
passeriformi legati agli ambienti prativi quali calandro Anthus campestris e tottavilla Lullula
arborea, due specie in via di rarefazione in tutta Europa.
Le macchie e gli arbusteti sono frequentate da specie di valore conservazionistico quali magagnino
Sylvia undata, averla piccola Lanius collirio e averla capirossa Lanius senator.
Il popolamento di mammiferi è ancora in corso di studio, ma comprende segnalazioni di
importanti presenze come il gatto selvatico Felis sylvestris e martora Martes-martes.
Anche nel contesto di quest’area protetta i processi di ricolonizzazione arbustiva ed arborea
delle ex aree agricole e delle aree aperte costituiscono un potenziale elemento di criticità per
la perdita di habitat secondari di interesse vegetazionale e floristico, per la riduzione di
biodiversità nell’area protetta e per la perdita di preziosi habitat per la fauna.
Il rischio di incendi estivi costituisce un forte elemento di criticità, recentemente aumentato
dall’incremento del carico turistico.
23 2.5.3 Piano di Indirizzo Territoriale 2005-2010 (PIT)
Il Piano di Indirizzo Territoriale 2005-2010 della Regione Toscana è stato approvato dal
Consiglio regionale il 24 luglio 2007 con delibera n. 72.
Obiettivo principale del PIT è la valorizzazione delle risorse naturali del paesaggio e degli
insediamenti rurali, finalizzata ad uno sviluppo sostenibile diffuso.
Gli elaborati che costituiscono il PIT sono il Documento di Piano, la Disciplina di Piano e il Quadro
Conoscitivo.
Il Documento di Piano contiene l’agenda per l’applicazione dello statuto del territorio toscano, e i
meta obiettivi che consistono nell’integrare e qualificare la Toscana come città policentrica,
sviluppare e consolidare la presenza industriale in Toscana, conservare il valore del patrimonio
territoriale della Toscana.
La Disciplina di piano qualifica il PIT come strumento di pianificazione territoriale, lo statuto del
territorio toscano mediante l’individuazione dei metaobiettivi e degli obiettivi conseguenti, in
coerenza con il Documento di piano, contempla come sua parte integrante la disciplina dei paesaggi
che assumerà valore di piano paesaggistico ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio,
una volta concluso il procedimento recante l’intesa con le competenti autorità statali.
Il Quadro conoscitivo fornisce le conoscenze del contesto del territorio entro cui prendono forma le
azioni e i progetti del Piano. E’ articolato in quadri analitici di riferimento, che forniscono la lettura
delle dinamiche e dei fenomeni regionali, la ricognizione degli aspetti settoriali dell’amministrazione
pubblica, l’identificazione d ei territori che caratterizzano lo spazio regionale, ai fini del Piano
paesaggistico. Il Quadro è completato dagli allegati.
La terza parte del Quadro “Territori e paesaggi della Toscana” forma un atlante ricognitivo
composto da 38 schede relative ad altrettanti macro- ambiti.
L’area sede delle opere in progetto ricade nell’ambito 29 “Area Volterrana”.
QUADRO CONOSCITIVO
Ambito n°29
AREA VOLTERRANA
PROVINCE: Pisa, Siena (1 comune)
TERRITORI APPARTENENTI AI COMUNI: Castelnuovo di Val di Cecina, Chianni,
Lajatico, Montecatini Val di Cecina, Monteverdi Marittimo, Pomarance, Terricciola, Volterra,
Radicondoli (SI)
Nell’Allegato al testo, I territori della Toscana, vengono descritti i caratteri degli ambiti.
L’ambito Area Volterrana comprende i comuni di Castelnuovo Val di Cecina, Chianni, Lajatico,
Montecatini Val di Cecina, Monteverdi Marittimo, Pomarance, Terricciola, Radicondoli (SI),
Volterra.
24 Il centro più importante è Volterra di antica origine etrusca, poi romana e medievale, che
non occorre di presentazioni.
Le aree collinari sono connotate da un rilevante interesse naturalistico ma segnate dalla
pesante presenza di impianti geotermici e antiche concessioni minerarie, non piu’ in attività.
I punti di forza sono così individuati:
• pianificazione territoriale strategica coordinata dell’area;
• alto valore paesaggistico e archeologico;
• grandi estensioni di zone a protezione ambientale ;
• rilevanti elementi di biodiversità;
•
attività turistiche diversificate: agriturismo, turismo archeologico, naturalistico e termale.
I punti di debolezza sono invece:
• livello qualitativo delle strutture ricettive è complessivamente piuttosto basso;
• progressivo consumo del territorio agricolo di pianura, di notevole pregio paesaggistico e
altamente produttivo, soprattutto a favore dell’espansione delle attività manifatturiere e
commerciali;
• ampliamento degli insediamenti urbani esistenti tende in alcuni casi d occupare aree
pedecollinari;
• difficile accesso al porto commerciale.
2.5.4 Piano paesaggistico
Costituisce l’implementazione del PIT per la disciplina paesaggistica, ai sensi dell’art.143 del
D. Lgs. 42/2004 (Codice dei beni culturali e del paesaggio) e dell’art. 33 della L.R. 33/2005 (Norme
per il governo del territorio). Indica i tipi di azioni possibili all’interno di un determinato sistema
territoriale.
Si basa sui principi della Convenzione europea del paesaggio sottoscritta da 26 Paesi a Firenze nel
2000: il paesaggio è un bene dinamico, relazionato all’azione dell’uomo.
Il Piano è costituito dai seguenti elaborati:
• Elaborato 1. Modifiche al documento di piano;
• Elaborato 2. Modifiche alla disciplina di piano e relativi allegati (schede dei paesaggi e
individuazione degli obiettivi di qualità, schede d ei paesaggi e individuazione degli
25 obiettivi di qualità” ai sensi dell'articolo 143, comma 1, lettera b), del Codice; cartografie
recanti l’individuazione, delimitazione e rappresentazione in scala idonea degli immobili e
delle aree dichiarate di notevole interesse pubblico, ai sensi dell'articolo 143, comma 1,
lettera b), del Codice; la ricognizione progressiva e la conseguente rappresentazione in
scala idonea delle aree tutelate per legge ai sensi dell'articolo 143, comma 1, lettera c), del
Codice; l’individuazione, all'interno delle aree già dichiarate di notevole interesse pubblico,
delle aree gravemente compromesse o degradate, ai sensi di quanto previsto all'articolo 143,
comma 4, lettera b), del Codice);
• Elaborato 3. Documentazione ad integrazione del quadro conoscitivo (Rapporto di
valutazione del gennaio 2009 sul potenziale eolico dei territori della Regione Toscana,
estratto dal rapporto finale del progetto “WIND-GIS ”, recante le risultanze dello studio
espletato in materia dal Consorzio LaMMa - Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica
ambientale per lo sviluppo sostenibile; Atlante ricognitivo delle risorse archeologiche
comprensivo della cartografia relativa e dei criteri per il riconoscimento dei valori con
riferimento alle zone di interesse archeologico, prodotto in base agli studi ed alle
elaborazioni della Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana, da approvare con
apposito provvedimento della Giunta regionale d’intesa con i competenti uffici periferici
del Ministero per i beni e le attività culturali; Rappresentazione cartografica dei trentotto
ambiti di paesaggio in cui si articola il territorio toscano, con evidenziati i territori
comunali ricadenti in ciascun ambito; Sezione 1 delle “ schede dei paesaggi e
individuazione degli obiettivi di qualità ” che ha ad oggetto il “ Riconoscimento dei
caratteri strutturali”; Sezione 2 delle “ schede dei paesaggi e individuazione degli obiettivi
di qualità ” che ha ad oggetto il “ Riconoscimento dei valori” naturalistici, storicoculturali ed estetico-percettivi dei paesaggi).
Le formazioni forestali più rappresentate sono le leccete, i boschi di sclerofille sempreverdi, anche
misti con latifoglie decidue e i boschi a dominanza di latifoglie decidue termofile.
La pianura coltivata è diffusamente interessata dalle colture a seminativo specializzato, ma
risulta decisamente connotata dagli insediamenti urbani costieri di Piombino e Follonica e dalle
relative configurazioni produttive industriali.
Nei centri abitati, i nuclei storici sono ben conservati anche se in pianura si registra in modo
significativo la diffusione edilizia.
Nei centri minori si mantiene un equilibrato rapporto col territorio, con diffusione di
attività agrituristiche.
La trasformazione dei campeggi litoranei in villaggi turistici con utilizzo di unità abitative di tipo
seriale e di scarsa qualità rappresenta un elemento di profonda trasformazione dei caratteri
paesaggistici dei luoghi senza alcun elemento di relazione con il contesto.
La ricognizione progressiva su cartografia tecnica regionale delle aree tutelate per legge ai sensi
dell’art. 142 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, consente di visualizzare:
a) i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia,
26 anche per i terreni elevati sul mare;
b) i territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla
linea di battigia, anche per i territori elevati sui laghi;
c) i fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle
disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11
dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri
ciascuna;
d) le montagne per la parte eccedente 1.600 metri sul livello del mare per la catena alpina e
1.200 metri sul livello del mare per la catena appenninica e per le isole;
e) i ghiacciai e i circhi glaciali;
f) i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonche' i territori di protezione esterna dei parchi;
g) i territori coperti da foreste e da boschi, ancorche' percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli
sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall'articolo 2, commi 2 e 6, del
decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227;
h) le aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici;
i) le zone umide incluse nell'elenco previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 13
marzo 1976, n. 448;
j) le zone di interesse archeologico individuate con decreto e in attesa di integrazione
2.5.5 Dal PTC della Provincia di Pisa:
Il “Sistema territoriale locale delle Colline Interne e Meridionali”
Il sistema nel suo complesso è caratterizzato da territori collinari ricchi di risorse naturali, percorsi,
nella parte settentrionale, dagli affluenti in sinistra dell’Arno e, nella parte meridionale, attraversati
dal bacino del Cecina , mentre a nord/est e a sud/ovest sono per tratti percorsi rispettivamente dal
fiume Fine e dal Cecina.
L’area presenta una ricca copertura boschiva nella parte nord-orientale (Palaia) , ma soprattutto nella
parte centro - meridionale, corrispondente ai territori del Comune di Chianni, Riparbella, Pomarance,
Castelnuovo V.C., Monteverdi Marittimo, Montecatini V.C., mentre è scarsamente boscata nella
parte settentrionale corrispondente ai Comuni di Fauglia, Lorenzana, Orciano, Crespina, Peccioli e
Terricciola.
Dal punto di vista delle gravitazioni, nel sistema delle Colline Interne e Meridionali è possibile
individuare 3 sub-sistemi:
il Sub-sistema delle Colline della Valdera, comprendente il Comune di Crespina e il Comune di
Lari, il Comune di Capannoli, Palaia, Peccioli, Terricciola, Casciana Terme, Lajatico, Chianni,
gravitanti per lo più sul sistema della pianura dell’Arno ed in particolare sul sistema produttivo e di
27 servizi di Cascina e di Pontedera; per la parte pianeggiante i territori di Lari e di Crespina
condividono i caratteri del sistema territoriale provinciale della pianura dell’Arno;
il Sub-sistema delle Colline litoranee e della Bassa Val di Cecina comprendente il Comune di
Fauglia, Lorenzana, Orciano, S.Luce, Castellina M.ma, Riparbella, Montescudaio, Guardistallo e
Casale M.mo e gravitante anche sui comuni livornesi; la parte pianeggiante del territorio di Fauglia
gravita e condivide i caratteri del sistema territoriale provinciale dell’Arno;
il Sub-sistema delle Colline dell’Alta Val di Cecina, interessante le aree più meridionali ed interne
della provincia e costituito dai territori dei Comuni di Volterra, Montecatini V.C., Pomarance,
Monteverdi M.mo e Castelnuovo V.C., che invece gravitano su Volterra e Pomarance.
Se si considera, invece, l’insieme delle funzioni produttive, è possibile individuare:
il Sub-sistema locale delle Colline della Valdera, localizzato lungo ed in affaccio alla pianura
alluvionale dell’Era e dei suoi affluenti
il Sub sistema delle colline litoranee e della bassa Val di Cecina, caratterizzati dal complesso di
funzioni del turismo, dell’agricoltura, e dell’artigianato di base.
Il Subsistema delle colline dell’ Alta Val di Cecina, in aggiunta alle precedenti funzioni, è
caratterizzato dalla produzione industriale collegata alle attività minerarie ed estrattive e dalla
geotermia. Fondamentale ruolo di cerniera tra i sub sistemi è svolto verso l’interno dal centro di
Volterra per le funzioni culturali e sanitarie e da Pomarance per le attività agricole; mentre in
direzione del mare, per le funzioni ricreative e sanitarie, riveste importanza il Comune di Cecina
(Li).
28 Fondamentale ruolo di cerniera tra i sub sistemi è svolto verso l’interno dal centro di Volterra per le
funzioni culturali e sanitarie e da Pomarance per le attività agricole; mentre in direzione del mare,
per le funzioni ricreative e sanitarie, riveste importanza il Comune di Cecina (Li).
2.5.6 Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI)
Principale compito dell’Autorità di Bacino è, in base alla legge 183/89, la redazione del Piano
di Bacino, strumento di pianificazione notevolmente complesso, che viene di norma strutturato
attraverso Piani Stralcio relativi a settori territoriali e/o funzionali negli ambiti attinenti alla difesa
del suolo e alla tutela delle risorse idriche e dell’ambiente.
I piani di bacino (l’area sede delle opere in progetto ricade nel Piano di bacino idrografico regionale
“Toscana Costa”) costituiscono lo strumento finalizzato a garantire il mantenimento e/o il ripristino
di condizioni di equilibrio “naturale” e conseguentemente a definire le “condizioni di “sicurezza”
per la collettività che sul Bacino insiste.
Si tratta cioè di uno strumento attraverso il quale rendere controllabili gli effetti di trasformazione
indotti sui cicli naturali da cause antropiche e/o naturali e quindi di rendere possibile
l’individuazione di azioni e strumenti di prevenzione e mitigazione degli effetti negativi.
I contenuti del piano consistono nella specificità tematica riferita al bacino idrografico,
assolutamente indipendente dai limiti amministrativi.
Il Piano stralcio per l’assetto idrogeologico (PAI) per il bacino Toscana-Costa è stato approvato
con D.C.R. 11/2005.
Il PAI, attraverso le sue disposizioni, persegue l’obiettivo generale di assicurare l’incolumità della
popolazione nel territorio di competenza e garantire livelli di sicurezza adeguati rispetto ai
fenomeni di dissesto idraulico e geomorfologico in atto o potenziali.
Più in particolare, il Piano, nel rispetto delle finalità generali indicate all’a rt. 17 della legge 18
maggio 1989 n. 183 per il piano di bacino, ed in attuazione delle disposizioni della L.R. 5/95 e
del Piano di indirizzo territoriale, si pone i seguenti obiettivi:
• la sistemazione, la conservazione e il recupero del suolo nei bacini idrografici, con interventi
idrogeologici, idraulici, idraulico-forestali, idraulico-agrari, silvo-pastorali, di forestazione,
di bonifica, di consolidamento e messa in sicurezza;
• la difesa e il consolidamento dei versanti e delle aree instabili nonché la difesa degli abitati e
delle infrastrutture contro i fenomeni franosi e altri fenomeni di dissesto;
• la difesa, la sistemazione e la regolazione dei corsi d’acqua;
• la moderazione delle piene, anche mediante serbatoi d’invaso, vasche di laminazione, casse
ƒ
di espansione, scaricatori, scolmatori, diversivi o altro, per la difesa dalle inondazioni e
dagli allagamenti;
• la riduzione del rischio idrogeologico, il riequilibrio del territorio ed il suo utilizzo nel
rispetto del suo stato, della sua tendenza evolutiva e delle sue potenzialità d'uso;
• la riduzione del rischio idraulico ed il raggiungimento di livelli di rischio socialmente
accettabili.
29 Gli interventi strutturali del piano riguardano le seguenti funzioni prioritarie:
• sistemazione idraulico forestali e di versante dei sottobacini collinari e montani;
• aumento della ricarica naturale falde sotterranee;
• aumento del trasporto solido anche in riferimento al riequilibrio delle linee di riva;
• salvaguardia dei centri abitati e delle infrastrutture a rete;
• riequilibrio della linea di riva, da svilupparsi per unità fisiografica.
2.5.7 Pianificazione locale
Il comune di Montecatini Val di Cecina è dotato di Piano strutturale approvato efficace dalla data di
pubblicazione sul BURT.
Il comune è altresì dotato di Regolamento urbanistico, anch’esso debitamente efficace.
La pianificazione urbanistica di cui ai precedenti punti è stata redatta secondo i disposti della Legge
Regionale Toscana 16 gennaio 1995, n. 5 per quanto concerne il Piano Strutturale e secondo i disposti
della Legge Regionale 3 gennaio 2005 n.1 in riferimento al Regolamento Urbanistico.
Il Piano Strutturale è stato approvato nel 2004, pertanto in mancanza del Piano Territoriale di
Coordinamento della Provincia di Pisa, che è stato approvato con Delibera del Consiglio Provinciale
n.100 del 27 luglio 2006.
Il nuovo strumento urbanistico ha disegnato il possibile sviluppo di Montecatini Val di Cecina, prima
strategico con il Piano strutturale, successivamente operativo, con il Regolamento urbanistico.
Rapporti con il PIT
Come già detto la Regione Toscana ha recentemente approvato il Piano di Indirizzo Territoriale
(delibera C.R. n. 72 del 24 luglio 2007).
L’art. 48 comma 6 della L.R. 1/05, stabilisce che “gli strumenti della pianificazione territoriale dei
comuni e delle province e gli atti di governo del territorio degli altri soggetti pubblici, si conformano al
piano di indirizzo territoriale". Il comma 4 lett. d) dello stesso art. 48 stabilisce altresì che il PIT
preveda "le misure di salvaguardia immediatamente efficaci, pena di nullità, di qualsiasi atto con esse
contrastante, sino all'adeguamento degli strumenti della pianificazione territoriale e degli atti di governo
del territorio di comuni e province allo statuto del territorio" previsto dallo stesso PIT.
Rapporti con il piano paesaggistico
La Regione sta predisponendo il piano paesaggistico per quanto disciplinato all’art.143 del decreto
legislativo 22 gennaio 2004, n.42 come modificato dal decreto legislativo 157 del 24 marzo 2006.
Con deliberazione della Giunta Regionale di avvio del procedimento n. 947 del 17 novembre 2008, è
stato avviata la procedura di implementazione del PIT in relazione alla disciplina paesaggistica. In
particolare nella prima proposta di implementazione del PIT, recentemente presentata in alcune
conferenze pubbliche.
Sarebbe quindi auspicabile poter adeguare gli strumenti in fase di variazione anche al piano
paesaggistico per evitare di dover successivamente provvedere al loro adeguamento.
30 Al momento la regione ha approvato come allegato del PIT schede tecnicheriguardanti ambiti
omogenei.
Il Comune di Montecatini Val di Cecina fa parte dell’Ambito 29 Area Volterrana, la scheda di cui si
dovrà comunque tener conto nella stesura delle varianti è costituita dalle seguenti sezioni:
Sezione 1:
Sezione 2:
Sezione 3:
Sezione 4:
Descrizione dei caratteri strutturali
Riconoscimento dei valori
Funzionamenti,dinamiche, obiettivi di qualità azioni prioritarie
Beni paesaggistici soggetti a tutela ai sensi dell’art.136 del D.Lgs. 22/01/2004 n.142
Il Piano Strutturale ed il Regolamento Urbanistico comunale. Obiettivi locali
conseguenti.
e azioni
Individuazione di aree per lo sfruttamento di energie rinnovabili
Il territorio del Comune di Montecatini Val di Cecina è stato pioniere nell’accogliere nel proprio
territorio forme avanzate di sfruttamento di energie alternative (eolico, nella fattispecie) ed è
particolarmente sensibile alle problematiche indotte, pur nella consapevolezza dell’importanza del
proprio territorio da un punto di vista archeo-industriale.
Non va dimenticato che per diversi anni la piu’ grande miniera di rame d’europa era quella di
Caporcioni, nel territorio comunale e molte altre vestigia di tali attività restano ancora, per lo più in
abbandono
Diversi operatori economici, hanno manifestato all’Amministrazione Comunale, la volontà di installare
impianti per la produzione di energie rinnovabili, tramite la tecnologia dei pannelli fotovoltaici, sul
territorio comunale, con potenza nominale anche superiore a 1 MWp.
L’Amministrazione Comunale pur essendo come detto favorevole alla ricerca ed all’incentivazione di
produzione di energia elettrica con fonti rinnovabili, ha inteso pianificare e controllare il fenomeno, in
modo da salvaguardare e valorizzare le aree di interesse paesaggistico.
31 VERIFICA COERENZE 2.6 Coerenza del progetto con gli strumenti di programmazione
Gli strumenti programmatici relazionabili al progetto sono quelli relativi ai piani e programmi
relativi alla produzione di energia e alla riduzione delle emissioni in atmosfera. Per ciò che concerne
gli strumenti a livello comunitario, il progetto è coerente con la Direttiva europea 2001/77/CE, per
la quale gli Stati membri devono soddisfare con l’utilizzo delle fonti rinnovabili entro il 2010 una
percentuale dei consumi energetici interni pari al 12% del bilancio energetico complessivo (all’Italia
viene assegnato un obiettivo indicativo di copertura del consumo lordo al 2010 del 25%). Le opere
sono altresì coerenti con il Protocollo di Kyoto, in vigore dal 2005, col quale gli Stati firmatari si
impegnano a ridurre le emissioni di gas serra: gli Stati membri dell’Unione Europea devono ridurre
collettivamente le loro emissioni di gas ad effetto serra dell’8% tra il 2008 e il 2012.
Per ciò che concerne gli strumenti programmatici a livello nazionale, le opere in progetto sono
coerenti con la Delibera CIPE 137/98, che assegna alla produzione di energia da FER un contributo
pari a circa il 20% del totale, con la Delibera CIPE 126/99, con cui si individuano gli obiettivi da
perseguire per ciascuna fonte rinnovabile.
2.6.1 Coerenza con la programmazione regionale
Per ciò che concerne gli strumenti programmatici a livello regionale, le opere in progetto sono
relazionabili con il Programma regionale di sviluppo 2006-2010 e con il Piano di indirizzo
energetico regionale (PIER).
Il Programma regionale di sviluppo dà indicazioni progettuali da inserire nella nuova
programmazione settoriale pluriennale. Le priorità operative sono definite nei Progetti Integrati
Regionali (PIR). Il PIR 3.2 - Sostenibilità e competitività del sistema energetico - si pone
l’obiettivo di sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica. Le opere in progetto sono
in linea con gli obiettivi programmatici.
Il PIER ha come obiettivo la riduzione dei gas serra e l’incremento delle’energia prodotta mediante
l’impiego di FER. Fra le azioni considerate per il raggiungimento degli obiettivi figura lo sviluppo
del fotovoltaico, unitamente allo sviluppo delle altre FER.
In relazione alla riduzione del gas serra, l’obiettivo che la Regione Toscana è quello di conseguire
una riduzione del 6,5% delle emissioni del 1990 per il 2012 e pari al 20% delle emissioni del 1990
per il 2020. Considerando che nel 1990 le emissioni di gas serra sono state pari a 36.200,905
tonnellate, l’obiettivo è quello di ridurre le missioni di 7,2 milioni di tonnellate nel 2020 e di 2,3
milioni di tonnellate nel 2012. Per quanto riguarda la produzione di energia elettrica attraverso
impianti alimentati da FER, essa dovrebbe raggiungere, nel 2020, il livello del 39% del fabbisogno
stimato. In particolare per quanto riguarda l’energia fotovoltaica l’obiettivo è quello di raggiungere
nel 2016 i 150 MW.
La realizzazione dell’impianto fotovoltaico in progetto contribuirà a centrare gli obiettivi del 2012 e
del 2020 compatibilmente con quanto stabilito nel Piano di Indirizzo Energetico Regionale che
favorisce lo sviluppo del fotovoltaico.
2.6.2 Coerenza con la programmazione provinciale
Per ciò che concerne gli strumenti programmatici della Provincia di Pisa, il riferimento è
costituito dal Piano Territoriale di Coordinamento (PTC).
32 In relazione all’energia, il piano individua come azioni per il risparmio energetico, l’efficienza e
l’utilizzo delle fonti rinnovabili.
Le opere in progetto appaiono pertanto coerenti con gli obiettivi e le azioni di piano del PTC.
2.7 Coerenza con la pianificazione territoriale
In questo paragrafo vengono analizzati la coerenza o gli elementi di contrasto tra le opere in
progetto e gli strumenti di pianificazione vigenti, comprendenti la Rete Natura 2000, il sistema delle
aree protette, gli strumenti di governo del territorio di livello regionale, provinciale, locale.
2.7.1 Rete Natura 2000
Dalla consultazione dell’elenco aggiornato al 31/12/2008 pubblicato dal Ministero dell’Ambiente e
della Tutela del Territorio e del Mare è risultato che nell’area di indagine non sono presenti zone di
protezione speciale e che l’area scelta per la realizzazione dell’impianto fotovoltaico non ricade in
siti di importanza comunitaria.
Rispetto al più vicino Sito Natura 2000, ovvero al SIC IT5160008, denominato “ Monte Calvi di
Campiglia”, la proprietà in esame si colloca a circa 5,6 km a Sud-Est. In ragione delle elevate
distanze non sono attese interazioni apprezzabili tra il progetto in esame e la Rete Natura 2000.
2.7.2 Aree Protette
Il sito in esame non è collocato all’intern del confine di Aree Naturali Protette di cui all’Elenco
Ufficiale del Ministero dell’Ambiente T.T.M. e istituite ai sensi della L. 394/91.
Vedi comunque p.to 2.5.2 a pagina 20.
2.7.3 Piano di Indirizzo Territoriale 2005-2010 (PIT) della regione Toscana
Dalla ricognizione effettuata su cartografia tecnica regionale accedendo al Sistema Informativo della
Regione Toscana emerge che l’area sede delle opere in progetto non è fra le aree tutelate per legge
ai sensi dell’art. 142 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, come riportato anche nei
Certificati di Destinazione Urbanistica n° 40/2009 e 41/2009 in data 17 luglio 2009 rilasciati dal
Comune di Suvereto. Il certificato è riportato in allegato.
2.7.4 Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) della Provincia di Pisa.
Gli elaborati di Progetto costituiscono la parte disciplinare del Piano.
Le Tavole di Piano contestualizzano sul territorio i contenuti delle Norme, che a loro volta
rimandano agli Allegati alcune indicazioni settoriali.
Il numero e il tipo di Tavole di Piano discende dall'applicazione del PIT regionale.
2.8 Conclusioni
Dall’analisi precedentemente esposta si evince che l’opera non presenta conflittualità
con gli strumenti di pianificazione e programmazione vigenti risultando compatibile e coerente
33 con i vincoli e le norme insistenti sul territorio.
Nella tabella qui sotto è riportato il riepilogo degli strumenti di piano considerati; nella
tabella successiva è riportato il regime vincolistico che insiste sull’area sede delle opere in
progetto.
34 Riepilogo strumenti di pianificazione territoriale vigenti
Strumento di piano
Rete Natura 2000
Aree protette
PIT - Toscana
Piano paesistico Toscana
PTC - Pisa
Previsioni di piano
Nessun sito Natura 2000
relazionabile all’area di progetto
Nessuna area protetta relazionabile
all’area di progetto
Non vi sono previsioni inerenti
l’area di progetto
Non vi sono previsioni inerenti
l’area di progetto
Non vi sono previsioni inerenti
l’area di progetto
PAI - Bacino idrografico regionale
Toscana Costa
Le opere non sono in contrasto con
le prescrizioni/previsioni di piano
PS + RU comunale
Le opere non sono in contrasto con
le prescrizioni/previsioni di piano
Coerenza/contrasto del progetto
Il progetto non ha incidenza su
alcun sito
Il progetto non ha incidenza su
alcun sito
Il progetto è coerente con lo
strumento di pianificazione
Il progetto è coerente con lo
strumento di pianificazione
Il progetto è coerente con lo
strumento di pianificazione
Il progetto è coerente con lo
strumento di pianificazione
Il progetto è coerente con lo
strumento di pianificazione.
Riepilogo regime vincolistico
Vincolo idrogeologico
NO
Vincolo ex art. 142 Codice del paesaggio
NO
35 3. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE
In questo capitolo si forniscono le informazioni relative al progetto dell’impianto fotovoltaico, in
relazione a:
• natura e fini del progetto;
• dimensioni del progetto;
• tempi di realizzazione, avviamento, funzionamento, smantellamento;
• piani preliminari, diagrammi e mappe progettuali;
• descrizione della tecnica prescelta, con riferimento alle migliori tecniche disponibili
a costi non eccessivi;
• descrizione della natura e dei metodi di produzione o altri tipi di attività relativi alla
fase di esercizio del progetto;
• dati relativi alla produzione di rifiuti, di emissioni atmosferiche, di scarichi idrici, di
sversamenti al suolo, di sottoprodotti, di emissioni termiche, di rumori, vibrazioni e
radiazioni;
• descrizione delle caratteristiche di accesso;
• dati relativi ai materiali pericolosi utilizzati, immagazzinati o prodotti sul sito;
• definizione del rischio di incidenti;
• descrizione degli scopi e degli obiettivi del progetto;
• descrizione delle alternative prese in esame in fase progettuale.
3.1 Natura e fini del progetto
Le opere in progetto si inseriscono in un quadro normativo e programmatico che vede la volontà
delle Autorità preposte al governo del territorio di incentivare l’uso delle energie alternative.
Rispetto alle fonti energetiche tradizionali, l’impiego di impianti fotovoltaici consente due vantaggi
fondamentali:
• utilizza una fonte virtualmente inesauribile;
• non ha impatti significativi sull’ambiente con cui interagisce se non in termini di
occupazione di suolo e di impatto visivo;
• la realizzazione dell’impianto comporta limitati movimenti di terra e comporta una limitata
produzione di rifiuti;
• esaurito il ciclo di vita, la dismissione dell’impianto consente il ripristino dei luoghi.
Come si legge nella relazione tecnica del progetto, la produzione di energia elettrica per
conversione fotovoltaica dell’energia solare non causa immissione di sostanze inquinanti
nell’atmosfera; inoltre ogni kWh prodotto con fonte fotovoltaica consente di evitare l'emissione
nell'atmosfera di 0,53 kg di CO2 (gas responsabile dell’effetto serra, prodotto con la
tradizionale produzione termoelettrica che, in Italia, rappresenta l’80% circa della generazione
elettrica nazionale).
Il fine è quindi quello di unire alla produzione di energia elettrica dell’impianto già
operativo, una produzione più sostenibile in termini di economia ambientale.
36 3.2 Descrizione del progetto
L’impianto sarà disposto a terra e occuperà una superficie in pianta di circa 10 ettari.
La potenza nominale dell’ impianto è di 7.07 MWp.
impianto fotovoltaico sarà costituito da 23.184 moduli da 305 Wp.
La tipologia dei moduli è a silicio cristallino.
I moduli fotovoltaici saranno disposti in verticale in configurazione bifilare, raggruppati in 69
stringhe composte da 12 moduli ciascuna per ciascun inverter presente.
Le stringhe saranno montate su strutture di supporto che saranno fissate a terra tramite palo infisso
nel terreno senza l’ausilio di cemento, e saranno fisse.
Si prevede di suddividere elettricamente ciascun impianto in 7 campi da circa 1,010 MWp
ciascuno con caratteristiche elettriche identiche.
Il parallelo tra le stringhe sarà realizzato tramite quadri di bassa tensione in corrente continua
(denominati quadri di campo) posizionati sulle strutture di sostegno dei moduli fotovoltaici.
Dal quadro di campo si perverrà al locale inverter dove la corrente passerà da continua ad
alternata. Infine nel locale di trasformazione BT/MT mediante trasformatori da 500 kVA, la
tensione subirà una el evazione da
270V a 15kV. L’energia elettrica così trasformata sarà quindi convogliata, mediante cavidotto
interrato a 15 kV alla cabina di consegna. Le caratteristiche statiche e meccaniche saranno adeguate
alle sollecitazioni dovute al montaggio degli impianti interni corrispondentemente alle seguenti
tipologie:
• cabina bassa in box prefabbricato o costruita in loco con caratteristiche strutturali almeno
equivalenti a quelle delle prescrizioni ENEL DG 10061 e dimensioni non inferiori a quelle
riportate nella DK5640;
• in edificio civile: tale locale deve avere caratteristiche strutturali almeno equivalenti a quelli
delle prescrizioni ENEL DG2091 e dimensioni non inferiori a quelle riportate nella
DK5640.
Caratteristiche fisiche dell’impianto (1 x 2)
Numero moduli FV
13.248
Inclinazione moduli FV
34°
Orientamento moduli FV
Sud
Tipologia tecnologica moduli
silicio cristallino
Tipologia locali di controllo, conversione e consegna
Locale tecnico prefabbricato
Ventilazione locale tecnico
Naturale e forzata
Cablaggi
Cavi in canale, o cunicoli, o interrati
Posizionamento gruppo di conversione
All’interno del locale tecnico
Posizionamento quadri CC
All’interno del locale tecnico
Posizionamento cabina Trafo
All’interno del locale tecnico
Posizionamento cabina controllo e consegna MT
All’interno del locale tecnico
Posizionamento contatori
All’interno del locale tecnico
Dati relativi al posizionamento del generatore FTV
Posizionamento del generatore FV
a terra
Angolo di azimut del generatore FV
Sud
37 Angolo di tilt del generatore FV
34°
Fattore di albedo
erba secca
La tensione a valle dell’inverter sarà innalzata tramite trasformatori BT/MT, le cui caratteristiche
tecniche principali sono indicate nelle tabelle qui sotto:
Dati relativi al Trasformatore 15000/2 70Vac 500 kVA
Modello
MT15000/270/270Vac
Potenza
500,00 kVA
Primario
15000 Vac
Secondario
270 Vac
Livello isolamento
24 kV
Perdite a vuoto
720 W
Perdite a carico
5550 W
Dimensioni (Lu x La x H)
1750x1070x1920 mm
Peso
1950 Kg
Frequenza nominale
50 Hz
Campo regolazione tensione maggiore
+2 / -2x 2,5 %
Simbolo di collegamento Dyn
11
Temperatura ambiente max.
40° C
Impedenza di corto circuito a 75°
6%
Tipo d’installazione interna
raffreddamento aria naturale
Altitudine sul livello del mare
≤ 1000m
Dati relativi al Trasformatore 15000/2 70Vac 250 kVA
Modello
MT15000/270Vac
Potenza
250,00 kVA
Primario
15000 Vac
Secondario
270 Vac
Livello isolamento
24 kV
Perdite a vuoto
670 W
Perdite a carico
3300 W
Dimensioni (Lu x La x H)
1290x760x1340 mm
Peso
1050 Kg
Frequenza nominale
50 Hz
Campo regolazione tensione maggiore
+2 / -2x 2,5 %
Simbolo di collegamento Dyn
11
Temperatura ambiente max.
40° C
Impedenza di corto circuito a 75°
6%
Tipo d’installazione interna
raffreddamento aria naturale
Altitudine sul livello del mare
≤ 1000m
38 E’ inoltre previsto un trasformatore per i carichi ausiliari, le cui caratteristiche sono:
Dati relativi al Trasformatore 15000/4 00 Vac 100 kVA
Modello
15000/400 Vac 100 kVA
Potenza
100,00 kVA
Primario
15000 Vac
Secondario
400 Vac
Frequenza nominale
50 Hz
Simbolo di collegamento Dyn
11
Classe ambientale
E2
Classe climatica
C2
Comportamento al fuoco
F1
Classe isolamento primaria e secondaria
F/F
Temperatura ambiente max
40°C
Impedenza di corto circuito a 75°
5%
Tipo d’installazione
interna
raffreddamento
aria naturale
Altitudine sul livello del mare
≤ 1000m
39 Per la valutazione della risorsa solare disponibile si rimanda alla relazione tecnica di progetto.
La stima della produzione elettrica annuale è di circa 8.900.000 kWh/anno.
