Lettera alle mie manine
Ciao mani, Giulia, la sinistra e Antonietta, la destra come state?
Io vi sono riconoscente perché voi siete brave e intelligenti ma ogni
tanto siete un po’ pigre, perché non avete molta voglia di
collaborare.
Vi voglio tanto bene anche se siete un po’ pigre.
Voi incominciate a sfogliare i libri, a mangiare, a battere, ad
accarezzare, a mettere gli occhiali, ad aprire l’astuccio, a farmi
grattare il naso e soprattutto a scrivere con il computer del
laboratorio di informatica e con il portatile.
Ogni tanto io sono un po’ irritata con voi perché ho un problema:
quando cerco di fare una cosa da sola, non riesco e allora mi
innervosisco e chiedo aiuto proprio a voi e voi mi aiutate sempre.
Voi manine, riuscite a mettervi sul mio banco. Quando vado in
qualche posto: in piscina oppure in un ristorante o magari alla
piscina “Gaidano” voi mi trovate là e mi aiutate a nuotare,
mangiare ecc..
Però vi devo dire una cosa: per favore, non mettetevi sempre in
bocca!
Vi ringrazio tanto care mani e vi mando un bacio forte forte.
La paura
Camminavo sul marciapiede con un passi corti e stanchi ma continui.
Era notte, un'inquietudine mi saliva per la schiena come un brivido
gelido: neanche la luce riusciva ad illuminare quel vicolo scuro, mi
sentivo seguito, con quel poco di luce riuscivo ad individuare
qualcosa: palazzi, abbandonati, trasandati e soprattutto cadenti.
Il marciapiede era pieno di buche e rotto, mi faceva sentire solo,
quella via mi sembrava stregata. Quella viaccia era così buia che non
mi accorsi neanche di un lampione caduto che emanava un po' di
luce. Con il cuore in gola mi diressi verso la "scorciatoia" che mi
avrebbe portato a casa.
Finalmente mi ritrovai davanti al portone di casa mia, il solito
cassonetto delle lettere appeso da un lato, ma il resto non era niente
male, anche stavolta ero scampato al pericolo.
La paura
Camminavo sul marciapiede con un passi
corti e stanchi ma continui.
Era notte, un'inquietudine mi saliva per la
schiena come un brivido gelido: neanche
la luce riusciva ad illuminare quel vicolo
scuro, mi sentivo seguito, con quel poco di
luce riuscivo ad individuare qualcosa:
palazzi, abbandonati, trasandati e
soprattutto cadenti.
Il marciapiede era pieno di buche e rotto,
mi faceva sentire solo, quella via mi
sembrava stregata. Quella viaccia era così
buia che non mi accorsi neanche di un
lampione caduto che emanava un po' di
luce. Con il cuore in gola mi diressi verso
la "scorciatoia" che mi avrebbe portato a
casa.
Finalmente mi ritrovai davanti al portone di
casa mia, il solito cassonetto delle lettere
appeso da un lato, ma il resto non era
niente male, anche stavolta ero scampato
al pericolo.
Timidezza
Alla recita dell’anno scorso mi ritrovai in mezzo alla scena
spaventatissima ed emozionantissima. Non sapevo più
cosa dire, mi tremavano le ginocchia, non sapevo dove
mettere le mani, vedevo le facce dei genitori e dei miei
compagni che mi guardavano esterefatti. All’improvviso il
mio sguardo incrociò quello della mia migliore amica, ci
guardammo negli occhi, il coraggio mi invase e iniziai a
recitare la mia parte come non avevo mai fatto. Per questo
ringrazio Mariapaola, la mia migliore amica per avermi
infuso quella sicurezza e quel coraggio che non avevo mai
avuto.
Timidezza
Alla recita dell’anno scorso mi ritrovai
in mezzo alla scena spaventatissima ed
emozionantissima. Non sapevo più
cosa dire, mi tremavano le ginocchia,
non sapevo dove mettere le mani,
vedevo le facce dei genitori e dei miei
compagni che mi guardavano
esterefatti. All’improvviso il mio
sguardo incrociò quello della mia
migliore amica, ci guardammo negli
occhi, il coraggio mi invase e iniziai a
recitare la mia parte come non avevo
mai fatto. Per questo ringrazio
Mariapaola, la mia migliore amica per
avermi infuso quella sicurezza e quel
coraggio che non avevo mai avuto.
Fame da lupi
Avevo un forte gorgoglio nella pancia, non riuscivo
a dormire. Mi fiondai giù dalle scale,a momenti mi
ammazzavo, finalmente ero in cucina, aprii il frigo,
Non potevate neanche immaginare l’espressione
del mio volto, il frigo era vuoto. Ma non mi persi
d’animo. Andai al Crai, mi venne il tic all’occhio, era
chiuso. Ritornai a casa e dopo… un’ora mia madre
arrivò.Avevo resistito ma il mio pancino era più
vuoto del cervello di mia sorella. - Poveretto! – disse
mia madre – Il prosciutto lo darò al cane! Ho
cercato invano di prenderlo ma la bestia lo aveva
già divorato. Mi sentii male!
