Notiziario CLUB ALPINO ITALIANO - SEZIONE DI MAROSTICA E SOTTOSEZIONE DI SANDRIGO 03 marzo 2013 N.2 – Anno 40 Prezzo di cop. € 0,10 SpA - Spedizione Poste Italiane in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1, comma 1, DCB Vicenza CRONACHE E VOCI DELLA SEZIONE a cura del Gruppo di Redazione mail:[email protected] Sospendiamo le interviste agli ex presidenti per dare spazio a Prof. Bortolo Franceschetti – cittadino marosticense – CAI UGET di Torino – aquila d’oro INTERVISTA Spedizione “Nepal ‘63” D. – Lei ha vissuto tanto tempo a Torino, si sente un po’ marosticense? R. – Sono nato a Marostica il 27.11.1929 da una famiglia che, all’epoca, si poteva considerare benestante. Già il bisnonno, infatti, gestiva il servizio di trasporto della posta con diligenza a cavalli e il nonno ha ereditato il servizio che collegava Marostica a Bassano. Il nonno, detto “Poppi”, è morto giovane, lasciando tre figli; i due maschi hanno continuato l’attività, passata dalla diligenza a cavalli ai mezzi motorizzati. Mio padre, a seguito della crisi del ’30, andò in Africa, per lavoro, in Eritrea e in Etiopia, ritornando a casa con l’ultima nave prima della guerra, nel maggio ’40. Abitavano in una casa in Via Cairoli. All’epoca, si andava alla scuola superiore a Bassano in bicicletta, eravamo in 10-15 ragazzi, tante le femmine alla scuola magistrale; poi, solo in 3-4 s’iscrivevano all’università ed erano presenti alla festa delle matricole. La mia famiglia aveva potuto mandarmi all’università, assieme a mio fratello, siamo entrambi laureati in Scienze Geologiche. Dopo la laurea, nel ’57, ho subito accettato un incarico all’Università di Torino. Da sempre, ho amato la montagna e, da sempre, ho coltivato il sogno di poter recarmi all’estero, soprattutto in Africa. 1 D. – La sua tesi cosa riguardava? R. – La mia tesi di laurea riguardava l’Altopiano Sette Comuni: “La degradazione accelerata nei bacini montani del fiume Astico e dei torrenti Lavarda e Longhella”. D. – L’Università di Torino è poi diventata “la sua casa”? R. – Avevo 28 anni nel ’57 e la cattedra era diretta dal Prof. Malaroda, un uomo eccezionale. Ho scoperto che amavo la ricerca, tanto che sono rimasto lì 45 anni, fino alla pensione, prima con il ruolo di assistente, poi con vari incarichi e alla fine come professore cattedratico. A Torino sono stato con la famiglia, il rientro a Marostica è del ’69. Il lavoro all’Università di Torino è stato molto appagante. Ho svolto anche altri incarichi, ad esempio, solo per citarne alcuni, dal 1961 al 1965, ho fatto parte del gruppo di lavoro incaricato della revisione dei fogli geologici di Genova, Dronero-Argentera e Demonte della Carta Geologica d’Italia; dal 1966 al 1974, sono stato membro del Comitato Geologico Italiano del C.N.R. D. – Ci può dare un sunto della sua attività scientifica? R. – Mi sono orientato prevalentemente su temi di geologia stratigrafica e strutturale e di rilevamento geologico nelle Alpi Cozie meridionali e nelle Langhe piemontesi. Ho fatto studi sulla valutazione del dissesto idrogeologico e la previsione degli eventi alluvionali dopo i catastrofici nubifragi e le alluvioni del 1966 e del 1968. Ho dedicato tempo allo studio di alcuni corpi glaciali vallivi in Italia e in Nepal. Mi sono interessato anche alle problematiche uomo-ambiente. La mia bibliografia è ricca di circa settanta pubblicazioni tra libri, memorie e articoli. D. – Com’è stata la sua frequentazione della montagna? R. – Non avevamo ferie, l’estate era dedicata alle ricerche in montagna per cui, con la famiglia, soggiornavo in paesi delle Alpi