LE FOTOGRAFIE DI CARLO ROGGERO
ARENZANO:
UN POPOLO DI
SANTI, NAVIGATORI
E POETI
A cura di
GIUSEPPE ROGGERO e LORENZO GIACCHERO
Elaborazione grafica di
LAURA ROGGERO
ARENZANO
2006
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Nel tempo e nello spazio…
Come i granelli di sabbia che nella clessidra scivolano incessanti, gli attimi del
tempo fluiscono inesorabili verso l’infinito.
La fotografia, invece, ci dona l’illusione che il tempo non solo possa essere
fermato, ma addirittura catturato e rinchiuso nello spazio bidimensionale di una
forma geometrica.
L’immagine, colta nell’istante di uno scatto, si è trasformata in un intramontabile
presente. Il presente della memoria.
La fotografia è un artifizio cinico, a volte anche crudele perché ci consegna la
rappresentazione di una realtà concreta e al tempo stesso evanescente come una
bolla di sapone. Ciò che al momento viene fissato nell’immagine un attimo dopo
è già diverso e irripetibile.
Tutto questo, tuttavia, non cessa di essere affascinante. Persone, eventi, emozioni e sentimenti restano bloccati in una particolare dimensione sempre uguale
a se stessa. È per tale motivo che la fotografia è il surrogato della memoria, il
testimone oculare.
I ricordi si attenuano, si confondono, spesso svaniscono, ma la fotografia è
sempre lì. Pronta e servizievole, capace di restituire la prova di ciò che è stato.
La fotografia è anche un mezzo di trasporto poiché ci consente di compiere un
viaggio all’indietro nel tempo e nello spazio. Essa, pur nella sua evidente staticità,
è viva e ci parla. Guardandola con intelligente curiosità e giusta attenzione, ci
trasmette notizie, informazioni, stati d’animo; ci suggerisce riflessioni; ci interpella;
ci stimola.
Nella fotografia traspaiono le intenzioni e le aspettative di chi ha colto l’immagine, ma anche e soprattutto i pensieri, i desideri, le speranze delle persone
ritratte, che inconsapevolmente hanno raccontato di sé più di quanto potessero
immaginare.
Senza rendersene conto, quelle persone hanno comunicato con gli sguardi, gli
atteggiamenti, gli abiti indossati, con quanto avevano attorno.
Infatti, anche il contesto ambientale è un libro aperto. Strade, edifici, automezzi, cose di uso quotidiano, sono tutti elementi che concorrono a fornire un quadro
della temperie politica, della buona amministrazione, delle condizioni economiche,
delle attività.
In breve: delle tendenze, degli umori e della buona salute di un Paese.
Pier Nicolò Como
Curatore di VITA ARENZANESE
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Strumentazione fotografica usata da Carlo Roggero:
1. 2. Rolleicord 6 x 6 - 3. Macchina fotografica stereo 6 x 13 “LE KALISCOPE” - 4. Flash - 5. Visore stereo 6 x 13
6. Chassis-7. Lastre di vetro - 8. Rullini - 9. Macchina fotografica “ROLLETTE” 5 x 7,5 - 10. Torchietto per stampe.
Apparecchi fotografici costruiti da Carlo Roggero:
1. Macchina fotografica a lastre 10 x 15 - 2. Visore stereo 6 x 13
3. Obiettivo - 4. Chassis – 5. Macchina fotografica a lastre - 6. Torchietto per stampe.
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Per sorridere e per riflettere
Chissà se Carlo Roggero avrà mai pronunciato il fatidico invito del fotografo: “Prego,
sorrida!”...
Pensiamo di poter affermare che la ricerca del vero gli abbia imposto di sottrarsi al rito
dell’apparire e che ogni ripresa fotografica sia stata lo specchio di atteggiamenti spontanei.
Tocca a noi, che curiamo questa raccolta di suoi lavori, formulare l’esortazione dal
momento che intendiamo proporre l’album di immagini della grande famiglia arenzanese.
Ci auguriamo che, con i ricordi, scaturisca subito anche il sorriso di fronte al comune
passato, come succede in ogni casa quando si riaprono gli scrigni del tempo trascorso. Le
immagini liete o venate di tristezza - tutte originariamente in bianco e nero - sono tuttavia
luminose per la permanente vitalità che vi è riflessa.
Il patrimonio fotografico realizzato da Carlo Roggero è immenso. Un mare di immagini
che ci ha sbalorditi già durante la ricerca di singoli e mirati reperti da inserire nelle precedenti
pubblicazioni. Ma che ora ci ha letteralmente sommersi, quando abbiamo deciso di esaminarlo
tutto per proporne una parte alla comunità arenzanese.
Stampe su carta o diapositive di vetro in diversi formati, risultato di originali sistemi di
ripresa e visione, anche stereoscopica o tridimensionale, insieme a riproduzioni di antichi
dagherrotipi, stampe e quadri sono scorse a centinaia davanti ai nostri occhi, inedite e sorprendenti.
E il naufragar è stato dolce in questo mare, la cui risacca lambisce ancora la nostra riva, incerto
confine di scambio con un passato appena sommerso.
Ariose panoramiche. Divagazioni artistiche o puntigliose ricerche di particolari. Ritratti
di singoli personaggi. Gruppi di persone aggregate per caso o clan famigliari. Cronache di
avvenimenti. Testimonianze di usi e costumi, interessanti perché desueti o sorprendenti perché
ancora attuali.
La vita e la storia della gente di Arenzano - tra la fine del diciannovesimo secolo e la prima
metà del ventesimo - come la sabbia di questo lido, che sembra scivolare via sottratta da
inafferrabili dita di spuma, ma che subito torna a brillare tra i ciottoli lucidi: oro al sole di nuove
stagioni.
Una raccolta che pubblichiamo per consentire agli Arenzanesi, di adesso e dei giorni a
venire, di specchiarsi nelle generazioni che li hanno preceduti per continuare l’incessante
staffetta dell’esistenza.
Attraversando a ritroso l’obiettivo degli apparecchi fotografici, come se fosse l’oblò della
macchina del tempo, ci affacciamo sull’Arenzano che fu.
Immaginiamo Carlo Roggero come un emulo del Capitano Nemo, affascinato talora dagli
abissi di conoscenze senza tempo, ora in balia della deriva di consuetudini che sempre si
rinnovano, nella vastità e nella profondità di ventimila scatti in riva al mare. Intento a cogliere
con il clic o il flash dell’attimo fuggente il DNA di alcune generazioni di Arenzanesi.
Il filo conduttore di questa prima raccolta di fotografie d’epoca risponde al quesito di chi
si volge indietro, si guarda attorno, o scruta l’orizzonte del futuro domandandosi: chi siamo?
La risposta è ovviamente insita nelle immagini. Esse, infatti, sintetizzano qualità, difetti,
prerogative, aspirazioni, modi di essere del nostro Grande - Piccolo Mondo.
Siamo un popolo di Santi, Navigatori e Poeti!
Dapprima le immagini racconteranno l’essere Santi in una Comunità civile cucita sulla
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fodera di quella fedele da venti secoli al mandato del messaggio evangelico, proclamato anche
in questo seno dai santi Nazario e Celso, pellegrini del primo secolo e precursori dell’unità
europea sotto il segno della croce.
Sono fotografie di chiese, di cappelle votive, di feste comandate, di ricorrenze all’ombra del
campanile, di celebrazioni e cerimonie, talvolta tra il religioso e il profano. Non possono mancare
testimonianze di vite consacrate, di carriere curiali, di spunti di santità in un contesto che i valori
della convivenza hanno reso soprattutto solidale.
Dire Navigatori significa far menzione di tutte le attività legate al mare. L’elemento
fondamentale del paesaggio naturale che ha costituito ragione di vita, e spesso anche di morte,
di una gente spinta al largo dall’incombente retroterra.
Armatori, capitani marittimi, commercianti per mare. Intrepidi esploratori, eroi di tutti i
mondi. Imprenditori nei locali scaletti, maestri d’ascia, calafati, tra semplici gozzi, opulenti
velieri, goffe chiatte. Ma anche pescatori, gestori di proficue attività turistiche. Persino bagnanti
e marinai per diporto…
Poeti lo siamo un po’ tutti. Non solo chi possiede l’estro di trascrivere un sentimento e la
temerarietà di proporlo agli altri, ma anche ognuno di noi che per una volta si è lasciato inebriare
dal profumo del salmastro, incantare dai riverberi di un rosario di lampare, inorgoglire dall’incedere solenne dei cristezanti, incuriosire dall’approccio all’onda di foresti intimoriti.
Ognuno di noi, che almeno una volta ha recitato a se stesso, stupendosi, anche un solo verso:
è bello, è buono.
Nella straordinarietà di eventi eccezionali e nella quotidianità di scontate banalità, chi
acconsente, reagendo in cuor suo, alla visione onnipresente del bello e del buono è partecipe
del perpetuo moto etico ed estetico che anima il meccanismo del mondo e della storia.
Saranno i versi di Giosuè Carducci, ispirato ospite di Arenzano, a prenderci per mano in
un percorso fotografico di poesia nostrana, e a fornire le didascalie delle immani che parleranno
agli occhi e all’anima degli Arenzanesi. Che sanno o che sapranno, di appartenere ad un popolo
antico, glorioso, laborioso, fedele, fantasioso, in grado di intraprendere, oggi come ieri e così
domani, l’unica e irripetibile avventura della vita. Insieme.
Ce lo propone e impone quest’unico, condiviso orizzonte che fonde e confonde il mare con
il cielo.
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Carlo Roggero
Nacque ad Arenzano il 2 Giugno 1902, figlio di Giuseppe
(Pinin, u relêuià, dopo trascorsi ferroviari) e di Giovanna Marchese
(Ninetta a Carbunin-a). Diplomatosi geometra all’Istituto tecnico
Vittorio Emanuele II di Genova nel 1923, cominciò a svolgere l’attività lavorativa presso lo studio di alcuni professionisti, tra cui
l’ingegner Fedele Ravera e l’architetto Pietro Fineschi, e quindi in
proprio nel 1929. Per le notevoli capacità, fu incaricato dal podestà
Cesare Festa di creare l’ufficio tecnico comunale di Arenzano,
svolgendone la delicata mansione di responsabile in un momento
di notevoli trasformazioni cittadine, con una serie di incarichi
Carlo Roggero a due anni
consecutivi dal 1930 al 1939. Disegnò tra l’altro lo stemma comu(1904).
nale, arricchito del cartiglio in latino, inserito anche nella raccolta
regionale edita recentemente. Appassionato alla ricerca tecnico-scientifica, realizzò nel 1930 un
sistema di livello-squadro brevettato in ambito internazionale.
Nell’Aprile 1933 sposò Iole Galleano di Sampierdarena; il 26 Maggio 1934 nasceva in
Arenzano il figlio Giuseppe. Assunto alla SIAC, Società Italiana Acciaierie Cornigliano, nel 1939,
Carlo trasferì la famiglia nella località del nuovo lavoro nel 1941. Nel 1950 accettò l’impiego
nell’Ufficio Topografi dello SCI, il famoso Stabilimento a Ciclo Integrale, avendo anche il tempo
per un secondo brevetto di un apparecchio misuratore di volumi e giacenze nel 1951. Dallo SCI
passò come capo reparto dello stesso ufficio alla società Italstrade nel 1957 e infine alla società
Cosider. Efficace ed efficiente nell’esecuzione di una considerevole e precisa mole di lavoro, anche
Carlo Roggero (a sinistra), sul litorale arenzanese
(1927).
Chitarra a 14 corde costruita da Carlo Roggero
su modello dello strumento del famoso chitarrista
genovese Pasquale Taraffo (1887-1937), detto U Rêua (1930).
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Brevetto del livello-squadro (1930).
Una delle ultime immagini
di Carlo Roggero (1980).
con l’applicazione di propri innovativi sistemi, fu apprezzato realizzatore di mappe marine con
lo scandaglio delle aree portuali degli stabilimenti di Taranto, Piombino e Mestre (anni 196062), e di Bagnoli (1963-64). Il 1° Settembre 1965 tagliò il traguardo della meritata quiescenza.
Rimasto già vedovo nel 1952, morì a Genova Sampierdarena nel 1990.
Fu particolarmente interessato alla storia del proprio paese di cui raccolse e tramandò le
memorie, dalle immagini impresse su macchine fotografiche anche di fattura artigianale alle
testimonianze orali dei testimoni del tempo, dai rilievi topografici alle artistiche ricostruzioni
grafiche, fino alle relazioni manoscritte sulle intuizioni frutto dello studio del passato e del
presente. Conosciuto e stimato sia personalmente che in virtù dell’ufficio pubblico esercitato
e dell’attività professionale svolta (sono suoi alcuni progetti di costruzioni esistenti in paese),
ebbe modo di frequentare numerose persone e gli ambienti più disparati, e di entrare in
confidenza con larghi strati della popolazione arenzanese, tutti benevolmente disposti ad offrire
il proprio contributo all’opera di ricerca, affascinati dalle doti umane e dalla passione civile
dell’interlocutore, attratto da ogni dettaglio personale, famigliare, comunitario.