3.2.1 Specifiche tecniche dei componenti
Generatore fotovoltaico
Il generatore fotovoltaico si comporrà di moduli del tipo “Sunpower 305 Wp”, o similari, con una
vita utile stimata di oltre 25 anni senza degrado significativo delle prestazioni. Le altre
caratteristiche del generatore fotovoltaico sono riportate in Tabella 14.
Caratteristiche del generatore fotovoltaico
Numero moduli
23.184
Potenza nominale
305 Wp
Celle
Silicio cristallino ad alta efficienza
CARATTERISTICHE DEI MODULI
Tensione circuito aperto VOC
64,2 V
Corrente di corto circuito ISC
5,96 A
Tensione VMP
54,7 V
Corrente IMP
5,58 A
Grado di efficienza
18,7%
Dimensioni
1559 mm x 1046 mm
La potenza complessiva di ciascuno dei due campi da raggiungere sarà di 13.248x305 Wp=
4,04 MWp. Pertanto il singolo sottocampo fotovoltaico sarà configurato:
Tabella 15 – Configurazione sottocampo
Numero stringhe
69
Numero moduli
12
Tensione VMP a 25 °C
54,7 V x 12 =656,4 V
Corrente IMP a 25 °C
5,58 A x 69 = 385,02
I valori di tensione alle varie temperature di funzionamento (minima, massima e d’esercizio)
rientrano nel range di accettabilità ammesso dall’inverter. I moduli saranno forniti di diodi di bypass. Ogni stringa di moduli sarà munita di diodo di blocco per isolare ogni stringa dalle altre in
caso di accidentali ombreggiamenti, guasti etc. La linea elettrica proveniente dai moduli fotovoltaici
sarà messa a terra mediante appositi caricatori di sovratensione con indicazione ottica di fuori
servizio, al fine di garantire la protezione delle scariche di origine atmosferica.
40 Gruppo di conversione CC/CA (INVERTER)
Il gruppo di conversione è composto dal convertitore statico (Inverter).
Il convertitore c.c./c.a. utilizzato è idoneo al trasferimento della potenza dal campo fotovoltaico
alla rete del distributore, in conformità ai requisiti normativi tecnici e di sicurezza applicabili. I
valori della tensione e della corrente di ingresso di questa apparecchiatura sono compatibili
con quelli del rispettivo campo fotovoltaico, mentre i valori della tensione e della frequenza in
uscita sono compatibili con quelli della rete alla quale viene connesso l’impianto Le
caratteristiche principali del gruppo di conversione sono:
• inverter a commutazione forzata con tecnica PWM (pulse-width modulation), senza
clock e/o riferimenti interni di tensione o di corrente, assimilabile a "sistema non
idoneo a sostenere la tensione e frequenza nel campo normale", in conformità a quanto
prescritto per i sistemi di produzione dalla norma CEI 11-20 e dotato di funzione MPPT
(inseguimento della massima potenza);
• ingresso lato CC da generatore fotovoltaico gestibile con poli non connessi a terra,
ovvero con sistema IT;
• rispondenza alle norme generali su EMC e limitazione delle emissioni RF:
conformità norme CEI 110-1, CEI 110-6, CEI 110-8;
• protezioni per la sconnessione dalla rete per valori fuori soglia di tensione e frequenza
della rete e per sovracorrente di guasto in conformità alle prescrizioni delle norme CEI
11-20 ed a quelle specificate dal distributore elettrico locale. Reset automatico delle
protezioni per predisposizione ad avviamento automatico;
• conformità marchio CE;
• grado di protezione adeguato all'ubicazione in prossimità del campo fotovoltaico (IP65);
• dichiarazione di conformità del prodotto alle normative tecniche applicabili, rilasciato dal
costruttore, con riferimento a prove di tipo effettuate sul componente presso un
organismo di certificazione abilitato e riconosciuto;
• campo di tensione di ingresso adeguato alla tensione di uscita del generatore FV;
• efficienza massima ≥ 90 % al 70% della potenza nominale.
Le caratteristiche tecniche dell’inverter scelto sono:
Caratteristiche tecniche del convertitore statico
Potenza FV max
250 kWp
Range di tensione MPPT (Ucc)
450-820 V
Corrente massima di ingresso
591 A
Tensione CC max
880 V
Grado di rendimento max
97%
Peso
1.070 kg
Quadri elettrici
Quadro lato corrente continua
Si prevede di installare un quadro a monte di ogni convertitore per la misurazione e il controllo
dei dati in uscita dal generatore.
41 Quadro di parallelo lato corrente alternata
Si prevede di installare un quadro di parallelo in alternata all’interno di in una cassetta posta a
valle dei convertitori statici per la misurazione, il collegamento e il controllo delle grandezze in
uscita dagli inverter. All’interno di tale quadro, sarà inserito il contatore dell’energia prodotta.
Sistema di controllo e monitoraggio (SCM)
Il sistema di controllo e monitoraggio del sistema, permette per mezzo di un computer ed
un software dedicato, di interrogare in ogni istante l’impianto al fine di verificare la funzionalità
degli inverter installati con la possibilità di vis ionare le indicazioni tecniche (tensione, corrente,
potenza etc..) di ciascun inverter.
E’ possibile inoltre leggere nella memoria eventi del convertitore tutte le grandezze elettriche dei
giorni passati.
Impianto di illuminazione
Il progetto prevede un impianto di illuminazione realizzato mediante proiettori del tipo col corpo
in alluminio, a tenuta stagna, grado di protezione IP65, dotati di lampade al sodio a bassa
pressione. Altri corpi illuminanti saranno posti in prossimità delle cabine e dei locali tecnici.
L’alimentazione avverrà tramite impianto elettrico autonomo, passante in canaline ove previsto,
dotato di interruttori magnetotermici differenziali, le parti metalliche ed elettriche saranno collegate
ad un idoneo sistema di messa a terra e tutti gli impianti saranno realizzati in Conformità alle
Normative C.E.I..
I corpi illuminanti, opportunamente distanziati dalle parti in tensione ed in posizione tale da non
ostacolare la circolazione dei mezzi, dovranno garantire, in prossimità delle apparecchiature di
manovra dei sez ionatori, un valore medio di illuminamento sufficiente all’opportuno utilizzo.
Sistema di monitoraggio
L’impianto sarà dotato di un sistema di controllo remoto per supervisione di impianti multipli,
cioè ubicati in posizioni diverse o comunque per la gestione a distanza di impianti non presidiati.
• Telecontrollo
Telemisura (configurabile
dall’utente) Configurazione/comandi
da remoto
• Data-Logger
Invio dati via FTP
Invio dati via e-mail (configurabile dall’utente)
• TeleMonitoraggio allarmistica:
Invio e-mail in caso di evento (configurabile
dall’utente) Invio sms di in caso di evento
(configurabile dall’utente)
• TeleAssistenza:
Diagnostica da remoto
Invio e-mail in caso di assenza di comunicazione (configurabile dall’utente)
• Supervisione Stringhe:
Misura e antifurto tramite quadri stringa
Invio e-mail in caso di evento (configurabile dall’utente)
42 Il sistema di supervisione permette la gestione di eventuali periferiche aggiuntive come tabellone
luminoso, monitor di visualizzazione, sensori ausiliari, sensori ambientali.
Sarà predisposto anche un sistema di controllo locale in grado di consentire tramite un PC
centrale il monitoraggio di tutti i dati di impianto:
• Tensione di sistema
• Corrente di sistema
• Dati di produzione
Cavi e cavidotti
Le linee di cablaggio dei pannelli saranno alloggiate in canale o cunicoli, così come i cavi, che dai
quadri di campo in corrente continua, arriveranno agli inverter alloggiati nelle cabine di campo. Da
ciascuna delle cabine di campo partiranno le linee di media tensione (20 kV) ad anello che si
attesteranno nel quadro generale nella cabina di smistamento. Tali linee saranno posate in cavidotti
interrati con protezione meccanica o in canala poggiata a terra.
Caratteristiche dei cavi
I circuiti saranno realizzati con cavi, del tipo "non propagante l’incendio ", provvisti di
conduttori in rame ed aventi le caratteristiche riportate di seguito.
Linee per bassa tensione
•
•
•
•
•
•
conformità alle norme CEI 20-13, CEI 20-22, CEI 20- 37 e CEI 20-38
tipo multipolare e unipolare
tensione nominale: 0,6/l kV
isolamento in gomma di qualità G7
guaina esterna in materiale termoplastico di qualità R
sigla FG7(O)R - 0,6/1 kV
Caratteristiche delle tubazioni interrate e criteri di posa.
Per le condutture si utilizzeranno cavidotti in materiale isolante ed autoestinguente, del tipo pesante
(secondo CEI 23-46).
Per le tubazioni da interrare va segnalato che, prima del rinterro, le tubazioni dovranno essere
ricoperte da un getto di calcestruzzo magro dello spessore approssimativo di 10 cm, in modo da
proteggere adeguatamente le tubazioni dai mezzi manuali di scavo. Si eseguirà, quindi, il rinterro
che dovrà essere fortemente compresso per evitare futuri cedimenti. Nel rinterro, a 30 cm sopra le
tubazioni, sarà posato un nastro monitore. Sul percorso delle tubazioni saranno previsti dei pozzetti
d’ispezione.
Quelli posti sui percorsi accessibili agli automezzi, saranno provvisti di telaio e di coperchio di tipo
carrabile in ghisa.
Per ogni ulteriore dettaglio si rimanda alla relazione di progetto.
43 3.3 Tempi di realizzazione, avviamento, funzionamento, smantellamento
I tempi di realizzazione dell’impianto sono quantificabili in circa 7 mesi consecutivi, il tempo
di vita attiva dell’impianto è stimabile in 20 anni, il tempo di smantellamento è di circa 40 giorni.
3.4 Descrizione della tecnica prescelta
L’effetto fotovoltaico consiste nella conversione dell’energia solare in energia elettrica.
Questo processo è reso possibile dalle proprietà fisiche di alcuni elementi definiti semiconduttori,
come il silicio.
L’elemento alla base della tecnologia fotovoltaica è la cella, è costituita da un materiale
semiconduttore, il silicio, di spessore estremamente ridotto (0.3 mm), che viene trattato
mediante operazione di drogaggio: il silicio viene trattato con atomi di fosforo e boro al fine
di ottenere correnti elettriche stabili all’interno della cella.
Per la realizzazione dei contatti elettrici metallici, allo strato di silicio vengono applicati
mediante sistema serigrafico dei contatti in argento o alluminio, che sono costituiti da una
superficie continua sul fronte posteriore e una griglia sul lato anteriore della cella.
La loro funzione è quella di captare il maggior flusso elettrico possibile e convogliarlo
all’esterno.
Il rivestimento antiriflettente è costituito dalla deposizione di uno strato sottile di ossido di
titanio per minimizzare la componente di radiazione solare riflessa.
Il parametro più importante della cella è il suo rendimento η, ovvero il rapporto tra la
massima potenza Pmax [Wp] che si ottiene dalla cella e la potenza totale della radiazione
incidente sulla superficie frontale. Il livello del rendimento diminuisce all’aumentare della
temperatura delle celle, poiché la temperatura ostacola il passaggiodegli elettroni nel
semiconduttore.
η= Pcella/Pmax
Attualmente sul mercato le celle fotovoltaiche hanno diverse dimensioni a seconda della
loro tipologia.
Celle a silicio monocristallino: hanno un grado di maggior purezza del materiale e garantiscono
le migliori prestazioni in termini di efficienza avendo il rendimento più alto pari al 15%.
Si presentano di colore blu scurissimo uniforme e hanno forma circolare o ottagonale, di
dimensione dagli 8 ai 12 cm di diametro e 0.2 - 0.3 mm di spessore.
Celle a silicio policristallino: hanno una purezza minore, condizione che comporta una
minor efficienza ossia il loro rendimento si aggira tra l’11 e il 14%.
Si presentano di un colore blu intenso cangiante dovuto alla loro struttura policristallina. Hanno
forma quadrata o ottagonale e di spessore analogo al precedente tipo.
Silicio amorfo: si tratta della deposizione di uno strato sottilissimo di silicio cristallino (1-2 micron)
su superfici di altro materiale, ad esempio vetri o supporti plastici. In questo caso è
improprio parlare di celle, in quanto possono essere ricoperte superfici anche consistenti in
modo continuo. L’efficienza di questa tecnologia è sensibilmente più bassa, nell’ordine del 56.8% ed è soggetta a un decadimento consistente (-30%) delle proprie prestazioni nel primo
mese di vita che impone quindi un sovradimensionamento della superficie installata, in modo
da consentire in fase di esercizio la produzione di energia
Un generatore fotovoltaico si compone di:
• Cella fotovoltaica: elemento base del generatore fotovoltaico, è costituita da materiale
semiconduttore opportunamente trattato mediante “dr ogaggio”, che converte la
radiazione solare in elettricità.
• Modulo fotovoltaico: insieme di celle fotovoltaiche collegate tra loro in serie o in parallelo,
44 così da ottenere valori di tensione e corrente adatti ai comuni impieghi.
• Pannello fotovoltaico: insieme di più moduli, collegati in serie o in parallelo, in una
struttura rigida.
• Stringa: insieme di moduli o pannelli collegati elettricamente in serie fra loro per ottenere
la tensione di lavoro del campo fotovoltaico.
• Generatore fotovoltaico: generatore elettrico costituito da uno o più moduli, pannelli,
o stringhe fotovoltaiche.
I moduli fotovoltaici sono costituiti da diversi strati sovrapposti:
1.
2.
3.
4.
5.
lastra di vetro temprato di spessore variabile che ha una duplice funzione: di assicurare
una buona trasmittanza termica (> 90%) ed una resistenza meccanica, considerato il fatto
che le celle fotovoltaiche sono molto fragili e si rompono facilmente;
primo foglio sigillante trasparente in EVA (acetato vinile etilenico) che ha la funzione di
garantire la tenuta agli agenti esterni ed un buon isolamento dielettrico;
celle fotovoltaiche;
secondo foglio sigillante in EVA per l’isolamento posteriore;
Chiusura posteriore che può essere sia in vetro con la funzione di favorire lo
scambio termico e consentire una parziale trasparenza del modulo, o in Polivinilfluoruro
(PVF) noto commercialmente come tedlar® che viene impiega to in fogli
nell’assemblaggio dei moduli fotovoltaici per le sue particolari caratteristiche anti-umidità.
Il sandwich è posto in forno di laminazione in cui, tramite riscaldamento a circa 150°, si realizza
la sigillatura dei
componenti, l’EVA diviene trasparente e si eliminano dall’interno
della stratificazione l’aria e il vapore contenuti tra gli interstizi in modo da evitare possibili
processi di corrosione.
Realizzato il laminato il modulo è completato da cornici di alluminio, anche se le
recenti realizzazioni propendono per soluzioni prive di cornice, che sono più leggere e preferite
in campo architettonico.
Nella parte posteriore del modulo fotovoltaico è collegata la scatola di giunzione per i collegamenti
elettrici necessari per l’installazione.
Per la realizzazione del presente progetto, è stata scelta la tecnologia con celle di silicio
monocristallino. I criteri che hanno guidato la scelta sono:
caratteristiche intrinseche del monocristallino, che assicura la maggiore efficienza di
conversione, rispetto alle altre tecnologie;
• dati storici degli impianti simili che nel mondo sono in funzione già da anni, che
registrano un alto grado di affidabilità nel tempo dei pannelli e una maggiore stabilità
del tasso di decadimento naturale delle prestazioni nel tempo rispetto alle altre tecnologie.
•
Per minimizzare l’occupazione di terreno a parità d i potenza installata è stato scelto uno dei
più efficienti pannelli sul mercato.
Il Sun Power 305 o 315 (piu’ recente), con una vita utile stimata di oltre 25 anni, presenta le
seguenti caratteristiche:
45 In questo modo si avrà un alta producibilità di energia elettrica con il minimo spazio occupato
a terra. Inoltre la degradazione annuale garantita di questi pannelli è molto bassa, questo comporta
che dopo 10 anni l’efficienza sarà 17,79% (molto più alta di moduli fotovoltaici di altre marche).
I pannelli fotovoltaici saranno posizionati a sud con un’inclinazione di circa 30° per
massimizzare la captazione dell’energia solare e quindi la producibilità dell’intero impianto
fotovoltaico.
E’ stato scelto uno degli inverter con più alto rendimento sul mercato, questo permetterà di
ridurre al massimo le perdite durante la trasformazione della tensione da continua ad alternata.
Gli inverter e le cabine di media tensione saranno collocati all’interno dell’impianto
fotovoltaico per ridurre le lunghezze dei cavi tra il campo stesso e le cabine, così saranno ridotte
anche le perdite nei cavi.
Sarà installato un sistema di gestione, controllo e monitoraggio da remoto dell’intero
parco fotovoltaico, con visualizzazione in tempo reale di diversi parametri: la corrente e la
potenza immesse in rete, l’energia prodotta e altre grandezze di lavoro del parco fotovoltaico.
In questo modo si ridurranno al minimo le inefficienze dell’impianto.
3.5 Descrizione della natura e dei metodi di produzione
Il processo produttivo dei pannelli solari comporta l’utilizzazione di sostanze tossiche o
esplosive che richiedono la presenza di sistemi di sicurezza e attrezzature adeguate per tutelare la
salute dei lavoratori. In caso di guati l’impatto sull’ambiente può essere forte, ma comunque
circoscritto a livello locale: l’inquinamento prodotto in caso di malfunzionamento della
produzione incide soprattutto sul sito in cui è localizzata la produzione.
A seconda della tipologia di pannello solare fotovoltaico si avranno differenti rischi.
La produzione del pannello solare cristallino implica la lavorazione di sostanze chimiche come il
triclorosilano, il fosforo ossicloridrico e l’acido cloridrico.
Nella produzione del pannello amorfo troviamo il silano, la fosfina e il diborano.
Nella produzione dei CIS spicca il seleniuro di idrogeno e in quella dei CdTE il cadmio, elemento
di elevata tossicità e forte impatto sulla salute. In conclusione, l’impatto ambientale della
produzione dei pannelli solari fotovoltaici è assimilabile a quello di una qualsiasi produzione
industriale.
Un pannello ha una durata di circa 25 anni: al termine del ciclo di vita si trasforma in un rifiuto
speciale da trattare.
Essendo composto da numerosi elementi, la separazione e il recupero dei metalli non è un
processo facile.
La vendita su scala dei pannelli solari FTV è aumentata solo negli ultimi anni; è probabile che
negli anni a venire le attività di riciclaggio dei moduli ricevano investimenti dalle stesse case
produttrici per recuperare e rigenerare una parte dei metalli necessari per le nuove produzioni.
46 3.6 Dati relativi alla produzione di rifiuti, di emissioni atmosferiche, di scarichi idrici, di
sversamenti al suolo, di sottoprodotti, di emissioni termiche, di rumori, vibrazioni e
radiazioni
Produzione di rifiuti - I rifiuti prodotti dalla realizzazione del progetto derivano essenzialmente
dalla fase di cantiere. Procedendo all’attribuzione preliminare dei singoli codici CER, che sarà resa
definitiva solo in fase di lavori iniziati, si possono descrivere i rifiuti prodotti come appartenenti
alle seguenti categorie (in rosso evidenziati i rifiuti speciali pericolosi).
Categorie rifiuti prodotti
codice CER
descrizione del rifiuto
CER 150101
imballaggi di carta e cartone
CER 150102
imballaggi in plastica
CER 150103
imballaggi in legno
CER 150104
imballaggi metallici
CER 150105
imballaggi in materiali compositi
CER 150106
imballaggi in materiali misti
CER 150110*
imballaggi contenenti residui di sostanze pericolose o
contaminati da tali sostanze
CER 150203
assorbenti, materiali filtranti, stracci e indumenti
protettivi, diversi da quelli di cui alla
voce 150202
CER 160210*
apparecchiature fuori uso contenenti PCB o da essi
contaminate, diverse da quelle di cui
alla voce 160209
CER 160304
rifiuti inorganici, diversi da quelli di cui alla voce
160303
CER 160306
rifiuti organici, diversi da quelli di cui alla voce 160305
CER 160604
batterie alcaline (tranne 160603)
CER 160601*
batterie al piombo
CER 160605
altre batterie e accumulatori
CER 160799
rifiuti non specificati altrimenti (acque di lavaggio
piazzale)
CER 161002
soluzioni acquose di scarto, diverse da quelle di cui alla
voce 161001
47 CER 161104
altri rivestimenti e materiali refrattari provenienti dalle
lavorazioni metallurgiche, diversi
da quelli di cui alla voce 161103
CER 161106
rivestimenti e materiali refrattari provenienti da
lavorazioni non metallurgiche, diversi da
quelli di cui alla voce 161105
CER 170107
miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e
ceramiche, diverse da quelle di cui
alla voce 170106
CER 170202
vetro
CER 170203
plastica
CER 170302
miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce
170301
CER 170407
metalli misti
CER 170411
cavi, diversi da quelli di cui alla voce 170410
CER 170504
terra e rocce, diverse da quelle di cui alla voce 170503
CER 170604
materiali isolanti diversi da quelli di cui alle voci
170601 e 170603
CER 170903*
altri rifiuti dell'attività di costruzione e demolizione
(compresi rifiuti misti) contenenti
sostanze pericolose
Le quantità totali prodotte si prevedono esigue. In ogni caso, nell’area di cantiere saranno
organizzati gli stoccaggi in modo da gestire i rifiuti separatamente per tipologia e pericolosità, in
contenitori adeguati alle caratteristiche del rifiuto.
I rifiuti destinati al recupero saranno stoccati separatamente da quelli destinati allo smaltimento.
Tutte le tipologie di rifiuto prodotte in cantiere saranno consegnate a
ditte
esterne,
regolarmente autorizzate alle successive operazioni di trattamento (smaltimento e/o recupero) ai
sensi della vigente normativa di settore.
Per quanto riguarda il particolare codice CER 170504, riconducibile alle terre e rocce provenienti
dallo scavo per il livellamento del’area, si prevede di riutilizzarne la maggior parte per i rinterri
previsti.
Coerentemente con quanto disposto dall’art. 186 del correttivo al Codice Ambientale (D. Lgs.
4/08), il riutilizzo in loco di tale quantitativo di terre (per rinterri, riempimenti, rimodellazioni e
rilevati) viene effettuato nel rispetto di alcune condizioni:
• l’impiego diretto delle terre escavate deve essere preventivamente definito;
• la certezza del’integrale utilizzo delle terre escavate deve sussistere sin dalla fase di
produzione;
• non deve sussistere la necessità di trattamento preventivo o di trasformazione preliminare
delle terre escavate ai fini del soddisfacimento dei requisiti merceologici e di qualità
ambientale idonei a garantire che il loro impiego ad impatti qualitativamente e
quantitativamente diversi da quelli ordinariamente consentiti ed autorizzati per il sito dove
sono desinate ad essere utilizzate;
• deve essere garantito un elevato livello di tutela ambientale;
• le terre non devono provenire da siti contaminati o sottoposti ad interventi di bonifica;
• le loro caratteristiche chimiche e chimico-fisiche siano tali che il loro impiego nel sito
prescelto non determini rischi per la salute e per la qualità delle matrici ambientali
interessate ed avvenga nel rispetto delle norme di tutela delle acque superficiali e
sotterranee, della flora, della fauna degli habitat e delle aree naturali protette.
48 La parte rimanente, previa verifica analitica, sarà avviata al corretto smaltimento o riutilizzo.
Scarichi idrici – Il campo fotovoltaico a terra non ha nessuna connessione con l’ambiente idrico
superficiale e profondo. Le azioni di progetto non prevedono opere che possano alterare il regime e
la qualità delle acque superficiali e profonde. Non c’è alcuna significativa modificazione dei
normali percorsi di scorrimento e delle acque meteoriche. Tutte le parti interrate (cavidotti, pali)
presentano profondità tali che non rappresentano nemmeno potenzialmente un rischio di
interferenza con l’ambiente idrico.
Sversamenti al suolo – I pannelli e gli impianti non contengono, per la specificità del loro
funzionamento, sostanze liquide che potrebbero sversarsi, anche accidentalmente, sul suolo, e
quindi esserne assorbite; è quindi da escludere ogni tipo di interazione tra le opere in progetto e le
acque sotterranee.
Le operazioni di pulizia periodica dei pannelli saranno effettuate a mezzo di idropulitrici su trattore
agricolo, sfruttando solo l’azione meccanica dell’acqua in pressione e non prevedendo l’utilizzo
di detergenti o altre sostanze chimiche. Tali operazioni non comportano quindi alcun rischio di
contaminazione delle acque e dei suoli.
Emissioni atmosferiche – In fase di esercizio non vi sono emissioni a carico dell’atmosfera. In fase
di cantiere le sorgenti di emissione possono essere distinte in base alla natura del possibile
contaminante in:
• sostanze chimiche inquinanti;
• polveri.
Le sorgenti di queste emissioni sono:
•
•
•
•
i mezzi operatori
i macchinari
i cumuli di materiale di scavo
i cumuli di materiale da costruzione
Le polveri saranno prodotte dalle operazioni di:
•
•
•
•
riprofilatura terreno apertura viabilità campestre all’interno del campo
accumulo e trasporto del terreno durante le fasi di riprofilatura
movimentazione macchine da cantiere
L’impatto che può aversi riguarda per lo più la deposizione sugli apparati fogliari della vegetazione
circostante.
L’entità del trasporto a opera del vento e della successiva deposizione del particolato e delle
polveri più sottili dipenderà dalle condizioni meteo – climatiche (in particolare direzione e
velocità del vento al suolo ) presenti nell’area di intervento al momento dell’esecuzione dei lavori.
Data la granulometria dei terreni di scavo, si stima che non più del 10% del materiale sollevato dai
lavori possa depositarsi nell’area esterna al cantiere.
L’impatto viene considerato lieve e, in ogni caso, reversibile.
49 Le sostanze chimiche emesse in atmosfera sono quelle generate dai motori a combustione interna
utilizzati, ovvero mezzi di trasporto, compressori, generatori.
Gli inquinanti che compongono tali scarichi sono:
• biossidodi
zolfo
(SO2);
• monossidodi carbonio
(CO);
•
•
•
•
ossidi
i
azoto
(NOX
– principalmente
NO
ed
NO2);
composti
organici
volatili
(COV);
composti
organici
non
metanici
– idrocarburi
non
metanici
(NMOC);
idrocarburi
policiclici
aromatici
(IPA);
• benzene
(C6H6);
• composti
contenenti
metalli
pesanti
(Pb);
• particelle
sospese
(polveri
sottili).
Gli impatti derivanti dall’immissione di tali sostanze possono facilmente essere assorbiti
dall’atmosfera locale, sia per la loro temporaneità , sia per lo spazio a disposizione per una costante
dispersione e diluizione da parte del vento.
Verranno in ogni caso adottati i seguenti accorgimenti per minimizzare l’impatto durante la fase di
realizzazione:
• i macchinari e le apparecchiature utilizzate risponderanno ai criteri dettati dalla direttiva
Macchine (marcatura CE) per quanto riguarda la rumorosità di funzionamento;
• i motori a combustione interna utilizzati saranno conformi ai vigenti standard europei in
termini di emissioni allo scarico;
• le attività di cantiere si svolgeranno solo nel per iodo diurno;
• le lavorazioni più rumorose saranno gestite in modo da essere concentrate per un periodo
limitato di tempo;
• eventuali macchinari particolarmente rumorosi potranno essere alloggiati in apposito box o
carter fonoassorbente;
• i mezzi e i macchinari saranno tenuti accesi solo per il tempo necessario;
• in caso di clima secco, le superfici sterrate di transito saranno mantenute umide per limitare
il sollevamento di polveri;
• la gestione del cantiere provvederà affinché i materiali da utilizzare siano stoccati per il
minor tempo possibile, compatibilmente con le lavorazioni.
Sottoprodotti – Le fasi di cantierizzazione, esercizio e dismissione non comportano la presenza di
sottoprodotti di alcun tipo.
Emissioni termiche – L’impianto fotovoltaico non prevede l’utilizzo di impianti di combustione o
di riscaldamento.
Non sarà svolta alcuna attività che possa comportare variazioni termiche, immissioni di
vapore acqueo e altri rilasci che possano modificare in modo significativo il microclima
locale
Rumori e vibrazioni – Un campo fotovoltaico, nel suo normale funzionamento di regime, non ha
parti meccaniche in movimento, né sono presenti altre fonti di emissione sonora, per cui non si ha
alcun impatto acustico, né vibrazioni.
Le uniche fonti di potenziale rumore sono i trasformatori e gli inverter, che in alcune condizioni
(non durante il normale funzionamento) possono produrre un leggero ronzio.
50 Radiazioni – In normali condizioni atmosferiche, il campo elettrico tra la superficie terrestre e la
ionosfera è di 200 V/m.
Nel corso di un temporale, ad esempio, il valore può crescere molto, fino a raggiungere i 20.000
V/m. Campi di intensità simili a quella di temporale possono essere riconducibili alla carica
elettrostatica dei pavimenti, sempre tenendo presente che l’intensità di tali campi decresce
rapidamente con la distanza.
Il campo elettrico misurato su una linea di alta tensione può arrivare fino a 6.000 V/m, mentre a una
distanza di 50 m. dai conduttori si assesta nel range di 200 – 500 V/m.
L’apporto del campo fotovoltaico in esercizio si considera marginale rispetto ai valori di base
attualmente registrabili.
Le apparecchiature che potrebbero rappresentare una fonte di CEM diversi da zero sono quelle
che vanno dalla cabina di consegna fino alla sottostazione.
Il valore di tali emissioni non è noto, in assenza di misure dirette, ma comunque risulterebbe
significativamente inferiore all’attuale valore di fondo, e fortemente localizzato dal momento che
il lay-out prevede l’impianto in parte all’interno del perimetro della stazione elettrica attualmente in
esercizio.
I fattori che influenzano il campo magnetico prodotto da un campo interrato sono:
•
•
•
•
distanza fra le fasi;
profondità di posa;
geometria di posa;
correnti indotte dal campo magnetico stesso nelle guaine metalliche.
Considerando che nell’area attraversata non sono presenti abitazioni o altri edifici occupati per una
parte significativa della giornata, si può affermare che l’impatto dovuto ai campi elettromagnetici è
di modesta entità.
3.7 Descrizione delle caratteristiche di accesso
La viabilità interna dell’impianto fotovoltaico sarà costituita dai tratti di strada esistenti,
che si dipartono dalla SP.68 e si utilizzeranno quindi strade esistenti su campo.
Le stradette in terra battuta interne all’impianto non hanno alcuna valenza ambientale; verranno
eseguite fossette e scoline in terra per evitare pozze stagnanti, ma si esclude l’uso di materiali tipo
bitumi, calcestruzzi ecc.
I danni eventuali arrecati dagli autoveicoli per l’approvvigionamento degli impianti saranno
ripristinati tempestivamente.
Per l’esecuzione dei tratti di viabilità interna si effettuerà una leggera regolarizzazione (fresatura e
livellamento del terreno) con mezzi agricoli.
Tutte le aree non occupate da viabilità verranno seminate a prato stabile per evitare schizzi
di fango in caso di pioggia.
• L’erba verde sarà mantenuta bassa e regolata da un gregge di ovini.
La viabilità esistente per l’accesso all’impianto non verrà in alcun modo modificata.
La particolare ubicazione dell’impianto fotovoltaico, posizionato con accesso da strade asfaltate
e di pubblico accesso permetterà un facile trasporto in sito dei materiali da costruzione
3.8 Dati relativi ai materiali pericolosi utilizzati, immagazzinati o prodotti sul sito
Non sono previsti l’utilizzazione, lo stoccaggio né la produzione di materiali pericolosi per la salute
o per l’ambiente.
3.9 Definizione del rischio di incidenti
Gli elementi costituenti l’impianto sono così identificati:
• pannelli fotovoltaici, costituiti da silicio, vetro, metalli (cornice e contatti) e componenti
51 elettrici;
• struttura di sostegno, realizzata in acciaio zincato;
• cavi di alimentazione, che saranno in rame e/o alluminio rivestiti con materiali di protezione
certificati “ non propaganti l’incendio ”, e saranno interrati a circa 80 cm. di profondità;
• locali tecnici, in c.a. prefabbricato, all’interno dei quali non vi sarà materiale infiammabile,
ma solo apparecchiature elettriche in tensione connesse a barrature di rame senza
rivestimento.
L’impianto, per i materiali utilizzati è intrinsecamente sicuro e, anche in caso di malfunzionamenti,
guasti o sabotaggi, non produce emissioni nocive, in quanto è progettato, dal punto di vista elettrico,
in modo che qualsiasi variazione dalla condizione standard di operatività comporti lo spegnimento
dell’impianto stesso.
La presenza di un impianto fotovoltaico non origina rischi per la salute pubblica.
Per quanto riguarda il rischio elettrico, sia i moduli fotovoltaici sia le cabine di
trasformazione saranno progettati ed installati secondo criteri e norme standard di sicurezza, in
particolare per quanto riguarda la realizzazione delle reti di messa a terra delle strutture e dei
componenti metallici.
3.10 Descrizione degli scopi e degli obiettivi del progetto
Il fotovoltaico è in forte espansione nei Paesi industrializzati, in particolar modo in quelli che hanno
investito oculatamente nello sviluppo del settore industriale, come la Germania e il Giappone.
La tecnologia dominante del dispositivo fotovoltaico è quella del silicio cristallino.
L’installato nel mondo ammonta attualmente a 1.744 MWp, con un incremento del 19% rispetto al
2005, con una potenza pro-capite pari a 37 Wp/abitante in Germania, e pari a solo 1 Wp/abitante in
Italia.
Il costo dei moduli fotovoltaici è diminuito nel tempo (oggi è pari a circa 3,00 €/Wp), anche se
continua a incidere in modo significativo sul costo dell’energia prodotta.
Il costo dipende dalla radiazione caratteristica del sito di installazione e dalla configurazione
funzionale dell’impianto; in generale, è compreso tra 30 e 40 €cent/kWh nel caso di impianti
connessi alla rete, e tra 50 e 60 €cent/kWh nel caso di impianti isolati, cioè dotati di accumulo
elettrico.
Tra le soluzioni impiantistiche, la più diffusa quella che impiega moduli piani fissi, più semplice da
installare e da gestire rispetto ai sistemi ad inseguimento.
Il
Position
Paper
sull’energia stima
al 2020 una potenza installata complessiva nazionale pari a 8,5
GWp, di cui 7,5 GWp per piccoli impianti integrati o meno nelle strutture edilizie (generazione
distribuita) e 1 GWp per la generazione centralizzata (con potenze nominali del singolo impianto
nell’ordine del megawatt). In questo
contesto, la
Regione
Toscana intende promuovere le fonti
rinnovabili, riducendo la dipendenza dalle fonti fossili.
Le opere in progetto rispondono agli obiettivi individuati dagli strumenti di programmazione in
materia di energia sia a livello statale, sia a livello regionale. In dettaglio, l’impianto, con una
potenza di nominale di picco pari a 5,9 MWp e una produzione annuale pari a 7.345.878 kWp
consente una produzione di energia elettrica a basso impatto ambientale (assenza di emissione di
sostanze inquinanti in atmosfera, assenza di inquinamento acustico, etc.).
3.11 Descrizione delle alternative prese in esame in fase progettuale
La fase progettuale è stata caratterizzata dai seguenti criteri:
1. localizzazione dell’impianto;
2. tipologia della fonte rinnovabile da utilizzare.
Per ciò che concerne il primo punto, la scelta della localizzazione è stata determinata dai fattori di
seguito elencati.
52 Disponibilità del terreno : la società Impretecna srl ha la disponibilità dell’area di ubicazione delle
opere, tramite altra Società collegata.
Inoltre l’area non ricade all’interno di are e protette, non è sottoposta a vincolo idrogeologico, non
sono presenti vincoli paesistici, non sono presenti beni ambientali.