Cozie. Io poi ero sempre in escursione, spesso da solo, a volte con colleghi; stavo nelle terre alte anche una settimana per i rilevamenti geologici e cartografici. Erano le terre del formaggio Castelmagno, che all’epoca non era ancora conosciuto. Dormivo in rifugi non custoditi o in tenda. D. – Ha poi realizzato il suo sogno di visitare l’Africa? R. – Con incarico del Ministero per gli Affari Esteri – Dipartimento per la cooperazione allo sviluppo, sono stato docente ed esperto presso la Facoltà di Geologia dell’Università Nazionale Somala a Mogadiscio nel ’82-’83-’84-’89. Con gli studenti, andavo a fare ricerche sul territorio: ricordo, in particolare, la ricerca per trovare l’acqua riferita alla necessità di rendere semi-permanenti le popolazioni nomadi sconfinate come profughe della guerra. D. – E’ stato iscritto al CAI di Torino Uget conquistando l’aquila d’oro, com’è stato? R. – Mi sono iscritto nel ’63 per la mia partecipazione alla spedizione “Nepal ‘63” organizzata per il centenario dalla fondazione. Dovevano andare all’Everest, ma non avevano ottenuto il permesso, così la spedizione ha riguardato il Langtang Nepal centrale. Me l’avevano chiesto all’ultimo, in giugno, in sostituzione di un'altra persona; ero molto preparato fisicamente quando ad agosto siamo partiti. E’ stata un‘esperienza importante da tutti i punti di vista, anche se, purtroppo, resta soprattutto il ricordo dell’incidente mortale occorso a Cesare Volante e Giorgio Rossi, caduti in un seracco. Da quell’esperienza, ho pubblicato “Osservazioni sulla morfologia glaciale della media valle del Langtang Nepal Centrale”. Impressionante osservare le slavine, una in particolare ci ha colpiti di striscio: stavamo sistemando la tenda, che allora era ad aria compressa, e lo spostamento d’aria è stato terribile. E’ stata un’esperienza difficile tanto che avevo detto a mia moglie: “Mai più”. D. – E invece…? R. – E invece sono tornato altre due volte, nel ’70 con la spedizione “Everest ‘70”, organizzata dal gruppo “Alpinismus Internayional” di Torino, con il famoso Bepe Tenti e nel ’73 con la spedizione “Cho Oyu-Everest ‘73” finanziata per gran parte dal CNR. Purtroppo, in quest’ultima, in cui ero poco allenato, hanno dovuto riaccompagnarmi a valle. Nel ’70, con noi c’erano due fisiologi che studiavano l’adattamento del corpo umano all’alta montagna, in particolare l’aumento dei globuli rossi negli stranieri da confrontare con i dati degli abitanti. E’ stato davvero un problema prelevare il sangue perché questi popoli credono che esso sia la sede dell’anima. Anche lì, comandano le donne e alla fine, regalando le foto che avevo loro fatto con la polaroid, hanno convinto gli altri. D. – Cosa l’ha colpito in queste terre? R. – Sono rimasto colpito dalle altezze: alzi gli occhi e non vedi la vetta, il tuo sguardo si arresta a metà montagna…impressionante. Lì, sono diverse anche le valli dalle nostre. D. – E rispetto alla popolazione? R. – Alcuni episodi mi hanno particolarmente colpito. Pensate che quando sono tornato nel ’70, lo sherpa Migma Tsering mi ha riconosciuto dalla spedizione del ’63……La sera io stavo con loro, ballavano, anche se la socializzazione era un po’ frenata dalla lingua. Si diceva che gli sherpa parlassero un inglese con accento internazionale: il loro inglese, infatti, era modificato da varie espressioni, ad esempio, sapevano dire “attento ai corni” in quanto gli italiani lo usavano spesso come allerta per i passaggi attraverso le loro porte basse. ….Nel ’63, la spedizione, al ritorno, aveva dovuto aspettare la fine delle loro feste per avere portatori. Alle