Tra i valori tradizionali salvaguardati da Carlo Roggero non si può fare a meno di ricordare
l’affetto mantenuto e rafforzato per le famiglie che confluivano nella sua, nonché l’amicizia,
anche in forme scanzonate ed esuberanti, con gli altri.
L’interesse per la tecnica applicata lo portò a realizzare in proprio non soltanto dispositivi
professionali meritevoli di brevetto, ma anche strumentazioni radiofoniche al passo coi tempi
e, soprattutto, apparecchiature fotografiche di ripresa, stampa e visione, utili alla conservazione
di questi preziosi reperti del passato nostrano. Si applicò con buoni risultati anche alla musica,
dando vita ad un complessino musicale estemporaneo di amici con cui condivideva la passione,
l’allegria e… gli strumenti che costruiva da sé!
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SANTI
PUNTI DI RIFERIMENTO
(Chiese e luoghi di culto)
TRADIZIONI
(Manifestazioni, feste, celebrazioni, pellegrinaggi)
ALL’OMBRA DEI CAMPANILI
(Momenti di comunità)
AVVENIMENTI
(Cronaca che si fa storia)
PADRI E MADRI - MAESTRI E PASTORI
(Figli consacrati)
SOLIDARIETÀ
(Esperienze esemplari)
VOTI POPOLARI
(L’affidamento alla Provvidenza)
CURIOSITÀ
(Vox Populi)
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PUNTI DI RIFERIMENTO
Anno 1928 - Ogni immagine panoramica di Arenzano è caratterizzata dalla presenza in posizione di preminenza
di una chiesa. Nella veduta del Luglio 1928 è il santuario della Madonna Annunziata alle Olivette a dominare la
scena al centro della fotografia, sulla collina della Bicocca ancora priva degli insediamenti edilizi del secondo
dopoguerra. La riva, con le attrezzature balneari di stagione (in primo piano i bagni Milano) e con i cantieri navali
(completi di rimorchiatore sullo scalo), gode della materna protezione della Celeste Guardiana del leggiadro seno
di rena (Rensen).
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PUNTI DI RIFERIMENTO
Anno 1887 - Panorama della Marina con la chiesa parrocchiale dei Santi Nazario e Celso rivolta ad Oriente. Il
castello Pallavicino presenta la nuova torre, appena sopraelevata (1880). Al centro dell’immagine la portinera del
castello; alla sua destra la Locanda della Posta, antico luogo di sosta per i viaggiatori, sulla Riviera tra Genova e
Savona, e per il cambio dei cavalli delle diligenze e dei carri. *
Anno 1930 - Il santuario del Santo Bambino di Praga, con il vecchio campanile (ma non il primo!) e la facciata
in costruzione. A sinistra, la millenaria torre dei Saraceni da tempo non esercita più il compito di vedetta e
informazione con i falò nel complesso sistema di segnalazione costiera: d’ora in poi saranno le campane del nuovo
centro di spiritualità a richiamare genti e a diffondere messaggi di speranza. Il primitivo tracciato di Viale Val
d’Olivi (attuale Via Marconi) si diparte dal piazzale con la Cà da Costa, o Cà di Bêu (dai buoi impiegati dalle carovane
per il legname dall’oltregiogo appenninico).
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PUNTI DI RIFERIMENTO
Fine secolo XIX - Disegno di Carlo Roggero, eseguito nel 1930. Prima chiesetta, dedicata a Santa Teresa del Bambino
Gesù, annessa al convento carmelitano fondato in Arenzano nel 1889.
Anno 1925 - Prima edizione del santuario del Santo Bambino sotto il titolo di Praga. In mancanza del campanile,
sulla copertura assolve al compito dell’annuncio gioioso delle campane la provvisoria celletta a vela. L’antica torre
continua a gettare il suo occhio, ormai vuoto, sull’abitato vigilato nei secoli andati. Nell’antica postazione, una
nuova e più alta protezione sostituisce l’effimero baluardo.
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PUNTI DI RIFERIMENTO
Anno 1928, 19 Marzo - Il santuario del Santo Bambino di Praga dal Passo della Colletta: il primo e l’ultimo saluto
di Arenzano per chi arriva o parte da Ponente. Per l’occasione, uomini e bici attendono il transito della corsa
ciclistica Milano-Sanremo.
Anno 1932 - Santuario di Nostra Signora Annunziata, o dell’Eremita, alle Olivette di Arenzano. La chiesa vigila
sulla villa Figoli, a destra, e sulla zona della Lalia, con gli olivi che spiegano il significato della denominazione del
santuario mariano. Degli orti sulla piana del tratto finale del torrente Cantarena non è rimasta alcuna menzione…
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PUNTI DI RIFERIMENTO
Tra l’Ottocento e il Novecento - Disegno di C. Roggero, eseguito nel 1930. Oratorio di Santa Caterina d’Alessandria,
istituito all’inizio del ‘600 e dedicato alla martire africana. Fu sede di associazioni parrocchiali, in particolare delle
ragazze in età da marito, e quindi, cessato il culto, della banda musicale cittadina. Sulla destra una porzione dell’orto
della vecchia canonica demolita nel 1887. Sull’angolo della chiesa, sotto il lampione, avveniva nei tempi andati
l’annuncio del civico banditore (traglietta), con le grida dell’Autorità e gli avvisi di pubblica utilità.
Anno 1930 - Demolizione dell’oratorio seicentesco di Santa Caterina d’Alessandria. Sulle pareti esterne le
pubblicità della vendita dello zolfo agli agricoltori, delle macchine da cucire Necchi… Accantonata tra i rifiuti la
grancassa della banda musicale sfrattata.
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PUNTI DI RIFERIMENTO
A proposito di dismissioni e demolizioni…
Metà del XIX secolo - Disegno di C. Roggero, eseguito nel 1930. Ricostruzione
su testimonianze locali di Arenzanesi
presenti alla demolizione (Emanuele
Briasco, classe 1851, e Angelo Morchio,
classe 1839). Chiesa dei Santi Martino e
Giorgio ai piedi del Capo Panaggi, eretta
nel 1595 e demolita nel 1862 per il passaggio della Ferrovia del Litorale Genova-Savona (1868). Addossata alla cappella la Casetta di Sanità, secolare presidio
del territorio. A destra del disegno la Casa
San Martino (in seguito caserma dei Carabinieri), appena dietro la Casa Fornace
(da calce).
Anno 1977, Maggio - Cappella di Santa Maria Maddalena, annessa al settecentesco palazzo De Mari, quindi Montereggio, già
patrimonio dell’ordine religioso dei Padri Somaschi. Vi furono
sepolti membri della famiglia Ghiglini. Rimase aperta al culto
sino alla frequentazione delle processioni e delle rogazioni
campestri degli anni ’60. Attuale proprietà comunale, è sede
dell’associazione culturale teatrale “Il sipario strappato”.
Anno 1933 - Demolizione del convento cappuccino, inaugurato nel 1613 con la chiesa di San
Giovanni Battista e San Francesco, per consentire la costruzione delle centrali scuole elementari di Arenzano.
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PUNTI DI RIFERIMENTO
Anno 1973, 2 Novembre - Chiesa alla marina di
San Sebastiano, risalente presumibilmente al sec.
XVII e impiantata nella zona periferica orientale, presso l’entrata in paese, nella località Malöa.
Fu cappella del cimitero istituito nel 1835, in
sostituzione delle sepolture presso la chiesa parrocchiale. Le tumulazioni cessarono nel 1935 e le
tombe esterne furono rimosse successivamente.
“La sacralità di ciò che rimane dei nostri Avi: la terra che calpestiamo!”, S.E. il Card. G. Siri nella sua ultima visita in Arenzano
per la riconsacrazione dell’altare della cappella di San Sebastiano restaurata e l’inaugurazione del nuovo spazio pubblico nell’ex-area cimiteriale (1987).
Anno 1880 - Cappelletta di Sant’Antonio presso l’omonimo ponte sul tratto
terminale del torrente Cantarena.
Anticamente situata sulla sponda
destra, sarà spostata ancora più a
monte verso la metà del ‘900, dove si
trova adesso. *
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PUNTI DI RIFERIMENTO
Anno 1928 - Madunnin-a dell’agùggia,
collocata da tempo immemorabile
sul’aguzzo scoglio tra le località Lupara e Vesima, ad Est di Arenzano.
Scomparve con lo spezzamento del
monolite durante la mareggiata del
24 Novembre 1969. **
Anno 1930 - Cappelletta della Madonna della Guardia sulle prime pendici delle alture che circondano Arenzano,
appena sotto Punta Bardéla. Fu collocata il 10 Maggio 1924. Fu ed è un vero e proprio punto di riferimento (asmïa)
per i pescatori che in mare cercano di orientarsi basandosi su punti salienti del territorio, tanto da meritare
l’appellativo di Madonna dei Bolentinai. Con Carlo Roggero posano Antonio Ravera e Stefanin Robello.
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PUNTI DI RIFERIMENTO
Anno 1930 - Volta della chiesa parrocchiale dei Santi Nazario e Celso, con gli affreschi di Francesco Semino
(1832-1882), distrutta nell’ultima guerra (14 Agosto 1944). Carlo Roggero eseguì le fotografie della cupola e del
pavimento con una macchina a lastre di vetro che si era costruito da solo. Al centro della immensa volta esisteva
un foro, invisibile da terra, ma sufficiente al passaggio di una cordicella. Dal soprastante spazio tra la cupola e
il tetto fu calato uno spago fino al pavimento: ad esso l’arciprete Servetto legò l’apparecchio fotografico, che venne
innalzato nella posizione prevista dalla messa a fuoco, calcolata in precedenza. Azionando lo scatto con un’altra
funicella fu eseguita la bella foto della volta e quindi, a macchina capovolta, quella del pavimento policromo. **
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PUNTI DI RIFERIMENTO
Anno 1930, Prima domenica di Settembre Fuochi d’artificio per la festività annuale
del Piccolo Re, venerato nel suo santuario
arenzanese presso il convento carmelitano.
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TRADIZIONI
Anno 1911, 28 Luglio, festa patronale dei Santi Nazario e Celso - La processione con i Cristi e i pellegrini della confraternita,
la banda in testa, sfila sull’Aurelia, davanti agli stabilimenti balneari. Automobili e carrozze si fermano e cedono il
passo. Chi non partecipa al corteo assiste a capo scoperto… o sta per togliersi il cappello. *
Anno 1911, 28 Luglio, festa patronale dei Santi Nazario e Celso - L’arca dei martiri imbocca l’Aurelia alla foce del Rio
Nave, sull’antico tracciato intitolato al re Umberto I prospiciente le case (attuale Corso Matteotti). In primo piano
i Luigini, con il gonfalone dell’associazione giovanile affidata a San Luigi Gonzaga e a San Celso. *
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TRADIZIONI
Anno 1911, 28 Luglio, festa patronale dei Santi Nazario e Celso. - La processione della pagina precedente sta per
raggiungere la chiesa parrocchiale, transitando accanto alla chiesa del convento cappuccino. In testa al corteo,
figuranti intabarrati ostentano l’argenteo simulacro di Santa Chiara precedendo il gonfalone della confraternita.
A sinistra la Cà du Dürfu in costruzione. *
씱
Anno 1948 - La Madonna Pellegrina percorre
le vie del paese nell’immediato dopoguerra. Guidano la singolare visita mariana il
parroco don Andrea Servetto, ancora privo
della sua bella chiesa distrutta durante
il conflitto, e l’arenzanese don Giuseppe
Calcagno (a destra). *
씰
Anno 1920 - Santa Chiara, le consorelle del convento di San Damiano,
il Feroce Saladino con le sue truppe scalmanate posano con un gruppo
di devoti portatori della cassa processionale in abito civile: mentre
un cappello è tranquillamente ostentato, un altro copricapo è stato
frettolosamente gettato a terra. *
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TRADIZIONI
Anno 1930, 22 Giugno - La domenica successiva alla
festività del Corpus Domini, la processione eucaristica percorre le strade delle zone interne di
Arenzano, raggiungendo la frazione di Terralba. I
confratelli, grandi e piccoli, dell’oratorio di Santa
Chiara e i carabinieri scortano il baldacchino che
protegge il Santissimo presso la chiesa di San
Bartolomeo e le case della borgata.
Anno 1930, 22 Giugno - La testa del corteo ha
appena superato la casa della Baicän-a, sulla sinistra della foto. Le giovinette in abito bianco non
sono quelle della recente Prima Comunione, che
compaiono invece nell’immagine precedente davanti al baldacchino.