Per ciò che concerne il secondo punto, la scelta è stata determinata dai seguenti fattori:
• indipendenza del luogo di installazione rispetto alla fonte di energia: seppur in misura
variabile, sulla superficie terrestre l'irraggiamento solare arriva ovunque; la fonte eolica e
quella idroelettrica sono invece limitate a porzioni specifiche del territorio, ove tali risorse
si concentrano in misura idonea ad essere sfruttate, mentre la biomassa va coltivata in situ o
comunque trasportata;
• è possibile prevedere la produzione annuale di energia con un piccolo margine di errore,
indipendentemente dalla variabilità di richiesta;
• non si produce inquinamento di alcun genere (acustico, atmosferico, etc…);
• l’impatto ambientale causato è estremamente basso, essendo legato alla sola fase produttiva
dei supporti: la costruzione dei moduli richiede l'uso di tecnologie convenzionali poco
inquinanti. L'esercizio delle centrali comporta quasi esclusivamente occupazione di
superficie. La fase di dismissione (dopo 25-30 anni di esercizio) non presenta particolari
problemi;
• i benefici ambientali ottenibili dall’adozione di sistemi FTV sono proporzionali alla
quantità di energia prodotta, supponendo che questa vada a sostituire energia altrimenti
fornita da fonti convenzionali.
Alla luce di quanto esposto, non sono state considerate né alternative strategiche né alternative di
localizzazione, in quanto il progetto offre le garanzie di basso impatto ambientale e reversibilità
dell’intervento.
3.12 Cantierizzazione
Per i lavori di realizzazione delle opere civili in progetto si prevede una durata massima di circa 4
settimane. Per il montaggio delle elettromeccaniche (quindi senza alcun disturbo di mezzi pesanti,
salvo l’approvvigionamento), prevediamo circa 5-6 mesi.
La durata è condizionata dall’approvvigionamento delle apparecchiature elettriche necessarie
al funzionamento dell’impianto (inverter e trasformatori).
Dopo un rilievo topografico, verranno delimitate le parti di terreno che presentano dislivelli non
compatibili con l’allineamento del sistema pannello.
Concluso il livellamento, si procederà all’installazione dei supporti dei moduli.
Tale operazione viene effettuata con piccole trivelle da campo, mosse da cingoli, che consentono
l’infissione dei montanti verticali dei supporti nel terreno fino alla profondità necessaria a dare
stabilità alla fila di moduli.
Successivamente verranno sistemate e fissate le barre orizzontali di supporto.
Montate le strutture di sostegno, si procederà allo scavo del tracciato dei cavidotti e alla
realizzazione delle platee per le cabine di campo.
Le fasi finali prevedono, a meno di dettagli da definire in fase di progettazione esecutiva, il
montaggio dei moduli, il loro collegamento e cablaggio, la posa dei cavidotti e la ricopertura dei
tracciati.
L’accesso al sito avverrà utilizzando la viabilità locale esistente, che risulta adeguata al transito dei
mezzi di cantiere, senza necessitare di alcun aggiustamento.
La lista sequenziale delle operazioni prevista per la realizzazione dell’impianto e la sua messa in
produzione è di seguito riportata.
53 •
Operepreliminari
Rilievo e
quote
Realizzazione
recinzioni
perimetrali
Direzione
Approntamento
Cantiere
Delimitazione
area
di
cantiere
e
segnaletica
•
Operecivili
Opere
di
apprestamento terreno
Realizzazione
viabilità interna
• Opereelettromeccaniche
Montaggio
strutture
metalliche
Montaggio
moduli
fotovoltaici
Posa
cavidotti
MT
e
Pozzetti
Posa
cavi
MT/Terminazioni
Cavi
Posa
cavi
BT
in
CC/AC
Realizzazione basamenti e posa prefabbricati
Cablaggio
stringhe
Installazione
Inverter
‐ Inverter
‐
‐
Collegamenti
QCC INV QCDC
Installazione trasformatore
Installazione
Quadri
di
Media
Lavori
di
Collegamento
Collegamento
alternata
• Monitoraggio e sorveglianza
o Montaggio sistema di monitoraggio
o Montaggio sistema videosorveglianza
• Collaudi/comissioning
o
o
o
o
Collaudo
cablaggi
Collaudo
quadri
Collaudo
inverter
Collaudo
sistema
montaggio
• FineLavori
o Comunicazione fine lavori
3.13 Piano di dismissione e ripristino
La vita attesa dell'impianto, intesa quale periodo di tempo in cui l'ammontare di energia
elettrica prodotta è significativamente superiore ai costi di gestione dell'impianto, è di circa 25-30
anni.
Al termine di detto periodo è previsto lo smantellamento delle strutture ed il ripristino del sito.
Pertanto tutti i componenti dell'impianto e gli associati lavori di realizzazione sono stati previsti per
il raggiungimento di questo obiettivo.
54 La prima operazione consiste nella rimozione della recinzione e nella sistemazione del
terreno smosso durante l’operazione, con particolare riferimento all’estrazione dei pali.
Il piano prevede lo smontaggio dei pannelli e il loro avvio alla filiera del riciclo/recupero.
Analogamente, tutti i cablaggi interrati verranno rimossi dalle loro trincee e avviati al recupero dei
metalli e delle plastiche.
Il terreno sopra le trincee rimosse verrà ridistribuito in situ, eventualmente compattato.
Le infrastrutture elettriche ausiliarie (inverter, trasformatori, quadri) saranno consegnate a ditte
specializzate nel ripristino e riparazione, e saranno successivamente riutilizzate in altri siti o
immesse nel mercato dei componenti usati.
Alla fine delle operazioni di smantellamento, il sito verrà lasciato allo stato naturale e sarà
spontanea mente rinverdito in poco tempo. Date le caratteristiche del progetto, non resterà sul sito né sopra né sottosuolo alcun tipo di
struttura al termine della dismissione, né in superficie né nel sottosuolo.
Per quanto attiene ai prefabbricati alloggianti le cabine elettriche, si procederà alla demolizione
basamento in CLS ed allo smaltimento dei rifiuti presso discariche autorizzate per lo smaltimento di
inerti.
Le cabine verranno smontate ed a loro volta trasportate a discarica.
Per quanto attiene al ripristino del terreno non sarà necessario procedere a demolizioni di fondazioni
in quanto le strutture di supporto dei pannelli sono in acciaio zincato direttamente infisse nel terreno
e pertanto facilmente rimovibili.
In dettaglio, per quanto riguarda lo smaltimento delle apparecchiature montate sulle strutture fuori
terra si procederà come segue con l'obiettivo di riciclare pressoché totalmente i materiali impiegati:
• smontaggio dei moduli mantenendone la integrità e predisposizione per il trasporto;
• smontaggio delle strutture di supporto moduli (in alluminio) e conferimento ad aziende di
recupero metallo;
• smontaggio delle strutture verticali conficcate nel terreno (in acciaio zincato) e
conferimento aziende di recupero metallo;
• smontaggio dei cavi e conferimento ad azienda recupero rame;
• invio dei moduli ad idonea piattaforma predisposta dal costruttore di moduli FTV
che effettuerà le seguenti operazioni di recupero:
• recupero cornice di alluminio
• recupero vetro
• recupero integrale della cella di silicio o recupero del solo wafer conferimento a discarica
delle modeste quantità di polimero di rivestimento della cella.
Durante le operazioni di smantellamento e ripristino del sito, i materiali saranno prevalentemente
ritirati e portati direttamente fuori sito per le successive operazioni di recupero/riciclo o di
smaltimento presso impianti terzi.
I quantitativi di materiali solidi che, per ragioni logistiche o contingenti, dovessero permanere sul
sito, per periodi comunque limitati, saranno stoccati in aree separate e ben identificate e delimitate,
prevedendo una adeguata sistemazione del terreno a seconda del materiale e delle sue
caratteristiche.
Procedendo alla attribuzione preliminare dei singoli codici CER dei rifiuti autoprodotti
dalla dismissione del progetto, si possono descrivere come appartenenti alle seguenti categorie (in
rosso evidenziati i rifiuti speciali pericolosi).
55 Categorie rifiuti prodotti in fase di dismissione
codice CER
rifiuto
descrizione del rifiuto
CER 150110*
imballaggi contenenti residui di sostanze pericolose o contaminati da tali sostanze
CER 150203
assorbenti, materiali filtranti, stracci e indumenti protettivi, diversi da quelli di cui
alla voce 150202
CER 160210*
apparecchiature fuori uso contenenti PCB o da essi contaminate, diverse da quelle
cui alla voce 160209
CER 160304
rifiuti inorganici, diversi da quelli di cui alla voce 160303
CER 160306
rifiuti organici, diversi da quelli di cui alla voce 160305
CER 160604
batterie alcaline (tranne 160603)
CER 160601*
batterie al piombo
CER 160605
altre batterie e accumulatori
CER 160799
rifiuti non specificati altrimenti (acque di lavaggio piazzale)
CER 170107
miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da quelle
i cui alla voce 170106
CER 170202
vetro
CER 170203
plastica
CER 170302
miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce 170301
CER 170407
metalli misti
CER 170411
cavi, diversi da quelli di cui alla voce 170410
CER 170604
materiali isolanti diversi da quelli di cui alle voci 170601 e 170603
CER 170903*
altri rifiuti dell'attività di costruzione e demolizione (compresi rifiuti misti)
contenenti sostanze pericolose
Le ditte a cui saranno conferiti i materiali saranno tutte regolarmente autorizzate per le lavorazioni e
le operazioni di gestione necessarie.
3.14 Analisi delle ricadute socio – occupazionali
Durante la fase di cantiere, le lavorazioni previste per la realizzazione dell’impianto sono le
seguenti:
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Rilevazioni topografiche
Movimentazione di terra
Montaggio di strutture metalliche in acciaio e lega leggera
Posa in opera di pannelli fotovoltaici
Realizzazione di cavidotti e pozzetti
Connessioni elettriche
Realizzazione di cabine elettriche
Realizzazioni di strade bianche Sistemazione delle aree a verde
56 Pertanto le professionalità richieste saranno principalmente:
•
•
•
•
•
•
•
Operai edili (muratori, carpentieri, addetti a macchine movimento terra)
Topografi
Elettricisti generici e specializzati
Coordinatori
Progettisti
Personale di sorveglianza
Operai agricoli
Le operazioni di montaggio dell’impianto sono previste durare per circa mezzo anno solare,
pertanto si prevede l’impiego di personale generico e specializzato di ca. 20 uomini per il suddetto
periodo.
Durante il periodo di normale esercizio dell’impianto verranno utilizzate maestranze per la
manutenzione, la gestione/supervisione dell’impianto, nonché ovviamente per la sorveglianza dello
stesso.
Alcune di queste figure professionali saranno impiegate in modo continuativo, come ad
esempio il personale di gestione/supervisione tecnica e di sorveglianza.
Altre figure verranno impiegate occasionalmente a chiamata al momento del bisogno, ovvero
quando si presenta la necessità di manutenzioni ordinarie o straordinarie dell’impianto.
La tipologia di figure professionali richieste in questa fase sono, oltre ai tecnici della
supervisione dell’impianto e al personale di sorveglianza, elettricisti, operai edili,
artigiani
e
operai agricoli/giardinieri per la manutenzione del terreno di pertinenza
dell’impianto (taglio dell’erba, sistemazione delle aree a verde etc.).
57 4. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Nel presente quadro di riferimento sono state raccolte tutte le informazioni disponibili sullo stato
delle componenti ambientali dell’ambito territoriale interessato dalla realizzazione dell’opera e sono
stati analizzati gli eventuali impatti che la realizzazione dell’impianto fotovoltaico potrebbe
comportare su di esse.
Le componenti ambientali analizzate nel presente studio sono:
•
•
•
•
•
•
•
•
Atmosfera e clima;
Ambiente idrico;
Suolo e sottosuolo;
Flora, fauna ed ecosistemi;
Rumore e vibrazioni;
Radiazioni ionizzanti e non;
Assetto demografico e igienico-sanitario
Paesaggio.
4.1 Atmosfera e clima
La stazione meteorologica, gestita dal servizio idrologico regionale facente capo al Compartimento
di Pisa nel comune di Montecatini V.C., in base alla media trentennale di riferimento (19611990), definisce le seguenti statistiche: la temperatura media del mese più freddo (gennaio) si attesta
ai +2,7 °C; quella del mese più caldo (agosto) è di +24,9° C.
Le precipitazioni medie annue si attestano a quasi 750 mm, mediamente distribuiti in 80 giorni di
pioggia, con minimo in estate e picco massimo in autunno per l'accumulo e in inverno per il
numero di giorni piovosi.
Il clima del Comune di Montecatini si caratterizza per un clima temperato-continentale e non
tipicamente mediterraneo, con fasi di relativa aridità estiva (luglio-agosto) e fasi fredde in
gennaio – febbraio (con frequenti episodi di gelo e neve).
La radiazione solare è massima in giugno – luglio.
La maggior parte dei Comuni della Provincia di Pisa presenta un valore di radiazione solare
2
globale uniforme con una media annuale, su superficie orizzontale, intorno ai 1.300 kWh/m .
L’energia generata annualmente da un impianto fotovoltaico da 1 kWp con inclinazione ottimale
dei moduli per la provincia di Pisa è compresa tra 1.250 e 1.350 kWh/1,00 kWp, come si rileva in
Figura alla pagina seguente.
58 4.1.1 La qualità dell'aria
L ’ inquinamento atmosferico si intende "ogni modificazione della normale composizione o stato
fisico dell'aria atmosferica, dovuta alla presenza nella stessa di sostanze in quantità e con
caratteristiche tali da alterare le normali condizioni ambientali e di salubrità dell'aria, da costituire
pericolo ovvero pregiudizio diretto e indiretto per la salute dell'uomo, da compromettere le attività
ricreative e gli altri us i legittimi dell'ambiente, da alterare le risorse biologiche e gli ecosistemi e i
beni materiali pubblici privati".
I limiti massimi di accettabilità delle concentrazioni e di esposizione relativi ad inquinanti dell’aria
nell’ambiente esterno sono riportati nel D.P.R. 203/88 e nel D.M. del 25/11/1994.
Il D.P.R. 203/88 definisce la qualità dell’aria in relazione alle concentrazioni di biossido di zolfo e
biossido di azoto, introducendo il concetto di valore guida, inteso come limite ottimale di
riferimento a cui tendere per la individuazione di zone di particolare tutela ambientale.
Il D.M. del 25/11/1994 riporta i livelli di attenzione ed i livelli di allarme per i contaminanti
atmosferici nelle aree urbane e nelle zone individuate dalle Regioni ai sensi dell’art.9 del DM
20/05/91, recante i criteri per la raccolta dei dati inerenti la qualità dell’aria.
59 La qualità dell'aria in Toscana è controllata tramite un sistema di monitoraggio regionale composto
da reti provinciali pubbliche e da reti private. Le reti provinciali sono costituite da stazioni che
rilevano sia le concentrazioni degli inquinanti chimici in atmosfera sia i parametri meteorologici. I
dati riportati sono tratti dal Rapporto Annuale sulla qualità dell’aria - Provincia di Pisa – Anno
2008 redatto dall’ARPAT e consultato sul sito www.arpat.toscana.it.
Le centraline di rilevamento della rete provinciale sono dislocate nel territorio dei comuni di
P o n t e d e r a , V o l t e r r a , Rosignano Marittimo e Piombino.
Per ciò che concerne la Provincia di Pisa, i dati relativi al 2008 presentano situazioni di criticità per
le polveri (PM10 ), per il biossido di azoto (NO2 ) e per l’ozono.
Il livello di qualità può essere invece considerato buono relativamente a monossido di carbonio
(CO), Benzene (C6 H6 ) e biossido di zolfo (SO2 ).
Negli ultimi anni la concentrazione di fondo notturna di NO2 , che è indicativa dello stato ambientale
su larga scala, in più di una centralina è risultata in lieve aumento.
4.1.2 Biomonitoraggio della qualità dell’aria
E’ stata effettuata un’indagine dall’ARPAT di biomonitoraggio della qualità dell’aria tramite licheni
epifiti, considerati i migliori bioindicatori.
L’indice di qualità ambientale sul quale vengono costruite le mappe fornisce in maniera
sintetica la misura della biodiversità lichenica di un determinato territorio: ad un valore basso
dell’indice corrispondono generalmente aree inquinate, ad un valore alto corrispondono invece
aree pulite dal punto di vista atmosferico e relativamente a quegli inquinanti cui i licheni sono
sensibili (principalmente gas fitotossici, quali ossidi zolfo e di azoto, ma anche idrocarburi e
metalli pesanti).
L’indice è articolato in 6 classi di qualità dell’aria, sulla base dei valori di IAP ricavati.
Sulla base delle diverse campagne condotte è stato possibile ricavare la mappa complessiva
della qualità dell’aria rilevata, riportata nella figura successiva.
Nel centro cittadino di Livorno sono stati trovati valori di IAP molto bassi (da 0 a 16).
Da notare che la zona è circondata da strade ad alto traffico, inoltre fino al '95 moltissime auto
circolavano all'interno dei viali dell'ospedale. Maggiori valori di IAP sono stati rilevati nelle zone
periferiche e nel circondario della città di Livorno.
Nel Comune di Collesalvetti, ad eccezione di Stagno, Guasticce, e Vicarello che risentono
dell'inquinamento industriale dell'area nord di Livorno,la situazione è nettamente migliore rispetto
alla città di Livorno.
Nel Comune di Rosignano alcune zone poste nei dintorni dello stabilimento cloro-soda di
Rosignano Solvay e pertanto probabili zone di ricaduta al suolo degli inquinanti, presentano valori
di IAP piuttosto bassi.
La zona urbana di Cecina ha presentato valori di IAP estremamente bassi e anche le zone limitrofe
non hanno dato valori molto alti (IAP intorno a 30).
La qualità dell'aria nel Comune di Volterra è risultata nel complesso discreta.
Nella zona della
Macchia della Magona è stato riscontrato uno dei valori di IAP più alti in assoluto (55).
Anche nei Comuni di Castagneto e di Suvereto la qualità dell'aria è risultata discreta.
Nel Comune di Sassetta la qualità dell'aria è risultata nel complesso buona.
Il territorio del comune di Campiglia risente in parte della vicinanza degli impianti industriali di
Piombino, tanto da presentare valori di IAP bassi e addirittura zone con deserto lichenico, ma nella
zona del Parco minerario, particolarmente protetta, è stato rilevato un valore di IAP di 53.
60 In conclusione, la presenza di grossi insediamenti industriali a Livorno, Rosignano e Piombino
causa un peggioramento della qualità dell'aria anche a una certa distanza dagli insediamenti
produttivi, seguendo la direzione dei venti dominanti; altre cause che ostacolano lo sviluppo
delle specie licheniche vanno ricercate nel traffico veicolare, nel riscaldamento domestico e
nell'incremento dell'aridità ambientale.
Nelle zone costiere la rarefazione dei talli lichenici può essere dovuta anche al trasporto di aerosol
marini ricchi in inquinanti e salsedine.
4.1.3 Valutazione degli impatti ambientali attesi
Le opere in progetto non prevedono l’utilizzo di impianti di combustione e/o riscaldamento né
attività comportanti variazioni termiche, immissioni di vapore acqueo ed altri rilasci che possano
modificare in tutto o in parte il microclima locale.
Si evidenzia che comunque tutti gli eventuali impatti prodotti sono reversibili in tempi brevi.
Gli unici impatti attesi sono dovuti essenzialmente a emissioni in atmosfera di polveri ed emissioni
di inquinanti dovute a traffico veicolare solo durante la fase di cantiere e di dismissione.
Fase di cantiere e di dismissione
Impatti dovuti al traffico veicolare
I potenziali effetti negativi dovuti al traffico veicolare sono:
• emissione di sostanze nocive: l’emissione di sostanze quali NOX, PM, CO, SO2 durante la
fase di cantiere e di dismissione non saranno in quantità e per un tempo tale da
compromettere la qualità dell’aria. La velocità degli autoveicoli all’interno dell’area è
limitata e quindi l’emissione rimane anch’essa circoscritta sostanzialmente all’area in
esame. L’intervento perciò non determinerà direttamente alterazioni permanenti nella
componente nelle aree di pertinenza del cantiere.
• incremento del traffico veicolare: il traffico, convogliato in un’unica direttrice, sarà di
bassa entità sia dal punto di vista temporale dato che interesserà la sola fase di cantiere e di
dismissione (impatto reversibile), sia dal punto di vista quantitativo dato che il numero di
veicoli/ora è limitato, sia dal punto di vista della complessità grazie alle caratteristiche
geomorfologiche e ubicazionali (buona accessibilità) dell’area di intervento.
Emissione di polveri in atmosfera
Le emissioni di polveri in atmosfera sono dovute essenzialmente alla fase di livellamento ed alle
attività di movimentazione e trasporto effettuate dalle macchine agricole in fase di cantiere e di
dismissione.
La produzione di polveri in un cantiere è di difficile quantificazione; per tutta la fase di
costruzione delle opere, il cantiere produrrà fanghiglia nel periodo invernale e polveri nel periodo
estivo che, inevitabilmente, si riverseranno, in funzione delle prevalenti condizioni di ventosità,
sulle aree agricole vicine.
Oltre a queste ultime, un recettore sensibile potenzialmente danneggiabile è costituito dal
manto vegetale presente in loco; la deposizione di elevate quantità di polveri sulle superfici
fogliari, sugli apici vegetativi e sulle formazioni può essere, infatti, causa di squilibri
fotosintetici alla base della biochimica vegetale e di interferenze sulle funzioni alimentari e
riproduttive della fauna.
Si stima tuttavia che l’incidenza di tale impatto ambientale sulla componente aria sia basso.
Infatti, le polveri emesse, che costituiscono un danno temporaneo, e quindi reversibile, derivante
esclusivamente dalla movimentazione di materiali, non saranno tali da modificare la qualità dell’aria.
61 Fase di esercizio
Impatti dovuti al traffico veicolare
Durante la fase di esercizio l’impatto sulla componente aria causato dal traffico veicolare deriverà
unicamente dalla movimentazione all’interno del campo fotovoltaico dei mezzi per la
manutenzione e per la sorveglianza.
Tale impatto sarà pertanto assolutamente trascurabile.
Inquinamento luminoso. Per inquinamento luminoso si intende qualunque alterazione della quantità
naturale di luce presente di notte nell'ambiente esterno e dovuta ad immissione di luce di cui
l'uomo abbia responsabilità.
L'effetto più eclatante dell'inquinamento luminoso, ma non certo l'unico, è l'aumento della brillanza e
la conseguente perdita di visibilità del cielo notturno, elemento che si ripercuote negativamente
sulle necessità operative di quegli enti che svolgono lavoro di ricerca e divulgazione nel campo
dell'Astronomia. Nella letteratura scientifica è possibile individuare numerosi effetti di tipo
ambientale, riguardanti soprattutto il regno animale e quello vegetale, legati all’inquinamento
luminoso, in quanto possibile fonte di alterazione dell’equilibrio tra giorno e notte.
Nel caso del progetto in esame, gli impatti, sia pur di modesta entità, potrebbero essere determinati
dagli impianti di illuminazione del campo, cioè dalle lampade, che posizionate lungo il perimetro
consentono la vigilanza del campo durante la fase di esercizio.
Verranno utilizzate lampade con proiezione luminosa verso terra e
sostegni di h,max = 2.00 mt.
Sono da ritenersi nulli i fenomeni di abbagliamento dovuti ai pannelli fotovoltaici, vista la loro
tipologia e inclinazione.
Il fotovoltaico consente inoltre la riduzione di emissioni in atmosfera delle sostanze che hanno
effetto inquinante e di quelle che contribuiscono all’effetto serra.
Emissioni evitate in atmosfera
EMISSIONI EVITATE IN ATMOSFERA
CO2
SO2
NOX
POLVERI
Emissioni specifiche in atmosfera (g/kWh)
496
0,93
0,58
0,029
Emissioni evitate in 1 anno (kg)
5.007.260
9.388,61
5.855,26
292,76
Emissioni evitate in 20 anni (kg)
100.145.200
187.772,2
117.105,2
5.855,2
Fonte: Rapporto ambientale ENEL 2006
L’impatto positivo sulle caratteristiche di produzione dell’energia elettrica nonché sulla qualità
dell’aria e del clima risulta evidente.
4.1.4 Misure di mitigazione e compensazione
Le misure di mitigazione proposte sono le seguenti:
62 • per ridurre le emissioni dovute alla viabilità su gomma dei mezzi di cantiere si
utilizzeranno mezzi rientranti nella normativa sugli scarichi prevista dall’Unione
Europea (Euro III e Euro IV);
• per il massimo contenimento o, eventualmente, abbattimento delle polveri, dovute alle fasi
di scavo e al passaggio dei mezzi di cantiere si realizzeranno periodiche bagnature delle
piste di cantiere e dei cumuli di materiali in deposito durante le fasi di lavorazione dei
cantieri fissi, al fine di limitare il sollevamento delle polveri e la conseguente diffusione
in atmosfera;
• coperture dei mezzi adibiti al trasporto dei materiali polverulenti sia in carico che a vuoto
mediante teloni;
• nelle aree dei cantieri fissi, una piazzola destinata al lavaggio delle ruote dei mezzi in uscita
dall’area di cantiere, ove occorra, in caso di fango;
• costante lavaggio e spazzamento a umido delle strade asfaltate adiacenti al cantiere (primi
tratti di viabilità pubblica in uscita da dette aree) ;
• costante manutenzione dei mezzi in opera, con particolare riguardo alla regolazione della
combustione dei motori per minimizzare le emissioni di inquinanti allo scarico
(controllo periodico gas di scarico a norma di legge);
• per l’inquinamento luminoso, al fine di agire nel massimo rispetto dell’ambiente circostante
e di contenere i consumi energetici, l’impianto di illuminazione notturna sarà
realizzato facendo riferimento ad opportuni criteri progettuali, tali da indirizzare il
flusso luminoso verso terra, evitando dispersioni verso l’ alto;
• al fine di ottimizzare la radiazione solare incidente i moduli verranno orientati a Sud con
un’inclinazione di 34°, in modo da consentire la massima raccolta di energia
nell’arco dell’anno unitamente ad una ridotta superficie di esposizione al vento.
4.2 Ambiente Idrico
Stato della componente
L’analisi della situazione dell’ambiente idrico è finalizzata alla descrizione dei caratteri principali dei
corsi idrici superficiali e profondi presenti in ambito locale.
Di seguito sono stati descritti gli aspetti più salienti di idrologia superficiale e sotterranea dell’area
d’intervento, la permeabilità dei terreni, i caratteri della falda sotterranea e le possibili forme di
inquinamento, nonché gli impatti ambientali connessi con le opere di progetto.
4.2.1 Descrizione dell’ambiente idrico
L’area di progetto ricade nel bacino idrografico del Fiume Cecina, nella sua parte media, in terreni
collinari ma ad una distanza ( 6 k m ) dalla riva sud del fiume tale da non interessare aree
vincolate in ragione della presenza dello stesso corso d’acqua. Nelle vicinanze vi è il torrente
Sterza, ma in alcun modo vi sono interferenze fra il corso d’acqua e l’impianto.
L’attraversamento del cavidotto di consegna sarà concordato con apposito disciplinare con
l’ente preposto alla gestione del corso d’acqua e dei suoi attraversamenti.
4.2.2 Qualità delle acque
Per ciò che concerne la qualità delle acque, si fa riferimento ai dati ARPAT relativi allo stato del
bacino del fiume Cecina nel 2002, che danno la misura dello stato ecologico dei corsi d’acqua (classe
SECA): si tratta di un indice sintetico che descrive lo stato dei corsi d’acqua considerando sia fattori
chimici, sia fattori biologici.
Per la valutazione della qualità delle acque sotterranee, il D.Lgs 152/1999 prevede un indice che ne
definisce lo stato quantitativo (livello di sfruttamento e alterazione) e un indice di qualità chimica.
63 L'indice di qualità chimica considera 7 parametri di base: conducibilità elettrica, cloruri,
manganese, ferro, nitrati, solfati, ione ammonio, oltre ad altri inquinanti organici e inorganici. In
base alle concentrazioni delle diverse sostanze sono definite cinque classi di qualità:
• classe 1 (elevata) con impatto antropico nullo o trascurabile e con pregiata qualità
idrochimica;
• classe 2 (buona) con impatto antropico ridotto e buona qualità;
• classe 3 (sufficiente) con impatto antropico significativo e con qualità buona ma con alcuni
segni di compromissione;
• classe 4 (scadente) con impatto antropico rilevante e con caratteristiche idrochimiche
scadenti,
• classe 0 con basso impatto antropico ma con caratteristiche idrochimiche naturali al di
sopra dei valori della classe 3.
Il corpo idrico 32CT020 della pianura del Cecina è stato monitorato nel periodo 2002-2006 da 11
stazioni.
Lo stato chimico risulta medio-elevato per metalli e borace, di possibile origine naturale, con medie
generali critiche anche per Cloruri e Ferro determinate comunque da un numero limitato di stazioni,
quattro per i cloruri e una per il ferro.
Tre stazioni sono risultate in stato scadente per conducibilità, due per i solfati, per i nitrati e i l
manganese.
Lo stato chimico del corpo idrico 32CT020 della Pianura del Cecina è attribuibile alla classe 4
scadente con boro naturale particolare in incremento significativo.
4.2.3 Valutazione degli impatti ambientali attesi
Le opere in progetto non rappresentano una possibile fonte di alterazione chimica o fisica per
l’idrografia superficiale e sotterranea. La fase di cantiere, la fase di esercizio e quella di dismissione
non sono lesive per la componente ambientale, in quanto non comportano alcuna modifica e/o
alterazione dell’attuale grado di rischio idraulico.
Vanno tuttavia considerati, l’utilizzo della risorsa idrica nelle fasi lavorative, la gestione della
risorsa idrica in rapporto all’esercizio dell’opera, le possibili fonti di inquinamento.
L’approvvigionamento idrico per le necessità di cantiere – prima – e di manutenzione –
successivamente – sarà realizzato con cisterna in vetroresina da 20 mc interrata in prossimità del
capannone officina attrezzi Giomi, e successivamente alimentata con acqua industriale portata
dall’esterno. NON E’ ASSOLUTAMENTE PREVISTO ALCUN USO DI ACQUA POTABILE
NE’ ESECUZIONE DI POZZI O UTILIZZO DI SORGENTI (EVENTUALMENTE)
DISPONIBILI.
Fase di cantiere
Nella fase di realizzazione delle opere in progetto l’impatto sulla componente è legato al consumo
della risorsa, che verrà utilizzata per il lavaggio dei mezzi, per la bagnatura dei piazzali e delle terre
oggetto di movimentazione.
Tali acque sono da prevedersi in quantità ridotte, e limitate alla sola area di intervento,
determinando eventualmente impatti puntuali; una lieve diffusione potrebbe essere determinata
solo se si verificassero eventi meteorici di una certa rilevanza. Per ciò che concerne il deflusso
delle acque, non si prevede alcuna alterazione degli impluvi naturali. Per ciò che concerne le
acque sanitarie relative alla presenza del personale, queste verranno eliminate dalle strutture di
raccolta e smaltimento di cantiere.
64 Fase di esercizio
In questa fase di vita dell’opera, l’impatto è legato al dilavamento operato dalle acque meteoriche.
Non sussistono condizioni per cui possano prevedersi impatti significativi sulla componente
dell’ambiente idrico.
Fase di lavaggio per manutenzione
Verrà interrata in prossimità dell’officina Giomi una cisterna in vetroresina, da 20 mila litri,
alimentata con autobotti all’occorrenza in maniera autonoma dalla rete idrica comunale, per
lavaggio dei pannelli in caso di piogge sabbiose. Poi con trattore e rimorchio con idropulitrice
verranno lavati i pannelli, senza alcun tipo di detergente.
Fase di dismissione
Gli eventuali impatti dovuti alla fase di dismissione sono assimilabili a quelli attesi in fase di
cantierizzazione, seppure in minor misura.
4.2.4 Misure di mitigazione e compensazione
Le misure di mitigazione previste sono di seguito elencate:
• si provvederà all’approvvigionamento idrico utilizzando fonti meno pregiate, riducendo al
minimo il ricorso all’acqua potabile;
• si eviteranno sprechi e utilizzi scorretti della risorsa, anche sensibilizzando il personale;
•
le acque sanitarie relative alla presenza del personale di
cantiere
e
di
gestione
dell’impianto saranno eliminate dalle strutture di raccolta e smaltimento, nel pieno rispetto
delle normative vigenti. I reflui di attività di cantiere dovranno essere gestiti come rifiuto
conferendoli ad aziende autorizzate;
• allo scopo di limitare il deflusso delle acque meteoriche sulle aree di progetto, sarà evitata
la realizzazione di superfici impermeabili per ciò che concerne la viabilità interna
all’impianto.
4.3 Suolo e sottosuolo
L’analisi della componente è finalizzata alla descrizione della storia geologica con particolare
riguardo agli aspetti geolitologici, morfologici, pedologici dell’area d’intervento e in relazione agli
impatti conseguenti alla realizzazione delle opere di progetto.
Di
seguito
si
riporta
la caratterizzazione dei terreni interessati dalla realizzazione
dell’impianto fotovoltaico dal punto di vista geologico, idrogeologico, geomorfologico e sismico
estrapolata dalla relazione specialistica.
4.3.1 Inquadramento geomorfologico e geolitologico
La morfologia locale è collinare, piuttosto acclive, delimitata da valloni e crinali ed è parte del
versante sinistro del Fiume Cecina.
Il settore è immediatamente a valle dell’asta fluviale del Cecina ed è posto a mare della viabilità
SP 68; l’ubicazione è la zona compresa fra il Cecina, la SP 68 e il susseguirsi di basse colline che in
pochi chilometri portano alla costa tirrenica, tra Castagneto Carducci e Bolgheri.
Il quadro geolitologico locale si inserisce nel contesto della Toscana Centrale e Costiera,
caratterizzato dalla presenza di Unità Neogeniche Toscane impostate su un sistema tettonico
complesso, in cui le Unità Liguri e Subliguri sormontano la Falda Toscana..
65 4.3.2 Inquadramento idrografico e idrogeologico
Dal punto di vista idrografico il settore in esame ricade nel bacino idrografico del Fiume Cecina a
circa 6.100 m dalla riva sinistra del fiume. L’area vasta è caratterizzata da una serie di colline
e crinali in parte a seminativo ed in parte ancora boscati.
4.3.3 Cenni di geotecnica
I terreni affioranti nell’area di sedime dell’impianto fotovoltaico sono rappresentati da formazioni
di sabbie limose. In superficie si ha una copertura pedogenizzata di spessore di circa 0,5-0,7 metri.
4.3.4 Sismicità
Secondo quanto indicato dal D.G.R. Toscana n. 431 del 19 Giugno 2006 il territorio del Comune di
Montecatini VC è classificato in Zona sismica 3 cui corrisponde un’accelerazione orizzontale
massima convenzionale (ag) su suolo di categoria A (formazioni litoidi o suoli omogenei molto
rigidi) uguale a 0.05 g, dove ag è riferito alla probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni.
4.3.5 Valutazione degli impatti ambientali attesi
Non sono attesi impatti rilevanti a carico della componente, in quanto le caratteristiche
geomorfologiche e plano-altimetriche del terreno non verranno alterate.
Fase di cantiere
In fase di cantiere gli impatti sono connessi essenzialmente all’occupazione di suolo: si tratta di un
impatto temporaneo, legato allo svolgimento delle necessarie lavorazioni. Saranno comunque
adottate misure di razionalizzazione e contenimento dell’occupazione di suolo.
Il materiale di risulta sarà costituito da suolo agricolo e suolo sterile, che verranno, per quanto
possibile, riutilizzati in loco. L’eventuale conferimento in discarica del terreno di risulta sarà ridotto
al minimo, e valutato in corso d’opera.
Fase di esercizio
In fase di esercizio, gli effetti potenziali in termini di consumo di suolo non risultano significativi.
Per quanto riguarda i rischi associati alla contaminazione del suolo e del sottosuolo, l’impianto
fotovoltaico produce energia in maniera statica: non vi è alcun rischio di sversamento o di
produzione di materiali di risulta.