cerimonie religiose, c’erano solo donne e bambini. Stupiti, alla nostra domanda era stato risposto: ”Gli uomini sono all’osteria”. Evidentemente tutto il mondo è uguale! ….Presso un monastero, una 2 persona aveva fatto una domanda banale e il capo religioso aveva dato una risposta intelligente: “Il vostro modo di ragionare è diverso dal nostro e anche se ve lo spiegassi, non lo capireste”. D. – Avrà tanti ricordi…”romantici”. R. – Difficilmente m’impressiona qualcosa…ma ..certo…alcune cose sono rimaste…. Nel ’60 ero a 2000 m, al Colle del Mulo Cuneese, ed era il giorno di ferragosto… il mattino, uscito dalla tenda, ho trovato la neve! Ho aiutato il malgaro a traslocare più in basso. All’epoca, non c’era una vera malga, ma solo dei muri a secco con un telone sopra. D. – Qual è la passione che ha animato la sua vita e l’ha portata per i monti? R.- Se potessi dare un titolo, direi “scoprire la terra che vive”: il desiderio di sapere la storia del nostro pianeta, in continuo cambiamento. Zenia Codutti – Giuliano Zanocco Continua…...40 anni di Notiziario Dagli anni ’80 in poi si pubblicano da 8 a 9 numeri l’anno, più o meno mensili, esclusi i mesi invernali: questo perché il tema principale è costituito dalle gite escursionistiche estive, aggiungendo poi gli altri avvenimenti sociali e culturali della vita sezionale a intercalare. Nel 1989, subentra un nuovo Direttore responsabile nella persona di Sandro Vido, un amico giornalista del “Mattino” di Padova, che accetta gratuitamente l’incarico e si affida interamente alla nostra redazione. A tutt’oggi è Sandro Vido il direttore, che riceve – credo, ancora – una copia di ogni numero del Notiziario per giusta conoscenza. La spedizione postale della pubblicazione meriterebbe una cronaca a parte, per quanti sono stati i cambiamenti di metodo introdotti da Poste Italiane in questi anni: dalla consegna delle copie da spedire (che per un non breve periodo dovevano essere portate ogni volta - con tanto di libretto e timbro di ricevuta - all’ufficio Postale della stazione ferroviaria di Vicenza da parte di un socioredattore) alla “confezione” esterna (all’inizio andava bene una busta di carta con intestazione CAI Marostica; poi è stato sufficiente piegare e chiudere il foglio con l’etichetta dell’indirizzo; infine si è arrivati alla forma attuale di cellophane trasparente confezionato in tipografia). Non parliamo poi delle tariffe postali, sempre tendenti all’aumento eccessivo, tanto da pregiudicare a volte la possibilità di continuare a spedire per questione di costi. E allora trattative con i direttori postali per far rientrare il Notiziario nella categoria meno costosa, adeguando la parte redazionale che doveva rappresentare una certa percentuale nel foglio per non ricadere nella casistica di “pubblicità della Sezione” ….Sembra incredibile, perché noi non si agiva certo per scopo di lucro, ma la normativa generale vale per il “Corriere della sera” come per il nostro Notiziario! Piccole e grandi vicende intorno al nostro giornalino, che – tra l’altro – dal 2002 non poté più essere stampato dalla tipografia dell’azienda Vimar: per cambiamenti strutturali e avvento dei computer questo reparto era stato chiuso. Tuttavia noi siamo stati avvertiti a tempo debito e sovvenzionati con adeguato contributo per far eseguire il lavoro presso un’altra tipografia. La Vimar è a tutt’oggi il nostro sponsor. Sempre nell’anno 2002, il nostro storico direttore editoriale, Bepi Zampieri, decide di farsi sostituire da Antonio Gusi - allora Presidente della Sezione - che continua a ricoprire questo incarico