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TRADIZIONI
Anno 1907, 2 Settembre - Pellegrinaggio all’Acquasanta: “…con la Cassa di S. Chiara con più
di 200 Confratelli con cappe e ricchi cappini presi
anche a nolo… Partenza alle 5 da Arenzano… con
banda musicale… e arrivo alle 9 all’Acquasanta… poi dopo nel tardo pomeriggio si parte. Si
giunge in Arenzano alle ore 9 (di sera)… il paese
è illuminato… nessun incidente… benchè molte
teste fossero abbastanza profumate da Bacco…”
(Memorie del parroco don Angelo Cambiaso,
arciprete dal 28 Luglio 1907 al 1915). *
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TRADIZIONI
Anno 1920 - Pellegrinaggio al santuario della Madonna della Guardia sul Monte Figogna di un gruppo di reduci
arenzanesi della Grande Guerra. Assistenza spirituale di prè Dumenegu (don Domenico Venzano, successivamente
prevosto della basilica di San Siro a Genova). Le reste di nocciole decorano i pacifici petti dei valorosi
combattenti. *
Anno 1900 - Pellegrinaggio a Lourdes delle arenzanesi sorelle De Marchi. La guglia del santuario mariano per
eccellenza assiste, salda sulla roccia del miracolo, allo scorrere dei tempi, delle mode, degli usi e dei costumi. *
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TRADIZIONI
Anno 1929, 17 Gennaio - Festa di S. Antonio
Abate: Sant’Antonio viene celebrato in Arenzano sia sotto il titolo di Abate che sotto quello
del portoghese da Padova. La ricorrenza del
primo comportava la benedizione degli animali sul sagrato della chiesa parrocchiale,
oltre alla sfilata per le vie del paese (nell’immagine ripresa dal campanile l’avvio della
curiosa processione). Una tradizione radicata
in un contesto sociale, economico e produttivo caratterizzato dalla convivenza con gli
animali, soprattutto da tiro, indispensabili
compagni di viaggio per i percorsi di uomini
e cose verso i valichi montani e le città di
mercato. Alla fine dell’Ottocento si poteva
contare sulla forza lavoro di oltre cento tra
cavalli, asini e muli!
A BENEDIZIUN DI AXI
I disètte de Zenà
‘na giurnà da ricurdà.
un-a festa, se fa pe’ dî,
purtâ i âxi a benedì.
Un’usanza tantu vëgia
ch’a reccheûgge inturno a-a géxa
âxi, mû, cavalli e chén,
tutte e bestie de Rensen.
U l’ëa fin-a bellu vedde
tante bestie ben bardè
e i padruìn in zenuggiùn
a piggià a benediziûn.
Prèssu a-a mûa du Roccu u Trèi
gh’ea u mû du Belvedèi,
u cavallu du Pâxettu
e anche l’âze du Runchéttu.
Ma chi fäva ciù figûa
du Culeû a l’ëa a mûa
ch’a portava a cappellin-a
e de sëa a cuèrtin-a.
‘Na gran gâssa a gh’äiva a-a cûa,
ch’a parèiva ‘na scignûa.
Oûa a festa a nu gh’è ciù:
manca e bestie, manca i mû.
Cun due gambe e ben vestîu
gh’è chi l’è tantu restîu
a piggià a benediziun
e a chinäse in zenuggiûn!
Anonimo arenzanese
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TRADIZIONI
Anno 1929, 24 Marzo, domenica delle palme - Saga
dell’olivo sul sagrato della chiesa parrocchiale: nonostante la straordinaria nevicata, con l’approssimarsi della Risurrezione, si celebra il risveglio
della natura offrendo all’aspersione benedicente
tradizionali rami, parmé e canestrelli. Oltre al concorso popolare, è da notare la croce con le due
lance. Presente davanti alla chiesa almeno dalla
prima metà del Seicento, fu collocata in tre punti
diversi, dapprima per identificare il luogo delle
sepolture esterne, quindi a seguito della costruzione della strada proveniente dalla marina. Fu sostituita da una croce in ferro nel 1956. **
Anno 1928 - Processione con la statua della Madonna du Cärmu (del Carmelo), venerata nel santuario carmelitano
del Santo Bambino di Praga. Il corteo passa in Piazza Colombo vicino al caffè Margherita e alle sue insegne
pubblicitarie. In primo piano Prè Baciccia (don G.B. Calcagno, rettore alle Olivette).
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ALL’OMBRA DEI CAMPANILI
Anno 1890 - Sagrato di chiesa e di
case a Terralba. Donne e bambini
posano per attestare la vitalità
della borgata, nel breve spicchio
di piazza illuminato dal sole, tra
l’avanzare delle ombre delle costruzioni, degli alberi e, logicamente, del campanile. E gli uomini? Non è difficile immaginarli al
lavoro nei campi assolati dei dintorni. *
Anno 1908 - Quando grandi lastre di pietra collegavano la
strada in terra battuta alla chiesa priva del sagrato con il
caratteristico acciottolato (risseû), i bimbi potevano lanciare
con forza la trottola di legno col perno metallico (giödua,
ziärdua) senza preoccupare eccessivamente San Nazario e il
prè (don) di turno… Sul portone la lapide marmorea del 1754
attesterà fino alla distruzione dell’ultima guerra l’aggregazione della chiesa parrocchiale arenzanese ai benefici spirituali
propri della Basilica Lateranense. *
씰
Anno 1930 - Prima domenica di Settembre, solennità del S.
Bambino di Praga. Bancarelle e vestiti a festa danno fiducia
all’opera intrapresa dalla comunità Carmelitana. Ponteggi
ed erbacce non nascondono all’attesa popolare la visione
del futuro splendore del santuario dedicato al Piccolo Re di
Arenzano, “dei suoi monti e del suo mare”, come cantava l’originale inno.
27
ALL’OMBRA DEI CAMPANILI
Anno 1917 - Circolo popolare fede e
lavoro - Arenzano. Il parroco Enrico Giusto, l’arciprete della Prima
Guerra Mondiale, posa nel giardino di villa Mina, davanti alla chiesa parrocchiale, tra una nutrita
rappresentanza della popolazione
maschile di Arenzano. Di rigore i
classici elementi della moda degli
uomini del tempo: giacca, cravatta, paglietta e… divisa militare. *
Anno 1953 - Il tuo popolo in
cammino in sosta sul sagrato
della chiesa parrocchiale
per una foto ricordo. Nei
sorrisi di tutti si specchia
già l’immagine della méta
prefissata. *
Anno 1939 - Festeggiamenti per
i 100 anni di Caterina Valle,
Ballanin-a, coniugata con Gio Batta Damonte. Il santuario del Santo
Bambino di Praga offre la struttura per contenere nella ripresa fotografica tutti i convenuti, all’ombra dello stendardo che illustra lo
scapolare ostentato con fierezza
dalla festeggiata ormai… secolare. *
28
AVVENIMENTI
Anno 1890, 24 Marzo - La cerimonia per l’incoronazione della statua della Madonna Annunziata alle Olivette prende
avvio dal piazzale della chiesa parrocchiale. Il corteo dei religiosi precede l’arcivescovo Salvatore Magnasco con
l’aurea corona. La festa di popolo si trasferisce al santuario mariano, lasciando sul sagrato bancarelle, calessi e
cavalli. *
Anno 1908, 6 Settembre - Clero e fedeli ai piedi del Piccolo Re in una delle giornate memorabili per l’accensione di
un nuovo faro di spiritualità sulla costa di Liguria: la consacrazione della nuova chiesa-santuario di cui era stata
posta la prima pietra il 16 Ottobre 1904. Il muro dell’antica via boera racconta di antichi percorsi di uomini e bestie.
Le bandiere raccontano di altri re… *
29
AVVENIMENTI
Anno 1928 - Cerimonia per la consacrazione del luogo destinato ad ospitare il nuovo cimitero della Sersa, in
sostituzione di quello alla marina. Il parroco Andrea Servetto assiste l’officiante mons. Moglia alla presenza degli
Arenzanesi e delle Autorità, guidate dal barbuto podestà Cesare Festa.
Anno 1929 - Accoglienza festosa del presule arenzanese Gio Batta Anselmo, novello vescovo missionario di Dinajpur
in India, in visita alla città che lo ha visto nascere, crescere e maturare la vocazione. Tra i fedeli si notano il parroco
don Andrea Servetto e il curato don Davide Bozzano. Sullo sfondo le cancellate della villa Pallavicino lungo il
percorso verso la chiesa parrocchiale.
30
AVVENIMENTI
Anno 1931, 27 Ottobre - Davanti all’obiettivo della macchina fotografica di Carlo Roggero il parroco don Andrea
Servetto posa con le Autorità civili e gli Arenzanesi che assistono allo spostamento del monumento ai Caduti dai
giardini di Corso Umberto I (attuale Piazza Mazzini) alle aiuole presso la chiesa parrocchiale. Un fatto di cronaca
che viene vissuto dalla maggior parte dei presenti solo nel suo aspetto spettacolare, ma che assume i caratteri di
un gesto sacrale nel comportamento di un paio di persone. Un uomo, tra i più anziani, non esita a scoprire il capo
nella consapevolezza dell’omaggio da rendere, sempre e comunque, a chi dal cippo è ricordato; l’atteggiamento
mesto dell’unica popolana è il simbolico monumento alle madri e alle spose degli sfortunati soldati arenzanesi.
Nel sorriso della ragazzina col bimbo in braccio l’emblematica speranza, purtroppo delusa, di un sereno futuro.**
Anno 1931, 27 Ottobre - Momento di consultazione tra tecnici,
parroco e podestà. I nomi di
sessanta Caduti traballano sull’invaso per il traino tra panni
stesi e curiosi sfaccendati. **
31
AVVENIMENTI
Anno 1928 - Inaugurazione della nuova
Via Val D’Olivi, attuale Via Marconi,
con inizio presso la Cà da Costa (o di
Bêu), davanti al santuario del S. Bambino di Praga, e termine a Terralba. Il
podestà Cesare Festa e il parroco Andrea Servetto protagonisti, con la gente di Arenzano, del tempo che traccia i
segni del futuro.
Anno 1936, 19 Settembre - Processione con la statua del Santo Bambino di Praga da inviare
in Africa Orientale. Con la speranza che si sia trattato di un messaggio di pace e di un
ricordo di Arenzano ai figli lontani e ad un popolo sconosciuto.
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PADRI E MADRI, MAESTRI E PASTORI
Anno 1912 - Scuola di ricamo presso
l’arenzanese istituto Sacro Cuore con
una madre-maestra delle suore Pietrine
dell’ordine genovese della Presentazione di Maria Vergine al tempio, benemerite per l’educazione e l’assistenza a
generazioni di piccoli e grandi Arenzanesi. *
Anno 1879 - Scuola Elementare di Arenzano. Classe V del maestro don Giovanni Boggiano, prè Giuanin (nato nel
1814). *
Anno 1941 - I Bacheletta in festa
per l’ordinazione del sacerdote
don Giovanni Isetta, nella foto
tra i genitori Giuseppe e
Simonetta Anselmo. Accanto al
parroco don Servetto, prè Pippu
Ghigliotti. Nato nel 1918, don
Isetta, già rettore della chiesa
di Santa Maria della Sanità in
Genova, è scomparso recentemente. *
33
SOLIDARIETÀ
Anno 1968 - Sito dell’antico ospedale di Arenzano. Già dal ‘200 il borgo era dotato di un luogo di ricovero per
ammalati, indigenti e viandanti. Santa Maria in Betlehem è la titolazione che si trova sui documenti a partire dal
1611. L’ospedale cessò l’attività assistenziale nel 1862, dopo oltre sei secoli!
Anno 1938 - Sotto il segno
della croce una tradizione
centenaria di solidale volontariato: dalla Pubblica Assistenza Croce Verde al Comitato della Croce Rossa (prima autolettiga). *
Impegno di vita nel segno del comandamento Ama il tuo prossimo:
da Arenzano - David Chiossone
(1820-1873), di famiglia arenzanese trasferita nel capoluogo, fondatore dell’Istituto dei Ciechi di
Genova che porta il suo nome;
per Arenzano - Cesare Corallo
(Genova 1824-1884): “… legava le
sue fortune a benefizio delle zitelle
povere maritande di Arenzano” (fu
proprietario di un palazzo, U
Russu, in Terrarossa e di un altro
alla marina, Cà di ciechi, in Vico
Bertolaggi).
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VOTI POPOLARI
Anno 1887 - A seguito del terremoto del 23 Febbraio sulla Riviera ligure, anche ad Arenzano parte della popolazione
terrorizzata si stabilì all’aperto con sistemazioni di fortuna. Sulle spiagge e negli orti sorsero accampamenti
adoperando come copertura le vele delle imbarcazioni. Le attrezzature degli antichi mestieri (a destra un argano)
infondevano coraggio e davano sicurezza. *
Anno 1887 - Piccoli lupi di mare in posa vicino al cotre Santo Stefano. Popolo affacciato sull’orizzonte infinito e
abituato a confidare nella Provvidenza, gli Arenzanesi in questa occasione fecero voto di una processione annuale
al santuario marinaro delle Olivette per lo scampato pericolo del terribile terremoto. *
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CURIOSITÀ
Inizio secolo XX - Bagnanti d’epoca posano
presso la cosiddetta Tan-a di Fratti, la fenditura nella roccia alla base del promontorio di Capo Panaggi indispensabile per
il cambio d’abito in riservatezza, da parte
dei monaci di stanza ad Arenzano, per
prendere il meritato bagno ristoratore. *
Anno 1927 - Il Garbo del Pizzo
ritratto dalla cava di pietre di
Làzzau da Ricca. Si tramanda che
i santi Nazario e Celso, non esistendo ancora il traforo, abbiano superato il promontorio proprio sopra la galleria, trovando
una cordiale accoglienza e persino un confortevole alloggio. A
quei tempi mancavano anche i
cartelli pubblicitari che pur
fanno parte di una panoramica
datata…
Anno 1971 - Val Lerone, Cà du
Crava, detta anche Cà du Carnefice, in quanto l’agricoltore (Gerolamo Calcagno) che la abitava posò nel 1877 per lo scultore
savonese Antonio Brilla come
modello per la figura del feroce
carnefice dell’arca processionale dei Santi Patroni.