Fase di dismissione dell’impianto
Gli impatti sul suolo e sul sottosuolo in seguito alla dismissione dell’impianto riguardano la
sistemazione delle aree interessate dagli interventi e del sito. La rimozione delle cabine elettriche ed
eventualmente della recinzione sarà effettuata d a ditte specializzate, come pure lo smaltimento delle
varie apparecchiature e del materiale di risulta degli impianti.
4.3.6 Misure di mitigazione e compensazione
Le misure di mitigazione previste sono di seguito elencate:
• limitazione degli scavi alla sola porzione di terreno destinato all’opera in questione
adottando opportune misure volte alla razionalizzazione ed al contenimento della superficie
dei cantieri, con particolare attenzione alle aree da adibire allo stoccaggio dei materiali;
• riutilizzo dei materiali provenienti dagli scavi riducendo le quantità di materiali da conferire
a discarica;
• manutenzione delle opere costituenti l’impianto.
66 4.4 Fauna, flora ed ecosistemi
Per un’analisi più approfondita della componente fauna, flora ed ecosistemi si rimanda alla lettura
del documento specialistico i cui contenuti sono stati utilizzati per la descrizione e valutazione degli
impatti nelle varie fasi operative dell’opera in progetto.
4.4.1 Vegetazione e flora: stato della componente
A livello di area vasta sono dominanti gli usi agricoli a seminativo semplice.
Si rileva, in appezzamenti più localizzati, colture tradizionali ad olivo (Olea europaea), talvolta
distribuiti nel lambito di colture miste (seminativi arborati).
All’interno dell’area in esame permangono tuttora alcune alberature ad olivo, evidentemente
derivanti da impianti agricoli preesistenti al primo insediamento industriale nell’area.
Sono rilevabili le formazioni boschive naturali e autoctone costituite da boschi di
latifoglie mediterranee, con strato arboreo dominante a Quercus sp.pl., estese sui versanti delle
colline che costeggiano la valle. Formazioni a Salix sp.pl., Populus sp pl.
Relativamente scarso lo sviluppo di siepi ed altre strutture ecologiche campestri; presenti
alcune alberature sparse prevalentemente riferibili a specie della macchia e del bosco originario.
Nell’area è riconoscibile la presenza di alberature da impianto eseguite dopo la
trasformazione dell’area in area industriale.
Si tratta di alberature lineari, ovvero a filare, di cipressi (Cupressus sp.) alloctoni e
(secondariamente) autoctoni.
Tra gli alloctoni è importante la presenza del cipresso dell’Arizona ( Cupressus arizonica),
le cui alberature vengono a costituire delle quinte verdi schermanti.
Tra le alberature da impianto si rileva la presenza di filari e nuclei di eucalipto
(Eucaliptus sp.), che vengono a costituire quinte verdi più alte a chioma più disomogenea rispetto
ai filari di cipresso esotico.
Rilevabile ache la presenza pino domestico (Pinus pinea), distribuito con piccoli nuclei e brevi
filari.
Nelle alberature si rilevano inoltre elementi arborei spontanei, derivanti da fenomeni di
diffusione secondaria di semi nell’area in esame.
Gli sfalci ripetuti dell’area tendono ad ostacolare le dinamiche spontanee di evoluzione dei
soprassuoli arborei, ma è comunque possibile rilevare la presenza di alcuni giovani esemplari di
pioppo (Populus sp.).
Le formazioni alberate descritte, si collocano per la parte preponderante in ambiti
direttamente interessate dal progetto in esame.
Si tratta per la maggior parte delle specie, di elementi non tipici dei soprassuoli spontanei o
coltivati del comprensorio, quanto piuttosto di specie alloctone largamente utilizzate nelle
alberature delle aree antropizzate nei decenni trascorsi.
Il ruolo svolto da alcune di queste piante nel paesaggio vegetale locale può essere considerato
di contrasto rispetto agli elementi propri del paesaggio vegetale autoctono, ovvero legato alle
tipologie del bosco originario e le forme tradizionali dell’agricoltura mediterranea.
Il rilevamento di campagna, finalizzato alla tipizzazione delle formazioni vegetali ed alla
verifica della loro distribuzione sul territorio oggetto , prevede l’analisi floristica, ecologica e
strutturale delle comunità vegetali secondo una procedura standardizzata che contempla anche
la valutazione dell’abbondanza di ciascuna specie.
L’elaborazione dei dati consiste nel confronto degli elenchi floristici rilevati.
In seconda fase è stato svolta una campagna fotografica da punti di presa significativi per
rappresentare la copertura vegetale del sito.
67 4.4.2 Fauna: stato della componente
L’area di progetto presenta soprassuoli fortemente trasformati in regime sodivo, con sfalci annuali
eseguiti per contenere l’accrescimento delle erbacee.
I soprassuoli alberati sono prevalentemente costituiti da specie alloctone, non includendo elementi
e/o formazioni autoctone di significativa importanza.
Il progetto in esame, per le sue caratteristiche strutturali e gestionali non verrà a definire condizioni
molto diverse dallo stato attuale.
Ci si attende pertanto il mantenimento delle attuali condizioni dei soprassuoli, dominati da prati
stabili falciati, sui quali si manterrà l’attuale popolamento a lucertole
(abbondante il Genere Podarcis) ed una più scarsa presenza di colubridi.
Per ciò che concerne l’avifauna, l’area in esame presenta pertanto un popolamento ornitico
giudicato di qualità scarsa, più che altro dominato da taxa generalisti, capaci di un’elevata
adattabilità agli ambienti artificiali e fortemente esposti a forzanti di origine antropica.
Gli sfalci ripetuti sui soprassuoli erbacei ostacolano l’insediamento di più ricchi popolamenti di
passeriformi terricoli.
Si rileva inoltre l’assenza i n s i t u di corpi d’acqua o altri elementi potenzialmente attrattivi.
Di fatto le attività di progetto previste non potranno mutare in maniera significativa l’attuale
condizione del popolamento ornitico presente nell’area e nelle aree circostanti.
Per ciò che concerne i mammiferi, nell’area agricola circostante all’area di progetto sono presenti
riccio (Erinaceus europaeus); nutria (Myocastor coypus); volpe (Vulpes volpe); tasso (Meles meles),
gatto presumibilmente domestico (Felis catus).
Probabilissima la presenza del cinghiale (Sus scropha) e sporadicamente di altri grandi ungulati.
Per alcune di queste specie è possibile una accessibilità nell’area di progetto.
Quanto detto circa la scarsità di elementi ecologici attrattivi all’interno dell’area in esame vale
anche per la Classe dei mammiferi.
La qualità scarsa dei soprassuoli e l’assenza di corpi d’acqua non definisce condizioni
ambientali particolarmente appetibili.
Le aree aperte possono essere utilizzate come aree di caccia per ricci, volpi o gatti domestici tutte specie in grado di sotto-passare a scavalcare le recinzioni perimetrali – ma l’area non
presenta comunque caratteristiche particolarmente idonee come aree di rifugio stabile, anche per
specie molto adattabili.
Nell’area non sono stati individuati possibili elementi attrattivi o ambiti di rifugio di importanza
significativa utilizzabili da chirotteri.
Il progetto non introduce nuovi elementi di frammentazione territoriale.
4.4.3 Ecosistemi: stato della componente
La rete ecologica dell’area circostante si caratterizza un’estesa dominanza di superfici a seminativo e
bosco ceduo che hanno sostituito, nel secolo passato, più estese formazioni a pascolo e di bosco
mediterraneo.
Il reticolo idrografico campestre si presenta intatto.
Si conservano limitate, ma importanti, strutture ecologiche, ovvero siepi, boschetti ed alberi
isolati.
Tali strutture assumono un ruolo particolarmente interessante laddove sono costituite da specie
proprie delle formazioni arboree – arbustive autoctone.
Tali strutture ecologiche di maggior pregio non si localizzano nell’area di progetto, ove i
soprassuoli hanno un interesse ridotto essendo prevalentemente dominati da piantagioni di
specie estranee al comprensorio (eccezion fatta per alcune piante di olivo già citate).
Il progetto in esame non introduce condizioni di alterazione, frammentazione o riduzione della
struttura della rete ecologica locale.
68 Non si introducono elementi territoriali che possano interferire con la rete delle connessioni tra gli
ambienti a maggiore naturalità.
Per quanto riguarda il sistema agrario del contesto locale, si rileva come il paesaggio agrario,
pur non assumendo (come anche in precedenza accennato) connotazione particolarmente
rispondente ai requisiti necessari ad ospitare della fauna selvatica, sia di mammiferi che di
uccelli, si presenta caratterizzato da terreni coltivati con una discreta diversificazione di
situazioni, dove è tipica l’alternanza fra seminativi e colture arboree con estesi appezzamenti
coltivati ad olivo e vite; solo raramente è possibile individuare limitate aree boscate in ambiti
non coltivabili, vuoi per le caratteristiche agropedologiche dei terreni, vuoi per la presenza di
residenze, non sempre rurali, dove la vegetazione arborea è artificiale e non autoctona.
Va però precisato che analizzando nel dettaglio un agroecosistema, il suo livello di naturalità è
caratterizzato anche da elementi aggiuntivi che nel complesso ne descrivono la complessità. Tra
questi elementi aggiuntivi i più importanti sono:
a.
b.
siepi e loro complessità strutturale;
densità ed estensione dei boschi nel raggio di 1,00 km;
Facendo riferimento ai suddetti parametri si può affermare che nel caso oggetto di studio è stata
rilevata la seguente situazione:
a)
Siepi e loro complessità strutturale
L’indagine diretta condotta sull’area che sarà interessata dall’intervento in progetto ha
evidenziato bassa presenza di vegetazione permanente. Lo sfruttamento agricolo a cui il
territorio è stato sottoposto nel corso del tempo ha fortemente ridotto le formazioni arboree e
arbustive. Sostanzialmente non esistono siepi essendo in gran parte venuta anche meno la
funzione di delimitazione delle proprietà; si trovano talora ai lati di infrastrutture viarie o di
tratti di confine di proprietà o quali elementi di arredo per aie ed abitazioni. La complessità
strutturale è peraltro assente.
Se si prende in considerazione la vegetazione arbustiva, le strutture complesse e
plurispecifiche sono quelle che costituiscono habitat ideali, sia per la varietà delle risorse
trofiche che possono offrire, sia per la possibilità di rifugio e nidificazione che possono
costituire. L’area in esame per quanto attiene alla presenza di specie arboree ed arbustive
risulta assolutamente priva di situazioni e strutture favorevoli; ciò attesta la povertà dell’area dal
punto di vista biologico e da ciò principalmente ne deriva un giudizio del tutto insufficiente per
un habitat idoneo alla vita della potenziale fauna selvatica. Solo lungo le fosse di scolo delle
acque meteoriche si ritrovano piccoli e rari tratti vegetati.
b)
Densità ed estensione dei boschi nel raggio di 1,0 Km
Nel circondario sono presenti aree a bosco, che in generale non verranno modificate
dall’impianto.
Anche per questo elemento del paesaggio non sono possibili indicazioni numeriche strettamente
pertinenti.
69 4.4.4 Valutazione degli impatti ambientali attesi
Gli impatti potenziali eventualmente prodotti dal Progetto in esame presentano un carattere
particolarmente contenuto, non determinando apprezzabili effetti diretti, di carattere secondario o a
distanza su componenti naturali di particolare pregio.
Gli effetti potenziali riguarderanno pertanto un’occupazione reversibile del suolo peraltro già
caratterizzato da condizioni di separazione ecologica con la rete ecologica locale, in quanto già
ricompreso in un’area con destinazione di tipo industriale.
Ciononostante si forniscono nel paragrafo mitigazioni specifiche indicazioni per l’adeguato
contenimento dell’inquinamento luminoso.
La realizzazione dell’impianto non comporterà effetti sulle formazioni afferibili a soprassuoli
boschivi naturali.
Per quanto concerne le alberature da impianto si avrà la sottrazione di alberature alloctone riferibili
a Cupressus arizonica, Eucaliptus sp., Pinus pinea, etc.
Si tratta di sottrazione di elementi arborei prevalentemente riferibili ad essenze non legate al
paesaggio vegetale tradizionale locale.
Non si ritiene pertanto che la loro sottrazione sia da intendersi come una sottrazione di
carattere significativo.
Dal punto di vista agricolo – produttivo il progetto comporta la rimozione di circa 150 piante di
varia specie ed inoltre limiterà, per la durata dell’impianto fotovoltaico, la scelta delle specie
vegetali (non sarà ipotizzabile, ad esempio, coltivare cereali per l’impossibilità di effettuare
trattamenti fitosanitari o meccanizzare la raccolta).
Dal punto di vista agricolo – ambientale l’intervento comporta un beneficio diretto derivante
dalla riduzione di input energetici ausiliari (fitofarmaci, concimi, agrochemicals, ecc.).
L’area di progetto ricade in una zona a destinazione esclusivamente agricola: le pratiche
agricole normalmente eseguite hanno prodotto la completa eliminazione della vegetazione
spontanea arbustiva, anche in forma di siepi, ed ancor più di macchie di vegetazione spontanea,
annullando la possibilità di riscontrarvi habitat di un certo interesse per la fauna selvatica.
Le vaste aree arboree esterne all’area di intervento non subiranno alcun interferenza a causa del
progetto proposto.
L’agro-ecosistema, eccezionalmente semplificato, non conserva spazio vitale all’istaurarsi
di siepi, prati pascolo, incolti, dove potrebbe trovare albergo la fauna selvatica.
Sotto l’aspetto delle connessioni ecologiche, attualmente non si rinviene nessun tipo di
collegamento al suolo che potrebbe essere compromesso dai lavori di realizzazione
dell’impianto fotovoltaico in progetto.
Tuttavia gli impianti di illuminazione esterni comportano un potenziale effetto di disturbo non
solo per le attività di osservazione notturne del cielo, ma anche per interferenza con i
popolamenti faunistici, con particolare riferimento ad alcuni taxa di invertebrati notturni (ad
esempio le falene).
4.4.5 Misure di mitigazione
Le modalità di esecuzione potranno prevedere:
• le operazioni preparatorie e le cure manutentive da eseguirsi sulle piante sia prima che dopo il
trapianto;
• le operazioni di zollatura, trasporto e messa a dimora.
70 La superficie di progetto verrà mantenuta a prato, eseguendo, ove necessario, risemine di specie
erbacee, tramite la tecnica della semina a spaglio, in ragione di 50 g di semente per mq con utilizzo di
miscugli complessi. Per il contenimento della vegetazione erbacea tra le file saranno utilizzati
greggi ovini.
Ripristino del cotico erboso negli interfilari
La superficie di progetto verrà mantenuta a prato, eseguendo, ove necessario, risemine di specie
erbacee, tramite la tecnica della semina a spaglio, in ragione di 50 g di semente per mq.
Si suggerisce l’impiego di miscuglio complessi, con specie caratterizzate da una elevata capacità
di tolleranza verso le fasi xeriche estive.
Gestione interfilari
Per il contenimento della vegetazione erbacea tra le file di pannelli si ritiene ecocompatibile l’uso di
mezzi “animali”, come le greggi di pecore; in caso di necessità si utilizzeranno decespugliatori a
mano.
Contenimento dell’inquinamento luminoso
Si raccomanda l’impiego di lampade al vapore di sodio a bassa pressione e l’utilizzo esclusivo di
ottiche schermate, che non comportino l’illuminazione oltre la linea dell’orizzonte.
Ad integrazione delle norme di limitazione dell’inquinamento luminoso, le lampade da utilizzare nel
progetto illuminotecnico, potranno essere, ovunque sia possibile, al vapore di sodio a bassa
pressione. Tali lampade, oltre ad assicurare un ridotto consumo energetico, presentano una luce con
banda di emissione limitata alle frequenze più lunghe, lasciando quasi completamente libera la parte
dello spettro corrispondente all’ultravioletto. Ciò consente di limitare gli effetti di interferenza a
carico degli invertebrati notturni che presentano comportamenti di “fototassia”.
Verrà inoltre evitato l’utilizzo di fari o altre strutture che comportino una illuminazione al di fuori
dell’area di intervento.
4.5 Rumore e vibrazioni
L’analisi del clima acustico consente di determinare se vi siano situazioni di criticità relative allo
stato della componente antecedente la realizzazione delle opere in progetto.
4.5.1 Stato della componente
I riferimenti normativi per la componente ambientale del clima acustico sono costituiti da: Legge 26
ottobre 1995, n° 447: Legge quadro sull’inquinamento acustico ;
• D.P.C.M. 14 novembre 1997: Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore;
• D.P.C.M. 5 dicembre 1997: Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici;
• Decreto Ministero dell’Ambiente 16 marzo 1998: Tecniche di
rilevamento e
di misurazione dell’inquinamento acustico;
• Legge Regionale Toscana 1 dicembre 1998 n° 89: Norme in materia d’inquinamento
acustico;
• Deliberazione Giunta Regionale Toscana 13 luglio 1999 n° 788: Definizione dei criteri per
la redazione della documentazione d’impatto acustico e della relazione previsionale di
clima acustico ai sensi dell’art. 12 comma 2 e 3 della Legge Regionale n° 89/98 ;
• Deliberazione Consiglio Regionale Toscana 22 febbraio 2000 n° 77: Definizione dei criteri
e degli indirizzi della pianificazione degli enti locali ai sensi dell’art. 2 della L. R. n°
71 89/98: “Norme in materia d’inquinamento acustico ”.
Con riferimento a quanto stabilito dalla vigente normativa, in mancanza di specifica normativa,
vale la previsione a livello regionale:
Classe I
LAeq,d = 50 dB(A)
LAeq,n = 40 dB(A)
Classe II
LAeq,d = 55 dB(A)
LAeq,n = 45 dB(A)
Classe III
LAeq,d = 60 dB(A)
LAeq,n = 50 dB(A)
Classe IV
LAeq,d = 65 dB(A)
LAeq,n = 55 dB(A)
Classe V
LAeq,d = 70 dB(A)
LAeq,n = 60 dB(A)
Classe VI
LAeq,d = 70 dB(A)
LAeq,n = 70 dB(A)
Il D.P.C.M. 14/11/1997 ha specificato le caratteristiche delle varie classi acustiche come riportato
nella Tabella 25.
Classi acustiche D.P.C.M. 14/11/1997
CLASSE I – aree particolarmente protette: rientrano in questa classe le aree nelle quali la
quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere, scolastiche,
aree destinate al riposo ed allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse
urbanistico, parchi pubblici.
CLASSE II – aree destinate ad uso prevalentemente residenziale: rientrano in questa classe
le aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di
popolazione, con limitata presenza di attività commerciali e assenza di attività industriali ed
artigianali.
CLASSE III – aree di tipo misto: rientrano in questa classe le aree urbane interessate da
traffico veicolare locale o di attraversamento , con media densità di popolazione, con presenza
di attività commerciali, uffici con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di
attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici.
CLASSE IV – aree di intensa attività umana: rientrano in questa classe le aree urbane
interessate da intenso traffico veicolare con alta densità di popolazione, con elevata presenza di
attività commerciali e uffici, con presenza di attività artigianali; le aree in prossimità di strade
di grande comunicazione e di linee ferroviarie; le aree portuali con limitata presenza di piccole
industrie.
CLASSE V – aree prevalentemente industriali: rientrano in questa classe le aree interessate
d insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni.
CLASSE VI – aree esclusivamente industriali: rientrano in questa classe le aree
esclusivamente interessate da attività industriali e prove di insediamenti abitativi.
L’area sede delle opere in progetto è classificata come segue: area agricola, CLASSE III.
72 4.5.2 Valutazione degli impatti ambientali attesi
Gli effetti più rilevanti derivanti dalla realizzazione dell’impianto fotovoltaico sono quelli
sull’uomo, sia per quanto riguarda il personale addetto all’impianto, sia per gli abitanti delle zone
circostanti. Tali effetti di carattere temporaneo e comunque reversibili e mitigabili potrebbero
riguardare esclusivamente la sfera del disturbo. Si evidenzia che tali emissioni sono poco
significative e non genereranno alcun tipo di disturbo.
Fase di cantiere e di dismissione
Gli impatti su questa componente ambientale sono principalmente dovuti alla fase di
cantierizzazione dell’opera in esame ed alla sua dismissione. Si tratta di impatti reversibili e
mitigabili. Le attività che potrebbero costituire una possibile fonte di inquinamento acustico sono:
• realizzazione delle opere di scavo;
• flusso di mezzi adibiti al trasporto dei materiali;
• attività legate al confezionamento delle materie pr ime.
La produzione di rumore e vibrazioni in queste fasi risulteranno piuttosto modeste, non essendo
prevista la realizzazione di opere civili di particolare impegno.
Fase di esercizio
Il processo produttivo dell’impianto fotovoltaico è essenzialmente statico, senza alcun organo
meccanico in movimento.
Pertanto l’esercizio dell’opera in oggetto, viste le sue caratteristiche e la tipologia di attività che
sarà condotta durante tale fase, sarà caratterizzato da un livello di inquinamento sonoro
praticamente nullo e non genererà alcun tipo di disturbo acustico, nel pieno rispetto delle
caratteristiche sonore e dei limiti dettati dalla normativa vigente per le zone I.
4.5.3 Misure di mitigazione e compensazione
In generale, si può affermare che il rumore emesso dalla realizzazione e dalla dismissione dell’opera
non è particolarmente percettibile dalle abitazioni. Saranno in ogni caso adottate le seguenti
mitigazioni:
• utilizzo di macchine e attrezzature da cantiere rispondenti alla Direttiva 2000/14/CE e
sottoposte a costante manutenzione;
• organizzazione degli orari di accesso al cantiere da parte dei mezzi di trasporto, al fine di
evitare la concentrazione degli stessi nelle ore di punta;
• sviluppo di un programma dei lavori che eviti situazioni di utilizzo contemporaneo di più
macchinari ad alta emissione di rumore in aree limitrofe.
4.6 Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti
La radiazione è la propagazione di energia attraverso lo spazio, o un qualsiasi mezzo materiale,
sotto forma di onde e di energia cinetica propria di alcune particelle. Le radiazioni, propagandosi nel
vuoto, non mutano le proprie caratteristiche. Se invece incontrano un mezzo materiale trasferiscono
parte o tutta l’energia al mezzo stesso. Le radiazioni si distinguono in:
• radiazioni ionizzanti, ovvero particelle sospese e onde elettromagnetiche capaci di penetrare
nella materia. Possono quindi far saltare da un atomo all’altro gli elettroni che incontrano
nel loro percorso. Gli atomi, urtati dalle radiazioni, si caricano elettricamente, ionizzandosi.
La ionizzazione negli organismi viventi può essere causa di alterazioni che portano alla
morte delle cellule, o alla loro radicale trasformazione. Sono prodotte da nuclidi radioattivi,
73 da particelle provenienti dal cosmo (raggi cosmici) e da speciali apparecchiature
elettroniche (raggi x);
• radiazioni non ionizzanti, ovvero onde elettromagnetiche che non possiedono l’energia
sufficiente per rimuovere un elettrone dell’atomo con cui interagiscono e creare una coppia
ionica.
4.6.1 Stato della componente
La vigente normativa in materia di radiazioni è costituita da:
• D.M. Ambiente n. 381/1988, Regolamento che reca norme per la determinazione dei tetti di
radiofrequenza compatibili con la salute umana, fissa i valori limite di esposizione ai campi
elettromagnetici connessi al funzionamento e all’esercizio dei sistemi fissi delle
telecomunicazioni e radio visivi operanti nell’intervallo di frequenza compresa tra i 100
kHz e 300 GHz. In corrispondenza di edifici adibiti a permanenze non inferiori a quattro
ore non devono essere superati i seguenti valori, indipendentemente dalla frequenza,
mediati su un’area equivalente alla sezione verticale del corpo umano e su un qualsiasi
intervallo di sei minuti: 6 V/m per il campo elettrico, 0,016 per il campo magnetico, intesi
2
per lacome valori efficaci e, per frequenze comprese tra 3 MHz e 300 GHz, 0,10 W/m
densità di potenza dell’onda piana equivalente;
• D.P.C.M. del 23 aprile 1992, relativo ai limiti massimi di esposizione ai campi elettrici e
magnetici generati alla frequenza industriale nominale (50 Hz) negli ambienti abitativi e
nell’ambiente esterno fissa i limiti di esposizione per la protezione da effetti accertati a
breve termine. Prevede inoltre le distanze di sicurezza dagli elettrodotti per garantire il
rispetto dei limiti di esposizione.
Distanze di rispetto (D.P.C.M. del 23/04/1992)
Caratteristiche
dell’esposizione
Aree di cui l’esposizione è
ridotta a poche ore
giornaliere
Intensità del campo
elettrico (kV/m)
Induzione magnetica
(mT)
Distanze di rispetto
LINEE A 132 kV≥10 m.
10
1
LINEE A 132 kV≥18 m.
LINEE A 132 kV≥28 m.
Aree in cui si trasvorre
una parte significativa
della giornata
5
0,1
74 •
D.P.C.M. del 28/09/1995 – Norme tecniche procedurali di attuazione del D.P.C.M.
23/04/1992 limitatamente agli elettrodotti – limita , in una rima fase, le azioni
di risanamento al rispetto dei limiti di esposizione e fissa il termine per il
completamento delle azioni di risanamento al 31/12/2004.
Nelle radiazioni non ionizzanti si distinguono i seguenti intervalli di frequenza:
• microonde con frequenze comprese tra 300 MHz e 300 GHz, le cui principali sorgenti
sono costituite dagli impianti di telefonia cellulare e dai ponti radio;
• radiofrequenze (RF) comprese tra 300 kHz e 300 MHz, le cui principali sorgenti
sono costituite dagli impianti di ricetrasmissione TV;
• frequenze estremamente basse (ELF) pari a 50 – 60 H z, la cui principale sorgente
è costituita dagli elettrodotti.
Le caratteristiche fondamentali che contraddistinguono i campi elettromagnetici e ne determina
le proprietà sono la frequenza (Hz) e la lunghezza d’onda (m), che esprimono il contenuto
energetico del campo stesso. Per l’area sede delle opere in progetto l’unico apporto di CEM è
costituito dalle linee elettriche aeree e dalle apparecchiature della stazione elettrica;
verranno analizzate le frequenze estremamente basse (ELF). Il campo elettromagnetico è
costituito da onde elettriche e onde magnetiche che viaggiano insieme. I campi ELF sono definiti
come quelli di frequenza fino a
300 Hz. A frequenze così basse corrispondono lunghezze d’onda in aria molto grandi. Il
campo elettrico e quello magnetico agiscono in modo indipendente l’uno dall’altro, e vengono
valutati separatamente.
Il termine inquinamento elettromagnetico si riferisce alle interazioni fra le radiazioni non ionizzanti
(NIR) e la materia. I campi NIR a bassa frequenza sono generati dalle linee di trasporto
e distribuzione dell’energia elettrica ad alta, media e bassa tensione, e dagli elettrodomestici
e i dispositivi elettrici in genere. Con riferimento specifico alle linee di vettoriamento
dell’energia elettrica dai produttori agli utilizzatori, si possono distinguere diversi tipi di
elettrodotto, in base alla tensione di alimentazione:
linee elettriche di trasporto ad altissima tensione (380 kV), collegano le centrali
di produzione alle stazioni primarie dove la tensione viene abbassata dal valore di
trasporto a quello delle reti di distribuzione;
• linee elettriche di distribuzione o linee di sub-trasmissione ad alta tensione (132 kV e
220 kV), partono dalle stazioni elettriche primarie e alimentano le grandi utenze o le
cabine primarie da cui originano le linee di distribuzione a media tensione;
• linee elettriche di
distribuzione
a
media
tensione (15 kV), partono dalle cabine primarie
e alimentano le cabine secondarie e le medie utenze industriali e talvolta utenti particolari;
• linee elettriche di distribuzione a bassa tensione (220-380 V), partono dalle
cabine secondarie e alimentano gli utenti della zona.
•
Per i campi a bassa frequenza si misura l’intensità del campo elettrico (V/m) e
l’induzione magnetica (T), generalmente in millesimi di Tesla (mT) o in milionesimi di Tesla.
In materia di prevenzione dai rischi di esposizione ai campi elettrici, magnetici ed
elettromagnetici, il riferimento legislativo è costituito dalla legge quadro 36/2001 – Legge quadro
sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici – ricorre a
differenti strumenti di prevenzione e di controllo, intervenendo sulle sorgenti dei campi
elettromagnetici, al fine di ridurre l’esposizione della popolazione. Oggetto della normativa
sono gli impianti e le apparecchiature per usi civili, militari e delle forze di polizia, che possano
comportare l’esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici con frequenze comprese
tra 0 e 300 GHz. La legge introduce i valori di attenzione, così da considerare anche gli effetti di
lungo e medio termine.
75 In particolare sono definiti:
• limite di esposizione: valore di campo elettrico, magnetico, elettromagnetico
(considerato come valore di immissione), da considerarsi limite inderogabile a tutela della
salute umana da effetti acuti da esposizione;
• valore di attenzione: valore di campo elettrico, magnetico, elettromagnetico definito a
fine cautelativo per la protezione della popolazione da effetti cronici dei campi
elettromagnetici nel caso di abitazioni, scuole e permanenze prolungate;
• obiettivi di qualità, volti a prefigurare i progressivi e graduali miglioramenti della
qualità ambientale, in una prospettiva temporale di lunga durata. Si suddividono in:
• criteri localizzativi, standard urbanistici, prescrizioni e incentivi per l’utilizzo delle BAT;
• valori di campo elettrico, magnetico, elettromagnetico, definiti dallo Stato, per
il raggiungimento di una progressiva minimizzazione dell’esposizione a tali campi.
Il D.P.C.M. dell’8 luglio 2003, decreto attuativo della legge quadro 36/2001, fissa i limiti
di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione
dalle esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50 Hz) generati dagli
elettrodotti.
In generale, il sistema di protezione dagli effetti delle esposizioni agli inquinamenti
ambientali distingue tra:
• effetti acuti o di breve periodo, basati su una soglia, per cui si fissano limiti di
esposizione che garantiscono, con margini cautelativi, la non insorgenza degli effetti stessi;
• effetti cronici o di lungo periodo, privi di soglia e di natura probabilistica:
all’aumentare dell’esposizione aumenta la probabilità del danno; si fissano dei
livelli operativi di riferimento per prevenire o limitare il possibile danno complessivo.
I valori di attenzione e gli obiettivi di qualità costituiscono riferimenti operativi per
il conseguimento di obiettivi di tutela da possibili effetti di lungo periodo nell’applicazione
del principio cautelativo. In attesa dei decreti attuativi della 36/2001, il riferimento normativo
per le basse e le bassissime frequenze è costituito dal D.P.C.M. del 23/04/1992 e dal
D.P.C.M. del
28/09/1995.
Tabella 27 - Limiti
normativi
NORMATIVA
LIMITI PREVISTI
CAMPO B (µT)
C AMPO E (kV/m)
D.P.C.M. 08/07/2003
LIMITE DI ESPOSIZIONE
100
5
VALORE DI ATTENZIONE
10
-
3
-
LIMITE DI
ESPOSIZIONE
INTERA GIORNATA
100
5
LIMITE DI
ESPOSIZIONE
PER POCHE ORE
1000
10
LIVELLI DI RIFERIMENTO
100
5
(24 ORE DI ESPOSIZIONE)
OBIETTIVO DI QUALITÀ
(PROGETTAZIONE
NUO
VI ELETTRODOTTI)
D.P.C.M. 23/04/92
1999/512/CE
76 I sistemi elettrici di potenza (costituiti da centrali, stazioni e linee elettriche)
costituiscono particolari sorgenti di campi elettromagnetici che, in dipendenza della loro
frequenza di funzionamento (50 Hz) vengono definiti come sorgenti ELF (Extremely Low
Frequency). I sistemi di potenza sono costituiti da sottosistemi a differenti tensioni di esercizio:
•
•
•
•
altissima tensione AAT (da 220 a 380 kV);
alta tensione AT (da 30 a 150 kV);
media tensione MT (da 1 a 30 kV);
bassa tensione BT (400 V).
Attualmente il sistema elettrico nazionale è gestito per la maggioranza dall’ENEL e, in
minor misura, dalle Aziende Elettriche Municipalizzate e dalle Ferrovie dello Stato. Nelle Tabelle
che seguono vengono riportati i valori indicativi dei campi elettrico e magnetico esistenti al
di sotto degli elettrodotti.
Campo elettrico sotto linee aeree ad AT e MT
(a 1 m. dal suolo a metà tracciato)
TENSIONE DELLA LINEA ELETTRICA
(kV)
CAMPO ELETTRICO AL SUOLO
IN (V/m) (valori massimi)
380
5.000 – 6.000
220
2.000 – 2.500
130-150
20
1000 - 1.500
100 - 300
Campo elettrico sotto linee aeree ad AT e MT
(a 1 m. dal suolo a metà tracciato)
TENSIONE DELLA LINEA ELETTRICA
(kV)
INDUZIONE MAGNETICA
(µT) (valori massimi)
380 (1500 A)
16-21
220 (550 A)
7
110 (300 A)
5
20 (150 A)
0,3
Nella tabella seguente è riportata la lunghezza, suddivisa per regione, delle tipologie di linee
elettriche ad altissima e alta tensione gestite dall’ENEL; per ciascuna tipologia di linea viene
fornita la lunghezza in rapporto alla superficie regionale. Nella successiva Tabella viene
illustrata la consistenza del sistema elettrico nazionale.
77 Lunghezza delle linee elettriche ENEL diversificate per tensione e per regione in
valore assoluto e normalizzata alla superficie (S) regionale.
L 380
L 220
L 30-150
KV (KM)
KV (KM)
KV (KM)
L/S 380
1-
L/S 220
-1
L/S 30-
(KM )
150
-1
(KM )
ABRUZZO
232
319
1064
2
3
10
BASILICATA
189
140
875
2
1
9
CALABRIA
399
142
1852
3
1
13
CAMPANIA
572
674
1800
4
5
14
EMILIA R.
936
395
2446
4
2
11
FRIULI V. G.
165
255
962
2
3
12
LAZIO
1334
388
2167
8
2
13
LIGURIA
192
413
815
4
8
15
LOMBARDIA
1233
795
4829
5
3
20
MARCHE
216
175
1214
2
2
13
MOLISE
44
28
397
1
1
9
PIEMONTE
827
1042
3292
3
4
13
PUGLIA
1004
124
2195
5
1
11
SARDEGNA
301
1227
2206
1
5
9
SICILIA
248
1538
3106
1
6
12
TOSCANA
1074
624
2703
5
3
12
TRENTINO A. A
0
788
816
0
6
6
UMBRIA
71
166
887
1
2
10
VAL D’ AOSTA
130
238
229
4
7
7
VENETO
600
866
3357
3
8
19
TOTALE
9767
10337
37232
3
4
13
REGIONE
(KM )
Consistenza del sistema elettrico nazionale
ENEL
AZIENDE
FS
FUNZIONE
TRACCIATI
MUNICIPALIZZATE
TIPOLOGIA
LINEE AAT
LINEE AAT
LINEE AAT
SONO DEDICATE AL
NON
TENSIONE
220-230 KV
20600 KM
220 KV
3075 KM
220 KV
11 KM
TRASPORTO E SONO
L’ OSSATURA DEL SISTEMA
INTERESSANO
IN PRATICA LE
AREE
URBANIZZATE
LUNGHEZZA
NAZIONALE;COLLEGANO
GLI IMPIANTI DI
PRODUZIONE E
INTERESSANO DI NORMA
AMBITI SUPER-REGIONALI
78 TIPOLOGIA
TENSIONE
LUNGHEZZA
LINEE AT
132-150 KV
36500 KM
LINEE AT
120-150 KV
1985 KM
LINEE AT
132-150 KV
6177 KM
PARTONO DALLE 299
INTERESSANO
STAZIONI ELETTRICHE E
SOLO
MARGINALME
ALIMENTANO LE CABINE
PRIMARIE O CLIENTI
PARTICOLARI; RISPONDONO
A ESIGENZE DI SVILUPPO
NTE LE AREE
URBANIZZATE
DEL SERVIZIO SU SCALA
REGIONALE
TIPOLOGIA
LINEE MT
TENSIONE
LUNGHEZZA
LINEE MT
PARTONO DALLE 1774
INTERESSANO
15-20 KV
CABINE PRIMARIE E
322000 KM
ALIMENTANO LE CABINE
SPESSO LE
AREE
SECONDARIE O CLIENTI
URBANIZZATE
28200 KM
LINEE MT
5000 KM
PARTICOLARI
TIPOLOGIA
LINEE BT
TENSIONE
380 V
685000 KM
LUNGHEZZA
LINEE BT
126000 KM
PARTONO DALLE 394000
INTERESSANO
CABINE SECONDARIE E
ALIMENTANO I SINGOLI
LE AREE
URBANIZZATE
CLIENTI
79 La quasi totalità della distribuzione di energia in Italia è ottenuta con linee aeree.
Per analizzare i campi generati dai diversi elettrodotti è possibile analizzare il campo elettrico e
quello magnetico separatamente.