anche oggi. Negli anni 2006/2007, il C.A.I. di Marostica entra nel “web”: dapprima con la sola casella di posta elettronica, per cui il Notiziario comincia a essere inviato anche con questo mezzo ai soci che ne sono provvisti. In seguito viene creato il sito “www.caimarostica.it” nel quale chi vuole trova tutte le informazioni, compreso naturalmente il Notiziario. Questa è la storia, per sommi capi, della nascita e delle vicissitudini del nostro giornalino. Si è deciso di continuare a farlo, anche in forma cartacea e in aggiunta al libretto annuale “QUOTA 102” che la Sezione pubblica da due anni. Sembra che i soci desiderino continuare a ricevere il Notiziario, nel quale trovano gli aggiornamenti all’incirca mensili delle attività e, forse, hanno l’impressione di un contatto personalizzato con il sodalizio. Per questo il gruppo di redazione invita tutti a fornire suggerimenti e notizie all’indirizzo mail appositamente creato: [email protected] Rosanna Tasca ANNO RAGAZZONIANO “Aspettando l’equinozio d’autunno, quando la notte è uguale al giorno” E’ questo il titolo dell’evento speciale che si è tenuto il 21 settembre 2012 in Biblioteca per ricordare Pietro Ragazzoni, nostro concittadino, personaggio illustre, uomo di scienza, di cultura e di grande impegno civico. L’assessorato alla Cultura, la Biblioteca e la Consulta delle Associazioni 3 di Marostica, di cui fa parte anche il CAI, hanno promosso un vasto programma di attività e di eventi. Il filo conduttore della serata è stato: “Incontro nella casa dei libri”, percorso coordinato da “La Fucina Letteraria” e che ha visto varie associazioni, operanti sul territorio, alternarsi a presentare brevi performance ideate per l’evento. Io ho scelto di leggere alcune pagine dal libro dell’inglese Amelia Edwards “Cime inviolate e Valli sconosciute”. Il libro è il resoconto del viaggio intrapreso, nell’estate del 1872, dalla scrittrice nella nostra regione alla scoperta delle Dolomiti che, proprio in quegli anni, erano entrate nei “percorsi turistici” di numerosi inglesi. La cosa insolita, che fece scalpore all’epoca, fu che Amelia viaggiò in compagnia di un’altra sola donna, la sua amica L. (iniziale di un nome che rimarrà segreto). Le immagini a corredo della lettura sono state curate da Michele Torresan. L’evento è stato apprezzato da un pubblico numeroso. Maria Assunta Zanuso GRUPPO ESCURSIONISMO E’ al via di partenza, esattamente il 23 marzo, il trekking in TURCHIA. Noi speriamo sempre di trovare qualcuno che, al ritorno, ci racconti le avventure e le emozioni vissute. SCUOLA SCI-ALPINISMO 06- 07 aprile 2013 WILD SPITZE m 3770 - Austria Difficoltà BSA Abbigliamento: alta montagna Attrezzatura: da sci alpinismo completa di Artva, pala, sonda, imbragatura, 3 moschettoni con ghiera, 2 cordini da m 3, piccozza, ramponi, casco. Mezzi propri. Partenza ore 5.30 da Marostica Chiusura iscrizioni 15.03.13 Escursione intersezionale con CAI di Thiene. Sabato 06 aprile: salita sci alpinistica di 700 m in Pitztal. Al rientro, pernottamento in albergo. Domenica 07 aprile: salita con trenino e impianti. Salita con pelli di foca alla Wild Spitze e discesa di 2000 m alla Pitztal. Direttori di gita: Scuola sci-alpinismo di Marostica e Thiene Ritorniamo al GRUPPO ESCURSIONISMO proponendo 07 aprile 2013 QUARGNENTA – Alto Vicentino Dislivello 300 m - Difficoltà E - Ore cammino 6 - mezzi propri - pranzo al sacco Partenza ore 7,30 da Marostica Via Dalle Laste - Rientro ore18,30 Da Marostica si prende la direzione Thiene (alla rotatoria di Breganze i soci di Sandrigo ci possono raggiungere), Castelgomberto – Brogliano – Quargnenta – Contrà Zanè. Punto di partenza è il lago di Quargnenta, le cui sorgenti sono usate per un acquedotto e per “i Sette Rocoli”. Le rare costruzioni e gli affioramenti del terreno mostrano una composizione rocciosa di origine vulcanica. Il percorso di cresta mostra un ampio panorama che spazia sull’Alta Valle del Chiampo, mentre dalla parte opposta, sui monti dell’Altopiano dei Sette Comuni, sul Monte Grappa, sulla Pianura Veneta e, più a sud, sui Colli Euganei. Direttori di gita: Carla Dal Monte – Carla Miccoli 4 21 aprile 2013 Monte Cengio m 1354 – Altopiano Sette Comuni Dislivello m 1000 - Difficoltà E – Ore di cammino: 5.30 – torcia elettrica - pranzo al sacco Partenza ore 7.00 da Marostica in Via N. Dalle Laste – Rientro ore 17.30 - mezzi propri Unite le comitive a Breganze, raggiungiamo Cogollo del Cengio, punto di partenza per la nostra meta. Saliamo con facile sentiero a tornantini e poi per crinale verso il Piazzale Principe di Piemonte del M. Cengio. Si recupera una carrareccia militare che attraverso un percorso in cresta o nelle strette vicinanze, ci deposita nei pressi del rifugio “Al Granatiere“. Si prende un altro itinerario militare che ci porta a visitare delle gallerie della Grande Guerra, passando nei pressi del famoso “Salto del Granatiere“, fino a raggiungere la Cima del Cengio. Ridiscesi, per sterrata, al piazzale con annesso rifugio, imbocchiamo il sentiero per la val Cengiotta che, un po’ ripidamente, ma sempre su buon terreno, ci conduce a Cogollo. Il Monte Cengio fu teatro, nella primavera 1916, di aspri combattimenti tra le truppe austro-ungariche e la Brigata Granatieri di Sicilia che difendeva il presidio. Il 3 giugno, con una schiacciante superiorità numerica, gli asburgici attaccarono per espugnarlo. I Granatieri seppero opporre una strenua difesa e una tenace nonché selvaggia resistenza, a tal punto che, terminate ormai le munizioni, iniziarono un furioso corpo a corpo e, per non farsi prendere prigionieri, abbrancando uno o più nemici, si scagliarono giù dalla rupe, che da quel momento fu chiamata il “Salto del Granatiere”. Questo sacrificio valse il fallimento dell’attacco e permise, inoltre, col sopraggiungere di nuovi rinforzi italiani, di tornare definitivamente in possesso del presidio. Direttore di Gita: Piero Contro “CAMMINA CAI 150” Regione Veneto 28 aprile 2013 Altopiano dei Sette Comuni - Intersezionale In occasione dei 150 anni del CAI, la nostra sezione e quelle di Asiago e Dueville organizzano ognuna un proprio itinerario: Asiago: Via Tilman (Sasso di Asiago – Col del Rosso – Cima Ekar – Asiago). Dueville: Lungo l’ex ferrovia (Ponte Campiello – Treschè Conca – Cesuna – Asiago). Marostica: “Nel silenzio dei boschi” (Monte Corno – Monte Raitertal – Baito Torle – Monte Kaberlaba – Contrà Ave – Asiago centro) Difficoltà: E -Tempi e dislivelli: Andata 3.30 ore per 250 m in salita - 450 m in discesa Ritorno 3.30 ore per 450 m in salita - 250 m in discesa Pranzo: probabile ristoro di gruppo (momento conviviale) Partenza ore: 7.30 da Marostica con mezzi propri - Arrivo ore: 12.00 circa ad Asiago L’itinerario prende il via dal piazzale del Rif. M. Corno m 1270, per seguire la strada o meglio i prati che portano al Rif. Granezza m 1242. Abbandonata la rotabile, si entra nel prato retrostante e si va a cogliere il sentiero n.888, sul quale insiste anche un Percorso della Memoria sul 1° Conflitto Mondiale, che in leggera salita ci avvicina al M. Raitertal m 1402. Ora in discesa perveniamo sulla strada del Barental e brevemente all’ex rif. Croisle, ora BaitoTorle m 1178, dal