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NAVIGATORI
GENTE DI MARE
PRINCIPESSE E CENERENTOLE DEL MARE
(Imbarcazioni)
SCALETTI
(Cantieri navali)
COSTRUTTORI
(Carpentieri, calafati, progettisti, armatori)
CINQUE PESCI PER DUE PANI
(Pescatori)
RIMEMBRANZE
(Caduti)
L’APPRODO
(L’abbraccio dell’accoglienza):
Bagnanti
Per diporto
SPINTI AL LARGO
(Emigranti)
MÂ DE MÂ
(Male di mare)
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GENTE DI MARE
Anno 1887 - New Orleans, Mississippi. (USA). Giuseppe Roggero (Arenzano 1865-1942), Pinin, marinaio di leva per quattro
anni sull’incrociatore a vela Flavio Gioia, in crociera sul Pacifico. Lo sguardo lontano e l’appoggio poco convinto sulla
sagoma posticcia di una barca sussurrano all’obiettivo della
macchina fotografica d’oltre oceano un sommesso “Ma se ghe
pensu…”. Nel riquadro l’incrociatore Flavio Gioia.
Anno 1935 - Pinin Roggero veleggia con un amico su una lancetta, vera, davanti a
Punta San Martino, mentre ricorda i tempi passati. Rinnovando senza malinconia
l’antico canto della memoria: “… allüa mi veddu u mâ, veddu i mæ munti…”.
38
GENTE DI MARE
Anno 1889 - Bartolomeo Damonte (Lalàn),
pescatore e carpentiere navale, con Barba
Melicche, pescatore. Quest’ultimo partecipò alla guerra di Crimea (1854) come
bersagliere, riportando una dolorosa mutilazione dalla prigionia turca, da cui ritornò… in bicicletta. *
Anno 1896 - Francesco Massoletti (18251903, Naetta u vegiu), pescatore. Sullo sfondo un brigantino goletta. *
Anno 1889 - Venezia. Luigi Barbieri di Gio Batta, della famiglia
arenzanese titolare di uno dei cantieri navali del paese. La
frangetta sbarazzina e un esagerato panneggio della divisa non
debbono trarre in inganno sul rigore e la concretezza di una
vita destinata a importanti realizzazioni. *
39
GENTE DI MARE
Anno 1887 - Cotre Santo Stefano. Di padron Stefano Ghiglione, Stevin u tedescu – padrun Steva, veliero adibito al
trasporto soprattutto della carta prodotta negli opifici locali, tra Arenzano e i porti di Genova e Savona. Ultimo
di una serie di cotri in servizio con scalo ad Arenzano (tra questi le barche dell’armatore arenzanese Gio Batta
Salomone denominate Bazaru, Bazarin e Bazarun). *
40
PRINCIPESSE E CENERENTOLE
Anno 1894 - Brigantino goletta (detto anche brigoletta o scuna) dei cantieri navali Giovanni Toso pronto al varo.
Veliero di piccolo cabotaggio (100-200 ton.), a due alberi (il primo a vele quadre, il secondo a vela aurica), utilizzato
prevalentemente sulle rotte mediterranee, anche se navi del genere solcarono spesso gli oceani. Vanto della
cantieristica arenzanese. *
41
PRINCIPESSE E CENERENTOLE
Inizio del XX secolo - Nave goletta o pailabotte, veliero per trasporto merci, denominato Arenzano I, nel cantiere
navale arenzanese Liguria, della famiglia Barbieri. *
42
PRINCIPESSE E CENERENTOLE
Anno 1877 - Panorama del litorale arenzanese. Tra i particolari che si possono osservare, il castello Pallavicino ha
ancora la torre bassa senza la merlatura, mentre la Locanda della Posta mantiene la sua posizione prima della
costruzione del Grand Hotel. In evidenza la costruzione del grosso brigantino a palo Giuseppe Antonio (800 ton. di
stazza) dell’armatore Antonio Ghigliotti. Il bastimento a tre alberi (i primi due a vele quadre e il terzo a vela aurica,
senza pennoni) era abilitato alle traversate oceaniche. *
43
PRINCIPESSE E CENERENTOLE
Anno 1887 - Un cotre posa sulla marina di Arenzano in buona compagnia di gozzi nostrani e
personaggi d’epoca. *
Anno 1887 - Altro cotre in secca con le vele spiegate. A destra la passeggiata a mare con un lampione a
petrolio. *
44
PRINCIPESSE E CENERENTOLE
Anno 1890 - Due leudi (rivani) a vele spiegate ma
spinti a remi per l’evidente bonaccia. Solo il vaso
nell’angolo a destra in basso identifica Arenzano
e la sua passeggiata levantina. La cantieristica
locale produceva anche queste imbarcazioni, altrimenti dette rivani (da Riva Trigoso) e Margaitìn
(da Santa Margherita Ligure) riferendosi alle
località rivierasche note per questo genere di
costruzione navale. *
Anno 1948 - Leudo a gonfie vele con
lancia a traino. Armato dal dott. Piletti,
ospite di lungo corso di Arenzano, era
denominato Mæ müggé (Mia moglie). *
Anno 1950 - Leudo Mæ müggè alato sulla spiaggia arenzanese
tra altre barche e gli stabilimenti balneari. *
45
PRINCIPESSE E CENERENTOLE - SCALETTI
Anni ’30 del XX secolo - Dal cantiere dei fratelli Calcagno è stata varata una chiatta e un’altra sta per essere tirata
in secco per le necessarie riparazioni. Intanto nei cantieri dei fratelli Barbieri si sta lavorando per ricoverare nello
scalo un veliero a due alberi (brigantino goletta o scuna) per la manutenzione richiesta dall’armatore.
Anni ’30 del XX secolo - Il brigantino in un particolare della fotografia precedente. Bagnanti e ombrelloni fanno
intuire la buona stagione: una buona stagione di attività lavorativa vissuta ancora dagli scaletti arenzanesi.
46
SCALETTI
Anni ’30 del XX secolo - Alta stagione anche per i pescatori indaffarati presso le barche e le
attrezzature per la pesca. Si dà da fare anche il rimorchiatore (barcassa) nel traffico di goffe
chiatte (particolare).
Anno 1933 - Varo di una chiatta dai cantieri Toso. Anche il primo tuffo in mare di un anonimo mezzo di trasporto
portuale emoziona il pubblico di addetti alla cantieristica e gente del paese. Attribuiamo senza esitazioni il titolo
di madrina della cerimonia all’intraprendente signora scesa contemporaneamente in acqua.
47
SCALETTI
Anno 1930 - Cantiere navale dei fratelli Barbieri presso la foce del rio Cantarena. La costruzione in muratura, oltre
alle attrezzature dello scaletto, ospitava la Fabbrica del ghiaccio, che veniva prodotto a listoni distribuiti negli esercizi
commerciali del paese. *
Anno 1929 - Panoramica dalla Maloa col cantiere Barbieri. Nonostante la strada nazionale sia ancora in terra
battuta, i pali di legno sorreggono già le mensole con i cavi delle linee telefoniche. La costa è chiaramente alla
mercé delle mareggiate.
48
SCALETTI
Anno 1932 - Dietro la palma i cantieri navali Malagamba e Barbieri. Alla foce del Cantarena fervono i lavori per
la sistemazione degli argini e il prolungamento della passeggiata con la formazione del Piazzale Adua (attuale
Piazza Agostino Toso). Un’auto solitaria percorre l’Aurelia. *
Anno 1927 - Cantieri navali Calcagno, Malagamba e Barbieri, tra il mare e la passeggiata, affiancata dalla strada
nazionale Aurelia che costeggia le case di Corso Umberto I (Corso Matteotti). In basso il monumento ai Caduti
conserva la posizione originale nei giardini dello slargo (attuale Piazza Mazzini) e l’aquila bronzea sulla cuspide.
Il rimorchiatore (barcassa) rimarrà sullo scalo per diversi anni, fino alla sua demolizione.
49
SCALETTI
Anno 1929 - Cantieri navali che si estendono dal Cantarena alla spiaggia davanti al vecchio municipio (palazzo
Sant’Antonio). In primo piano il rimorchiatore abbandonato e due chiatte (la prima ultimata e la seconda in
costruzione). Seminascosto dalla baracca di cantiere e prima dei bagni Milano un grosso pontone di servizio
portuale. In primo piano le palme con la chioma ridotta ad un esile ciuffo a seguito della gelata di inizio anno.
Sulla destra e in basso, l’originale studio fotografico motorizzato del fotografo Rebella con clienti in attesa.
Anno 1929 - Il golfo arenzanese da Terrarossa. Una chiatta sta prendendo il mare; in moto il rimorchiatore l’attende
per trainarla nel porto genovese.
50
SCALETTI
Anni ’30 del XX secolo - Demolizione di un veliero nel cantiere Barbieri. Uomini abituati a costruire lavorano di
mazza accanendosi a malincuore sulla barca agonizzante, riducendola ad uno scheletro. Ma dalla miniera di legno
saranno ricavati preziosi pezzi di ricambio che riprenderanno il mare opportunamente adattati. *
Anno 1938, Giugno - Varo del rimorchiatore (barcassa) Erasmo dal
cantiere dei fratelli Toso. Un altro
veliero attende con impazienza il
completamento del fasciame per
intraprendere la propria carriera
sul mare. *
51
SCALETTI
Anno 1938, Agosto - Varo di un pontone dai cantieri dei fratelli Toso. La folla sulla spiaggia segue con orgoglio
l’operazione delicata non esitando a seguire i primi passi del nuovo nato in acqua. *
Anno 1938, Agosto - Il pontone galleggia ormai sicuro in mare, ma gozzi arenzanesi gli tengono compagnia in attesa
del rimorchiatore per il traino. Un magnifico tre alberi (brigantino a palo) percorre l’orizzonte a gonfie vele. *
52
SCALETTI
Anno 1926, Agosto - La produzione cantieristica schierata sull’arenile per assistere ad un’altra importante attività
degli Arenzanesi: la pesca, ed in particolare il recupero della rete dalla spiaggia.
Anno 1922 - Il momento solenne del varo è evidenziato dall’esposizione del gran pavese tra i due alberi. *
53
COSTRUTTORI
Anni: dal 1900 al 1915 - Tre generazioni di Barbieri, titolari del cantiere navale omonimo.
Nella prima fotografia Gio Batta Barbieri con la moglie Marin-a Damonte e quattro dei sei figli.
Nella seconda i fratelli Gerolamo e Luigi, figli di Gio Batta.
Nella terza Ciccino e Andreina, figli di Gerolamo. Lo sfondo era adeguato (una marina con una vela spiegata), ma
la presenza ingombrante del cavallo a dondolo imposta dal fotografo doveva essere bilanciata da un inequivocabile
segno dell’essere e dell’avere dell’importante famiglia di costruttori navali: un modellino di barca che rimanesse
ben impresso nella testa e nel futuro dei piccoli di casa, ancora aggrappati ai giocattoli dell’età… *
54
COSTRUTTORI
Anno 1928 - Carpentieri e calafati arenzanesi in una squadra di lavoro, estesa ad altre maestranze, impegnata
nella riparazione e costruzione di chiatte: 1 - Pietro Malagamba; 2 - Giovanni Battista Chiossone (Guansìttu u
Cialato, perito tragicamente nel porto di Genova il 28 Agosto 1965 nell’incendio sull’Angelina Lauro); 3 - Nicolino
Toso (Culìn u Bregé); 4 - Giuseppe Toso (Beppe u Bregé); 5 - Vincenzo Calcagno (Sélei); 6 - Francesco Schelotto
(Checcu u Xin-a); 7 - Andrea Chiossone (Drìa u Cialatu); 8 e 9 - Cugini Firpo (Cûmìu). *
Anno 1928 - Gio Batta Marchese, Carbunìn, e
Francesco Calcagno, Checchìn di Campanè. In mano
a Baciccin il maggiu, martello caratteristico dei
calafati.
55
COSTRUTTORI
Anno 1888 - Famiglia di Angelo Murchio, Puè Gèn, classe 1839, carpentiere
navale e garibaldino! *
Anno 1935 - Quando il futuro prendeva il
largo dai cantieri navali. La visione dal
poggiolo di casa affacciato sugli scaletti e
le chiatte era allettante per ricordare il
primo anno del figlio. Lo è ancora adesso
leggendo i segni di un passato che non è
più.
56
COSTRUTTORI
Anno 1925 - Goletta in legno (lunghezza metri 45)
a tre alberi (altezza metri 30), Fiammetta, ultimo
esempio di nave a vela
costruita nei cantieri
Piaggio di Ancona su
progetto dell’arenzanese
ingegnere navale Carlo
Calcagno (classe 1883).
Anche nel locale cantiere Calcagno, Campanè,
furono prodotti alcuni
rimorchiatori di sua progettazione. *
Anno 1931 - Il varo del transatlantico Rex nel cantiere Ansaldo di Genova Sestri Ponente.