Fame da lupi
Avevo un forte gorgoglio nella pancia, non
riuscivo a dormire. Mi fiondai giù dalle
scale,a momenti mi ammazzavo,
finalmente ero in cucina, aprii il frigo, Non
potevate neanche immaginare
l’espressione del mio volto, il frigo era
vuoto. Ma non mi persi d’animo. Andai al
Crai, mi venne il tic all’occhio, era chiuso.
Ritornai a casa e dopo… un’ora mia madre
arrivò.Avevo resistito ma il mio pancino era
più vuoto del cervello di mia sorella. Poveretto! – disse mia madre – Il
prosciutto lo darò al cane! Ho cercato
invano di prenderlo ma la bestia lo aveva
già divorato. Mi sentii male!
Gioia-Tristezza.
Alla fine della prima media, sperai tanto di passare in
seconda, e le mie speranze furono esaudite così mi vennero
gli occhi lucidi per la contentezza. Mi venne un colpo quando
sentii che la mia amica del cuore era stata bocciata . Così
andai da lei e l’abbracciai dicendole che ci saremmo viste
tutti i giorni per ritornare a casa, o per andare fuori insieme a
fare compere.
Fare compere
Lo spirito
Vidi per strada una bambina fuggire, non so da cosa
perché l'immagine era sfocata; era malmessa, aveva
in mano un telo bianco da cui vidi in certi momenti
apparire un viso: incominciai a correre pensando di
essere rincorsa da quella bambina. Dietro di lei c'era
uno spirito infuocato: capii subito che stava scappando da quello; mi spaventai ancora di più perché
intorno non c'era nessuno a cui chiedere soccorso:
quel telo bianco sparì e la bambina si unì allo spirito
che iniziò a rincorrermi.
Mentre correvo sentivo una voce che mi urlava di
svegliarmi e mi sentii scrollare, vidi la mia stanza
sfocata e mi svegliai.
Gioia
Quel giorno la mia faccia mostrava un sorriso intenso
che sembrava quasi stampato, le mie mani tremavano
e sudavano per un arrivo speciale: il mio cagnolino,
“Chopin” che continuava a farmi le feste e a darmi
molti baci. Io glieli ricambiavo e lo tenevo stretto,
stretto. Stavo diventando sempre più rossa e sudata.
Con molta forza cercavo di tenerlo in braccio,ero
contenta di avere un piccolo cucciolo da coccolare e a
cui dimostrare i miei sentimenti.
Paura
Sembrava un ladro anzi no un fantasma non so che cosa fosse,
non sembrava un essere umano. Mi ero nascosta dietro il
divano, e non mi vedeva ma io vedevo lui!!!
Avevo molta paura e non sapevo che cosa fare non potevo mica
uscire allo scoperto!
Ad un certo punto si accese la luce, il “fantasma” si tolse il velo
e ...e… era mio fratello! Che sciocca che ero stata, mi ero
dimenticata, era il 31 ottobre e qui a NEW YORK si festeggia
Halloween! Beh adesso è meglio festeggiarlo nei migliori dei
modi!
La bambina in castigo
Un giorno in estate faceva molto caldo, una bambina era rinchiusa
in casa perché era in castigo. La casa era buia e la bambina
impaurita se ne stava seduta in un angolino della sua stanza.
Naturalmente le finestre erano chiuse.
Ad un certo punto entrò un fascio di luce.
La bambina intimorita si fece coraggio e cercò di toccarlo, gridò –
Ahhh il fantasma! Bruciaaa!
Tornò nell’angolino più impaurita di prima.
Ad un tratto sentì cadere i vetri della finestra e poi la finestra
intera. Sempre più spaventata nascose il viso tra le mani.
Quando alzò gli occhi vide i suoi fratelli e il loro pallone
con cui avevano spaccato la finestra e il fascio di luce era soltanto
il sole estivo che invadeva la sua stanza
Rabbia
Ero in camera mia sbattevo i piedi, buttavo all’ aria
cuscini e pupazzi, avevo la faccia rossa, gli occhi
pieni di lacrime, mi sentivo come un toro infuriato. –
Voglio fargliela pagare ad Irene, era stata lei a
rompere il vaso non io! – Mi aveva dato la colpa
perché non voleva buscarle, così sono stata io a
prenderle! Meno male che il mio unico sfogo è
scrivere.
La notte più brutta della mia vita
Era notte, stavo camminando su una strada di montagna, le
mie orecchie udivano gli ululati dei lupi e i fruscii delle
foglie, stavo morendo dalla paura . Camminai per quattro
ore ancora ma non riuscivo a vedere quel maledetto, anzi
maledettissimo rifugio. Erano le cinque di mattina, avevo
sonno, freddo e soprattutto paura. Avevo i brividi in tutto il
corpo. Passarono ancora due ore e il rifugio non si
vedeva...