Il campo elettrico prodotto da un sistema polifase di conduttori posti entro uno spazio
imperturbato si può esprimere con un vettore di intensità E che ruota in un piano trasversale
rispetto ai conduttori, descrivendo un’ellisse; è presente non appena la linea si mette in
tensione, indipendentemente dal fatto che essa trasporti o meno potenza.
Il campo magnetico H è un vettore ortogonale al campo elettrico, associato alla corrente (e
quindi alla potenza) trasportata.
Nel caso di un sistema polifase in corrente alternata, il vettore campo magnetico nasce dalla
composizione dei contributi di tutte le correnti circolanti nei conduttori e ruota in un piano
trasversale rispetto ai conduttori, descrivendo un’ellisse.
L’utilizzo di terne multiple è una soluzione che si ottiene dallo sdoppiamento dei conduttori,
ottenendo da una singola terna due terne antisimmetriche, con una riduzione fino al 90%
dell’induzione magnetica.
Nelle figure che seguono sono illustrati gli andamenti del campo elettrico e del campo magnetico
al suolo in funzione della distanza dall’asse di una linea elettrica aerea ad alta tensione. I valori
sono rapidamente decrescenti all’aumentare dalla distanza dall’asse della linea. Sono altresì
decrescenti in senso longitudinale, cioè lungo la linea, dal punto più basso della catenaria.
Andamento campo magnetico
4.6.2 Impatti potenziali
Il progetto proposto consta nella realizzazione di un impianto per la produzione di energia elettrica
tramite lo sfruttamento del sole; l’impianto è costituito dai seguenti elementi principali che, avendo
parti in tensione, possono dar luogo all’emissione di onde elettromagnetiche:
• cavidotti interrati per il collegamento delle cabine di macchina alla cabina di impianto (cavi a
20 kV);
• cavidotti interrati per il collegamento della cabina di impianto con la cabina di consegna
(cavi a 20 kV).
80 Cabina di impianto: Alla cabina di impianto, realizzata in prefabbricato in cemento armato, vengono
convogliati tutti i cavi provenienti dal parallelo delle stringhe. La cabina di impianto è poi collegata
alla cabina di consegna tramite cavidotto interrato.
Cabine di campo e di consegna: nelle cabine la tensione viene innalzata fino a 20 kV. La cabina di
impianto ospita il modulo MT con le celle MT (ricezione linea, interfaccia e contatori) ed il quadro
BT di alimentazione dei servizi ausiliari di cabina, nonché il sistema computerizzato di gestione
dell’impianto. Le cabine ad alta tensione (cabina di impianto) sono caratterizzate da valori di campo
elettrico ed induzione magnetica che dipendono – oltre che dall’intensità di corrente di esercizio –
dagli specifici componenti (sezionatori di sbarra, interruttori, trasformatori, etc.) presenti nella
cabina stessa. I valori più elevati del campo elettrico sono attribuibili al funzionamento dei
sezionatori di sbarra (1.2-5.0kV/ma), mentre il valore più elevato di induzione magnetica è
registrabile in corrispondenza dei trasformatori (6.0-15.0 µT1)[1]. Le cabine ad alta tensione, quindi,
sono caratterizzate da valori di induzione magnetica e di campo elettrico inferiori ai limiti normativi
vigenti.
Cavi interrati: La rete di connessione tra le varie apparecchiature dell’impianto è interamente
interrata e consta in: cavi in MT (20 kV)per la connessione delle cabine di campo e alla cabina di
consegna. Le linee interrate sono costituite da terne trifase con varie geometrie, sistemate in
apposito alloggiamento sotterraneo; ciò consente di avere campi elettrici assai ridotti, grazie alla
possibilità di avvicinare i cavi ed all’effetto schermante del terreno. Il valore massimo di campo
elettrico e di induzione magnetica rilevati sotto la linea aerea a 20 kV, ad un metro dal suolo, a metà
tracciato, sono rispettivamente di 0,3 kV/m e 0,3 µT. Alla cabina di connessione e consegna
convergono al più 3 terne da 20 kV, il valore del campo elettrico ad un metro di distanza, nel caso di
linee aeree è E√6 ovvero 0,73 kV/m, e l’induzione magnetica 0,73 µT. Va inoltre considerato che i
cavi sono interrati ed i punti sensibili hanno distanza nettamente superiore ad un metro, questo
valore dunque si ridurrà ulteriormente.
In base alle informazioni attualmente disponibili, possono comunque essere delineate le
considerazioni che seguono, valide anche per la presenza di campi elettromagnetici dovuti ad
elettrodotti aerei da 150 kV. La probabilità dell’impatto è da considerarsi del t utto trascurabile. Le
frequenze elettromagnetiche sono estremamente basse (50-300 Hz) e quindi, di per sé,
assolutamente innocue. Inoltre, l’intensità di tutti i campi elet tromagnetici decade nello spazio più
velocemente che con il quadrato della distanza dalla sorgente. Lo studio dell’impatto
elettromagnetico di tali impianti permette di evitare che, le già basse emis sioni, possano in qualche
modo interferire con le attività umane. Molta attenzione è, quindi, riservata al rispetto dei limiti di
legge, sia per quanto riguarda l’influenza elettromagnetica dell’i mpianto, sia per le linee elettriche a
corredo.Gli eventuali limiti spaziali dell’impatto sono confinati ad un’area molto ristretta intorno
alla cabina di connessione. Il limite temporale dell’eventuale impatto è dato dalla vita utile
dell’impianto, pari a 20 anni. L’impatto è del tutto reversibile.
Fase di cantiere e di dismissione
Le attività previste in fase di cantiere e di dismissione non genereranno impatto riguardo sia le
radiazioni ionizzanti, sia quelle non ionizzanti.
Fase di esercizio
Ai fini dell’esposizione umana alle radiazioni non ionizzanti, considerando le caratteristiche fisiche
coinvolte in un impianto fotovoltaico, i campi elettrici e magnetici son da valutarsi separatamente
perché disaccoppiati. L’impianto di progetto è ubicato su terreni non caratterizzati dalla permanenza
media di popolazione superiore alle quattro ore giornaliere o non considerati come zone sensibili ai
sensi dell’art. 4, comma 1 del D.P.C.M. 8 luglio 2003 e in ogni caso situato a distanza tale dagli
eventuali fabbricati da non richiedere una valutazione puntuale dei campi elettromagnetici. Il valore
massimo di campo elettrico e di induzione magnetica rilevati sotto la linea aerea a 20 kV, ad un
metro dal suolo, a metà tracciato, sono rispettivamente di 0,3 kV/m e 0,3 µT. Alla cabina di
81 connessione e consegna convergono al più 4 terne da 20 kV, il valore del campo elettrico ad un
metro di distanza, nel caso di linee aeree è E√6 ovvero 0,73 kV/m, e l’induzione magnetica 0,73 µT.
Va inoltre considerato che i cavi sono interrati ed i punti sensibili hanno distanza nettamente
superiore ad un metro, questo valore dunque si ridurrà ulteriormente.
4.6.3 Mitigazioni
Scelte progettuali che mitigano e di fatto annullano l’impatto prodotto dai campi elettromagnetici
dovuti a linee elettriche in tensione sono:
• utilizzo di linee elettriche MT (a 20 kV) interrate per la distribuzione elettrica all’interno
del parco fotovoltaico;
• disposizione dei cavi MT in forma intrecciata, che assicura una riduzione del campo
magnetico complessivo oltre che una riduzione dei disturbi elettromagnetici ad eventuali
cavi telefonici e di trasmissione dati installati nelle vicinanze;
• notevole distanza degli elettrodotti (peraltro interrati) da edifici abitati o stabilmente
occupati.
La corrente viene distribuita alternata e non diretta: la corrente alternata riduce le perdite a parità di
tensione, perché queste sono proporzionali al quadrato della corrente. Una corrente alternata,
dissipa meno potenza di una corrente continua: la potenza dissipata per effetto termico (effetto
Joule) è data dall’espressione:
W=R i(t)2
Mentre per la corrente continua (DC) la corrente vale sempre:
i(t)=I0
per la corrente alternata (AC) il valore della corrente varia nel tempo:
i(t)=I0*sen(wt)
4.7 Assetto demografico e igienico-sanitario
L’analisi della componente consente di verificare se sussistano situazioni critiche antecedenti la
realizzazione dell’intervento, che possano in qualche modo essere aggravate dalla realizzazione
delle opere. L’impianto di progetto non ha caratteristiche tali da influenzare in alcun modo
l’assetto demografico né gli aspetti igienico – sanitari attuali.
4.7.1 Stato della componente
La popolazione residente nel Comune di Montecatini Val di Cecina è di circa 2100 abitanti.
Come altre aree, ha conosciuto un trend positivo soprattutto legato allo sviluppo industriale
d e l s e t t o r e m i n e r a r i o , e s a u r i t o d a d e c e n n i , trend che si è protratto fino agli anni
‘ 5 0 del secolo scorso.
La tendenza sembrerebbe essersi di nuovo invertita nel triennio 2001 – 2004, con un incremento
percentuale della popolazione pari all’1,6%, al di sotto della media regionale (+2,5), ma al di sopra
della media provinciale (+1,1%).
Il saldo naturale negli ultimi tredici anni (dicembre 1991 – agosto 2004) è sempre stato negativo; il
saldo migratorio è sempre stato positivo, ma non in misura tale da far risultare un saldo totale
positivo.
82 Per ciò che concerne gli indicatori demografici si evidenzia quanto segue:
•
•
•
•
l’indice di vecchiaia della Val di Cecina registrato nel 2001 è pari 24,8 (1991: 20,4)
l’indice di ricambio generazionale nel 2001 è pari a 244,9 (nel 1991 era pari a 194,5);
l’indice di ricambio congiunturale nel 2001 è pari a 191,5 (nel 1991 era pari a 101,7);
l’età media passa da 44,4 nel 1991 a 47,3 nel 2004.
Relativamente allo stato di qualità dell’ambiente in relazione al benessere ed alla salute della
comunità umana presente, non si evidenziano situazioni particolarmente significative dal punto di
vista sanitario. Gli aspetti di maggiore interesse, ai fini della valutazione di impatto ambientale,
riguardano possibili cause di mortalità o di malattie per popolazioni o individui esposti agli effetti
dell'intervento, gli effetti comprendono le componenti psicologiche e sociali. Relativamente a tale
componente, in generale la Provincia di Pisa, compreso il comune di M o n t e c a t i n i V C , non
presenta particolari criticità.
4.7.2 Valutazione degli impatti ambientali attesi
Fase di cantiere e di dismissione
Nella fase di cantierizzazione e di dismissione, gli unici impatti negativi potrebbero riguardare la
salute dei lavoratori soggetti alle emissioni di polveri dovuti agli scavi e alla movimentazione dei
mezzi di cantiere, alle emissioni sonore e vibrazioni prodotte dagli stessi mezzi durante le attività, la
cui valutazione sarà eseguita ai sensi del Testo Unico D. Lgs. 81/08.
Fase di esercizio
In fase di esercizio non si rilevano possibili impatti negativi nell’interazione opera-uomo. L’opera
non comporterà livelli che possano costituire causa di rischio per la salute degli individui né nel
corso della sua realizzazione né in quello della gestione. L’opera, per la sue caratteristiche, non può
generare incidenti rilevanti.
4.7.3 Misure di mitigazione e compensazione
Oltre alle mitigazioni già riportate per le componenti Atmosfera, Rumore e Vibrazioni, i lavoratori,
durante le fasi di realizzazione delle opere, saranno dotati di Dispositivi di Protezione Individuali
(D.P.I.) atti a migliorare le loro condizioni di lavoro (D.Lgs 81/08).
83 4.8 Paesaggio
Il paesaggio designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dai fruitori, il cui
carattere deriva dall'azione di fattori naturali e antropici e dalle loro interrelazioni.
Esso è rappresentato dagli aspetti del mondo fisico percepibili sensorialmente, arricchito dai valori
che su di esso proiettano i vari soggetti che lo osservano.
Il paesaggio si distingue in paesaggio naturale, ossia dove non è presente l'intervento umano, e in
paesaggio artificiale, del quale un chiaro esempio sono le città. Il paesaggio più diffuso presenta
elementi naturali e artificiali insieme, ed è detto paesaggio di dispersione.
Il paesaggio urbano è tradizionalmente caratterizzato da alcuni elementi fondamentali, quali:
• grandi elementi caratterizzanti;
• grandi nodi;
• confini e margini.
Questi elementi e le loro relazioni sono dei fenomeni della sub-urbanizzazione, ovvero dalla crescita
dei sobborghi, e della diffusione urbana, per cui una singola costruzione può nascere anche a
distanza dal centro urbano, a patto che vi sia un’infrastruttura stradale di collegamento.
Il paesaggio agricolo è il risultato di come l'uomo modella il paesaggio naturale a proprio
beneficio. Gli elementi caratterizzanti del paesaggio agrario sono:
1.
2.
3.
4.
morfologia del suolo;
assetto del territorio, strutturale e infrastrutturale;
sistemazioni idrauliche e agrarie, ampiezza visiva;
coltivazioni e vegetazione.
4.8.1 Stato della componente
All’interno della componente del paesaggio si è definito l’insieme degli aspetti relativi sia ai
valori paesaggistici del territorio, sia al patrimonio culturale, comprendendo in esso gli
elementi archeologici e storico-testimoniali.
L’indagine condotta nel presente studio è articolata secondo i seguenti livelli di analisi:
•
•
l’indicazione degli aspetti insediativi e delle configurazioni morfologiche e percettive
dell’ambito preso come riferimento per l’analisi ambientale, volte a definire i rapporti
visuali tra l’area dell’intervento e gli elementi naturali e antropici al contorno;
l’inquadramento storico-topografico dell’ambito citato, utile in generale per la
definizione di una valenza archeologica dell’area di studio.
L’area sede delle opere in progetto ricade nell’ambito di paesaggio della Regione Toscana
denominato Area di Volterra (Alta Val di Cecina).
Le colline metallifere sono state profondamente segnate dall’attività estrattiva e geotermica.
84 Oltre alla geomorfologia e all’idrografia naturale, i caratteri strutturali identificativi individuati dal
Piano Paesistico sono riportati nella tabella che segue.
Caratteri strutturali identificativi del paesaggio
carattere
PAESAGGIO AGRARIO
E FORESTALE
INSEDIAMENTI
descrizione
Paesaggio agrario costiero:, prevalenza di seminativo,
solcato dai canali di bonifica;
paesaggio agrario collinare: colture arborate (oliveti),
con terrazzamenti, appezzamenti di vigneto.
Alle quote più alte si trovano boschi di sughere e lecci.
Paesaggio agrario di pianura: frutteti e colture orticole.
Centro storico di Montecatini VC.
Rete di insediamenti produttivi etrusco-romani diffusi
in tutta l’area.
Volterra e Massa M-: nuclei storici origine etrusca ed
alto- medievale
INSEDIAMENTI MODERNI
E CONTEMPORANEI
Non diffusi.istema diffuso di aree urbanizzate:
Presenza di infrsatrutture e apparecchiature geotermia
VIABILITÀ
Vari tracciati di collegamento
I caratteri strutturali ordinari del paesaggio sono così individuati:
• geomorfologia: l’ambito presenta margini collinari a nord (colline metallifere) e ad est;
• vegetazione: ambiente agricolo con vasti prati e zone boscate;
• idrografia artificiale: colline e valli fiancheggiate da fasce di vegetazione o da colture; fossi
minori con vegetazione ripariale;
• paesaggio agrario e forestale di collina: sui rilievi collinari sono presenti boschi di lecci,
boschi di sclerofile sempreverdi, anche misti con latifoglie decidue, boschi di latifoglie
decidue termofile; alle quote più basse si trovano colture agrarie miste;
• paesaggio agrario e forestale di pianura: coltivazioni a seminativo specializzato;
progressiva urbanizzazione; connotazione data dagli insediamenti industriali;
• insediamenti: buona conservazione dei centri storici; degrado costiero legato agli
insediamenti turistici;
• infrastrutture: varie strade ex provinciali e statali; diffusa viabilità locale anche per collegamento impianti geotermici e minerari (spesso in cattivo stato di percorribilità); relitti di antiche
ferrovie minerarie.
Il paesaggio agrario di Montecatini Val di Cecina è caratterizzato dalla presenza di un
mosaico agroforestale complesso, vigneti, uliveti, seminativi, incolti, aree seminaturali in
corso di evoluzione, aree boschive a vario grado di continuità.
Le caratteristiche insediative del centro storico di Montecatini, restano quelle dell’impianto
medievale.
L’espansione degli ultimi due secoli si è attestata all’esterno del nucleo storico, in direzione sud –
occidentale, grazie anche alla presenza degli assi viari SP 439 ed SP 68 di Casino di TerraCanneto.
85 4.8.2 Valutazione degli impatti ambientali attesi
L’inserimento di nuove opere o la modificazione di opere esistenti inducono riflessi sulle
componenti del paesaggio. La loro valutazione richiede la verifica degli impatti visuali, delle
mutazioni dell’aspetto fisico e percettivo delle immagini e delle forme del paesaggio e di ogni
possibile fonte di inquinamento visivo nonché di quegli effetti capaci di modificare tutte le
componenti naturali ed antropiche, i loro rapporti e le loro forme consolidate di vita. La percezione
del paesaggio dipende da molteplici fattori, come la profondità, l’ampiezza della veduta,
l’illuminazione, l’esposizione, la posizione dell’osservatore, etc..., elementi che contribuiscono in
maniera differente alla comprensione degli elementi del paesaggio. La qualità visiva di un
paesaggio dipende dall’integrità, dalla rarità dell’ambiente fisico e biologico, dall’espressività e
leggibilità dei valori storici e figurativi, e dall’armonia che lega l’uso alla forma del suolo. Occorre
quindi tutelare le qualità visive del paesaggio e dell’immagine attraverso la conservazione delle
vedute e dei panorami.
Fase di cantiere e di dismissione
Durante la fase di cantiere e di dismissione, il quadro paesaggistico potrà essere compromesso dalla
occupazione di spazi per materiali ed attrezzature, dal movimento delle macchine operatrici, dai
lavori di scavo e riempimento successivo, dalle operazioni costruttive e da fenomeni di
inquinamento localizzati già in parte precedentemente analizzati (emissione di polveri e rumori,
etc…) Tali compromissioni di qualità paesaggistica sono comunque reversibili e contingenti alle
attività di realizzazione delle opere.
Fase di esercizio
Nel caso di impianti fotovoltaici, costituiti da strutture che non si sviluppano essenzialmente in
altezza, si rileva una bassa interazione con il paesaggio, soprattutto nella sua componente visuale.
4.8.3 Misure di mitigazione
L’impatto visivo è un problema di percezione ed integrazione complessiva del paesaggio; è
comunque possibile ridurre al minimo gli impatti visivi, scegliendo opportune soluzioni di
schermatura. Si potrà provvedere, alla piantagione di un filare di olivo (Olea europaea). Tale
impianto potrà essere integrato dalle piante eventualmente trapiantate. Sono utilizzabili le varietà da
produzione più correntemente impiegate nell’area, con la considerazione che l’impianto verrà
governato a filare alto e compatto. Per i dettagli si rimanda alla relazione vegetazionale allegata.
86 6. CONCLUSIONI
In relazione al Quadro di riferimento programmatico, per ciò che concerne gli strumenti di
programmazione considerati nell’ambito del presente studio, le opere in progetto sono coerenti con
gli obiettivi degli strumenti analizzati.
Per ciò che concerne gli strumenti di pianificazione del territorio lo studio ha rilevato quanto
segue:
• Il sito in esame non è collocato all’interno di Aree Naturali Protette di cui all’Elenco
Ufficiale del Ministero dell’Ambiente T.T.M. e istituite ai sensi della L. 394/91. Rispetto al
Parco interprovinciale di Montioni (Codice AP1010) il sito in esame si colloca circa 30
km a Nord/ Nord-Ovest. Non sono attese interazioni apprezzabili tra il sistema delle Aree
Naturali Protette, di cui al vigente Elenco Ufficiale del Ministero dell’Ambiente T.T.M.;
• le opere in progetto non sono in contrasto con le previsioni e/o gli obiettivi degli strumenti
regionali (PIT e Piano paesaggistico a integrazione del PIT); l’area sede delle opere in
progetto ricade nell’ambito paesistico 29 Area Volterrana;
• le opere in progetto non sono in contrasto con il vigente PRGC del Comune di Montecatini
Val di Cecina; è recente la rielaborazione in Variante dello strumento urbanistico comunale;
• Per ciò che concerne il regime vincolistico, lo studio ha rilevato quanto segue:
ƒ
l’area non è gravata da vincolo paesistico ex dell’art. 142 del Codice dei beni
culturali e del paesaggio;
ƒ
l’area non è gravata da vincolo idrogeologico.
87 88 COMUNE DI MONTECATINI VAL DI CECINA
Provincia di Pisa
LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO
FOTOVOLTAICO DI POTENZA 7,07 MWp NEL COMUNE
DI MONTECATINI VAL DI CECINA
Il Committente:
Impretecna srl – Vinci (Fi)
Il Progettista:
4.ER RAPPORTO AMBIENTALE
INDICE
Generalità
Ubicazione
Studio sugli effetti urbanistico-territoriali ed ambientali e sulle misure necessarie per
l’inserimento nel territorio comunale
Stato attuale
Potenziali fattori di impatto
Salute pubblica
Relazione di conformità del progetto preliminare con le norme ambientali e paesaggistiche,
nonché con i vigenti piani e programmi territoriali ed ambientali
Norme tecniche.
Normativa ambientale
Strumenti urbanistici
Vincoli paesaggistici, naturalistici, architettonici, archeologici ed idrogeologici.
Condizionamenti indotti dalla natura e vocazione dei luoghi
Relazione inerente le motivazioni, le finalità, le alternative di localizzazione, nonché gli
interventi alternativi ipotizzabili
Motivazioni e finalità.
Alternative di localizzazione e strutturali.
Generalità
Il progetto proposto all’attenzione consiste nella realizzazione di una installazione fotovoltaica di
potenza nominale pari a 7.07 MWp di picco, o “nominali” a terra con struttura fissa comprese tutte le
opere per l’immissione in rete MT di ENEL Distribuzione spa dell’energia prodotta.
L’installazione interesserà complessivamente circa 10 ha di un’area agricola ricadente nel territorio del
Comune di Montecatini Val di Cecina, di proprietà di Privati.
Ubicazione
La porzione di territorio coinvolta si trova nel Comune di Montecatini Val di Cecina, località Aiaccia, in
prossimità (400 mt) della SP.n°18.
Studio sugli effetti urbanistico-territoriali ed ambientali e sulle misure necessarie per l’inserimento nel
territorio comunale
Stato attuale
La zona interessata dall’opera risulta classificata come area agricola.
L’area interessata dall’intervento proposto è compatibile da un punto di vista urbanistico e non
comporta cambio di destinazione d’uso da quello agricolo (come quello proposto dal progetto).
E’ da sottolineare che, ai sensi dell’art. 12, comma 7, del Decreto Legislativo 29 dicembre 2003,
n. 387:
“Gli impianti di produzione di energia elettrica, di cui all'articolo 2, comma 1, lettere b) e c),1
possono essere ubicati anche in zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici. ...”
Oltre alla possibilità di realizzare installazioni fotovoltaiche in aree agricole, viene quindi stabilita
l’assenza di necessità di varianti urbanistiche in corrispondenza di tali installazioni.
E’ infine opportuno ricordare gli obiettivi di diffusione delle energie rinnovabili e le relative modalità di
conseguimento, stabiliti nel Piano di Indirizzo Energetico Regionale (PIER) approvato dal
Consiglio Regionale della Toscana l’8 luglio 2008, e in particolare quanto affermato già nella sua
“Introduzione”:
“… può essere ipotizzata una previsione di settecento megawatt di potenza per il fotovoltaico
che… gode di interessanti stimoli sul fronte della ricerca e dell’innovazione tecnologica sia sui
materiali impiegati, sia sulla performance degli impianti in termini di efficienza. I vantaggi, per
il fotovoltaico, riguardano non solo la possibilità di installazione sui tetti delle abitazioni, ma
soprattutto sugli immobili delle attività economiche in generale e nelle aree interessate da
progetti di ripristino ambientale, bonifica o messa in sicurezza,….”
dell’allevamento.”
Come sarà illustrato nel presente Rapporto, il progetto in oggetto intende contribuire proprio agli
obiettivi quantitativi del PIER, in considerazione della dimensione rilevante, sia pure non
eccessiva, conformandosi inoltre alle modalità di realizzazione ivi indicate, in ragione
dell’elevato grado di integrazione del nuovo intervento con le attività agricole.
Geografia. Da un punto di vista morfologico, come facilmente rilevabile dall’estratto della Carta
Tecnica Regionale, la conformazione dell’area d’interesse consiste di una porzione di territorio di tipo
a basse colline collocata in posizione completamente extra-urbana del Comune di Montecatini Val
di Cecina, molto distante dal Centro abitato: il nucleo abitato piu’ prossimo è Casino di Terra a circa 6
chilometri a nord.
La posizione risulta molto defilata dalla vista ed è esente da vincoli di qualsiasi natura.
La zona di intervento prevista è costituita da un terreno in un unico corpo con sviluppo in
direzione est-ovest.
L’area in trattazione, dalla forma di tipo trapezoidale, è caratterizzata da ottima esposizione a
Sud, con i lati minori orientati in direzione Nord-Sud.
Si accede a tale area tramite la predetta Strada Provinciale e la viabilità locale.
Considerando l’aspetto geologico si può rilevare che lo strato superficiale del terreno in oggetto è
quasi interamente costituito da depositi alluvionali con aspetto e consistenza di un limo.
L’attuale sfruttamento del territorio candidato a ospitare l’installazione fotovoltaica è quello della
coltura agricola a seminativo.
All’interno del perimetro della stessa area nonché nel circondario non sono state rilevate specie
arboree ad alto valore naturalistico. Inoltre non è stata riscontrata la presenza di muretti, terrazzamenti,
né tantomeno vi insistono manufatti di interesse storico e/o paesaggistico.
Ambito territoriale. Un corretto dimensionamento dell’ambito d’intervento dell’opera sottoposta a
verifica opportunamente introduce una doppia scala territoriale di riferimento: l’una trova significato
per la popolazione residente (nei due poderi ubicati a distanza non elevata rispetto al sito prescelto),
unica a essere interessata costantemente nel tempo dall’eventuale impatto paesaggistico
dell’intervento, l’altra per i fruitori e consumatori dell’energia pulita prodotta dall’impianto,
sicuramente individuabili come residenti in un contesto molto più ampio di territorio.
Destinazione d’uso. Il terreno eletto quale sito per il parco fotovoltaico è destinato all’uso agricolo.
Il progetto dell’installazione è stato concepito in modo da preservare il più possibile tale destinazione
d’uso anche ad intervento ultimato, tendendo a realizzare un connubio fra l’utilizzo di moderne
tecnologie dedite alla conversione elettrica dell’energia solare e eventualmente l’impiego di
tradizionali colture che continueranno a caratterizzare il territorio nell’ambito dello sfruttamento
agricolo dell’area.
Insediamenti. L’area interessata dall’intervento proposto non ha insediamenti abitativi all’interno del
suo perimetro.
Fauna. Sul fronte della biodiversità e del benessere della fauna selvatica, pur non risultando in alcun
modo aumentato il pericolo, in quanto le installazioni fotovoltaiche non generano emissioni nocive, la
recinzione perimetrale dell’installazione fotovoltaica costituirà un ostacolo al transito nell’area
esclusivamente per specie animali di notevole taglia, in quanto la dimensione delle maglie consentirà il
passaggio di specie quali piccoli mammiferi, anfibi, insetti, ecc.
Vegetazione. L’installazione in oggetto andrà ad occupare solo porzioni di terreno già adibite a
colture seminative, nessuna porzione del terreno da utilizzare quale area di installazione è
attualmente incolto.
L’intervento non influirà quindi sugli assetti vegetazionali naturali presenti ai margini dell’area
prescelta, scongiurando il pericolo di un loro impoverimento, anche alla luce della presenza nell’area
di altra installazione fotovoltaica analoga a quella proposta.
In aree contigue a quella sede di intervento verrà eventualmente eseguita la piantumazione, di specie
autoctone di pregio, in quantità tale che vi sia un arricchimento di vegetazione nella zona.
Suolo e sottosuolo. Lo strato superficiale del terreno in oggetto è quasi interamente costituito da
depositi alluvionali con aspetto e consistenza di un limo. Per tutto questo si può evidentemente
assumere che la portanza del terreno abbia valori abbondantemente superiori a quelli sufficienti per gli
scopi del progetto.
Trattandosi di sito “agricolo”, l’aspetto della scelta della tecnologia più adatta per il fissaggio delle
strutture al terreno riveste particolare importanza.
Le strutture di sostegno saranno realizzate in carpenteria metalliche, dimensionate per sostenere le
sollecitazione indotte dagli agenti atmosferici (carico vento e carico neve) in accordo con la vigente
normativa in materia. Le strutture saranno ancorate al terreno mediante apposite fondazioni a vite, infisse
con l'ausilio di speciali macchinari.
Tali viti sono ideali per questo genere di applicazioni, presentando alcune caratteristiche peculiari di non
trascurabile importanza quali:
−
−
−
−
diametro molto limitato, e dunque limitata occupazione effettiva di territorio; nell'area attorno alle
strutture è eventualmente possibile sviluppare forme di coltivazione o l'allevamento di specie
compatibili con l'installazione fotovoltaica (piante officinali, allevamento piccoli animali etc.)
profondità massima raggiunta, attorno ai 2,1m; le fondazioni dunque non andranno ad impattare e/o
modificare le eventuali falde sotterranee;
nessun impiego di cemento (dunque neanche movimentazione di automezzi in aree limitrofe al
cantiere);
assoluta reversibilità che permette di ripristinare lo stato dei luoghi in caso di dismissione a fine
vita, senza alcun residuo abbandonato in loco;
Le Tavole del corredo documentativo allegato forniscono particolari esaustivi circa l’impiego di tale
tecnologia. L’impatto sul sottosuolo, infine, risulterà estremamente contenuto per occupazione e
limitato allo strato in superficie, essendo caratterizzato dall’opera di viti di fondamento per
l’ancoraggio (di dimensioni contenute). oltre quella di interramento di qualche cavidotto elettrico di
modesta sezione, necessario al trasporto dell’energia dall’installazione fotovoltaica fino alla più vicina
cabina elettrica di trasformazione. Riguardo alla manutenzione post intervento si fa presente che
l’installazione in oggetto non influirà sulla presenza e la crescita della vegetazione autoctona, in
particolare erbacea.
Periodicamente verranno effettuate operazioni di manutenzione e pulitura del sito mediante il taglio
dell'erba con piccoli mezzi meccanici (decespugliatore, tagliaerba), in complemento alla presenza di
un gregge di ovini.
Non è previsto alcun impiego di sostanze chimiche diserbanti per il controllo della crescita della
vegetazione. Per la periodica pulizia dei moduli fotovoltaici non si intende impiegare alcuna
quantità d'acqua né di solventi o detergenti, dal momento che la configurazione inclinata
dell'installazione permette una sufficiente pulizia degli stessi da parte delle acque meteoriche
Aria. La realizzazione dell’installazione non introdurrà alcun effetto negativo di inquinamento
atmosferico, né diretto né indiretto.
Viceversa, può essere evidenziata in positivo la funzione ecologica dell’installazione, dal momento che
apporterà un significativo contributo a ridurre le emissioni di CO2 (circa 730 tonnellate ogni anno),
nonché di altre sostanze inquinanti quali ossidi di azoto, ossidi di zolfo e polveri, e ad evitare il
consumo annuo di circa 150 tonnellate di petrolio equivalente (Tep), a fronte della cospicua
produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile che sarà in grado di garantire.
Acqua. Particolare attenzione verrà posta nell’effettuare l’intervento in modo tale da non modificare la
funzionalità idraulica dell’area coinvolta e da garantire la conservazione del suo equilibrio
idrogeologico. L’impianto non costituirà ostacolo al decorso delle precipitazioni meteoriche in quanto le
strutture di ancoraggio (viti fondazione) non influenzano il deflusso meteorico.
Solo in corrispondenza del perimetro del manufatto che ospiterà le apparecchiature di conversione e
consegna dell’energia sarà realizzato idoneo sistema di smaltimento delle acque meteoriche.
Se per il convogliamento delle acque a scorrimento superficiale opere di intervento debbono essere e sono in effetti - previste, l’installazione si rivelerà neutra nei confronti del loro scorrimento
sotterraneo, dal momento che non si interverrà nel sottosuolo con modifiche di rilievo tali da
contaminare le eventuali falde sotterranee o deviarne il flusso.
Nessun intervento verrà effettuato nella direzione di modificare o contaminare l’attuale rete dei fossi e
dei canali.
Patrimonio architettonico e archeologico. Nessun elemento riscontrato.
Paesaggio. La constatazione che la fruizione del paesaggio è diversa in ragione dell’ubicazione del
luogo di osservazione rispetto alla sede dell’installazione impone una definizione diversa del grado di
impatto paesaggistico che il costruendo parco fotovoltaico comporterà. L’effetto più macroscopico del
mutamento di percezione scenica e panoramica dei luoghi lo avrà esclusivamente chi accedesse
all’area volutamente.
In particolare da tale viabilità risulterà visibile il manufatto ospitante le apparecchiature di conversione e
consegna dell’energia.
Si precisa che trattandosi di viabilità posta a est rispetto all’installazione gli elementi visibili
risulteranno solamente i pali costituenti la struttura di supporto dei moduli FV.
Un secondo elemento classificabile è la percezione statica dei componenti dell’installazione che gli
occupanti i due insediamenti abitativi limitrofi avranno ad installazione ultimata, da quello che
potrebbe essere definito e caratterizzato come “contesto intermedio”. Il parco fotovoltaico,
ovviamente, non potrà risultare “invisibile”; tuttavia, sia per la ridotta densità installativa, sia per
altezze contenute l’impatto paesaggistico è ritenuto non rilevante. Resta infine da quantificare il
cambiamento che l’introduzione di questo intervento tecnologico apporterà alla vista panoramica
della zona interessata, fruibile dalle alture circostanti e definibile come facente parte del “contesto
vasto” all’area di intervento.
Potenziali fattori di impatto
Dal punto di vista ambientale, una sintetica descrizione dell’intervento proposto può tradursi nella
definizione di trasformazione diretta, reversibile, a medio termine, priva di modificazioni
permanenti dell'assetto fondiario, agricolo e colturale, con un elevato grado di compatibilità
paesaggistica soprattutto con i rilevanti pregi di non consumare risorse non rinnovabili, e allo stesso
tempo di generare energia da fonti rinnovabili, senza alcuna emissione in atmosfera in grado a sua
volta di evitare l’immissione di rilevanti quantità di sostanze inquinanti e dannose per la salute e per
l’ambiente secondo un procedimento ecologico nell’accezione più profonda.
Paesaggio. La realizzazione dell’installazione secondo il progetto allegato non introdurrà alcun
rischio di deturpazione ambientale e paesaggistica.