Il Rex sullo scalo il giorno prima del varo (31
luglio 1931) – Il varo, 1° Agosto 1931 – Il Rex in
mare.
Alla costruzione del vanto della cantieristica
nazionale italiana (vincitore del Nastro Azzurro
per la più veloce traversata atlantica EuropaUSA dal 10 al 16 Agosto 1933) contribuirono
numerosi Arenzanesi impiegati con diverse mansioni nello scalo sestrese.
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COSTRUTTORI
Anno 1847
Ship Maria Luigia, capitano Giulio
Tiscornia.
Ship Alessandro, capitano Erasmo
Raffo.
Brigantino Maria Teresa, capitano Pietro Badaracco.
Riproduzione dei dipinti raffiguranti
tre velieri della flotta armata dai marchesi Pallavicino. I quadri erano conservati nel castello di Arenzano. I
nomi attribuiti alle navi riproponevano quelli dei membri del casato. *
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CINQUE PESCI PER DUE PANI
Anno 1887 - Sequenza del tiro della rete
dalla spiaggia arenzanese. Prestano la
loro opera uomini, donne e bambini.
Allorché il sacco terminale del tradizionale sistema di pesca si avvicina alla
riva, si fanno sulla battigia anche gli
spettatori dell’affascinante rappresentazione del vivere quotidiano di un
borgo marinaro. Ci sarà pesce per tutti:
per il propietario della rete, per i collaboratori della calata e del recupero
della stessa, per gli acquirenti del pescato, fresco di giornata. Lo sfondo
della scena va dalla Casa Fornace ai
piedi di Capo Panaggi, al casello
ferroviario, alla vecchia portineria della villa Pallavicino, alla lunga Locanda
della Posta, alla Cà di Ciechi (distrutta
nel corso del bombardamento aereo del
14 Agosto 1944)… *
59
CINQUE PESCI PER DUE PANI
Anno 1906, Estate - Ennesima attesa per il recupero della rete calata in prossimità della riva. Assistono le chiatte
dei cantieri navali, i bagni Rodino e il nuovo Grand Hotel. *
Anno 1931 - Le tradizionali corbe (ceste) di pescato, per l’occasione sardine, bottino della battuta di Stefanin Robello.
Anche le barcasse del cantiere e la prua del gozzo raccontano mute la vita di un popolo che vive di mare.
60
CINQUE PESCI PER DUE PANI
Anno 1890 - Barche sulla rena, barche che stanno per prendere il mare, una vela di passaggio, mentre le lunghe
reti riposano e si asciugano al sole di riviera. Così è anche per l’ininterrotta palazzata che vede scolorire allo stesso
sole prestigiosi segni e simboli di un passato importante, dalle decorazioni dei palazzi allo stemma Pallavicino sulla
Locanda della Posta. *
Anno 1955, circa - L’infinito strascico a rete di Arenzano, eterna sposa del mare di Liguria. Chi non vuole assistere
allo storico corteo nuziale ribalta lo schienale della panchina double-face della passeggiata, e si legge il giornale… *
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CINQUE PESCI PER DUE PANI
Anno 1889 - Pesca con le
insente, e cioè con reti calate in mare compiendo delle
anse e recuperate dalle imbarcazioni. La battuta (anche per via dei colpi assestanti sulla superficie per
agitare la preda) sta avve n e n d o a l l a fo c e d el
Cantarena. *
Anno 1950 - Stefanin Robello, ritratto in un
dipinto ad olio dal famoso pittore statunitense Raynold Thomas, ospite per qualche
tempo di Arenzano.
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CINQUE PESCI PER DUE PANI
Anno 1929, 4 Ottobre - La mareggiata ha sospinto un grosso cetaceo sugli scogli dopo la galleria ferroviaria di San
Martino. La popolazione curiosa è accorsa in massa dapprima temendo il naufragio di un’imbarcazione. Nulla da
fare per la balenottera, la cui carcassa verrà praticamente distrutta dalla forza delle onde, che, placate, consentiranno solo il recupero dello scheletro. Che il mostro fosse inoffensivo è dimostrato dalla presenza, coraggiosa
tuttavia date le condizioni del mare, del bagnante fuori stagione in basso a destra (Giacomo Colonna).
63
CINQUE PESCI PER DUE PANI
Anno 1929, 10 Ottobre - Trofei della balena arenata
sulla riva arenzanese al di là di Capo Panaggi. L’imponente ossatutra delle fauci fecero registrare un
peso complessivo di mezza tonnellata! Bambini,
uomini e donne di Arenzano posano fieri presso la
Cabina di salvamento sulla passeggiata.
Anno 1929 - Pesce Angelo, di Kg. 60, pescato (o
meglio: cascato) nelle
reti di Stefanin Robello.
Sul podio, a pari merito, Antonio Ravera,
Franzitto Marchese, Parêqua Mosconi, Cût e l e t t a d e Vi g n a s s e ,
Checcu u Barèccia, Peìn
Derchi, Niculin Bozzano…
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RIMEMBRANZE
Anno 1930, 4 Novembre - Omaggio ai Caduti della Regia Marina in occasione di una celebrazione per la ricorrenza
della vittoria nella Prima Guerra Mondiale. Chi non partecipa al corteo si dà da fare o ozia sulla spiaggia,
approfittando della giornata festiva.
Anno 1929, 28 Aprile Onoranze ai Caduti di
mare da parte della Polizia Portuaria, di stanza
nel bacino portuale di
Genova: la banda musicale esegue un brano (la
Marcia Reale?) sulla sinistra dell’immagine, mentre il picchetto presenta
le armi sulla destra. Il
monumento ai Caduti
della guerra mondiale
1915-18 si trova ancora
nella prima sede dell’attuale Piazza Mazzini. **
65
L’APPRODO – BAGNANTI
Anno 1910, Estate - Da sinistra: bagni Milano, bagni Italia, bagni Roma. La piccola costruzione è la cosiddetta Cabina
di Salvamento. All’elegante chalet d’annata fa riscontro il gran pavese di costumi ascellari e sottanoni da bagno di
lana. *
Anno 1900 - Stabilimento balneare Rodino, situato davanti al Grand Hotel. La lunga passerella collega come un ponte
levatoio la riva al livello del castello delle fiabe vacanziere, circondato dall’acqua ma saldo sul complesso sistema
di palafitte marine. *
66
L’APPRODO – BAGNANTI
Anno 1927 - Discreta e raffinata cornice alla spiaggia tranquilla dell’estate: la passeggiata con la Rotonda della musica,
con al centro lo spazio per gli intrattenimenti musicali, la struttura dei bagni Milano e il prestigioso Grand Hotel.
Anno 1930 - Passata la
festa… Con l’inizio
della mor ta stagione
viene decisa la demolizione dei bagni Milano
(proprietà della famiglia Morchio): preludio a nuove iniziative e
all’impianto di moderne strutture di accoglienza turistica balneare.
67
L’APPRODO – BAGNANTI
Anno 1900 - Lo spazio tra i cantieri navali è conteso da abiti lunghi e ombrellini da passeggio. L’abbronzatura è
limitata a pochi centimetri quadrati di epidermide. Completi scuri di lanetta proteggono i baldanzosi bagnanti dalle
gelide acque del mare nostrum. *
Anno 1912, 11 Agosto - Sono le chiatte a creare l’originale sfondo di un set balneare, tra caffettani immacolati, rigide
pagliette e arditi baffetti a manubrio. *
68
L’APPRODO – BAGNANTI
Anno 1906, Estate - Le case del Borghetto, adiacenti alla Cà di Ciechi e al Grand Hotel, assistono alle evoluzioni
acrobatiche di tuffatori spericolati, tra spettatori rigorosamente a capo… coperto. *
Anno 1939, 15 Agosto - Relax balneare. Inutile interrogarsi sul/sulla beneficiario/a
del poderoso mezzo di galleggiamento in
primo piano.
69
L’APPRODO – BAGNANTI
Anno 1906 - Regata velica davanti ai bagni Roma, organizzata dal signor Rodino di Genova, gestore dell’omonimo
stabilimento balneare. Le numerose vele danno lustro alla cittadina incastonata nel golfo di cui si può ammirare
il lato levantino che si spinge fin oltre Vesima. *
Anno 1930, 10 Agosto - Bagnanti a riva e diportisti in acqua in attesa di una promettente serata di cielo sereno per
osservare da terra e dal mare le stelle cadenti di San Lorenzo.
70
L’APPRODO – PER DIPORTO
Anno 1929, 15 luglio - Estate del ’29. In basso a destra nella prima immagine, un gruppo di persone si affanna a
trasportare un’imbarcazione verso la spiaggia per consentirne la navigazione durante il raid aereo programmato
in giornata.
L’idrovolante, decollato dall’idroscalo della Lanterna di Genova, sorvola il litorale di Arenzano affollato di bagnanti
e ombrelloni. Non sappiamo se la barca citata a proposito della prima fotografia ha fatto in tempo a prendere
posizione tra le altre per l’entusiasmante spettacolo.
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SPINTI AL LARGO
Anno 1905 - San Francisco, USA. Emigrati via mare, ma con velleità di volare in alto. Il ricordo per la famiglia
lontana attesta la volontà di tirare diritto. A qualunque costo. *
Anno 1906 - San Francisco, USA. Fratelli Damonte, arenzanesi di Belvedëi. All’atteggiamento dignitoso dei cavalli
da tiro, fa riscontro quello degli addetti al trasporto della… rumenta (scavengers). I sogni di gloria, momentaneamente
racchiusi nel… cassonetto, si realizzeranno in seguito. E saranno soddisfacenti per tutta la famiglia..*
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SPINTI AL LARGO
Anno 1910 - San Francisco,
USA. Fratelli Damonte, della fotografia precedente, e
relative famiglie, con un erede in bella mostra. Il cambiamento di rotta nella fortuna degli emigranti arenzanesi è dimostrato dall’esuberanza del pennacchio del
cappellino. *
Anno 1921 - Lima. (Perù).
Famiglia Collareta (Feipìn)
riunita per il matrimonio di
Angelo. *
씱
A n n o 1 8 6 3 - M o nt ev i d e o,
Uruguay. Francesca Damonte
(classe 1839) a 16 anni sposa
Bernardo Vallarino e si trasferisce a Montevideo, da dove
invia la foto dei tre figli alla
famiglia arenzanese. *
씰
Anno 1863 - Arenzano. La madre di Francesca, Maria Caterina Nari (classe 1819) ricambia con la foto dell’ultima propria figlia: Francesca II (nel
senso di seconda, per rimpiazzare la precedente che ha preso il
volo…). *
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SPINTI AL LARGO
Fine ’800 - Montevideo
( U r u g u ay ) . Fa m i g l i a
Giuseppe Vernazza (coniugato con Fortunata
Robello, sorella di Luigi
da Madonna) con otto dei
tredici figli. La capitale
uruguaiana fu méta di
numerosi Arenzanesi
n el l ’ e m i gra z i o n e t ra
il XIX e il XX secolo. *
Anno 1954, Novembre - A destra il famoso (almeno per gli altri) pugile italo-argentino Luis Angel Firpo (Junin,
Buenos Aires 1895-1960), El toro salvaje de las Pampas, che si battè nel 1923 per il campionato del mondo dei pesi
massimi con Jack Dempsay (a sinistra), in un epico combattimento che lo vide sconfitto (anche se riuscì a
scaraventare l’avversario fuori dal ring). * Luis Angel Firpo era figlio di Nicolò (di Lazzau da Muntà, Cassalli),
emigrato in Sud America nel 1888. Nel riquadro l’immagine del campione del Sud America nel momento del
massimo fulgore sportivo. Al campione sono ancora intitolate alcune squadre sportive sud-americane.
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UN MARE IN MINIATURA
Anno 1930, 11 Gennaio - Francesco Romeri, sciù Checchìn. Esperto
marinaio, nella foto è intento alla cucitura della vela della sua
bella barca. Eseguì per passione numerosi modellini di navi
d’epoca, tra cui
Anno 1929 - Brigantino goletta.
Anno 1929 - Caravella.
Anno 1929 - Goletta.
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MÄ DE MÄ
Anno 1951, 11 Novembre - Mareggiata ripresa davanti all’innesto sull’Aurelia di Via Sauli Pallavicino. Si nota il grosso
bunker, residuato bellico dell’ultima guerra mondiale (costruito dall’organizzazione TODT nel 1944). I gozzi sono
stati prudentemente ricoverati sulla passeggiata, ben oltre gli arganelli (lince) ancora sommersi dalla risacca.
Anno 1955, 19 Febbraio - Mareggiata a ridosso della passeggiata davanti al Grand Hotel. Fortunatamente la palafitta
dei bagni Sole è sgombra, come ogni inverno, dalle cabine dello stabilimento balneare. A Genova i colpi di mare
dello stesso fortunale demolirono lunghi tratti della diga foranea del porto, provocando diversi affondamenti.
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MÂ DE MÂ
Anno 1930 - Mareggiata.
L’onda si sfrangia in migliaia di inafferrabili dita che
strappano al lido quel poco
oro di cui è avara la ligure
spiaggia. Rimangono solo i
ciottoli luccicanti al pallido
sole.