Ad un certo punto sentii un rumore, sembrava un ululato,
non mi sbagliavo, un lupo mi apparve davanti, indietreggiai,
lui saltò e mi azzannò la gamba.
Non sapevo cosa fare, la gamba mi faceva un male terribile,
non riuscivo a muovermi, stavo sudando, le gocce gelide mi
scendevano giù per il viso e per la schiena. Quando
all’improvviso sentii il rumore di un elicottero che fece scappare
quel terribile animale. L’elicottero non potendo atterrare mi lanciò
una scaletta e con fatica mi arrampicai. Mi portò al rifugio. La
gamba mi faceva un male cane. Ma finalmente ero al caldo e in
salvo.
Quella fu la notte più brutta e indimenticabile della mia vita !
Tristezza e gioia
Ero una bambina triste perché non avevo amici. Ogni volta
tornando da scuola me ne andavo a casa e vedevo le mie
compagne andare al parco insieme.
Quando arrivavo a casa mi chiudevo nella mia stanza leggevo o
guardavo la tv o giocavo con i pupazzi facendo finta che fossero
miei amici.
Un giorno andando a scuola la maestra ci ha presentato una
bambina di nome Elisa che aveva il mio stesso problema, non
aveva amici. Presto diventammo amiche per la pelle io saltavo e
urlavo di gioia e dicevo: - Finalmente ho un’amica! Da quel
giorno anch’io potevo andare a giocare con Elisa.
La rabbia
Era il tramonto camminavo verso casa, battevo
forte i piedi e calciavo lattine vuote. Le mie vene
erano gonfie, il viso paonazzo ed i capelli ritti, un
gruppetto di ragazzi mi aveva preso in giro.
Entrai a casa sbattendo la porta, salii in camera
mia e mi chiusi dentro e rimasi lì per tutta la sera.
I miei genitori bussarono alla porta, preoccupati
ma non avevo voglia di rispondere, era stata una
brutta giornata.
Sognando sulle punte
Cadevo sempre quando ballavo era una cosa davvero
vergognosa ma non me ne accorgevo, pensavo di essere brava,
non era così. Tutto è accaduto quando mi stavo esercitando per
la gara, sentivo bisbigliare la giuria che diceva – Diventerà una
ballerina? Io credo proprio di no.
E’ una frana a danza. Chissà se vincerà e passerà al secondo
grado?- In quel momento mi sentii davvero male e pensai “ Se
non passerò tutti mi prenderanno in giro.”
Arrivò così il giorno della gara e per quanto mi fossi esercitata mi
ero dimenticata il balletto, così quando arrivò il mio turno non
sapevo cosa fare. Cominciai a ballare a caso e tutti ridevano a
crepapelle, corsi via piangendo. Andai al parco una ragazza si
avvicinò, mi consolò e mi diede nuovamente coraggio. Mi disse
che era una fata e che poteva aiutarmi nel realizzare questo mio
grande desiderio. Io non ci credevo ma lei mi portò alla gara e
con mia grande gioia vinsi.
Gioia
Ero a casa dei miei zii e un giorno andammo in montagna con i miei
cugini e i miei zii per fare una grigliata. Al mio arrivo vidi degli
scoiattoli. Dovevano venire anche i miei genitori ma arrivarono in
ritardo con in mano un regalo per me. Appena lo aprii vidi due
piccoli pappagalli dai colori stupendi, molto vivaci.
Ero contentissima ma quando cominciarono a crescere i pappagalli
non erano felici come prima anzi erano molto tristi. Allora un giorno
portai i pappagalli in montagna dai miei nonni e li lasciai liberi e ogni
volta che andavo dai miei nonni loro venivano sempre sulle mie
spalle perché mi riconoscevano e io davo loro da mangiare. Ora
mia mamma è veramente fiera di me!
Vergogna
Ero andata in pizzeria con cinque miei amici.
Tutti quanti avevamo ordinato delle pizze e delle bibite.
Dopo un po’ iniziai a prendere in giro una nostra compagna che quel
giorno non era presente.
Passarono due ore e io continuavo a prenderla in giro,
quando ad un tratto qualcuno mi salutò.. era lei, era vicino a me e
aveva sentito tutto.
Diventai rossissima.. ci girammo dall’altra parte.
I miei amici che lo sapevano si misero a ridere.
Stavo per piangere. Volevo scappare. Mentre mi alzavo per
andarmene diedi un colpo al piatto con la pizza che mi cadde
addosso. Adesso non solo i miei amici ridevano ma tutta la pizzeria
per la figuraccia che avevo fatto.
Avevo tutta la maglietta e la gonna sporca di pomodoro, olive e
formaggio. Corsi via dal ristorante e appena uscita pensai: “Basta!!!
Da oggi farò amicizia con tutti”.
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