L’effetto di variazione scenica a livello di “contesto vasto”, dell’area sede di intervento, risulterà
molto contenuto in ragione della distanza e della naturale mitigazione di impatto che la limitrofa
vegetazione presente sarà in grado di apportare.
Dal punto di vista del consumo di materie prime, acqua ed energia, si può affermare che solo la fase
installativa richiederà un approvvigionamento di materiali da costruzione, necessari per la
realizzazione della cabina elettrica di consegna dell’energia prodotta e per l’ancoraggio al suolo delle
strutture.
La situazione di regime, inoltre, sarà caratterizzata dalla completa assenza di fabbisogno di materie
prime, essendo la luce del sole l’esclusiva fonte di approvvigionamento dell’intero parco.
Il processo di trasformazione dell’energia da parte dei convertitori elettrici implicherà solo un
leggerissimo “brusio” non più percettibile già a 2 metri di distanza dal manufatto. La valutazione di
impatto acustico ambientale, facente parte della documentazione a corredo, comprova l’attinenza del
progetto alle prescrizioni contenute nelle prescrizioni nazionali e territoriali.
Si profila ovviamente un impatto completamente nullo anche sul fronte dei rifiuti prodotti.
E’ da escludere definitivamente che l’opera ingeneri, nella sua funzionalità, alcuna forma di vibrazioni di
intensità rilevabile già a brevissime distanze.
Da un punto di vista di rischio di incidenti, l’unico fattore da considerare è quello assimilabile agli
impianti di generazione elettrica da fonti convenzionali, fatta eccezione per i rischi derivanti dai
processi di combustione, che nel caso in oggetto sono ovviamente assenti. La posa in opera delle
strutture ridurrà allo stretto indispensabile i lavori edili preliminari, non presupponendo tra l’altro
un’alterazione permanente del suolo in funzione del loro ancoraggio, offrendo garanzia sulla piena
reversibilità delle condizioni del terreno sottostante in caso di smantellamento dell’installazione
fotovoltaica. L’installazione non potrà in alcun modo costituire ostacolo viario per tutta la durata del
suo funzionamento, per cui anche l’impatto sulla viabilità risulta nullo.
Compatibilità elettromagnetica. In merito alla compatibilità elettromagnetica dell’intervento si
faccia riferimento alla relazione compatibilità elettromagnetica
.
Salute pubblica.
Dal punto di vista della salute pubblica, le ricadute su tutto il comprensorio saranno positive o neutre,
per tutta la serie di fattori già messa in evidenza nei precedenti paragrafi e di seguito riassunta:
• riduzione delle emissioni di CO2 (circa 1168 tonnellate ogni anno);
• riduzione delle emissioni di altre sostanze inquinanti prodotte dalla generazione
elettrica tradizionale, quali ossidi di azoto, ossidi di zolfo, polveri:
• risparmio annuo di circa 218,5 tonnellate di petrolio equivalente;
• conservazione dello stato attuale del suolo e sottosuolo;
• assenza di qualsiasi forma di inquinamento idrico (impatto zero sulle falde acquatiche e
sul deflusso delle acque meteoriche);
• assenza di qualsiasi forma di inquinamento acustico (impianto silente);
• assenza di qualsiasi forma di inquinamento elettrico ed elettromagnetico (cavidotti
interrati);
Relazione di conformità del progetto preliminare con le norme ambientali e paesaggistiche, nonché
con i vigenti piani e programmi territoriali ed ambientali.
Il progetto preliminare dell’installazione fotovoltaica è redatto in conformità alle norme ambientali e
paesaggistiche attualmente in vigore, può contare sulla totale assenza di vincoli insistenti sull’area
interessata e tiene conto delle raccomandazioni suggerite dai piani e/o programmi territoriali e
ambientali disposti a livello locale. Dal punto di vista dell’inquadramento normativo, una installazione
fotovoltaica rientra nella categoria di progetti prevista alla lettera c) (“Impianti industriali non termici
per la produzione di energia, vapore ed acqua calda”) del Punto 2 (“Industria energetica ed estrattiva”)
dell’ Allegato IV (“Progetti sottoposti alla Verifica di assoggettabilità di competenza delle Regioni e
delle Province autonome di Trento e Bolzano”) del Decreto Legislativo 16 gennaio 2008 n. 4
(“Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante
norme in materia ambientale”) ed infine nell’allegato B2 della LRT 10-11/2010.
Norme tecniche.
L’elenco delle principali norme tecniche che regolano la realizzazione dell’opera in oggetto è
presentato nella tabella seguente.
Leggi e Decreti
DPR 547 del 27/04/1955
DPR 447 del 6/12/1991
Legge n° 186 del 1/3/1968
Legge n° 46 del 5/3/1990
Legge n° 791 del 18/10/1977
Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro.
Regolamento di attuazione della legge n° 46 del 5/3/1990.
Impianti Elettrici.
Norme per la sicurezza degli impianti.
Libera circolazione del materiale elettrico B.T.
Norme CEI
CEI 17-5
CEI 11-20
CEI 11-17
CEI 20-19
CEI 20-20
CEI 20-22
CEI 23-3
CEI 23-5
CEI 23-8
CEI 23-9
CEI 23-11
CEI 2-12
CEI 23-14
CEI 23-18
CEI 23-25
CEI 64-8
CEI EN 60904-1 1998
CEI EN 60904-2 1997
CEI EN 60904-3 1998
CEI EN 61173 1998
CEI EN 60904-6 1996
CEI EN 61215 1997
CEI EN 61727 1997
CEI EN 61725 1998
CEI EN 61829 1999
DM 30852 1994
DM MLP 12/2/82 1982
CNR-UNI 10011 1988
CNR-UNI 10012 1988
CNR-UNI 10022 1984
CEI 22-2 1998
CEI EN 60146-1-1 1997
CEI EN 50081-1-2 1997
CEI ENV 61000-3-2 1997
CEI EN 60555-1
CEI EN 60439-1 1998
CEI EN 60439-2 1997
CEI EN 60439-3 1997
CEI EN 60445
CEI EN 60529
CEI EN 60099-1-2
CEI EN 60719 1997
CEI 11-37 1996
Norme per interruttori automatici per c.a. a tensione nominale 1000V.
Impianti di produzione di energia elettrica e gruppi di continuità collegati a reti di I e II
categoria
Calcolo delle correnti di cortocircuito nelle reti trifasi a corrente alternata.
Cavi isolati con gomma con tensione nominale non superiore a 450/750V.
Cavi isolati con polivinilcloruro con tensione nominale non superiore a 4550/750V.
Cavi isolati in PVC non propaganti la fiamma per tensioni fino a 1000V.
Interruttori automatici di sovracorrente per usi domestici e similari.
Interruttori e commutatori per usi domestici e similare.
Tubi protettivi rigidi in PVC e accessori.
Apparecchi di comando non automatici per installazione fissa per uso domestico e
similare.
Interruttori e commutatori per apparecchi per uso domestico e similare.
Prese a spina per usi industriali.
Tubi protettivi flessibili in PVC e loro accessori.
Norme per interruttori differenziali per usi domestici e similari.
Tubi per installazioni elettriche.
Impianti elettrici utilizzatori a tensione < = 1000V in corrente alternata e a 1500V in
corrente continua.
Dispositivi fotovoltaici – Misura delle caratteristiche fotovoltaiche tensione-corrente
Dispositivi fotovoltaici- Prescrizioni per le celle fotovoltaiche
Dispositivi fotovoltaici – Principi di misura per sistemi solari fotovoltaici per uso
terrestre e irraggiamento spettrale di riferimento
Protezione contro le sovratensioni dei sistemi fotovoltaici per la produzione di energia –
Guida
Dispositivi fotovoltaici- Requisiti dei moduli solari di riferimento
Moduli fotovoltaici in silicio cristallino per applicazioni terrestri. Qualifica del progetto e
omologazione del tipo
Sistemi fotovoltaici. Caratteristiche del’interfaccia di raccordo alla rete
Espressione analitica dell’andamento giornaliero dell’irraggiamento solare
Schiere di moduli FV in silicio cristallino-Misura sul campo della caratteristica I-V
Normative antisismiche per le strutture di sostegno
Criteri generali per la veriica di sicurezza delle costruzioni e norme tecniche per i carichi ed
i sovraccarichi per le strutture di sostegno
Costruzioni in acciaio Istruzioni per il calcolo, l’esecuzione, il collaudo e la
manutenzione delle strutture di sostegno
Istruzioni per la valutazione delle “Azioni sulle costruzioni”
Profili in acciaio formati a freddo per l’impiego nelle costruzioni
Convertitori elettronici di potenza per applicazioni industriali e di trazione
Convertitori a semiconduttori-Prescrizioni generali e convertitori commutati da linea
Compatibilità elettromagnetica. Norma generica sull’emissione. Parte 1
Compatibilità elettromagnetica . Parte 3
Disturbi nelle reti di alimentazione prodotti da apparecchi elettrodomestici e da
equipaggiamenti elettrici
Apparecchiature assiemat di protezione e manovra per bassa tensione. Parte 1
Apparecchiature assiepate i protezione e manovra per bassa tensione. Parte 2
Apparecchiature assiepate di protezione e manovra per bassa tensione. Parte 3
Individuazione dei morsetti e degli apparecchi e delle estremità dei conduttori designati e
regole generali per un sistema alfanumerico
Grado di protezione degli involucri (codice IP)
Scaricatori
Calcolo dei valori minimi e massimi delle dimensioni medie esterne dei conduttori e dei
cavi con conduttori rotondi in rame e con tensione nominale inferiore a 450/750V
Guida per l’esecuzione degli impianti di terra di stabilimenti per sistemi di I,II e III
categoria
CEI 64-12 1998
CEI 81-1 1998
CEI 81-3
CEI 81-4
CEI 0-2
CEI 0-3
UNI 10349
CEI EN 61724
IEC 60364-7-712
Guida per l’esecuzione dell’impianto di terra negli edifici per uso residenziale terziario
Protezione di strutture contro i fulmini
Valori medi del numero di fulmini a terra per anno e per km quadrato
Valutazione del rischio dovuto a fulmine.
Guida per la definizione della documentazione di progetto per impianti elettrici.
Guida per la compilazione della documentazione per la legge n.46/90
Riscaldamento e raffrescamento degli edifici. Dati
Rilievo delle prestazioni dei sistemi fotovoltaici.
Electrical installations of buildings.
Normativa ambientale.
Normativa nazionale. Per quanto attiene la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, lo
Stato italiano ha emanato specifiche norme, che traggono origine da quanto definito dall'Art. 6 della
legge 349/86 istitutiva del Ministero dell'Ambiente.
Nella tabella seguente si riportano, in ordine cronologico di promulgazione, le principali norme
nazionali pubblicate in materia, attinenti alla tipologia di progetto presentata.
Legge n. 349 dell'8 luglio 1986 e successive
modifiche ed integrazioni
Legge n. 896 del 9 dicembre 1986
Legge n. 67 dell'11 marzo 1988 e successive
modifiche ed integrazioni
Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n.
377 del 10 agosto 1988 e successive modifiche ed
integrazioni
Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri
27 dicembre 1988 e successive modifiche ed
integrazioni
Circolare ministeriale 11 agosto 1989 e successive
modifiche ed integrazioni
Circolare ministeriale 23 febbraio 1990
Circolare ministeriale 21 giugno 1991
Legge n. 109 dell’11 febbraio 1994
Legge n. 146 del 22 febbraio 1994
Circolare ministeriale 15 febbraio 1996
Decreto del Presidente della Repubblica 12 aprile
1996 e successive modifiche ed integrazioni
Circolare ministeriale 7 ottobre 1996
Circolare ministeriale 8 ottobre 1996
Decreto Legislativo n. 39 del 24 febbraio 1997
Istituzione del Ministero dell'ambiente e norme in materia di danno
ambientale (articolo 6).
Disciplina della ricerca e della coltivazione delle risorse geotermiche.
Ecologia.
Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale
dello Stato (legge finanziaria 1988), (art. 18.
Regolamentazione delle pronunce di compatibilità ambientale di cui
all'art. 6 della legge 8 luglio 1986, n. 349, recante istituzione del
Ministero dell'Ambiente e norme in materia di danno ambientale.
Norme tecniche per la redazione degli studi di impatto ambientale e
la formulazione del giudizio di compatibilità di cui all'art. 6 della
Legge 349/86, adottate ai sensi dell'art. 3 del D.P.C.M. 377/88.
Pubblicità degli atti riguardanti la richiesta di compatibilità
ambientale di cui all'art. 6 L. 8.7.86, n. 349. Modalità dell'annuncio su
quotidiani.
Integrazione della Circolare 11.8.89 del Ministero Ambiente
concernente: "Pubblicità degli atti riguardanti la richiesta di pronuncia
di compatibilità ambientale" di cui all'art. 6 legge 349/86, modalità
dell'annuncio su quotidiani.
Integrazione alla Circolare 11.8.89 concernente: "Pubblicità degli atti
riguardanti la richiesta di pronuncia di compatibilità ambientale di cui
all'art. 6 della legge 8 luglio 1986, n. 349; modalità dell'annuncio su
quotidiani" (n. 3093/1.20).
Legge quadro in materia di lavori pubblici.
Disposizioni
perl'adempimento di obblighi
derivanti
dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - legge
comunitaria 1993.
Integrazioni delle circolari 11 agosto 1989 e 23 febbraio 1990, n.
1092/VIA/A.O. 13.I, del Ministero dell'ambiente concernente:
"Pubblicità degli atti riguardanti la richiesta di pronuncia di
compatibilità ambientale di cui all'art. 6 della legge 8 luglio 1986, n.
349; modalità dell'annuncio sui quotidiani".
Atto di indirizzo e coordinamento per l'attuazione dell'art. 40 comma
1, della legge 22 febbraio 1994, n. 146, concernente disposizioni in
materia di valutazione di impatto ambientale.
Procedure di valutazione di impatto ambientale.
Principi e criteri di massima della valutazione di impatto ambientale.
Attuazione della direttiva 90/313/CEE, concernente la libertà di
accesso alle informazioni in materia di ambiente.
Decreto del Presidente della Repubblica n. 357 Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa
dell'8 settembre 1997 e successive modifiche ed alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della
integrazioni
flora e della fauna selvatiche.
Decreto del Presidente della Repubblica 11 Disposizioni integrative al Decreto del Presidente del Consiglio dei
Ministri del 10 agosto 1988, n. 377, in materia di disciplina delle
febbraio 1998
pronunce di compatibilità ambientale, di cui alla L. 8 luglio 1986, n.
349, art. 6.
Decreto del Presidente della Repubblica n. 447 del Regolamento recante norme di semplificazione dei procedimenti di
autorizzazione per la realizzazione, l'ampliamento, la ristrutturazione e
20 ottobre 1998
la riconversione di impianti produttivi, per l'esecuzione di opere
interne ai fabbricati, nonché per la determinazione delle aree destinate
agli insediamenti produttivi, a norma dell'articolo 20, comma 8, della
legge 15 marzo 1997, n. 59.
Decreto del Presidente della Repubblica n. 348 del Regolamento recante norme tecniche concernenti gli studi di impatto
ambientale per talune categorie di opere.
2 settembre 1999
Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 3 Atto di indirizzo e coordinamento che modifica ed integra il
settembre 1999 e successive modifiche ed precedente atto di indirizzo e coordinamento per l'attuazione dell'art.
integrazioni
40, comma 1, della legge 22 febbraio 1994, n. 146, concernente
disposizioni in materia di valutazione dell'impatto ambientale.
Decreto Legislativo n. 490 del 29 ottobre 1999
Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e
ambientali, a norma dell'art. 1 della legge 8 ottobre 1997, n. 352 (art.
26).
Circolare ministeriale n. 3183 del 14 marzo 2000
Diretta e immediata applicabilità del dpcm 3 settembre 1999 in
materia di V.I.A. regionale.
Decreto Ministeriale 3 aprile 2000 e successive Elenco dei siti di importanza comunitaria e delle zone di protezione
modifiche ed integrazioni
speciali, individuati ai sensi delle direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE.
Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 1 Modificazioni ed integrazioni del decreto del Presidente del Consiglio
dei Ministri 3 settembre 1999, per l'attuazione dell'art. 40, primo
settembre 2000
comma, della legge 22 febbraio 1994, n. 146, in materia di
valutazione dell'impatto ambientale.
Decreto del Presidente della Repubblica n. 440 del Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del
Presidente della Repubblica 20 ottobre 1998, n. 447, in materia di
7 dicembre 2000
sportelli unici per gli impianti produttivi.
Legge n. 340 del 24 novembre 2000
Disposizioni per la delegificazione di norme e per la semplificazione
di procedimenti amministrativi – Legge di semplificazione 1999
Legge n. 93 del 23 marzo 2001
Disposizioni in campo ambientale (art.6).
Legge n. 443 del 21 dicembre 2001
Delega al Governo in materia di infrastrutture ed insediamenti
produttivi strategici ed altri interventi per il rilancio delle attività
produttive.
Legge n. 179 del 31 luglio 2002
Disposizioni in materia ambientale (art. 5).
Decreto Legislativo n. 190 del 20 agosto 2002 e Attuazione della legge 21 dicembre 2001, n. 443, per la realizzazione
successive modifiche ed integrazioni
delle infrastrutture e degli insediamenti produttivi strategici e di
interesse nazionale.
Circolare ministeriale 25 novembre 2002
Integrazione delle circolari 11 agosto 1989, 23 febbraio 1990,
n.1092/VIA/A.O.13.I e 15 febbraio 1996 del Ministero dell'ambiente,
concernente "Pubblicità degli atti riguardanti la richiesta di pronuncia
di compatibilità ambientale di cui all'art. 6 della legge 8 luglio 1986,
n. 349, modalità dell'annuncio sui quotidiani".
Decreto del Presidente della Repubblica n. 120 del Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del
Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, concernente
12 marzo 2003
attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli
habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna
selvatiche.
Legge n. 306 del 31 ottobre 2003
Disposizioni
per
l'adempimento
di obblighi
derivanti
dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee. Legge
comunitaria 2003 (estratto).
Decreto Legge n. 315 del 14 novembre 2003 e Disposizioni urgenti in tema di composizione delle commissioni per
successive modifiche ed integrazioni
la valutazione d'impatto ambientale e di procedimenti autorizzatori
Decreto Legislativo n. 387 del 29 dicembre 2003 e
successive modifiche ed integrazioni
Legge n. 5 del 16 gennaio 2004
Decreto Ministeriale 1 aprile 2004
Legge n. 308 del 15 dicembre 2004
Decreto Ministeriale 25 marzo 2005
Decreto Ministeriale 25 marzo 2005
Decreto Ministeriale 25 marzo 2005
Legge n. 62 del 18 aprile 2005
Decreto Legislativo n. 189 del 17 agosto 2005
Decreto Legislativo n. 195 del 19 agosto 2005
Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 e
successive modifiche ed integrazioni
Decreto Legge n. 173 del 12 maggio 2006 e
successive modifiche ed integrazioni
Decreto Legge n. 300 del 28 dicembre 2006
Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 7
marzo 2007
Decreto Legislativo n. 4 del 16 gennaio 2008
Legge 23 luglio 2009, n. 99
per le infrastrutture di comunicazione elettronica.
Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione
dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel
mercato interno dell'elettricità.
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14
novembre 2003, n. 315, recante disposizioni urgenti in tema di
composizione delle commissioni per la valutazione di impatto
ambientale e di procedimenti autorizzatori per le infrastrutture di
comunicazione elettronica.
Linee guida per l'utilizzo dei sistemi innovativi nelle valutazioni di
impatto ambientale.
Delega al Governo per il riordino, il coordinamento e l'integrazione
della legislazione in materia ambientale e misure di diretta
applicazione.
Annullamento della deliberazione 2 dicembre 1996 del Comitato per
le aree naturali protette; gestione e misure di conservazione delle
Zone di protezione speciale (ZPS) e delle Zone speciali di
conservazione (ZSC).
Elenco dei Siti di importanza comunitaria (SIC) per la regione
biogeografica continentale, ai sensi della direttiva 92/43/CEE.
Elenco dei proposti siti di importanza comunitaria per la regione
biogeografica mediterranea, ai sensi della direttiva n. 92/43/CEE.
Disposizioni
per
l'adempimento di obblighi derivanti
dall'appartenenza dell'Italia alle Comunita' europee. Legge
comunitaria 2004.
Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 20 agosto 2002, n.
190, in materia di redazione ed approvazione dei progetti e delle
varianti, nonchè di risoluzione delle interferenze per le opere
strategiche e di preminente interesse nazionale.
Attuazione della direttiva 2003/4/CE sull'accesso del pubblico
all'informazione ambientale.
Norme in materia ambientale.
Proroga di termini per l'emanazione di atti di natura regolamentare e
legislativa.
Proroga di termini previsti da disposizioni legislative.
Modifiche al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 3
settembre 1999, recante: "Atto di indirizzo e coordinamento per
l'attuazione dell'articolo 40, comma 1, della legge 22 febbraio 1994,
n. 146, concernente disposizioni in materia di valutazione dell'impatto
ambientale".
Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo
3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale.
"Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese,
nonché in materia di energia"
Normativa regionale. La procedura di Valutazione di Impatto Ambientale è regolamentata dalla
Regione Toscana attraverso una serie di specifiche norme, che traggono origine da quanto definito
dalla Legge Regionale n. 79 del 3 novembre 1998.
Nella tabella seguente si riportano, in ordine cronologico di emanazione, le principali leggi e delibere
regionali promulgate in materia, attinenti alla tipologia di progetto presentata.
Legge Regionale n. 79 del 3 novembre 1998
Legge Regionale n. 88 del 1 dicembre 1998 (artt.
1-17-33)
Norme per l'applicazione della valutazione di impatto ambientale.
Attribuzione agli Enti locali e disciplina generale delle funzioni
amministrative e dei compiti in materia di urbanistica e pianificazione
territoriale, protezione della natura e dell'ambiente, tutela
Legge Regionale n. 91 dell’11 dicembre 1998, (art.
7)
Legge Regionale n. 1 del 19 gennaio 1999
Deliberazione della Giunta Regionale n. 693 del 15
giugno 1999
Deliberazione della Giunta Regionale n. 695 del 15
giugno 1999
Deliberazione della Giunta Regionale n. 696 del 15
giugno 1999
Legge Regionale n. 51 dell’ 11 agosto 1999
Deliberazione della Giunta Regionale n. 1068 del
20 settembre 1999
Deliberazione della Giunta Regionale n. 1069 del
20 settembre 1999
Legge Regionale n. 40 del 22 marzo 2000
Legge Regionale n. 56 del 6 aprile 2000
Legge Regionale n. 79 del 20 dicembre 2000
Deliberazione della Giunta Regionale n. 79 del 29
gennaio 2001
Deliberazione della Giunta Regionale n. 356 del 2
aprile 2001
Deliberazione della Giunta Regionale n. 1358 del
10 dicembre 2001
Legge Regionale n. 53 del 31 ottobre 2001
Deliberazione del Consiglio Regionale n. 18 del 29
gennaio 2002
Deliberazione del Consiglio Regionale n. 24 del 30
gennaio 2002
Deliberazione della Giunta Regionale n. 816 del 4
agosto 2003
Legge Regionale n. 61 del 22 dicembre 2003
dell'ambiente dagli inquinamenti e gestione dei rifiuti, risorse idriche e
difesa del suolo, energia e risorse geotermiche, opere pubbliche,
viabilità e trasporti conferite alla Regione dal D.Lgs. 31 marzo 1998,
n. 112.
Norme per la difesa del suolo.
Modifiche ed integrazioni agli articoli 12 e 14 della legge regionale
11 dicembre 1998, n. 91, recante "norme per la difesa del suolo".
Legge regionale 3 novembre 1998, n. 79 recante "Norme per
l'applicazione della V.I.A.". Adempimenti di cui al comma 2 articolo
17, relativo allo svolgimento della procedura unica integrata.
L.R. 3.11.1998, n. 79 recante "Norme per l'applicazione della V.I.A.".
Adempimenti di cui all'art. 21, relativo alla partecipazione regionale
al procedimento statale di V.I.A. Provvedimenti.
Legge regionale 3 novembre 1998, n. 79 recante "Norme per
l'applicazione
della Valutazione dell’impatto
ambientale”.
Disposizioni concernenti le modalità di comunicazione e di deposito
dei progetti da sottoporre al procedimento regionale di V.I.A..
Disposizioni in materia di linee elettriche ed impianti elettrici.
Legge regionale 3 novembre 1998, n. 79 "Norme per la valutazione
di impatto ambientale" approvazione del nuovo testo linee guida di
cui all’Art. 22 “Disposizioni attuative delle procedure”.
Legge regionale 3 novembre 1998, n. 79 "Norme per la valutazione
di impatto ambientale" approvazione del nuovo testo norme tecniche
di cui all’Art. 22 "Disposizioni attuative delle procedure".
Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 1.12.1998, n. 88 "
Attribuzione agli enti locali e disciplina generale delle funzioni
amministrative e dei compiti in materia di urbanistica e pianificazione
territoriale, protezione della natura e dell’ambiente, tutela
dell’ambiente dagli inquinamenti e gestione dei rifiuti, risorse idriche e
difesa del suolo, energia e risorse geotermiche, opere pubbliche,
viabilità e trasporti conferite alla Regione dal decreto legislativo 31
marzo 1998, n. 112.
Norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e
seminaturali, della flora e della fauna selvatiche - Modifiche alla
legge regionale 23 gennaio 1998, n. 7 - Modifiche alla legge
regionale 11 aprile 1995, n. 49.
Legge Regionale 3 novembre 1998, n. 79 “Norme per l`applicazione
della valutazione d`impatto ambientale” Abrogazione del comma 1
dell`art. 27.
Circolare interpretativa per l’applicazione dell’Art. 11 della L.R.
79/98 (Procedura di verifica).
Procedimento di V.I.A. regionale ex Artt. 14 e seguenti L.R. 79/98.
Attribuzione competenza alla Giunta Regionale.
L.R. 79/98 "Norme per l'applicazione della V.I.A". Adempimenti di
cui all'art. 21 inerente la partecipazione regionale al procedimento di
V.I.A. statale. Provvedimenti.
Disciplina dei commissari nominati dalla Regione.
Legge regionale 6 aprile 2000, n. 56 “Norme per la conservazione e
la tutela degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna
selvatiche” Modifiche alla legge regionale 23 gennaio 1998, n. 7.
Modifiche alla legge regionale 11 aprile 1995, n. 49) - individuazione
di nuovi siti di importanza regionale e modifica dell'allegato D.
Programma di tutela ambientale 2002-2003.
Parziale modifica Del. G.R. 1358/01. Aggiornamento composizione
nucleo di valutazione in materia di V.I.A..
Nome in materia di autorizzazione integrata ambientale. Modifiche
Deliberazione del Consiglio Regionale n. 6 del 21
gennaio 2004
alla legge regionale 3 novembre 1998 n. 79.
Legge regionale 6 aprile 2000, n. 56 (Norme per la conservazione e la
tutela degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna).
Perimetrazione dei siti di importanza regionale e designazione di
zone di protezione speciale in attuazione delle direttive n.
79/409/CEE e n. 92/43/CEE.
Legge Regionale n. 39 del 24 febbraio 2005
PIER, approvato il 8 luglio 2008
Disposizioni in materia di energia (gli articoli 12 e 41 riguardano la
V.I.A.).
Piano di Indirizzo Energetico Regionale.
Legge Regionale n°10 e 11 del 10.2.2010,
Strumenti urbanistici.
Allo stato attuale delle conoscenze non si rilevano elementi di contrasto tra gli strumenti urbanistici
del Montecatini Val di Cecina ed il progetto dell’installazione fotovoltaica.
Vincoli paesaggistici, naturalistici, architettonici, archeologici ed idrogeologici.
Il Comune di Montecatini Val di Cecina non prevede, in corrispondenza della zona prescelta per
l’installazione fotovoltaica, la presenza di vincoli.
Si veda tuttavia la Relazione Ambientale Coordinata, par.2.5.2 per la presenza nelle vicinamze di
una SIR.(Monterufoli).
Particolare attenzione verrà posta nell’effettuare l’intervento in modo tale da garantire che l’attuale
funzionalità idraulica dell’area coinvolta sia preservata nel rispetto dell’attuale equilibrio
idrogeologico. L’impianto non costituirà ostacolo al decorso delle precipitazioni meteoriche in quanto le
strutture di ancoraggio (viti fondazione) non influenzano il deflusso meteorico ed esclude possibili
contaminazioni o deviazioni di flusso delle eventuali falde sotterranee. Solo in corrispondenza del
perimetro del manufatto che ospiterà le apparecchiature di conversione e consegna dell’energia sarà
realizzato idoneo sistema di smaltimento delle acque meteoriche.
Nessun intervento verrà infine effettuato nella direzione di modificare o contaminare l’attuale rete dei
fossi e dei canali.
Condizionamenti indotti dalla natura e vocazione dei luoghi.
Il progetto dell’installazione fotovoltaica è stato concepito in funzione della natura dei luoghi e della
destinazione d’uso del territorio coinvolto. La scelta della struttura fissa a terra (piuttosto di una
struttura mobile ad inseguimento) è stata fatta anche al fine di minimizzare gli effetti impattanti
associabili all’intervento.
Relazione inerente le motivazioni, le finalità, le alternative di localizzazione, nonché gli interventi
alternativi ipotizzabili
Motivazioni e finalità.
La natura del progetto consiste nella realizzazione di un processo produttivo autonomo che non
consuma risorse non rinnovabili e allo stesso tempo genera energia elettrica attraverso lo
sfruttamento della radiazione solare, senza alcuna emissione in atmosfera e con il risparmio in
quantità importanti di emissioni inquinanti per l’uomo e per l’ambiente, secondo un procedimento
ecologico nell’accezione più profonda. La potenza nominale dell’installazione prevista per il parco
fotovoltaico sarà pari circa 7.07 MWp.
COMUNE DI MONTECATINI VAL DI CECINA
Provincia di Pisa
LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO
FOTOVOLTAICO DI POTENZA 7,07 MWp NEL COMUNE DI
MONTECATINI VAL DI CECINA
Il Committente:
Impretecna srl – Vinci (Fi)
Il Progettista:
5.AR RELAZIONE TECNICO - STRUTTURALE
RELAZIONE TECNICA STRUTTURALE
INDICE
1 2 1.1 GENERALITÀ 1.2 STRUTTURA KRINNER PER IL SOSTEGNO DEI MODULI 1.3 FONDAZIONI A VITE KRINNER ANALISI DEI CARICHI 2.1 VENTO 2.2 NEVE 2.3 CARICHI PERMANENTI – AZIONI SISMICHE 2.4 COMBINAZIONE DEI CARICHI 3 SOLLECITAZIONI E VERIFICHE 4 VERIFICA DELLE STRUTTURE RELAZIONE TECNICO-ILLUSTRATIVA 4.1 MATERIALI 4.2 STRUTTURE IN ELEVAZIONE 4.3 STRUTTURE DI FONDAZIONE 1 - RELAZIONE TECNICO-ILLUSTRATIVA
1.1 GENERALITÀ
La presente relazione tecnica analizza le strutture di sostegno e di fondazione di un impianto
fotovoltaico in progetto, ubicato nel Comune di Montecatini Val di Cecina (PISA).
L’impianto
sarà
realizzato
con moduli il silicio cristallino di potenza nominale 305 Wp,
dimensioni 1.482 mm x 992 mm, disposti su strutture di sostegno (“tavole”) ancorate nel terreno.
La tavola di dimensioni massime ospiterà una superficie fotovoltaica di 18.00 m X 4.03 m (48
moduli divisi su 4 file orizzontali), orientata a Sud ed inclinata di 35°. La potenza complessiva
dell’impianto è di circa 7.07 MWp di targa per circa 73.000 mq di ingombro lordo. L’area residuale
viene mantenuta a “verde”.
Compito del progetto strutturale è quello di ottimizzare a livello tecnico ed economico i
seguenti fattori:
•
Oneri di manodopera per il montaggio: la struttura dovrà presentare caratteristiche di
ripetitività, semplicità e rapidità di installazione;
•
Razionalizzazione dei materiali impiegati: il progetto, nel rispetto della normativa
vigente, dovrà massimizzare il rendimento strutturale dei vari elementi, ricercando una
combinazione ottimale di schemi geometrici, sezioni e caratteristiche di resistenza;
•
Adattabilità della struttura: il terreno di fondazione dell’impianto fotovoltaico in progetto
potrebbe presentare variabilità nelle caratteristiche morfologiche e geotecniche del suolo
superficiale. Per ridurre gli oneri di manodopera, è opportuno mantenere per quanto
possibile inalterata la tipologia delle strutture in elevazione e di fondazione, garantendo al
contempo la necessaria “flessibilità” dello schema adottato, al fine di ottemperare alle
verifiche di resistenza nelle varie condizioni.
Alla luce dei menzionati obbiettivi tecnico-economici da perseguire, vengono di seguito esaminate le
caratteristiche del sistema Krinner, brevetto internazionale di origine tedesca idoneo per il
sostegno e la fondazione di strutture leggere ancorate nel terreno superficiale, che ha trovato un
largo e ormai collaudato impiego nelle realizzazione di centrali fotovoltaiche a terra.
Il sistema Krinner è distinto in due parti, di seguito esaminate:
•
Struttura in elevazione, che realizza il supporto dei moduli fotovoltaici;
•
Struttura di fondazione, realizzata mediante la rapida infissione nel terreno di particolari
viti di acciaio di idonee dimensioni e resistenza.
1.2 STRUTTURA KRINNER PER IL SOSTEGNO DEI MODULI
Le parte in elevazione del brevetto Krinner (“tavola”) è costituito da una serie di telai verticali a
struttura reticolare disposti ad un determinato interasse, che sostengono gli arcarecci orizzontali
sui quali vengono adagiati e fissati i moduli fotovoltaici. Sia i telai che gli arcarecci sono realizzati
interamente con profili tubolari in acciaio zincato Fe 360 (De=60 mm, Sp.= 3.6 mm), collegati con
particolari giunti “a collare” e “a bicchiere” a montaggio rapido, in grado di realizzare un vincolo
di cerniera. La sede cilindrica del collare o del bicchiere ospita al suo interno il profilo tubolare, la
giunzione viene resa solidale con un’operazione simile alla crimpatura, tramite il serraggio di
grani filettati che effettuano uno schiacciamento meccanico irreversibile sul mantello del profilo
tubolare.
Infine, il modulo fotovoltaico viene fissato agli arcarecci con le apposite staffe tipo pipe clip.
Telaio reticolare verticale
Grano filettato per crimpatura
Giunti a collare e a bicchiere, incernierati
Fissaggio del modulo PV con pipe clip
Le caratteristiche salienti del sistema sono:
1)
Facilità e rapidità di installazione, grazie:
• all’impiego di un profilo unico per tutta la struttura;
• alla semplicità delle interconnessioni;
• al limitato ricorso a minuteria metallica e bulloneria.
2)
Flessibilità nel progetto della configurazione strutturale, opportunamente modificabile
secondo le esigenze (carichi vento e neve in determinati ubicazioni geografiche, condizioni
geotecniche non uniformi del suolo superficiale, etc..), potendo variare:
• l’interasse fra i telai verticali;
• lo schema reticolare del telaio;
• lo spessore dei profili tubolari, mantenendo il diametro esterno di 60 mm;
• le caratteristiche di resistenza dell’acciaio (da Fe 360 sino a Fe 510 se necessario) Il
tutto, mantenendo inalterata la metodologia di installazione.
Queste peculiarità rendono il brevetto particolarmente idoneo alla realizzazione di centrali
fotovoltaiche a terra in qualsiasi luogo e condizione, soprattutto quelle di estese dimensioni, dove la
razionalizzazione delle strutture di sostegno rappresenta una voce di spesa percentualmente
rilevante.
1.3 FONDAZIONI A VITE KRINNER
Le seconda parte del brevetto Krinner riguarda le strutture di fondazione, realizzate mediante
infissione per rotazione di viti in acciaio zincato di diametro e lunghezza variabile (fino a L=3 m).