Anno 1930 - Mareggiata. I
marosi si infrangono sul
Capo, ancora privo del porticciolo, e flagellano costa,
moli, arenile. Non mancano i
curiosi impegnati a vaticinare sulla durata e gli effetti
del fenomeno naturale, cui
si è ormai abituati da …
sempre.
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MÂ DE MÂ
Anno 1934, 3 Giugno - Il principale responsabile dell’alluvione è il rio Nave, che è
straripato a causa del forte nubifragio; ma
anche il mare ci mette del suo, impedendo
con la mareggiata il deflusso delle acque
che allagano la zona bassa del paese, Via
Aurelia compresa. Si ha più confidenza
con il mare e si conoscono le sue bizze, così
non si esita a percorrere la strada litoranea,
seppur allagata, anche in prossimità delle
onde, con il solo accorgimento delle braghe
reduggé o accelerando il passo, quasi di
corsa…
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POETI
Arenzano
O tra i placidi olivi, tra i cedri e le palme sedente
bella Arenzano al riso de la ligure piaggia;
operosa vecchiezza t’illustra, serena t’adorna
signoril grazia e il dolce di giovinezza lume;
facil corre in te l’ora tra liete aspettanze e ricordi
calmi, sì come l’aura tra la collina e il mare.
Giosuè Carducci, 1889
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O TRA I PLACIDI OLIVI, TRA I CEDRI E LE PALME
Anno 1932 - La palma,
simbolo di Arenzano,
nello stemma comunale
dalla fine dell’Ottocento,
domina la bella fotografia di Arenzano. Lo slargo di fronte al rio Nave si
insinua tra i cantieri navali e i segni dell’attività
marinara: sul prosieguo
della passeggiata la grande rete stesa, e sotto la
palma in fondo le ruote
del carro matto, o trincaballe, mezzo di trasporto
del legname per i cantieri navali. *
Anno 1906 - L’autore-editore della cartolina titolò
Viale delle palme la passeggiata con la rete
stesa al sole, a fianco
dell’Aurelia che rasenta
il Grand Hotel con la
primitiva portineria. La
strada statale occuperà
in seguito parte del tracciato della passeggiata
e il complesso alberghiero potrà dotarsi del
leggiadro parco alberato.
Un cane supplisce alla
mancanza di comparse… *
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O TRA I PLACIDI OLIVI, TRA I CEDRI E LE PALME
Anno 1892 - Le palme della Rotonda della musica nella foto di fine Ottocento furono impiantate in occasione del
quarto centenario della scoperta colombiana. Degli alberi che abbellivano la passeggiata che correva a fianco
dell’Aurelia non è rimasta traccia, se non in queste fotografie, con i successivi interventi di sistemazione del litorale.
Per la verità non si riesce a capire a prima vista quale sia la strada carrozzabile, considerata la tranquilla presenza
di pedoni su entrambe le carreggiate. *
Anno 1931 - Grandi pini marittimi ombreggiano strada statale e passeggiata a mare, quasi indistinte. Solo
l’automobile targata GE 4239, il carretto addossato al marciapiede e la Balilla davanti al vecchio municipio
attestano la circolabilità veicolare sulla prima. *
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O TRA I PLACIDI OLIVI, TRA I CEDRI E LE PALME
Anno 1906 - Pini marittimi e palme dalla chioma raccolta in attesa del raggiungimento dell’altezza opportuna
ripresi dal poggiolo del Grand Hotel, ancora privo del giardino che lo separerà dalla Via Aurelia. A destra una
struttura balneare. La cunetta tra la strada carrozzabile e la passeggiata convogliava l’acqua distribuita alle piante
con la sâssua (paletta concava di legno). *
Anno 1930, 30 Dicembre - Ripreso dal santuario delle Olivette, un mare di olivi nella Lalia e a ridosso del primo
santuario del Santo Bambino di Praga. Il Vico Filatoio e il tracciato dell’attuale Via Trento attraversano quasi
paralleli l’immagine.
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O TRA I PLACIDI OLIVI, TRA I CEDRI E LE PALME
Anno 1935 - Festa annuale degli alberi con Autorità e alunni delle scuole elementari, in grembiule classico o in divisa
da Balilla, confidando nel futuro buon esito dell’iniziativa didattica e civica.
Anno 1933 - Trapianto con paranco (crava) di un grande esemplare di palma prelevata da villa Tassada, in Via Maxio,
per abbellire il piazzale dal vecchio palazzo comunale allo sbocco di Via Serafino Maria Rapallo. Sulla piazza faceva
già bella mostra di sé un erogatore di carburante, gestito dalla Cuculla (Maria Parodi, Marinin a Balletta), l’unica
donna che figura nella fotografia. Il camice bianco del barbiere spicca tra i convenuti.
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O TRA I PLACIDI OLIVI, TRA I CEDRI E LE PALME
Anno 1929, 22 Maggio - Dopo la gelata invernale, il disciplinato schieramento della guardia d’onore lungo la
passeggiata a mare, oltre che un’ignominiosa spuntatura del pennacchio, ha subito qualche cedimento…
Anno 1937 - Carlo, Giuseppe e Pinin Roggero. Tre generazioni in primo piano e tre palme sullo sfondo. Nonostante
le possibilità offerte dal potente mezzo di locomozione (almeno ad una delle prime tre) sembrano tutti soddisfatti
di condividere stabilmente questo piccolo angolo di mondo.
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BELLA ARENZANO AL RISO DE LA LIGURE PIAGGIA
Anno 1926 - La bella banoramica spazia dal torrente San Martino alla periferia genovese. Lo stemma araldico dei
Pallavicino che, come in molti altri edifici di proprietà, si intravede sul terrazzo centrale del Grand Hotel fu fatto
segno da parte delle tradotte militari della Grande Guerra, in transito dalla prospiciente stazione ferroviaria, di
minacciosi colpi d’arma da fuoco, destinati all’aquila bicipite, ritenuta un inopportuno richiamo all’Impero
asburgico, proprio in quel conflitto combattuto e quindi vinto.
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BELLA ARENZANO AL RISO DE LA LIGURE PIAGGIA
Anno 1890 - Pescatori e barche partecipano del sorriso che illumina il seno di Arenzano, gemma di Liguria, nel
prezioso cesello di mare e di monti. *
Anno 1910 - Suggestiva immagine del poc’anzi definito seno di Arenzano, dall’ipotetico Arenae Sinus, seno di rena,
che forse ha dato origine al toponimo. Una leggera brezza accondiscende alle esigenze dell’artista-fotografo,
increspando appena la superficie quasi immota. In primo piano, sulla sinistra, l’antico varco d’accesso ai Piani del
promontorio. Una minima nota di accennato disordine, ma una sinfonia di poesia, i panni stesi sulla spiaggia:
esibizione spontanea dell’essere e dell’avere senza vacuo rispetto umano. *
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BELLA ARENZANO AL RISO DE LA LIGURE PIAGGIA
Anno 1880 - Una fotografia che sembra una stampa antica, per il bel disegno della palazzata costiera e delle
significative realizzazioni architettoniche negli ampi spazi del panorama arenzanese. La ripresa è stata eseguita
dalla Pineta, con i relativi pini in primo piano. La ferrovia attraversa l’abitato; al centro dell’immagine un treno
a vapore sosta nella stazione con il fabbricato ancora di legno. *
Anno 1932, 1° Marzo - Panorama di Arenzano sotto la neve da Punta San Martino. La candida coltre copre le alture
e lambisce le onde creando una suggestiva atmosfera di pace e serenità, percorsa dai segni del progresso: le nere
rotaie della ferrovia e lo scuro solco delle ruote dei veicoli stradali.
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OPEROSA VECCHIEZZA TI ILLUSTRA
Anno 1910 - Al centro della fotografia di inizio secolo XX la cartiera alla foce del Cantarena in Via Filatoio, alla
sinistra della filanda che ha suggerito la denominazione del percorso. Un treno transita lontano, sotto Punta San
Martino. *
Anno 1930 - Cantieri navali dei fratelli Toso. Le chiatte, provvidenziali depositi galleggianti per sopperire alla
mancanza di spazi portuali a terra (ben 2000 chiatte in servizio contemporaneamente nel porto di Genova!),
consentirono l’ultima attività dei cantieri navali arenzanesi, allorché non fu più possibile proporre al mercato
marittimo la costruzione di velieri e imbarcazioni artigianali.
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OPEROSA VECCHIEZZA TI ILLUSTRA
Anno 1977, 30 Maggio - L’impianto industriale, completo di ciminiera, del colorificio Tixe, titolare del pregiato
brevetto della speciale pittura argentata (o brunzin-a). La fabbrica era stata già della Magnesia e quindi SAVESA,
Società Anonima Vernici Smalti e Affini.
Anno 1930, 15 Maggio - Case e mulino con ruota ad acqua della località Molino, sulla Via Aurelia. Baciccin Gambino,
postino con la borsa d’ordinanza, è circondato da bimbi, impunemente scalzi, e adulti della zona. I segnali stradali
rinnovano in breve spazio inviti alla prudenza, peraltro validi ancora oggi, ma la nutrita presenza di gente al centro
della strada e in curva fa dubitare sulla necessità di tanto rigore… almeno in illo tempore. D’altronde il grosso camion
sonnecchia mansueto all’ombra, anche per riposare le esauste… gomme piene. Sulla terrazza di destra si provvede
a stendere il bucato.
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OPEROSA VECCHIEZZA TI ILLUSTRA
Anno 1910 - L’antica ruota panoramica del mulino
dei Pallavicino il località Molinetto, alla Ferrèa.
Il meccanismo ad acqua rese un buon servizio
anche alla successiva attività della segheria
Fubbio. *
Anno 1969 - A sinistra il Casone della Ferrèa, costruzione di servizio alla ferriera Pallavicino. Al centro il fabbricato
del mulino. Evidente il motivo decorativo sullo spigolo, che contrassegnava gli edifici di proprietà dei marchesi
Pallavicino. Dall’alto si affacciano i primi palazzi dell’urbanizzazione della Pineta.
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SERENA T’ADORNA SIGNORIL GRAZIA
Anno 1857 - Villa Figoli, già Grimaldi e Peloso, alla metà del XX secolo. Riproduzione di quadro ad olio di Nicolò
Barabino di proprietà Figoli. Il palazzo è ancora privo della torre, e cioè prima della rielaborazione dell’architetto
Rovelli del 1872. Il cancello, sostituito in seguito dalla portineria monumentale, conclude il vialetto che sarà
interrotto dal passaggio della ferrovia nel 1868. Nel bimbo con le donne è stato ravvisato il conte Eugenio Figoli.
Anno 1854 - Particolare di un altro dipinto del Barabino con la villa Figoli e il ponte Sant’Antonio con la spalla
a monte più alta e aperture semicircolari. Popolane fanno il bucato nelle limpide acque del Cantarena. Bucato per
l’inevitabile risultato della battitura dei panni sui sassi della fiumara? *
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SERENA T’ADORNA SIGNORIL GRAZIA
Anno 1880
Arenzano, fine secolo XIX.
Sorelle Tixe. *
Tra i secoli XIX e XX - Arenzano, villa
Figoli. Matrimonio di una figlia del
conte Eugenio Figoli, a destra della
sposa. *
Anno 1889 - Nella foto conosciuta la
dimostrazione grafica della presenza
del poeta Giosuè Carducci (secondo da
sinistra), nella villa Figoli, ospite del
conte Carlo, nello stesso luogo della ripresa precedente. La poesia che guida
queste immagini, leggermente diversa
e intitolata In una villa, fu inizialmente
dedicata proprio al palazzo signorile. *
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SERENA T’ADORNA SIGNORIL GRAZIA
Anno 1887 - Comitiva Figoli in gita al Briccu dell’Ommu. Nobili, servitù e animali condividono un momento
straordinario di festosa ma composta vacanza. Accanto al cane l’arenzanese Serafino Firpo. *
Anno 1887 - L’impervio percorso
non esonera le nobildonne dall’indossare vestiti e cappellini
previsti dal lignaggio. La difesa
dal sole è assicurata dagli
ombrellini rituali: dallo schioppo di Paolo Tixe quella da eventuali bestie feroci che avrebbero potuto infestare le alture
arenzanesi. Il grosso cesto sulle
spalle del famiglio lascia immaginare una soddisfacente merenda. *
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SERENA T’ADORNA SIGNORIL GRAZIA
Anno 1887 - Signoril grazia sovrintende alla partenza della carrozza del conte Figoli dal palazzo, con la vettura a
pieno carico di nobiltà; lo scudiero controlla ancora una volta la forza motrice del contemporaneo mezzo di
locomozione, e il postiglione, affiancato da una fantesca, si appresta a annunciare con il fatidico squillo di tromba
la messa in moto dell’esimio convoglio. *
Anno 1932 - Signoril grazia è quella che raccorda il lavoro per il pane quotidiano (i cantieri navali e le barche per
la pesca), il momento del meritato svago popolare (il piazzale denominato Rotonda della musica), la discreta presenza
della pubblica autorità (palazzo Sant’Antonio, già oratorio del Santo alla marina) e l’appartata ma appariscente
residenza nobiliare (i palazzi sullo sfondo) sull’unica strada della vita che percorre ogni esistenza. *
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SERENA T’ADORNA SIGNORIL GRAZIA
Anno 1932, 1° Marzo Signoril grazia è quella
che uno scorcio di
marina acquista subito dopo una nevicata, ammantato da
una trina preziosa e
raramente ripetibile:
una presenza invisibile ha sistemato ogni
cosa sul drappeggio
dell’insolito velo, prima di allontanarsi
furtivamente per lo
scatto finale.