nome del monte omonimo. Le indicazioni invitano a seguire la strada forestale che sale verso il M. Kaberlaba m 1222 che raggiungiamo dopo aver lambito una cava di marmo. Per prati, sterrata e tracce di 5 sentiero, ci portiamo verso Malga Fassa, bella veduta del Capoluogo dell’Altopiano con le cime che lo circondano, per poi scendere a una croce e quindi alla Contrà Ave. Ormai siamo a destinazione e presto alla centrale piazza di Asiago m 1002. Questa esperienza è un momento celebrativo per il 150° del CAI e momento conviviale con i soci delle altre Sezioni. Il rientro si svolge, per un breve tratto, lungo l’itinerario dell’andata. Dopo Contrà Ave e la croce si può raggiungere o passare nei pressi di Malga Fassa per recuperare un sentiero che conduce alla Barental, nei pressi del Cimitero Inglese m 1104. Prendiamo la sterrata subito a fianco che, presto, ci conduce alla voragine chiamata Busa del Sprunch; assecondando il tracciato di destra saliamo, anche su tracce poco evidenti, nei pressi della cima omonima m 1300 circa, per poi scendere a un trivio. Sempre tenendo la destra, digradiamo verso la Val Granezza di Gallio che raggiungiamo a quota m 1180. Lungamente accompagnati dall’insistente bosco, da tratti di radura, da ex malghe e alcune pozze d’acqua, andiamo a cogliere le grandi vele di cemento del M. Corno, nei pressi della Malga omonima m 1327 e finalmente al Rifugio e ai mezzi. GRUPPO CAI NATURA Tema: “Monumenti naturali” 28 aprile 2013 Brent dell’Art - Val Belluna Dislivello m 500 - Difficoltà E – Ore di cammino: 5 Partenza h. 8.00 da Marostica in Via N. Dalle Laste – R. h. 19.00 mezzi propri - pranzo al sacco Il nome deriva dal gergo dialettale "Brentana", ossia una situazione di piena di un torrente o fiume dovuta a forte pioggia; dell'Art, perché si trovano nel torrente Ardo, in dialetto "Art". L'inizio della loro formazione risale alla fine della glaciazione Wurmiana (8-10 mila anni prima di Cristo), per azione delle acque meteoriche che hanno inciso la scaglia cretacea. La composizione di strati calcarei, bianchi e rossi con argille rosse e grigio verdastre, fa dei “Brent” uno spettacolo affascinante, tanto da poterli annoverare tra i monumenti naturali delle Prealpi Bellunesi. Si parte dal paese di Sant'Antonio di Tortal (m 560), frazione di Trichiana, e, con una tranquilla passeggiata, si arriva ai “Brent”. Solo gli ultimi tratti prima della forra sono ripidi e un po' scivolosi, ma il sentiero è ben sistemato con gradini e parapetti di legno. L’ambiente è davvero “emozionante”: l’acqua scorre incassata tra le rocce striate di rosso e, dove esonda, crea delle pozze ricche di anfibi. Si sale alla loc. Prassibas, dove è previsto il pranzo al sacco. Si parte per la loc.Zelant, dove si ammira la scenografia delle Dolomiti Bellunesi, e, dopo un appagante percorso, si arriva alla loc.Signa. Si scende quindi a Sant’Antonio di Tortal, non prima di aver ammirato un altro “Brent”. Attenzione: Sono aperte, fino al 31.05.13, le iscrizioni all’escursione “TRAVERSATA DELLE GRIGNE” – Prealpi Lombarde, programmata per il 13/14.07.2013. I posti disponibili sono 30. La segreteria ricorda che il bollino deve essere rinnovato entro il 31.03.2013. Autorizzazione del Tribunale di Bassano del Grappa del 10.07.1974 n. 3/74 del registro Direttore responsabile: Sandro Vido – Direttore: Antonio Gusi – Edito da C.A.I. Sez di Marostica Orari apertura sede di Marostica: martedì e giovedì dalle ore 20,30 alle ore 22,00 -Tel. e fax 0424/470952 E-mail [email protected] – sito www.caimarostica.it - Stampa in proprio – Abbonamento annuo € 1,00 6