Dal punto di vista dell’ingegneria geotecnica, la tecnologia in esame apporta elementi innovativi,
presentando le seguenti caratteristiche:
• il sistema di infissione sfrutta i pregi e la rapidità dei pali trivellati, mentre il
comportamento geotecnico è riconducibile ai vantaggi di consolidamento del terreno
ottenibili con i pali dislocanti (fino ad oggi eseguiti solo con la tecnica della infissione per
battitura);
• la fondazione Krinner ha natura reversibile, può essere perfettamente rimossa, circostanza
apprezzata dagli enti locali nella valutazione di centrali fotovoltaiche ubicate in zone a
vincolo ambientale e paesaggistico;
• è indistintamente applicabile in terreni coesivi e granulari, spaziando dalle argille
organiche tenere alle sabbie-ghiaie di elevata densità relativa Dr; solo nei terreni rocciosi
può essere necessario ricorrere ad un preforo;
• sviluppa un‘elevata resistenza alle sollecitazioni di compressione, ma è soprattutto durante le
azioni di sfilamento e trazione che manifesta risultati eccellenti, in relazione alla
modesta lunghezza e profondità di infissione. Infatti, la superficie laterale filettata induce
lo sviluppo del cinematismo di rottura nella massa interna del terreno, destando la
massima resistenza che il suolo in sito può offrire grazie ai meccanismi di attrito e
coesione: in altre parole, le caratteristiche geotecniche del terreno del luogo di progetto
vengono valorizzate e sfruttate al massimo grado;
•
dal punto di vista esecutivo, l’infissione della vite concentra in una fase unica le
operazioni di scavo, armatura e getto di calcestruzzo tipiche dei tiranti realizzati con
micropali;
Moduli in silicio policristallino
• nelle centrali fotovoltaiche a terra, le verifiche geotecniche più gravose riguardano le
sollecitazioni di trazione e sfilamento, spesso rese problematiche a causa delle particolari
caratteristiche del suolo di fondazione. Infatti, lo strato di terreno superficiale è soggetto
alla degradazione provocata dai fenomeni
atmosferici e dalle attività antropiche di
modellamento (quali i riporti, scavi, aratura etc..). La possibilità di scegliere la lunghezza
della vite di fondazione (fino a 3 m) permette di superare agevolmente qualunque
problema di resistenza geotecnica che il terreno, specialmente in un’area estesa, può
presentare.
Le
disomogeneità
morfologiche
superficiali
vengono
semplicemente
“regolarizzate” agendo sulla giunzione telescopica fra la vite Krinner ed il montante del
telaio di sostegno dei moduli; anche forti pendenze del terreno possono essere riassorbite
grazie alle cerniere presenti nella struttura del telaio verticale reticolare.
Sistema Krinner in presenza di irregolarità del terreno: l’adattamento della struttura è ottenuto grazie alla giunzione telescopica
vite-montante
• grazie alla “flessibilità” della fondazione a vite Krinner, la struttura in elevazione a sua
volta può essere configurata e commisurata secondo le esigenze, per esempio
aumentando la distanza fra i telai verticali (l’incremento delle sollecitazioni di sfilamento
può essere compensato con l’infissione di viti di lunghezza maggiore);
• piuttosto inusuale nell’ingegneria geotecnica, è in questo caso semplice effettuare le prove
di sfilamento, in grado di fornire un dato certo sulla resistenza a trazione che il terreno in
sito può destare. In fase di realizzazione, è dunque possibile caratterizzare direttamente il
terreno mediante un campo prove mirato, con un’efficacia e precisione superiore ai classici
sondaggi geotecnici o prove penetrometriche. Infatti, la prova di sfilamento rappresenta il
collaudo ante operam della fondazione, in base al quale è possibile dimensionare le
fondazioni con un elevato grado di certezza strutturale, senza dover ricorrere a fattori di
sicurezza F=2.5-3 tipici della meccanica delle terre.
Elaborazione grafica della curva di rottura nella prova di estrazione
2 - ANALISI DEI CARICHI
L’analisi dei carichi e le verifiche strutturali sono stati effettuati in base al D.M. 14/01/2008, le
nuove NTC in vigore dal 1° luglio 2009.
2.1 VENTO
•
Impianto Fotovoltaico in zona 3
Toscana, Montecatini V.C. (adiac.)/Casino di Terra a 6 km
•
a0= 500 m, vb,0= 27 m/s
in funzione della zona di riferimento
•
as<=a0
altitudine del sito (Aiaccia): 85 mt slm
•
vb = vb,0= 27 m/s
•
qb =
2
v
b
1.6
per as<=a0
= 456 N/mq ≅ 45.6 kg/m2
velocità di riferimento
pressione cinetica di riferimento
Categoria di esposizione del sito (vedi Tab.3.3.II, DM.14.9.2005 e succ.agg.):
Categoria II:
K,r = 0.19
Z,o = 0.05 m
Z,min = 4,00 m
•
Classe di rugosità D
aree prive di ostacoli
•
Categoria di esposizione II
dalla combinazione delle precedenti
•
kr = 0.19
in funzione della categoria di esposizione
•
z = 6.00 m circa
altezza massima della “tavola”
•
ce = ce (zmin) = 2.1
coefficiente di esposizione per z < zmin
•
ct = 1
coefficiente di topografia
•
cd = 1
coefficiente dinamico
•
cp = 0.8
coefficiente di forma
•
p = qb · ce · cd· cp
z0 = 0.05 zmin = 4 m
≅ 77 kg /m2
Pressione del vento sulla tavola
In assenza di prove in galleria del vento, il coefficiente di forma è stato valutato sulla scorta delle
indicazioni dettate dal DM 14-09-2005 al paragrafo 3.3.7.1.
La centrale fotovoltaica, dal punto di vista delle azioni del vento, è riconducibile al caso di
“coperture multiple di edifici”, visto che le tavole ospitanti i pannelli rappresentano una serie di
elementi identici e contigui (alla stregua delle coperture a sheed). In merito, il decreto stabilisce
che la prima superficie investita direttamente dal vento debba superare le classiche verifiche
prescritte per una qualunque copertura; per le altre superfici “interne” alla centrale
fotovoltaica, meno esposte al vento, ragionevolmente è prevista una riduzione della sollecitazione
del 25%.
In prima istanza ed in via cautelativa, nonostante l’inclinazione della prima tavola fotovoltaica
sopravvento sia intorno a 30°, si assume per il coefficiente di forma un valore pari a 0.8.
2.2 NEVE
La zona risulta inserita in Zona II secondo la tabella 3.5.III, con q, sk = 115 kg/mq, per a,s < 200
mt di quota
•
Impianto Fotovoltaico in zona II
Toscana, Montecatini VC. (Casino di Terra a 6km)
•
as= 85 m.s.l.m.
altitudine del sito
•
copertura a una falda = 30°
inclinazione della tavola fotovoltaica
•
µ1 = 0,80
coefficienti di forma della copertura
•
CE = 0.9
coefficiente di esposizione
•
Ct= 1
coefficiente termico (cautelativo per fotovoltaico)
•
qsk = 1.15 kN/m2 = (115 kg/mq)
valore di riferimento del carico al suolo (as<=200 m)
•
qs = µi·qsk· CE· Ct =0.80 x 115 x 0.9 x 0.60 = 0.50 kN/m2≅ 50 kg/m2 Carico neve sulla tavola
Il valore assunto per il carico neve è cautelativo, in quanto l’inclinazione di 30° riferita ad una
superficie vetrata liscia impedisce la formazione di depositi di elevato spessore, causa
scivolamento. Inoltre, essendo le superfici fotovoltaiche a terra di semplice accesso, si prescrive a
carico del Titolare dell’impianto l’onere di una pronta rimozione dei depositi nevosi.
2.3 CARICHI PERMANENTI e SISMICI
I carichi permanenti in gioco sono il peso proprio della struttura di sostegno ed il peso dei moduli
fotovoltaici, che complessivamente ammontano a 20 kg/m2.
I carichi sismici in gioco sono trascurabili vista la leggerezza complessiva della struttura e
l’altezza totale ridotta.
Peraltro, la struttura possiede un sistema di controventi in grado di contrapporsi ad entrambe le
direzioni principali di provenienza del sisma.
2.4 COMBINAZIONE DEI CARICHI
Le nuove NTC indicano per la verifica allo SLU (Stato Limite Ultimo) la seguente formula di
combinazione dei carichi:
dove:
•
G1:
peso proprio elementi strutturali;
•
G2:
peso proprio elementi non strutturali;
•
P:
pretensione e precompressione;
•
Qkj:
azione variabile caratteristica (frattile 95% della popolazione dei massimi);
•
Qk1:
azione variabile dominante;
•
Qk2,3,..: azioni variabili che possono agire contemporaneamente a quella dominante;
•
γG1:
coefficiente parziale del peso proprio degli elementi strutturali;
•
γG2:
coefficiente parziale del peso proprio degli elementi non strutturali;
•
γQi:
coefficiente parziale delle azioni variabili;
•
ψ0j:
coefficiente di combinazione (valore raro della durata della intensità di Qkj).
Un carico si definisce “favorevole” se la sua presenza nella combinazione contribuisce alla verifica
dell’equilibrio.
I moduli fotovoltaici risultano carichi permanenti non strutturali compiutamente definiti, pertanto
sono stati inglobati nei carichi permanenti (20 kg/m2 complessivi).
Impiegando l’Approccio n° 2, si definiscono le combinazioni vettoriali di carico previste per la
verifica della struttura in oggetto:
C1) 1.3xGPermanenti + 1.5xQNeve dominante + 1.5x0.6xQVento Frontale
C2) 1.3xGPermanenti + 1.5xQVento Frontale Dominante + 1.5x0.5xQNeve
C3) 1.0xGPermanenti Favorevoli + 1.5xQVento Tergo Dominante
C4) 0.90xGPermanenti Favorevoli + 1.5xQVento Tergo Dominante (EQU)
3 - SOLLECITAZIONI E VERIFICHE
Prima di mostrare i risultati dei calcoli (sollecitazioni massime sugli elementi e verifiche di
sezione), si espongono le principali osservazioni inerenti la intuizione del comportamento
strutturale del sistema e le procedure di verifica di resistenza che verranno adottate:
•
L’elemento tubolare orizzontale è sollecitato sostanzialmente a flessione biassiale. La verifica
di sezione viene effettuata mediante Metodo Plastico (P), supponendo il completo snervamento
della sezione, che oppone una resistenza ultima proporzionale al valore Wpl (Modulo di
Resistenza Plastico). La sezione è del tipo compatto, classe 1¸ in grado di sviluppare una
cerniera plastica.
•
Tutti gli altri elementi si comportano come aste reticolari, essendo soggette solo a sforzi di
trazione e compressione. La verifica di sezione viene effettuata mediante Metodo Elastico (E),
sino al raggiungimento della condizione di snervamento da parte della fibra più sollecitata. La
verifica di instabilità al carico di punta rappresenta l’ostacolo più difficile da superare. I
coefficienti moltiplicativi dello sforzo di compressione sono stati dedotti dalle Norme CNR
10111/85.
Si riporta infine, per chiarezza, una sintesi dei metodi di calcolo richiesti dalle nuove NTC per
strutture metalliche come quelle in oggetto. La verifica di resistenza risulta superata se:
Rd
Ed
dove:
•
Rd:
resistenza di progetto, valutata in base ai valori di progetto della resistenza dei
materiali e ai valori nominali delle grandezze geometriche interessate;
•
Ed:
valore di progetto dell’effetto delle azioni, valutato in base alle formule delle
combinazioni dei carichi.
Il calcolo di Rd dipende dunque anche dai valori di progetto della resistenza dei materiali:
dove:
•
fd:
resistenza di progetto dei materiale;
•
fk:
resistenza caratteristica del materiale;
•
γM:
coefficiente parziale per la resistenza dei materiali (1.05 per acciaio da carpenteria).
Le peculiari sollecitazioni che sperimentano gli elementi strutturali oggetto della relazione,
comportano l’effettuazione di tre tipi di verifiche strutturali:
a) FLESSIONE RETTA con Metodo Plastico (P)
MEd
Mc,
Rd
dove:
•
MEd:
momento flettente generato dalle azioni di progetto;
•
Mc,Rd: momento resistente ultimo della sezione, pari a Wpl·fyk/γM, con Wpl modulo di
resistenza plastico e fyk tensione caratteristica di snervamento.
b) ASTA COMPRESSA o TESA con Metodo Elastico (E)
σEd
fyk/γ
M
dove:
•
σEd:
tensione normale elastica generata dalle azioni di progetto, già eventualmente
maggiorata con il coefficiente di instabilità ω per le aste compresse.
4 - VERIFICA DELLE STRUTTURE
Dalla analisi qualitativa dei fenomeni strutturali che interessano l’impianto fotovoltaico in oggetto,
emerge che le sollecitazioni di carico destate dalla neve sono in intensità più gravose di quelle
riconducibili al vento.
I carichi sismici e l’azione tangente del vento determinano sollecitazioni poco significative: in via
cautelativa è possibile prevedere l’installazione di controventi per irrigidire longitudinalmente la
tavola fotovoltaica.
Controventi a tirante d’acciaio
I profili tubolari orizzontali (arcarecci) ai quali sono fissati i moduli fotovoltaici e quelli obliqui
dove sono a loro volta collegati gli arcarecci, sono sollecitati prevalentemente a flessione; tutti gli
altri si comportano come aste reticolari, soggette a sforzo normale di compressione o trazione.
Non è necessario condurre verifiche di deformabilità sugli elementi strutturali, in quanto tutti i
moduli fotovoltaici sono distanziati fra loro con un giunto di 2 cm. I cedimenti in fondazione
possono essere esclusi, in quanto la verifica più gravosa sulle viti Krinner riguarda l’azione di
sfilamento dovuta al vento (dove non interviene la resistenza alla punta).
4.1 MATERIALI
La struttura Krinner in elevazione è costituita da profili tubolari con le seguenti caratteristiche:
•
Diametro esterno D= 60 mm
•
Spessore Sp.= 3.6 mm
•
Diametro interno d= 52.8 mm
•
Area=6.37 cm2
•
Momento di inerzia I z=25.4 cm4
•
Raggio di inerzia ρz=1.99 cm
•
Modulo di resistenza W z=8.5 cm3
•
Modulo di resistenza plastico W pl=18.8 cm3
•
Acciaio FE 360
•
Tensione di snervamento fyk=2350 kg/cm2
•
Resistenza di progetto del materiale fd=2238 kg/cm2
La resistenza strutturale dei giunti a collare e a bicchiere, delle cerniere, delle saldature, delle viti
di fondazione Krinner, dei grani filettati e delle pipe clips è certificata da prove di laboratorio
effettuate dal fornitore della struttura.
4.2 STRUTTURE IN ELEVAZIONE
Arcareccio
I moduli fotovoltaici sono fissati su una coppia di profili tubolari, i quali risultano sollecitati a
flessione dai pesi permanenti e dalla combinazione di carico vento e neve. Lo schema statico è di
trave continua su più appoggi, la verifica di calcolo riguarda la combinazione più gravosa (C2):
•
Luce L= 4.20 m
•
Carico = Combinaz. 2 = 1.30 x 20 kg/mq + 1.50 x 77 kg/mq + 0.50 x 1.5 x 50 = 180 kg/m2
•
Interasse arcarecci: (0.99/2)=0.50 m
•
Carico ripartito p= 180 kg/mq x0.50 ml = 90 kg/ml
•
Momento flettente Mmax ( 1/10 pL2)=160 kgm
•
Modulo di resistenza plastico W pl =18.8 cm3
•
Tensione di esercizio σ= Mmax /W pl = 851 kg/cm2 <fd=2238 kg/cm2
Giunto tubolare telescopico fra gli arcarecci
Gli arcarecci sono collegati fra loro mediante un elemento di giunzione tubolare telescopico, di
diametro compatibile con il diametro esterno dell’arcareccio. Per garantire la continuità nella
resistenza, il giunto deve essere in acciaio FE 360, diametro interno 60 mm e spessore > 3 mm.
Sbalzo orizzontale
I moduli fotovoltaici di estremità sono fissati su una coppia di profili tubolari, che rappresenta lo
sbalzo terminale della trave continua prima menzionata, i quali risultano sollecitati a flessione dai
pesi permanenti e dalla combinazione di carico vento e neve. Lo schema statico è la mensola.
•
Luce L= 0.70 m
•
Carico = 180 kg/m2
•
Interasse arcarecci: (0.99/2)=0.50 m
•
Carico ripartito p= 180x0.50=90 kg/m
•
Momento flettente Mmax ( 1/2 pL2)= 22 kgm
•
Modulo di resistenza plastico W pl =18.8 cm3
•
Tensione di esercizio σ= Mmax /W pl =117 kg/cm2 <fd=2238 kg/cm2
Aste reticolari
Le aste reticolari del telaio, vincolate con una cerniera perfetta, sono soggette solamente a sforzi
normale di compressione e trazione. Per quanto riguarda la verifica alla combinazione di carico
più gravosa (C2), tutte le aste sono soggette a sforzi di compressione. Le maggiori sollecitazioni
sono sui puntoni centrali n1-n3 e n4-n6, in virtù della loro inclinazione rispetto alla direzione delle
forze nodali e della maggior area di carico (in via cautelativa, la forza nodale è stata calcolata come
se si trasmettessero i carichi di una tripla di arcarecci):
ASTA n1-n3 (compressione)
•
Luce L= 2.08 m
•
Carico nodale F= 365 kg x 3 = 1100 kg
•
Inclinazione= 89°
•
Sforzo normale Nmax = 1100 /sen(89°) = 1100 kg
•
Area di resistenza Az=6.37 cm2
•
Lunghezza libera di inflessione L0=L
•
Snellezza λ= L0/ρz =208/1.99=105
•
ω(λ)=1.71
•
Tensione di esercizio σ= 1.71 x 1100 / 6.37 = ω x (Nmax/Az)= 295 kg/cm2 <fd=2238 kg/cm2
ASTA n4-n6 (compressione)
•
Luce L= 1.56 m
•
Carico nodale F= 1100 kg
•
Inclinazione= 20°
•
Sforzo normale Nmax =969/sen(20°)=3216 kg
•
Area di resistenza A z =6.37 cm2
•
Lunghezza libera di inflessione L0=L
•
Snellezza λ= L0/ρz =156/1.99=79
•
ω(λ)=1.30
•
Tensione di esercizio σ=ω x (Nmax/Az)=656 kg/cm2 <fd=2238 kg/cm2
Quando il vento spira in direzione ortogonale a tergo della tavola fotovoltaica, le sollecitazioni di
compressione generate sulle aste sono inferiori oppure di trazione, quindi senza problemi di
instabilità al carico di punta.
Nelle condizioni di vento a tergo, il peso proprio dei moduli va sottratto alla pressione del
vento.
4.3 STRUTTURE DI FONDAZIONE
Per la verifica delle viti Krinner di fondazione, si procederà con il calcolo delle massime
sollecitazioni di sfilamento, le quali verranno confrontate con valori di prove di estrazione eseguite
su vari suoli.
La sollecitazione di estrazione massima in fondazione è causata dall’azione del vento quando spira
in direzione ortogonale a tergo della tavola fotovoltaica (combinazione di carico C4, che verrà
applicata trascurando in via cautelativa l’effetto stabilizzante del peso proprio della struttura).
Considerando la superficie di moduli che compete ad un singolo telaio (4.03x4.20=17 m2 ), la
pressione del vento genera una forza F=1.5x17x77= 1963 kg, applicata nel baricentro, la quale
produce un Momento ribaltante pari alla componente orizzontale della forza (si considera vento da
tergo, per valutare l’effetto “vela”) moltiplicato il baricentro del pannello.
A favore della sicurezza si considera l’intera forza di 1963 kg moltiplicata 3.00 + 0.65 + 1.95/2 =
4.63 mt, ossia un Mr = 1963 x 4.63 = 9078 kgm per campata di 4.20 mt di pannello; tale momento
genera una forza di trazione a sfilamento di 9078/3.30 mt (interasse appoggi) = 2751 kg.
Quindi sull’asta n1-n2 la massima sollecitazione di sfilamento, pari a: 2751 kg
Tale valore deve essere verificato con i
valori di resistenza rilevati durante le prove di
estrazione e, comunque, compatibile con i carichi di rottura che le viti Krinner 1800 mostrano nelle
prove di estrazione effettuate in terreni similari. Per le viti anteriori, soggette a deboli sollecitazioni
di sfilamento, è prevista l’installazione di una vite Krinner 1800.
COMUNE DI MONTECATINI VAL DI CECINA
Provincia di Pisa
LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO
FOTOVOLTAICO DI POTENZA 7,07 MWp NEL COMUNE
DI MONTECATINI VAL DI CECINA
Il Committente:
Impretecna srl – Vinci (Fi)
Il Progettista:
6.AR RELAZIONE GEOLOGICA
Impianto FTV da 7.07 MWp nel Comune di Montecatini Val di Cecina – loc.”Aiaccia”
INDICE
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
PREMESSA………………………………………………………….. Pag. 3
UBICAZIONE GEOGRAFICA ………………………………………… 3
GEOLITOLOGIA ………………………………………………………….5
IDROGRAFIA ……………………………………………………………..8
IDROGEOLOGIA ……………………………………………………….. 10
GEOMORFOLOGIA………………………………………………………12
INDAGINE GEOGNOSTICA …………………………………………….14
CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA DEI TERRENI ………………16
CARATTERIZZAZIONE SISMICA ……………………………………...16
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE ……………………………………..18
Impianto FTV da 7.07 MWp nel Comune di Montecatini Val di Cecina – loc.”Aiaccia”
1. PREMESSA
Su incarico della Impretecna srl di Empoli, affidataria del progetto per la realizzazione di un
impianto fotovoltaico nell’intorno della località “Aiaccia” , nel comune di Montecatini Val di
Cecina (PI), è stata eseguita un'indagine geologica e idrogeologica, nel mese di gennaio 2010.
Scopo dell'indagine è la verifica – dati alla mano - dei caratteri litostratigrafici geomorfologici
ed idrogeologici del sito, nonchè la valutazione dei parametri geomeccanici in prospettiva
sismica dei terreni di sedime dell’impianto nei luoghi interessati dal progetto.
Lo studio comprende un rilevamento idrogeomorfologico di dettaglio ed una campagna
geognostica mediante l’esecuzione di due sondaggi di penetrometria dinamica.
Le modalità seguite e i risultati ottenuti sono descritti nella presente relazione.
2. UBICAZIONE GEOGRAFICA
Il sito in esame è ubicato a nord dell’abitato di Sassa, in località “Aiaccia”.
Le coordinate geografiche dell’area baricentrica del futuro impianto sono 43°16’35,79 N e
10°41’55,37” E.
La quota topografica è compresa tra attorno agli 85 (da 75 a 100 circa metri s.l.m).
3. GEOLITOLOGIA
Il quadro geolitologico locale si inserisce nel contesto della Toscana Centrale e Costiera,
caratterizzato dalla presenza di Unità Neogeniche Toscane impostate su un sistema tettonico
complesso, in cui le Unità Liguri e Subliguri sormontano la Falda Toscana.
[I dati che seguono sono tratti dalla Carta Geologica Regionale, per gentile concessione, 22.1.2010].
In questo quadro si ha la presenza di formazioni sedimentarie appartenenti al ciclo
deposizionale del Fiume Cecina (vedi Carta Geologica Regionale, scala 1:25.000), in
prossimità e copertura delle pendici dei rilievi di Colle Aia dei Diavoli posti a
oriente/settentrione.
Nel quadro regionale d’insieme si distingue nella parte settentrionale lo sviluppo delle
formazioni appartenenti al Dominio Toscano Giurassico (Unità tettonica della Falda Toscana)
cui si sovrappongono i termini del Dominio Ligure di età dell’Eocene-Cretacico.
In particolare i rilievi settentrionali rappresentano l’emergenza di litotipi appartenenti al Gruppo
dell’Alberese, specificatamente come calcari marnosi rossastri con peliti siltose e plaghe
selcifere.
L’età è dell’Eocene inferiore.
Le loro pendici si immergono verso sud, al di sotto della copertura olocenica di regoliti, di
variabile spessore, derivante dall’accumulo di materiali provenienti dall’alterazione ed erosione
delle formazioni calcareo-siltose eoceniche.
Tutta l’area pianeggiante è invece caratterizzata dai depositi alluvionali recenti ed attuali.
Consistono prevalentemente in argille, limi e sabbie, con presenza di ghiaie in prossimità delle
pendici dei rilievi.
Impianto FTV da 7.07 MWp nel Comune di Montecatini Val di Cecina – loc.”Aiaccia”
Altresì l’area verso l’asse fluviale del Fiume Cecina è caratterizzata da depositi argillosi, con
presenza di rilevanti spessori di sedimenti fini e scarsamente compattati.
Il colore è variabilmente avana giallastro con settori più propriamente marroni.
Al di fuori dell’area in esame si hanno coltri detritiche e depositi da processi geomorfologici
recenti. Sono costituite da ammassi di materiale di varia compattezza, derivanti da processi
geomorfologici recenti e/o in atto quali i depositi lacustri e palustri delle zone di bonifica.
Lo schema tettonico dell'area è ricostruito sulla base dei dati di superficie e di sottosuolo,
raccolti dai numerosi studi che hanno interessato la zona, integrati con le conoscenze delle zone
limitrofe.
L'assetto strutturale della Toscana Centro-Meridionale è dominato dalle deformazioni legate alla
tettonica distensiva del Tirreno, che nel Neogene e nel Quaternario ha determinato il collasso e
lo smembramento della catena nord-appenninica: studi recenti sul Tirreno settentrionale e sui
depositi epiliguri individuano l'inizio delle deformazioni distensive alla fine del Miocene
Inferiore; a partire da tale momento sono stati distinti nella Toscana Meridionale due episodi
distensivi.
Il primo evento, relativo ad periodo tra il Miocene Inferiore ed il Tortoniano Superiore, si è
determinato un assottigliamento della crosta superiore, mediante faglie dirette a basso angolo e a
geometria complessa: ne è derivata una situazione geometrica molto caratteristica, nota come
“serie ridotta”, caratterizzata da rilevanti elisioni degli spessori della successione stratigrafica,
con diretta sovrapposizione delle Unità Liguri sulla formazione anidritica triassica.
Il secondo evento, riferito all'intervallo tra il Tortoniano Superiore ed il Pleistocene Medio, è
stato caratterizzato dallo sviluppo di faglie a geometria listrica, responsabili di un sistema di
fosse tettoniche sub-parallele, allungate in direzione NO-SE, la cui apertura non è stata
contemporanea, ma con una progressiva e graduale migrazione da occidente ad oriente, con
diretta sovrapposizione delle Unità Liguri sulla formazione anidritica triassica.
Il secondo evento, riferito all'intervallo tra il Tortoniano Superiore ed il Pleistocene Medio, è
stato caratterizzato dallo sviluppo di faglie a geometria listrica, responsabili di un sistema di
fosse tettoniche sub-parallele, allungate in direzione NO-SE, la cui apertura non è stata
contemporanea, ma con una progressiva e graduale migrazione da occidente ad oriente.
La configurazione originaria dell'edificio a falde è rappresentabile attraverso l'impilamento di
più unità tettoniche sovrapposte, secondo lo schema seguente:
o
o
o
o
o
Unità Liguri
Unità Subliguri
Unità della Falda Toscana
Unità di Monticiano-Roccastrada (“Basamento Cristallino Toscano”)
Unità degli Gneiss (“Basamento Metamorfico”)
L'evoluzione sedimentaria neogenica-quaternaria è stata in gran parte condizionata dai
movimenti verticali della crosta, indotti dalla tettonica distensiva post-collisionale, mentre
mancano specifici riscontri circa gli effetti della ciclicità eustatica, spesso mascherati da quelli
indotti dall'attività tettonica.
In particolare nell'area interessata dalla presente indagine è possibile distinguere una serie di
situazioni geologiche caratteristiche del territorio.
Nella zona di Campiglia Marittima affiora quello che è genericamente definito il “Massiccio
Carbonatico”, che rappresenta una finestra tettonica con rilievi costituiti da membri mesozoici
della Serie Toscana.
In quest'area affiorano elementi vulcanici intrusivi, quali la Granodiorite di Botro ai Marmi e i
vari Filoni Porfirici che interessano le successioni sedimentarie, con attuali manifestazioni
idrotermali sfruttate per attività ricreative. Al margine della zona carbonatica si ritrovano gli
Impianto FTV da 7.07 MWp nel Comune di Montecatini Val di Cecina – loc.”Aiaccia”
elementi superiori del Dominio Toscano e, verso Ovest, si osserva l'impilamento delle diverse
unità tettoniche, attraverso i contatti tettonici con le Unità Subliguri e quindi con quelle Liguri.
L'ampia pianura compresa tra il Promontorio di Piombino ed i rilievi più interni rappresenta il
punto di congiunzione tra la valle fluviale del Fiume Cecina e la zona retrodunale e palustre
della campagna piombinese, bonificata nel corso del XIX secolo; tutt'oggi sono presenti aree
umide ed altre in cui la regimazione idraulica è affidata a sistemi di sollevamento meccanico,
poste a quote prossime al livello medio marino.
4. IDROGRAFIA
Il settore in esame ricade nel bacino idrografico del Fiume Cecina e specificatamente nella sua
parte medio-inferiore, a circa 5.000 m dalla riva sinistra del fiume, che, localmente, ha ancora
carattere spiccatamente torrentizio.
L’area vasta di nostro interesse è caratterizzata da una serie di canali di forre e crinali che
convogliano le acque superficiali verso il Fiume Cecina a sud-ovest, tramite una rete di
ruscellamento minore.
Nelle vicinanze, ma a quota molto piu’ bassa scorre il T.Sterza.
Il sito si sviluppa in corrispondenza di una serie di crinali ed impluvi, orientati piu’ o meno
paralleli fra loro, in direzione N-S di primo ordine gerarchico che discendono quasi
perpendicolarmente, a sud di Montecatini Val di Cecina; attualmente essi risultano non coltivati
e scarsamente antropizzati e la funzionalità idraulica degli stessi è costituita dalla loro stessa
pendenza.
Il territorio comunale di Montecatini VC è stato zonizzato in classi di pericolosità in relazione al
rischio idraulico come descritto qui di seguito (vedi NTA, 2006)
CLASSE I: Fattibilità senza particolari limitazioni. Aree collinari e montane prossime ai corsi
d’acqua per le quali ricorrono le seguenti condizioni:
•
•
non vi sono notizie storiche di precedenti inondazioni o frane;
sono in situazione favorevole di alto morfologico, di norma a quote altimetriche
superiori di metri 2 rispetto al piede esterno dell’argine, o in mancanza, al ciglio.
CLASSE II: Fattibilità con normali vincoli da precisare in sede di progetto. Aree di fondovalle
o di pedecollina per le quali ricorrono le seguenti - non vi sono notizie storiche di precedenti
inondazioni;
•
sono in situazione di alto morfologico, di norma a quote altimetriche superiori a metri 2
rispetto al piede esterno dell’argine, o in mancanza, al ciglio di sponda.
CLASSE III: Fattibilità condizionata. Aree di fondovalle per le quali ricorre almeno una delle
seguenti condizioni:
•
•
•
vi sono notizie storiche di precedenti inondazioni;
sono morfologicamente in situazione sfavorevole, di norma a quote altimetriche
inferiori rispetto alla quota posta a metri 2 sopra il piede esterno dell’argine, o in
mancanza, sopra il ciglio di sponda.
le verifiche idrauliche effettuate nel quadro conoscitivo non danno garanzia di
contenimento della piena con tempo di ritorno 100 o 200 anni.
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CLASSE IV: Fattibilità limitata.
•
aree di fondovalle identificate dal PAI integrate dal quadro conoscitivo del PS.
5. IDROGEOLOGIA
Le formazioni geologiche, che costituiscono la successione stratigrafica più superficiale,
possono essere raggruppate in differenti “Complessi idrogeologici” così distribuiti dall’alto
verso il basso:
•
•
Complesso idrogeologico delle alluvioni; formato da sedimenti alluvionali eterometrici
(argille, limi, sabbie, ghiaie) caratterizzato da permeabilità primaria da molto bassa a
media, nei livelli più permeabili si sviluppano circolazioni idriche talora in pressione;
Complesso idrogeologico della Formazione di Monte Morello; costituito
prevalentemente da peliti e calcari-marnosi, per natura costituisce il locale aquiclude.
Nel sito si sviluppa una circolazione idrica sotterranea nei depositi alluvionali; essa presenta un
livello piezometrico medio posto a poca profondità dal p.c. con escursione che è funzione del
locale regime pluviometrico.
In sintesi la zona in esame si pone nel settore iniziale dello sviluppo del fiume Cecina e prevale
in generale una media-alta permeabilità dei terreni sedimentari.
Non vi sono acquiferi emergenti in loco.
La potenzialità idrica è in generale elevata, ma non vi sono, come detto, affioramenti di falda.
I pozzi sono presenti diffusamente nella parte meridionale dell’area in esame.
La linea di deflusso è orientata verso sud-ovest con un basso gradiente idraulico.
La falda profonda è pero in interazione in profondità con la circolazione di acque idrotermali.
Lo schema idro-geotermico regionale, valido anche per l'area di studio, evidenzia un acquifero
costituito dalle formazioni carbonati che mesozoiche e, alla base, dalle evaporiti triassiche.
L'acquifero è limitato al letto da formazioni metamorfiche paleozoiche e al tetto può essere
confinato dalle argilliti della Scaglia, dal Macigno, dalle Unità Liguri e Austro-alpine, dalle
argille neo-autoctone (copertura del serbatoio). Le zone di affioramento, localizzate in
corrispondenza di horst, rappresentano aree di assorbimento di acque meteoriche, e localmente,
in prossimità di faglie dirette, punti di emergenza sorgiva, spesso di acque termali.
L'acquifero è sede di un' importante circolazione di fluidi termali che si manifesta sotto forma di
sorgenti e che contribuisce all'alimentazione dei sistemi acquiferi della pianura. Tutte le acque
delle citate manifestazioni sono di tipo solfato-calcico, legate alla circolazione nel complesso
carbonatico/evaporitico e presentano salinità variabili fra 1.2 e 3 g/l, secondo il grado di
miscelazione con acque di circolazione superficiale.
Le acque presentano in genere una notevole costanza chimico-isotopica stagionale, nonostante
le variazioni di portata. Ciò implica una circolazione ampia e profonda, tale da minimizzare le
variazioni di composizione indotte dalla ricarica meteorica.
L'ampiezza del sistema idrotermale e le portate in gioco giustificano il contributo della
circolazione regionale.
Il sistema idrotermale contribuisce in misura non trascurabile all'alimentazione degli acquiferi
quaternari di pianura determinando anomalie geotermiche e geochimiche.
Nell’area di Casette è documentato un aumento di temperatura delle acque di falda.
Una ipotesi è che ci siano importanti contributi idrotermali occulti alla falda di collina da parte
della circolazione regionale profonda.
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6. GEOMORFOLOGIA
La morfologia locale è collinare, con calanchi e valli e crinali; spesso i crinali sono tondeggianti
per effetto di secoli di colture e per azione dell’uomo.
Il settore nella parte occidentale delle Colline Metallifere, tra i rilievi di Montecatini e il confine
con la provincia di Livorno.
L’area vasta è collocata in corrispondenza della località Aiaccia.
Essa è costituita da una zona collinare, non molto aspra, in parte boscata digradante verso SudOvest con quote comprese tra 85 e 100 m s.l.m.
A Nord le forme sono influenzate dalla struttura in rocce appartenenti alle Unità Liguri,
Subliguri ed a quelli non carbonatici della Falda Toscana.
La maggiore erodibilità di queste rocce, appartenenti in prevalenza a formazioni tipo flysch a
litologia calcareo-marnoso-arenacea, con elementi a forte componente argillosa, conferisce ai
rilievi forme meno accidentate, con inclinazione dei versanti in genere modeste (20-30°).
La stabilità dei versanti, trattandosi generalmente di formazioni stratificate con intercalazioni
argillitiche, è influenzata dalla giacitura degli strati, se a reggipoggio oppure a franapoggio.