Anno 1931, 6 Luglio Signoril grazia anche
quella che accende la
notte sul buio della
terra e del mare, per
coglierne il battito
all’unisono.
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SERENA T’ADORNA SIGNORIL GRAZIA
Anno 1970 - Arenzano, palazzo di Via Ghiglini 18. Affreschi del pittore Giuseppe Pennasilico (1861-1940), che decorò
tra l’altro il teatro Margherita di Via XX Settembre a Genova. L’elicoidale panneggio delle eteree figure angeliche
sembra svolgersi dal soffitto della casa di Antonio Calcagno, Muinà (perchè proprietario di un mulino in Val
Lerone).
Anno 1895 - Artistico paesaggio d’altri tempi: le donne (bûgàixe) alla foce (scimûèa) rubano la limpidezza al
Cantarena, la stendono dalla tavolozza alle tele che espongono orgogliose, in una pubblica mostra che sa di buono
e di bello. Incurante, la coppia da tiro percorre il ponte sull’Aurelia, nell’abituale percorso. *
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E IL DOLCE DI GIOVINEZZA LUME
Anno 1908 - Quale migliore pubblicità (per il tempo: réclame), per un paese che sta crescendo nell’impegno per un
turismo balneare qualificato, che proporre sulla cartolina postale un gruppo di bimbetti elegantemente vestiti?
L’invitante passeggiata è percorsa da compassati adulti, probabilmente i genitori dei pargoli in primo piano, mentre
al di là delle palme corre la Via Aurelia a ridosso del Grand Hotel. Le palme sulla destra delimitano l’arenile già
occupato da poche ma eleganti attrezzature balneari. *
Anno 1929 - Piazza del Borghetto. Adunata di ragazzi richiamati dall’acrobatica attrazione di spericolati saltimbanchi motorizzati: “Il giro della morte”. L’esibizione contempla evoluzioni motociclistiche incrociate all’interno
della gabbia metallica sferica. Al fantastico guizzo mortale, il girovago di turno abbinava la possibilità di sbirciare
dei fotogrammi d’azione inseriti in particolari visori che, nella foto, attraggono la curiosità del giovane pubblico.
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E IL DOLCE DI GIOVINEZZA LUME
Anno 1907 - La maestra Emma Briasco con la sua classe elementare maschile. Per la verità non tutti gli occhi dei
piccoli Arenzanesi brillano… Un po’ per la costrizione della posa, un po’ per il vestito buono indossato per
l’occasione. Ma i risultati successivi dimostreranno che la scintilla vivace di un popolo capace di leggere i segni
dei tempi covava in ciascuno sguardo. *
Anno 1907 - Scuola elementare femminile. La varietà ricercate delle fogge dei vestiti non riesce a deprimere la
vivacità degli sguardi delle future donne che costruiranno, mano nella mano con i compagni – non più di scuola,
ma di vita – che percorreranno lo stesso cammino, l’Arenzano che oggi apprezziamo di più. *
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E IL DOLCE DI GIOVINEZZA LUME
Anno 1934, Ferragosto - Festa in famiglia per il battesimo di Giuseppe Roggero, figlio di Carlo. Tutti attenti al clik
fotografico, meno mamma e papà che hanno un altro obiettivo da prendere in considerazione. Tra tanti sorrisi, un
solo volto teso e preoccupato: del giovanotto -con i capelli dritti- sotto il gigantesco lampadario.
Anno 1929 - I figli
dell’ingegner Fedele Ravera orgogliosi della divisa marinara… anche se
il motoscafo di famiglia
è in secca davanti ai cantieri navali arenzanesi.
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E IL DOLCE DI GIOVINEZZA LUME
Anno 1928, 4 Novembre - Le
celebrazioni per la ricorrenza storica della fine della
Prima Guerra Mondiale
coinvolgono le giovani generazioni. La testa del corteo è
costituita dai Balilla che recano le corone d’alloro per i
cippi dei Caduti di Viale
delle Rimembranze. Sulla
sinistra, la marchesa Matilde Giustiniani, vedova del
marchese Pierino Negrotto
Cambiaso, e quindi erede dei
Pallavicino, affiancata dal
podestà Cesare Festa.
Anno 1939 - Cicci Scorza,
Pino Roggero e Bertino
Rossi, giocano col classico
cerchio da sospingere correndo. Velodromo per le gare
a inseguimento con un’unica ruota è l’ampia Piazza
Adua alla foce del Cantarena
(attuale Piazza A. Toso).
100
E IL DOLCE DI GIOVINEZZA LUME
Anno 1890 - Quattro ragazzi su una scala a pioli nel
già citato Casun dâ Ferréa. *
Anno 1967 - Settantasette anni dopo: la stessa scala,
lo stesso fabbricato. Mancano i bambini. Ma forse
non sarebbero più in grado di riproporre la stessa
coreografia.
Anno 1928 - Lago della Peschiera. Franzitto e Carlo Marchese, con lo zio Pinin Roggero, sul bordo della vasca di
alimentazione della sottostante ferriera Pallavicino. Immagine di ariosa tranquillità. I campanili delle chiese
arenzanesi garantiscono una fragile tregua di serenità e pace tra due ravvicinate guerre mondiali. **
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FACIL CORRE IN TE L’ORA
Anno 1930, 20 Settembre - L’ormai famosa Rotonda della Musica dalle finestre di casa Roggero: biglietto da visita di
una vitalità anche musicale, fuori e dentro casa, di gente capace di cogliere ogni occasione per festeggiare stando
insieme.
Anno 1929 - Pentolaccia e mascherata in casa Roggero. Il
complesso JAZZ EIAR (dalla
sigla dell’emittente radiofonica di stato) è composto da
: (da sinistra) Antonio Ravera, Gio Batta Schelotto,
Stefano Robello, Domenico
Piccardo, Carlo Roggero,
P i e t ro R o n c a l l o, B e r t o
Damonte, Carlo Marchese,
Pinin Roggero.
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FACIL CORRE IN TE L’ORA
Anno 1927 - L’ora corre anche in bicicletta. Ciclisti e tifosi, per parentela o amicizia, davanti al Bar Passito Chinato
del Nardin. *
Anno 1928 - I musicanti di… Arenzano. Concertino di un gruppo di amici appassionati di musica sulla strada per
Lerca per l’ennesima esibizione artistico-gastronomica a base di brani popolari e prodotti tipici. La sosta a
Terralba consente l’aggregazione di un buon numero di abitanti della borgata, attratti dalle note ammaliatrici
dell’orchestrina itinerante.
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FACIL CORRE IN TE L’ORA
Anno 1932, 15 Settembre - Assembramento popolare a Nastrè, attuali Piazza Davide Chiossone/Via Ghiglini. Grandi
e piccoli del rione, cuore di Arenzano, posano insieme prima della definitiva sistemazione dello spazio pubblico,
recuperato per incontri, spettacoli, manifestazioni in genere. Anticamente il breve anfiteatro era denominato Piazza
Case Rotte, per il cumulo di macerie che lo occupava da tempo immemorabile. *
Anno 1928 - I musicanti di…
Arenzano. “In gita da Berto, in
Terrarossa”, titola l’autore sul
negativo della foto presso la Torretta della Bicocca. Nel gruppo
si riconoscono Bartolomeo Damonte (Brödu) con la chitarra,
Stefanin Robello con il violino,
Santino Schelotto con la cornetta, Pinin Roggero col basso,
Menestrìn col tamburello e Carlo
Roggero col sassofono.
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FACIL CORRE IN TE L’ORA
Anno 1929 - I musicanti di… Arenzano. Il gruppo di musici vagabondi tra le frazioni del paese e in trasferta (ma
potremmo anche dire in tournée) nelle località limitrofe non rinunciano a trasportare anche ingombranti strumenti
per la perfetta esecuzione del repertorio.
Anno 1929 - La Banda Musicale Giuseppe Verdi sfila in Viale Sauli Pallavicino, precettata per una importante
occasione: la festosa accoglienza del vescovo missionario arenzanese Giovanni Battista Anselmo, in visita nel
paese natale.
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FACIL CORRE IN TE L’ORA
Anno 1927 - Lo studio mobile del
fotografo Rebella sosta spesso e
volentieri anche in Arenzano.
Soprattutto nella bella stagione.
Alla carovana dotata di apparecchiature di ripresa, sviluppo
e stampa, nonché di lampi al
magnesio e improbabili sfondi,
si appressano residenti e villeggianti: un modo al passo coi
tempi per cogliere l’attimo fuggente e serbarne il ricordo.
Anno 1935 - Ad Arenzano i campi da bocce oggi non mancano, né sono mancati in passato, per il diletto di tutte
le età. La partita della fotografia vede impegnati parenti, amici e simpatizzanti della famiglia Roggero: barba Luiggi,
nonnu Pinin, Gigettu (cugino), nonnu Tillio, Giuliano (cugino), Carlin… L’impegno costante nelle cose della vita,
applicato anche al divertimento.
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FACIL CORRE IN TE L’ORA
Anno 1930 - Campionario di giovanotti
Arenzanesi. Tre elementi in comune: il
cappello (un paio sulle ventitre), il sorriso
(c’è chi sorride solo
sotto i baffi) e il fiore
a l l ’ o c ch i e l l o ( ch e
rammenta la tradizione del garofano
nella festa di San
Giuseppe, patrono
dei cantieri navali). *
Anno 1925 - Pinin Roggero, quarto da
destra in piedi nella fotografia precedente, poliedrico musicista nella banda musicale cittadina intitolata a Giuseppe Verdi.
Anno 1928, 6 Luglio - Stefanin Robello con la chitarra a
14 corde costruita da Carlo Roggero.
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FACIL CORRE IN TE L’ORA
Anno 1928 - Concertino
itinerante alla Bicocca,
con Carlo Roggero (secondo da sinistra) e il
padre Pinin (col contrabbasso, al centro). Tariffario della soirée festiva:
due brani musicali – una
bottiglia di vino; quattro
brani – … più pane e salame; un concerto – cena,
bevande incluse.
Anno 1928, Natale - Le
famiglie Roggero e Marchese con le cuffie all’ascolto della radio artigianale costruita da Carlo. Le varie generazioni
si muovono con lo stesso
passo sulla strada del
progresso. Il mezzo panettone sulle apparecchiature elettroniche attestano comunque la
prevalenza delle tradizioni più care.
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FACIL CORRE IN TE L’ORA
Anno 1933, 20 Aprile - Addio
al celibato in casa Roggero.
Non sappiamo se questa fotografia è stata presentata
come credenziale di compostezza, possiamo però arguire con certezza che, nonostante l’assembramento di
quadri alla parete, gli elaborati strumenti musicali e il
monumentale lampadario, lo
sguardo ispirato dell’unico
accosciato ha suscitato nella
futura sposa più di un dubbio sulla serietà della messa
in scena. Soprattutto per
quella bottiglia galeotta in
mano all’altrettanto futuro
sposo.
Anno 1930, 14 Dicembre - Ore 16,30: Primitiva galleria del Pizzo (garbu du Pissu), ultima corsa del tram a cavalli
(rebelléa) della famiglia Rossi (Cicella), concessionari del trasporto pubblico nella tratta Arenzano-Voltri dal 1898,
dopo la gestione Firpo dal 1852 fino a Genova e dal 1890 fino a Voltri. Le ore in Arenzano sono giunte e trascorse
felici anche per mezzo della puntuale diligenza: d’ora in poi saranno altri mezzi a consentire a molti di godere
momenti piacevoli nella bella località di mare… e di monte. Strade, autostrade e ferrovia daranno modo di cullare
sogni di una serena permanenza ancora prima di arrivare. Saranno le liete aspettanze che suggerì il Poeta con i versi
che ci accompagnano.
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TRA LIETE ASPETTANZE
Anno 1931 - Corso Umberto I. La nuova corriera SPA 25 G 10 della ditta di autotrasporto pubblico Rossi Bartolomeo
e Figli, targata GE 11331. Si va in città, si proviene dal centro urbano. Chi parte, o chi arriva, sa che Arenzano lo
attende. Per sempre o anche solo per una vacanza. *
Anno 1930, 15 Novembre - Antico arco in località Ferréa, lungo l’Aurelia che sale verso la Colletta, con Carlo Roggero,
Antonio Calcagno, Lazzaro Damonte. Appena dietro la fabbrica SAVESA. Ora non sono più strade sterrate a
sopportare un esiguo traffico, né antichi portali a stabilire méte e confini. Interminabili nastri d’asfalto, intervallati
da anonimi caselli (qualcosa non è cambiato: il pedaggio!), facilitano arrivi, partenze, transiti. Ma non avremo più
la sorpresa del casuale saluto del viandante che si toglie il cappello augurando il benvenuto, consolando l’addio.
Come quello della fotografia di tanto tempo fa.