L’area di pianura alluvionale rappresenta la porzione di territorio localizzata in corrispondenza
della valle iniziale del Fiume Cecina.
In questa zona prevalgono i sedimenti fini, argillosi, scarsamente compattati.
Secondo quanto indicato dal Piano Strutturale d’area della Val di Cecina il sito è compreso per
gran parte in area a pericolosità geomorfologica bassa (Classe pericolosità 2 ai sensi della
D.C.R. 94/85).
7. INDAGINE GEOGNOSTICA
Al fine di verificare la successione stratigrafica locale e di evidenziare i caratteri geomeccanici
dei terreni affioranti, sono stati eseguiti 2 sondaggi di penetro metrica statica.
L'attrezzatura utilizzata è costituita da un penetrometro statico leggero (SPL), costituito da un
maglio di 30 kg e volata di 0,20 metri, punta conica di 10 cm2 ed apice di 60°.
Gli istogrammi mostrano il numero dei colpi "N" necessario per l'approfondimento della punta
conica nel terreno.
Dal loro esame generale si evidenzia la presenza di un primo terreno in minor addensamento
riconducibile alla copertura pedogenizzata, con uno spessore di circa 0,5-0,7 metri. Sottostante a
questo, si ritrova la formazione limoso-sabbiosa in facies mediamente addensata (SPD 1) che
prosegue fino a – 1,5 metri di profondità con un N = 55 colpi/10 cm.
Al di sotto si osserva un incremento dell’addensamento con oltre 30-40 colpi/10m cm che
corrisponde alla facies di maggiore addensamento. Nel SPL 2 la facies di maggiore
addensamento è subito presente sotto la copertura pedogenizzata.
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8. CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA DEI TERRENI
La caratterizzazione geomeccanica è stata ottenuta attraverso la correlazione dei sondaggi
penetrometrici eseguiti.
I terreni affioranti nell’area di sedime dell’impianto fotovoltaico sono rappresentati da
formazioni di sabbie limose. In superficie si ha una copertura pedogenizzata di spessore di circa
0,5-0,7 metri.
Si elencano di seguito i parametri geomeccanici delle facies litologiche rilevate.
Limi sabbiosi e sabbie argillose in facies mediamente addensata
(prof. da – 0,5 a – 1,5 metri dal p. di c.)
C = 0 ϕ = 32° γ = 1,8 kg/cm³
Limi sabbiosi in facies addensata
(profondità oltre – 1,5 metri dal p. di c.)
C = 0 ϕ = 35° γ = 1,8 kg/cm³
9. CARATTERIZZAZIONE SISMICA
La caratterizzazione sismica dell'area in esame può essere ottenuta mediante l'estrapolazione dei
dati sismologici della zona che inviluppa la Provincia di Pisa, nella quale è compreso il territorio
comunale di Montecatini Val di Cecina.
Nello svolgimento del lavoro è stata consultata la maggior parte della produzione scientifica
nazionale ottenendo informazioni sia sulla distribuzione geografica dei terremoti, sia sulla loro
propagazione, sia sulla severità del moto vibratorio del terreno nell'area di interesse.
E' importante risalire al massimo moto vibratorio del terreno ed alla relativa probabilità di
ritorno degli eventi sismici.
La sismicità risulta maggiormente limitata a eventi sismici a bassa intensità con epicentri
generalmente molto superficiali.
La fascia pedemontana dell’Antiappennino Toscano è interessata da una modesta attività
sismica per il risentimento dei terremoti appenninici confinati verso il settore dell’Appennino
Tosco-Emiliano con eventi di intensità massima del VIII-IX grado M.C.S. All’intorno dell’area
in esame nel corso degli ultimi 80-90 anni non si riscontra una apprezzabile sismicità locale.
Sulla base dei dati sopra riportati possono essere ricavate le massime accelerazioni previste sia
nel breve che nel medio periodo.
Le accelerazioni di gravità, molto utili per i tecnici addetti alle progettazioni, possono essere
desunte da una correlazione tra intensità e picco di accelerazione nel corso di altri terremoti in
cui sono state effettuate misurazioni strumentali di tale tipo.
La normativa sismica (ordinanza P.C.M. n. 3274) individua quattro diverse categorie alle quali
si associa un’accelerazione orizzontale massima:
Zona Accelerazione al suolo “ag”
1: 0,35 g
2: 0,25 g
3: 0,15 g
4: 0,05 g
Impianto FTV da 7.07 MWp nel Comune di Montecatini Val di Cecina – loc.”Aiaccia”
Il valore dell’accelerazione va moltiplicato per un coefficiente S che è funzione della categoria
del suolo.
Ai fini della determinazione dell’azione sismica in funzione delle caratteristiche del sito si
definiscono 5 tipi di terreno:
Categoria suolo Tipo Nspt Cu (kPa)
Velocità onde sismiche A
Suoli omogenei molto rigidi
Vs > 800 m/s
Velocità onde sismiche B
Sabbie molto
addensate >50 >250 360 m/s< Vs < 800 m/s
Velocità onde sismiche C
Sabbie mediamente addensate
> 15 < 50
> 70 <250
180m/s< Vs < 360 m/s
Velocità onde sismiche D
Terreni granulari
poco addensati <15 <70 Vs < 180 m/s
Velocità onde sismiche E
Terreni e strati superf. alluvionali
Vs come C e D nello strato superficiale (spessore tra 5 e 20 m) e come A nel substrato
La velocità di propagazione delle onde di taglio si riferisce alla media dei valori entro 30 metri
di profondità.
Per la definizione dello spettro di risposta elastico, nei due prospetti seguenti sono evidenziati i
valori assunti dai periodi Tb, Tc, Td e dal coefficiente S per ciascuna categoria di suolo.
Categoria suolo Tb Tc Td
A 0,15 0,40 2,0
B, C, E 0,15 0,50 2,0
D 0,20 0,80 2,0
Categoria suolo Coefficiente S
A1
B, C, E 1,25
D 1,35
I valori di velocità Vs derivanti da misure effettuate da prove in situ sono i seguenti:
Terreno Velocità Profondità (metri)
A 100 – 250 m/sec da 0 a -5/10
Secondo quanto indicato dal D.G.R. Toscana n. 431 del 19 Giugno 2006 il territorio del
Comune di Montecatini VC è classificato in Zona sismica 3 cui corrisponde un’accelerazione
orizzontale massima convenzionale (ag) su suolo di categoria A (formazioni litoidi o suoli
omogenei molto rigidi) da 0,05 g a 0.15 g.
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La sintesi della caratterizzazione sismica dei terreni interessati dalla messa in opera delle
fondazioni dell’impianto fotovoltaico nell’area in esame, è dunque la seguente tabella.
Categoria suolo Coefficiente S Tb Tc Td
A 1 0,15 0,40 2,0
10. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Sulla base dei dati acquisiti si possono evidenziare le seguenti considerazioni conclusive.
•
•
•
•
•
•
•
•
Le aree in esame, sono poste in una zona con una morfologia collinare costituita da
litologie sedimentarie limoso-sabbiose
con una copertura antropizzata che ha uno spessore inferiore al mezzo metro.
Le aree sono poste al di fuori di possibili allagamenti essendo in area collinare.
La falda acquifera è posta alla profondità di oltre 40 mt.
La formazione sedimentaria è costituita da due facies con addensamento maggiore dopo
i -1,5 metri di profondità dal piano di campagna.
La copertura pedogenizzata non è adeguata a sopportare carichi di una fondazione per la
sua inaffidabilità geotecnica, ma è talmente ridotta da venir superata con facilità da
qualsiasi forma di ancoraggio delle strutture portanti
La facies limoso-sabbiosa/argillosa mediamente addensata è di buona affidabilità
geotecnica per i possibili cedimenti che potrebbero avere un decorso temporale non
prettamente immediato.
La facies addensata, dopo il metro di profondità, è caratterizzata da una piu’ che buona
affidabilità geotecnica.
Si possono quindi opportunamente adottare fondazioni di tipo indiretto mediante pali infissi.
Al fine del progetto in esame per la realizzazione dell’impianto fotovoltaico si conferma la
fattibilità e l’idoneità del sito.
COMUNE DI MONTECATINI VAL DI CECINA
Provincia di Pisa
LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO
FOTOVOLTAICO DI POTENZA 7,07 MWp NEL COMUNE
DI MONTECATINI VAL DI CECINA
Il Committente:
Impretecna srl – Vinci (Fi)
Il Progettista:
7.AR PIANO DI DISMISSIONE
INDICE
OGGETTO E SCOPO
3
DESCRIZIONE IMPIANTO
3
DESCRIZIONE DEL PIANO DI DISMISSIONE
4
NORMATIVA DI RIFERIMENTO PER LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI APPARTENENTI ALLA
CATEGORIA RAEE
5
ANALISI LCA DEI MODULI FOTOVOLTAICI E NORMATIVA DI RIFERIMENTO
5
1 - OGGETTO E SCOPO
Il documento ha lo scopo di fornire una descrizione del piano di dismissione alla cessione dell’attività
dell’ impianto fotovoltaico (FTV) della potenza di picco e/o nominale di 7.07 MWp, da installare a
terra nel sito ubicato in comune di Montecatini Val di Cecina, loc.Aiaccia, in prossimità della SP.18
“Casino di Terra-Canneto”, in provincia di Pisa.
2 - DESCRIZIONE IMPIANTO
Il sito che accoglie l’impianto fotovoltaico ha un’estensione di circa 10 ha.
L’area presuntivamente destinata ad accogliere l’impianto vero e proprio, inteso come stringhe di
moduli collegati fra loro e ad inverter, trasformatori ecc. misura circa 73.000 mq., il restante (7.000
mq circa) rimarrà a verde e servirà come sito per le opere di mitigazione ambientale.
Una recinzione racchiude l’impianto; adiacente alla recinzione si ha il sistema di illuminazione
necessario alla videosorveglianza.
Adiacente alla recinzione si ha una strada in pietrischetto di larghezza di circa 5 m necessaria al
passaggio dei mezzi sia nel momento dell’installazione che nel momento della dismissione.
Fra le file di strutture su cui sono fissati i moduli fotovoltaici si lascia il sito al naturale, quindi rimane il
manto erboso.
Il generatore fotovoltaico ha una potenza nominale di 7.07 MWp; esso è composto da 23.184 moduli
fotovoltaici policristallini da 0.992x1.48 mt ciascuno; questi sono collegati elettricamente in stringhe;
meccanicamente tali stringhe sono posate su “tavole” in file orizzontali da 36 moduli; essendo i moduli
rettangolari disposti allineati, la tavola base misura BxH = 47.36x4.00 mt.
(NB. 1.48 mt x 32 moduli = 47.36 mt; 0.992mt x 4moduli = 4.00 mt).
L’energia prodotta dalle stringhe viene convogliata verso moduli di conversione CC-AC; l’energia
uscente dagli inverter viene fatta arrivare al trasformatore BT/MT più vicino che ne innalza la
tensione fino al valore necessario al parallelo rete.
Le parti in muratura prefabbricata dell’impianto sono:
- la cabina di consegna (punto di connessione con la rete del Distributore di Rete Locale);
- il prefabbricato di alloggiamento dei quadri MT;
- i prefabbricati di alloggiamento degli inverter;
- i prefabbricati di alloggiamento dei trasformatori MT/bt.
L’impianto oggetto di tale piano di dismissione sarà ubicato a terra a mezzo di struttura metallica; il
generatore FV è posizionato a terra tramite struttura Krinner, dotata di certificazione statica secondo la
norma DIN 1055 Parte IV relativa alle fondamenta con fissaggio al suolo mediante avvitamento.
Nella vite Krinner si innesta coassialmente un tubo di acciaio zincato a caldo del diametro di 60 mm.
Tale tubo è centrato e bloccato alla vite tramite tre bulloni di acciaio 6x80 con testa a brugola.
Il tubo di acciaio zincato consente un’escursione verticale di 800 mm consentendo di evitare le
opere di movimentazione terra altrimenti necessarie per livellare opportunamente il terreno.
Raccordi di acciaio zincato a caldo e opportuni accoppiatori zinco/alluminio consentono il bloccaggio
dei tubi obliqui alla struttura verticale garantendo la corretta inclinazione del piano di fissaggio dei
moduli fotovoltaici.
Il supporto dei moduli è realizzato con profilati di acciaio zincato a caldo posizionati sulla struttura
suddetta.
Tale tipologia di fissaggio a terra consente di evitare l’uso di plinti o fondazioni.
I cavi passano da cavidotti interrati con pozzetti di ispezione
3 - DESCRIZIONE DEL PIANO DI DISMISSIONE
L’impianto sarà dismesso dopo 20 anni dalla entrata in regime seguendo le prescrizioni
normative in vigore a quella data.
Le fasi principali del piano di dismissione sono riassumibili in:
1. Sezionamento impianto lato DC e lato CA (Dispositivo di generatore), sezionamento in BT e
MT (locale cabina di trasformazione)
2. Scollegamento serie moduli fotovoltaici mediante connettori tipo multicontact
3. Scollegamento cavi lato c.c. e lato c.a.
4. Smontaggio moduli fotovoltaici dalla struttura di sostegno (tavole)
5. Impacchettamento moduli mediante contenitori di sostegno
6. Smontaggio sistema di illuminazione
7. Smontaggio sistema di videosorveglianza
8. Rimozione cavi da canali interrati
9. Rimozione pozzetti di ispezione
10. Rimozione parti elettriche dai prefabbricati per alloggiamento inverter
11. Smontaggio struttura metallica
12. Rimozione del fissaggio al suolo (sistema a vite)
13. Rimozione parti elettriche dalle cabine di trasformazione.
14. Rimozione manufatti prefabbricati
15. Rimozione recinzione
16. Rimozione ghiaia dalle strade
17. Consegna materiali a ditte specializzate allo smaltimento
I tempi previsti per adempiere alla dismissione dell’intero impianto fotovoltaico sono di 1 mese.
La dismissione di un impianto fotovoltaico è una operazione non entrata in uso comune data la
capacità dell’impianto fotovoltaico a continuare nel proprio funzionamento di conversione dell’energia
anche oltre la durata di venti anni dell’incentivo da Conto Energia.
4 - NORMATIVA
DI
RIFERIMENTO
PER
LO
SMALTIMENTO DEI RIFIUTI
APPARTENENTI ALLA CATEGORIA RAEE
L’Italia si è dotata di un D. Lgs n.151 del 25 luglio 2005 entrato in vigore il 12 novembre 2007,
recepimento della Direttiva Europea WEEE-RAEE RoHS; sono state quindi recepite le direttive
dell'Unione Europea 2002/96/CE (direttiva RAEE del 27 gennaio 2003) e 2003/108/CE (modifiche
alla 2002/96/CE del 8 dicembre 2003) e la 2002/95/CE (direttiva RoHS del 27 gennaio 2003).
Il simbolo previsto dalla Norma EN 50419 indica l'appartenenza del prodotto alla categoria RAEE
(Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche):
Tutti i prodotti a fine vita che riportano tale simbolo non potranno essere conferiti nei rifiuti generici,
ma dovranno seguire l'iter dello smaltimento.
Il mancato recupero dei RAEE non permette lo sfruttamento delle risorse presenti all'interno del rifiuto
stesso come plastiche e metalli riciclabili.
Ad oggi non tutti i Comuni si sono organizzati con le isole ecologiche.
Il 29 febbraio 2008 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la legge 31/2008 di conversione del DL
248/2007 ("milleproroghe") che conferma le proroghe in materia di RAEE. Il 6 marzo 2008 è stata
pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la "legge Comunitaria 2007" (legge 34/2008) contenente la
delega al Governo per la riformulazione del D.Lgs 25 Luglio 2005, n. 151 al fine di dare
accoglimento alle censure mosse dall'Ue, con la procedura d'infrazione 12 ottobre 2006 per la non
corretta trasposizione delle regole comunitarie sulla gestione delle apparecchiature elettriche ed
elettroniche ricevute dai distributori all'atto dell'acquisto di nuovi prodotti da parte dei consumatori.
5 - ANALISI LCA DEI MODULI FOTOVOLTAICI E NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Lo Stato Italiano si sta dotando delle norme per garantire un completo smaltimento dei prodotti
elettrici ed elettronici.
E’ comunque da far notare che le celle fotovoltaiche, sebbene garantite 20 anni contro la diminuzione
dell’efficienza di produzione, essendo costituite da materiale inerte quale il silicio garantiscono cicli di
vita ben superiori alla durata ventennale del Conto Energia (sono infatti presenti impianti di prova
installati negli anni 70 ancora funzionanti).
I moduli fotovoltaici risentono solo di un calo di prestazione dovuto alla degradazione dei materiali
che compongono la stratigrafia del modulo quali vetro (che ingiallisce) fogli di EVA e Tedlar.
Del modulo fotovoltaico potranno essere recuperati almeno il vetro di protezione, le celle al silicio
la cornice in alluminio ed il rame dei cavi, quindi circa il 95% del suo peso.
L’inverter, altro elemento “ricco” di materiali pregiati (componentistica elettronica) costituisce il
secondo elemento di un impianto fotovoltaico che in fase di smaltimento dovrà essere debitamente
curato.
Tutti i cavi in rame potranno essere recuperati, così come tutto il metallo delle strutture di sostegno.
L’impianto fotovoltaico è da considerarsi l’impianto di produzione di energia elettrica che più di ogni
altro adotta materiali riciclabili e che durante il suo periodo di funzionamento minimizza
l’inquinamento del sito di installazione, sia in termini di inquinamento atmosferico (nullo non
generando fumi), di falda (nullo non generando scarichi) o sonoro (nullo non avendo parti in
movimento).
Negli ultimi anni sono nate procedure analitiche per la valutazione del ciclo di vita (LCA) degli
impianti fotovoltaici. Tali procedure sono riportate nelle ISO 14040-41-42-43.
Per quanto attiene ai principali componenti la procedurà da seguire sarà:
• Pannelli FTV:
per quanto riguarda lo smaltimento dei pannelli Fotovoltaici montati sulle strutture fuori terra
l’obiettivo è quello di riciclare pressoché totalmente i materiali impiegati.
Le operazioni consisteranno nello smontaggio dei moduli ed invio degli stessi ad idonea piattaforma
predisposta dal costruttore di moduli FV che effettuerà le seguenti operazioni di recupero:
- recupero cornice di alluminio;
- recupero vetro;
- recupero integrale della cella di silicio o recupero del solo wafer;
- invio a discarica delle modeste quantità di polimero di rivestimento della cella;
• Strutture di sostegno:
le strutture di sostegno dei pannelli saranno rimosse tramite smontaggio meccanico, per quanto
riguarda la parte aerea, e tramite estrazione dal terreno dei pali di fondazione infissi.
I materiali ferrosi ricavati verranno inviati ad appositi centri di recupero e riciclaggio istituiti a norma
di legge.
Per quanto attiene al ripristino del terreno non sarà necessario procedere a nessuna demolizione di
fondazioni in quanto non si utilizzano elementi in cls gettati in opera.
• Impianto elettrico:
le linee elettriche e gli apparati elettrici e meccanici delle cabine di trasformazione MT/bt saranno
rimosse, conferendo il materiale di risulta agli impianti all’uopo deputati dalla normativa di settore.
Il rame degli avvolgimenti e dei cavi elettrici e le parti metalliche verranno inviati ad aziende
specializzate nel loro recupero e riciclaggio.
Le polifere ed i pozzetti elettrici verranno rimossi tramite scavo a sezione obbligata che verrà poi
nuovamente riempito con il materiale di risulta.
I manufatti estratti verranno trattati come rifiuti ed inviati in discarica in accordo alle vigenti
disposizioni normative.
Le colonnine prefabbricate di distribuzione elettrica saranno smantellate ed inviate anch’esse ad
aziende specializzate nel loro recupero e riciclaggio.
• Manufatti prefabbricati e cabina di consegna:
per quanto attiene alle struttura prefabbricate si procederà alla demolizione ed allo smaltimento dei
materiali presso impianti di recupero e riciclaggio inerti da demolizione (rifiuti speciali non
pericolosi).
• Recinzione area:
la recinzione in maglia metallica di perimetrazione del sito, compresi i paletti di sostegno e i cancelli di
accesso, sarà rimossa tramite smontaggio ed inviata a centri di recupero per il riciclaggio delle
componenti metalliche.
I pilastri in c.a. di supporto dei cancelli verranno demoliti ed inviati presso impianti di recupero e
riciclaggio inerti da demolizione (rifiuti speciali non pericolosi).
• Viabilità interna ed esterna:
•
la pavimentazione in ghiaia della strada perimetrale verrà rimossa tramite scavo e successivo
smaltimento del materiale rimosso presso impianti di recupero e riciclaggio inerti da demolizione.
COMUNE DI MONTECATINI VAL DI CECINA
Provincia di Pisa
LAVORI DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO
FOTOVOLTAICO DI POTENZA 7,07 MWp NEL COMUNE
DI MONTECATINI VAL DI CECINA
Il Committente:
Impretecna srl – Vinci (Fi)
Il Progettista:
8.AR VALUTAZIONE SUI S.I.R. ED AREE
PROTETTE
CONSIDERAZIONI SULLE AREE PROTETTE
La classificazione delle aree naturali protette è stata definita dalla legge 394/91, che ha istituito
l'Elenco ufficiale delle aree protette, periodicamente aggiornato dal Ministero dell'Ambiente e della
Tutela del Territorio.
La Regione Toscana, che già nel 1977 aveva approva to la L.R. n. 46/1977 Costituzione di un
sistema di parchi regionali e delle riserve naturali, con la L.R. n. 29/1997 Norme in materia di aree naturali protette regionali, si è dotata di uno strumento normativo che recepisce i contenuti della
legge.394/1991.
I SIR costituiscono assieme alle Aree Protette (di cui alla L.R.49/95), il sistema ambientale provinciale.
Nel PTC. Alle tav.QC19 e P6 sono evidenziati i siti prossimi alla zona di intervento; vediamone le
criticità. Gli strumenti di pianificazione territoriale verificano le incidenze sulle componenti biotiche del
sito in esame, tenendo conto delle capacità di rigenerazione delle risorse naturali, degli effetti cumulativi
prodotti dai diversi fattori di impatto (1.rumore, 2.inquinamento luminoso, 3. inquinamento atmosferico,
4.consumi idrici, 5.consumo del suolo, 6. inquinamento delle falde) in relazione ad interventi interni alle
aree protette o ad esse contermini (vedi PTC, NTA pagina 71, c.26.3.5) che possano avere incidenze in
termini di 7.perdita della superficie dell’habitat, 8. Frammentazione, 9. Perturbazione, 10.densità di
popolazione, 11.quantità e qualità della risorsa acqua.
L’Impianto dell’Aiaccia si trova a circa 1.175 mt in linea d’aria dalla SIR-SIC-ZPS n° 18
Monterufoli, individuato dalla sigla IT5170008, della superficie di 5.035,85 ettari risulta separato da
essa dalla valle della Sterza e dalla SP 18.
L’impianto è esterno alla perimetrazione; le azioni indotte temute possono valutarsi come segue:
1. l’impianto FTV non è fonte di rumore; alla distanza di oltre 1 km, la presenza dello stesso non
perturba in alcun modo l’equilibrio biotico del SIR. Tra l’altro va osservato che eventuali transiti di
animali (avifauna e mammiferi) sono in parte ostacolati sia dal torrente Sterza sia dalla ben piu’
pericolosa rotabile SP68; il fiume viena valicato – oggi – con un guado in calcestruzzo
semisommerso (gennaio 2010), ma la fauna non ha certo bisogno di cio’ per i suoi spostamenti; da
osservazioni e informazioni assunte, densa è la proliferazione di cinghiali, mentre ben più rari sono
i mammiferi “nobili” (capriolo ecc.); sia per la conformazione orografica, sia per la presenza
sull’Aiaccia di attività umane agricole già presenti, sia per la distanza, sia infine per il fatto che i
pannelli sono posti ad un’altezza minima di 50-70 cm e massima di 1.60 mt, non formano ostacolo
al transito – eventuale - di piccoli animali (fino alla volpe ed al tasso) né al volo degli uccelli;
2. l’inquinamento luminoso non esiste: i pannelli solari blu- scuro non emettono luce e riflettono
pochissimo quella solare (per il principio stesso di funzionamento, la luce riflessa è energia
perduta…); l’unica fonte luminosa saranno i lampioni di sicurezza, che saranno
OBBLIGATORIAMENTE proiettati verso terra e saranno NON PIU’ alti della maggior altezza
dell’impianto (< 2 mt), opportunamente mascherati e verniciati in verde;
3. non vi è alcuna forma di correlazione con la SIR in termini di inquinamento atmosferico;
4. non vi è alcun consumo idrico: l’acqua di lavaggio verrà contenuta in una cisterna in vetroresina da
20 mc interrata in prossimità dell’officina per macchine agricole di proprietà Giomi e l’eventuale
periodico lavaggio verrà fatto con trattore agricolo, rimorchio con idropulitrice alimentata dal
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motore del trattore (attrezzo agricolo simile al dispenser fitofarmaci); la cisterna viene alimentata
con acqua industriale non attinta dalla rete pubblica e rifornita all’occorrenza;
consumo del suolo: vi è l’occupazione del suolo in forma reversibile e per venti anni; l’area
occupata è ESTERNA a qualsiasi area protetta presente in loco;
non vi è alcun inquinamento delle falde: le acque di lavaggio pannelli sono acque industriali non
provenienti da cicli chimici o geotermici e comunque verranno acquistate da fornitori che ne
certifichino ogni volta la assoluta compatibilità con lo scarico sul suolo; è escluso, come detto, l’uso
di acqua pubblica;
non vi è alcuna perdita di superficie dell’habitat naturale in quanto l’impianto è esterno ad ogni area
protetta e comunque le esili strutture in alluminio che sorreggono i pannelli sono rimovibili al
termine della gestione;
non vi è frammentazione di aree protette, se si intende la suddivisione in aree frazionate, interrotte o
separate dalla realizzazione dell’impianto; la piu’ vicina area protetta è a 1.100 mt in linea d’aria e a
1600 mt in via di strada;
non vi è alcuna perturbazione né diretta né indiretta;
non vi è alcuna variazione nella densità di popolazione (umana) né vi è diminuzione di densità di
popolazione animale (selvaggina ecc.);
non vi è variazione né quantitativa né qualitativa dell’acquifero: gli apporti di acqua di lavaggio (1
lavaggio/anno) sono ininfluenti sul bilancio delle falde ( circa 0.2 lt/mq, pari, localmente a un
surplus di 0.2 mm di acqua sull’area dell’impianto, a fronte di eventi pluviometrici di 150-180
mm/anno.
CONCLUSIONI. Si può affermare con certezza che la realizzazione dell’impianto dell’Aiaccia non
crea alcuna perturbazione né diretta (in quanto l’area non è interna ad aree protette) né indotta
alle varie AREE PROTETTE esistenti nelle vicinanze.
Dal PTC provinciale:
SITO DI IMPORTANZA REGIONALE (SIR)
68 Complesso di Monterufoli (IT5170008)
Tipo sito anche pSIC e ZPS
CARATTERISTICHE DEL SITO
Estensione 5.035,85 ha
Presenza di aree protette
Sito in parte compreso nella Riserva Naturale Provinciale “Foresta di Monterufoli-Caselli”.
Tipologia ambientale prevalente
Area collinare con morfologia accidentata, presenza di affioramenti rocciosi ofiolitici (serpentine diabasi) zone
derosione, profonde incisioni vallive, occupata prevalentemente da boschi cedui di leccio e macchie sempreverdi, estese
garighe con ginepri su litosuoli, boschi misti di latifoglie decidue a dominanza di cerro.
Diffusi anche i rimboschimenti di conifere (a pino marittimo, pino nero, pino d’Aleppo).
Altre tipologie ambientali rilevanti
Ecosistemi fluviali di alto e medio corso, praterie secondarie e coltivi abbandonati.
Principali emergenze
HABITAT
Nome habitat di cui all'Allegato A1 della L.R. 56/2000
Cod. Corine Cod. Nat.2000 All. Dir. 92/43/CEE
Praterie dei pascoli abbandonati su substrato neutro-basofilo (Festuco-Brometea). 34,32-34,33 6210 AI*
Creste e versanti con formazioni discontinue semirupestri di suffrutici, suffrutici succulenti e erbe perenni (Alysso
alyssoidis-Sedion albi). 34.11 6110 AI* Boscaglie a dominanza di Juniperus sp.pl. 32.13 5210 AI Boscaglie a
dominanza di Juniperus oxycedrus ssp. oxycedrus dei substrati serpentinosi (1). 32.131 5211 AI Boschi ripari a
dominanza di Salix alba e/o Populus alba e/o P.nigra. 44,17 92A0 AI Garighe a Euphorbia spinosa (2). 32.441
(1) Sottotipologia di habitat non presente nella L.R. 56/2000, con nome di cui al Progetto RE.NA.TO.
(2) Habitat non indicato nella scheda Natura 2000.
FITOCENOSI
Fitocenosi serpentinicole di Monterufoli (Armerio-Alyssetum bertolonii euphorbietosum spinosae).
SPECIE VEGETALI
Euphorbia nicaeensis ssp. prostrata - Endemismo serpentinicolo della Toscana. E' specie
abbastanza rara con areale frazionato, presente solo su alcuni substrati ofiolitici.
Thymus acicularis var. ophioliticus - Specie endemica dei substrati ofiolitici toscani.
Stachys recta ssp. serpentini – Specie endemica dei substrati ofiolitici toscani.
Altri popolamenti floristici caratteristici dei substrati ofiolitici (Alyssum bertolonii, Asplenium
cuneifolium Cheilanthes marantae, Stipa etrusca, Minuartia laricifolia var. ophiolitica).
Presenza di Dictamnus albus.
SPECIE ANIMALI
(AII) Bombina pachypus (ululone, Anfibi).
(AII*) Canis lupus (lupo, Mammiferi).
(AI) Circaetus gallicus (biancone, Uccelli) – Nidificante, presumibilmente con diverse coppie.
I corsi d’acqua, stagionali o permanenti, uniti alla rete di pozze di abbeverata e lavatoi, ospitano popolamenti di Anfibi
ricchi di specie.
Altre emergenze
Il sito riveste un notevole valore in quanto area forestale vasta e continua, con valori medi o elevatati di naturalità, alta
biodiversità e con disturbo antropico molto scarso. Svolge inoltre un significativo ruolo di area “sorgente” (source) per
numerose specie forestali.
Boschi termofili a dominanza di rovere.
Sistema di corsi d’acqua di elevato valore naturalistico, con bacini idrografici caratterizzati da
scarso disturbo antropico (T. Trossa, T. Ritasso) e con emergenze geomorfologiche.
Principali elementi di criticità interni al sito
- Locali livelli di scarsa maturità delle formazioni forestali nelle aree del sito esterne alla Riserva Naturale “Foresta di
Monterufoli – Caselli” per intensa utilizzazione dei boschi, fino agli anni ’60.
- Chiusura dei pascoli e dei coltivi abbandonati.
- Evoluzione naturale o artificiale (per rimb oschimento) della vegetazione nelle garighe a Euphorbia spinosa su
substrato serpentinoso e nelle aree a macchia mediterranea.
- Area di potenziale localizzazione di fattorie eoliche.
- Disturbi legati all’aumento della fruizione turistica dell’area.
Principali elementi di criticità esterni al sito
- Possibili uccisioni illegali di lupi.
- Gestione forestale con intenso utilizzo del ceduo.
PRINCIPALI MISURE DI CONSERVAZIONE DA ADOTTARE
Principali obiettivi di conservazione
a) Conservazione degli habitat caratteristici degli affioramenti ofiolitici (EE).
b) Mantenimento/incremento degli elevati livelli di naturalità e dello scarso disturbo antropico (E).
c) Mantenimento o recupero delle praterie e dei coltivi abbandonati (E).
d) Mantenimento/incremento dell’eterogeneità del mosaico ambientale e in particolare della presenza dei diversi stadi
evolutivi delle successioni ecologiche (M).
e) Mantenimento/recupero delle formazioni forestali di pregio (M).
Indicazioni per le misure di conservazione
- Adozione di misure gestionali (l’area è in gran parte di proprietà regionale) e contrattuali relative alla gestione
forestale, per il raggiungimento degli obiettivi di conservazione; in particolare: tutela e incremento della maturità dei
nuclei di latifoglie di pregio (ad esempio rovere) (E); rinaturalizzazione degli impianti di conifere (M); conservazione di
aree con stadi intermedi delle successioni (macchia, forteto) (M).
- Adozione di misure gestionali o contrattuali per il mantenimento o il recupero degli ambienti aperti (E).
- Salvaguardia del sistema di zone umide minori (pozze di abbeverata, lavatoi) (M).
Necessità di Piano di Gestione specifico del sito
Il sito è stato oggetto di uno studio finalizzato alla verifica della necessità di un piano di gestione specifico. Questo ha
evidenziato la possibilità del raggiungimento degli obiettivi di conservazione mediante l’attuazione degli strumenti di
gestione dell’area protetta e l’implementazione di altri piani di settore. La Riserva ha approvato il Regolamento di
gestione, mentre relativamente al territorio interno al patrimonio agricolo-forestale regionale è stato approvato il Piano
forestale generale.
Entro breve dovranno essere realizzate le integrazioni al piano generale.
Necessità di piani di settore
Non necessari.
INCLUSO:
SITO DI IMPORTANZA REGIONALE (SIR)
B13 Caselli (IT5170103)
Tipo sito SIR non incluso nella rete ecologica europea Natura 2000.
CARATTERISTICHE DEL SITO
Estensione 1613,79 ha
Presenza di aree protetta
Sito in parte compreso nella Riserva Naturale Provincia le “Foresta di Monterufoli-Caselli” e nella Riserva Statale
“Caselli”.
Tipologia ambientale prevalente
Rilievi collinari con prevalente matrice forestale (boschi di latifoglie termofile e mesofile) e buona
presenza di stadi di degradazione a macchia alta.
Altre tipologie ambientali rilevanti
Ecosistemi fluviali, coltivi ed ex coltivi.
Principali emergenze
HABITAT
Nome habitat di cui all'Allegato A1 della L.R. 56/2000
Cod. Corine Cod. Nat.2000 All. Dir. 92/43/CEE
Boschi ripari a dominanza di Salix alba e/o Populus alba e/o P.nigra. 44,17 92A0 AI
SPECIE ANIMALI
(AI) Circaetus gallicus (biancone, Uccelli) – Nidificante nel sito o in aree circostanti.
(AII*) Canis lupus (lupo, Mammiferi)
Principali elementi di criticità interni al sito
- Alcune formazioni forestali presentano stadi di degradazione derivanti dalle utilizzazioni molto intense del passato.
- Rimboschimenti di conifere con diffusione spontanea dei pini nelle formazioni autoctone di latifoglie e nelle rare
radure.
- Chiusura di pascoli e coltivi abbandonati.
- Attività venatoria.
Principali elementi di criticità esterni al sito
- Possibili uccisioni illegali di lupi.
PRINCIPALI MISURE DI CONSERVAZIONE DA ADOTTARE
Principali obiettivi di conservazione
a) Mantenimento/incremento degli elevati livelli di naturalità e dello scarso disturbo antropico (M).
b) Mantenimento/incremento della maturità degli ecosistemi forestali (M).
c) Conservazione degli ambienti aperti (M).
Indicazioni per le misure di conservazione
- Adozione di misure gestionali (parte significativa dell’area è di proprietà regionale) e contrattuali
relative alla gestione forestale, per il raggiungimento degli obiettivi di conservazione. In particolare:
la tutela e l’incremento della maturità dei nuclei di latifoglie di pregio (ad esempio nelle formazioni
di rovere); la rinaturalizzazione degli impianti di conifere; la conservazione di aree con stadi
intermedi delle successioni (macchia, forteto) (M).
- Adozione di misure gestionali o contrattuali (incentivazioni) per il mantenimento o il recupero
degli ambienti aperti (M).
Necessità di Piano di Gestione specifico del sito
Non necessario. La Riserva provinciale ha approvato il Piano forestale generale e il Regolamento di
gestione.
Entro breve dovranno essere realizzate le integrazioni al piano generale.
Necessità di piani di settore
Non necessari.
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