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TRA LIETE ASPETTANZE
Anno 1890 - La stazione ferroviaria del primo
tracciato a semplice binario inaugurato nel
1868. La vaporiera di un treno della Rete Mediterranea attende di incrociare un treno in
direzione opposta o di cedere il passo ad un
treno meno lento. Chi scenderà dal prossimo
convoglio ammirerà, tra gli altri, il palazzo
Imperiale - Lercaro - Boggiano (al centro
della fotografia), con gli affreschi – le quattro
Virtù – della facciata, e il palazzo Enrile (a
destra), che inizieranno a raccontargli di un
passato prestigioso. *
Anno 1973, 9 Marzo - La nuova stazione ferroviaria sul nuovo tracciato (1968, cento anni dopo il primo treno in
riva al mare!) a monte dell’abitato, con i segni, parziali, dell’urbanizzazione delle zone limitrofe, già campi coltivati.
Chi arriva col treno è salutato dall’incombente famoso santuario del Santo Bambino di Praga, dalla mole
dominante della chiesa parrocchiale e dalla torre del castello comunale. L’impianto industriale in basso a destra
(Colorificio Tixe) sarà presto demolito.
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TRA LIETE ASPETTANZE
Anno 1940 - Arenzano, riva del mare ai piedi del promontorio del Capo, presso la foce del torrente Lerone. Non
sono state sempre liete le aspettanze degli Arenzanesi nel corso della storia: il frammento di muro (müaggiùn da cascia,
opportunamente evidenziato) ricorda la difesa del territorio dall’approdo dei Barbareschi per il rifornimento di
acqua dolce (acquata), di cinquecento anni fa. Ad attendere gli altri, in qualche modo diversi, né servile accoglienza
né disumana indifferenza (proprie dei tempi a venire): roncole e forconi pareggiavano con scimitarre e mezze lune
un incontro di storia, in questo caso giocato in casa… *
Anno di esecuzione 1940. Anno di ambientazione 1910 - Casa del Capo. La cucina dei nonni. Acquerello di Carlo Roggero.
Arenzanesi nella storia: uomini e donne pronti a difendere un baluardo costituito da un testo pê a fainà, da ‘n runfò,
‘na vascellëa, ‘n po’ de tundi, un maxinin da caffè, ‘na caréga, ‘na toa… E ‘n barcun avèrtu da dove affacciarsi per figurare
e aspettare il domani.
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TRA LIETE ASPETTANZE
Anno 1928, Dicembre - E gli Arenzanesi, di quali aspettanze alimentano i loro sogni, i progetti per il futuro? Lo scatto
fotografico di una giornata uggiosa è emblematico, più di tante altre splendide istantanee eseguite in giorni assolati,
miraggio soprattutto per i foresti. Chi ha tempo da perdere apre l’ombrello, proprio per non rammaricarsi di averlo
camallato inutilmente. Altrimenti non si fa caso a quelle quattro gocce che vengono giù. È gente avvezza a ben altro!
Grandi e piccoli sanno che dopo la burrasca torna la bonaccia, e dopo il successivo temporale di nuovo il sereno.
È la rotta del mondo tracciata dall’eternità. E su questa rotta il piccolo seno di Arenzano dà la sicurezza di un
approdo sicuro e la fiducia per il varo di un nuovo giorno.
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E RICORDI CALMI
A proposito di cambiamenti…
Anno 1931, 10 Dicembre - Località Rue. I vecchi ponti
sul torrente Seilughi: quello
più in alto era situato sull’antica Via Romana, che
proprio in questo punto assume la denominazione di
Via Terralba; quello in basso
immetteva nel viale privato
della proprietà Calcagno
(attuale Via Carlin). La caratteristica loggetta d’angolo
si trovava sul limitare dell’ampia zona di campi coltivati.
Anno 1932, 4 Gennaio - Lavori
di sistemazione della futura
Piazza Mario Toso, all’innesto di Via San Pietro. Alla
copertura del breve tratto di
rio, farà seguito la demolizione della loggia e quindi
del palazzo a monte.
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E RICORDI CALMI
A proposito di demolizioni…
Anno 1900 - Casa San Martino, dietro Casa Fornace,
sotto Capo Panaggi, di proprietà Pallavicino
(come si evince dai motivi deorativi sugli spigoli). Sul romantico portale dell’area pertinenziale
sosta Benedetto Firpo (Bedettu du Câu), patriarca
di un tempo che non potrà rimanere chiuso tra
sassi, olivi e fiägni (filari). *
Anno 1969, 29 Marzo - La Casa San Martino in demolizione. Un angolo di poesia che rimane solo nei pochi ricordi
e, fortunatamente, sulle pagine di questo album di Carlo Roggero.
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E RICORDI CALMI (… E MENO CALMI)
A proposito di patriarchi…
Anno 1899 - Giuseppe Firpo, Beppinìn,
con la moglie (Geinìn Delfino) e il figlio
Baciccia. Un presidio, anche armato, di
valori e tradizioni. *
A proposito di valori…
Anno 1910, 5 Giugno - Insurrezione popolare per l’acqua. Una folta rappresentanza quasi esclusivamente maschile,
e di varie età, di Arenzanesi sul piede di guerra per la ventilata sottrazione di oro bianco dalle sorgenti locali per
alimentare gli acquedotti genovesi. Non fu rivolta armata, ma non furono risparmiati atteggiamenti duri, anche
violenti, per dimostrare una ferma presa di posizione. Non è dato sapere se i fiaschi in primo piano contenessero
campioni di acqua o propellente per teste non ancora abbastanza su di giri. *
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E RICORDI CALMI
A proposito di acqua…
Anno 1930 - Cerimonia campestre per il termine dei lavori dell’acquedotto comunale dei Ruggi. Al centro il podestà
Cesare Festa punta il dito verso l’obiettivo, raccomandando un attimo di attenzione ai convenuti. In secondo piano
il mulo per il trasporto delle vivande per il rinfresco di rito, evidentemente non annaffiato dall’appena convogliata
acqua di fonte: in primo piano sono movimentati sospetti fiaschi impagliati. Tra i presenti: l’architetto Fineschi,
l’impresario Carlin Calcagno, il dottor Pio Daneri, l’impiegato comunale Tugnìn Ghigliotti, il notaio Luigi Boggiano.
Anno 1930 - Autorità civili e militari in posa per la stesura dell’atto ufficiale di presa in consegna dell’acquedotto
dei Ruggi. Accanto al podestà Cesare Festa, la marchesa Matilde Giustiniani, vedova Negrotto Cambiaso, erede delle
notevoli proprietà Pallavicino, estese anche alle alture arenzanesi.
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E RICORDI CALMI
A proposito di nobili…
Anno 1931 - Parco del castello Pallavicino, adesso anche Negrotto Cambiaso Giustiniani: visita del principe
ereditario Umberto di Savoia, con la moglie Maria Josè del Belgio, per l’inaugurazione della monumentale serra.
Tra le due teste coronate la marchesa Matilde Giustiniani, ormai unica proprietaria della villa. *
A proposito di storia
Anno 1930 - Edificazione della
Casa del Littorio (o del Fascio)
sulla proprietà Pallavicino. La
costruzione comprendeva anche la sala cinematografica
(nell’area tra la Casa Littoria e
le scuole è sistemato il cinema
all’aperto). Il podestà Cesare
Festa curò anche questa iniziativa nazional-popolare.
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E RICORDI CALMI
A proposito di simboli del passato…
Anno 1902 - Lo stemma sabaudo anche sulla bandiera dell’asilo infantile Antonio Ghigliotti, fondato nel 1884, tra
quarantaquattro bambini e quarantuno bambine di Arenzano. *
A proposito di bambini…
Anno 1912 - Scuola elementare del maestro Giusto. Per dimostrare che non vestivamo tutti alla marinara. *
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E RICORDI CALMI
A proposito di marina…
Anno 1872 - Veduta della località Malöa. Al centro il casello ferroviario (n°11) demolito per l’ingerenza del senatore
conte Figoli e ricostruito (tuttora esistente) a fianco della Cà Gianca sulla sinistra. La torretta del palazzo in secondo
piano fu distrutta da una bomba nel 1944 nel corso del secondo conflitto mondiale e non più riedificata. *
Anno 1932 - La Via Aurelia in terra battuta corre alla marina tra i cantieri navali e le case: la cunetta sulla destra
è superata da appositi passi in lastre di pietra. Uomini, animali e merci sostano all’ombra dei pini della
passeggiata. *
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E RICORDI CALMI
A proposito di Via Aurelia e dintorni…
Anno 1934, 26 Maggio - Straripamento del
rio Nave sull’Aurelia/Corso Umberto I/
giardini del monumento ai Caduti. Lo
straccivendolo (strassé) Tugnin Manella (Antonio Valle), si salvò sul cumulo di merce
nel magazzino. Nella foto a destra, lo
stesso Manella percorre la piazza spazzata
dalla bufera di neve del 1929 nel vano
tentativo di riempire un secchio alla
fontanella gelata.
Anno 1934, 26 Maggio - Effetti dello stesso straripamento in Via Olivette. La
fotografia è stata eseguita logicamente
dopo un parziale deflusso delle acque.
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E RICORDI CALMI
Anno 1934. 26 Maggio Altra prospettiva dell’alluvione del 1934, che
a l l a g ò a n ch e l a Vi a
Aurelia, tanto da consentirne la navigabilità.
Anno 1928 - Corso Umberto I, angolo Piazza Colombo.
Il barbiere Bartolomeo Damonte (Brödu, coiffeur
pour dames).
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E RICORDI CALMI (…E COSÌ COSÌ)
Di sport…
Anno 1929, 19 Marzo - Festività di San Giuseppe. Transito della classica corsa ciclistica di primavera, Milano-Sanremo,
dalla curva sul rio San Martino. La gara fu vinta proprio da Binda, ripreso dalla macchina fotografica al momento
del passaggio da Arenzano, con un notevole distacco dal secondo classificato.
Di cronaca nera…
Anno 1929, 19 Marzo - Incidente, purtroppo mortale (due morti e un ferito grave), durante l’attesa del passaggio
della stessa Milano-Sanremo. Un sidecar si schiantò sull’angolo del muro di recinzione del cimitero di San Sebastiano
alla marina, a Levante del paese.
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SICCOME L’AURA TRA LA COLLINA E IL MARE
Anno 1887 - Dal ponte sul torrente San Martino la splendida visione di Arenzano circondata dall’Appennino Ligure
e dal Golfo di Genova. *
Anno 1887 - Panorama verso Ponente. Calma assoluta sulla spiaggia e sull’acqua. I panni stesi sulle pietre (gèa),
trattenuti da qualche sasso, sono simboliche vele obbligate al riposo. Come questo piccolo mondo, abituato a
sopportare tanto le disastrose tempeste quanto le tediose bonacce. Per terra, per mare. Nella vita. *
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SICCOME L’AURA TRA LA COLLINA E IL MARE
Anno 1906 - Verso Levante il centro del paese offre con i segni del tempo che scorre, anche per strada e ferrovia
(manca il viale tra la stazione e il Grand Hotel), l’immutata grazia di un borgo elegante. Sorti in un seno di mare,
protetto da una corona di monti, case, chiese, opifici, alberghi e bagni sanno ancora di dover rendere conto ad una
natura e ad un popolo che già c’erano e li hanno accolti. Detta così è una bella storia. Che purtroppo non durerà
all’infinito. Verrà il tempo delle favole, e sarà il caso di stabilire se crederci o meno. *
Anno 1928 - Non c’è confine tra terra e
mare, come non c’è mai stato fra terra
e cielo. Per gente abituata a guardare
davanti a sé, appena può sollevare lo
sguardo dall’usato lavoro, e scrutare
oltre l’orizzonte, non è fantasia sperare
in un mondo migliore. Anche se solo
per quelli verranno.
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SICCOME L’AURA TRA LA COLLINA E IL MARE
Anno 1929 - I cantieri navali sono ancora in piena attività; gli stabilimenti balneari fervono della vita vacanziera;
barche e barchette dondolano sul mare che “si muove anche di notte e non sta fermo mai”. Ma è di calma la suggestione
che deriva da questa immagine. Anche dal grande cartello arriva l’invito a soprassedere, per uomini e cose:
“Ristorante-Garage”. Vale la pena fermare per un attimo i nostri passi, insieme ai camioncini e alla spider davanti
alle barriere del passaggio a livello, per goderci questo raggio di sole che si riflette sul tetto d’ardesia. Ci
rimetteremo in marcia al transito del treno del tempo, sferragliante e sbuffante.
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SICCOME L’AURA TRA LA COLLINA E IL MARE
Anno 1929 - Nella continuità della creazione l’Appennino sorge e scivola nel Mediterraneo proprio ad Arenzano.
Il tempo ha scritto su questo lido una storia ancora tutta da leggere e raccontare: non solo i Romani suggellarono
con una lancia (HASTA) la significativa conquista. Le guglie dei templi additano altri traguardi e si specchiano
nell’infinito, eco dell’antico annunzio. I padri proclamarono, rinnovando la scelta, “Hic manebimus optime” (Qui
staremo benissimo). Pochi segni che identificano un punto prediletto. Dalla natura, certo. Ma anche da Chi non ha
disdegnato di essere acclamato Re, di questi monti e di questo mare.
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GRAFICHE FASSICOMO GENOVA
Dicembre 2006
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fotografica di Carlo Roggero